Wikiquote itwikiquote https://it.wikiquote.org/wiki/Pagina_principale MediaWiki 1.39.0-wmf.22 first-letter Media Speciale Discussione Utente Discussioni utente Wikiquote Discussioni Wikiquote File Discussioni file MediaWiki Discussioni MediaWiki Template Discussioni template Aiuto Discussioni aiuto Categoria Discussioni categoria Portale Discussioni portale TimedText TimedText talk Modulo Discussioni modulo Accessorio Discussioni accessorio Definizione accessorio Discussioni definizione accessorio Marcel Proust 0 934 1219355 1217202 2022-07-28T10:20:56Z Dread83 47 wikitext text/x-wiki [[Immagine:Marcel Proust 1895.jpg|thumb|right|Marcel Proust nel 1895]] '''Valentin Louis Georges Eugène Marcel Proust''' (1871 – 1922), scrittore, saggista e critico letterario francese. ==Citazioni di Marcel Proust== *Essere indulgenti verso gli altri, severi verso se stessi è un consiglio banale; nell'esistenza è la sola regola da seguire.<ref>Da ''Lettere ai miei personaggi'', 1966, pp. 38-39.</ref> *Forse non ci sono giorni della nostra fanciullezza che abbiamo vissuto più pienamente di quelli che crediamo invece di aver trascorso senza viverli: cioè quelli trascorsi con un buon libro.<ref>Citato in ''Selezione dal Reader's Digest'', marzo 1985.</ref> *I miei maestri Léon Daudet e [[Charles Maurras]].<ref>Da ''Prefazione'', in Paul Morand, ''Teneri incontri'', Passigli, Firenze, 1995, p. 18.</ref> *I paradossi di oggi sono i pregiudizi di domani.<ref>Da ''I piaceri e i giorni''.</ref><ref name=sordi/> *L'ambizione esalta più della gloria; il desiderio fa fiorire; il desiderio fa fiorire e il possesso sfiorire ogni cosa; è meglio sognare la propria vita che viverla, per quanto viverla sia ancora sognarla, ma meno intensamente e meno chiaramente a un tempo, di un sogno buio e pesante.<ref>Da ''I rimpianti colore del tempo'', traduzione di Marise Bo, Elliot, Roma, 2017. ISBN 9788869932731</ref> *Là, dalle balaustre incantevoli di un balcone romanico o dalla soglia misteriosa di un portale gotico socchiuso, che fonde all'oscurità illuminata della chiesa il sole dormiente all'ombra dei grandi alberi che la circondano, noi dobbiamo continuare a vedere la processione che esce dall'ombra multicolore spiovente dagli alberi di pietra della navata e imbocca nella campagna, di tra le colonne tarchiate, sormontate da capitelli di fiori e frutti, quei sentieri dei quali si può dire, come il profeta diceva del Signore: "Tutti i suoi sentieri sono pace".<ref name=catt>Da ''La morte delle cattedrali'', ''Le Figaro'', 16 agosto 1904; traduzione di Cristina Campo disponibile su ''[http://www.gliscritti.it/blog/entry/567 GliScritti.it]''.</ref> *Odiate la [[musica]] cattiva, non disprezzatela. Siccome si suona e si canta molto più appassionatamente della buona, a poco a poco essa si è riempita del sogno e delle lagrime degli uomini. Per questo vi sia rispettabile. Il suo posto, nullo nella storia dell'arte, è immenso nella storia sentimentale della società [...] Il popolo, la borghesia, l'esercito, l'aristocrazia, come hanno gli stessi portalettere per recare il lutto o la felicità, hanno gli stessi invisibili messaggeri d'amore, gli stessi amati confidenti: i cattivi musicisti.<ref>Da ''I piaceri e i giorni'', traduzione di Marise Ferro, Ultra, Milano, 1946, p. 200.</ref> *Quando il sacrificio della carne e del sangue del Cristo non sarà più celebrato nelle chiese in esse non ci sarà più vita.<ref name=catt/> *Quel che ammiriamo più calorosamente diventa per noi la misura di tutto il resto. Jean aveva posto nell'[[idealismo]] quanto la sua mente aveva di meglio. Da quello giudicava gli altri, e non poteva ammettere che un [[materialismo|materialista]] fosse un uomo intelligente. Qualsiasi libro materialista gli pareva carta inutilmente scarabocchiata, un faticoso mucchio di errori.<ref>Da ''Jean Santeuil'', traduzione di Franco Fortini, Mondadori, Milano, 1970, p. 232.</ref> *Quel quid divino che [[John Ruskin|Ruskin]] sentiva in fondo al sentimento ispiratogli dalle opere d'arte era precisamente quel che tale sentimento aveva di profondo, di originale e che si imponeva al suo gusto senza essere suscettibile di modificazione.<ref>Citato in [[John Ruskin]], ''Le pietre di Venezia'', traduzione di A. Tomei, Vallecchi, 1974.</ref> *Se voi mi domandaste qual è il più bel romanzo ch’io conosca, sarei senz’altro assai in difficoltà a rispondervi. Forse darei il primo posto a ''[[L'idiota|L’idiota]]'' di [[Dostoevskij]]. Ora, io ignoro le qualità e i difetti del suo stile, avendolo letto solo in delle terribili traduzioni, so solo [...] che è un romanzo scritto in profondità, laddove le leggi generali comandano sui fenomeni particolari.<ref>Lettera a J. de Pierrefeu del 22. 06. 1920, in M. Proust, ''Correspondance'', t. 19, Paris1991, p. 317.</ref> *[[Lev Tolstoj|Tolstoj]] l'ha molto imitato. In [[Fëdor Dostoevskij|Dostoevskij]] c'è, concentrato, ancora contratto e scontroso, molto di ciò che troverà sviluppo in Tolstoj. C'è in Dostoevskij quella tetraggine anticipata dei primitivi che i discepoli rischiareranno.<ref>Citato in [[Fëdor Dostoevskij]], ''I fratelli Karamazov'', traduzione di Nadia Cicognini e Paola Cotta, Mondadori, Milano, 1994.</ref> ==''Alla ricerca del tempo perduto''== [[Immagine:MS A la recherche du temps perdu.jpg|thumb|Prima bozza di ''Alla ricerca del tempo perduto'']] ===''Dalla parte di Swann''=== ====[[Incipit]]==== =====Natalia Ginzburg===== Per molto tempo, mi sono coricato presto la sera.<ref name=cerauna>{{cfr}} ''[[C'era una volta in America]]'' (1984):<br />«– Che hai fatto in tutti questi anni?<br/>– Sono andato a letto presto.»</ref> A volte, non appena spenta la candela, mi si chiudevan gli occhi cosí subito che neppure potevo dire a me stesso: "M'addormento". E, una mezz'ora dopo, il pensiero che dovevo ormai cercar sonno mi ridestava; volevo posare il libro, sembrandomi averlo ancora fra le mani, e soffiare sul lume; dormendo avevo seguitato le mie riflessioni su quel che avevo appena letto, ma queste riflessioni avevan preso una forma un po' speciale; mi sembrava d'essere io stesso l'argomento del libro: una chiesa, un quartetto, la rivalità tra Francesco primo e Carlo quinto. {{NDR|Marcel Proust, ''La strada di Swann'', traduzione di Natalia Ginzburg, Einaudi, 1963}} =====Paolo Pinto===== Per molto tempo, mi sono coricato presto la sera.<ref name=cerauna/> A volte, appena spenta la candela, gli occhi mi si chiudevano così in fretta che nemmeno avevo il tempo di dire a me stesso: «M'addormento». E, una mezz'ora più tardi, il pensiero che era tempo di cercar sonno mi ridestava; volevo posare il libro che credevo di avere ancora fra le mani, e soffiare sul lume; non avevo smesso, dormendo, di ragionare su ciò che avevo appena letto, ma quelle riflessioni avevano preso una piega un po' particolare; mi sembrava d'essere io stesso l'oggetto di cui il libro si occupava: una chiesa, un quartetto, la rivalità fra Francesco I e Carlo V. {{NDR|Marcel Proust, ''Dalla parte di Swann'', traduzione di Paolo Pinto e Eurialo De Michelis, Newton Compton, 1990}} =====Giovanni Raboni===== A lungo, mi sono coricato di buonora.<ref name=cerauna/> Qualche volta, appena spenta la candela, gli occhi mi si chiudevano così in fretta che non avevo il tempo di dire a me stesso: "Mi addormento". E, mezz'ora più tardi, il pensiero che era tempo di cercar sonno mi svegliava; volevo posare il libro che credevo di avere ancora fra le mani, e soffiare sul lume; mentre dormivo non avevo smesso di riflettere sulle cose che poco prima stavo leggendo, ma le riflessioni avevano preso una piega un po' particolare; mi sembrava d'essere io stesso quello di cui il libro si occupava: una chiesa, un quartetto, la rivalità di Francesco I e Carlo V. {{NDR|Marcel Proust, ''Dalla parte di Swann'', traduzione di Giovanni Raboni, Mondadori, 1965}} =====Bruno Schacherl===== Per molto tempo io sono andato a letto presto.<ref name=cerauna/> A volte, appena spento il lume, gli occhi mi si chiudevano istantaneamente. Non avevo neppure il tempo di dirmi: «M'addormento». Una mezz'ora dopo, il pensiero che era tempo di trovar sonno, mi svegliava; sentivo di dover posare il libro che credevo d'avere ancora in mano, e soffiare sul lume. Non avevo cessato, dormendo, di riflettere su ciò che avevo letto, ma le mie riflessioni avevano preso un corso tutto particolare: mi sembrava d'essere io l'argomento del libro, una chiesa, un quartetto, la rivalità tra Francesco I e Carlo V. {{NDR|Marcel Proust, ''Dalla parte di Swann'', traduzione di Bruno Schacherl, G. C. Sansoni Editore, Firenze, 1965}} ====Citazioni==== *L'[[abitudine]]! ordinatrice abile ma terribilmente lenta, che comincia con il lasciar soffrire il nostro spirito, per settimane, in una sistemazione provvisoria; ma che, nonostante tutto, esso è ben contento di incontrare, giacché senza l'abitudine, e ridotto ai suoi soli mezzi, sarebbe impotente a renderci abitabile una casa. (I, I; 1990, p. 7) *Venuta meno l'influenza anestetizzante dell'abitudine, mi mettevo a pensare, a sentire cose infinitamente tristi. (I, I; 1990, p. 9) *La mia unica consolazione, quando salivo a coricarmi, era che la mamma sarebbe venuta a darmi un bacio non appena fossi stato a letto. (I, I; 1990, p. 11) *E d'altronde, se lei si fosse trovata lì, avrei osato parlarle? Pensavo che mi avrebbe giudicato pazzo; cessavo di credere che potessero essere condivisi da altre persone, che potessero essere veri fuori di me i desideri che formulavo durante quelle passeggiate, e che non si realizzavano. Non mi apparivano più se non come creazioni puramente soggettive, impotenti, illusorie del mio temperamento. Non avevano più alcun legame con la natura, con la realtà, che subito perdeva ogni incanto e significato, e non era più rispetto alla mia vita che una cornice convenzionale, come per l'intreccio di un romanzo il vagone sul cui sedile il viaggiatore lo sta leggendo per ammazzare il tempo. (I, II; 1990, p. 128) *La parola, «opera fiorentina» rese un gran servigio a Swann. Come un titolo abilitante, gli permise di far penetrare l'immagine di Odette in un mondo di sogni dove finora non aveva avuto accesso e dove s'imbevve di nobiltà. E mentre la visione meramente corporea che aveva avuto di quella donna indeboliva il suo amore, rinnovandogli continuamente i dubbi sulla qualità del suo viso, del corpo, di tutta la sua bellezza, i dubbi furono distrutti, l'amore reso sicuro quando invece ebbe per base i dati di un'estetica certa; senza contare che il bacio e il possesso, che sembravano naturali e mediocri se erano accordati da una carne sciupata, venendo a coronare l'adorazione per un oggetto da museo gli parvero essere soprannaturali e deliziosi. (II; 1990, p. 181) *Fra tutti i modi di produzione dell'[[amore]], fra tutti gli agenti disseminatori del male sacro, certamente uno dei più efficaci è questo gran soffio di agitazione che a volte passa su di noi. Allora l'essere col quale in quel momento ci piace stare, il dado è tratto, sarà lui che ameremo. Non c'è neanche bisogno che finora ci sia piaciuto più di altri, e neppure altrettanto; bisogna solo che il nostro gusto per lui sia diventato esclusivo. E la condizione si è verificata quando – nel momento in cui è mancato — alla ricerca dei piaceri che ci dava il suo fascino si è sostituito improvvisamente in noi un bisogno ansioso, che ha per oggetto quel medesimo essere, un bisogno assurdo, che le leggi di questo mondo rendono impossibile da soddisfare e difficile da guarire, il bisogno insensato e doloroso di possederlo. (II; 1990, p. 186) *[...] la saggezza della gente non innamorata a cui pare che un uomo di spirito dovrebbe essere infelice solo per una persona che lo meriti; pressappoco è come stupirsi che uno si degni di ammalarsi di [[colera]] a causa di un essere così piccolo come il bacillo virgola. (II; 1990, p. 273) *Siccome le combinazioni diverse che ci uniscono a determinate persone non coincidono col periodo in cui le amiamo, ma sorpassandolo, possono prodursi prima che esso incominci e ripetersi dopo che è finito, così le prime apparizioni che fa nella nostra vita un essere destinato a piacerci più avanti, acquistano retrospettivamente ai nostri occhi il valore di un avvertimento, di un presagio. [...] Gl'interessi della nostra vita sono così molteplici, che non di rado, in una stessa circostanza, le basi di una felicità che ancora non esiste sono piantati accanto all'aggravarsi di un dispiacere di cui stiamo soffrendo. (II; 1990, p. 302) *Cercate di conservare sempre un lembo di cielo sopra la vostra vita, fanciullo mio, aggiungeva voltandosi verso di me. Voi avete un'anima bella, d'una qualità rara, una natura d'artista, non lasciatele mancare ciò di cui ha bisogno. (1965) *Coloro ai quali la mancanza di energia o d'immaginazione impedisce di trarre da se stessi un principio di rinnovamento domandano all'attimo che sopravviene, al postino che suona, di portar loro qualcosa di nuovo, foss'anche di peggio, un'emozione, un dolore; quando la sensibilità, che il benessere ha fatto tacere come un'arpa indolente, vuol risuonare al tocco di una mano, anche se brutale, e a rischio d'esserne infranta; quando la volontà, che con tanta fatica si è conquistata il diritto d'abbandonarsi senza ostacolo ai suoi desideri, alle sue pene, vorrebbe rimettere le redini nelle mani di eventi imperiosi, non importa se crudeli. (1965) *Come quelli che si mettono in viaggio per vedere con i loro occhi una città desiderata e immaginano si possa godere, in una realtà, le delizie della fantasia. (1963) *E da molto tempo a mio padre non è più possibile dire alla mamma "vai col piccolo". Quelle ore mi sono ormai inaccessibili. Ma da un po'di tempo ho ricominciato a sentire molto bene, se mi concentro, i singhiozzi che ebbi la forza di trattenere davanti a mio padre e che scoppiarono quando, più tardi, mi ritrovai solo con mamma. In realtà, essi non sono mai cessati; ed è soltanto perché la vita si è fatta più silenziosa intorno a me che li sento di nuovo, come quelle campane di conventi che il clamore delle città copre tanto bene durante il giorno da far pensare che siano state messe a tacere e invece si rimettono a suonare nel silenzio della sera. (1965) *Forse l'immobilità delle cose intorno a noi è loro imposta dalla nostra certezza che sono esse e non altre, dall'immobilità del nostro pensiero nei loro confronti. (1963) *Io tornavo al mio libro, i domestici s'installavano di nuovo davanti alla porta a guardar cadere la polvere e l'emozione sollevate dal passaggio dei soldati. *Il [[caso]] ha una grande parte in tutte queste cose, e un secondo caso, quello della nostra morte, spesso non ci permette d'attendere a lungo i favori del primo. Mi sembra molto ragionevole la credenza celtica secondo cui le anime di quelli che abbiamo perduto sono prigioniere entro qualche essere inferiore, una bestia, un vegetale, una cosa inanimata, perdute di fatto per noi fino al giorno, che per molti non giunge mai, che ci troviamo a passare accanto all'albero, che veniamo in possesso dell'oggetto che le tiene prigioniere. Esse trasaliscono allora, ci chiamano e non appena le abbiamo riconosciute, l'incanto è rotto. Liberate da noi, hanno vinto la morte e ritornano a vivere con noi. Così è per il nostro passato. È inutile cercare di rievocarlo, tutti gli sforzi della nostra intelligenza sono vani. Esso si nasconde fuori del suo campo e del suo raggio d'azione in qualche oggetto materiale che noi non supponiamo. Quest'oggetto, vuole il caso che lo incontriamo prima di morire, o che non lo incontriamo mai. *La realtà si forma soltanto nella memoria. (1997) *La speranza del conforto dà coraggio nella sofferenza. *Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, soli, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del ricordo. (1963) *M'immaginavo, come ognuno, che il cervello degli altri fosse un ricettacolo inerte e docile, privo del potere d'una reazione specifica su quanto vi s'introduceva. (1963) *Non vi sono che due classi di esseri: i [[magnanimità|magnanimi]] e gli altri. (1963) *Ogni [[bacio]] chiama un altro bacio. Ah! nei primi tempi di un [[amore]] i baci nascono con tanta naturalezza! Spuntano così vicini gli uni agli altri; e a contare i baci che si è dati in un'ora si faticherebbe come a contare i fiori di un campo nel mese di [[maggio]]. (1965) *Quel che noi crediamo il nostro amore, la nostra gelosia, non è la medesima passione continua, indivisibile. Essi sono composti d'un'infinità d'amori successivi, di gelosie diverse ed effimere, che tuttavia per la loro moltitudine ininterrotta dànno l'impressione della continuità, l'illusione dell'unità. (1963) *Si stupiva anche delle accese requisitorie, alle quali si abbandonava sovente, contro l'aristocrazia, la vita mondana, lo snobismo, "certamente il peccato al quale pensa san Paolo quando parla del peccato per cui non c'è remissione". (1963) *Un uomo [[sonno|che dorme]] tiene in cerchio intorno a sé il filo delle ore, l'ordine degli anni e dei mondi. (1990, p. 4) *La nostra [[personalità]] sociale è una creazione del pensiero altrui. (1990, p. 16) *Fra tutte le cose che l'amore esige per nascere, quella a cui tiene di più, e che gli fa trascurare tutto il resto, è la nostra convinzione che una persona partecipi a una vita sconosciuta in cui il suo amore ci farà penetrare. (1990, p. 82) *Tutte le cose della [[vita]] che sono esistite un tempo tendono a ricrearsi. (1990, p. 290) *Ognuno ha bisogno di trovare delle ragioni alla propria [[passione]]. (1990, p. 237) *Non si ama più nessuno quando si è innamorati. (1995, p. 266) *Gli occhi neri brillavano e, siccome non sapevo allora, né mai l'ho imparato dopo, ridurre nei suoi elementi oggettivi una forte impressione, siccome non avevo, come si dice, abbastanza "spirito d'osservazione" per separare la nozione del loro colore, per molto tempo, ogni volta che ripensai a lei, il ricordo del loro splendore si presentava a me immediatamente come quello di un azzurro intenso, perché era bionda: di modo che se forse non avesse avuto gli occhi così neri – cosa che colpiva tanto la prima volta che la si vedeva – non avrei amato, come amai, specialmente in lei, i suoi occhi azzurri. *È chiaro che la verità che cerco non è lì dentro, ma in me [...] Poso la tazza e mi volgo verso il mio [[spirito]]. Trovare la verità è compito suo. (2011, p. 56) ====[[Explicit]]==== E con quella grossolanità intermittente che ricompariva in lui appena non era più infelice, e che abbassava nel tempo medesimo il livello della sua moralità, esclamò dentro di sé: «E dire che ho sciupato anni di vita, che volevo morire, che ho avuto il mio più grande amore, per una donna che non mi piaceva, che non era il mio tipo!». ===''All'ombra delle fanciulle in fiore''=== ====[[Incipit]]==== =====Franco Calamandrei e Nicoletta Neri===== Quando si trattò di avere per la prima volta a pranzo il signor di Norpois, siccome mia madre diceva che era proprio un peccato che il professor Cottard fosse in viaggio e che lei avesse smesso del tutto di frequentare Swann, perché l'uno e l'altro senza dubbio avrebbero interessato l'ex ambasciatore, mio padre rispose che un convitato eminente, un illustre scienziato come Cottard non poteva mai sfigurare in un pranzo, ma Swann, con la sua ostentazione, e quel suo modo di strombazzare le conoscenze più insignificanti, era un volgare sbruffone che il marchese di Norpois avrebbe di sicuro giudicato, secondo la sua espressione, "pestifero". {{NDR|Marcel Proust, ''All'ombra delle fanciulle in fiore'', traduzione di Franco Calamandrei e Nicoletta Neri, Mondadori, Milano, 1951}} =====Maura Del Serra===== Quando si trattò di avere per la prima volta a pranzo il signor di Norpois, dato che mia madre si rammaricava che il professor Cottard fosse in viaggio e che lei avesse smesso del tutto di frequentare Swann, perché l'uno e l'altro avrebbero certo interessato l'ex ambasciatore, mio padre rispose che un convitato eminente, uno scienziato illustre come Cottard non poteva mai sfigurare in un pranzo, ma che Swann, con la sua ostentazione, e con quel suo modo di gridare ai quattro venti anche le sue conoscenze più trascurabili, era un volgare sbruffone che il marchese di Norpois avrebbe senza dubbio giudicato, secondo la sua espressione, «pestifero». =====Maria Teresa Nessi Somaini===== Mia madre, quando si trattò di avere per la prima volta a pranzo M. de Norpois, siccome si rammaricava che il professor Cottard fosse in viaggio e lei stessa non frequentasse più del tutto Swann perché sia l'uno che l'altro avrebbero potuto suscitare l'interesse dell'ex ambasciatore, mio padre rispose che un ospite eminente, un illustre scienziato come Cottard non poteva mai sfigurare in un pranzo, ma Swann con il suo esibizionismo, con quella sua maniera di gridare ai quattro venti le relazioni anche più insignificanti, era un volgare sbruffone che il marchese di Norpois, secondo una sua tipica espressione, avrebbe trovato «pestifero». {{NDR|Marcel Proust, ''All'ombra delle fanciulle in fiore'', traduzione di Maria Teresa Nessi Somaini, Rizzoli, Milano, 1986}} ====Citazioni==== *[...] di Swann conosceva a fondo quei tratti del [[carattere]] che il resto della gente ignora o ridicolizza, e di cui solo un'amante, una sorella, possiedono l'immagine fedele e amata; e ci stanno a cuore a tal punto, anche quelli che più vorremmo correggere, che — proprio perché una donna finisce per prenderne un'abitudine indulgente e amichevolmente canzonatrice, simile all'abitudine che ne abbiamo noi stessi e che ne hanno i nostri genitori — le relazioni di vecchia data hanno qualcosa della dolcezza e della forza degli affetti familiari. I legami che ci uniscono a un essere vengono santificati quando questi si pone dal nostro stesso punto di vista per giudicare uno dei nostri [[difetto|difetti]]. (I; 1990, p. 382) *I nostri desideri interferiscono via via fra di loro, e, nella confusione dell'esistenza, è raro che una felicità giunga a posarsi esattamente sul desiderio che l'aveva invocata. (I; 1990, p. 397) *Rincasando mi apparve, mi ricordai d'improvviso l'immagine, fin allora nascosta, a cui mi aveva avvicinato, senza lasciarmela vedere né riconoscere, il fresco, che quasi sapeva di fuliggine, del chiosco coperto di verde. Era l'immagine della stanzetta dello zio Adolphe, a Combray, che esalava infatti lo stesso profumo di umidità. Ma non potei capire e rimandai a più tardi di cercare perché il richiamo d'una immagine così insignificante mi avesse dato una tale felicità. (I; 1990, p. 402) *E quindi mi chiedevo se l'[[originalità]] sia davvero la prova che i grandi [[scrittore|scrittori]] sono degli dèi, regnanti ciascuno in un regno esclusivamente suo, oppure se non ci sia in tutto ciò un po' di finzione, se le differenze fra le opere non siano il risultato del lavoro, piuttosto che l'espressione di una radicale diversità di sostanza fra le diverse personalità. (I; 1990, p. 443) *Allo stesso modo, [[creatività|produce]] [[Opera d'arte|opere]] geniali non chi vive nell'ambiente più squisito, chi ha la conversazione più brillante, la cultura più vasta, ma chi, cessando bruscamente di vivere per sé, ha avuto il potere di rendere la propria personalità simile a uno specchio, in modo che la sua vita, per quanto possa essere mondanamente e anche, in un certo senso, intellettualmente, mediocre, vi si rifletta: perché il genio consiste nel potere riflettente e non nella qualità intrinseca dello spettacolo riflesso. (I; 1990, p. 449) *È sempre in uno stato d'animo non destinato a durare che si prendono [[decisione|risoluzioni]] definitive. (I; 1990, p. 467) *Infatti, come non è il desiderio di diventare celebri, ma l'abitudine di essere laboriosi a permetterci di produrre un'opera, non l'allegrezza del momento presente, ma le sagge riflessioni del passato ci aiutano a preservare il futuro. (II; 1990, p. 640) *E forse anche non c'è atto più libero, perché è ancora sprovvisto di abitudine, di quella specie di mania mentale che, in amore, favorisce il rinascere esclusivo dell'immagine di una data persona. (II; 1990, p. 645) *Si può provare [[simpatia]] per una persona. Ma per scatenare quella tristezza, quel sentimento d'irreparabile, quelle angosce che preparano l'amore, ci vuole — ed è forse questo, più che una persona, l'oggetto vero e proprio che la [[passione]] cerca ansiosamente di attingere — il rischio di una impossibilità. (II; 1990, p. 652) *Ma no, mi rispose, quando un animo è portato al [[sogno]], non bisogna tenervelo lontano, razionarglielo. Finché distoglierete il vostro animo dai suoi sogni, non li conoscerà; sarete in balia di mille apparenze perché non ne avrete capito la natura. Se un po' di sogno è pericoloso, quel che ce ne guarisce non è sognare di meno, ma di più, fare tutto il sogno. (II; 1990, p. 660) *Abbiamo ricevuto dalla nostra [[famiglia]] [...] le idee di cui viviamo così come la malattia di cui morremo. *Di calma non ce ne può mai essere nell'amore, perché quel che si è ottenuto non è che un nuovo punto di partenza per desiderare dell'altro. (1995, pp. 186-187) *Come il desiderio, infatti, anche il [[rimpianto]] non cerca di analizzarsi, ma di soddisfarsi; quando si comincia ad amare, non si passa il tempo a interrogarsi sulla natura del proprio amore, ma a preparare le possibilità del prossimo incontro. Quando si rinuncia, non si cerca di conoscere il proprio dolore, ma di offrirne a colei che lo provoca l'espressione più tenera. Si dicono le cose che si sente il bisogno di dire e che l'altra non capirà, non si parla che per se stessi. (1995, 226) *Di solito viviamo con il nostro essere ridotto al minimo, e la maggior parte delle nostre facoltà restano addormentate, riposando sull'abitudine, che sa quel che c'è da fare e non ha bisogno di loro. *È la nostra attenzione a mettere certi oggetti in una stanza, ed è l'abitudine a ritirarli per lasciare il posto a noi. *Il volto umano è veramente come quello del Dio di una teogonia orientale, tutto un grappolo di visi giustapposti su piani differenti e che non si vedono insieme. *La [[felicità]] non può attuarsi mai. Anche se le circostanze vengono superate, la natura trasporta la lotta dall'esterno all'interno e, a poco a poco, muta il nostro cuore abbastanza perché desideri una cosa diversa da ciò che gli vien dato di possedere. E se la vicenda è stata così rapida che il nostro cuore non ha avuto il tempo di mutare, non per questo la natura dispera di vincerci, in una maniera più tardiva, è vero, più sottile, ma altrettanto efficace. Allora, all'ultimo istante il possesso della felicità ci vien tolto, o piuttosto, a questo stesso possesso la natura, per un'astuzia diabolica, dà incarico di distruggere la felicità. Avendo fallito in tutto quanto rientra nel campo dei fatti della vita, la natura crea un'estrema impossibilità, l'impossibilità psicologica della felicità. Il fenomeno della felicità non s'avvera o dà luogo alle reazioni più amare. *Le attrattive della donna che passa sono generalmente in rapporto diretto con la rapidità del passaggio. *Ognuno chiama «chiare» le idee che sono allo stesso grado di confusione delle sue proprie. *Quel che {{NDR|gli artisti}} chiamano «la [[posterità]]» è la posterità dell'opera. *Un [[dolore]] causato da una persona amata può essere amaro, anche quando si inserisce in mezzo a preoccupazioni, occupazioni, gioie che non abbiano per oggetto quell'essere e da cui la nostra attenzione solo di tanto il tanto si distoglie per tornare a lui, ma quando un simile dolore nasce nel momento in cui la felicità di vedere quella persona ci colma per intero, l'improvvisa depressione che allora pervade la nostra anima, fino a quell'istante soleggiata, protetta e calma, determina in noi una furibonda tempesta contro cui non sappiamo se saremo capaci di lottare fino all'ultimo. *Un'idea forte comunica un po' della sua forza al contraddittore. *L'idea che da tempo ci siamo fatti di una persona ci tappa occhi e orecchie. (1990, p. 4) *La [[generosità]] non è spesso che l'aspetto interore che prendono i nostri sentimenti egoistici quando non li abbiamo ancora nominati e classificati. (1990, p. 50) *L'amore non è una passione disinteressata. (1990, p. 57) *Come i caleidoscopi che di tanto in tanto girano, la [[società]] dispone successivamente in modo diverso elementi che si erano creduti immutabili. (1990, p. 69) *Gli uomini non [[cambiamento|cambiano]] dall'oggi al domani, e cercano in ogni nuovo regime la continuazione dell'antico. (1990, p. 71) *Nulla altera le qualità materiali della [[voce]] quanto il fatto di contenere il [[pensiero]]. (1990, p. 94) *I tre quarti delle malattie delle persone intelligenti provengono dalla loro [[intelligenza]]. (1990, p. 110) *C'è nell'amore una sofferenza permanente, che la gioia neutralizza, rende virtuale, rinvia, ma che può in ogni momento diventare quel che sarebbe da molto tempo se non si fosse ottenuto ciò che si sperava: atroce. (1990, p. 118) *Siamo tutti costretti, per rendere sopportabile la [[realtà]], a coltivare in noi qualche piccola pazzia. (1990, p. 125) *Un unico [[sentimento]] è fatto a volte di [[contrario|contrari]]. (1990, p. 138) *Il [[tempo]] di cui disponiamo ogni giorno è elastico: le passioni che proviamo lo dilatano, quelle che ispirano lo restringono, e l'abitudine lo riempie. (1990, p. 140) *La [[rassegnazione]], modalità dell'abitudine, permette a certe forze di accrescersi indefinitamente. (1990, p. 148) *Si diventa [[moralità|morali]] non appena si è infelici. (1990, p. 153) *Poiché {{NDR|l'abitudine}} affievolisce tutto, quel che meglio ci [[memoria|ricorda]] una persona è proprio ciò che avevamo dimenticato (perché era insignificante, e così gli avevamo lasciato tutta la sua forza). (1990, p. 163) *Alla cattiva abitudine di parlare di sé e dei propri [[difetto|difetti]] bisogna aggiungere l'altra, che fa blocco con essa, di denunciare, negli altri, difetti esattamente analoghi ai nostri. Ora, è sempre di questi difetti che si parla, come se fosse un modo di parlare di sé, indiretto, e che unisce al piacere di assolvere quello di confessare. (1990, p. 238) *Il [[pacifismo]] moltiplica talvolta le guerre e l'indulgenza la criminalità. (1990, p. 248) *I confini troppo ristretti che tracciamo intorno all'amore derivano solo dalla nostra grande ignoranza della vita. (1990, p. 253) *I dati della vita non contano per l'[[artista]], non sono per lui che un'occasione di mettere a nudo il suo genio. (1990, p. 316) *La [[saggezza]] non si riceve, bisogna scoprirla da sé dopo un percorso che nessuno può fare per noi, né può risparmiarci, perché è un modo di vedere le cose. (1990, p. 325) *Ci sono pochissime [[donna|donne]] che si vestono bene, ma alcune sono meravigliose. (1990, p. 350) *Le cose che più cerchiamo di sfuggire sono quelle che non si riesce ad evitare. (1990, p. 371) ====[[Explicit]]==== E per mesi di seguito, in quella Balbec che avevo tanto desiderato perché la immaginavo solo battuta dalla tempesta e perduta nelle brume, il bel tempo era stato così splendente e stabile che, quando lei veniva ad aprire la finestra, avevo sempre potuto, senza rimanere deluso, aspettarmi di trovare la stessa striscia di sole piegata all'angolo del muro esterno, e di un colore immutabile che era meno commovente come segno dell'estate di quanto non fosse triste come quello di uno smalto inerte e fittizio. E, mentre Françoise toglieva gli spilli dalle imposte, staccava le stoffe, tirava le tende, il giorno d'estate che scopriva sembrava altrettanto morto e immemoriale di una sontuosa e millenaria mummia che la nostra vecchia domestica avesse liberato con cautela dal viluppo di tutte le sue bende, prima di farla apparire, imbalsamata nella sua veste d'oro. {{NDR|Marcel Proust, ''All'ombra delle fanciulle in fiore'', traduzione di Maura Del Serra, Newton Compton, 1990}} ===''I Guermantes''=== ====[[Incipit]]==== =====Mario Bonfantini===== Il pigolar mattutino degli uccelli sembrava insulso a Françoise. Ogni parola delle "donne" la faceva sussultare; intrigata da ogni lor passo, era sempre a domandarsene la direzione: avevamo cambiato casa. Non che ci fosse minor movimento di domestici nel "sesto piano" della nostra casa di prima; ma quelli li conosceva, e i loro andirivieni le eran divenuti cosa nota ed amica. Mentre ora persino il silenzio la induceva in una attenzione dolorosa. E poiché il nuovo quartiere sembrava tanto calmo quanto era rumoroso il viale sul quale dava la nostra vecchia casa, bastava il canto (che anche di lontano, quando è fievole, risuona come un motivo d'orchestra) di un uomo che passava, per far venire le lagrime agli occhi di Françoise in esilio. {{NDR|Marcel Proust, ''I Guermantes'', traduzione Mario Bonfantini, a cura di Mariolina Bongiovanni Bertini, Einaudi, Torino, 1985}} =====Maurizio Enoch===== Il pigolare mattutino degli uccelli sembrava insipido a Françoise. Ogni parola delle «donne» la faceva trasalire; infastidita da ogni loro passo, se ne chiedeva la direzione; il fatto è che avevamo cambiato casa. Non che i domestici si dessero meno da fare al sesto piano della nostra vecchia dimora; ma quelli li conosceva; i loro andirivieni le erano divenuti familiari. Ora, perfino al silenzio prestava un'attenzione dolorosa. {{NDR|Marcel Proust, ''I Guermantes'', traduzione di Maurizio Enoch, Newton Compton, 1990}} ====Citazioni==== *L'impressione che ci causano una persona, un'opera (o un'interpretazione) fortemente caratterizzate, è assai particolare. Noi ci portiamo dentro le idee di «bellezza», «ampiezza di stile», «pathos», che a rigore potremmo aver l'illusione di riconoscere nella banalità d'un talento, d'un viso regolare, ma il nostro spirito attento ha dinanzi a sé l'insistenza d'una forma di cui non possiede un equivalente intellettuale, da cui gli è necessario far liberare l'ignoto. Sente un suono acuto, un'intonazione bizzarramente interrogativa. Si domanda: «È bello? Ciò che provo, è ammirazione? È questa la ricchezza di colore, la nobiltà, la potenza?». E a rispondere è di nuovo una voce acuta, un tono curiosamente interrogativo, è l'impressione dispotica causata da un essere sconosciuto, tutta materiale, e nella quale non uno spazio vuoto è lasciato alla «larghezza dell'interpretazione». E proprio per questo sono le opere veramente belle, se ascoltate sinceramente, quelle che più ci deluderanno, perché, nella collezione delle nostre idee, non ce n'è una che corrisponda a un'impressione individuale. (I; 1990, p. 778) *Difatti chiacchierammo quasi tutta la serata insieme davanti ai nostri bicchieri di Sauternes che non vuotavamo, separati, protetti dagli altri dalle magnifiche cortine di una di quelle simpatie tra uomini che, quando non hanno alla loro base l'attrazione fisica, sono le uniche a restare del tutto misteriose. (I; 1990, p. 818) *«Sono geloso, furibondo, mi disse Saint-Loup, metà ridendo e metà sul serio, alludendo alle interminabili conversazioni separate che avevo col suo amico. Lo trovate forse più intelligente di me? Lo preferite a me? Allora, come mai non avete occhi che per lui?» (Gli uomini che amano immensamente una donna, che vivono in un ambiente di donnaioli si permettono certe battute che altri, trovandole meno innocenti, non azzarderebbero.) (I; 1990, p. 829) *Ciò che rammentiamo della nostra condotta resta ignorato dal nostro vicino più prossimo; ciò che dimentichiamo di aver detto, anzi ciò che non abbiamo detto, provocherà l'ilarità addirittura in un altro pianeta, e l'[[reputazione|immagine]] che gli altri si fanno delle nostre azioni e dei nostri gesti non assomiglia a quella che ce ne facciamo noi stessi, più di quanto non assomigli a un disegno un qualche ricalco mal fatto in cui talvolta a un tratto nero corrisponde uno spazio vuoto, e a una parte bianca un contorno inesplicabile. (I; 1990, p. 947) *È il terribile inganno dell'amore, che esso cominci col farci giocare con una donna non del mondo esterno, ma con una bambola che vive nel nostro cervello, la sola d'altronde che abbiamo sempre a nostra disposizione, la sola che possederemo, che l'arbitrio del ricordo, assoluto quasi quanto quello dell'immaginazione, può aver fatto tanto diversa dalla donna reale come dalla Balbec reale era stata per me la Balbec sognata; creazione fittizia cui a poco a poco, per la nostra sofferenza, costringeremo la donna reale ad assomigliare. (II, II; 1990, p. 1021) *[[Citazione|Citando]] un verso isolato se ne moltiplica la forza attrattiva. *Cessando di essere [[Pazzia|pazzo]], diventò stupido. *È più ragionevole sacrificare la propria vita alle [[Donna|donne]] piuttosto che ai [[francobollo|francobolli]], alle vecchie tabacchiere, perfino ai quadri e alle sculture. L'esempio delle altre collezioni dovrebbe però ammonirci a cambiare, a non avere una sola donna, ma molte. *Essendo la [[medicina]] un compendio degli errori successivi e contraddittori dei medici, appellandosi ai migliori di essi si hanno ottime probabilità d'implorare una verità che sarà riconosciuta falsa qualche anno dopo. Dimodoché credere alla medicina sarebbe la suprema follia, se non credervi non ne fosse una ancor più grande, giacché da questo accumulo di errori si sono sprigionate alla lunga alcune verità. (1990) *Il [[mondo]] [...] non è stato creato una volta, ma tutte le volte che è sopravvenuto un [[artista]] originale. *L'influenza che si attribuisce all'ambiente vale a maggior ragione per l'ambiente intellettuale. Ciascuno è l'uomo della propria idea; ci sono molto meno idee che uomini, sicché tutti gli uomini della medesima idea sono simili. Poiché un'idea non ha nulla di materiale, gli uomini che solo materialmente circondano l'uomo che abbia un'idea, non la modificano in nulla. [...] E siccome un'idea [...] è qualcosa che non può partecipare agli interessi umani né potrebbe godere dei loro vantaggi, gli uomini di un'idea non sono influenzati dall'interesse. (1990) *La [[sofferenza]] è una specie di bisogno dell'organismo di prendere coscienza di uno stato nuovo. *Lasciamo le belle [[Donna|donne]] agli uomini senza immaginazione. *Lavoriamo continuamente per dare forma alla nostra vita, ma copiando nostro malgrado, come un disegno, i lineamenti della persona che siamo e non di quella che ci piacerebbe essere. (1990) *Nella patologia nervosa, un medico che non dica troppe sciocchezze, è un malato guarito per metà. (1990) *Si è potuto perfino dire che la lode più alta di Dio è nella negazione dell'ateo che ritiene la Creazione tanto perfetta da poter fare a meno di un creatore. (1990) *Tutte le cose più grandi che conosciamo ci sono venute dai [[Nevrosi|nevrotici]]. Sono loro e solo loro che hanno fondato religioni e hanno creato magnifiche opere d'arte. Mai il mondo sarà conscio di quanto deve loro, e nemmeno di quanto essi abbiano sofferto per poter elargire i loro doni. *Una gran parte di quello che i medici sanno è insegnata loro dai malati. (1990) *Riattraversammo l'avenue Gabriel, affollata dal passeggio. Feci sedere la nonna su una panchina e andai a cercare una vettura. Lei, nel cui cuore mi ero sempre messo per giudicare anche la persona più trascurabile, mi stava ora davanti chiusa e lontana, era diventata una parte del mondo esterno; e io mi trovavo obbligato a tacerle quello che pensavo del suo stato, la mia inquietudine, più di quel che avrei fatto col primo che passava: non avrei potuto parlargliene con maggior sincerità che con un estraneo. Essa mi aveva restituito i pensieri, i dolori che, dalla mia infanzia, le avevo confidati per sempre. Non era morta ancora, ma io ero già solo. E persino quelle allusioni che essa aveva fatto ai Guermantes, a Molière, alle nostre conversazioni sul «piccolo clan», prendevano un'aria senza base, gratuita, fantastica; perché uscivano da quello stesso essere che, domani forse, non sarebbe più esistito, per il quale queste cose non avrebbero più nessun senso: da quel nulla – incapace di accoglierle – che sarebbe divenuta presto la nonna. (incipit del vol. II; 1985, p. 339) *Quando le ore si fasciano di discorsi, non possiamo più misurarle, anzi neppur vederle: svaniscono, e d'un tratto il tempo veloce e così giocato ci ricompare davanti a gran distanza dal punto in cui l'avevamo lasciato. Mentre, se siamo soli, la preoccupazione, riportandoci innanzi quel momento ancora lontano e continuamente aspettato con la frequenza e l'uniformità d'un tic-tac, suddivide, anzi moltiplica le ore per tutti quei minuti che, fra amici, non avremmo contati. (II; 1985, p. 379) *Esiste fra certi uomini, signore, una [[massoneria]] di cui non posso parlarvi, ma che, in questo momento, annovera nelle proprie file quattro sovrani europei. (1995, p. 352) *La gente dell'alta società ama ricorrere all'''[[argot]]'', e coloro cui si può rinfacciare una certa cosa ostentano la propria disinvoltura nel parlarne. (1995, p. 358) *[…] pochi giorni fa sono andata al [[Louvre]] con la granduchessa, siamo passate davanti all’''Olympia'' di [[Manet]]. Nessuno, ormai, se ne scandalizza. Sembra un [[Jean-Auguste-Dominique Ingres|Ingres]]! Eppure, sa Dio quante lance ho dovuto spezzare per quel quadro, di cui non tutto mi piace, ma che è sicuramente di qualcuno. Il Louvre, forse, non è proprio il suo posto. (II; 1995, pp. 634-635) ====[[Explicit]]==== Il duca non era affatto imbarazzato a parlare dei malesseri suoi e di sua moglie a un moribondo, poiché i primi lo interessavano di più, gli sembravano più importanti. Così, fu soltanto per buona educazione e per salacità che, dopo averci gentilmente accompagnati, gridò al vento e con voce stentorea, dalla porta, a Swann che era già nel cortile:<br>«E voi, non lasciatevi impressionare da quelle sciocchezze dei medici, diavolo! Sono degli asini. Siete come il Pont-Neuf. Ci seppellirete tutti!». =====Citazioni===== ===''Sodoma e Gomorra''=== ====[[Incipit]]==== =====Giolitti===== È noto come quel giorno (il giorno che c'era la festa dalla principessa di Guermantes) molto prima di recarmi a fare al duca e alla duchessa la visita che ho narrato, io avevo spiato il loro ritorno, e, stando di scolta, avevo fatto una scoperta che riguardava in particolare il signor di Charlus, ma così importante in sé che fino ad oggi, fino al momento di poterne dare lo spazio e l'ampiezza voluti, mi sono astenuto dal raccontarla. Avevo, come già dissi, abbandonato il belvedere meraviglioso, così comodamente situato in cima alla casa, da cui si scorgono i clivi accidentati che portano fino al palazzo di Bréquigny, lietamente adorni all'italiana del roseo campanile della rimessa appartenente al marchese di Frécourtà Avevo giudicato più pratico, quando mi era venuto in mente che il duca e la duchessa sarebbero rincasati tra poco, appostarmi sulla scala. {{NDR|Marcel Proust, ''Sodoma e Gomorra'', traduzione di Elena Giolitti, Mondadori, Milano, 1964}} =====Marchi===== Si sa che quel giorno (il giorno in cui aveva avuto luogo la serata dalla principessa di Guermantes) prima di recarmi dal duca e dalla duchessa, a fare la visita che ho appena narrata, avevo spiato il loro ritorno, e avevo fatto, durante il mio appostamento, una scoperta che riguardava in modo particolare il signor di Charlus, così importante che ho rinviato fino ad oggi di riferirla, nell'attesa di poterle assegnare il posto e lo spazio appropriati. {{NDR|Marcel Proust, ''Sodoma e Gomorra'', traduzione di Giovanni Marchi, Newton Compton, 1990}} ====Citazioni==== *[...] quelli di cui avevamo cominciato a parlare poco fa, dei solitari. Considerando il loro vizio più eccezionale di quanto non sia, sono andati a vivere da soli dal giorno in cui lo hanno scoperto, dopo averlo avuto a lungo senza conoscerlo, solo più a lungo di altri. Perché nessuno sa all'inizio di essere [[omosessualità|invertito]], o poeta, o snob, o perverso. Il collegiale che imparava a memoria versi d'amore o guardava illustrazioni oscene, se si stringeva a un compagno, immaginava soltanto di essere in comunione con lui nel desiderio della donna. Come non dovrebbe credere di essere uguale a tutti gli altri, quando di ciò che prova riconosce la sostanza in Madame de Lafayette, in Racine, in Baudelaire, in Walter Scott, mentre è ancora così incapace di osservare se stesso per rendersi conto di ciò che aggiunge del suo, e che se il sentimento è lo stesso, cambia però l'oggetto, che ciò che desidera è Rob-Roy e non Diana Vernon? (I; 1990, p. 1221) *Non è inutile un po' d'insonnia per apprezzare il sonno, per proiettare un po' di luce in quella notte. Una [[memoria]] senza cedimenti non è un eccitatore molto potente per studiare i fenomeni della memoria. (II, I; 1990, p. 1243) *[...] come tutte le persone che non sono innamorate, s'immaginava che ci sia dato scegliere la persona che si ama dopo mille deliberazioni e secondo qualità e opportunità diverse. (II, I; 1990, p. 1277) *Almeno a Balbec, dove non ero più andato da tanto tempo, avrei avuto il vantaggio, in mancanza del rapporto necessario che non esisteva tra il paese e quella donna, che il sentimento della realtà non vi sarebbe stato soppresso per me dall'[[abitudine]] come a Parigi dove, sia nella mia stessa casa, sia in una camera nota, il piacere con una donna non poteva darmi nemmeno un istante l'illusione, in mezzo alle cose di tutti i giorni, di aprirmi l'accesso a una nuova vita. (Perché se l'abitudine è una seconda natura, essa c'impedisce di conoscere la prima di cui non ha né le crudeltà, né gl'incantesimi.) (II, I; 1990, p. 1323) *<!-- Riusciamo a farne a meno? | Del resto, a partire, non dall'una del mattino (l'ora indicata dal lift), ma dalle tre, non provai più come altre volte la sofferenza di sentir diminuire le probabilità che lei arrivasse. La certezza che non sarebbe più venuta mi recò una calma completa, una impassibilità; quella notte era semplicemente una notte come tante altre in cui non la vedevo: fu quella l'idea da cui partivo. E da allora il pensiero che l'avrei vista il giorno dopo o altri giorni, ergendosi sul nulla accettato, diveniva dolce.--> Talvolta, in queste sere d'attesa, l'angoscia è imputabile alla medicina che si è presa. Interpretata erroneamente da chi soffre, si crede di essere in ansia a causa di colei che non viene. L'amore nasce in questi caso, come certe malattie nervose, dalla inesatta spiegazione di un malessere penoso. Spiegazione che è inutile rettificare, almeno in ciò che riguarda l'amore, che è un sentimento sempre erroneo (quale che ne sia la causa). (II, II; 1990, p. 1357) *[...] quel ritmo binario adottato dall'amore in tutti quelli che dubitano troppo di se stessi per credere che una donna possa mai amarli, e così pure che essi stessi possano amarla veramente. Si conoscono abbastanza per sapere che di fronte alle donne più diverse essi provavano le stesse speranze, le stesse angosce, inventavano gli stessi romanzi, pronunciavano le stesse parole, essendosi resi conto così che i loro sentimenti, le loro azioni non sono in rapporto stretto e necessario con la donna amata, ma le passano accanto, la circuiscono, la spruzzano come la marea che batte lungo le scogliere, e il sentimento della propria instabilità aumenta ancora in loro il sospetto che quella donna, da cui vorrebbero tanto essere amati, non li ami. Perché il caso avrebbe fatto sì, non essendo la donna che un semplice accidente davanti all'esplosione dei nostri desideri, che fossimo proprio noi lo scopo dei suoi? (II, II; 1990, p. 1380) *Avrei dovuto lasciare Balbec, rinchiudermi nella solitudine, restarvi in armonia con le ultime vibrazioni della voce che avevo saputo rendere per un istante innamorata, e a cui avrei richiesto solo di non rivolgersi più a me; per paura di una nuova parola, che avrebbe potuto essere ormai solo diversa, che venisse a ferire con una dissonanza il silenzio sensitivo dove, grazie a una sorta di pedale, avrebbe potuto sopravvivere a lungo in me la tonalità della felicità. (II, II; 1385) *E poiché le impressioni che per me davano valore alle cose erano di quelle che gli altri o non provano, o rifiutano come insignificanti senza pensarci, e di conseguenza se avessi potuto comunicarle sarebbero rimaste incomprese o sarebbero state disprezzate, esse mi riuscivano completamente inutilizzabili, e avevano anzi l'inconveniente di farmi passare per stupido [...]. (II, II; 1990, p. 1474) *Era naturale, e tuttavia non era indifferente; mi ricordavo che la mia sorte era d'inseguire dei fantasmi, degli esseri la cui realtà era in buona parte nella mia immaginazione; ci sono esseri infatti — ed era stato sin dalla giovinezza il mio caso — per i quali tutto ciò che ha un valore determinato, constatabile da altri, la fortuna, il successo, le posizioni brillanti, non contano; ciò che loro è necessario, sono i fantasmi. Vi sacrificano tutto il resto, mettono tutto in opera, si servono di tutto per ritrovare quel fantasma. Ma questo non tarda a svanire; allora se ne rincorre un altro, anche a rischio di tornare poi al primo. (II, II; 1990, p. 1524) *Oltre al fatto che l'abitudine riempie talmente il nostro tempo che non ci resta più nel volgere di qualche mese un momento libero in una città in cui all'arrivo la giornata ci offriva la disponibilità delle sue dodici ore, se se ne fosse per caso resa libera una, non avrei più avuto l'idea d'impiegarla per vedere una chiesa, per la quale una volta ero venuto a Balbec, e nemmeno per confrontare un luogo dipinto da Elstir con l'abbozzo che avevo veduto a casa sua, ma piuttosto per andare a fare una partita a scacchi in più dal signor Féré. (II, III; 1990, p. 1602) *C'è qualche cosa che ha un potere di esasperazione non raggiungibile da una persona, ed è il [[pianoforte]]. (1997) *Certe [[qualità]] aiutano a sopportare i difetti del prossimo [...] e un uomo di grande ingegno presterà di solito meno attenzione alla stupidità altrui di quanta ne presterebbe uno sciocco. *È spesso solo per mancanza di spirito creativo che non si va abbastanza lontano nella sofferenza. (1997) *Ho molto amato la vita, ho molto amato le arti. *Ho orrore dei [[tramonti]] di sole, è romantico, fa tanto opera. (1997) *L'intelligenza può compiere agevolmente qualsiasi azione, purché non sottoposta al reale. *La [[malattia]] è il medico più ascoltato: alla bontà, alla scienza si fanno solo promesse; alla sofferenza si obbedisce. (1997) *La [[noia]] è uno dei mali meno gravi che abbiamo da sopportare. *Le stranezze delle persone [[fascino|affascinanti]] esasperano, ma non ci sono proprio persone affascinanti che non siano, del resto, strane. (1997) *Le teorie e le scuole, come i microbi e i globuli, si divorano tra di loro, assicurando, per mezzo della reciproca lotta, la continuità della vita. (1997) *Non c'è occultamento più pericoloso di quello della colpa nell'animo stesso del colpevole. ====[[Explicit]]==== [...] «So il dispiacere che sto per recarti. Primo, perché invece di rimanere qui come tu volevi, parto anch'io contemporaneamente a te. Ma questo non è ancora nulla. Non sto bene qui, preferisco tornare a casa. Ma stammi a sentire, non dispiacerti troppo. Ecco, mi sono sbagliato, ieri ti ho ingannato in buona fede, ho riflettuto tutta la notte. Bisogna assolutamente, e prendiamo la decisione subito, perché ora mi rendo conto che non cambierò più, e perché non potrò vivere altrimenti, bisogna che sposi assolutamente Albertine». ====Citazioni su ''Sodoma e Gomorra''==== *''Sodoma e Gomorra'' è destinato ad acuire l'interesse e la curiosità del lettore della ''Recherche'' qui giunto, giacché [...] è in questa parte del romanzo che Proust, dopo aver narrato l'obbrobrioso incontro del gilettajo Iupien col barone Charlus – incontro che gli rivela anche troppo crudamente le ragioni delle anomalie dell'eccezionale personaggio – dipinge il vasto affresco dei viziosi contro natura. Ma, dalla orrenda rappresentazione di una corruzione generale, da cui non si salvano neppure le fanciulle in fiore, neppure Albertine, la piccola amica del protagonista Marcel, sbocciano le umanissime pagine teorizzanti le Intermittenze di cuore che, associate alla teoria della memoria involontaria, formano il caposaldo della dottrina psicologica proustiana. ([[Renato Mucci]]) ===''La prigioniera''=== ====[[Incipit]]==== =====Serini===== Sin dal mattino, la testa ancora vòlta verso la parete, e prima ancora d'aver visto, sopra i grandi tendaggi della finestra, di qual colore fosse la striscia luminosa del giorno, sapevo già che tempo faceva. Me lo avevano appreso i primi rumori della strada, secondo che mi giungevano smorzati e deviati dall'umidità o vibranti come frecce nell'area risonante e vuota d'un mattino spazioso, glaciale e puro; sin dal rotolío del primo tram, avevo intuito se se ne stava intirizzito nella pioggia o se era in partenza per l'azzurro. {{NDR|Marcel Proust, ''La prigioniera'', traduzione di Paolo Serini, Mondadori, Milano, 1970}} =====Parisse===== Al mattino, con la testa ancora girata verso il muro e prima di aver visto, al di sopra delle grandi tende della finestra, di che sfumatura fosse la striscia della luce, sapevo già che tempo facesse. I primi rumori della strada me l'avevano detto, a seconda che mi giungessero smorzati e deviati dall'umidità o vibranti come frecce nell'area risonante e vuota di un mattino spazioso, glaciale e puro; sin dal passaggio del primo tranvai, avevo capito se questo era gelato nella pioggia o in partenza per l'azzurro. {{NDR|Marcel Proust, ''La prigioniera'', traduzione di Giovanna Parisse, Newton Compton, 1990}} ====Citazioni==== *La donna di [[Dostoevskij]] (altrettanto singolare di quella di [[Rembrandt]]), con il suo volto misterioso, di una bellezza piena d’incanto che si trasforma d’improvviso, come se lei avesse recitato la commedia della bontà, in un’insolenza terribile (sebbene, in fondo, essa piuttosto sembri buona) non è forse sempre la stessa sia che si tratti di Nastasja Filippovna, che scrive lettere d’amore ad Aglaja e le confessa di odiarla, oppure in una visita perfettamente identica a questa – nonché a quella durante la quale Nastas’ja Filippovna insulta i genitore di Ganja - di Gruscenka, prima così gentile con Caterina Ivanovna, la quale l’aveva creduta terribile, e che poi svela d’improvviso la sua cattiveria insultandola (pur essendo in fondo, buona)? (1970, pp.370-371) *Tra tutti coloro che compongono la nostra individualità, i più appariscenti non sono per noi i più essenziali. In me, quando la malattia avrà finito di gettarli uno dopo l'altro per terra, ne resteranno ancora due o tre che avranno la vita più forte degli altri, in particolare un certo filosofo che è felice soltanto quando scopre, fra due opere, fra due sensazioni, una parte comune. Ma l'ultimo di tutti, mi sono a volte chiesto se non dovrà essere il piccolo omino molto simile a un altro che l'ottico di Combray aveva esposto dietro alla sua vetrina per indicare il tempo che faceva e che, togliendosi il cappuccio non appena ci fosse il sole, lo rimetteva se stava per piovere. (1990, pp. 1633 sg.) *Gustavo il suo sonno con un amore disinteressato e tranquillizzante, così come restavo per ore ad ascoltare il frangersi delle onde. Forse è necessario che gli esseri siano capaci di farvi tanto soffrire perché nelle ore di remissione vi procurino la stessa calma pacificante della natura. (1990, p. 1678) *Quando abbiamo superato una certa età, l'anima del bambino che siamo stati e l'anima dei morti da cui siamo usciti vengono a gettarci a piene mani le loro ricchezze e i loro sortilegi, chiedendo di cooperare ai nuovi sentimenti che proviamo e nei quali, cancellando la loro antica effigie, li rifondiamo in una creazione originale. [...] Dobbiamo ricevere, dopo una certa ora, tutti i nostri parenti arrivati da tanto lontano e radunatisi intorno a noi. (1990, p. 1683) *E l'orrore degli amori che solo l'inquietudine ha generato viene dal fatto che giriamo e rigiriamo senza posa nella nostra gabbia discorsi insignificanti; senza contare che raramente gli esseri per i quali li proviamo ci piacciono fisicamente in maniera completa, poiché a sceglierli non è il nostro gusto, ma il caso di un minuto d'angoscia, minuto indefinitamente prolungato dalla nostra debolezza di carattere, che ogni sera rifà esperienza e si abbassa a cercare dei calmanti. (1990, p. 1693) *La musica, molto diversa in questo dalla compagnia di Albertine, mi aiutava a scendere in me stesso, a scoprirvi qualcosa di nuovo: la varietà che avevo invano cercata nella vita, nel viaggio, di cui tuttavia la nostalgia mi era data da quel flutto sonoro che faceva morire accanto a me le sue onde soleggiate. (1990, p. 1741) *Che c'è di più usuale della [[bugia|menzogna]], sia che si tratti di mascherare le debolezze quotidiane con una salute che si vuol far credere forte, di dissimulare un vizio, o di ottenere, senza urtare gli altri, la cosa che si preferisce? È lo strumento di conservazione più necessario e più usato. Tuttavia abbiamo la pretesa di bandirla dalla vita di colei che amiamo, è essa che spiamo, che fiutiamo, che detestiamo dappertutto. (1990, p. 1749) *La [[morte]] degli altri è come un viaggio fatto da noi stessi e in cui ci ricordiamo, già a cento chilometri da Parigi, di aver dimenticato due dozzine di fazzoletti, di lasciare una chiave alla cuoca, di salutare nostro zio, di chiedere il nome della città dove si trova la fontana antica che desideriamo vedere. Nel mentre che tutte queste dimenticanze che vi assalgono e che diciamo ad alta voce, per pura forma, all'amico che viaggia con noi, hanno per sola replica il rifiuto della sala vuota, il nome della stazione gridato dall'impiegato e che ci allontana ancora di più dalla realizzazioni ormai impossibili, cosicché, rinunciando a pensare alle cose irrimediabilmente omesse, si disfa<!-- sic --> il pacchetto dei viveri e ci si scambiano i giornali e le riviste. (1990, p. 1772) <!--Citazione non fondamentale.--> *Ero quasi imbarazzato dai suoi occhi, che avevo paura mi sorprendessero a leggerlo come un libro aperto, dalla sua voce, che mi sembrava ripeterlo in tutti i toni, con infaticabile indecenza. Ma i segreti sono ben custoditi dagli esseri, perché tutti coloro che li avvicinano, sono sordi e ciechi. <!-- Mah | Le persone che venivano a sapere la verità dall'uno o dall'altro, dai Verdurin, per esempio, ci credevano, ma soltanto finché non conoscevano il signor di Charlus. Il suo viso, lungi dal diffonderle, dissipava le dicerie malevole. Infatti ci facciamo di certe entità un'idea così grande, che non riusciamo a identificarla nei lineamenti familiari di una persona conosciuta. E difficilmente crediamo ai vizi, così come non crederemo mai al genio d'una persona con cui, ancora la sera prima, siamo andati all'Opéra.--> (1990, p. 1791) *Infatti, le azioni possibili di Albertine avvenivano dentro di me. Di tutti gli esseri che conosciamo, noi possediamo un doppio. Ma, situato di solito all'orizzonte della nostra immaginazione, della nostra memoria, esso rimane relativamente al di fuori di noi, e ciò che ha fatto o potuto fare non comporta per noi più elementi dolorosi d'un oggetto, posto a una cera distanza, che ci procuri soltanto le sensazioni indolori della vista. Quel che colpisce tali esseri, lo percepiamo in modo contemplativo, possiamo deplorarlo in termini appropriati che diano agli altri l'idea del nostro buon cuore, ma non lo sentiamo. Dopo la mia ferita di Balbec, invece, era nel mio cuore, a grande profondità, difficile da estrarre, che si trovava il doppio di Albertine. (pp. 1811 sg.) *Il solo vero viaggio, il solo bagno di giovinezza, non sarebbe quello di andare verso nuovi paesaggi, ma di avere occhi diversi, di vedere l'universo con gli occhi di un altro, di cento altri, di vedere i cento universi che ciascuno di essi vede, che ciascuno di essi è; e questo possiamo farlo con un Elstir, con un Vinteuil, con i loro pari, con i quali voliamo davvero di stella in stella. (1990, p. 1815) *Ma non è possibile che una scultura, una musica che dà un'emozione che sentiamo più elevata, più pura, più vera, non corrisponda a una certa realtà spirituale; altrimenti, la vita non avrebbe alcun senso. Così, nulla somigliava più d'una bella frase di Vinteuil a quel piacere particolare che avevo provato talvolta nella mia vita, per esempio davanti ai campanili di Martinville, a certi alberi d'una strada di Balbec o, più semplicemente, all'inizio di quest'opera, bevendo una certa tazza di tè. (1990, p. 1904) *Dopo una certa età, per amor proprio e per sagacia, sono le cose che più si desiderano quelle cui fingiamo di non tenere. (1990) *È stato detto che la [[bellezza]] è una promessa di felicità. Inversamente, la possibilità del piacere può essere un principio di bellezza. *La costanza di un'abitudine è di solito proporzionale alla sua assurdità. *La musica è forse l'esempio unico di ciò che avrebbe potuto essere – se non ci fossero state l'invenzione del linguaggio, la formazione delle parole, l'analisi delle idee – la comunicazione delle anime.<ref name="sordi">Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> *La [[realtà]] è il più abile dei nemici. Lancia i suoi attacchi contro quel punto del nostro cuore dove non ce li aspettavamo e dove non avevamo preparato difese. *In amore è più facile rinunciare a un sentimento che perdere un'abitudine. *Si ama solamente ciò in cui si persegue qualcosa d'inaccessibile, quel che non si possiede. ====[[Explicit]]==== Avendo sentito la mia scampanellata, Françoise entrò, piuttosto preoccupata di come avrei preso le sue parole e il suo comportamento. Mi disse: «Ero molto angustiata che il signore suonasse così tardi, oggi. Non sapevo cosa dovevo fare. Stamattina alle otto la signorina Albertine mi ha chiesto i suoi bauli, non osavo rifiutarglieli, avevo paura che il signore mi sgridasse se venivo a svegliarlo. Ho cercato di catechismarla, dirle d'aspettare un'ora, perché pensavo sempre che il signore stesse per chiamare. Non ha voluto, mi ha lasciato questa lettera per il signore, e alle nove se ne è andata». E allora — a tal punto possiamo ignorare quel che è dentro di noi, poiché io ero convinto della mia indifferenza per Albertine — il respiro mi mancò, mi tenni il cuore con le mani, improvvisamente madide d'un sudore che non avevo più conosciuto da quando la mia amica mi aveva fatto, nel trenino, quella rivelazione relativa all'amica della signorina Vinteuil, e non riuscii a dire altro fuor che: «Ah! benissimo, Françoise, grazie, avete fatto bene naturalmente a non svegliarmi, lasciatemi un momento, vi chiamerò fra poco». ===''Albertine scomparsa''=== ====[[Incipit]]==== =====Fortini===== «La signorina Albertine se n'è andata!» Come, più della psicologia stessa, la sofferenza la sa lunga in materia di psicologia! Un momento prima, mentre mi stavo analizzando, avevo creduto che una separazione senza essersi riveduti fosse appunto quella che avevo desiderata; e, paragonando la mediocrità dei piaceri che Albertine mi dava con la ricchezza dei desideri che mi impediva di realizzare, mi ero riconosciuto assai acuto, concludendo che non volevo più vederla, che non l'amavo piú. Ma quelle parole: "La signorina Albertine se n'è andata!" avevano provocato un dolore tale nel mio cuore, che non avrei saputo resistere più a lungo. {{NDR|Marcel Proust, ''Albertine scomparsa'', traduzione di Franco Fortini, Mondadori, Milano, 1970}} =====Stajano===== «La signorina Albertine se ne è andata!». Come, nella psicologia, la sofferenza va oltre la psicologia stessa! Un attimo prima, mentre stavo analizzandomi, avevo creduto che quella separazione, senza essersi rivisti, fosse appunto ciò che desideravo, e, paragonando la mediocrità dei piaceri che Albertine mi dava con la ricchezza dei desideri che mi impediva di realizzare, mi ero ritenuto perspicace, avevo concluso che non volevo più vederla, che non l'amavo più. Ma quelle parole: «La signorina Albertine se n'è andata» avevano provocato nel mio cuore una sofferenza tale che sentivo di non poter resistere più a lungo. {{NDR|Marcel Proust, ''Albertine scomparsa'', traduzione di Rita Stajano, Newton Compton, 1990}} ====Citazioni==== *[...] siccome l'avvenire è ciò che esiste soltanto nel nostro pensiero, ci sembra che possa essere ancora modificato dall'intervento in extremis della nostra volontà. (I; 1990, p. 1948) *Per raffigurarsi una situazione sconosciuta, l'immaginazione prende in prestito elementi conosciuti e per questo non se la raffigura. Ma la sensibilità, anche la più fisica, riceve, come la traccia del fulmine, la firma originale e a lungo indelebile dell'evento nuovo. (I; 1990, p. 1951) *Del resto non mi ingannavo affatto; il rimedio specifico per guarire un evento infelice (i tre quarti degli eventi lo sono) è prendere una [[decisione]]; giacché provocando un brusco capovolgimento dei nostri pensieri, essa riesce a interrompere il flusso di quelli che provengono dall'evento passato e che prolungano la vibrazione, a spezzarlo con un flusso contrario di pensieri contrari, provenienti dall'esterno, dall'avvenire. Ma quei pensieri nuovi ci fanno bene soprattutto (e tale era l'effetto di tutti quelli che mi assediavano in quel momento) quando, dal profondo di quell'avvenire, ci portano una speranza. (I; 1990, p. 1966) *Per entrare in noi, un essere è obbligato a prendere la forma, a piegarsi alla cornice del tempo. Apparendoci soltanto per momenti successivi, non ha mai potuto darci di sé che un solo aspetto per volta, non ha mai potuto fornirci di sé che una sola fotografia. [...] E poi quel frazionamento non fa solo vivere la persona morta, la moltiplica. Per consolarmi, non una, ma innumerevoli Albertine avrei dovuto dimenticare. Quando ero riuscito a sopportare il dolore di averne persa una, dovevo ricominciare con un'altra, con cento altre. (I; 1990, p. 1991) *Uno dei poteri della [[gelosia]], consiste nel rivelarci quanto la realtà dei fatti esterni e i sentimenti dell'anima siano qualcosa di ignoto che si presta a molte supposizioni. Crediamo di sapere esattamente le cose e quel che pensano le persone, per la semplice ragione che non ce ne preoccupiamo. Ma non appena abbiamo il desiderio di sapere, come chi è geloso, allora tutto si trasforma in un vertiginoso caleidoscopio, in cui non distinguiamo più nulla. (I; 1990, p. 2021) *A partire da una certa età, i nostri ricordi sono così intrecciati fra di loro che la cosa cui pensiamo, il libro che leggiamo non hanno quasi più importanza. Abbiamo messo dovunque un po' di noi stessi, tutto è fecondo, tutto è pericoloso, e possiamo fare scoperte altrettanto importanti nelle ''Pensées'' di Pascal quanto nella pubblicità di una saponetta. (I; 1990, p. 2039) *Il nostro io è costituito dalla sovrapposizione delle nostre condizioni successive. Ma questa sovrapposizione non è immutabile come la stratificazione di una montagna. Avvengono continuamente stravolgimenti che fanno affiorare in superficie strati più antichi. (I; 1990, p. 2040) *Certo, solo col pensiero si posseggono le cose e non si possiede un quadro perché lo si ha nella stanza da pranzo se non lo si sa comprendere,<ref>{{Cfr}} [[Johann Wolfgang von Goethe]]: «Non si possiede ciò che non si comprende».</ref> né un paese perché vi si risieda senza neppure guardarlo. (I; 1990, p. 2045) *E tutt'a un tratto mi dissi che la vera Gilberte, la vera Albertine, erano forse quelle che al primo istante si erano concesse nel loro sguardo, l'una davanti alla siepe di rosespine, l'altra sulla spiaggia. Ed ero stato io che, per non averlo saputo capire, per averlo ripreso solo più tardi nella mia memoria, dopo un intervallo durante il quale tutta una distanza di sentimenti aveva fatto temere loro di essere sincere come la prima volta, avevo sciupato tutto con la mia inettitudine. (IV; 1990, p. 2153) *Le due massime cause d'errore nei nostri rapporti con un'altra persona sono di aver buon cuore, oppure, quell'altra persona, amarla. (da ''La fuggitiva'') *{{NDR|Su [[Venezia]]}} Così disposte ai due lati del canale, le abitazioni facevano pensare a luoghi naturali, ma di una natura che avesse creato le proprie opere con un'immagine umana. *{{NDR|La [[Basilica di San Marco]]}} Si entrava, mia madre ed io, nel Battistero, mettendo il piede sui mosaici di marmi e paste vitree del pavimento, avendo di fronte a noi le larghe arcate di cui il tempo ha leggermente flesso le superfici svasate e rosee, conferendo alla chiesa, dove ha rispettato la freschezza di quei colori, l'aria d'esser composta d'una materia dolce e malleabile come cera d'alveoli giganteschi; e dove invece ha raggrinzito la materia e dove gli artisti l'hanno traforata o lumeggiata d'oro, d'essere la preziosa rilegatura, in qualche cuoio di {{sic|Córdova}}, del colossale Evangeliario di Venezia. (Einaudi 1975, p. 245) *Compresse le une contro le altre, quelle [[Calle|calli]] dividevano in ogni direzione, con le loro scanalature, il settore di Venezia compreso fra un canale e la laguna, come se si fosse cristallizzato seguendo quelle forme innumerevoli, tenui e minuziose. D'improvviso, in fondo a una di quelle stradette, pareva che nella materia cristallizzata si fosse prodotta una distensione. Un vasto e sontuoso «campo», che, in quella rete di stradicciole, certo non avrei saputo immaginare di tanta importanza, e al quale non avrei saputo dare spazio, si estendeva dinanzi a me, circondato da bei palazzi pallidi di chiaro di luna. Era uno di quei complessi architettonici verso i quali, in altre città, le strade si dirigono, vi conducono, designandoli. Qui, pareva intenzionalmente nascosto in un intrico di straducole, come quei palazzi dei racconti orientali dove di nottetempo viene condotto un personaggio che, riaccompagnato a casa propria prima dell'alba, non deve saper ritrovare l'abitazione magica dove finirà col credere d'essere stato soltanto in sogno. (Einaudi 1975, pp. 250-251) *Non c'è [[idea]] che non porti in sé la propria confutazione possibile, una parola la parola [[contrario|contraria]]. (1990) *Non riusciamo a cambiare le cose secondo il nostro desiderio, ma gradualmente il nostro desiderio cambia. Non abbiamo saputo superare l'ostacolo, com'eravamo assolutamente decisi a fare, ma la vita ci ha condotti di là da esso, aggirandolo, e se poi ci volgiamo a guardare il lontano passato riusciamo appena a vederlo, tanto impercettibile è diventato. (1990) *Si guarisce da una sofferenza solo a condizione di provarla pienamente. (1990) *Dell'[[universo]] abbiamo solo visioni informi, frammentate, che completiamo con associazioni di idee arbitrarie, creatrici di suggestioni pericolose. (traduzione di Giovanni Raboni, Oscar Mondadori, 2005) ====[[Explicit]]==== Quel che allora desideravo così febbrilmente, se solo avessi saputo capirlo e ritrovarlo, lei avrebbe forse potuto farmelo gustare fin dalla adolescenza. Più completamente ancora di quanto avessi mai creduto, a quell'epoca Gilberte era davvero dalla parte di Méséglise.<br> E anche quel giorno, in cui l'avevo incontrata sotto un portone, benché non fosse la signorina de l'Orgeville, quella che Robert aveva conosciuto nelle case di appuntamenti (e che cosa curiosa che avessi chiesto delucidazioni su di lei proprio al suo futuro marito!) non mi ero ingannato del tutto sul significato del suo sguardo, né sul genere di donna che era e che ora mi confessava di essere stata. «Tutto questo è ormai molto lontano, mi disse. Dal giorno che mi sono fidanzata con Robert non ho più pensato che a lui. E, vedete, quel che mi rimprovero di più non è nemmeno quel capriccio infantile.» ===''Il tempo ritrovato''=== [[File:Marcel Proust signature.svg|thumb|La firma di Proust]] ====[[Incipit]]==== =====Caproni===== L'intero giorno, in quella dimora di Tansonville un po' troppo campagna, che aveva appena l'aria d'un luogo di siesta fra una passeggiata e l'altra o durante l'acquazzone: una di quelle dimore dove ogni salotto ha l'aria d'un chiosco tra la verzura e dove, sulla tappezzeria delle camere, le rose dal giardino in una, gli uccelli dagli alberi nell'altra v'hanno raggiunto e vi fan compagnia – isolati nondimeno, giacché erano vecchie tappezzerie dove ogni rosa se ne stava separata quel tanto che avrebbe permesso, se fosse stata viva, di coglierla, ogni uccello di metterlo in gabbia e addomesticarlo, senza nulla delle abbondanti decorazioni delle camere d'oggi dove, su un fondo argenteo, tutti i meli della Normandia son venuti a profilarsi in stile giapponese per allucinare le ore che si trascorrono in letto, – l'intero giorno lo trascorrevo nella mia camera che dava sulle belle verzure del parco e i lilla dell'ingresso, sulle foglie verdi degli alti alberi in riva all'acqua, scintillanti di sole, e sul bosco di Méséglise. {{NDR|Marcel Proust, ''Il tempo ritrovato'', traduzione di Giorgio Caproni, Mondadori, Milano, 1962}} =====Grasso===== Tutta la giornata, in quella dimora un po' troppo di campagna e che aveva l'aria di un semplice luogo di siesta tra una passeggiata e l'altra o durante un acquazzone, una di quelle dimore dove ogni sala ha l'aspetto di un pergolato, e dove, sulla tappezzeria delle camere, le rose del giardino nell'una, gli uccelli degli alberi nell'altra, vi hanno raggiunto e vi tengono compagnia — isolati se non altro — poiché si trattava di vecchie tappezzerie dove ogni rosa era abbastanza separata perché la si potesse cogliere se fosse stata viva, ogni ruscello metterlo in gabbia e addomesticarlo senza nulla di quelle grandi decorazioni delle camere di oggi dove, su uno sfondo d'argento, tutti i meli di Normandia sono venuti a profilarsi in stile giapponese per allucinare le ore che passate a letto; tutta la giornata, la trascorrevo nella mia camera che dava sul bel verde dei grandi alberi in riva all'acqua, scintillanti di sole, e sulla foresta di Méséglise. {{NDR|Marcel Proust, ''Il tempo ritrovato'', traduzione di Giuseppe Grasso, Newton Compton, 1990}} ====Citazioni==== *Come un geometra che, spogliando le cose delle loro qualità sensibili, vede solo il loro substrato lineare, quello che raccontava la gente mi sfuggiva perché ciò che mi interessava non era quello che voleva dire, ma la maniera in cui lo diceva, in quanto rivelatrice del loro carattere o dei loro lati meschini; o piuttosto era un oggetto che era sempre stato il fine della mia ricerca perché mi dava un piacere specifico, il punto in comune a un essere e a un altro. (1990, p. 2190) *Sorvolavo rapidamente su tutto questo, imperiosamente sollecitato, com'ero, a cercare la causa di quella felicità, del carattere di certezza con cui si imponeva, ricerca un tempo rinviata. Ora, quella causa, la presagivo paragonando tra loro quelle diverse impressioni beate e che avevano questo in comune: che avvertivo il rumore del cucchiaio sul piatto, la disuguaglianza del lastricato, il sapore della ''madeleine'' nell'attimo presente e al tempo stesso in un istante lontano, al punto di far sconfinare il passato sul presente, di esitare non sapendo in quale dei due mi trovassi; a dire il vero, l'essere che allora assaporava in me quell'impressione, la assaporava in ciò che essa aveva di comune in un giorno remoto e nel presente, in ciò che aveva di extratemporale, un essere che appariva solo quando, per una di quelle identità tra il presente e il passato, poteva trovarsi nell'unico ambiente in cui potesse vivere, gioire dell'essenza delle cose, vale a dire al di fuori del tempo. Ciò spiegava perché le mie inquietudini a proposito della mia morte fossero cessate nel momento in cui avevo riconosciuto inconsapevolmente il sapore della piccola ''madeleine'', poiché, in quel momento, l'essere che ero stato, era un essere extratemporale, e dunque incurante delle vicissitudini dell'avvenire. Viveva della sola essenza delle cose, e non poteva coglierla nel presente dove, non entrando in gioco l'immaginazione, i sensi erano incapaci di fornirgliela; lo stesso avvenire verso cui tende l'azione la abbandona a noi. Quell'essere non era mai venuto a me, non si era mai manifestato se non al di fuori dell'azione, del godimento immediato, ogni volta che il miracolo di un'analogia mi aveva consentito di sfuggire al presente. Lui solo aveva il potere di farmi ritrovare i giorni passati, il tempo perduto, dinanzi al quale gli sforzi della mia memoria e della mia intelligenza si arenavano sempre. (pp. 2319 sg.) *Quel che chiamiamo [[realtà]] è un certo rapporto tra quelle sensazioni e quei ricordi che ci circondano simultaneamente — rapporto che sopprime una semplice visione cinematografica, la quale perciò si allontana tanto più dal vero quanto più pretende di limitarsi ad esso — rapporto unico che lo scrittore deve ritrovare onde incatenarne per sempre nella sua frase i due termini distinti. (1990, p. 2334) *La vera [[vita]], la vita finalmente messa a nudo e chiarita, di conseguenza la sola vita pienamente vissuta, è la [[letteratura]]. (1990, p. 2339) *Soltanto grazie all'[[arte]], anziché vedere un solo mondo, il nostro, lo vediamo moltiplicarsi, e quanti più sono gli artisti originali, tanti più mondi abbiamo a disposizione, diversi gli uni dagli altri più di quelli che girano nell'infinito, e che, molti secoli dopo che si è estinto il focolare da cui emanavano, si chiamassero Rembrandt o Vermeer, ci inviano ancora il loro caratteristico raggio di luce. (1990, p. 2339) *Gli esseri sciocchi, con i loro gesti, i loro discorsi, i loro sentimenti involontariamente espressi, manifestano leggi di cui non si avvedono, ma che l'artista sorprende in loro. A causa di questo genere di osservazioni l'uomo della strada giudica perfido lo scrittore, e lo giudica a torto, giacché, in un lato [[ridicolo]], l'artista vede una bella generalità, non lo imputa a [[difetto|danno]] della persona osservata più di quanto un chirurgo non la disistimerebbe perché è affetta da un disturbo di circolazione abbastanza frequente; sicché lui, meno di chiunque altro, si burla delle ridicolaggini altrui. (1990, p. 2343) <!--Citazione non fondamentale.--> *In realtà, ogni [[lettore]], quando legge, è il lettore di se stesso. L'opera dello [[scrittura|scrittore]] è solo una specie di strumento ottico offerto al lettore per consentirgli di discernere ciò che forse, senza quel libro, non avrebbe potuto intravedere in se stesso. Il riconoscere in sé, da parte del lettore, quanto il libro dice, è la prova della verità di quest'ultimo, e viceversa, almeno in una certa misura, la differenza tra i due testi potendo spesso essere imputata, non all'autore, ma al lettore. (1990, p. 2350) *A che sarebbe servito che, ancora per anni, perdessi delle serate a far scivolare, sull'eco appena spenta delle loro parole, il suono ugualmente vano delle mie, per lo sterile piacere di un contatto mondano che esclude ogni penetrazione? Non era meglio che, di quei gesti che facevano, di quelle parole che dicevano, della loro vita, della loro natura, io cercassi di descrivere la curva e di trarne la legge? (1990, p. 2408) *Tuttavia, se tutti i doveri inutili, a cui ero pronto a sacrificare quello vero, mi uscivano di mente dopo pochi minuti, l'idea della mia costruzione non mi abbandonava un solo istante. (1990, p. 2451) *I veri paradisi sono i paradisi che abbiamo perduto. (1990) *Il [[libro]] essenziale, il solo libro vero, un grande scrittore non deve, nel senso corrente, inventarlo, poiché esiste già in ciascuno di noi, ma tradurlo. Il dovere e il compito di uno scrittore sono quelli di un traduttore. *L'[[istinto]] detta il dovere, e l'intelligenza fornisce il pretesto per eluderlo. (1990) *Le opere, come nei pozzi artesiani, salgono tanto più alte quanto più a fondo la sofferenza ha scavato il cuore. *Se non c'è che la [[felicità]] di davvero salutare al corpo, è il dolore a sviluppare le forza dello spirito. (1990) *La soddisfazione che genera in un [[imbecillità|imbecille]] il proprio buon diritto e la certezza di poterla spuntare è qualcosa che irrita in particolar modo. *I nostri [[pensieri]] non sempre s'accordano con le nostre [[parole]]. *Un'azione diversiva va compiuta solo in un punto che abbia una certa importanza. *Non ebbi il coraggio di chiedergli nulla ed egli mi disse solo parole comuni, ben poco diverse da quelle che avrebbe detto prima della [[guerra]], come se la gente, nonostante la guerra continuasse ad essere la stessa di prima. Il tono era il solito, solo il contenuto era mutato, ed anche questo di poco. *Ma i [[giornali]] si leggono come si ama, con una benda sugli occhi: non si cerca di comprendere i fatti. Si ascoltano le dolci parole del redattore come si ascoltano le parole di un'amante. Si è sconfitti e scontenti perché non ci si considera sconfitti ma vincitori. *È singolare quanto poco variino non solo i modi di esprimersi, ma anche i pensieri in una stessa persona. *Chi non combatte può dire quello che vuole, è perché non se la sente di farsi ammazzare, è per [[paura]]. *La vita insegna a ribassare il pregio della lettura, mostrandoci quanto lo scrittore ci vanta non vale poi un granché; oppure altrettanto giustamente che la lettura ci insegna a rialzare il valore della vita, valore che non abbiamo saputo apprezzare e della cui entità ci rendiamo conto solo grazie ad un [[libro]]. *In questo mondo, dove tutto si consuma, tutto perisce, c'è una cosa che cade in rovina e si distrugge ancor più della Bellezza. Il [[Dolore]]. *La [[vita]] ci delude talmente tanto che finiamo col credere che la letteratura non abbia alcun rapporto con essa e ci stupiamo nel vedere che le preziose idee rivelateci dai libri mostrano, in una cena, un assassinio. *I cervelli piccini restano schiacciati non dalla bellezza, ma dall'enormità dell'azione. *La vittoria appartiene, come dicono i Giapponesi, a chi resiste un quarto d'ora di più. *La [[guerra]] è una malattia, che quandro sembra scongiurata da una parte, riattacca dall'altra. *Le [[cose]] esistono solo grazie ad una creazione che di continuo si rinnova. *Nulla è più limitato del piacere e del vizio. Si può davvero dire che si gira sempre nello stesso circolo vizioso. *In ogni [[sadismo|sadico]] c'è quella sete del male che i tristi non sono in grado di soddisfare. *È erroneo credere che la scala delle paure corrisponda a quella dei pericoli che la ispirano. *Anche in simili aberrazioni la natura umana rivela sempre, attraverso certe esigenze di verità, il proprio bisogno di credere. *Ma un [[fascino]] non si travasa. *Quella sorte di dolcezza, di distacco dalla realtà che tanto colpisce in coloro che la morte ha già accolti nella sua ombra. *I ricordi non si spartiscono. *Le verità che l'intelligenza coglie direttamente, hanno qualcosa di meno necessario di quelle che la vita ci ha comunicate. *Basta che un rumore, un odore, già udito o respirato un'altra volta, siano di nuovo reali senza essere attuali, ideali senza essere astratti, perché subito l'essenza permanente e ordinariamente nascosta delle cose venga liberata, e perché il nostro vero "IO", che talvolta sembrava morto, ma che non lo era interamente, si desti, si animi, ricevendo il celeste nutrimento che gli viene offerto. *Il modo fortuito, ineluttabile, con cui ero incappato nella sensazione, garantiva di per sé la verità del passato che essa resuscitava, delle immagini cui dava l'avvio, poiché noi sentiamo il suo sforzo per risalire verso la luce, sentiamo in noi la gioia per la realtà ritrovata. *Di qualunque idea lasciata in noi dalla vita si tratti, la sua raffigurazione materiale, impronta dell'impressione da essa prodotta, in noi è sempre il pegno della sua verità necessaria. Le idee formate dall'intelligenza posseggono solo la verità logica, la verità possibile, e la loro scelta è arbitraria. *Non che le idee che noi formiamo non possono essere giuste, ma non sappiamo se sono vere. Solo L'Impressione, per quanto infima ci possa sembrare la materia, e inafferrabile la traccia, è un criterio di verità. *Quel che noi non abbiamo dovuto decifrare, quel che era chiaro anche prima del nostro intervento, non è cosa nostra. Proviene da noi solo ciò che noi medesimi traiamo dall'oscurità ch'è in noi e che gli altri non conoscono. *Lo stile per lo scrittore, come il colore per il pittore, non è un problema di tecnica, bensì di visione. *Il lavoro compiuto dal nostro orgoglio, dalla nostra passione, dal nostro spirito imitativo, dalla nostra intelligenza astratta, quel lavoro l'arte lo distruggerà, ci ricondurrà indietro, ci farà tornare agli abissi profondi dove quel che è assistito realmente giace ignoto. *Il nostro amore non appartiene all'essere che lo ispira, è salutare, in via accessoria, come mezzo. *I veri libri non devono essere figli della piena luce della conversazione, ma dell'oscurità e del silenzio. *Lo scrittore invidia il pittore, vorrebbe prendere schizzi, appunti, ma se lo fa, è perduto. *Un libro è un grande cimitero dove, sulla maggior parte delle tombe non si possono più leggere i nomi ormai cancellati; talvolta al contrario ricordiamo benissimo il nome, ma non sappiamo se dell'essere che lo portava sopravvive qualcosa nelle nostre pagine. *Gli anni felici sono perduti, si aspetta la sofferenza per lavorare. *Bisognava tentare d'interpretare le sensazioni come i segni di altrettante leggi e idee, cercando pensare, cioè di far uscire dalla penombra ciò che avevo sentito, di convertirlo in un equivalente spirituale. (1990) ====[[Explicit]]==== Mi sgomentava il pensiero che i miei trampoli fossero già così alti sotto i miei passi; non mi pareva che avrei avuto la forza di tenere ancora a lungo, unito a me, quel passato che già scendeva così lontano. Pertanto, se quella forza mi fosse stata lasciata abbastanza a lungo da poter compiere la mia opera, non avrei mancato anzitutto di descrivervi gli uomini, quand'anche ciò avesse dovuto farli somigliare a esseri mostruosi, come occupanti un posto tanto considerevole, accanto a quello, così angusto, riservato loro nello spazio, un posto, al contrario, prolungato a dismisura, poiché essi toccano simultaneamente, come giganti immersi negli anni, epoche da loro vissute così distanti l'una dall'altra, tra le quali tanti giorni sono venuti a interporsi — nel Tempo. ===''Poesie''=== *''Pupille inestinguibili degli sguardi che ho amati, costellate per sempre il cielo della memoria. Sognanti come i morti, lucenti come aureole, ne splenderà il mio cuore come notte di maggio. || Come bruma l'oblio scancella i volti, i gesti che furono adorati nel divino «una volta», da cui viene follia, da cui viene saggezza, incanti per gli errori, simboli per la fede.''<ref name=style>La traduzione di Franco Fortini è in prosa. La sola divisione in strofe, nel testo tradotto, è evidenziata nella fonte con uno spazio orizzontale vuoto.</ref> (da ''Guardo spesso il cielo della memoria'', p. 5) *''[[Aelbert Cuyp|Cuyp]], sole al declino, svolto nell'aria limpida; che un volo di grigi colombi turba come fosse acqua; oro umido, nimbo in fronte a un bue o a una betulla, incenso azzurro dei bei giorni ai colli o lagune chiare nei cieli vuoti. Eccoli i cavalieri, piuma rosa al cappello, la destra al fianco; viva l'aria fa rosee le guance e ora lievita appena le loro anella bionde. Li tentano campi ardenti e fresche onde; e, senza che quel loro trotto turbi la mandria dei buoi meditabonda che riposa in una nebbia di oro pallido, partono a respirare quegli attimi profondi.''<ref name=typo>La traduzione di Franco Fortini è in prosa.</ref> (da ''{{sic|Albert}} Cuyp I'', p. 31) *''Fierezza dolce dei cuori, nobile grazia delle cose scintillanti negli occhi, nei velluti, nei boschi; bello, eletto linguaggio di portamenti e pose, orgoglio ereditario delle donne e dei re! || Tu trionfi, [[Antoon van Dyck|van Dyck]], principe dei gesti calmi, in tutte le belle creature che presto moriranno, in ogni bella mano che sappia aprirsi; non se ne rende conto, che importa, ti tende le palme!''<ref name=style /> (da ''{{sic|Anton}} Van Dyck'', p. 39) *''Sorride al cuore amante la dolcezza del cielo azzurro, come un perdono per la sua follia. Nel cielo, è ancora la materia che inganna? È già Iddio che comincia? || Se l'azzurro dei vostri occhi è triste come un dolce ostinato rammarico, lo è perché ama quel che non è di questo mondo? Amare è triste!''<ref name=style /> (da ''Menzogne'', p. 63) *''Il tuo cielo sempre un po' azzurro. Spesso al mattino piove un poco. || [[Dordrecht]], così bella. Tomba delle mie care illusioni. || Quando tento disegnare i tuoi canali, i tetti, i campanili, mi sento come se amassi delle patrie.''<ref name=style /> (da ''Dordrecht'', p. 73) *''Alta sottile bella, un po' magra, ora stanca ora vivace, simpatica a principi e plebe, saetta un'agra parola a Marcel, aceto ricambia per miele, allegra agile {{sic|íntegra}}, è la quasi nipote di Nègre.''<ref>Monsignor Nègre, arcivescovo di Tour. Il fratello di Céleste Albaret ne aveva sposato la nipote. {{cfr}} ''Poesie'', nota a p. 247.</ref><ref name=typo /> (''A [[Céleste Albaret|Céleste]]'', p. 231) ==[[Incipit]] di ''Del piacere di leggere''== Forse non ci sono giorni della nostra adolescenza vissuti con altrettanta pienezza di quelli che abbiamo creduto di trascorrere senza averli vissuti, quelli passati in compagnia del libro prediletto. Tutto ciò che li riempiva agli occhi degli altri e che noi evitavamo come un ostacolo volgare a un piacere divino: il gioco che un amico veniva a proporci proprio nel punto più interessante, l'ape fastidiosa o il raggio di sole che ci costringevano ad alzare gli occhi dalla pagina o a cambiare posto, la merenda che ci avevano fatto portar dietro e che lasciavamo sul banco lì accanto senza toccarla, mentre il sole sopra di noi diminuiva di intensità nel cielo blu, la cena per la quale si era dovuti rientrare e durante la quale non abbiamo pensato ad altro che a quando saremmo tornati di sopra a finire il capitolo interrotto. {{NDR|Marcel Proust, ''Del piacere di leggere'', traduzione di Maria Cristina Marinelli, Passigli, Firenze}} ==Citazioni su Marcel Proust== *A poco a poco, il lettore percepirà che cosa vuole intendere Proust con vizio. Vizio è ciò che fa mancare la propria vita; è ciò che impedisce all'uomo di destarsi, direbbe Heidegger, al "suo poter-essere-se-Stesso" più proprio. ([[Luciano De Maria]]) *Benché sposi un punto di vista imparziale, il punto di vista del vero naturalista, M. Proust fa del vizio un ritratto più biasimevole di ogni invettiva. Bolla a fuoco ciò di cui egli parla e rende servizio ai buoni costumi più efficacemente di quanto possano fare i più stringenti trattati di morale. Egli ammette che certi casi di omosessualità siano guaribili. Se qualcosa può guarire un invertito è proprio la lettura di queste pagine dove attingerà il sentimento della sua propria riprovazione infinitamente più importante della riprovazione dell'autore. ([[André Gide]]) *C'è uno scrittore come Marcel Proust, considerato mondano, frivolo, che non si è mai impegnato in nulla, a parte firmare per Dreyfus; ma se oggi vuoi sapere che cos'era la [[Francia]] dell'Ottocento devi leggere la ''Recherche''. ([[Cees Nooteboom]]) *Conosci Marcel Proust? Scrittore francese, perdente assoluto: mai fatto un lavoro vero, amori non corrisposti, gay; passa vent'anni a scrivere un libro che quasi nessuno legge, ma è forse il più grande scrittore dopo [[William Shakespeare|Shakespeare]]. Comunque, arrivato alla fine della sua vita, si guarda indietro e conclude che tutti gli anni in cui ha sofferto erano gli anni migliori della sua vita, perché lo hanno reso ciò che era. Gli anni in cui è stato felice, tutti sprecati: non gli hanno insegnato niente. (''[[Little Miss Sunshine]]'') *Da tre giorni sto leggendo Proust (e comincio a notare che il contagio dell'eccesso di particolari si sta infiltrando in questo diario). Quando descrive come egli sia stato affascinato dal nome ''Guermantes'', penso a come sono stato affascinato io dal nome ''Turkestan''. ([[Robert Byron]]) *Egli è passato in mezzo a noi come una meteora lasciandoci, nello spazio di pochi anni, l'opera più meravigliosa e una fra le più complete della nostra letteratura. ([[René Boylesve]]) *Il giovane Proust fu felice, o almeno lo disse, lo raccontò e lo immaginò con sé stesso. Era felice perché un raggio di sole splendeva, perché odorava il profumo di un fiore, perché amava un ragazzo o una ragazza, perché voleva bene a sua madre, perché leggeva un bel libro, perché scopriva le grandi leggi dell'esistenza, e sopratutto perché «le cose sono così belle nell'essere quello che sono e l'esistenza è una bellezza così calma diffusa intorno a loro». ([[Pietro Citati]]) *Il suo modo di scrivere si collega senza dubbio alla nostra migliore tradizione. Qualcuno fa notare che le sue opere non sono di lettura molto facile. Ma io non mi stancherò mai di affermare che dobbiamo accogliere con entusiasmo gli autori difficili del nostro tempo. Se qualcuno li leggerà, non sarà solamente per la loro piacevolezza. Essi ci riportano a [[Montaigne]], a [[Descartes]], a [[Bossuet]] e ad altri che vale forse ancora la pena di leggere. ([[Paul Valéry]]) *L'opera di Proust è ricca di analisi che tentano di descrivere stati d'animo non orientati; il bene vi appare solo in rari momenti per l'effetto o del ricordo o della bellezza in cui l'eternità si lascia presagire attraverso il tempo. ([[Simone Weil]]) *L'universo proustiano si ingrandisce circolarmente, da tutte le parti contemporaneamente, si approfondisce, raggiunge i quattro angoli dell'orizzonte attorno ad un narratore rimasto immobile e come impotente a dirigere ed arginare una tale alluvione di ricordi. ([[Georges Piroué]]) *L'uno e l'altro {{NDR|Proust e [[Albert Einstein|Einstein]]}} hanno il senso, l'intuizione, la comprensione delle grandi leggi naturali... Il mondo proustiano, in cui il tempo ha una importanza tanto grande, è un mondo a quattro dimensioni come il mondo einsteiniano della relatività ristretta. Proust come Einstein, nella sua descrizione del mondo ha tenuto conto di "decimali" finora ignorati. ([[Camille Vettard]]) *La fama di Proust conobbe, dopo il primo periodo di stupita esaltazione, una certa eclisse. Ma egli resta il massimo scrittore francese del nostro secolo. ([[Mario Bonfantini]]) *La Memoria involontaria, secondo l'Autore, a differenza di quella volontaria, è lo unico strumento atto a farci conoscere la verità dell'Essere, a darcene la palpitante autenticità; essa presuppone, naturalmente, il suo opposto: l'Oblio, il quale ci ha sottratto il ricordo e lo ha nascosto in un luogo inviolato, nell'inconscio, ov'esso conserva la propria integrità e freschezza; tal genere di memoria, operante fuor del regno dell'intelletto, fuor della sfera della ragione, restituirà netto ed intatto il ricordo alla nostra coscienza, per l'effetto di un prodigio analogico. ([[Renato Mucci]]) *Marcel Proust è il solo essere che mi abbia fatto cambiare un verso, sopprimere una strofa; non gli davo ragione piena adempiendo al mio sacrificio, ché il poeta non vede così velocemente i suoi difetti, ma dare torto a Marcel, al divinatore, al rabdomante, non lo potevo fare! ([[Anna de Noailles]]) *Marcel Proust ha percorso contromano il '900, guardando nello specchietto retrovisore. È andato incontro all'800, lo ha rianimato nel pieno fervore modernista e futurista del suo tempo. Fuori infuriava il futuro, splendeva il Sol dell'Avvenire, si cantava la bellezza della macchina e della velocità. Ma dentro la sua stanza foderata di sughero non arrivavano gli spasmi della modernità, il viaggio si compiva nella mente innamorata, insieme a una straordinaria rivoluzione, in senso astronomico. ([[Marcello Veneziani]]) *Nella sua opera Proust si allontanava dalla vita per penetrarne l'essenza, si immergeva nel regno delle tenebre per scoprirvi la luce. ([[Francesco Mei (giornalista)|Francesco Mei]]) *Non ho mai letto Proust. Avrei sempre voluto. Infatti, spesso mi assale un grande desiderio di dire qualcosa come l'avrebbe detta Marcel Proust, ma non ho idea di cosa abbia detto, quindi lascio perdere. (''[[Una mamma per amica]]'') *Non so se nella sterminata letteratura critica su Proust esista un qualche studio che tocchi dei rapporti tra Proust e [[Agostino d'Ippona|Sant'Agostino]]. Per parte mia credo in un influsso sotterraneo ma profondo. [...] «Noli foras ire; in te redi, in interiore homine habitat veritas» («Non uscire da te; ritorna in te, nell'uomo interiore abita la verità»), scrive Agostino, e nello stesso episodio della ''madeleine'' il Narratore esorta se stesso a non cercare la verità nella «virtù del filtro», ma in se stesso. ([[Luciano De Maria]]) *Proust ci ha raccontato una formula di salvezza. Le intermittenze del cuore sono già un recupero di un tempo che ci appartiene. Dobbiamo resistere e vivere come se la macchina non esistesse. Che ci interessa il progresso in senso tecnico? ([[Francesco Grisi]]) *Proust è quello che mi viene, non quello che chiamo; non è un'«autorità»; semplicemente un «ricordo circolare». Ed è questo l'intertesto: l'impossibilità di vivere al di fuori del testo infinito – sia questo testo Proust, o il giornale quotidiano, o lo schermo televisivo: il libro fa il senso, il senso fa la vita. ([[Roland Barthes]]) *Proust ha cercato nell'arte la remissione per se stesso, e l'immensa opera è nata dal suo tormento e dal suo bisogno di redenzione. ([[Francesco Casnati]]) *Proust: il lungo poema del mana primitivo, dell'energia vitale elevata a potere magico. Poema di maree: persone, luoghi, parole, melodie, prima colmi e poi svuotati di quel potere. Sotto l'onda splendente e terribile del mana le rocce parlano, la sabbia si fa oro, tutto si muove, si risponde, tramuta, avvolge l'uomo e lo domina, con diritto di vita o di morte. In secca, tutto ritorna fossile, desertico, si immobilizza in un biancore di scheletro. La meravigliosa cerimonia di Proust è l'evocazione e la risurrezione del mana ottenuta dallo stregone con l'aiuto di oggetti sacri: i biancospini, la ''bille d'agathe'', la ''petite phrase de Vinteuil''. Così nei rituali polinesiani il frammento d'osso, l'impronta del piede umano nell'argilla. ([[Cristina Campo]]) *Proust, facendoci conoscere la sua esperienza della vita erotica, ci ha offerto un aspetto intellegibile di un tale avvincente gioco di opposizioni. [...] Sembra che si possa cogliere il male, ma solo nella misura in cui il bene può esserne la chiave. Se l'intensità luminosa del Bene non concedesse la sua tenebra alla notte del Male, il male non avrebbe più la sua attrattiva. È una verità difficile: colui che la intende sente rivoltarsi qualcosa in sé. ([[Georges Bataille]]) *Proust, più che umido, è viscoso. ([[Gesualdo Bufalino]]) *{{NDR|L'«indifferenza» naturale per il lettore}} Questa finisce, mi sembra, col Direttorio, ne resta un poco nella lingua di [[Madame de Staël|M.me de Staël]], di [[Benjamin Constant|Constant]], di [[Chateaubriand|Chateaubriand]]; sopravvive, ma così diversa, in [[Stendhal]] – e poi non ne vedremo più traccia fino a Proust: che però è un miracolo archeologico, una resurrezione dei morti; la sua lingua è la teca di cristallo che chiude il re già morto da più di un secolo, nei suoi abiti cerimoniali più delicati... ([[Cristina Campo]]) *Sì, Swann prova a dimenticarsi del proprio giudaismo ogni tanto, così come Saint-Luop fa di tutto affinché gli altri si scordino che lui è, anzitutto, un Guermantes. Ma evidentemente l'ebraismo così come la discendenza aristocratica hanno una forza tale da sovrastare il singolo individuo. Swann e Saint-Loup nulla possono contro la schiavitù dei cromosomi. Ecco perché il viso di Swann, alla fine della sua vita, diventa tragico e affilato come quello di Shylock, così come il fondoschiena di Saint-Loup si allarga fino quasi a sovrapporsi a quello non meno illustre di suo zio Charlus. ([[Alessandro Piperno]]) *{{NDR|«Quali sono gli scrittori a cui ti ispiri? Quali tra gli scrittori contemporanei a cui ti senti vicino?»}} Tra tutti, sicuramente, Marcel Proust, anche per la portata epistemologica della sua opera, che per me è fondamentale. Uno scrittore la cui opera non sia anche importante dal punto di vista della percezione della realtà, e dunque non studi anche la scienza, è solo un narratore, quindi poca cosa. [...] Tuttavia non ho mai aderito completamente a nessuno scrittore, se così fosse stato non avrei mai scritto. A parte Proust, per le estreme conseguenze a cui porta la Recherche ne Il tempo ritrovato. Ogni aspirante scrittore dovrebbe leggere la Recherche almeno cinque volte, e comprenderla, altrimenti è un analfabeta. ([[Massimiliano Parente]]) ===[[Georges Cattaui]]=== *In lui la trasparenza del linguaggio è quasi perfetta. La parola non è lontana dal pensiero. *Per Proust il dovere e il compito di uno scrittore sono quelli di un traduttore che decifra un argomento ancora oscuro, ancora estraneo, e ne offre la traduzione. Si potrebbe dire che la sua opera è una ''ricognizione'' nei diversi significati che può assumere questa parola: ''esplorazione'' in terra sconosciuta; ''gratitudine''; ''reminiscenza'', ''rinvenimento''; ''identificazione'' dal presente al passato... *Più di una volta, egli stesso si è paragonato a un musicista che apre il pianoforte per verificare se la frase si trova "allo stesso diapason del suo ricordo" o cerca d'inserirsi nel ritmo di una melodia "che si torna a suonare cento volte di seguito senza riuscire a meglio sondare il proprio segreto". Ecco la sua posizione davanti alle cose: "Come un organista davanti al suo strumento, egli cambia a volontà i registri per mezzo dei quali noi siamo di volta in volta trasportati ad altezze differenti...".<br/>Proust lo si vede, fa prova di una stupefacente potenza di combinazioni nella costruzione della sua intelaiatura o, se si vuole, della sua trama orchestrale. Solamente, come si è potuto notare (e si tratta di un'altra rassomiglianza con le cattedrali gotiche) in lui l'impalcatura fa parte del monumento. *Si sa che Proust provava un piacere estetico a sentire pronunciare le sillabe di certe parole, di certi vocaboli che popolavano per lui di meraviglioso l'universo, non solo fisico ma anche sociale, come se avessero una virtù evocatrice, un contenuto poetico, un fascino quasi magico associato al ricordo di un luogo o di un ambiente, risvegliante gli echi di un passato più o meno lontano, carico di un desiderio o di un mistero proprio. (È ciò che lui chiamava « il genio dei nomi »). ==Note== <references/> ==Bibliografia== *Marcel Proust, ''Alla ricerca del tempo perduto'', edizione integrale a cura di Paolo Pinto e Giuseppe Grasso condotta sul testo critico stabilito da Jean-Yves Tadié, Newton Compton, 1990²: **''Dalla parte di Swann'', traduzione di Paolo Pinto (''Un amore di Swann'', Eurialo De Michelis) **''All'ombra delle fanciulle in fiore'', traduzione di Maura Del Serra, **''I Guermantes'', traduzione di Maurizio Enoch, **''Sodoma e Gomorra'', traduzione di Giovanni Marchi, **''La prigioniera'', traduzione di Giovanna Parisse, **''Albertine scomparsa'', traduzione di Rita Stajano, **''Il Tempo ritrovato'', traduzione di Giuseppe Grasso. *Marcel Proust, (''Du côté de chez Swann'', 1913) **''La strada di Swann'', traduzione di Natalia Ginzburg, Einaudi, 1963. **''Dalla parte di Swann'', traduzione di Giovanni Raboni, Mondadori, 1965. **''Dalla parte di Swann'', traduzione di Bruno Schacherl, G. C. Sansoni Editore, Firenze, 1965. **''Dalla parte di Swann'', traduzione di Paolo Pinto e Eurialo De Michelis, Newton Compton, 1997². *Marcel Proust, (''À l'ombre des jeunes filles en fleurs'', 1919) **''All'ombra delle fanciulle in fiore'', traduzione di Franco Calamandrei e Nicoletta Neri, Mondadori, Milano, 1951. **''All'ombra delle fanciulle in fiore'', traduzione di Giovanni Raboni, Mondadori, 1995 *Marcel Proust, (''Le côté de Guermantes'', 1920-1921) **''I Guermantes'' traduzione di Mario Bonfantini, a cura di Mariolina Bongiovanni Bertini, Einaudi, Torino, 1985. **''La parte di Guermantes'', traduzione di Giovanni Raboni, Mondadori, 1995. *Marcel Proust, (''Sodome et Gomorrhe'', 1921-1922) **''Sodoma e Gomorra'', traduzione di Elena Giolitti, Mondadori, Milano, 1964. **''Sodoma e Gomorra'', traduzione di Giovanni Marchi, Newton Compton, 1997². *Marcel Proust, (''La prisonnière'', 1923) **''La prigioniera'', traduzione di Paolo Serini, Mondadori, Milano, 1970. *Marcel Proust (''La fugitive'' o ''Albertine disparue'', 1925) **''Albertine scomparsa'' traduzione di Franco Fortini, Mondadori, Milano, 1970. **''La fuggitiva'', a cura di Paolo Serini, traduzione di Franco Fortini, Einaudi NUE, 1975. *Marcel Proust, (''Le temps retrouvé'', 1927) **''Il tempo ritrovato'', traduzione di Giorgio Caproni, Mondadori, Milano, 1962. *Marcel Proust, ''Lettere ai miei personaggi'', a cura e con un saggio critico di Domenico Tarizzo, Rizzoli, Milano, 1966. *Marcel Proust, ''Poesie'', traduzione di [[Franco Fortini]], Einaudi, Torino. ISBN 88-06-11641-X. *Marcel Proust, ''Alla ricerca del tempo perduto. Dalla parte di Swann'', Mondadori, Milano, 2011. ==Altri progetti== {{interprogetto}} ===Opere=== {{Pedia|Dalla parte di Swann|''Dalla parte di Swann''|(1913)}} {{Pedia|All'ombra delle fanciulle in fiore|''All'ombra delle fanciulle in fiore''|(1919)}} {{Pedia|I Guermantes|''I Guermantes''|(1920-1921)}} {{Pedia|Sodoma e Gomorra|''Sodoma e Gomorra''|(1921-1922)}} {{Pedia|La prigioniera|''La prigioniera''|(1923)}} {{Pedia|La fuggitiva (romanzo)|''La fuggitiva'' o ''Albertine scomparsa''|(1925)}} {{Pedia|Il tempo ritrovato|''Il tempo ritrovato''|(1927)}} {{vetrina|3|aprile|2006|scrittori|critici letterari}} {{DEFAULTSORT:Proust, Marcel}} [[Categoria:Scrittori francesi]] [[Categoria:Saggisti francesi]] [[Categoria:Critici letterari francesi]] tvulyhzn49yujebzjugasqbzeo4ojrq Charles Dickens 0 1824 1219293 1216462 2022-07-27T16:40:43Z Udiki 86035 /* Bibliografia */ wikitext text/x-wiki [[File:Dickens Gurney head.jpg|thumb|Charles Dickens]] '''Charles Dickens''' (1812 – 1870), scrittore e giornalista britannico. ==Citazioni di Charles Dickens== *Bere gin è un grande vizio [[Inghilterra|inglese]], ma miseria e sporcizia sono peggiori.<ref group="fonte">Da ''Sketches by Boz'', cap. XII, ''Gin-shops''. Citato in Luca Ragagnin, Enrico Remmert, ''[https://books.google.it/books?id=ynPwDQAAQBAJ Elogio della sbronza consapevole]'', Marsilio, 2020. ISBN 978-88-317-3392-2.</ref> *In tale gruppo così numeroso e composto da elementi eterogenei, poteva apparire quasi assurdo cercare disciplina, ma la disciplina perfetta c'era, perché, qualunque fossero le sue caratteristiche, [[Carmine Crocco|Crocco]] è stato senza dubbio un capo.<ref group="fonte">Da ''All the year round'', vol. 15. {{c|traduzione?}}</ref> *La [[Napoli|città]] si sveglia di nuovo coi [[Pulcinella]], i borsaioli, i comici e i mendicanti; con gli stracci, le marionette, i fiori, la vivacità, la sporcizia e la universale degradazione; si risveglia sciorinando al sole il suo abito d'[[Arlecchino]], l'indomani e tutti gli altri giorni, cantando e digiunando, danzando e giocando sulla riva del mare.<ref group="fonte">Da una corrispondenza di viaggio inviata al ''Daily News''; citato in ''Le Guide Mondadori. Napoli e dintorni'', Mondadori, Milano, p. 35. ISBN 88-04-4244-34</ref> *Noi che pur siamo amanti e ricercatori del pittoresco, non dobbiamo fingere di ignorare la depravazione, la degradazione e la miseria a cui è irrimediabilmente legata l'allegra vita di [[Napoli]]!<ref group="fonte">Citato in Caterina Arcidiacono, ''Napoli, diagnosi di una città: i giovani e il lavoro'', Magma, 1999.</ref> *{{NDR|Da una lettera a Henry Fothergill Chorley che aveva detto male degli italiani nel suo romanzo ''Roccabella''}} Pensate, se voi e io fossimo [[italiani]], e fossimo cresciuti dall'infanzia ad ora minacciati continuamente da confessionali, prigioni e sgherri infernali, potremmo voi ed io essere migliori di loro? Saremmo noi così buoni? Io, se ben mi conosco, no.<ref group="fonte" name=ssf>Citato in Silvio Spaventa Filippi, ''[https://www.liberliber.eu/mediateca/libri/s/spaventa_filippi/carlo_dickens/pdf/spaventa_filippi_carlo_dickens.pdf Carlo Dickens]'', Bietti, Milano, 1941.</ref> *Un'infarinatura di tutto, e di nulla un'esatta conoscenza. :''A smattering of everything and a knowledge of nothing''.<ref group="fonte">Da ''Sketches by Boz'', ''Tales'', 3.</ref> ==''Barnaby Rudge''== ===[[Incipit]]=== Nell'anno 1775, c'era ai margini della foresta di Epping, a circa dodici miglia da Londra – a partire dal Ceppo in Cornhill, o piuttosto dal luogo nel quale o accanto al quale il Ceppo era in passato – un albergo chiamato la ''Cuccagna''; il che era mostrato a tutti quei viaggiatori che non sapessero né leggere né scrivere (e sessantasei anni fa molta gente, sia che viaggiasse, sia che non viaggiasse, si trovava in questa condizione) dall'emblema innalzato sul ciglio della strada di fronte alla casa, emblema che, se non di quelle ragguardevoli proporzioni che gli alberi della cuccagna solevano presentare nei tempi andati, era tuttavia un bel frassino giovane, alto trenta piedi e più dritto di saetta mai scoccata da arciere inglese. ===Citazioni=== *Ci sono delle corde, [...] nel [[cuore]] umano, che è meglio non toccare. (Mr Tappertit: cap. XXII) *Il [[lavoro]] [...] è l'anima degli affari e la chiave di volta della prosperità. (Mr Chester: cap. XXVII) ==''Cantico di Natale''== ===[[Incipit]]=== ====Maria Luisa Fehr==== Marley era morto, tanto per cominciare. Non c'era dubbio su ciò: il suo atto di morte era firmato dal pastore, dal coadiutore, dall'uomo delle pompe funebri e dal capo dei piagnoni. L'aveva firmato anche Scrooge, ed il nome di Scrooge alla Borsa degli scambi valeva per qualunque cosa a cui egli decidesse di metter mano. Il vecchio Marley era morto come un chiodo di un uscio.<br> {{NDR|Charles Dickens, ''Canto di Natale'', traduzione di Maria Luisa Fehr, RCS Libri, 1997}} ====Alessandra Osti==== Marley era morto, tanto per cominciare. Non c'era alcun dubbio. Il registro della sua sepoltura era stato firmato dal pastore, dal chierico, dall'impresario delle pompe funebri e dal responsabile della cerimonia funebre. L'aveva firmato anche Scrooge. E il nome di Scrooge alla Borsa era valido per qualsiasi cosa su cui lui decidesse di mettere mano. Il vecchio Marley era morto come il chiodo di una porta.<br> {{NDR|Charles Dickens, ''Canto di Natale'', traduzione di Alessandra Osti, La Repubblica-L'Espresso, 2012. ISBN 9788888240206}} ====[[Federigo Verdinois]]==== Marley, prima di tutto, era morto. Niente dubbio su questo. Il registro mortuario portava le firme del prete, del chierico, dell'appaltatore delle pompe funebri e della persona che aveva guidato il mortoro. Scrooge vi aveva apposto la sua: e il nome di Scrooge, su qualunque fogliaccio fosse scritto, valeva tant'oro. Il vecchio Marley era proprio morto per quanto è morto, come diciamo noi, un chiodo di porta.<br> {{NDR|Charles Dickens, ''[[s:Cantico di Natale/Strofa Prima|Cantico di Natale]]'', traduzione di Federigo Verdinois, Hoepli, 1888}} ===Citazioni=== *Se potessi fare a modo mio, ogni idiota che se ne va attorno con cotesto "allegro [[Natale]]" in bocca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. Sì, proprio! ([[s:Cantico di Natale/Strofa Prima|prima strofa]]) *– Chi siete e che cosa siete? – domandò Scrooge.<br />– Sono lo Spirito di Natale passato.<ref>Citato in ''[[V per Vendetta]]''.</ref> ([[s:Cantico di Natale/Strofa Seconda|seconda strofa]]) *È un bel compenso, ed è anche giusto e consolante nell'ordine delle cose umane, che se il dolore e il malanno si attaccano, non ci sia al mondo cosa più contagiosa del buonumore e del riso. ([[s:Cantico di Natale/Strofa Terza|terza strofa]]) *Le azioni umane adombrano sempre un certo [[scopo|fine]], che può diventare inevitabile, se in quelle ci si ostina. Ma se vengono a mutare, muterà anche il fine. ([[s:Cantico di Natale/Strofa Quarta|quarta strofa]]) *Risero alcuni di quel mutamento, ma egli li lasciava ridere e non vi badava; perché sapeva bene che molte cose buone, su questo mondo, cominciano sempre col muovere il [[risata|riso]] in certa gente. ([[s:Cantico di Natale/Strofa Quinta|quinta strofa]]) ==''Casa desolata''== ===[[Incipit]]=== ====Originale==== ''London. Michaelmas Term lately over, and the Lord Chancellor sitting in Lincoln's Inn Hall.'' {{NDR|Charles Dickens, ''[https://books.google.it/books?id&#61;KlsJAAAAQAAJ Bleak House]'', Bradbury and Evans, London, 1853.}} ====Angela Negro==== Londra. Sessione autunnale da poco conclusa e il Lord Cancelliere tiene udienza a Lincoln's Inn Hall. ===Citazioni=== *Nebbia ovunque. Nebbia su per il fiume, che fluisce tra isolette e prati verdi; nebbia giù per il fiume che scorre insudiciato tra le file di navi e le sozzure che giungono alla riva di una grande (e sporca) città. (cap. I, 2014) *[...] un mondo avvolto nella bambagia e nella lana fina non può sentire lo strepito di mondi più vasti, e non può vederli girare intorno al sole. È un mondo smorzato e talvolta il suo sviluppo, per mancanza d'aria, non è molto sano. (cap. II, 2014) *Una [[parola]] detta col cuore vale quanto un discorso. (John Jarndyce: cap. VI, 2014) *[...] Mr Jarndyce [...] aveva osservato che c'erano due classi di persone [[Carità|caritatevoli]]: chi faceva poco ma suscitava un grande scalpore e chi faceva molto ma non provocava nessuno scalpore. (cap. VI, 2014) *Infatti, per quanto il diavolo possa essere cattivo vestito di fustagno o in camiciotto (e può essere cattivo in ambedue), è più fine, più scaltro e più intollerabile, quando infila una spilla sulla camicia, si dice gentiluomo, contrassegna una carta o un colore, gioca una partita a bigliardo e si intende un po' di cambiali e pagherò. (cap. XXVI, 2014) *[...] la regola fondamentale {{NDR|di Mr Bagnet}} è non fare mai nulla al buio, non partecipare a nulla di segreto o misterioso e non posare mai il piede dove non si vede la terra. (cap. XXVII, 2014) *È mia moglie che dà consigli. È lei che è capace. Ma io non lo dico mai davanti a lei. Si deve mantenere la disciplina. (Mr Bagnet: cap. XXVII, 2014) *È una malinconica verità che anche i grandi hanno dei parenti poveri. (cap. XXVIII, 2014) *L'unico grande principio della legge [[Inghilterra|inglese]] è di fare affari. Nessun principio, con tutti gli angusti rigiri, viene mantenuto con più distinzione, sicurezza e logicità. (cap. XXXIX, 2014) *Ma l'[[ingiustizia]] genera ingiustizia: la lotta contro le ombre e la disfatta riportata necessitano di qualcuno contro cui combattere. (cap. XXXIX, 2014) *— E di nuovo — ripeté la signorina, catalettica di [[ostinazione]] — e poi ancora. Ancora. E molte altre volte. Infatti, sempre. (cap. XLI; 1930, p. 39) *{{NDR|A proposito di Jo}} È morto, vostra Maestà. È morto, signori principi, duchi e marchesi. Morto, onorevoli reverendi e disonorevoli reverendi d'ogni ordine. Morto, uomini e donne, nati con celeste pietà nel cuore. E ne muoiono cosi intorno a noi ogni giorno. (cap. XLVII; 1930, p. 110) *Quando la [[luna]] risplende fulgidissima, sembra che da essa si riversi un senso di solitudine e di calma che ha anche un influsso sui luoghi affollati pieni di vita. (cap. XLVIII; 1930, p. 125) *{{NDR|Rivolgendosi a Mademoiselle Hortense}} [[Donna|Voi del sesso gentile]] avete reciprocamente tanta animosità quando non andate d'accordo. (Signor Bucket: cap. LIV; 1930, p. 218) *Ora, signorina Summerson, vi darò un consiglio che, quando sarete sposata e avrete intorno una famiglia, vostro marito troverà molto utile. Quando qualcuno vi dice che è indifferente come più non potrebbe essere in tutto ciò che riguarda il [[denaro]], tenete bene d'occhio il vostro, perché è certissimo che, quando può, se lo aggranfierà. Quando una persona vi proclama: «Nelle faccende mondane io sono un bambino», considerate solo che essa grida che non vuol essere tenuta responsabile, e che voi sapete così il numero, di quella persona, il numero uno fra gli interessati. Ora io non sono di tendenze poetiche, tranne vocalmente, quando mi trovo in compagnia, ma son pratico, e questo me l'ha insegnato l'esperienza. Questa è la regola. Facilone in una cosa, facilone in tutto. Non so che questa regola sia mai fallita. E neppur voi la vedrete fallire. Né altri. (Signor Bucket: cap. LVII; 1930, pp. 256-257) *[...] tutte le partenze e le [[Separazione|separazioni]] rappresentano in qualche modo la grande separazione finale [...]. (cap. LVIII; 1930, p. 272) *Il [[Alba|giorno appare]] come un fantasma. Freddo, scolorato e vago, manda foriera una striscia di tinta funerea, come se proclamasse : «Chi è là, guardate che vi porto! Chi glielo dirà?». (cap. LVIII; 1930, p. 284) ===Citazioni su ''Casa desolata''=== *Quando si pubblica ''Bleak House'' è come l'impeto d'una furia demolitrice che s'abbatte sulle istituzioni giudiziarie inglesi. Par che il Dickens non sorrida più col sorriso paziente e tollerante che gli veniva dal suo istinto di carità cristiana, ma con quello corrosivo del canonico Swift, che non ne aveva, con quello smisurato e violento del curato di Meudon, che era pagano con gioia. Le parrucche della Corte di Cancelleria, che avevano resa ridicola la giustizia inglese e che videro di punto in bianco scoperte le loro soperchierie innanzi al mondo che rideva con dileggio, ebbero un bel da fare per salvarsi da quell'assalto, e si salvarono a patto di rinnegarsi e di ritornar sul campo della logica, abbandonato per insensibili e continue deviazioni e aberrazioni. ([[Silvio Spaventa Filippi]]) ==''David Copperfield''== ===[[Incipit]]=== ====Originale==== ''Whether I shall turn out to be the hero of my own life, or whether that station will be held by anybody else, these pages must show. To begin my life with the beginning of my life, I record that I was born (as I have been informed and believe) on a Friday, at twelve o'clock at night. It was remarked that the clock began to strike, and I began to cry, simultaneously.'' {{NDR|Charles Dickens, ''[[s:en:Personal History of David Copperfield (1850)|The personal history of David Copperfield]]'', Bradbury and Evans, London, 1850.}} ====Cesare Pavese==== Se mi accadrà di essere io stesso l'eroe della mia vita o se questa parte verrà sostenuta da qualche altro, lo diranno queste pagine. Per iniziare la mia vita proprio dal principio, ricorderò che nacqui (così mi hanno informato e così credo) un venerdì, a mezzanotte. Si notò che il pendolo prese a battere e io a strillare, simultaneamente. {{NDR|Charles Dickens, ''[https://books.google.it/books?id{{=}}bADaBAAAQBAJ David Copperfield]'', traduzione e prefazione di [[Cesare Pavese]], Einaudi, 2014. ISBN 9788858415375.}} ====Oriana Previtali==== Se io stesso risulterò l'eroe della mia vita, o se questa posizione sarà occupata da qualcun altro, è cosa che sarà decisa da queste pagine. Intanto, per cominciare la storia della mia vita col principio di essa, registro il fatto di essere nato (a quanto mi si dice e credo) di venerdì a mezzanotte. Fu osservato che l'orologio cominciò a rintoccare e io a vagire, simultaneamente. ====[[Silvio Spaventa Filippi]]==== Si vedrà da queste pagine se sarò io o un altro l'eroe della mia vita. Per principiarla dal principio, debbo ricordare che nacqui (come mi fu detto e credo) di venerdì, a mezzanotte in punto. Fu rilevato che nell'istante che l'orologio cominciava a battere le ore io cominciai a vagire. ===Citazioni=== *[...] credo che la facoltà d'[[osservazione]] sia in molti bambini, per esattezza ed acume, addirittura prodigiosa. Di parecchi adulti, anzi, notevoli per questo rispetto, credo si possa dire, con maggior proprietà, non che abbiano acquistato, ma che non abbiano mai perduto quella facoltà; tanto più che simili uomini, come m'è dato spesso d'osservare, conservano certa freschezza, certa gentilezza e certa capacità di simpatia, che son certo qualità infantili rimaste in essi intatte fino all'età matura. (David Copperfield: cap. II, 1929) *– Tu sei troppo giovane per saper come il mondo muti ogni giorno – disse la signora Creakle – e come la gente se ne vada. Ma dobbiamo tutti apprenderlo, Davide: alcuni quando si è giovani, altri quando si è vecchi, e altri a tutte le età. (cap. IX, 1929) *Ma le [[Moda|mode]] sono come gli esseri umani. Vengono, nessuno sa quando, perché, o come. Io credo che sotto questo aspetto tutto sia come la vita. (Mr Omer: cap. IX, 1929) *[...] un cuore affettuoso è migliore e più forte della saggezza [...]. (cap. IX, 2007) *La [[procrastinazione]] è un furto fatto alla vita. (Mr Micawber: cap. XII, 1929) *[...] se un uomo ha venti sterline di [[reddito]] l'anno e spende diciannove sterline, diciannove scellini e mezzo, quell'uomo è felice; ma, se ne spende ventuno, sarà infelice. (Mr Micawber: cap. XII, 2007) **[...] chi ha venti sterline all'anno di rendita, e spende diciannove sterline, diciannove scellini e sei pence, è felice; ma che, invece, è da compiangere, se ne spende ventuna. (1929) *– Non commettere mai bassezze – disse mia zia; – non mentire mai; non esser mai crudele. Sfuggi questi tre vizi, Trot, e tu mi darai sempre delle buone speranze. (cap. XV, 1929) *Vivere è imparare. Avevo i miei dubbi, confesso, ma ora sono risolti. Non lo sapevo, e ora lo so: ecco l'utilità del [[domanda]]re... no? (Steerforth: cap. XX, 1929) *Vero – disse Barkis, agitando il berretto da notte, che era il solo mezzo di dar forza alla frase – come le tasse. Nulla di più vero. (cap. XXI, 1929) *È inutile, Trot, ricordare il [[passato]], se non ha qualche effetto sul presente. (Betsey Trotwood: cap. XXIII, 1929) *Era bello la [[mattina]], specialmente nelle belle mattine. Con la luce del giorno la vita mi pareva libera e fresca; con quella del sole anche più fresca e libera. (David Copperfield: cap. XXIV, 1929) *{{NDR|Parlando di Traddles}} È veramente un bravo giovane. Non ha altri nemici che se stesso. (Mr Waterbrook: cap. XXV, 1929) *Vi sono alcune menti volgari (non molte, voglio credere, ma ve ne sono) che preferirebbero di fare ciò che io direi prosternarsi innanzi a degli idoli. Positivamente idoli. Innanzi ai meriti, alla intelligenza, e così via. Ma queste sono idee astratte. Il [[Sangue]] invece, no. Noi vediamo il Sangue in un naso, e lo riconosciamo. Lo incontriamo in un mento, e diciamo: «Eccolo, questo è il Sangue». È positivo, è materia di fatto. Si tocca col dito. Non c'è dubbio di sorta. (cap. XXV, 1929) *[...] gli [[Incidente|incidenti]] avvengono anche nelle famiglie meglio organizzate [...]. (Mr Micawbercap: cap. XXVIII, 2007) *– È triste – egli disse, quando ebbe finito – ma il sole tramonta ogni giorno, e la gente muore ogni minuto, e non dobbiamo aver paura d'una sorte comune a tutti. Se noi trascurassimo di seguir la nostra sorte particolare, perché quel piede che batte egualmente alle porte di tutti gli uomini è stato sentito battere in qualche parte, ogni oggetto a questo mondo ci si dileguerebbe in mano. No! Avanti! Col cavallo ferrato a ghiaccio, se è necessario, col cavallo senza ferri, se occorre, ma avanti! Scavalchiamo tutti gli [[Ostacolo|ostacoli]] per vincere il palio. (Steerforth: cap. XXVIII, 1929) *Cercate di non scambiare i difetti corporali con quelli mentali, mio buon amico, se non avete delle solide ragioni per farlo. (Mowcher: cap. XXXII, 1929) *Noi abbiamo la [[Déjà vu|sensazione]], a volte, che ciò che diciamo e facciamo sia stato già detto e fatto prima, in un tempo remoto – di essere stati circondati, in oscuri secoli lontani, dagli stessi visi, dagli oggetti, dagli stessi avvenimenti – di saper già prima ciò che ci sarà detto dopo, come se immediatamente la ricordassimo. (David Copperfield: cap. XXXIX, 1929) *[...] i termini convenzionali sono una specie di razzi, i quali, facilmente accesi, assumono alla fine una gran varietà di forme e di colori che non s'immaginavano al primo scoppio. (David Copperfield: cap. XLI, 1929) *– L'[[Affetto|affezione]] – disse la signorina Lavinia, dando un'occhiata alla sorella, quasi per chiedere la sua approvazione, e ottenendola in forma d'un piccolo cenno del capo a ogni frase – l'affezione solida, l'omaggio, la devozione, non si esprimono facilmente. La loro voce è fioca. Modesto e riservato, l'amore si nasconde, e attende pazientemente. È come il frutto che aspetta di maturare. A volte tutta una vita si dilegua, e rimane ancora a maturare nell'ombra. (cap. XLI, 1929) *Io non ho mai creduto possibile che un'abilità naturale o acquisita raggiunga il suo fine senza un [[lavoro]] costante, fermo, tenace. Non si può trionfare al mondo senza il lavoro. L'ingegno svegliato e qualche occasione fortunata possono formare i due lati della scala sulla quale alcuni salgono, ma i pioli della scala debbono esser fatti di materia resistente, e nulla potrebbe sostituire una completa, ardente, sincera volontà di riuscire. Non mai metter mano a nulla che non mi potesse occupare completamente, e non mai affettare di deprezzare il mio lavoro, quale che si fosse, per me sono state sempre norme di aurea saggezza. (David Copperfield: cap. XLII, 1929) *[...] vi è una sottigliezza di percezione nel vero affetto, che si lascia indietro, anche quando si tratti dell'affetto di qualche povero [[animale]] per l'uomo, perfino l'intelligenza più alta. (David Copperfield: cap. XLII, 1929) *Non v'è peggiore disparità, nel [[matrimonio]], del disaccordo in fatto di carattere e di idee. (Mrs Markleham: cap. XLV, 1929) *Ho sempre osservato che chi ha qualche buona ragione per credere in se stesso, non si loda mai innanzi agli altri per farsi stimare. (David Copperfield: cap. XLVIII, 1929) *{{NDR|A proposito di Daniel Peggotty}} Egli era stato sempre un uomo attivo, e sapeva che chi aveva bisogno d'[[aiuto]], doveva risolutamente far la propria parte e aiutarsi da sé. (cap. L, 1929) *[...] in questa vita si deve accettare il grasso e il magro. (Mr Omer: cap. LI, 1929) *Ahimè – disse Omer – quando si arriva a un'età in cui i due capi della vita s'incontrano; quando uno si trova, anche in buona salute, ad esser scarrozzato la seconda volta in una specie di carrettino, deve essergli dolce far del bene, se può. Ha bisogno di farne molto. E non parlo di me in particolare – disse Omer – perché, signore, il modo con cui considero le cose si è che noi precipitiamo sempre per i fianchi della collina, a qualunque età, ché il tempo non sta fermo un istante. Così cerchiamo di far sempre il bene, e d'esser felici. Proprio! (Mr Omer: cap. LI, 1929) *Noi parliamo della tirannia delle [[parole]], ma anche noi siamo lieti di tirannizzarle; a noi piace di averne una ricca provvista che ci accompagni nelle grandi occasioni; ci pare che ci conferiscano importanza e suonino bene. E così, come non siamo molto difficili sulla qualità dei nostri valletti nelle grandi occasioni, purché portino bene la livrea e facciano numero, non diamo una grande importanza al significato o all'utilità delle parole che usiamo, purché sfilino in pompa magna. E così, come un individuo si caccia in un vespaio quando fa troppo sfoggio di servi in livrea, e così come gli schiavi quando sono troppo numerosi si ribellano contro i loro padroni, io potrei citare una nazione che s'è creata delle grandi difficoltà e se ne creerà altre maggiori col mantenere un corteggio troppo grande di parole. (David Copperfield: cap. LII, 1929) *[...] l'avidità e la scaltrezza non sanno mai fermarsi a tempo nel loro stesso interesse. (David Copperfield: cap. LII, 1929) *[...] son le [[Inezia|inezie]] che fanno la somma della vita. (David Copperfield: cap. LIII, 1929) *Avevo compreso che le cose che non accadono hanno spesso su di noi, come quelle che accadono, degli effetti reali. (David Copperfield: cap. LVIII, 1929) *{{NDR|Parlando del signore e della signorina Murdstone}} – Mia moglie arriva perfino a dire – continuò il più mite degli uomini, imbaldanzito dalla mia approvazione – che ciò che simili tipi chiamano falsamente la loro religione, non sia che un pretesto per lo sfogo dei loro cattivi istinti e della loro arroganza. (Mr Chilip: cap. LIX, 1929) ===Citazioni su ''David Copperfield''=== *''David Copperfield'' è senza dubbio il romanzo di Dickens dov'è più estrosa la caratterizzazione e dov'è più gustosa la futilità dell'intreccio. Un mondo vastissimo ci viene qui evocato: borghesi, marinai, casalinghe, truffatori, semplici ragazze, avvocati, bottegai, fantesche, spostati, in un viluppo di quotidiane avventure che non escludono né l'eroismo né la morte, eppure tutti quanti stanno al reale nella proporzione di figurine vedute allo stereoscopio. ([[Cesare Pavese]]) *Il ''David Copperfield'' prova come la storia sia un materiale amorfo e il genio tutto, che la ravviva secondo il suo calore e la colora secondo la sua luce. In quel romanzo che, in un certo grado, rappresenta la massima espressione della letteratura vittoriana, meno l'ultima parte, melodrammatica, e perciò ostica al palato di lettori non volgari, si ritrae con finezza precisa l'impercettibile della sensazione, si pondera l'imponderabile del pensiero in uno sdoppiamento istantaneo, si misura l'immensurabile della coscienza umana nell'inestricabile viluppo dell'errore. E non perché il soggetto sia Carlo Dickens, con addosso, per comodità della finzione, le spoglie di ''David Copperfield'', ma perché l'autore è quel medesimo scrittore che trascura la verità contingente e fissa i mille volti dell'eterna, ritraendone la linea essenziale, indistruttibile e immutabile. Egli era falso contro la testimonianza oculare, secondo i dati del piccolo documento quotidiano, ma irrefutabile nel quadro d'insieme dipinto con un sentimento che investiga con sicurezza ogni profondità e trae a sommo, come in una goccia d'essenza ultima, la qualità custodita dall'anima e non ancora espressa. ([[Silvio Spaventa Filippi]]) ==''Dombey e Figlio''== ===[[Incipit]]=== ====Originale==== ''Dombey sat in the corner of the darkened room in the great arm-chair by the bedside, and Son lay tucked up warm in a little basket bedstead, carefully disposed on a low settee immediately in front of the fire and close to it, as if his constitution were analogous to that of a muffin, and it was essential to toast him brown while he was very new.'' {{NDR|Charles Dickens, ''[[s:en:Dombey and Son (1848)|Dombey and Son]]'', Bradbury & Evans, London, 1848.}} ====Gioia Angiolillo Zannino==== Dombey era seduto nell'angolo della camera in penombra, sulla grande poltrona accanto al letto, e il Figlio era avvolto al calduccio in una cesta posata con cura su un basso divano proprio davanti al fuoco e molto vicino ad esso come se, simile a un ''muffin'' per costituzione, appena fatto andasse abbrustolito. ===Citazioni=== *Che virtù piacevole dev'essere l'indulgenza quando abbiamo ragione, se è così piacevole anche quando abbiamo torto e non siamo assoluta­mente in grado di dimostrare in che modo siamo riusciti a farci conferire il privilegio di esercitarla. (cap.V) *Le sorprese, come le disgrazie, di rado vengono da sole.<ref>Cfr. ''infra'', ''[[Charles Dickens#Oliver Twist|Oliver Twist]]'', cap. XLI.</ref> (cap. VI) *[...] [[malinconia]] – il più a buon mercato e accessibile dei lussi [...]. (cap. VIII) *È proprio quando le nostre [[speranze]] in boccio sono irrimediabilmente danneggiate da qualche vento violento, che siamo più inclini a rappresentarci i fiori che avrebbero potuto produrre, se fossero sbocciate [...]. (cap. X) *Alle [[idee]], come ai fantasmi (secondo quanto comunemente si crede dei fan­tasmi) bisogna parlare un poco perché si spieghino, e Toots aveva smesso da un pezzo di porre qualsiasi domanda alla propria mente. (cap. XII) *«Walter, ragazzo mio,» rispose il capitano «nei Proverbi di Salo­mone<ref>Questa citazione, l'unica di cui il capitano dia la fonte, è in realtà assolutamente falsa, perché un proverbio del genere non esiste tra quelli di Salomone né tra gli altri biblici [N.d.T.].</ref> troverai queste parole: "Possiamo non trovarci mai senza un [[amico]] nella necessità, e senza una bottiglia da offrirgli!". Quando le trovi, prendine nota.»<ref>Il testo: «When found, make a note of», poi divenuto motto della rivista ''Notes and Queries'', cfr. [[Giuseppe Fumagalli]], ''Chi l'ha detto?'', Hoepli, Milano, 1921, p. [[s:Pagina:Chi l'ha detto.djvu/552|520]].</ref> (cap. XV) *Che vecchia, vecchia usanza! Quella che viene di moda con i nostri primi vestiti, e durerà immutata finché la nostra razza avrà compiuto il suo cammino, e l'immenso firmamento si ritrarrà come una pergamena che si arrotola.<ref>[[Apocalisse di Giovanni|Apo]]. 6,14 [N.d.T.].</ref> Che vecchia, vecchia usanza... la [[Morte]]!<ref>Cfr. [[Giacomo Leopardi]], ''[[Operette morali]]'': «Primieramente io {{NDR|Moda}} che annullo o stravolgo per lo continuo tutte le altre usanze, non ho mai lasciato smettere in nessun luogo la pratica di morire, e per questo vedi che ella dura universalmente insino a oggi dal principio del mondo.»</ref><br>Oh, ringraziate Iddio, voi tutti che siete testimoni, dell'altra usanza, ancora più vecchia, l'immortalità. E voi, angioletti che foste dei bambini, abbassate su di noi sguardi non del tutto estraniati, quando il rapido fiume ci trascinerà verso l'oceano! (cap. XVI) *Ma per sua natura, nessun affetto puro può divampare a lungo in modo così violento e spietato. La fiamma che nei suoi elementi più vili puzza di terra, può consumare il cuore che le dà asilo; ma il sacro fuoco del cielo è dolce all'anima come quello che si posò sulla testa dei Dodici raccolti, mostrando a ognuno il proprio fratello, illuminato e illeso. (cap. XVIII) *Tira su come si deve un albero di [[fico]], e quando sarai vecchio ti siederai alla sua ombra.<ref>Probabile sintesi di alcuni tra i numerosi versetti biblici in cui è citato il fico [N.d.T.].</ref> (Capitano Cuttle: cap. XIX) *«Dombey,» disse il maggiore battendogli un colpetto sul braccio con il bastone da passeggio «non sia così pensieroso. È una cattiva abitudine. Il vecchio Joe, sissignore, non sarebbe saldo come lei lo vede, se l'avesse coltivata. Lei è troppo un grand'uomo, Dombey, per starsene così pensieroso. Nella sua posizione, sissignore, lei è molto al di sopra di questo genere di cose.» (cap. XX) *[...] nessun [[orfano]] al mondo può essere derelitto quanto quello che è escluso dall'affetto di un genitore vivo. (Signora dai capelli grigi: cap. XXIV) *«Sono sicuro,» disse poi passandosi di nuovo la mano sulla fronte e picchiettando il tavolo «ho buone ragioni di credere che il trantran quotidiano, sempre identico, farebbe accettare alla gente qualsiasi cosa. Non si vede niente, non si sente niente, non si sa niente, questo è il fatto. Andiamo avanti prendendo tutto per scon­tato, e così proseguiamo finché qualsiasi cosa facciamo, buona, cat­tiva o indifferente, la facciamo per [[abitudine]]. L'abitudine è l'unica cosa a cui potrò appellarmi, quando sul letto di morte sarò chia­mato a giustificarmi davanti alla mia coscienza. "L'abitudine" dirò. "Per abitudine sono stato muto, sordo, cieco e paralitico davanti a un milione di cose." "Molto pratico, certo, signor comesichiama" dirà la coscienza "ma qui non va!"» (cap. XXXIII) *Quella madre miserabile e la sua miserabile figlia non erano forse solo la rappresentazione nel suo livello più abietto di certi vizi sociali talvolta predominanti nelle classi più alte? Nella sfera del mondo composto di circoli concentrici, non è forse vero che pas­siamo dal più alto al più basso solo per scoprire che i due estremi si toccano e che alla fine del nostro viaggio torniamo al punto di partenza? Con una grande differenza quanto a materia prima e a tessitura, il modello della trama non si trovava in ambienti ben più elevati? (cap. XXXIV) *«Polly, vecchia mia,» disse Toodle «non l'ho detto mica in parti­colare per Rob, davvero. Parto leggero con Rob, arrivo a una dira­mazione, prendo a bordo quello che ci trovo, e tutto un treno di idee ci si aggancia, prima che sappia dove mi trovo, o da dove vengono quelle idee. Guarda te che nodo ferroviario sono i pen­sieri di un uomo, davvero!» (cap. XXXVIII) *[...] i [[Pensiero|pensieri]] sono come il vento, e nessuno può risponderne, con cer­tezza, per una certa durata. (Solomon Gills: cap. XXXIX) *Non era nella natura delle cose che di fronte a uno stato d'animo ostile come quello da lui stesso suscitato, un uomo dell'umore del signor Dombey addolcisse l'imperiosa durezza del suo carattere; o che la rigida e fredda corazza d'[[orgoglio]] nella quale viveva rin­chiuso si ammorbidisse nello scontro continuo con un disprezzo altero e provocatorio. È la maledizione di una natura come quella – è la parte essenziale del pesante castigo che pesa su di lei e che le è intrinseco – che se la deferenza e l'arrendevolezza dilatano i suoi difetti, e sono l'alimento grazie al quale questi prosperano, la resi­stenza alle sue esigenti pretese, e il vedersele contestare li incorag­giano in ugual misura. Il male che essa contiene trova in questi fattori opposti uguali mezzi per crescere e diffondersi. Dai piaceri e dalle amarezze dell'esistenza trae appoggio e vita; che ci si prosterni davanti a lei o la si misconosca, essa fa ugualmente schiavo il cuore nel quale ha il suo trono; e, adorata o rifiutata, è un padrone crudele quanto il diavolo delle storie più cupe. [...] Inoltre, insieme a una simile corazza, chi la indossa si trascina appresso un altro grave castigo. Essa resiste a ogni comprensione, affetto e fiducia; a ogni dolce simpatia dall'esterno, a ogni tene­rezza, a qualsiasi delicata emozione; in compenso, alle stilettate profonde inflitte all'amor proprio è vulnerabile quanto il petto nudo all'acciaio. E tali piaghe tormentose bruciano quanto nessun'altra ferita, pure se inflitta dalla mano ferrata dell'orgoglio in persona a un orgoglio più debole, disarmato e abbattuto. (cap. XL) *«La speranza, vedi, Walter» disse il capitano con l'accento del saggio. «La speranza. È lei che ti anima. La speranza è un salva­gente, vallo a riguardare nel tuo ''Warbler'',<ref>Raccolta di canzoni del 1760 [N.d.T.].</ref> nella parte sentimentale, ma santo cielo, ragazzo, come tutti i salvagente non può far altro che galleggiare; non puoi manovrarla. Insieme alla polena della speranza, c'è un'ancora. Ma a che mi serve avere un'ancora, se non ho un fondale dove lanciarla?» (Capitano Cuttle: cap. L) *È sempre l'abitudine che fa ostinare alcuni di noi, che pure sarebbero capaci di qualcosa di meglio, nell'orgoglio e nella capar­bietà luciferine, che fa ostinare e sprofondare altri nell'infamia, la maggior parte nell'indifferenza, che ci indurisce ogni giorno, se­condo il grado di elasticità della nostra argilla, come statue, e ci lascia sensibili come statue a nuove impressioni e convinzioni. (Signor Morfin: cap. LIII) *[...] gli individui falsi e scaltri segretamente disprez­zeranno e detesteranno sempre l'oggetto della loro adulazione, e si irriteranno sempre di rendere e di veder accettare un omaggio che sanno privo di valore [...]. (cap. LV) *[...] i difetti sono a volte solo virtù spinte all'eccesso! (Signor Morfin: cap. LVIII) ===Citazioni su ''Dombey e Figlio''=== *Questa fredda tenebra, che è uno degli archetipi dell'universo di Dickens, ha nel Dombey una coloritura sociale: il libro è il monumento e la tomba dell'Inghilterra vittoriana; e Mr. Dombey è la più grande figura simbolica dell'uomo d'affari borghese, che appaia nel romanzo dell'Ottocento. Nemmeno gli eroi di Balzac posseggono tanta forza demoniaca ed emanano tanto strazio. In questo mondo, l'unico valore assoluto è la ditta, la Dombey e figlio, nella quale Mr. Dombey crede come in Dio, sino a immolargli la vita, la famiglia, e ogni qualità umana. Non esiste che la ragione, la volontà, lo sforzo, la previsione, il danaro, la gerarchia – e il libro dimostra, con atroce evidenza, che la ragione, la volontà e lo sforzo sono incapaci di ottenere qualsiasi cosa, che il danaro è vano, che la previsione non prevede, che la gerarchia non serve. Alla fine, non resta nulla. Solo il nero e il freddo. ([[Pietro Citati]]) ==''Grandi speranze''== ===[[Incipit]]=== ====Originale==== ''My father's family name being Pirrip, and my christian name Philip, my infant tongue could make of both names nothing longer or more explicit than Pip. So, I called myself Pip, and came to be called Pip.'' {{NDR|Charles Dickens, ''[https://books.google.it/books?id{{=}}DUE2AQAAMAAJ Great Expectations]'', 3 voll., Chapman and Hall, London, 1861<sup>3</sup>.}} ====[[Fruttero & Lucentini]]==== Il cognome di mio padre essendo Pirrip, e il mio nome di battesimo Philip, la mia lingua infantile non riusciva a cavare da entrambi alcunché di più lungo o di più esplicito che Pip. Da me stesso quindi mi chiamai Pip, e anche gli altri finirono per chiamarmi così.<ref group="fonte" name=incipit>Citato in Fruttero & Lucentini, ''Íncipit'', Mondadori, 1993.</ref> ====Bruno Maffi==== Il cognome di mio padre essendo Pirrip e il mio nome di battesimo Philip, la mia lingua infantile non riuscì mai a cavare da entrambi nulla di più lungo o di più esplicito che Pip. Così mi chiamai Pip, e Pip finii per essere chiamato. ====Caesara Mazzola==== Il mio cognome è Pirrip, e il mio nome di battesimo è Philip, ma dato che da bambino non riuscivo mai pronunciarli correttamente insieme, dai due nomi ne ricavai uno solo meno lungo e più semplice: Pip. Così mi chiamai Pip e finii con l'essere chiamato Pip da tutti e per sempre. ====Felicita Melchiorri==== Poiché il cognome di mio padre era Pirrip, e il mio nome di battesimo Philip, la mia lingua infantile non riuscì mai a ricavare dai due nomi nulla di più lungo o di più esplicito di Pip. Così presi a chiamarmi Pip, e Pip finii per essere chiamato. ===Citazioni=== *Non fare [[domande]], e non ti verranno dette bugie. (Miss Gargery: cap. II, 2011) *Mrs. Gargery era una casalinga molto pulita, ma possedeva un'arte squisita di rendere la sua pulizia più sgradevole e inaccettabile della sporcizia. La pulizia è vicina alla religiosità, e alcune persone si comportano allo stesso modo con la loro religione. (cap. IV, 2011) *– Be', Pip, – disse Joe, – sia come sia, prima di poter essere eccezionalmente [[Cultura|colto]] dovrai essere mediocremente colto, spero bene! Lo stesso re, sul trono e con tanto di corona in testa, non può mettersi a scrivere in stampatello gli atti del parlamento senza aver cominciato, quando non era che un comune principe, con l'alfabeto... Oh! – aggiunse Joe, con una significativa scrollata di testa. – E cominciato anche lui dall'A e faticato a trovar la strada della Z. E io so cosa vuol dire, sebbene non possa dire che l'abbia fatto. (cap. VII, 2012) *{{NDR|[[Epitaffi dai libri|Epitaffio]] scritto da Joe per suo padre}} Qualunque fossero i suoi difetti, ricorda, o lettore, che era buono di cuore. (cap. VII, 2011) *Nel piccolo mondo nel quale i [[bambini]], chiunque li allevi, conducono la loro esistenza, nulla è avvertito e sentito con maggior acutezza dell'ingiustizia. (Pip: cap. VIII, 2012) *Quello che un vero amico ti dice è quanto segue: se non riesci ad uscire dal comune per la via diritta, non ci arriverai seguendo la via storta. (Joe Gargery: cap. IX, 2012) *Cercate col pensiero di eliminare un dato giorno speciale della vostra vita e pensate a come diverso potrebbe essere stato il suo corso! Fermati, tu che leggi, e medita per un momento sulla lunga catena di bronzo o d'oro, di spine o di fiori, che mai ti avrebbe soggiogato se in un solo memorabile giorno si fosse formato e chiuso il primo anello. (Pip: cap. IX, 2013) *Ho un'esperienza vastissima di [[ragazzi]], e siete tutti manigoldi. (Mr Jaggers: cap. XI, 2012) *Tristissima cosa è vergognarsi della propria [[casa]]. (Pip: cap. XIV, 2012) *Non è possibile sapere fin dove arrivi, nel mondo, l'influenza di un uomo dolce, onesto, dedito al dovere; ma è possibile sapere come abbia influenzato ciascuno di noi lungo il cammino [...]. (Pip: cap. XIV, 2011) *Alzar la cresta, Pip, abbassar la testa, Pip... Così è la vita! (Joe Gargery: cap. XV, 2012) *Il cielo sa che non dovremmo mai vergognarci delle nostre [[lacrime]], perché sono pioggia sulla polvere accecante della terra che ricopre i nostri cuori induriti. (Pip: cap. XIX, 2011) *[...] essendo uno dei suoi {{NDR|di mio padre}} princìpi che dalla creazione del mondo nessun uomo che non sia, in fondo all'anima, un autentico [[gentiluomo]] potrà mai essere un vero gentiluomo nei modi. Lui dice che nessuna vernice può nascondere la grana del legno, e che più vernice ci metti sopra, più la grana si rivela. (Haendel: cap. XXII, 2013) *Così, nella vita, accade che le nostre peggiori bassezze e viltà le commettiamo di solito a causa di coloro che più disprezziamo. (Pip: cap. XXVII, 2011) *Pip, vecchio mio, la vita è fatta di tanti [[Separazione|distacchi]] appiccicati insieme, diciamo così; e uno batte il ferro, l'altro batte l'oro, un altro ancora il rame, ed è inevitabile che avvengano distacchi, fra di loro; e questi distacchi bisogna prenderli come vengono. (Joe Gargery: cap. XXVII, 2012) *Tutti gli imbroglioni della terra messi insieme sono nulla in confronto a coloro che [[Inganno|ingannano]] se stessi [...]. (Pip: cap. XXVIII, 2011) *– Ti dirò, – riprese, nello stesso bisbiglio rapido e appassionato, – che cos'è vero [[amore]]. È cieca ammirazione, autoumiliazione illimitata, sottomissione totale, fede e credenza contro se stessi e contro il mondo, offerta di tutto il cuore e tutta l'anima a chi ce li trafigge... (Miss Havisham: cap. XXIX, 2012) *[...] chi occupa un posto di fiducia non è mai l'uomo più adatto. (Mr Jaggers: cap. XXX, 2012) *«Scelga il suo ponte, Mr. Pip», replicò Wemmick, «poi vada a fare una passeggiata su quel ponte, e butti i suoi soldi nel Tamigi dall'arco centrale di quel ponte, e saprà perfettamente che fine hanno fatto. Aiuti un amico con quel denaro, e potrà anche arrivare a conoscere la fine di quel denaro... ma è una fine meno piacevole e meno utile». (cap. XXXVI, 2011) *«Così,» continuò Estella «mi si deve prendere come sono stata fatta. Il successo non è mio, l'insuccesso neppure, ma le due cose insieme hanno prodotto me.» (cap. XXXVIII, 2013) *Non prenda mai nulla per quel che sembra esteriormente; prenda tutto per le prove che ne ha. Non c'è miglior [[Regole dai libri|regola]]. (Mr Jaggers: cap. XL, 2012) *Era una di quelle giornate di [[marzo]] in cui il sole brilla caldo e il vento soffia freddo, quando è estate alla luce e inverno all'ombra. (Pip: cap. XLIV, 2011) *[...] non possiamo scorgere il fondo delle prossime ore, più di quanto possiamo scorgere il fondo di questo fiume in cui metto la mano. E neppure possiamo fermare il loro fluire, più di quanto io possa fermare il fluire di questa corrente. Mi scorre tra le dita ed è già andata, vedi! (Abel Magwitch: cap. LIV, 2011) *Sono stata piegata e spezzata, ma... spero... in una forma migliore. (Estella: cap. LIX, 2013) ===Citazioni su ''Grandi Speranze''=== *Io, personalmente, baratto volentieri tutta ''Guerra e Pace'' per tre pagine di ''Grandi Speranze''. ([[Alessandro Baricco]]) ==''Il circolo Pickwick''== ===[[Incipit]]=== ====Alessandro Ceni==== Il primo raggio di luce che illumina la tenebra, e converte in abbagliante fulgore quell'oscurità in cui la primeva storia del pubblico affermarsi dell'immortale Pickwick parrebbe essere involta, discende dalla disamina della seguente rubricazione negli Atti del Circolo Pickwick, che il curatore di questi incartamenti ha il sommo piacere di presentare ai suoi lettori, come prova della diligente attenzione, indefessa assiduità, e fine perspicacia, con cui la sua ricerca in mezzo alla molteplicità dei documenti affidatigli è stata condotta. {{NDR|Charles Dickens, ''[https://books.google.it/books?id&#61;t02BCwAAQBAJ Il circolo Pickwick]'', traduzione di Alessandro Ceni, Feltrinelli, Milano, 2016. ISBN 9788858824115.}} ====Silvio Spaventa Filippi==== Il primo raggio di luce che rischiara la tenebra e muta in un fulgore abbagliante l'ombra che sembra avvolgere i primi passi nella vita pubblica dell'immortale Pickwick, sprizza dalla lettura della seguente relazione nei Rendiconti del Circolo Pickwick, che il raccoglitore di queste pagine sottomette col più gran piacere al lettore, in prova della diligentissima attenzione, dell'infaticabile attività e dello squisito discernimento, con cui è stata condotta la ricerca fra la gran massa dei documenti che gli vennero affidati. ====Lodovico Terzi==== Il primo raggio di luce che rischiara le tenebre, e tramuta in abbagliante splendore l'oscurità che ai suoi inizi sembra avvolgere la vita pubblica dell'immortale Pickwick, scaturisce dalla lettura della seguente risoluzione, tolta dagli Atti del Circolo Pickwick, che il curatore di queste memorie ha il piacere di presentare ai suoi lettori, come prova della scrupolosa attenzione, dello studio indefesso e del sottile discernimento con cui ha condotto le sue ricerche nella molteplice varietà dei documenti affidatigli. {{NDR|Charles Dickens, ''Il circolo Pickwick'', a cura di Lodovico Terzi, Adelphi, Milano, 2011. ISBN 978-88-459-7006-1.}} ====Federigo Verdinois==== Il primo raggio di luce che viene a rompere ed a fugare le tenebre nelle quali pareva involta l'apparizione dell'immortale Pickwick sull'orizzonte del mondo scientifico, la prima menzione officiale di quest'uomo prodigioso trovasi negli statuti inseriti fra i processi verbali del Circolo. L'editore dell'opera presente è lieto di poterli mettere sotto gli occhi dei suoi lettori, come una prova della scrupolosa attenzione, dello studio diuturno, dell'acume, che hanno sempre accompagnato le sue ricerche nella farraggine dei documenti affidati alle sue cure. ===Citazioni=== *Ben di rado i grandi uomini sono molto scrupolosi nella cura della persona. ([[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 2|cap. 2]], 1879) *— Sto meditando, — disse il signor Pickwick, — sulla strana mutabilità dei casi umani.<br>— Ah, capisco! Si entra per la porta, un giorno, e si esce per la finestra il giorno dopo. Filosofo, il signore?<br>— Osservatore della natura umana, — disse il signor Pickwick.<br>— Anch'io. In genere si è [[filosofi]] quando si ha poco da fare e meno da guadagnare. (cap. II; 1928, vol. I, p. 15) *Ah! la [[poesia]] è nella vita ciò che i lumi e la musica sono sulla scena.... Spogliate la scena dei suoi abbellimenti e la vita delle sue illusioni.... che rimane alla scena e alla vita che metta conto di vedere o di vivere? (Jemmy: cap. III; 1928, vol. I, p. 38) *Stenti e malattie sono così comuni al mondo da non meritare più attenzione di quanta di solito se ne accorda alle più ordinarie vicissitudini della natura umana. (Jemmy: cap. III; 1928, vol. I, p. 39) *L'uomo è mortale, e v'è un punto oltre il quale il [[coraggio]] umano non può giungere. (cap. IV; 1928, vol. I p. 52) *Pochi momenti vi sono nella vita di un uomo, nei quali sia così ridevole il suo imbarazzo e così scarsa in altri la commiserazione, come quando egli si trova ad inseguire il suo [[cappello]]. È indispensabile, in questa operazione del ricuperare un cappello volato via, una forte dose di freddezza e un grado speciale di giudizio. Non bisogna essere frettoloso, né precipitarvisi sopra; né d'altra parte si deve cadere nell'estremo contrario e rischiare di perderlo a dirittura. Il miglior mezzo è questo: di tener dietro dolcemente all'oggetto che si ha in mira, di essere vigile e cauto, di attendere il destro, avanzarlo di qualche passo, far poi una subita diversione, afferrarlo, e cacciarselo in capo solidamente: e tutto questo, sorridendo sempre con una certa grazia, come se la cosa vi paresse il giuoco più piacevole di questo mondo. ([[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 4|cap. 4]], 1879) *Dietro la carrozza era strettamente legata una canestra di vaste dimensioni – una di quelle canestre che per una vaga associazione di idee non mancano mai di destare in una mente contemplativa visioni di polli rifreddi, lingue e bottiglie di vino – e a cassetta sedeva, in uno stato di profonda sonnolenza, un ragazzo grasso e rubicondo, che un arguto osservatore avrebbe subito riconosciuto pel dispensiere ufficiale del contenuto della canestra suddetta quando il tempo opportuno per la distribuzione di quello fosse arrivato.<ref name=joe>Dalla descrizione del personaggio di Joe, il "ragazzo grasso" "letargico" è derivata la "sindrome di Picwick", altro nome con cui è nota la "sindrome obesità-ipoventilazione". {{cfr}}[[w:Sindrome obesità-ipoventilazione|voce]] su Wikipedia.</ref> ([[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 4|cap. 4]], 1879) *– Maledetto ragazzo, s'è addormentato di nuovo!<br />– Davvero, un ragazzo straordinario, – disse il signor Pickwick; – dorme sempre a questo modo?<br />– Se dorme! – esclamò il vecchio signore. – Va per una commissione e dorme, serve a tavola e dorme.<br />– Strano davvero!<br />– Altro che strano! Io sono superbo di questo ragazzo; non lo darei per tutto l'oro del mondo. Perbacco, è una curiosità, capite! Joe, via questa roba, e dà qua un'altra bottiglia Joe!<br />Il ragazzo grasso si scosse, aprì gli occhi, ingoiò il pezzo di pasticcio che teneva in bocca nel punto che s'era addormito, e lentamente eseguì gli ordini del padrone, contemplando con aria cupida e molle i rimasugli del banchetto nel levare i piatti e rimetterli nella canestra.<ref name=joe/> ([[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 4|cap. 4]], 1879) *[...] i filosofi, dopo tutto, non sono che uomini con una corazza. (cap. X; 1928, vol. I, p. 135) *– [...] la miglior cosa in queste occasioni e di fare quel che fa la massa.<br />– Ma supposto che ve ne siano due delle masse? – suggerì il signor Snodgrass.<br />– Bisogna gridare con la più numerosa, – rispose il signor Pickwick. ([[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 13|cap. 13]], 1879) *— Le [[donna|donne]], dopo tutto, signori, — disse con entusiasmo Snodgrass, — sono il grande sostegno e il conforto della nostra vita. (cap. XIV; 1928, vol. I, p. 180) *Non c'è un mese in tutto l'anno in cui la natura si adorni di più bella veste come nel mese di [[Agosto]]. ([[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 16|cap. 16]], 1879) *— Tu sei proprio un filosofo, Sam, — disse il signor Pickwick.<br>— Credo, signore, che sia una malattia di famiglia, — rispose Weller. Mio padre ha la stessa infezione. Se la mia matrigna grida, lui fischia. Se s'arrabbia e gli rompe la pipa, lui se n'esce e va a comprarsene un'altra. Allora essa s'infuria, e si fa pigliare le convulsioni; lui continua a fumare tranquillamente finché essa non ritorna in sé. È [[filosofia]] questa, signore?<br>— A ogni modo, ne fa le veci, — rispose il signor Pickwick, ridendo, — e deve averti giovato nel corso della tua vita errabonda, Sam. (cap. XVI; 1928, vol. I, p. 212) *Non c'è nulla di così rinfrescante come il [[sonno]], come disse la fantesca prima di sorbirsi il guscio d'ovo pieno di laudano. ([[Sam Weller]]: [[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 16|cap. 16]], 1879) {{NDR|[[wellerismi|wellerismo]]}} *Le [[lacrima|lagrime]] non hanno fatto mai andare un orologio o messo in moto un congegno a vapore. (Sam Weller: cap. XVI; 1928, vol. I, p. 218) *[[Lingua]]; bravo, eccellente quando non è di donna. ([[Sam Weller]]: [[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 19|cap. 19]], 1879) *È una bella cosa giocare al [[badminton|volante]], quando però non siete voi il volante e le racchette non sono due avvocati. A questo modo, il giuoco diventa troppo eccitante. ([[Sam Weller]]: [[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 20|cap. 20]], 1879) *– Ho trovato una cura numero uno per la [[gotta]], Sam – rispose il signor Weller posando il bicchiere.<br />– Una cura per la gotta! – esclamò il signor Pickwick cavando in fretta il suo portafogli; – e {{sic|qual'è}}?<br />– La gotta, signore, – rispose il signor Weller, – la gotta è un certo malanno che viene dalle troppe comodità e dall'averne troppi. Se mai vi piglia la gotta, signore, subito sposatevi una vedova che abbia una buona dose di voce e che se ne serva discretamente, e la gotta ve lo dico io che non torna più. È una ricetta miracolosa, signore. Io la prendo regolarmente tutti i giorni, e posso garentire che son sicuro da qualunque malattia prodotta dallo star troppo bene. ([[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 20|cap. 20]], 1879) *[...] penso che il pover'uomo è vittima della connubiabilità, come disse il cappellano privato di Barba Blù con una lagrima pietosa quando andò a vederlo atterrare. ([[Sam Weller]]: [[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 20|cap. 20]], 1879) {{NDR|[[wellerismi|wellerismo]]}} *[...] la [[disperazione]] di rado ci assale col primo grave colpo della sventura. L'uomo fida negli amici non ancora provati, ricordando le molte offerte di aiuto, quando non ne aveva bisogno, dei suoi allegri compagni; egli ha la speranza.... la speranza della felice inesperienza.... e per quanto possa incurvarsi sotto il primo urto, essa gli germoglia in seno, e fiorisce per un po' di tempo, finché non è abbattuta dalla delusione e dall'abbandono. (cap. XXI; 1928, vol. I, p. 286) *Un tacito sguardo di affezione e di sollecitudine, nell'ora che tutti gli altri occhi si volgono freddamente altrove.... la {{Sic|consapevolenza}} di godere la simpatia e l'affetto d'un altro, nel momento che tutti ci hanno abbandonato.... è un rifugio, una sosta, una consolazione nella più profonda angoscia, che nessuna ricchezza è capace di comprare, nessun potere capace di offrire. (cap. XXI; 1928, vol. I, p. 287) *È una cosa molto curiosa [...] che la miseria e le ostriche debbano andar sempre insieme. ([[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 22|cap. 22]], 1879) *Oramai è passata e non c'è più che fare, e questa è una consolazione, come dicono sempre in Turchia, quando tagliano la testa ad uno per un altro. ([[Sam Weller]]: [[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 23|cap. 23]], 1879) {{NDR|[[wellerismi|wellerismo]]}} *Prima gli affari, e i piaceri dopo, come disse il re [[Riccardo III d'Inghilterra|Riccardo terzo]] quando ammazzò quell'altro re nella Torre, prima di strangolare i bambini. ([[Sam Weller]]: [[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 25|cap. 25]], 1879) {{NDR|[[wellerismi|wellerismo]]}} *— Sam, [[Silenzio|zitto]], — disse il signor Pickwick.<br>— Muto come un tamburo bucato, — rispose Sam. (cap. XXV; 1928, vol. I, p. 343) *Addoloratissimo di recare un qualunque disturbo, signora, come disse il brigante alla vecchia signora quando la mise sul fuoco [...]. ([[Sam Weller]]: [[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 26|cap. 26]], 1879) {{NDR|[[wellerismi|wellerismo]]}} *[...] che poi valga la pena di passar tanti guai per imparar così poco, come disse il ragazzo quando fu arrivato in fondo all'[[alfabeto]] [...]. (Tony Weller: [[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 27|cap. 27]], 1879) {{NDR|[[wellerismi|wellerismo]]}} *E veramente numerosi sono i cuori ai quali il [[Natale]] arreca un breve periodo di gioia e di felicità. Quante famiglie, i cui componenti si sono dispersi qua e là lontano, nell'irrequieta lotta per la vita, si trovan riuniti di nuovo e s'incontrano di nuovo a Natale in quella felice compagnia e reciproca buona volontà, che è una così larga fonte di gioia pura e sincera, e così lontana dalle ansie e dalle tristezze del mondo, da essere annoverata, nella credenza religiosa delle nazioni più civili e insieme nelle rudi tradizioni dei più rudi selvaggi, fra le prime gioie della vita futura, largite ai beati e ai felici. Quante vecchie memorie e quante simpatie sopite ridesta il tempo di Natale! (cap. XXVIII; 1928, vol. I, p. 375) *Su un [[matrimonio]] si scherza volentieri, ma dopo tutto non v'è molto da scherzare — parliamo semplicemente della cerimonia, e vogliamo che si comprenda particolarmente che noi non ci lasciamo trascinare a nessun sarcasmo sulla vita coniugale. Insieme col piacere e la gioia del matrimonio ci son molti rimpianti per la casa che si abbandona, le lagrime della separazione fra il padre e la sposa, la consapevolezza del distacco dai cari e buoni amici della parte più felice della vita, per affrontare cure e affanni con altri non ancora provati e poco conosciuti [...]. (cap. XXVIII; 1928, vol. I, p. 384) *Nel limpido, azzurro cielo splendeva il sole, l'acqua scintillava sotto i suoi raggi, e gli alberi parevano più verdi e i fiori più gai, sotto il suo influsso benefico. L'acqua s'increspava con un piacevole mormorio; gli alberi stormivano allo zeffiro che bisbigliava fra le foglie; sui rami cantavano gli uccelli e l'allodola si levava in alto a dare il benvenuto al mattino. Sì, era mattina; la lucente, odorosa mattina d'estate: la più piccola foglia, il più esile filo d'erba era pieno di vita. La formica s'affrettava al suo lavoro quotidiano, la farfalla aleggiava e s'indorava ai caldi raggi del sole; miriadi d'insetti spiegavano le loro ali trasparenti, e godevano della loro breve, ma felice esistenza. La gente passava, contenta della stagione, e tutto era lucentezza e splendore. (cap. XXIX; 1928, vol. I, pp. 403-404) *Vide che le donne, le più tenere e le più fragili delle creature di Dio, erano più frequentemente superiori alle disgrazie, alle avversità e alle angustie; e ciò perché portavano in cuore un'inesauribile fonte di affezione e di devozione. (cap. XXIX; 1928, vol. I, p. 404) *– Benissimo, signore. C'è da basso un paio di Segaossi.<br />– Un paio di che? – domandò il signor Pickwick, alzandosi a sedere nel mezzo del letto.<br />– Un paio di Segaossi.<br />– Che è un Segaossi? – domandò il signor Pickwick, non ben certo se si trattasse di un animale vivo o di qualche cosa<br />– Come! non sapete che cosa è un Segaossi? – esclamò il signor Weller; – io mi figurava che tutti sapessero che un Segaossi è un chirurgo.<br />– Ah, un chirurgo, eh? – disse sorridendo il signor Pickwick...<br />– Per l'appunto, signore, – rispose Sam. – Questi di giù non sono però dei Segaossi patentati; si tirano su pel mestiere.<br />– In altri termini, sono [[studente di medicina|studenti di medicina]], volete dire?<br />Sam Weller accennò di sì col capo.<br />– Ne godo davvero, – disse il signor Pickwick, gettando energicamente il berretto sul piumino. – Bravi ragazzi cotesti studenti; bravissimi giovani, il cui giudizio è maturato dall'osservazione e dalla riflessione, e il cui gusto viene educato dalla lettura e dallo studio. Ne godo davvero. ([[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 30|cap. 30]], 1879) *Le [[Separazione|separazioni]] sono allegre durante la vita scolastica; ma fuor della scuola sono abbastanza dolorose. La morte, il dovere e i mutamenti di fortuna sciolgono ogni giorno dei gruppi felici e li sparpagliano lontano, e i fanciulli e le fanciulle non ritornano più. (cap. XXX; 1928, vol. II, p. 15) *Quando uno sanguina entro di sé, è in una condizione pericolosa per lui; ma quando ride entro di sé è pericoloso per gli altri. (Mallard: cap. XXXI; 1928, vol. II, p. 27) *Un [[Conto (economia)|conto]], sia detto per incidenza, è la più straordinaria locomotiva che il genio umano abbia mai inventata. Correrebbe tutta la vita, senza mai fermarsi spontaneamente. (cap. XXXII; 1928, vol. II, p. 34) *È un [[vento]] veramente cattivo quello che non soffia bene per nessuno. (cap. XXXII; 1928, vol. II, p. 41) *All'età mia, sarà un gran colpo, questo è certo; ma io son duro parecchio, questo è che mi consola, come disse il vecchio tacchino quando il pollaiolo gli disse che temeva di dovergli tirare il collo per portarlo al mercato. (Tony Weller: [[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 33|cap. 33]], 1879) {{NDR|[[wellerismi|wellerismo]]}} *Sicché colgo l'occasione di questo giorno, Maria mia cara, come disse cuel tal debitore che usciva soltanto le domeniche [...]. ([[Sam Weller]]: [[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 33|cap. 33]], 1879) {{NDR|[[wellerismi|wellerismo]]}} *[...] le verrà la voglia che ci sia dell'altro, e questa è la grande arte di scrivere le [[Lettera|lettere]]. ([[Sam Weller]]: [[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 33|cap. 33]], 1879) *Gli avvocati opinano che ci siano due specie di [[Testimonianza|testimoni]] particolarmente nocivi: i riluttanti e i troppo volenterosi [...]. (Signor Winkle: cap. XXXIV; 1928, vol. II, p. 79) *— Lo scrivete col V o col doppio V?<br>— Questo dipende dal gusto e dalla fantasia di chi lo scrive, eccellenza. ([[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 34|cap. 34]], 1879) *A proposito, chi sa perché molti, che non leggono e non scrivono mai, hanno sempre qualche stanzetta che chiamano [[Studio (stanza)|studio]]? ([[Sam Weller]]: cap. XXXV; 1928, vol. II, p. 97) *È vecchio privilegio dei [[re]] di governar tutto, ma non le loro passioni. (cap. XXXVI; 1928, vol. II, p. 108) *— Ma è sempre così, — disse Giovanni Smauker; — se il destino ti scaglia nella vita pubblica e in una funzione pubblica, devi aspettarti d'andar soggetto a tentazioni, dalle quali, Weller, gli altri sono esenti. (cap. XXXVII; 1928, vol. II, p. 116) *Certi [[vecchi]] sono come gli elefanti. Di tanto in tanto s'eccitano e diventano selvaggi. (Roker: cap. XLII; 1928, vol. II, p. 189) *[...] io non son troppo abituato a cantare senza lo strumento: ma tutto pel quieto vivere, come disse il marinaio quando fu nominato custode della lanterna del molo. ([[Sam Weller]]: [[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 43|cap. 43]], 1879) {{NDR|[[wellerismi|wellerismo]]}} *Abbasso la melanconia, come disse lo scolaro a cui era morto il maestro. (Sam Weller: cap. XLIV; 1928, vol. II, p. 217) *Le lagrime — disse Giobbe, con uno sguardo di momentanea astuzia, — non sono le sole prove della sofferenza, né le migliori. (cap. XLV; 1928, vol. II, pp. 233-234) *Dolente di dover interrompere il vostro piacevole trattenimento, come disse il re quando sciolse il parlamento [...]. (Sam Weller: cap. XLVIII; 1928, vol. II, p. 267) *[...] doveva esser così, e così è stato, come disse la vecchia signora dopo che si fu sposato il servitore. ([[Sam Weller]]: [[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 52|cap. 52]], 1879) {{NDR|[[wellerismi|wellerismo]]}} *Non ci badate; tutto pel mio meglio, come disse lo {{sic|scolare}} pentito quando gli dettero il cavallo. (Tony Weller: [[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 52|cap. 52]], 1879) {{NDR|[[wellerismi|wellerismo]]}} *[...] più uno ingrassa, e più diventa saggio. [[Pancia]] e [[saggezza]], Samuelino, crescono sempre insieme. (Tony Weller: cap. LV; 1928, vol. II, p. 362) *È il destino del vecchio solo, che quelli che gli stanno d'attorno debbano crearsi nuovi e diversi affetti e lasciarlo. (cap. LVI; 1928, vol. II, p. 373) *Lasciamo il nostro vecchio amico in uno di quei momenti di pura felicità, che si trovano, se li cerchiamo, ed allietano la nostra fuggevole esistenza quaggiù. Sulla terra vi son delle ombre buie, ma le luci, nel contrasto, son più vive. Alcuni, come i pipistrelli e i gufi, hanno occhi più adatti alla tenebra che alla luce. Noi, che non abbiamo simili facoltà ottiche, siam lieti di dare il nostro ultimo sguardo d'addio ai compagni immaginari di molte ore solitarie, nel momento che la breve felicità di questo mondo, come una fulgida luce di sole, raggia in pieno su di loro. (cap. LVII; 1928, vol. II, p. 389) *È destino di molti uomini, che vivono fra la gente e vanno innanzi con gli anni, di farsi molti veri amici e di perderli poi nel corso della vita. È destino di tutti gli autori o cronisti di crearsi degli [[Amico immaginario|amici immaginari]], e di perderli nel corso dell'arte. Né qui si arresta la disgrazia loro; perché si richiede inoltre da loro che di quelli rendano un conto preciso. ([[s:Il Circolo Pickwick/Capitolo 57|cap. 57]], 1879) ===Citazioni su ''Il circolo Pickwick''=== *Il lettore che apre la prima volta ''Pickwick'' adesso prova la stessa gioia di chi lo leggeva a fascicoli nell'anno 1836. Gli allegri personaggi, che lo popolano, ridono con la stessa schietta giocondità d'allora; gli episodi comici, che occhieggiano con grazia birichina da tutte le pagine, vi mettono con lo strepito delle risate gioiose un rumore di cascatelle che vi dà la sensazione e la visione di acque gorgoglianti e schiumose, di poggetti fioriti e di boschetti ombrosi, di desinari sull'erba, di grida e di richiami di brigate chiassose, a spasso in giornate di sole e di felicità. ''Pickwick'' si può leggere non una, ma due, tre, dieci volte, ed è sempre nuovo. È come un inesauribile riso di giovinezza eterna. ([[Silvio Spaventa Filippi]]) ==''Il mistero di Edwin Drood''== ===[[Incipit]]=== ====Originale==== ''An ancient English Cathedral Tower? How can the ancient English Cathedral tower be here! The well-known massive grey square tower of its old Cathedral ? How can that be here! There is no spike of rusty iron in the air, between the eye and it, from any point of the real prospect.'' {{NDR|Charles Dickens, ''[https://books.google.it/books?id&#61;CTMrAAAAYAAJ The mystery of Edwin Drood]'', Chapman & Hall, London, 1870.}} ====Pier Francesco Paolini==== Il campanile di un'antica Cattedrale inglese? Ma come può trovarsi qui, quest'antica torre? Eppure, è la massiccia, e a lui ben nota, mole squadrata e grigia della torre campanaria d'una vecchia Cattedrale. Come può trovarsi qui? Come si spiega la presenza, fra l'occhio di chi guarda e questa torre, qui, di un'asta di ferro, aguzza e arrugginita? ===Citazioni=== *Cosa c'è di più grazioso di una vecchia signora (a parte una signora giovane) allorché i suoi occhi sono lucenti, allorché la sua figura è snella e compatta, allorché il suo viso è allegro e tranquillo, allorché il suo vestito è simile a quello di una pastorella di porcellana: sì delicato nei suoi colori, così adatto alla persona, così ben modellato su di lei? (cap. VI) *«Forse, la miglior forma di civiltà e cortesia, in qualsiasi ambiente si sia stati allevati,» ribatte Edwin Drood «è badare ai propri affari.» (cap. VIII) *È stato bene spesso osservato che le [[Donna|donne]] hanno il curioso potere di indovinare il carattere degli uomini, un potere che sembrerebbe innato ed istintivo, dato che a esso non si attinge mediante un paziente ragionamento, dato che esso non è in grado di render sufficientemente conto di se stesso, e che si esprime e manifesta con la massima sicumera anche contro un cumulo di osservazioni in contrario da parte dell'altro sesso. Ma non è stato altrettanto spesso osservato che tale potere (fallibile, come qualsiasi altro attributo umano) è in linea di massima assolutamente incapace di auto-revisione; e che quando ha espresso un parere avverso che, ai lumi dell'umano intelletto, si sia susseguentemente dimostrato erroneo, esso parere non si distingue più dal pregiudizio, per quanto concerne la sua determinazione a non venir riveduto e corretto. Anzi, la possibilità stessa di una contraddizione o confutazione, per quanto remota, impartisce a codesto femminil giudizio, sin dall'inizio, in nove casi su dieci, quella debolezza ch'è insita nella testimonianza resa da un testimone interessato; sì personalmente e sì fortemente connette, la gentil indovina, se stessa alla propria divinazione. (cap. X) *I [[Sindaci]] vengono elevati alla loro carica affinché pronuncino discorsi e indirizzi: macchine belliche che, intrepidamente, sparano pallottole e granate contro la Grammatica Inglese. (cap. XII) *Non v'è nulla di piccolo, per chi è veramente grande in ispirito. (cap. XVII) *[...] mister Grewgious sollevò lo sguardo, dalle finestre alle [[stelle]], come se egli volesse leggere, in esse, qualcosa che gli era celato. Molti di noi lo vorrebbero, se lo potessero; ma nessuno di noi conosce ancora l'alfabeto degli astri – né appare probabile che mai verrà a conoscerlo, in questo stadio dell'esistenza – e ben poche lingue posson leggersi finché non si sia ben padroni dei loro segni alfabetici. (cap. XVII) *[...] la confusione mentale non [è] sempre, necessariamente, goffa ma [può], talvolta, presentar un grazioso aspetto. (cap. XXII) ==''Il nostro comune amico''== ===[[Incipit]]=== ====Filippo Donini==== Ai nostri giorni (non è necessario indicare l'anno con maggiore esattezza) una barca d'aspetto sporco e poco rassicurante, con dentro due persone, andava sul Tamigi tra il ponte di Southwark, che è di ferro, e il ponte di Londra, che è di pietra, sul finire di una sera d'autunno. ====Fruttero & Lucentini==== Ai nostri giorni (non importa precisare l'anno), una barca di sudicio e malandato aspetto, con due figure a bordo, s'aggirava sul Tamigi tra il Southwark Bridge, che è di ferro, e il London Bridge, che è di pietra, mentre il pomeriggio d'autunno andava già cedendo alla sera.<ref group="fonte" name=incipit/> ===Citazioni=== *[...] c'è una maligna tendenza dell'umanità ad approfittare della minima occasione di guardare chiunque, piuttosto che la persona che le parla. (lib. I, cap. II) *Chi sa leggere non guarda un [[libro]], nemmeno se chiuso in uno scaffale, allo stesso modo di chi non sa leggere. (lib. I, cap. III) *Ma dal modo come si mettono insieme vari elementi dipende se il risultato sarà una donna o un pesce, oppure una sirena. (lib. I, cap. III) *Perché questa è la legge eterna: il [[Bene e male|male]] spesso finisce e muore con chi lo fa, ma il [[Bene e male|bene]] continua. (lib. I, cap. IX) *Come è ben noto alla nostra saggia generazione la compra e vendita di [[Azione (finanza)|azioni]] è l'unica cosa da fare in questo mondo. Non c'è bisogno di antenati né di una buona reputazione, né di cultura, né di idee, né di bei modi: basta avere azioni. Avere abbastanza azioni da far parte del Consiglio Generale col nome in lettere maiuscole, viaggiare su e giù tra Londra e Parigi per affari misteriosi, ed essere grandi. Da dove viene quel tale? Dalle azioni. Dove va? Alle azioni. Che gusti ha? Azioni. Ha dei princìpi? Ha azioni. Che cos'è che lo manda al Parlamento? Le azioni. Forse da solo non è mai riuscito a nulla, non ha mai fatto nulla, non ha mai prodotto nulla! Ma le azioni spiegano tutto. O potenti azioni! Voi fate risplendere in alto quelle lucenti immagini per cui noi pidocchi insignificanti gradiamo notte e giorno, come per effetto dell'oppio o della cicuta: «Liberateci dal nostro denaro, sparpagliatelo per nostro conto, comprateci e vendeteci, rovinateci, soltanto vi preghiamo di assidervi tra le potenze della terra e d'ingrassare a nostre spese!» (lib. I, cap. X) *[...] c'è nell'[[Inghilterra|inglese]] una combinazione di qualità, una modestia, un'indipendenza, una responsabilità, un riposo, combinati con l'assenza di tutto ciò che possa fare arrossire una fanciulla, che si cercherebbero invano tra le nazioni della terra. (Signor Podsnap: lib. I, cap. XI) *L'istinto (parola che tutti capiscono bene) cammina generalmente a quattro zampe, ma la ragione sempre con due, e perciò un [[animale]] a quattro zampe non può mai raggiungere, nella bassezza, la perfezione di un uomo. (lib. II, cap. V) *[...] il [[servo]] incompetente, da chiunque sia impiegato, è sempre contro il padrone. Anche certi governatori nati, persone nobili e molto onorevoli, che hanno dato prova di assoluta incapacità in posti importanti, si sono mostrati senza eccezione avversi al loro padrone, ora affettando sfiducia, ora ostentando insolenza. E quello che è vero del padrone e del servo negli affari pubblici, è egualmente vero dei servi e padroni privati in tutto il mondo. (lib. II, cap. VII) *Quando la vostra [[famiglia]] vuol sbarazzarsi di voi, non c'è niente di più facile che mettervi in urto con la vostra famiglia. (lib. II, cap. V) *L'[[amore]], benché si dica che sia cieco, sa far buona guardia [...]. (lib. II, cap. XI) *[...] c'è una moltitudine di caratteri deboli e incapaci d'iniziativa che sono sempre pronti a entusiasmarsi per la prima idea sballata che capita (e generalmente ai giorni nostri s'infiammano per qualcuno che ha fatto qualche cosa, e poi si scopre che non ha fatto proprio nulla) [...]. (lib. II, cap. XI) *La [[potenza]] (a meno che non sia la potenza dell'intelletto o della virtù) ha sempre la più grande attrattiva sulle nature più basse [...]. (lib. III, cap. VII)) *{{NDR|Parlando del figlio}} Sarebbe più acuto del dente di un serpente, se non fosse più piatto dell'acqua stagnante. (Fanny Cleaver: lib. III, cap. X) *Se i grandi [[criminali]] dicessero la verità – ma essendo grandi criminali non la dicono – racconterebbero molto raramente di aver lottato contro il delitto. Lottano per compierlo. Essi tengono testa alle onde avverse, per raggiungere la riva sanguinosa, non per fuggirla. (lib. III,cap. XI) *E questa è un'altra delle disgrazie a cui va incontro un criminale. Ci sono cinquanta porte aperte alla scoperta del suo delitto. Egli si preoccupa con infinita cura di sbarrarne saldamente quarantanove, e non si accorge della cinquantesima che resta spalancata. (lib. IV, cap. VII) *[...] il criminale che riesce a tenere a bada il rimorso della sua coscienza che grida vendetta, non può sfuggire a una tortura più lenta che consiste nel ripetere incessantemente il delitto, nella sua immaginazione, mille e mille volte, e sempre in modo più perfetto. Nelle dichiarazioni che gli assassini fanno a loro difesa e nelle loro pretese confessioni, si può rintracciare attraverso tutte le loro bugie il filo di questa tortura che li perseguita. Se avessi fatto quello di cui mi si accusa, si può immaginare che avrei fatto questo sbaglio e quest'altro? Se avessi fatto quello di cui mi si accusa, avrei lasciato quello spiraglio per il quale ha deposto ignobilmente contro di me quel testimonio falso e malvagio? Lo stato del miserabile che continuamente trova i punti deboli del suo delitto quando non si può cambiar più niente, e cerca di rafforzarli, è uno stato che aggrava l'offesa perché ripete il delitto mille volte, ma è anche uno stato che infligge alla trista, spietata natura del colpevole la punizione di un tormento inimmaginabile. (lib. IV, cap. VII) *L'amore è in ogni cosa un maestro ammirevole [...]. (lib. IV, cap. XI) ==''Impressioni italiane''== *Potemmo vedere [[Genova]] prima delle tre e l'osservare come gradualmente si sviluppava il suo splendido anfiteatro, fila di case che spuntavano sopra fila di case, giardino sopra giardino, palazzo sopra palazzo, altura su altura, fu ampio motivo di occupazione per noi finché non entrammo nel suo porto imponente. (pp. 28-29) *{{NDR|Su [[Genova]]}} Mai, in vita mia, fui così sbigottito! La meravigliosa novità di tutto, gli odori sconosciuti, l'inesplicabile sudiciume (malgrado sia considerata la più pulita delle città italiane), l'ammucchiarsi disordinato di case sporche, una sopra il tetto dell'altra; i vicoli, più squallidi e stretti che quelli di St. Giles o di Parigi vecchia; dentro e fuori i quali passavano e ripassavano non dei vagabondi ma delle signore eleganti, con veli bianchi e grandi ventagli; la totale assenza di rassomiglianza di qualsiasi casa d'abitazione o negozio o muro o sostegno o colonna con qualcosa che uno avesse visto prima; lo sporco scoraggiante, il disagio e lo sfacelo, mi stordirono completamente. (p. 29) *Non immaginavo, quel giorno, che sarei mai arrivato ad avere un legame persino con le pietre della strada di [[Genova]] e che avrei ripensato alla città con affetto, perché connessa con tante ore di felicità e di quiete! (p. 30) *Le prime impressioni che un posto del genere di [[Albaro]], il sobborgo di Genova dove attualmente, come direbbero i miei amici americani, sono "situato", possono difficilmente non essere, devo supporre, lugubri e deludenti. Ci vuole un po' di tempo e di abitudine per superare la sensazione di depressione che, all'inizio, nasce da tanta rovina e tanta trascuratezza. (p. 31) *La [[Villa Bagnarello]]: o la Prigione Rosa, espressione molto più indicata per l'edificio, è in una delle più splendide posizioni immaginabili. [...] Una decrepita, tetra, spettrale, echeggiante e sinistra casa disadorna: questo è; come non ne ho mai né viste né immaginate. (pp. 32, 34) *{{NDR|Su [[Genova]]}} È un posto che "cresce dentro di voi" giorno per giorno. Sembra sempre che vi sia qualcosa da scoprirvi. Potete smarrire il vostro cammino (che cosa gradevole è, quando siete senza meta!) venti volte al giorno, se vi aggrada; e ritrovarlo tra le più sorprendenti ed inaspettate difficoltà. Abbonda dei più strani contrasti: cose pittoresche, brutte, meschine, magnifiche, deliziose e disgustose vi si parano davanti allo sguardo ad ogni angolo. (p. 45) *Chi vuole vedere quanto è bella la campagna negli immediati dintorni di [[Genova]] deve salire, in una giornata serena, in cime al monte Faccio o, almeno, fare una cavalcata intorno alle mura della città che è un'impresa molto più facile da compiere. Non c'è panorama più bello e più vario delle mutevoli vedute del porto e delle valli dei due fiumi, la Polcevera e il Bisagno, da quelle alture lungo le quali sono costruite le mura, poderosamente fortificate, come una piccola grande muraglia cinese. (pp. 45-46) *La grande maggioranza delle strade è tanto stretta quanto un passaggio pubblico è possibile che lo sia – in un luogo dove la gente (sia pure degli italiani), si suppone che viva e circoli; trattandosi di veri [[Caruggi di Genova|vicoli]], con qua e là una specie di pozzo o di posto per respirare. (p. 47) *Quando potrò dimenticare le strade dei palazzi: la ''[[Via Garibaldi (Genova)|strada Nuova]]'' e la ''[[Via Balbi|strada Balbi]]''? O come l'una mi apparve un giorno d'estate quando la vidi la prima volta sotto il più smagliante dei cieli estivi blu intenso che la sua stretta prospettiva di immense dimore riduceva ad una affusolata e preziosissima striscia di lucentezza, in contrasto con l'ombra scura sottostante? (p. 48) *Lo splendore e la varietà delle chiese genovesi può difficilmente essere esagerato. Specialmente la [[Basilica della Santissima Annunziata del Vastato|chiesa ''dell'Annunciata'']]: costruita, come molte altre, a spese di una nobile famiglia e che ora viene lentamente restaurata: dalla porta esterna sino alla sommità dell'alta cupola, è così finemente dipinta e dorata che sembra (come dice il Simond, nel suo piacevole libro sull'Italia) una grande tabacchiera smaltata. (p. 65) *Ci sono tre teatri in città, a parte uno vecchio che viene aperto raramente. Il più importante – il ''[[Teatro Carlo Felice|Carlo Felice]]'': il teatro dell'opera di Genova – è uno splendido, comodo e bel teatro. (p. 68) *Il ''[[Teatro Diurno (Genova)|Teatro Diurno]]'' è un palcoscenico coperto, all'aria aperta, dove gli spettacoli hanno luogo con la luce del giorno, nel fresco del pomeriggio; con inizio verso le quattro o le cinque e della durata di tre ore. È curioso, seduti tra il pubblico, godere una bella vista delle colline e delle case circostanti, vedere i vicini guardare dalle loro finestre e sentire le campane delle chiese e dei conventi suonare completamente a sproposito con quello che avviene in scena. (p. 69) *Non c'è in Italia, dicono (e io ci credo), un'abitazione più piacevole di ''[[Villa delle Peschiere|Palazzo Peschiere]]'' [...] Si trova su un'altura all'interno delle mura di Genova ma appartato dalla città: è circondato da bei giardini interni, abbelliti con statue, vasi, fontane, bacini marmorei, terrazze, viali di aranci e di limoni, boschetti di rose e di camelie. Tutti gli appartamenti sono belli per proporzioni e decorazioni; ma il grande vestibolo, alto una cinquantina di piedi, con tre grandi finestre sul fondo, che guardano sull'intera città di Genova, il porto e il mare che la circonda, offre uno dei più deliziosi ed affascinanti panorami del mondo. Sarebbe difficile immaginare una dimora più gradevole e comoda di quella che offrono le grandi stanze, all'interno; e certamente niente di più delizioso potrebbe essere immaginato dello scenario fuori, alla luce del sole o al chiaro di luna. Somiglia più ad un palazzo incantato in una novella orientale che ad una sobria e grave dimora. (p. 78) *{{NDR|Su [[Villa delle Peschiere]]}} Che si possa vagare di stanza in stanza senza mai stancarsi di osservare le decorazioni fantastiche sui muri e sui soffitti, così vivaci nella loro freschezza di colori come se fossero stati dipinti ieri; o come un piano, o anche il grande ingresso su cui si aprono altre otto stanze, sia una spaziosa passeggiata; o come ci siano corridoi e camere da letto che non usiamo e che raramente visitiamo e delle quali a malapena ritroviamo la strada; o che ci sia una veduta diversa per ognuna delle quattro facciate dell'edificio, poco importa. Ma quel panorama del vestibolo è come una visione per me. (pp. 78-79) *{{NDR|Sul [[Monte Fasce]]}} [...] la più splendente delle colline con il bel tempo, ma la più tetra quando si avvicina il temporale [...] (p. 79) *{{NDR|Sull'[[Spianata dell'Acquasola|Acquasola]]}} [...] una passeggiata pubblica dove la banda militare suona gaiamente, dove i veli bianchi delle genovesi si radunano numerosi e dove le famiglie nobili della città cavalcano in tondo e in tondo e in tondo, almeno in abito e carrozza di gala, se non con perfetta padronanza. (p. 80) *Quando i suoi straordinari paesaggi sono finiti e si snoda tra una lunga linea di sobborghi, che si stendono sulla piatta riva del mare, verso [[Genova]], allora le mutevoli brevi apparizioni di questa magnifica città e del suo porto destano nuove fonti di interesse; rinnovate da ogni vasta, ingombrante, semidisabitata vecchia casa di periferia: e arrivando all'apice quando si raggiunge la porta della città e tutta Genova, con la sua bellissima baia e le colline circostanti, esplode orgogliosamente alla vista. (p. 93) *Deliziosa [[Verona]]! Con i suoi bei palazzi antichi e l'incantevole campagna vista in distanza da sentieri praticabili e da solide gallerie con balaustra. Con i suoi tranquilli ponti romani che tracciano la retta via illuminando, nell'odierna luce solare, con tonalità antiche di secoli. Con le chiese marmoree, le alte torri, la ricca architettura che si affaccia sulle antiche e quiete strade nelle quali riecheggiavano le grida dei Montecchi e dei Capuleti... :''Pleasant Verona! With its beautiful old palaces, and charming country in the distance, seen from terrace walks, and stately, balustraded galleries. With its Roman gates, still spanning the fair street, and casting, on the sunlight of to-day, the shade of fifteen hundred years ago. With its marble-fitted churches, lofty towers, rich architecture, and quaint old quiet thoroughfares, where shouts of Montagues and Capulets once resounded...''<ref group="fonte">Da ''[http://www.gutenberg.org/ebooks/650 Pictures from Italy]'', ''Guntenberg.org''.</ref> *[[Perugia]], munita di grandi mezzi di difesa dalla natura e dalla mano dell'uomo, sorge improvvisamente su di un'altura.<ref group="fonte">Citato in ''Perugia'', Guide Electa Umbria, 1993</ref> ===[[Explicit]]=== Sentiamo per l'ultima volta nel nostro viaggio risuonarci all'orecchio la lingua italiana, e lasciamo quest'[[Italia]], oppressa dalle miserie e dagli oltraggi. La lasciamo coll'amore e l'ammirazione che suscitano le sue bellezze naturali e artistiche, di che è sì miracolosamente ricca, e con un sentimento di vivo affetto per un popolo buono, paziente e gentile. L'inerzia di tanti anni, l'oppressione e lo sgoverno, si son data la mano per deteriorare l'indole di esso e per scemarne la vigoria intellettuale; delle miserabili gelosie, fomentate da piccoli principi, che vedevano nell'unione degli Italiani la loro rovina, e nella disunione la loro forza, hanno guasto e offuscato in essi il sentimento della nazionalità, e financo imbarbarita la loro lingua; ma il buono che fu sempre in essi, esiste ancora, e da queste ceneri può un giorno sorgere una nobile nazione. Sia questa una speranza che serbiamo! {{NDR|''[https://books.google.it/books?id&#61;T7Q8AAAAYAAJ L'Italia: impressioni e descrizioni di Carlo Dickens]'', traduzione con note del prof. Edoardo Bolchesi, Ulrico Hoepli, Napoli-Milano-Pisa, 1879.}} ==''La bottega dell'antiquario''== ===[[Incipit]]=== ====Originale==== ''Night is generally my time for walking. In the summer I often leave home early in the morning, and roam about fields and lanes all day, or even escape for days or weeks together, but saving in the country I seldom go out until after dark, though, Heaven be thanked, I love its light and feel the cheerfulness it sheds upon the earth, as much as any creature living.'' {{NDR|Charles Dickens, ''[https://books.google.it/books?id&#61;2dUNAAAAQAAJ The Old Curiosity Shop]'', Chapman and Hall, London, 1841.}} ====Silvio Spaventa Filippi==== È mio costume, vecchio qual sono, d'andare a passeggio quasi sempre di notte. L'estate, spesso, me n'esco di casa la mattina presto, e giro per i campi e i viottoli tutta la giornata, o anche me ne sto lontano per giorni o settimane di fila; ma, tranne che in campagna, di rado esco se non al buio, sebbene, e ne sia ringraziato il Cielo, io ami la luce del giorno e senta, al pari d'ogni creatura vivente, la gioia ch'essa riversa sul mondo. ===Citazioni=== *{{NDR|Dialogo tra personaggi innominati, il secondo dei quali è il nonno di Nell}} — Mi addolora sempre — osservai, mosso da ciò che prendevo per suo egoismo — m'addolora sempre vedere i fanciulli iniziati alle durezze della vita, quando sono appena usciti dall'infanzia. Questo scompiglia la loro fiducia e la loro semplicità... due delle migliori qualità di cui li adorna il Cielo... e fa sì ch'essi partecipino alle nostre tristezze prima che siano capaci di godere dei nostri piaceri.<br>— Non scompiglierà mai le sue — disse il vecchio, guardandomi fisso — le sorgenti sono troppo profonde. D'altra parte, i figliuoli dei poveri conoscono pochi piaceri. Anche le più tenere gioie della fanciullezza si debbono comprare e pagare. (vol. I, cap. I) *Se l'ala dell'amicizia non dovrebbe mai mutare una piuma, l'ala della parentela non dovrebbe essere mai mozzata e arruffata. (Dick Swiveller: vol. I, cap. II) *— No — disse Riccardino, scotendo il capo — ma di questi [[vecchi]]... non c'è da fidarsi molto, Rico. Ho una vecchia zia laggiù nel Dorsetshire che doveva morire quando io avevo otto anni, e non ha mantenuto ancora la promessa. Sono così opprimenti, così incoerenti, così sprezzanti questi vecchi... Se in famiglia non c'è l'apoplessia, Rico, non si può fare alcun calcolo su di loro, e anche allora son capaci di fartela in barba. (vol. I, cap. VII) *— Vi dico, signora — disse il signor Witherden — ciò che penso di un galantuomo, che, come osserva il poeta, è l'opera più nobile della creazione. Io signora, son d'accordo col poeta in ogni particolare. Le Alpi vertiginose da una parte e l'uccello-mosca dall'altra, non son nulla, in fatto di esecuzione, di fronte a un onest'uomo... o a una donna... una donna. (vol. I, cap. XIV) *[...] è costume degli [[eroi]], quando si trovano in tristi condizioni, assalire {{NDR|il [[destino]]}} con amarezza e ironia. (vol. I, cap. XXXIV) *Nessuno si butta in terra da sé; se il suo destino lo butta in terra, tocca al destino di raccoglierlo. (Dick Swiveller: vol. I, cap. XXXIV) *[...] come i dottori di rado pigliano le loro ricette, e i sacerdoti non sempre praticano ciò che predicano, così gli avvocati sono restii a ricorrere alla legge per conto proprio, sapendo bene che essa è un affilatissimo strumento d'incerta applicazione, dispendiosissimo a mettere in moto, e adatto più a tosare perfettamente, che a tosare la persona che bisogna tosare. (vol. I, cap. XXXVII) *Dall'amore della casa, origina l'amor della [[patria]] [...]. (vol. II, cap. I) *Ah, le [[vacanze]]! Perché ci lasciano dei rimpianti? Perché non possiamo ricacciarle indietro nella nostra memoria d'una settimana o due, tanto da riportarle a un tratto a quella giusta distanza donde possono essere guardate o con calma indifferenza o con un piacevole sforzo di rievocazione? Perché ci aleggiano intorno come la fragranza del vino di ieri, con un vago sentore di mal capo e di stanchezza, e come quelle buone intenzioni per l'avvenire, che formano giù negli abissi il lastricato permanente d'un vasto dominio, e quassù durano di solito fino all'ora del desinare, un po' più, un po' meno? (vol. II, cap. III) *[...] nella maggioranza dei casi, la [[Coscienza morale|coscienza]] è un indumento molto elastico e flessibile, che si allunga molto e si adatta a una gran varietà di circostanze. Certa gente, con un prudente governo e col toglierselo a poco a poco, come si fa con una sottoveste di flanella in estate, si sforza anche, a tempo debito, di farne interamente a meno; ma vi sono altri che possono indossarlo e spogliarsene a piacere; e questo, essendo cosa più conveniente e comoda, è molto più in voga. (vol. II, cap. VI) *[...] i cimenti più duri e più validamente sopportati sono quelli che non son mai registrati nelle memorie di questo mondo, e che pure si soffrono tutti i giorni. (Mr Marton: vol. II, cap. IX) *Qualunque cosa faccia del rumore è gradita alla [[folla]]. (vol. II, cap. X) *[...] la decantata voce di popolo, dissimile al sasso che rotola del proverbio,<ref>{{Cfr}} ''[[:en:w:A rolling stone gathers no moss|A rolling stone gathers no moss]]''.</ref> raccoglie molto musco nei suoi continui andirivieni [...]. (vol. II, cap. XI) *Questo Kit appartiene a quella vostra simpatica gente virtuosa, alla simpaticissima categoria dei giusti, degl'ipocriti, dei vili, delle persone a due facce, dei traditori, delle spie, dei cagnolini che leccano chi dà loro un tozzo di pane e li vezzeggia, e che latrano e s'avventano contro tutti gli altri. (Quilp: vol. II, cap. XIV) *Ogni cosa nella vita, buona o cattiva, ha quasi sempre un effetto su di noi per via di [[contrasto]]. (vol. II, cap. XVI) *Così le gesta [[Violenza|violente]] vivono ancora dopo che sono scomparsi gli uomini, e le tracce della guerra e degli spargimenti di sangue {{sic|sopravviveranno}} in lugubri forme, molto tempo dopo che i distruttori non saran più che atomi di terra. (vol. II, cap. XVI) *Vi sono delle corde nel cuore umano — strane, variabili corde — che vibrano soltanto per caso: rimaste mute e insensibili agli appelli più fervidi e gravi, rispondono finalmente al tocco più lieve e impensato. Nelle menti torbide e deboli, v'è una serie di riflessioni che l'arte può di rado guidare o l'abilità assistere, ma che si rivelerà, come è avvenuto alle grandi verità, per caso e quando lo scopritore non ha che il più semplice oggetto in vista. (vol. II, cap. XVIII) *[...] se non vi fossero delle persone [[Cattiveria|cattive]], non ci sarebbero dei bravi [[avvocati]]. (Sansone Bronzi:<ref>Nel testo in lingua: Sampson Brass (=ottone).</ref> vol. II, cap. XIX) *La [[tranquillità]] di spirito, Riccardo, è la dolcezza dell'esistenza. (Sansone Bronzi: vol. II, cap. XIX) *Io non guardo alla sottoveste. Guardo al cuore. Le strisce della sottoveste non sono che le gretole della gabbia. Ma l'uccello è il cuore. Ah! Quanti poveri uccelli intristiscono continuamente e mettono i loro becchi a traverso le gretole per beccare con affetto tutta l'umanità. (Sansone Bronzi: vol. II, cap. XIX) *— Un uomo — dice Sansone — che perde quarantasette sterline e dieci scellini in una mattinata per la propria onestà, è un uomo da invidiare. Se fossero state ottanta sterline, il piacere di questo sentimento sarebbe aumentato. Ogni sterlina perduta sarebbe stata mezzo quintale di felicità guadagnata. La calma vocina, Cristoforo — esclama Bronzi, sorridendo e picchiandosi il seno — è una lieta canzone entro di me, ed è tutta felicità e gioia! (vol. II, cap. XX) *— Io vi do la mia parola, guardia... — disse Bronzi. Ma a questo punto la guardia s'interpose fondandosi sul principio costituzionale che le parole volano, e osservando che le chiacchiere fossero soltanto pappa per i bambini e i lattanti, e che invece il cibo dei forti fossero i [[Giuramento|giuramenti]]. (vol. II, cap. XXIII) *Il mondo, che commette continuamente immense ingiustizie, si consola troppo facilmente con l'idea che alla vittima delle falsità ch'esso trama e della malignità ch'esso trasuda, non possa mancare, avendo la coscienza pura, un conforto nelle proprie sofferenze, e che in un modo o nell'altro, finirà per trionfare; e «in questo caso» dicono quelli che hanno abbattuto la vittima, «benché noi non ce l'aspettiamo, nessun sarà più lieto di noi». E invece il mondo farebbe bene a riflettere, che l'[[ingiustizia]] è in se stessa, per ogni animo ben fatto e generoso, il male più insoffribile, il più atroce e difficile a sopportare; e che molte coscienze pure trovarono la loro giustificazione altrove, e che molti cuori saldi si infransero appunto perché la coscienza dei propri meriti non fece che aggravare le loro sofferenze e renderle più tormentose. (vol. II, cap. XXIV) *[...] la [[verità]], in sé considerata, è una sublime e magnifica cosa, signori, benché non si sia sempre lieti di vederla, appunto come altre sublimi e magnifiche cose, gli uragani, per esempio... (Sansone Bronzi: vol. II, cap. XXIX) *[...] sebbene la [[necessità]] non abbia legge, ha i suoi cultori di legge. (Sansone Bronzi: vol. II, cap. XXIX) *Tu non hai dimenticato la massima di nostro padre... il nostro riverito padre, signori... «Sospettate sempre di tutti». (Sansone Bronzi: vol. II, cap. XXIX) *Così accade sempre che questi [[Uomo di mondo|uomini di mondo]] lo traversino corazzati per difendersi tanto del male quanto del bene, non contando il fastidio e l'assurdità di montar sempre la guardia col microscopio e di andar vestiti di ferro anche nelle più innocenti occasioni. (vol. II, cap. XXIX) *La massima di Bronzi era che l'abitudine di far dei complimenti teneva la lingua oliata senza alcuna spesa; e siccome quell'organo utilissimo non deve mai arrugginire o stridere sui cardini nel caso specifico d'un uomo di legge, che ha bisogno d'averlo sempre facile e spedito, di rado egli perdeva l'occasione di far pompa di discorsetti lusinghieri e di espressioni laudative. (Sansone Bronzi: vol. II, cap. XXXV) *Quando la morte s'abbatte sugli innocenti e i giovani, per ogni fragile forma dalla quale scioglie lo spirito anelante, si levano centinaia di virtù in forma di grazia, di carità e d'amore, e vanno per il mondo, versando benedizioni. Dalle lagrime che i mortali addolorati versano sulle tombe precoci, nasce qualche bene, qualche più soave natura sorge. Sotto i passi della distruttrice balzano radiose creazioni che sfidano la sua potenza, e il suo triste cammino si muta in una via luminosa che conduce al cielo. (vol. II, cap. XXXV) *[...] la propaganda della bontà e della benevolenza non aggiunge virtù trascurabili alle buone qualità fondamentali della natura ed è un bell'argomento di soddisfazione per l'umanità tutta quanta. (vol. II, cap. XXXVI) ===[[Explicit]]=== Son tanti i [[Cambiamento|mutamenti]] che avvengono in pochi anni, e tutto passa come la narrazione d'una fiaba. ==''La piccola Dorrit''== ===[[Incipit]]=== Una trentina d'anni fa, Marsiglia bruciava un giorno ai raggi infocati del sole.<br> Nella Francia meridionale, un sole ardente in un giorno canicolare di agosto non era allora un fenomeno più strano di quanto in altri tempi sia stato o di quanto sia adesso. Ogni cosa dentro ed intorno a Marsiglia pareva che avesse sbarrato gli occhi, abbagliata ed abbagliante, al cielo infocato; fino al punto che questo fissarsi ed abbagliarsi a vicenda era ivi divenuto come una mania generale. I forestieri venivano abbagliati dalla accesa bianchezza delle case, dei muri, delle vie, dal bagliore delle strade aride e delle prossime colline il cui verde era stato arso. Tutto intorno in un moto spasmodico sbarrava gli occhi. Tutto, meno le [[vigneto|vigne]]; le quali piegandosi sotto il fardello dei grappoli, occhieggiavano di tratto in tratto, quando l'aura calda e grave muoveva appena le loro languide foglie. ===Citazioni=== *[...] l'asserzione franca e sfacciata ha per mezzo mondo lo stesso valore di una prova irrecusabile. (lib. I, cap. I) *[...] s'incomincia a perdonare ad un luogo, non appena lo si è lasciato [...]. (Signor Meagles: lib. I, cap. II) *— Nel nostro viaggio attraverso la vita, — rispose freddamente la signora Wade, — noi c'incontreremo in tutti coloro che muovono verso di noi chi sa da quali parti e per quali vie; e quanto è stabilito che noi facciamo ad essi, e che essi facciano a noi, accadrà fatalmente. (lib. I, cap. II) *E così ella {{NDR|la signora Clennam}} andava sempre bilanciando le sue partite con la Maestà del cielo, registrando le entrate a credito, tenendo strettissimo calcolo dell'attivo, e reclamando ad alta voce il saldo del suo conto. Solo per questo era notevole, per l'energia e l'enfasi che vi metteva. Mille e mille non fanno altrimenti tutti i giorni della loro vita, e ciascuno a suo modo. (lib. I, cap. V) *— Zitto là, voi e la vostra filantropia! — esclamò l'ostessa, sorridendo e più che mai scrollando il capo. — Statemi a sentire. Io sono una donna, io. Non m'intendo punto di filantropia filosofica. So però quello che ho veduto e quello che ho guardato in questo mondo dove mi trovo. E vi so dir questo, amico mio, che vi son gente, — uomini e donne per disgrazia nostra, — che non hanno dentro di sé nulla di buono, proprio nulla. Che vi son gente che bisogna detestare con tutta l'anima. Che vi son gente che vanno trattati come nemici dichiarati della razza umana. Che vi son gente che non hanno cuore di uomo e che bisogna schiacciare come bestie selvagge, e toglierle dalla faccia della terra. Ce n'è pochi, spero; ma io ho veduto in questo mondo qui dove mi trovo ed anche nella piccola ''Aurora'', che ce n'è di questa gente. (lib. I, cap. XI) *La maggior parte degli uomini sono abbastanza fedeli a sé stessi per serbarsi fedeli a un'antica [[illusione]]. Non è prova di leggerezza, ma anzi è una prova di costanza, quando l'illusione non regge al confronto della realtà e il contrasto le reca un colpo fatale. (lib. I, cap. XIII) *— Eccomi qua io, — disse Pancks, proseguendo la sua argomentazione col pigionale. — Per che altro credete voi che io sia fatto? Per niente altro. Tiratemi fuori dal letto di buon mattino, mettetemi al [[lavoro]], datemi un ritaglio di tempo per ingoiare un po' di cibo, e tornate da capo e fatemi lavorar di schiena. Fatemi lavorar sempre; io farò lo stesso con voi, voi farete lo stesso con un altro, un altro con un altro e così via. Ed eccovi sommariamente tutti i doveri dell'uomo in un paese commerciale. (lib. I, cap. XIII) *L'insegna dell'onore e della vergogna, il grado di generale e di tamburino, una statua di Pari nell'Abbazia di Westminster e l’amaca del marinaio sospesa sulle profondità dell'Oceano, la mitra e l'officina, il seggio di presidente e la galera, il trono e la ghigliottina, — verso ciascuno di cotesti punti muovono i [[Viaggio|viaggiatori]] sulla strada maestra del mondo; ma cotesta strada ha mirabili divergenze, e solo il tempo ci può far vedere dove ciascun viaggiatore è diretto. (lib. I, cap. XV) *— Se un uomo ha la disgrazia di trovar per caso qualche cosa che torni utile al paese, bisogna bene che vi si dedichi tutto e ne veda la fine.<br>— E non sarebbe miglior partito rinunziare a far conoscere il suo ritrovato?<br>— Ah, no davvero! — rispose Doyce tentennando il capo con un sorriso pensieroso. — Il ritrovato non gli è stato messo nella testa per restarvi sepolto. Ci è stato messo perché dia qualche frutto. Voi tenete lo vostra vita a condizione che combatterete strenuamente per essa fino all'ultimo. Ogni inventore tiene la [[Invenzione|sua scoperta]] alle medesime condizioni. (lib. I, cap. XVI) *{{NDR|Morale della barchetta}} Vecchi o giovani, irosi o pacifici, scontenti o soddisfatti, voi tutti che mi guardate, la corrente non si arresta mai. Che si gonfino pure i vostri cuori al soffio della discordia, l'onda che s'increspa intorno alla prua di questa barchetta, canta sempre la stessa canzone. Un anno dopo l'altro, tenuto conto di quanto ne trattiene la barca, l'onda fa tante miglia all'ora. Qui dei rosai, là dei gigli, niente che sia incerto o mutabile sopra questa via che fugge sempre eguale, senza arrestarsi un momento; mentre voi, imbarcati sul rapido fiume del tempo, siete così capricciosi ed instabili. (lib. I, cap. XVI) *Io ho il merito di tenere aperto un esattissimo conto corrente a beneficio delle persone di mia conoscenza, portando a libro con una scrupolosa precisione tutto il bene ed il male che ne so. Questo lavoro lo fo così coscienziosamente, che son felice di farvi sapere che il più abbietto degli uomini può anche essere il più caro e degno amico del mondo; e sono in grado di darvi la consolante notizia che vi ha assai meno differenza di quanto possiate credere tra un [[Bontà e cattiveria|uomo onesto e un birbante]]. (Signor Gowan: lib. I, cap. XVII) *[...] la vecchia signora viveva tuttavia deplorando la degenerazione dei tempi in compagnia di varie altre vecchie signore di ambo i sessi. (lib. I, cap. XVII) *— La [[società]], — riprese la signora Merdle, curvando di nuovo il suo dito mignolo, — è così difficile a spiegarsi alla gioventù, e qualche volta alle persone di età matura, che io son contenta di quanto mi dite. Io vorrei che la società non fosse tanto arbitraria, non fosse così esigente... Zitto, pappagallo!<br>Il pappagallo avea messo uno strido acutissimo, come se fosse il rappresentante della società in questione e volesse sostenere il suo diritto di essere esigente.<br>— Ma, — riprese a dire la signora Merdle, — dobbiamo pigliarla come la troviamo. Sappiamo benissimo ch'ella è vuota, convenzionale, mondana, disgustevole, ma a meno che non fossimo dei selvaggi dei mari tropicali, — per me sarei stata felice di nascere in quelle parti; sento dire che vi si mena una vita deliziosa e che il clima è perfetto, — siamo obbligati a consultare cotesta società. È la sorte comune. Il signor Merdle, per esempio, è uno dei primi banchieri; affari sulla più vasta scala, ricchezza ed influenza grandissime, ma anch'egli come gli altri... Zitto, pappagallo!<br>Il pappagallo avea messo un secondo strido, il quale completava in modo così espressivo la frase interrotta, che la signora, Merdle trovò inutile di aggiungere altro. (lib. I, cap. XX) *Uno che non può pagare trova un altro che nemmeno può pagare per farsi [[Garanzia|garantire]] che può pagare. È lo stesso caso che un uomo con le gambe di legno si faccia garantire da un altro uomo con le gambe di legno ch'egli ha due gambe di carne: né l'uno né l'altro cammineranno meglio per questo. E quattro gambe di legno vi danno più disturbo di due, quando non ne avete bisogno di nessuna. (Signor Panks: lib. I, cap. XXIII) *Pigliate tutto ciò che potete, e tenetevi tutto ciò che non siete obbligato a restituire. Questo si chiama far gli [[Affare|affari]]. (Signor Panks: lib. I, cap. XXIII) *{{NDR|Dialogo tra Gowan e Clennam}} — Non sono già un grande impostore, questo no. Compratevi un mio quadro, ed io vi dirò a quattr'occhi, ch'esso non vale la moneta che ci avete speso. Comprate un quadro di un altro pittore, — anche di uno di quei professoroni celebri che mi fanno stare a segno, — e c'è da scommettere cento contro uno che quanto più avrete pagato, tanto più il pittore vi avrà messo in mezzo. Fanno tutti così, sapete.<br>— Tutti i pittori?<br>— Pittori, scrittori, {{Sic|patriotti}}, tutti quelli che tengono bottega sul mercato sociale. Date venti sterline alla maggior parte delle persone di mia conoscenza, e sarete giusto ingannato fino a concorrenza della somma; datene ventimila, sarete ingannato per ventimila. (lib. I, cap. XXVI) *[...] le nostre più grandi [[speranze]], chiuse e carezzate nel fondo del cuore, si allontanano da noi per andarsi a perdere nei vasti mari dell'eternità. (lib. I, cap. XXVIII) *Trovarsi ricacciato in una via senza uscita, come il signor Enrico Gowan; avere per dispetto abbandonato un certo campo senza possedere le qualità necessarie per avanzare in un altro ed andare a zonzo con le mani in mano sopra un terreno neutro, maledicendo all'uno ed all'altro, non è certo una situazione morale molto favorevole, né può il tempo arrecare alcuna sorta di rimedio. Il peggior calcolo che si possa fare in questo mondo è quello di certi matematici ammalati, i quali non conoscono che la sottrazione, quando invece trattasi di dare il totale dei meriti e dei successi altrui, senza che questa aggiunga una sola unità al totale della propria addizione, in fatto di meriti e di successi.<br>D'altra parte, l'abitudine di cercare una specie di consolazione nel lamentarsi o nel vantarsi di essere disilluso, è veramente un'abitudine demoralizzatrice; la quale non tarda molto a produrre una infingarda noncuranza, una indifferenza completa per tutto ciò che richiede un lavoro costante. Deprezzare un capolavoro per far l'elogio di un lavoro mediocre, diventa una delle massime felicità di cotesti caratteri inaspriti, e non si può così prendersi giuoco della [[verità]], senza che ne soffra profondamente l'onestà dei proprii sentimenti. (lib. II, cap. VI) *Quando si ha un po' di buon senso e una certa coltura generale, non si può dire di essere completamente [[ignoranza|ignaro]] di checchessia. (Doyce: lib. II, cap. VIII) *Ma il signor Tenace Mollusco, bisogna sapere, era un uomo abbottonato fino alla gola, e per conseguenza un uomo di un certo peso. Tutti gli uomini così abbottonati sono uomini profondi e di peso. Sia che la facoltà riservatasi di sbottonarsi o di rimanere abbottonato imponga al genere umano, sia che si creda generalmente che la saggezza si condensi e si accresca sotto un abito abbottonato, e si svapori quando l'abito si sbottona; certo è che l'uomo che più di tutti ha importanza, è l'uomo che va abbottonato fino alla gola. (lib. II, cap. XII) *È tanto difficile arrestare una epidemia morale, quanto una epidemia fisica; essa si dilata con la rapidità medesima della peste; il contagio, fatti i primi progressi, non risparmia né gradi, né professioni; coglie le persone più robuste, i temperamenti che meno sembrano soggetti ad essere attaccati. Son fatti questi dimostrati dall'esperienza, com'è dimostrato che l'aria è necessaria alla vita dell'uomo. Il massimo dei benefizii che si potesse rendere al genere umano sarebbe di arrestare ed isolare (strangolarli no, che sarebbe troppo), prima che l'infezione si propagasse, gli animi incancreniti, la cui debolezza e perversità diffonde questi terribili flagelli. (lib. II, cap. XIII) *E un mezzo granello di [[realtà]], non altrimenti che una scarsa dose d'altri prodotti naturali egualmente rari, è capace di dar sapore e profumo ad una enorme quantità di diluente. (lib. II, cap. XXV) *Nessuno di noi può sapere con chiarezza a quali persone, a quali eventi si vada debitori per questo rispetto, fino a che la ruota della vita, arrestata di botto nel suo rapido giro, non venga a rivelarcelo. Basta per questo una malattia, un dispiacere, la perdita di coloro che amiamo, e questo dimostra che la sventura è pur buona a qualche cosa. (lib. II, cap. XXVII) *Il signor Plornish grugnì sentimentalmente nel suo stile filosofico ma poco chiaro, che c'erano degli alti, vedete, e c'erano dei bassi. Inutile il domandargli il come e il perché di questi alti e bassi; c'erano, sapete, e non c'era rimedio. Egli avea sentito dire, sissignore, che via via il mondo girava; poiché non c'era dubbio che girasse, anche i signori più sopraffini devono naturalmente trovarsi una volta a capo in giù con tutti i capelli arruffati in quello che si sarebbe potuto chiamare lo spazio. Benissimo. Questa era l'opinione del signor Plornish: benissimo. Prima o dopo, chi si trovava a capo in giù doveva tornare per forza a capo in su e i capelli tornerebbero lisci e al posto loro che sarebbe stata una vera grazia. Benissimo dunque! (lib. II, cap. XXVII) *Gentiluomo una volta, gentiluomo sempre, gentiluomo fino all'ultimo. (Rigaud: lib. II, cap. XXVIII) *— Li vendete tutti i vostri amici?<br>Rigaud si tolse la ''cigarette'' dalle labbra e guardò Arturo con un certo stupore. Ma si rimise subito a fumare, e riprese freddamente:<br>— Vendo tutto ciò che ha un prezzo. Come vivono, di grazia, i vostri signori avvocati, i vostri uomini di Stato, i vostri speculatori di borsa? Come vivete voi stesso? Com'è che vi trovate qui dentro? Non avete venduto nessun amico voi? Per Diana, ho motivo di credere di sì?<br>Clennam gli volse le spalle e guardò dalla finestra al muro di faccia.<br>— Il fatto è, mio caro signore, — proseguì Rigaud, — che la società si vende essa stessa; ha venduto me, ed io vendo lei. (lib. II, cap. XXVIII) *In verità io vi dico, che molti viaggiatori si sono imbattuti andando pel mondo in idoli mostruosi; ma nessuno ha mai veduto più temerarie e grossolane e disgustevoli immagini della divinità di quelle che noi, creature nate nella polvere, facciamo ad immagine nostra, la merce delle nostre più perverse passioni. (Signora Clennam: lib. II, cap. XXX) ===Citazioni su ''La piccola Dorrit''=== *E poi il romanziere, già all'apice della sua carriera, scrisse ''Little Dorrit''. Alla miglior parte dei dickensiani questo romanzo è indigeribile. Non si capisce come l'autore del ''Pickwick'' abbia potuto scendere così facilmente al grado dello scrittore d'appendice. Forse ve lo avevano tratto l'esempio, la compagnia e la collaborazione per qualche libro, di Wilkie Collins. Ma Little ''Dorrit'' è salvato e portato in alto, come un lavoro che soltanto il genio poteva concepire, dall'idea del Ministero delle Circonlocuzioni, vasta satira della burocrazia d'ogni paese, frapposta, come un Imalaia d'inerzia, fra l'iniziativa e il bene, la malizia severa dei più animosi e la conquista, l'impeto bellicoso dei novatori e la vittoria. Il Ministero delle Circonlocuzioni è la vasta palude che specchia in immagini rugginose e tristi ciò che le sta di sopra e d'intorno; e ogni speranza che la sfiori al margine vi annega per l'eternità, e appena un brivido a fior dell'acqua, tra la vegetazione marcita, segna il punto della caduta. Gli ultimi umoristi francesi, che hanno studiato con acume malizioso e felice freschezza di rilievo, le miserie e le piccinerie dell'anima burocratica, non si son mai levati a una concezione così larga e completa, che, senza trascurare l'atto del singolo segnato dal crisma del decreto ufficiale, sa mettere in moto tutto il mastodontico, mostruoso organismo ministeriale, e seguirlo nelle più remote vibrazioni, nel lento ritmo della sua immane irresponsabilità. È una creazione gigantesca, come una di quelle opere che raccolsero lo sforzo di più generazioni, e si rappresero in mirabili armonie di marmo. ([[Silvio Spaventa Filippi]]) ==''Le campane''== ===[[Incipit]]=== Non sono molto numerosi — e giacché è desiderabile che tra chi narra una storia e chi la legge si stabilisca al più presto possibile una comprensione reciproca, prego di prender nota che io non limito questa osservazione né ai giovani né ai piccoli, ma la applico a ogni sorta di gente piccola e grande, giovane e vecchia, ancora nel periodo della crescita oppure già sul declinare — non sono, dico, molto numerosi coloro a cui piacerebbe dormire in una chiesa. Non intendo parlare con questo di dormirvi durante la predica di una giornata calda (cosa che è stata realmente fatta un paio di volte), ma di dormirvi di notte e soli. Una grande moltitudine di persone sarà violentemente sorpresa, lo so, da una tale asserzione nella piena luce del giorno; ma essa si applica alla notte e deve essere discussa di notte. E io mi impegno a sostenerla con successo, in qualsiasi notte piovosa che si scelga a questo scopo contro qualsiasi contraddittore scelto nella folla, che sia disposto a incontrarmi solo in un vecchio cimitero dinanzi alla porta di una vecchia chiesa e mi dia la preventiva autorizzazione a chiuderlo dentro, se questo è necessario per convincerlo, fino all'indomani mattina.<!--p. 323--> ===Citazioni=== *Non c'è niente che si ripresenti più regolarmente dell'ora di [[pranzo]] e niente che sia meno regolare, nel presentarsi, del pranzo. (Toby Veck: p. 331) *«Ma chi mangia la [[trippa]]?» disse il signor Filer dando un'occhiata in giro. «La trippa è senza eccezione l'articolo di consumo meno economico e più dispendioso che i mercati di questo paese abbiano la possibilità di produrre. È stato calcolato che la perdita che subisce nella cottura una libbra di trippa è superiore di sette ottavi di un quinto alla perdita che subisce una libbra di qualsiasi altra sostanza animale.<br>«Per dire le cose come stanno, la trippa è più costosa dell'ananasso di serra. Tenendo conto del numero di animali macellati regolarmente ogni anno e facendo un calcolo minimo delle quantità di trippa che le carcasse di questi animali se macellati razionalmente possono produrre, ho scoperto che la perdita su quella quantità di trippa quando viene cotta potrebbe nutrire una guarnigione di cinquecento soldati per cinque mesi di trentun giorni e un mese di febbraio in più. Che spreco, che spreco!» (p. 342) *«Voi state per prendere marito, avete detto» proseguì l'assessore. «Una cosa molto sconvienente e indelicata per una donna, ma lasciamo andare. Quando vi sarete sposata, litigherete col marito e diverrete una moglie disgraziata. Ora potete credere che non sarà così; ma sarà così perché io ve lo dico. Desidero avvertirvi chiaramente fin d'ora che io sono deciso a farla finita con le mogli infelici. Così non venite a presentarvi davanti a me. Avrete dei figlioli, dei ragazzi. Questi ragazzi cresceranno cattivi, naturalmente, e andranno vagabondando per le strade senza né scarpe né calze. Badate bene, mia giovane amica, io li condannerò sommariamente, ciascuno di loro, perché sono deciso a farla finita coi ragazzi senza scarpe e senza calze. Forse vostro marito morirà giovane, ciò che è molto probabile, e vi lascerà con un bambino. In questo caso vi metteranno fuori di casa e anche voi andrete errando su e giù per le strade. Badate bene di non venire a errare vicino a me, mia cara, perché io sono deciso a farla finita con tutte le madri vagabonde. Anzi la mia decisione è di farla finita con tutte le madri di qualunque tipo. Non vi mettete in mente di poter addurre come scusa la malattia o i bambini, perché con tutti gli ammalati e con tutti i bambini (io spero che voi conosciate il servizio religioso, per quanto tema di no) sono deciso a farla finita. E se voi tenterete disperatamente, con ingratitudine, con empietà e con frode di affogarvi o impiccarvi, io non avrò nessuna pietà di voi, perché sono venuto nella determinazione di farla finita con tutti i suicidi. Se c'è una cosa» disse l'assessore con un sorriso soddisfatto di se stesso «della quale si può dire che io mi sia più deciso che a proposito di qualunque altra, è di farla finita coi suicidi. Perciò non ci provate. È questa la frase giusta, non è vero? Ah, ah, ora ci siamo capiti.» (pp. 347-348) *«Mia signora,» rispose Sir Joseph con solennità «io sono nondimeno l'amico e il padre del povero, e questi riceverà nondimeno ogni incoraggiamento possibile dalle mie mani. Ogni quindici giorni verrà messo in comunicazione col signor Fish; ogni giorno di Capodanno io e i miei amici berremo alla sua salute; una volta all'anno io stesso e i miei amici gli rivolgeremo un discorso col più profondo dei sentimenti; una volta in vita sua forse può perfino accadere che riceva in pubblico, alla presenza della gente come si deve, una piccolezza qualsiasi da un amico; e quando, non più sorretto da questi stimolanti e dalla dignità del lavoro, scenderà nella sua comoda tomba, allora, mia signora» e qui Sir Joseph si soffiò il naso «io sarò l'amico e il padre dei suoi figli alle stesse condizioni.» (p. 357) *Nere sono le nuvole che si accumulano e agitate le acque profonde allorché il Mare del Pensiero, destandosi da una bonaccia, restituisce i suoi morti. Sorgono strani e terribili mostri, in una resurrezione prematura e imperfetta; le varie parti e le varie linee di cose differenti sono congiunte e commiste a caso, e quando e come e attraverso quali gradi meravigliosi ciascuna di esse si separa dall'altra e ciascun senso e ciascun obiettivo della mente riprende la sua forma abituale e torna alla vita, questo nessun uomo può dirlo, benché ciascun uomo sia ogni giorno il depositario di questo aspetto del Grande Mistero. (p. 376) *«La voce del [[tempo]]» disse il fantasma «grida all'uomo: va' avanti! Il tempo esiste perché egli possa avanzare e migliorare, perché il suo valore sia più grande, più grande la sua felicità, migliore la sua vita, perché progredisca innanzi, verso quella meta che è nota a lui e che egli può vedere e che è stata fissata nel periodo nel quale il tempo e lui cominciarono a esistere. Epoche di oscurità, di malvagità e di violenza, sono venute e scomparse: milioni di persone hanno sofferto, hanno vissuto e sono morte per additare a lui la via che gli sta dinanzi. Chi cerca di farlo volgere indietro o di arrestarlo nel suo corso, ferma una macchina potente che stenderà morto l'intruso e che l'arresto momentaneo renderà più feroce e più violenta.» (p. 380) ===[[Explicit]]=== Trotty aveva sognato? Oppure le sue gioie e i suoi dolori e i personaggi di essi sono soltanto un sogno? Lui stesso è un sogno e colui che racconta questa storia un sognatore che si sveglia soltanto adesso? Se è così, ascoltatore, sempre caro a lui in tutte le sue visioni, cerca di tenere in mente le severe realtà dalle quali queste ombre sono nate; e nella tua sfera, giacché nessuna è troppo ampia e nessuna troppo limitata per questo scopo, cerca di correggerle, di migliorarle e di addolcirle. Possa l'anno nuovo essere un anno felice per te, e felice per tutti gli altri la cui felicità dipende da te. Possa ciascun anno essere più felice del precedente, e possa anche il più umile dei nostri fratelli e sorelle non esser privato della sua legittima parte di quel che il nostro Creatore ha creato per il suo godimento.<!-- p. 424--> ==''Le due città''== ===[[Incipit]]=== ====Originale==== ''It was the best of times, it was the worst of times, it was the age of wisdom, it was the age of foolishness, it was the epoch of belief, it was the epoch of incredulity, it was the season of Light, it was the season of Darkness, it was the spring of hope, it was the winter of despair, we had everything before us, we had nothing before us, we were all going direct to Heaven, we were all going direct the other way—in short, the period was so far like the present period, that some of its noisiest authorities insisted on its being received, for good or for evil, in the superlative degree of comparison only.'' {{NDR|Charles Dickens, ''[https://archive.org/details/taleoftwocities03dick A tale of two cities]'', Chapman and Hall, London, 1859.}} ====Beatrice Boffito Serra==== Era il migliore di tutti i tempi, era il peggiore di tutti i tempi, era il secolo della saggezza, era il secolo della stoltizia, era l'epoca della fede, era l'epoca dell'incredulità, era la stagione della Luce, era la stagione delle Tenebre, era la primavera della speranza, era l'inverno della disperazione, avevamo tutto dinanzi a noi, non avevamo nulla dinanzi a noi, andavamo dritti dritti al Cielo, andavamo dritti dritti dalla parte opposta: in breve, il periodo era tanto simile al presente che alcune delle sue più clamorose autorità insistevano affinché se ne parlasse soltanto al superlativo sia nel bene sia nel male. ====Silvio Spaventa Filippi==== Era il tempo migliore e il tempo peggiore, la stagione della saggezza e la stagione della follia, l'epoca della fede e l'epoca dell'incredulità, il periodo della luce e il periodo delle tenebre, la primavera della speranza e l'inverno della disperazione. Avevamo tutto dinanzi a noi, non avevamo nulla dinanzi a noi; eravamo tutti diretti al cielo, eravamo tutti diretti a quell'altra parte — a farla breve, gli anni erano così simili ai nostri, che alcuni i quali li conoscevano profondamente sostenevano che, in bene o in male, se ne potesse parlare soltanto al superlativo. Un re dalla grossa mandibola e una regina dall'aspetto volgare sedevano sul trono d'Inghilterra; un re dalla grossa mandibola e una regina dal leggiadro volto, sul trono di Francia. In entrambi i Paesi ai signori dalle riserve di Stato del pane e del pesce era chiaro più del cristallo che tutto in generale andava nel miglior ordine possibile e nel più duraturo assetto del mondo. ===Citazioni=== *Strana circostanza, degna di meditazione, il fatto che ogni creatura umana è [[Incomunicabilità|composta in modo da esser per tutte le altre un profondo segreto e un profondo mistero]]. Una solenne considerazione, quando entro in una grande città di notte, quella che ciascuna di quelle case, oscuramente raggruppate, chiude un suo particolare segreto; che ogni stanza in ciascuna di esse chiude un suo particolare segreto; che ogni cuore pulsante nelle centinaia di migliaia di petti che respirano nella stessa città, è, in alcuni dei suoi pensieri, un segreto per il cuore che gli è più vicino. C'è in questo un senso di spavento pari a quello della stessa morte. (lib. I, cap. III, 1936) *Noi uomini d'affari, che serviamo una casa, non siamo padroni di noi stessi. Più che a noi stessi, dobbiamo pensare alla casa. (Jarvis Lorry: lib. I, cap. IV, 1936) *Tristemente, tristemente, sorse il sole: sorse sullo spettacolo di cui nulla è più triste, quello d'un uomo dotato d'ingegno e di sentimento ma incapace di dirigere le sue qualità in un esercizio durevole, incapace di lavorare a proprio vantaggio e per la propria felicità, sensibile alla piaga che lo rodeva e rassegnato a lasciarsene divorare così. (lib. I, cap. V, 2012) *L'odio per i grandi è l'omaggio involontario dei piccoli. (Marchese: lib. II, cap. IX, 1936) *— La [[repressione]] è l'unica filosofia durevole. La torva deferenza della paura e della schiavitù, caro, — osservò il marchese, — terrà i cani obbedienti alla frusta [...]. (lib. II, cap. IX, 1936) *[...] il primo dovere d'una [[madre]] è d'ingrassare il figlio. (Cruncher: lib. II, cap. XIV, 1936) *— Giacomo, — disse Defarge; — a un gatto bisogna far vedere il latte, se si vuole che lo lambisca. A un cane bisogna mostrare la sua preda naturale, se si vuole che un giorno le dia la caccia. (lib. II, cap. XV, 1936) *Castello e capanne, facce di marmo e cadavere penzolante, la macchia rossa sul pavimento di marmo, e l'acqua pura della fontana del villaggio — migliaia di ettari di terra — tutta una provincia di Francia — tutta quanta la Francia — giacevano sotto il cielo notturno concentrati in una sottile linea capillare. Così un mondo intero, con tutte le sue grandezze e le sue minuzie, giace in una stella scintillante. E come la semplice conoscenza umana può dividere un raggio di luce e analizzarne la composizione, così intelligenze più alte possono penetrare nel fioco barlume di questa nostra terra, in ogni pensiero e in ogni azione, in ogni vizio e in ogni virtù d'ogni creatura responsabile che vi respira. (lib. II, cap. XVI, 1936) *— Bene! — disse Defarge, con una scrollatina di spalle ch'era un po' di scusa, un po' di deplorazione, — non vedremo il trionfo.<br>— Lo avremo aiutato, — rispose madama [...]. (lib. II, cap. XVI, 1936) *In tempi di pestilenza, alcuni hanno una segreta attrazione per il morbo... un terribile impulso a morire. E tutti chiudiamo in seno simili meraviglie, alle quali manca soltanto l'occasione per mostrarsi. (lib. III, cap. VI, 1936) *Io ammetto d'essere una [[spia]], professione che non ha una buona reputazione, sebbene sia necessario che qualcuno la eserciti; ma questo signore non è spia, e non veggo la ragione perché debba abbassarsi a far la spia. (John Barsad: lib. III, cap. VIII, 1936) *Vi è una forza prodigiosa, — gli risposi, — nella tristezza e nella disperazione. (Dottor Manette: lib. III, cap. X, 1936) *I contagi fisici, generati dai vizi e dalle colpose negligenze degli uomini, attaccano vittime di tutte le classi; e lo spaventoso disordine morale, nato da indicibili sofferenze, da una intollerabile oppressione e dalla spietata indifferenza, colpisce egualmente senza alcuna distinzione. (lib. III, cap. XIII, 1936) ===[[Explicit]]=== «Veggo il bambino che le stava in grembo e che porterà il mio nome, diventar uomo, e farsi strada nel mondo nella stessa professione che una volta fu mia. Lo veggo arrivare vittorioso alla meta, e il mio nome, irradiato della luce del suo, mondarsi delle macchie di cui io l'aveva bruttato. Lo veggo ancora, o capo dei giudici giusti e degli uomini onorati, condurre in questo luogo un ragazzo dello stesso mio nome, con una fronte che io conosco e i capelli d'oro — questo luogo sarà allora bello da guardare, senza più le orribili tracce di oggi — e lo veggo narrare al bambino la mia storia, con tenera e tremola voce.<br />«Quel che faccio è il meglio, di gran lunga il meglio che io abbia mai fatto; e il riposo che m'attende è il più dolce, di gran lunga il più dolce che io abbia mai conosciuto».<ref>Citato nel film ''[[Il cavaliere oscuro - Il ritorno]]'' (2012). James Gordon cita infatti il passo durante l'[[elegie funebri dai film|elegia funebre]] per Bruce Wayne: «Quel che faccio è certo il meglio, di gran lunga, di quanto abbia mai fatto e quel che mi attende è di gran lunga il riposo più dolce che abbia mai conosciuto.»</ref> {{NDR|Traduzione di Silvio Spaventa Filippi}} ==''Lettere dall'Italia''== *{{NDR|Su [[Villa Bagnarello]]}} Mi trovo in una vecchia tenuta sconquassata, la più completamente solitaria, arrugginita, stagnante che tu possa immaginare. Che cosa non darei perché tu potessi solo dare un'occhiata al cortile! Lo contemplo ogni volta che passo vicino a una finestra che guarda da quel lato della casa, perché la stalla è così piena di «insetti e sciami» [...] che mi aspetto sempre di vedere la carrozza uscirsene trainata di peso da legioni di laboriose pulci perfettamente bardate, per proprio conto. (lettera a John Forster, 20 (?) luglio 1844; p. 21) *{{NDR|Sui modi [[Genova|genovesi]]}} [...] sono estremamente vivaci e pantomimici, tanto che due amici popolani in placida conversazione nella strada sembrano sempre sul punto di accoltellarsi da un istante all'altro. E uno straniero resta profondamente sconcertato dal fatto che poi questo non succeda. (lettera a John Forster, 20 (?) luglio 1844; p. 21) *Ma non so come te la caveresti sui lastricati, che mettono a dura prova. È come camminare su delle biglie roventi e fumanti, con ogni tanto uno spuntone che fa inciampare. (lettera al fratello Frederick, 22 luglio 1844; p. 22) *Vi è una Chiesa, qui, la [[Basilica della Santissima Annunziata del Vastato|Chiesa dell'Annunciazione]], che stanno adesso restaurando (certe famiglie nobili) con gran dispendio, come opera pia. È un'ampia Chiesa, con un gran numero di cappellette all'interno, e una cupola davvero alta. Ogni Pollice di questo edificio è dipinto, e ogni Disegno è circondato da una gran cornice o bordatura dorata, di complicata lavorazione. Non puoi immaginare nulla di altrettanto splendido. Merita un intero viaggio solo il venirla a vedere. (lettera a Daniel Maclise, 22 luglio 1844; p. 24) *{{NDR|Su ''Tour in Italy'' di [[Louis Simond]]}} È un libro proprio incantevole e lo si apprezza soprattutto per l'eccellente proposito e determinazione di non riprodurre gli stereotipi convenzionali. (lettera a John Forster, 3 agosto 1844; p. 27) *[...] a un certo punto della sera e del mattino l'azzurro del [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]] supera ogni immaginazione o descrizione. È il colore più intenso e meraviglioso, credo, di tutta la natura. (lettera a John Forster, 3 agosto 1844; p. 27) *La Villa {{NDR|[[Villa Bagnarello|Bagnarello]]}} è piuttosto disadorna in fatto di mobili, ma è estremamente pulita. La Sala è molto ampia e le camere da letto ottime. (lettera al Conte D'Orsay, 7 agosto 1844; p. 29) *[...] mi sono guardato attorno e credo d'aver concluso un accordo per una sistemazione alle [[Villa delle Peschiere|Peschiere]]: spero di prendere possesso di quel Palazzo il primo d'ottobre. Ho a disposizione l'intero edificio, tranne il Piano Terra. Non so se abbiate mai visto le stanze. Sono davvero splendide, e ogni millimetro delle pareti è affrescato. I Giardini sono anch'essi bellissimi. (lettera al Conte D'Orsay, 7 agosto 1844; p. 29) *Che luogo triste è l'[[Italia]]! Un paese piombato nel sonno, e senza alcuna prospettiva di risvegliarsi. (lettera al Conte D'Orsay, 7 agosto 1844; pp. 30-31) *Non dimenticherò mai, finché vivrò, le mie prime impressioni mentre avanzavo per le vie di [[Genova]], dopo aver contemplato la splendida Vista della città, per un'ora intera, con un telescopio, dal ponte del vapore. Pensavo che fra tutte le più ammuffite, desolate, sonnolente, luride, abbandonate, immobili città del mondo intero, dimenticate da Dio, nessuna la potesse eguagliare. Mi pareva di essere giunto dove tutto finisce, dove non vi è più progresso, movimento, sviluppo, o possibilità di migliorare oltre. Tutto sembrava essersi fermato da secoli, per non riscuotersi mai più, restando immobile sotto il sole in attesa del giorno del Giudizio.<br>Adesso, invece, mi attira molto andarvi a camminare o girovagare, quando mi ci reco, in una specie di stato sognante, che è anche estremamente distensivo. Mi sembra di pensare, ma non so a che cosa, non ne ho la minima coscienza. Posso sedermi in una chiesa, o fermarmi alla fine di uno stretto Vico, zigzagando come una lurida biscia verso la parte alta, senza sentire il minimo desiderio per alcun altro tipo di divertimento. Non diversamente mi stendo sugli scogli la sera, fissando l'acqua azzurra senza ritegno, o giro per gli stretti vicoli e guardo le lucertole inseguirsi per i muri (così leggere e rapide che mi sembrano sempre ombre di qualcos'altro che passi sulle pietre) e sparire nei loro buchi così all'improvviso da lasciare pezzetti di coda di fuori, senza che se ne rendano conto. (lettera al Conte D'Orsay, 7 agosto 1844; p. 31) *Siete mai stato a [[Lione]]? ''Quello'' è il posto. È un grande Incubo, una cattiva coscienza, un colpo di indigestione, il ricordare di aver commesso un delitto. Un posto terribile! (lettera al Conte D'Orsay, 7 agosto 1844; p. 31) *Il [[Villa delle Peschiere|Peschiere]] è tenuto in gran considerazione per la sua salubrità: è situato nel mezzo del più splendido panorama, entro le mura di Genova, nel cuore di tutte le passeggiate della Collina, circondato dai più deliziosi giardini (pieni di fontane, alberi di arancio, e ogni sorta di piacevolezza) che tu possa immaginare [...]. All'interno, è tutto dipinto, muri e soffitti, in ogni centimetro, nel più sfarzoso dei modi. Vi sono dieci stanze per piano: solo poche sono più piccole delle più grandi stanze d'abitazione del palazzo di Hampton Court, e una è sicuramente altrettanto larga e lunga del Saloon del Teatro di Drury Lane, con una gran copertura a volta più alta di quella della Galleria Waterloo nel Castello di Windsor, anzi, a pensarci bene, molto più alta. (lettera a Thomas Mitton, 12 agosto 1844; pp. 35-36) *Sono stato a cena dal console generale francese. Era presente, fra gli altri genovesi, il [[Gian Carlo Di Negro|Marchese di Negro]], un grassone molto più vecchio di Jerdan, {{NDR|William Jerdan}} con la stessa chiacchiera e misura di lingua. È stato amico di [[George Gordon Byron|Byron]]: la sua casa, qui, è aperta a tutti, scrive poesie, improvvisa, ed è una sorta di ottimo vecchio Blunderbore, proprio lo strumento giusto per scavare un pozzo artesiano da qualsiasi parte. (lettera a John Forster, 20 (?) agosto 1844; p. 39) *{{NDR|Sui [[I promessi sposi|Promessi sposi]]}} È proprio un bel libro! Non mi sono ancora addentrato molto nella storia, ma ne sono del tutto incantato. I dialoghi fra lo Sposo e il Prete, la Mattina del mancato matrimonio, fra lo Sposo e la Sposa e la Madre di lei, e la descrizione del tragitto del povero Renzo alla casa del dotto avvocato, con i capponi, la scena fra loro due e l'idea complessiva del personaggio e della vicenda di Padre Cristoforo sono delineati a tocchi estremamente delicati e suggestivi. Ho appena lasciato il buon padre nella chiassosa Sala da Pranzo di Don Rodrigo e ti assicuro che sono ansiosissimo di andare avanti. (lettera a Samuel Rogers, 1 settembre 1844; pp. 42-43) *Ricordi la Chiesa dei Cappuccini, l'[[Basilica della Santissima Annunziata del Vastato|Annunciata]]? Stanno ridipingendola e rinnovando completamente le dorature. E stanno costruendo un portico di marmo sopra l'entrata principale. La parte dell'interno, circa due terzi, che hanno già finito di ridecorare, è quanto di più sfarzoso si possa immaginare. Se si guarda verso le tre Cupole in alto in un giorno luminoso, stando davanti al Grande Altare, si resta storditi dallo scintillìo e dalla gloria del luogo. Ma il contrasto tra questo Tempio e i suoi ministri è sicuramente il più singolare e netto che esista al Mondo. (lettera a Samuel Rogers, 1 settembre 1844; p. 43) *[...] mio caro amico, qualunque cosa al mondo tu abbia udito su Venezia, nessuna uguaglia la magnificenza e lo splendore della realtà. Le più sfrenate visioni delle Mille e Una Notte non sono nulla in confronto a Piazza San Marco e della prima impressione dell'interno della chiesa. La realtà sontuosa e stupefacente di Venezia è al di là delle fantasie del più audace sognatore. Nemmeno l'oppio potrebbe far sorgere un luogo simile, e un incantesimo sfumarlo poi in visione. Tutto quello che ho sentito dire, o letto in descrizioni realistiche o romanzate, o immaginato su di essa viene scavalcato di migliaia di miglia. E tu sai che, quando mi aspetto troppo da un luogo, è facile che ne resti poi deluso: ma Venezia è al di sopra, al di là, al di fuori della portata di ogni immaginazione umana. Non la si è mai decantata abbastanza. A vederla, ti commuoveresti fino alle lacrime. [...] Da oggi, Venezia è parte della mia mente. (lettera a John Forster, 12 novembre 1844; pp. 61-62) *Non mi è mai successo prima di aver paura di descrivere quanto mi è capitato di vedere. Ma nel dirti che cos'è [[Venezia]], ebbene, sento che mi è impossibile. (lettera a John Forster, 12 novembre 1844; p. 62) *[...] giuro (con assoluta convinzione) che [[Venezia]] è ''il'' prodigio, la nuova meraviglia del mondo. Se tu potessi esservi trasportato, senza averne mai sentito parlare, sarebbe la stessa cosa. Calpestarne le pietre, averne davanti gli scorci e nella mente la storia è qualcosa che supera tutto ciò che di essa si scrive, si dice, si pensa. Non potresti parlarmi in questa stanza, né io a te, senza stringermi le mani e dire: «Buon Dio, mio caro amico, abbiamo vissuto per vedere tutto questo!» (lettera a John Forster, 12 novembre 1844; p. 62) *Sono rimasto alquanto scosso ieri (non sono molto forte in minuzie geografiche) nello scoprire che Romeo venne bandito a sole venticinque miglia. Tale è la distanza fra [[Mantova]] e [[Verona]]. Quest'ultimo è uno strano vecchio posto, con grandi case ormai solitarie e chiuse, esattamente come ci si aspetta che sia. La prima ha una gran quantità di farmacisti, tutt'oggi, che potrebbero interpretare la parte shakespeariana al naturale. Di tutti i piccoli stagni immobili visti finora, è il più verde e il più coperto d'erbacce. (lettera a Douglas Jerrold, 16 novembre 1844; pp. 63-64) *Non vi è nulla che mi abbia colpito in vita mia come [[Venezia]]. È ''la'' meraviglia del mondo. Un dannato antico posto da sogno, stupendo, immateriale, impossibile, perverso, irreale. Vi sono arrivato di sera, e la sensazione di quella sera e della luminosa mattina successiva è ormai parte di me per il resto della mia esistenza. (lettera a Douglas Jerrold, 16 novembre 1844; p. 64) *Quanto al vecchio [[Gian Carlo Di Negro|Di Negro]] è ancora un po' più brutto di quando siamo arrivati all'inizio. Dà periodici ricevimenti alla [[Villetta Di Negro|Villetta]] in cui v'è una gran quantità di vasi di fiori e qualche gelato, senza altro rinfresco. Lui si aggira declamando costantemente versi estemporanei a ogni minimo spunto. Nella sua camera da letto ha un'Arpa Gigantesca e tiene sempre pronte carta e penna per fissare le idee man mano che gli vengono, una sorta di Re David profano, ma molto innocuo. (lettera alla Contessa di Blessington, 20 novembre 1844; p. 73) *{{NDR|Sulla [[Dialetto napoletano|lingua napoletana]]}} [...] è assai particolare ed estremamente difficile: per capirla ci vorrebbe almeno un anno di pratica costante. Non somiglia all'italiano più di quanto l'inglese non somigli al gallese. E poiché non dicono nemmeno la metà delle cose che intendono, sostituendo intere frasi con strizzate d'occhio o calci, mi meraviglio che riescano a comprendersi. (lettera a Thomas Mitton, 17 e 22 febbraio 1845; p. 90) *Il posto {{NDR|[[Napoli]]}} è bello, ma molto meno di quanto la gente non dica. Il famoso golfo, secondo me, come veduta, è incomparabilmente inferiore a quello di [[Genova]], che è quanto di più bello abbia mai visto. Nemmeno la città, dal canto suo, è paragonabile a Genova, con cui in Italia nessuna regge il confronto, salvo Venezia. Quanto ai palazzi, nessuno uguaglia le [[Villa delle Peschiere|Peschiere]] per architetture, collocazione, giardini o stanze. (lettera a Thomas Mitton, 17 e 22 febbraio 1845; p. 90) *[[Napoli]] in sé, invece, almeno un po' mi ha deluso. Il golfo non mi pare bello come quello di Genova, non è facile scorgerne o coglierne la linea, e l'effetto delle montagne è sciupato dalle sue dimensioni. La vita per le strade non è pittoresca e insolita neanche la metà di quanto i nostri sapientoni giramondo amino farci credere. (lettera a Emile De La Rue, 23 e 25 febbraio 1845; p. 90) *[...] In linea di massima, la gente comune, qui in Italia, mi piace moltissimo, ma i Napoletani meno di tutti e i [[Roma]]ni poco più, perché sono focosi e brutali. (lettera a Miss Burdett Coutts, 18 marzo 1845; p. 99) *Il fascino che ha il golfo di Genova ai miei occhi manca completamente a quello di Napoli. La città di [[Genova]] è proprio bella e pittoresca e la casa in cui abitiamo {{NDR|[[Villa delle Peschiere]]}} non ha nulla da invidiare a un Palazzo delle fiabe. (lettera a Miss Burdett Coutts, 18 marzo 1845; p. 99) *[...] [[Venezia]] è stata un tale splendido sogno che non riesco mai a parlarne, sentendomi del tutto incapace di descriverne l'impatto sulla mia mente. (lettera a Miss Burdett Coutts, 18 marzo 1845; p. 99) *Il [[Colosseo]] di giorno, al chiaro di luna, a lume di torcia e con ogni sorta di luce è quanto di più stupendo e terribile. (lettera a Miss Burdett Coutts, 18 marzo 1845; p. 99) *Il [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]] si stende a perdita d'occhio oltre la città, ed è così azzurro, in questo momento, che nemmeno il più puro e vivido blu di Prussia che Mac abbia mai preparato sulla sua tavolozza potrebbe sostenerne il confronto. (lettera a John Forster, (?) aprile 1845; p. 104) *[[Napoli]] mi ha ampiamente deluso. È pur vero che il tempo è stato brutto per gran parte della mia permanenza là, ma se non vi fosse stato il fango, vi sarebbe stata la polvere. E se anche avessi avuto il Sole, avrei comunque avuto anche i Lazzaroni, che sono così cenciosi, così luridi, abietti, degradati, immersi e imbevuti nella più totale impossibilità di riscatto, che renderebbero scomodo anche il Paradiso, semmai dovessero arrivarci. Non mi aspettavo di vedere una bella Città, ma qualcosa di più piacevole della lunga monotona {{Sic|filza}} di squallide case che si stendono da Chiaia al Quartiere di Porta Capuana, sì; e mentre ero piuttosto preparato all'idea di una popolazione miserabile, mi aspettavo comunque di vedere qualche straccio pulito ogni tanto, qualche gamba che ballasse, qualche viso sorridente, abbronzato dal sole. La realtà, invece, è che, se penso a Napoli in sé per sé, non mi resta un solo ricordo ''piacevole''. (lettera alla Contessa di Blessington, 9 maggio 1845; p. 107) *{{NDR|Su Lord Holland e la sua cuoca}} Se anche dovessero aprire un ristorante pulito a [[Genova]], cosa poco credibile, data la naturale predilezione per la sporcizia, l'aglio e l'olio dei genovesi, sarebbe lo stesso un grosso rischio, perché i preti farebbero di tutto per danneggiare un uomo che ha sposato una Protestante. (lettera a John Forster, 12 maggio 1845; p. 115) ==''Martin Chuzzlewit''== ===[[Incipit]]=== Siccome nessuna signora e nessun signore che pretende di appartenere alla migliore società può provare qualsiasi simpatia per la famiglia Chuzzlewit senza aver ricevuto prove sicure della estrema antichità della sua stirpe, è una soddisfazione sapere con certezza che discende in linea diretta da Adamo ed Eva.<ref group="fonte">Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, Rizzoli, 1992. ISBN 88-17-14603-X.</ref> ===Citazioni=== *Chiunque è capace di essere allegro e di buonumore quando è ben vestito.<ref group="fonte">Citato in ''L'abito'', [https://books.google.it/books?id=DZa3AAAAQBAJ&pg=PT9 § 5], in ''Dizionario delle citazioni'', Rizzoli, 2013. ISBN 978-88-58-65464-4.</ref> (Mark Tapley: cap. V) *Questa è la [[Regole dai libri|regola]] per i buoni affari: "Frega gli altri uomini, perché loro lo farebbero con te."<ref group="fonte">Citato in Pietro Di Lorenzo, ''L'odore dei soldi. Piccola filosofia del denaro da Platone a Wall Street'', Castelvecchi, Roma, 2008, p. [https://books.google.it/books?id=V9dvQxCBqhQC&pg=PA153#v=onepage&q&f=false 153]. ISBN 978-88-7615-223-8.</ref> (Mr Jonas: cap. XI) ==''Nicholas Nickleby''== ===[[Incipit]]=== Abitava una volta, in un luogo appartato del Devonshire, certo Goffredo Nickleby, un onesto uomo, che, in età piuttosto avanzata, messosi in capo di ammogliarsi, e non essendo abbastanza giovane o abbastanza ricco da aspirare alla mano di una ereditiera, aveva per pura affezione sposato una vecchia fiamma, la quale a sua volta se l'era preso per la stessa ragione. Così due persone, che non possono permettersi di giocare a carte per denaro, si seggono tranquillamente a tavolino, e giocano una partita per mero piacere. ===Citazioni=== *[...] l'[[oro]] solleva intorno all'uomo un fumo più nocivo per i sensi e più distruttore per i sentimenti che non la esalazione del carbone [...]. (cap. I) *Il dolore della [[partenza]] è nulla in confronto della gioia del [[ritorno]]. (Nicholas Nickleby: cap. III) *[...] ciò che si chiama mondo — frase convenzionale che, interpretata, significa tutti i bricconi che esso contiene [...]. (cap. III) *L'aspetto del signor Squeers non era attraente. Egli aveva soltanto un occhio, e il pregiudizio popolare ne vuole due. (cap. IV) *Dominate i vostri appetiti, figliuoli miei, e avrete soggiogato la natura umana. (Wackford Squeers: cap. V) *[...] vi sono soltanto due stili nella dipintura dei [[ritratto|ritratti]], il serio e il sorridente [...]. (Signorina La Creevy: cap. V) *Se tutti avessimo il cuore come quello che pulsa così leggero nel seno della [[Giovinezza e senilità|giovinezza]] e della bellezza, che paradiso sarebbe in terra! Se, mentre il nostro corpo [[Giovinezza e senilità|invecchia]] e s'indebolisce, il cuore potesse conservare la primitiva sua giovinezza e la primitiva sua freschezza, di quanto giovamento non ci sarebbero le nostre afflizioni e le nostre sofferenze! Ma la tenue immagine dell'Eden ch'è stampata in noi nell'infanzia felice si logora e si consuma nelle rudi lotte della vita, e presto si cancella, assai spesso per non lasciarvi altro che il vuoto più triste.<ref>Cfr. [[Giacomo Leopardi]], ''[[Operette morali]]'': «In vero, io direi che l'uso del mondo, e l'esercizio de' patimenti, sogliono come profondare e sopire dentro a ciascuno di noi quel primo uomo che egli era: il quale di tratto in tratto si desta per poco spazio, ma tanto più di rado quanto è il progresso degli anni; sempre più poi si ritira verso il nostro intimo, e ricade in maggior sonno di prima; finché durando ancora la nostra vita, esso muore.»</ref> (Signore dalla testa grigia: cap. VI) *— Sempre a sciupare un tempo prezioso — disse infine il monaco, volgendosi alla sorella maggiore, — sempre a sciupare un tempo prezioso con codeste inezie. Ahimè, ahimè! Che si debbano così leggermente dissipare le poche bolle sulla superficie dell'eternità... le sole che il Cielo ci concede di vedere di quell'oscuro e profondo fiume! (cap. VI) *— Se mai qualche cosa può alleviare il primo acuto dolore d'una grave perdita, è la riflessione, a mio parere, che quelli che io piango, con l'essersi mantenuti innocentemente allegri e innamorati di tutto ciò che li circondava, si son preparati per un mondo più puro e felice. Il sole, siatene certo, non risplende su questa bella terra per incontrare degli occhi accigliati.<br>— Credo che abbiate ragione, — disse il signore che aveva raccontato.<br>— Credete! — rispose l'altro, — chi può dubitarne? Prendete qualunque argomento di triste rimpianto, e vedete con quanto piacere si accompagna. Il ricordo del tempo felice può diventar dolore...<br>— Diventa! — interruppe l'altro.<br>— Bene, diventa. Ricordare la felicità che s'è perduta è dolore, ma di una specie attenuata. I nostri ricordi sono disgraziatamente misti con molte cose che deploriamo e con molte azioni di cui siamo amaramente pentiti; pure nella vita più travagliata vi sono, io credo fermamente, tanti piccoli raggi di sole da rammentare, che io penso che nessun mortale (tranne che non si sia messo oltre il recinto della speranza) berrebbe se potesse e di proposito deliberato, un bicchiere delle acque del Lete.<br>— Forse avete ragione di pensarla a codesto modo, — disse, dopo una breve riflessione, il signore dai capelli grigi. — Credo proprio di sì.<br>— Bene, allora — rispose l'altro, — il bene in questa fase di esistenza preponderà sul male, checché ne dicano i sedicenti filosofi. Se i nostri affetti sono soggetti a tribolazioni, i nostri affetti sono la nostra consolazione e il nostro conforto; e la memoria, per quanto triste, è il legame più bello e più puro fra questo mondo e l'altro. (cap. VI) *Che disdetta per i grandi uomini del passato l'esser venuti al mondo così presto, poiché non si può ragionevolmente pretendere che un uomo nato tre o quattrocento anni fa avesse dinanzi a lui i parenti di un uomo nato adesso. L'ultimo uomo, chiunque sarà... e potrà essere un ciabattino o, per quel che se ne sa, il più volgare miserabile... avrà un [[albero genealogico]] più lungo del più gran nobile ora vivente; e io sostengo che questo non è giusto. (Signore dal viso gioviale: cap. VI) *Non so dire con quali mezzi e con quale gradazione certe [[Marito e moglie|mogli]] cercano d'abbassar la cresta di certi [[Marito e moglie|mariti]], benché su questo argomento possa avere anch'io la mia opinione, e possa ritenere che nessun membro del Parlamento dovrebbe essere ammogliato, giacché tre deputati ammogliati su quattro debbono votare secondo la coscienza delle mogli (se una cosa simile esiste), e non secondo la loro. (Barone di Grogzwig: cap. VI) *E il mio consiglio a tutti è questo, che se si diventa tristi e malinconici per cause simili {{NDR|problemi coniugali e finanziari}} (come avviene a molti) si debbano osservare i due lati della questione, applicando una lente d'ingrandimento a quello buono; e che se uno si sente tentato di dare un [[Suicidio|brusco addio al mondo]], è meglio si prenda prima una grossa pipa e una buona bottiglia [...]. (Signore dal viso gioviale: cap. VI) *Di tutte le cose infruttuose, la più infruttuosa è quella di versare una [[Lacrima|lagrima]] su un giorno già trascorso. (Ralph Nickleby: cap. X) *Si può fare la satira d'un funzionario pubblico... la colpa non è sua, ma della sua posizione elevata. (Signor Kenwigs: cap. XIV) *I [[Leone|leoni]] quadrupedi si dice siano feroci soltanto sotto lo stimolo della fame; quelli bipedi sono tristi soltanto nel pericolo che la loro bramosia degli onori rimanga insoddisfatta. (cap. XV) *— Che simpatico viso, e che simpatico portamento, in realtà! — disse la signora Kenwigs.<br>— Sì, certo — aggiunse la signorina Petowker. — Nel suo aspetto v'è qualcosa proprio... Dio, Dio, com'è quella parola?<br>— Quale parola? — chiese il signor Lillywick.<br>— Ebbene... Dio mio, come sono stupida — rispose la signorina Petowker, esitante. — Come si dice di quei signori che rompono i campanelli delle porte, picchiano le guardie, prendono delle vetture per conto di quelli che neppure lo sospettano, e fanno tante altre cose simili?<br>— [[Aristocratici]]? — suggerì il riscossore.<br>— Già! Aristocratici — rispose la signorina Petowker; — v'è in lui qualcosa di molto aristocratico, non è vero? (cap. XV) *Benché un uomo possa perdere il sentimento della propria importanza quando si considera una semplice unità in una folla affaccendata, la quale non bada assolutamente a lui, non ne segue ch'egli possa liberarsi, con eguale facilità, dal vivissimo sentimento dell'importanza e della grandezza dei propri affanni.<ref>Cfr. [[Giacomo Leopardi]]: «[...] rido della felicità delle ''masse'', perché il mio piccolo cervello non concepisce una ''massa'' felice composta d'individui non felici.»</ref> (cap. XVI) *La deplorazione che la gente bassa spesso si eleva al di sopra della sua condizione non deriva dal fatto che le persone così dette per bene si mettono al di sotto della propria? (cap. XVII) *Dava soddisfazione udire che il vecchio s'accingeva a cominciare una vita nuova, perché era evidente che la vecchia non gli sarebbe durata a lungo. (cap. XVII) *Non basta una vita dura, penosa e triste, per ispirar pietà. È molto per quelli che la soffrono, ma non per quelli, che pur non essendo insensibili, hanno bisogno di forti stimolanti per sentirsi impietositi e inteneriti.<br>Non son pochi i discepoli della [[carità]] che richiedono, nell'esercizio della loro vocazione, quasi gli stessi eccitamenti dei seguaci del piacere. Accade ogni giorno che una simpatia morbosa, una compassione male ispirata vada a cercare degli oggetti troppo lontani, mentre tante richieste per il legittimo esercizio delle stesse virtù, in condizione normale, sono continuamente nell'ambito della vista e dell'udito di molti che hanno il difetto di non avere una troppo sviluppata facoltà di osservazione. Insomma la carità si compiace d'essere romanzesca, come il novelliere e il drammaturgo. Un ladro in camiciotto è persona comune, appena degna del pensiero delle persone raffinate; ma si presenti vestito di velluto verde, e col cappello a pan di zucchero, e si muti il teatro della sua attività, portandolo da una città popolosa a una strada di montagna, e si troverà in lui persino l'anima della poesia e dell'avventura. Avvien così con quella grande virtù cardinale, la quale, bene alimentata ed esercitata, conduce a tutte le altre, se necessariamente non le include. Vuole del colore romanzesco; e meglio ancora se nel romanzesco non c'è troppo vita quotidiana dura, reale e penosa. (cap. XVIII) *Così fatta è la [[speranza]], dono particolare del Cielo ai doloranti mortali, che penetra, come una sottile essenza l'aria, tutte le cose buone e cattive, universale come la morte, e più contagiosa della peste. (cap. XIX) *Questo era uno dei vantaggi di aver vissuto così a lungo [[Solitudine|sola]]. La piccola, attiva, affaccendata, allegra creatura esisteva interamente entro se stessa, parlava a se stessa, si pigliava a confidente di se stessa, era il più che possibile sarcastica contro le persone che la offendevano, sempre in se stessa, piaceva a se stessa, e non commetteva alcun male. Se essa si lasciava andare a mormorare, non ne soffriva la reputazione di alcuno; e se essa si divertiva a vendicarsi un pochettino, non un'anima vivente ne soffriva. Una delle tante persone alle quali, per disgraziate vicende, per la conseguente inabilità a formarsi le relazioni che desidererebbero e la ritrosia a mischiarsi con le conoscenze che potrebbero fare, Londra è assolutamente un deserto come le pianure della Siria, l'umile artista aveva continuato a vivere sola ma contenta da molti anni, e finché le particolari disgrazie della famiglia Nickleby non avevano attirata la sua attenzione, s'era mantenuta senza amici, benché traboccante di sentimenti amichevoli per tutta l'umanità. Vi sono molti fervidi cuori solitari come quello della povera signorina La Creevy. (cap. XX) *Non ho tanti [[Amicizia|amici]] che io possa confondermi nel loro numero, e dimenticare il migliore. (Nicholas Nickleby: cap. XXII) *[...] la natura dà a ogni stagione una bellezza particolare; e da mattina a sera, come dalla culla alla tomba, non c'è che una serie di graduali mutamenti appena percettibili. (cap. XXII) *— Come squisita incarnazione delle visioni del poeta, e realizzazione dell'intellettualità umana, che indora con fulgida luce i nostri istanti di sogno, aprendo un nuovo, magico mondo innanzi all'occhio della nostra mente, il [[dramma]] è finito, assolutamente finito — disse il signor Curdle. (cap. XXIV) *— La vita da [[scapolo]] è penosa, caro, — disse il signor Lillywick.<br>— Sì? — chiese Nicola.<br>— Sì — soggiunse il riscossore. — Ho circa sessant'anni, e dovrei saperlo.<br>— Certo che dovreste saperlo, — pensò Nicola — ma se lo sapete o no, è un altro paio di maniche.<br>— Se mai uno scapolo ha risparmiato un po' di denaro — disse il signor Lillywick, — le sue sorelle e i suoi fratelli, i nipoti e le nipoti, mirano al denaro, e non a lui; anche se con l'essere un funzionario pubblico è il capo d'una famiglia, come per dire il condotto principale da cui si alimentano tutte le altre piccole diramazioni, in tutto il tempo non fanno che desiderarlo morto, e si sentono scoraggiati quando lo veggono in buona salute, perché ardono di venire in possesso dei suoi beni. (cap. XXV) *Così casi d'ingiustizia e d'oppressione e di tirannia, della più strana ipocrisia, sono cose fra noi di tutti i giorni. È costume di fare le più alte meraviglie e di stupirsi di quelli che sfidano con tanta improntitudine l'opinione pubblica; ma non v'è illusione maggiore; accadono simili cose appunto perché i dissoluti consultano l'opinione del loro piccolo mondo per sbalordire il grande. (cap. XXVIII) *[...] sebbene un abile [[adulatore]] sia un compagno delizioso se si dedica tutto a noi, diventa di gusto alquanto dubbio, se comincia a far dei complimenti ad altre persone. (cap. XXVIII) *[...] è un fatto notevole nella storia del [[teatro]], e già da lungo tempo acquisito senza alcuna contestazione, che è molto difficile attrarvi gente se prima non le si fa credere che non ci sarà modo di entrare. (cap. XXX) *«Io non son uomo da farmi commuovere da un bel viso», mormorò austeramente Rodolfo. «Sotto di esso v'è un brutto teschio, e gli uomini come me, che lavorano e guardano sotto la superficie, veggono il teschio e non il suo delicato involucro». (cap. XXXI) *[...] i giorni di solitudine trascorrono abbastanza tranquillamente e felicemente [...]. (Signorina La Creevy: cap. XXXI) *Quando parlo di [[casa]], parlo del luogo dove, in mancanza d'altro, sono raccolte le persone alle quali voglio bene; e se quel luogo fosse una tenda di zingaro o una soffitta, continuerei a chiamarla con lo stesso nome. (Nicholas Nickleby: cap. XXXV) *Tra quelli che hanno delle qualità solide e salde, non v'è nulla di più contagioso della pura sincerità di cuore. (cap. XXXV) *A rifletterci è una cosa molto piacevole, e fornisce una risposta completa a quelli che discutono sulla graduale degenerazione della specie, che ogni [[neonato]] a questo mondo sia sempre più bello del precedente. (cap. XXXVI) *Il mistero e la delusione non sono assolutamente indispensabili allo sviluppo dell'[[amore]], ma ne sono, spessissimo, potenti ausiliari. «Lontan dagli occhi, lontan dal cuore», calza abbastanza bene come proverbio applicabile ai casi dell'amicizia, benché l'assenza non sia sempre necessaria per la freddezza del cuore, anche fra amici; e la sincerità e l'onestà, come pietre preziose, siano forse più facilmente imitate a distanza e scambiate per vere. Ma l'amore è efficacemente aiutato da una immaginazione calda e attiva con memoria tenace, e prospera per un bel pezzo mercé un leggerissimo e scarsissimo alimento. Accade così sovente che esso raggiunga il suo più lussureggiante sviluppo nella separazione e in circostanza della maggior difficoltà [...]. (cap. XL) *Se l'egoismo è un ingrediente necessario nella composizione di quella passione che si chiama amore, merita questo tutte le belle frasi con cui i poeti lo esaltano nell'esercizio della loro professione? Vi sono, certo, casi autentici di uomini e di donne, che in magnanime circostanze, hanno ceduto rispettivamente la loro donna o il loro uomo a rivali di gran merito; ma è assolutamente accertato che la maggioranza di tali uomini e di tali donne non hanno fatto di necessità virtù, e non hanno nobilmente rassegnato ciò che non potevano ottenere, presso a poco come un soldato semplice potrebbe proporsi di non accettare l'ordine della giarrettiera, e un povero pio e dotto pastore, senz'altra famiglia che quella di una grossa figliuolanza, potrebbe proporsi di rinunciare a un vescovato? (cap. XLIII) *È una bella e squisita prerogativa nella nostra natura, che quando il cuore è commosso e intenerito da qualche calma felicità o da un sentimento di affezione, ci torni potentemente e irresistibilmente il ricordo dei [[morti]]. Par che i nostri buoni pensieri e le nostre simpatie siano una specie di incantesimo che mette l'anima in grado di mettersi in un vago e misterioso rapporto con gli spiriti di quelli che ci furono cari in vita. Ahimè! quante volte e come a lungo quegli angeli pazienti si librano intorno a noi, attendendo invano la parola che è così di rado pronunciata, e così presto dimenticata! (cap. XLIII) *L'orgoglio è uno dei sette peccati capitali, ma non l'orgoglio d'una madre per i figliuoli, poiché esso è un composto di due virtù cardinali: la fede e la speranza. (cap. XLIII) *Vi sono degli uomini che vivendo con l'unico fine di arricchirsi, non importa con quali mezzi, ed essendo perfettamente consapevoli della bassezza e della bricconeria di quelli che impiegheranno ogni giorno per il loro scopo, affetteranno pur non di meno — anche per se stessi — un alto tono di rettitudine morale, e scuoteranno la testa, sospirando sulla depravazione di questo mondo. Alcuni dei più astuti furfanti che mai camminarono su questo globo, o piuttosto — poiché il camminare suppone almeno la posizione eretta e il portamento umano — che mai s'arrampicarono e strisciarono per i più angusti e sudici sentieri della vita, gravemente annotarono nei loro diari gli eventi giornalieri e tennero aperto un conto del dare e dell'avere col Cielo, facendo oscillare il bilancio in loro favore. È questa una gratuita offesa al Cielo (la sola cosa gratuita) da parte della falsità e della furfanteria di simil gente, o essi sperano realmente d'ingannare perfino il Cielo, e ammassar meriti nell'altro mondo nella stessa maniera come hanno ammassato ricchezze in questo? Comunque sia è così; e senza dubbio, simili registrazioni (come certe autobiografie che hanno illuminato il globo) finiranno col dimostrarsi utili, se non altro col risparmiar fastidio e tempo all'angelo incaricato delle registrazioni lassù. (cap. XLIV) *[...] si vede in generale che quelli che si compiacciono di sogghignare della natura umana e affettano di disprezzarla, ne sono i peggiori e più tristi campioni. (cap. XLIV) *— Mio caro amico — rispose il fratello Carlo, — voi cadete nello stesso errore in cui cadono tanti, di accusar la natura di cose che non la riguardano affatto e delle quali non è minimamente responsabile. Gli uomini parlano della natura come di una cosa astratta, e intanto perdon di vista ciò che è naturale. Ecco un povero ragazzo che non ha mai sentito intorno a sé la sollecitudine d'un parente, e che difficilmente ha conosciuto altro nella sua vita che non fosse dolore e sofferenza, eccolo presentato a un uomo che si dice suo padre, e di cui il primo atto è di partecipargli l'intenzione di metter fine al breve periodo di benessere ch'egli abbia mai goduto, consegnandolo al suo antico aguzzino e strappandolo dalle mani dell'unico amico che egli abbia mai incontrato... cioè da voi. Se la natura, in un caso simile, mettesse nel petto del ragazzo soltanto un unico segreto impulso che lo spingesse verso il padre e lo staccasse da voi, essa sarebbe una sciocca menzognera. (cap. XLIV) *Vi sono molte amene fantasie della [[legge]] in continuo svolgimento, ma non ve n'è una più amena o più volgarmente faceta di quella che suppone che tutti gli uomini siano dello stesso valore innanzi al suo occhio parziale, e che i benefici di tutte le leggi siano egualmente raggiungibili da tutti, senza tenere il minimo conto del contenuto del borsellino di ciascuno. (cap. XLIV) *Quando gli uomini s'accingono a fare, o a sanzionare un'[[ingiustizia]], non è raro sentirli esprimere qualche pietà per l'oggetto della loro o di qualche simile cattiveria, pur ritenendosi intanto assolutamente virtuosi e morali, e immensamente superiori a quelli che non esprimono alcuna virtù. È un modo, il loro, di sollevar la fede sulle opere, ed è un atto di consolazione. (cap. XLIV) *— Strana cosa, la natura.<br>— È una cosa sacra, caro — osservò Snawley.<br>— Ne son persuaso — aggiunse il signor Squeers, con un sospiro morale. — Mi piacerebbe sapere che cosa potremmo fare senza di essa. La natura, — disse il signor Squeers, con solennità, — è più facile concepirla che descriverla. Che beatitudine, caro, essere in uno stato di natura! (cap. XLV) *Le affezioni naturali e gl'istinti, mio caro amico, sono le opere più belle dell'Onnipotente, ma come tutte le altre sue belle opere debbono essere coltivate e amate: altrimenti è più che naturale che si oscurino interamente, e che nuovi sentimenti usurpino il loro posto, come accade per le più belle produzioni della terra, quando sono trascurate, che finiscono con l'esser soffocate dalle erbacce e dai rovi. (Charles Cheeryble: cap. XLVI) *Benché la [[mattina]] possa essere, per gli spiriti irrequieti e ardenti, l'ora dell'attività e dell'energia, non è sempre il tempo in cui la speranza è più forte o lo spirito più animoso e allegro. Nei casi dubbi e difficili la giovinezza, l'attitudine, la contemplazione continua delle difficoltà che ci circondano e la loro familiarità diminuiscono impercettibilmente i nostri timori e ci danno una relativa indifferenza, se non una vaga, avventurosa fiducia in qualche soccorso prodigioso, del quale non ci curiamo d'indagare i mezzi e la natura. Ma quando la mattina ci ritroviamo di nuovo innanzi alle difficoltà, con quel buio e silenzioso abisso fra noi e la vigilia, con ogni anello della fragile catena della speranza da ribadire di nuovo, col nostro caloroso entusiasmo intepidito e la fredda calma ragione accanto, i dubbi e le diffidenze si riaffacciano. Come il viaggiatore che ripiglia il cammino il giorno, e scorge le aspre balze e le pianure deserte che la tenebra gli aveva sottratte alla vista e allo spirito, così il pellegrino nei difficoltosi sentieri della vita umana, vede, col ritorno del sole, qualche nuovo ostacolo da superare, qualche nuova altezza da raggiungere. Lontananze si stendono davanti alle quali la sera prima aveva appena dato un pensiero, e la luce che indora tutta la natura coi suoi lieti raggi sembra che non splenda che sui tristi ostacoli che giacciono disseminati fra lui e la tomba. (cap. LIII) *— Rosolia, reumi, tosse asinina, febbri, geloni e lombaggine — disse il signor Squeers, — non sono che della [[filosofia]], niente altro che della filosofia. I corpi celesti sono filosofia, e i corpi terrestri sono filosofia. Se in un corpo celeste si scioglie una vite, si tratta di filosofia, e se si scioglie una vite in un corpo terrestre si tratta anche di filosofia; o può darsi il caso qualche volta che vi sia un po' di metafisica, ma di rado. La filosofia è proprio quella che ci vuole per me. Se il genitore d'un alunno mi fa una domanda nel ramo classico, commerciale o matematico, gravemente gli domando: «Ebbene, signore, prima di tutto siete filosofo?» «No, signor Squeers»: egli mi dice, «no», «Allora, signore», dico io «mi dispiace, perchè non sono in grado di spiegarlo». Naturalmente, il genitore va via col desiderio d'essere filosofo, e parimenti naturalmente, crede che filosofo sia io. (cap. LVII) ==''Oliver Twist''== ===[[Incipit]]=== ====Originale==== ''Among other public buildings in a certain town which for many reasons it will be prudent to refrain from mentioning, and to which I will assign no fictitious name, it boasts of one which is common to most towns, great or small, to wit, a workhouse; and in this workhouse was born, on a day and date which I need not take upon myself to repeat, inasmuch as it can be of no possible consequence to the reader, in this stage of the business at all events, the item of mortality whose name is prefixed to the head of this chapter.'' {{NDR|Boz, ''[[s:en:Oliver Twist (1838)|Oliver Twist]]'', 3 voll., Richard Bentley, London, 1838.}} ====Ugo Dettore==== Tra i vari edifici pubblici di una certa città che per molte ragioni evito di nominare e a cui non voglio dare alcun nome fittizio, ve n'è uno comune da tempo a molte città grandi e piccole, voglio dire l'ospizio di mendicità. E in questo ospizio nacque, un giorno che non merita specificare perché non ha alcuna importanza per il lettore, almeno per ora, l'esemplare umano il cui nome appare in testa a questo capitolo. {{NDR|Charles Dickens, ''Le avventure di Oliver Twist'', traduzione di Ugo Dettore, Rizzoli, 1999<sup>11</sup>. ISBN 88-17-12319-6}} ====Mario Martino==== Tra gli altri edifici pubblici di una certa cittadina, che per diverse ragioni sarà per me prudente astenermi dal menzionare e alla quale neanche assegnerò un nome fittizio, ve n'è uno familiare un tempo alla maggior parte delle città, grandi o piccole che fossero, e cioè un ospizio di mendicità. E in questo ospizio, in un certo giorno, mese e anno che non devo darmi pena di precisare, giacché il conoscerli non potrà riuscire di alcuna utilità al lettore – per lo meno allo stato attuale delle cose – nacque l'articolo di mortalità il cui nome compare nel titolo di questo capitolo. ====Bruno Oddera==== Tra gli altri edifici pubblici di una certa cittadina che, per svariati motivi, sarà prudente astenersi dal nominare e alla quale non attribuirò alcun nome immaginario, ve n'è uno che si trova in quasi tutti i centri abitati, grandi o piccoli, vale a dire l'ospizio per i poveri; e in questo ospizio nacque,, un giorno di un anno che non starò a precisare in quanto, almeno per il momento, la cosa non può rivestire la benché minima importanza per il lettore, quell'appartenente al genere umano il cui nome figura nell'intestazione di questo capitolo. ====Silvio Spaventa Filippi==== Fra gli edifici pubblici di una certa città, che per molte ragioni giova non menzionare e alla quale non darò neppure un nome immaginario, ve n'è uno da gran tempo comune a moltissime città grandi e piccole: l'ospizio di mendicità, e nell'ospizio di mendicità, in un giorno e in un anno che non serve rammentare – anche perché non ha alcuna conseguenza pratica per chi legge, almeno per ora – nacque il campione di umanità, del cui nome si adorna l'intestazione di questo capitolo.<ref>Cioè: ''Che tratta del luogo ove nacque Oliver Twist e delle circostanze che accompagnarono la sua nascita''.</ref> {{NDR|Charles Dickens, ''[https://books.google.it/books?id&#61;HOyMBQAAQBAJ Oliver Twist]'', traduzione di Silvio Spaventa-Filippi, Einaudi, 2014. ISBN 8858417445.}} ===Citazioni=== *E che stupendo esempio della potenza dell'[[Vestito|abito]] era il piccolo Oliver Twist! Avvolto nella coperta che fino ad allora aveva costituito il suo unico indumento, sarebbe potuto essere tanto il figlio di signori altolocati quanto di pezzenti, e anche il più arrogante, vedendolo per la prima volta, avrebbe avuto difficoltà ad attribuirgli un posto nella società. Ma ora, avvolto in una tela di cotone leggero, diventata gialla per quell'uso ripetuto, egli era etichettato e marchiato, ed era immediatamente collocato al suo posto: un poverello in carico alla parrocchia, un orfano per l'ospizio – l'umile e denutrito essere da fatica – spinto nel mondo a suon di ceffoni e sberle, da tutti disprezzato e da nessuno compatito. (cap. I, 2011) *C'è uno stato di torpore, [[Dormiveglia|tra il sonno e la veglia]], durante il quale si sogna di più in cinque minuti a occhi semi-aperti, consapevoli di tutto ciò che avviene intorno, di quanto non si sognerebbe in cinque notti con gli occhi completamente chiusi e i sensi nella più totale incoscienza. In tali momenti, l'essere mortale comprende abbastanza del lavorio della sua mente per formarsi una idea, seppur vaga, del suo eccezionale potere: com'essa sia in grado di staccarsi da terra per superare spazio e tempo, libera dai legami con la sua controparte corporea. (cap. IX, 2011) *Nel profondo del cuore umano si cela la passione di dare la [[caccia]] a qualcosa. (cap. X; 2004, p. 84) *A gradi, scivolò in quel [[sonno]] tranquillo che solo il sollievo da un recente patire può infondere; quel calmo, beato riposo, a confronto del quale lo svegliarsi è una sofferenza. E chi, se quello fosse la morte, vorrebbe svegliarsi di nuovo alle lotte e al travaglio della vita; a tutte le sue preoccupazioni per il presente, a tutte le sue ansie per il futuro e a tutte le penose memorie del passato! (cap. XII, 2011) *E sebbene io non intenda affermare che è pratica consueta di famosi e dotti saggi l'abbreviare la via a ogni grande conclusione, giacché il loro programma è invero piuttosto quello di allungarla con ogni sorta di divagazione e di deviazione del discorso, come quelle in cui incorrono gli ubriachi pressati da una copiosa sovrabbondanza di idee, intendo però affermare, e anzi lo affermo decisamente, che, nell'applicazione delle loro teorie, è pratica inderogabile di molti arditi filosofi dar prova di grande saggezza e acume nel pararsi da ogni circostanza che abbia una qualche probabilità di contraddirle. Allo stesso modo, è legittimo fare un piccolo torto se serve a qualcosa di grande e giusto, ed è lecito ogni mezzo se è giustificato dal suo scopo, e la quantità di giusto o ingiusto, e perfino se esista tra loro una differenza, è lasciata interamente ai filosofi interessati, affinché essi la stabiliscano in base alla loro chiara, completa e imparziale considerazione dei casi particolari. (cap. XII, 2011) *[...] di certi [[libri]] la parte migliore è di gran lunga il dorso e la copertina. (Signor Brownlow: cap. XIV, 2011) *È consuetudine del teatro, in tutti i buoni melodrammi con tanto di assassini, presentare scene tragiche e comiche in regolare alternanza, come gli strati bianchi e rossi in un pezzo di pancetta magra ben stagionata. In una scena vediamo l'eroe steso su un pagliericcio, schiacciato dalle sventure e incatenato; nella seguente, il suo ignaro e fedele paggio regala al pubblico una canzonetta comica. Col cuore che ci martella in petto, vediamo l'eroina nelle grinfie d'un barone spietato e superbo, la sua virtù e la sua vita ugualmente in pericolo; lei sfodera il pugnale per preservare l'una a spese dell'altra, e proprio quando la nostra tensione raggiunge il massimo si sente un fischio, e siamo immediatamente trasportati nel salone di un castello, dove un canuto siniscalco canta strofette comiche accompagnato in coro da un ancor più comico gruppo di vassalli, fuori da ogni contesto, dalle volte delle chiese ai palazzi signorili, perpetuamente in giro a gorgheggiar canzoni.<br>Questi bruschi cambiamenti paiono assurdi, eppure non sono così innaturali come sembrerebbero a prima vista. Nella vita reale, la transizione da ambienti profumati e pavimenti cosparsi di erbe ai letti di morte, dagli abiti del lutto a quelli della festa, non è affatto meno sorprendente; soltanto che in quella noi siamo attori partecipi e non passivi spettatori, e questo fa parecchia differenza. Nel teatro, che è una imitazione della vita, gli attori sono ciechi alle transizioni subitanee e ai repentini impulsi della passione o del sentimento, ma quando noi li abbiamo invece innanzi ai nostri occhi, da semplici spettatori, allora li condanniamo immediatamente in quanto bizzarri e grotteschi. (cap. XVII, 2011) *«Ci ha del sale in zucca, quel cane. Forse che non guarda storto certi giovinotti che ridono o cantano se è in compagnia?», continuò Dodger. «O non ringhia se sente suonare un violino? O non odia i cani di razza diversa dalla sua? Ah, no! Mica!».<br>«È un vero [[Cristiano (religione)|cristiano]]», fece Charley.<br>Ciò fu detto come semplice tributo alle qualità del cane, ma la frase era appropriata anche in un altro senso, pur rimanendone mastro Bates inconsapevole, poiché ci sono parecchie gentildonne e gentiluomini, cristiani professi, che hanno marcati e singolari punti di somiglianza col cane del signor Sikes. (cap. XVIII, 2011) *Il peggio delle [[Donna|donne]] è che basta un'inezia a risvegliare qualche sentimento sepolto, e il meglio è che non dura mai a lungo. (Fagin: cap. XIX, 2011) *Le donne sanno dire le cose col minor numero di parole possibile. Tranne quando danno di testa, e allora sproloquiano parecchio. (Sikes: cap. XX, 2011) *Ma anche una quisquilia è sufficiente a turbare la [[serenità]] dei nostri fragili stati d'animo! (cap. XXIII; 2004, p. 195) *— Signora Corney — rispose il messo parrocchiale, sorridendo come sorridono gli uomini consapevoli della loro sconfinata sapienza — l'[[elemosina]] ai vagabondi, se fatta oculatamente, dico oculatamente, signora, è la salvaguardia della parrocchia. Il grande principio dell'elemosina ai vagabondi è il seguente: dare ai poveri esattamente ciò di cui non hanno bisogno; dopodiché si stancano di mendicare. (cap. XXIII; 2004, p. 197) *Ahimè! Quanti pochi [[Viso|volti]] la natura lascia, dopo un po', a dar gioia con la loro bellezza! I dolori, gli affanni e i patimenti del mondo li mutano, così come mutano il cuore, ed è soltanto quando le passioni si spengono e non tormentano più che le oscure nubi che prima li offuscavano si dissolvono e lasciano affiorare il volto celeste. Accade sovente che il volto dei morti, perfino in quella condizione di fissa rigidità, si distenda e riprenda l'espressione di un bimbo addormentato e della sua prima età; riprenda di nuovo una tale placidità e una tale pace che chi lo conobbe nella sua felice infanzia s'inginocchia accanto alla bara con un sentimento di reverenza, ritrovando quasi il volto di un angelo in terra. (cap. XXIV, 2011) *Ma la morte, gli incendi e i furti rendono tutti gli uomini [[Uguaglianza|uguali]] [...].(cap. XXVIII; 2004, p. 241) *[...] una dolce melodia, il mormorio di acque in un luogo silenzioso, il profumo di un fiore, o persino il suono di una parola familiare risvegliano a volte vaghi ricordi di scene non appartenenti a questa vita, le quali, labili come il respiro, paiono giungere da un'esistenza più felice da tempo trascorsa, pur se nessuna operazione volontaria della mente è in grado di richiamarle in vita. (cap. XXX, 2011) *Oh! Se opprimendo e corrompendo i nostri simili ponessimo mente appena ai neri effetti dell'errore umano già provati, che si addensano in alto come pesante nuvolaglia – lentamente, è vero, ma non per questo meno inesorabilmente – per piombarci poi sul capo a darci la loro ricompensa; se, nella nostra immaginazione, dessimo soltanto un istante ascolto alle testimonianze di uomini defunti, che nessun potere può tacitare e nessun orgoglio può scacciare, cosa accadrebbe delle offese e delle ingiustizie, delle sofferenze e dell'infelicità, delle crudeltà e dei torti che ciascun giorno della nostra vita reca con sé! (cap. XXX, 2011) *Chi può descrivere la gioia e il piacere, la pace dell'animo e la dolce tranquillità che il ragazzo sentì in quell'aria salubre, tra le verdi colline e i meravigliosi boschi d'un villaggio di campagna! Chi può dire come scene di pace e tranquillità possano penetrare nell'animo dei tormentati abitanti di luoghi angusti e rumorosi, e come la loro freschezza possa trasfondersi nei loro cuori affranti! Uomini che hanno vissuto tutta una vita d'affanni in strade chiuse e affollate senza desiderio di mutar condizione; uomini per i quali l'abitudine è divenuta come una seconda natura e che son giunti quasi ad amare ciascun singolo mattone e pietra con cui è delimitato lo stretto confine dei loro passi giornalieri, persino coloro sui quali incombeva l'artiglio della morte, si dice abbiano agognato un ultimo sguardo allo spettacolo della Natura e, portati lontano dalle scene delle loro sofferenze e dei loro piaceri, pare siano entrati all'istante in una nuova condizione, e giorno dopo giorno, trascinandosi a stento per raggiungere qualche luogo ameno, verde e soleggiato, alla semplice contemplazione del cielo, delle colline, dei prati, dell'acqua luccicante, si sono ridestate in loro tali memorie che quella sorta di anticipazione del cielo ha lenito il loro rapido declino, ed essi sono scesi nella tomba placidamente, come il sole, il cui tramonto avevano contemplato dalla finestra della loro stanza solitaria appena qualche ora prima, quasi sfocasse alla loro debole vista! Le memorie richiamate a noi dalle tranquille scene della campagna non sono di questo mondo, come non lo sono le speranze e i pensieri che vi si associano. La loro benigna influenza può insegnarci a intrecciare fresche ghirlande per la tomba di coloro che abbiamo amato; può render più puri i nostri pensieri, cancellando al loro cospetto vecchi odi e rancori. Ma al di là di tutto questo, persino nella mente meno consapevole, rimane il senso, pur vago e indistinto, di aver albergato questi pensieri da tempi immemori; e questo evoca solenni pensieri d'un lontano tempo a venire, e vince ogni orgoglio e attaccamento al mondo. (cap. XXXII, 2011) *Rapida passò la primavera e subito venne l'[[estate]] e se il villaggio era stato bello già prima, era adesso nel pieno splendore della sua lussureggiante ricchezza. I grandi alberi, che erano parsi così nudi e spogli nei mesi precedenti, erano ora nel pieno della vita e del vigore e allargando le loro verdi braccia sulla terra assetata trasformavano aride chiazze in invitanti angoletti d'ombra fitta e piacevole, dai quali godere la vista di ampie prospettive immerse nella luce del sole, a perdita d'occhio. La terra vestiva il suo mantello del verde più luminoso e spandeva intorno i suoi ricchi profumi. Era la vigorosa giovinezza dell'anno, e ogni cosa aveva un aspetto lieto e fiorente. (cap. XXXIII, 2011) *L'attesa, la terribile attesa di quando non si può nulla mentre la vita di chi amiamo è sempre più sospesa; la tortura dei pensieri che si affollano in mente e comprimono violentemente il cuore, rendendo il respiro affannoso per le immagini funeree che essi evocano; l'ansia disperata di voler fare qualcosa, e non potere in alcun modo alleviare il dolore o diminuire il pericolo; la prostrazione dell'animo e dello spirito alla rinnovata consapevolezza della nostra impotenza: quali torture possono mai eguagliare queste, e quali pensieri, quali azioni, nel pieno di quell'onda febbrile, possono alleviarle! (cap. XXXIII, 2011) *Non esiste [[rimorso]] più profondo di quello senza rimedio; se vogliamo evitarne i tormenti, ricordiamocene in tempo. (cap. XXXIII; 2004, p. 286) *«Caro figlio mio», replicò la signora Maylie posandogli una mano sulla spalla, «io credo che i giovani abbiano molti impulsi di generosità che non durano, e che tra questi ve ne siano alcuni che, una volta soddisfatti, diventano ancora più fugaci. Credo, soprattutto», disse la signora fissando in viso il figlio, «che se un uomo dotato di entusiasmo, appassionato e ambizioso, prende una moglie con una macchia sul nome, anche se lei non ne ha colpa alcuna, persone ciniche e spregiudicate se ne approfitterebbero sia contro di lei sia contro i suoi figli, e tanto egli avrà fortuna nel mondo tanto egli diverrà oggetto di sorrisi di scherno. Forse, per quanto generosa e buona la sua natura, un giorno egli potrebbe pentirsi del legame contratto in gioventù e lei, sapendolo, soffrirebbe ancor più tormentosamente». (cap. XXXIV, 2011) *Gli uomini che guardano la natura o i propri simili lamentandosi che tutto è buio e triste hanno ragione, ma quei colori spenti altro non sono che il riflesso dell'amarezza che hanno nel cuore e negli occhi. I veri colori sono delicati e si mostrano a sguardi più limpidi. (cap. XXXIV, 2011) *A volte ci coglie un tipo particolare di sonno che, mentre sembra impadronirsi del corpo, non libera però la mente dal senso di ciò che le accade intorno e la lascia libera di vagare a proprio piacere. Se definiamo sonno ciò che arreca con sé una pesantezza invincibile, ci priva di forze e determina la totale incapacità di controllo dei nostri pensieri e del movimento, quello di Oliver era sonno. In esso tuttavia noi conserviamo la consapevolezza di ciò che accade intorno a noi e, se in quel mentre noi sogniamo, le parole effettivamente pronunciate, i suoni realmente percepibili si adeguano con sorprendente prontezza alle nostre visioni, finché realtà e immaginazione si fondono in modo così strano che poi è quasi impossibile discernerle di nuovo. Né questa è la cosa più strana di quella condizione. È un fatto indubbio che, sebbene i sensi del tatto e della vista siano allora spenti, i nostri pensieri addormentati e le scene che immaginiamo saranno influenzati, parecchio influenzati, dalla presenza pur silenziosa di qualche oggetto esterno che magari non era lì quando abbiamo chiuso gli occhi e della cui vicinanza non avevamo precisa coscienza. (cap. XXXIV, 2011) *Nella vita ci sono promozioni che, indipendentemente dalle concrete soddisfazioni che offrono, acquistano particolare valore e dignità dai soprabiti e dai panciotti a loro peculiari. Un maresciallo ha la sua uniforme; un vescovo la sua sottana di seta; un consigliere la sua toga di seta; e un custode ha il suo tricorno. Togliete al vescovo la sua sottana, al custode il cappello e i galloni, e cosa sono mai? Uomini, semplici uomini. La dignità, e perfino la santità, a volte, sono questioni più di soprabito e panciotto di quanto qualche persona possa immaginare. (cap. XXXVII, 2011) *Con espressione soddisfatta guardò la sua buona signora e la pregò, condiscendente, di [[piangere]] più che poteva, poiché la scienza medica riteneva quell'esercizio estremamente favorevole alla buona salute.<br>«Dilata i polmoni, idrata l'incarnato, spurga gli occhi, e molcisce il carattere», disse il signor Bumble. «Perciò, piangete pure». (cap. XXXVII, 2011) *[...] l'[[orgoglio]], vizio delle creature più basse e degenerate non meno di quelle più in alto e tutte d'un pezzo. (cap. XL, 2011) *[...] le [[sorprese]], come le disgrazie, di rado arrivano sole. (cap. XLI,<ref>Che ''in extenso'' s'intitola: «Contiene nuove scoperte e mostra che le sorprese, come le disgrazie, di rado arrivano sole».</ref> 2011) *«E così eri tu quel famoso amico, eh?», chiese Claypole, alias Bolter, quando il giorno seguente, in virtù del patto stabilito, si trovò in casa dell'ebreo.<br>«Ciascuno è il miglior amico di se stesso, mio caro», replicò Fagin col suo ghigno più insinuante. «Non se ne trova l'uguale, da nessuna parte».<br>«Tranne qualche volta», replicò Morris Bolter assumendo l'aria d'un uomo vissuto, «quando certi sono i peggiori nemici di se stessi, sai».<br>«Non crederci!», disse l'ebreo. «Quando uno è il suo peggior nemico, è solo perché è troppo il suo migliore amico, non perché si preoccupi di qualcun altro. Via, via! Una cosa del genere è contro natura».<br>«E se non fosse contro, ci dovrebbe essere», replicò il signor Bolter.<br>«Questo è ragionare», disse l'ebreo. «Qualche negromante dice che il tre è il numero magico, e qualcun altro dice il sette; ma non è né il primo né il secondo, amico mio, né il primo né il secondo. È l'uno». (cap. XLIII, 2011) *Il [[sole]], il vivido sole che ridona all'uomo non soltanto la luce, ma anche una vita nuova e nuove speranze e nuove energie, salì nel cielo splendendo vivido e radioso sulla città gremita. Ovunque, attraverso costosi vetri colorati, o finestre rotte riparate con fogli di carta, diffuse equamente il suo splendore. (cap. XLVIII; 2004, p. 415) *Il nostro è un mondo di disillusioni, e spesso son deluse proprio le nostre speranze più vive e che più fanno onore alla nostra natura. (cap. LI, 2011) ===[[Explicit]]=== Vicino all'altare della vecchia chiesetta del villaggio c'è una lapide di marmo con su inscritta una sola parola: "Agnes"! Non c'è bara in quella tomba, e che passino molti, moltissimi anni prima che vi sia iscritto sopra un altro nome! Ma se mai le anime dei morti tornano sulla terra a visitare i luoghi benedetti dall'amore di coloro che conobbero in vita – un amore che vince la morte – allora lo spirito di Agnes certamente s'aggira, di tanto in tanto, per quel luogo solenne; e a maggior ragione lo credo perché esso si trova in una chiesa, e perché lei peccò, perdendosi. {{NDR|Traduzione di Mario Martino}} ==''Tempi difficili''== ===[[Incipit]]=== ====Originale==== ''Now, what I want is, Facts. Teach these boys and girls nothing but Facts. Facts alone are wanted in life. Plant nothing else, and root out everything else. You can only form the minds of reasoning animals upon Facts: nothing else will ever be of any service to them. This is the principle on which I bring up my own children, and this is the principle on which I bring up these children. Stick to Facts, sir!'' {{NDR|Charles Dickens, ''[https://books.google.it/books?id{{=}}03RFjIVjBoMC Hard times]'', Bradbury & Evans, London, 1854.}} ====Maria Rita Cifarelli e Cristina Scagliotti==== – Ora, quel che voglio sono Fatti. Solo Fatti dovete insegnare a questi ragazzi. Nella vita non c'è bisogno che di Fatti. Piantate Fatti e sradicate tutto il resto. La mente d'un animale che ragiona si può plasmare solo coi Fatti; null'altro gli sarà mai di alcuna utilità. Con questo principio educo i miei figli e con lo stesso principio educo questi ragazzi. Attenetevi ai Fatti, signore! ====Gianna Lonza==== «Ora quello che voglio sono Fatti. A questi ragazzi e ragazze insegnate soltanto Fatti. Solo i Fatti servono nella vita. Non piantate altro e sradicate tutto il resto. Solo con i Fatti si plasma la mente di un animale dotato di ragione; nient'altro gli tornerà mai utile. Con questo principio educo i miei figli, con questo principio educo questi ragazzi. Attenetevi ai Fatti, signore!». ====Mario Martino==== «Dunque voglio solo i Fatti. Insegnate a questi ragazzi e ragazze soltanto Fatti. Solo di Fatti c'è bisogno nella vita. Piantate nient'altro, estirpate tutto il resto. Solo con i Fatti si educano le menti di animali razionali e nient'altro riuscirà mai loro di alcuna utilità. Questi sono i princìpi in base ai quali educo i miei propri figli, e questi sono princìpi in base ai quali educo questi ragazzi. Perciò, signore, attenetevi ai Fatti!» ====Bruno Tasso==== Ora, quello che voglio sono Fatti. Insegnate a questi ragazzi e a queste ragazze Fatti e niente altro. Solo di Fatti abbiamo bisogno nella vita. Non piantate altro e sradicate tutto il resto. Solo coi Fatti si può plasmare la mente degli animali che ragionano: il resto non servirà mai loro assolutamente nulla. Questo è il principio su cui ho allevato i miei figli, e questo è il principio su cui ho allevato questi fanciulli. Tenetevi ai Fatti, signore! ===Libro primo=== *Strano contrasto quello fra gli uomini immersi nella foresta di telai e le macchine su cui ciascuno di loro faticava, che stridevano, laceravano, stritolavano. Tutti voi, che siete brava gente tanto ansiosa, non abbiate timore: l'Arte non riuscirà a sopraffare la Natura. Mettete, l'una accanto all'altra, l'opera di Dio e l'opera dell'uomo: dal confronto sarà sempre la prima a uscirne con onore, si tratti pure di un esercito di "manodopera" insignificante.<br>Centinaia e centinaia di "mani" al lavoro in questa fabbrica; centinaia e centinaia di cavalli vapore. Conosciamo fino all'ultima unità quello che può fare una macchina, ma neppure tutti i contabili della tesoreria nazionale, messi assieme, riusciranno mai a calcolare quale sia la capacità di agire nel bene o di operare nel male, di amore o di odio, di patriottismo o di scontento, la capacità di corrompere la virtù in vizio o di esaltare il vizio in virtù, che si annida nell'animo di ciascuno di questi schiavi mansueti, con i loro volti composti e i gesti regolarmente scanditi. Nessun mistero nella macchina; un insondabile mistero perfino nel più umile di loro – per sempre. E se sovvertissimo i sistemi dell'aritmetica che usiamo per stimare gli oggetti materiali e valutassimo con altre misure queste oscure entità ignote! (cap. XI, 2000) *Meglio, mille volte meglio non avere neppure un tetto sulla testa che una [[casa]] nella quale si ha il timore di tornare! (cap. XII; 1999, p. 99) *[...] agli altri suoi pensieri Stephen aggiunse la dolorosa riflessione che, di tutte le disgrazie dell'esistenza terrena, nessuno è distribuito con mano più ineguale della [[morte]]. La disparità della nascita è nulla al confronto. Se, per esempio, fossero nati quella notte, nello stesso istante, il figlio di un re e il figlio di un tessitore, che cosa sarebbe stata quella differenza a paragone della morte di una qualsiasi creatura umana utile, utile a un'altra, o da questa amata, mentre quella donna spregevole continuava a vivere! (cap. XIII, 2000) *Come un astronomo che, in un osservatorio privo di finestre, volesse organizzare l'universo stellato col solo ausilio di carta, penna e inchiostro, così il signor Gradgrind nel ''suo'' privato osservatorio (e come il suo ve ne sono parecchi) non aveva alcun bisogno di gettare lo sguardo sugli esseri umani che gli brulicavano attorno, ma si compiaceva di tracciare i loro destini su una semplice lavagna, cancellando via le loro lacrime con un unico pezzetto di spugna sudicia. (cap. XV; 1999, p. 116) *[...] gli indefinibili moti dell'[[Cuore e cervello|animo umano]] [...] continueranno a eludere tutte le astuzie dell'[[Cuore e cervello|algebra]], anche le più sottili, fino al giorno in cui le trombe del giudizio non abbatteranno l'algebra stessa. (cap. XV, 2000) ===Libro secondo=== *E così l'occhio stesso del cielo diventa un occhio malefico quando mani incapaci o sordide si interpongono fra lui e le cose cui egli vorrebbe recare una benedizione. (cap. I, 2012) *Questa era un'altra delle trovate di Coketown. Non c'era [[Capitalismo|capitalista]] che, partito con sei pence in tasca e ritrovandosi con sessantamila sterline, non si stupisse che i primi sessantamila lavoratori che gli capitavano sott'occhio non facessero anche loro sessantamila sterline partendo da sei pence. Ed eccolo a rimproverarli di non essere riusciti a ottenere un risultato tanto modesto. Quello che ho fatto io, puoi farlo anche tu, no? Perché non ti ci metti e lo fai? (cap. I, 2000) *È sempre un fatto curioso osservare come, in molte assemblee, gli ascoltatori soccombano passivamente all'insipienza di qualche presuntuoso, sia esso nobile o comune cittadino, di qualche uomo che essi – o almeno i tre quarti di essi – non riuscirebbero in alcun modo a sollevare dal suo abisso di stupidità e a portare al loro livello intellettuale. (cap. IV; 1999, p. 168) *Chi, trovandosi in terra straniera, invano cerca, senza mai riuscirci, di leggere uno sguardo di intesa in diecimila volti, si trova in allegra compagnia a paragone di colui che, quotidianamente, passa accanto a dieci volti che, un tempo amici, [[Solitudine|ora sfuggono il suo sguardo]]. (cap. IV, 2000) *Ben più difficile di quanto avesse mai potuto immaginare era separare, dentro di sé, la sensazione di [[abbandono]] da quella, ingiustificata, di vergogna e disonore. (cap. IV; 1999, p. 174) *{{NDR|Al signor Bounderby}} Non serve il pugno di ferro. Non servono le vittorie e i trionfi. E non serve proprio a niente mettersi d'accordo per fare in modo che una parte ci ha sempre e comunque ragione e l'altra sempre e comunque torto. E non serve neppure lavarsene le mani. Lasciate pure migliaia e migliaia di persone a vivere la stessa vita, dentro ai guai fino al collo, ed ecco che diventeranno come un sol uomo, e voi tutti vi metterete di fronte come un altro uomo, e in mezzo ci sarà un abisso nero che non si potrà attraversare, per il poco o il tanto tempo che durerà questa miseria. A non voler stare vicino agli altri con gentilezza, pazienza e buonumore, perché è così che si sta vicini quando si hanno tanti guai, così ci si tira su quando si soffre nel bisogno (credo umilmente che in tutti i suoi viaggi questo signore {{NDR|James Harthouse}} non ha mai incontrato gente così generosa come qui), non ci si ricaverà niente finché il sole non si sarà cambiato in ghiaccio. E soprattutto non servirà a niente considerarli solo per la forza che hanno, trattarli come macchine o come numeri da sommare, senza sentimenti e senza simpatie, senza ricordi e senza preferenze, senza un animo che soffre e che spera, trattarli, quando tutto va bene, come se non hanno niente dentro e, quando va male, dicendo che non hanno sentimenti umani quando parlano con voi. Ma tutto questo non servirà a niente, signore, finché non si disferà l'opera di Dio. (Stephen Blackpool: cap. V; 1999, p. 182) *I vecchi, soprattutto quando si sforzano di essere fiduciosi e allegri, incontrano molto rispetto fra i poveri. (cap. VI, 2000) *È così naturale che tutti abbiano uno scopo o qualcosa da fare che chiunque se ne sta in [[ozio]] a bighellonare è, e si sente, sempre osservato. (cap. VI; 1999, p. 196) *Quando il [[Diavolo]] gironzola come un leone ruggente, il suo aspetto attira ben pochi seguaci, a parte selvaggi e cacciatori. Ma quando se ne va agghindato, lisciato e dipinto secondo la moda, quando è stanco sia del vizio sia della virtù, satollo di zolfo infernale e di beatitudine celeste, allora è davvero il Diavolo incarnato, tanto se si dedica all'amministrazione della cosa pubblica quanto se si occupa di bollire la pece. (cap. VIII, 2011) *Neppure in quel momento, mentre si avvicinava alla sua vecchia casa, {{NDR|Louisa Bounderby}} avvertì su di sé alcun benefico influsso. Che cosa aveva più da spartire ormai con i sogni dell'infanzia, con le sue fiabe leggiadre, con la grazia, la bellezza, l'umanità, le illusioni di cui si adorna il futuro? Tutte cose tanto belle in cui credere da piccoli, da ricordare con tenerezza una volta adulti perché, allora, anche la più insignificante di esse si eleva alla dignità di una grande e benevola disposizione del cuore che consente ai piccini che soffrono di avventurarsi per le vie irte di sassi di questo mondo, conservando quel piccolo angolo fiorito con le loro mani pure. Un giardino nel quale i figli di Adamo farebbero meglio a entrare più spesso per scaldarsi al sole con fiducia e semplicità, liberi da vanità mondane.<br />Già, cos'aveva ormai da spartire con i ricordi dell'infanzia? Il ricordo di come, al primo incontro, attraverso la luce delicata dell'immaginazione, la Ragione, le fosse apparsa come una divinità benefica che additava a divinità altrettanto magnanime e non già come un idolo arcigno, gelido e crudele, con vittime legate mani e piedi; grossa figura ottusa dallo sguardo fisso che solo un sistema di leve, azionato da un preciso numero di tonnellate, sarebbe stato in grado di smuovere. La casa paterna e la fanciullezza le rimandavano immagini di fonti e sorgenti inaridite nell'istante stesso in cui sgorgavano dal suo giovane cuore. Niente acque dorate per lei: esse fluivano invece a fecondare la terra in cui si coglie l'uva dai rovi e il fico dal pruno. (cap. IX; 1999, p. 236) *{{NDR|Al signor Gradgrind}} Come avete potuto darmi la vita e insieme privarmi di tutte quelle piccole cose che la distinguono da uno stato di morte cosciente? Dove sono le virtù della mia anima? E i moti del cuore? Che ne avete fatto, padre, del giardino che avrebbe dovuto fiorire in mezzo a questo deserto?<br />[...]<br />Se quel giardino fosse mai esistito, sarebbero bastate le sue ceneri a salvarmi dal vuoto in cui sprofonda la mia vita. Non volevo dire questo; ma, padre, rammentate l'ultima conversazione che avemmo in questa stanza?<br />[...]<br />Quel che m'è salito alle labbra adesso, l'avrei detto anche allora, se solo per un attimo mi aveste aiutata. Non vi rimprovero, padre. Quel che non avete coltivato in me, non l'avete coltivato neppure in voi stesso. Oh, se solo l'aveste fatto tanto tempo fa, oppure mi aveste trascurata, oggi sarei di certo una creatura migliore, e più felice! (Louisa Bounderby: cap. XII; 1999, p. 258) ===Libro terzo=== *– C'è chi sostiene,<ref>Cfr. [[Blaise Pascal]]: «Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce.»</ref> – proseguì egli, ancora esitante, – che esiste una [[saggezza]] della testa e una saggezza del cuore. (Gradgrind: cap. I, 2012) *Tutte le [[Forza|forze]] troppo a lungo imprigionate, quando esplodono, portano distruzione. Anche l'aria così vitale per la terra, l'acqua portatrice di ricchezza, il calore che conduce a maturazione, si trasformano, se ingabbiate, in forze devastanti. Così avveniva anche allora nel suo cuore: le sue migliori qualità, troppo a lungo accanite contro se stesse, si erano trasformate in un cumulo di ostinazione, pronto a sollevarsi contro un'amica. (cap. I; 1999, pp. 269-270) *Principio basilare della filosofia di Gradgrind era che tutto avesse un prezzo e che il prezzo andasse pagato. Nessuno doveva mai dare niente a nessuno, né offrire aiuto ad alcuno, senza corrispettivo. La gratitudine andava abolita, e le virtù che da essa scaturivano non dovevano esistere. Ogni frammento dell'esistenza umana, dalla nascita alla morte, era da considerarsi alla stregua di un contratto che andava stipulato da due parti contrapposte. E se a quel modo non si finiva in Paradiso voleva dire che il Paradiso non era un luogo dotato di caratteristiche politico-economiche, e non conveniva andarci. (cap. VIII; 1999, p. 345) *{{NDR|Al signor Gradgrind}} Fembra proprio che i cafi fono due, vero, fignoria? Uno, che al mondo c'è una fpecie d'amore che dopo tutto non è foltanto intereffe, ma qualcofa di molto diverfo; e due, che quefto amore ha una fua maniera di calcolare o di non calcolare, e in un modo o nell'altro è difficile da fpiegarfi, come il modo di comportarfi dei cani! (Sleary: cap. VIII; 1999, p. 349) *La gente deve divertirfi. Non poffono ftar fempre a ftudiare e neanche a lavorare; non fono fatti per quefte cofe!<ref>Cfr. [[Miguel de Cervantes]]: «[...] non essendo possibile che l'arco stia sempre teso né che la debole natura umana possa sostenersi senz'alcun lecito spasso.»</ref> (Sleary: cap. VIII, 2000) *È sempre pericoloso scoprire qualcosa del mondo di un borioso fanfarone prima che sia lui stesso a scoprirlo. (cap. IX; 1999, p. 351) *{{NDR|Al signor Bounderby, riferendosi al suo comportamento}} Niente di quel che fa un imbecille può destare sorpresa o indignazione: il comportamento di un imbecille può solo suscitare disprezzo. (Signora Sparsit: cap. IX; 1999, p. 354) ==[[Incipit]] de ''Il segnalatore''== «Ehi, laggiu!»<br> Quando udì una voce che lo chiamava, si trovava accanto alla porta del suo gabbiotto, con una bandiera in mano, arrotolata attorno al corto bastone. Considerata la natura del terreno, si sarebbe potuto pensare che non avesse dubbi sulla direzione da cui proveniva la voce; ma invece di sollevare lo sguardo verso il punto in cui mi trovavo, in cima alla trincea scoscesa quasi sopra la sua testa, si voltò e guardò la Linea. C'era qualcosa di particolare nel modo in cui lo fece, anche se non avrei saputo dire cosa. ==Citazioni su Charles Dickens== *Aprite un libro e cercate di leggere, ma scoprite che [[William Shakespeare|Shakespeare]] è trito e banale, Dickens insipido e pedestre, [[William Makepeace Thackeray|Thackeray]] nioso e [[Thomas Carlyle|Carlyle]] eccessivamente sentimentale. ([[Jerome K. Jerome]]) *Ci sono [...] scrittori che mostrano deficienze assolute di capacità costruttive e che quindi, nonostante la più fertile delle invenzioni, naufragano miseramente nella trama. A questa categoria appartiene Dickens. ([[Edgar Allan Poe]]) *Dickens attaccò le istituzioni inglesi con una ferocia senza precedenti all'epoca. Eppure, riuscì a farlo senza farsi odiare, e, soprattutto, a farsi apprezzare e lodare dalle stesse persone che aveva criticato, in modo da divenire egli stesso una istituzione nazionale. ([[George Orwell]]) *Dickens era un puro innovatore – un progressista per eccellenza – e non aveva alcun rimpianto delle epoche passate, ad eccezione forse di una sorta di sentimentalismo per le torri delle cattedrali. Era all'oscuro del terribile potere della superstizione – era essenzialmente un direttore di scena, la metteva in scena per provocare reazioni nel pubblico. Il suo [[Natale]] significava vischio e pudding – non la resurrezione dai morti, né la nascita di nuove stelle, né l'insegnamento di saggi o di pastori. ([[John Ruskin]]) *Dickens è uno scrittore delizioso e irritante. Quanto è difficile da maneggiare questo cordiale, unghiuto, un po' pingue, o forse pletorico, animale letterario, la cui gola poderosa sa articolare ogni sorta di voci: rugghi, rantoli, stronfi, e anche delicatissime fusa, tiepidi sgnaulii. Domestico o feroce? Quell'equivoco pelame, tra giaguaro e gatto domestico, ci fa cauti e perplessi. ([[Giorgio Manganelli]]) *Dickens narra con tale precisione, con tale minuziosità, da costringerci a seguire il suo sguardo ipnotizzante. Non aveva lo sguardo magico di [[Balzac]] [...], ma uno sguardo tutto terreno, uno sguardo da marinaio, da cacciatore, uno sguardo di falco per le piccole cose umane. – Ma sono le piccole cose – disse egli una volta – che formano il senso della vita. ([[Stefan Zweig]]) *Di tutti i romanzieri dell'età vittoriana è stato probabilmente il più critico verso la stessa età vittoriana. ([[Edmund Wilson]]) *Egli aveva uno spirito grande e pieno d'amore e la più forte simpatia per le classi povere. Provò sicuramente i migliori sentimenti e sentì la necessità di un'unione tra le classi, sperando che questa avesse luogo. E io prego perché ciò accada al più presto. ([[Vittoria del Regno Unito|Regina Vittoria]]) *Il genio umoristico di Dickens è legato al suo senso morale. La sua comicità si esprime al massimo della forza quando scopre nuovi peccati. ([[George Orwell]]) *Il nome di Carlo Dickens non ebbe mai gran voga in Italia. Non se ne saprebbe dire esattamente il perché. Altri scrittori stranieri, meno importanti, riuscirono a divulgarsi fra noi rapidamente e a godere, inoltre, di una incontrastata popolarità: Carlo Dickens, vivo, fu noto soltanto a quelli che si tenevano in contatto con la cultura europea; morto, soffrì l'infamia di traduzioni raffazzonate o monche, che certo non valsero ad allargargli la cerchia dei suoi già scarsi ammiratori. ([[Silvio Spaventa Filippi]]) *Io nei confronti di Dickens ho il seguente, curioso rapporto: adoro lui e non amo particolarmente i suoi libri. Non voglio dire che adoro il personaggio e non lo scrittore, non è questo: io adoro come scrive, non c'è nessuno con quella luce nella scrittura, e quella salvezza. Ma non c'è un suo solo libro che potrei definire un capolavoro, e forse neanche uno che sia riuscito a leggere senza una certa fatica. In realtà li confondo un po' tutti, e forse quando penso a Dickens, al suo modo di scrivere, penso a un unico splendido, smisurato testo che mi è accaduto di leggere qua e là, senza neanche troppa urgenza di orientarmi in modo più preciso. ([[Alessandro Baricco]]) *L'arte di Dickens era la più raffinata delle arti: era l'arte di godere di tutto. Dickens ha goduto di ogni personaggio dei suoi libri, e tutti hanno apprezzato i suoi personaggi. I suoi romanzi sono pieni di delinquenti e furfanti, ma i cattivi e vigliacchi sono persone talmente deliziose che il lettore si augura sempre il truffatore metta la testa attraverso una finestra laterale per fare un altro commento, o che il prepotente dica qualcosa d'altro dal fondo delle scale. Il lettore si augura davvero questo, ed egli non può sbarazzarsi della fantasia che l'autore speri proprio che lui pensi questo. ([[Gilbert Keith Chesterton]]) *La cosa bella di Charles Dickens è che ogni riga del suo romanzo è carica di ironia. ([[Roman Polanski]]) *La sentimentalità del Dickens è ingenua e melodrammatica, non morbosa e insidiosa; e anche se spesso caricaturali, le sue robuste e pittoresche figure, moltissime della quali son passate in proverbio, quasi maschere d'una nuova commedia dell'arte, formano una galleria quale non si era più data nella letteratura inglese dopo Chaucer e Shakespeare. ([[Mario Praz]]) *Nel caso di Dickens i valori sono nuovi. Gli autori moderni si ubriacano ancora del suo vino. Con lui [...] non occorre corteggiamento, non c'è esitazione. Ci arrendiamo alla voce di Dickens: tutto qui. Se fosse possibile, mi piacerebbe dedicare cinquanta minuti di ogni lezione a meditare, concentrandoci in silenziosa ammirazione, su Dickens. ([[Vladimir Nabokov]]) *Non c'è nessun autore inglese contemporaneo le cui opere sono lette in tutte le case e che possono dare piacere alla servitù quanto ai padroni, ai bambini come agli insegnanti. ([[Walter Bagehot]]) *''Preferisco Dickens a Dostoevskij.'' ([[Wisława Szymborska]]) *Quando la gente dice Dickens esagera, mi sembra che non abbia occhi né orecchie. Probabilmente essi hanno solo nozioni di ciò che le cose e le persone sono. ([[George Santayana]]) *Se mi venisse chiesto di indicare nell'arte moderna dei [...] modelli dell'arte superiore, religiosa, proveniente dall'amore di Dio e del prossimo, indicherei nella sfera della letteratura [...] le novelle, i racconti, i romanzi di Dickens: ''Tale of two cities'', ''Chimes'' e altri. ([[Lev Tolstoj]]) *Un delizioso narratore inglese, che dipinge gli interni di famiglia con la verità di [[David Teniers il Vecchio|Teniers-le-Vieux]] e il tocco fine e delicato di [[Charles Nodier]]. Oh, che mirabili medaglioni questi ritratti di Scrooge, di Bob Cratchit e di Mrs Peerybingle! Come si avverte sotto il romanziere l'uomo onesto! E come nell'uomo onesto si sente il poeta, quando un folle, in punto di morte, grida (le ''Tocsin''<ref>Barnaby Rudge. La parte storica di questo romanzo è il racconto delle sommosse e degli incendi di Londra nel 1790. La ''Revue Britannique'' ne pubblicò un estratto intitolato ''La Cloche du tocsin''. {{cfr}} ''Revue britannique'', vol. III, [https://books.google.it/books?id=FdIaAQAAMAAJ&pg=PA298#v=onepage&q&f=false p. 298].</ref>, cap. XVI)<br />{{centrato|''Presto sapremo cosa rende così fulgide le stelle!'' ([[Eugène Vermersch]])}} *Vi è una fondamentale spietatezza dietro il suo stile traboccante di sentimentalismo. ([[Franz Kafka]]) ===[[Pietro Citati]]=== *Non amare Dickens è un peccato mortale: chi non lo ama, non ama nemmeno il romanzo. *Dostoevskij e Tolstoj, Conrad e Joyce, Kafka e Dylan Thomas lessero Dickens con la passione, l'entusiasmo e l'"incoerente gratitudine", che egli richiede da ciascuno di noi. Vissero dentro di lui: abitarono dentro di lui, come nella propria casa; e appresero da quel "rozzo romanziere popolare" i più sottili e arditi artifici letterari. Chi imparò da lui la tecnica del romanzo criminale, chi la presentazione dei personaggi, chi il gioco delle voci narrative: chi amò i "divini idioti", i grandi simboli, o il calore analogico delle immagini. Tutti scorsero in Dickens uno specchio – uno di quegli specchi incrinati e velati, che talvolta si trovano nelle soffitte – dove scoprire la propria arte e se stessi. *Ci chiediamo da dove venisse a Dickens, lui che conosceva come nessuno l'orrore e la tenebra, tanta allegria alcoolica. Era il suo genio. Non credeva affatto che, in questa terra che obbedisce al Tempo e al Luogo, le cose avessero un lieto fine. Ma nel suo mondo, il "migliore dei mondi impossibili", che apparteneva allo spazio di Non-Dove, le cose andavano immutabilmente così. Questa era la sua grande utopia letteraria. *Ogni romanzo di Dickens è folto, sterminato: un oceano, un bosco, una prateria, un esercito, una collezione di oggetti disparati e assurdi, legati fra loro da un misterioso legame. Ogni romanzo è uno sforzo di dare fondo all'universo, secondo un gioco molteplice di punti di vista. Noi leggiamo: incontriamo decine di personaggi, centinaia di scene, migliaia di pagine; e per molte settimane dimentichiamo che abbiamo una famiglia, che fuori il sole si leva e tramonta, che amici ci attendono per conversare. ==Note== <references/> ===Fonti=== <references group="fonte"/> ==Bibliografia== *Charles Dickens, ''Barnaby Rudge'', traduzione di [[Fernanda Pivano]], Einaudi, Torino, 2014. *Charles Dickens, ''[[s:Cantico di Natale|Cantico di Natale]]'', traduzione di [[Federigo Verdinois]], Hoepli, 1888. *Charles Dickens, ''Casa desolata'', 3 voll., traduzione di [[Silvio Spaventa Filippi]], Sonzogno, Milano, 1930, [https://books.google.it/books?id=UKceT2pE8O8C vol. III]. **Charles Dickens, ''[https://books.google.it/books?id=Y-uMBQAAQBAJ Casa desolata]'', traduzione di Angela Negro, Einaudi, Torino, 2014. ISBN 9788858417430 *Charles Dickens, ''[https://www.liberliber.eu/mediateca/libri/d/dickens/david_copperfield/pdf/dickens_david_copperfield.pdf David Copperfield]'', traduzione di Silvio Spaventa Filippi, Casa Editrice Sonzogno, Milano, 1949. **Charles Dickens, ''[https://books.google.it/books?id=WNUJPqJXfCoC David Copperfield]'', traduzione di Oriana Previtali, Rizzoli, 2007. ISBN 978-88-58-60331-4. *Charles Dickens, ''Dombey e Figlio'', traduzione di Gioia Angiolillo Zannino, Rizzoli, Milano, 1994. *Charles Dickens, ''[https://books.google.it/books?id=KmoHuuE_qz4C Grandi speranze]'', traduzione di Maria Felicita Melchiorri, Newton Compton, Roma, 2011. ISBN 978-88-541-3357-0. **Charles Dickens, ''[https://books.google.it/books?id=GxLAs1F7V7AC Grandi speranze]'', traduzione di Bruno Maffi, Rizzoli, 2012. ISBN 9788858627679. **Charles Dickens, ''[https://books.google.it/books?id=QHyna_FRhMEC Grandi speranze]'', traduzione di Caesara Mazzola, Mondadori, 2013. ISBN 9788852038662. *Charles Dickens, ''Il mistero di Edwin Drood'', traduzione di Pier Francesco Paolini, Bompiani, Milano, 2001. ISBN 88-452-9119-7. *Charles Dickens, ''Il nostro comune amico'', traduzione di Filippo Donini, in ''I grandi classici della letteratura straniera'', 7 CD-Rom, Garzanti-Gruppo editoriale L'Espresso, Milano, 2000. *Charles Dickens, ''Il segnalatore'', traduzione di Grazia Alineri, in ''Il colore del male. I capolavori dei maestri dell'horror'', a cura di David G. Hartwell, Armenia Editore, 1989. ISBN 8834404068 *Charles Dickens, ''Impressioni italiane'', traduzione di Claudio Maria Messina, Robin Edizioni, Roma, 2005. ISBN 88-7371-178-2 *Carlo Dickens, ''[https://www.liberliber.eu/mediateca/libri/d/dickens/la_bottega_dell_antiquario/pdf/la_bot_p.pdf La bottega dell'antiquario]'', 2 voll., traduzione di Silvio Spaventa Filippi, Sonzogno, Milano, 1931. *Carlo Dickens, ''[https://www.liberliber.eu/mediateca/libri/d/dickens/la_piccola_dorrit/pdf/la_pic_p.pdf La piccola Dorrit]'', traduzione di Federigo Verdinois, F.lli Treves, Milano, 1879. *Carlo Dickens, ''[https://www.liberliber.eu/mediateca/libri/d/dickens/le_avventure_di_nicola_nickleby/pdf/le_avv_p.pdf Le avventure di Nicola Nickleby]'', traduzione di Silvio Spaventa Filippi, Sonzogno, Milano, 1937. *Charles Dickens, ''[https://books.google.it/books?id=iOE0AAAAMAAJ Le avventure di Pickwick]'', traduzione di Silvio Spaventa Filippi, 2 voll., La nuova Italia, Venezia, 1928. **Charles Dickens, ''[https://www.liberliber.eu/mediateca/libri/d/dickens/il_circolo_pickwick/pdf/dickens_il_circolo_pickwick.pdf Il circolo Pickwick]'', traduzione di Federigo Verdinois, F.lli Treves, 1930. *Charles Dickens, ''Le campane'', in ''Racconti di Natale'', traduzione di Emanuele Grazzi, Mondadori, Milano, 1990. ISBN 88-04-34018-5 *Carlo Dickens, ''[http://www.liberliber.eu/mediateca/libri/d/dickens/le_due_citta/pdf/le_due_p.pdf Le due città]'', traduzione di Silvio Spaventa Filippi, Sonzogno, Milano, 1936. **Charles Dickens, ''[https://books.google.it/books?id=TZ-rJwlAuUUC Le due città]'', traduzione di Beatrice Boffito Serra, Rizzoli, 2012. ISBN 978-88-58-63899-6. *Charles Dickens, ''Lettere dall'Italia'', traduzione di Lucio Angelini, Rosellina Archinto Editore, Milano, 1987. *Charles Dickens, ''Oliver Twist'', Introduzione e traduzione di Mario Martino, Newton Compton, Roma, 2011. ISBN 978-88-541-3358-7. **Charles Dickens, ''[https://books.google.it/books?hl=it&id=Ua98XM1q7u0C Le avventure di Oliver Twist]'', traduzione di Bruno Oddera, Mondadori, Milano, 2004. ISBN 88-04-53682-9. **Charles Dickens, ''Tempi difficili. Per questi tempi'', a cura di Maria Rita Cifarelli, traduzione di Maria Rita Cifarelli e Cristina Scagliotti, con un saggio di [[George Orwell]], Einaudi, Torino, 1999. ISBN 8806151355 **Charles Dickens, ''Tempi difficili'', traduzione di Gianna Lonza, in ''I grandi classici della letteratura straniera'', 7 CD-Rom, Garzanti-Gruppo editoriale L'Espresso, Milano, 2000. **Charles Dickens, ''[https://books.google.it/books?id=Stejzuv5bv4C Tempi difficili]'', cura e traduzione di Mario Martino, Newton Compton, Roma, 2011. ISBN 978-88-541-3087-6. **Charles Dickens, ''[https://books.google.it/books?id=no1coeWqWxYC Tempi difficili]'', traduzione di Bruno Tasso, Rizzoli, Milano, 2012. ISBN 8858627695. *Felix Gregory de Fontaine, ''[https://books.google.it/books?id=NZg-AQAAMAAJ A cyclopedia of the best thoughts of Charles Dickens]'', E.J. Hale & Son, New York, 1872. ==Filmografia== *''[[Canto di Natale di Topolino]]'' (1983) *''[[S.O.S. fantasmi]]'' (1988) *''[[Paradiso perduto (film 1998)|Paradiso perduto]]'' (1998) *''[[Oliver Twist (film 2005)|Oliver Twist]]'' (2005) *''[[A Christmas Carol]]'' (2009) ==Altri progetti== {{interprogetto}} ===Opere=== {{Pedia|Il Circolo Pickwick||(1836)}} {{Pedia|Le avventure di Oliver Twist||(1837-1839)}} {{Pedia|Nicholas Nickleby||(1838-1839)}} {{Pedia|La bottega dell'antiquario||(1840)}} {{Pedia|Canto di Natale||(1843)}} {{Pedia|Martin Chuzzlewit||(1843-1844)}} {{Pedia|Le campane||(1844)}} {{Pedia|Dombey e Figlio||(1846-1848)}} {{Pedia|David Copperfield (romanzo)|''David Copperfield''|(1849-1850)}} {{Pedia|Casa desolata||(1852-1853)}} {{Pedia|La piccola Dorrit||(1855-1857)}} {{Pedia|Racconto di due città||(1859)}} {{Pedia|Grandi speranze||(1860-61)}} {{Pedia|Il nostro comune amico||(1864-65)}} {{Pedia|Il mistero di Edwin Drood||(1870)}} {{DEFAULTSORT:Dickens, Charles}} [[Categoria:Epistolografi]] [[Categoria:Giornalisti britannici]] [[Categoria:Scrittori britannici]] [[Categoria:Umoristi britannici]] p66arej01s6o0yri0dwbucr3re8026y Alexandre Dumas (padre) 0 1958 1219303 1219267 2022-07-27T19:55:30Z Udiki 86035 /* Citazioni */ wikitext text/x-wiki [[Immagine:Alexandre Dumas.jpg|thumb|Alexandre Dumas]] '''Alexandre Dumas''' (1802 – 1870), scrittore e drammaturgo francese. ==Citazioni di Alexandre Dumas== *Abitualmente comincio un libro solo dopo ch'è stato già scritto. :''En général, je ne commence un livre que lorsqu'il est écrit''.<ref>Da ''Propos d'art et de cuisine''.</ref> *C'è una donna in ogni caso; appena mi portano un rapporto, io dico: "Cherchez la femme."<ref>Da ''I Mohicani di Parigi'', 1854; vedi anche [[w:Cherchez la femme|la voce]] in Wikipedia.</ref> :''Il y a une femme dans toutes les affaires; aussitôt qu'on me fait un rapport, je dis:'' Cherchez la femme!. *Chi legge la [[storia]], se non gli [[storico|storici]] quando correggono le loro bozze?<ref>Da ''Il corricolo''.</ref> *Ci sono certe città sconosciute il cui nome, per inattese, terribili, clamorose catastrofi, talvolta acquista improvvisa fama europea e che s'ergono in mezzo al secolo come una di quelle paline storiche piantate dalla mano di Dio per l'eternità: tale è il destino di [[Pizzo Calabro|Pizzo]]. Senza annali nel passato e probabilmente senza storia nell'avvenire, essa vive sulla sua gloria di un giorno ed è diventata una delle stazioni omeriche dell'Iliade napoleonica. Infatti è noto che fu nella città di Pizzo che [[Gioacchino Murat]] venne a farsi fucilare, là che quest'altro Aiace trovò una morte oscura e cruenta.<ref>Da ''Viaggio in Calabria''.</ref> *{{NDR|In ricordo di Emma Mannoury-Lacour}} Credo proprio che tre quarti del mio cuore, se non il cuore intero, siano morti con lei.<ref>Citato in ''Corriere della Sera'', 4 novembre 2004.</ref> *Dio, nella sua divina previdenza, non ha dato la [[barba]] alle [[donna|donne]] perché esse non sarebbero state capaci di tacere mentre venivano rasate.<ref>Citato in Franco Fossati, ''Chi dice donna...'', Armenia, 1987, p. 41. ISBN 8834401786.</ref> *E il genio, che ne sarà mentre baderò all'ordine?<ref>Da ''Kean o Genio e sregolatezza'', IV, 2.</ref><ref name=e>Citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref> *{{NDR|[[Francesco Mario Pagano]]}} Godeva di una grande reputazione e la meritava sotto tutti i rapporti. [...] La dolcezza della sua parola, la soavità della sua morale l'avea fatto soprannominare il Platone campano, ancora giovane aveva scritto la giurisdizione criminale opera che fu tradotta in tutte le lingue, e che fu menzionata dall'assemblea nazionale francese.<ref>Da ''I Borboni di Napoli: Vol. III'', Napoli, 1862, p. 10-11.</ref> *L'[[orgoglio]] ha quasi sempre una compagna ancora peggiore: l'[[invidia]]. :''L'orgueil a presque toujours une compagne encore pire que lui: cest l'envie''.<ref>Da ''Le Roi des quilles- racconto per bambini'', 1859.</ref> *La sorella era degna compagna del fratello. Libertina per fantasia, empia per temperamento, ambiziosa per calcolo, [[Lucrezia Borgia|Lucrezia]] bramava piaceri, adulazioni, onori, gemme, oro, stoffe fruscianti e palazzi sontuosi. Spagnola sotto i capelli biondi, cortigiana sotto la sua aria candida, aveva il viso di una madonna di Raffaello e il cuore di una Messalina.<ref>Da ''I Borgia''; citato in [[Corrado Augias]], ''I segreti di Roma'', Oscar Mondadori, 2007, p. 264.</ref> *Nulla riesce meglio del [[successo]], che è la calamita morale che tutto attira a sé.<ref>Da ''Il corricolo''.</ref><ref name=e /> *Roma e Venezia si riuniranno all'Italia ma chissà se [[Napoli]] non sfuggirà all'Italia. Facile prender Napoli, difficile il conservarla.<ref>Dal giornale ''L'Indipendente'' del 19 dicembre 1862.</ref> *Tutto il delitto della prima {{NDR|[[Eleonora Pimentel Fonseca]]}} fu d'esser una {{sic|patriotta}} ardente; d'aver prima d'ogni altro levato il grido di libertà, quando la libertà apparve in Napoli; d'aver fondato il ''Monitore {{sic|Napolitano}}''. Questo delitto bastò a mandarla al patibolo, anzi alla forca.<br>Per un'oscena cortesia del tribunale verso la plebaglia {{sic|napolitana}}, la forca era alta trenta piedi.<br>Eleonora Pimentel camminò al supplizio col sorriso sulle labbra; nel lasciar {{sic|la}} carcere aveva bevuto una tazza di caffè: nel giunger a piè della forca, le fu chiesto se desiderava qualcosa: avevano l'ordine di accordarle l'ultima sua domanda: speravasi che chiederebbe la vita.<br> – Datemi un paio di mutande, disse.<br>Lucrezia<ref>Allusione alla Lucrezia romana, moglie di Collatino, suicida per l'oltraggio di Sesto Tarquinio.</ref> non avrebbe nulla trovato di meglio.<ref>Da ''[https://archive.org/details/bub_gb_Ty7nnZyBCFMC/page/n6/mode/1up Da Napoli a Roma]'', traduzione di Eugenio Torelli, Stabilimento tipografico del Plebiscito, Napoli, 1863, cap. III, p. 71.</ref> ==''Ascanio''== ===[[Incipit]]=== Alle quattro pomeridiane del 10 luglio dell'anno di grazia 1540, un bel giovane, alto, bruno con grandi occhi neri, vestito con elegante semplicità e armato soltanto d'un pugnaletto dal manico mirabilmente cesellato, stava presso la pila dell'acqua benedetta che è sull'entrata della chiesa dei Grandi Agostini, nel recinto dell'Università di Parigi.<br>Questo giovane, senza dubbio per pia umiltà, non si era mosso dal suo posto per tutta la durata dei vespri, e a fronte china, in atteggiamento di dovuta contemplazione, aveva mormorato non so quali parole, forse le preghiere, poiché le aveva dette a voce tanto bassa, che soltanto lui e Dio potevano sapere ciò che egli dicesse. ===Citazioni=== *V'è una sola cosa al mondo eternamente bella, giovane e feconda: l'arte divina. (p. 205) *Che cos'è, per lo più, l'amore? Il capriccio d'un giorno, un'allegra unione, mediante la quale due esseri s'ingannano reciprocamente e spesso in buona fede. (p. 205) ==''I tre moschettieri''== ===[[Incipit]]=== ====Originale==== ''Le premier lundi du mois d'avril 1626, le bourg de Meung, où naquit l'auteur du ''Roman de la Rose'', semblait être dans une révolution aussi entière que si les huguenots en fussent venus faire une seconde Rochelle. Plusieurs bourgeois, voyant s'enfuir les femmes le long de la grande rue, entendant les enfants crier sur le seuil des portes, se hâtaient d'endosser la cuirasse, et appuyant leur contenance quelque peu incertaine d'un mousquet ou d'une pertuisane, se dirigeaient vers l'hôtellerie du ''Franc-Meunier'', devant laquelle s'empressait, en grossissant de minute en minute, un groupe compacte, bruyant et plein de curiosité.'' {{NDR|Alexandre Dumas, ''[[s:fr:Les Trois Mousquetaires|Les Trois Mousquetaires]]'', MM. Dufour et Mulat, Paris, 1849.}} ====Giuseppe Aventi==== Il primo lunedì dell'aprile 1625, il borgo di Meung, che diede i natali all'autore del ''Romanzo della Rosa'', era in preda al più grande disordine, come se vi fossero capitati gli Ugonotti a farne una seconda Rochelle. Molti borghesi, nel veder le donne scappare verso la Strada Grande, e nel sentir gli strilli dei bambini sugli usci delle case, si affrettavano a indossare la corazza, e fortificando la loro risolutezza un po' dubbia, con un moschetto o una partigiana, si avviavano alla locanda del Buon Mugnaio, davanti alla quale c'era un gruppo compatto, chiassoso e pieno di curiosità, che ingrossava di momento in momento. {{NDR|Alexandre Dumas, ''[https://books.google.it/books?id{{=}}utT5qmal_gIC I tre moschettieri]'', traduzione di Giuseppe Aventi, Rizzoli, 2011. ISBN 88-58-61145-6}} ====Maria Bellonci==== Il primo lunedì d'aprile del 1625 nella città di Meung (dove nacque l'autore del ''Roman de la rose''), sembrava che fosse scoppiata una violenta rivoluzione come se stessero arrivando gli ugonotti per una seconda La Rochelle. Molti cittadini, vedendo le donne precipitarsi verso la strada principale e sentendo i bambini gridare sulle porte di casa, corsero ad armarsi, e, resi più sicuri dal loro moschetto o dalla loro alabarda, si diressero verso l'osteria del ''Franc Meunier'' dove stava ammassandosi, di minuto in minuto più fitta, una folla vociante e curiosa. {{NDR|Alexandre Dumas, ''[https://books.google.it/books?id{{=}}gztjEAAAQBAJ I tre moschettieri]'', traduzione di [[Maria Bellonci]], Giunti, 2010. ISBN 9788809753570}} ====Antonio Beltramelli==== Il primo lunedì del mese d'aprile del 1625, il borgo di Meung, dove nacque l'autore del ''Romanzo della Rosa'', sembrava essere in piena rivoluzione, come se gli ugonotti fossero venuti a fare una seconda Rochelle. Parecchi abitanti, vedendo le donne fuggire verso la Grande-Rue e sentendo i bimbi strillare sulle soglie, si affrettarono a indossare la corazza e, puntellando il loro contegno un po' incerto con un moschetto o una partigiana, si diressero verso la locanda del ''Franc Meunier'', davanti alla quale si accalcava, ingrossando di minuto in minuto, un gruppo di persone compatto, rumoroso e molto incuriosito. {{NDR|Alexandre Dumas, ''[https://books.google.it/books?id{{=}}uuN_DQAAQBAJ I tre moschettieri]'', traduzione di [[Antonio Beltramelli]] revisionata da Stefano Mazzurana, Mondadori, 2016. ISBN 9788852077920}} ====Angiolo Orvieto==== Il primo lunedì del mese d'aprile 1625 il borgo di Méung ove nacque l'autore del Romanzo della Rosa, sembrava esser in una così completa rivoluzione, come se gli ugonotti vi fossero venuti a fare una seconda Rochelle. Molti borghigiani vedendo correre le donne lungo la strada maestra, sentendo i fanciulli gridare sul limitare delle porte, si sollecitavano ad indossare la corazza, equilibrando il loro portamento alquanto incerto col mezzo di un moschetto o di una partigiana, o dirigendosi verso l'osteria del Franc-Meunier, davanti alla quale si affrettava ed ingrossava di minuto in minuto, un gruppo compatto, rumoroso e pieno di curiosità. {{NDR|Alessandro Dumas, ''I tre moschettieri'', traduzione di Angiolo Orvieto, G. Rondinella Editore, 1853}} ====Guido Paduano==== Il primo lunedì d'aprile del 1625 la cittadina di Meung, dove nacque l'autore del ''Roman de la Rose'', sembrava completamente sconvolta, come se gli ugonotti fossero venuti a farne una seconda Rochelle. Molti borghesi, vedendo fuggire le donne dalla parte della Grande-Rue e sentendo piangere i bambini sulle porte, si affrettarono a indossare la corazza e, rafforzando il loro contegno un po' incerto con un moschetto o una partigiana, si diressero verso la locanda del ''Franc Meunier'', davanti alla quale si accalcava, ingrossandosi di minuto in minuto, una folla compatta, rumorosa e curiosa. ====C. Siniscalchi==== Il primo lunedì d'aprile del 1625 il borgo di Meung sembrava in aperta rivoluzione come se gli Ugonotti, vi fossero venuti a formare una seconda Rocella. Diversi borghesi, vedendo le donne fuggire lungo la strada maestra, sentendo i fanciulli gridare sulla soglia delle porte, si affrettavano ad indossare la corazza, ed animando il loro coraggio, sebbene poco marziale con un moschetto od una partigiana, correvano tutti verso l'albergo del Franc-Meunier, dinanzi al quale si stipava un gruppo compatto, clamoroso e pieno di curiosità. {{NDR|Alessandro Dumas, ''I tre moschettieri'', traduzione di C. Siniscalchi, Tipografia editoriale Lucchi, Milano, 1975}} ===Citazioni=== *Quest'altro moschettiere formava un perfetto contrasto con colui che lo interrogava e che gli aveva dato il nome di Aramis. Era un giovane di ventidue o ventitré anni appena, dall'espressione candida e dolce, dall'occhio nero e mite e dalle gote rosee e vellutate come una pesca d'autunno; i suoi baffi sottili disegnavano sul labbro superiore una linea perfettamente diritta, le sue mani pareva evitassero di abbassarsi per timore di fare un po' gonfie le vene, e di tanto in tanto lo si vedeva pizzicarsi l'orlo delle orecchie, per mantenerle di un incarnato tenero e trasparente. Per abitudine, egli parlava poco e con lentezza, salutava molto, rideva senza far strepito e mostrando i denti, di cui pareva avere molta cura come il resto della persona. (cap. II ''L'anticamera del signor Tréville'') *Il [[coraggio]] incute rispetto anche ai nemici. (cap. V) *[...] tutti per uno e uno per tutti [...]. {{NDR|[[Motti dai libri|motto]]}} (d'Artagnan: cap. IX, 2013) *— Se poteste vedere nel mio cuore allo scoperto, — disse d'Artagnan — vi leggereste tanta curiosità che avreste pietà di me, e tanto amore che dareste subito soddisfazione alla mia curiosità. Da coloro da cui si è amati non c'è nulla da temere. (cap. XI ''L'intrigo si aggroviglia'') *[...] quella brutalità ingenua che le donne preferiscono spesso all'affettazione della cortesia, perché scopre il fondo del pensiero e prova che il sentimento ha la meglio sulla ragione. (cap. XI, 2013) *[...] ciò che è [[perdita|perduto]] oggi può non essere perduto per l'avvenire. (Signora Bonacieux: cap. XI, 2013) *L'[[amore]] è la più egoistica di tutte le passioni. (cap. XII) *— Milord, — esclamò [[Anna d'Asburgo (1601-1666)|la regina]] — voi dimenticate che io non ho mai detto di amarvi.<br />— Ma nemmeno mi avete detto che non mi amavate, e veramente dirmi tali parole sarebbe, da parte della Maestà Vostra, un'ingratitudine troppo grande. Poiché, dove troverete, ditemi, un amore simile al mio, un amore che né il tempo, né la lontananza, né la disperazione possono spegnere; un amore che si accontenta di un nastro smarrito, di uno sguardo perduto, di una parola sfuggita? ([[George Villiers, I duca di Buckingham|Duca di Buckingham]]: cap. XII) *In piedi davanti al caminetto, c'era un uomo di media statura, di aspetto nobile e altero, con gli occhi penetranti, la fronte ampia, un volto smagrito e ancor più allungato dal pizzo e dai baffi. Benché quell'uomo avesse trentasei o trentasette anni appena, capelli, baffi e pizzo cominciavano a farsi grigi. Quell'uomo non aveva spada, ma sembrava, in tutto il resto, un uomo di guerra: i suoi stivali di pelle di bufalo leggermente coperti di polvere indicavano che nella giornata era stato a cavallo. Quell'uomo era [[Armand-Jean du Plessis de Richelieu|Armand Jean Duplessis, cardinale di Richelieu]], non quale viene di solito rappresentato a noi, affranto come un vecchio, sofferente come un martire, il corpo piegato, la voce spenta, sepolto in una grande poltrona come in una tomba anticipata, vivo solo per il suo genio e capace ancora di sostenere la lotta con l'Europa soltanto per la forza del suo pensiero, diuturnamente applicato, ma quale egli era realmente in quel tempo, vale a dire destro e galante cavaliere, già debole nel corpo, ma sostenuto da quella potenza morale che ha fatto di lui uno degli uomini più straordinari che siano mai esistiti; quale egli era in quel tempo in cui si preparava, dopo aver validamente appoggiato il duca di Nevers nel ducato di Mantova, dopo aver preso Nimes, Castres e Uzès, a cacciare gli inglesi dall'isola di Ré, e ad assediare la Rochelle. (cap. XIV ''L'uomo di Meung'') *D'Artagnan non poté fare a meno di pensare quanto fragili e sconosciuti siano i fili che talora regolano i destini di un popolo e la vita degli uomini. {{NDR|Dopo che il Duca di Buckingham decide di stabilire l'embargo e dichiarare guerra alla Francia soltanto per una questione d'amore}} (cap. XXI ''La contessa di Winter'') *— Noialtri diciamo: fiero come uno [[Scozia|scozzese]], — mormorò Buckingham.<br />— E Noi. fiero come un [[Guascogna|guascone]], — disse di rimando D'Artagnan. — I guasconi sono gli scozzesi della Francia. (cap. XXI ''La contessa di Winter'') *C'è un Dio per gli ubriachi e gli innamorati. (cap. XXIII, 2013) *In tutti i casi, ragazzo mio, credete a un uomo che vive da trent'anni alla corte: non vi addormentate nella vostra sicurezza, o siete perduto. Al contrario, ve lo dico io, dovete vedere nemici dappertutto. Se cercano di attaccare briga con voi, evitatelo, fosse anche un bambino di dieci anni; se vi attaccano, di notte o di giorno, battete in ritirata senza vergogna; se attraversate un ponte, tastate le assi, che non vi manchino sotto i piedi; se passate davanti a una casa in costruzione, guardate bene che non vi cada una pietra sulla testa; se rientrate tardi, fatevi seguire dal vostro domestico, e che sia armato, purché siate sicuro del vostro domestico. Diffidate di tutti, del vostro amico, di vostro fratello, della vostra amante... soprattutto della vostra amante. (Signor de Tréville: cap. XXIII, 2013) *Un mariuolo non ride alla stessa maniera di un uomo onesto, un ipocrita non piange le stesse lacrime di un uomo in buona fede. Ogni [[falsità]] è una [[maschera]], e per bene che sia fatta la maschera, con un po' d'attenzione si arriva sempre a distinguerla dal viso. (cap. XXV, 2013) *[...] non c'è [[amicizia]] che resista a un segreto scoperto, soprattutto quando questo segreto tocca l'amor proprio; inoltre si ha sempre una certa superiorità morale sulle persone di cui si conosce la vita. (cap. XXVI, 2013) *[...] nascondete bene le vostre ferite quando ne avrete. Il [[silenzio]] è l'ultima gioia degli infelici; guardatevi bene dal mettere chicchessia sulla traccia dei vostri dolori: i curiosi succhiano le nostre lacrime come le mosche il sangue d'un daino ferito. (Aramis: cap. XXVI, 2013) *Niente fa passare il tempo e abbrevia la strada come un [[pensiero]] che assorbe su di sé tutte le facoltà di chi pensa. L'esistenza esterna assomiglia allora a un sonno, di cui quel pensiero è il sogno. Grazie al suo influsso, il tempo non ha più misura, lo spazio non ha più distanza. Si parte da un luogo e si arriva a un altro, ecco tutto. Dell'intervallo percorso, non resta presente al vostro ricordo che una vaga foschia in cui svaniscono mille immagini confuse di alberi, montagne, paesaggi. (cap. XXVI, 2013) *[...] l'[[amore]] è una lotteria dove chi vince vince la morte. (Athos: cap. XXVII, 2013) *Non bisogna mai lasciare una [[bandiera]] in mano al nemico, anche se è un semplice tovagliolo. (Athos: cap. XXVII, 2013) *La [[vita]] stessa si può riassumere in tre parole: ''erat'', ''est'', ''fuit''. (Aramis: cap. XXVIII, 2013) *[...] in tutte le cose il merito sta nella [[difficoltà]]. (Aramis: cap. XXVIII, 2013) *[...] si domandano [[consigli]] solo per non seguirli, o, se li si segue, per avere qualcuno a cui si possa rimproverare di averli dati. (Athos: cap. XXXIV, 2013) *Il cuore della donna migliore è spietato verso i dolori d'una rivale. (cap. XXXV, 2013) *Milady sorrise di un sorriso strano.<br />— Così, voi mi amate? — disse.<br />— Ho forse bisogno di dirvelo? Non ve ne siete accorta?<br />— Oh, sì, ma come sapete, i cuori più fieri sono più difficili da conquistare.<br />— Oh, le difficoltà non mi sgomentano — disse d'Artagnan; — temo solo le cose impossibili.<br />— Non c'è nulla di impossibile, — disse Milady — per un vero amore. (cap. XXXVI ''Sogno di vendetta'') *[...] dietro a ogni [[felicità]] presente è nascosto un timore futuro. (cap. XXXIX, 2013) *Non ci sono folli speranze se non per gli sciocchi, signore, e voi siete uomo di spirito. ([[Armand-Jean du Plessis de Richelieu|Richelieu]]: cap. XL ''Una visione terribile'') *Il [[tempo]], amico mio, il tempo porta con sé l'occasione, e l'occasione è la martingala<ref>Tipo di scommessa che prevede a ogni successiva puntata il raddoppio della posta. [N.d.T.]</ref> dell'uomo: più ha scommesso e più guadagna, se sa aspettare. (Athos: cap. XLII, 2013) *In tutti i tempi e tutti i paesi, soprattutto se sono divisi in materia di religione, ci saranno fanatici che non chiedono di meglio che diventare [[martiri]]. (Richelieu: cap. XLIV, 2013) *[...] ci prendono per pazzi o per [[eroi]], due categorie di imbecilli molto simili tra loro. (Athos: cap. XLVII, 2013) *La [[vita]] è un rosario di piccole miserie, che il filosofo sgrana ridendo. Siate filosofi come me signori: mettevi a tavola e beviamo: l'avvenire non sembra mai così roseo, come quando lo si guarda attraverso un bicchiere di chambertin. (Athos: cap. XLVIII ''Affare di Famiglia'') *Lottiamo da [[donna]]: la mia forza è nella mia debolezza. (Milady: cap. LII, 2013) *L'[[amore]] è un sentimento che si nutre di agi e ingigantisce attraverso la corruzione. (cap. LVI) *[...] non conosco nessun uomo che meriti di essere rimpianto durante tutta la vita di un altro uomo [...]. (Buckingham: cap. LIX, 2013) *Il latore del presente ha fatto quello che ha fatto per ordine mio e per il bene dello Stato. 3 dicembre 1627 RICHELIEU (2003, p. 427) ===Citazioni su ''I tre moschettieri''=== *Da mia parte, non provo il rossore di cui altri sentirebbe inondato il volto nel dire che mi piacciono e giudico condotti con grande brio e spigliatezza i ''Trois mousquetaires'' di Alessandro Dumas padre. Ancora molti li leggono e li godono senza nessun'offesa della poesia, ma nascondono in seno il loro compiacimento come si fa per gli illeciti diletti; ed è bene incoraggiarli a deporre la falsa vergogna e il congiunto imbarazzo. ([[Benedetto Croce]]) *Il romanzo ''I tre moschettieri'' è una serie ininterrotta di vendette, dal principio alla fine. C'è una vendetta ad ogni pagina. Ogni tanto, una esaltazione tutta esplicita della vendetta, definita qualche volta come "le plaisir des dieux", il piacere degli Dei. ([[Beniamino Placido]]) *In questa favola, Alessandro Dumas sfoggia non poche qualità del grande scrittore: e non delle secondarie. In primo luogo una sovrana impudenza; un insieme di complicità ed oltraggio nei confronti del lettore; nessun patetismo, neppure quando ricorre a situazioni obiettivamente patetiche: giacché nelle sue mani anche la morte dell'innocente si fa avventura, è «divertente». E ancora, il gusto del gioco, della mistificazione; l'onesta carenza morale, che ci rassicura che nei labirinti di questa deliziosa macchinazione non si nasconde la pia frode di un messaggio; una nobile guitteria, che gli detta la mossa esatta per scatenare la saggiamente consenziente credulità del pubblico, e che insieme proibisce qualsiasi identificazione emotiva: il lettore è tenuto a bada nel momento stesso in cui è affascinato; è e deve restare spettatore. ([[Giorgio Manganelli]]) ===[[Pietro Citati]]=== *Il personaggio di d'Artagnan è uno dei più straordinari ritratti simbolici della prima parte del secolo. Athos è degno di Dostoevskij. Milady è una bellissima creatura del male. E quella leggerezza, che ci trascina di pagina in pagina, non nasce soltanto da una natura felice, ma da una squisita arte intellettuale. *Non credete ai denigratori. ''I tre moschettieri'' emana un vero profumo storico: non meno di ''Guerra e Pace''; un profumo che Dumas ricava con astuzia e grazia dalle memorie, dalle lettere e dai romanzi del primo Seicento. *Come in una cavalcata fantastica, tutta la geografia, la storia e la letteratura della Francia, sfilano davanti ai nostri occhi. Conosciamo i guasconi, i piccardi, i normanni, gli abitanti del Berry, e il loro dialetto, che il colto Aramis si rifiuta di capire; e quanti paesi e chiese e osterie sorvolate dal vento dell'avventura. C'è Parigi, avvolta da una nebbia cupa. I moschettieri bevono generosamente, attaccano briga, pagano malvolentieri i conti degli osti, come gli eroi di Rabelais e di Scarron. ''Il borghese gentiluomo'', ''L'Avaro'' e ''Il Barbiere di Siviglia'' ci fanno conoscere i loro lacchè e le loro soubrettes, che danzano ancora per noi. Abbiamo mercanti e avvocati, avidi e sordidi come nel ''Romanzo borghese'' di Furetière. Aramis ci ricorda la mondanità preziosa degli abati. Gli epigrammi della tradizione moralistica francese brillano alla fine di ogni capitolo. Poi il tempo cambia. Entriamo nella Parigi del primo Ottocento, nei teatri e nei piccoli giornali. C'è qualche traccia della sapienza filosofica e fisionomica di Balzac. E il giovane d'Artagnan, che a diciott'anni arriva dalla Guascogna per far fortuna, l'abbiamo già incontrato nelle vesti di Gil Blas e di Jacob: l'abbiamo ritrovato in quelle di Lucien de Rubempré e di Julien Sorel, che come lui cercano di conquistare la Francia. *Non so se Dumas avesse letto Baltasar Gracián: una parte dei ''Tre moschettieri'' ha un sapore che ci ricorda, sebbene mescolato e manipolato dall'"abile irrigatore", le massime del gesuita spagnolo. Il Seicento si incarna nella figura del cardinale di Richelieu, per il quale Dumas ha una vera passione. Richelieu è la rapidità e l'astuzia, che solo d'Artagnan sa fronteggiare. Rappresenta gli ''Arcana imperii'': il segreto profondissimo del potere e la macchinazione; l'arte di spiare e di ascoltare i segreti. *Ormai è tempo di riprendere in mano ''I tre moschettieri''. Non possiamo fermarci: gli oggetti non ci arrestano con il loro volume, e i personaggi sembrano (e non sono) formati di una sola dimensione. Tutto quello che, nella vita, ci sbarra il passo, viene trascinato dal volo velocissimo della fantasia. Il cavallo di d'Artagnan corre verso l'Inghilterra più rapido del nostro occhio che legge, le navi attraversano in un baleno i mari, Milady ripete le sue affascinanti menzogne, un'occhiata fa scoccare all'improvviso un amore... La leggerezza trionfa sul peso: la frivolezza sul significato, l'immaginazione sull'esperienza. Mentre leggiamo, rimbalzando di fatto in fatto, anche noi senza peso, tutto ci accade: siamo d'Artagnan e Richelieu, Buckingham e Athos, l'uomo dal mantello rosso e Milady, eppure nulla ci tocca e ci ferisce. Veloci come il vento, indenni e inconsapevoli come l'aria, attraversiamo senza conoscerle tutte le esperienze del mondo. ==''Il conte di Montecristo''== ===[[Incipit]]=== ====Giovanni Ferrero==== Il 24 febbraio 1815 la vedetta di Nostra Signora della Guardia segnalò il tre-alberi ''Pharaon'' che arrivava da Smirne, via Trieste e [[Napoli]].<br/> Come al solito, un pilota costiero partì immediatamente dal porto, costeggiò il castello d'If e raggiunse la nave tra il Capo Morgiou e l'isola di Rion. E tosto, come al solito, il belvedere del forte Saint-Jean si riempì di curiosi poiché a Marsiglia l'arrivo di un bastimento, soprattutto se è stato costruito, attrezzato e stivato nei cantieri della vecchia Fhochée e appartiene a un armatore della città, è sempre un grande avvenimento.<br/> {{NDR|Alessandro Dumas, ''Il conte di Montecristo'', traduzione di Giovanni Ferrero, Fabbri Editori, 2001}} ====Emilio Franceschini==== Il 24 febbraio 1815 la vedetta della Madonna della Guardia dette il segnale della nave a tre-alberi il ''Faraone'', che veniva da Smirne, Trieste e [[Napoli]].<br/> Com'è d'uso, un pilota costiere [''sic''] partì subito dal porto, passò vicino al Castello d'If e salì a bordo del naviglio fra il capo di Morgiou e l'isola di Rion.<br>Contemporaneamente com'è egualmente d'uso, la piattaforma del forte San Giovanni si ricoprì di curiosi; poiché è sempre un avvenimento di grande interesse a Marsiglia l'arrivo di qualche bastimento, in particolare poi quando questo legno, come il ''Faraone'', si sapeva costrutto, arredato e stivato nei cantieri della vecchia Phocée e appartenente ad un armatore della città.<br/> {{NDR|Alexandre Dumas, ''Il conte di Montecristo'', traduzione di Emilio Franceschini, RCS Libri, 1998}} ===Citazioni=== *I rossi sono buoni del tutto, o del tutto cattivi. *Gli uomini veramente generosi sono sempre pronti a diventare misericordiosi, quando la disgrazia del nemico oltrepassa i limiti della loro collera. *Non sarei artista se non mi restasse qualche illusione. *Siate in guardia: un consiglio è peggio d'un favore. *A chi vuol male accade male. *E' degli spiriti deboli vedere tutte le cose attraverso un velo nero. *Un uomo dell'indole del Conte non poteva fluttuare lungamente in quella malinconia che può far vivere gli spiriti volgari dando loro un'apparente originalità, ma che uccide le anime elevate. *"Morituri te salutant" (cit.) *[...] le [[invenzione|invenzioni]] umane progrediscono dal composto al semplice, e il semplice è sempre la perfezione. (Dantès: Rizzoli) *Gli uomini veramente generosi sono sempre pronti a diventare misericordiosi quando la disgrazia del loro nemico oltrepassa la loro collera. *Negli [[affari]] non ci sono amici, solo soci. *Vi capisco, Fernand; voi vi battereste con lui perché io non vi amo; voi incrocereste il vostro coltello catalano con il suo pugnale. Ma a che servirebbe? A perdere la mia amicizia se rimaneste vinto, a veder cambiarsi in odio la mia amicizia se vincitore. Credetemi, il muovere contesa a un uomo è un cattivo mezzo per piacere alla donna che ama quest'uomo. No, Fernand, non vi lascerete trasportare da così cattivi pensieri; se non mi potete avere in moglie, accontentatevi di avermi come amica e sorella. *Il commissario di polizia batté col martello tre colpi. La porta si aprì, i due gendarmi spinsero il prigioniero che esitava; Dantès oltrepassò il limitare terribile, e la porta si richiuse subito con fracasso dietro a lui. Egli respirava un'altra aria, un'aria mefitica e pesante; era l'aria della prigione. (cap. 8) *Se qualcuno avesse fatto morire fra le torture inaudite, in mezzo a tormenti senza fine, vostro padre, vostra madre, la vostra donna, uno di questi esseri, insomma che quando vengono rapiti al nostro cuore lasciano un vuoto eterno e una piaga sempre sanguinosa, vi parrebbe sufficiente la riparazione accordatavi dalla società, sareste soddisfatti solo perché il ferro della ghigliottina è passato fra la base dell'occipite e i muscoli delle spalle dell'uccisore, e perché chi vi ha fatto patire anni di morali sofferente ha provato qualche secondo di dolore fisico? *Io sono uno di questi esseri eccezionali; sì, monsieur, lo credo; fino a oggi nessun uomo si è trovato in circostanze simili alle mie. I regni dei monarchi sono circoscritti da montagne, da fiumi, da cambiamenti di costumi o di lingua. Il mio regno, invece, è grande come l'universo perché non sono né italiano, né francese, né indiano, né americano, né spagnolo: io sono cosmopolita. Nessun paese può dire di avermi visto nascere; Dio solo sa quale terra mi vedrà morire. Io adotto tutti gli usi, parlo tutte le lingue. Voi mi credete francese, non è vero? Perché parlo il francese con la stessa facilità e purezza di voi. Ebbene! Alì, il mio moro, mi crede arabo; Bertuccio, il mio intendente, mi crede romano; Haydée, la mia schiava, mi crede greco. Dunque capirete che, non essendo di alcun paese, non chiedo protezione ad alcun governo; non riconoscendo alcun uomo per mio fratello, non può arrestarmi né paralizzarmi alcuna sorta di scrupoli che arrestano i potenti o di ostacoli che paralizzano i deboli. Io non ho che due avversari, non dirò due vincitori, perché li sottometto con la tenacia: la distanza e il tempo. *Questa specie di confettura verde è l'ambrosia che [[Ebe]] serviva alla tavola di [[Giove (divinità)|Giove]]. [...] Siete un uomo positivo, e l'[[oro]] è il vostro idolo? Gustate di questa, e le miniere del [[Perù]], di [[Gizerate]] e di [[Golgonda]] vi saranno aperte. Siete un uomo di immaginazione? Siete [[poeta]]? Gustate di questa, e le barriere del possibile spariranno; vi si apriranno i campi dell'[[infinito]], e passeggerete libero di [[cuore]], di spirito nei domini senza confine dell'ideale. Siete ambizioso? Correte dietro le grandezze della terra? Gustate di questa, e dopo un'ora sarete idealmente, non re di un piccolo regno nascosto in un angolo d'[[Europa]], come la [[Francia]], la [[Spagna]] o l'[[Inghilterra]], ma sarete il Re del mondo. Il vostro [[trono]] sarà eretto sopra le montagne di Satanasso, e senza aver bisogno di fargli omaggio, senza essere costretto a baciarne gli artigli, sarete il sovrano, padrone di tutti i regni della terra. [...] Una certa erba che li trasportava nell'[[Eden]], in mezzo a piante sempre fiorite, a frutti sempre maturi. [...] Questo è [[hashish]], tutto ciò che si fa di meglio e di più puro in hashish ad Alessandria, l'hashish d'Abou Gor, il gran confetturiere, l'uomo al quale si dovrebbe fabbricare un palazzo con questa iscrizione:<br /> AL MERCANTE DELLA FELICITÀ, IL MONDO RICONOSCENTE. (cap. 31, p. 235) <!--le due precedenti da http://worldpubliclibrary.org/eBooks/Wordtheque/it/aaadec.txt--> *– Mercedes! – ripeté Montecristo. – Mercedes! Ebbene sì, avete ragione, mi è ancora dolce pronunciare questo nome… È la prima volta, dopo lunghi anni, che risuona così chiaro sulle mie labbra. Ah, Mercedes! Il vostro nome l'ho pronunciato con i sospiri della malinconia, con i gemiti del dolore, col la rabbia della disperazione; l'ho pronunciato gelido per il freddo, rattrappito sulla paglia della mia prigione; l'ho pronunciato divorato dal caldo; l'ho pronunciato rotolandomi sul pavimento del mio carcere. Mercedes, bisogna che mi vendichi perché ho sofferto per quattordici anni, ho pianto, ho maledetto. Ve lo ripeto Mercedes, bisogna che mi vendichi! E il conte di Montecristo, temendo di cedere alle lacrime di colei che aveva amato tanto, chiamava in aiuto del suo odio il passato. *– Pazzo che fui – disse egli – A non strapparmi il cuore il giorno in cui giurai di vendicarmi! (Edmondo Dantès) *Che cosa è la [[morte]] per me? Un grado di più nella calma, e forse due nel silenzio. (Edmondo Dantès) *Soltanto colui che provò le più grandi sventure è atto a godere le più grandi felicità. Vivete dunque e siate felici, figli diletti del mio cuore, e non dimenticate mai che, fino al giorno in cui Dio si degnerà di svelare all'uomo i segreti dell'avvenire, tutta la più alta sapienza d'un uomo consisterà in queste due parole: "Attendere e sperare". Il vostro amico. (Edmondo Dantès – Conte di Montecristo) *«Non c'è alcuna speranza», rispose Faria, scuotendo la testa, «ma non importa. Dio vuole che l'uomo da lui creato e nel cuore del quale ha profondamente scolpito l'amore della vita, faccia tutto ciò che può per conservare questa esistenza, spesso penosa, ma sempre cara.» (pg. 211) *Certamente, quantunque meno espansiva, la gioia di Montecristo non era meno grande: la [[gioia]], per i cuori che hanno lungamente sofferto, è simile alla rugiada, cuore e terra assorbono la pioggia benefica, e niente appare al di fuori. (cap. XCI, ''Suicidio''; 2010, p. 743) *Ci vuole la [[Disgrazia|sciagura]] per scavare certe miniere misteriose nascoste nell'intelligenza umana; ci vuole la pressione per far esplodere la polvere. Con la prigionia tutte le facoltà che fluttuavano qua e là si sono adunate in un sol punto, hanno colliso in uno spazio angusto, e voi lo sapete, dal cozzo delle nubi si genera l'elettricità, dall'elettricità la folgore, dalla folgore la luce. (Faria; Donzelli, p. 132) *La [[filosofia]] non si apprende; la filosofia è l'incontro tra le scienze acquisite e il genio che le applica. (Faria; Donzelli, p. 139) *[Il] grande lago che chiamano il [[Mediterraneo]] [...]. (XXII; Donzelli, p. 177) *«Ah, il [[duello]]!», esclamò il conte. «Sull'anima mia, risibile modo di raggiungere il proprio scopo, quando lo scopo è la vendetta! Un uomo vi ha rubato la vostra amante, un uomo ha sedotto vostra moglie, un uomo ha disonorato vostra figlia. Di una vita intera, che aveva il diritto di aspettarsi la parte di felicità che Iddio ha promesso a ogni essere umano nel crearlo, egli ha fatto un'esistenza di dolore, di miseria o d'infamia, e voi vi ritenete vendicato perché a quest'uomo, che vi ha gettato il delirio nella mente e la disperazione nel cuore, voi avete sferrato un fendente in petto o piazzato una pallottola in capo? Suvvia, dunque! Senza contare che spesso è costui a uscire trionfante dalla tenzone, mondato agli occhi del mondo e in qualche modo assolto da Dio. No, no – rincarò il conte – se mai dovessi vendicarmi, non è in questo modo che mi vendicherei». (Donzelli, p. 323) *Forse quel che sto per dire sembrerà bizzarro a lor signori socialisti, progressisti, umanitari, ma io non mi curo mai del prossimo, ma io non tento mai di tutelare la [[società]] che non mi tutela e, dirò di più, che in generale di me non si cura se non per nuocermi. (Il conte di Montecristo; LV; Donzelli, pp. 388-89) ===Citazioni su ''Il conte di Montecristo''=== *È forse il piú «oppiaceo» dei romanzi popolari: quale uomo del popolo non crede di aver subito un'ingiustizia dai potenti e non fantastica sulla «punizione» da infliggere loro? Edmondo Dantès gli offre il modello, lo «ubbriaca» di esaltazione, sostituisce il credo di una giustizia trascendente in cui non crede più «sistematicamente». ([[Antonio Gramsci]]) *È il romanzo di una vendetta, ma è anche una descrizione impareggiabile del gran mondo parigino. Tutti i suoi nemici hanno fatto carriera, ma Dantès con ogni genere di astuzia riesce a stroncarli uno per uno. Tutti lo ammirano, tutti lo invitano, neppure la sua ex fidanzata, che ha sposato un alto funzionario, lo riconosce. Quando si deciderà a parlare?, ci chiediamo col fiato sospeso.<br>Siamo ben lontani da ''I tre moschettieri'', libro di cappa e spada più celebre e molto più sempliciotto. È Montecristo il vero eroe romantico creato dallo straripante Dumas. È a lui (se ci fosse una giustizia letteraria suprema) che andrebbe appesa la fama di Alexandre Dumas. ([[Carlo Fruttero]]) *Forse Edmond Dantès si sbagliava, e l'unica soluzione era non fidarsi e non sperare. ([[Arturo Pérez-Reverte]]) *''Il Conte di Monte-Cristo'' è una sterminata hilarotragedia, dove il riso e il delitto, il gioco e il Male Assoluto si sfiorano e si intrecciano. Il lieve tocco ironico, lo spirito settecentesco, l'allegretto sono presenti in ogni capitolo. ([[Pietro Citati]]) *– "''Il conte di Montecrisco''".<br />– "Montecristo", deficiente.<br />– Di Alessandro... Dum-azz... Due mazzi...<br />– È francese. Sì, si legge Dumas. Lo sai di che parla? Ti piacerebbe, parla di un'evasione.<br />– Allora va messo nel settore didattico. O sbaglio? (''[[Le ali della libertà]]'') *La prima parte di ''Montecristo'', fino alla scoperta del tesoro, è un pezzo perfetto di racconto a effetto; non c'è mai stato un uomo che abbia partecipato a queste commoventi avventure senza un fremito, eppure Faria è un personaggio di cartapesta e Dantès poco più di un nome. Il seguito non è che il dilungarsi di un errore, cupo, sanguinoso, innaturale e stupido; ma quanto a questi primi capitoli, non credo esista un altro volume nel quale si possa respirare la stessa inconfondibile atmosfera di romanzo. ([[Robert Louis Stevenson]]) *L'architettura del ''Conte di Monte-Cristo'' possiede una meravigliosa precisione ed esattezza. Non saprei dire se il libro sia composto di romanzi diversi, che la facoltà affabulatrice di Dumas fa coabitare: o se moltissimi fili narrativi procedano gli uni accanto agli altri, fino a riunirsi ed esplodere in spettacolosi colpi di scena. Dovunque regna l'enigma: la soluzione dell'enigma viene sospesa e rinviata; ora una pagina ci suggerisce cosa accadrà, ora una voce sotterranea ci fa capire che avverranno cose completamente diverse. Il racconto corre veloce, trascina gli ostacoli, attraversa i tempi e gli spazi, copre immense tele scriveva Sainte-Beuve – «senza stancare mai il pennello di Dumas né il suo lettore». ([[Pietro Citati]]) ==''Il visconte di Bragelonne''== ===[[Incipit]]=== Era circa la metà di maggio dell'anno 1660, alle nove del mattino, quando una piccola cavalcata composta di tre uomini e due paggi, attraverso il ponte della città di Blois, senza fare altra impressione sopra coloro che passeggiavano sulla riva che un primo moto della mano per salutare, ed un altro della lingua per esprimere la seguente idea "Ecco Monsignore che ritorna dalla caccia". Un altro. Però mentre i cavalli salivano l'erta che dal fiume conduce al castello, molti garzoni di bottega si avvicinarono all'ultimo cavallo che portava appesi all'arcione della sella vari uccelli legati per il becco. <br>A quella vista i curiosi manifestarono con una franchezza affatto zotica il loro disprezzo per una preda così magra, e dopo una discussione sullo svantaggio della caccia al volo, ritornarono tutti alle loro occupazioni. <br>Monsignore montava un piccolo cavallo di bel portamento, con una larga sella di velluto rosso di Fiandra. Il cavallo era di color fulvo; la giubba di Monsignore era di color chermisi e soltanto dall'insieme di quel rossastro si poteva distinguere il principe tra i suoi due compagni, l'uno vestito di violetto, l'altro di verde. Quello a sinistra, vestito di violetto, era lo scudiero; quello a dritta, vestito di verde, era il cacciatore. <br>Uno dei paggi portava sopra un bastone due girifalchi, l'altro un corno da caccia nel quale soffiò a venti passi dal castello. <br>A quel segnale, otto guardie che passeggiavano al sole nella corte quadrata corsero a prendere le alabarde, e Monsignore fece il suo solenne ingresso nel castello. <br>Le otto guardie, le quali sapevano che il loro servizio era terminato per tutto il resto della giornata, si coricarono al sole, sopra le panchette di pietra; i palafrenieri scomparvero coi cavalli nelle scuderie, e, meno alcuni uccelli che si spaventavano a vicenda con acute strida tra i ciuffi di viole, si sarebbe detto che tutti dormissero. <br>A un tratto, in mezzo a quel dolce silenzio. ===Citazioni=== *Planchet aprì la finestra, come gli era stato prescritto, e la ventata di tumulto che s'ingolfò nella stanza, grida, stridor di ruote, abbaiamenti e passi, assordò anche d'Artagnan, come aveva desiderato.<br>Bevve, allora, un bicchiere di vino bianco, e incominciò in questi termini:<br>"Planchet, ho un'idea".<br>"Ah, signore, come vi riconosco!", rispose il droghiere, ansante d'emozione. *"D'Artagran, D'Artagnan!", fece Athos, posando la mano sulla spalla del moschettiere, "voi non siete equo."<br>"Ne ho il diritto."<br>"No, perché non conoscete l'avvenire." *"Continuo", disse Luigi XIV. "È vero anche che un uomo solo abbia potuto penetrare fino a Monck, nel suo accampamento, e l'abbia portato via?"<br>"Quell'uomo aveva dieci ausiliari presi tra gente inferiore"<br>"Nessun altro?"<br>"Nessuno."<br>"E si chiama?"<br>"Il signor d'Artagnan, ex luogotenente dei moschettieri di Vostra Maestà"<br>Anna d'Austria arrossì, Mazzarino diventò giallo di vergogna, Luigi XIV si fece cupo e una goccia di sudore cadde dalla sua fronte pallida.<br>"Che uomini!", mormorò. *Destinato a tutta prima al commercio, Colbert era stato commesso presso un mercante di Lione, che aveva poi lasciato per recarsi a Parigi nello studio di un procuratore allo Chatelet, chiamato Biterne. In tal modo, aveva appreso l'arte di preparare un bilancio e l'arte più preziosa d'imbrogliarlo. *Allora, per finirla con quello sguardo da inquisitore che bisogna far abbassare ad ogni costo, come ad ogni costo un generale riduce al silenzio una batteria che lo disturba, Aramis stende la sua bella mano bianca, nella quale riluce l'ametista dell'anello pastorale, fende l'aria col segno della croce e fulmina i sui due amici con la sua benedizione.<br>Forse, distratto dai propri pensieri, empio a sua insaputa, d'Artagnan non si sarebbe affatto inchinato a quella santa benedizione; ma Porthos s'è accorto della distrazione dell'amico, e, appoggiando affettuosamente la sua mano sulla schiena del moschettiere, lo schiaccia verso terra.<br>D'Artagnan si piegò: ci volle poco che non cadesse bocconi. Intanto Aramis è passato. D'Artagnan, come Anteo, non ha fatto che toccare la terra, e si rivolge verso Porthos pronto a litigare. *"Buongiorno, signor d'Artagnan. Parlavamo di Belle-Isle sul Mare", disse Fouquet con quell'arte del mondo e quella scienza dello sguardo che richiedono metà della vita per impararle bene, e a cui certa gente, nonostante tutto il suo studio, non arriva mai. *Aramis, l'abbiamo detto, era ancora alzato. Comodamente avvolto in una veste da camera di velluto, scriveva lettere su lettere, con quella scrittura così fine e così densa che d'una pagina fa un quarto di volume. *Monsieur era troppo gran signore per notare un tal particolare. Non c'è nulla d'efficace come l'idea ben stabilita della propria superiorità per assicurare l'inferiorità dell'uomo che ha una tale opinione di sé. *"Lo so, e ho agito di conseguenza: niente spazio, niente comunicazioni, niente donne, niente gioco, ma, adesso, è d'un patetico che non vi so dire", aggiunse Aramis con uno di quei sorrisi che appartenevano solo a lui, "vedere come i giovani cerchino di divertirsi, e come, di conseguenza, simpatizzino per colui che paga i divertimenti" *Però Dio è tanto buono per gli errori giovanili, tutto quello che è amore, anche amore colpevole, trova così facilmente grazia ai suoi sguardi paterni, che all'uscir dalla messa Luigi, levando gli occhi al cielo, poté vedere, attraverso gli strappi di una nuvola, un angolo del tappeto azzurro che è calpestato dal piede del Signore. *E Porthos si fece severo.<br>"E la botola, signore", disse, "e la botola?"<br>Di Sant-Agnan divenne estremamente pallido. Buttò indietro la sedia in tal modo, che Porthos, con tutta la sua ingenuità, s'accorse che il colpo aveva fatto centro.<br>"La botola", mormorò il conte.<br>"Ebbene, signore, datene una spiegazione, se potete", fece Porthos scuotendo il capo.<br>Di Sant-Agnan abbassò la fronte.<br>"Oh! sono tradito!", mormorò; "si sa tutto!"<br>"Si sa sempre tutto", replicò Porthos, che non sapeva nulla. *"No, è l'impotenza! Abbiamo forse la pretesa di prendere, in tre, la Bastiglia?"<br>"Se ci fosse d'Artagnan", esclamò Porthos, "non dico di no."<br>Raul fu preso d'ammirazione davanti a quella fiducia, eroica tanto era candida. Erano quelli gli uomini famosi che, in tre o quattro, affrontavano eserciti o attaccavano fortezze! Uomini che avevano spaventato la morte e che, sopravvissuti a tutto un secolo ormai in dissoluzione, erano ancora più forti dei più forti giovani del giorno. *Baisemeaux impallidì di fronte a quella fredda sicurezza. Gli parve che la voce di Aramis, così gaia e sorridente poco prima, fosse divenuta funebre e sinistra; che i ceri dei candelabri si fossero cambiati in ceri da cappella sepolcrale; che i bicchieri di vino si fossero trasformati in calici di sangue. *Ad un tratto, il capo del giovane si inchinò. Il suo pensiero ridiscese sulla terra. il suo sguardo si indurì, la fronte gli si coprì di rughe, la bocca assunse una espressione di feroce risolutezza; poi il suo sguardo divenne fisso ancora una volta; ma ora rifletteva la fiamma dei mondani splendori; ora somigliava allo sguardo di Satana sulla montagna, quando passava in rivista i regni e le potenze della terra per sedurre Gesù. *"Colpite, Porthos!", risuonò la voce sepolcrale di Aramis.<br>Porthos mandò un gran sospiro, ma obbedì.<br>La sbarra di ferro calò verticalmente sul capo di Biscarat, che fu ucciso prima ancora di finire il suo grido. Poi la leva formidabile si alzò e si abbassò dieci volte in dieci secondi, e fece dieci cadaveri. *Ed ora cercate in questa tomba ardente, in questo vulcano sotterraneo, cercate le guardie del re dagli abiti azzurri gallonati d'argento.<br>Cercate gli ufficiali splendenti d'oro, cercate le armi su cui essi avevano contato per difendersi, cercate le pietre che li hanno uccisi, cercate il suolo che li sosteneva.<br>Un solo uomo ha fatto di tutto questo un caos più confuso, più informe, più terribile del caos che esisteva un'ora prima che Dio avesse avuto l'idea di creare il mondo. *Per un istante, le braccia di Porthos si piegarono; ma l'ercole riunì tutte le forze, e si videro le due pareti della prigione, in cui era sepolto, aprirsi lentamente fargli largo. Per un attimo, apparve in quella cornice di granito, simile all'angelo antico del caos; ==''La regina Margot''== ===[[Incipit]]=== Il lunedì, diciottesimo giorno del mese di agosto 1572, vi era festa grande al Louvre. Le finestre dell'antico palazzo reale, sempre tanto cupe, erano sfarzosamente illuminate; le piazze e le vie attigue, di solito tanto deserte sin da quando a Saint-Germain-l'Auxerrois erano suonate le nove, erano, benché fosse mezzanotte, affollate di gente. {{NDR|Alessandro Dumas, ''La regina Margot'', BUR Rizzoli, Milano 2017, Traduzione di M. Dazzi}} ===Citazioni=== *{{NDR|su [[Margherita di Valois]]}} La giovane sposa, figlia di Enrico II, era la perla della corona di Francia, Margherita di Valois, che con affettuosa familiarità il re Carlo IX chiamava sempre ''mia sorella Margot''. Certo, accoglienze tanto lusinghiere non erano mai state più meritate di quelle che si facevano in quel momento alla nuova regina di Navarra. Margherita a quel tempo aveva appena vent'anni, e già era oggetto delle lodi di tutti i poeti che la paragonavano alcuni all'Aurora altri a Venere citerea. Era in realtà la bellezza senza rivali di quella Corte nella quale Caterina de' Medici aveva riunito, per farne le proprie sirene, le più belle donne che aveva potuto trovare. La giovane sposa aveva i capelli neri, il colorito brillante, gli occhi voluttuosi velati da lunghe ciglia, la bocca rossa e fine, il collo elegante, il corpo tornito e snello e, perduto in una pianella di seta, un piede di bambina. I francesi cui apparteneva, erano fieri di vedere sbocciare nella loro terra un così splendido fiore e gli stranieri di passaggio per la Francia ripartivano abbagliati dalla sua bellezza se l'avevan soltanto vista, storditi dalla sua cultura se avevano parlato con lei. Certo è che Margherita era non soltanto la più bella, ma anche la più colta delle donne del suo tempo; si citava la frase di un dotto italiano che le era stato presentato e dopo aver parlato con lei un'ora in italiano, in spagnolo, in latino e in greco, l'aveva lasciata dicendo nel suo entusiasmo:<br>«Vedere la Corte senza vedere Margherita è non vedere né la Francia, né la Corte».<br>Così i panegirici non mancarono al re Carlo IX e alla giovane regina di Navarra; si sa quanto gli ugonotti siano fecondi. Inevitabilmente, allusioni al passato e domande per l'avvenire furono accortamente insinuate in mezzo a quegli indirizzi al re; ma a tutte le allusioni egli rispondeva con le sue labbra pallide e il suo sorriso astuto:<br>«Nel dare mia sorella Margot a Enrico di Navarra, io do il mio cuore a tutti i protestanti del regno».<br>La frase rassicurava gli uni e faceva sorridere gli altri poiché aveva in realtà due sensi: uno paterno e del quale in buona coscienza Carlo IX non voleva sovraccaricare il suo pensiero; l'altro ingiurioso per la sposa, per il marito e anche per chi lo pronunciava, poiché ricordava alcuni sordi scandali con i quali la cronaca di Corte aveva già trovato il modo di lordare la veste nuziale di Margherita di Valois. (pp. 26-27) ==''La signora di Monsoreau''== ===[[Incipit]]=== La sera della domenica di carnevale del 1578, nel magnifico palazzo dei Montmoreney, situato quasi in faccia al Louvre, ma sull'altra riva della Senna, si svolgeva una sontuosa festa per celebrare le nozze di Francesco d'Epinay di Saint-Luc, intimo e favorito del re Enrico III, con Giovanna di Cossé-Brissac, figlia del Maresciallo di Francia. ===Citazioni=== *[...] in tempi in cui la canaglia veste come i principi, credo che questi diano prova di buon gusto vestendosi, per distinguersi, come la canaglia. (p. 9) *No, non è il [[anima e corpo|corpo]] che è ammalato. È l'[[anima e corpo|anima]]! Piuttosto che un medico... un confessore. (p. 37) ==''Lo Schiaccianoci''== ===[[Incipit]]=== Vi fu un tempo a [[Norimberga]] un presidente assai famoso, il dottor Silberhaus, nome che in tedesco significa «casa d'argento». Il presidente aveva un figlio e una figlia: Fritz di nove anni, e Maria di sette e mezzo: due bambini simpaticissimi, ma molto diversi per carattere e per aspetto fisico, tanto che era difficile credere, così a prima vista, che potessero essere fratelli. Fritz era grassottello, spaccone e piuttosto birichino: faceva le bizze alla minima contrarietà, convinto come era che tutto fosse stato creato per il suo divertimento e per sottostare ai suoi capricci; e restava di questa opinione finché il dottor Silberhaus, stanco delle sue grida, dei suoi pianti e del suo batter di piedi, usciva dallo studio e, levando il dito all'altezza del sopracciglio aggrottato, si limitava a esclamare: – Signor Fritz!... ===Citazioni=== *[[Norimberga]] è una città della [[Germania]] famosissima per i giocattoli, le bambole e i fantocci che spedisce a casse piene in tutti gli altri paesi del mondo: per questo i bambini di Norimberga sono i più felici della terra, a meno che non succeda a loro come agli abitanti di [[Ostenda]] che le ostriche a ceste piene se le vedono soltanto passare sotto il naso. (p. 11) *''A perpendicolo | ticchetta il [[orologio a pendolo|pendolo]], | avanza e arretra | bello squadron! || L'orologio piano piano | mezzanotte suonerà; | quando arriva la civetta | fugge fugge sua maestà''. (p. 45) *''Sorella, un pezzetto di lardo | per me devi avere riguardo, | anch'io come te son regina | e gusto la buona cucina.'' (p. 50) *''Dal tuo consorte uccisi, senza peccati o torti, | i miei figli e nipoti ormai son tutti morti, | ma guai a te, regina! | ché sul bimbo regale da te tanto aspettato | sul tuo tenero amore ho già deliberato | di far la mia vendetta! | Tuo marito ha fortezze, ha cannoni e soldati, | consiglieri e ministri illustri e illuminati, | e tu hai ciò che chiedi. | La regina dei topi non ha nulla, però | denti aguzzi e potenti la sorte le donò | da usar contro i tuoi eredi!'' (p. 56) ==''Mastro Adamo il calabrese''== ===[[Incipit]]=== Se i nostri lettori provano qualche curiosità per gli episodi, della veridica storia che stiamo per raccontare è necessario che abbiano la compiacenza di seguirci in Calabria dove li abbiamo già condotti due volte, la prima per raccontare loro le avventure di Cherubino e Celestino, la seconda per farli assistere alla morte di Murat. ===Citazioni=== *La [[Calabria]] è una magnifica regione; d'estate ci si arrostisce come a Tambouctou, d'inverno vi si gela come a San Pietroburgo; inoltre non vi si conta punto ad anni, a lustri o a secoli come negli altri paesi, ma a terremoti. (p. 7) *Era un vecchio uomo felice mastro Adamo; una di quelle persone facile a illuminarsi e che si aprono naturalmente alla speranza ed alla gioia come i fiori. *In effetti l'[[posta|ufficio postale]] sembrava una di quelle case miracolose trasportate dagli angeli come il duomo della madonna di Loreto. *Non c'era nessun dubbio sulla decisione. Le urla di: Viva la [[Maria|Madonna]]! Abbasso gli sbirri! risuonarono da ogni lato e le povere guardie, richiamate dai diversi luoghi dove vegliavano da otto giorni con una tenacia ed un coraggio degni di maggior ricompensa, partirono la stessa notte per Monteleone. ==''Pascal Bruno''== ===[[Incipit]]=== Bellini era di Catania. La prima cosa che i suoi occhi, aprendosi, avevano visto, erano state le onde che, dopo aver bagnato le mura di Atene, vengono a spegnersi melodiosamente sulle rive di un'altra Grecia; e l'Etna favolosa e antica, sui cui fianchi vivono ancora, dopo diciotto secoli, la mitologia di Ovidio e i racconti di Virgilio. Ecco perché l'indole di Bellini era tra le più poetiche che si potessero incontrare; e il suo genio, che bisogna apprezzare con il sentimento e non giudicare con la ragione, un canto eterno, dolce e malinconico come un ricordo; un'eco simile a quella che se ne sta assopita nei boschi e sulle montagne, e che sussurra appena fino a quando il grido delle passioni e del dolore non venga a svegliarla. Bellini era l'uomo che faceva al caso mio. Aveva lasciato la Sicilia ancora giovane, e dell'isola nativa gli era rimasta una memoria crescente, dentro la quale custodiva religiosamente, lontano dai luoghi in cui era cresciuto, i ricordi poetici dell'infanzia. ===Citazioni=== * Era un giovane di venticinque ventisei anni che, a prima vista, si pensava dovesse appartenere alla classe del popolo. Portava un cappello calabrese, fasciato da un largo nastro che gli ricadeva ondeggiante sulla spalla; una giacca di velluto con bottoni d'argento; pantaloni della stessa stoffa e con le stesse guarnizioni, stretti alla vita da una fascia di seta rossa con ricami e frange verdi come quelle che si fanno a Messina, a imitazione di quelle lavorate in Oriente. Infine, gambaletti e scarpe di cuoio completavano il costume montanaro, che non mancava di una certa eleganza e che sembrava fatto apposta per mettere in risalto le belle e armoniose forme del corpo di chi lo indossava. Il volto era di una bellezza selvaggia: aveva tratti fortemente marcati propri dell'uomo meridionale, occhi arditi e fieri, capelli e barba neri, naso aquilino e denti perfetti. ==''Vent'anni dopo''== ===[[Incipit]]=== In una delle stanze del Palazzo del Cardinale, che noi già conosciamo, vicini ad una tavola con gli angoli d'[[argento]] dorato, piena di carte e di libri, era seduto un uomo con la testa appoggiata sulle mani. Proprio dietro di lui era un vasto camino, rosso dal fuoco ed i cui tizzoni cadevano sopra larghi alari dorati. La luce di quel focolare schiariva di dietro le magnifiche vesti di quel meditabondo, illuminato davanti ad un candelabro carico di lumi.<br>Al vedere quella zimarra rossa e quei vistosi merletti, al vedere quella fronte pallida curvata sotto la meditazione, la solitudine di quel gabinetto, il silenzio delle anticamere, i passi misurati della guardia sul pianerottolo si sarebbe potuto credere che l'ombra del cardinale Richelieu fosse ancora nella stanza. <br>Era Mazzarino. Ora Mazzarino era solo, e si sentiva debole. <br> – Straniero! Mormorava, Italiano! Ecco la gran parola! <br>Con questa parola hanno assassinato Concini, e, se li lasciassi fare, mi assassinerebbero come lui, sebbene non abbia loro fatto altro male che pelarli un poco. Infingardi! Non vedono dunque che il loro nemico non è questo italiano che parla male il francese, ma bensì coloro che hanno il talento di dir loro delle belle parole con un purissimo e buon accento parigino. Sì, sì, continuò il ministro con un fiero sorriso, sì, i vostri clamori me lo dicono, la sorte dei favoriti è precaria; ma se sapete ciò, dovete pure sapere che io non sono un favorito ordinario. Il conte d'Essex aveva uno splendido anello, ricco di diamanti [...]<br> {{NDR|Alexandre Dumas, ''Vent'anni dopo'', traduzione di Albertina Palau, Mondadori, 2001}} ===Citazioni=== *Ma il sonno è una divinità capricciosa e proprio quando lo si invoca, si fa aspettare. (Lucchi 1968) *Ma l'immaginazione ha il volo dell'angelo e del lampo: varca i mari dove noi rischiammo di naufragare, le tenebre in cui si perdettero le nostre illusioni, i pregiudizi in cui fu sommersa la nostra felicità. (Lucchi 1968) *"E al suo ritorno lo farete passare da me; gli darò uno scudo contro l'amore." "Ohimé, oggi l'amore è come la guerra, e lo scudo è divenuto inutile." (cap. XCIII, "Nel quale è provato come talvolta sia più difficile ai re rientrare nella capitale che uscirne") ==[[Incipit]] di alcune opere== ===''Garibaldi e Montevideo''=== Al viaggiatore che viene d'Europa su quelle navi che i primi abitanti di quel paese scambiarono per case volanti, prime ad aprirsi allo sguardo, dopo il grido del marinaio in vedetta che annunzia la terra, son due montagne. L'una di mattoni, che è la cattedrale, la chiesa-madre, la ''matriz'', come la si chiama; l'altra poi di massi e verdura, su cui s'innalza un faro, vien detta il ''Cerro''. ===''Robin Hood''=== Era il tramonto di un giorno di primavera dell'anno di grazia 1162, sotto il regno di Enrico II Plantageneto. Due uomini a cavallo percorrevano i sentieri della foresta di Sherwood, nella contea di Nottingham; essi apparivano sfiniti almeno quanto le loro cavalcature.<ref>Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref> ===''Storia di uno schiaccianoci''=== ''Norimberga, 2010.''<br> Da qualche giorno, la piccola Maria, è attratta dalla porta chiusa della soffitta, in casa della nonna. La nonna si chiamava Maria, proprio come lei, come la bisnonna e... Che strano, quasi tutte le donne della famiglia, tranne sua madre e una prozia, si chiamavano Maria.<br> La porta della soffitta è lì, massiccia, chiusa da una grossa chiave annerita dal tempo. La piccola Maria la guarda, poi, finalmente, la fa girare: tac tac, un rumore secco, come di noci rotte, due giri. Ora appoggia la mano sulla maniglia, che cede facilmente. La porta si sta aprendo, si apre, gira piano sui cardini, senza rumore:<br> - Vieni, vieni, piccola Maria, ti stavamo aspettando. ==Citazioni su Alexandre Dumas== *I due Dumas hanno capovolto la teoria dell'economia. Il padre è stato il prodigo, e il figlio è stato l'avaro. ([[Jules Renard]]) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Alexandre Dumas, ''Ascanio'', Adriano Salani Editore, Firenze 1930. *Alexandre Dumas, ''[https://www.gutenberg.org/files/53485/53485-h/53485-h.htm Garibaldi e Montevideo]'', F. Manini, 1859. *Alexandre Dumas, ''Il conte di Montecristo'', traduzione di Emilio Franceschini, Rizzoli, 1998. *Alexandre Dumas, ''Il conte di Montecristo'', traduzione di Giovanni Ferrero, Fabbri Editori, 2001. *Alexandre Dumas, ''Il conte di Montecristo'', traduzione di Emilio Franceschini, introduzione di Umberto Eco, Rizzoli, 2010. ISBN 9788817009676 *Alexandre Dumas, ''Il conte di Montecristo'', traduzione di Gaia Panfili, Donzelli, 2010. ISBN 8860364035 *Alexandre Dumas, ''Il visconte di Bragelonne'', Tipografia Editoriale Lucchi, Milano 1964. *Alexandre Dumas, ''I tre moschettieri'', traduzione di A. Beltramelli, Mondadori, 2004. *Alessandro Dumas, ''[https://www.gutenberg.org/files/60641/60641-h/60641-h.htm I tre moschettieri]'', traduzione di Angiolo Orvieto, G. Rondinella Editore, 1853. *Alessandro Dumas, ''I tre moschettieri'', traduzione di C. Siniscalchi, Tipografia editoriale Lucchi, Milano, 1975. *Alexandre Dumas, ''[https://web.archive.org/web/20130603210423/http://ed.espresso.repubblica.it/speciali_web/2013/igrandiromanzi/itremoschettieri.epub I tre moschettieri]'', introduzione e traduzione di Guido Paduano, Gruppo Editoriale L'Espresso, 2013. *Alexandre Dumas, ''La regina Margot'', traduzione di Maria Dazzi, BUR, Milano, 2008. *Alexandre Dumas, ''La signora di Monsoreau'', traduzione di Luigi A. Garrone, Tipografia Editoriale Lucchi, Milano, 1937. *Alexandre Dumas, ''Lo Schiaccianoci'' (''Histoire d'un casse-noisette''), traduzione di Antonio Lugli, EDIPEM, Novara 1974. *Alexandre Dumas, ''Mastro Adamo il calabrese'', traduzione di A. Coltellaro, Pellegrini Editore, 1999. *Alexandre Dumas, ''Pasquale Bruno'' (''Romanzo storico siciliano''), traduzione di C. Rizza, La Zisa Edizioni. ISBN 978-8881280421 *Alexandre Dumas, ''Storia di uno schiaccianoci (liberamente tratta dal racconto di Alexandre Dumas)'', traduzione e cura di Gabriella Messi, Edizioni Angolo Manzoni, 2010. ISBN 9788862040761 *Alexandre Dumas, ''Vent'anni dopo'', traduzione di U. Caimpenta, Tipografia Editoriale Lucchi, Milano, 1968. *Alexandre Dumas, ''Vent'anni dopo'', traduzione di Albertina Palau, Mondadori, 2001. *Alexandre Dumas, ''Viaggio in Calabria'', traduzione di Antonio Coltellaro, Rubbettino 1996. ISBN 884981545X ==Voci correlate== *[[Alexandre Dumas (figlio)]] *''[[I tre moschettieri (film 1993)|I tre moschettieri]]'' – film 1993 *''[[La regina Margot]]'' – film 1994 *''[[La maschera di ferro (film 1998)|La maschera di ferro]]'' – film 1998 ==Altri progetti== {{interprogetto|s2=fr:Auteur:Alexandre Dumas|s2_lingua=francese}} ===Opere=== <!--====Ciclo dei Valois==== {{Pedia|La regina Margot (romanzo)|''La regina Margot (romanzo)''|}} {{Pedia|La signora di Monsoreau (romanzo)|''La signora di Monsoreau (romanzo)''|}} {{Pedia|I quarantacinque (romanzo)|''I quarantacinque (romanzo)''|}} ====Ciclo di Richelieu e di Mazzarino====--> {{Pedia|I tre moschettieri||(1844)}} {{Pedia|Vent'anni dopo|''Vent'anni dopo''| (1845)}} {{Pedia|Il visconte di Bragelonne|''Il visconte di Bragelonne''| (1850)}} <!--====Ciclo di Maria Antonietta e della rivoluzione==== {{Pedia|Giuseppe Balsamo (romanzo)|''Giuseppe Balsamo (romanzo)''|}} {{Pedia|La collana della regina (romanzo)|''La collana della regina (romanzo)''|}} {{Pedia|Angelo Pitou (romanzo)|''Angelo Pitou (romanzo)''|}} {{Pedia|La contessa di charny (romanzo)|''La contessa di Charny (romanzo)''|}} {{Pedia|Il cavaliere di Maison-Rouge (romanzo)|''Il cavaliere di Maison-Rouge (romanzo)''|}} ====Ciclo della Repubblica Partenopea==== {{Pedia|Luigia Sanfelice (romanzo)|''Luigia Sanfelice (romanzo)''|}} ====Romanzi vari====--> {{Pedia|Il Conte di Montecristo|''Il Conte di Montecristo''| (1844)}}<!-- {{Pedia|Robin Hood (romanzo)|''Robin Hood (romanzo)''|}} {{Pedia|Il tulipano nero (romanzo)|''Il tulipano nero (romanzo)''|}} {{Pedia|Il signore dei lupi (romanzo)|''Il signore dei lupi (romanzo)''|}} {{Pedia|Il cavaliere di Sainte-Hermine (romanzo)|''Il cavaliere di Sainte-Hermine (romanzo)''|}}--> {{DEFAULTSORT:Dumas (padre), Alexandre}} [[Categoria:Drammaturghi francesi]] [[Categoria:Scrittori francesi]] krzpwhjnsk0zqdpi1x7s9psjlyojyo2 Massimo d'Azeglio 0 2664 1219279 1182354 2022-07-27T15:29:30Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni di Massimo d'Azeglio */ +1 wikitext text/x-wiki {{PDA}} [[Immagine:Francesco Hayez - Ritratto di Massimo d’Azeglio.jpg|thumb|Massimo d'Azeglio]] '''Massimo Taparelli, marchese d'Azeglio''' (1798 – 1866), scrittore, pittore e politico italiano. ==Citazioni di Massimo d'Azeglio== *A Napoli, noi abbiamo altresì cacciato il sovrano per stabilire un Governo fondato sul consenso universale. Ma ci vogliono e sembra che ciò non basti, per contenere il Regno, sessanta battaglioni; ed è notorio che, briganti o non briganti, niuno vuol saperne. Ma si dirà: e il suffragio universale? Io non so nulla di suffragio, ma so che al di qua del Tronto non sono necessari battaglioni e che al di là sono necessari. Dunque vi fu qualche errore e bisogna cangiare atti e principi. Bisogna sapere dai Napoletani un'altra volta per tutto se ci vogliono, sì o no. Capisco che gli italiani hanno il diritto di fare la guerra a coloro che volessero mantenere i tedeschi in Italia, ma agli italiani che, restando italiani, non volessero unirsi a noi, credo che non abbiamo il diritto di dare archibugiate, salvo si concedesse ora, per tagliare corto, che noi adottiamo il principio nel cui nome Bomba ([[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando]]) bombardava [[Palermo]], [[Messina]] ecc. Credo bene che in generale non si pensa in questo modo, ma siccome io non intendo rinunciare al diritto di ragionare, dico ciò che penso.<ref group="fonte">Da una lettera a [[Carlo Matteucci]], 2 agosto 1861; riportata in ''La Civiltà cattolica'', anno XX, serie IV, vol. XI, Roma, 1861, [https://books.google.it/books?id=S_8nQ5k2ORgC&pg=PA619 p. 619].</ref> *Che cosa sia il [[Ghetto di Roma]], lo sanno i Romani e coloro che lo hanno veduto. Ma chi non l'ha visitato sappia che presso il ponte a Quattro Capi s'estende lungo il Tevere un quartiere, o piuttosto un ammasso informe di case e tuguri mal tenuti, peggio riparati e mezzo cadenti (ché ai padroni, per la tenuità delle pigioni che non possono soffrir variazioni in virtù del ''jus gazagà''<ref>Diritto per gli inquilini ebrei all'uso perpetuo dell'abitazione dietro corresponsione di un canone annuo ai proprietari cristiani.</ref>, non mette conto spendervi se non il pretto indispensabile), nei quali si stipa una popolazione di 3900 persone, dove invece ne potrebbe capire una metà malvolentieri.<ref group="fonte">Citato in [[Armando Ravaglioli]], ''Il Ghetto di Roma'', Tascabili economici Newton, Roma 1999<sup>2</sup>, p. 23</ref> *Caro [[Camillo Benso, conte di Cavour|Camillo]], non è più tempo oggi di discutere la tua politica ; è tempo di farla trionfare.<ref>Da una lettera a Cavour, febbraio 1859; citato da Stefano Massari nella [https://storia.camera.it/regno/lavori/leg11/sed020.pdf Tornata del 26 gennaio 1871] della Camera dei Deputati (Regno d'Italia).</ref> *Insomma, caro sig. Diomede, si cammina sì o no? Per un pezzo confesso che a vedere un simile ''ventre à terre'', credeva che si finisse per rompersi il collo. Ora mi par di no. Ma in tutti i modi la fusione ''coi [[Napoli|Napoletani]]'' mi fa paura; è come mettersi a letto con un vaiuoloso! Basta, tutto volta bene ora. Speriamo! Su tutto l'andamento delle cose non ti parlo. Ci vorrebbe volumi.<ref group="fonte">Da una lettera a [[Diomede Pantaleoni]], 17 ottobre 1860, in M. d'Azeglio e D. Pantaleoni, ''Carteggio inedito'', a cura di Giovanni Faldella, 1888.</ref> :Insomma, caro sig. Diomede, si cammina sì o no? Per un pezzo confesso che a vedere un simile ''ventre à terre'', credevo che si finisse a rompersi il collo. Ora mi par di no, e speriamo. Se però ti volessi dire tutto quello che sento dell'insieme delle cose, ci vorrebbe un volume.<ref>Lo stesso passo della stessa lettera appare diverso nel ''Carteggio inedito'', a cura di Giovanni Faldella, 1888 e negli ''Scritti postumi'', a cura di Matteo Ricci, 1871. Nella versione riportata da Matteo Ricci (genero di d'Azeglio) è infatti assente la frase: «Ma in tutti i modi la fusione ''coi Napoletani'' mi fa paura; è come mettersi a letto con un vaiuoloso!»</ref><ref group="fonte">Da una lettera a Diomede Pantaleoni, 17 ottobre 1860, in ''Scritti postumi'', p. 460.</ref> *L'''assoluto'' è il peggior nemico della buona politica, come la scienza dell'[[attesa|aspettare]] è la sua più fedele alleata.<ref group="fonte">Da ''Per il trasferimento della capitale a Firenze'', discorso detto in Senato il 3 dicembre 1864; in ''Scritti politici e letterari'', vol. II, p. 515.</ref> *[...] la prima delle cose necessarie, è di non spendere quello che non si ha.<ref group="fonte">Da una lettera alla figlia Alessandrina, 1º dicembre 1852; in ''Scritti postumi'', p. 322.</ref> *La [[verità]] non prospera che al sole.<ref group="fonte">Da ''Agli elettori'', lettera, 1865, XV; in ''Scritti politici e letterari'', vol. II, p. 576.</ref> *[...] meno [[partito politico|partiti]] ci sono, e meglio si cammina. Beati i paesi dove non ve ne sono che due: uno del ''presente'', il [[Governo]]; l'altro dell'''avvenire'', l'Opposizione. Un tale stato di cose è segno della robusta salute d'una nazione; è segno che in essa le questioni di vera utilità pubblica soffocano le questioni d'utilità private, di persone, di sètte, ec., ec.<ref group="fonte">Da ''Agli elettori'', lettera, 1865, IV; in ''Scritti politici e letterari'', vol. II, p. 541.</ref> *Non posso per altra parte mancare alla mia promessa di non tacere giammai ciò che alla mia mente presenta evidenza di verità. Mi si conceda dunque di dirla e si consideri, che la verità è simile ad un raggio di sole. Giunga esso all'occhio refratto dai nitidi filetti d'un diamante, o vi giunga ripercosso dal rozzo frantume di vetro che giace in sulla via, è sempre egualmente un raggio di sole. S'io dunque non avrò saputo esprimer la verità, malgrado il mio studio e desiderio di trovarla, ricada su me il dileggio; ma se dicessi parole vere, si accettino; ancorché non sia in me né sapienza né autorità per convalidarle.<ref group="fonte">Da una lettera al professore Francesco Orioli, 28 marzo 1847; in ''Scritti politici e letterari'', vol. I, pp. 239-240.</ref> ===Attribuite=== [[File:Battle of Legnano.png|thumb|upright=1.4|''La battaglia di Legnano'' (M. d'Azeglio, 1831)]] *Fatta l'[[Italia]], bisogna fare gli italiani.<ref group="fonte" name=gigante>{{cfr}} C. Gigante, ''Fatta l'Italia, facciamo gli Italiani. Appunti su una massima da restituire a d'Azeglio'', ''Rivista europea di studi italiani'', 2011, pp. 5–15; riportato in parte in ''[http://www.rivista-incontri.nl/articles/abstract/10.18352/incontri.830/ Rivista-incontri.nl]''.</ref><ref group="fonte" name=studicassinati>{{cfr}} ''[http://www.studicassinati.it/db1/jupgrade/archivio/74-anno-xi-n-4-ottobre-dicembre-2011/790-editoriale-fatta-litalia-bisogna-fare-gli-italiani "Fatta l'Italia, bisogna fare gli Italiani"]'', ''StudiCassinati.it''.</ref><ref group="fonte" name=magdi>{{cfr}} [[Magdi Allam]], ''Io amo l'Italia: ma gli italiani la amano?'', Edizioni Mondadori, 2006, [https://books.google.it/books?id=Sn_-RMnE7a8C&pg=PA255 p. 255]. ISBN 8804556552</ref><br />L'Italia è fatta, gl'italiani sono ancora da farsi.<ref group="fonte" name=rivi>Citato in ''Rivista sicula di scienze, letteratura ed arti'', vol. 3, 1870, [https://books.google.it/books?id=ds9IAAAAcAAJ&pg=PA507 p. 507].</ref><br />L'Italia è fatta, gli Italiani sono da farsi.<ref group="fonte" name=carpi>Citato in Leone Carpi, ''L'Italia vivente: {{small|aristocrazia di nascita e del denaro-borghesia-clero burocrazia; studi sociali}}'', F. Vallardi, 1878, p. 229.</ref> :{{NDR|[[Citazioni errate|Errata]]}} La frase viene spesso attribuita a d'Azeglio in diverse forme. In realtà essa rappresenta una sintesi non completamente fedele di un [[#Il primo bisogno|pensiero espresso]] dallo stesso d'Azeglio ne ''I miei ricordi''.<ref group="fonte" name=gigante/><ref group="fonte" name=studicassinati/> Molte fonti riportano che il primo a citare la frase di d'Azeglio in questa forma fosse stato [[Ferdinando Martini]] nel 1896<ref group="fonte" name=studicassinati/> e per questo motivo qualcuno arriva ad attribuire questa versione della frase allo stesso Martini.<ref group="fonte" name=magdi/><ref group="fonte">{{cfr}} {{en}} Timothy Baycroftm e Mark Hewitson, ''What Is a Nation?: Europe 1789-1914'', OUP Oxford, 2006, [https://books.google.it/books?id=VG01nx2vezoC&pg=PA256 p. 256]. ISBN 0191516287</ref> In realtà le prime attribuzioni a d'Azeglio di questa versione (o comunque di versioni molto simili) della frase risalgono a ben prima del 1896: ''Rivista sicula di scienze, letteratura ed arti'' (1870), conferenze di [[Francesco De Sanctis]] a Napoli (1872-1873), ''L'Italia vivente'' di Leone Carpi (1878).<ref group="fonte" name=gigante/><ref group="fonte" name=rivi/><ref group="fonte" name=carpi/> *Se vogliono fare l'Italia, bisognerà che pensino prima a fare un po' meno ignoranti gli Italiani.<ref group="fonte">Citato in [[Ferdinando Martini]], ''Illustrazione italiana'', 16 febbraio 1896, p. 99.</ref> :[[Ferdinando Martini]] narra che d'Azeglio avrebbe pronunciato tale frase in un colloquio a Montecatini.<ref group="fonte">{{Cfr}} [[Giuseppe Fumagalli]], ''[[s:Chi l'ha detto?|Chi l'ha detto? {{small|Tesoro di citazioni italiane e straniere, di origine letteraria e storica}}]]'', Milano, Hoepli, 1921, pp. 208-209.</ref> ==''Ettore Fieramosca''== ===[[Incipit]]=== Al cadere d'una bella giornata d'aprile dell'anno 1503 la campana di San Domenico in Barletta sonava gli ultimi tocchi dell'avemaria. Sulla piazza vicina in riva al mare, luogo di ritrovo degli abitanti tranquilli che, nelle terricciuole dei climi meridionali specialmente, sogliono sulla sera essere insieme a barattar parole al sereno per riposarsi dalle faccende del giorno, stavano col fine medesimo dispersi in vari gruppi molti soldati spagnuoli ed italiani, alcuni passeggiando, altri fermi, o seduti, od appoggiati alle barche tirate a secco, delle quali era ingombra la spiaggia; e, com'è costume delle soldatesche d'ogni età e d'ogni nazione, il loro contegno era tale che pareva dire: il mondo è nostro. ===Citazioni=== *Al chiarore che si diffondeva dall'oriente svanivano a poco a poco e si perdevano l'ultime stelle. Già il sole illuminava le più alte cime del Gargano tingendole d'un roseo che si mutava in pavonazzo ne' seni ombrosi del monte, mentre il lido sottoposto, che girava a guisa di mezza luna, congiungendosi al littorale ov'è posta [[Barletta]], mostrava col giorno crescente un ameno e diverso intreccio di valli e di colli che scendevano a bagnarsi nel mare. I folti castagneti che sulle vette già venivano indorati dal sole, diradandosi verso le falde eran interrotti ora da prati verdissimi, ora da qualche pezzo coltivato. Qua una frana lasciava biancheggiar il macigno, là il fianco d'un giogo si tigneva di colori gialli, rossicci, secondo la natura del suolo. Il mare ceruleo pareva immobile; se non che ribollendo sotto le rupi ne cingeva il piede con una striscia di spume candidissime. Nella parte più interna del golfo sopra un'isoletta che era congiunta alla terra da un ponte lungo e stretto, sorgeva fra le palme e i cipressi un monastero con una chiesuola ed un campanile, munito all'intorno di torricelle e mura merlate, onde salvarlo da un primo assalto di corsari e di Saracini. ([[s:Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta/Capitolo III|cap. III]]) *Bello spettacolo era (specialmente per chi, ponendosi all'estremità del campo, volgesse le spalle all'interno delle terre ed il viso alla marina) il vedere una così ricca scena campestre ravvivata da tal moltitudine piena di tanto moto e di tanta vita: a destra elevarsi sul cielo le grandiose masse degli elci, ed al color cupo delle lor foglie mischiarsi il verde più vivace e gajo d'arboscelli minori; su un piano più lontano dietro questi, la terra di Quarato, della quale si copriva soltanto la porta difesa da una torre addossata a rupi, al cui piede serpeggia la strada: in mezzo il campo, ed al di là il lido dell'Adriatico, la città e il castello di [[Barletta]], e le forme colorite degli edifizi spiccate sulla tinta azzurra del mare: più lontano il ponte e l'isola di S. Orsola, gli alti gioghi del Gargano, e la linea dell'orizzonte: a manca poi, le colline che a poco a poco si vengono alzando; e rimpetto al luogo destinato ai giudici, sovra un terreno disuguale, vestito d'erba fresca, gruppi di altissime querce coi tronchi rivestiti d'edera, e nel pieno vigore della ricca vegetazione. ([[s:Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta/Capitolo XIX|cap. XIX]]) *Tutti coloro che narrano o scrivono una storia, (siamo sinceri) hanno in sè un po' di speranza ch'essa possa dilettare, e che si trovi qualcuno che l'ascolti o la legga fino alla fine: anche noi abbiam sempre avuto riposta in un cantuccio del cuore questa speranza, che simile alla fiamma d'una candela esposta al vento alle volte si faceva maggiore, (rida pure il lettore che ha ragione) alle volte piccina piccina e stava per ispegnersi; ma l'amor proprio ha saputo governarla così bene che non s'è spenta mai fin'ora. ([[s:Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta/Conclusione|conclusione]]) ==''I miei ricordi''== ===[[Incipit]]=== Da parecchi anni mi si viene affacciando il progetto di scrivere l'istoria della mia vita. Ma ogni qualvolta quest'idea, anzi questo desiderio mi si presenta alla mente, rimane tosto avviluppato e reso incerto da mille dubbi. Merita la mia vita d'esser narrata? Perché sento io il desiderio di narrarla? Mi muove un sentimento lodevole, od è questo un laccio che mi vien teso da un volgare e malaccorto amor proprio? ===Citazioni=== *Io chiamo [[eroismo|eroi]] quelli che sacrificano ''sé'' agli altri: non già quelli che sacrificano gli altri a ''sé''. (''Origine e scopo dell'opera''; vol. I, p. 3) *[...] gl'Italiani hanno voluto far un'[[Italia]] nuova, e loro rimanere gl'Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie morali che furono ''ab antico'' il loro retaggio; perché pensano a riformare l'Italia, e nessuno s'accorge che per riuscirci bisogna, prima, che riformare sé stesso; [...]. (''Origine e scopo dell'opera''; vol. I, pp. 6-7) *{{Ancora|Il primo bisogno|[...] il primo bisogno d'Italia è che si formino Italiani dotati d'alti e forti caratteri. E pur troppo si va ogni giorno più verso il polo opposto: pur troppo s'è fatta l'Italia, ma non si fanno gl'Italiani.}}<ref>Per approfondire sulla citazione, vedi la sezione [[#Attribuite|Attribuite]].</ref> (''Origine e scopo dell'opera''; vol. I, p. 7) *L'Italia è l'antica terra del ''[[dubbio]]''. [...] Il dubbio è un gran scappafatica; lo direi quasi il vero padre del ''dolce far niente'' italiano. (cap. I; vol. I, pp. 30 e 33) *[...] non è l'ingegno sottile (''l'esprit'') quello che forma le [[nazione|nazioni]]; bensì sono gli austeri e fermi caratteri: [...]. (cap. I; vol. I, p. 33) *[...] se le [[nave|navi]] vanno generalmente meglio degli [[Stato|Stati]], ciò accade per la sola ragione che in esse ognuno accetta la parte che gli compete, mentre negli Stati generalmente, meno se ne sa, più s'ha la smania di comandare. (cap. II; vol. I, p. 55) *[...] vi sono momenti nella [[vita]] che basterebbero a pagare, a compensare i tormenti d'un'eternità. (cap. II; vol. I, p. 59) *[...] tutti siamo d'una stoffa nella quale la prima piega non scompare mai più. (cap. V; vol. I, p. 97) *In ogni genere ed in ogni caso, il [[governo]] debole è il peggiore di tutti. (cap. V; vol. I, p. 101) *Paragonerei la [[frode]] all'[[distillato|acquavite]]: pare che sul momento dia forza, ma poi vi lascia più spossato di prima. (1893<sup>14</sup>; cap. IX, [https://books.google.it/books?id=-ywRAAAAYAAJ&pg=PA109 p. 109]) *Non sarebbe la [[musica]] una lingua perduta, della quale abbiamo dimenticato il senso, e serbata soltanto l'armonia?<ref>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> (cap. X; vol. I, pp. 199-200) *La vanità vuol l'applauso. (cap. XI; vol. I, p. 223) *L'[[affetto]] vero, leale, incondizionato, è un gran tesoro; è il più grande che esista. (cap. XV; vol. I, p. 298) *[...] si deve dire la [[verità]] e mantenere la parola data, a tutti... persino alle donne! (cap. XV; vol. I, p. 301) *[...] ad un governo ingiusto nuoce più il martire che non il ribelle. (cap. XVI; vol. I, p. 317) *Le [[rivoluzione|rivoluzioni]] non le facciam noi: le fa [[Dio|Iddio]]; e per persuadersene basta riflettere con quali istrumenti riescono. (cap. XVI; vol. I, p. 319) *L'[[abitudine]] è mezza padrona del [[mondo]]: ''così faceva mio padre'' – anche in quest'era di rivoluzioni – è sempre una delle grandi forze che guidano il mondo. (cap. XVIII; vol. I, p. 395) *Concederò ai teologi che l'amore illecito è sempre un inconveniente sociale; ma rimarrà pure innegabile, che anche un amore illecito può esser molte volte degno e generoso, e spingere ad opere utili, ed a nobili sacrifizi; mentre il tristo errore di lasciarsi cogliere dalla sola bellezza, unita ad un'anima, se non perversa, fiacca e triviale, strascina talvolta ad incalcolabili conseguenze, tormento e danno dell'intera vita. (cap. XXIII; vol. II, p. 119) *[[Felicità e infelicità|Senza cuor contento]] non c'è bene che valga, come [[felicità e infelicità|col cuor contento]] non c'è male che nuoca in questo mondo. (cap. XXIV; vol. II, p. 150) *Se il fil di [[canapa (tessile)|canapa]] è marcio, non s'avrà mai corda buona. Se l'oro è di saggio scadente, non s'avrà mai moneta buona. E se l'individuo è dappoco, ignorante e tristo, non s'avrà nazione buona, e non si riuscirà mai a nulla di solido, d'ordinato e di grande. (cap. XXIV; vol. II, p. 167) *[...] l'[[ozio]] avvilisce ed il lavoro nobilita: perché l'ozio conduce uomini e nazioni alla servitù; mentre il lavoro li rende forti ed indipendenti: questi buoni effetti non sono già i soli. L'abitudine al lavoro modera ogni [[eccesso]], induce il bisogno, il gusto dell'[[ordine]]; dall'ordine materiale si risale al morale: quindi può considerarsi il [[lavoro]] come uno dei migliori ausiliari dell'[[educazione]]. (cap. XXX; vol. II, p. 336) ==[[Incipit]] di alcune opere== ===''Dell'Emancipazione civile degl'Israeliti''=== Non credo necessario entrare nella narrazione di fatti anteriori all'epoca delle Crociate. Basterà l'accennare che sin dai tempi degl'imperatori, vennero spesso avvolti gli Israeliti nelle persecuzioni medesime dei Cristiani, ed ebbero al paro di essi ad incontrare le torture e la morte. Quando poi l'Europa uscì da quello stadio che comprende l'invasione de' barbari ed il dominio delle prime dinastie ​dei loro re (stadio nel quale l'umana società era scesa al punto più basso al quale forse potesse arrivare), essendosi addensate allora più che in verun altro tempo le tenebre dell'ignoranza, e dilatato in ogni parte il regno della violenza la piena dell'iniquità e de' più atroci delitti; uscita, dico, l'Europa da quest'epoca funesta, parve sentisse generalmente il bisogno d'una grande espiazione d'una penitenza dura e travagliosa, non inferiore al cumulo dei delitti commessi, che pesasse ugualmente su tutta la vivente generazione: e l'Europa s'offriva spontanea alle due più gravi pene che si conoscano, l'esilio e la morte; e presa la Croce, si moveva verso Oriente. ===''Niccolò de' Lapi; ovvero, i Palleschi e i Piagnoni''=== I fatti che stiamo per narrare accaddero circa il tempo in cui Firenze era assediata dall'esercito di Carlo V, il quale per mandare ad effetto il trattato di Barcellona conchiuso con Clemente VII, voleva costringere i Fiorentini a sottomettersi al dominio de' Medici.<br> Il popolo di Firenze negava di riceverli pure come privati e si difendeva, fatto animoso dalla memoria di que' Medici stessi tanto facilmente cacciati nel 1527; dalle profezie di fra Girolamo Savonarola; dal desiderio del viver libero; dall'armi e dalle fortezze ond'era munito per cura della parte detta de' Piagnoni, i quali s'avvedevano non esser l'Imperatore ed il Papa per contentarsi che i Medici tornati in patria cogli altri sbanditi Palleschi vi stessero quali privati cittadini, ma sotto tal modesta domanda aver in animo di farneli signori. ===''Racconti, leggende e ricordi della vita italiana''=== Quando si principia a [[invecchiamento|invecchiare]], ricordarsi e raccontare diverte. Vorrei dunque divertirmi qualche mezz'ora – non avendo di meglio mentre cresce il grano – ricordandomi di quand'ero giovane e non facevo altro che girar l'Italia per tutti i versi. Studiavo pittura per prima cosa; ma siccome per natura sono indagatore, studiavo e cercavo il vero in tutto.<br> Come è naturale, n'ho viste di tutte le razze, e m'è rimasta in mente una faraggine di storielle da averne per un pezzo.<br> Vediamo se mi riuscisse di ricordarmene di qualcuna; e quel che è piú difficile, di farle leggere. ==Citazioni su Massimo d'Azeglio== *Animo d'artista, indole di romanziere, fantasia di poeta, senno di chi ha fatto non leggieri studi, buon senso dell'uom che pensa, vezzi ed eleganza d'antica nobiltà, spirito e cuore d'Italiano: eccovi Massimo d'Azeglio celebre pittore, scrittore egregio, coraggioso soldato, amatore di patria, uomo di Stato, ministro — e galantuomo! ([[Vittorio Bersezio]]) *Azeglio sta in campagna colla fantasia, colla persona e col pennello; e non rompe i silenzi delle sue selve e del suo pensiero che per bofonchiare gli uomini con la eroicomica figura di Ferraù o per scozzonarne il sonno coll'improwiso ariete di Quistioni urgenti, or fatte urgentissime. ([[Giuseppe Guerzoni]]) *I quadri del {{sic|D'Azeglio}} apparranno o monotoni, o sbiaditi a quanti sono avvezzi allo spettacolo di certe scuole moderne, ma saranno di scuola a quegli altri che pensano la fantasia umana non potere aggiungere ma scemare bellezza alla natura. ([[Giacomo Bonafede Oddo]]) *Pittore e scrittore, artista e letterato; in sé congiunge le due diverse forme della stessa sostanza. È dipinge il paese e vi annette una circostanza storica; scrive romanzi ed all'orditura trovata dall'immaginazione ed agli eventi ricavati dalla storia immette un pensiero patrio di cose pubbliche moderne. — La penna ed il pennello, il libro e la tela, le bellezze della natura e gl'insegnamenti delle storie ha fatto, colla misura delle sue forze, concorrere a dire ai presenti il concetto capitale e necessario dell'Italia de' suoi tempi. ([[Vittorio Bersezio]]) *Se Massimo Taparelli D'Azeglio, dopo aver tanto gridato: ''Fuori lo straniero'', fu preso dal dubbio d'esser egli straniero, il principe di Francalanza era esente da simile scrupolo. ([[Federico De Roberto]]) ==Note== <references/> ===Fonti=== <references group="fonte" /> ==Bibliografia== *Massimo d'Azeglio, ''[https://www.gutenberg.org/files/42669/42669-h/42669-h.htm Dell'Emancipazione civile degl'Israeliti]'', Le Monnier, 1848. *Massimo d'Azeglio, ''[[s:Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta|Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta]]'', Borroni e Scotti, Milano, 1856. *Massimo d'Azeglio, ''I miei ricordi'', [https://books.google.it/books?id=wrpSAAAAcAAJ volume 1], G. Barbèra, 1867. *Massimo d'Azeglio, ''I miei ricordi'', [https://books.google.it/books?id=vDMRAAAAYAAJ volume 2], G. Barbèra, 1867. *Massimo d'Azeglio, ''[https://www.gutenberg.org/files/46957/46957-h/46957-h.htm Niccolò de' Lapi; ovvero, i Palleschi e i Piagnoni]'', Borroni e Scotti, 1841. *Massimo d'Azeglio, ''[https://www.liberliber.it/online/autori/autori-a/massimo-d-azeglio/racconti-leggende-e-ricordi-della-vita-italiana/ Racconti, leggende e ricordi della vita italiana]'', a cura di Alberto Maria Ghisalberti, Mursia, 1966. *Massimo d'Azeglio, ''Scritti politici e letterari'', [https://books.google.it/books?hl=it&id=I5kLAAAAYAAJ vol. 1], G. Barbèra, Firenze, 1872. *Massimo d'Azeglio, ''Scritti politici e letterari'', [https://books.google.it/books?hl=it&id=7pgLAAAAYAAJ vol. 2], G. Barbèra, Firenze, 1872. *Massimo d'Azeglio, ''[https://books.google.it/books?id=uAUJAAAAQAAJ Scritti postumi. {{small|La lega lombarda. Scritti politici. Scritti vari. Epistolario}}]'', a cura di Matteo Ricci, G. Barbèra Editore, 1871. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:D'Azeglio, Massimo}} [[Categoria:Pittori italiani]] [[Categoria:Politici italiani]] [[Categoria:Scrittori italiani]] gcsazmqm55n44nbg852wkfbcage50iw Pietro Citati 0 4796 1219351 1208399 2022-07-28T07:56:19Z 2.39.79.82 wikitext text/x-wiki [[File:Pietro Citati signature.JPG|miniatura|Firma di Pietro Citati]] '''Pietro Citati''' (1930 – 2022), scrittore e critico letterario italiano. ==Citazioni di Pietro Citati== *{{NDR|[[Jean-Baptiste-Siméon Chardin]]}} Aveva una fortissima volontà di ascesi e di concentrazione: pensava in segreto che solo nel piccolo e nel minimo gli uomini possono trovare la perfezione. Per raggiungere questa perfezione, a lui bastava una bottiglia, un bicchiere d'argento, un grappolo d'uva, una pera, qualche fragola. In un periodo della sua vita, compose solo quadri di pochi centimetri quadrati: come se il riflesso della luce in fondo a un paiolo fosse l'unica cosa che gli importava nell'universo.<ref>Da ''Chardin [[Giorgio Morandi|Morandi]] uno studio fisso nel tempo'', in ''La repubblica, Archivio'', ''La Repubblica.it'' 20-03-2009.</ref> *Ciò che entusiasma nei ''[[Emil Cioran#Quaderni 1957-1972|Quaderni]]'' è l'incessante mobilità del pensiero, il passaggio da un estremo all'altro, il gioco dei contrari, le associazioni improvvise, l'andirivieni, gli ondeggiamenti dell'acqua. Conosco<ref>La fonte ha: «conosce».</ref> un solo esempio simile: Montaigne. Ogni aforisma è in rapporto con tutti gli altri: ogni verità si nutre drammaticamente delle verità che la negano. Cioran mistico è scettico, lo scettico mistico, il limitato tentato dalla dismisura, lo sventurato è ilare, l'empio religioso, il rumeno francese, il francese rumeno: l'uomo furioso e disperato è un angelo devastato dallo humour. (da ''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/10/25/un-infinito-diario-della-mente-dellanima.html Un infinito diario della mente e dell'anima]'', ''la Repubblica'', 25 ottobre 2001) *Come fare allora per capire l'[[Odissea]]? Dobbiamo capirla perché comprenderla significa comprendere l'Occidente, la Grecia, noi stessi, l'arte moderna, il nostro futuro. (da ''La mente colorata'', Oscar Mondadori, 2004, p. 52) *Con l'incomprensibile sicurezza di chi si trova a casa propria dovunque, [[Lev Tolstoj|Tolstoj]] penetra dentro ogni corpo e ogni anima. Mentre [[Honoré de Balzac|Balzac]] e [[Marcel Proust|Proust]] si sforzano di diventare le proprie creature, ma un momento prima di sciogliersi in loro si arrestano, fermi nel gesto grandioso dell'attore e del mimo, – Tolstoj è tutto il resto del mondo, con la medesima naturalezza con cui viveva la propria vita. Se lo desidera, è una ragazza che si guarda sorridendo allo specchio e ammira il suo vestito di tulle rosa con la sottoveste rosa: avverte insieme a lei che l'abito non tira da nessuna parte, che i folti ''bandeaux'' di capelli biondi si mantengono fermi sulla piccola testa come se fossero suoi, e «il nastrino di velluto nero del medaglione aveva circondato con particolare delicatezza il suo collo». Se lo vuole, Tolstoj è una cagna da caccia che aspira l'aria con le narici dilatate, e sente che nella palude non ci sono soltanto le orme degli uccelli, ma ''essi'' sono là, davanti a lei, e non uno ma molti. (Dall'introduzione ad ''Anna Karenina'', BUR, Milano, 2006, pp. IX-X. ISBN 88-17-01152-5) *{{NDR|Guardando i Giochi Olimpici di Torino}} Dimenticavo tutto: le noie, le mediocrità, gli errori della mia vita; dimenticavo perfino l'Iliade di [[Alessandro Baricco|Baricco]], e la vasta e incomprensibile ottusità dei volti di [[Roberto Calderoli]] e di [[Alfonso Pecoraro Scanio]]. (da ''Morire di commenti'', ''la Repubblica'', 23 febbraio 2006) *{{NDR|Sul romanzo di [[Vladimir Nabokov]]}} Dopo trentasei anni, rileggo ''Lolita'' [...] Trentasei anni sono moltissimi per un libro. Ma Lolita ha, come allora, un'abbagliante grandezza. Che respiro. Che forza romazesca. Che potere verbale. Che scintillante alterigia. Che gioco sovrano. Come accade sempre ai grandi libri, Lolita si è spostato nel mio ricordo. Non mi ero accorto che possedesse una così straordinaria suggestione mitica.<ref>Dalla quarta di copertina di Vladimir Nabokov, ''Lolita'', Adelphi, 1993.</ref> *Forse una lenta, immensa e soavissima onda di quel mare, dove [[Ulisse]] ha tanto viaggiato e che ha amato e odiato, supera la riva, il porto di Forco, l'ulivo dalle foglie sottili, la grotta delle Naiadi, e trascina via, per sempre, l'uomo pieno di colori e dolori. (da ''La mente colorata'', Oscar Mondadori, 2004, p. 285) *{{NDR|Sul rapporto fra [[Giacomo Leopardi]] e il padre Monaldo}} Giacomo era il suo doppio: il suo doppio compiuto. Era un sogno terribile. Pretendere che un figlio – un figlio che il destino gli aveva affidato come una persona diversa da lui, composta di qualità a cui mille casi contribuivano, un figlio che avrebbe dovuto abitare nella sua casa come un estraneo avventuroso e felice – diventasse la persona che lui non era riuscito ad essere. (da ''Leopardi'', Mondadori, 2010) *[[Gianni Agnelli]] ha avuto l'unico merito storico di portare l'orologio sopra il polsino. (da ''Elogio del pomodoro'', Mondadori, Milano, 2011) *[[Giorgio Manganelli]] è morto sei anni fa; e nella nostra cultura si avverte un'assenza o una specie di vuoto, come se fosse scomparso chi più di tutti amava la letteratura con un disperato amore, e ne rappresentava "l'ombra e lo stemma". Tra gli scrittori della sua generazione, non c'era nessuno che, come lui, la coltivasse nella sua infinita complessità. Per lui, era tutto: splendore linguistico, energia di stile, gioia, disperazione, malattia, nevrosi, abisso, superficie, tensione intellettuale, metafisica, gioco. Attento come nessuno ai valori formali, era liberissimo da ogni esclusiva attenzione alle forme: perché la letteratura era un'avventura vertiginosa, che finiva sulle rive dell'infinito. (da ''Giorgio Manganelli, una palude abitata da Dio'', ''la Repubblica'', 19 novembre 1996) *[[Huckleberry Finn]] è l'anti-Tom Sawyer. Egli è un meraviglioso realista, per il quale esiste soltanto la distesa delle cose che si vedono, si<ref>''Di'' nell'edizione citata.</ref> sentono e si toccano. Il suo sguardo non è quello di [[Lewis Carroll#Alice nel Paese delle Meraviglie|Alice]], che presenta il mondo dietro lo specchio; e nemmeno di [[Pinocchio]], che porta con sé la coscienza che esistono gesti più agili di quelli dell'uomo. (da ''Il velo nero'', Rizzoli, 1979, p. 205) *{{NDR|Su [[Apuleio]]}} [...] il più grande prosatore latino di ogni tempo.<ref>Da ''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/01/19/iside-ultima-dea.html Iside ultima dea]'', ''la Repubblica'', 19 gennaio 1990.</ref> *La civiltà occidentale ha grandissime colpe, come qualsiasi civiltà umana. Ha violato e distrutto continenti e religioni. Ma possiede un dono che nessuna altra civiltà conosce: quello di accogliere [...] tutte le tradizioni, tutti i miti, tutte le religioni, tutti o quasi tutti gli esseri umani. (da ''L'Occidente senza forza e l'esercito del terrore'', ''la Repubblica'', 31 marzo 2004) *La nostra condizione quotidiana... è quella di convivere con i fantasmi.<ref>Da ''Il sogno della camera rossa'', "Il giro di vite". Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> *{{NDR|Su ''[[L'isola del tesoro]]''}} Mai un libro fu scritto con ritmo insieme così rapido e così trattenuto, come la corsa dell'''Hispaniola'' verso l'isola invisibile. Ogni parola manda un suono doppio. Viviamo con freschezza e intensità giovanile negli spazi immacolati dell'avventura: nell'assoluta realtà, dove le navi solcano i mari lasciando un segno di spuma nelle onde, dove il sangue versato macchia il suolo, dove si scava la terra per nascondere i tesori. Ma, al tempo stesso, non ci abbandona mai un sottilissimo e delicatissimo profumo di ironia, perché non abitiamo nella realtà ma nello spazio fittizio di un libro nel quale le cose più inverosimili accadono naturalmente; e le navi non lasciano segni nelle onde, il sangue bagna la terra di inchiostro, i tesori non hanno bisogno di luogo. (da ''Il migliore dei mondi impossibili'', Rizzoli, Milano, 1982, pp. 152-53) *Mi piacerebbe anche scrivere su [[San Paolo]], ma i miei desideri sono limitati dalla mia incompetenza. (dall'intervista di Claudio Altarocca, ''Citati confessa Proust. Tragedia di una colomba pugnalata'', ''La Stampa'', 8 settembre 1995, p. 17) *Nell'Odissea nasce la religione della casa, che ha dominato l'Occidente imbevendo di sé il romanzo dell'Ottocento, fino e oltre Guerra e pace e Anna Karenina. (da ''La mente colorata'', Oscar Mondadori, 2004, p. 94) *Nella Savoia sono nati i grandi scrittori francesi, come [[Joseph de Maistre|de Maistre]].<ref>Da [http://www.raiplay.it/raiplay/video/2017/04/Sottovoce-3b87bcd9-247a-44e4-bf4f-8298826685b6.html ''Sottovoce''], Rai 1, 26 aprile 2017, al minuto 13:30.</ref> *Non aspettiamoci entusiasmi o lirismi: il [[Epitteto#Manuale|''Manuale'' di Epitteto]] sembra un'austera e geometrica capanna giapponese, costruita con dodici pali, senza mobili né cuscini né letti né tappeti né specchi. (da ''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/11/02/se-epitteto-sopporta-il-mondo.html Se Epitteto sopporta il mondo]'', ''la Repubblica'', 2 novembre 2006) *Non possiamo mai spiegare perché e come è nata un'opera letteraria: tanti impulsi consci e inconsci vi si nascondono, tanti desideri di tutta una vita, che ora restano sepolti nella complessità impenetrabile del testo. (da ''Ritratti di donne'', Rizzoli, 1992³) *Solo chi non è del "mestiere" conserva quello sguardo limpido e fresco, senza ombre né pregiudizi, davanti al quale le cose rivelano spontaneamente il loro segreto. (da ''La nobile arte dell'imparare'', ''la Repubblica'', 9 febbraio 1997, p. 28) *Parlando, [[Italo Calvino|Calvino]] si inceppava, si interrompeva, emetteva frammenti e rottami aforistici: anche a me riesce quasi impossibile infilare un condizionale e un congiuntivo, o tanto peggio un congiuntivo dietro un altro congiuntivo; ma [[Giorgio Manganelli|Manganelli]] parlava superbamente. Non ho mai ascoltato nessuno parlare così. Come un grande padre predicatore o un papa rinascimentale o un diplomatico secentesco, ostentava gerundi, participi presenti, parole rare, proposizioni subordinate dentro altre proposizioni subordinate, piuccheperfetti, con una esattissima consecutio temporum, nutrendosi avidamente di parole sanguinanti arrosti di sostantivi, colorati contorni di aggettivi, folleggianti salse di verbi e di avverbi. Lo straordinario era che, in lui, il pensiero più sottile e complicato diventava subito, senza un attimo di incertezza e di dubbio, forma verbale: a tal punto la sua mente era dominata dall'istinto formale. (da ''Giorgio, malinconico tapiro'', ''la Repubblica'', 18 luglio 1990) *{{NDR|Su [[Federico Fellini]]}} Parlavamo di ogni cosa: letteratura, raramente cinema, aneddoti, ricordi, persone, misteri, dèmoni, religioni, vita, morte, persino gli dèi o Dio. Se parlava di libri, sembrava che nessuno vivesse, come lui, dentro un libro: se parlava di persone, le auscultava, le decomponeva, conosceva tutte le molle che le facevano agire; e su qualsiasi cosa lasciava cadere la sua luce mite, pigra ed estrosa. Aveva un'intelligenza morbida, rapida, colorata, senza schemi né presupposti, pronta a trasformarsi nello scintillio di un'onda o nell'ombra di una nuvola rosa. Capiva tutto al volo: anche quello che non avevo ancora pensato. (da ''Federico Fellini l'uomo dei sogni'', ''la Repubblica'', 1 novembre 2003) *Quando Hitler conquistò l'Austria e la Germania, [[Sigmund Freud|Freud]] fuggì in Inghilterra: abbandonò l'Austria meravigliosa rappresentata da [[Joseph Roth]], che gli assomigliava profondamente con la sua ''Marcia di Radetzky''. A Londra gli asportarono l'osso della mandibola al punto di impedirgli di parlare. Il cancro si diffuse rapidamente. Taceva, taceva, sebbene continuasse a scrivere vorticosamente con la sua grazia di grande classico. Morì fumando uno dei suoi dilettissimi sigaretti. Chissà cosa pensasse e in quali vertigini si inoltrasse, mentre, pazientissimo, ascoltava i messaggi di [[Thomas Mann]] e di [[Stefan Zweig]].<ref>Da ''[https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2019/01/09/news/un_don_chisciotte_di_nome_freud-216199386/ Un Don Chisciotte di nome Freud]'', ''Rep.repubblica.it'', 9 gennaio 2019.</ref> *{{NDR|Su [[Carlo Emilio Gadda]]}} Quanto a me, provavo per lui un'immensa venerazione, come non ho mai provato per nessuno. Non veneravo soltanto il ''Pasticciaccio'' o ''La cognizione del dolore'': ma tutto ciò che egli faceva o diceva o pensava o immaginava o fantasticava. Non mi importava affatto che qualcuno dicesse che Gadda era un nevrotico, o un ipocondriaco, o un paranoico. Per me, anche le sue minime fantasie emanavano da una grande figura dolorosa, che restava nell'ombra. (da ''Un eroe sconfitto che abitava lontano dalla realtà'', ''la Repubblica'', 25 agosto 2006) *{{NDR|Su [[Robert Louis Stevenson]]}} Rimase profondamente ragazzo – lui che può insegnare come nessuno l'arte di diventare maturi. (Da ''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/11/30/dottor-jekyll-mister-stevenson.html Dottor Jekyll e mister Stevenson]'', ''la Repubblica'', 30 novembre 1994) *Siamo abituati a credere che la filosofia occidentale dipenda da alcuni grandi pensatori: [[Platone]], [[Aristotele]], [[Cartesio]], [[Spinoza]], [[Kant]], [[Hegel]]. E dimentichiamo l'enorme influenza esercitata da una filosofia apparentemente minore, quella [[ermetismo (filosofia)|ermetica]], immaginata da pensatori sconosciuti, che per diciannove secoli attraversa come un fiume sotterraneo tutta la storia dell'[[Occidente]]. Appare, scompare, si nasconde, torna alla luce, viene tradotta, assimilata, trasformata, modellata, rimodellata, sino ad assumere forme imprevedibili.<ref>Da ''[http://www.corriere.it/cultura/libri/11_ottobre_26/citati-ermetismo_c005745c-ffd7-11e0-9c44-5417ae399559.shtml Ermetismo, l'eterna rivelazione]'', ''corriere.it'', 26 ottobre 2011.</ref> *Siamo ingrati verso i [[traduttori]]. Nella cultura classica, ebraica e medioevale, essi avevano un luogo impareggiabile: Virgilio era un rifacitore di Omero; e i settantadue rabbini che, nel terzo secolo avanti Cristo, interpretarono in greco l'Antico Testamento ebbero nella leggenda un ruolo quasi sacro. Oggi, li consideriamo dei semplici volgarizzatori. Non ci rendiamo conto che un vero traduttore vive sulla frontiera di due lingue. Quando scrive, mette in contatto il sistema della propria lingua con le immagini e lo stile di un grande poeta straniero. A quel contatto, invasa e quasi soggiogata da un vento di genialità sconosciuta, la seconda lingua si scuote: scopre in sé delle potenzialità sopite, degli svolgimenti che avrebbe potuto avere e che ancora sonnecchiano in lei. Così, nel passaggio da una lingua all'altra, nascono degli effetti di grande sottigliezza; e Paul Valéry insinuava che la qualità di un vero traduttore "non era meno grande e rara" di quella di un poeta creatore.<ref>Da ''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/06/26/candida-aerea-distratta-ricordando-ludovica-koch.html Candida, aerea, distratta. Ricordando Ludovica Koch]'', ''la Repubblica'', 26 giugno 1997.</ref> *Sotto il nome di specialisti, l'attuale organizzazione del lavoro ha prodotto una enorme quantità di «generici», con i quali ci urtiamo ogni giorno. (da ''Un uomo preciso'', ne ''I frantumi del mondo'', Rizzoli, Milano, 1978) *{{NDR|Su [[Pier Paolo Pasolini]]}} Una figura lo aveva sempre ossessionato: Cristo deriso, sputato, colpito, lapidato, inchiodato, ucciso sulla croce. Facendo film, scrivendo e vivendo, egli cercava soltanto di venire lapidato ed ucciso, come la pietra dello scandalo, la pietra d'inciampo, che viene respinta dalla società umana. Ma Cristo morì per salvare gli uomini. Lui sapeva di non potere salvare nessuno, tanto meno se stesso. Voleva soltanto conoscere la morte atroce, immotivata, vergognosa – la vera morte, non quella lenta e pacifica che noi sopportiamo nei nostri letti educati –: la morte che aveva sempre reso terribile la sua dolcezza. (da ''Tutta la vita per una morte violenta'', ''Corriere della Sera'', 3 novembre 1975) *{{NDR|Su [[Flavio Giuseppe]]}} Giuseppe aveva tutte le qualità del grande narratore: la sottigliezza psicologica, l'arte del ritratto, la forza drammatica, il pathos, l'amore per i contrasti di luce e di tenebra, l'alone epico. Persino la sua passione faziosa — l'amore per Israele e l'odio per gli Zeloti — contribuisce alla bellezza dei libri di Giuseppe. Dalla sua lettura, usciamo sconvolti e trasformati (da ''La distruzione del Tempio'', ''la Repubblica'', 25 aprile 2002) {{Intestazione|''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/07/12/nella-torre-di-montaigne.html Nella torre di Montaigne]'', ''la Repubblica'', 12 luglio 1992}} *Montaigne scrisse molte menzogne: forse la parola non è esatta; riempì il suo libro di mistificazioni, giochi ironici e autoironici, piccole scene teatrali recitate insieme da lui e dal lettore immaginario, che abita gli ''Essais'' come una presenza segreta. *[...] uno scrittore che ci parla da un tempo tanto lontano dal nostro, ma con parole così incredibilmente fresche e leggere come se le avessimo sognate la mattina, prima dell'alba. *Tra tutti i nemici del genere umano [...], nessuno ha mai infangato la nostra presunzione, nessuno ha mai insultato la nostra figura con tale furia, piacere, estro, divertimento, ferocia, malignità, tenacia, bizzarria; e, nel fondo, con una inconcepibile dolcezza. *In una specie di totale capovolgimento, tutte le parole di Montaigne cambiano segno: ora sono una cosa e insieme il loro contrario. *Questo è il segreto di Montaigne: il segreto, come si dice, del suo equilibrio. Tutte le sue fantasie, gli eccessi, i furori, le inquietudini, i terrori, i mostri, le chimere, le follie hanno bisogno di un limite, e si rinchiudono in un mondo moderato e temperato. {{Intestazione|''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/11/22/dickens-creatore-del-mondo.html Dickens creatore del mondo]'', ''la Repubblica'', 22 novembre 1994}} *Dostoevskij e Tolstoj, Conrad e Joyce, Kafka e Dylan Thomas lessero Dickens con la passione, l'entusiasmo e l'"incoerente gratitudine", che egli richiede da ciascuno di noi. Vissero dentro di lui: abitarono dentro di lui, come nella propria casa; e appresero da quel "rozzo romanziere popolare" i più sottili e arditi artifici letterari. Chi imparò da lui la tecnica del romanzo criminale, chi la presentazione dei personaggi, chi il gioco delle voci narrative: chi amò i "divini idioti", i grandi simboli, o il calore analogico delle immagini. Tutti scorsero in Dickens uno specchio – uno di quegli specchi incrinati e velati, che talvolta si trovano nelle soffitte – dove scoprire la propria arte e se stessi. *Questa fredda tenebra, che è uno degli archetipi dell'universo di Dickens, ha nel Dombey una coloritura sociale: il libro è il monumento e la tomba dell'Inghilterra vittoriana; e Mr. Dombey è la più grande figura simbolica dell'uomo d'affari borghese, che appaia nel romanzo dell'Ottocento. Nemmeno gli eroi di Balzac posseggono tanta forza demoniaca ed emanano tanto strazio. In questo mondo, l'unico valore assoluto è la ditta, la Dombey e figlio, nella quale Mr. Dombey crede come in Dio, sino a immolargli la vita, la famiglia, e ogni qualità umana. Non esiste che la ragione, la volontà, lo sforzo, la previsione, il danaro, la gerarchia - e il libro dimostra, con atroce evidenza, che la ragione, la volontà e lo sforzo sono incapaci di ottenere qualsiasi cosa, che il danaro è vano, che la previsione non prevede, che la gerarchia non serve. Alla fine, non resta nulla. Solo il nero e il freddo. *Ci chiediamo da dove venisse a Dickens, lui che conosceva come nessuno l'orrore e la tenebra, tanta allegria alcoolica. Era il suo genio. Non credeva affatto che, in questa terra che obbedisce al Tempo e al Luogo, le cose avessero un lieto fine. Ma nel suo mondo, il "migliore dei mondi impossibili", che apparteneva allo spazio di Non-Dove, le cose andavano immutabilmente così. Questa era la sua grande utopia letteraria. *[...] ogni romanzo di Dickens è folto, sterminato: un oceano, un bosco, una prateria, un esercito, una collezione di oggetti disparati e assurdi, legati fra loro da un misterioso legame. Ogni romanzo è uno sforzo di dare fondo all'universo, secondo un gioco molteplice di punti di vista. Noi leggiamo: incontriamo decine di personaggi, centinaia di scene, migliaia di pagine; e per molte settimane dimentichiamo che abbiamo una famiglia, che fuori il sole si leva e tramonta, che amici ci attendono per conversare. {{Intestazione|''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/05/12/tutti-in-volo-sul-cavallo-di.html Tutti in volo sul cavallo di D'Artagnan]'', ''la Repubblica'', 12 maggio 1998}} *Il personaggio di d'Artagnan è uno dei più straordinari ritratti simbolici della prima parte del secolo. Athos è degno di Dostoevskij. Milady è una bellissima creatura del male. E quella leggerezza, che ci trascina di pagina in pagina, non nasce soltanto da una natura felice, ma da una squisita arte intellettuale. *Non credete ai denigratori. ''[[Alexandre Dumas (padre)#I tre moschettieri|I tre moschettieri]]'' emana un vero profumo storico: non meno di ''Guerra e Pace''; un profumo che Dumas ricava con astuzia e grazia dalle memorie, dalle lettere e dai romanzi del primo Seicento. *Come in una cavalcata fantastica, tutta la geografia, la storia e la letteratura della Francia, sfilano davanti ai nostri occhi. Conosciamo i guasconi, i piccardi, i normanni, gli abitanti del Berry, e il loro dialetto, che il colto Aramis si rifiuta di capire; e quanti paesi e chiese e osterie sorvolate dal vento dell'avventura. C'è Parigi, avvolta da una nebbia cupa. I moschettieri bevono generosamente, attaccano briga, pagano malvolentieri i conti degli osti, come gli eroi di Rabelais e di Scarron. ''Il borghese gentiluomo'', ''L'Avaro'' e ''Il Barbiere di Siviglia'' ci fanno conoscere i loro lacchè e le loro soubrettes, che danzano ancora per noi. Abbiamo mercanti e avvocati, avidi e sordidi come nel ''Romanzo borghese'' di Furetière. Aramis ci ricorda la mondanità preziosa degli abati. Gli epigrammi della tradizione moralistica francese brillano alla fine di ogni capitolo. Poi il tempo cambia. Entriamo nella Parigi del primo Ottocento, nei teatri e nei piccoli giornali. C'è qualche traccia della sapienza filosofica e fisionomica di Balzac. E il giovane d'Artagnan, che a diciott'anni arriva dalla Guascogna per far fortuna, l'abbiamo già incontrato nelle vesti di Gil Blas e di Jacob: l'abbiamo ritrovato in quelle di Lucien de Rubempré e di Julien Sorel, che come lui cercano di conquistare la Francia. *Non so se Dumas avesse letto Baltasar Gracián: una parte dei ''Tre moschettieri'' ha un sapore che ci ricorda, sebbene mescolato e manipolato dall'"abile irrigatore", le massime del gesuita spagnolo. Il Seicento si incarna nella figura del cardinale di Richelieu, per il quale Dumas ha una vera passione. Richelieu è la rapidità e l'astuzia, che solo d'Artagnan sa fronteggiare. Rappresenta gli ''Arcana imperii'': il segreto profondissimo del potere e la macchinazione; l'arte di spiare e di ascoltare i segreti. *Ormai è tempo di riprendere in mano ''I tre moschettieri''. Non possiamo fermarci: gli oggetti non ci arrestano con il loro volume, e i personaggi sembrano (e non sono) formati di una sola dimensione. Tutto quello che, nella vita, ci sbarra il passo, viene trascinato dal volo velocissimo della fantasia. Il cavallo di d'Artagnan corre verso l'Inghilterra più rapido del nostro occhio che legge, le navi attraversano in un baleno i mari, Milady ripete le sue affascinanti menzogne, un'occhiata fa scoccare all'improvviso un amore... La leggerezza trionfa sul peso: la frivolezza sul significato, l'immaginazione sull'esperienza. Mentre leggiamo, rimbalzando di fatto in fatto, anche noi senza peso, tutto ci accade: siamo d'Artagnan e Richelieu, Buckingham e Athos, l'uomo dal mantello rosso e Milady, eppure nulla ci tocca e ci ferisce. Veloci come il vento, indenni e inconsapevoli come l'aria, attraversiamo senza conoscerle tutte le esperienze del mondo. {{Intestazione|''La donna segreta di Dio che sfidò ogni ragione'', ''la Repubblica'', 2 novembre 2000, p. 38}} *Dietro le parole e gli esempi, continuerà a muoversi senza fine l'innominabile, indescrivibile punto di fuga, al quale, nelle parole del linguaggio umano, diamo il nome di Dio. *Molti sostengono che solo [[Maria]] ci apre le porte del cielo. *Nei Vangeli e nelle Lettere di San Paolo, Maria è soltanto una creatura: una come noi, «nostra sorella per vincoli di natura»<ref>«''Soror ab humana specie''»: [[Jean Gerson]], ''Tractatus quintus super Magnificat''.</ref>; una che porta sulle spalle il peso della razza umana, il peccato originale, le colpe che ci hanno segnati nella storia, la mediocrità irrimediabile che ci distingue. Una cosa la salva. Maria è semplice, umile: e Dio, che capovolge e rovescia la storia allontanando dal suo trono i ricchi, i potenti e i superbi, la sceglie poiché sta là in fondo, nell'abisso, dove nessuno la vede. {{Intestazione|Intervista di Pierluigi Pietricola, ''Alla ricerca della Grande Opera d'Arte'', ItaliaLibri, Milano, 21 novembre 2005}} *La cosa essenziale è che bisogna farsi possedere completamente dal libro. Bisogna essere posseduti ma contemporaneamente bisogna essere sempre diversi, perché una cosa è farsi possedere da Dante e un'altra è farsi possedere da [[Marcel Proust|Proust]] o da [[Franz Kafka|Kafka]]. Il critico deve mutare continuamente. Non esistono metodi critici validi universalmente per tutte le occasioni. *La [[critica]] arriva sempre con infinito ritardo. *La critica non è che un cambiamento continuo di punti di vista, è una ricerca che tenta di raggiungere quella cosa in continuo movimento che è la grande opera d'arte. I libri in movimento sono sempre i grandi libri. *La forza dell'opera d'arte è di parlare sempre all'infinito a tutti quanti, e questa è una cosa inesplicabile, misteriosa. Può essere spiegata da quell'interminabile ricerca che è la lettura. *La letteratura impegna tutta la vita, tutti i sentimenti: non può esserci impegno più totale. Ma non è impegno solo sulla vita e tanto meno sulla politica. È un impegno sulla sostanza, sulla totalità dell'Essere. E molte volte è anche un impegno religioso. *Non amo [[Jean-Paul Sartre|Sartre]]. Ha scritto pochissimi buoni libri e detto un'infinita quantità di sciocchezze. *Oggi si legge infinitamente di più rispetto ad alcune generazioni fa. Il guaio è che si leggono una grande quantità di porcherie. Non è importante leggere: di per sé è un atto negativo; perché se si legge [[Dan Brown]], la [[Oriana Fallaci|Fallaci]], la [[Susanna Tamaro|Tamaro]] è molto meglio se non si leggesse affatto. La vera forma di lettura è quella che si praticava nella religione cristiana ad esempio, dove la sottigliezza e la profondità interpretativa raggiungevano delle vette che per noi sono assolutamente impensabili. La maggior parte delle persone legge per passare il tempo, ed è esattamente quello che non si dovrebbe fare. *Penso che i libri si muovano nel tempo. Non sono sempre gli stessi; hanno aspetti diversi secondo i secoli. Mentre noi siamo fermi e dobbiamo cercare di capire il movimento dei libri. *Un grande [[libro]] è composto di tanti strati: si tratta di scoprire quello più nascosto. Il libro è una superficie composta da più strati. *Uno [[scrittore]] si preoccupa di scrivere libri o di parlare di quelli degli altri, e non ha nessun dovere con nessuno. L'unico dovere che ha è verso la letteratura.<ref group="fonte" name= Italialibri>Le citazioni derivano da [http://www.italialibri.net Italialibri], che si ringrazia per l'[[Wikiquote:Autorizzazioni ottenute/Italialibri|autorizzazione]].</ref> {{Intestazione|''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/06/07/il-conte-di-montecristo.html Il conte di Montecristo]'', ''la Repubblica'', 7 giugno 2010, pp. 34-35}} *[...] ''[[Il conte di Montecristo|Il Conte di {{Sic|Monte-Cristo}}]]'' è una sterminata hilarotragedia, dove il riso e il delitto, il gioco e il Male Assoluto si sfiorano e si intrecciano. Il lieve tocco ironico, lo spirito settecentesco, l'allegretto sono presenti in ogni capitolo [...]. *L'architettura del ''Conte di Monte-Cristo'' possiede una meravigliosa precisione ed esattezza. Non saprei dire se il libro sia composto di romanzi diversi, che la facoltà affabulatrice di Dumas fa coabitare: o se moltissimi fili narrativi procedano gli uni accanto agli altri, fino a riunirsi ed esplodere in spettacolosi colpi di scena. Dovunque regna l'enigma: la soluzione dell'enigma viene sospesa e rinviata; ora una pagina ci suggerisce cosa accadrà, ora una voce sotterranea ci fa capire che avverranno cose completamente diverse. Il racconto corre veloce, trascina gli ostacoli, attraversa i tempi e gli spazi, copre immense tele scriveva Sainte-Beuve – «senza stancare mai il pennello di Dumas né il suo lettore». ==''Elogio del dilettante''== ===[[Incipit]]=== Nel giardino di un mio amico, che qualche volta mi ospita per settimane, ho incontrato un vecchio operaio agricolo. Era un pensionato, ma siccome riusciva a vivere senza far nulla, ogni mattina lasciava la propria casa con i diversi strumenti del suo lavoro. Sapeva far tutto. ===Citazioni=== *Io so fare pochissime cose: anzi, una cosa sola, e dubito di farla bene. (p. 36) *Confesso di non aver alcun rancore verso il nostro [[tempo]], che oggi quasi tutti accusano di ogni crimine possibile, come se fosse la più barbara tra le età umane. Ma di una cosa è certo colpevole: ha sciupato e dissipato l'immenso tesoro di sapienza artigiana, che la civiltà aveva costruito nei secoli. (p. 36) *Se vogliamo capire un [[libro]], un quadro o un pensiero, dobbiamo portare consciamente o inconsciamente dentro di noi tutti gli altri libri, quadri e pensieri della terra. (p. 38) *Solo chi non è del "mestiere" conserva quello sguardo limpido e fresco, senza ombre né pregiudizi, davanti al quale le cose rivelano spontaneamente il loro segreto.<br>La nostra mente pensa contemporaneamente idee diverse o contrastanti, insegue qualsiasi analogia, fruga ogni sensazione, raccoglie ogni specie di avvenimenti, vive nel nostro mondo e in quelli che costeggiano il nostro. (p. 38) {{NDR|Pietro Citati, ''Elogio del dilettante'', (in ''la Repubblica'' del 9 febbraio 1997), Selezione dal Reader's Digest, ottobre 1997.}} ==''Kafka''== ===[[Incipit]]=== Tutte le persone che incontrarono [[Franz Kafka]] nella giovinezza o nella maturità, ebbero l'impressione che lo circondasse una «parete di vetro». Stava là, dietro il vetro trasparentissimo, camminava con grazia, gestiva, parlava: sorridendo come un angelo meticoloso e leggero; e il suo sorriso era l'ultimo fiore nato da una gentilezza che si donava e si tirava subito indietro, si spendeva e si chiudeva gelosamente in sé stessa. Sembrava dire: «Sono come voi. Sono uno come voi, soffro e gioisco come voi fate». Ma, quanto più partecipava al destino e alle sofferenze degli altri, tanto più si escludeva dal gioco, e quell'ombra sottile di invito e di esclusione sul margine delle labbra assicurava che egli non avrebbe mai potuto essere presente, che abitava lontano, molto lontano, in un mondo che non apparteneva nemmeno a lui. ===Citazioni=== *Non condivideva le pietanze comuni. Mentre gli altri mangiavano carne – quella [[carne]] risvegliava alla sua memoria piena d'odio e di disgusto tutta la violenza che gli uomini avevano sparso sulla terra, e le minuscole filamenta tra un dente e l'altro gli sembravano germi di putredine e di fermentazione come quelli di un topo morto fra due pietre –, lui rovesciava sulla tavola la ricca cornucopia della natura. (Rizzoli, 1987, cap. 1, p. 12) *La scrittura di Kafka è un colpo di dadi lanciato nel vuoto, che azzarda contemporaneamente delle ipotesi opposte. (Rizzoli, 1987, cap. 1, p. 12) *''Il castello'' è un romanzo nella grande tradizione classica, con un'unità di spazio e di tempo, una incessannte fluidità temporale, un sapiente intreccio sinfonico di motivi, il ritorno dei personaggi, un'attenzione alle figure minori e persino qualche momento di distensione e di ozio. (p. 231) *Nel ''Castello'' Kafka è politeista più che nel ''Processo''. Foggia una moltitudine di creature divine, ce le fa incontrare, altre ne evoca sullo sfondo, ne descrive i gradi e le gerarchie, con l'abbondanza fantastica e meticolosa di uno gnostico o di un cinese. (p. 236) *Lui {{NDR|K.}}, l'uomo che conta solo sulla propria energia e sul proprio ingegno, ha raggiunto quello che, in apparenza, voleva: l'indipendenza, la libertà, la solitudine, l'invulnerabilità. Niente è più disperato e assurdo di questa solitudine, di questa attesa nel gelo, che nessuna persona, gesto o dono dall'alto verranno a colmare. (p. 251) *Certo quella ragazza bionda, che lavorava in cucina con le mani insanguinate, lo attrasse profondamente. Aveva sempre amato le ''serve'': ma quell'ebrea orientale, che faceva con chissà quale competenza la cuoca, non aveva intorno a sé nulla del fascino losco di Frieda e di Pepi; era soltanto il personaggio più umile, all'ultimo gradino della scala che l'avrebbe portato sulle alte colline del Canaan. Per quanto possiamo immaginare, Dora non rappresentò mai, per Kafka, la moglie, come Felice Bauer: né la madre-amante, avvolta nell'irradiazione di Eros, come Milena. (p. 297) ===[[Explicit]]=== Si addormentò lentamente, si risvegliò confusamente. Klopstock gli reggeva la testa, e lui pensò che fosse la sorella Elli: «Vai via, Elli, non così vicino, non così vicino...». Poi, con un cenno brusco e inusuale, ordinò che l'infermiera uscisse: si strappò con forza la sonda e la buttò in mezzo alla stanza. «Basta con questa tortura. Perché prolungare?» Quando Klopstock si allontanò dal letto per ripulire la siringa, Kafka gli disse: «Non vada via». «No, vado via» disse Klpostock. Con voce profonda, Kafka ribatté: «Ma vado via io». ===Citazioni sul testo=== *È un approccio molto personale e assai ben scritto. C'è stato da eccepire su taluni punti, come c'è sempre da eccepire su qualunque cosa, anche egregia, si scriva su Kafka, tanto quest'autore è poliedrico, ossimorico, chimerico, facilmente trascrivibile in mitologie private che vengono contestate da chiunque ne abbia una diversa. ([[Italo Alighiero Chiusano]]) *Il libro di Citati è 'impuro'; esattamente. Assomiglia a un diario privato che abbia per tema Kafka; ha l'erratica densità di un epistolario, un vasto taccuino, uno zibaldone su un unico tema [...] il libro di Citati non è una biografia. Ma allora che cosa è? È letteratura. ([[Giorgio Manganelli]]) ==''L'anacoreta [[Cristina Campo|Cristina]] fra furia e dolcezza''== *Questa anacoreta possedeva un garbo mondano, una grazia squisita e inafferrabile, come una signora italiana del Rinascimento o una dama della Fronda. Come amava la bella conversazione! E come era deliziosa la sua conversazione! Spiritosa e tagliente, amabile e crudele, piena di tatto e di violenza. [...] Alle volte, doveva pensare a una religione che non nascesse contro il mondo, ma nel cuore stesso del mondo: che germogliasse, come nei libri di [[Francesco di Sales|San Francesco di Sales]], dalle forme perfette del vivere mondano. Pensava che le «buone maniere», «le belle parole», la «sprezzatura» e la «naturalezza» della società civile fossero la via migliore per arrivare alla santità. La vita mondana era gesto, e la santità non era che gesto assoluto, che riassumeva in sé tutti i gesti belli e squisiti della nostra vita terrena. (in ''Per Cristina Campo'', pp. 286-287) *Aveva un senso acutissimo della forma, come quasi nessuno ai nostri tempi: non voglio dire il dono della pura creazione, che in lei urtava contro troppi vincoli. Adorava la forma che coltiva se stessa, come nelle grandi creazioni dell'estetismo. La sua intelligenza non era la pura, liberata intelligenza di [[Fëdor Dostoevskij|Dostoevskij]] e di [[Franz Kafka|Kafka]], ma l'intelligenza provocata dalle tensioni e dai limiti della forma. Gli scrittori erano, per lei, dei re in incognito, dei sacerdoti nascosti; e la perfezione suprema a cui poteva giungere la letteratura era l'ombra della vestizione del vescovo, l'ombra della ''Missa Solemnis''. [...] Come non inchinarsi davanti a questo amore della perfezione? (in ''Per Cristina Campo'', ''Re in incognito'', p. 287) *Era una creatura accesa, violenta, estrema, piena di ardore cavalleresco, una Clorinda ignara di prudenza e di mezzi termini. Viveva tra i contrari, speranza e disperazione, passione e disprezzo, furia e dolcezza; e trovava una specie di quiete solo intensificando le proprie contraddizioni. (in ''Per Cristina Campo'', ''Re in incognito'', p. 287) *Stava lì rinchiusa nell'eremo della sua anima, ai piedi del suo Dio tagliente come una spada, e attendeva la visitazione. Sentiva di essere eletta? Qualche volta, ripeteva i gesti della segregazione, le parole nobili, gli oggetti privilegiati, gli specchi senza macchia, per invocare l'elezione. Qualche volta, sembrava l'ultima delle creature: la diseredata, la mendicante, che si copriva inutilmente con il povero e freddo mantello delle parole umane. (in ''Per Cristina Campo'', ''Fiamma e delirio'', p. 288) *Amava ciò che è piccolo. «Infinitamente più delicata e tremenda è la presenza dell'immenso nel piccolo che non la dilatazione del piccolo nell'immenso». Aveva un senso sovrano del limite, del confine – lei, così smisurata nell'animo. La sua dimensione nativa fu l'aforisma; e la sua prosa mancò sempre della fluidità, del senso del tempo, della fluttuazione, sacrificati alla concentrazione. Piccole gemme, preziosità senza castone − e, attorno, un vago velo diamantino o iridescente. Sognava di essere leggerissima: ma non lo fu mai, perché era troppo grave e tesa, troppo drammaticamente e fisicamente viva in ogni riga della sua scrittura. (in ''Per Cristina Campo'', ''Fiamma e delirio'', p. 288) ==''L'armonia del mondo''== ===[[Incipit]]=== Il [[gatto]] s'annoia. Non voglio dire il gatto che vive all'aperto, e ha un'esistenza movimentata e interessantissima: caccia topi e farfalle, emigra, viaggia, lotta con gli altri gatti, combatte con i cani, e conserva nel corpo tarchiato e robusto, nell'aria spavalda e determinata, qualcosa del vigore degli antichi felini. Ma il gatto domestico, l'amabile genio che protegge le nostre case, si nasconde sotto i nostri mobili e carezza le nostre mani, si annoia profondissimamente. ===Citazioni=== *Se il gatto si annoia, non si lamenta. Se leggesse, detesterebbe tutto ciò che lo ''spleen'' e l'''ennui'' hanno ispirato ai suoi signori. (p. 11) *Malgrado tante scoperte della psicologia, non apprezziamo abbastanza il [[sonno]]: lo giudichiamo soltanto come un'indispensabile condizione di passaggio, dalla quale dobbiamo risvegliarci. Non comprendiamo quei mari di freschezza: quelle discese nella vita vegetale: quella passeggiata rassicurante nell'oscuro che ci avvolge e ci protegge; né il riemergere, con gli occhi e la pelle distesi. Solo [[William Shakespeare|Shakespeare]], [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]], [[Marcel Proust|Proust]] e il gatto hanno capito cosa sia il sonno. Il gatto sa trarne una ricchezza di piaceri e di forze che noi ignoriamo; e raccomando agli insonni di osservarlo con attenzione. (p. 12) *Se la nostra buona educazione ci insegna a non [[sbadiglio|sbadigliare]], la ''sua'' buona educazione {{NDR|del gatto}} gli ha appreso che, quando arriva il sonno (non bisogna mai allontanarlo), dobbiamo accoglierlo con precisione, stringere gli occhi fino a ridurli a una fessura, sbadigliare a gola aperta, distendere le membra stanche. (p. 12) *E poi c'è il [[risveglio]]. Il gatto lo ''mima''. Spalanca gli occhi, li richiude, e torna a spalancarli. (p. 12) *Come i monaci, il gatto sa che c'è un altro rimedio contro la noia: la [[contemplazione]]. (p. 13) *Se gli avessimo insegnato a dipingere, il gatto dipingerebbe con la grandiosa, meticolosa minuzia di [[Jan van Eyck|Van Eyck]]. Solo un gatto ha potuto comporre il ''Ritratto dei coniugi Arnolfini''. (p. 13) *A differenza dei [[cane e gatto|cani]], molti gatti non desiderano conoscere cosa sta oltre le mura; e talvolta, quando sono piccoli, la visione di una scala – la [[scala]] è l'abisso, la vertigine, l'ignoto – li terrorizza. Il gatto ha dunque scelto il regno degli uomini [...]. Ma vive dentro questo regno come se fosse separato e difeso da una sottile e infrangibile parete di vetro. Non comprenderà mai i nostri dolori come li comprende un cane: il quale, dominato dal suo meraviglioso istinto mimetico, capisce cosa avviene nel nostro cuore con una simpatia che nemmeno un uomo possiede. (pp. 13-14) *Tutti dicono che il gatto è discreto, lontano, irraggiungibile. È uno straniero: si aggira tra noi avvolto da una atmosfera di elusione e di esclusione. Eppure qualche volta, se l'affetto o la nostalgia o il piacere lo guidano, supera la parete di vetro e dorme tra le nostre braccia come un figlio. (p. 14) *Triangolare e appuntito, il gatto ha il volto e l'astuzia artigiana dello scriba egizio, che abita il Museo del Cairo e il Louvre. (p. 14) *Da qualche mese, [[Villa Borghese]] è trasformata. Una moltitudine di ragazzetti giunge ogni pomeriggio da tutte le parti di [[Roma]], per correre sullo [[skateboard|skate-board]] lungo le lievi o ripide discese che uniscono tra loro le strade, o conducono al Viale delle Magnolie alla grande fontana. Tutti conoscono quanto sia semplice questo gioco. Ma non so se tutti abbiano osservato la sempre rinnovata fantasia, che i bambini di otto anni o i ragazzi di quindici applicano ai loro movimenti, come musicisti che variano senza fine un tema, mai stanchi, mai spossati, felici di camuffarlo in modi ogni volta diversi. (da ''Elogio dello skate-board'', Superpocket, 1999, p. 29) *Così vorrei dire loro, mentre si alzano e si piegano sulle assicelle mobilissime: «Non dimenticate mai i vostri {{sic|skate-board}}: difendeteli; e difendete insieme a loro l'agilità che vi abita, questo spirito di metamorfosi che vi fa diventare ardentemente tutte le cose, perduti in tutte le cose, e insieme difesi dal cristallo impenetrabile della giovinezza. Difendete il vostro mondo infantile dal mondo adulto nel quale state per entrare. Non credete a nulla di ciò che vi verrà detto: sopratutto non credete a ciò che vi diranno i vostri coetanei dal triste volto di adulti; raccogliete nella vostra mente tutto lo scherno, la derisione, l'ironia, di cui l'adolescenza è capace, per impiegarle contro le idee che vi saranno proposte. Non dimenticate mai che è molto meglio vivere senza fede, piuttosto che con fedi rovinose. Se non credete in [[Dio]], non cercate la Sua traccia tra gli uomini e i programmi politici, perché nessuno è più lontano dal Regno dei Cieli di chi lo confonde con qualche Stato o partito di questa terra.» (da ''Elogio dello skate-board'', Superpocket, 1999, pp. 30-31) *Ma [[Eraclito]] ha detto: «Il [[tempo]] è un bimbo che gioca, con le tessere di una scacchiera: di un bimbo è il regno». [[Charles Baudelaire|Baudelaire]] e [[Gustave Flaubert|Flaubert]] hanno dunque torto: il tempo non ha nulla di pesante, non è un carcere né uno stagno. Il vero signore del tempo è un bambino che gioca: un bambino che mette in tutto ciò che fa una sovrana ironia e leggerezza. Noi dobbiamo soltanto apprendere il suo ritmo: accettare la sua velocità, il suo capriccio, il suo sorridente sfruttamento del caso, la sua delicata follia. (da ''Morte e resurrezione'', Superpocket, 1999, p. 99) *Più una società è complessa e rispetta le differenze tra gli esseri umani, e la loro ineliminabile singolarità, più si avvicina alla società perfetta sognata dagli utopisti. Ma il tu della società di massa livella, non eguaglia: uccide la complessità psicologica, non avvicina: fa morire la vera distanza, stabilendo una distanza ancora più incolmabile; ostenta l'amicizia e preclude l'affetto. Anche se non lo vogliamo, ci fa entrare nel regno dell'indifferenza, dove tutti i sentimenti sono prescritti e sostituiti dalla voce vaga e vuota degli automi. (da ''Il tu e il lei'', Superpocket, 1999, p. 53) *La [[biblioteca]] ci fa capire che essa non ha né confini né limiti, eppure non si può mai uscire da lei. Non c'è più terra, né alberi, né cielo, né mare, né vita. Lì c'è tutto il cosmo: i libri di metafisica e di viaggi, di mitologia e di geologia contengono tutte le possibilità e impossibilità che abbiano mai folgorato le menti umane. Ma questo cosmo è catalogato, distinto, diviso da una mente che fa coincidere la perfezione con il limite. (da ''Sulla lettura,'' Superpocket, 1999, p. 57) *Una mattina ci risveglieremo cambiati, come se nella notte qualcosa fosse improvvisamente accaduto dentro di noi. In quel momento sapremo che la massa, macerata e compressa, dei nostri ricordi avrà generato un simbolo, da portare con noi per tutta la vita. (p. 71) *La vita ha dato a qualche uomo il compito di ricordarci ogni istante cosa è dolore, tristezza, ansia, angoscia, insoddisfazione, incompiutezza, fallimento. Sono coloro che portano in sé l'infelicità come un privilegio e una grazia, e che noi talvolta vorremmo respingere dalle nostre vite perché ci ricordano la miseria di quanto facciamo. Poche persone ci sono più care di loro. Poche persone ci sono più preziose dell'amico che ci protegge da lontano con la sua bontà apprensiva, con la gentilezza custodita nei profondi occhi incavati, con la sua ilarità nervosa, – e che è sempre vissuto sui confini della notte, sui margini dell'ombra, là dove il cuore genera con più terribile eccesso l'ansia, il piacere o il dolore. (da ''Il malumore,'' Superpocket, 1999, p''.'' 65) *Noi stiamo conoscendo un nuovo tipo di uomo: colui che riceve le [[Notizia|notizie]]. Egli ha abolito in sé la forza visionaria dello spirito, l'immaginazione, la pura tensione speculativa, l'amore del gioco, la tenerezza per le parole. Gli è rimasta una sola qualità: la prensile, quasi animalesca capacità di captare notizie. Le ascolta; e subito le trasforma in idee, che anch'esse si propagano velocemente in ogni angolo della terra. Ma questi pallidi surrogati di idee non desiderano cogliere la verità: si accontentano di commentare i fatti, di corteggiarli e di diventare la loro eco indefinita e molteplice. Poi scompaiono, molto più rapidamente dei fatti. (da ''Malati di notizie'', Superpocket, 1999, p. 78) *Oggi ci siamo accorti – ma non so per quanto tempo – che le [[Oggetto|cose]] non rivelano più la nostra anima, e ci siamo ritirati a passi lievi dal mondo. L'occhio guarda con discrezione la realtà: ha perduto la sua forza luminosa, quel dono di illuminare il mondo e di venire illuminati dal mondo, che [[Claude Monet|Monet]] e [[Marcel Proust|Proust]] possedevano come nessun altro. Ama la distanza: l'accettazione del limite fra noi e il reale, il ritegno, la precisione nei particolari, la nitidezza liquida e trasparente, come i miniaturisti fiamminghi del quindicesimo secolo e i vedutisti veneti del Settecento. Questo freddo nitore (il nitore di [[Jan van Eyck|Van Eyck]] e di [[Bernardo Bellotto|Bellotto]]) forse è la luce dei nostri anni. (da ''Le cose, oggi'', Superpocket, 1999, p. 85) *Anche la nostra vita è una [[metamorfosi]] incessante. Solo se ci perdiamo nel sonno, possiamo conoscere il giorno. Solo se attraversiamo la tenebra, raccontiamo la luce. Solo se obbediamo all'abitudine, esperimentiamo la novità e la freschezza della vita. Solo se conosciamo profondamente il Male, narriamo le vittorie del Bene. Solo se diventiamo natura, ci trasformiamo in creature umane. Solo se moriamo nelle profondità della terra, come il seme di [[Eleusi]] e di [[Giovanni apostolo ed evangelista|Giovanni]] e di [[Paolo di Tarso|Paolo]], riusciamo come creature spirituali. Ma la metamorfosi esige da noi un'immensa sofferenza. Dobbiamo morire: abbandonare la nostra forma: assumere un'altra forma: rinunciare a noi stessi, – e niente è più doloroso di questa lacerazione, che ci fa a pezzi e ci muta. (da ''Morte e resurrezione'', Superpocket, 1999, pp. 101-102) *[[Napoli]] era, in primo luogo, il [[Vesuvio]]. Quanti turisti contemplarono l'abisso fumante: quanti pittori rappresentarono quel fuoco incandescente e sontuoso. Arrivato lassù, seduto presso la bocca del vulcano, il viaggiatore vedeva, a intervalli, [[Portici]], [[Capri]], [[Ischia]], [[Posillipo]], il mare disseminato dalle vele bianche dei pescatori e la costa ricamata d'aranci del [[golfo di Napoli]]: il Paradiso più radioso visto dal bordo dell'Inferno. Poi scendeva: affascinato dal caos, cercava di descrivere il caos con la precisione di [[Giovanni Battista Piranesi|Piranesi]]. Ma presto si accorgeva che la natura «sa diffondere le sue grazie anche sugli oggetti più orribili.» (da ''Il viaggio in Italia'', Superpocket, 1999, p. 115) *Se tutti hanno o possono avere il [[potere]], nessuno riesce veramente ad afferrarlo. Così è proprio lui a possederci, senza che noi lo sappiamo. Poche epoche come la nostra, la quale ha sepolto i grandi per liberarci dalla morsa del dominio, sono state così schiave della soggezione e del fascino del potere. (da ''I potenti'', Superpocket, 1999, p. 126) *Sui «vizi» del nostro popolo esiste una copiosissima letteratura, quasi tutta di terz'ordine. Quando vogliamo averli davanti alla memoria, basta pensare che quell'ignobile attore, quell'astuto evocatore di fantasmi che fu [[Benito Mussolini|Mussolini]] seppe individuarli tutti nelle pieghe più nascoste del nostro paese, e li portò ingigantiti sulla scena pubblica: la mediocrità intellettuale, la fragilità nervosa, la bassa furbizia, la vanteria fallica, la presunzione immotivata, la fantasticheria ad occhi aperti, il rozzo buon senso, il disprezzo per le idee, l'arroganza verbale... (da ''Gli italiani nel 1973'', Superpocket, 1999, p. 131) *{{NDR|La decadenza dell'Europa}} Intorno a noi, popoli più antichi o più giovani accelereranno vertiginosamente il passo del tempo. Noi resteremo a parte, in un angolo, quasi dimenticati: con regimi politici lievemente anacronistici e una popolazione di vecchi. Ma tutti sapranno che, volendo sottrarsi al ritmo furioso del tempo, volendo balzare fuori per un attimo dall'infernale sarabanda della vittoria e della sconfitta, cercando di liberarsi dall'impegno di essere sempre presenti, – basterà venire in [[Europa]]. Questo giardino, questo orto concluso, dove il tempo viene sistematicamente rallentato, dove le passioni sono raffreddate e frenate, e tutto viene avvolto dalla luce celeste del nostro tramonto. (da ''La decadenza dell'Europa'', Superpocket, 1999, p. 141) *Non si vive per altro: perché, sul fondo dell'abisso e del vuoto, una mano veloce scriva sul foglio bianco delle parole che obbediscano a un ritmo e a una figura. Tutta la storia dell'Europa è avvenuta soltanto per generare pochi versi, pochi quadri perfetti – versi e quadri che non giustificano ma gettano nell'ombra gli orrori. La ''langoureuse Asie et la brûlante Afrique'' sapranno capire le ultime parole di Europa? (da ''La decadenza dell'Europa'', Superpocket, 1999, p. 143) *Niente è più pericoloso che avere troppa fiducia nella [[storia]], e sentirsi a proprio agio nelle sue pieghe, nei suoi segreti, nei suoi cammini lineari o tortuosi. Specie chi investe in essa delle mete assolute, finisce per non capirla o fraintenderla. I grandi ossessi del tempo non l'hanno mai compresa. (da ''Il futuro di un'illusione'', Superpocket, 1999, p. 156) *[...] non è elegante cedere al [[rimpianto]]. (p. 187) *{{NDR|L'arte [[Sciti|scitica]]}} nata nelle steppe, dagli ignoti artigiani che dovevano montare, come i guerrieri e gli sciamani, «cavalli più leggeri delle pantere, più rapidi dei lupi della sera». Gli ori scitici arcaici, che intrecciano corna e membra di cervi, sono tra i supremi capolavori dell'arte umana. Il bestiale, il barbarico, il misterioso, il regale, il chimerico vengono evocati da una energia stilistica feroce: − lo stile come guizzo bruciante di linee, che divora qualsiasi materia, persino la più preziosa: lo stile come unica forza rimasta al mondo nella dissoluzione di tutte le cose celesti e terrene. [...] Forse quella furibonda energia stilistica, quei guizzi, quei balzi sovrumani spiegano tutta la grande arte russa: da [[Avvakum]] a [[Nikolaj Vasil'evič Gogol'|Gogol]] a [[Fëdor Dostoevskij|Dostoevskij]] fino a [[Marina Ivanovna Cvetaeva|Marina Čvetaeva]] e a [[Vladimir Nabokov|Nabokov]]. (da ''Gli Sciti'', ''Russia 1987'', Superpocket, 1999, pp. 189-190) *{{NDR|[[San Pietroburgo]]}} Con che gioia si contemplano quei palazzi imperiali, quegli osservatori, quei conventi, quelle chiese creati per re, ma più leggeri di qualsiasi architettura regale! Il tenero azzurro, il tenero verde, il tenero rosso evocano la grazia di [[Napoli]] quando, quasi nello stesso periodo, nel cuore del diciottesimo secolo, costruiva sé stessa. Le cupolette d'oro russe, a [[Carskoe Selo|Tzarskoe Selo]], diventano un elegantissimo gioco, che la [[Russia]] rococò fa con sé stessa, prendendo a prestito e quasi irridendo un elemento sacro. I nobili palazzi neoclassici sanno di Grecia rivisitata, di squisite mondanità, di teatro, di quinte teatrali. Tra queste architetture abbiamo l'impressione che debba sciamare un corteo di maschere meridionali, [[Arlecchino|Arlecchini]] e [[Colombina|Colombine]], guidati da qualche re della gioia. (da ''Pietroburgo'', Superpocket, 1999, pp. 190-191) *{{NDR|San Pietroburgo}} Sopra tutte le cose splende una luce solare cristallina, sovrannaturale e radiosa, come nelle tele inglesi di [[William Turner|Turner]], scendendo da un cielo così immenso che nessuna galassia può contenerlo. Ascendiamo nello spazio, volteggiamo nello spazio. Non c'è più meta. (da ''Pietroburgo'', Superpocket, 1999, p. 191) *Chi ha creato Pietroburgo? Non [[Pietro I di Russia|Pietro il Grande]], non Elisabetta né Caterina: non gli architetti italiani. Un grande poeta romantico russo, una specie di [[Caspar David Friedrich|Friedrich]] della Neva ha sognato il Sud, gli ha rubato qualche elemento, e poi l'ha trasformato in un delirio a occhi aperti, in un delirio di pietre e di neve e di verde e di celeste, e di luce radiosamente infinita. (da ''Pietroburgo'', Superpocket, 1999, p. 191) *{{NDR|Su [[Parigi]]}} Senza saperlo sono entrato in un luogo puramente mentale, dove la realtà – [[Senna]], Champ de Mars, giardini del Lussemburgo, [[Museo del Louvre|Louvre]], Marais – è stata disposta da una mano sottile e tagliente. Qui la mente ha modellato gli spazi e li ha imbevuti di sé stessa, come in nessun'altra città del mondo. Tutto è cristallino e traslucido, come nei quadri di Bellotto; e quel vento che soffia, che spazza e riporta le nuvole su un palcoscenico immenso, quel vento che sa ancora di [[Oceano Atlantico]], non è che il vento agile dell'intelligenza che ti costringe a muoverti più veloce. (da ''Parigi 1988,'' Superpocket, 1999, p. 202) *{{NDR|[[Ninfee (serie di Monet)|Le Ninfee]]}} [...] nessuna pittura è meno astratta di questa. [[Claude Monet|Monet]] tenta di conquistare la realtà assoluta: senza limiti, senza bordi, senza limitazioni: al di là della quale nulla esiste: tanto materiale quanto immateriale: tanto superficiale quanto segreta; la realtà come lingua e come musica ininterrotta. Quale meraviglioso rivolgimento! Colui che [[Paul Cézanne|Cézanne]] aveva definito «un occhio» è diventato un filosofo presocratico. Non è più soltanto un rivale di [[Marcel Proust]] e di [[Claude Debussy|Debussy]], ma di [[Empedocle]] e di [[Eraclito]]. (da ''Le ''Ninfee'' di Monet'', ''Parigi 1988'', Superpocket, 1999, p. 203) *{{NDR|Claude Monet}} [...] come accade in ogni capolavoro, balzò oltre ogni cultura, ogni civiltà, ogni storia. Cosa può avvenire, ''dopo le Ninfee?'' Questo monumento è un culmine e una fine. Ci costringe a ricominciare da capo, a tornare indietro, a riesaminare i nostri colori, i nostri suoni e le nostre lingue. Nulla di quello che, ''dopo'', è avvenuto in [[Francia]], può sostenerne il confronto. (da ''L'unità della natura'', ''Parigi 1988'', Superpocket, 1999, p. 206) *{{NDR|I grattacieli di vetro di [[New York]]}} Se li guardiamo meglio, ci accorgiamo che i grattacieli sognano. Mentre sognano, riflettono nelle loro superfici trasparenti tutte le immagini del tempo passato: la pietra, il mattone, il ferro, l'acciaio, la chiesa neogotica e il palazzo neorinascimentale, il Plaza e la [[Cattedrale di San Patrizio (New York)|cattedrale di San Patrizio]] – e, più in alto, mescolate al mattone e alla pietra, le nuvole e le nebbie, tessute di una materia appena più reale del vetro. Le immagini cambiano secondo le ore e i raggi di sole: ogni edificio ha un diverso riflesso secondo il diverso vetro in cui si rispecchia. E nessuna delle immagini è prigioniera, come il tempio greco di Siracusa.<ref>Incluso nel Duomo medioevale di [[Siracusa]]. {{cfr}} Superpocket, 1999, p. 213.</ref>perché chi può afferrare e trattenere un riflesso?<br>In questo momento, mentre usciamo dall'incubo, l'angoscia e la vertigine del tempo vengono pacificate. [...] Forse vivere non è altro che questo – vivere nel riflesso, nell'apparenza, nel velo, che ogni giorno qualcosa tesse attorno a noi. (da ''I riflessi nei grattacieli'', Superpocket, 1999, pp. 214-215) *Un fungo [[porcino]] nasce dall'incontro di spore: una mattina viene alla luce, si nutre dell'humus di un albero, cresce sotto questi boschi in una oscura e silenziosa solitudine, viene colto dalle mani di un montanaro, qualcuno lo secca o lo mette sott'olio; e ora è qui, che sta per venire offerto sulla tavola di un borghese italiano. (p. 222) *Quando scrive, [[Giovanni Macchia]] chiude le finestre della sua grande casa, accosta le porte, allontana gli insidiosi soffi d'aria, stacca il telefono e si trincera dietro il piccolo tavolo da lavoro, lasciando cadere tra la penna e il mondo tutte le cortine con cui i libri, i quadri e la musica ci allontanano e ci legano alla vita. Lì, chiuso nel suo bozzolo, è felice. (da ''La morte degli alberi'', p. 225; Superpocket, 1999, p. 225) *So che gli [[albero|alberi]] mi guardano, mi curano e mi proteggono con la loro presenza silenziosa, col loro amore senza parole. Non sanno nulla di me, ma sono disposti a distendere le loro braccia sopra di me e sopra ciascuno. Ricordo [[Olimpia]]: sui templi distrutti, sulle colonne tagliate e abbattute, è discesa dolcemente col tempo un'intera collina, difendendo colla pietà dei pini le pietre salvate dalla furia degli uomini. (da ''La morte degli alberi'', p. 226; Superpocket, 1999, p. 226) *Sebbene ami i greci, non sono mai riuscito a condividere il loro [[antropomorfismo]]. Come è possibile immaginare Zeus, o tanto più Afrodite o Poseidone, sotto forma umana? Come è possibile che quanto vi è di più numinoso e tremendo o semplicemente incommensurabile negli [[dèi]], assuma l'aspetto dei nostri corpi? La forma umana è troppo definita per accogliere il divino. Mi sembra che una pietra bianca, o una pietra nera, o uno splendore di gemme, o un ricamo astratto sulle pareti di una moschea, o un fuoco eterno di legna pura, siano una forma più adatta a riceverlo. Ma gli dèi, forse, amano sopratutto gli alberi. (da ''La morte degli alberi'', Superpocket, 1999, pp. 226-227) *Come gli dèi, anche gli alberi muoiono: gli uni e gli altri sono le creature più delicate e feribili del mondo; e noi dobbiamo assistere alla loro malattia e alla loro morte. (da ''La morte degli alberi'',p. 227; Superpocket, 1999, p. 227) *Se proviamo a rileggere le ''[[Honoré de Balzac#Le illusioni perdute|Illusions perdues]]'' e ''[[Guerra e pace]]'' o ''[[Thomas Hardy#Tess dei d'Uberville|Tess]]'', nasce in noi un'impressione che i lettori di allora dovevano probabilmente condividere: la [[realtà]] pareva densa, folta, resistente, immodificabile come il granito. Qualsiasi tentativo gli uomini facessero per cambiarla, si spezzava contro di lei. Oggi, la nostra impressione è capovolta. (da ''La società di massa nel 1980'', p. 235; Superpocket, 1999, p. 235. ) *Immaginiamo che ogni fatto rappresentato, ogni metafora amorosamente foggiata, ogni parola gettata sulla carta vengano accompagnati dalla coscienza acutissima della loro fuggevolezza: immaginiamo un libro dove tutto cambi, muti, assuma sempre nuove forme, come le nubi leggere in un cielo ventoso, come l'infinito caleidoscopio di immagini e sensazioni che attraversa roteando e brillando il ''[[Laurence Sterne|Tristam Shandy]]''. Ho citato un libro di due secoli fa. Forse il libro che sogniamo è stato già scritto, e i nuovi narratori-poeti dovranno soltanto cercare di inseguirne l'impossibile forma. (da ''La società di massa nel 1980'', p. 235; Superpocket, 1999, pp. 235-236 ) *Il trionfo dell'industria culturale ha portato delle conseguenze, che modificano la figura sociale dello [[scrittore]]. Quest'abitante di due o mille mondi non è mai stato così amato, accarezzato, abbracciato, esaltato, ricompensato come dalla civiltà di massa: nemmeno quando Nestore e Alcinoo lo invitavano nelle regge<ref>Reggie, refuso, nell'edizione Superpocket, 1999.</ref>per celebrare la loro gloria. (da ''La società di massa nel 1980'', Superpocket, 1999, p. 236.) *In un'epoca come la nostra, il compito di uno scrittore è modesto. Egli ci ricorda la gioia del riso in un tempo aggrondato: ci ricorda il profumo della leggerezza in un tempo di pesantezza: in un tempo che non conosce la precisione, si ostina a chiamare le cose col loro nome: in un tempo enfatico, rievoca il vero ardore della passione: in un tempo fragoroso, risuscita la virtù del silenzio; in un tempo frammentario, tesse rapporti tra il presente, il passato e il futuro, tra tutti i punti del mondo, tra il nostro mondo e gli altri mondi che roteano soltanto nella sua fantasia. Se lo interroghiamo, se vogliamo che egli si renda «utile alla società», si rifugia nella sua vita privata. (da ''La società di massa nel 1980'', Superpocket, 1999, p. 238.) *Volgendo le spalle a qualsiasi rigida geometria, [[Ulisse]] ama ciò che è sinuoso, tortuoso, obliquo, curvo: come il marinaio che attraversa il mare a zig-zag, seguendo i capricci del vento, o come il granchio, che cammina contemporaneamente verso tutte le direzioni.<br>Con questo passo tortuoso e avvolgente, Ulisse disegna strade intellettuali sull'oscura vastità del mondo, e lo illumina col suo sguardo di fuoco. (da ''L'uomo che capisce'', Superpocket, 1999, p. 241) *Certo, il mondo della poesia epica e lirica, sulla quale Achille regna come un sovrano, gli è precluso. Ma apriamo l'''[[Odissea]]'', dove tutti fingono e raccontano. Il più grande narratore – il maestro degli scrittori di romanzi fino a [[Miguel de Cervantes|Cervantes]], a [[Robert Louis Stevenson|Stevenson]], a Proust, a [[James Joyce|Joyce]] – è lui, quando racconta i suoi viaggi nella reggia di Alcinoo. Appena apre la bocca, cade il silenzio [...] (da ''L'uomo che capisce'', Superpocket, 1999, p. 242) *Proprio [[Platone]], il supposto nemico di Ulisse e della ''metis'', ci racconta che l'Amore-filosofo (il modello di [[Socrate]]) è il nipote della dea [[Meti (Oceanina)|Metis]]. Il vero filosofo deve essere dunque cacciatore, versatile, curioso, sinuoso, ingegnoso: deve conoscere tutti i colori, i labirinti e le curve della realtà, prima di iniziare il cammino che lo conduce verso la contemplazione delle Idee. Senza Ulisse, non ci sarebbe mai stato Socrate: questo vagabondo, questo nuovo [[Proteo]], questo attore comico, questo principe dei dilettanti, questo signore dei parodisti. (da ''L'uomo che capisce'', Superpocket, 1999, p. 242) *Non c'è psicanalista, né storico, né critico letterario a cui ci affideremmo più volentieri che a Ulisse. Egli ci insegna che non potremmo vivere senza la gioia di «capire» i misteri della realtà: senza interrogare i segni e gli indizi, che ogni mattina il caso sparge sulla nostra strada. Ma ci insegna anche che capire non basta. Il piacere supremo, a cui dobbiamo consacrare tutti noi stessi, è quello di raccontare quanto abbiamo capito, vissuto, immaginato o sognato – i Lestrigoni, i [[Ciclopi]], le Circi, le Scille e le Cariddi, gli Inferi, le Itache che stanno nascosti dentro ciascuno di noi – mentre gli altri pendono, insonni nella lunga notte, dalle nostre labbra. (da ''L'uomo che capisce'', Superpocket, 1999, p. 244) *L'antico insegnamento delfico, ''[[Conoscere sé stessi|Conosci te stesso]]'', voleva dire: conosci i tuoi limiti, sappi di essere un uomo e non un dio, rifiuta in primo luogo la ''[[hybris]]''. Eppure il ''daimon'' di un artista non obbedisce sempre alla massima delfica: l'arte della vocazione è un continuo violare il limite – compiere veloci scorribande nell'altrove, portare notizie dal mondo che non gli appartiene, trasformare il diverso. (da ''Il daimon'', p. 258; Superpocket, 1999, p. 258) *L'[[critica|interprete]] non è un professionista del mistero, o un mistico, o un mistagogo, né forse un vero scrittore. È soltanto un intervistatore, che dispone di pietre e di legni altrui: o uno di quei vecchi aggiustatori di ombrelli che abitano ancora nell'antica, amatissima e accogliente città di [[Roma]], e riparati dentro un portone – fuori scende la pioggia, o soffia il vento o il maggio caldo promette già una torrida estate – congiungono stecche, riparano manici e tessuti, perché gli altri possano passeggiare con una lieve difesa tra le tempeste del mondo. (da ''L'arte del ritratto'', Superpocket, 1999, p. 276) ==''La civiltà letteraria europea''== *Chi scrive versi o compone quadri e statue è spinto da un impulso insostenibile a far rinascere sulla terra l'[[età dell'oro]]: la fa rinascere nella sua opera, che è la stessa età dell'oro realizzata. Ma è anche simile a una divinità decaduta, prigioniera nelle tenebre o esiliata ai limiti della terra, che porta nella memoria il ricordo dell'utopia e della sua fine irreparabile; o ad un astro che fugge, sempre più pallido ed enigmatico, l'acume degli occhi umani. *Chi vuole conoscere la luce della forma, deve attraversare l'ombra: sostare sull'orlo di un precipizio, o camminare tra due voragini, tra due follie egualmente tremende. *Non amare [[Charles Dickens|Dickens]] è un peccato mortale: chi non lo ama, non ama nemmeno il romanzo. ==''La luce della notte''== *I [[Greci]] erano molto meno ingenui di noi, e sapevano come fosse tragica la «gioia» nel mondo luminoso di [[Apollo]]. Perché la [[cetra]], che dà gioia, è lo stesso strumento dell'arco, che dà la morte. Come Apollo saettava da lontano le frecce del suo arco, le [[Muse]] «saettavano da lontano» i dardi della loro lira. Il poeta era un arciere: la sua canzone una freccia, che non sbagliava mai la meta; e la corda dell'arco vibrava come le corde della cetra. Le notizie essenziali sulla poesia apollinea sono tutte contenute in questa metafora. Il poeta possedeva la distanza contemplativa del [[dio]] che, con un gesto, aveva arrestato sul frontone di [[Olimpia]] la lotta dei Centauri e dei Lapiti; e la precisione e l'esattezza, l'arte di cogliere nel segno e di conoscere il vero ordine delle cose. Ma portava in sé un dono più terribile: la morte. (da ''Apollo, Ermes, la poesia'', ''I re di Micene'', p. 39) *{{NDR|[[Socrate]]}} Noi non finiamo di sorprenderci che questo personaggio da commedia deliri, e poi nasconda di nuovo i suoi doni sovrannaturali dietro la discrezione più amabile e sorridente. Un così perfetto equilibrio tra le qualità opposte dell'animo umano non si è mai più verificato nella storia; e perciò Socrate continua a sembrarci qualcosa di unico. Tutto è chiaro, in lui: chiaro come il platano, l'erba, le acque trasparenti dell'Ilisso, dove lo vedremo avanzare: siamo nel mondo più limpido che abbiamo mai conosciuto; eppure chi è più enigmatico di lui, chi è più irraggiungibile e inafferrabile della sua persona? (da ''Amore filosofo'', ''I re di Micene'', pp. 54-55) *Con la favola di Amore e Psiche, [[Apuleio]] crea una forma d'arte che si impose per sempre alla fantasia occidentale: l'arte dei misteri. Quest'arte è legata dal segreto: deve tacere le cose divine mentre ne parla; e quindi rivelarle nascondendole. Così Apuleio costruisce le ''Metamorfosi'' su un'immensa omissione: la presenza di [[Iside]] nei primi dieci libri, non meno intensa che nella trionfale apparizione dell'undicesimo. Poi gioca, usa tocchi fatui e leggeri, scherzi e arguzie, allusioni enigmatiche, note basse ed oscene; e la forma più priva di valore religioso che sia mai esistita – la mitologia ellenistica, con le Veneri, le Grazie, gli amorini, la ricerca del piccolo e del parodistico. Non potremmo, in apparenza, essere più lontani dal sacro: eppure dietro la superficie, la «favola» è il più grande ed audace testo mistico della letteratura europea. (da ''La luce nella notte (I)'', ''I re di Micene'', pp. 88-89) *Oggi, diciotto o diciannove secoli dopo<ref>Il riferimento è al primo e al secondo secolo dopo Cristo, epoca in cui la civiltà e la filosofia pagane iniziavano il confronto con la religione cristiana e, in modo particolare, con San Paolo.</ref>, il contrasto è molto diverso? Dentro di noi, c'è un platonico che commenta [[Paolo di Tarso|Paolo]]; e un cristiano paolino che commenta [[Platone]]. Malgrado tanto tempo trascorso, e tante migrazioni e fusioni, malgrado la furia di Paolo si sia ammorbidita e il suo stile abbia trovato una forma, il [[cristianesimo]] è ancora lo ''scandalo'': la follia della croce, la ferita di Dio, la lacerazione dell'universo. Il contrasto non è conciliato: né forse può esserlo mai. A noi spetta soltanto di conservarlo puro nella nostra mente: di percorrere entrambe le strade sino all'estremo, senza attendere una soluzione. (da ''Un pagano legge san Paolo'', ''Da san Paolo al'' Paradiso, pp. 129-130) *{{NDR|L'[[Apocalisse di Giovanni|Apocalisse di Giovanni]]}} [...] un piccolo libro dolce come il miele, amaro come l'assenzio. (da ''Il libro bianco e scarlatto'', ''Da san Paolo al'' Paradiso, p. 130) *{{NDR|Nell'Apocalisse di Giovanni}} Il fascino della «grande [[Babilonia la Grande|Babilonia]]», a cui nemmeno [[Giovanni apostolo ed evangelista|Giovanni]] si sottrae, è già il fascino della città [[Charles Baudelaire|baudelairiana]], la città infernale, coi suoi angeli d'oro, di porpora e di giacinto, dove tutte le forze umane si concentrano, si moltiplicano, si nutrono di vertigine e d'infinito. (da ''Il libro bianco e scarlatto'', ''Da san Paolo al'' Paradiso, p. 134) *Solo i [[libro|libri]] scritti con la calligrafia cifrata dei cieli, solo i libri che nessuno può dissigillare completamente, continuano a infuocare per secoli i nostri pensieri. (da ''Il libro bianco e scarlatto'', ''Da san Paolo al'' Paradiso, p. 143) *Mentre continuiamo a leggere, avvertiamo nei versetti dell<nowiki>'</nowiki>''Apocalisse'' una tensione, un impeto, una passione, che hanno qualcosa di cannibalesco: furore di possedere e ingoiare dei libri e di proiettarli in un altro spazio di carta; l'opera d'oreficeria viene lavorata col fuoco. Con una specie di ebbrezza allucinata, Giovanni trasforma ciò che aveva ingoiato, e le immagini strappate a Isaia e a Ezechiele, più concrete, violente e corpose che nei modelli, sembrano aggredirci negli occhi. Così questo testo, che non nasce da un'esperienza visionaria, è diventato il più grande testo visionario dell'Occidente. La letteratura ha appreso dall<nowiki>'</nowiki>''Apocalisse'' che vedere è, in primo luogo, una ''visione di libri''. (da ''Il libro bianco e scarlatto'', ''Da san Paolo al'' Paradiso, p. 140) *Subito, nei primi versi del ''[[Divina Commedia|Paradiso]]'', nell'invocazione ad Apollo, [[Dante Alighieri|Dante]] chiarisce perché la sfida sia estrema:<br>{{Centrato|''Entra nel petto mio, e spira tue {{!}} sì come quando [[Marsia|Marsïa]] traesti {{!}} de la vagina de le membra sue.''}} Dio, l'ispiratore della poesia sacra, viene paragonato ad Apollo, quando spellò vivo Marsia, che aveva osato sfidarlo, e ne estrasse il corpo scorticato dalla pelle – la guaina, la «vagina» delle sue membra. Dunque la poesia sacra, che Dante sta per iniziare, porta con sé l'ombra di un delitto mitico: è essa stessa un delitto; ci distrugge, ci annichila, ci uccide, sia pure per farci uscire da noi e farci conoscere la rivelazione. Dante ci mette sull'avviso: il suo libro sacro sarà tremendo, molto più dell<nowiki>'</nowiki>''Inferno'', e chi oserà leggerlo dovrà contare su un coraggio intellettuale, che nemmeno per un attimo potrà distendersi e rallentare. Tutta quella luce non ci illuda. Tutto quell'amore non ci incanti. Se il libro di Dante è tremendo, se senza fine l'Apollo cristiano spellerà davanti ai nostri occhi il corpo vivo di Marsia, è per una ragione evidente. Dio è tremendo. Come i veri credenti sanno, Dio non è nulla di misurato o tranquillo o ragionevole o pacato: è un «infinito eccesso», una fatale sovrabbondanza rispetto a tutti gli uomini e alle cose create. (da ''Il Paradiso'', ''Da san Paolo al'' Paradiso, pp. 179-180) *Nulla è più arduo e raro dell'ingenuità e dell'innocenza [[taoismo|taoiste]]: sgorgate da una cognizione completa, amara e ironica della vita, dei suoi contrasti e del gioco di antitesi che l'attraversa; simile a quel candore supremo, a quella grazia infantile, a quella dolcezza disincarnata, che soltanto i grandi vecchi posseggono. (da ''I giochi del Tao'', ''I giochi del [[Tao]]'', p. 202) *{{NDR|[[Il Libro del Signore di Shang]]}} In nessun altro testo di teoria politica che sia mai stato scritto, da [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]] a [[Lenin]], si esprime così atrocemente il sogno di una politica assoluta, che cancelli qualsiasi altro pensiero, sentimento e desiderio umano, costruendo lo spaventoso edificio della [[Legge]] e della [[Forza]]. I suoi autori possedevano tutte le qualità necessarie per realizzare questo sogno: una mente paurosamente logica, un disprezzo astratto per gli esseri umani, una crudeltà adamantina, l'odio per ogni compromesso, una decisione che non si arrestava davanti a nessun ostacolo, una solitudine disperata, l'incapacità di pensare e amare il mondo come un mobile gioco di contraddizioni. (da ''La politica assoluta'', ''I giochi del Tao'', p. 204) *{{NDR|[[Matteo Ricci]]}} Egli univa la raffinatezza spirituale alla semplicità dei modi: nei gesti, nelle parole e nel comportamento, trovava il felice punto d'incontro tra l'eccesso di rigidezza e l'eccesso di affabilità, dimostrando di possedere quella sovrana naturalezza, adorata da [[Confucio]], nella quale la spontaneità, la discrezione, il controllo e la grazia intonano la musica della vita. (da ''La [[Cina]] e il [[cristianesimo]]'', ''I giochi del [[Tao]]'', p. 209) *Non c'era piacere più grande che addentrarsi nel [[Città Proibita|Palazzo imperiale]], dove la mente teatrale e artificiosa di un grande architetto aveva creato una natura molto più sottile di quella reale. Qui il pittore di corte dell'imperatore [[Qianlong]], padre [[Jean Denis Attiret|Attiret]], non scopriva da nessuna parte la monotonia dell'odiosa linea retta, che doveva averlo tediato a [[Versailles]], ma una «antisimmetria» sapientemente calcolata. Tutto serpeggiava, si piegava, si curvava, mostrava ora un volto ora quello opposto. [...] Ma padre Attiret non ebbe mai l'impressione di muoversi nel regno del caso. La mente dell'architetto, ignota e lontana come la mente dell'imperatore, si divertiva a giocare con sé stessa: provava a violare le proprie leggi: si inoltrava nell'ignoto; e poi ritornava arricchita, divertita e rassicurata, tra le convenzioni del mondo umano. (da ''La città dell'imperatore'', ''I giochi del [[Tao]]'', pp. 218-219) *Sviluppando gli accenni del ''[[Laozi|Tao tê ching]]'', [[Cao Xueqin]] costruisce l'utopia di una vita esclusivamente ''[[Yin e yang|yin]]'': le ragazze del gineceo, prima di essere oscurate dalla corruzione della realtà e del matrimonio; i sogni e le illusioni delle camere rosse. [...] Mai l'anima femminile della Cina, chiusa nel Giardino utopico, era stata espressa con tanta delicatezza: in cielo anche gli dèi hanno soltanto figure di donne. [...] Egli ha compreso che non è più possibile vivere nel principio maschile, ma soltanto nel femminile, non più nel sole ma nella luna, non più nella realtà ma nel sogno. Tuttavia sa egualmente che la scelta dello ''yin'' contro lo ''yang'' distrugge l'armonia simbolica della vita, spezzando il movimento ininterrotto dell'universo. Così la Cina, ferita nel proprio cuore, non può che tramontare – lentamente, molto lentamente – con tutti gli splendori e le tenerezze di un tramonto dolcissimo: ma tramontare per sempre. (da ''Il sogno della camera rossa'', ''I giochi del [[Tao]]'', p. 234) *{{NDR|Sul ''Sogno della camera rossa''}} Sebbene l'intreccio sia costruito con rara maestria, nell'immensa zona centrale del libro non accade nulla: tutti gli avvenimenti della realtà sono tenuti lontani, la storia non lascia tracce; non c'è altro che la pura, incontaminata esistenza, questi minimi fatti sciolti in un compatto tessuto melodico, che ispira senza fine la delicatezza della mente di Cao. Così l'ambizione della letteratura moderna dopo [[Anton Čechov|Cěchov]] è stata realizzata in questo libro, in questa cattedrale incompiuta, da un grande artista che diceva di averlo scritto per gioco, «per ingannare la noia delle sere piovose, seduto alla sua tavola davanti alla finestra, sotto la lampada, in compagnia di due o tre amici, dello stesso umore del suo, e come lui sazi di ''arak'' e di riso». (da ''Il sogno della camera rossa'', ''I giochi del [[Tao]]'', p. 242-243) *[[Salomone]] sa che i demoni hanno poteri soprannaturali, ignorati dagli uomini: essi trovano i tesori e le perle in fondo al mare, fabbricano automi, costruiscono templi e città. Grazie ad Allah, egli acquista un dominio quasi assoluto su di essi: fa edificare loro il tempio di [[Gerusalemme]]; e abbiamo l'impressione che la sovranità del mondo sia perfetta soltanto quando il celeste e il terrestre, il sacro e il demoniaco, l'aereo e l'abissale obbediscono docilmente al medesimo cenno.<br>Con questo sovrano delle fate e dei venti, lasciamo il suolo fermo dove vivono e soffrono gli uomini e penetriamo nel regno della ''féerie'', che nessun ostacolo limita. (da ''La Bibbia vista dall'[[Islam]]'', ''In Islam'', p. 265-266) *{{NDR|Su ''Notizie dei Profeti e dei Re'' di [[Tabari|Ṭabarī]]}} Di questo grande arazzo, credo che molti lettori ameranno soprattutto una frase: «La prima cosa che Allah creò fu il calamo, e tutto quello che volle creare, disse al calamo di scriverlo. Poi, quando si fu messo a scrivere, Allah creò il cielo, la terra, il sole, la luna e gli astri, e allora la sfera terrestre cominciò a girare». Dunque, tutto esiste per essere raccontato: la creazione non è necessaria, ma è necessario il movimento della penna che trascrive le cose accadute. (da ''La Bibbia vista dall'[[Islam]]'', ''In Islam'', p. 267) *Narrare è – all'origine – un dono femminile, una parola che una donna rivolge a un'altra donna, e che l'uomo ascolta. Shahrazād comincia le sue storie quando l'oscurità annuncia, da lontano, il giorno: legato all'eros, ai demoni, ai fantasmi e alle lingue segrete, il [[racconto]] nasce dalla notte, vive della notte, ma vince le tenebre e fa nascere ogni volta il giorno per tutti noi che parliamo e ascoltiamo. (da ''Le mille e una notte'', ''In Islam'', p. 270) *In un racconto famosissimo, Hāsib Karīm al-Dīn conosce la sapienza solo quando la regina dei serpenti si immola per lui, muore e gli dona il succo del suo corpo. In quel momento, il cuore di Hāsib diventa la «sede della sapienza». Hāsib non è altri che il ritratto del narratore esoterico delle ''Mille e una notte''. La regina dei serpenti, amica di Salomone, rivela anche a lui tutti i segreti della natura vivente, della terra segreta e degli animali celesti e terreni: quella sapienza che i libri degli uomini non contengono. Ma la regina dei serpenti non ha bisogno di sacrificarsi per lui. Lo stesso narratore si immola o desidera sacrificarsi per noi, ogni volta che comincia un racconto, mentre la notte comincia {{NDR|a}} cedere all'alba: la sua fantasia è il succo che trasforma il nostro cuore nella «sede della sapienza». Così, sfuggito alla morte, dotato di tutti i doni della natura sotterranea, il narratore esoterico diventa il nuovo Salomone: il Salomone vivente, seduto sul trono nella lontana isola di smeraldo. (da ''Le mille e una notte'', ''In Islam'', p. 279-280) *Il [[dolore]] è l'elemento più umano dell'uomo: gli animali non soffrono, gli angeli non soffrono; ma il dolore valica ogni limite umano, balza oltre la terra, ci porta nel regno di Dio, al di sopra degli angeli. L'[[angoscia]] è la forza che ci spinge verso il Simurgh<ref>Uccello favoloso, che simboleggia Dio. Il Simurgh è Dio. {{cfr}} ''La luce della notte'', p. 282.</ref>: la nostra ricerca di lui non è che angoscia; alla corte del grande uccello, noi non dobbiamo portare scienza, mistero, devozione, cose che lassù abbondano – ma «l'ardore della tua anima e l'afflizione del tuo cuore, giacché», dice l'[[upupa]] «nessuno in quella reggia dispone di simili beni». (da ''Il verbo degli uccelli'', ''In Islam'', p. 286) *{{NDR|[[Nizami Ganjavi|Nezāmī]]}} Sapeva che la perla era l'originaria sostanza cosmica; ed ecco, tutta la scienza del visibile e dell'invisibile, tutto ciò che era appariscente e ciò che era misterioso, tutto ciò che era concreto e ciò che era astratto doveva diventare una collezione di perle, di ori, di zaffiri, di diamanti, di turchesi, più splendenti di quelli reali, giacché nessuna gemma splende come la metafora di un grande artista. Il poeta non era altro che «il gioielliere del tesoro del Mistero» [...] (da ''Due libri di Nezāmī'', ''In Islam'', p. 301) *Se tutta la realtà bruciasse in un rogo immenso, l'immenso tappeto metaforico di Nezāmī, questo giardino dove gli astri ci hanno invitato tra i profumi e i colori, resterebbe in piedi, in alto, solitario e trionfale e inattingibile nel vuoto. (da ''Due libri di Nezāmī'', ''In Islam'', p. 302) *La straordinaria ricchezza della condizione di [[Gialal al-Din Rumi|Rūmī]] nasce dal fatto che in lui si uniscono drammaticamente i due atteggiamenti spirituali opposti: il neoplatonico e lo gnostico. Questa terra è insieme, per lui, la casa dell'anima e la casa dell'esilio, il migliore dei mondi possibili e l'oscuro carcere, che imprigiona i nostri spiriti e i nostri corpi. Così ora Rūmī ci racconta una storia opposta a quella che ci aveva raccontato. Questa terra è insieme, per lui, la casa dell'anima e la casa dell'esilio, il migliore dei mondi possibili e l'oscuro carcere, che imprigiona i nostri spiriti e i nostri corpi. Così ora Rūmī ci racconta una storia opposta a quella che ci aveva raccontato. Chi contempla le cose, non conosce la luce divina. Il mondo – che prima ci manifestava il volto di Dio – è il velo che ce lo nasconde. Viviamo un'esistenza di sogno. [...] Così dobbiamo lasciarci alle spalle i veli e i riflessi, i profumi e i colori, abbandonare il carcere e il terrore della separazione.<br>''In piedi, amici, partiamo. È tempo di lasciare questo mondo. | Il tamburo risuona dal cielo, ecco che ci chiama. | Ecco: il cammelliere si è levato, ha preparato la carovana, | e vuole andarsene. O viaggiatori, perché dormire? | Davanti a noi, dietro di noi, si elevano il suono delle campanelle, il tumulto della partenza. | Ad ogni istante, un'anima, uno spirito si invola verso dove non c'è più luogo.'' (da ''Lo specchio dei colori e dei profumi'', ''In Islam'', p. 310) *{{NDR|[[Napoli]] nel ''[[Giambattista Basile|Cunto de li cunti]]''}} L'universo, di cui Napoli è la metafora più appariscente, è una congrega di mostri, di idioti e di rifiuti. [...] Tutti divorano, trangugiano, ingurgitano, ingollano, inghiottono, ingozzano, strippano, pappano, ruminano, rosicano, ripuliscono quello che c'è in tavola: [[Pastiera napoletana|pastiere]] e [[casatiello|casatielli]], polpette, maccheroni e raffioli, pastinache e foglie molli, piccatigli e ingratinati, franfellicchi e biancomangiare; Napoli è un'immensa città-torta, che Basile divora con gli occhi e coi denti.<br>Mostri, nani, vecchie, sciocchi, idioti, ingordi e defecatori si raccolgono nei cinquanta racconti con un solo scopo. Vogliono farci ridere. Vogliono fare scoppiare nella malinconica Zosa, nelle narratrici e in noi che leggiamo, la risata immensa, a piena gola, a crepapelle, {{sic|''hénaurme''}} come in [[François Rabelais|Rabelais]] e [[Gustave Flaubert|Flaubert]], dionisiaca, assurda, grandiosamente fantastica, che uccide per sempre la nera pianta della Malinconia. [...] Nel libro, Zosa ride e sposa il suo principe. [...] Noi ridiamo? [...] Non è certo che ridiamo alla fine. L'universo di Basile è così pesante, folto e inestricabile, che a volte ci sembra il fosco sogno delle streghe del ''Macbeth'', che continuano a cuocere il loro brodo infernale. (da ''Le favole di Basile'', ''La morte degli dèi'', pp. 402-403) *{{NDR|Lo cunto de li cunti}} [...] un prodigioso ordigno per imitare il Tempo e farlo circolare tra le pagine, come il sangue stesso del libro. Così nei velocissimi ''allegro'' di certe favole, Basile inseguì le sue grandi ali crestate: mentre nel ritmo di metamorfosi, di morte e resurrezione, che le fate impongono alla vita, imitò il tempo che continuamente divora e rinasce. Ma, forse, la meta di Basile era soprattutto quella di fermarlo. (da ''Le favole di Basile'', ''La morte degli dèi'', p. 409) *{{NDR|La prosa di Basile}} La prima legge è l'accumulazione verbale. Le parole si aggiungono alle parole: ognuna cerca di cogliere più da vicino e con più precisione l'oggetto, e insieme effettua una variazione fonica: le variazioni si succedono e mirano a un diapason; mentre insieme formano un sistema metaforico compatto e coerente. Sullo sfondo sta Basile che, come il tempo, ingoia tutto il dizionario e insieme a esso il mondo, come se soltanto così potesse liberare il Riso, che salva noi e la vita dalla rovina. Ma egli non vuole, come credeva [[Benedetto Croce|Croce]], parodiare e ironizzare il barocco. Simile a [[William Shakespeare|Shakespeare]], accumula immagini classiche, petrarchesche, realistiche, bizzarre, oscene, inverosimili: tutto ciò serve a far divampare più diabolicamente le legna del suo fuoco stregonesco:<br>{{Centrato|''Double, double toil and trouble: {{!}} Fire, bourn; and, cauldron, bubble'';<ref>''Doppio, doppio travaglio e guaio | Brucia fuoco, gorgoglia calderone''. Da ''Macbeth'', atto IV, scena I, traduzione di Masolino D'Amico, Bompiani, Milano, 2014, [https://books.google.it/books?id=d_KgDQAAQBAJ&lpg=PA1936&dq=&pg=PA1937#v=onepage&q&f=false p. 1937]. ISBN 978-88-58-76952-2</ref>}} finché le immagini s'accendono, deflagrano e scoppiano, disegnando cangianti e luminosi razzi nel cielo, mentre noi, rimasti a terra, ammiriamo questa potenza regale d'immaginazione. (da ''Le favole di Basile'', ''La morte degli dèi'', pp. 409-410) *Fondere insieme questi sentimenti contraddittori, essere nello stesso istante angosciati e felici, far piangere il nostro riso, far ridere il nostro pianto è, forse, il segno della perfezione assoluta, di quella che noi usiamo chiamare la «santità». (da ''L'esilio della Shechinà'', ''La morte degli dèi'', p. 431) *{{NDR|La musica composta da [[Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]] per [[Il flauto magico]]}} [...] quel misterioso sussurro tra la vita e la morte, quel respiro mite, quella forza trasparente, quel liquido, mobile slancio che trascina ogni accordo verso l'acqua ed il fuoco, verso l'aria e la terra – forse oltre l'acqua e la terra, oltre la sfera dell'aria e la sfera del fuoco. (da ''La luce della notte (II)'', ''La morte degli dèi'', p. 461) *Nel ''Flauto magico'', lo spazio amabile della notte comprende le cose ignorate nel regno di Sarastro: il fuoco dolcissimo dell'amore, le ricchezze che i dolori lasciano nella nostra anima, gli uccelli dalle penne multicolori, gli uomini-uccelli che vivono nella semplicità dei boschi, la forza pacificatrice della musica. Se vogliamo conoscere la voce di questo mondo notturno, dobbiamo soltanto porgere l'orecchio. (da ''La luce della notte (II)'', ''La morte degli dèi'', p. 467) *''Il flauto magico'' è una favola per bambini, e una parabola destinata alle creature angeliche, che attraversano l'oscurità e la luce tenendo nella mano un ramo di palma. Alle favole e alle parabole non si pongono domande, né da loro si hanno risposte: o si ricevono tutte le domande e tutte le risposte. (da ''La luce della notte (II)'', ''La morte degli dèi'', p. 474) ==''Ritratti di donne''== *Per quante vesti colorate indosseremo, per quanti libri e quadri e musiche gusteremo, non dimenticheremo mai il segno con cui la ''[[Genesi]]'' ha marchiato ogni cultura. (p. 25) *Non ho mai sognato di vivere ad Atene, nell'età di [[Pericle]]: o a Roma, negli ultimi tempi della repubblica, vicino a [[Lucrezio]] o a [[Gaio Valerio Catullo|Catullo]], a [[Virgilio]] o a [[Properzio]], in una di quelle epoche tragiche e splendide in cui l'uomo fissa risolutamente gli sguardi in sé stesso o nel cielo. Amerei abitare in un tempo più discreto e meno geniale. Darei tutto quello che so, tutto quello che penso e desidero per essere un modesto uomo di lettere, cultore di [[Platone]], vissuto a Roma (o a Alessandria d'Egitto) tra la fine del primo e quella del secondo secolo dopo Cristo. (p. 27) *{{NDR|Su [[Simone Weil]]}} Quando conosciamo la sua giovinezza, ci sembra di trovarci, trent'anni più tardi, nella famiglia di [[Marcel Proust|Proust]]. C'è lo stesso profumo ebraico: qui più antico e profondo, perché la famiglia della madre veniva dalla Galizia. C'è lo stesso sapore di Francia borghese [...]. In famiglia, accanto al padre, alla madre, al fratello amato e invidiato, Simone trascorse l'infanzia e l'adolescenza. Da bambina era molto bella: poi, disse qualcuno, «depose questo dono di bellezza, come se l'avesse scartato». Aveva occhi neri che fissavano arditamente, con una curiosità appassionata e indiscreta, un'avidità quasi intollerabile; e che parevano contraddetti dalla piega implorante delle labbra. Non amava giocare. [...] Perduta in un sogno eroico e cavalleresco, si proibiva qualsiasi debolezza. Pretendeva di non venire considerata una donna. Era piena di rifiuti, di disgusti e di ribrezzi. Non voleva essere toccata né abbracciata; e se qualcuno, persino la madre, le posava un bacio sulla fronte o allungava le braccia intorno alle sue spalle, diventava rossa di collera. Temeva gli affetti, la sensibilità, la morbidezza. (p. 265) ==''Tolstoj''== *Come ogni [[Jean-Jacques Rousseau|roussoviano]] panteista, [[Lev Tolstoj|Tolstoj]] mirava «alla fusione del suo essere con l'Essere supremo»: alla illimitata espansione dell'anima e alla sua identificazione con Dio. Ma, nei [[Lev Tolstoj#I diari|diari]] giovanili, sorprendiamo anche accenti diversi. Talvolta Dio lo assaliva con una durezza estrema, con dei colpi così violenti nel cuore, che aveva voglia di piangere; e gli sembrava che fosse l'Estraneo, il Remoto, l'Inconcepibile, colui che non appartiene al regno dei nomi.<br />Oltre a questa ebbrezza, il giovane Tolstoj conobbe l'altra, forse più spaventosa ebbrezza che fa nascere in noi la vertigine del pensiero. Amava pensare pensieri sempre più astratti: giungere al punto in cui aveva il sentore dell'«inabbracciabile immensità» del mondo delle idee: in quel momento, si rendeva conto dell'impossibilità di andare oltre – e tuttavia gettava sempre nuove idee sulla tavola d'azzardo della mente, fino a quando non riusciva più ad esprimersi. Spesso era assalito dal dubbio universale: o immaginava che, all'infuori di lui, nessuno e nulla esistesse in tutto il mondo, e che gli oggetti non fossero oggetti, ma immagini che apparivano soltanto quando rivolgeva ad esse l'attenzione, e che, appena avesse cessato di pensarle, immediatamente sarebbero dileguate. (pp. 21-22) *Mentre col suo finissimo bisturi scomponeva la realtà nelle sue parti elementari, rischiava di restare vittima della dialettica indefinita della mente. Ne ebbe paura: anche più della morte; e forse anche per questo adottò, in un estremo tentativo di salvarsi dalla vertigine intellettuale, le violente semplificazioni della sua predicazione cristiana.<br />Questa continua autocoscienza intellettuale rafforzò in lui il senso metafisico del falso. Come tutti i prigionieri del cerchio vizioso dell'intelligenza, non poteva che trovare falsi tutti i pensieri e i sentimenti, dai quali via via distaccava e allontanava la mente. (p. 22) *Come ogni scrittore che aspira all'infinito, aveva bisogno di uccidere in sé l'infinito. (p. 84) *Appena arrivata a Jasnaja Poljana, [[Sof'ja Tolstaja|Sof'ja Bers]] rivelò un temperamento tragico quanto quello del marito. C'era, in lei, un desiderio di assoluto, una tetra forza di concentrazione, una tendenza a esasperare tutti i propri sentimenti, come armi con cui ferire soprattutto sé stessa; e continui sbalzi d'umore, che la trasportarono dalla gioia all'ansietà, dall'amore all'odio. Ma, a differenza di Tolstoj, che fu felice come pochi esseri umani, non conobbe l'arte di essere felice. Una specie di incessante furia autodistruttiva la possedeva. (p. 86) *[...] se ci chiediamo cosa voglia dirci la nascosta tessitura simbolica e quale sia la verità definitiva di ''[[Guerra e pace|Guerra e Pace]]'', siamo, in un primo tempo, perplessi. Tolstoj sembra proclamare il sì e il no di qualsiasi cosa, rappresentando una idea o una immagine o un simbolo, e subito dopo il loro contrario. La nostra inquietudine non ha ragione. Tolstoj ha voluto rappresentare proprio questa duplicità, questo ''[[Yin e yang|Yin e Yang]]'' dell'universo [...]. (pp. 124-125) *{{NDR|Su [[Tat'jana L'vovna Tolstaja|Tat'jana Tolstaja]]}} Era sempre innamorata di qualcuno: altrimenti, il suo cuore era triste e vuoto; e desiderava che l'amore anonimo che percorre il mondo lasciasse i propri fiori ai suoi piedi. (p. 299) *Ma il grande fantasma amoroso, che occupava la mente di Tat'jana, era il padre. Davanti a lui, era come una timida vergine, pronta a venire immolata. Lo riconosceva lei stessa: «Sì, papà è il più grande rivale di tutti i miei innamorati, e nessuno di loro ha potuto vincerlo». (p. 300) *{{NDR|Su [[Aleksandra Tolstaja]]}} Anche lei aveva sacrificato alla gelosia del padre i suoi amori: gli si era consacrata senza riserve, con tutte le sue forze di giovane Amazzone, come segretaria, accompagnatrice, copista. (p. 305) *Quando la vedeva alzata la sera, il padre la mandava via. Ma di notte, mentre tutti dormivano, Aleksandra tornava nella stanza e scriveva a macchina fino alla mattina. Alle nove, tutti i fogli erano copiati nitidamente, come una volta aveva fatto la madre. Tolstoj scuoteva la testa e sorrideva; e quel sorriso candido e astuto bastava a farle dimenticare tutte le sue fatiche. (p. 305) ==[[Incipit]] di alcune opere== ===''La colomba pugnalata''=== Pochi esseri umani hanno desiderato la felicità con la veemenza, la dolcezza, l'ebbrezza febbrile di [[Marcel Proust]] adolescente. Forse solo il giovane [[Lev Tolstoj|Tolstoj]], il quale gli era legato da singolari affinità e somiglianze, desiderò la felicità con la stessa ansia dolorosa e incontenibile: egli pretendeva che la vita restasse sé stessa, nient'altro che un attimo di tempo, eppure balzasse oltre un limite, diventando un misterioso al di là, un'epifania dell'invisibile e dell'oltretempo. Il giovane Proust fu felice, o almeno lo disse, lo raccontò e lo immaginò con sé stesso. Era felice perché un raggio di sole splendeva, perché odorava il profumo di un fiore, perché amava un ragazzo o una ragazza, perché voleva bene a sua madre, perché leggeva un bel libro, perché scopriva le grandi leggi dell'esistenza, e sopratutto perché «le cose sono così belle nell'essere quello che sono e l'esistenza è una bellezza così calma diffusa intorno a loro». ===''Leopardi''=== Un libro su [[Giacomo Leopardi|Leopardi]] non può cominciare che come un'opera buffa: preferibilmente di [[Gioachino Rossini]], che era nato vicino a Recanati, a Pesaro, e poi aveva infiammato Milano, Roma, Parigi e tutto il mondo musicale. Il protagonista di questa opera buffa non è Giacomo, sebbene amasse sino alle lacrime Il barbiere di Siviglia e La donna del lago, ma suo padre [[Monaldo Leopardi|Monaldo]], nato a Recanati nel 1766 da un'antica famiglia che risaliva, o diceva di risalire, al tredicesimo secolo. ===''Storia prima felice, poi dolentissima e funesta''=== Nell'aprile del 1831, Clementina Sanvitale entrò insieme alle sorelle minori, Paolina e Virginia, nel Collegio Lasagna di Parma. Aveva quattordici anni. <ref>Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref> ==Citazioni su Pietro Citati== *Citati non è obbligato ad apprezzare [[Alessandro Baricco|Baricco]], ma dovremmo gioire le rare volte in cui la letteratura entra nel mainstream, non rinfacciarle la popolarità. ([[Dave Eggers]]) *Se per [[Giuseppe Pontiggia|Pontiggia]] la contemporaneità non esiste, per Citati tutto ciò che è, è perché contemporaneo a me, a noi. I Classici non ci sarebbero se non fossero nostri contemporanei. Anche la natura di un testo letterario vede i due scrittori molto lontani, almeno in apparenza. ([[Luca Doninelli]]) *Tornando ai critici, ho letto libri di Citati che hanno qualità notevoli. Tuttavia, quando lui scrive, mi pare che si delizi della pronunzia delle sue frasi. È un elegantissimo riepilogatore dell'atmosfera di un libro. ([[Mario Praz]]) ==Note== <references /> ===Fonti=== <references group="fonte"/> ==Bibliografia== *Pietro Citati, ''Kafka'', Rizzoli, Milano, 1987. ISBN 88-17-66279-8 *Pietro Citati, ''Kafka'', BUR, 1992. *Pietro Citati, ''L'anacoreta Cristina fra furia e dolcezza'', in ''Per Cristina Campo'', a cura di Monica Farnetti e Giovanna Fozzer, All'Insegna del Pesce d'Oro di Vanni Scheiwiller, Milano, 1998. ISBN 88-444-1450-3 *Pietro Citati, ''L'armonia del mondo. Miti d'oggi'', Club degli Editori<!--, Milano-->, 1999. *Pietro Citati, ''L'armonia del mondo. {{small|Miti d'oggi}}'', Superpocket, su licenza RCS Libri, 1999. ISBN 88-462-0122-1 *Pietro Citati, ''La civiltà letteraria europea. Da Omero a Nabokov'', a cura di Paolo Lagazzi, Mondadori, 2005. *Pietro Citati, ''La colomba pugnalata'', Mondadori, 1995. ISBN 88-04-39846-9 *Pietro Citati, ''La luce della notte'', Mondadori, I Miti, Milano, 1996. ISBN 88-04-48314-8 *Pietro Citati, ''Leopardi'', Mondadori, 2010. ISBN 88-04-60325-2 *Pietro Citati, ''Ritratti di donne'', Rizzoli, 1992. ISBN 88-17-66276-3 *Pietro Citati, ''Tolstoj'', Longanesi, 1983. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Citati, Pietro}} [[Categoria:Critici letterari italiani]] [[Categoria:Scrittori italiani]] e87oh0d1kypzxx15ks637ssylzm93g4 Canto 0 5228 1219316 1215694 2022-07-27T21:42:05Z Sun-crops 10277 +1 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Ah cricket 20122 (7364759010).jpg|thumb|Un coro]] Citazioni sul '''canto''' e sul '''cantante'''. *''Canta e passa la malinconia | se si canta in due | passa meglio''. ([[Zucchero (cantante)|Zucchero]]) *CANTANTI. Il tenore ha sempre una voce «incantevole» e «tenera», il baritono un organo «simpatico» e «ben timbrato», il basso un'emissione «potente». ([[Gustave Flaubert]]) *Cantare è la cosa più facile del mondo, si sa. Fa bene al cuore e all'equilibrio psichico. Urlare ancora di più, in alcuni casi. Tutti cantiamo. Perché no? Ma per farlo come professione bisogna avere qualcosa in più che, purtroppo, non si impara. E, a meno che uno non voglia fare il Tannhäuser o comunque fare la carriera di soprano dove lo studio giornaliero è vitale, le lezioni servono a pochissimo. ([[Mina (cantante)|Mina]]) *Ci vuole anche un po' di cervello per cantare. ([[Elisabeth Schwarzkopf]]) *Come la parola è dell'uomo, così il canto è della natura. La parola è chiara e risponde a particolari esigenze; il canto è libero e vibra di innumerevoli domande. ([[Rabindranath Tagore]]) *Gli uomini sfogano le grandi passioni dando nel canto, come si sperimenta ne' sommamente addolorati e allegri. ([[Giambattista Vico]]) *Il cantante deve convincere delle sue tesi. Contrariamente al filosofo, però, lui può farlo senza argomenti. ([[Manlio Sgalambro]]) *Il cantore non può dilettarci, se egli stesso non trova delizia nel proprio canto. ([[Kahlil Gibran]]) *Il segreto del canto risiede tra la vibrazione della voce di chi canta ed il battito del cuore di chi ascolta. ([[Kahlil Gibran]]) *Imitando gli animali che emettono versi armoniosi, come il [[cigno]] e l'[[usignolo]], abbiamo appreso il canto. ([[Plutarco]]) *In fondo mi chiedo se il vero movimento del mondo non sia proprio il canto. ([[Muriel Barbery]]) *Io canto sempre, quando sono triste per provare la gioia di me stessa, quando sono allegra per gratitudine. ([[Angela Luce]]) *''Mio miele, ti dono corone di [[Fiore|fiori]] e questo canto; il canto è per te, le corone per il tuo genio, o Crizia...'' ([[Apuleio]]) *Per l'arte del canto occorrono, dunque, due strumenti, la voce e l'espressione: come due grandi fiumi che scaturiscano da due sorgenti diverse, ma confluiscano in un solo magico momento della rappresentazione teatrale o dell'esecuzione concertistica di un pezzo classico o di una [[canzone napoletana]] (quest'ultima, poi, costituisce il banco di prova di tutti i grandi cantanti). Perché l'arte del canto consiste proprio nel colorire la parola con espressione, dominando il proprio strumento naturale, la voce. ([[Giuseppe Di Stefano]]) *Per la strada cantavo sempre, i pastori quando mi sentivano dicevano oggi Maria è di fiume… quando avevo paura, correvo e cantavo. Ho sempre detto che scacciavo le Ombre dalla mia strada solo attraverso la mia voce… avevo paura del buio, sentivo echi di passi, sapevo che erano loro, le Ombre, che mi accompagnavano dal mondo del passato. Allora cantavo a voce delirante. ([[Maria Carta]]) *Questo mestiere ha senso solo se fai diventare la tua musica adulta quanto la vita ha obbligato te a diventarlo. ([[Ron]]) *''Se potessi cantare davvero | canterei veramente per tutti, | canterei le gioie ed i lutti | e il mio canto sarebbe sincero. | Ma se canto così io non piaccio, | devo fare per forza il pagliaccio.'' ([[Giorgio Gaber]]) *''Se quel che non ardisco | Cantar, nel cor, come in secreta istoria, | Qual vera dea v'adoro e riverisco''. ([[Angelo di Costanzo]]) ==Voci correlate== *[[Canzone]] *[[Inno]] ==Altri progetti== {{interprogetto|wikt|w_preposizione=riguardante il|preposizione=sul}} [[Categoria:Canto]] [[Categoria:Cultura]] [[Categoria:Hobby]] svqvugprc80ezetqlmaj9z3j9410qtb Salvator Rosa 0 6374 1219289 1198672 2022-07-27T16:26:58Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni di Salvator Rosa */ +1 wikitext text/x-wiki {{PDA}} [[Immagine:Self-portrait_by_Salvator_Rosa.jpg|thumb|upright=1.3|{{Ancora|Autoritratto|Autoritratto di Salvator Rosa}}]] '''Salvator Rosa''' (1615 – 1673), incisore, poeta e pittore italiano. ==Citazioni di Salvator Rosa== *O [[tacere|taci]], o di' cose migliori del silenzio.<ref>{{cfr}} [[Proverbi italiani]].</ref> :''Aut tace | aut loquere meliora | silentio.'' (iscrizione riportata sul suo [[#Autoritratto|autoritratto]]) *''Poco mi giova aver costanza o fede; | per me fortuna avara | parla muta, ode sorda e cieca vede''.<ref name=or>Da ''Or son pur solo...''</ref><ref name=Bonino>Citato in ''I capolavori della poesia italiana'', a cura di Guido Davico Bonino, CDE, Milano, 1972.</ref> *Tanto ho da dir che cominciar non oso.<ref>Citato da Paolo Lioy nella [https://storia.camera.it/regno/lavori/leg11/sed455.pdf Tornata del 21 gennaio 1874] della Camera dei Deputati (Regno d'Italia).</ref> *''Veggio il ben, nulla godo, e spero assai, | si muta il mondo, ed io non vario mai''.<ref name=or/><ref name=Bonino/> ==''Il teatro della politica''== *Assai visse chi per la [[Patria]] morì. (1; p. 3) *La [[Morte]] è l'unico fine delli tormenti di questa vita, il sovrano bene della Natura, il solo appoggio della nostra libertà, il comune e pronto ricetto a tutti i mali. (7; p. 4) *Nessuna cosa sparisce più presto all'uomo che il [[tempo]]. (15; p. 4) *Niuna è più vera gloria della virtù, ch'è quella che con la dottrina, e coi costumi cosi a' presenti, come a' posteri può portare utilità. (16; p. 4) *Un impiccando il suo confessore gli disse: «Questa mattina cenerai con Nostro Signore». Gli rispose: «Andateci pur voi perché io diggiuno!» (18; p. 5) *La Morte è l'ultimo dei mali. (26; p. 6) *La Morte non si sente se non per il discorso, con ciò sia che ella sia il movimento d'un istante. (27; p. 6) *Il peggiore accidente dell'esser nostro è il morire. (28; p. 6) *È da guardarsi dalle [[calunnia|calunnie]] ancor che false percioché la maggior parte degli uomini non capaci della verità sequitano l'opinione. (35; p. 6) *L'uomo prudente deve discorrer tacendo il modo che deve tener parlando. (36; p. 6) *La [[avarizia]] è metropoli d'ogni ribbalderia. (53; p. 8) *Gli avari sono tutori non padroni delle loro richezze. (54; p. 8) *[[Amore]] è un eccesso di certo desiderio senza raggione che ha una veloce venuta, e una tarda partita. (56; pp. 8-9) *Amore è un affetto dell'anima oziosa. (57; p. 9) *Il più dolce e perfetto frutto della vita umana consiste nella [[amicizia]] e società scambievole. (68; p. 10) *L'[[ipocrisia|ippocrita]] a guisa dell'istrione, cambiando faccia, altro è altro pare, altro parla altro pensa, con superba umiltà, con procurati pallori, con lacrime spremute, ingannando tutti gli ochi, che non veggono il cuore. Sotto sembianze di religione sovverte la religione e sotto spoglia d'agnello, coprendo un lupo rapace, la greggia di Cristo dissipa e devora. (95; p. 13) *Le facezie sono il più dolce condimento delle civili conversazioni poiché egli è antico proverbio: «Anco agli dii piace il giocoso».<ref>{{cfr}} [[Emanuele Tesauro]], ''La filosofia morale {{small|derivata dall'alto fonte del grande Aristotele stagirita}}'' (1670), libro XIII, cap. I: «Le facezie dunque sono i più dolci condimenti della civil conversazione, nel passeggio, ne' circoli, nelle veglie, ne' giuochi, e ne' conviti.»</ref> (96; p. 13) *Se il demonio fosse regnante non governerebbe i suoi stati che con la politica dei [[Spagna|Spagnoli]]. (110; p. 14) *Sono gl'[[occhio|ochi]] le sentinelle dell'anima, spettatori di chi onora e di chi spreggia. (161; p. 20) *Le passioni non sono virtù, ma impeti naturali, perché non si acquistano con atti liberi, ma precedono l'umano discorso; non perfezzionano l'animo, ma perturbano il cuore, e alterano il sembiante.<ref>{{cfr}} [[Emanuele Tesauro]], ''La filosofia morale {{small|derivata dall'alto fonte del grande Aristotele stagirita}}'' (1670), libro XIV, cap. I: «Le passioni non sono virtù, ma impeti naturali; perché non si acquistano con atti liberi, ma precedono l'uman discorso; non perfezionano l'animo, ma perturbano il cuore, ed alterano il sembiante.»</ref> (162; pp. 20-21) *Ogni uomo che vuol conservarsi una onorata fama, per fuggire l'infamia, deve ponere al giusto le sue passioni benché gagliarde. (172; p. 21) *Il fidarmi di voi sarebbe un volere riporre l'ambra entro un pestilente cesso, far guardiano de' polli un volpone, dare in custodia ad un satiro la verginità di una bella fanciulla. (255; p. 31) [[File:Salvator Rosa - Autoportrait.jpg|thumb|Autoritratto di Salvator Rosa]] *Il francese a forza leva il gippone, e pone in farsetto, lo spagniuolo ti lascia nudo con destrezza. (256; p. 31) *Il francese viene in Italia come parte lo spagniolo cioè ricco e lo spagniolo giunge come parte lo francese cioè mendico. (257; p. 31) *La [[fortuna]] rassomiglia alla luna che allora si ecclissa quando è più piena. (317; p. 39) *Gli Spagnioli, quando sono vittoriosi, sono un seminario di crudeltà. (328; p. 40) *La plebbe e gli villani sono pascoli di tiranni, e de i soldati; e li tiranni e li soldati sono pascoli del diavolo. (330; p. 41) *Ogni Republica che non castigherà i delitti s'invechirà in un giorno. (331; p. 41) *L'uomo non deve tacere quando il suo parlare può portare l'altrui utilità. (337; p. 41) *È molto vero che la concordia è madre del [[matrimonio]], ma il matrimonio è padre della discordia. (383; p. 46) *Al [[principe|prencipe]] apartiene l'audacia contro i nimici, la benevolenza verso dei sudditi, e nelle occorenze, il consiglio e la raggione. (390; p. 47) *Dui soli giorni felici toccano a colui che prende [[moglie]], quel delle nozze e quello del funerale. (391; p. 47) *Non vi è raggione che non ve ne sia una [[contrario|contraria]]. (422; p. 51) *In ogni secolo corotto son le case de' ricchi frequentate dai savi. (466; p. 56) *Chi è quel tanto privo di cervello ch'alzando il viso al cielo non creda esserci Dio? (470; p. 56) *L'[[adulatore]] è come l'ombra la quale non ti ama e pur ti segue.<ref>{{cfr}} [[Emanuele Tesauro]], ''La filosofia morale {{small|derivata dall'alto fonte del grande Aristotele stagirita}}'' (1670), libro XI, cap. V: «Ma l'adulatore è come l'ombra, la qual non ti ama, e pur ti segue, e fa tutti gl'atti, che tu sai fare.»</ref> (486; p. 58) *Gl'animali senza [[bile|fiele]], benché abino l'armi, non aspirano alla vendetta. (487; p. 58) *Ciò che si presume, facilmente si crede.<ref>{{cfr}} [[Emanuele Tesauro]], ''La filosofia morale {{small|derivata dall'alto fonte del grande Aristotele stagirita}}'' (1670), libro XI, cap. III: «[...] ciò, che si presume, facilmente si crede [...].»</ref> (488; p. 58) *Chi facilmente desia, grandimente crede l'adulatore. (489; p. 58) *L'adulatore è come il polpo, che secondo il tempo cresce o scema, e secondo il luoco cangia colore: siché i pesciolini, non discernendo il polpo dallo scoglio, fidatamente si appressano e restan colti.<ref>{{cfr}} [[Emanuele Tesauro]], ''La filosofia morale {{small|derivata dall'alto fonte del grande Aristotele stagirita}}'' (1670), libro XI, cap. V: «Egli {{NDR|l'adulatore}} è come il Polpo, che secondo il tempo cresce, ò scema; e secondo il luogo cangia colore: siche i pesciolini e le farfalle, non discernendo il Polpo dallo scoglio, fidatamente si appressano, e restan colti.»</ref> (490; p. 58) *Un buon cavallo e una bella donna sono due care bestie. (584; p. 70) *I [[medico|medici]] e i carnefici hanno questo privileggio: di uccidere gl'uomini e d'essere pagati. (601; p. 72) *Le lacrime inconsolabili non richiamano i morti in vita. (696; p. 84) *La [[modestia]] è la prima regola che s'insegna nella scola d'amore. (783; p. 94) *Fu sempre vero che chi ha denari ha più gran raggione. (785; p. 94) *Il [[silenzio]] in un uomo è una virtù, la più loquace che possi decantar le sue glorie. (822; p. 98) *Gli [[ignoranza|ignoranti]] non hanno mai opinione. (848; p. 101) *Una [[donna]] allora si rende più adorabile nelle sue parti, quando che tratta con maggior cor. (856; p. 101) *Innamora più una graziosa [[bruttezza]] che una beltà soverchiamente sostenuta. (857; p. 101) *A noi piace in maniera l'andar vacabondo che credo che, se avessimo auttorità sopra la Chiesa, levaressimo l'accidia e metteressimo la [[fatica]] per uno de' setti peccati mortali. (858; p. 101) *Chi crede agli [[astrologo|astrologi]] crede alla congregazione de' matti. I lumi delle stelle sono troppo oscuri all'ignoranza del nostro intelletto e solo si cifrano quei superni caratteri da chi ha un occhio di divinità nella sua intelligenza. (865; p. 102) *Devono i [[genitore|genitori]] imitar le vermi della seta che, morendo, lasciano da vestire ad altri. (879; p. 104) *Quelli encomi che non si meritano non hanno buon suono agli orecchi di chi li recevi né alla bocca di chi li dispensa. (880; p. 104) *Le mie [[lacrima|lacrime]] sono gl'ultimi avanzi disperati delle mie speranze. (898; p. 106) *Io non ho mai visto un raggio di felicità che rischiarasse l'ombre del mio destino. (899; p. 106) *Voi negl'ochi scintillate lussuria e dimostrate una verde fiamma d'inferno. (920; p. 109) *Di quello che mal si dice, ogni poco non è molto, ma troppo. (923; p. 109) ==''Satire''== [[File:Self-portrait of Salvator Rosa mg 0154.jpg|thumb|Autoritratto di Salvator Rosa]] ===Satira I, ''La musica''=== ====[[Incipit]]==== <poem>Abbia il vero, o Priapo, il luogo suo, se gl'Asini a te sol son dedicati, bisogna dir, che il Mondo d'oggi è tuo. Credimi che si son tanto avanzati i tuoi vassalli, che d'un Serse al pari tu potresti formar squadroni armati.</poem> ====Citazioni==== *''[[Italia]], il nome che ti diero i bovi, | or che d'Asini sei fatta sentina, | necessario sarà che tu rinnuovi.'' (p. 41) *''Ad un musico bello il tutto lice: | di ciò ch'ei fa, ch'ei brama ottiene il vanto, | che un bel volto, che canta, oggi è felice.'' (p. 45) *''Chi ha pratica di questi, e conoscenza | può dir se della [[musica]] è compagna | la gola, l'albagia, l'impertinenza.'' (p. 56) *''Musica mia, non so se sì molesti, | come son ora i Professori tuoi, | eran già quei Martelli onde nascesti. || Tu senza colpe venisti a noi | e se adesso ne vai piena d'errori | è perché capitasti in man de' Buoi.'' (p. 63) *''Le passioni indomite, e discordi | sia vostra cura in armonia comporre, | e far che il senso alla ragion s'accordi. || Questa musica in voi si deve accorre, | e non quell'altra, il di cui vanto è solo | accordar cetre, e l'animo scomporre.'' (p. 74) ===Satira II, ''La poesia''=== [[File:Lucrezia as Poetry by Salvator Rosa.jpg|thumb|''Lucrezia come poetessa'' (S. Rosa, 1640)]] ====[[Incipit]]==== <poem>Le colonne spezzate, e i rotti marmi, là trai platani suoi divelti, e scossi, Fronton rimira all'echeggiar de' carmi che da furore Ascreo spinti, e commossi s'odono ognor tanti [[poeta|poeti]], e tanti, che manco gente in Maratona armossi. Suonan per tutto le ribeche, e i canti, e si vedon sol d'acque inebriati i seguaci d'Apollo andar baccanti.</poem> ====Citazioni==== *''Maggior poeta è chi più ha del matto; | tutti cantano omai le cose istesse; | tutti di novità son privi affatto.'' (p. 94) *''Non vedi tu che tutto il mondo è pieno | di questa razza inutile, e molesta, | che i Poeti produr sembra il terreno?'' (p. 100) *''Sopra un [[verso]] sudar l'alma, e il pensiero | acciò che sia con numero costrutto, | se ogni sostanza poi termina in zero.'' (p. 100) *''Raro è quel libro, che non sia un centone | di cose a questo, e quel tolte e rapite | sotto il pretesto dell'imitazione.'' (p. 120) *''Per i moderni la [[Fama]] è infingarda, | per gli antichi non ha stanchezza alcuna, | ogni accento, ogni peto è una bombarda.'' (p. 123) ===Satira III, ''La pittura''=== [[File:Salvator Rosa - Evening Landscape - WGA20046.jpg|thumb|upright=1.5|''Panorama di sera'' (S. Rosa, 1640)]] ====[[Incipit]]==== <poem>Così va il mondo oggi dall'Indo al Mauro, nè a guarir tanto mal sarìa bastante il medico di Timbra, o d'Epidauro. Cade il mondo a tracollo, e invano [[Atlante (mitologia)|Atlante]] speragli Alcidi; ah chi m'addita un Giove, or che il vizio quaggiù fatto è gigante?</poem> ====Citazioni==== *[...] '' | a chi nulla [[desiderio|desia]] soverchia il poco |'' [...]. (p. 162) *''Bisogna che i [[pittore|pittor]] siano eruditi | nelle scienze introdotti, e sappian bene | le favole, l'istorie, i tempi e i riti.'' (p. 163) *''Quel che aborriscon vivo, aman dipinto, |'' [...]. (p. 171) *''Ogni luogo di poveri è fecondo, | perché i dazzj, i pedaggi e le gabelle | hanno ridotto a mendicare il mondo.'' (p. 173) *''L'arroganza, e i pittor nacquero a un parto |'' [...]. (p. 180) ===Satira IV, ''La guerra''=== [[File:Salvator Rosa - Warrior - WGA20062.jpg|thumb|''Guerriero'' (S. Rosa)]] ====[[Incipit]]==== <poem>Sorgi, sorgi, o Timon, dal cupo fondo, a rimirar sulla terrena riva, quanto da quel di pria cangiato è il mondo. Sorgi dai morti, or che nel sen m'avviva cinico ardir a stimolar l'ingegno, Santo furor della Rannusia diva.</poem> ====Citazioni==== *''Un [[uomo]] osa destarmi? Un uom mi chiama? | l'uomo inventor di mali, e di rovine; | l'uom, che coll'opre l'universo infama? || L'uom, che le leggi umane, e le divine | sprezza, e calpesta; i cui delitti enormi | san trovar nel sepolcro appena il fine?'' (Timone: p. 212) *''Sì, sì lasciamgli far: pur troppo è vero, | che per guarir certe testaccie vuote, | il più santo spedale è il cimitero.'' (Autore: p. 236) *''Povero mondo incancherito affatto | per gir dietro a malvagj, ed a bricconi, | da un male in un peggior passa in un tratto.'' (Autore: p. 247) ===Satira V, ''La Babilonia''=== [[File:An Allegory of Fortune by Salvator Rosa, Getty Center.JPG|thumb|''Un'allegoria della fortuna'' (S. Rosa, 1658)]] ====[[Incipit]]==== <poem>Ecco l'alba, che torna in braccio a Fosforo e del mio vano affaticar si ride, che un pesce sol non prenderìa nel Bosforo. Gite alle forche omai, trappole infide, nasse, gorre, bilance, ami, e tramagli, se ad ogni altro, che a me, la sorte arride.</poem> ====Citazioni==== *[...] ''| perché la [[sorte]], udir bramo da te, | sia cosi parzial di teste sceme?'' (Tirreno: p. 265) *''Di cieca frenesia son debolezze, | fallaci sogni d'animo imprudente, | cercare, ove non son, le contentezze.'' (Tirreno: p. 273) *''Io so, che l'uom della fortuna è un gioco, | e a far che mai gloria mortal mi domini, | mi figuro il sepolcro in ogni loco.'' (Tirreno: p. 274) *''Figliuol, quest'è l'[[Eufrate]]: onusta, e piena | sol ne cavan le reti i più vigliacchi; | un uomo ben composto ara l'arene.'' (Ergasto: p. 279) *[...] ''| e son due cose, che non ponno unirsi, | aver la fiamma in seno e occultarla.'' (Ergasto: p. 282) *''Signor, che il tutto sai, che il tutto vedi, | a che giovò porre nel capo il senno | se studian questi ad erudire i piedi?'' (Tirreno: p. 284) *''Giova perder di lui ogni ricordo: | che quando fossi un Ettore secondo, | se parli di virtù, l'Eufrate è sordo. || Fiume non fu giammai cotanto immondo, | poiché vi vengon baldanzose, e liete | l'immondizie a color di tutto il mondo.'' (Ergasto: p. 313) ===Satira VI, ''L'invidia''=== ====[[Incipit]]==== <poem>Era la notte, e delle stelle i lussi cintia cingean, che dal cornuto argento sulla testa a più d'un scotea gl'influssi. Tacea dell'aria il garrulo elemento, tacea dell'Oceano il moto alterno, e solliavan le spie, ma non il vento. Perch'Eolo, che di lui regge il governo, l'avea legato, e lo tenea prigione per l'insolenze, ch'avea fatto il verno.</poem> ====Citazioni==== *''Ma in me la fantasia vegliando allora, | mentre che il senso si riposa, e dorme, | mille cose alla mente apre, e colora.'' (Autore: p. 317) *''Io son colei, di cui paventa, e teme | ogni Stato maggior; quella, che seguo | sempre le cose in eccellenza estreme.'' ([[Invidia]]: p. 320) *''Quella son io, che rapida mi volgo | là dove alberga la dottrina, e il senno, | e che i vizj d'ognun mordo, e divolgo. || Quella son io, ch'ogni difetto accenno | dell'alme eccelse, e con bilancia uguale | ogni piccolo error peso, e condenno. || Quella son io, che per tenor fatale | sempre accompagno la virtude, e il merto, | e con essi comun ebbi il natale.'' (Invidia: p. 320) *''Quella sei tu, che solo affanno, e doglia | senti del bene altrui; quella che tenta | detrarre ai fatti, onde l'onor germoglia.'' (Autore: p. 323) *''E non solo i [[pittore|pittori]] eran poeti, | ma filosofi grandi, e fûr demonj | nel cercar di natura i gran segreti.'' (Autore: p. 356) ===Citazioni sulle ''Satire''=== *La [[critica]], priva di un mondo serio, in cui si possa incorporare, si svapora in sentenze, esortazioni, sermoni, prediche, declamazioni e generalità rettoriche, tanto più biliosa, quanto meno artistica. Così apparisce nelle ''Satire'' di Salvator Rosa, che pure sono salvate dall'obblio per la maschia energia di un'anima sincera e piena di vita, che incalora la sua immaginazione e gli fa trovare novità di espressioni e di forme pittoriche felicemente condensate. ([[Francesco De Sanctis]]) ==Citazioni su Salvator Rosa== *Già Salvator Rosa aveva a suon di tromba mosso guerra alla declamazione e alla rettorica, senz'accorgersi che faceva della rettorica anche lui. ([[Francesco De Sanctis]]) *Salvatore fu di presenza curiosa, perché essendo di statura mediocre, mostrava nell'abilità della vita qualche sveltezza e leggiadria: assai bruno nel colore del viso, ma di una brunezza africana, che non era dispiacevole; gli occhi suoi erano torchini, ma vivaci a gran segno; di capelli negri, e folti, i quali gli scendevano sopra le spalle ondeggianti e ben disposti naturalmente: vestiva galante, ma non alla cortigiana, senza gale, e superfluità. ([[Giovanni Battista Passeri]]) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *Salvatore Rosa, ''[https://books.google.it/books?id=ZGcbAQAAIAAJ Il teatro della politica: {{small|sentenziosi afforismi della prudenza}}]'', edizione critica a cura di Giorgio Baroni, Commissione per i Testi di Lingua, Bologna, 1991. *Salvatore Rosa, ''[https://books.google.it/books?id=WY1RAAAAcAAJ Satire e vita di Salvator Rosa]'', Dai torchj di Attilio Tofani, Firenze, 1833. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Rosa, Salvator}} [[Categoria:Aforisti italiani]] [[Categoria:Incisori italiani]] [[Categoria:Pittori italiani]] [[Categoria:Poeti italiani]] ddb6u4wiww252e9vt17ozqa7q4ywvmg Discussione:Galileo Galilei 1 6802 1219291 986238 2022-07-27T16:30:26Z AnjaQantina 1348 /* Senza fonte */ +1 wikitext text/x-wiki {{sfid}} mi sbagliro', ma diverse delle citazioni qui attribuite a Galili mi sembrano dubbie. Non sarebbe enciclopedicamente corretto mettre per ogni citazione iltesto e la pagina da cui sono state tratte? (utente: cog (su wiki))--[[Utente:87.7.146.35|87.7.146.35]] 20:53, 17 Mar 2006 (UTC) :E' quello che si cerca di fare quotidianamente per ogni autore. Non è cosa semplice! :) --'''[[Utente:Dread83|<span style="color:red;">D</span><span style="color:black;">oppia</span>]][[Image:Nuvola apps cache.png|25px|Temi le mie pagine!]][[Discussioni utente:Dread83|<span style="color:red;">Di</span>]]''' 09:02, 18 Mar 2006 (UTC) Qualcu sa dirmi da quale opera di Galielo è tratta la frase "res novissima ex argomento vetustissimo"? (Lugui001) salve. ho bisogno di sapere in quale opera di galileo galilei si trova la seguente frase, e spero possiate essermi d'aiuto..:" ma sopra tutte le invenzioni stupide, qual eminenza di mente fu quella di colui che s'immaginò di trovar modo di comunocare i suoi più reconditi pensieri a qualsivoglia altra persona, benchè distante per lunghissimo intervallo di luogo e di tempo? parlare a quelli che son nelle Indie, parlare a quelli che non sono ancora nati nè saranno se non di qua a mille dieci anni? e con qual facilità? con i vari accozzamenti di venti caratteruzzi sopra una carta" :Ciao. Bastava leggere la voce: ''Dialogo sopra i due massimi sistemi''... --[[Utente:Dread83|<span style="color:red;background:black;border:1px solid black;font-size:90%">'''D'''</span>]][[Discussioni utente:Dread83|<span style="color:red;background:yellow;border:1px solid yellow;font-size:90%">'''D'''</span>]] 20:00, 18 set 2007 (CEST) ==Senza fonte== *Dietro ogni problema c'è un'opportunità. *Nelle mie scoperte scientifiche ho appreso più col concorso della divina grazia che con i telescopi. *Non ho mai incontrato un [[uomo]] così ignorante dal quale non abbia potuto imparare qualcosa. *Si possono insegnare le cose che non sono né vere né false, come le cose della legge. (Citato da Benedetto Castiglia nella [https://storia.camera.it/regno/lavori/leg11/sed455.pdf Tornata del 21 gennaio 1874] della Camera dei Deputati, ma non ho trovato la fonte originale). --[[Utente:AnjaQantina|AnjaQantina]] ([[Discussioni utente:AnjaQantina|scrivimi]]) 18:30, 27 lug 2022 (CEST) Per "Nelle mie scoperte scientifiche ho appreso più col concorso della divina grazia che con i telescopi.", qui: https://fedeeragioneblog.wordpress.com/2014/07/06/fede-e-ragione-in-galileo-galilei/ viene indicata come fonte le Lettere di Galileo ed.Einaudi 1978 Da controllare. {{nf|16:15, 16 feb 2016|84.221.181.20}} 236r0iq5seadyr2mv1kotx5cl7lljs9 Benjamin Constant 0 12121 1219281 1195271 2022-07-27T15:43:53Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni di Benjamin Constant */ +1 wikitext text/x-wiki [[File:Benjamin Constant.jpg|thumb|Benjamin Constant]] '''Henri-Benjamin Constant de Rebecque''' (1767 – 1830), pensatore, scrittore e politico francese di origine svizzera. ==Citazioni di Benjamin Constant== *Il fine degli antichi era la suddivisione del potere sociale fra tutti i cittadini della stessa patria: era questo ciò che chiamavano libertà. Il fine dei moderni e la sicurezza nei godimenti privati; e chiamano libertà le garanzie accordate dalle istituzioni a questi godimenti.<ref>Da ''La libertà degli antichi'', p. 24.</ref> *Il grande problema della vita è il dolore che si provoca, e la metafisica più ingegnosa non giustifica l'uomo che ha straziato il cuore che lo amava.<ref>Da ''Adolphe''.</ref><ref name=sordi>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> *Il rischio della moderna [[libertà]] è che, assorbiti nel godimento della nostra indipendenza privata e nel perseguimento dei nostri interessi particolari, rinunciamo con troppa facilità al nostro diritto di partecipazione al potere politico.<ref>Da ''La libertà degli antichi'', p. 32.</ref> *L'[[Inghilterra]] non è, in fondo, che una vasta, opulenta e vigorosa aristocrazia.<ref>1830, vol. I, p. 23; citato in Losurdo 2005, p. 122.</ref> *{{NDR|Sull'inviolabilità del sovrano}} Sarebbe enorme rendere un potere supremo inviolabile, senza costituire ad un tempo i ministri e consiglieri giudici dell'obbedienza che a lui debbono.<ref>Citato da [[Pasquale Stanislao Mancini]] nella [https://storia.camera.it/regno/lavori/leg11/sed027.pdf Tornata del 3 febbraio 1871] della Camera dei Deputati (Regno d'Italia).</ref> *Sono come un paralitico che ha trovato nell'immobilità la maniera per evitare le cadute.<ref>Dalle ''Lettere'', "a Sismondi", 13 agosto 1813.</ref><ref name=sordi/> ==[[Incipit]] di ''Adolphe''== A ventidue anni, terminavo i miei studi presso l'università di Göttingen. Mio padre, ministro dell'elettore di ***, pensava che dovessi prima visitare i più importanti paesi d'Europa.<ref>Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref> ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Benjamin Constant, ''La libertà degli antichi, {{small|paragonata a quella dei moderni}}'' (1820), a cura di G. Paoletti, Einaudi, Torino, 2001. *{{fr}} Benjamin Constant, ''Mélanges de littérature et de politique'', 2 voll., Michel, Louvain, 1830. *Domenico Losurdo, ''Controstoria del liberalismo'', Laterza, 2005. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Constant, Benjamin}} [[Categoria:Filosofi francesi]] lb43ilnkgas7er415w08in1kqhv3vfi Modi di dire napoletani 0 15796 1219273 1219139 2022-07-27T12:19:26Z Sun-crops 10277 +2, correggo in parte un o.d.m. precedente relativo alla pronuncia della di e della erre: la pronucia prevalente, nella mia esperienza è erre; c'è anche la pronuncia con la di, ma questa, salvo errore, è in un registro elevato di pronuncia; non è frequente sentire la d, è piuttosto raro, direi. wikitext text/x-wiki Raccolta di '''modi di dire [[Napoli|napoletani]].''' ==A== *''''A Bella 'Mbriana.'''<ref name="meridiana">Citato in Pino Imperatore, ''Bentornati in casa Esposito, Un nuovo anno tragicomico'', Giunti, Firenze/Milano, 2013, [https://books.google.it/books?id=PthsKnYT3OwC&lpg=PA47&dq=bella%20mbriana&hl=it&pg=PA47#v=onepage&q&f=false p. 47.] ISBN 9788809782860</ref> ::{{spiegazione|La fata benefica, protettrice della casa che frequenta.}} *'''A botavraccio.'''<ref name=turnarm>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 12.</ref> :''A "voltabraccio".'' ::{{spiegazione|Lancio dello ''[[strummolo]]'' (tipo di trottola) imprimendo – in violazione delle regole di lancio – tutta la forza possibile per scagliarlo con violenza (a '''spaccastrómmole'''<ref name=turnarm/>) contro lo ''strummolo'' perdente abbandonato in balia degli avversari che avevano facoltà di spaccarlo.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', pp. 12-13.</ref>Si dice anche del manrovescio inferto con il dorso della mano "'Nu buffettone 'a votavraccio"}} *'''A 'bbona 'e Ddio.'''<ref>Citato in Raffaele Viviani, ''Poesie'', a cura di Antonia Lezza, Guida, Napoli, 2010, [https://books.google.it/books?id=WoVk3S-AR88C&lpg=PA190&dq=a%20bbona%20'e%20Ddio!&hl=it&pg=PA190#v=onepage&q&f=false p. 190.] ISBN 978-88-6042-710-6</ref><ref name=voluntas>Citato in Russo, '''O "luciano" d' 'o Rre'', p. 52</ref> :''Vada come vada.''<ref>Traduzione in ''Poesie'', p. 190.</ref> *'''A botta 'e stiente.'''<ref>Citato in Carmela Capitale, ''Vox Musae'', Aletti Editore, 2017, [https://books.google.it/books?id=emkuDwAAQBAJ&lpg=PT15&dq=botta%20%20'e%20stiente&hl=it&pg=PT15#v=onepage&q&f=false]</ref> :''A furia (colpo) di stenti. Con enorme fatica.'' *''''A capa 'e l'ommo è na sfoglia 'e cepolla.'''<ref name=nose/> :''La testa dell'uomo è (sottile come) una pellicola (brattea) di cipolla.'' ::{{spiegazione|Le idee, le opinioni degli uomini mutano molto facilmente. Volto spesso anche in rima:" 'A cerevella è 'na sfoglia 'e cepolla"}} *''''A carne {{sic|asotte}}<ref>Refuso: 'a sotto.</ref> e 'e maccarune 'a {{sic|'coppa}}.'''<ref>Citato in Enzo Moscato, ''Trianon'', presentazione di Pasquale Scialò, Alfredo Guida Editore, Napoli [https://books.google.it/books?id=RD6L0IlMjCIC&lpg=PA48&dq=%C3%A8%20gghiu-%20ta%20'a%20carne%20asotte&hl=it&pg=PA48#v=onepage&q&f=false p. 48.] ISBN 88-7188-314-4</ref> :''La carne sotto e i maccheroni sopra.'' ::{{spiegazione|Le capacità, i meriti non sono né riconosciuti né valorizzati mentre i mediocri e gli incapaci avanzano. Più in generale si dice di cose che vanno o vengono fatte alla rovescia.}} *''''A cera se struja e 'o muorto nun cammina.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 108.</ref> :''La cera si consuma e il funerale (il morto) non avanza.'' ::{{spiegazione|Si è tutto arenato, ci si perde in troppi indugi, si perde tempo inutilmente.}} *'''A chi tanto, e a chi niente.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 119.</ref> :''(La vita è ingiusta), ad alcuni dà tanto, ad altri niente.'' *'''A cche serve u pparlà?'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 27.</ref> :''A cosa serve il parlare?'' ::{{spiegazione|È inutile parlare se chi ci ascolta non vuole capire. Oppure: Non c'è bisogno che tu mi dica altro, ho capito tutto e farò tutto il possibile per aiutarti.}}<ref>{{cfr}} ''Il frasario napoletano'', p. 27.</ref> *'''A ciammiello<ref>Richiamo per uccelli, zimbello.</ref>.'''<ref name=allocco>Citato in Pietro Paolo Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 72.</ref> :''A pennello, alla perfezione. Es. È ghiuto tutto a ciammiello. Sto vestito me sta a ciammiello. (È andato tutto liscio, alla perfezione. Questa giacca mi sta a pennello.)'' *''''A ciuccia 'i Fechella: 99 chiaie e 'a cora fràceta!'''<ref>Citato con traduzione in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 34.</ref> :''L'asina di Fichella: 99 piaghe e la coda fradicia!''<ref>(Fradicia: marcia, marcita). La traduzione è in ''Il frasario napoletano, I'', p. 34.</ref><ref>Fràceto: aggettivo: fradicio, guasto, marcio. La definizione è in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 144.</ref> ::{{spiegazione|Si dice ironicamente del malato immaginario che si sente colpito da ogni male possibile.}} *''''A copp'<nowiki>'</nowiki>a mano.'''<ref>Citato in ''Ncopp' 'o marciappiede'', p. 37.</ref> :''Da sopra la mano.'' ::{{spiegazione|Completamente di propria iniziativa, in modo improvviso ed inatteso; rispondere, commentare facendo immediatamente seguito, botta e risposta o anche interrompendo o sovrapponendosi all'altrui discorso. Es. ''Parlà 'a copp' 'a mano'' o '''a mana'', parlare senza essere stati interpellati quando non spetta farlo, in un momento inopportuno; replicare, rintuzzare tempestivamente e risolutamente. Ribattere, contestare subito ed energicamente}} *'''‘A copp' ‘a copp'.'''<ref>Citato in Paolo Isotta, ''Altri canti di Marte'', Marsilio, Venezia, 2015, [https://books.google.it/books?id=grHwDQAAQBAJ&lpg=PT146&dq=a%20copp'a&hl=it&pg=PT146#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-317-3998-6</ref> :''(Da) sopra (da) sopra.'' ::{{spiegazione|Superficialmente, approssimativamente, inaccuratamente. ''Fa na cosa 'a copp' 'a copp<nowiki>'</nowiki>'': Fare qualcosa senza curarla, completarla in ogni dettaglio, farla approssimativamente.}} *'''A core a core.'''<ref>Citato in [[Raffaele Viviani]], ''Teatro'', VI, a cura di Antonia Lezza e Pasquale Scialò, introduzione di Goffredo Fofi, Guida, Napoli, 1994, [https://books.google.it/books?id=hpvvJLglMvkC&lpg=PP1&dq=viviani&hl=it&pg=PA346#v=onepage&q=a%20core%20a%20core&f=false p. 346.]</ref> :''A cuore a cuore.'' ::{{spiegazione|Teneramente abbracciati.}}<ref>Traduzione-spiegazione in ''Teatro'', VI, p. 346.</ref> *'''A ccraie<ref>Dal latino ''cras'': domani. Craie è al tempo stesso parola onomatopeica che imita il cra-cra della cornacchia e ''craie'' che in napoletano significa domani.</ref> a ccraie, comm' 'a curnacchia.'''<ref>Citato in ''Il frasario napoletano, I'', p. 30.</ref> :''A domani a domani, come la cornacchia.'' ::{{spiegazione|Si dice con ironia di chi se la prende comoda e rimanda sempre tutto senza realizzare nulla.}}<ref>{{cfr}} ''Il frasario napoletano'', p. 27.</ref> *'''{{NDR|'A}} cummara.'''<ref>La comare, la madrina; l'amante.</ref><ref name=codex/> :''Nella parlesia:''<ref name=spikkesia/>''la chitarra.'' *''''A fàccia d<nowiki>'</nowiki>'a càpa d<nowiki>'</nowiki>'o casecavàllo.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 89.</ref> :''Letteralmente: Alla faccia della testa del caciocavallo!'' ::{{spiegazione|Nientedimeno! Nientemeno! Addirittura!}} *'''Â faccia 'e chi ce vò male.'''<ref name=facefeet>Da Salvatore Bonavita ''Fessarìe 'e cafè. Detti, facezie e proverbi napoletani'', citato in ''L' Italia ride in napoletano'', la Repubblica.it dell'11-06-2005.</ref> :''Alla faccia di chi ci vuole male!'' *'''A faccia mia sott' {{sic|e}} piede vuoste.'''<ref name=facefeet/> :''La mia faccia sotto i Vostri''<ref>Plurale di cortesia e di riguardo, equivalente al Lei.</ref>'' piedi.'' ::{{spiegazione|Esagerando con un pizzico di benevola ed amichevole ironia: Non pensate neppure remotamente che le mie parole, il mio comportamento, la mia iniziativa costituiscano un'implicita contestazione del Vostro prestigio, della Vostra autorevolezza, della Vostra intelligenza. È fuori discussione che resto sempre un passo indietro rispetto a Voi e sottoposto in ogni momento alla Vostra autorità.}} *''' 'A fessa è gghiuta 'mmano a 'e criature.'''<ref>Citato in AA. VV., ''Proverbi & Modi Di Dire – Campania'', Simonelli Editore, Milano, 2006. [https://books.google.it/books?id=1yVgvr16rX0C&lpg=PA58&dq='A%20fessa%20mmano%20a%20'e%20ccriature.&hl=it&pg=PA58#v=onepage&q='A%20fessa%20mmano%20a%20'e%20ccriature.&f=false p. 58.] ISBN 88-7647-103-0</ref> :''La vulva è finita nelle mani dei bambini.''<ref>Traduzione in ''Proverbi & Modi Di Dire – Campania''</ref> ::{{spiegazione|Quando si affidano cose a chi non ha capacità per gestirle.}} *''''A fìglia 'e dòn Camìllo: tutt'a vònno e nisciùno s'a pìglia.'''<ref name=Am17>Citato in Amato, p. 17.</ref> :''La figlia di don Camillo: tutti la vogliono e nessuno la piglia.'' *''''A fraveca 'e ll'appetito.'''<ref name="hambriento">Citato in Raffaele Viviani, ''Poesie, {{small|opera completa}}'', a cura di Antonia Lezza, Guida, Napoli, 2010. ISBN 978-88-6042-710-6, [https://books.google.it/books?id=WoVk3S-AR88C&lpg=PA345&dq&pg=PA342#v=onepage&q&f=false p.345].</ref> :''La fabbrica dell'appetito.'' ::{{small|Persona di formidabile appetito, difficile da saziare.}} *'''{{sic|A}} funa è corta e 'o puzzo è funno.'''<ref name=Zwang>Citato in ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 117.</ref> :''La fune è corta ed il pozzo è profondo.'' ::{{spiegazione|Si dice quando due circostanze avverse concomitanti rendono impossibile realizzare qualcosa.}} *''''A gassosa cu 'a pallina.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 57.</ref> :''La gassosa con la pallina.'' ::{{spiegazione|Gassosa venduta in una bottiglietta bianca dotata di un particolare sistema di chiusura dall'interno della bottiglia stessa: a fungere da tappo era una pallina contenuta all'interno della bottiglia; la pallina, spinta in alto dall'anidride carbonica, si incastrava presso l'uscita della bottiglia, tappandola.}} *''''A guapparia 'e Peppe Nasella: accerette 'a gatta dint' 'a senga d' 'a porta.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 20.</ref> :''La prodezza di Peppe Nasella: uccise la gatta nello spiraglio della porta.'' ::{{spiegazione|Si dice per per prendere in giro chi si gloria, senza averne alcun motivo, di aver fatto qualcosa di straordinario.}} *''''A iurnata è 'nu muorzo.'''<ref>Citato in [[Erri De Luca]], ''Montedidio'', Feltrinelli, Milano, 2003, [https://books.google.it/books?id=69XfCgAAQBAJ&lpg=PP1&dq=montedidio&hl=it&pg=PT4#v=onepage&q&f=false p. 4].</ref> :''La giornata è un morso. (È breve, vola via in un baleno).'' *'''A la babbaloscia.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano'', p. 13.</ref> :''Pigramente, svogliatamente'' *''''A Lecca e 'a Mecca.'''<ref>Citato in '''O "luciano" d' 'o Rre'', p. 82.</ref> ::{{spiegazione|L'intero mondo. Tutto, di tutto; con ironia: un po' di tutto e anche qualcosa in più. ''Sapé 'a Lecca e 'a Mecca'': sapere tutto, di tutto; essere a conoscenza, al corrente di cose cose che per l'età o altre ragioni non è verosimile che si sappiano.}} *'''A licchetto.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 206.</ref> :''A lucchetto.'' ::{{spiegazione|Alla perfezione. A pennello. Es. ''È ghiuto tutto a licchetto. (È andato tutto alla perfezione.)''}} *'''{{sic|A}} mala nuttata e {{sic|a'}} figlia femmena!'''<ref>Citato in Bianca Fasano, ''Terra al Sole'', Narcissus.me, [https://books.google.it/books?id=e4iyCQAAQBAJ&lpg=PT36&dq=Mala%20notte%20e%20figlia%20femmena.&hl=it&pg=PT36#v=onepage&q&f=false]</ref> :''La cattiva nottata e la figlia femmina.'' ::{{spiegazione|Due fatti, due circostanze negative concomitanti o in immediata successione. Un duplice guaio.}} *''''A mamma e figlia.'''<ref name=bubbles>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 24.</ref> :''La mamma e figlia.'' ::{{spiegazione|Le antiche due bustine per la preparazione della Idrolitina.}} *''''A Mamma pacchiana.'''<ref>Citato in [[Franco Salerno]], ''La vita, la festa e la morte. {{small|Culti popolari in Campania}}'', Altrastampa, 2000, [https://books.google.it/books?id=BJ8iAQAAIAAJ&q=mamma+pacchiana&dq=mamma+pacchiana&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjm2rW7zNzkAhUvpIsKHVW0CekQ6AEINTAC p. 40].</ref> :''La Mamma (chiamata affettuosamente:) contadina, grossolana, rustica.'' ::{{spiegazione|La Madonna di Castello, venerata nel Santuario di Santa Maria a Castello a Somma Vesuviana.}} *''''A mana è bona: è 'a valanza ca vo' essere accisa...!'''<ref>Citato in [[Libero Bovio]], ''So' dieci anne'', Luigi Pierro, Napoli, 1921, [https://books.google.it/books?hl=it&id=8t4yAQAAIAAJ&dq=%27A+mana+%C3%A8+bona%2C+%C3%A8+%27a+valanza+ca+v%C3%B2+essere+accisa%21&focus=searchwithinvolume&q=valanzap. 103].</ref> :''La mano è buona: è la [[bilancia]] che vuol essere uccisa...!'' ::{{spiegazione|La bilancia, com'è ovvio, non ha alcuna colpa dell'uso fraudolento che ne fa il venditore disonesto; l'espressione, che capovolge ironicamente i termini, è rivolta a chi vuole far ricadere sugli altri colpe che sono soltanto sue.}} *''''A màneco 'e cato<ref>Recipiente troncoconico con manico semicircolare. Secchio.</ref>.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 54.</ref> :''A manico di secchio.'' ::{{spiegazione|''<nowiki>'</nowiki>E baffe, o: 'e mustacce a maneco 'e cato'': baffi lasciati crescere pendenti sulle due pliche boccali.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 54.</ref>}} *'''A' maronn v'accumpagna.'''<ref name="odigitria">Citato in Véronique Bruez, ''Naples allegro con fuoco'', Gallimard, [https://books.google.it/books?id=7AQuAwAAQBAJ&lpg=PT114&dq=assafa%20a%20maronna&hl=it&pg=PT113#v=onepage&q&f=false]</ref> o: '''<nowiki/>'A Madonna v'accumpagna.'''<ref>Citato in Viviani, Teatro, IV, p. 254.</ref> :{{NDR|Al congedo, si augura a chi parte}}'' Che la Madonna vi accompagni (e vi protegga).'' *'''A meglio a meglio.'''<ref name=betterbetter>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano italiano'', p. 230.</ref> :''A meglio a meglio.'' ::{{spiegazione|A gonfievele, nel migliore dei modi, a tutto andare, a tutto spiano.}} *'''A mente a mente.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', I, p. 70.</ref> ::{{spiegazione|Essere proprio sul punto di ricordare qualcosa e poi farselo sfuggire dalla mente.}} *'''{{sic|A}} mise 'a lengua into 'o pulito.'''<ref name=barber/> :''Ha messo la lingua nel pulito.'' ::{{spiegazione|Si dice con ironia, di chi, risalito, arricchitosi, si dà arie da gran signore parlando in un italiano pieno di errori.}} *''''A morte ncopp<nowiki>'</nowiki>'a noce d<nowiki>'</nowiki>'o cuollo.'''<ref>citato in Francesco Gabriello Starace, '''O figlio 'e don Nicola'', Cav. Emilio Gennarelli, Napoli, 1922, [https://wikisource.org/wiki/Page:%27O_figlio_%27e_don_Nicola.djvu/43 p. 41 wikisource]</ref> :''La morte sulla noce del collo.'' ::{{spiegazione|La morte sulla nuca. La morte che minaccia molto da vicino. Una situazione o una persona angoscianti. ''Me pare 'a morte 'ncopp' 'a noce d' o cuollo!'' Mi sembri la morte sulla nuca. Mi stai angosciando, sei angosciante, opprimente!}} *''''A mosca dint'o viscuvato.'''<ref>Citato in [[Gianni Mura]], ''Ischia'', Feltrinelli, Milano, 2014, [https://books.google.it/books?id=qw3pAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Gianni%20Mura&hl=it&pg=PT62#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-0788-4351</ref> :''La [[mosca]] nel palazzo vescovile.'' ::{{spiegazione|Un'inezia in un'enormità, una goccia nel mare. ''Pare (o è gghiuta) 'a mosca dint' 'o viscuvato.'' Pare (o è andata) la mosca nel vescovato: una piccola razione di cibo per saziare una fame da lupo.}} *''''A musica giappunese.<ref>O: 'a museca ciappunesa, oppure: 'a museca d<nowiki>'</nowiki>'a Barra.</ref>'''<ref>Citato in Pasquale Scialò, ''Storie di musiche'', a cura di Carla Conti, introduzione di Ugo Gregoretti, Guida, Napoli, 2010, [https://books.google.it/books?id=05NME_CUP4MC&lpg=PP1&dq=Pasquale%20Scial%C3%B2&hl=it&pg=PA264#v=onepage&q=giappunese&f=false p. 264.] ISBN 978-88-6042-718-2</ref> :''La musica giapponese.'' ::{{spiegazione|Sorta di rumoroso frastuono creato per lo più da bande di [[w:scugnizzo|scugnizzi]] (la più famosa delle quali proveniva dal quartiere di [[w:Barra (Napoli)|Barra]]) con voce, rudimentali strumenti a percussione e a fiato in occasione della [[w:Festa di Piedigrotta|Festa di Piedigrotta]]. ''Pare 'a musica giappunese'': locuzione con cui ci si riferisce ad una riunione, un assembramento di persone chiassose e moleste o ad un'esecuzione musicale disarmonica, raffazzonata, sgradevole.}} *''''A na recchia me trase e all'ata me jesce.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro II'', p. 56.</ref><ref>Citato, con lezione leggermente diversa, in ''Le Muse napolitane'', egloga II, ''Euterpe {{sic|overo}} La cortisciana'', p. 250.</ref> :''Da un orecchio mi entra e dall'altro mi esce.'' ::{{spiegazione|Non faccio alcun conto di quello che dici.}} *'''A niente a niente.'''<ref>Citato in [[Raffaele Viviani]], ''Il pezzente sagliuto (Il povero diventato ricco)'', in [[Raffaele Giglio]], ''Letteratura delle regioni d'Italia, Storia e testi, Campania'', Editrice La Scuola, Brescia, 1988, p. 306. ISBN 88-350-7971-3</ref> :''Letteralmente: a niente a niente.'' ::{{spiegazione|Come minimo. ''A niente a niente ccà ce facimmo 'nteresse cocche migliaro 'e evuro'', o anche: '''nc'appizzammo cocche migliaro 'e evuro'': Come minimo qui spenderemo qualche migliaio di euro, o anche: ci rimetteremo qualche migliaio di euro.}} *'''A nu mantiello 'i prèvete se nne fa na scazzette.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 76.</ref> :''Da un mantello di prete, se ne fa una scarsella {{NDR|borsellino}}.''<ref>La traduzione è in ''Il frasario napoletano, I'', p. 76.</ref> ::{{spiegazione|Si dice con ironia di chi allestisce grandi preparativi per poi ottenere scarsi risultati.}} *'''A nu palmo d'o culo mio chi fotte, fotte.'''<ref>Citato in Luca Mencacci, ''Radici Dal Passato'', [https://books.google.it/books?id=WL6pCwAAQBAJ&lpg=PT20&dq='a%20nu%20palmo%20d'o%20culo%20mio%20chi%20fotte&hl=it&pg=PT20#v=onepage&q&f=false] </ref> oppure: '''A 'nu parmene d' ' o culo mio fotte chi vo'.'''<ref name=facefeet/> :''Ad un palmo dal mio didietro, chiunque vuole copuli pure.'' :{{spiegazione|Lontano da me e fintantoché non subisco alcun danno diretto faccia pure ognuno a suo bell'agio quello che più gli aggrada.}} *''''A 'o munno 'a verità.'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', p. 75.</ref> :''Al mondo della verità (all'altro mondo)''. ''Mo' stà a 'o munno 'a verità'' (Non è più in questo mondo. Adesso è nel mondo della verità, è all'altro mondo). *'''A pesielle pavammo.'''<ref>Citato in [[Alfredo Cattabiani]], ''Florario'', Mondadori, [https://books.google.it/books?id=3sqnDgAAQBAJ&lpg=PT505&dq=A%20pesielle%20pavammo.&hl=it&pg=PT505#v=onepage&q=A%20pesielle%20pavammo.&f=false]</ref> :''Pagheremo al tempo dei piselli.''<ref>Traduzione in ''Florario''.</ref> ::{{spiegazione|Pagheremo quando gli affari andranno bene.}}<ref>Per l'interpretazione {{cfr}} (più estesamente) ''Florario'' alla stessa pagina.</ref>}} *'''A pisce fetiente.'''<ref>Citato in Franco Pastore, ''Le brache de San Griffone'', A. I. T. W. eEdizioni, 2005, [https://books.google.it/books?id=s8EqBgAAQBAJ&lpg=PA19&dq=a%20pisce%20fetiente&hl=it&pg=PA19#v=onepage&q&f=false p. 19]</ref> :''A pesci graveolenti.'' ::{{spiegazione|''Fernì'' o ''Ascì a pisce fetiente''. Finire o uscire a pesci che puzzano. Finire, uscire, degenerare, culminare – in progressivo, inarrestabile crescendo – in un'aspra, violenta lite; solitamente al termine di una discussione costellata da malintesi, oppure per suscettibilità di chi discute, o perché si è toccato un tasto dolente o per altri motivi.}} *'''A ppiede chiuppe.'''<ref>Citato e spiegato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 509.</ref> ::{{spiegazione|A pié pari.}} *'''A primma botta.''' <ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, p. 146.</ref> :''Al primo colpo.'' *'''A quatt'e bastune.'''<ref>Citato in ''[http://www.napolitoday.it/social/perche-si-dice-quattro-di-bastoni.html Perché e quando a Napoli si dice "a quatt'e bastune]'', ''napolitoday.it'', 11 giugno 2019</ref> :''A quattro di bastoni.'' ::{{spiegazione| (Stare) come il quattro di bastoni. Antica locuzione: lo si dice scherzosamente di chi giace supino, in totale relax, tenendo gambe e braccia larghe. ''T'he miso a quatt' 'e bastune!''. Ti sei messo a quattro di bastoni! Ti sei proprio spaparanzato per bene, spaparacchiato alla grande!}} *'''A refrische 'e ll'anime {{sic|d'o}} priatorio.'''<ref>Citato in Barbara Zaragoza, ''The Espresso Break: Tours and Nooks of Naples, Italy and Beyond'', Merchant Press, Chula Vista, CA 91921, USA, 2012, [https://books.google.it/books?id=8eKNIlVBgb4C&lpg=PA91&dq=A%20refrische%20'e%20ll'anime%20d'o'%20priatorio.&hl=it&pg=PA91#v=onepage&q&f=false p. 91.] ISBN 978-0-9835099-2-9</ref> :''A suffragio (refrigerio) delle anime del [[Purgatorio]].'' ::{{spiegazione|Formula che ricorre nelle preghiere per alleviare le pene delle anime del Purgatorio.<ref>Per gli aspetti connessi al culto delle anime del Purgatorio si veda Cimitero delle Fontanelle, sezione: Il culto delle anime ''pezzentelle'', [[w:Cimitero delle Fontanelle|voce su ''Wikipedia'']].</ref>}} *''''A rezza.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 128.</ref> :''La rete.'' ::{{spiegazione|La squadra mobile, nel gergo della malavita antica.}} *'''‘A rézza d<nowiki>'</nowiki>'o còre.'''<ref name=net>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 290.</ref> :''La rete del cuore.'' ::{{spiegazione|Il pericardio.}} *''''A santacroce.'''<ref name=holycross>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 24.</ref> :''La santa croce.'' ::{{Spiegazione|Il [[sillabario]].}} *''''A scigna 'ngopp'o' rucchiello.<ref>Rucchiello: strumento da incannare la seta, Rocchetto. – arnese su cui si tiene il pappagallo o la scimmia, Gruccia. {{cfr}} Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 337.</ref>'''<ref>Citato in Mattia Bernardo Bagnoli, ''{{sic|bologna}} permettendo'', Fazi Editore, Roma, 2009, ISBN 978-88-6411-369-2, [https://books.google.it/books?id=AOgbSkX0ZrsC&lpg=PP1&dq=Bologna%20permettendo&hl=it&pg=PT78#v=onepage&q&f=false p. 78]</ref> :''La scimmia sul trespolo (cilindrico rotante).'' ::{{spiegazione|Una persona estremamente brutta e sgraziata.}} *''''A sciorta d'o piecoro: nasce curnuto e more scannato!'''<ref>Citato in Patrizia Mintz, ''Il custode degli arcani'', PIEMME, Milano, 2011, [https://books.google.it/books?id=OoLQ0XlxhlsC&lpg=PA40&dq=&pg=PA40#v=onepage&q&f=false p. 40]</ref> :''La fortuna dell'agnello, nasce cornuto e muore sgozzato!''' ::{{spiegazione|Locuzione riferita a persone particolarmente sfortunate.}} *''''A sciorte 'i cazzette: iette pe ppiscià e se nne carette.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 102.</ref> :''La fortuna di cazzetto: andò per urinare e (il pene) se ne cadde.'' ::{{spiegazione|Essere incredibilmente scalognati, presi di mira spietatamente, fino e oltre l'inverosimile dalla più nera sfortuna.}} *''''A si loca.'''<ref name=rent>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 28.</ref> :''La Si Loca.'' ::{{spiegazione|Antico gioco infantile: si giocava appendendo di nascosto alle spalle di un compagno un cartoncino con una scritta derisoria, canzonatoria.}} *''''A signora 'e quatti-quatte.'''<ref>Citato in ''La donna nei detti napoletani'', p. 16.</ref> :''La signora con quattro quarti di nobiltà,.'' ::{{spiegazione|Signora blasonata (detto ironicamente).}} *''''A siè Giustina.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 239.</ref> :''La Signora Giustina.'' ::{{spiegazione|La Giustizia, nel gergo della malavita antica.}} *''''A soccia mana sta 'int' 'e Guantare.'''<ref name=nose/> :''La tua stessa mano sta nei Guantai.'' ::{{spiegazione|Guantai era il nome di un quartiere di Napoli in cui erano ospitate numerose fabbriche di guanti che esponevano come insegna un guanto. L'espressione è riferita a un persona che rinvia a lungo i pagamenti.}} *''''A sotto pe le<ref name=epsilon/>chiancarelle.'''<ref>Citato in [[Eduardo Scarpetta]], '''O scarfalietto'', Guida, Napoli, 1983, [https://books.google.it/books?hl=it&id=y4DyAAAAMAAJ&dq=a+sotto+p%E2%80%9De+chiancarelle&focus=searchwithinvolume&q=+chiancarelle p. 88.]</ref> :''Da sotto per i panconcelli!'' ::{{spiegazione|'''A sotto p' 'e chiancarelle'' Fate attenzione, scostatevi, scansatevi per non rischiare di essere colpiti dall'alto da palconcelli<ref>''<nowiki>'</nowiki>A chiancarella'', il palconcello; '''e chiancarelle'', i palconcelli: travi di legno con cui erano sostenuti i solai.</ref>in caduta: era il grido con cui gli operai che procedevano alla demolizione di un vecchio fabbricato avvertivano i passanti del pericolo. L'espressione è impiegata in riferimento o a commento di avvenimenti spaventosi, pericolosi, tali da suscitare orrore, stupore, sgomento. Come dire: Accidenti! Diamine!}} *'''A spaccastrommola.<ref>Antico gioco da strada dei ragazzi. {{cfr}} più dettagliatamente ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 355. Per lo ''strummolo'' si veda la voce [[w:strummolo|voce su ''Wikipedia'']].</ref>''' <ref>Citato in ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 355.</ref> :''A spaccatrottola.'' ::{{spiegazione|Agire o parlare a casaccio.}} *'''A stracce e petacce.'''<ref>Citato in Giacomo Lucchesi, ''Fra ninnole e nannole'', Streetlib, [https://books.google.it/books?id=dbhpDAAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Giacomo%20Lucchesi&hl=it&pg=PA78#v=onepage&q&f=false p. 78.]</ref> :''A stracci e brandelli.'' *'''A stracchimpacchio.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 365.</ref> ::{{spiegazione|A casaccio (''stracchimpacchio'': balordaggine).}} *''''A Strata Nova.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 22.</ref> :''La Strada Nuova'' ::{{spiegazione|Antica denominazione toponomastica dialettale del Corso Vittorio Emanuele.}} *''''A tale e quale.'''<ref name=bubbles/> :''La tale e quale.'' ::{{spiegazione|La [[fotografia]].}} *''''A ting-tang.'''<ref name=nose/> :''La bicicletta.'' *''''A trubbéa d' 'e ceràse.'''<ref>Citato in Mario Guaraldi, ''La parlata napolitana. {{small| Nuove ipotesi semantiche}}'', Fiorentino, 1982, [https://books.google.it/books?id=tqYdAQAAIAAJ&q=A+Trubbea+d%27%27e+cerase&dq=A+Trubbea+d%27%27e+cerase&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiYl93kia_pAhUI0qYKHf2MDfEQ6AEIKTAA p. 174].</ref> :''L'acquazzone delle ciliegie.'' ::{{spiegazione|Improvviso, breve, fortissimo rovescio temporalesco di maggio che causa una raccolta precoce delle ciliegie, vendute come primizie. Improvviso, breve, fortissimo temporale estivo.}} *''''A trummetta 'a Vicaria.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 47.</ref> :''La trombetta (il banditore, l'araldo) del Tribunale della Vicaria.'' ::{{spiegazione|L'indiscrezione in persona, il pubblico banditore, l'infaticabile divulgatore, lo strombazzatore degli altrui segreti. Si dice anche di chi parla con voce assordante.}} *'''A uocchio de<ref>In forma moderna: 'e.</ref> puorco.'''<ref name=pig>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 386.</ref> :''Ad [[occhio]] di maiale.'' ::{{spiegazione|Abbondevolmemente, A scialacquo, A josa, Alla grossa, Largamente, Prodigalmente, Senza risparmio.<ref>Definizione in D'Ambra, p. 386.</ref>}} *''''A vacca se tire 'e zizze e buonanotte.'''<ref>Citato in ''[https://dettinapoletani.it/bwl-knowledge-base/a-vacca-se-tira-e-zizze-e-buonanotte/ A vacca se tire 'e zizze e buonanotte.]'', ''dettinapoletani.it'', 30 dicembre 2015.</ref> :''La [[mucca]] ritrae le mammelle e buonanotte.'' ::{{spiegazione|Il gonzo ha, una buona volta, aperto gli occhi e ha smesso di dispensare generosamente, con cieca prodigalità favori e benefici; per gli insaziabili, esosi approfittatori la pacchia è finita.}} *'''A vieneténne.'''<ref>Citato in [[Maria Orsini Natale]], ''Francesca e Nunziata'', Avagliano, Cava dei Tirreni, 1996, [https://books.google.it/books?hl=it&id=AXHyAAAAMAAJ&dq=alla+vienetenne&focus=searchwithinvolume&q=approssimazione p. 366].</ref> :''A vienitene.'' ::{{spiegazione|''Fa' 'na cosa a vieneténne'': fare una cosa in modo raffazzonato, abborracciato, arruffato, superficiale, senza metterci alcun serio impegno.}} *'''A zeffunno.'''<ref>Citato in Citato in ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 406.</ref> :''In abbondanza, copiosamente, prodigalmente.'' *'''A zizzona e {{sic|battipaglia}}.'''<ref>Citato in Luigi 'Looigi' Pecce, ''Mescola ultimo (co)atto'', Narcissus.me, [https://books.google.it/books?id=fi1lCgAAQBAJ&lpg=PA229&dq=&pg=PA229#v=onepage&q&f=false p. 229]</ref> :'' '''A zizzona 'e [[Battipaglia]]:'' La grande mammella di Battipaglia.'' ::{{spiegazione|Mozzarella di bufala di Battipaglia di notevoli dimensioni (fino a 5 Kg), sormontata al centro da una sporgenza a forma di capezzolo.}} *''''A zumpata.'''<ref name=fuscello/> :''Assalto all'arma bianca (con speciali coltelli<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 63.</ref>) in un duello fra antichi camorristi.'' ::{{spiegazione|Antica forma di duello fra camorristi.}} *'''Abbafà 'i zìfere 'i viente.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 16.</ref> :''Gonfiare di zefiro di vento.''<ref>Traduzione in ''Il frasario napoletano'', p. 16.</ref> ::{{spiegazione|Riempire, farcire, saturare, subissare qualcuno di vacue chiacchiere, di vane promesse, vantando di capacità e prospettando imprese del tutto immaginarie; sommergerlo, quindi, in un diluvio di colossali menzogne.}} *{{NDR|L'}} '''Abbate Taccarella<ref>''Taccarià'': sforbiciare, tagliuzzare in modo irregolare usando con forbici mal affilate: dall'antico germanico: ''taikka'', segno. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 97.</ref>.'''<ref>Citato in Puoti, ''Vocabolario domestico napolitano-italiano'', [https://books.google.it/books?id=ICrennDu0x8C&dq=L'abate%20Taccarella&hl=it&pg=PA455#v=onepage&q&f=false p. 455]</ref> ::{{spiegazione|Taccarià: tagliuzzare. L'abate Taccarella è chi, per innata vocazione, è solito parlar male degli altri. In Puoti, ''Vocabolario domestico napolitano-italiano'': Chi parla assai e senza verun fondamento.}} *'''Abbiarse a ccuralle.'''<ref>Citato in Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Nnapule'', p. 35.</ref> :''Avviarsi verso i [[corallo|coralli]].'' ::{{spiegazione|Partire rapidamente per primi, anticipando tutti, verso una meta. L'espressione – nata fra i pescatori di [[Torre del Greco]] che lasciavano prendere il mare per primi i pescatori di corallo – è riferita a donne che, incinte dopo essere state violate, debbono affrettarsi a celebrare le nozze. {{cfr}} ''Comme se penza a Nnapule'', p. 35.}} *'''Abbuccàrse 'a cafettèra.'''Citato in <ref>Citato, con spiegazione, in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 17.</ref> :Letterarlmente: Inclinarsi, rovesciarsi la caffettiera. ::{{spiegazione|Avere una [[polluzione]] notturna.}} *''''Accarèmia 'e ll'ova tosta.'''<ref>Citato in Russo, '''O "luciano" d' 'o Rre'', p. 29.</ref> :''Accademia delle uova sode (dure).'' ::{{spiegazione|Discussione molto animata su argomenti futili.}} *'''Accattarse 'o ccaso.'''<ref>Citato in Antonio Altamura e ‎Francesco D'Ascoli, ''Lessico italiano-napoletano: con elementi di grammatica e metrica'', Regina, Napoli, 1970, [https://books.google.it/books?id=8nUIAQAAIAAJ&newbks=1&newbks_redir=0&printsec=frontcover&dq=Accattarse+%27o+ccaso.&q=Accattarse+%27o+ccaso.&hl=it&redir_esc=y p. 109].</ref> :''Portarsi via (comprarsi) il formaggio.'' ::{{spiegazione|Sfuggire ad un pericolo, scamparne incolumi avendone avuto sentore, come un topo che riesca a portarsi via l'esca senza farsi catturare nella trappola.}} *'''Acchiapp' 'a Peppe!'''<ref>Citato in Giuseppe Brusco, ''Sbagliando Si Vive'', Guida, Napoli, [https://books.google.it/books?id=KWjY6Jvkw2UC&lpg=PA22&dq=&pg=PA22#v=onepage&q&f=false p. 22].</ref> :''Acchiappa, acciuffa Peppe!'' ::{{spiegazione|Proprio ora è l'occasione buona, non lasciartela sfuggire! È il momento, ora, ora! Apri gli occhi, attenzione a quello che sta accadendo o sta per accadere sotto i tuoi occhi!}} *'''{{sic|Accïòmo}}.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 20.</ref> :''Ecce Homo.'' ::{{spiegazione|Pestato a sangue.}} *'''Accirete!'''<ref>Citato in Massimo Torre, ''Uccidete Pulcinella'', Edizioni e/o, Roma, 2015 [https://books.google.it/books?id=DvcoCwAAQBAJ&lpg=PT98&dq=accirete&hl=it&pg=PT98#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788866327103</ref> :''Ammazzati!'' ::{{spiegazione|Ingiunzione perentoria di andarsene a quel paese...}} *'''Accuncià quatt'ova int'ô piatto.'''<ref>Citato in ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', [https://books.google.it/books?id=KYSUBgAAQBAJ&lpg=PP1&hl=it&pg=PA4#v=onepage&q&f=false p. 4.]</ref> :''Aggiustare quattro [[uovo|uova]] nel piatto.'' ::{{spiegazione|Mettere ordine nelle proprie faccende.}} *'''Accuppatura.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1861, p. 108.</ref> :''La parte superiore, la sommità, la parte che "affiora", la colmatura di un recipiente, di un contenitore.'' ::{{spiegazione|Il meglio del meglio e, in senso antifrastico, il peggio. ''Âccuppatura d' 'a spasa 'e frutte.'' La parte superiore della cesta dei frutti: i frutti più belli disposti dai fruttivendoli bene in vista, sulla parte più alta della cesta. / ''È âccupparura d' 'e 'mbrugliune, d' 'e mariuole.'' È il fior fiore, il peggio degli imbroglioni, dei ladri.}} *'''Acqua pazza.'''<ref name=locagua>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 29.</ref> ::{{spiegazione|Preparazione gastronomica che si ottiene soffriggendo in padella olio con aglio e peperoncino, si aggiunge acqua e si lascia bollire. Il condimento così ottenuto si versa su fette di pane.}} *'''«Acquajuo', ll'acqua è fresca?» «Manc' 'a neve!»'''<ref>Citato in Sergio Zazzera, ''Proverbi e modi di dire napoletani'', Newton & Compton editori, Roma, 2004, p. 93. ISBN 88-541-0119-2</ref> :''«Acquaiolo, l'[[acqua]] è fresca?» «Neppure la neve (lo è altrettanto)!»'' ::{{spiegazione|Come chiedere all'oste se il suo vino è buono.}} *'''Acquitamme 'a criatura!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 38.</ref> :''Acquietiamo la creatura, il bambino!'' ::{{spiegazione|Si dice con ironia a chi, montato su tutte le furie, non ascolta ragioni e non può essere placato in nessun modo. Si dice anche quando si chiede comprensione per qualcuno.<ref>{{cfr}} ''Il frasario napoletano'', p. 38.</ref>}} *'''Adderizzate tubbo... ca faie difetto areto!'''<ref>Citato, con traduzione, in Mannaggia Bubbà, p. 13.</ref> o '''Adderizzete, tubbo, ca faie difette!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 40.</ref> :''Raddirizzati tubo... ché altrimenti si vede il difetto dietro!'' o ''Raddrìzzati, cappello a tuba, che fai difetto!''<ref>Traduzione in ''Il frasario napoletano'', p. 40.</ref> ::{{spiegazione|Raddrizzati, tubo (cilindro), che fai difetto dietro! (altrimenti si vede il difetto dietro!): lo si dice, spesso con l'accompagnamento sonoro di un robusto e inappellabile pernacchio, per prendere in canzonatura il borioso che, convinto di essere elegante, cammina dandosi delle arie, avanzando tronfio e impettito. Domenico Apicella riferisce che con queste parole le persone del popolo, in passato, si facevano beffe dei signori che usavano portare il cappello a tuba un po' inclinato di lato per darsi più arie.}}<ref>{{cfr}} ''Il frasario napoletano'', p. 40.</ref> *'''Addò l'haie fatto 'o pumpiere? Int'<nowiki>'</nowiki>a vasca d'<nowiki>'</nowiki>e capitune?'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 13.</ref> :''Dove l'hai fatto il pompiere? Nella vasca dei capitoni?'' ::{{spiegazione|Si dice per prendere in canzonatura chi dà prova di non saper fare il suo mestiere.}} *'''Addo' va.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro IV'', p. 450.</ref> :Dove va. Dove il vino va, dopo averlo bevuto, fa salute. Si dice in risposta a chi, alzato il bicchiere per un brindisi, augura: Salute! Ed anche: Cin-cin!, Alla salute! Prosit!, ma "''nel senso che l'implicito augurio vada per ognuno nella auspicata, opportuna direzione.''<ref>Questa spiegazione è in Renato De Falco, ''Del parlar napoletano'', p. 32.</ref>" *'''Addò vaie co lo<ref name=Ω/>ciuccio.'''<ref>Citato in Filippo Cammarano, ''Il Chirurgo di Aquisgrana, con Pulcinella, chirurgo spropositato'', Presso Domenico Sangiacomo, Napoli, 1812, [https://books.google.it/books?id=BoBpmknkVOAC&dq=Il%20chirurgo%20di%20Aquisgrana&hl=it&pg=PA19#v=onepage&q&f=false p. 19]</ref> :'' ''Addó vaie c' 'o ciuccio?'' Dove vai con l'asino?'' ::{{spiegazione|Sta' attento, bada a quello che fai, ti stai mettendo in una sistuazione difficile, rischiosa, pericolosa!}} *'''Addò vede e addò ceca.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1861, [https://books.google.it/books?id=CRhAAQAAMAAJ&dq=Add%C3%B2%20vede%20e%20add%C3%B2%20ceca.&hl=it&pg=PA442#v=onepage&q=Add%C3%B2%20vede%20e%20add%C3%B2%20ceca.&f=false p. 442.]</ref> :''Dove vede e dove è cieco.'' ::{{spiegazione|Riferito a persona non imparziale: pronta a vedere, riconoscere qualcosa quando gli fa piacere o comodo; completamente cieco, in caso contrario, anche di fronte all'assoluta evidenza.}} *'''Addurà 'o fieto 'o miccio.'''<ref>Citato con traduzione in Raffaele Bracale, ''Comme se pensa a Nnapule'', p. 42.</ref> :''Annusare il puzzo della [[miccia]].'' ::{{spiegazione|[[Premonizione|Presentire]], fiutare, subodorare, avere sentore, accorgersi di un pericolo o di un'insidia celati.}} *'''Aglie, fravàglie e fattura ca nun quaglie<ref>Quaglià: cagliare, coagulare</ref>.'''<ref>Citato in Stefania Nardini, ''Alcazar, ultimo spettacolo'', Edizioni e/o, Roma, 2013, [https://books.google.it/books?id=JOYoCwAAQBAJ&lpg=PT14&dq=fattura%20ca%20nun%20quaglie&hl=it&pg=PT14#v=onepage&q&f=false] ISBN 8866324264</ref> :''Aglio, fragaglia, e fattura che non coglie.'' ::{{spiegazione|Formula contro il malocchio.}} *'''Agniento de la guàllera.'''<ref>Citato in D'ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 26.</ref> :''Unguento per l'ernia.'' ::{{spiegazione|Farmaco, cosa, provvedimento inefficace.}} *'''Aiutammo 'a varca!'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 67.</ref> :''Aiutiamo la barca!'' ::{{spiegazione|Esortazione a dare un aiuto a provvedere alle necessità della famiglia o per evitare il definitivo fallimento di un affare che ha preso una cattiva piega.}} *'''Aità: susceme 'mmocca c' 'a patana me coce.'''<ref>Citato in Gleijeses, ''I Proverbi di Napoli'', p. 21.</ref> :''Gaetà: soffiami in bocca, perché la patata mi sta scottando.'' ::{{spiegazione|Si dice per deridere chi è stordito, intontito, tardo di comprendonio.}} *'''Aizà ncuollo.'''<ref name=packup>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan - Neapolitan-English'', p. 224.</ref> :''Alzare, caricarsi addosso''. '''Aizà ncuollo e gghiresenne.'''<ref name=packup/> ''Fare i bagagli e andarsene''. Aíza ncuollo e vattenne! ''Fai armi e bagali e vattene! Sparisci, togliti di torno!'' Aggio aizato ncuollo e me n'aggio ghiuto. ''Ho fatto armi e bagagli e me ne sono andato. Non sono rimasto un solo istante di più.'' *'''Aizammo 'stu cummò!''' <ref>Citato in Silvana Raffone, ''Un attimo per guardare indietro'', Youcanprint, [https://books.google.it/books?id=NXUGBgAAQBAJ&lpg=PA205&dq=cumm%C3%B2&hl=it&pg=PA205#v=onepage&q&f=false p. 205.]</ref> :''Solleviamo questo canterano!'' ::{{spiegazione|Facciamo questa pesante fatica! Facciamoci questa bella sgobbata!}} *''''Aje cacciato sta vongola!'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', anno II, 20. 10. 1861, p. 1089.</ref> :''Hai tirato fuori questa [[vongola]]!'' ::{{spiegazione|Hai detto quest'assurdità, quest'enormità, questa bugia (anche: questa parolaccia)!}} *'''Alessio, Alè, {{sic|e}} nu lucignolo ca mai fernisce!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 57.</ref> :''Alessio {{NDR|abbreviazione di "cantalesio": lunga cantilena<ref>{{cfr}} ''Il frasario napoletano'', p. 57.</ref>}} Alè, è un lucignolo che non finisce mai!'' ::{{spiegazione|Basta così, smettila con le tue lagne. Il tuo piagnisteo, le tue interminabili geremiadi mi hanno proprio annoiato!}} *'''All'anema da' palla!'''<ref>Citato in [[Marcello D'Orta]], ''Aboliamo la scuola'', Giunti, 2010, [https://books.google.it/books?id=GnWZCYqKOb4C&lpg=PA48&dq=all'anema%20da%20palla!&hl=it&pg=PA48#v=onepage&q&f=false p. 48 Anteprima Google] ISBN 9788809763067</ref> :''Alla faccia della [[bugia|bufala]]!''<ref>Traduzione in ''Aboliamo la scuola'', p. 48.</ref> *'''Alla sanfrason<ref>Dal francese sans façon.</ref>.'''<ref>Citato in Philip Gooden e ‎Peter Lewis, ''Idiomantics: The Weird and Wonderful World of Popular Phrases'', Bloomsbury, 2013, [https://books.google.it/books?id=Bb5ztbMSFHgC&lpg=PA50&dq=alla%20sanfrason&hl=it&pg=PA50#v=onepage&q&f=false p. 50.]</ref> ::{{spiegazione|Fare qualcosa alla sanfrasòn (sanfasòn o zanfasòn): farla alla carlona, in modo volutamente sciatto, superficiale, rozzo, con colpevole negligenza, trascuratezza.}} *'''{{NDR|L'}} Allagosa.'''<ref name=codex>Citato, con traduzione nel testo, in Giulio Mendozza, '''A posteggia'', II parte, in ANTROPOS IN THE WORLD di Franco Pastore, anno XII, n.2 del O1-02-2016, [https://books.google.it/books?id=t5WdCwAAQBAJ&lpg=PA29&dq=a%60%20CUMMARA%20%20parlesia&hl=it&pg=PA29#v=onepage&q=a%60%20CUMMARA%20%20parlesia&f=false p. 20.]</ref> :''Nella parlesia:''<ref name=spikkesia>Antico codice di comunicazione segreto dei musicisti (detti anche posteggiatori) napoletani.</ref>:'' la chitarra.'' *'''Allegrolillo o no poco sciasciariello.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano'', p. 14.</ref> :''Allegro o un po' avvinazzato. Brillo, alticcio.'' *'''Allerta allerta.'''<ref>Da ''Lo spassatiempo. {{small|Vierze e prose nove e becchie de Luigi Chiurazzi e d'autre}}'', anno IV, n. 31, Napoli, 29 settembre 1878, [https://books.google.it/books?id=yC5X1P8clIAC&dq=&pg=PA15-IA269#v=onepage&q&f=false p. 4]</ref> :''All'impiedi all'impiedi.'' ::{{spiegazione|Sbrigativamente. ''Fà 'na cosa allerta allerta'' Fare una cosa alla svelta, sbrigativamente, pur di portarla a termine, anche rischiando di non farla in modo perfetto. Con questa espressione ci si riferisce anche, molto spesso, ad rapporto sessuale occasionale o imprevisto, consumato molto velocemente.}} *'''Allerta pe scummessa.'''<ref name="fishetiello">Citato in Antonino Guglielmi, ''Ceceniello, {{small|Farsa all'antica in un prologo e due atti (dal racconto "Invito in villeggiatura")}}'', 2012. ISBN 978-1-291-00213-3, [https://books.google.it/books?id=SbPdAwAAQBAJ&lpg=PA23&dq=&pg=PA23#v=onepage&q&f=false p. 23.]</ref> :''In piedi per scommessa.'' ::{{spiegazione|''Stà allerta pe' scummessa''. Stare, reggersi in piedi a stento, a malapena.}} *'''Alliccasapóne.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 56.</ref> :''Leccasapone.'' ::{{spiegazione|Coltello con lama poco tagliente o male affilato che si adoperava per prelevare dal contenitore il "sapone di piazza", sapone per il bucato di colore giallastro e consistenza pastosa. Si chiamava ''alliccasapóne'' anche lo spaccone, lo smargiasso, il fanfarone inconsistente e privo di carattere.}} *'''Allummarse dint'a l'acqua.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 200.</ref> :''Accendersi nell'acqua.'' ::{{spiegazione|Adirarsi molto facilmente.}} *'''Allustrirse 'o curnicione.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 223.</ref> :''Forbirsi, tirarsi a lucido, lustrarsi la fronte. ('o curnicione: la grondaia, il bordo della pizza; in senso lato, la fronte dell'uomo tradito dalla moglie.)'' ::{{spiegazione|Lo si dice dell'uomo – tradito da assai vispa consorte – che fa toeletta, si agghinda.}} *'''Ammacca e ssala, aulive 'e Gaeta.''' :Schiaccia e sala, olive di Gaeta! ::{{spiegazione|Voce del venditore di olive che con queste parole ricorda la tecnica di conservazione delle olive, stipate a bagno in botticelle riempite con acqua salata; ma è anche un modo di esprimere disapprovazione verso chi opera in modo approssimativo, affrettato, arruffato, abborracciato.}} *''''Ammariélle 'e sciummo.'''<ref name=nerò>Citato in ''C'era una volta a Napoli'', p. 51.</ref> :''Gamberetti di fiume.'' ::{{spiegazione|Gamberetti del fiume Sarno, erano pescati in passato, quando le acque non erano inquinate. Mescolati con farina di mais, si dava all'impasto una forma di pizza che veniva fritta. La pizza prendeva un colore giallo-arancione molto intenso. Questo piatto poteva sfamare un'intera famiglia.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta a Napoli'', pp. 51-52.</ref>.}} *'''Ammesùrate 'a palla!'''<ref>Citato in Vittorio Pupillo, ''Proverbi. La bellezza della vita nelle parole della tradizione'', vol IV, Youcanprint, Tricase (LE), 2015, [https://books.google.it/books?id=FJ8zCwAAQBAJ&lpg=PA249&dq=ammesurate%20a%20palla&hl=it&pg=PA249#v=onepage&q=ammesurate%20a%20palla&f=false p. 249.] ISBN 9788893212540</ref> :''Misurati la palla!'' ::{{spiegazione|Non fare niente senza riflettere, valuta prima esattamente la situazione e le tue reali possibilità.}} *'''Ammiscà 'a lana c'a seta.'''<ref>Citato in Alessandro Carvaruso, ''Ero single... ora sono I.C.S., Manuale del "nuovo" single'', prefazione di Angela Galloro, Città del Sole, Reggio Calabria, [https://books.google.it/books?id=3wxXAwAAQBAJ&lpg=PT50&dq=a%20lana%20c'a%20seta&hl=it&pg=PT50#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788873516132</ref> :''Confondere (mischiare) la lana con la seta.'' ::{{spiegazione|Confondere cose o persone di ineguale e opposto valore, svalutando le migliori e sovrastimando le peggiori.}} *'''Ammulà 'e diénte.'''<ref>Citato in Bello ed Erwin, ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', Bello ed Erwin, p. 345.</ref> :''Affilare i denti.''<ref>La traduzione è in Bello ed Erwin, ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', Bello ed Erwin, p. 345.</ref> ::{{spiegazione|Accingersi ad un banchetto sibaritico, ad un lauto pasto.}} *'''Anema 'e Ddio.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', IV, p. 595.</ref> :''Anima di Dio.'' ::{{spiegazione|Il bambino.}} *'''Annuzzà 'ncànna.'''<ref>Citato in ''Modern etymological Neapolitan – English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA20#v=onepage&q&f=false p. 20].</ref> :''Restare bloccato in [[gola]], non poter ingoiare.'' ::{{spiegazione|Sentire una forte frustrazione per non aver potuto ottenere qualcosa.}} *'''Antrasatta.'''<ref>Citato in ''Vocabolario domestico napoletano e toscano compilato nello studio di [[Basilio Puoti]]'', p. 18.</ref> :''All'improvviso.'' *'''Appennere (Pusà) 'e Fierre a Sant'Aloja.'''<ref>Citato in Giacomo Lucchesi, ''Senza Ai ne Bai, (solo www)'', Narcissus, [https://books.google.it/books?id=SU_aCQAAQBAJ&lpg=PA132&dq='e%20fierre%20a%20s.%20Aloja&hl=it&pg=PA133#v=onepage&q&f=false p. 133.]</ref> :''Appendere (posare) i ferri a Sant'Eligio.''<ref>Era consuetudine dei vetturini togliere i ferri ai cavalli anziani non più adatti al traino e collocarli nella Chiesa di S. Eligio come atto di devozione al Santo.</ref>'' '' ::{{spiegazione|Ritirarsi dall'attività lavorativa per raggiunti limiti di età, oppure, aver esaurito il desiderio sessuale per raggiunti limiti di età.}} *'''Appennerse p' 'e felinie.'''<ref name=pekfig/> :''Appendersi alle (per le) ragnatele.'' ::{{spiegazione|Arrampicarsi sugli specchi. Tentare, invano, di giustificarsi con argomenti inconsistenti, insensati, cavillosi, spiegazioni cervellotiche, astrusi sofismi, goffi funambolismi verbali.}} *'''{{NDR|L'}} appesa 'e Pererotta.'''<ref name=nose/> :''La salita di Piedigrotta.'' ::{{spiegazione|L'ernia.}} *'''Appiccià 'na pippa.'''<ref>Citato in Einaudi, Meridiani, 2000, p. 1006.</ref> :''Accendere una pipa.'' ::{{spiegazione|Attaccare, restare invischiati in un discorso interminabile.}} *'''Appila!'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 42.</ref> :''Tura, chiudi!'' ::{{spiegazione|Sta' zitto, non fiatare!}} *'''Appilà' 'a vócca.'''<ref>Citato in Antonio Altamura e Francesco D'Ascoli, ''Lessico italiano-napoletano, {{small|Con elementi di grammatica e metrica}}'', Regina, Napoli, 1970, [https://books.google.it/books?hl=it&id=8nUIAQAAIAAJ&dq=appil%C3%A0+%27a+vocca&focus=searchwithinvolume&q=appil%C3%A0+ p. 52].</ref> :''Tappare, zaffare la bocca.'' ::{{spiegazione|Tappare, turare, zaffare, chiudere − in senso ovviamente figurato − la bocca a qualcuno: eliminare alla radice ogni suo motivo di insoddisfazione, recriminazione, risentimento e lagnanza, dandogli la più ampia soddisfazione. Togliere ogni pretesto per fare critiche o rivolgere accuse.}} *'''Appizzà.'''<ref name=sharp/> :''Conficcare, aguzzare. Ma anche: perdere, rimetterci denaro. '''Nce aggio apizzato denare a zeffunno.'' Ci ho perso, rimesso un sacco di soldi.'' *'''Appizzà le<ref name=epsilon/>recchie.'''<ref name=sharp>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 25.</ref> :'' ''Appizzà 'e recchie.'' Conficcare, aguzzare, appuntare, tendere le orecchie.'' *'''Appizzà ll'uocchie.'''<ref name=sharp/> :''Conficcare, appuntire gli occhi. Aguzzare lo sguardo. '' *'''Appójà la<ref name=alfa>In forma corrente: 'a.</ref>libarda.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 52.</ref> :''Appoggiare l'alabarda.'' ::{{spiegazione|''Appójà 'a libarda'': Mangiare a casa altrui, senza fare le spese.<ref>La spiegazione è in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 52.</ref>Mangiare a scrocco. Mangiare a scrocco in modo esoso.}} *'''Arato chiatto<ref>Grasso.</ref>'''; '''a rrecchie<ref>Orecchie.</ref>'''; '''appezzuto<ref>Appuntito, aguzzato.</ref>'''.<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 100.</ref> :''Aratro a mano a scure; ad orecchioni; a piccone.''<ref>La spiegazione è in ''C'era una volta Napoli'', p. 100.</ref> *'''Arbanno juorno.'''<ref>Citato in Russo, '''O "luciano" d' 'o Rre'', p. 23.</ref> :''Albeggiando giorno'' ::{{spiegazione|All'alba.}} *'''Arcenfanfaro.'''<ref>Citato in Raffaele D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 55.</ref> :''Fanfarone. Chiacchierone. Capintesta. Sopracciò. Caporione.'' *'''Armammece e gghiate!'''<ref name=chiachiello>Citato in ''Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina'', p. 111.</ref> :''Armiamoci e andate!'' *'''Armato a rasulo.'''<ref>Citato in D'Ambra, Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri, p. 307.</ref> :''Armato di [[rasoio]].'' ::{{spiegazione|Armato fino ai denti. Pronto ad agire con la massima determinazione.}} *'''Arrasso sia.'''<ref name=away>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 28.</ref> :''Discosto, lontano sia.'' ::{{spiegazione|Formula deprecatoria: Non sia mai.}} *'''Arravogliacuosemo<ref>Arravoglià:avvolgere; in senso figurato ingannare, infinocchiare. {{cfr}}Vocabolario napolitano-italiano: tascabile, p. 28. </ref>.'''<ref name=away/> :''Truffa, frode, raggiro, furto.'' *'''Arrostere 'o ccaso cu 'o fummo d<nowiki>'</nowiki>'a cannela.'''<ref>Citato in Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Nnapule'', p. 51.</ref> :''Arrostire (affumicare)il formaggio con il fumo della candela.'' ::{{spiegazione|Essere in miseria o: svolgere un'attività, realizzare un'opera con mezzi assolutamente inadeguati.}} *'''Articolo quinto «Chi tène 'mmano ha vinto».'''<ref>Citato in Alberto Di Majo, ''Che fai... li cacci?: I dissidenti e la fine della democrazia'', prefazione di [[Luigi Bisignani]], Imprimatur, Reggio Emilia, 2015, [https://books.google.it/books?id=_tekCgAAQBAJ&lpg=PT54&dq=articolo%20quinto%20chi%20tene%20mmano%20ha%20vinto&hl=it&pg=PT54#v=onepage&q&f=false] ISBN 978 88 6830 322 8 </ref> :''Articolo quinto: chi ha in mano (possiede) ha vinto.'' ::{{spiegazione|Chi possiede, ad esempio denaro, è in notevole vantaggio e detta legge.}} *'''Ascì da<ref name=α/>sotta.'''<ref>Citato in Enrico Petrella, ''Le miniere di Freinbergh'', Napoli, 1843,[https://books.google.it/books?id=zStEAAAAcAAJ&dq=&pg=PA48#v=onepage&q&f=false p. 48.]</ref> :''Uscire da sotto.'' ::{{spiegazione|''Ascì 'a sotto'': trarsi fuori da una situazione di estrema difficoltà, grave, terribile. Essere stati discepoli (aver avuto come maestro).}} *'''Ascì p' 'a campata.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', p. 44.</ref> :''Uscire per (procurarsi) il necessario per vivere.'' ::{{spiegazione|Andare a lavorare.}} *'''Asciacatascia.'''<ref name=patibolo/> ::{{spiegazione|La lucciola. Dalla formula magica ''asciacatascia'', pronunciata anticamente dai bambini napoletani per catturare '''e luceluce'' le lucciole.<ref name=lightlight>Per la spiegazione {{cfr}} ''la Repubblica.it'' Napoli del 5. 12. 2016.</ref>}} *'''{{sic|Assa'<ref>Refuso, in realtà: assa = ((l)assa): lascia.</ref>}} fa' 'a Maronna.'''<ref name=odigitria/> :''Lascia fare alla Madonna.'' ::{{spiegazione|Tutto si è risolto per il meglio; meno male oppure benissimo, è stata la Madonna a disporre tutto per il meglio!}} *'''Asseccà mazzate.'''<ref name=spugna>Citato in Raffaele Viviani, ''Trentaquattro commedie scelte da tutto il teatro'', vol. I, I.L.T.E., 1957, [https://books.google.it/books?id=r6AIAQAAMAAJ&q=Simmo+d%27o+stesso+buttone.&dq=Simmo+d%27o+stesso+buttone.&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwim9OWW8t3fAhXsYt8KHTP9BmQQ6AEIMTAB] p. 819.</ref> :''Letteralmente: seccare, prosciugare percosse.'' ::{{spiegazione|Buscarne di santa ragione.<ref name=heilig>La spiegazione è in ''Trentaquattro commedie scelte da tutto il teatro'', p. 819.</ref>}} *'''Assiccà<ref>Asseccà.</ref> 'o mare cu 'a cucciulella.'''<ref>Citato in ''A Buon 'Ntennitore'', p. 93.</ref> :''Prosciugare il mare con la conchiglietta.'' ::{{spiegazione|Perseguire un obiettivo impiegando mezzi manifestamente inadeguati.}} *'''{{NDR|L'}} Assistito'''<ref name=Pitagora>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 85.</ref> o ''''O cabbalista.'''<ref name=Pitagora/> ::{{spiegazione|Il cabalista, detto anche ''assistito'' perché creduto dal popolo in possesso del dono della divinazione a lui specialmente concesso, il cabalista dava numeri da giocare al lotto in cambio di un modesto compenso.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 85.</ref>}} *'''Astreco e cielo.'''<ref>Citato in Cosimo Aruta, ''Il '68 di un borghese riveduto e corretto'', Pellegrini, Cosenza, stampa 2005, [https://books.google.it/books?id=Y8SPIc7kGpQC&lpg=PA45&dq=&pg=PA45#v=onepage&q&f=false p. 45].</ref> :''Solaio e cielo.'' ::{{spiegazione|''Casa astreco (o asteco) e cielo.'' Abitazione, alloggio all'ultimo piano di un immobile.}} *'''Auciello 'ngaiola.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 238.</ref> :''Uccello in gabbia.'' ::{{spiegazione|Il detenuto, nel gergo della malavita antica.}} *'''Aumm aumm.'''<ref>Citato in Paola Letteria Schettino, ''Weekend a Napoli, {{small|Itinerari turistici a portata di emozioni}}'', Streetlib, [https://books.google.it/books?id=jXgnDwAAQBAJ&lpg=PT108&dq=aumm%20aumm&hl=it&pg=PT108#v=onepage&q&f=false p. 108].</ref> ::{{spiegazione|Di nascosto, senza dare nell'occhio, segretamente, molto segretamente.}} *'''Avanzà 'o pede.'''<ref name="marsh!">Citato in Francesco Silvestri, ''Teatro'', ''Una rosa, due anime, tre angeli, quattro streghe'', Gremese Editore, Roma, 2000, [https://books.google.it/books?id=SATDP9aY2mEC&lpg=PA61&dq=&pg=PA61#v=onepage&q&f=false p. 61]. ISBN 88-7742-450-8 </ref> :''Avanzare il piede'' ::{{spiegazione|Affrettare il passo. Affrettarsi.}} *'''Avanzaie Garibarde, avanze pure tu!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 124.</ref> :''Avanzò [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]], avanza anche tu!'' ::{{spiegazione|Giocando sul doppio significato del verbo ''avanzà'': avanzare, come Garibaldi nel 1860 e "avanzare" nel senso di essere creditore, si dice scherzosamente al commerciante che si intende comprare a credito.}} *'''Avè no lippeco de<ref name=epsilon/>friddo.'''<ref name=shiver>Citato in ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 149.</ref> :''Avere un tremito di freddo.'' ::{{spiegazione|''Avé nu lippeco 'e friddo.'': avere un tremito di freddo. Avere un brivido.}} *'''Avimme cumbinate 'a carrozza, nun cumbinamme u scurriate<ref>'''O scurriato'' è tradotto da Apicella: bacchetta escuriata, che è la ''virga escuriata'', la verga rivestita di cuoio usata dagli antichi romani. {{cfr}} ''Il frasario napoletano'', p. 135., </ref>?'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 135.</ref> :''Abbiamo trovato l'accordo per la carrozza, non ci mettiamo d'accordo per la frusta?'' ::{{spiegazione|Abbiamo raggiunto un accordo su tutti gli aspetti fondamentali, ora vogliamo far fallire tutto per qualche dettaglio di poco importanza?}} *'''Avimmo magnato, avimmo vippeto e c'è trasuto lo<ref name=Ω>In forma corrente:'o.</ref> riesto.'''<ref name=advantage>Citato in Marulli e Livigni, p. 10.</ref> :''Abbiamo mangiato, abbiamo bevuto e c'è entrato (rimasto) in tasca il resto.'' ::{{spiegazione|Il bilancio dell'iniziativa, dell'operazione è stato positivo, vantaggioso.}} *'''Avutà fuoglio.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Il patto con l'aldilà'', [https://books.google.it/books?id=tJzeAwAAQBAJ&lpg=PA39&dq=&pg=PA39#v=onepage&q&f=false p. 39.]</ref> :''Girare foglio.'' ::{{spiegazione|Cambiare argomento.}} *'''Azz!'''<ref>Citato in Chiara Gily e Micol Brusaferro, ''Triestini e Napoletani: istruzioni per l'uso'', [https://books.google.it/books?id=3yEnDwAAQBAJ&lpg=PT61&dq=fa%20o%20zeza&hl=it&pg=PT61#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Caspita! Accidenti!'' *'''Azzeccarse comm'a na sanguetta.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 50.</ref> :''Attaccarsi come una [[sanguisuga]].'' ::{{spiegazione|Seccare, annoiare smisuratamente, inesorabilmente.}} *'''Azzuppàrse 'o ppàne.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary '', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA32#v=onepage&q&f=false p. 32].</ref> :''Inzuppar(ci)si, intinger(ci)si il pane.'' ::{{spiegazione|Spassarsela, godersela un mondo; trovare grande gusto nell'attizzare e rinfocolare liti.}} ==B== *'''Babbasone.'''<ref>Citato in Luigi Manzo, p. 8.</ref> :''Uomo grosso ed idiota, grosso e babbeo.'' *'''{{NDR|'O}} Begriffo.''' :''Il Begriff.<ref>''Der Begriff'': Il concetto (la Ragione, l'Idea) che crea il mondo, nel senso dell'idealismo hegeliano.</ref>'' ::{{spiegazione|''E begriffe'': così erano chiamati i sostenitori napoletani della filosofia di Hegel che nel 1860 dopo il Plebiscito entrarono in grandissimo numero nell'Università di Napoli contrapponendosi aspramente ai giobertiani: "I partigiani del ''Begriff'' essendo più giovani, avevano più spesso il di sopra in questi filosofici tornei. Onde divennero in breve il terrore dei proprietari di caffè delle Puglie e della Calabria, che al vederli avvicinarsi gridavano ai garzoni: ''Chiudite, ca stanno venenno 'e Begriffe!'' Nacque così il termine di Begriffo per indicare i fedeli e i fanatici del dio ''Begriff''" ([[Adriano Tilgher]])}} *'''Bell'e bbuono.'''<ref>Citato in [[Alessandro Siani]], ''Un napoletano come me'', BUR, Milano, 2011, [https://books.google.it/books?id=LhziDiCj9ZMC&lpg=PP1&dq=Un%20napoletano%20come%20me&hl=it&pg=PT107#v=onepage&q&f=false]ISBN 9788858619896</ref> :''All'improvviso.'' *'''Bellu mobile.'''<ref name="furniture">Citato in Amedeo Caramanica, ''Gli angeli guerrieri della terra dei fuochi'', Rogiosi, 2016, [https://books.google.it/books?id=V_nxDAAAQBAJ&lpg=PT114&dq=&pg=PT114#v=onepage&q&f=false p. 114]. ISBN 978-88-6950-175-3</ref> :''Bel mobile.'' ::{{spiegazione|Persona piena, colma di qualità negative. ''È bello 'o mobbile!'': (in senso antifrastisco) È proprio un bel personaggio! Come no, come no, davvero una gran bella persona!}} *'''[[w:Bene mio e core mio|Bene mio e core mio]].''' :''[[Bene]] mio e cuore mio.'' ::{{spiegazione|Fare ''bene mio e core mio'' è il modo di agire dell'ipocrita che simulando un forte e disinteressato affetto per una persona e di averne a cuore gli interessi, mira in realtà unicamente a perseguire i propri egoistici scopi.}} *'''Bona mana a ffà zéppele.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 156.</ref> :''Buona mano a fare zeppole.'' ::{{spiegazione|''Tene 'na bona mana a ffà zeppele'': ha una buona mano a fare zeppole. Si dice con ironia di chi è del tutto incapace di generosità, di un avaro inveterato.}} *'''Bona pezza.'''<ref name=chiffon>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 31.</ref> :''Buona stoffa, buono straccio.'' ::{{spiegazione|Furfante, canaglia, manigoldo.}} *'''Bona notte ai sunature!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 156.</ref> :'''Bonanotte 'e sunature!'''<ref>Citato in Vincenzo Caso, ''Dizionarietto tascabile napolitano-italiano'', Stabilimento Tipografico Lanciano e Pinto, Napoli, 1896, [https://books.google.it/books?id=s7dGAQAAMAAJ&newbks=1&newbks_redir=0&dq=&pg=PA335#v=onepage&q&f=false p. 335].</ref> :''Buonanotte ai suonatori!'' ::{{spiegazione|Tutto è finito, non c'è più niente da fare, non c'è più speranza.}} *'''Bonanotte 'o sicchio!'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Il morto supplente'', [https://books.google.it/books?id=kp3eAwAAQBAJ&lpg=PA68&dq=&pg=PA68#v=onepage&q&f=false p. 68]</ref> :''Buona notte al secchio.'' ::{{spiegazione|Finito per sempre in fondo al pozzo: la cosa è senza rimedio.}} *'''Bona notte ai sunature!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 156.</ref> :''Buonanotte ai suonatori!'' ::{{spiegazione|Tutto è finito, non c'è più niente da fare, non c'è più speranza.}} *'''{{NDR|'E}} Bone 'nzateche.'''<ref>Citato in Giuseppe Taverna, ''Le prime letture de' fanciulli, {{small|Nuova edizione rifatta e illustrata per le cure dell'avv. Elio M. Fanelli}}'', Stamperia amministrata da A. Agrelli, Napoli, 1843, [https://books.google.it/books?id=uGYFmSOspjQC&dq=&pg=RA1-PA107#v=onepage&q&f=false p. 107].</ref> :Letteralmente: ''Le pustole selvatiche.'' ::{{spiegazione|Il vaiolo selvatico o ravaglione. La varicella.}} *'''{{NDR|'O}} Bosco.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 162.</ref> :''Il bosco.'' ::{{spiegazione|Via Toledo, nel gergo della malavita antica.}} *'''{{NDR|'Na}} Bubbazza.'''<ref>In Colomba R. Andolfi, ''Chicchi di grano'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 2005, [https://books.google.it/books?id=8Nkhch3DZxMC&lpg=PP1&dq=Colomba%20R.%20Andolfi&hl=it&pg=PA132#v=onepage&q&f=false p. 132.] ISBN 88-6042-114-4</ref> :Un intruglio. *'''Buone manche pe se fà mpennere.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 164.</ref> :''Buono neppure per farsi impiccare.'' ::{{spiegazione|Una persona assolutamente insignificante, completamente inutile.}} *'''Buono sì, ma fesso no.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 57.</ref> :''Sono buono, non però sprovveduto.'' ::{{spiegazione|Ho capito chiaramente che mi si vuole imbrogliare.}} *'''Buongiorno Signo’ '''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 57.</ref> :''Buongiorno Signora'' ::{{spiegazione|Il saluto dell’emigrante che al rientro cerca disperatamente l’integrazione.}} ==C== *'''C' 'o chiummo e c' 'o cumpasso.'''<ref>Citato in Salvatore Maturanzo, ''Giovanni Cena e l'espressionismo sociale. {{small|Antologia di poesia italiana d'ispirazione sociale con un saggio sul poeta e il poema intorno alla conquista della luna}}'', La Prora, Milano, 1973, [https://books.google.it/books?hl=it&id=UU2yAAAAIAAJ&dq=cu+%27o+chiummo+e+cu+%27o+cumpasso.&focus=searchwithinvolume&q=chiummo p. 843].</ref> :''Col [[filo a piombo]] e col compasso.'' ::{{spiegazione|Con estrema attenzione e meticolosa precisione. Es.: ''Parlà c' 'o chiummo e c' 'o cumpasso.'' Misurare bene le parole, parlare soppesandole. ''Jì c' 'o chiummo e c' 'o cumpasso.'' Andare (operare) con estrema attenzione, metodica precisione.}} *'''Ca ssotto nun ce chiove, jevano ricenne 'e pisci sott'all'acqua.'''<ref>Citato in ''A Buon 'Ntennitore'', p. 15.</ref>{{NDR|[[wellerismi|wellerismo]]}} :''Qui sotto non ci piove, andavano dicendo i pesci sott'acqua.'' ::{{spiegazione|Non sono disposto a dimenticare ed alla prima occasione mi vendicherò.}} *'''Cacchio cacchio'''.<ref>Alternativa più discreta, più velata per : cazzo.</ref><ref>Citato in Oscar Glioti, ''Fumetti di evasione. {{small|Vita artistica di Andrea Pazienza}}'', Fandango, 2009, [https://books.google.it/books?id=HIxEAQAAIAAJ&q=cacchio+cacchio&dq=cacchio+cacchio&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjN1Jr7oLHtAhWDCewKHfOBAuk4FBDoATAJegQICRAC p. 258]. ISBN 9788860441300</ref> :''Strano strano.'' ::{{spiegazione|Si dice di chi con lentezza ed indifferenza simulate, con un'aria da nulla, si prepara a fare del male, ad arrecare danno.}} *'''Caccia' fuoco pe' l'uocchie.'''<ref name=glue /> :''Gettare (tirare fuori) fuoco dagli (attraverso gli) occhi.'' ::{{spiegazione|Essere adirato. Impiegato anche come [[w:iperbole (figura retorica)|iperbole]].}} *'''Cafè carreco.''' '''Cafè corretto.''' '''Cafè lasco.'''<ref name=Brigida>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 122.</ref> :''Caffè carico (forte), caffè corretto (con qualche goccia di anice) "lento" (lungo, leggero)''. *'''Cafè 'e notte e ghiuorno.'''<ref name=Brigida/> :''Caffè di notte e giorno.'' ::{{spiegazione|Caffè aperti per ventiquattro ore su ventiquattro.<ref>La spiegazione è in ''C'era una volta Napoli'', p. 122. I più famosi erano il ''Nozze d'argento'' a Portacarrese, la ''Croce di Savoia'' e il ''Don Petruccio'' alla [[Pignasecca]] {{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 122.</ref>}} *'''Cafeamus.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano italiano'', p. 63.</ref><ref name=Brigida/> :''[[w:|Gazebo]].''<ref>Dall'inglese ''coffee house'' (caffetteria). {{cfr}} Andreoli, ''Vocabolario napoletano italiano'', p. 63.</ref> *'''Cammina jappica jappica.'''<ref name=japjap>Citato in ''Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina'', p. 105.</ref> :''Cammina piano, passo dopo passo.'' ::{{spiegazione|Non precipitarti.}} *'''Campà annascuso d' 'o Pateterno.'''<ref>Citato in Luca Meldolesi, ''Milano-Napoli: prove di dialogo federalista'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 2010, [https://books.google.it/books?id=klnLs3DJKiIC&lpg=PA136&dq=annascuso%20d'%20'o%20pateterno&hl=it&pg=PA136#v=onepage&q&f=false p. 136]. ISBN 978-88-6042-767-0</ref> :''Vivere di nascosto dal Padreterno.'' ::{{spiegazione|Vivere come riuscendo ad occultarsi agli stessi occhi di Dio: vivere facendo sì che resti un impenetrabile mistero, un enigma insondabile da dove mai, in che modo si traggano mezzi economici tali da sostenere un tenore di vita che oltrepassa ampiamente, visibilmente le proprie possibilità. Si potrebbe − [[w: mutatis mutandis|mutatis mutandis]] − anche dire così: "Si tratta di un indovinello, avvolto in un mistero all'interno di un enigma." ([[Winston Churchill]])}} *'''Campà justo justo.'''<ref>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', p. 63.</ref> :''Vivere giusto giusto ("preciso" "preciso").'' ::{{spiegazione|Avere appena di che vivere, solo quello che è strettamente necessario.}} *'''Cane di Macanza.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 66.</ref> :''[[w:Gano di Maganza|Gano di Maganza]].'' ::{{spiegazione|Ed anche: traditore.}} *'''Cannéla appennetora.'''<ref name=corteo/> :''Candela appiccatoia (toscano). Era tenuta appesa alla parete.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 46.</ref>'' *'''Cantà a figliola.'''<ref>Citato in ''C'era una volta napoli'', p. 67</ref> ::{{spiegazione|Gara di canto a responsorio fra due contendenti che, in occasione delle feste patronali, in piedi su sostegni – sovente botti – davanti al pubblico che decideva con il suo favore il successo, si rivolgevano reciprocamente astrusi quesiti sui particolari più minutamente dettagliati relativi alla vita di San Guglielmo da Vercelli, fondatore del tempio e del convento di Montevergine e del Goleto Presso Sant'Angelo dei Lombardi. Le risposte, come le domande, erano cantate.<ref>{{cfr}} più in dettaglio ''C'era una volta Napoli'', p. 67.</ref>}} *'''Cantà a ffronna 'e limone.'''<ref>Citato in '''E scugnizze'', p. 59.</ref> :''Cantare a fronda di limone.'' ::{{spiegazione|Come il ''cantà a figliola'' è un canto improvvisato connesso alla Festa di Montevergine. Se ne servivano, inoltre, parenti o amici per trasmettere messaggi ai detenuti.}} *'''Capa allerta.'''<ref>Citato in ''No Sansone a posticcio co Pulecenella mbrogliato fra forza e senza forza'', p. 28.</ref> :''"Testa eretta."'' ::{{spiegazione|Testa calda, testa matta, persona capricciosa, focosa.}} *'''Capa 'e zì Vicienzo.'''<ref>Citato in ''Del parlar napoletano'', p. 65.</ref> :''Testa di zio Vincenzo.'' ::{{spiegazione|Corruzione dell'espressione latina: ''caput sine censu'', che designa il nullatenente.<ref>''Del parlar napoletano'', p. 65.</ref>}} *'''Capa sciacqua.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 360 </ref> <ref>Citato in ''No Sansone a posticcio co Pulecenella mbrogliato fra forza e senza forza'', p. 34.</ref> ::{{spiegazione|Testa o zucca vuota, cervello d'oca.<ref>Spiegazione in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 360.</ref>}} *'''Càpe 'e pèzze.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary '', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA45#v=onepage&q&f=false p. 45.]</ref> :''Teste di pezze.'' ::{{spiegazione|Con connotazione spregiativa: le suore.}} *'''{{NDR|'O}} Capitone senza rècchie.'''<ref>Citato in Rotondo, ''Proverbi napoletani'', p. 165.</ref> :''Il capitone senza orecchie.'' ::{{spiegazione|Il pene.}} *'''Capo 'e semmana.'''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 490.</ref> :''Capo di settimana.'' ::{{spiegazione|Lunedì.}} *'''Caporà è muorto l'Alifante.'''<ref>Citato in Pietro Belisario, ''La Botte del Diavolo'', Fratelli Criscuolo, Napoli, 1835, [https://books.google.it/books?id=qHIiTgA6QIAC&dq=capor%C3%A0%20%C3%A8%20muorto%20'alifante&hl=it&pg=PA47#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Caporale, è morto l'elefante.'' ::{{spiegazione|È finita la pacchia.<ref>Si tramanda un aneddoto relativo a un caporale colpito da invalidità che fu incaricato della custodia di un elefante donato dal Sultano a Carlo di Borbone. Il comodo incarico finì con la morte dell'elefante.</ref>}} *'''Carnetta.'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', p. 110. </ref> ::{{spiegazione|Uomo malvagio, duro, spietato, crudele.}} *'''Carrecà lo<ref name=Ω />puorco.'''<ref>Citato in [[Niccoló Capasso]], ''Varie poesie'', [https://books.google.it/books?id=NBw0AQAAMAAJ&pg=PA111&dq=&sa=X&ved=0ahUKEwiDsMiDkvjfAhUP16QKHU8ZATgQ6AEIKTAA#v=onepage&q&f=false p. 111].</ref> :''Caricare il porco.'' ::{{spiegazione|''Carrecà 'o puorco'': Aggiungere insolenze ad insolenze, insulti ad insulti rincarando sempre più la dose.}} *'''[[Carta]] canta ncannuolo.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 98.</ref> :''Carta canta nel cannello.''<ref>La frase vien dall'uso de' giovani provinciali che addottoratisi nell'Università, portano a casa la laurea arrotolata in un cannellone di latta. {{cfr}} ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 98.</ref> ::{{spiegazione|La cosa è certa, le prove sono solide ed inconfutabili.}} *'''Carta janca.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', [https://books.google.it/books?id=HRK5Tw5COm0C&hl=it&pg=RA1-PA153#v=onepage&q&f=false p. 153.]</ref> :''Carta bianca.'' ::{{spiegazione|Innocente, senza malizia.}} *'''{{NDR|'O}} Carucchiaro.'''<ref>Citato in Glejieses, ''I Proverbi di Napoli'', p. 124.</ref> :''L'avaro.'' *'''''Casa a ddoje porte.''''' (da [[Giambattista Basile]], ''Muse napolitane'', IV<ref name=cross/>) :''Casa a due porte.'' ::{{spiegazione|Una casa che non gode di buona reputazione: il doppio ingresso si rivela particolarmente conveniente per il coniuge inquieto, disinvolto, dedito ad attività extraconiugali: entrare discretamente e svignarsela in tutta impunità e sicurezza non è difficile. Facilità d'accesso, vie di fuga agevoli, fluidità di "traffico", flessibilità d'utilizzo, discrezione, innegabili vantaggi di una casa con doppia entrata. A scapitarne, purtroppo, è l'onorabilità della dimora che, dal complesso delle attività che vi fervono, risulta alquanto offuscata, decisamente compromessa.}} *'''{{NDR|'O}} Casale 'e Nola.'''<ref>Citato e spiegato in De Falco, ''Del parlar napoletano'', p. 77.</ref> :''Il Casale di Nola.'' ::{{spiegazione|Il fondo schiena.}} *'''Casale sacchiato.'''<ref>Citato in Mineco Piccinni (Domenico Piccinni) ''Dialochielle, favolelle, e autra mmesca de poetece componemiente'', vol. II, Dalla Stamperia della Società Tipografica, Napoli, 1820, [https://books.google.it/books?id=NwIH3LhQ4iAC&dq=Dialochielle%2C%20favolelle%2C&hl=it&pg=PA68#v=onepage&q&f=false p. 68]</ref> :''Casale saccheggiato.'' ::{{spiegazione|Stanza, ambiente in cui regna incontrastato il totale disordine, l'ingovernabile confusione, il caos.}} *'''Cascetta 'e pulimmo.'''<ref name=shoeshine>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 10.</ref> :''Cassetta, scatola da lustrascarpe.'' ::{{spiegazione|''Cascetta 'e polimmo'' – dalla forma parallelepipeda del busto che lo effigia – è l'ingiuria con cui le "parenti" inveiscono con estrema confidenza contro [[San Gennaro]] per spronarlo a compiere il miracolo della liquefazione del suo sangue se esso tarda a manifestarsi.}} *'''Caso cellese.'''<ref name=pizzica>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 50.</ref> ::{{spiegazione|Antica locuzione riferita forse al formaggio piccante. (''cellecuso''<ref>"Solleticoso" da ''cellecà''' o ''cellechià<nowiki>'</nowiki>'', solleticare.</ref>, secondo Enrico Malato<ref name=sick>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 50.</ref>}}) *'''Caso cuotto cu ll'uoglio.'''<ref>Citato in [[Ferdinando Russo]], ''A paranza scicca'', presentazione di [[Enzo Moscato]], Alfredo Guida Editore, Napoli, 2000, [https://books.google.it/books?id=du_8gwgM4fQC&lpg=PP1&dq=Ferdinando%20Russo&hl=it&pg=PA15#v=onepage&q&f=false p. 15.] ISBN 88-7188-365-9</ref> :''Formaggio cotto con l'olio.'' ::{{spiegazione|Due persone assolutamente estranee sia per parentela che per affinità. "'''''Caso cuotto co' ll'uoglio''''', ''frase vivacissima del nostro dialetto, colla quale s'intendono due che nulla abbiano, o abbiano avuto di comune fra loro, forse perché il formaggio (''caso'') che serve per tante vivande è così eterogeneo all'olio, che ancor<ref>Anche se.</ref> esso è molto adoperato nella cucina, da non poter essere mai cotti insieme.''<ref>Da ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 483.</ref>"}} *'''Castagnelle p'abballà.'''<ref>Citato in Luigi Manzo, ''Dizionario domestico napoletano e toscano'', Tipografia Marchese, Napoli, 1864<sup>2</sup>, [https://books.google.it/books?id=JcQ1tE3POpQC&dq=Luigi%20Manzo%20vocabolario%20domestico&hl=it&pg=PA14#v=onepage&q&f=false p. 14]</ref> :''Castagnette per ballare.'' ::{{spiegazione|Le nacchere.}} *'''Cavaliè, 'a capocchia!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 211.</ref> :''Cavaliere, il glande!'' ::{{spiegazione|Formula di derisorio riguardo impiegata per ridimensionare chi si dà eccessiva importanza o ha un atteggiamento borioso, spocchioso (il glande è qui menzionato come sinonimo di stupidità). Al ''Cavalié'' si può sostituire il nome della persona derisa. Se, come prevedibile, l'interessato non è di animo stoico, è possibile la replica: '''Te va ncule e se scapocchia, e se fa tante na capocchie!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 211.</ref>: ''(Il summenzionato glande, descrivendo un'inusitata traiettoria) ti va "a tergo" e si danneggerà fino al distacco totale dalla sede anatomica di origine; distacco e "residenza" nella nuova sede peraltro pressoché irreversibili, giacché, una volta avvenute, per buona misura, "se fa tante na capocchie!", esso cioè si enfierà, tumefacendosi nella maniera più abnorme.''}} *'''{{NDR|'O}} cazone a zompafuosso.'''<ref>Citato in Massimo Maraviglia, ''Album Napoli'', Flaccovio, Palermo, [https://books.google.it/books?id=MeZOAAAAMAAJ&q=cazone+a+zompafuosso&dq=cazone+a+zompafuosso&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj2ueXK8_3lAhUEPewKHSabCdYQ6AEIMjAB p. 35].</ref> :''I [[pantaloni]] "a saltafosso".'' ::{{small|I pantaloni alti alla caviglia.}} *'''Cazzillo 'e re <ref>O: ''cazzillo'', ''cazzitiello {{sic|di}} re'', ''pinto'', ''pinto 'e re.'' {{cfr}} ''Gli alimenti commestibili dei mari d'Italia'', p. 77.</ref>.'''<ref>Citato in Arturo Palombi e Mario Santarelli, ''Gli alimenti commestibili dei mari d'Italia'', [https://books.google.it/books?id=-r6rEuosIssC&lpg=PP1&dq=Arturo%20Palombi%2C%20Mario%20Santarelli&hl=it&pg=PA77#v=onepage&q&f=false p. 77] </ref> :''Piccolo membro di re.'' ::{{spiegazione|[[w:Coris julis|Donzella]].<ref>La spiegazione è in ''Gli alimenti commestibili dei mari d'Italia'', p. 77.</ref>}} *'''Cca 'e ppezze e cca 'o ssapone.'''<ref>Citato in Glauco M. De Seta, ''La casa del nonno. Ipermetropia della memoria'', Enter Edizioni, Cerignola (FG), 2013, [https://books.google.it/books?id=hrvPBJVbN1gC&lpg=PA39&dq=CCA%20'E%20PPEZZE%20E%20CCA%20'O%20SSAPONE&hl=it&pg=PA39#v=onepage&q&f=false p. 39.] ISBN 978-88-97545-00-2</ref><ref>Citato, con lezione quasi identica: '''Ccà 'e ppezze e ccà 'o ssapone.''' in ''C'era una volta Napoli'', p. 24.</ref> :''Qui gli stracci, gli abiti smessi e qui il sapone.'' ::{{spiegazione|Patti chiari: soldi (o lavoro) contro merce subito. Pagamento immediato, non vendo (o lavoro) a credito.}} *'''Ccà 'nce vò 'o campaniello d' 'a parrocchia.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', Delfini, Milano, 1967, [https://books.google.it/books?id=6rM-AAAAIAAJ&q=ce+vo%E2%80%99+%E2%80%99o+campaniello+d%E2%80%99+%E2%80%99a+parrocchia&dq=ce+vo%E2%80%99+%E2%80%99o+campaniello+d%E2%80%99+%E2%80%99a+parrocchia&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwii9ujy5f_kAhWgxMQBHfdZDw4Q6AEIKDAA p. 33].</ref> :''Qui ci vuole il campanello della parrocchia.'' ::{{spiegazione|Campanello molto sonoro, necessario, figuratamente, per rintracciare, ritrovare persona o cosa introvabile, irreperibile.}} *'''Cca nisciuno è fesso.'''<ref>Citato in L.R. Carrino, ''A Neopoli nisciuno è neo'', Laterza, Roma/Bari,[https://books.google.it/books?id=Or2ODAAAQBAJ&lpg=PT60&dq=cca%20nisciuno%20%C3%A8%20fesso&hl=it&pg=PT60#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788858104125</ref> :''Qui nessuno è ingenuo.'' *'''Cca se ferma u rilorge!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 215.</ref> :''Qui si ferma l'orologio!'' ::{{spiegazione|È il massimo, l'eccellenza assoluta, il non plus ultra.}} *'''Ccà sotto non ce chiove.'''<ref name=brokegg/> :''Qui sotto non ci piove.'' ::{{spiegazione|Lo si dice puntando l'indice teso della mano destra sotto il palmo della sinistra rivolto verso il basso per dire che il torto subito non verrà dimenticato e che ci si vendicherà non appena se ne presenti l'occasione; magari ''int'a scurdata'', a cose oramai dimenticate, quando meno l'avversario se lo aspetta.}} *'''Ccà stanno 'e {{sic|guaghiune}}<ref>Refuso: in realtà guagliune.</ref> vuoste.'''<ref>Citato in ''La sceneggiata. {{small|Rappresentazioni di un genere popolare}}'', a cura di Pasquale Scialò, Alfredo Guida Editore, Napoli, 88-7188-689-5, [https://books.google.it/books?id=nqY9qxaAUh4C&lpg=PA250&dq=ca%20stanno%20%20vuoste&hl=it&pg=PA250#v=onepage&q=ca%20stanno%20%20vuoste&f=false p. 250]</ref> :''Qui ci sono i ragazzi vostri.'' ::{{spiegazione|Io sono a vostra completa disposizione; non dovete far altro che chiedere, ogni vostro desiderio è per me un ordine.}} *'''Cchiú nera d' 'a mezanotte nun po' venì!'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', II, a cura di Guido Davico Bonino, Antonia Lezza, Pasquale Scialò, Guida, Napoli, 1988, [https://books.google.it/books?id=PondV7J2r9UC&lpg=PA155&dq=nun%20p%C3%B2%20ven%C3%AC.&hl=it&pg=PA155#v=onepage&q&f=false p. 155.]</ref> :''Più nera della mezzanotte non può venire!'' ::{{spiegazione|Ormai non può andare peggio di così; superato questo momento può solo andare meglio.}} *'''Ce dice.'''<ref name=matches>Citato in Mondadori, Meridiani, 2000, p. 1011.</ref> ::{{spiegazione|Si abbina bene, in modo armonico.}} *'''Cetrulo nzemmentuto.'''<ref>Citato in Ferdinando Galiani e Francesco Mazzarella Farao, ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano, {{small|Con alcune ricerche etimologiche sulle medesime degli Accademici Filopatridi, opera postuma supplita, ed accresciuta notabilmente}}'', Vol. I, Presso Giuseppe-Maria Porcelli, Napoli, 1789, [https://books.google.it/books?id=NxcJAAAAQAAJ&dq=Vocabulario%20delle%20parole%20del%20dialetto%20Napoletano&hl=it&pg=PA97#v=onepage&q&f=false p.97]</ref>' ::{{spiegazione|Cetrulo nzemmentuto è il cetriuolo andato in semenza, che per esser divenuto insipidissimo, non è più atto a mangiarsi. Perciò in senso traslato dinota ''una persona assolutamente stupida, e senza sale in zucca.''}} *'''Cèuze annevate<ref>Gelse nere, rese gelate dal freddo notturno che le ricopriva di un lievissimo velo bianco ('a neve). {{cfr}} ''C'era una volta a Napoli'', p. 50.</ref>.''' :''Gelse ghiacciate, diacce.'' *'''Che arma de<ref name=epsilon />mammeta.'''<ref>Citato in [[Antonio Petito]], ''So masto Rafaele e non te ne ncarrica''', Tipo-litografia e Libreria di L. Chiurazzi, 1869, [https://books.google.it/books?id=nYOBKiDdgNQC&dq=&pg=PA10#v=onepage&q&f=false p. 10].</ref> :''Che anima di tua madre.'' ::{{spiegazione|''Ch'arm' 'e mammeta'': che diavolo, cosa diavolo. ''Tu che arma de mammeta aie fatto?''<ref>Da ''So masto Rafaele e non te ne ncarrica''', p. 10.</ref>''Tu ch'arm' 'e mammeta hê fatto?'': (ma) che diavolo hai fatto? cosa diavolo hai combinato?}} *'''Che ddiece.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', II, p. 95.</ref> :''Che dieci.'' ::{{spiegazione|Che cosa grande, grave<ref>La spiegazione è in ''Teatro'', II, p. 95</ref>. Che pezzo di, che gran pezzo di.}} *'''Che m'ammacche<ref>Ammacca': schiacciare.</ref>?'''<ref>Citato in Mondadori, Meridiani, p. 1006.</ref> ::{{spiegazione|Che (frottole) mi stai raccontando? ''Ma che me staje ammaccanno?!'' Ma cosa mi stai raccontando, che razza di assurdità, balle, fandonie vorresti farmi credere?!}} *'''Che se díce? 'E ssàrde se màgnano ll'alíce!'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', [ https://books.google.it/books id=kUcIRKwCZF4C&pg=PA202&dq&sa=X&ved=0ahUKEwi39M_i4bjpAhWFyqYKHR0cB7IQ6AEIKTAA#v=onepage&q&f=false p. 202]</ref> :''Che si dice? Le sarde si mangiano le alici!'' ::{{spiegazione|Risposta scherzosa o elusiva alla domanda (fatta per curiosità invadente): Che si dice?}} *'''Chella ca guarda 'nterra.'''<ref>Citato in Franco Pastore, ''Masuccio in Teatro: Ex Novellino Masutii, comoediae quattuor'', A.I.T.W. Edizioni, 2014, [https://books.google.it/books?id=n9yZBQAAQBAJ&lpg=PA113&dq=chella%20ca%20guarda%20'nterra&hl=it&pg=PA113#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Quella che guarda a terra.'' ::{{spiegazione|La vagina.<ref>Corrisponde al numero 6 della smorfia napoletana.</ref>}} *'''Chesta è 'a zita e se chiamma Sabella.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 69.</ref> :''Questa (questa che vedi, e solo questa) è la fanciulla e si chiama Isabella.'' ::{{spiegazione|Eccoti quanto mi avevi richiesto, per te non posso altro, non chiedermi altro.<ref>{{cfr}} ''I Proverbi di Napoli'', p. 69.</ref>Più in generale: questa è la situazione e non ci sono alternative, non resta che prenderne atto ed accettarla così com'è. Ci si deve accontentare di ciò che si ha.}} *'''Chi m'a cecato.'''<ref>Citato in ''Viviani'', III, p. 58.</ref> :''Chi mi ha accecato.'' ::{{spiegazione|Chi me l'ha fatto [[azione|fare]].<ref>Spiegazione in ''Viviani'', III, p.58.</ref>}} *'''Chi vene appriesso.'''<ref>Citato e spiegato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 514.</ref> :''Chi viene dopo.'' ::{{spiegazione|I posteri}} *'''Chi vene appriesso s'u chiagne.'''<ref name=larmes/> :''Chi viene dopo se lo piange.'' ::{{spiegazione|Chi è addietro serri l'uscio, o Chi vien dopo serri la porta. / Saranno altri, quelli che verranno dopo, a sopportarne le conseguenze, a doversela sbrogliare.}} *'''Chiachiello.'''<ref name=littlefish/> ::{{spiegazione|Persona del tutto inconsistente. Eccelle incontrastato nella sua sola autentica dote: le inesauribili, vacue e inconcludenti chiacchiere.}} *'''Chiàgnene pure i pprete r'a via.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 231.</ref> :''Piangono anche le pietre della strada.'' ::{{spiegazione|Al passaggio del corteo funebre piangono non solo le persone, ma anche le pietre della strada. Lo si dice, con enfasi, per dare risalto al dolore che si prova per la morte di una persona stimata e amata.}} *'''Chiappo 'e mpiso.'''<ref>Citato in ''Ncopp' 'o_marciappiede'' p. 35.</ref> :''Cappio da impiccato (appeso).'' ::{{spiegazione|Tipo poco raccomandabile, losco; canaglia, malvivente, avanzo di galera, tipo patibolare, pendaglio da forca.}} *'''{{NDR|'A}} Chiarenza.'''<ref name=codex/> :''Nella parlesia:''<ref name=spikkesia/>'' il vino.'' *'''Chiavarese la<ref>In forma moderna: chiavarse 'a.</ref> lengua nculo.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 441.</ref> :''Chiudersi la lingua nel didietro.'' ::{{spiegazione|Essere costretto a tacere (perché si ha manifestamente torto o si è in una posizione indifendibile, insostenibile).}} *'''Chillo ca cumbine tutte 'e guaie.'''<ref name=K/> :''Quello che combina tutti i guai.'' ::{{spiegazione|Il [[pene]].}} *'''Chillo 'e coppa.'''<ref>Citato in [[Raffaele Viviani]], ''I Dieci Comandamenti'', presentazione di [[Mario Martone]], Alfredo Guida Editore, Napoli, 2000. ISBN 88-7188-453-1, [https://books.google.it/books?id=VTfskxLqACcC&lpg=PA31&dq=&pg=PA31#v=onepage&q&f=false p. 31]</ref> :''Quello di sopra.'' ::{{spiegazione|[[Dio]].}} *'''Chino 'i vacantarìa.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 239.</ref> :''Pieno di vuoto.'' ::{{spiegazione|Si dice ironicamente di qualcosa, come un contenitore, un recipiente, un locale completamente vuoti.}} *'''Chiò chiò parapacchiò, cevezo mio.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli, p. 93.''</ref> ::{{spiegazione|Che gran scioccone sei, amico mio.}} *'''Chiochiaro<ref>Secondo De Ritis da ''Chiochia'', scarpa di fattura grossolana calzata dai pastori abruzzesi. {{Cfr}} De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 329.</ref>.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 329.</ref> :''Persona rozza, goffa, stupida; zotico, tanghero.'' *'''Chisto è nu cataplàsemo 'e semmente 'e lino.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 33.</ref> :''Questo è un [[cataplasma]] di semi di lino.'' ::{{spiegazione|Questo è un uomo noioso e molesto.}} *'''Chiste è u paese 'i Mastu Rafele.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', I, p. 243.</ref> :''Questo è il paese di Mastro Raffaele.'' ::{{spiegazione|Qui ognuno fa i propri comodi, bada esclusivamente al proprio interesse e tutto, di conseguenza, versa nel più completo marasma.}} *'''Chiste so' nummere!'''<ref>Citato in [[Renato De Falco]], ''Per moda di dire, {{small|ovvero Neo-nomenclatura emergente (con qualche riferimento napoletano)}}'', Guida Editori, 2010. ISBN 88-6042-821-1, [https://books.google.it/books?id=_NYrpxDQYUsC&lpg=PP1&dq=Renato%20De%20Falco&hl=it&pg=PA83#v=onepage&q&f=false p. 83].</ref> :''Questi sono [[numero|numeri]]!'' ::{{spiegazione|È successo; sta accadendo qualcosa di così sorprendente, incredibile, inaudito che bisogna (attraverso la [[w:La smorfia napoletana|smorfia]]) tradurlo in numeri e giocarli al lotto! Roba da pazzi, roba da pazzi!}} *'''Ciaccà e medecà.'''<ref>Citato in Bello ed Erwin, ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', p. 57.</ref> :''Ferire (a sangue scagliando una pietra) e medicare.'' ::{{spiegazione|Dire una parola pungente, di critica, di rimprovero ed accompagnarla immediatamente, per attenuarne l'effetto, ad un'altra dolce, carezzevole, amichevole.}} *'''Cicchignacco 'ncopp' â vótta.'''<ref>Citato in ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 138.</ref> :''«Cicchignacco» sulla botte.'' :oppure: :'''Cicchignacco 'int'â buttéglia.'''<ref>Citato in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', Newton Compton editori, Roma, 2016, p. 101. ISBN 978-88-541-8882-2</ref> :''«Cicchignacco» nella bottiglia.'' ::{{spiegazione|Cicchignacco è il nome con cui veniva venduto sulle bancarelle il «diavoletto di [[Cartesio]]». Locuzione riferita a personaggi di statura non alta e dal portamento goffo.}} *'''Ciceremmuolle.'''<ref>Citato in Volpe ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 73 e Francesco Cherubini, ''Vocabolario milanese-italiano'', Dall'Imp. Regia Stamperia, 1843, vol. 4, [https://books.google.it/books?id=3uY3AQAAMAAJ&dq=ciceremmuolle&hl=it&pg=PA548#v=onepage&q&f=false p.548]</ref> :''[[cece|Ceci]] ammollati.'' ::{{spiegazione|Cerimonie eccessive, moine, salamelecchi. ''Nun fà tutte 'sti ciceremmuolle!'' Non fare tutte queste cerimonie eccessive, tanti (finti) salamelecchi!}} *'''{{NDR|Fà}} Ciento mesure e uno taglio.'''<ref>Citato in Citato in ''Archivio per lo studio delle tradizioni popolari'', Rivista trimestrale diretta da G. Pitrè e S. Salomone Marino, vol. II, Luigi Pedone Lauriel, Palermo, 1883, [https://archive.org/stream/archivioperlost00marigoog#page/n604/mode/2up/search/proverbi+napoletani, p. 597.]</ref> :''(Fare) cento misure e un taglio.'' ::{{spiegazione|Come i sarti che lavorano ripetutamente con metro e gesso prima di tagliare la stoffa, prepararsi con grande, eccessiva meticolosità, indugiando in minuziosi calcoli e prove prima di decidersi ad agire.}} *'''Cinco e ccinco a diece e lo<ref name=Ω/>parrocchiano a quinnece.'''<ref>Citato in Pietro Paolo Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 73.</ref> :''Cinque e cinque (sommano) a dieci, e (con) il parroco a quindici.'' ::{{spiegazione|Si dice di chi va a sposarsi in chiesa; il particolare riferimento è al momento del rito in cui gli sposi congiungono le mani davanti al sacerdote che impartisce la benedizione.}} *'''Ciuccio cu 'a varda ncuollo.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 450.</ref> :''Asino con il basto addosso.'' ::{{spiegazione|Asino calzato e vestito, persona di crassa ignoranza.}} *'''Ciuccio 'e carretta.'''<ref name=tripalium>Citato in Armando Cenerazzo, ''Rose rosse e rose gialle, {{small|Nuove poesie napoletane}}'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 1957, [https://books.google.it/books?id=lTF7BwXMuq4C&lpg=PA296&dq=Cenerazzo&hl=it&pg=PA141#v=onepage&q&f=false p. 141]</ref> :''Asino di carretta.'' ::{{spiegazione|Uomo che lavora molto duramente.}} *'''Ciuciulià.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 220.</ref> :''Sussurrare, bisbigliare.'' *'''Ciuotto ciuotto.'''<ref>Citato in Salvatore Cerino, ''{{sic|Immenzità}}'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 1997, [https://books.google.it/books?id=cQHAzKNaaiEC&lpg=PA70&dq=&pg=PA70#v=onepage&q&f=false p. 70] </ref> :''Sazio sazio (sazissimo). Rimpinzato ben bene. "''Farse ciuotto ciuotto''". Satollarsi, rimpinzarsi.'' *'''Co lo siddivò.'''<ref name=bradipo>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1862, anno III, 27 aprile 1862, p. 462.</ref> :''Cu 'o siddivò: Con il se Dio vuole.'' ::{{Spiegazione|''Ghire co lo siddivò''<ref name=bradipo/>, in forma corrente: ''Jì cu 'o siddivò'': andare con il se dio Vuole. Agire, operare molto molto a rilento, molto fiaccamente, svogliatamente, senza iniziativa, senza alcuna efficacia, incisività, affidandosi passivamente alla volontà e all'intervento risolutore di Dio.)}} *'''Cola mena a Ciccio e Ciccio 'a mena a Cola.'''<ref name=franknico>Citato in A.F.Th. van der Heijden ''Doodverf'', [https://books.google.it/books?id=yTd4AAAAQBAJ&lpg=PT261&dq=A.F.Th.%20van%20der%20Heijden&hl=it&pg=PT49#v=onepage&q&f=false p. 49]</ref> :''Cola butta a Ciccio e Ciccio la butta a Cola.'' ::{{spiegazione|Gettarsi reciprocamente la colpa addosso. Fare a scaricabarile.}} *'''Comm'a che!'''<ref>Citato in Christopher Wagstaff, ''Italian Neorealist Cinema. {{small|An Aesthetic Approach }}'', University of Toronto Press, Toronto / Buffalo / London, 2007, [https://books.google.it/books?id=nzgzEwEb_fcC&lpg=PA453&dq=&pg=PA453#v=onepage&q&f=false p. 453].</ref><ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 95.</ref> o: '''Comme a chè'''<ref>Citato in ''Lo lampo'', Volumi 1-2, anno I, n. 95, 29- 11- 1875, [https://books.google.it/books?id=90MiAQAAIAAJ&dq=&pg=PA95-IA6#v=onepage&q&f=false p. 4]</ref> ::{{spiegazione|Eccome! Altro che! Che di più non si può! Es.: '' Fa cavero comm'a cche!'' ''Chiove comm'a che!'' ''È bello comm'a che!'' Altroché se fa caldo! Piove, eccome! È bello, caspita se è bello, come puoi dubitarne!}} *'''Comm'è {{sic|bera}} 'a morte.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 241.</ref> :''Come è vera la morte!'' ::{{spiegazione|''Comm'è vera 'a morte!'' Te / Ve lo giuro, devi / dovete credermi!}} *'''Comme ‘a mettimmo nomme?'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Il commissario'', [https://books.google.it/books?id=_JveAwAAQBAJ&lpg=PA61&dq=guglielmi%20il%20commissario&hl=it&pg=PA20#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Come le mettiamo nome? Come la chiamiamo? Come la battezziamo?'' ::{{spiegazione|Come la mettiamo? Come la risolviamo? E poi che si fa? E adesso che si fa? Come se ne viene, verrà fuori? (col sottinteso che è estremamente difficile se non impossibile trovare una soluzione, venirne fuori ed è quindi mille volte preferibile evitare '''o 'mpiccio'', il guaio.)}} *'''Comme 'avuote e comme 'o ggire, sempe sissantanove è.'''<ref>Citato in Vittorio Pupillo, ''Proverbi, {{small|Riflessioni sulla saggezza del passato, per un corretto comportamento nel presente}}'', vol. I, Youcanprint Self-Publishing, TRICASE (LE), 9788891115768, [https://books.google.it/books?id=KLECAwAAQBAJ&lpg=PA205&dq=&pg=PA205#v=onepage&q&f=false p. 205]</ref> :''Come lo volti e come lo giri, sempre sessantanove è.'' ::{{spiegazione|La cosa è assolutamente evidente, incontrovertibile, immutabile. Questa è la nuda evidenza, questi sono i fatti, non c'è modo di considerarli, interpretarli altrimenti.}} *'''Comme Dio cumanna.'''<ref>Citato in Colomba Rosaria Andolfi, ''Chicchi di grano. {{small|Poesie, macchiette, teatro in versi, testi di canzoni}}'', Guida, Napoli, 2005. ISBN 88-6042-114-4, [https://books.google.it/books?id=8Nkhch3DZxMC&lpg=PA41&dq=pg=PA41#v=onepage&q&f=false p. 41]</ref> :''Come Dio comanda.'' ::{{spiegazione|A regola d'arte.}} *'''Comme mme suone tu, così t'abballo.'''<ref>Citato in ''Le muse napolitane'', Egloga IX, p. 346.</ref> :''A seconda di come suoni, così io ballo.'' ::{{spiegazione|Prestazioni e compenso devono essere commisurati.}} *'''Comme me vide, me scrive.'''<ref>Citato in Apicella, ''I ritte antiche'', p. 258.</ref> :''Come mi vedi, (così) mi scrivi.'' ::{{spiegazione|Sono così come mi vedi, non ho nulla da nascondere.}} *'''Comme te piace 'o vino cu' a neve!'''<ref>Citato in Enzo Moscato, ''L'angelico bestiario'', Ubulibri, Milano, 1991, [https://books.google.it/books?hl=it&id=Q64IAQAAMAAJ&dq=%E2%80%98o+vino+c%E2%80%99%E2%80%98a+neve&focus=searchwithinvolume&q=%E2%80%98o+vino+c%E2%80%99%E2%80%98a+neve p. 111].</ref> :''Come ti piace il vino con la neve (con il ghiacco)!'' ::{{spiegazione|(Di' la verità): questo ti fa tanto divertire, per questo te la stai spassando un mondo! ci stai provando gran gusto!}} *'''Copia cupiella.'''<ref>Citato in Colomba Rosaria Andolfi, ''Chicchi di grano. {{sic|Poesie, macchiette, teatro in versi, testi di canzoni}}'', Alfredo Guida Editore, 2005. ISBN 88-6042-114-4, [https://books.google.it/books?id=8Nkhch3DZxMC&lpg=PA109&dq=&pg=PA109#v=onepage&q&f=false p.109.]</ref> ::{{spiegazione|Scopiazzatura. ''Fà copia cupiella''. Copiare di nascosto. Scopiazzare.}} *'''Coppa coppa.'''<ref>Citato in [[Adam Ledgeway]], ''Grammatica diacronica del napoletano'', Max Niemeyer Verlag, Tubinga, 2009, [https://books.google.it/books?id=jsHJnzvJHxAC&lpg=PA79&dq=coppa%20coppa%20napoletano&hl=it&pg=PA80#v=onepage&q&f=false p. 80.] ISBN 978-3-484-52350-0</ref> :''Proprio sopra.''<ref>La traduzione è in Ledgeway, {{cfr}} ''Grammatica diacronica del napoletano'', p. 80.</ref>. *'''Coppole 'e cazzo.'''<ref>Citato in Bruno Esposito, ''Le avventure di Pāspokaz'', nota introduttiva di [[Roberto Saviano]], NonSoloParole Edizioni, Pollena Trocchia (Na), 2006<sup>1</sup>, [https://books.google.it/books?id=NIBZkE4pkuMC&lpg=PA28&dq=coppole%20'e%20cazzo&hl=it&pg=PA28#v=onepage&q&f=false p. 28]</ref> :"''Berretti di pene.''" ::{{spiegazione|Niente. ''Si nun fatiche te magne coppole 'e cazzo.'' Se non lavori, non mangi un bel niente.}} *'''{{NDR|'A}} cravatta a rabbà.''' :''La cravatta ''à rabat''. Si adoperava non annodata sul tight<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 89.</ref>.'' *'''Cresemisso'''<ref>Dall'inglese ''Christmas'', Natale. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 99.</ref>'''.'''<ref>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 99.</ref> ::{{spiegazione|Regalo natalizio.}} *'''Cricco, Crocco e Manecancino.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore'', 1867, [https://books.google.it/books?id=DVdgeO_gTcUC&dq=cricco%20crocco%20e&hl=it&pg=PA5-IA59#v=onepage&q&f=false]</ref> :''(I Signori) Martinetto, Gancio e Mano con l'uncino.'' ::{{spiegazione|La [[w:Banda Bassotti|Banda Bassotti]] napoletana. Gente, quindi, da cui stare alla larga.}} *'''Crisce santo.'''<ref>Citato in Pietro Paolo Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano'', p. 87.</ref> :''Cresci santo.'' ::{{spiegazione|Equivalente dell'italiano: Salute! Si dice ai bambini, ai ragazzi (e talvolta, scherzosamente, anche agli adulti) che starnutiscono.}} *'''Cu 'e ppacche dint'a ll'acqua.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Una bufera senza fine'', 2012. ISBN 978-1-291-07197-9, [https://books.google.it/books?id=fiDsAwAAQBAJ&lpg=PA75&dq=&pg=PA75#v=onepage&q&f=false p. 75]</ref>' :''Con le natiche nell'acqua.'' ::{{spiegazione|''Sta' cu 'e ppacche dint'a ll'acqua.'' Essere in grande miseria.}} *'''Cu n'appietto 'e core'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 80.</ref> ::{{spiegazione|(''Appietto 'e core'': Asma.) ''Cu n'appietto 'e core'', con una stretta al cuore.}} *'''Cu n'uocchio frjie 'o pesce 'e cu' 'nato guarda a gatta.'''<ref>Citato in ''A Napoli mentre bolle la pentola'', p. 54.</ref> :''Con un occhio frigge il pesce e con un altro guarda la gatta.'' ::{{spiegazione|''Cu n'uocchio friere 'o pesce e cu' n'ato guardà 'a gatta'' (o anche, in modo più sintetico: ''Friere 'o pesce e guardà 'a gatta''): con un occhio friggere il pesce (seguirne la cottura) e con un altro guardare (sorvegliare) il gatto perché non lo mangi. Eseguire un'operazione, svolgere un compito restando estremamente e costantemente vigilanti.}} *'''Cu' na mano nnanze e n'ata areto.'''<ref>Citato in ''Filumena Marturano'', in [[Eduardo De Filippo]] ''Teatro'', CDE, Milano, stampa 1985, p. 157.</ref> :''Con una mano davanti ed un'altra dietro.'' ::{{spiegazione|(Coprendosi natiche e genitali nudi con le mani: in miseria assoluta, in assoluta perdita, rimettendoci tutto, sconfitti e delusi, senza più prospettive, restando con un pugno di mosche in mano. Si veda, più in dettaglio: ''Fa zita bona''.}} *'''Cu nna fúna 'ncànna.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA97#v=onepage&q&f=false p. 97 Anteprima Google]</ref> :''Con un cappio (fune) alla gola.'' ::{{spiegazione|Fare qualcosa cu nna fúna 'ncànna: per costrizione, contro la propria volontà.}} *'''Cu 'o culo 'a fossa.'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', p. 58.</ref> :''Con il sedere nella fossa. Con il piede nella fossa.'' ''Stà cu 'o culo 'a fossa.'' (Essere prossimi alla morte). *'''Cu' 'o ttè' cu' 'o {{sic|nnè}}, cu' 'o piripisso e cu' 'o papariallà!...'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 54.</ref> ::{{spiegazione|Parole puramente onomatopeiche per denotare una persona assai brutta.}}<ref>La spiegazione è in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 54.</ref> *'''Cu u cavalle 'i San Francische.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 275.</ref> :''Con il cavallo di [[Francesco d'Assisi|San Francesco]].'' ::{{spiegazione|San Francesco, com'è ovvio, non possedeva cavalli; i piedi erano il solo mezzo di cui disponeva per viaggiare. Andare col cavallo di San Francesco significa quindi andare a piedi.}} *'''Cucchiere appatrunate.''' e '''Cucchiere d'affitte.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 120.</ref> ::{{spiegazione|''Appatrunate'', cocchieri che lavorano alle dpendenze di un proprietario, ''d'affitte'', cocchieri pubblici.}} *'''{{NDR|'A}} Cuccuvaja de<ref name=epsilon/>puorto.'''<ref>Citato in [[Antonio Petito]], ''Pulcinella creduto D.<sup>a</sup> Dorotea pezza a ll'uocchio'', Stabilimento Tipografico dei Fratelli De Angelis, Napoli, 1868, [https://books.google.it/books?id=cbhd1fbnUxoC&dq=&pg=PA11#v=onepage&q&f=false p. 11]</ref> :''La [[Civetta]] di porto.'' ::{{spiegazione|'''A Cuccuvaia 'e puorto'': una donna brutta, senza grazia, che porta male, paragonata alla scultura dell'aquila (scambiata dal popolo per una civetta) con le armi di Carlo V che sormontava la Fontana degli Incanti detta ''Funtana d' 'a cuccuvaja 'e puorto'', la Fontana della civetta di porto, fatta costruire dal viceré Don Pedro de Toledo e collocata in passato in Piazza del Porto conosciuta anche come Piazza dell'Olmo.<ref>{{cfr}} più estesamente Aurelio De Rose, ''Le Fontane di Napoli'', Newton Compton Editori, Roma, 1994, p. 52. ISBN 88-7983-644-7 </ref>}} *'''Cule mpeciate.'''<ref>Citato e spiegato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco '', p. 517.</ref> :''Sederi impeciati.'' ::{{spiegazione|Antica locuzione per dire: gli Inglesi "''perché sedendo sempre sul bordo delle navi i loro calzoni son macchiati di pece''<ref>In ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco '', p. 517.</ref>."}} *'''Cumeta.'''<ref name=patibolo/> :''Aquilone.'' ::{{spiegazione|Ma anche: [[w:|Lucanus cervus|cervo volante]]<ref name=lightlight/>.}} *'''Cummatrella.'''<ref name=patibolo/> :''Comarella.'' ::{{spiegazione|Ma anche: [[w:Mustela nivalis|donnola]], umanizzata come: "piccola donna"<ref name=lightlight/>.}} *'''Cuncià 'ncordovana.'''<ref name=toscodueseisei/> :''Conciare alla maniera cordovana''. ::{{spiegazione|Maltrattare qualcuno con maleparole o atti fisici. Si riferisce alla cordovana, pelle di capra conciata a Cordova, un tempo molto costosa.}} *'''{{NDR|'A}} Cunzèrva 'e pummaròla.'''<ref name=tomato>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 62.</ref> :''La conserva di pomodoro.'' ::{{spiegazione|Passato di pomodoro che in passato veniva esposto d'estate al sole. La lunga esposizione al sole estivo si protraeva fino a che il passato di pomodoro non si fosse ristretto al massimo e rappreso quanto bastava. Non una qualsiasi conserva di pomodoro, dunque, se: " [...] quando una punta di cucchiaio di quella rossa poltiglia si mescolava alla pasta con fagioli (non escluso un pizzico di pepe) o al ragù (che bisognava far ''pippiare'' per molte ore), allora si creavano i motivi per esaltare la Divina Provvidenza<ref>Da ''C'era una volta Napoli'', p. 62.</ref>."}} *'''Cuoncio cuoncio.'''<ref>Citato in ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 156.</ref> :''Piano piano, cautamente, garbatamente.'' *'''{{NDR|'O }} Cuónzolo''' e a Napoli '''{{NDR|'O }} Cunzuólo.'''<ref name=locagua/> ::{{spiegazione|<nowiki>'</nowiki>''O cuónzolo'': pranzo offerto dai parenti ad una famiglia colpita da un lutto come consolazione per il dolore ed il digiuno sofferti. A Napoli prendeva il nome di <nowiki>'</nowiki>''o cunzuólo'': dono di pesci offerto ai familiari all'uscire del defunto dalla casa.<ref name=cons/>}} *'''Cuopp'allesse.'''<ref>Citato in Giovanni Chianelli, ''{{sic|neapolitan}} express: pizza e cibi di strada'', testo di Giovanni Chianelli, traduzioni di Phil Taddeo, Rogiosi, 2016, [https://books.google.it/books?id=t7XfDQAAQBAJ&lpg=PA83&dq=cuopp'allesse&hl=it&pg=PA83#v=onepage&q&f=false p. 83]. ISBN 978-88-6950-194-4</ref> :''Involto di castagne lesse'' ::{{spiegazione|L'umidità delle castagne deforma e affloscia il cartoccio che in più si tinge di macchie scure: Una donna priva di grazia e di bellezza.}} *'''Curnuto e mazziato.'''<ref>Citato in Raffaele Viviani, ''Teatro IV'', a cura di Guido Davico Bonino, Antonia Lezza e Pasquale Scialò, Guida, Napoli, 1989, [https://books.google.it/books?id=4l3brCK8eskC&lpg=PA581&dq=Curnuto%20e%20mazziato.&hl=it&pg=PA581#v=onepage&q&f=false p. 581.]</ref> :''Cornuto e bastonato'' ::Il danno e, in più, anche le beffe. *'''Curto e male 'ncavato.'''<ref>Citato in [[Antonella Cilento]], ''Bestiario napoletano'', Laterza, Roma-Bari, 2015, [https://books.google.it/books?id=a3eODAAAQBAJ&lpg=PT36&dq=Curto%20e%20male%20'ncavato..&hl=it&pg=PT36#v=onepage&q=Curto%20e%20male%20'ncavato..&f=false] ISBN 9788858120323</ref> :''Basso e cattivo.'' ==D== *'''D. Luigi'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 163.</ref> :''Don Luigi'' ::{{spiegazione|Il portazecchini, il portamonete, nel gergo della malavita antica.}} *'''Da Vattro a Tile.'''<ref>Citato in ''Collezione di tutti i poemi in lingua Napoletena'', Vol. 23, [https://books.google.it/books?id=LXAtAAAAMAAJ&dq=Napoletena%2C%20Volume%2023&hl=it&pg=PA52#v=onepage&q&f=false p. 52]</ref> :''Da Battro a Tile.'' ::{{spiegazione|Antica espressione impiegata col significato di: distanza grandissima, enorme fra due punti. Nel mondo intero, ovunque nel mondo.}} *'''Dà zizza pe ghionta.'''<ref>Citato in Francesco Cerlone, ''Il barbaro pentito'', Napoli, 1784, [https://books.google.it/books?id=M_mo3BJu0BkC&dq=il%20barbaro%20pentito&hl=it&pg=RA2-PA33#v=onepage&q&f=false p. 33.]</ref> :''Dare mammella (di vacca) in aggiunta'' ::{{spiegazione|Dare sì in aggiunta, per soprammercato, ma qualcosa di assai scarso valore e quindi, in realtà, causare ulteriore danno.}} *'''Dare<ref name=Δ>In forma corrente: Da'.</ref>u lardo int'a fiura.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 167.</ref> :'' ''Da' o lardo int' 'a fiura.'' Dare il lardo nella figura.'' ::{{spiegazione|Lo si dice di venditori che danno il meno possibile. Usare parsimoniosamente.}} *'''Darse 'e pizzeche ncopp' 'a panza.'''<ref>Citato in ''ANTHROPOS IN THE WORLD'', anno XIV, nn. 9-10, 2018, [https://books.google.it/books?id=nHtyDwAAQBAJ&lpg=PA20&dq=it&pg=PA20#v=onepage&q&f=false p. 20].</ref> :''Darsi i pizzichi sulla pancia.'' ::{{spiegazione|Rassegnarsi. Sopportare con rassegnazione.<ref>La spiegazione è in ''ANTHROPOS IN THE WORLD'', 2018, p. 20.</ref>}} *'''{{NDR|Ha}} Dato 'e rrecchie a 'o conciatiane<ref>'''O tiano'': il tegame.</ref>.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 18.</ref> :''Ha dato le orecchie all'aggiustapentole.'' ::{{spiegazione|Non sente, è sordo. Si pensava forse che quest'artigiano a causa del rumore delle stoviglie o del trapano che le forava per far passare il fil di ferro fra margini da ricongiungere, spalmando poi di mastice le commessure, col tempo subisse danni all'udito.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 18.</ref>}} *'''Diasilla.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 165.</ref> :''[[w: Dies irae|(Dies irae) Dies illa]].'' ::{{spiegazione|Lamentazione lunga e monotona. Discorso noioso, solfa.}} *'''Dicette Pulecenella: pe' mmare nun c'è [[taverna]].'''<ref>Citato in Vezio Melegari, ''Manuale della barzelletta'', Mondadori, Milano, 1976, p. 35. Nel libro: «Dicete Polecenella, pe mmare non c'è taverna».</ref> {{NDR|[[wellerismi|wellerismo]]}} :''Disse Pulcinella: per mare non c'è taverna.'' ::{{spiegazione|Ogni cosa sta nel suo luogo e non puoi aspettarti che sia diversamente. Si usa anche per raccomandare di evitare i viaggi per mare, se non strettamente necessari (ma si usa anche la variante moderna "pe' ccielo e pe' mmare", per includere i viaggi in aereo).}} *'''Dicette 'o pappecio vicino 'a noce: damme 'o tiempo ca te spertoso.'''<ref>Citato in Pasquale Sabbatino, Giuseppina Scognamiglio, ''Peppino De Filippo e la comicità nel Novecento'', Edizioni scientifiche italiane, 2005.</ref> :''Disse il [[verme]] alla [[noce]]: dammi il tempo che ti buco.'' ::{{spiegazione|Con il tempo si riesce a fare qualunque cosa: perfino il ''pappecio'' (un verme) riesce a bucare il guscio della noce.}} *'''Ddie.'''<ref name=ten>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 298.</ref> :''Dio.'' ::{{spiegazione|Di incalcolabile grandezza}} *'''De gustibus non est sputacchiandum.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 295.</ref> ::{{spiegazione|Resa in chiave parodistica del latino '''''[[w:|De gustibus non est disputandum]]'''''. ([[Proverbi latini]])}}. Lo si dice con molta ironia quando non si può o si è preferibile non consigliare chi si comporta in modo strano, dissennato, oppure si sa in anticipo che il nostro avvertimento non verrebbe tenuto in nessun conto.}} *'''Diece.'''<ref name=ten/> :''Dieci.'' ::{{spiegazione|Estremamente grande, con allusione alla grandezza più assoluta: Dio. Lo si usa anche quando, per riguardo, si vuole evitare di dire ''Ddie'', con uguale significato di incalcolabile grandezza. Es.: '''Tu si' nu diece 'i fetente!'''<ref name=ten/>, anziché '''Tu si' nu Ddie 'i fetente!'''<ref name=ten/> ''Sei un grandissimo mascalzone!''; '''Tu si' nu diece 'i fesse!'''<ref name=ten/>, anziché '''Tu si' nu Ddie 'i fesse!'''<ref name=ten/>, ''Sei un fesso colossale''; '''Agge pigliate na diece 'e paura!'''<ref name=ten/>, ''Ho preso un terribile spavento.''}} *'''Dimane 'o gallo canta matina.'''<ref>Citato in Raffaele Viviani, ''Teatro'', vol. V, Guida, Napoli, 1991, [https://books.google.it/books?hl=it&id=fURdAAAAMAAJ&dq=dimane+canta+matina&focus=searchwithinvolume&q=gallo+canta p. 273]</ref> :''Domani il gallo canta mattina.'' ::{{Spiegazione|Domani la giornata sarà piena d'impegni.}} *'''Dint' 'a na vutata d'uocchie.'''<ref>Citato in [[Annibale Ruccello]], ''Ferdinando'', prefazione di [[Isa Danieli]], Alfredo Guida Editore, Napoli, 1998. ISBN 88-7188-273-3 [https://books.google.it/books?id=rd4jVbdlEvAC&lpg=PA55&dq=&pg=PA55#v=onepage&q&f=false p. 55]</ref> :''In un volgere di sguardo (Dentro una girata di occhi). '' ::{{Spiegazione|In un attimo.}} *'''Dio 'o sape e a Maronna 'o vere.'''<ref>Citato in Annibale Ruccello, ''Scritti inediti, Una commedia e dieci saggi, Con un percorso critico di Rita Picchi, Gremese, Roma, [https://books.google.it/books?id=9ukZxAUHJawC&lpg=PA75&dq=dio%20sape%20e%20a%20maronna%20o%20vere&hl=it&pg=PA55#v=onepage&q&f=false p.55]''</ref> :''Dio lo sa e la Madonna lo vede.'' ::{{spiegazione|Solo Dio e la Madonna possono sapere cosa mi è successo! Si invocano così, nello sconforto, Dio e la Madonna, come ad implorarne l'intervento, quando si attraversa un momento particolarmente difficile.}} *'''Don Andrea, 'mmiez'ê 'mbroglie s'arrecréa.'''<ref>Citato in ''[https://dettinapoletani.it/bwl-knowledge-base/don-andrea-mmieze-mbroglie-sarrecrea/ Don Andrea, 'mmiez'ê 'mbroglie s'arrecréa]'', ''dettinapoletani.it''.</ref> :''Don [[Andrea]], in mezzo agli "imbrogli" se la gode un mondo.'' ::{{spiegazione|Al tipo di Don Andrea non corrisponde certo una natura contemplativa, non una natura irenica. Al contrario, più intricate, più complicate – anche al limite della poca limpidezza, anche torbide – sono le situazioni in cui opera, più irto di ostacoli il cammino, più arduo il cimento, più forti gli attriti, più grande l'incatenamento, il trascinamento nella forza di gravità, e tanto più ci dà dentro di gusto, tanto più rifulgono corruschi i suoi specialissimi, collaudatissimi, multiformi talenti, tanto più cresce vertiginoso il godimento che ne ritrae.}} *'''Don Ciccillo Caramella.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 83.</ref> ::{{spiegazione|Persona vestita con dubbia eleganza.}} *'''Don Frichine.'''<ref name=stain/> ::{{spiegazione|L'elegantone, il bellimbusto.}} *'''Don Giuvanne u tène nnanze e u va ascianne arrete.'''<ref>Citato in ''Il Frasario napoletano'', p. 304.</ref> :''Don Giovanni lo tiene davanti e lo cerca dietro.''<ref>Traduzione in ''Il Frasario napoletano'', p. 304.</ref> ::{{spiegazione|Con questa frase, che contiene un'evidente allusione maliziosa, si prende in giro chi cerca qualcosa che sta proprio sotto i sui occhi.}} *'''Don Saciccio.'''<ref>Citato in ''L'amore a dispetto'', Stamperia Flautina, Napoli, 1806, [https://books.google.it/books?id=SpS118AUIooC&dq=don%20Saciccio&hl=it&pg=PA40#v=onepage&q&f=false p. 40.]</ref> :''Don Salsiccia.'' ::{{spiegazione|Uomo che non vale nulla.}} *'''Don Simone, stampa e cumpone.'''<ref>Citato in Angelo Allegri, ''I suoi bigini per i concorsi sbaragliano i best sellers: «Il segreto è parlar chiaro»'', ''Il Giornale'', 12 giugno 2018.</ref> :''Don Simone, stampa e compone.'' ::{{spiegazione|Così viene definito con ironia chi per stupidità, arroganza, per smisurata, illimitata autostima sia convinto di poter fare tutto da solo, di non aver mai bisogno dell'aiuto o del consiglio di nessuno. Lo si può dire anche dei bugiardi, dei ciurmatori, dei faraboloni, dei millantatori.}} *'''Doppo arrubbato Santa Chiara mettette 'e porte 'e fierro.'''<ref>Citato in Mario Guaraldi ''La parlata napolitana'', Fiorentino, Napoli, 1982, [https://books.google.it/books?id=tqYdAQAAIAAJ&q=doppo+arrubbato&dq=doppo+arrubbato&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjVp_Dtg8rfAhVOw1kKHRsNA0gQ6AEINDAC p. 58]</ref> :''Dopo che la Basilica di Santa Chiara fu derubata, vennero messe le porte di ferro. (Dopo rubato Santa Chiara mise le porte di ferro).'' ::{{spiegazione|Locuzione proverbiale: prendere provvedimenti, porre rimedio quando è ormai tardi.}} :::Chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati. ([[modi di dire italiani|modo di dire italiano]]) *'''Doppo 'o lampo vène 'o truono: si' fesso e nun te n'adduóne.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 190.</ref> :''Dopo il lampo viene il tuono: sei fesso e non te ne accorgi.'' ::{{spiegazione|Giro di frasi giocoso per rimproverare, canzonandolo, chi agisce o pensa da sprovveduto: Ma ti vuoi svegliare un po' fessacchiotto che non sei altro?}} *'''Duorme, zetella, ca 'a sciorta veglia.'''<ref name=franknico/> :''Dormi, zitella, che la (sorte, fortuna) è desta.'' ::{{spiegazione|(Detto con ironia) Certo, aspetta pure senza darti pena, quello che speri si avvererà...}} *'''Durmì c' 'a zizza mmócca.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', p. 528.</ref> :''Dormire con la mammella in bocca (poppando beatamente).'' ::Essere molto ingenui, non rendersi conto di nulla. ==E== *'''È a luongo 'o fatto!'''<ref>In Viviani, [[Teatro]], III, p. 60.</ref> :''Il fatto, la faccenda va per le lunghe!''<ref>Traduzione in Viviani, [[Teatro]], III, p. 60. </ref> *'''È asciuto lo<ref name=Ω/>sole a mezanotte.'''<ref>Citato in Marulli e Livigni, p. 13.</ref> :'' ''È asciuto 'o sole a mezanotte'' È sorto (uscito, spuntato) il sole a mezzanotte.'' ::{{spiegazione|In una situazione disperata è capitata un'improvvisa fortuna, si è presentata un'insperata soluzione.}} *'''È asciuto pazzo 'o patrone.'''<ref>Citato in ''Dizionario completo della Canzone Italiana'', a cura di Enrico Deregibus, Giunti, 2010, [https://books.google.it/books?id=QBko1XW9KOUC&lpg=PA75&dq=pazz'%20'o%20patrone.&hl=it&pg=PA75#v=onepage&q&f=false p. 75] ISBN 9788809756250</ref> :''È impazzito il padrone.'' ::{{spiegazione|Si dice di chi, specie se avaro, diventa improvvisamente ed esageratamente generoso con tutti.}} *''''E bane.'''<ref name=codex/> :''Nella parlesia: i soldi.''<ref name=spikkesia /> *'''E bravo 'o fesso!'''<ref>Citato in Salvatore Cinciabella, ''Siamo uomini e caporali. Psicologia della disobbedienza'', prefazione di Philip Zambardo, nota introduttiva di Liliana De Curtis, FrancoAngeli, Milano, [https://books.google.it/books?id=rVZtAwAAQBAJ&lpg=PA144&dq=e%20bravo%20o%20fesso&hl=it&pg=PA144#v=onepage&q&f=false]</ref> ::''E bravo il [[stupidità|fesso]]!'' ::{{spiegazione|Si dice a chi pontifica enunciando le più [[w:verità lapalissiane|lapalissiane]] ovvietà o sfoggia con grande vanto abilità alla portata di tutti.}} *'''E buono.'''<ref name=altarbeiter>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 60.</ref> :''Non ostante. Es: Viecchie e buono fatica ancora comm'a nu ciuccio. Anziano com'è, nonostante sia anziano, lavora ancora duro.'' *''''E cane dicenno.'''<ref>Citato in [[Annibale Ruccello]], ''Ferdinando'', presentazione di [[Isa Danieli]], Alfredo Guida Editore, Napoli, 1998, [https://books.google.it/books?id=rd4jVbdlEvAC&lpg=PP1&dq=Ruccello&hl=it&pg=PA13#v=onepage&q&f=false p. 13]</ref> :''Dicendolo per i cani.'' ::{{spiegazione|(Dicendolo (valga) per i cani, mai per gli uomini.) Formula di scongiuro: Che ciò non accada, non sia mai! Dio ne scampi!}} *''''E ccaramelle 'e vrito.'''<ref name=tomato/> :''Le caramelle di vetro.'' ::{{spiegazione|Caramelle quadrate di colore giallo scuro, traslucide, ricavate dallo zucchero liquefatto. La poltiglia ottenuta era versata liquida su un marmo unto d'olio. Una volta rappresasi era tagliata a piccoli quadrati.}} *''''E cazze ca abballano 'ncapa.'''<ref>Citato in Carlo Giarletta, ''Anime partenopee'', [https://books.google.it/books?id=bIwxDwAAQBAJ&lpg=PA32&dq=&pg=PA32#v=onepage&q&f=false] p. 32.</ref> :''I peni che ballano in testa.'' ::{{spiegazione|Grandissime preoccupazioni. ''Tené 'e cazze ca abballano 'ncapa'': essere assillati da grandissime preoccupazioni; l'opposto speculare di chi ''tene 'a capa fresca''.}} *'''È cchiù 'a spesa ch'a 'mpresa.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 245.</ref> :''È più la spesa che l'impresa.'' ::{{spiegazione|Non ne vale la pena. Il risultato non giustifica i costi e l'impegno.}} *'''‘E ccumparze ‘e ll'Aida.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario Napoletano'', p. 114.</ref> :''Le comparse dell'Aida.'' ::{{spiegazione|Persone esitanti, indecise, titubanti.}} *'''È fernuta a brenna.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 27.</ref> :''È finita a crusca.'' ::{{spiegazione|È un fiasco completo, un totale flop. Lo so dice di progetti intrapresi con grande speranza di successo e di vantaggi che, contro ogni aspettativa, falliscono. L'espressione trae origine dall'uso borbonico di far caricare per le esercitazioni i cannoni a crusca invece che a polvere da sparo.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 27.</ref>}} *'''È fernuta 'a zezzenella.'''<ref>Citato in Ottorino Gurgo, ''Lazzari: una storia napoletana'', Guida, Napoli, 2005, [https://books.google.it/books?id=zH1BRrkAjw0C&lpg=PA172&dq=%C3%A8%20fernuta%20a%20zezzenella&hl=it&pg=PA172#v=onepage&q=%C3%A8%20fernuta%20a%20zezzenella&f=false p. 172] ISBN 88-7188-857-X</ref> :È finita (non ha più latte) la (piccola) [[seno|mammella]]. ::{{spiegazione|È finito il tempo delle vacche grasse. La pacchia è finita.}} *''''E ffodere cumbattono e 'e sciabbule stanno appese.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 143.</ref> :''I foderi combattono e le [[spada|sciabole]] restano appese.'' ::{{spiegazione|Chi dovrebbe eseguire un compito resta inattivo e chi non ha quest'obbligo è costretto a farsene carico.}} *'''È gghiuta 'a cart 'e musica 'mmane 'e barbiere.'''<ref name=barber>Citato in ''L'arte della fuga in ''tempo'' di guerra'', p. 26.</ref> :''È andato a finire lo spartito in mano ai barbieri.'' ::{{spiegazione|Si dice quando accade che qualcosa di importante finisca nelle mani di un incompetente.}} *''''E lente 'e Cavour.'''<ref name=nose/> :''Gli occhiali di [[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]].'' ::{{spiegazione|Le manette nel gergo della malavita.}} *'''È ll'aria c' 'o mena.'''<ref>Citato in [[Salvatore Di Giacomo]], ''Poesie'', a cura di Davide Monda, BUR Rizzoli, Milano, [https://books.google.it/books?id=aYxaAQAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Salvatore%20Di%20Giacomo&hl=it&pg=PT367#v=onepage&q&f=false 367]</ref> :''È l'aria che lo porta.''' ::{{spiegazione|È nell'aria, si sente nell'aria, si avverte.}} *'''È ‘na mola fraceta.'''<ref>Citato in Patrizia Mintz, ''Il custode degli arcani'', PIEMME, Milano, 2011,[https://books.google.it/books?id=atzMIJQDhHMC&lpg=PA286&dq=%C3%88%20'na%20mola%20fraceta.&hl=it&pg=PA286#v=onepage&q&f=false p. 286]</ref> :''È una mola fradicia.'' ::{{spiegazione|È uno scansafatiche.}} *'''È na varca scassata.'''<ref>Citato in ''Lo Trovatore, Giornale del popolo'', 1871, [https://books.google.it/books?id=QhcwAAAAYAAJ&dq=%C3%A8%20na%20varca%20scassata&hl=it&pg=PA102-IA5#v=onepage&q&f=false]</ref> :''È una barca rotta.'' ::{{spiegazione|È un progetto, una realtà disastrosa. Fa acqua da tutte le parti.}} *'''È na zarzuela.'''<ref>Citato in Renato De Falco, ''Alfabeto napoletano'', [https://books.google.it/books?id=FKYdAQAAIAAJ&q=%C3%A8+%27na+zarzuela&dq=%C3%A8+%27na+zarzuela&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwics_SXuN3lAhXRsKQKHVDOB64Q6AEIKDAA p. 516].</ref> :''È una zarzuela.'' ::{{spiegazione|"[...] cosa di poco conto, priva di mordente, piena solo (per dirla con [[William Shakespeare|Shakespeare]]) "di rumore e di vento" e che non significa nulla."<ref>La spiegazione, di Renato De Falco, è in ''Alfabeto napoletano'', p. 516.</ref>}} *'''È notte u fatte.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 334</ref> ::{{spiegazione|("È notte il fatto") È una situazione terribile ed è estremamente difficile venir fuori.}} *'''È nu cacasicco.'''<ref>Citato in Giuseppe Giacco, ''Cultura classica e mondo subalterno nei Peducoli di Gennaro Aspreno Rocco'', testo integrale in latino e traduzione in vernacolo afragolese, Edizione Istituto di Studi Atellani, 1985, [https://books.google.it/books?id=WEBC99ouJRIC&lpg=PT8&dq&pg=PT52#v=onepage&q&f=false p. 52].</ref> :''È un "evacua-scarso".'' ::{{spiegazione|È avaro, spilorcio fino all'inverosimile, così tanto che ha fama di essere tiratissimo fin nel rilascio delle sue stesse deiezioni, pur di non cedere nulla che gli appartenga.}} *''''E piere 'e Pilato.'''<ref>Citato in '''E scugnizze'', p. 21.</ref> :''Ai piedi di [[Ponzio Pilato|Pilato]].'' ::{{spiegazione|''Stà 'e piere 'e Pilato.'' Essere in grande privazione, afflizione, in estrema miseria.}} *'''‘E pizzeche ncopp’’a panza.'''<ref name=fishetiello/> :''I pizzichi sulla pancia.'' ::{{spiegazione|''Darse 'e pizzeche 'ncopp' 'a panza'': Darsi i pizzichi sulla pancia: rassegnarsi, sopportare con rassegnazione. "[...] ''nun ce steva niente 'a mangià e io stevo allerta pe scummessa, e me devo ‘e pizzeche ncopp’’a panza'' [...]<ref>In Guglielmi, ''Ceceniello'', p. 23.</ref>. "[...] non c'era niente da mangiare e a stento mi reggevo in piedi e mi davo i pizzichi sulla pancia (sopportavo rassegnato) [...]"<ref>In Guglielmi, ''Ceceniello'', p. 23.</ref>.}} *'''‘E ppérete ‘nnànt'â bànda.'''<ref>Citato in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 61.</ref> :''I peti innanzi alla banda.'' ::{{spiegazione|I peti del capobanda mentre cammina in testa alla formazione che avanza suonando fragorosamente. Azioni o iniziative inutili, inconsistenti, inconcludenti. ''Fa' 'e pperete 'nnant'â banda'': agire a vuoto, ma anche: darsi grandi arie di sapiente, senza averne i requisiti; comportarsi fastidiosamente da saccente.}} *'''‘E ranavuóttole ‘int’â panza.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 283.</ref> :''I [[rospo|rospi]] nella pancia.'' ::{{spiegazione|''Tené 'e ranavuottole int' â panza'': avere i [[w:borborigmo|borborigmi]].}} *'''È rimasto scupiérto a ramma.'''<ref name=copper>Citato in Altamura e Giuliani, '''Proverbi napoletani'', p. 161.</ref> :''È rimasto scoperto a rame.'' ::{{spiegazione|È stato smascherato, si è scoperto che è un imbroglione. (È venuto allo scoperto il rame che stava sotto la patina che lo dorava per falsificarlo.}} *'''È robba d' 'o zi Peppe!'''<ref>Citato in [[Alberto Consiglio]], ''La camorra a Napoli'', a cura di Luigi Musella, Alfredo Guida Editore, Napoli, 2005, [https://books.google.it/books?id=B1U47jkA8q8C&lpg=it&pg=PA106#v=onepage&q&f=false p. 106]. ISBN 88-7188-917-7</ref> oppure: '''Facite passà, è rrobba 'e don Peppe.'''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 627.</ref> :''È roba dello zio Peppe (Garibaldi)! oppure: Fate passare, è roba di don Peppe (Garibaldi)''. ::{{spiegazione|Sorta di parola d'ordine con cui i camorristi riuscivano a far entrare a Napoli qualsiasi cosa in totale franchigia, eludendo con questa formula ogni controllo. Il riferimento a Garibaldi è connesso alla decisione adottata del ministro dell'interno [[Liborio Romano]] poco prima dell'entrata di Garibaldi a Napoli il 7 settembre 1860, di affidare il mantenimento dell'ordine pubblico al capo della camorra Tore 'e Crescienzo ed ai camorristi suoi affiliati, integrandoli nei ranghi della Guardia cittadina. La già costituita Guardia di Pubblica Sicurezza fu successivamente abolita dal Ministro dell'interno e Prefetto di Polizia del Governo provvisorio [[Silvio Spaventa]] che mise in atto energiche misure repressive nei confronti della camorra.<ref>{{cfr}} ''La camorra a Napoli'', p. 106.</ref>}} *''''E sbreglie p<nowiki>'</nowiki>'o saccone<ref>'''O saccone'': il pagliericcio.</ref>.'''<ref name =mouchoir/> :''Le foglie secche di mais (la pula) per il materasso (il pagliericcio).'' ::{{spiegazione|'''E sbreglie'' (chiamate anche ''sgòglie'') costituivano l'imbottitura dei materassi di chi non poteva permettersi la lana. Chi era tanto povero da non poter acquistare neppure le ''sbreglie'' riempiva i materassi con foglie secche di castagno raccolte in autunno personalmente in montagna<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 55.</ref>}} *''''E sciure 'e fiche.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 131.</ref> :''I fiori di fichi.'' ::{{spiegazione|I fichi primaticci, grossi e carnosi. La loro comparsa coincideva con la festa dei Santi Pietro e Paolo. Sembra che per anticiparne la maturazione si iniettasse nel frutto ancora piccolo e acerbo qualche goccia di olio.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 131.</ref>}} *'''È {{sic|sparate}} u cannone!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 341.</ref> :''È sparato il cannone!''<ref>Così tradotto in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 341.</ref>''È mezzogiorno.''<ref>In passato si usava dare il segnale di questa ora sparando con un colpo di cannone dall'altura di S. Martino. Apicella racconta un aneddoto riferito a questo modo di dire: Uno [[w:|scugnizzo]] chiese l'ora ad un passante, questi, volendo prenderlo in giro rispose: ''Guagliò, è mieziuorne manche nu cazze!'' Ragazzo, è mezzogiorno meno un c.....avolo!, intendendo dire scherzosamente che mancava un quarto d'ora a mezzogiorno. Quasi immediatamente da S. Martino risuonò il colpo di cannone e lo scugnizzo replicò ancor più maliziosamente: ''Signò, tiene nu cazzo arrete!'' Signore, hai un c.....avolo dietro!, cioè... il tuo orologio va indietro di un quarto d'ora.{{cfr}} Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 341.</ref> *'''È stato pigliato cu 'o llardo ncuollo'''<ref>Citato in Eduardo Estatico e Gerardo Gagliardi, ''La cucina napoletana'', Newton Compton Editori, Roma, 2015. [https://books.google.it/books?id=61KnCgAAQBAJ&lpg=PT124&dq=nun%20c'%C3%A8%20perdenza&hl=it&pg=PT148#v=onepage&q=llardo&f=false]. ISBN 978-88-541-8756-6</ref> :''È stato preso con il lardo addosso.'' ::{{spiegazione|È stato colto in flagrante con la refurtiva.}} *''''E stramacchio.'''<ref>Citato in Massimiliano Canzanella, ''8 Cunte s-pare'', Streetlib, [https://books.google.it/books?id=aAJbDAAAQBAJ&lpg=PP1&dq=massimiliano%20canzanella&hl=it&pg=PT18#v=onepage&q&f=false]</ref> ::{{spiegazione|Di nascosto, in segreto, clandestinamente, occultamente, alla chetichella.}} *''''E tennose.'''<ref name=codex/> :''Nella parlesia''<ref name=spikkesia/>'': il seno.'' *'''E tiritittittì!'''<ref>Citato in ''Mannaggia Bubba'', p. 28.</ref> variante: '''E tiritittittì, tirame 'na vranca 'e pile e ogne diece ne faie 'na nucchetella!'''<ref>Raccolto in area vesuviana dallo studioso Salvatore Argenziano, citato in ''Mannaggia Bubba'', p. 29.</ref> :''E tiritittittì! ''variante'': E tiritittittì, tirami una manciata di peli e di ogni dieci ne fai un fiocchetto!'' ::{{spiegazione|Non me ne importa un fico secco! Me ne infischio perdutamente!}} *''''E toche toche.'''<ref>Citato in Luciano De Crescenzo, ''Tale e quale, {{small|Con un capitolo inedito}}'', Mondadori, [https://books.google.it/books?id=Rtg2CcWsHLkC&lpg=PT4&dq=toche%20toche&hl=it&pg=PT4#v=onepage&q&f=false p. 4]</ref> :''Nella parlesia''<ref name=spikkesia/>'': le prosperose mammelle di un florido seno.'' *'''È trasuto 'e sicco e s'è avutato 'e chiatto.'''<ref name=slimfat>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 155.</ref> :''È entrato "di secco" (umilmente) e si è girato "di grasso." (con superbia)''. ::{{spiegazione|È entrato timidamente ed ora vuole spadroneggiare.}} *'''È venuto 'o Pat'abbate 'e ll'acqua.'''<ref name=slimfat/> :''È venuto (giù) il Padre Abbate dell'[[pioggia|acqua]].'' ::{{spiegazione|Si è rovesciato un terribile acquazzone.}} *'''È zumpata 'a vacca 'ncuollo 'o vuoio<ref>Vojo: bue. {{cfr}} Pietro Paolo Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 384.</ref>.'''<ref>Citato in Patrizia Mintz, ''Veritas'', [https://books.google.it/books?id=mialvSCnCysC&lpg=PA1&dq=Patrizia%20Mintz&hl=it&pg=PT69#v=onepage&q&f=false p. 69].</ref> :''È saltata la vacca addosso al bue'' ::{{spiegazione|Si è capovolto il mondo, va tutto irreparabilmente alla rovescia.}} *'''Ecce<ref>Tradotto da Apicella con l'onomatopeico: Eccì (rumore di uno starnuto).</ref>, stutate sunt lampioncelle!''' <ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 314.</ref> :''Si sono spenti i lampioncini!'' ::{{spiegazione|[[w:|Latino maccheronico]] per dire che un'azione ha avuto termine o che una situazione è irrimediabilmente compromessa.<ref>Per quest'ultima interpretazione {{cfr}} Zazzera, ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 230.</ref>}} *'''Essere a banca d'u turrunaro.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 441.</ref> :''Essere il banco del venditore ambulante di torroni.'' ::{{spiegazione|I venditori di torrone sono i primi ad allestire, in occasione delle feste popolari, i banchi di vendita e gli ultimi ad andar via per esaurire la merce. La locuzione è riferita agli scrocconi che si presentano senza invito tutte le feste in cui si offre l'opportunità di banchettare lautamente. ''Essere 'a banca d' 'o turrunaro'': imbucarsi a tutte le feste e congedarsi per ultimi quando non resta più nulla da scroccare.}} *'''Essere bona 'int'all'arma d'a 'a mamma.'''<ref name=tonnerre>Citato in ''La donna nei detti napoletani'', p. 46.</ref> :''Essere formosa, procace fin dalle viscere (dall'anima) della mamma.'' *'''Essere cchiù luongo d' 'a misericordia 'e Dio.'''<ref name=erbarme>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 152.</ref> :''Essere più lungo (alto) della misericordia di Dio.'' ::{{Spiegazione|Essere di statura altissima.}} *'''Èssere cuòrpo 'e veretàte.'''<ref>Citato in Partenio Tosco, pp. 265-6.</ref> :''Essere corpo di verità''. ::{{spiegazione|Essere bugiardi, quindi esternare bugie e tenere in corpo le verità.}} *'''Essere figlio 'e 'na cooperativa 'e pate.'''<ref name=mèrevolage>Citato in Antonio Altamura, ''Il dialetto napoletano'', Fausto Fiorentino, Napoli, 1961, p. 84, [https://books.google.it/books?hl=it&id=h1cRAQAAIAAJ&dq=mpren%C3%A0%27+%27e+feneste&focus=searchwithinvolume&q=mpren%C3%A0%27+].</ref> :''Essere figlio di una cooperativa di padri.'' *'''Èssere gràsso 'e sùvaro.'''<ref name=toscodueseicinque>Citato in Partenio Tosco, p. 265.</ref> :''Essere grasso di sughero''. ::{{spiegazione|Detto di notizie propagandate come accattivanti e nuove, ma che si rivelano nulla di entusiasmante.}} *'''Essere miedeco 'e carrozza.'''<ref name=Aesculapius>Citato in ''Studi etno-antropologici e sociologici'', vol. XII-XIII, Atena, Napoli, 1984, p. 12, [https://books.google.it/books?id=CYkiAQAAMAAJ&q=miedeco+%27e+carrozza&dq=miedeco+%27e+carrozza&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwia3snP5IfdAhUlMuwKHdYpAm8Q6AEIJzAA]</ref> :''Essere [[medico]] di carrozza.'' ::{{Spiegazione|Essere medico di successo, ricco, ma anche: veniale, privo di scrupoli, esoso, interessato unicamente al guadagno.}} *'''Essere 'na capafemmena'''<ref name=tonnerre/> :''Essere una donna superlativamente bella.'' *'''Essere 'na Die 'e femmena, 'na femmena ' truono, na femmena ca fa fermà 'e rilorge, ecc...'''<ref name=tonnerre /> :''Essere una "Dio di donna" (dalle forme molto vistose), una donna di tuono, una donna che fa fermare gli orologi, ecc...'' *'''Essere 'nu gulìo {{sic|l}}'ommo'''<ref>Refuso: in realtà ''d'ommo'', di uomo.</ref>'''.'''<ref name=erbarme /> :''Essere un desiderio, una "voglia" d'uomo.'' ::{{spiegazione|''Essere nu ''gulìo'' d'ommo.'' Essere un uomo insignificante, velleitario, mancato.}} *'''Èsse nu mmoccafave.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 365.</ref> :''Essere un imboccafave, un mangia-fave.'' ::{{spiegazione|''È nu mmoccafave.'': riferito a chi crede ingenuamente a tutto quel che gli si dice; detto di chi, senza un reale motivo, resta sbalordito di tutto ciò che vede, oppure di chi ha sempre dipinta sul volto un'espressione incantata, assente, come se guardasse nel vuoto.}} *'''Èssere 'o soccùrzo 'e Pisa.'''<ref name=toscodueseisei>Citato in Partenio Tosco, p. 266.</ref> :''Essere il soccorso di Pisa''. ::{{spiegazione|Essere una persona a cui è stato chiesto aiuto, ma che si presenta come disponibile solo dopo molto tempo dal fatto. Riprende un avvenimento della Repubblica di Pisa.}} *'''Èssere tenàglia franzèse.'''<ref name=toscodueseicinque/> :''Essere tenaglia francese''. ::{{spiegazione|Essere molto avari, prendere e non dare.}} *'''Essere vajassa a re de Franza.'''<ref>Citato in Alessia Mignone, ''Francesismi nel dialetto napoletano'', a cura di Marcello Marinucci, Università degli Studi di Trieste, 2005, [https://www.openstarts.units.it/bitstream/10077/5148/1/Francesismi_dialetto_napoletano.pdf p. 28, § 34]. ISBN 978-88-8003-336-0</ref> :''Essere serva del re di Francia.'' ::{{spiegazione|''Sî vajassa a re de Franza'' o ''Sî 'na vajassa d' 'o rre de Franza'': sei serva del re di Francia, o, sei una serva del re di Francia: titolo tutt'altro che onorifico con cui una donna viene offesa in modo grave qualificandola come prostituta e, per di più, colpita dal cosiddetto [[sifilide|mal francese]].}} ==F== *'''Fa a messa pezzuta.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 175.</ref> :''Fare la messa elemosinata.'' ::{{spiegazione|Messa pezzuta era la messa celebrata con la raccolta di elemosine fatta da giovani scalze, per la celebrazione di una messa votiva. ''Fa' 'a messa pezzuta'': affaccendarsi, rivolgendo a destra e a manca richieste insistenti, per ottenere qualcosa.}} *'''{{sic|Fa}} a passa' cu' 'e fucetole.'''<ref name=pekfig>Citato in ''Del parlar napoletano'', p. 33.</ref> :''Letteralmente: fare a passare, "superare" con i beccafichi.'' ::{{spiegazione|Essere magro, magra come un beccafico.}} *'''Fa' 'a passiata d' 'o rraù.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 158.</ref> :''Fare la passeggiata del ragù.'' ::{{spiegazione|Il ragù era un piatto tradizionale dei giorni festivi, fare la passeggiata del ragù significa fare la passeggiata domenicale.}} *'''Fa' 'a seccia.'''<ref>Citato in [[Francesco Silvestri]], ''Teatro. Una rosa, due anime, tre angeli, quattro streghe'', Gremese, Roma, 2000<sup>1</sup>[https://books.google.it/books?id=SATDP9aY2mEC&lpg=PA110&dq=fa'%20%20'a%20seccia&hl=it&pg=PA110#v=onepage&q&f=false p. 110.] ISBN 88-7742-450-8</ref> :''Fare la [[seppia]].'' ::{{spiegazione|Gettare il malocchio.<ref>Anticamente ''Fare lo seccia'' significava: Farla da spavaldo. Su questo ed altri significati {{cfr}} D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 342.</ref>}} *'''{{sic|Fa}} 'a visita d' 'o miedeco.''' <ref name=Aesculapius /> :''Fare la visita del medico.'' ::{{Spiegazione|Fare una visita brevissima.}} *'''Fà 'a vìsita 'e sant'Elisabetta.''' :''Fare la [[visita]] di [[Elisabetta (madre del Battista)|sant'Elisabetta]].'' ::{{spiegazione|Fare una visita interminabile.<ref name=Am79/>}} *'''{{sic|Fa}} acqua {{sic|a'}} pippa.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 157.</ref> :''Fa acqua la [[pipa]] (manca il tabacco).'' ::{{spiegazione|Va male, sono al verde.}} *'''Fa 'aucellone.'''<ref>Citato in Usi e costumi dei camorristi, p. 216.</ref> :''Fare l'uccellone.'' ::{{spiegazione|Persona che fa valere le proprie ragioni sbraitando. Chi, senza discrezione, dice ad alta voce alta cose che sarebbe meglio tenere segrete. Es: ''Statte zitto. Nun fà 'aucellone!''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 216.</ref> Sta' zitto. Non sbraitare, non berciare in questo modo! In Andreoli, col significato di: ''Uomo lungo e melenso.''<ref>Cfr. Andreoli, Vocabolario, p. 47.</ref>}} *'''Fà' cannulicchie.'''<ref>Citato in Antonio Altamura, Francesco D'Ascoli, ''Lessico italiano-napoletano'', [https://books.google.it/books?id=8nUIAQAAIAAJ&q=Fa%27+cannulicchie.&dq=Fa%27+cannulicchie.&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwidxJvbo7XdAhXB2SwKHe0HBdsQ6AEILzAB], Regina, Napoli, 1970, p. 111.</ref> :''Fare [[w:Solen marginatus|cannolicchi]].'' ::{{spiegazione|Fantasticare, costruire castelli in aria.}} *'''Fa' canta' 'e sùrece 'int'ô tiano.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. .53</ref> :''Far cantare i [[Topo|topi]] nella pentola.'' ::{{spiegazione|Avere la straordinaria capacità, l'abilità di ottenere, realizzare quello che si desidera.}} *'''Fa' 'e cose cu {{sic|e}} stentine 'mbraccio.'''<ref name=festina>Citato in Patrizia Rotondo Binacchi, ''A Napoli mentre bolle la pentola.'', [https://books.google.it/books?id=SAMMNZ0rPTEC&lpg=PA109&dq=fa%20'%20cosa%20juorno&hl=it&pg=PA109#v=onepage&q&f=false p. 109]</ref> :''Fare le cose con gli intestini sulle braccia.''<ref>La traduzione è di Patrizia Rotondo Binacchi.</ref> ::{{spiegazione|Far le cose controvoglia.}}<ref>L'interpretazione è di Patrizia Rotondo Binacchi.</ref> *'''Fa' {{sic|e}} 'nu pilo 'na trave.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 162.</ref> :''Fare di un pelo una trave.'' ::{{spiegazione|Fare di un piccolo fastidio una tragedia, ingigantire un'inezia.}} *'''{{sic|Fa}} fesso 'o stommaco.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, '''{{sic|'a}} Cummedia 'e Farfariello'', ''{{small|parodia dell'inferno dantesco in dialetto napoletano}}'', [https://books.google.it/books?id=k7PdAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=antonino%20guglielmi&hl=it&pg=PA181#v=onepage&q&f=false p. 181].</ref> :''Far fesso, ingannare lo stomaco.'' ::{{spiegazione|Mangiare qualcosa giusto per attenuare, placare un po' la fame.}} *'''Fa fetecchia<ref>Domenico Rugerio-Greco, ''Nuovo vocabolario domestico-italiano, {{small|mnemosino o rimemorativo per avere in pronto e ricercare i termini dimenticati o ignorati}}'', [https://books.google.it/books?id=I3-AMIy0dtYC&dq=&pg=PA204#v=onepage&q&f=false p. 204]</ref>.'''<ref>Citato in ''Lo matremmonejo pe' mennetta. {{small|Commeddeja redicola pe museca de Tommaso Mariani}}'', Napoli, [https://books.google.it/books?id=SGwhJwfA-EEC&dq=&pg=PA39#v=onepage&q&f=false p. 39.]</ref> ::{{spiegazione|Fallisce, fa cilecca, manca il suo obiettivo.}} *'''Fa' l'arte d<nowiki>'</nowiki>'o funaro.'''<ref name=Seite>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 36.</ref> oppure '''Fa' comm<nowiki>'</nowiki>'o funaro.'''<ref name=Seite/> :''Fare l'arte del funaio. Fare come il funaio.'' ::{{spiegazione|Il funaio o funaiolo avvolgeva con le mani la canapa indietreggiando man mano che sotto le sue mani la fune prendeva forma. Far l'arte del funaio significa percorrere a ritroso la strada che porta al successo, regredire anziché progredire.}} *'''Fà l'àsteco arreto a 'e rine.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 133.</ref> :''Fare il solaio dietro i reni.'' ::{{spiegazione|Bastonare pesantemente uno sventurato sulla schiena e sulle spalle. Un tempo i solai venivano fabbricati in lapillo bianco: ammassato sul piano superiore delle abitazioni, veniva battuto, con un lavoro che univa forza e pazienza, per giorni interi con la ''mazzola'' (mazzuolo, mazzapicchio) allo scopo amalgamarlo, consolidarlo e renderlo compatto ed impermeabile.<ref>{{cfr}} più estesamente, ''C'era una volta Napoli'', p. 133.</ref>}} *'''Fa le<ref name=epsilon/>cofecchie<ref>Cofecchia: Cosa ed azione non onesta, Leggerezza, Incostanza. La definizione è in D'Ambra,''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 132.</ref>.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 132. </ref>'''Fa cofecchie.'''<ref>[[Torquato Tasso]] e [[Gabriele Fasano]], ''Lo Tasso Napoletano, {{small|zoè, La Gierosalemme libberata de lo Sio Torquato Tasso, votata a llengua nosta da Grabiele Fasano Desta Cetate: e dda lo stisso appresentata a la llostrissema nobelta nnapoletana}}, vol. I'', a la Stamparia de Iacovo Raillardo, Napoli, 1689, [https://books.google.it/books?id=bKJDAAAAcAAJ&lpg=PA21&ots=mZT7sUvwIT&dq=&pg=PA21#v=onepage&q&f=false].</ref> ::{{spiegazione|''Fà 'e cofecchie'': Agire copertamente con intenzioni non limpide, confabulare, raggirare, essere infedeli in amore. / Aggiramenti e girandole di parole con inganno{{sic|.}} far cofecchie, ''cioè'', portarla a lungo con parole e scuse ingannevoli.<ref>Questa definizione è in ''Lo Tasso Napoletano'', nota ''f'', p. 21.</ref>}} *'''Fa' ll'arte d' 'o sole.'''<ref>Citato in Raffaele Cossentino, ''{{sic|la}} Canzone napoletana dalle origini ai nostri giorni, {{small|Storia e protagonisti}}'', prefazione di Marcello D'Orta, Rogiosi Editore, [https://books.google.it/books?id=kcqSCwAAQBAJ&lpg=PT217&dq=&pg=PT217#v=onepage&q&f=false p. 217].</ref> :''Fare l'arte del sole.'' ::{{spiegazione|Il sole, così radiosamente alto nel cielo, così remotamente lontano dalle tribolazioni umane, il cui solo impegno è splendere e contemplare sempre sereno e imperturbato la creazione in tutta la sua bellezza, senza che mai giunga a lui neppure un'eco della fatica, dell'affanno del vivere, senza doversi mai dare pensiero di nulla. Allo stesso modo fare l'arte del sole vuol dire trascorrere l'intera vita in piacevole ozio, mai offuscati, affrancati per sempre dal peso di gravami, intralci, difficoltà; in piena beatitudine, solo dediti al lieto e spensierato godimento dei piaceri.}} *'''Fa ll'arte de Francalasso<ref>Oppure: di Michelasso. Francalasso: epicureo, scioperato, gaudente.</ref>; magna, bbeve, e se sta a spasso.'''<ref>Citato in D'ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 186.</ref> ::''Fa il mestiere di Francalasso: mangia, beve e sta a spasso.'' *'''Fa ll'arte 'e Micalasse.'''<ref>Citato in ''Ncopp' 'o marciappiede'', p. 40.</ref> :''Fa l'arte di Michelaccio.'' ::{{spiegazione|''Ll'arte 'e Micalasse'' o ''Micalasso'': passare il giorno oziando, essere uno scansafatiche.}} *'''Fà magnà 'o limone.'''<ref name=sour>Citato in ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', [https://books.google.it/books?id=KYSUBgAAQBAJ&lpg=PP1&hl=it&pg=PA6#v=onepage&q&f=false p. 6.]</ref> :''Fare mangiare il [[limone]].'' ::{{spiegazione|Far rodere dalla rabbia.}} *'''Fa' na chiàveca.'''<ref>Citato in [[Renato De Falco]], ''Alfabeto napoletano'', vol II, [https://books.google.it/books?id=Uzgct1gWZH0C&q=fa%27+na+chiaveca&dq=fa%27+na+chiaveca&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiqhfuQks7mAhVNqaQKHdydAeQ4ChDoAQgnMAA p. 30].</ref> :''Fare una chiavica, una fogna.'' ::{{spiegazione|''Fa' na chiaveca'': imbruttire, rovinare qualcosa. ''Fa' na chiaveca a uno'': rimproverare qualcuno con energica, estrema asprezza, umiliandolo, intimidendolo al punto di stroncarne qualsiasi volontà e capacità di replica.}} *'''Fa' 'na cosa 'e juorno.'''<ref name=festina/> :''Fai una cosa "di giorno".'' ::{{spiegazione|Fai veloce, senza perdere troppo tempo. Sbrigati.}} *'''{{sic|Fa}} na croce nera.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1861, p. 100.</ref> :''Fare una croce nera.'' ::{{spiegazione|Prendere definitivamente le distanze, cessare, chiudere radicalmente e per sempre ogni rapporto con una persona o una situazione.}} *'''Fà na putecarella<ref>''Putecarella'' da ''pétite querelle'', piccola lite, lite di poco conto. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 47.</ref>.'''<ref>Citato in [[Antonio Petito]], ''No Sansone a posticcio co Pulecenella mbrogliato fra forza e senza forza'', Stabilimento Tipografico dei fratelli De Angelis, Napoli, 1867, [https://books.google.it/books?id=g7KZAHxOSN4C&dq=&pg=PA24#v=onepage&q&f=false p. 24] </ref> ::{{spiegazione|Entrare in lite, polemizzare, battere e ribattere in modo insistente con argomenti futili, speciosi, inconsistenti.}} *'''Fà nu sizia-sizia.'''<ref>Citato in AA. VV. ''Proverbi & modi di dire. Campania'', [https://books.google.it/books?id=1yVgvr16rX0C&lpg=PA79&dq=nu%20sizia%20sizia&hl=it&pg=PA79 p. 218], Simonelli, Milano, 2006. ISBN 8876471030</ref> :''[[lamento|Lagnarsi]], essere petulanti in modo ossessivo.'' *'''Fa’ ‘o cicero ‘ncopp’a ‘o cucchiaro.'''<ref>Citato in Francesco Gangale, ''O Sistema Guagliù'', Youcanprint Self-Publishing, [https://books.google.it/books?id=oH2oCwAAQBAJ&lpg=PA1&dq=Francesco%20Gangale&hl=it&pg=PA103#v=onepage&q&f=false p. 103]</ref> :''Fare il cece sul mestolo.'' ::{{spiegazione|Darsi importanza, ostentare in modo compiaciuto un'aria di superiorità, impancarsi a maestro.}} *'''Fà' 'o cuollo luongo.'''<ref name=mèrevolage/> :''Letteralmente: fare il collo lungo'' ::{{spiegazione|Aspettare, attendere impazientemente.}} *'''Fà 'o pàcco.'''<ref>Citato in ''Modern etymological Neapolitan – English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA159#v=onepage&q&f=false p. 159.]</ref> :''Fare il pacco.''<ref>Sostituire alla consegna il pacco che contiene la merce acquistata con un altro di diverso contenuto privo di valore.</ref>'' '' ::{{spiegazione|Imbrogliare, truffare.}} *'''Fa 'o paro e 'o sparo.'''<ref>Citato in Salvatore Cerino, ''Napoli eterna musa'', Alfredo Guida Editore, 1994, [https://books.google.it/books?id=4tnUCiyN_u8C&lpg=PP1&dq=Salvatore%20Cerino&hl=it&pg=PA41#v=onepage&q&f=false p. 41]. ISBN 78-7188-082-X</ref> :''Fare pari e dispari.'' ::{{spiegazione|Soppesare i pro e i contro. Essere indecisi, esitare nel dubbio.}} *'''Fa' 'o pìreto sanguégno.'''<ref>Citato in Sergio Zazzera,''Dizionario napoletano'', p. 263.</ref> :''Fare il peto sanguigno.'' ::{{spiegazione|Compiere un gesto spagnolesco<ref>La definizione è in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 263.</ref>. Fare un gesto splendido.}} *'''Fa' 'o protanquanquero.'''<ref>Citato in [[Vittorio Gleijeses]], ''I Proverbi di Napoli'', con ventiquattro litografie fuori testo di Gatti e Dura, Edizioni del Giglio, SEN, Napoli, 1978, p. 166.</ref> :''Fare il millantatore.'' *'''Fa' 'o quatto 'e maggio.'''<ref>Citato in Carlo De Frede, ''Il Decumano Maggiore da Castelcapuano a San Pietro a Maiella, {{small|Cronache napoletane dei secoli passati }}'', Liguori editore, Napoli, 2005, [https://books.google.it/books?id=tYOLxlRC05gC&lpg=PP1&dq=Carlo%20De%20Frede&hl=it&pg=PA19#v=onepage&q&f=false p. 19].</ref> :''Fare il quattro di maggio.'' ::{{spiegazione|Traslocare.<ref>Per l'origine dell'espressione si veda più dettagliatamente ''Il Decumano Maggiore da Castelcapuano a San Pietro a Maiella'', nota 8, p. 19.</ref>}} *'''Fà 'o rammaglietto a marzo.'''<ref>''Etnologia, antropologia culturale'', vol. 12, Atena, AR-Company editrice, Napoli, 1984, p. 7, [https://books.google.it/books?hl=it&id=cbHWAAAAMAAJ&dq=ten%C3%A8+a+grazia+d%27o+miedeco&focus=searchwithinvolume&q=rammaglietto]</ref> :''Fare (o purta', portare) il mazzolino di fiori a marzo.'' ::{{Spiegazione|Risentire nel mese di marzo di tutti i malanni sopportati durante la stagione invernale.}} *'''Fa 'o scemo pe' nun ghi' 'a guerra.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', IV, p. 147.</ref> :''Fa lo scemo per non andare alla guerra.'' ::{{spiegazione|Fingersi tonto per eludere un compito difficile, rischioso, per evitare complicazioni.}} *'''Fà 'o scrupolo d'<nowiki>'</nowiki>o ricuttaro'''<ref>Citato in ''Comme se penza a Nnapule'', p. 172.</ref> :''Fare (avere, farsi) lo scrupolo del [[Sfruttamento della prostituzione|lenone]].'' ::{{spiegazione|'''Ha fatto 'o scrupolo d' 'o ricuttaro!'''<ref>Citato in [[Roberto De Simone]], ''La gatta Cenerentola'', Giulio Einaudi Editore, 1977, [https://books.google.it/books?hl=it&id=ZR1RAQAAIAAJ&dq=scrupolo+d%27+%27o++ricuttaro&focus=searchwithinvolume&q=scrupolo, p. 26]</ref>: Si è fatto lo scrupolo del lenone! Così viene bollata l'ipocrisia di chi, benché abituato a commettere crimini gravi, non esita a condannare con la massima asprezza le lievi mancanze altrui.}} *'''Fa' o [[w:zeza|zeza]].<ref>Diminutivo di Lucrezia.</ref>'''<ref>Citato in ''Modern etymological Neapolitan – English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA271#v=onepage&q&f=false p. 271]</ref> :''Fare il "zeza."'' ::{{spiegazione|Fare il cascamorto, lo smanceroso. Comportarsi in modo stucchevole.}} *'''Fa' 'o speziale.'''<ref name=matches/> :''Fare lo speziale.'' ::{{spiegazione|Essere concentrati in un lavoro che necessita di grande attenzione. ''Famme fa' 'o speziale.'' Fammi lavorare, fammi operare, non distrarmi, non crearmi complicazioni.}} *'''Fà' òra prué.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 287.</ref> :''Fare ora pro me.'' ::{{spiegazione|Essere assolutamente egoisti: tutto a me e niente agli altri.}} *'''Fa passà chello d' 'o cane.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', Delfini, 1967, [https://books.google.it/books?id=6rM-AAAAIAAJ&q=fa+pass%C3%A0+chello+d%27+%27o+cane&dq=fa+pass%C3%A0+chello+d%27+%27o+cane&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwib2cnji9DgAhUSUa0KHVmzDosQ6AEIKjAA p. 52].</ref> :''Far passare quello del [[cane]].'' ::{{spiegazione|Costringere a sopportare molte sofferenze, dare infiniti grattacapi (dati ad esempio da un figlio scapestrato).}} *'''Fà' / restà' quacquariéllo.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 71.</ref> ::{{spiegazione|Fà' quacquariéllo: burlare. / Restà' quacquariéllo: essere burlato.}} *'''[[bestemmia|Fa' scennere]] 'o paraviso 'nterra.'''<ref>Citato con spiegazione in [[Eduardo De Filippo]], ''Cantata dei giorni dispari'', vol. I, Einaudi, Torino, 1995, [https://books.google.it/books?hl=it&id=AHQIAQAAMAAJ&dq=scennere+%27o+paraviso+nterra&focus=searchwithinvolume&q=bestemmiare p. 578]. ISBN 880613633X</ref> :''Far scendere il Paradiso in terra.'' ::{{spiegazione|Bestemmiare tutti i santi.}} *'''Fà tanto no core.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto, 1864'', p. 91.</ref> :''Letteralmente: Fare assai grande un cuore.'' ::{{spiegazione|Sentir nascere, rinascere nel proprio cuore la speranza, aprirlo alla speranza.}} *'''Fa tre fiche nove [[w:Antiche unità di misura del circondario di Napoli|rotole]].'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1863, anno IV, 23-06-1863, p. 681.</ref> :''Fare di tre fichi nove rotoli.'' ::{{spiegazione|Fare di soli tre fichi circa otto chili significa esagerare, amplificare, magnificare, propalandoli ostentatamente a suon di pure chiacchiere, meriti che si è ben lungi dal possedere. Più in generale: "Ampliare, esagerare checchessia, Spacciare miracoli<ref>In Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 163.</ref>."}} *'''Fà' trósce e mósce.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 82.</ref> :''Acquistare pagando in contanti.'' *'''Fa vruoccole.'''<ref>Citato in ''La Fuorfece, {{small|o vero l'ommo pratteco co li diece quatre de la gallaria di Apollo, opere di Biasio Valentino}}'', vol I, Presso Giuseppe Maria Porcelli, Napoli, 1783, [https://books.google.it/books?id=JNtJJD77fDYC&dq=&pg=PA119#v=onepage&q&f=false p. 119].</ref> :'' ''Fa' 'e vruoccole.'' Scambiarsi parole, sguardi dolci, tenerezze, effusioni fra innamorati.'' *'''Fa zita bona.'''<ref>Citato in ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano'', [https://books.google.it/books?id=NxcJAAAAQAAJ&hl=it&pg=RA1-PA206#v=onepage&q&f=false p.206]</ref> :''Fare "cedo bonis".'' ::{{spiegazione|Cedere i propri beni ai creditori e, in senso figurato, calare le brache. "Fare zitabona" era, anticamente, l'atto con cui il debitore insolvente manifestava in pubblico la volontà di cedere ai creditori i propri beni. <ref>"La cagione di questo traslato è un'antica, e costante tradizione tra noi, che nella semplicità de' costumi de' nostri maggiori, per darsi un castigo d'ignominia a coloro, che si ammettevano al miserabile beneficio della cessione de' beni, si fosse usato obbligargli a salir su d'una colonnetta in mezzo alla pubblica piazza del Palazzo de' Tribunali, ed ivi calarsi i calzoni, e mostrando il deretano ignudo, dire tre volte: ''Chi ha d'avere, si venga a pagare.'' (In ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano'', p. 207.)</ref>}} *'''Faccia 'e cuorno.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 384.</ref> :''Faccia di corno.'' ::{{spiegazione|Faccia tosta. ''Tené 'na faccia 'e cuorno'', o ('''e pepierno'', di piperno): avere una (bella) faccia tosta.}} *'''''Faccia miccia | e culo 'e nutriccia.'''''<ref>Citato in Giovanni Artieri, ''Napoli, punto e basta?'', p. 653.</ref> :''Volto magro e sedere da nutrice.'' ::{{spiegazione|Volto magro magro, ma fondo schiena generoso, molto ben pronunciato: una falsa magra.}} *'''Faccia 'ngialluta!'''<ref name="yellow">Citato in ''Storia dell'emigrazione italiana'', ''Arrivi'', a cura di Piero Bevilacqua, Andreina De Clementi e Emilio Franzina, Donzelli Editore, Roma, 2002, [https://books.google.it/books?id=cabYkjOC5CsC&lpg=PA303&dq=faccia%20'ngialluta!&hl=it&pg=PA303#v=onepage&q&f=false p. 303.] ISBN 88-7989-719-5</ref> :''Faccia gialla!'' ::{{spiegazione|San Gennaro. Con questo appellativo confidenziale le "parenti"<ref name=relative>Donne anziane devote a San Gennaro che, in occasione della cerimonia che culmina con il miracolo della liquefazione del sangue del Santo, con le loro preghiere e invocazioni intercedono presso di lui.</ref> sollecitano San Gennaro a compiere il miracolo della liquefazione del suo sangue se esso tarda a compiersi.}} *'''Faccio capa e muro.'''<ref>Citato in [[Pino Daniele]], Marcella Russano, ''Nero a metà, {{small|[[Pino Daniele]] Storia di una straordinaria rivoluzione blues}}'', BUR Rizzoli, Milano, 2015. ISBN 978-88-58-67766-7, [https://books.google.it/books?id=dvMxBgAAQBAJ&lpg=PT176&dq=&pg=PT176#v=onepage&q&f=false p. 176.]</ref> :''Faccio testa e muro.'' ::{{spiegazione|''Fa' capa e muro.'' Fare testa e muro: arrovellarsi il cervello senza riuscire trovare una soluzione, senza risultato.}} *'''Facesse 'na culata e ascesse 'o sole!'''<ref>Citato in ''Antropos in the world'', di Franco Pastore, ottobre 2016, [https://books.google.it/books?id=p5RKDQAAQBAJ&lpg=PA29&dq=Facesse%20'na%20culata%20e%20ascesse%20'o%20sole.&hl=it&pg=PA29#v=onepage&q&f=false p. 29.]</ref><ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 22.</ref> :''Stendessi un bucato e uscisse il sole!'' ::{{spiegazione|Non me ne va una giusta!}} *'''Facimm'ammuina<ref>Dallo spagnolo ''mohinar'', molestare, confondere. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 82.</ref>.'''<ref>Citato in Vincenzo A. Pistorio, ''Tre anni in volo sopra lo Stivale'', Yucanprint Self-Publishing, Tricase (LE), 2013, [https://books.google.it/books?id=QJoEAwAAQBAJ&lpg=PT36&dq=facimm'%20ammuina&hl=it&pg=PT36#v=onepage&q&f=false p. 31.] </ref> :''Facciamo confusione.'' ::{{spiegazione|Poiché maggiore è il disordine, la confusione, il caos, più facile è pescare nel torbido.}} *'''Facimmece a croce!'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', vol. VI, p. 281.</ref> :''Facciamoci la croce!'' ::{{spiegazione|Cominciamo bene!<ref>In Viviani, ''Teatro'', vol VI, p. 281 col significato di Pazienza!</ref> '''Facimmece a croce, a primma matina!'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', vol. VI, p. 281.</ref>Detto con ironia, sempre in senso antifrastico: Cominciamo proprio bene di primo mattino! La giornata comincia bene!}} *'''Facimmo muorze gruosse.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1861, p. 482.</ref> :''Facciamo grandi morsi.'' ::{{spiegazione|Sbrighiamo senza perdere tempo la faccenda.<ref name=nimora/>}} *'''Faje 'o sorece d' 'o spezziale, allicche 'a fora à vetrina.'''<ref name=Zwang/> :''Fai il topo del droghiere, lecchi fuori dalla vetrina.'' ::{{spiegazione|Non ci guadagni un bel niente.}} *'''Famme fa 'o speziale!'''<ref>Citato in Pasquale Scialò, ''La sceneggiata. Rappresentazioni di un genere popolare'', Guida, Napoli, [https://books.google.it/books?id=nqY9qxaAUh4C&lpg=PA257&dq=famme%20fa'%20o%20speziale&hl=it&pg=PA257#v=onepage&q&f=false p. 257.] ISBN 88-7188-689-5</ref> :''Fammi fare lo speziale!'' ::{{spiegazione|Lasciami fare in santa pace il mio lavoro!}} *'''Far tubba catubba<ref>La catuba è un'antica danza moresca. {{cfr}} D'ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico'', p. 110, in cui la stessa locuzione è riportata in modo leggermente diverso dal Volpe.</ref>.'''<ref>Antica locuzione. Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile '', p. 370.</ref> ::{{spiegazione|Vacillare, camminare barcollando, come un ubriaco.}} *'''Fare<ref name=Φ/>'a casa spingula spingula.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. </ref> :''Fare la casa spilla spilla.'' ::{{spiegazione|Passare la casa (o qualsiasi altra cosa) al setaccio, cercare, frugare, rovistare con la massima accuratezza.}} *'''Fare<ref name=Φ>In forma corrente: Fà.</ref>chiagnere astreche e lavatore.'''<ref name=larmes>Citato e spiegato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 98.</ref> :''Far piangere solai e lavatoi.'' ::{{spiegazione|''Fà chiagnere astreche e lavatore'': Essere un Dongiovanni, Fare strage di donne.}} *'''Fàre comm'o càne 'e l'uortolàno.'''<ref name=duesettesette>Citato in Tosco, p. 277.</ref> :''Fare come il cane dell'ortolano.'' ::{{spiegazione|Essere invidioso, come il cane di un povero contadino.}} *'''Fare<ref name=Φ/>i permune fracete.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 293.</ref> :''Fare (rendere) fradici i polmoni.'' ::{{spiegazione|Spolmonarsi a furia di ripetere inutilmente le stesse cose.}} *'''Fare<ref name=Φ/>i stentine fracete.'''<ref>Citato ed interpretato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 404.</ref> :'' ''Fà 'e stentine fracete.'' Fare gli intestini fradici.'' ::{{spiegazione|Consumarsi di rabbia, Rodersi le budella, Rodersi dentro. / "''A bott' 'e t' 'o ripetere m' hê fatto fà 'e stentine fracete.''" A furia di ripetertelo mi hai fatto consumare le budella (fatto fare i visceri fradici).}} *'''Fare<ref name=Φ/>l'angarella.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 27.</ref> :''"Fare la deviazione".'' ::{{spiegazione|''Fa' l'angarella''. Muoversi, spostarsi con "moto serpentiforme e sfuggente, qualcosa di simile al «dribbling», nel gioco dei bambini a moscacieca<ref>Questa definizione del termine ''angarella'' è in Artieri, ''Napoli, punto e basta?'', p. 31.</ref>. Cercare di sottrarsi all'esecuzione di un impegno.<ref>La definizione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 27. Alla stessa pagina Andreoli riporta altri significati, come: scantonare o far cilecca. {{cfr}} più estesamente Andreoli, ''Vocabolario napoletano italiano'', p. 27.</ref> Zigzagare, fuggire zigzagando.}} *'''Fare<ref name=Φ/>le ffusa<ref>'''O fuso'': il fuso.</ref>storte.'''<ref name=cross>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 56</ref> ::{{spiegazione|Antica espressione per: fare le corna, essere infedele, tradire.}} *'''Fare<ref name=Φ/>quarajesema primma d'u tiempo.'''<ref>Cirato in Andreoli, ''Dizionario napoletano-italiano'', p. 321.</ref> :''Fare quaresima anzitempo.'' ::{{spiegazione|Avere una moglie tutt'altro che formosa e procace, essere sposati ad una donna magrissima, scarna.}} *'''Fare scennere uno da i coglie d'Abramo.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 108.</ref> :''Far discendere qualcuno dallo scroto di Abramo.'' ::{{spiegazione|Accrescere in modo esagerato il valore, la nobiltà di una persona.}} *'''Farese comme sorece nfuso a ll'uoglio.'''<ref name=opot/> :''Farsi come topo bagnato dall'olio.'' ::{{spiegazione|Essere tutto zuppo d'acqua, di pioggia.}} *'''Farenello''' o '''Farenella.'''<ref name=littlefish/> ::{{spiegazione|Farenello è una persona dai modi fastidiosamente manierati, ricercati, leziosi, stucchevoli; bellimbusto, cascamorto con le donne. Detto in differente contesto può significare omosessuale.}} *'''Farne chiù 'e Catuccio.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 167.</ref> :''Farne più di [[w:Louis-Dominique Bourguignon|Cartouche]].'' ::{{spiegazione|Farne di tutti i colori. Essere dissoluti. Lo si dice anche di bambini, ragazzi che combinano grosse marachelle.}} *'''Farse afferrà pe' pazzo.'''<ref>Citato in Vincenzo Raucci, ''Storia (e filosofia) della salute mentale {{small|attraverso i proverbi e i modi di dire dei dialetti italiani}}'', Youcanprint Self-Publishing, Lecce, 2019. ISBN 9788831604536, [https://books.google.it/books?id=EMKIDwAAQBAJ&lpg=PA60&dq=Farse%20afferr%C3%A0%20pe%20pazzo.&hl=it&pg=PA60#v=onepage&q&f=false p. 60].</ref> :''Farsi immobilizzare come un folle.'' ::{{spiegazione|Dare in escandescenze. Essere in preda a un'ira incontenibile. Montare su tutte le furie.}} *'''Fatt'e buono.'''<ref name=altarbeiter/> :''Bell'e fatto.'' *'''Fell' {{sic|e'}} pastiera.'''<ref name="slice">Citato in [[Riccardo Brun]], ''Genova express'', Manifestolibri, 2002, [https://books.google.it/books?hl=it&id=J3PyAAAAMAAJ&dq=fell%27+%27e+pastiera&focus=searchwithinvolume&q=pastiera p. 41]. ISBN 8872852730</ref> :''Fetta di pastiera.'' ::{{spiegazione|''È 'na fell' 'e pastiera'': è una persona che non ispira simpatia, di carattere chiuso, greve, cupo, malmostoso; una persona insomma pesante, indigesta.}} *'''Fernesce tutto a tarallucce e vino.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 173.</ref> :''Finisce tutto a tarallucci e vino.'' ::{{spiegazione|Tutto finisce a tavola con un pranzo; cioè senza prender veramente le cose sul serio.}} *'''Fessarie 'e cafè.'''<ref>Citato in Ruggero Cappuccio, ''Fuoco su Napoli'', Feltrinelli, Milano, 2014, [https://books.google.it/books?id=moHcAwAAQBAJ&lpg=PT77&dq=fessarie%20'e%20cafe'&hl=it&pg=PT77#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788807883880</ref> :''Sciocchezze, bagattelle da caffè.'' ::{{spiegazione|Chiacchiere futili mentre si sorseggia un caffè al bar. E tuttavia, poiché a volte capita che le futili chiacchiere degenerino in accese polemiche, si usa dire, per stemperare la tensione: ''Fessarie 'e cafè!''}} *'''{{sic|Ffa}}<ref name=Φ/> palicco<ref>Stuzzicadenti.</ref>.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 126.</ref> o '''Restà a {{sic|ppalicco}}.'''<ref name=palillo>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 487.</ref> o '''Spassarse co lo palicco.'''<ref name=palillo/> ::{{spiegazione|''Fa' palicco.'' "Fare stuzzicadenti" o, nelle varianti: restare a stuzzicadenti; divertirsi, spassarsela con lo stuzzicadenti: restare a bocca asciutta, digiunare; digiunare mentre altri mangiano.}} *'''Ffiglia 'e bbona crestiana.'''<ref name=bocri>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 124.</ref> :''Figlia di buona cristiana.'' ::{{spiegazione|(Al maschile: ''Figlio 'e buono crestiano'') Furba, scaltra.}} *'''Figlio 'e bucchino.'''<ref>Citato in Cosimo Aruta, ''{{sic|il}} '68 di un borghese riveduto e corretto'', Pellegrini Editore, Cosenza, stampa 2005, [https://books.google.it/books?id=Y8SPIc7kGpQC&lpg=PA284&dq=&pg=PA284#v=onepage&q&f=false p. 284]. ISBN 88-8101-253-7</ref> :''Figlio di [[fellatio]]. Figlio nato da una fellatio.'' ::{{spiegazione|Scaltrissimo, superscaltrissimo.}} *'''Figlio 'e 'ntrocchia'''<ref>Lo scaltro "te lo fa negli occhi" (latino: ''intra oculos''). Su questo ed altri possibili etimi {{cfr}} più dettagliatamente ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 143.</ref>.<ref>Citato in ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 142.</ref><ref>Citato in '''E scugnizze'', p. 64.</ref> :''Figlio di "'ntrocchia."'' ::{{spiegazione|Sveglio, scaltro.}} *'''Figli'e zoccola.'''<ref name=furniture/> :''Figlio di [[ratto|pantegana]] (in senso lato: donna di assai facili costumi).'' ::{{spiegazione|Persona scaltrissima, scaltrissima e spregiudicata.}} *'''Foss' 'a Madonna!'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', IV, p. 309.</ref> :''Volesse il Cielo!''<ref>Traduzione in ''Teatro'', IV, p. 309.</ref> *'''Fosse angiulo 'a vocca vosta.'''<ref>Citato in Antonino Gglielmi, ''Mariuoki... ma onesti'', [https://books.google.it/books?id=EKPeAwAAQBAJ&lpg=PA38&dq=&pg=PA38#v=onepage&q&f=false p. 38]</ref> :''Fosse angelo (che è veritiero per essenza) la vostra bocca!'' ::{{spiegazione|Che possa avverarsi quello che dici (dite), che mi auguri (augurate)|}} *'''Foss'o Ddio!'''<ref>Citato in ''Rivista italiana di dialettologia'', Cooperativa libraria universitaria editrice, 2000, vol. 23-24, [https://books.google.it/books?hl=it&id=VEkqAQAAIAAJ&dq=%27o+libro+s%27%C3%A8+fernuto&focus=searchwithinvolume&q=foss%27o+ddio p. 135].</ref> :''Letteralmente: "Fosse il Dio!"'' ::{{spiegazione|Lo volesse Dio! Fosse questa la volontà di Dio! Magari, magari!}} *'''Frijenno magnanno.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', p. 830.</ref> :''Friggendo mangiando.'' ::{{spiegazione|Cibo da mangiare appena fritto, immediatamente, dalla padella al palato. Più in generale si dice di cose che vanno fatte con estrema rapidità, senza pause, senza intervalli, con assoluta continuità.}} *'''Frijere 'o pesce cu ll'acqua.'''<ref>Citato in Autori Vari, ''Proverbi & Modi Di Dire - Campania'', Simonelli Editore, Milano, 2006, [https://books.google.it/books?id=1yVgvr16rX0C&lpg=PA43&dq=frijere%20%20'o%20pesce%20cu%20ll'%20acqua&hl=it&pg=PA43#v=onepage&q&f=false p. 43.] ISBN 88-7647-103-0</ref> :''Friggere il pesce con l'acqua.'' ::{{spiegazione|Fare qualcosa senza disporre dei necessari mezzi, ingegnarsi a farla nel modo più economico, essere in estrema povertà.}} *'''Frisco 'e rezza.'''<ref>Citato in ''A Neopoli nisciuno è neo'', [https://books.google.it/books?id=Or2ODAAAQBAJ&lpg=PT9&dq=frisco%20'e%20rezza&hl=it&pg=PT9#v=onepage&q&f=false.]</ref> :''Fresco di rete. (Pesce freschissimo, appena pescato.)'' *'''Frisco frisco.'''<ref>Citato in ''Lo Spassatiempo, {{small|Vierze e prose nove e becchie de Luigi Chiurazzi, e d'autre}}''', anno III, 1877-1878; n. 6, 7 aprile 1877, [https://books.google.it/books?id=0T4_AQAAMAAJ&dq=&pg=PP31#v=onepage&q&f=false p. 3]</ref> :''Fresco fresco.'' ::{{spiegazione|All'improvviso.}} *'''Frusta llà.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', p. 196.</ref> ::{{spiegazione|Verso con cui si scaccia un gatto.}} *'''Fruttecielle''' o '''Fruttille 'e ll'uocchie.'''<ref>Citato in ''Cucozze e caracazze'', p. 185.</ref> :''Piccoli frutti degli occhi'' ::{{spiegazione|Le Pupille e, più precisamente, le iridi.}} *'''Funa fraceta.'''<ref>Vitato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 192 ; p. 541.</ref> :''Fune fradicia.'' ::{{spiegazione|Scansafatiche, accidioso.}} ==G== *'''{{NDR|'E}} Gallenelle<ref>'A gallenella: diminutivo di gallina. Nome dato al [[w:|rallus acquaticus]]. {{cfr}} D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 194.</ref>.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 194.</ref> :''Le gallinelle.'' ::{{spiegazione|Le [[Pleiadi]].}} *'''Gattefelippe.'''<ref>Citato in ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano.'', vol I, [https://books.google.it/books?id=hgpEAAAAcAAJ&dq=gattefelippe&hl=it&pg=PA163#v=onepage&q=gattefelippe&f=false p. 163].</ref> :''Complimenti, tenerezze, espressioni amorose, per lo più fatte di nascosto, segni fatti mimicamente indicanti amorosi rapporti. ''<ref>Definizione in ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano.'', vol I, p. 163. </ref> '' Effusioni fra innamorati.'' *'''Gattimma.'''<ref name=chauchat/> :''L'ardore libidinoso de' gatti, Caldo, Fregola.''<ref>La definizione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 181.</ref> *'''Gente 'e<ref>Nella fonte:'è, refuso.</ref>miez' 'a via.'''<ref>Citato in Marcello Ravveduto, ''Napoli-- serenata calibro 9, {{small|storia e immagini della camorra tra cinema, sceneggiata e neomelodici}}'', Liguori, Napoli, 2007, [https://books.google.it/books?id=vAXwAAAAIAAJ&q=gente+e+miez%27+%27a+via&dq=gente+e+miez%27+%27a+via&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwitv6SVq-vkAhWiw4sKHdjYB3AQ6AEINzAC p. 168].</ref> :''Gente di (in) mezzo (al)la strada. Gente della strada.'' ::{{spiegazione|Persone che si procurano di che vivere al di fuori della sicurezza e dell'ordine legali. La spietata durezza, l'alea e il pericolo della vita in strada (''miez' 'a via'') rappresentano la dimensione abituale in cui operano, diventano lo spazio cui appartengono, finiscono per foggiare uno "stile" di vita: (in modo definito) delinquenti, (in modo più sfumato) persone che vivono ai margini della legalità − su una linea di confine molto incerta, fluida − di espedienti per lo più illeciti.}} *'''Gesù, Gesù, Giuseppe Sant'Anna e Maria!'''<ref>Pronuncia: Gəsù, Gəsù, Giuseppə, sant'Annə e Mariə!</ref><ref>Citato in [[Luciano De Crescenzo]], ''Fosse 'a Madonna!'', Mondadori, [https://books.google.it/books?id=FGMBX0bVgaQC&lpg=PT78&dq=ges%C3%B9%20gesu%20giuseppe%20sant'anna%20e%20maria&hl=it&pg=PT78#v=onepage&q&f=false]</ref> ::{{spiegazione|Espressione di grande meraviglia, sorpresa, sconcerto.}} *'''Ggesù chìste só nnùmmere!''' :''Gesù questi sono [[numero|numeri]]!'' ::{{spiegazione|Queste sono cose da pazzi (talmente fuori dalla norma che sarebbe il caso di giocare al [[lotto]])!<ref>Citato in Amato, p. 163.</ref>}} *'''Ghi' 'e pressa.'''<ref name=marsh! /> :''Andare di fretta.'' ::{{spiegazione|Avere fretta.}} *'''Giosuè Carducce accattava 'e cavalle e 'e vvenneva pe ciucce.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, 2012. ISBN 978-1-291-01117-3, ''Il morto supplente'', [https://books.google.it/books?id=kp3eAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=antonino%20guglielmi&hl=it&pg=PA44#v=onepage&q&f=false p. 44]</ref> :''Giosuè Carducci comprava i cavalli e li vendeva come asini.'' ::{{spiegazione|Si dice di chi ha uno straordinario talento per gli affari in perdita.}} *'''Giovedì murzillo.'''<ref>''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', anno IV, parlata 25, 24 gennaio 1863, p. 92.</ref> :''"Giovedì bocconcino".'' ::{{spiegazione|Giovedì grasso, giorno in cui ci si mangiano molti ''murzille sapurite'', ghiottonerie, leccornie, manicaretti.}} *'''Giorgio se ne vò ì e 'o vescovo 'o vò mannà!'''<ref>Citato in ''Lares'', bollettino della Società di etnografia italiana, 1934, p. 110, nota 11. {{Cfr}} ''Rassegna storica del Risorgimento'', 1938, Volume 25, Parte 3, p. 950.</ref> :''Giorgio vuole andarsene e il vescovo vuole licenziarlo.'' ::{{spiegazione|Due persone che si trovano d'accordo sul proprio disaccordo, entrambe restano catturate in un circolo vizioso perché fanno qualcosa di propria iniziativa senza però farla di buon grado: Giorgio non si licenzia perché teme di offendere il vescovo che non lo licenzia perché teme a sua volta di offenderlo. Quindi: fare malvolentieri qualcosa che, per giunta, non era neppure stata richiesta.}} *'''Giubbox'''<ref>Citato in Zazzera ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 87.</ref> :''[[w:Juke-box|Juke-box]]'' ::{{spiegazione|Commessi di uffici pubblici che si risvegliano dal profondo letargo, si riscuotono dalla totale inerzia, si attivano solo se opportunamente incentivati da una mancia.}} *'''Gnemmegnemme.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', vol. I, p. 123.</ref> ::{{spiegazione|Parole eufoniche, onomatopee tratte dal mollemente ritardato parlare e conseguentemente agire dei dappoco.<ref>La spiegazione è in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', vol. I, p. 123.</ref>Persona estremamente lenta nel parlare e nell'agire. "Tattamèa. [[Giuseppe Rigutini|Rigutini]]: «È una tattamèa che fa cascare il pan di mano a sentirlo e vederlo». E «Fiaccamidolle» lo dicono a Pistoia."<ref>In Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 184.</ref>. Come avverbio: pian pianino, lemme lemme.}} *'''Gradiata a babaluscia.'''<ref>O: a babbaluscia</ref>.<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 37</ref> :''Scala a chiocciola o a lumaca.''<ref>La definizione è in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 37.</ref> *'''Gradiata a caracò.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 125.</ref> :''Scala a chiocciola, a lumaca.''<ref>La definizione è in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 125.</ref> *'''Grastulelle 'e piatte.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 61.</ref> ::{{spiegazione|Piccoli cocci di piatti usati ben torniti e arrotondati che, in mancanza di monete metalliche, erano impiegati ai ragazzi come poste di gioco, una sorta fiches senza corrispettivo in denaro<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 61.</ref>.}} *'''Grazie Orazio!'''<ref>Citato in Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Nnapule'', p. 190.</ref> :''Grazie, Orazio!'' ::{{spiegazione|Grazie... "all'Orazio": si ringrazia, con estrema ironia, per un beneficio che sarebbe stato meglio non aver mai ricevuto, essendosi rivelato inatteso e tutt'altro che benefico; e – volendosi mantenere, nonostante tutto, cortesi – si evita di nominare una parte anatomica maschile, evocandola però, con l'impiego – in sostituzione – del nome proprio di persona, piuttosto assonante...}} *'''Guainella, guaine', brié, ahò!'''<ref>Citato in ''Mannaggia Bubbà'', p. 150.</ref> ::{{spiegazione|Grido di incitamento degli scugnizzi che, nel lontano passato, si affrontavano in alcune zone di Napoli in una gara a squadre violenta scagliandosi sassi. La sassaiola terminava con la resa di una delle due squadre. Gli scugnizzi armati di pietre erano detti ''''e guagliune {{sic|d'}} guainella.<ref>'E guagliune d' 'a guainella. I ragazzi della "''guainella''"</ref>'''<ref>Citato in ''Mannaggia Bubbà'', p. 151.</ref>}} *'''{{NDR|'Nu}} guaio 'e notte.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Rerenno e pazzianno, {{small|poesie napoletane, parte terza}}'', [https://books.google.it/books?id=sBjsAwAAQBAJ&lpg=PA20&dq=&pg=PA20#v=onepage&q&f=false p. 20].</ref> :''Un guaio di notte.'' ::{{spiegazione|Un problema di estrema, quasi irrimediabile gravità, un guaio molto molto serio. Ed anche: ''Sì nu guaio 'e notte!''. Tu sei un guaio di notte!: Mamma mia, sei una vera e propria sciagura, una calamità, tu sei di una molestia, una noia soffocante, mortale! Un flagello di Dio!}} ==H== *'''Ha da passa' 'a nuttata.'''<ref>Cfr. E. De Filippo, ''Napoli milionaria'', in ''I capolavori di Eduardo'', Einaudi, p. 138.</ref> :''La [[notte]] dovrà pur passare.'' *'''Ha fatto 'a fine d<nowiki>'</nowiki>'o tracco: tanti bbòtte e po' dint'a' munnézza!'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 248.</ref> :''Ha fatto la fine del [[petardo (pirotecnica)|mortaretto]]: tanti scoppi o poi nella spazzatura.'' ::[[w:Sic transit gloria mundi|Sic transit gloria mundi]]: Grande pompa, arroganza, prepotenza quando era al culmine del potere, fine indecorosa ed oblio quando l'astro è tramontato. Smargiassate di una tigre di cartapesta, vanterie e spacconate inconsistenti. *'''Ha fatto 'a primma féscena pampanosa'''<ref name=failure>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 15.</ref>oppure '''Ha fatto 'a primma féscena tutta chiaccune<ref>Pampini. '''O chiaccone'': il pampino.</ref>.'''<ref name=failure/> :''Ha fatto (riempito) il primo cesto pampinoso (pieno di soli pampini).'' ''Ha fatto (riempito) il primo cesto tutto (di) pampini.'' ::{{spiegazione|Ha iniziato immediatamente con un errore, ha fallito in partenza.}} *'''Ha perzo l'aparatura e 'e centrelle.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', [https://books.google.it/books?hl=it&id=6rM-AAAAIAAJ&dq=%27aparatura+e+%27e+centrelle&focus=searchwithinvolume&q=centrelle p. 105].</ref> :''Ha perso l'addobbo e i chiodini.'' ::{{spiegazione|''Ha perzo l'aparatura e 'e centrelle'' (o ''Avimmo perduto 'aparaura e 'e centrelle'': abbiamo perso l'addobbo e i chiodini): vento e pioggia hanno divelto e distrutto i drappi di stoffa pregiata con cui era stato ornato il portale della chiesa. In senso ampio: ha/abbiamo perso tutto.}} *'''Ha vuttato l'uosso 'o cane.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', III, p. 284.</ref> :''Ha buttato l'osso al cane.'' ::{{spiegazione|Se l'è cavata a buon mercato. ''Hê vuttato l'uosso 'o cane'': te la sei cavata con poco, oppure: agli altri hai lasciato solo le briciole, il grosso te lo sei preso tu.}} *'''Haje fatto pasca co ste biole.'''<ref>Citato in Marulli e Livigni, p. 17.</ref> :'' ''Haje fatto Pasca cu 'sti viole.'' Hai festeggiato Pasqua con queste viole...'' ::{{spiegazione|Senza disporre di adeguati mezzi economici non si realizza nulla.}} *'''Haje truvato 'a forma d' 'a scarpa toja.'''<ref>Citato in Rutigliano, p. 216.</ref> :''Hai trovato la forma della tua scarpa.'' ::{{spiegazione|Hai trovato pane per i tuoi denti.}} *'''Hanno fatto aummo aummo, Aummaria.'''<ref>Citato in Rutigliano, p. 217.</ref> :''Hanno fatto tutto in gran segreto, di nascosto.'' *'''He 'a murì rusecato da 'e zzoccole<ref>Questo termine ha significato duplice: ratto e donna di facili costumi.</ref> e 'o primmo muorzo te ll'à da dà mammèta.'''<ref>Citato in Autori Vari, '''A mamma d' 'e fesse è sempe prena, {{small|La mamma degli imbecilli è sempre incinta, Selezione dei Proverbi e dei Modi di Dire nei Dialetti della Campania con traduzione in italiano}}'', Simonelli Editore, Milano, 2006. ISBN 88-7647-103-0, [https://books.google.it/books?id=1yVgvr16rX0C&lpg=PA72&dq=&pg=PA72#v=onepage&q&f=false p. 72]</ref> :''Devi morire roso dai ratti e il primo morso deve dartelo tua madre.'' *'''Hê mise 'e campanelle 'ncanna â jatta.'''<ref name=notnot/> :''Hai messo le campanelle in gola alla gatta.'' ::{{spiegazione|Hai destato sospetti. ''Mettere 'e campanelle ncanna â jatta (o: 'a gatta)'': scoprire maldestramente, incautamente il proprio gioco, le proprie intenzioni, rivelare ciò che andava taciuto. Mettere sull'avviso il nemico. Destare sospetti.}} *'''Hê truvato 'America.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', III, p. 246.</ref> :''Hai tovato l'America.'' ::{{spiegazione|Hai trovato una comoda fonte di ricchezza e prosperità. Fai la pacchia. Te la passi proprio bene bene. ''Hê menato' 'a rezza int' 'a l'oro.'' Hai gettato la rete nell'oro.}} ==I== *'''I' dico ca chiove, ma no che diluvia.'''<ref name=geheimnis>Citato in Rutigliano, p. 217.</ref> :''Io dico che piove, ma non che diluvia.'' ::{{spiegazione|Siamo sì in una situazione molto difficile, ma non irreparabile. Più in generale: non esageriamo!}} *'''I faccio {{sic|portose}} e tu gaveglie.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 122.</ref> :'' ''I' faccio pertose e tu gaveglie.'' Io faccio buchi e tu cavicchi (per otturare i buchi).'' ::{{spiegazione|Io faccio e tu disfi, io creo e tu distruggi, io aggiusto e tu guasti; smettila di crearmi difficoltà, di mettermi i bastoni fra le ruote!}} *'''Í ‘nfreva.'''<ref>Citato in Colomba R. Andolfi, ''Chicchi di grano. {{small|Poesie, macchiette, teatro in versi, testi di canzoni}}'', Guida, Napoli, ISBN 88-6042-114-4 [https://books.google.it/books?id=8Nkhch3DZxMC&lpg=PA44&dq=&pg=PA44#v=onepage&q&f=false p. 44]</ref> :''Andare in febbre.'' ::{{spiegazione|''Jí ''o'' ghì 'nfreva''. Essere presi, scossi da una collera, da una rabbia fortissima – così forte da somigliare ad una febbre – sentirsi rimescolare il sangue di fronte all'assoluta ingiustizia, all'insopportabile assurdità, all'esosità manifesta di determinate situazioni. Essere contrariatissimi, stizziti, non accettare, non sopportare assolutamente qualcosa. ''Sta cosa ccà me fa jí 'nfreva'', questa cosa qui non la posso proprio sopportare, mi fa salire la rabbia alla testa.}} *''''I stramacchio'''<ref>Citato in [[Mimmo Borrelli]], '''Nzularchia'', Baldini&Castoldi, Milano. ISBN 978-88-9388-516-4, [https://books.google.it/books?id=giw2DwAAQBAJ&lpg=PT71&dq=&pg=PT71#v=onepage&q&f=false p. 71]</ref> ::{{spiegazione|Di nascosto, furtivamente, con un sotterfugio, sottobanco, alla chetichella, aggirando le regole. Es. "Aggio trasuto, l'aggio pigliato, l'aggio avuto, l'aggio fatto 'i stramacchio ('e stramacchio)." Sono entrato, l'ho preso, l'ho avuto, l'ho fatto, di nascosto, furtivamente, con un sotterfugio, ''aumma aumma''.}} *'''I' te murtèo.'''<ref name=βασκαίνω>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 665, nota 11.</ref> :''Maledico l'anima dei tuoi defunti (dell'avversario o dell'interlocutore verso cui c'è forte risentimento o astio).'' ::{{spiegazione|Espressione del gergo "più basso e difficile<ref>Così Artieri in ''Napoli, punto e basta?'', p. 665, nota 11.</ref>" di cocchieri e facchini di Napoli. Il verbo '''murtiàre'''<ref name=βασκαίνω/> – usato solo all'attivo indicativo – deriva dal sostantivo '''murtiàta'''<ref name=βασκαίνω/> (l'azione di scagliare anatemi, maledizioni, espressioni blasfeme contro i defunti). L'uso di scagliare anatemi contro i defunti risale a tempi antichissimi ed è correlato al culto ancestrale di cui affiorano tratti mai del tutto scomparsi nelle popolazioni meridionali.<ref>{{cfr}} ''Napoli, punto e basta?'', p. 665, nota 11.</ref>}} *'''Iette pe' se fa' 'a croce e se cecaje n'uocchio.'''<ref>Citato in Rutigliano, p. 217.</ref> :''Andò per farsi la croce e si accecò un occhio.'' ::{{spiegazione|Una persona incredibilmente sfortunata, un progetto fallito dal principio.}} *'''Iì a fa' 'o battesimo senz' 'a criatura.'''<ref>Citato in Rutigliano, p. 218.</ref> :''Andare a fare (celebrare) il battesimo senza il bambino.'' ::{{spiegazione|Imbarcarsi in un'impresa senza avere le idee chiare.}} *'''Iiih-isce!<ref>Dal greco ''Ische!'' Fermati! {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 44.</ref>'''<ref>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 44.</ref> ::{{spiegazione|Ordine di arresto impartito al cavallo dal cocchiere o dal carrettiere.}} *'''Io me faccio 'a Croce c<nowiki>'</nowiki>'a mano 'a smerza.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''{{sic|il}} commisssario'', [https://books.google.it/books?id=_JveAwAAQBAJ&lpg=PA19&dq=me%20faccio%20e%20croce%20ca%20mmano%20smerza&hl=it&pg=PA19#v=onepage&q&f=false p, 19 Anteprima Google] e Adam Ledgeway, ''Grammatica diacronica del napoletano'', [https://books.google.it/books?id=jsHJnzvJHxAC&lpg=PP1&dq=adam%20Ledgeway&hl=it&pg=PA273#v=onepage&q=smerza&f=false p. 273]</ref> :''Mi faccio il segno della croce al contrario (con la mano sinistra).'' ::{{spiegazione|Io non ci posso credere.}}<ref>Spiegazione in Ledgeway, {{cfr}} ''Grammatica diacronica del napoletano'', p. 273.</ref> *'''Illurto.'''<ref name=codex/> :''Nella parlesia:''<ref name=spikkesia/>''Il pane.'' *''''Int'a 'na vutat' 'e mente.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 147.</ref> :''In una girata di mente. In un improvviso, repentino cambio di pensiero.'' *'''''Io me chiammo 'nzalata | si nun si tu, è {{sic|nata}}.'''''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 653.</ref> :''Io mi chiamo insalata | se non sei tu, è un'altra (un'altra donna).'' *'''Inta a scurdata.'''<ref>Citato in [[Pino Aprile]], ''Il Sud puzza'', PIEMME, [https://books.google.it/books?id=QciRAQAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Pino%20Aprile&hl=it&pg=PT57#v=onepage&q&f=false p. 57]</ref> :''A cose dimenticate, quando ormai non ci pensi più, quando più credi di averla fatta franca, quando meno te lo aspetti.'' *'''Ire {{NDR|Jì}}''' o '''Riuscì a brenna (vrenna).'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 406.</ref> :''Andare o riuscire, risultare in crusca.'' ::{{spiegazione|Avere esito vano ed infelice, andare al nulla, essere perduto.<ref>La spiegazione è in ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 406.</ref>}} ==J== *'''Jacovella.'''<ref>Citato in Domenico Iaccarino, ''Galleria di costumi napolitani'', Stabilimento tipografico dell'Unione, Napoli, 1875, [https://books.google.it/books?id=f84GAAAAYAAJ&dq=na%20jacovella&hl=it&pg=PA16#v=onepage&q&f=false p. 16]</ref> ::{{spiegazione|Situazione, cosa, condotta poco seria, superficiale, confusa, inconcludente, che crea disordine. Un inconsistente, pretestuoso, inconcludente, ripetuto tergiversare, fare a tira e molla. Accampare artificiosamente, con grossolana astuzia pretesti su pretesti, ordire intrighi, servirsi di sotterfugi per sottrarsi ad un impegno, per ingannare, raggirare. Es. ''Chesta è 'na jacovella!'' Questa è una pagliacciata! Qui non c'è niente di serio! È tutta una presa in giro!}} *'''Jammmo a vere'.'''<ref>Citato in Carlo Giarletta, ''Anime partenopee'', [https://books.google.it/books?id=bIwxDwAAQBAJ&lpg=PA20&dq=jammo%20%20ver%C3%A9&hl=it&pg=PA36#v=onepage&q&f=false p. 36.]</ref> :''Andiamo a vedere.'' ::{{spiegazione|Decidiamo, vediamo cosa dobbiamo fare.<ref>In ''Anime parternopee'', p. 36.</ref>}} *'''Jamme<ref>Andiamo.</ref> bell', ja!'''<ref>Citato in Giuseppe Savorra, ''Un cicerone napoletano'', Youcanprint, Tricase (LE), 2015 [https://books.google.it/books?id=-KMbCwAAQBAJ&lpg=PA41&dq=jamme%20belle%20ja'&hl=it&pg=PA41#v=onepage&q=jamme%20belle%20ja'&f=false p. 41] ISBN 9788893216982</ref> o '''Jammo bello, jà'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 373.</ref> ::{{spiegazione|Molte sfumature di significato date dalla modulazione del tono della voce. Fra le possibili: Su, su!, Sbrighiamoci!, Che esagerazione!, Che bugia!, l'hai sparata proprio grossa!}} *'''Jencherse 'o vernecale<ref>''<nowiki>'</nowiki>O vernecale'': la ciotola; contenitore in cui i cambiavalute riponevano le monete.</ref>.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 455.</ref> :''Riempirsi la "ciotola".'' ::{{spiegazione|Riempirsi lo stomaco, farsi una scorpacciata, rimpinzarsi, satollarsi ben bene.}} *'''Jenno cernenno.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 376.</ref> :Letteralmente: ''Andando vagliando.'' ::{{spiegazione|Distingui distingui, discerni discerni, vaglia vaglia, ben esaminando, tutto ben considerando, a ben vedere il tutto, salta fuori che...}} *'''Jèsce arrusto'''<ref>Bistecca ai ferri {{cfr}} ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 100.</ref>'''!...'''<ref>Citato in ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 100.</ref> :''Non farti (fatevi) troppe illusioni.'' ::{{spiegazione|In passato mangiare carne costituiva un lusso che ci si poteva concedere assai di rado.}} *'''Jí mparaviso pe scagno.'''<ref name=Paradise>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', [https://books.google.it/books?id=KYSUBgAAQBAJ&lpg=PA71&dq='mparaviso%20pe%20scagno&hl=it&pg=PA71#v=onepage&q&f=false p. 71.]</ref> :''Andare in [[Paradiso]] per errore.'' ::{{spiegazione|Avere una fortuna assolutamente imprevedibile.}} *'''Jì truvann' a Cristo a dint' e lupini.'''<ref>Citato (in forma negativa) in Giuseppe Savorra, ''Un Cicerone napoletano'', Youcanprint, Self-Publishing, Tricase (LE), 2015, [https://books.google.it/books?id=-KMbCwAAQBAJ&lpg=PA85&dq=Cristo%20dint'e%20lupini&hl=it&pg=PA85#v=onepage&q&f=false p. 85.] ISBN 9788893216982</ref> :''Cercare Cristo nei lupini.'' ::{{spiegazione|Essere eccessivamente pignolo; cercare pretesti, sottilizzare, cavillare, cercare il pelo nell'uovo.}} *'''Jì truvanne ciaranfe.'''<ref>Citato in ''I proverbi di Napoli'', p. 193.</ref> :''(Andare trovando) Cercare pretesti per litigare.'' *'''Jire<ref>In forma corrente: Jì'.</ref>ngattimma.'''<ref name=chauchat>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 181.</ref> :''Essere eccitati come i gatti. Andare in fregola.'' *'''Jire<ref>In forma corrente: Jì'.</ref> spierto e demierto comm'u malo denaro.''' Oppure '''Jire spierto e demierto.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 396.</ref> :''Andare sperduto e disperso come il denaro guadagnato disonestamente. Oppure, semplicemente: andare sperduto e ramingo. '' *'''Jirsenne a gloria d'i cardune.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 80.</ref> :''Andarsene a gloria dei cardoni.'' ::{{spiegazione|Morire. Andare a ingrassare i cavoli.}}<ref>Spiegazione in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 80.</ref> *'''Jirsenne nzuocolo<ref>Nzuócolo:Dondoloni.</ref>.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 270.</ref> :''Andarsene dondoloni dondoloni.'' ::{{spiegazione|Andarsene in sollucchero, in visibilio, in broda di succiole o giuggiole.<ref>Spiegazione in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 270.</ref>}} *'''Jurnata mosce.<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 45.</ref>''' :''Giornata moscia.'' ::{{spiegazione|Giornata in cui gli affari vanno a rilento, di scarsi guadagni.}} *'''Justo justo.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 215.</ref> :''Giusto giusto, preciso preciso.'' ::{{spiegazione|Esattamente, precisamente, a puntino.}} ==L== *'''L'acqua è poca e 'a papera nun galleggia.'''<ref>Citato in Giuseppe Montesano, ''Nel corpo di Napoli'', Mondadori, [https://books.google.it/books?id=MoqeCQAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Giuseppe%20Montesano&hl=it&pg=PT169#v=onepage&q&f=false p. 169 Anteprima Google]</ref> ::{{spiegazione|Le cose vanno irrimediabilmente male. Mancano le condizioni per realizzare un progetto.}} *'''L'acqua nfraceta li bastimiente a mare.'''<ref>Citato in ''Il flauto magico'', Raffaele Miranda, Napoli, 1824, [https://books.google.it/books?id=Vk0sQ5myvzwC&dq=acqua%20nfraceta%20%20mare&hl=it&pg=PA3#v=onepage&q&f=false Google Book]</ref> :''L'acqua infradicia le navi a mare.'' ::{{spiegazione|L'acqua – con questo paradossale argomento il bevitore di vino la rifiuta – fa male, procurandosi così una giustificazione per abbandonarsi a bevute omeriche.}} *'''L'urdemo lampione 'e forerotta.'''<ref>Citato in Pasquale Guaglianone, ''Tante navi Tante storie'', Nuova Santelli, [https://books.google.it/books?id=EoRUAwAAQBAJ&lpg=PT21&dq=L'urdemo%20lampione%20'e%20Forerotta&hl=it&pg=PT21#v=onepage&q&f=false]</ref> o '''{{NDR|L'}} Urdemo lampione 'e Fuorerotta.'''<ref name=rent/> :''L'ultimo [[lampione]] di Fuorigrotta.'' ::{{spiegazione|Ultimo dei lampioni a gas di Fuorigrotta e contrassegnato con il numero 6666: quattro volte scemo nella smorfia napoletana; è forse questo il motivo per cui passò in proverbio a significare: persona di scarso o nessun valore, senza importanza, che non conta pressoché nulla.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 28.</ref>}} *'''La carne se venne a la chianca.'''<ref>Citato in ''Lo Spassatiempo'', [https://books.google.it/books?id=pz4_AQAAMAAJ&dq=lo%20spassatiempo&hl=it&pg=PT127#v=onepage&q&f=false]</ref> :''La [[carne]] si vende in macelleria.'' ::{{spiegazione|Non puoi sfruttarmi come uno schiavo. Sono un uomo, non carne che si vende a peso.}} *'''Lampe e tuone.'''<ref>Citato in [[Carlo Cracco]], ''La grande cucina italiana. {{small|Campania}}'', RCS libri, Milano, 2014, [https://books.google.it/books?id=wk5oAwAAQBAJ&lpg=PT66&dq=&pg=PT66#v=onepage&q&f=false p. 66].</ref> :''Lampi e tuoni.'' ::{{spiegazione|Pasta e ceci.<ref>{{cfr}} più dettagliatamente ''La grande cucina italiana'', p. 66.</ref>}} *'''Lasco de<ref name=epsilon/>vrachetta.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 426.</ref> :''Lasco 'e vrachetta: "Largo", allentato, lasco di (nella) abbottonatura dei pantaloni, di patta.'' ::{{spiegazione|{{sic|Donnajuolo}}.<ref>La definizione è in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 426.</ref>}} *'''''Lassamme fà 'a Dio.'''''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 655.</ref> :''Lasciamo fare a Dio. Affidiamoci a Lui, interamente, senza riserve.'' *'''Lella palella.'''<ref name=zart>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 207.</ref> :''Cheta cheta, pian piano, adagio adagio. Senza fasto, alla buona.''<ref name= slowslow>La traduzione è in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 207.</ref> *'''{{sic|Leva}} l'ummeto.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo'', 1866, anno I, n. 3, p. 2.</ref> :''Togliere l'umido'' ::{{spiegazione|Levà' l'ummeto: Togliere i succhi, gli umori vitali: annoiare mortalmente.}} *'''Leva' 'a lanterna 'a 'nnanze a Carnevale.'''<ref>Citato in Gleijeses, ''I Proverbi di Napoli'', p. 206.</ref> :''Togliere la lanterna davanti a [[Carnevale]]'' ::{{spiegazione|Togliere a qualcuno il suo svago preferito.<ref>La spiegazione è in ''I Proverbi di Napoli'', p. 206.</ref>}} *'''Levà' 'a purpètta 'a dint'a 'o piatto a uno.'''<ref name=copper/> :''Togliere la [[polpetta]] dal quatto di qualcuno.'' ::{{spiegazione|Derubare una persona di una cosa guadagnata con grande fatica.}} *'''Leva lè.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', vol. I, p. 203.</ref> :''Togli, to'! Via! Vai via!'' ::{{spiegazione|Si dice per esprimere rifiuto, repulsione.}} *'''Levarse i rappe d'a panza.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 325.</ref> :''Togliersi le grinze dalla pancia.'' ::{{spiegazione|Sfamarsi.<ref>La spiegazione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 325.</ref>}} *'''Levarse 'o sfizio.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', [https://books.google.it/books?hl=it&id=6rM-AAAAIAAJ&dq=ommo+cu+%27e+mustacce&focus=searchwithinvolume&q=sfizio], p. 112.</ref> :''Cavarsi il gusto.'' *'''Levate 'o brito!'''<ref>Citato in [[Antonio Ghirelli]], ''Storia di Napoli'', Einaudi, Torino, 1992, p. 293. ISBN 88-06-12974-0</ref> :''Togliete dalla tavola il vetro: bicchieri, bottigli, caraffe!'' ::{{spiegazione|Comando che gli osti impartivano prima della chiusura del locale. In senso lato: affrettatevi a concludere il lavoro perché il tempo per portarlo a termine sta per scadere.}} *'''Leve mane!'''<ref name=gliommero/> :''Togli (le) mani.'' ::{{spiegazione|Lascia perdere.}} *'''Li profunne de casa de lo Diavolo.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo'', 1866, anno I, n. 7, 30 gennaio 1866, p. 2.</ref> :'' ''<nowiki>'</nowiki>E profunne 'e casa d' 'o Diavulo.'' Le profondità di casa del Diavolo.'' ::{{Spiegazione|L'Inferno.}} *'''Liéggio 'e mano.'''<ref>Citato in Antonio Altamura, ''Il dialetto napoletano'', Fausto Fiorentino, Napoli, 1961, p. 84, [https://books.google.it/books?hl=it&id=h1cRAQAAIAAJ&dq=mpren%C3%A0%27+%27e+feneste&focus=searchwithinvolume&q=mano]</ref> :''Leggero di mano. Di mano leggera.'' ::{{Spiegazione|Abile nel rubare. ''Arape ll' uocchie ca è lieggio 'e mano.'' Tieni gli occhi bene aperti perché ''è 'na mana leggia'', ''mena 'o rancio'', è ladro.}} *'''Lillo palillo.'''<ref name=zart/> :''Cheto cheto, pian piano, adagio adagio. Senza fasto, alla buona.''<ref name= slowslow/> *'''Limma sorda.'''<ref>In ''Vocabolario domestico napoletano e toscano'', p. 422.</ref> :''[[Lima (strumento)|Lima]] sorda (che non fa rumore).'' ::{{spiegazione|Chi offende di nascosto.}} *'''Lindo e pinto.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 149.</ref> :''Lindo e ben lustro (dipinto).'' ::{{spiegazione|Azzimato, curatissimo, estremamente elegante (con una lieve sfumatura di ironia: elegantissimo, curatissimo, ma anche un po' artificioso, stucchevole, innaturale).}} *'''Lisce 'e scorze.'''<ref name=schälen>Citato in '''E scugnizze'', p. 19.</ref> :''Lisce di scorze.'' ::{{spiegazione|''Essere liscio 'e scorza'': Stare con la coscienza pulita).}} *'''Lisciabusso.<ref>Per ''lisciabusso'' vedasi più in dettaglio ''Manuale di napoletanità'', p. 53.</ref>'''<ref>Citato in ''Manuale di napoletanità'', p. 53.</ref> :''Un violento [[rimprovero]].<ref>Traduzione in ''Manuale di napoletanità'', p. 53.</ref>'' *'''Liscio e sbriscio.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 227.</ref> :''Liscio e vuoto'' ::{{spiegazione|Antico modo di dire napoletano: ''Stongo liscio e sbriscio (o liscesbriscio).'' Sono al verde, senza un soldo, in miseria.}} *'''Ll'anema 'e.'''<ref>Citato in Russo, '''O "Luciano" d' 'o Rre'', p. 61.</ref> :''L'anima di.'' ::{{spiegazione|Una notevole quantità.}} *'''Ll'opera d'e pupe.'''<ref>Citato in ''A Napoli mentre bolle la pentola.'', p. 109.</ref> :''Il teatro delle marionette.'' ::{{spiegazione|"Fa' ll'opera d'e pupe": scatenare un putiferio.<ref>La spiegazione è di Patrizia Rotondo Binacchi, {{cfr}} ''A Napoli mentre bolle la pentola'', p. 109.</ref>}} *'''Lloco te voglio zuoppo a sta sagliuta!'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', anno II, Parlata 143, 12 giugno 1861, p. 571.</ref> :''Qui ti voglio, zoppo, davanti a questa salita!'' ::{{spiegazione|Hai tanto vantato, strombazzato e propalato le tue straordinarie capacità ed ora che viene il difficile, voglio vedere di che pasta sei fatto e sarà evidente quello che in realtà sei: nient'altro altro che un millantatore, un fanfarone buono solo a fare chiacchiere.}} *'''Lo zugo de lo tombagno.<ref>Fondo della botte.</ref>'''<ref>Locuzione antica. Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 363.</ref> :''Il succo del [[botte|tombagno]].'' ::Il [[vino]] ==M== *'''M'haje mbriacato de<ref name=epsilon/>percoche.<ref>'A percoca: la pesca gialla.</ref>'''<ref name=brokegg/> :''Mi hai ubriacato di pesche.'' ::{{spiegazione|('''Mbriacà' 'e percoche:'' Riempire di belle e vuote chiacchiere.) Mi hai infarcito la testa di belle e vacue parole, di vuote ciance.}} *'''Ma addò stammo? Â cantina 'e vascio puorto? 'O rutto, 'o pireto e 'o sango 'e chi t'è muorto?!'''<ref>Citato in Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Nnapule'', p. 223.</ref> :''Ma dove siamo? Nella cantina giù al porto? In mezzo al rutto, al peto e alla bestemmia?!'' ::{{spiegazione|Il panorama sonoro non è certo dei più gradevoli: gli avventori qui danno la stura, senza contenersi, senza freno né inibizione alcuna, alle manifestazioni più squallide delle umane miserie e alla più brutale volgarità. L'espressione è quindi riferita alle occasioni in cui si debba constatare – sbalorditi – di trovarsi fra persone e in ambienti volgari, da cui ogni urbanità è stata bandita per sempre. Ma in mezzo a quali zoticoni siamo mai capitati?!}} *'''Ma che vaco mettenno 'a fune 'a notte?'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 215.</ref> :''Ma vado forse a mettere la fune (la) di notte?'' ::{{spiegazione|''Jì mettenno 'a fune 'a notte.'' Andare a mettere la fune di notte: antica tecnica di rapina eseguita tendendo, di notte, in strade buie, una fune fra due estremi della carreggiata perché pedoni e viaggiatori in carrozza, travolti dalla caduta, una volta a terra venissero derubati. L'espressione significa: ma credi che il denaro, anziché guadagnarlo col lavoro, vado a rubarlo di notte? Il prezzo che chiedi è ingiustificato, esorbitante.}} *'''Ma tu overo faje?'''<ref>Citato in Carmela Capitale, ''Vox Musae, {{small|cantate e ballate intorno al mare, al cielo e la terra}}'', Aletti Editore, Villanova di Guidonia, 2017. [https://books.google.it/books?id=emkuDwAAQBAJ&lpg=PT63&dq=&pg=PT63#v=onepage&q&f=false p. 63]. ISBN 978-88-591-4299-7</ref> :''Ma fai davvero?'' ::{{spiegazione|Ma stai scherzando? Ma ti rendi conto (di quello che dici, fai)?}} *'''Maccarone.'''<ref>In ''Viviani'', III, p. 234.</ref> :''Maccherone.'' ::{{spiegazione|Babbeo, sciocco, credulone.}} *'''Maccaròne, sàutame 'ncànna.'''<ref name=duesetteotto>Citato in Tosco, p. 278.</ref> :''Maccarone, saltami in gola''. ::{{spiegazione|Descrizione di un accidioso.}} *'''Maccarone senza pertuso.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 231.</ref> :''Maccherone senza buco.'' ::{{spiegazione|Stupido. Buono a nulla.}} *'''Madama schifa 'o ppoco.'''<ref>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary English-Neapolitan; Neapolitan-English'', p. 85.</ref> :''Madama Schifa il poco.'' ::{{spiegazione|Una signora o, in genere, una persona che dà a vedere di essere schifiltosa, che ha atteggiamenti [[snob]].}} *'''Madama senza naso.'''<ref name="nose">Citato in [[Renato de Falco]], ''[http://www.tecalibri.info/D/DEFALCO-R_parlar.htm#p004 Del parlar napoletano]'', Colonnese, Napoli, 2007 [1997], p. 27. ISBN 978-88-87501-77-3</ref> :''La Morte.'' *'''Madonna mia fa' stà bbuono a Nnirone!'''<ref>Citato in Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Nnapule'', p. 224.</ref> :''Madonna mia, fai star bene [[Nerone]]!'' ::{{spiegazione|L'invocazione, rivolta in modo quasi scherzoso alla Madonna affinché conservi Nerone in buona salute può essere interpretata in diversi modi: come preferenza per l'uomo forte, energico, autoritario, in grado di dare soluzione ai problemi con tempestività e risolutezza; come preghiera di mantenerlo in salute, malgrado la sua durezza, nel timore di un successore ancora più duro, come invito a non assecondare precipitosamente la volontà di deporlo perché chi gli succede potrebbe rivelarsi peggiore.}} *'''Magnà carauttiélle.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 84.</ref> :''Mangiare cibo immaginario.''<ref>Carautielle: cibo immaginario. La definizione è in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 84.</ref> ::{{spiegazione|Digiunare per miseria.<ref>Carautielle: cibo immaginario. La spiegazione è in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 84.</ref>}} *'''Magna magna.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 3.</ref> :''Mangia mangia.'' ::{{spiegazione|La [[corruzione]] eretta a sistema. Es.: ''Addó vai vai è tutto 'nu mangia mangia'', dovunque vai è tutto un mangia mangia: non c'è scampo, è la corruzione diffusa, endemica, inveterata, inestirpabile. ''Essere 'nu magna magna'': essere un corrotto.}} *'''Magnàrse ‘a rézza d<nowiki>'</nowiki>'o còre.'''<ref name=net /> :''Mangiarsi la rete del cuore (il pericardio).'' ::{{spiegazione|Rodersi il fegato dalla rabbia.}} *'''Magnarse 'e maccarune.'''<ref>Citato in Alfredo Antonarus, ''Moto a luogo'', Pendragon, 1994, [https://books.google.it/books?hl=it&id=NxhdAAAAMAAJ&dq=magnarse++%27e+maccarune&focus=searchwithinvolume&q=magnarse p. 82].</ref> :''Mangiarsi i maccheroni.'' ::{{spiegazione|Mangiare la foglia.<ref>La spiegazione è in ''Moto a luogo'', p. 82. </ref> Capire l'antifona. Capire le altrui intenzioni nascoste. Afferrare, intuire ciò che si intende tenere celato.}} *'''Magnarecotta.'''<ref>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 478.</ref> ::{{spiegazione|Persona che vive dei proventi procuratigli da una donna che si prostituisce.}} *'''Magne pane e fantasia.'''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 652.</ref> :''(Visto che non hai altro) Mangia pane e fantasia'' ::{{spiegazione|''Magnà pane e fantasia''. Mangiare pane e fantasia è la condizione di chi, costretto dalla povertà a sopportare i morsi della fame, mangia, quando è possibile, il pane e il companatico, che resta un puro miraggio, lo aggiunge con la fantasia che ne dispensa con abbondanza inesauribile, pari alla fame.}} *'''Maie pe cumanno.'''<ref>Citato in Tommaso Pironti, 'O Lupommenaro d''o Mercato'', Libreria Editrice Teatrale T. Pironti, Napoli, senza anno, 1920, circa, ''[http://wwww.bibliocamorra.altervista.org/pdf/pirontiLupommenaro.pdf bibliocamorra]'', p. 17</ref> :''Mai per comando.'' ::{{spiegazione|Per favore, per cortesia.}} *'''{{NDR|'O}} Male {{sic|e'}} dindò.'''<ref>Citato in Floriana Coppola, ''Donna creola e gli angeli del cortile'', Guida, Napoli, 2004, [https://books.google.it/books?id=kmC0elHRnicC&lpg=PA39&dq=male%20%20'e%20dind%C3%B2&hl=it&pg=PA39#v=onepage&q&f=false p. 39.] ISBN 88-7188-820-0</ref> ::{{spiegazione|Un [[malattia|male]] immaginario.}} *'''Mamma d' 'a Saletta.'''<ref>Citato in [[Annibale Ruccello]], ''Ferdinando'', prefazione di Isa Danieli, Alfredo Guida Editore, Napoli, 1998, [https://books.google.it/books?id=rd4jVbdlEvAC&lpg=PA30&dq=&pg=PA30#v=onepage&q&f=false p. 30]</ref> :''[[Madonna]] della Salette!'' ::{{spiegazione|Esclamazione che esprime meraviglia di fronte a situazioni spiacevoli, che sorprendono sgradevolmente o per esprimere un'ampia gamma di sentimenti: stupore, paura, meraviglia, insofferenza, impazienza o altri simili.}} *'''Mamma d'o Carmene<ref>Per la Vergine Bruna si consulti [[w:Basilica santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore|voce su ''Wikipedia'']]</ref>.'''<ref>Citato in ''I tesori nascosti di Napoli'', [https://books.google.it/books?id=ksS8DAAAQBAJ&lpg=PT80&dq=Tiene%20'nu%20culo%20quant'e%20Porta%20Capuana&hl=it&pg=PT93#v=onepage&q=carmene&f=false]</ref> :''Madonna del Carmine!'' ::{{spiegazione|Espressione di meraviglia, stupore: Incredibile!, Straordinario!}} *'''Mamma Schiavona.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei cammorristi'', p. 169.</ref> :''La Madonna di Montevergine.'' ::{{spiegazione|"[...] detta così dai Napoletani per i suoi tratti bizantini. L'appellativo "schiavone", sinonimo di slavo, designava infatti le icone nere di provenienza greca o generalmente orientale.<ref>Da [[Marino Niola]], ''Archeologia della devozione'', in ''Santità e tradizione, {{small|Itinerari antropologico-religiosi in Campania}}'', a cura di [[Luigi Lombardi Satriani|Luigi M. Lombardi Satriani]], Meltemi, Roma, 2004, [https://books.google.it/books?id=dBBKjiNBquMC&lpg=PP1&dq=Santit%C3%A0%20e%20tradizione&hl=it&pg=PT65#v=onepage&q&f=false p. 67].</ref>}}" *'''Mamma zezzella<ref>Diminutivo di ''zizza'', mammella.</ref>.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 469.</ref><ref>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 481.</ref> o '''Mammazezzélla'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 92. </ref> ::{{spiegazione|Mamma di latte. Balia. Nutrice.}} *'''Mamozio.'''<ref>Citato in ''No Sansone a posticcio co Pulecenella mbrogliato fra forza e senza forza'', p. 33.</ref> ::{{spiegazione|Uomo grosso, sgraziato e stupido.}} *{{NDR|'A}} '''Mangiatora.'''<ref name=eateat>Citato in ''C'era una volta Napoli'', pp. 107-108.</ref> :''La mangiatoia, la greppia.'' ::{{spiegazione|Denaro di non limpida provenienza. '''{{NDR|'A}} Mangiatora vascia.'''<ref name=eateat/>La mangiatoia collocata in basso, in posizione molto comoda per l'animale che in questo modo ha facile ed abbondante disponibilità di cibo. '''{{NDR|Tene' 'a}} Mangiatora vascia.'''<ref name=eateat/>(modo di dire usato in provincia di Napoli<ref>{{cfr}} ''C'era una volta a Napoli'', p. 107.</ref>) ''Avere la mangiatoia bassa'' significa avere comode, costanti e cospicue disponibilità economiche, ciò che consente, fra i non pochi agi e vantaggi, di non sapere neppure cosa sia la fame, di alimentarsi sempre bene e a sazietà. Senza nessuno sforzo, come in una confortevole mangiatoia.}} *'''Mannà' a accattà' o pepe.'''<ref>Citato in Antonio Altamura, ''Il dialetto napoletano'', Fausto Fiorentino, Napoli, 1961, p. 84, [https://books.google.it/books?id=h1cRAQAAIAAJ&q=manna%27+a+accatt%C3%A0+%27o+pepe&dq=manna%27+a+accatt%C3%A0+%27o+pepe&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjbiK-10pTdAhWRpYsKHd3YA5QQ6AEIMDAC]</ref> :''Mandare a comprare il pepe.'' ::{{spiegazione|Allontanare con un pretesto un bambino, una persona molto giovane perché non ascolti o non si intrometta in discorsi fra adulti.}} *'''Mannà 'e Pellerine.'''<ref>Citato in [[Antonio Petito]], ''Don Paparacianno'', Chiurazzi, Napoli, 1901, [https://books.google.it/books?id=-Uk1wEe3qa8C&q=manna%27+%27+e+pellerine+.&dq=manna%27+%27+e+pellerine+.&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiRzqbq7q_sAhVmpYsKHWFhB8gQ6AEwAHoECAMQAg p. 54].</ref> :''Mandare ai Pellegrini.'' ::{{spiegazione|''Te manno 'e Pellerine.'' Ti mando ai Pellegrini: te ne suono talmente tante, ti concio in modo tale che dovrai ricoverarti all'Ospedale dei Pellegrini.}} *'''Mannà ô paese 'e Pulecenella.'''<ref name=Paradise/> :''Mandare al paese di Pulcinella.'' ::{{spiegazione|Mandare qualcuno all'inferno.}} *'''Mannaggia ‘a culonna.'''<ref>Citato in Giuseppe Giacco, ''Cultura classica e mondo subalterno nei Pediculi di Gennaro Aspreno Rocco, {{small|Testo integrale in latino e versione in vernacolo afragolese}}'', Edizioni Istituto di Studi Atellani, 1985, [https://books.google.it/books?id=WEBC99ouJRIC&lpg=PT59&dq=&pg=PT59#v=onepage&q&f=false p. 59]</ref> :''Mannaggia la colonna!'' ::{{spiegazione|La Colonna della Vicaria collocata in passato nella Piazza dei Tribunali. Presso la Colonna il creditore insolvente dichiarava pubblicamente di voler cedere ai creditori i propri beni, facendo, secondo un'espressione popolare, ''zitabona''. <ref>Si veda, più dettagliatamente alla lettera F: ''Fa zita bona''.</ref>}} *'''Mannaggia 'a Marina.'''<ref>Citato in Giuseppe Maresca, ''Era di Maggio'', Lampi di stampa, 2012, Cologno Monzese, [https://books.google.it/books?id=9RKJAgAAQBAJ&lpg=PA210&dq=mannaggia%20a%20marina&hl=it&pg=PA208#v=onepage&q&f=false p. 208.] ISBN 978-88-488-1358-7</ref><ref>Citato in ''Ncopp' 'o marciappiede'', p. 12.</ref> :''Mannaggia la Marina!''<ref>L'imprecazione è attribuita a [[Francesco II delle Due Sicilie|Francesco II]] che con queste parole avrebbe manifestato il suo rammarico per la debole difesa opposta a [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] dalla Marina Borbonica. {{cfr}} ''Era di maggio'', p. 210. </ref> ::{{spiegazione|Con l'imprecazione si esprime solitamente il disappunto, la frustrazione, l'amarezza per una sconfitta imprevedibile o per il verificarsi di una circostanza avversa inattesa e non dipendente dalla propria volontà.}} *'''Mannaggia bubbà.'''<ref>Citato in AA. VV., ''Al di là delle parole'', a cura di Maria Vittoria Costantini e Maria Pierri, Franco Angeli, [https://books.google.it/books?id=sZH_CwAAQBAJ&lpg=PT118&dq=mannaggia%20a%20bubb%C3%A0&hl=it&pg=PT118#v=onepage&q&f=false], nota 11.</ref> oppure: '''Mannaggia a Bubbà!'''<ref>Citato in Pino Imperatore, ''Benvenuti in casa Esposito'', Giunti, Firenze 2012, [https://books.google.it/books?id=rdfYQ9wyoV8C&lpg=PA51&dq=mannaggia%20a%20bubb%C3%A0&hl=it&pg=PA51#v=onepage&q&f=false p. 51.] ISBN 9788809775695</ref> :''Mannaggia Bubbà!''<ref>Figura di furfante tramandata da un'antica tradizione popolare. Celebre per essere coinvolto in ogni genere di traffici loschi, divenne una sorta di capro espiatorio su cui sfogare la propria frustrazione con l'imprecazione citata. {{cfr}} più in dettaglio la nota 11 di ''Al di là delle parole'', [https://books.google.it/books?id=sZH_CwAAQBAJ&lpg=PT118&dq=mannaggia%20a%20bubb%C3%A0&hl=it&pg=PT118#v=onepage&q&f=false]</ref> *'''Mannaggia 'o suricillo e pèzza 'nfosa!'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 179.</ref> :''Mannaggia il topolino e [la] pezza bagnata!'' ::{{spiegazione|"Imprecazione che non dice nulla, ma che lascia sottintendere la taciuta causa che l'ha provocata.<ref>La spiegazione è in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 179.</ref>"}} *'''Mantené 'a cannéla.'''<ref name=corteo>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 46.</ref> :''Reggere la candela.'' ::{{spiegazione|"Fare da spettatore alle effusioni amorose di due fidanzati e risale all'uso romano di accompagnare gli sposi reggendo fiaccole accese.<ref>La spiegazione, di F. D'Ascoli, è in ''C'era una volta Napoli'', p. 46.</ref>"}} *'''Mantiene 'o carro p<nowiki>'</nowiki> 'a scesa.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 119.</ref> :''Trattieni il carro lungo la discesa.'' ::{{spiegazione|Non farti travolgere dalle difficoltà e non lasciare che le cose precipitino. Affronta le difficoltà con cautela e diplomazia.}} :oppure: ::{{spiegazione|Metti un freno alle tue spese.}} *'''Mappina 'e scisto.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 65.</ref> :''Straccio di petrolio.'' ::{{spiegazione|Stracci particolari che si impiegavano per la pulizia dei lumi a petrolio. L'espressione era anche impiegata come insulto rivolto ad una donna.</ref>}} *'''Mappina posta mpertica.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 235.</ref> :''Strofinaccio posto a pennone.''<ref>La taduzione è in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 235.</ref> ::{{spiegazione|Donna da nulla, elevata a riputazione, Trecca<ref>Venditrice d'ortaggi. Donna volgare, dedita al pettegolezzo. Vajassa. Mpechera.</ref>insignorita.}}<ref>La spiegazione è in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 235.</ref> *'''Marammé.'''<ref>Citato in Ledgeway, ''Grammatica diacronica del napoletano'', p. 109.</ref> o '''Marummé.'''<ref>Citato in Carlo Luigi Golino, ''Italian Quarterly'', [https://books.google.it/books?id=qPJVAAAAYAAJ&q=marumm%C3%A9&dq=marumm%C3%A9&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjT0ITB6v7cAhWtposKHc7dCOMQ6AEILzAB] p. 92.</ref> :''Povero me, me infelice!'' *'''Mariantò, 'o terramoto! ...Mo ...Mo ... scenno.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 220.</ref> :''Mariantonia, il terremoto! ...Ora ...Ora ...scendo.'' ::{{spiegazione|Canzonatura del tipo flemmatico e sempre assonnato che non si lascerebbe scuotere neppure da un terremoto.}} *{{NDR|'O}} '''Mastrisso'''.<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 225.</ref> ::{{spiegazione|Con mastrisso (e, al femminile ''Mastressa'' ci si riferiva in passato ironicamente al sapientone (alla sapientona), al (alla) saccente, a chi, senza esserne richiesto e averne i requisiti si atteggia a maestro, impartendo agli altri insegnamenti, criticandoli, correggendoli.}} *'''Mastuggiorgio.'''<ref>Citato in Sabato Antonio Manzi, ''La formazione della psichiatria in Irpinia'', ''Lettere Italiane'' n. 55 - novembre 2003, Guida, Napoli, [https://books.google.it/books?id=V7oTRWRoHrEC&lpg=PA27&dq=mastuggiorgio&hl=it&pg=PA27#v=onepage&q&f=false p. 27.] ISBN 88-7188-560-0</ref><ref>Citato inoltre in ''C'era una volta Napoli'', p. 34. Secondo Altamura il termine deriva dal greco ''mastigophòros'', portatore di frusta, altri studiosi lo riconducono al nome del famoso custode di folli del XVII° secolo mastro Giorgio Cattaneo, ideatore ed esecutore di "metodi terapeutici" particolarmente violenti. {{cfr}} ''C'era una volta a Napoli'', p. 34.</ref> o '''Masto Giorgio.'''<ref>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 517, con il seguente commento:''Masto Giorgio'': allorché i matti eran tenuti peggio che belve un custode di tal nome tanto s'illustrò per le bastonate che prodigava agli infelici dementi, da rimanere quel nome come generico, sì pei custodi de' matti, come per bastonatore instancabile.</ref> :''Mastro Giorgio.'' ::{{spiegazione|L'infermiere del manicomio; il castigamatti; persona affaccendata; chi avoca a sé la direzione di un'impresa o di una riunione; un capo autoritario che riporti ordine.}} *'''Mazzamma.'''<ref>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco travestute da vasciajole de lo mandracchio'' da Grabiele Quattomane, Stamparia de lo Comman. Nobele, Napoli, 1870, [https://books.google.it/books?id=UxoMrLZ9sJkC&dq=mazzamma&hl=it&pg=PA68#v=onepage&q&f=false p. 68.]</ref> :''Pesci di piccole dimensioni e di poco pregio.'' ::{{spiegazione|Cose o persone di infimo valore; gentaglia.}} *'''Mbomma!'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 228.</ref> :''[[bugia|Bomba]]!'' ::{{spiegazione|Bum! Questa l'hai sparata grossa! Che balla!}} *'''Mbomme 'e sapone.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 115.</ref> :''O ''bolle 'e sapone''. Bombe di sapone, le bolle di sapone)'' *''''Mbrellino 'e seta.'''<ref name=πόρνη>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 104.</ref> :''Parasole di seta.'' ::{{spiegazione|Prostituta (di non basso rango, che usava trattenersi, reggendo un variopinto parasole, agli angoli delle strade).<ref>{{cfr}}''C'era una volta Napoli'', p. 104.</ref>}} *''''Mbruoglie, aiutame.'''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 436.</ref> :''Imbroglio, aiutami!'' ::{{spiegazione|È l'abito mentale, la divisa di chi fa ricorso a mezzi disonesti per vivere.}} *'''Mbruscenare<ref>In forma corrente: 'mbruscenà.</ref> na cosa sott'u naso a uno.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 229.</ref> :''Strofinare una cosa sotto il naso ad (di) una persona.'' ::{{spiegazione|Fargliela notare bene, porgliela in forte evidenza. Proporre qualcosa con insistenza, più e più volte./ Mettergliela spesso innanzi perché se ne invogli, Sbacchiargliela <ref>Sbattergliela con forza.</ref>nel muso.<ref>Questa spiegazione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 229</ref>.}} *'''Me dai na voce.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''''O tavuto'', [https://books.google.it/books?id=4gXcAwAAQBAJ&lpg=PA20&dq=&pg=PA20#v=onepage&q&f=false p. 20.]</ref> :''Mi dai una voce.'' ::{{spiegazione|Mi saprai dire. ''Quanno te scite, me dai 'na voce.'' Quando ti svegli, quando aprirai gli occhi e ti renderai conto, mi saprai dire.}} *'''Me faje l'ammico e me mpriene la Vajassa.'''<ref>Citato in Partenio Tosco, ''L'eccellenza della lingua napoletana con la maggioranza alla toscana'' in Accademici Filopatridi, ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si scostano dal dialetto toscano'', tomo secondo, presso Giuseppe-Maria Porcelli, Napoli, 1789, [https://books.google.it/books?id=QgtZAAAAcAAJ&pg=RA1-PA178 p. 178].</ref> :''Ti comporti come un amico e mi metti incinta la serva.'' ::Da te non me lo sarei mai aspettato. *'''Me pare Donna Marianna, 'a {{sic|cape}} 'e Napule.'''<ref>Citato in ''Marianna, 'a Capa 'e Napule'', [http://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5646]</ref> :''Mi sembra Donna Marianna, la testa di [[Napoli]].'' ::{{spiegazione|Con questa espressione si mette in caricatura chi ha una testa grossa e informe.}} *'''Me pare mille anne.'''<ref>Citato in ''Pulcinella delle tre spose'', Roma, Gaetano Zenobi, 1710, [https://books.google.it/books?id=-Jldss8u50IC&dq=me%20pare%20mill'anne!&hl=it&pg=PA52#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Mi sembrano (pare) mille anni!'' ::{{spiegazione|Non vedo l'ora.}} *'''Me pare 'nu Marcoffo int' 'a luna.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 87.</ref> :''Mi sembri/a un Marcolfo nella luna.'' ::{{spiegazione|Hai/ha l'aria di un tonto.}} *'''Me pare 'o carro 'e Picchippò.'''<ref>Citato in ''[https://www.napoliflash24.it/detto-napoletano-del-16-febbraio/ Il detto napoletano del 16 febbraio]'', ''Napoliflash24.it'', 16 febbraio 2019.</ref> :''Mi sembra il carro di Picchippò.'' ::{{spiegazione|'''O carro 'e Picchipò'': un veicolo pieno zeppo, gremito fino all'inverosimile di persone chiassose.}} *'''Me pare 'o cucchiere 'e Bellumunno!'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Storia d'altri tempi'', [https://books.google.it/books?id=oR_sAwAAQBAJ&lpg=PA1&dq=Storia%20d'altri%20tempi&hl=it&pg=PA26#v=onepage&q&f=false p. 26].</ref> :''Mi sembri/sembra il cocchiere di Bellomunno!''<ref>Nota impresa di onoranze funebri.</ref>'' '' ::{{spiegazione|Che persona, che abbigliamento, che aspetto triste, pesante, cupo, funereo!}} *'''Me pare 'o pastore d' 'a meraviglia.'''<ref name=poimèn>Citato in Antonio Videtta , ''Considerazioni su Corrado Giaquinto in rapporto ai disegni del Museo di S. Martino'', Libreria Scientifica Editrice, Napoli, 1965, [https://books.google.it/books?id=2ajqAAAAMAAJ&q=Antonio+Videtta+%27o+pastore+d%27+%27a+meraviglia&dq=Antonio+Videtta+%27o+pastore+d%27+%27a+meraviglia&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiHgYvCxt_cAhUDGewKHSASBnkQ6AEIKTAA p. 87.]</ref> :''Mi sembra il pastore della meraviglia.'' ::{{spiegazione|Mi sembri/sembra un allocco, con quella posa immobile e quell'aria stupita, intontita, come quella di un pastore del presepe che assiste incantato ed estatico ai segni prodigiosi che accompagnano la nascita del Salvatore.}} *'''Me pàreno mill'anne!'''<ref name=glue/> :''Mi sembrano mille anni!'' ::{{spiegazione|Non vedo l'ora!}} *'''Me pozzo schiaffa' 'n'aglio arreto.'''<ref name=burn>Citato in ''Mannaggia Bubbà'', p. 130.</ref> :''Mi posso schiaffare un aglio dietro.'' ::{{spiegazione|Non c'è più niente da fare, sono rimasto totalmente e definitivamente fregato.}} *'''Me staje abbuffanno 'a guallera.'''<ref>Citato in Francesco Bellanti, ''L'ultimo Gattopardo'', [https://books.google.it/books?id=iT-jAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Francesco%20Bellanti&hl=it&pg=PA133#v=onepage&q=guallera&f=false p. 133.]</ref> :''Mi stai gonfiando l'ernia, il sacco scrotale.'' ::{{spiegazione|Abbuffà 'a guallera: annoiare a morte. Variazioni – al grado di fastidio estremo, mortale – sul tema: '''M'he fatto 'a guallara a pezzaiuola'''.<ref name=guà>Citato in ''Manuale di napoletanità'', [https://books.google.it/books?id=aKqXGBrfvZoC&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PA16&dq=m'he%20fatto%20'a%20guallara%20a%20pezzaiuola&hl=it&pg=PA17#v=onepage&q&f=false p. 17].</ref> '''M'he fatto 'a guallara a matriciana'''.<ref name=guà /> '''Me staje scartavetranno 'a guallara.'''<ref name=guà /> Rispettivamente: Mi hai fatto l'ernia alla pizzaiola. Mi hai fatto l'ernia all'amatriciana. Mi stai levigando con la carta vetrata (e anche quella di grana grossa) l'ernia.}} *'''Me veco pigliato d' 'e Turche!'''<ref>Citato in Raffaele Viviani, ''I dieci comandamenti'', [https://books.google.it/books?id=VTfskxLqACcC&lpg=PA144&dq=&pg=PA144#v=onepage&q&f=false, p. 144.]</ref> :''Mi vedo catturato (e tenuto a lungo prigioniero) dai (pirati) turchi!'' ::{{spiegazione|Mi vedo in una situazione disperata, senza via d'uscita.}} *'''Meccia a masculo e femmena.'''<ref>Citato, con definizione, in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 230.</ref> :''[[w:Calettatura|Calettatura]] a maschio e femmina, detta pure a dente, a battente.'' *'''Meglio sulo, ca male accumpagnato.'''<ref>Citato in ''Le Muse napolitane'', egloga II, ''Euterpe {{sic|overo}} La cortisciana'', p. 244.</ref> :''Meglio solo che mal accompagnato.'' *'''Mellune 'e acqua.'''<ref name=pomone>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 90.</ref> :''Meloni di acqua.'' ::{{spiegazione|'''O mellone 'e acqua'' è l'anguria. Ne veniva fatto grande consumo, specie da parte delle donne, il 14 giugno, che era giorno di digiuno per prescrizione ecclesiastica. I '''Mellune 'e pane.'''<ref name=pomone/>, meloni di pane, 'e '''capuaniélle'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 91.</ref>, i capuanelli – serbevoli fino a [[Natale]] ed oltre – sono invece i meloni veri e propri.<ref>{{cfr}}''C'era una volta Napoli'', pp. 90-91.</ref>}} *'''Mena<ref>Menare (in forma corrente: menà) gettare, lanciare.</ref> me''''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 231.</ref> ::{{spiegazione|Su, dai, svelto, sbrigati; e muoviti!}} *'''Menà na zeppata.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, anno V, venerdì, 13 maggio 1864, parlata 133, p. 529. </ref> ::{{spiegazione|Rivolgere una critica, muovere un rimprovero, ironizzare veicolando il messaggio attraverso un'affermazione allusiva in apparenza neutra, e tuttavia, per qualche parola in essa contenuta, messa spesso in risalto dal tono di voce, chiara quanto basta perché il destinatario ne comprenda il vero significato.<ref>Nel film ''L'oro di Napoli'', il pizzaiolo protagonista dell'episodio ''Pizze a credito'', gridava lo slogan pubblicitario: "Cà se magna e nun se pava!", intendendo dire che la pizza poteva essere acquistata pagandola dopo una settimana (pizza oggi ad otto). Se però fra i clienti scorgeva un cattivo pagatore opportunamente colto da amnesia che aveva trascurato di saldare il conto o un cliente che era solito rinviare il pagamento, lo stesso grido: "Cà se magna. ''E nun se {{sic|paava}}!...''", aveva tutt'altro significato, era cioè una ''zeppata'' ''menata'' lanciata, scagliata allo scroccone per rimproverarlo e rammentargli il debito non pagato. Altra possibile zeppata: "Nun 'o saccio. ''Io'' me faccio 'e fatte mie", "Non lo so. ''Io'' mi faccio i fatti miei", ''zeppata'' che potrebbe prendersi chi fa una domanda indiscreta, inopportuna, chi cerca di carpire informazioni riservate.</ref>}} *'''Menare<ref>In forma corrente: Mena': gettare, lanciare, buttare.</ref>u rancio<ref>Granchio, ma anche raffio, arpione, uncino.</ref>.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 325.</ref> :''Lanciare l'arpione, o il rampino, l'uncino.'' ::{{spiegazione|Agire in modo ambiguo, subdolo, manovrando copertamente con dissimulata scaltrezza per procurarsi un utile disonesto, illecito. Rubacchiare. Rubare.}} *'''Menarse a mare cu tutt' 'e panne.'''<ref>Citato e spiegato in Hermann W. Haller, ''Tra Napoli e New York, {{small|Le macchiette italo-americane di [[Eduardo Migliaccio]], testi con introduzione e glossario}}'', Bulzoni, 2006. ISBN 8878700819, [https://books.google.it/books?hl=it&id=CbIaAQAAIAAJ&dq=Menarse+a+mmare+cu+tutt%27+%27e+panne&focus=searchwithinvolume&q=Menarse+a+mmare+], p. 254.</ref> :''Tuffarsi a mare con tutti i vestiti addosso.'' ::{{spiegazione|Rovinarsi.}} *'''''Merda de<ref name=epsilon/>sproviero.'''''<ref>Citato in Giambattista Basile, ''Lo cunto de li cunti'', arcadia ebook, [https://books.google.it/books?id=d3zDCQAAQBAJ&lpg=PT169&dq=&pg=PT169#v=onepage&q&f=false p. 169]</ref> :''Sterco di sparviero.'' ::{{spiegazione|Così così, senza particolari pregi o difetti.}} *'''Mettere ‘a capa {{sic|‘a}} fa bene.'''<ref>Citato in Antonietta Ambrosano e Mimmo Barba, ''Ri-cre-azione'', presentazione di Antonio Faeti, Armando Editore, 2002, [https://books.google.it/books?id=KxKoVROF6DwC&lpg=PP1&dq=Antonietta%20Ambrosano%2CMimmo%20Barba&hl=it&pg=PA105#v=onepage&q&f=false p. 105.] ISBN 88-8358-319-1</ref> :''Mettere la testa a fare bene.'' ::{{spiegazione|Applicarsi, impegnarsi finalmente in cose serie, costruttive.}} *'''Mèttere 'a faccia 'int'â chiàveca.'''<ref>Citato in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 134.</ref> :''Mettere la faccia nella fogna.'' ::{{spiegazione|Avere di che doversi vergognare.}} *'''Mettere cennere ncopp' a na cosa.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 94.</ref> :''Mettere cenere su una cosa.'' ::{{spiegazione|Impedire che qualcosa si sappia, si divulghi. Sopirla. Metterla a tacere. Insabbiarla.}} *'''Mettere i recchie p'i pertose<ref>Anche: p' 'e senghe: attraverso gli spiragli delle porte.</ref>.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 327.</ref> :''Mettere 'e recchie p' 'e pertose: Mettere le orecchie attraverso i buchi.'' ::{{spiegazione|Origliare dappertutto per scoprire segreti.}} *'''Mettere l'assisa a le ccetrole.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 121.</ref> :''Imporre la tassa sui cetrioli.'' ::{{spiegazione|Antico modo di dire: Arrogarsi un diritto che non spetta.<ref>{{cfr}} più dettagliatamente ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', [https://archive.org/stream/curiositpopola08pitruoft#page/120/mode/2up p. 121.]</ref>}} *'''Mettuto mbaleria.'''<ref>Citato in ''So masto Rafaele e non te ne ncarrica'', p. 7.</ref> :''Mettere mbaleria'': ''prendere in giro. Preso in giro.'' *'''Mettere mpuzatura.'''<ref name=pupata/> ::{{spiegazione|O anche '''mpuzature'': Seminare zizzania, discordia. Fomentare le liti.}} *'''Mettere na pezza arza.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo, 1867'', anno II, n. 7, Giovedì 17 gennaio 1867, p. 2.</ref> :''Mettere un panno che scotta, che arde.'' ::{{spiegazione|Aggravare intenzionalmente, per errore, agendo in modo maldestro una situazione già difficile.}} *'''Mettere 'o ppepe 'nculo 'a zoccola.'''<ref>Citato in ''Manuale di napoletanità'', p. 22.</ref> :''Mettere il pepe nel deretano della pantegana.'' ::{{spiegazione|Istigare.}} *'''Mettere prete<ref name=epsilon/>de ponta.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 299.</ref> :'' ''Mettere prete 'e ponta.'': mettere, frapporre pietre aguzze.'' ::{{spiegazione|Sia nel senso reale di creare un ostacolo fisico, che nel senso figurato di creare ostacoli, impedimenti, sabotare, impedire la realizzazione di un progetto altrui.}} *'''Mettere uno ncopp'a nu puorco.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 316.</ref> :''Mettere una persona sopra un porco.'' ::{{spiegazione|Parlarne molto male pubblicamente di qualcuno, metterlo alla gogna, additarlo al pubblico disprezzo.}} *'''Metterse 'e casa e puteca<ref name=πθκ/>.'''<ref>Citato in ''A Buon 'Ntennitore, Proverbs of Naples'', p. 55.</ref> :''Mettersi casa e bottega.'' ::{{spiegazione|Dedicarsi ad un'opera interamente, meticolosamente, con ininterrotta assiduità.}} *'''Metterse na cosa int'i chiocche.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 102.</ref> :''Mettersi una cosa nelle tempie.'' ::{{spiegazione|Mettersela o Ficcarsela in testa. Es. ''Miettetillo buono dint' 'e chiocche!'' Ficcatelo bene in testa!}} *'''Metterse ntridece.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 215.</ref> :''Mettersi "in tredici".'' ::{{spiegazione|Intromettersi.}} *'''Mèza bbòtta.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary '', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA37#v=onepage&q&f=false p. 37.]</ref> :''Mezza botta.'' ::{{spiegazione|Una persona di scarso valore.}} *'''Meza<ref>Mezza</ref>{{sic|segnora}} e meza pettola<ref name=gonnella/>.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico'', p. 288.</ref> ::{{spiegazione|''Meza signora e meza pettola''. Una donna che non eccelle per comportamento educato.}} *'''Miett' 'a meglia.'''<ref>Citato in Antonio Grano, ''Trattato di sociologia della canzone classica napoletana'', Palladino, Campobasso, 2004, [https://books.google.it/books?id=qr0UAQAAIAAJ&q=miett%27a+meglia&dq=miett%27a+meglia&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjM9NyMruDkAhWStYsKHVj7B8IQ6AEIKjAA p. 66].</ref> :''Nel tressette, invito al compagno di gioco: metti (gioca) la migliore carta.'' ::{{spiegazione|In senso ironico, al sopraggiungere di persona o persone non gradite o per rilevare che l'ambiente, il contesto non è dei più incoraggianti, gradevoli, auspicabili: ''Miett' 'a meglia, mie'!'': Ora siamo proprio a posto! Il quadro è completo! Che magnifica scena! Che bellezza! Siamo cascati proprio bene!}} *'''Miettece nomme penna.'''<ref>Citato in Giacomo Marulli e Vincenzo Livigni, ''Guida pratica del dialetto napolitano {{small|o sia Spiegazione in lingua toscana della Mimica di alcune frasi e delle voci dei venditori e scene comiche DEI COSTUMI NAPOLITANI}}'', Stabilimento Tipografico Partenopeo, Napoli, 1877, [https://books.google.it/books?id=2D_K7e03FgwC&dq=Giacomo%20Marulli%2C%20Vincenzo%20Livigni&hl=it&pg=PA16#v=onepage&q&f=false p. 16]</ref> :''Mettici nome penna.'' ::{{spiegazione|Non parlarne più, perché una speranza è svanita leggiera come una piuma portata dal vento.<ref>La spiegazione è in Marulli e Livigni, p. 16.</ref>Non struggerti nella speranza che avvenga ciò che non accadrà mai. Non pensarci più.}} *'''Miezo limone.'''<ref name=shoeshine/> :''Mezzo limone.'' ::{{spiegazione|''Miezo limone'', con riferimento al colore argento e oro della sua statua, è l'ingiuria rivolta con molta confidenza dalle "parenti" a San Gennaro, per sollecitare il miracolo della liquefazione del suo sangue, se esso tarda a compiersi.}} *'''Mimì, Cocò e Carmene 'o pazzo stevano 'e casa into 'o stesso palazzo.'''<ref>Citato in Patrizia Mintz, ''Veritas'', PIEMME, 2010 [https://books.google.it/books?id=mialvSCnCysC&lpg=PA1&dq=patrizia%20mintz&hl=it&pg=PT120#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788858502662</ref> :''Mimì, Cocò e Carmine il pazzo abitavano nello stesso palazzo.'' ::{{spiegazione|Tre inseparabili e poco raccomandabili messeri.}} *'''Misce-misce.<ref>Miscio: gatto, micio. {{cfr}} ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 243.</ref>'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 243.</ref> :''Verso con cui si chiamano i gatti.'' *''''Mman' 'a.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', IV, p. 286.</ref> :''In mano a.'' ::{{spiegazione|Al tempo di.}} *'''{{sic|Mmange}}, ca ru ttuoie [[mangiare|mange]]!'''<ref name=eatplease>Citato in Apicella, ''I ritte antiche'', p. 320.</ref> :''Mangia, ché del tuo mangi!'' ::{{spiegazione|Si dice di chi crede di mangiare o, più in generale, di trarre un utile, un vantaggio economico a spese altrui senza avvedersi che a farne le spese è lui stesso.}} *''''Mmano a [[w:Gaetano Pappagone|Pappagone]]'''<ref>Citato e tradotto in [[Giulio Trevisani]], ''Teatro napoletano, {{small| Da Salvatore di Giacomo a Eduardo de Filippo}}'', [https://books.google.it/books?hl=it&id=XqjUAAAAMAAJ&dq=%27mmano+a+pappagone&focus=searchwithinvolume&q=+pappagone] p. 81.</ref> ::''Al tempo di Pappagone.'' ::{{spiegazione|In tempi antichi.<ref>La traduzione è in ''Teatro napoletano, {{small| Da Salvatore di Giacomo a Eduardo de Filippo}}'', p. 55.</ref> / In tempi oramai trascorsi.}} *''''Mmano all'arte.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', IV, p. 112. </ref> :''In mano all'arte, vale a dire: nelle mani di un artista.'' ::{{spiegazione|''Staje 'mmano all'arte.'' Sei nelle mani di un artista: non hai motivo di preoccuparti, considerati fortunato, sei in ottime mani, chi se ne occupa è una persona competentissima, un artista nel suo campo.}} *'''‘Mmertecà ll'uóglio.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 202.</ref> :''Rovesciare l'olio.'' ::{{spiegazione|Venir meno al voto di [[castità]].<ref>La spiegazione è in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 202.</ref>}} *'''Mmesca francesca.'''<ref>Citato in ''Fascio de chellete nove contegnose e freccecarelle fatte da paricchie auture pe llevare la paturnia e li pierdetienbe; raccuoveto e prubbecato da jachil Girì Zuzù (briolià) Napole: se venne a lo mavazzeno de libre de Luigi Chiurazzi'', Napoli, 1836, [https://books.google.it/books?id=XjEc0tENsDAC&dq=mmesca%20Francesca&hl=it&pg=RA1-PA7#v=onepage&q&f=false p. 7.]</ref> ::{{spiegazione|Mescolanza disordinata di cose, insieme di cose riunite senza criterio, confusione.}} *'''Mme'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 178.</ref> :''Bene. Es. ''Mme, avimmo fernuto. Jammocenne.'' Bene, abbiamo finito, andiamocene. '''''E mmé'''.<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 244.</ref>'' Ebbene. "''Storduto po addemanna, e mmè chi è stato?"'' ''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 244.</ref>'' Stordito poi chiede, ebbene chi è stato?'' *'''Mmocc’ ’a porta.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 54.</ref> :''In bocca alla porta.'' ::{{spiegazione|All'uscio, all'ingresso.}} *'''Mmocca liò.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, p. 343.</ref> :''In bocca, leone!'' ::{{spiegazione|Su, prendi, mangia!}} *'''Mmoccamennuno.'''<ref>Citato in Pietro Paolo Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 172.</ref> :"''Imboccameneuno''". ::{{spiegazione|Ingenuo, sprovveduto, credulone; in altri termini: '''nu maccarone''.}} *'''Mmuccà c' 'o cucchiariello.'''<ref>Citato in Romualdo Marrone, ''Il paese di Pulcinella'', vol. I, Bellini, Napoli, 1991, [https://books.google.it/books?hl=it&id=eqNWAAAAYAAJ&dq=mmucc%C3%A0+cu+%27o+cucchiariello&focus=searchwithinvolume&q=+cucchiariello p. 284].</ref> :''Imboccare con il cucchiaino.'' ::{{spiegazione|Spiegare con minuziosa, estrema accuratezza.}} *'''Mo mo.'''<ref>Citato in ''Vocabolario domestico napoletano e toscano compilato nello studio di [[Basilio Puoti]]'', p. 272.</ref> :''Or ora, proprio ora; subito. Ma: mo, mo: piano, aspetta un attimo, un momento.'' *'''Mo mo me l'aggio lavata; 'a tengo riccia riccia comm' 'a 'na 'ncappucciata!...'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 239.</ref> :''Proprio ora me la sono lavata; ce l'ho riccia riccia come un'insalata incappucciata!...'' ::{{spiegazione|Adescamento piccante in chiave gastronomica di una... venditrice.}} *'''Mo nce vo.'''<ref>Citato in ''Nu scagno de n'appartamiento e na festa de ballo'' di Pasquale Altavilla}}, Tipografia De' Gemelli, Napoli, 1850, [https://books.google.it/books?id=qDjH1HuWNDwC&dq=Mo%20nce%20vo'&hl=it&pg=PA10#v=onepage&q&f=false p. 10.]</ref> :''Ora ci vuole.'' ::{{spiegazione|Giustamente, già, per l'appunto, proprio così.}} *'''{{sic|Mo pe mo}}.'''<ref>Citato in [[Niccola Valletta]], ''Poesie inedite'', Dalla Tipografia di Luigi Nobile, Napoli, 1816, [https://books.google.it/books?id=tSJbAAAAcAAJ&dq=Niccola%20VALLETTA&hl=it&pg=PA17#v=onepage&q&f=false p. 17]</ref> :''Mo' pe' mo': Ora per ora. Adesso per adesso.'' ::{{spiegazione|Ora ora, proprio ora, proprio adesso, proprio subito. Immediatamente.}} *'''{{sic|Mò t'appoio a guallara ncapo}}.'''<ref name=guà /> :''Ora ti appoggio l'ernia in testa!'' ::{{spiegazione|Ora basta! Io ti sormonto, ti sovrasto con la mia ernia, ad essa ti infeudo, e con ciò ti riporto al rango che ti spetta, giacché sei una nullità e hai parlato troppo e a sproposito. Sta' zitto!}} *'''Monaco de sant'Agostino doje cape ncoppa a no coscino.'''<ref>Citato in ''Lo Spassatiempo'', [https://books.google.it/books?id=pz4_AQAAMAAJ&dq=spassatiempo&hl=it&pg=PT281#v=onepage&q&f=false p. 281].</ref> :''Monaco di sant'Agostino due teste sopra un cuscino.'' ::{{spiegazione|Si dice di un religioso la cui vocazione non sembra autentica.}} *'''Morte gnagnolla.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 199.</ref> :''Morte lenta.'' *'''Mosca cavallina.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 107.</ref> :''Ippobosca (insetto ematofago)'' ::{{spiegazione|Ma anche: persona fastidiosa, molesta, insistente, assillante. ''Uh Mamma d' 'a Saletta! Tu si' propio 'na mosca cavallina!'' Uh, Madonna della Salette! Sei proprio asfissiante!}} *'''Mparanza.'''<ref>Citato in Nino Del Duca, ''Io stongo 'e casa 'America. Riflessioni'', prefazione di [[Furio Colombo]], introduzione di Antonio Ghirelli, Guida, Napoli, [https://books.google.it/books?id=8npveIawS-8C&lpg=PA175&dq=Mparanza&hl=it&pg=PA175#v=onepage&q=Mparanza&f=false p. 175.] ISBN 88-7188-905-3</ref> ::{{spiegazione|Tutto, Tutti o Tutte insieme, senza distinzione.}} *'''Mpechèra''' o '''Ntapechèra.'''<ref>Citato in ''Il Borghini'', anno primo, Tipografia del vocabolario, Firenze, [https://books.google.it/books?id=i5E_AAAAYAAJ&dq=Il%20Borghini%20studi%20di%20filologia%20e%20di%20lettere%20italiane&hl=it&pg=PA123#v=onepage&q=%20napoletano&f=false p. 123.]</ref> :''{{NDR|Donna}} intrigante, che imbroglia ed avviluppa.''<ref>Traduzione in ''Il Borghini'', p. 123.</ref> Truffatrice, fattucchiera. *'''‘Mpignarse ‘o càzzo e straccià’ ‘a cartella.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 207.</ref> :''Impegnare, dare in pegno il proprio pene e strappare la ricevuta.'' ::{{Spiegazione|Avere la certezza più assoluta, senza neppure l'ombra di un dubbio.}} *'''Mpilo mpilo.'''<ref>Citato in ''Il propugnatore'', vol. VII, parte II, presso Gaetano Romagnoli, Bologna, 1874, [https://books.google.it/books?id=lOpgAAAAcAAJ&dq=mpilo%20mpilo&hl=it&pg=PA174#v=onepage&q&f=false p. 174.]</ref> :'' (in) Pelo (in) pelo.'' ::{{Spiegazione|Lentamente, sottilmente. ''Annà' {{NDR|Jirsenne}} mpilo mpilo.''<ref>In ''Il propugnatore'', 1874, p. 174.</ref>: Intisichirsi. Consumarsi lentamente.}} *'''Mpacchiato 'e suonne'''<ref>Citato in ''Epigrammi del marchese di Caccavone e del Duca di Maddaloni'', a cura di Giuseppe Porcaro, Arturo Berisio Editore, Napoli, 1968, p. 49.</ref> ::{{spiegazione|Fortemente assonnato}} *''''Mprenà' 'e feneste.'''<ref name=mèrevolage/> :''Ingravidare le finestre.''' ::{{spiegazione|Struggersi dal desiderio, desiderare ardentemente, appassionatamente a distanza.}} *'''Nprimmis et antemmonia.'''<ref>Citato in Giovanni Fiorilli, ''La terza chiacchiareata nfra lo cuorpo de Napole e lo Sebeto. Di Giovanni'', [https://books.google.it/books?id=T-u72GoDi78C&lpg=PA3&ots=OwJKimQfo5&dq=&pg=PA3#v=onepage&q&f=false p. 3].</ref> :''In primis et ante omnia.'' ::{{spiegazione|Per prima cosa e innanzitutto.}} *'''Mpupazzà.'''<ref name=pupata>Citato in Pietro Paolo Volpe, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 189.</ref> ::{{spiegazione|Vestirsi con eccessivo sfarzo, agghindarsi vistosamente. Camuffare per occultare difetti e gabellare per buono, perfetto, autentico: imbrogliare.}} *'''{{NDR|'O}} Mpustatore.'''<ref>citato in ''I promessi sposi, In lingua napoletana'', [https://books.google.it/books?id=V_vgAgAAQBAJ&lpg=PT40&dq=mpustatore&hl=it&pg=PT40#v=onepage&q&f=false cap. X]</ref> ::{{spiegazione|Il prepotente, chi pretende di avere senza darsi neppure la briga di chiedere, chi vuole imporre la propria volontà in modo arrogante.}} *'''Muchio muchio.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 250.</ref> ::{{spiegazione|Quatto quatto.<ref>La spiegazione è in D'Ambra, p. 250.</ref>}} *'''Muchio surdo'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 74.</ref> ::{{spiegazione|Sornione, ipocrita.<ref>''— Ma comme! Me parea na santarella | chella muchiella sorda! 'Aggio ncuntrata | doj' ore fa, dint' a na carruzzella... | Cummà!... Ma comme steva ngrattinata!'' (In ''Poesie napoletane'', p. 60) — Ma come! Mi sembrava una santarella | quella marpioncella! | Commà! Ma com'era agghindata!</ref>}} *'''Mùmmera'''<ref name=stubborn>Citato in ''C'era una volta Napoli, p. 31.''</ref>o '''Mùmmara'''<ref name=stubborn/>o '''Mómmara'''<ref name=stubborn/>o '''Mómmaro'''<ref name=stubborn/>o '''Mmúmmera'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 240.</ref> o '''Zùmmaro'''<ref name=stubborn/> :''Anfora di creta impiegata per attingere l'acqua alle fontane pubbliche e conservarla in casa, era usata dagli acquafrescai che vendevano l<nowiki>'</nowiki>''acqua zuffrègna'', l'acqua sulfurea che si manteneva fresca grazie alla creta.'' ::{{spiegazione|Uomo dalla testa dura, ostinato, refrattario alle sollecitazioni esterne. Seno prosperoso<ref>{{cfr}} per questo significato, Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 203.</ref>.}} *'''Muorto 'o criaturo nu' simmo chiù cumpare.'''<ref name=chiachiello/> :''Morto il bambino (il figlioccio) (l'interesse che ci univa) non siamo più compari.'' ::{{spiegazione|Si dice per esprimere il proprio rammarico quando si constata un improvviso mutare di atteggiamento o se una relazione - in passato buona - all'improvviso ed incomprensibilmente si raffredda.}} *'''{{NDR|'O}} muorzo d'a crianza.'''<ref>Citato e spiegato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 115.</ref> :''Il boccone della creanza.'' ::{{spiegazione|L'ultimo boccone del piatto.}} *'''Muro muro.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 58.</ref> ::{{spiegazione|Rasente il muro. ''Ji' muro muro'': andare rasente il muro.}} *'''Murì cu 'e guarnemiénte<ref>I finimenti con cui viene bardato il cavallo.</ref> 'ncuollo.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 24.</ref> :''Morire con i finimenti addosso.'' ::{{spiegazione|Morire mentre si sta svolgendo il proprio lavoro, si sta compiendo il proprio dovere.}} *'''Muscio int' 'e mecce.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 371.</ref> :''Debole nelle giunture.'' ::{{spiegazione|Debole, senza forze, a stento in piedi. Idea affine è richiamata dall'espressione: '''Scunocchio ncopp'ê mecce.'''<ref>Citato in Ettore De Mura, ''Poeti napoletani dal Seicento ad oggi'', vol. 2, [https://books.google.it/books?hl=it&id=nC0uAAAAIAAJ&dq=scunucchi%C3%A0&focus=searchwithinvolume&q=mmecce], Alberto Marotta Editore, 1973, p. 577.</ref> ''Mi piego sulle giunture, vacillo sulle ginocchia.''}} *'''Muzzóne 'e fescena.<ref>Cesto per la raccolta dell'uva fabbricato a forma di cono capovolto con al vertice una punta di legno ('o muzzóne) che, conficcata nel terreno, lo teneva in piedi. {{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 14.</ref>''' :''Punta (mozzicone) di cesto.'' ::{{spiegazione|Persona di bassa statura e tozza. Anche: '''Muzzone d'ommo.''' ''Mozzicone d'uomo'': Omiciattolo.<ref>Citato e spiegato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 252.</ref>}} ==N== *'''N'acciso e nu 'mpiso.'''<ref name=hang>Da Vincenzo Vitale, ''Malufiglio'', citato in Pasquale Scialò, ''La sceneggiata, {{small|Rappresentazioni di un genere popolare}}'', [https://books.google.it/books?id=nqY9qxaAUh4C&lpg=PP1&dq=P.%20Scial%C3%B2&hl=it&pg=PA268#v=onepage&q&f=false p. 268]</ref> :''Un ammazzato e un impiccato.'' ::{{spiegazione|Una strage. ''"[...] nun te fà vedé, si no ccà succede n'acciso e nu 'mpiso."''[...] non farti vedere, altrimenti qui succede una strage.<ref name=hang/>''Fà n'acciso e 'nu mpiso:'' fare una strage.}} *'''N'aggie scaurate chiaveche, ma tu si' 'o nummere uno!'''<ref>Citato in ''Troppo napoletano'', [https://books.google.it/books?id=3rK4CgAAQBAJ&lpg=PT85&dq=n'aggie%20scaurate%20chiaveche&hl=it&pg=PT85#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Ne ho lessate fogne, ma tu sei il numero uno!'' ::{{spiegazione|Ne ho conosciuti e piegati tanti di mascalzoni, ma tu sei un farabutto come nessun altro!}} *'''N'anno fatto tacche e chiuove.'''<ref>''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1862, [https://books.google.it/books?id=MC7l6SgIRpUC&dq=tacche%20e%20chiuove&hl=it&pg=PA1342#v=onepage&q&f=false p. 1342].</ref> :''Ne hanno fatto tacchi e chiodi.'' ::{{spiegazione|''Fà 'na cosa tacche e chiuove'', ridurre una cosa tacchi e chiodi, usarla fino all'estremo logoramento.}} *'''N'ommo cu 'e mustacce.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', Delfini S.R.L., Milano, 1967, [https://books.google.it/books?id=6rM-AAAAIAAJ&q=ommo+cu+%27e+mustacce&dq=ommo+cu+%27e+mustacce&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiIvPrjwu7cAhUP-6QKHYN6AMUQ6AEIRzAG]</ref> :''Un uomo con i [[baffo|baffi]].'' ::{{spiegazione|Un uomo di notevoli capacità e doti morali che incute, per questo, un grande rispetto.}} *''''N'uocchio cecato e l'aità toja!.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 271.</ref> :''Un [[occhio]] cieco e l'età tua.'' ::{{spiegazione|Sarei disposto a perdere un occhio pur di avere la tua giovane età.}} *'''Na carta 'e tre.'''<ref>[[Giuseppe Marotta]], ''I bambini osservano muti le giostre dei grandi'', {{sic|IoScrittore}}, 2012. ISBN 978-88-97148-80-7, [https://books.google.it/books?id=URfD3p3bCo4C&lpg=PP1&dq=Giuseppe%20Marotta&hl=it&pg=PT13#v=onepage&q&f=false p. 13] </ref> :''Una carta di tre.'' ::{{spiegazione|Nel gioco del tressette è la carta che ha il valore più grande. Una persona importante, che conta. Nel gergo della malavita: guappo, uomo "di rispetto".}} *'''Na chiaveca.'''<ref>Citato in ''Manuale di napoletanità'', p. 24.</ref> :''Una cloaca, una fogna.'' ::{{spiegazione|Malissimo. Spregevole (detto con una connotazione espressiva da fortemente esplicita, dura, fino a brutale, offensiva). Esempi: Sto 'na chiavica: sto malissimo. Te sì cumpurtato 'na chiavica: ti sei comportato malissimo, sei gravemente in difetto. Stu cafè è 'na chiavica: questo caffè è assolutamente imbevibile. È 'na chiaveca: è (una persona, una cosa) spregevole; e se è proprio spregevole senza residui, senza eccezione, allo stato puro allora: (una persona, una cosa) ''è manc' 'a chiavica'': (non) è neppure la cloaca, cioè neppure la cloaca è altrettanto spregevole. ''Te sì cumpurtato manc' 'a chiaveca!'', ti sei comportato nel modo più spregevole, renditi conto che non hai alcuna giustificazione possibile, ti sei squalificato per sempre!}} *'''Na galletta 'e Castiellammare.'''<ref>In Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', p. 144.</ref> :''Una [[avarizia|galletta]] di Castellammare.''<ref>Galletta molto difficile da ammorbidire in acqua.</ref>'' '' ::{{spiegazione|Il fuoriclasse degli avari: spietato anche verso sé stesso, è del tutto inutile sperarne il sia pur minimo gesto di generosità.}} *'''Na lenza e sole.'''<ref>Citato in ''Lo Lampo'', anno I, n. 47, [https://books.google.it/books?id=90MiAQAAIAAJ&dq=&pg=PA46-IA9#v=onepage&q&f=false p.3]</ref> '''Na lenza 'e sole.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 153.</ref> :''Una (lenza) striscia di [[sole]].'' ::{{spiegazione|''<nowiki>'</nowiki>Na lenz' 'e sole.'' o anche: ''<nowiki>'</nowiki>Na lenzetella 'e sole'': un raggio di sole.}} *'''{{sic|Na}} meza botta.'''<ref name=demi>Citato e spiegato in Mondadori, Meridiani, p. 1008.</ref> :''Una mezza botta.'' ::{{spiegazione|Mediocre, così così.}} *'''Na meza parola.'''<ref>Citato in [[Niccolò Amenta]], ''Il Forca'', Presso Giacomo Prodotti, Venezia, 1700, [https://books.google.it/books?id=j4AQZtbONO0C&dq=&pg=RA2-PA13#v=onepage&q&f=false p. 113].</ref> :''Una mezza parola.'' ::{{spiegazione|Un'insinuazione. Un velato accenno. Un'allusione.}} *'''Na rétena 'e cavalle.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 98.</ref> :''Una redine di cavalli.'' ::{{spiegazione|"Un gruppo di tre cavalli aggiogati contemporaneamente a un carro: ''<nowiki>'</nowiki>o foremano, 'o sotto e 'o bilancino.''"<ref>La spiegazione è in ''C'era una volta Napoli'', p. 98.</ref>}} *'''Naso a piriquacchio.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 302</ref> ::{{spiegazione|O: ''a piripacchio''. Naso mal fatto. Naso a bocciuolo.<ref>La spiegazione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 302.</ref>}} *'''Nacchennella<ref>Da il n'a qu'un œil. Ha solo un occhio, con riferimento agli ufficiali francesi che portavano il monocolo, {{cfr}} ''Naples allegro con fuoco'', [https://books.google.it/books?id=7AQuAwAAQBAJ&lpg=PT196&dq=nacchennella&hl=it&pg=PT196#v=onepage&q&f=false]</ref>.'''<ref>Citato in Véronique Bruez, [Naples allegro con fuoco], [https://books.google.it/books?id=7AQuAwAAQBAJ&lpg=PT196&dq=nacchennella&hl=it&pg=PT196#v=onepage&q&f=false]</ref><ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 216.</ref> ::{{spiegazione|Effeminato.<ref>{{cfr}} Anfreoli, p. 252.</ref> Non diversamente dal chiachiello e dal fareniello è un uomo tutto gradevoli apparenze, inconsistente e inconcludente nell'essenza. ''Siente, pozz'essere privo d' 'a libbertà, ca {{sic|sì}} n' 'a fernisce e guardà a cchillo nacchennella te 'ntacco a 'mpigna!...'' (Senti, che io possa essere privo della libertà, (che) se non la finisci di guardare quell'effeminato, ti sfregio!...)<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 216.</ref>}} *''''Nc'azzecca.'''<ref>Citato in ''La nferta pe lo capodanno de lo 1835'', Da li truocchie de la Sociatà fremmateca, Napoli, [https://books.google.it/books?id=YVAtm_0zs2gC&dq=nc'azzecca&hl=it&pg=PA41#v=onepage&q=nc'azzecca&f=false p. 41]</ref> ::{{spiegazione|Ci sta bene, si abbina bene.}} *''''Nc'è ròbba a piètto 'e cavàllo.'''<ref name=toscodueseisei/> :''C'è roba (fino) al petto del cavallo''. ::{{spiegazione|Detto di qualcosa molto ricco e sovrabbondante, come il torrente in piena che arriva sino al petto del cavallo che lo guada.}} *'''Ncapa comm'a serpe e senza allé allé<ref>Allè, refuso, nella fonte. Allé allé era il grido carnevalesco per farsi far largo, {{cfr}} Rocco, ''Vocabolario del dialetto napoletano'', p. 78.</ref>.'''<ref>Citato con spiegazione in [[Emmanuele Rocco]], ''Vocabolario del dialetto napoletano'', Bernardino Ciao Editore-{{sic|librajo}}, Napoli, 1882, [https://archive.org/details/vocabolariodeld00roccgoog/page/n95 p. 78].</ref> :''In testa, come alla serpe, e senza farsi largo.'' ::{{spiegazione|"Usasi [...] al giuoco della trottola per imporre di tirare sulla trottola direttamente [...] , cioè senza discostare le cose in mezzo alle quali trovasi la trottola."}} *'''Ncasà 'a mano.'''<ref>Citato in [[Cesare Caravaglios]], ''Voci e gridi di venditori in Napoli'', introduzione di Raffaele Corso, Catania, Libreria Tirelli di F. Guaitolini, Catania, 1931 · IX, p. 67.</ref> :''Calcare (con) la mano.'' ::{{spiegazione|Aumentare, accentuare, insistere.}} *'''Ncasa 'e piere nterra, ca nu'scenne maje.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina'', p. 118.</ref> :''Calca (bene) i piedi al suolo, perché (la bilancia) non scende mai.'' ::{{spiegazione|Si dice al venditore quando il peso sembra scarso.}} *'''Ncasare lo<ref name=Ω />masco.'''<ref>Citato in D'Ambra ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 237.</ref> :''Calcare, pigiare (riempiendolo) il mortaretto.'' ::{{spiegazione|''Ncasà 'o masco'': mangiare a crepapelle.}} *''''Nce capimmo a sische.''' <ref>Citato in ''Lo Lampo, {{small|Giornale elettreco pe tutte}}'', anno 2, n. 5, giovedì 13-01-1876, [https://books.google.it/books?id=E6AHIpKYY_IC&hl=it&pg=PA5-IA13#v=onepage&q&f=false p. 2]</ref> :''Ci capiamo a fischi.'' ::{{spiegazione|Ci capiamo al volo, a cenni, con uno sguardo. ''Nce capimmo a sische...'' Ci capiamo..., ci siamo capiti... (non c'è bisogno di dire altro..., non c'è bisogno di dire niente...).}} *'''Nce stanne chù ghiuorne ca ppurpette – devette Carnuale!'''<ref>Citato in Apicella, ''I ritte antiche'', p. 363.</ref> :''Ci sono più giorni che polpette – disse Carnevale!'' ::{{spiegazione|Nella vita sono molti i giorni di magra e di privazione, ben pochi quelli di abbondanza.}} *'''Nce vò nu core.'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', p. 38.</ref> :''Ci vuole un cuore.'' ::{{spiegazione|Ci vuole del cuore, del coraggio, della bella faccia tosta.<ref>La spiegazione è in ''TuttoTotò'', p. 38.</ref>}} *''''Nchiuvà 'nu chiuovo.'''<ref>Citato in ''Cucozze e caracazze'', p. 198.</ref> :''Inchiodare un chiodo.'' ::{{spiegazione|Contrarre un debito.<ref>La spiegazione è in ''Cucozze e caracazze'', p. 198.</ref>}} *'''Ncopp'a botta.'''<ref>Citato e spiegato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 58 .</ref> :''Sul colpo.'' ::{{spiegazione|Lì per lì, e si dice per lo più di pagamento.}} *'''Ncopp'a ccuotto, acqua volluta.'''<ref>Citato in ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 15.</ref> :''Sopra al cotto (scottato''<ref>Scottato,ferito da un dolore cocente.</ref>'') acqua bollita.'' ::Disgrazia sopra disgrazia.<ref>L'interpretazione è in ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri''</ref> *'''Nciucessa.'''<ref name=chiàchià/> ''''Ngiucièro.'''<ref name=iùc/> ::{{spiegazione|Chi per inclinazione ed abilità innate pratica abitualmente l'[[w:Inciucio|inciucio]].}} *'''Nciucio.<ref>Onomatopeico.</ref>'''<ref name=chiàchià/> o ''''Ngiùcio.'''<ref name=iùc>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 477.</ref> ::{{spiegazione|Pettegolezzo, parlottio, chiacchiericcio segreto, confabulazione, mormorazione; il macchinare, l'orchestrare, il concertare copertamente progetti malevoli. "''Groviglio di equivoci, falsità, pettegolezzi, rivolto a creare inimicizie. Esiste, in dialetto, anche il sostantivo <nowiki>'</nowiki>'ngiucièro': colui che a fin di male, mette in opera uno o alcuni''<nowiki>'</nowiki>ngiùci<ref>La definizione è di Giovanni Artieri, in ''Napoli, punto e basta?'', p. 477.</ref>."}} *'''Ne vuo' ca so cepolle.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 94.</ref> :''Ne vuoi che sono cipolle'' ::{{spiegazione|Cipolle: botte, percosse. ''Quante ne vuò ca so cepolle'': Se sono botte quelle che cerchi, qui ce ne sono quante ne vuoi, fino alle lacrime.}} *'''{{NDR|'A}} Nennella 'e ll'uocchie.'''<ref>Citato in [[Rocco Galdieri]], [https://wikisource.org/wiki/Page:%27E_Lluce-luce.djvu/10 'E lluce-luce (Le lucciole)], Editrice Tirrena, Napoli, 1928, p. 8.</ref> :''La "bambina degli occhi."'' ::{{spiegazione|La pupilla.}} *'''Neve 'e sciuocco.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 49.</ref> :''Neve di fiocco.'' ::{{spiegazione|Veri e propri fiocchi di neve, raccolta, accumulata, sotterrata in sacchi nella stagione invernale e dissotterrata in quella estiva, per essere offerta in vendita, mista a vino cotto (bollito con zucchero) che veniva preparato in autunno e conservato in bottiglia. Il vino cotto veniva bevuto anche d'inverno al fioccare della prima neve.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 49 e p. 85.</ref>}} *'''Ngigna''''<ref>Citato in ''Viviani'', III, p. 228.</ref> :''Adoperare un oggetto nuovo per la prima volta.'' *'''{{NDR|'O}} Nicchinonno.''' <ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 261.</ref> ::{{spiegazione|Il [[w:pelargonium triste|geranio notturno]].}} *'''{{NDR|'O}} Nippulo.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 262.</ref><ref>Citato in P. Bello e D. Erwin, ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PR1&dq=Modern%20Etymological%20neapolitan&hl=it&pg=PA150#v=onepage&q&f=false p. 150]</ref> :''Pelucco.'' ::{{spiegazione|Molto comunemente impiegato per indicare i pallini ('e nippule) che si formano su un tessuto di lana (tipici quelli che si formano su di un maglione vecchio) vecchio, consumato.}} *''''Nnoglia.'''<ref name=scarti>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 94.</ref> ::{{spiegazione|Salsicciotto o salame poco costoso confezionato con tritumi di budella insaporiti con sale, pepe ed anici. In senso lato: Scioccone, stupido. ''''Nnoglia vestuta'''<ref name=scarti/> ''Salsicciotto, salame vestito'': persona lenta, torpida.}} *'''Nòbbele e snobbele<ref>''Sdòbbele'', refuso, nel testo.</ref>'''.<ref>Citato con traduzione e spiegazione in ''Napoli, punto e basta?'', p. 33.</ref> :''Nobili e non nobili.'' ::{{spiegazione|Tutti, nessuno escluso. L'intero popolo.}} *'''Nocche e ziarelle.'''<ref>Citato in Nicolò Lombardi, ''La Ciucceide {{small|o puro La reggia de li ciucce conzarvata. Poemma arrojeco di Nicolò Lombardi. Caporuota nella Regia Udienza di Trani}}'', Presso Giuseppe Maria Porcelli, Napoli, 1783, [https://books.google.it/books?id=73rWCcix8KQC&lpg=PA190&ots=3gNpW1msnp&dq=&pg=PA190#v=onepage&q&f=false p. 190].</ref> :''Fiocchi e fettucce, nastri.'' ::{{spiegazione|Cianfrusaglie, ammennicoli, cose futili, spese inutili.}} *'''Non me ntrico e non me mpaccio.'''<ref>Citato in ''No Sansone a posticcio co Pulecenella mbrogliato fra forza e senza forza'', p. 25.</ref> :'' ''Nun me 'ntrico e nun me 'mpaccio'': Non mi intrometto e non resto coinvolto (mi intralcio, mi impiglio).'' *'''Nonna nonna''' o '''Nonna'''.<ref name=lullaby>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 264.</ref> :''Ninnananna. Ninna. '''''Cu a nonna.'''''<ref name="lullaby" /> o (''Cu a nonna nonna'') Restituire i soldi con pieno comodo.<ref>{{cfr}} Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 264.</ref> ''Pavà cu 'a nonnanonna.'' Pagare con la ninnananna, pagare [[w:|a babbo morto]].'' *''''Ntaccata 'e 'mpigna.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 205.</ref> :''Sfregio, nel gergo della malavita antica.'' *'''Ntapechera.'''<ref>Citato in Marulli e Livigni, p. 44.</ref> ::{{spiegazione|Donna intrigante, intramettente, pettegola, incline a tramare inganni, raggiri. ''Leva lè, mmecciata ntapechera.''<ref>In Marulli e Livigni, p. 44.</ref> Va' via, viziosa pettegola, intrigante!}} *''''Ntrichete 'e te!'''<ref>Citato in Anna Menafro e Mariarosa Amodio, ''Il berretto del laureato'', PM Edizioni, Varazze (SV), 2018. ISBN 978-88-99565-86-2, [https://books.google.it/books?id=WhdiDwAAQBAJ&lpg=PA1&dq=Anna%20Menafro&hl=it&pg=PA120#v=onepage&q&f=false p. 120].</ref> :''(Letteralmente: immischiati di te!) Fatti i fatti tuoi!'' *'''Ntrillavallà.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 267.</ref> :''A sproposito. Di punto in bianco.''<ref>Questa definizione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 267.</ref> *''''Nu chiappo 'e 'mpiso.'''<ref>Citato in Armando Cenerazzo, ''Rose rosse e rose gialle'', Alfredo Guida Editore, Napoli, [https://books.google.it/books?id=lTF7BwXMuq4C&lpg=PA297&dq=cenerazzo&hl=it&pg=PA101#v=onepage&q&f=false p. 101]</ref> :''Un cappio di impiccato.'' ::{{spiegazione|Un pendaglio da forca.}} *'''Nu malacarne.'''<ref>Citato in Carmine Ruizzo, ''La terra dei suoni, {{small|Un viaggio attraverso la musica popolare campana}}'', [https://books.google.it/books?id=9dhRDwAAQBAJ&lpg=PA10&dq=&pg=PA10#v=onepage&q&f=false p. 10]</ref> ::{{spiegazione|O ''na malacarna'': Un uomo crudele, spietato.}} *''''Nu mariuolo cu' ' a scala ' ncuollo.'''<ref>Citato in [[Renato de Falco]], ''Il napoletanario'', Colonnese Editore, Napoli; in [[Nello Ajello]], ''Detti e contraddetti del popolo napoletano'', la Repubblica.it Archivio del 28. 01. 2002.</ref> :''Un ladro con la scala sulle spalle.'' ::{{spiegazione|Una persona di scarso senso etico, spudoratamente disonesta.}} *'''Nu parmo e nu ziracchio<ref name=Zrk>Lunghezza misurata dal pollice e dall'indice tesi. {{cfr}} Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 470.</ref>.'''<ref>Citato in Pasquale Scialò, ''Storia della canzone napoletana 1824-1931'', vol. I, Neri Pozza, Vicenza, 2017, [https://books.google.it/books?id=-CtEDwAAQBAJ&lpg=PR221&dq=&pg=PR221#v=onepage&q&f=false p. 221].</ref> :''Un palmo ed una piccola quantità. Un po'.'' *'''Nu piezzo ‘e pane.'''<ref>Citato in ''Il morto supplente'', p. 32.</ref> :''Un pezzo di pane.'' ::{{spiegazione|Una persona veramente buona, mite, pacifica.}} *''''Nu quadro 'e luntananza.'''<ref>Citato in [[Franco Di Mare]] ''Il paradiso dei diavoli'', BUR, RCS Libri, Milano, 2012, [https://books.google.it/books?id=fV0gAQAAQBAJ&lpg=PT30&dq=&pg=PT30#v=onepage&q&f=false p. 30]. ISBN 978-88-58-65498-9</ref> :''Un quadro di lontananza.'' ::{{spiegazione|Riferito ad una donna ancora molto seducente, molto bella, seppure di una bellezza un po' autunnale, un po' sfiorita, fanée. Tale quindi da essere apprezzata al meglio, come si fa con un quadro, se ammirata da lontano, dalla distanza che, tenendo celati agli occhi i segni, le scalfitture del tempo, permette di apprezzare la bellezza dell'intera figura.}} *''''Nu scoglio ca nun fa patelle.'''<ref>Citato in ''Proverbi Italiani'', Associazione Culturale Adventure, [https://books.google.it/books?id=R14IDgAAQBAJ&lpg=PA1&dq=Proverbi%20Italiani%3A%20Tutta%20la%20sapienza%20e%20l'esperienza%20di%20secoli%2C%20sono%20...&hl=it&pg=PA200#v=onepage&q&f=false p. 200]</ref> :''Uno [[avarizia|scoglio]] che non produce patelle.''<ref>Traduzione in ''Proverbi italiani, p. 200''</ref> ::{{spiegazione|Un uomo avarissimo.}} *''''Nu sordo 'a {{sic|mesurelle}}<ref>Più comunemente ''Mesurella''.</ref>e chill'{{sic|amiche}} sempe rorme<ref>Si narra che un caldarrostaio occultò il cadavere di un uomo che aveva ucciso – secondo Apicella un venditore concorrente – proprio nel punto in cui vendeva le caldarroste. La "voce" insolita (e chill'{{sic|amiche}} sempe rorme!) con cui attirava i clienti finì per insospettire i gendarmi che scoprirono il delitto. {{cfr}} Apicella ''I ritte antiche'', p. 280.</ref>!'''<ref> Citato in Apicella ''I ritte antiche'', p. 280.</ref> :''Un soldo al misurino (di caldarroste) e quell'amico dorme sempre! (continua a non pagarmi).'' ::{{spiegazione|''Lo si dice a chi dimentica di onorare un impegno, di adempiere ad un obbligo.''}} *'''Nu sturcio<ref>'''O sturcio'': la smorfia, il lavoro eseguito malissimo, la persona o la cosa cosa deforme.</ref>masculo<ref>Maschio.</ref>.'''<ref>Citato in ''Alfabeto napoletano'', p. [https://books.google.it/books?hl=it&id=FKYdAQAAIAAJ&dq=sturcio+masculo&focus=searchwithinvolume&q=smorfeia 453].</ref> ::{{spiegazione|Una persona o una cosa di estrema bruttezza. Un lavoro, un'opera riusciti malissimo.}} *'''Nu' te piglia' collera, ca 'o zuccaro va caro.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 108.</ref> :''''Non arrabbiarti, perché lo zucchero è a costa caro.'' ::{{spiegazione|I dispiceri potrebbero facilitare o accrescere i disturbi cardiaci che anticamente venivano curati con lo zucchero, costoso. La collera non fa che aggiungere danno a danno senza nulla risolvere. Molto meglio quindi mantenersi in ogni circostanza il più possibile calmi, sereni.}} *'''Nu ziracchio<ref name=Zrk/>d'ommo.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 470.</ref> ::{{spiegazione|Un uomo di statura assai piccola.}} *'''Nun bulere stare manco pe pollece int' 'a cammisa d'uno.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano italiano'', p. 305.</ref> :''Non volere stare nemmeno come pulce nella camicia di qualcuno.'' ::{{spiegazione|''Nun vule' sta' manco pe' pollece int' 'a cammisa d'uno''. Non volersi trovar ne' suoi panni per tutto l'oro del mondo<ref>La spiegazione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano italiano'', p. 305.</ref>.}} *'''Nun ce so' ffose 'appennere.'''<ref>Citato e spiegato in Raffaele Viviani, ''Poesie'', Guida, Napoli, 2010, [https://books.google.it/books?id=WoVk3S-AR88C&lpg=PA84&dq=&pg=PA82#v=onepage&q&f=false p. 82.] ISBN 978-88 6042-710-6</ref> o '''Nun ce stanno fose 'appennere.'''<ref name=schälen/> :''Non ci sono fusi da appendere (alle mie vesti).'' ::{{spiegazione|Non c'è nulla da dire, da eccepire sulla mia condotta. Il mio comportamento è ineccepibile, impeccabile.}} *'''Nun ce vo' zingara p'anduvinà sta ventura.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 470.</ref> :''Non 'è bisogno della zingara (dell'indovina) per indovinare questa sorte.'' ::{{spiegazione|È cosa che si capisce da sé molto facilmente.}} *'''Nun da' audienzia.'''<ref>Citato in ''Per moda di dire'', p. 15.</ref> :''Non dare [[ascoltare|ascolto]], non ne vale proprio la pena.'' *'''Nun è doce 'e sale.'''<ref>Citato in Fortunato Calvino, ''Teatro'', Guida, Napoli, 2007, [https://books.google.it/books?id=CP23Fm_H7WoC&lpg=PA116&dq=doce%20'e%20sale.&hl=it&pg=PA116#v=onepage&q&f=false p. 116] ISBN 88-878-6042-328-3</ref> :''Non è dolce di sale.'' ::{{spiegazione|È tutt'altro che mite e accomodante. È un uomo duro, di approccio molto difficile.}} *'''Nun fa' asci' 'o ggrasso a for' 'o pignato.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', II, p. 95.</ref> :''Non fare uscire il grasso fuori dalla pentola.''<ref>La traduzione è in Viviani, ''Teatro'', II, p. 95.</ref> ::{{spiegazione|Il denaro deve essere destinato alle necessità della famiglia, non va disperso per gli estranei.}} *'''Nun fa 'o farenella!'''<ref name=bocri/> ::{{spiegazione|Non fare il pagliaccio, sii serio!<ref>"''Nun fa 'o farenella! |Si nce hai che di', dimme 'a parola chiara!'' Non fare il buffone | Se hai da ridire, parlami chiaro! (Da ''Poesie napoletane'', p. 124.)</ref>}} *'''Nun haje visto 'o serpe, e chiamme San Paulo.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina'', p. 109.</ref> :''Non hai visto il serpente e invochi San Paolo.'' ::{{spiegazione|Ti spaventi anzitempo, senza un reale motivo.}} *'''Nun leggere 'o libro {{sic|'}} quaranta foglie.'''<ref>Citato in ''I proverbi di Napoli'', p. 263.</ref> :''Non leggere il libro di quaranta pagine.'' ::{{spiegazione|Non giocare a carte.<ref>La spiegazione è in ''I Proverbi di Napoli'', p. 263.</ref>}} *'''Nun me mpicchio e nun me mpacchio.'''<ref>Citato in ''Napoli , punto e basta?'', p. 705.</ref> :''Non mi impiccio e non mi lascio implicare in faccende complicate.''<ref>La traduzione è in ''Napoli , punto e basta?'', p. 705.</ref> *'''Nun sai tené tre cicere mmocca.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Un diavolo nella valigia'', [https://books.google.it/books?id=6h_sAwAAQBAJ&lpg=PA45&dq=&pg=PA45#v=onepage&q&f=false p. 45]</ref> :''Non sai tenere tre ceci in bocca.'' ::{{spiegazione|Non sai tenere un [[segreto]].}} *'''Nun sapé niénte 'e san Biàse.''' :''Non sapere niente di [[San Biagio]].'' ::{{spiegazione|Fare lo gnorri.<ref name=Am79>Citato in Amato, p. 79.</ref>}} *'''Nun sfruculià 'a mazzarella 'e San Giuseppe.'''<ref>Citato in Romualdo Marrone ''Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità di Napoli'', Newton Compton Editori, 2015, [https://books.google.it/books?id=XnowCgAAQBAJ&lpg=PT183&dq=Nun%20sfruculi%C3%A0%20'a%20mazzarella%20'e%20San%20Giuseppe.&hl=it&pg=PT183#v=onepage&q=Nun%20sfruculi%C3%A0%20'a%20mazzarella%20'e%20San%20Giuseppe.&f=false] ISBN 978-88-541-8502-9</ref> :''Non "sfottere" il bastone di San Giuseppe.''<ref>Della statua di San Giuseppe</ref> ::{{spiegazione|Non disturbare chi sta tranquillo per i fatti suoi.}}<ref>L'interpretazione (più dettagliata) è in ''Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità di Napoli.''</ref> :oppure ::{{spiegazione|Non accaniti con qualcuno che è già indifeso e sul quale la sorte ha già infierito.}}<ref name="peace">{{cfr}} più dettagliatamente [[Paolo Isotta]], ''La virtù dell'elefante: La musica, i libri, gli amici e San Gennaro'', Marsilio, Venezia, 2014, [https://books.google.it/books?id=3J7wDQAAQBAJ&lpg=PT61&dq=o%20carro%20p'a%20scesa.&hl=it&pg=PT62#v=onepage&q=o%20carro%20p'a%20scesa.&f=false] ISBN 978-88-541-9823-4</ref> *'''Nun tene né cielo 'a vede' né terra 'a cammena'.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', VI, p. 344.</ref> :''Non ha né cielo da vedere né terra su cui cammminare.'' ::{{spiegazione|È povero in canna.}} *'''Nun tengo capa.'''<ref>Citato in [[Annibale Ruccello]], Teatro, Ubulibri, 2005, [https://books.google.it/books?hl=it&id=6MIeAQAAIAAJ&dq=nun+tengo++capa&focus=searchwithinvolume&q=nane p. 132].</ref> :''Non ho testa.'' ::{{spiegazione|''Nun tene' capa'': non avere testa. Non avere voglia, non avere intenzione. ''Mo nun tengo proprio (o: nisciuna) capa 'e sentì' niente, tengo 'e lappese a quadriglié ca m'abballano pe' capa'': ora non ho assolutamente (o: nessuna) voglia, energia, intenzione di ascoltare nulla, sono tormentato da cento preoccupazioni che mi frullano nella testa.}} *'''Nzallanuto.'''<ref name=sfengari>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 268.</ref> :''Rimbambito, stordito, confuso.'' *'''Nzalannòmmeno.'''<ref name=sfengari/> :''Zuccone, Spilungone, Sciocco.''<ref>La definizione è in Volpe, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 268.</ref> *'''Nzeculoro.'''<ref>Citato in ''Il segreto in voce'', Roma, Domenico Antonio Ercole, 1712, [https://books.google.it/books?id=aifsiYIDX58C&dq=nzeculoro&hl=it&pg=PA37#v=onepage&q&f=false p. 37]</ref> :''Corruzione di: [[w:In omnia saecula saeculorum|In omnia saecula saeculorum]]. All'altro mondo; per le lunghe.'' *'''Nzerrà l'uocchie.''' <ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, anno V, Sabato 2 Luglio 1864 p. 726.</ref> :''Chiudere gli occhi.'' ::{{Spiegazione|Chiudere gli occhi per non vedere. Prendere sonno. Morire.}} *'''Nzerrà 'o libro.'''<ref>Citato in [[Eduardo De Filippo|Eduardo de Filippo]], ''Cantata dei giorni dispari'', vol I, Einaudi, Torino, 1995, [https://books.google.it/books?id=AHQIAQAAMAAJ&q=nzerr%C3%A0+%27o+libro&dq=nzerr%C3%A0+%27o+libro&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjNzaTpk8vmAhURV8AKHbvmDsUQ6AEILzAB p. 575].</ref> :''Chudere il libro.'' ::{{Spiegazione|Chiudere un argomento, mettere da parte, smetterla con le teorie.}} *'''Nzi a rumme e busse.'''<ref name=rumbus>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 316.</ref> ::{{Spiegazione|'''Rumme e busse'''<ref name=rumbus/>: "ultimi due segni dell'alfabeto in modi di sigle". ''Nzì a rumme e busse'': "sino alla fine, sino all'estremo."<ref>La spegazione è in D'ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 316.</ref>.}} *'''Nzicco nzacco.'''<ref name=outof>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 269.</ref> :''All'improvviso.'' *'''Nziria.'''<ref name=outof/> :''Il lamentarsi e piagnucolare continuo, a volte immotivato, dei bambini.'' ::{{spiegazione|Nell'uso corrente: capriccio, sfizio, voglia che assale improvvisa ed irresistibile.}} *'''Nzu nzu.'''<ref name=outof/> :''Dolcemente, Beatamente, Voluttuosamente.''<ref>La definizione è in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 269.</ref> *'''Nzurfà'.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA157#v=onepage&q&f=false p. 157]</ref> :''Inzolfare. Insufflare.'' ::{{spiegazione|Istigare, aizzare.}} ==O== *''''O ball' 'e ll'urzo.'''<ref>Citato in Francesco Piscopo '''E scugnizze'', Salvatore Romano, Napoli, 1904, [https://wikisource.org/wiki/Page:%27E_scugnizze.djvu/10 wikisource p. 10].</ref> :''Il ballo dell'orso.'' ::{{spiegazione|Un ballo sgraziato, goffo.}} *''''O Buvero 'o Rito.'''<ref>Citato in Raffaele Viviani, ''Teatro'', IV, p. 554.</ref> o ''''O Buvero.'''<ref>Citato in Agnese Palumbo e Maurizio Ponticello, ''Il giro di Napoli in 501 luoghi, {{small|La città come non l'avete mai vista}}'', Newton Compton, Roma, 2014, [https://books.google.it/books?id=uHItBQAAQBAJ&lpg=PT35&dq=&pg=PT35#v=onepage&q&f=false p. 35]. ISBN 978-88-541-7070-4</ref> :''Il Borgo San Loreto, o, Il Borgo, per antonomasia.'' *''''O canzo.'''<ref>Citato in Raffaele Pisani, ''I Promessi sposi'', prefazione di Maria Zaniboni, [https://books.google.it/books?id=V_vgAgAAQBAJ&lpg=PT22&dq='o%20canzo&hl=it&pg=PT22#v=onepage&q&f=false]</ref> :''La possibilità, l'opportunità. Tené o dà a quaccheduno 'o canzo: Avere o dare a qualcuno la possibilità, l'opportunità. Damme 'o canzo! Dammi la possibilità, l'opportunità, dammi modo! (di fare qualcosa).'' *''''O cappotto 'e lignamme.'''<ref name=nose/> :''Il cappotto di legno.'' ::{{spiegazione|La bara.}} *''''O chiù bunariello tene 'a guallera e 'o scartiello.'''<ref>Citato in ''Cucozze e caracazze'', p. 164.</ref> :''Chi è messo meglio di tutti ha l'ernia e la gobba.'' ::{{spiegazione|Espressione riferita a situazioni nettamente sfavorevoli, molto avverse in cui ci si venga a trovare. Può anche significare: sono uno peggiore dell'altro.}} *''''O chiacchiarone.'''<ref>Citato in [[Abele De Blasio]], ''Usi e costumi dei camorristi'', prefazione di [[Cesare Lombroso]], illustrazioni di S. De Stefano, Napoli, Luigi Pierro Editore, Napoli, 1897<sup>2</sup>, [https://archive.org/stream/usiecostumideic00blasgoog#page/n189/mode/2up p. 165].</ref> :''Il chiacchierone.'' ::{{spiegazione|Il giornale, nel gergo della malavita antica.}} *''''O ciuccio 'e {{sic|fechella}}, trentatré chiaje e pure 'a cora fràceta!'''<ref>Citato in Tammaro Mormile, Albatros Edizioni ''Cuore di mamma'', [https://books.google.it/books?id=9IyRDQAAQBAJ&lpg=PT16&dq=&pg=PT16#v=onepage&q&f=false p. 16]. ISBN 9788899906191</ref> :''L'asino di Fechella, tretntatre piaghe ed anche la coda fradicia!'' ::{{spiegazione|''Me pare 'o ciuccio 'e Fechella trentaré chiaje pure 'a cora fraceta!''. Mi sembra / mi sembri l'asino di Fichella, trentatré piaghe ed anche la coda è fradicia!: riferito a chi è o si lamenti di essere continuamente in cattiva salute, colpito senza posa da malattie (e con questa motivazione più immaginaria che reale, eludere l'assolvimento dei propri compiti, facendo in modo che altri se ne debbano fare carico.}} *''''O Conte Mmerda 'a Puceriale.'''<ref>Citato in ''Proverbi & Modi Di Dire - Campania '', Simonelli, Milano, 2006, [https://books.google.it/books?id=1yVgvr16rX0C&lpg=PA72&dq=O%20conte%20Merda%20'e%20Puceriale&hl=it&pg=PA72#v=onepage&q&f=false p. 72.] ISBN 88-7647-103-0</ref> ::{{spiegazione|Il così sunnominato Conte di Poggioreale è chiunque si dia vanto e vada propalando di discendere da una nobile stirpe mai esistita.}} *''''O cuorpo 'e Napule.'''<ref>Citato in Patrizia Rotondo Binacchi, ''A Napoli mentre bolle la pentola'', p. 63.</ref> :''Il corpo di Napoli.'' ::{{spiegazione|La [[w:|statua del dio Nilo]] posta nel [[w:largo Corpo di Napoli|Largo Corpo di Napoli]].}} *''''O doje allattante.'''<ref>Citato in Giancarlo Signore, ''Storia delle abitudini alimentari'', ''{{small|Dalla preistoria al fast food}}'', Tecniche Nuove, Milano, 2010, [https://books.google.it/books?id=acv0VaSJ4fIC&lpg=PP1&dq=Giancarlo%20Signore&hl=it&pg=PA198#v=onepage&q&f=false p. 198]. ISBN 978-88-481-7428-2</ref> :''Il due allattante.'' ::{{spiegazione|Espressione con cui veniva chiamato un piatto di pasta con cacio e pepe venduto al prezzo di due soldi.}} *'''{{'}}O fatto d{{'}}{{'}}e quatto surde.'''<ref>Citato in Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Nnapule'', p. 283.</ref> :''Il racconto dei quattro sordi.'' ::{{spiegazione|Quattro sordi viaggiano nello stesso treno. Il primo chiede: ''Scusate, simmo arrivate a {{sic|nNapule}}?'' (Scusate, siamo arrivati a Napoli?) Replica il secondo: ''Nonzignore, cca è {{sic|nNapule}}!'' (Nossignore, qua è Napoli!)}} Interviene il terzo: ''I' me penzavo ca stevamo a {{sic|nNapule}}'' (Io credevo che fossimo a Napoli) Il quarto conclude: ''Maje pe ccumanno, quanno stammo a nNapule, m'avvisate?'' (Mai per comando (per cortesia), quando saremo a Napoli, mi avvertite?) Si dice '''o fatto d''e quatto surde'' a commento di una situazione in cui la reciproca incomprensione, l'incomunicabilità sono totali. ''E chist'è 'o fatto d''e quatto surde'' (E questo è il racconto dei quattro sordi): qui non c'è assolutamente modo di capirsi.) *''''O figlio d' 'a Madonna.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', IV, p. 339-340.</ref> :''Il trovatello.''<ref>Traduzione in ''Teatro'', IV, p. 340.</ref> *''''O fungio d' 'a recchia.'''<ref>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 28.</ref> :''Il fungo dell'[[orecchio]].'' ::{{spiegazione|Il padiglione auricolare.}} *''''O frùvulo pazzo.'''<ref name=cross/> :''La folgore, il fulmine, il lampo, il razzo pazzo.'' ::{{spiegazione|Particolare fuoco d'artificio che, una volta acceso, saltellava in modo disordinato creando scompiglio ed il fuggi fuggi dei presenti. "Razzo, detto anche Topo. − ''Fruvolo pazzo'', Razzo matto, Topo matto. − '''Essere nu fruvolo''' dicesi di fanciullo che non sta mai fermo, Essere un frugolo ed anche essere un fuoco lavorato."<ref>Con questa definizione in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 173.</ref>}} *''''O gallo 'ncoppa 'a munnezza.'''<ref>Citato in Mario Caccavale, ''Vite doppie'', Mondadori, [https://books.google.it/books?id=uNPMR6YmWfEC&lpg=PT69&dq=gallo%20munnezza&hl=it&pg=PT69#v=onepage&q=gallo%20munnezza&f=false]</ref> :''Il gallo su un mucchio di (sulla) spazzatura.'' ::{{spiegazione|''Fa 'o gallo 'ncoppa 'a munnezza'': fare il gallo, cantare a squarciagola un sonoro e sostenuto chicchirichì, troneggiando sulla spazzatura: lo fa chi "canta" a voce spiegata dall'alto di un mucchio di "spazzatura" – sola altezza e contesto che gli competano; ossia chi si gloria, tronfio – null'altro potendo – di infimi successi, ottenuti primeggiando su persone ancor più incapaci o deboli o in situazioni e contesti squallidi, miserevoli; più in generale chi si gloria senza averne alcun titolo.}} *''''O guappo 'e cartone.'''<ref>Citato in Alberto Liguoro, ''Il vecchio teatro'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 2001, [https://books.google.it/books?id=N0O5SRP64rYC&lpg=PA24&dq=guappo%20'e%20cartone&hl=it&pg=PA24#v=onepage&q&f=false p. 24] ISBN 88-7188-479-5</ref> :''Il guappo di cartone.'' ::{{spiegazione|Una [[w:Tigre di carta|tigre di carta]].}} *''''O maccaturo 'e culore.'''<ref name=mouchoir>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 55.</ref> :''Il fazzoletto di colore'' ::{{spiegazione|Una fazzoletto colorato di formato grande che si usava per avvolgervi di tutto: dai prodotti agricoli ai generi acquistati nei negozi o i piatti che contenevano il cibo dei braccianti. C'era anche chi lo usava come fazzoletto da tasca al posto del piccolo fazzoletto bianco.}} *''''O masto 'e festa.'''<ref>Citato in Giuseppina Scognamiglio, ''Sullo scrittoio di Partenope, {{small|studi teatrali da Mastriani a Viviani}}'', Edizioni scientifiche italiane, 2006, [https://books.google.it/books?id=E48fAQAAIAAJ&q=%27o+masto+%27e+festa&dq=%27o+masto+%27e+festa&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj0u9yJwr7kAhVQKVAKHSz5C0AQ6AEIXTAJ p. 172].</ref> :''Il maestro di festa.'' ::{{spiegazione|Il Capo. Chi comanda.}} *''''O mbruoglio int'o lenzulo.'''<ref>Citato in [[Erri De Luca]], ''Montedidio'', Feltrinelli, [https://books.google.it/books?id=zkaSgd4nGQsC&lpg=PA122&dq='o%20mbruoglio%20int'o%20lenzulo&hl=it&pg=PA122#v=onepage&q&f=false p. 122].</ref> :''L'"imbroglio", cioè la trama, la storia nel lenzuolo.'' ::{{spiegazione|Il cinematografo, detto così in passato<ref>La locuzione è ancora in uso in alcune città della Campania.</ref> perché il film era proiettato in piazza su un lenzuolo.}} *''''O miraculo 'e Suor Agnese: era monaca e pure pisciava!'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 322.</ref> :''Il miracolo di Suor Agnese: era monaca e pure mingeva!'' ::{{spiegazione|E allora? Cosa ci sarebbe poi di così straordinario? È la cosa più normale del mondo!}} *''''O munaciello.'''<ref name=meridiana/> ::{{spiegazione|Sorta di folletto benefico dotato di ampi poteri magici, protettore della casa che lo ha accolto con i dovuti riguardi. Nel caso opposto, presa in antipatia la famiglia irriguardosa, manifesta una seconda natura malefica e si vendica creando ogni specie di guai.}} *''''O nguacchia carte.'''<ref name=stain>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 385.</ref> :''L'imbratta carte.'' ::{{spiegazione|In senso spregiativo: impiegato addetto al trattamento ed alla creazione di scartoffie.}} *'''‘O ‘nsist’.'''<ref>Citato in Alberto Liguoro, ''Il vecchio teatro'', Lettere Italiane n. 38 – giugno 2002, Alfredo Guida Editore, Napoli, [https://books.google.it/books?id=N0O5SRP64rYC&lpg=PP1&dq=Alberto%20Liguoro&hl=it&pg=PA24#v=onepage&q&f=false p.24]</ref> ::{{spiegazione|Il tipo che "insiste", lo spavaldo, il prepotente.}} *'''‘O palazzo è auto e ‘a signora è sorda.'''<ref>Citato in P. Mintz, ''Il custode degli arcani'', p. 294.</ref> :''Il palazzo è alto e la signora è sorda.'' ::{{spiegazione|Riferito a chi non sente o fa finta di non sentire}} *''''O pastore d' 'a meraviglia.'''<ref name=poimèn/> :''Il pastore della meraviglia.'' ::{{spiegazione|Figura del presepe effigiata con un'espressione di estatico stupore di fronte ai prodigi che accompagnano la nascita di Gesù.}} *''''O pate d<nowiki>'</nowiki>'e criature.'''<ref name="K">Citato in Marcello D'Orta, ''Cuore di Napoli'', Rogiosi Editore, [https://books.google.it/books?id=UORcCwAAQBAJ&lpg=PT34&dq='o%20pate%20d'e%20criature&hl=it&pg=PT34#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Il padre dei bambini.'' ::{{spiegazione|Il pene.}} *''''O pato-pato.'''<ref>Citato in Raffaele Viviani, ''Teatro'', II, Guida, Napoli, 1988, [https://books.google.it/books?id=PondV7J2r9UC&lpg=PA95&dq='o%20pato%20pato&hl=it&pg=PA95#v=onepage&q&f=false p. 95]</ref> ::{{spiegazione|Una grande quantità. Ad esempio: '''O pato-pato 'e ll'acqua'': una pioggia diluviale.}} *''''O piglia e porta.'''<ref>Citato in [[Ferdinando Russo]], ''La Camorra'', Prismi, Edizioni de Il Mattino, Edi.Me.-Il Mattino, 1996, p. 14.</ref> :''Il prende e porta.'' ::{{spiegazione|Persona sulla cui discrezione non si può fare affidamento, perché riferisce (porta) tutto quello che ascolta (prende).}} *''''O pirito cchiù gruosso d'o culo.'''<ref>Citato in Citato in Alessio Arena, Luigi Romolo Carrino, Massimiliano Palmese e Massimiliano Virgilio, ''Quattro mamme scelte a caso: {{small|omaggio ad Annibale Ruccello}}'', Caracò, Napoli, 2011, [https://books.google.it/books?id=EGFZAwAAQBAJ&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PT41&dq=&pg=PT41#v=onepage&q&f=false p. 14]. ISBN 978-88-97567-03-5</ref> :''Il [[peto]] più grande del sedere.'' ::{{spiegazione|Un'azione, un'iniziativa, un progetto non commisurati alle proprie capacità, oltre le proprie possibilità, fuori portata e destinati quindi a fallire. Il passo più lungo della gamba. ''Nun fa' 'o pirito cchiù gruosso d' 'o culo'': non fare il peto più grande del sedere, non perseguire obiettivi irraggiungibili, non fare il passo più lungo della gamba. }} *''''O priore 'e San Martino.'''<ref>Citato in [[Vittorio Gleijeses]], ''Feste, Farina e Forca'', prefazione (all'edizione del 1976) di [[Michele Prisco]], Società Editrice Napoletana, Napoli, 1977<sup>3</sup> riveduta e aggiornata, p. 176.</ref> :''Il priore di San Martino.'' ::{{spiegazione|Un marito tradito dalla propria moglie.<ref>In ''Feste, Farina e Forca'', p. 176, Gleijeses riferisce l'interpretazione di un autore, il Maes: nell'epoca in cui visse S. Martino, la chiesa comandava durante i digiuni l'astensione dal consumo di carne e l'assoluta castità. Era questa l'occasione, per alcune mogli più vivaci, più focose, dalla sensualità molto esuberante, insofferenti di simili divieti, di cercare in altri uomini compensazioni alternative alla scrupolosa osservanza del divieto da parte dei mariti. L'uomo notoriamente... "disonorato", circondato da un'allegra brigata di amici, in un'atmosfera goliardica, fra libagioni di vino nuovo accompagnate da torrone, veniva pian piano accompagnato a sua insaputa verso la Certosa di San Martino ed una volta introdottovi, complice il guardiano, veniva chiusa la porta e gli si gridava: «Rimane 'a ffa 'o priore!» ''Resta a fare il priore!''. '''È 'a festa d'o priore San Martino''' è l'espressione impiegata per dire: è la festa dei... "traditi". {{cfr}}, inoltre, Gleijeses, ''Napoli dentro e ... fuori'', p. 319.</ref>}} *''''O puorco dint 'e mele.'''<ref>Citato con traduzione in Giuliana Mazzotti, ''Verso una educazione interlinguistica e transculturale'', Marzorati, Milano, 1984, [https://books.google.it/books?id=CcgMAQAAMAAJ&q=O+puorco+dint+e+mele&dq=O+puorco+dint+e+mele&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj4pcHAvbXjAhVHfZoKHRhTBlwQ6AEILTAB p. 253].</ref> :''Il maiale nel mucchio di mele.'' ::{{spiegazione|Una persona che se la passa benissimo, che è in un ventre di vacca.}} *''''O purpo se coce cu ll'acqua soia.'''<ref>Citato in Pennino, p. 303.</ref> :''Il [[polipo]] si cuoce nella sua stessa acqua.'' ::{{spiegazione|Dicesi di persona testarda, che finisce per rovinarsi da solo.}} *''''O puparuolo schiafféia 'o putecaro.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 173.</ref> :''Il peperone prende a schiaffi il bottegaio.'' ::{{spiegazione|Un subalterno rimprovera il proprio superiore. Un beneficato arreca danno al benefattore.}} *''''O quàrto spàrte.''' :''Il quarto spariglia.'' ::{{spiegazione|Dopo tre [[figli]] dello stesso sesso, il quarto è dell'altro sesso.<ref name=Am17/>}} *''''O riàvole ‘e Mergellina.'''<ref>[[Vittorio Del Tufo]], ''TRENTAREMI, {{small|Storie di Napoli magica}}'', Rogiosi, Napoli, [[https://books.google.it/books?id=U4zGCwAAQBAJ&lpg=PA1&dq=Vittorio%20Del%20Tufo&hl=it&pg=PA101#v=onepage&q&f=false p. 101]].</ref> :''Il diavolo di Mergellina.'' ::{{spiegazione|Una donna di rara, incredibile bellezza.<ref>Il riferimento è al dipinto, custodito nella chiesa di Santa Maria del Parto a Mergellina, opera di Leonardo Grazia dello ''il Pistoia'': nella tela il diavolo, trafitto da San Michele Arcangelo, è raffigurato nelle fattezze di una donna seducente. Per la storia del dipinto e per un approfondimento sull'origine dell'espressione {{cfr}} più dettagliatamente ''TRENTAREMI, {{small|Storie di Napoli magica}}'', p. 101 e [[Gennaro Aspreno Galante]] , ''Guida sacra della città di Napoli'', Stamperia del Fibreno, Napoli, 1872, [https://books.google.it/books?id=APk3ZyDc1b8C&dq=Gennaro%20Aspreno%20Galante&hl=it&pg=PA393#v=onepage&q&f=false p. 393].</ref>'''Si bella e ‘nfame comme 'o riàvule ‘e Mergellina.'''<ref>Citato in ''TRENTAREMI, {{small|Storie di Napoli magica}}'', p. 101.</ref> Sei bella e malvagia come il diavolo di Mergellina.<ref>"Fatto sta, che nel quadro del [[Leonardo da Pistoia|Pistoia]] quel bel volto di giovane donna, dai biondi capelli e dai dolci occhi, appare calmo, quasi sorridente, ed ella piega le braccia e le mani in molle atto voluttuoso, e par che non si accorga nemmeno della lancia che l'angelo le ha infitta sul dorso serpentino, sia che non la prenda molto sul tragico, sia che non voglia, pur nel languire morendo, scomporre la propria attraente vaghezza. E il dipinto destinato a colpire le fantasie per la terribilità del castigo inflitto a colei che tentò scrollare una salda virtù, le sedusse invece con quell'immagine; e nel linguaggio del popolino dei contorni rimase come paragone di elogio: «Bella come il diavolo di Mergellina»" ([[Benedetto Croce]])</ref>}} *''''O riesto 'e niente.'''<ref>Citato in Raffaele Viviani, ''Poesie: {{small|opera completa}}'', a cura di Antonia Lezza, Alfredo Guida Editore, Napoli, 2010, [https://books.google.it/books?id=WoVk3S-AR88C&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PA240&dq=&pg=PA240#v=onepage&q&f=false p. 240]. ISBN 978-88-6042-710-6</ref> :''Il resto di niente.'' ::{{spiegazione|Niente di niente. Assolutamente niente.}} *''''O schiattamuorto.'''<ref>Citato in Ledgeway, [https://books.google.it/books?id=jsHJnzvJHxAC&lpg=PP1&dq=adam%20Ledgeway&hl=it&pg=PA273#v=onepage&q=schiattamuorto&f=false p. 273.]</ref> :''Il becchino.'' *''''O scemo 'e Miano.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Lo spirito guida'', [https://books.google.it/books?id=6KHeAwAAQBAJ&lpg=PA70&dq=&pg=PA70#v=onepage&q&f=false p. 70] ISBN 978-1-291-01389-4</ref> :''Lo scemo di Miano.'' ::{{Spiegazione|Si dice di una persona completamente stupida, stupida da ricovero (Miano era sede dell'ospedale psichiatrico del Frullone).}} *''''O senzapiere.'''<ref name=holycross/> :''Il senza piedi.'' ::{{Spiegazione|Il [[sonno]].}} *''''O Signore sta 'n cielo!'''<ref>Citato in [[Raffaele Viviani]], ''Teatro'' Vol. V|, [https://books.google.it/books?id=hpvvJLglMvkC&pg=PA590&dq=%&sa=X&ved=0ahUKEwiZkpXE2s7mAhVCsKQKHcYyCuwQ6AEIKDAA#v=onepage&q&f=false p. 590].</ref> :''Il [[Dio|Signore]] sta in cielo!'' ::{{Spiegazione|Si risponde, così, talvolta, con [[w:Understatement|understatement]] fra il serio e lo scherzoso, non senza una punta d'ironia – ma a volte anche per un autentico sentimento di rispetto verso Dio – se si pensa che qualcuno si sia rivolto a noi con troppa enfasi con l'appellativo di Signore.}} *''''O [[strummolo|strùmmolo]] a tiritèppete.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 13.</ref> ::{{spiegazione|È "a tiritèppete" uno strummolo difettoso.}} *''''O tale e quale.'''<ref name=nose/> :''Il tale e quale.'' ::{{spiegazione|Lo specchio.}} *'''O {{sic|T}}otaro int'a chitarra.'''<ref>citato in Jordan Lancaster, ''In the Shadow of Vesuvius, A Cultural History of Naples'', I. B. Tauris, Londra, New York, 2005, [https://books.google.it/books?id=3d4BAwAAQBAJ&lpg=PA251&dq=totaro%20chitarra&hl=it&pg=PA251#v=onepage&q&f=false p. 251]</ref> :''Il totano nella chitarra'' ::{{spiegazione|L'unirsi di un uomo e una donna.}} *''''O tram a muro.'''<ref name=nose/> :''Il tram a muro.'' ::{{spiegazione|L'ascensore.}} *''''O tre Galibbarde.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 298.</ref> :''Il tre [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]].'' ::{{spiegazione|Piatto di vermicelli conditi con pomodoro e pecorino che si acquistava dal «maccaronaro» al costo di tre soldi coniati con l'effigie di Garibaldi.}} *''''O triato 'e donna Peppa.'''<ref>Citato in Francesco D'Ascoli, ''Letteratura dialettale napoletana'', Gallina, Napoli, 1996, [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&hl=it&id=YyFdAAAAMAAJ&dq=O+triato+%27e+donna+Peppa&focus=searchwithinvolume&q=Peppa p. 224]. </ref> :''Il teatro di donna Peppa.'' ::{{spiegazione| Donna Peppa era Giuseppina Errico<ref>Maria Giuseppa Errico (Napoli, 1792 – Napoli, 1867).</ref>, moglie di Salvatore Petito e madre di Antonio Petito, entrambi celebri interpreti di Pulcinella. Nel teatro da lei gestito il pubblico – composto in massima parte di "lazzaroni" – assisteva agli spettacoli partecipando molto, troppo appassionatamente, interferendo dalla platea nell'azione rappresentata con la più illimitata e chiassosa esuberanza di voci, schiamazzi, incitamenti, commenti, gesti scomposti e abbandonandosi ad altre simili intemperanze. La locuzione è riferita a luoghi o situazioni in cui dominino incontrastati confusione, disordine, scompiglio, sfrenatezza e ridicolo.}} *''''O tuppe-tuppe.'''<ref>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 29.</ref> :''Il toc-toc.'' ::{{spiegazione|La tachicardia.}} *'''‘O vvàco a piglià Âgnàno.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 28.</ref> :''Lo vado a prendere ad Agnano'' ::{{spiegazione|Ma dove mai potrei riuscire a trovare, ottenere, procurarmi questa cosa?}} *''''O vellùto è deventàto ràso.'''<ref name=toscodueseisette/> :''Il [[velluto]] è diventato [[raso]]''. ::{{spiegazione|Detto di chi ha la sifilide, per la perdita di capelli e barba.}} *''''O Zi' nisciuno.'''<ref>Citato in Nino Del Duca, ''Io stongo 'e casa 'America. Riflessioni'', prefazione di [[Furio Colombo]], introduzione di [[Antonio Ghirelli]], Guida, Napoli, 2005, [https://books.google.it/books?id=8npveIawS-8C&lpg=PA123&dq=zi'%20nisciuno.&hl=it&pg=PA123#v=onepage&q=zi'%20nisciuno.&f=false p. 123]</ref> :''Il Signor nessuno, ovvero una perfetta nullità.'' *'''Ogna de<ref name=epsilon/>janara.'''<ref>Citato e spiegato in ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 153.</ref> :'' ''Ogna 'e janara'': unghia di strega.'' ::{{spiegazione|[[w:Sempervivum tectorum|Sempervivum tectorum]].}} *'''Ogne ‘e ‘mpiso ‘e sotto ‘e bastimiente.'''<ref name=patibolo>Citato in Ottavio Soppelsa, ''Dizionario zoologico napoletano'', D'Auria Editore, Napoli, 2016; in Stella Cervasio ''Purpo e cumeta, i nomi in napoletano di 3600 animali'', ''la Repubblica.it'' Napoli del 5. 12. 2016.</ref> :''Unghie di impiccati sotto le navi.'' ::{{spiegazione|Cirripede biancastro che si attacca sotto le navi del colore latteo dell ’"unghia d’impiccato".<ref>La spiegazione è in ''la Repubblica.it'' Napoli del 5. 12. 2006.</ref>}} *'''Ojni<nowiki>'</nowiki>'''<ref>Ni' è l'abbreviazione di ninno: bimbo.</ref><ref>In ''Viviani'', III, p. 248.</ref> :''[[Ragazzo]] mio.''<ref>Traduzione in ''Viviani'', III, p. 248.</ref> :oppure :''Ehi, tu (rivolgendosi ad un uomo).'' *'''Ommo de<ref name=epsilon/>ciappa.'''<ref name=allocco/> :''Uomo di fibbia (fermaglio, borchia).'' ::{{spiegazione|''Ommo 'e ciappa'', uomo di vaglia, di senno, di distinzione.<ref>La spiegazione è in ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 72.</ref>}} *'''On Titta e 'o cane.'''<ref>Citato in Maria Emilia Nardo, ''Raffaele Viviani: Dalla Vita alle Scene L’Altra Autobiografia (1888-1947)'', a cura di Maria Emilia Nardo, Rogiosi, 2017, [https://books.google.it/books?id=7v6ZCwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=emilia%20nardo&hl=it&pg=PT71#v=onepage&q&f=false p. 71.]</ref> :''Don Titta e il [[cane]]'' ::{{spiegazione|Due persone inseparabili.}} *'''Onna Pereta fore o balcone.'''<ref>Citato in ''In the Shadow of Vesuvius'', p. 250.</ref> :''Donna<ref>Femminile di Don (Dominus, Signore), appellativo onorifico con cui ci si rivolge in modo riguardoso a persone che godono di grande prestigio.</ref> Peto sul balcone (fuori al balcone).'' ::{{spiegazione|Locuzione che descrive una donna sciatta, volgare, sguaita, sfacciata che per di più non fa mistero alcuno delle sue poco invidiabili doti, ostentandole anzi apertamente.}} *'''Orecchione.'''<ref name=splinter/> ::{{spiegazione|Telefono, nel gergo della malavita antica.}} ==P== *'''P' 'a fraveca 'e ll'appetito.'''<ref name=hambriento/> :''Per la fabbrica dell'appetito.'' ::{{spiegazione|Per procurarsi di che vivere. Per il cibo.}} *'''Pacche 'e frutte.'''<ref name=locagua/> :''Spicchi, pezzi di frutta.'' ::{{spiegazione|Susine o albicocche spaccate e fatte essiccare d'estate al sole, venivano conservate per la stagione invernale.}} *''''{{NDR|'O}} Paglietiello.'''<ref name=cicero>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 274.</ref> ::{{spiegazione|Il giovane [[avvocato]]. In senso dispregiativo: l'avvocatucolo.}} *''''{{NDR|'O}} Paglietta.'''<ref name=cicero/> :''Il [[w:|paglietta]]. L'avvocato.'' *'''Palazzo a spuntatore.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 225.</ref> :''Palazzo a due uscite.'' *'''{{NDR|'E}} palummelle nnante all'uocchie.'''<ref>Citato in ''Lo Trovatore'', 1866, [https://books.google.it/books?id=l2YLpbAOTIUC&dq=palummelle%20nnante%20all'uocchie&hl=it&pg=PT91#v=onepage&q=palummelle%20nnante%20all'uocchie&f=false]</ref> :''Le "farfalline" davanti agli occhi.'' ::{{spiegazione|Vedere '''e palummelle nnante all'uochie'': percepire nel campo visivo punti luminosi a scintillio intermittente. In medicina è uno dei sintomi dello [[w:scotoma|scotoma]].}} *'''''Panza 'a sotto e pertusillo a 'ncoppa.'''''<ref name=sunbelly/> :''Pancia da sotto e forellino sopra.'' ::{{spiegazione|Posizione, insieme a ''tené 'a panza a 'o sole'' (tenere la pancia al sole), paragonata da [[Giovanni Artieri|Artieri]] ad una sorta di antico yoga napoletano cui si ricorreva per sopportare i morsi della fame.<ref name=bellysun/>}} *'''Papurchio.'''<ref>Citato in ''No Sansone a posticcio co Pulecenella mbrogliato fra forza e senza forza'', p. 36.</ref> ::{{spiegazione|Stupido.}} *'''{{NDR|'O}} Paputo.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 278.</ref> ::{{spiegazione|Essere fantastico con cui in passato si metteva paura ai bambini.}} *'''Parapatta e pace.'''<ref>Citato in Generoso Picone, ''I napoletani'', Laterza, 2005 [https://books.google.it/books?id=2GqODAAAQBAJ&lpg=PT72&dq=parapatta%20e%20pace&hl=it&pg=PT72#v=onepage&q=parapatta%20e%20pace&f=false] ISBN 9788858118610</ref> :''Pari e pace'' ::{{spiegazione|Siamo a posto, siamo pari. Più nulla da dare o da avere.}} *'''{{NDR|'O}} Paraustiello.'''<ref>Citato in ''I pediculi'' di Gennaro Aspreno Rocco, in G. Giacco, ''Cultura classica e mondo subalterno ne I pediculi di Gennaro Aspreno Rocco'', [https://books.google.it/books?id=PYBHmCL1kkEC&lpg=PT58&dq=paraustiello&hl=it&pg=PT58#v=onepage&q&f=false, Atto II, Scena I]</ref> ::{{spiegazione|Giustificazione, scusa, argomentazione contorta, artificiosa. Ragionamento tortuoso, molto complicato, arzigogolato, ragionamento contorto e sconclusionato. Es.: ''Me ne staje cuntanno tutte paraustielli. Mi stai raccontando, spacciando solo un mare di false, abborracciate, arruffate, inconsistenti chiacchiere. Ma a chi 'i vuo' cuntà 'sti paraustielli? Ma a chi le vuoi raccontare tutte queste chiacchiere, queste fole?''; oppure: cerimoniosità eccessiva, stucchevole.}} *'''Pare' 'a gatta d' 'a sié Mari': 'nu poco chiagne e 'nu poco rire quanno sta moscia rire, e quann'è cuntenta chiagne!'''<ref name=smicry>Citato, nella formulazione riportata dallo studioso Raffaele Bracale, in ''Cucozze e caracazze'', p. 31.</ref> :''Sembrare il gatto della signora Maria: un po' piange e un po' ride, quando è giù di morale ride e quando è contenta piange!'' ::{{spiegazione|Tale sembra una persona che risponda con reazioni emotive incoerenti, paradossali ad eventi che per loro natura dovrebbero suscitare stati d'animo diametralmente opposti. Sono possibili anche formulazioni più brevi, come ad esempio: '''A gatta 'e zia Maria 'nu poco chiagne e 'nu poco rire.'''<ref name=crysmi>Citato in ''Cucozze e caracazze'', p. 31.</ref> ''Il gatto di zia Maria, un po' piange e un po' ride''. oppure: '''A gatta 'e zia Maria, primma chiagne e doppo rire.'''<ref name=crysmi/> ''Il gatto di zia Maria, prima piange e dopo ride'', entrambe riferite a persona volubile o di umore mutevole.<ref>{{cfr}} più estesamente ''Cucozze e caracazze'', pp- 30-31.</ref>}} *'''Paré 'a sporta d' 'o tarallaro.'''<ref>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', p. 340.</ref> :''Sembrare il cesto del venditore di taralli.'' ::{{spiegazione|Essere sballottati senza misura, senza riguardo, di qua e di là per soddisfare le necessità altrui, come un cesto di venditore ambulante di taralli. ''Me pare 'a sporta d' 'o tarallaro.'' Mi sembra di essere il cesto di un venditore di taralli: un po' di grazia, grazie!}} *'''Pare ca s' 'o zùcano 'e scarrafune.'''<ref name=nose/> :''Sembra che se lo succhino (di notte) gli scarafaggi.'' ::{{spiegazione|È deperito, debilitato.}} *'''Pare na pupata.'''<ref>Citato in [[Armando Curcio]], ''Il teatro di Armando Curcio'', Armando Curcio Editore, 1977, [https://books.google.it/books?id=AmDyAAAAMAAJ&q=pare+na+pupata&dq=pare+na+pupata&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjK1fXNsIzkAhW06KYKHWtSACwQ6AEINzAD p. 70].</ref> :''Sembra una bambola.'' ::{{spiegazione|È bellissima.}} *'''Parente a chiochiaro.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 123.</ref> ::{{spiegazione|Dire a chi vanta origini nobili che è Parente a Chiochiaro<ref>Cioè ad un peperone rosso e per traslato ad un uomo rozzo e stupido. {{Cfr}} Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 99. Secondo il De Ritis, invece, chiochiaro deriva da ''chiochia'' scarpa grossolana da pastore. {{cfr}} De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 329.</ref>, cioè ad una persona rozza e stupida, ad un tanghero, equivale a confermargli in modo derisorio che è con certezza assoluta persona di alto lignaggio, di antichi illustri e nobili natali.}} *'''Parla' a schiovere.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 431.</ref> o '''Parlà a schiòvere.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 214.</ref> :''[[Parlare]] a spiovere.'' ::{{spiegazione|Parlare dicendo cose insensate, sconnesse, tanto per parlare; parlare a vanvera.}} *'''Parla comme t'ha fatto mammeta!'''<ref>Citato in ''Del parlar napoletano'', p. 13.</ref> :''Parla come ti ha fatto tua mamma!'' ::{{spiegazione|Parla semplice, schietto, con naturalezza.}} *'''Parlà' cu 'a purpètta 'mmócca.'''<ref>Citato, con spiegazione, in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 275.</ref> :''Parlare con la polpetta in bocca.'' ::{{spiegazione|Parlar bleso.}} *'''Parlà mazzecato.'''<ref>Citato in ''La fidanzata del parrucchiere'', Tipografia Comunale, Napoli, [https://books.google.it/books?id=mkZzAg4o31oC&dq=parl%C3%A0%20mazzecato&hl=it&pg=PA11#v=onepage&q&f=false p. 11.]</ref> ::{{spiegazione|Parlare trattenendosi – per paura, calcolo, superficialità – dal dire tutto, parlare in modo reticente, passando sotto silenzio cose importanti.}} *'''Parlà nfiura.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1862, anno III, 30 gennaio 1862, p. 119.</ref> :''Parlare in figura.'' ::{{spiegazione|Parlare non esplicitamente, ma in modo figurato, allusivo, metaforico, cauto.}} *'''Parla quanno piscia 'a gallina.'''<ref>Citato in ''A Napoli mentre bolle la pentola'', [https://books.google.it/books?id=SAMMNZ0rPTEC&lpg=PP1&dq=A%20Napoli%20mentre%20bolle%20la%20pentola&hl=it&pg=PA111#v=onepage&q&f=false][https://books.google.it/books?id=SAMMNZ0rPTEC&lpg=PA109&dq=QUANNO%20PISCIA%20'A%20GALLINA!&hl=it&pg=PA109#v=onepage&q&f=false p. 109.] </ref> :''Parla quando orina la gallina''<ref>Pendendo a modello la gallina che non orina mai (idea però del tutto priva di fondamento)). </ref>.'' '' ::{{spiegazione|Ordine di tacere impartito perentoriamente a persona presuntuosa, arrogante, saccente.}} *'''Parla' sciò-sciommo.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 306.</ref> :''Parlare sciò-sciommo.'' ::{{spiegazione|Parlare con accento straniero, con grande raffinatezza.}} *'''Pasca Rosata.'''<ref name=losdos/> ::{{spiegazione|Pasqua delle Rose. Pentecoste. Era consuetudine lavarsi il viso e le mani, appena desti, in una bacinella in cui si versavano acqua e petali di rose.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 103.</ref> }} *'''Pascàle passaguàje.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 247.</ref> :''Pasquale Passaguai.'' ::{{spiegazione|Individuo scalognato.}}<ref>La spegazione è in ''Dizionario napoletano'', p. 247.</ref>}} *'''Passa 'a vacca.'''<ref>Citato, tradotto e spiegato in Raffaele Viviani, ''Poesie, {{small|opera completa}}'', a cura di Antonia Lezza, Guida, 2010, [https://books.google.it/books?id=WoVk3S-AR88C&lpg=PA277&dq=passa%20'a%20vacca&hl=it&pg=PA277#v=onepage&q&f=false p.227]</ref><ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 78.</ref> :''Passa la vacca magra.'' ::{{spiegazione|C'è miseria. Deformazione dell'espressione ''passat vacuus'', passa vuoto, pronunciata dal doganiere con riferimento al carro agricolo che attraversava la dogana senza pagare gabella perché vuoto. La moderna glottologia ha tuttavia confutato questa ipotesi etimologica, riconducendo l'espressione alle vacche magre della [[Bibbia]].<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 78.</ref>}} *'''Passà chello d' 'e cane.'''<ref>Citato in Antonio Venci, ''La Canzone Napolitana'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 1955, [https://books.google.it/books?id=XDWwVSrgGO0C&lpg=PA142&dq=chella%20%20d'e%20cane&hl=it&pg=PA142#v=onepage&q&f=false p. 142.]</ref> :''Passare quello dei cani.'' ::{{spiegazione|Sopportare sofferenze, guai incredibili, inenarrabili.}} *'''Passasse l'angelo e dicesse ammenne.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi di Napoli e contorni descritti e dipinti'', opera diretta da [Francesco de Bourcard], vol I, Napoli, Stabilimento tipografico di Gaetano Nobile, Napoli, 1853, [https://books.google.it/books?id=JuUnAAAAYAAJ&dq=passasse%20l'angelo%20e%20dicesse%20ammenne&hl=it&pg=PA319#v=onepage&q&f=false p. 319.]</ref> :''Passasse l'[[angelo]] e dicesse amen.'' ::{{spiegazione|Si pronuncia questa formula quando ci si augura che un desiderio si realizzi.}} *'''Patapate<ref>Dal greco: ''parapatto'': versare copiosamente, senza risparmio. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 48.</ref> 'e l'acqua.''' ::{{spiegazione|Pioggia improvvisa, copiosa, a forti rovesci, diluviale.}} *'''Patir<ref>In forma corrente: pati'</ref>d'ogna ncarnata.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 221.</ref> :''Soffrire di unghia incarnita.'' ::{{spiegazione|Essere inclini alla libidine.}} *'''Pavà le<ref name=epsilon/>{{sic|ppera cotte}}.'''<ref name=Birne>Citato in Michele Zezza, ''Le bontoniste redicole, {{small|Farza de monzù [[Molière|Moliero]]}}'', Da li truocchie de la Sociatà Fremmatica, Napoli, 1835, [https://books.google.it/books?id=OQgZqF3EUToC&dq=Le%20bontoniste%20redicole&hl=it&pg=PA30#v=onepage&q&f=false p. 30]</ref> :''Pavà' 'e pperacotte: Pagare le pere cotte.'' ::{{spiegazione|Pagare, scontare il fio, sopportare le dure conseguenze. '''Fà pavà le ppera cotte.'''<ref name=Birne/>''Fà pavà 'e pperacotte'' Far subire le conseguenze, far pagare il fio, farla pagare. ''Te faccio pavà' 'e pperacotte!'' Te la farò pagare duramente!}} *'''Pe' ghionta ‘e ruotolo.'''<ref>Citato in Francesco Barbagallo, ''Napoli, Belle Époque'', Laterza, Bari, 2015, [https://books.google.it/books?id=TZKODAAAQBAJ&lpg=PP14&dq=&pg=PP14#v=onepage&q&f=false]</ref> :''In aggiunta al [[w:Antiche unità di misura del circondario di Napoli|rotolo]].'' ::{{spiegazione| E per di più, come se già non bastasse, per rincarare la dose: al danno, già grave, viene inflitta, per superare la misura, un altro danno, una beffa ancora più grave, insopportabile. ('''A ghionta 'e ruotolo'' era una piccola quantità di merce eccedente il peso acquistato, di cui qualche commerciante faceva dono ai clienti che versavano in precarie condizioni economiche).}} *'''Pe na magnata 'e fave.'''<ref>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', p. 236.</ref> :''Per una mangiata di fave.'' ::{{spiegazione|Per un prezzo, ad un costo irrisorio o per un guadagno irrisorio. '''Faje lo rucco rucco pe na magnata de fave,'''<ref>Marulli e Livigni, p. 16.</ref>(''Faje 'o rucco rucco pe na magnata 'e fave'') Fai il ruffiano per nulla: ti impegoli nelle cose altrui senza ricavarci nulla.}} *'''Pe vintinove, e trenta.'''<ref>Citato in Michele Zezza, ''Metastasio a lo Mandracchio, {{small|Zoè La Dedone abbannonata votata a llengua nosta da lo barone Michele Zezza}}'', [https://books.google.it/books?id=jjAT7lafyn8C&dq=&pg=PA28#v=onepage&q&f=false p. 28]</ref> :''Per ventinove e trenta'' ::{{spiegazione|''Pe' vintinove e trenta'': Per un pelo.}} *'''{{NDR|'A}} pepitola.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1861, [https://books.google.it/books?id=CRhAAQAAMAAJ&dq=pepitula&hl=it&pg=PA746#v=onepage&q&f=false p. 746]</ref> :''La pepitola è na malattia che ttene la gallina sott'a lengua pe bia de la quale fa sempe co co cò, co co cò.''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', p. 746.</ref>'': La pipita è la malattia che ha la gallina sotto la lingua per via della quale fa sempre co co cò, co co cò.'' ::{{spiegazione|Quindi ''tené 'a pepitola'', avere la pipita significa chiacchierare incessantemente, essere eccessivamente loquaci, ciarlieri.}} *'''Percòche cu 'o pizzo.'''<ref name=milord>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 42.</ref> :''Pesca gialla verace.<ref>La definizione è in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 255.</ref> Di colore chiaro venate di rosso, sono più grosse delle ''spaccarelle''.<ref>{{cfr}}''C'era una volta Napoli'', p. 42.</ref>'' *'''Perdere Filippo e 'o panaro.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 312.</ref> :''Perdere Filippo e il paniere.'' ::{{spiegazione|Perdere tutto in una volta sola.}} *'''Peredere le<ref name=epsilon/>chiancarelle.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 119.</ref> :''Perdere i panconcelli (travi di sostegno del solaio).'' ::{{spiegazione|''Perdere 'e chiancarelle'': Perdere la testa, andar fuori di testa, dare di balta al cervello, smarrire il senno<ref>Questa definizione è in D'ambra, p. 119.</ref>, farneticare.}} *'''Pere 'e vruoccolo.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'' III, p. 103.</ref> :''Piede di broccolo'' ::{{spiegazione|Persona sciocca, stupida.}} *'''Pèreta senza botta.'''<ref>Citato in Antonella Cilento, ''Bestiario napoletano'', [https://books.google.it/books?id=jcc3DwAAQBAJ&lpg=PT19&dq=&pg=PT19#v=onepage&q&f=false p. 19].</ref> :''Peto senza scoppio, senza fragore.'' ::{{spiegazione|Una bas-bleu: una donna saccente con pretese, con velleità intellettuali.}} *'''{{NDR|'A}} Peretta.'''<ref name=codex/> :''Nella parlesia:''<ref name=spikkesia/>''il mandolino.'' *'''Pèrzeche spaccarelle'''<ref name=milord/> '''Pèrzeche misciorde.'''<ref name=milord/> ::{{spiegazione|''Perzeche spaccarelle'': pesche spiccaci, deliziosissime, non grandi, di un bianco lattescente, si spaccavano in due con la sola pressione delle dita, la polpa si presentava ricoperta da una patina di colore rosso vivo. ''Pesche misciorde'': Varietà di pesche dette ''misciorde'' dal soprannome di un'antica famiglia residente nel territorio del Monte Somma. In passato molto diffuse nell'area orientale del monte Somma, avevano fama fra gli estimatori di essere le più saporite pesche del mondo; il loro gusto incomparabile era dovuto – dicevano – alle peculiare natura del suolo vulcanico vesuviano.<ref>{{cfr}}''C'era una volta Napoli'', p. 42.</ref>}} *'''Pescetiello 'e cannuccia.'''<ref name=littlefish>Citato in ''Manuale di napoletanità'', p. 70.</ref> :''[[ingenuità|Pesciolino]] di cannuccia.'' ::{{spiegazione|Un credulone ingenuo che abbocca facilmente.}}<ref>La spiegazione è in ''Manuale di napoletanità'', p. 70.</ref> *'''Pesole pesole.'''<ref>Pronuncia: ˈPesələ ˈpesələ.</ref><ref>Citato in Giovanni di Giurdignano, ''Il marinaio'', Napoli, 1839, [https://books.google.it/books?id=bSNEAAAAcAAJ&dq=Mario%20Aspa&hl=it&pg=PA10#v=onepage&q&f=false p. 10.] </ref> :''Di peso. Es. Piglià' a uno pesole pesole: prendere una persona di peso (e buttarla fuori).''<br/>''"Sté, compatisceme nchillo momento non so chiù io: si sapisse che vò dì sarvà la vita a n'ommo, che sfizio te siente quando lo cacci dall'acque, quando pesole pesole lo miette ncoppa all'arena, quanno tastanno siente che le sbatte 'o core, quanno l'anniette, e vide che te spaparanza tanto d'uocchie, e te dice, lo cielo te pozza rennere 'nzò chaje fatto pe me!"''<ref>Da G. di Giurdignano, ''Il marinaio'', p. 10.</ref> ''(Stella, capiscimi, in quel momento non sono più io: se tu sapessi cosa vuol dire salvare la vita ad un uomo, che soddisfazione provi quando lo tiri fuori dalle acque, quando, di peso, lo adagi sulla spiaggia, quando, tastandolo senti che gli batte il cuore, quando lo pulisci e vedi che ti spalanca tanto d'occhi e ti dice, il cielo possa tenderti tutto ciò che hai fatto per me.)'' *'''Péttola'''<ref name=gonnella>''<nowiki>'</nowiki>A pettola'' o ''pettula'': "La parte inferiore del davanti o del di dietro della camicia [...] – quel lembo di camicia che vien fuori dallo sparo de' calzoncini de' bambini [...] – pasta distesa in falda sottile, Sfoglia. – per donna, in senso per lo più dispregiativo, Gonnella." La definizione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 296.</ref>'''<nowiki>'</nowiki>nculo e cumpagne.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 51.</ref> ::{{spiegazione|Una brigata di ragazzini, scugnizzi; una comitiva di perdigiorno.}} *'''Petrusino ogne menesta.'''<ref>Citato in ''Per moda di dire'', p. 122.</ref> :''Prezzemolo (in) ogni minestra.'' ::{{spiegazione|L'onnipresente , l'intrigante, l'invadente, il pettegolo.}} *'''Pezza de cantaro.'''<ref name=losdos/> :''Straccio da pitale.'' ::{{spiegazione|Il precursore, l'antenato della carta igienica.}} *'''{{NDR|'A / 'Na}} Pezzecata.'''<ref name=losdos/> :''La / Una pizzicata.'' ::{{spiegazione|La / Una presa di tabacco da fiuto.}} *'''Piatto cannaruto.'''<ref>Citato in Taranto e Guacci, p. 127.</ref> :''Piatto goloso. Piatto ghiotto composto di più cibi appetitosi.'' *'''Piglià a scigna.'''<ref name=sour/> :''Alla lettera: Prendere (prendersi) la [[scimmia]].'' ::{{spiegazione|Arrabbiarsi.}} *'''Piglià calimma.'''<ref name=voluntas/> :''Prendere tepore. Riprendere tepore. Iniziare a riscaldarsi.'' *'''''[...] piglià 'e sputazze | pé muneta d'argiento.'''''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 656.</ref> :''Prendere gli sputi | per moneta d'argento.'' ::{{spiegazione|Opporre indifferenza agli insulti, sopportare con distacco e con ciò trionfare delle avversità, nella totale accettazione della vita cosi com'è.<ref>{{cfr}} ''Napoli, punto e basta?'', p. 656.</ref>}} *'''Piglià lino a ppettenà.'''<ref name=shiver/> :''Prendere lino da pettinare.'' ::{{spiegazione|Mettersi in una situazione complicata, mettersi intenzionalmente in altrui situazioni complicate, intricate e restarne coinvolti.}} *'''Piglià n'asso pe fiura.'''<ref>Citato in Volpe, ''Dizionario napolitano-italiano tascabile'', p. 248.</ref> :''[[errore|Scambiare]] un asso per una figura'' ::{{spiegazione|Prendere una svista.}} *'''Piglià na quaglia.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 265.</ref> :''Prendere una quaglia.'' ::{{spiegazione|Calpestare, inciampare in una deiezione.}} *'''Piglià no ranciofellone.'''<ref>Citato in Gargano, ''Vocabolario domestico napolitano-italiano'', p. 90.</ref> ::{{spiegazione|''Piglià nu ranciofellone'': [[w:|Prendere un granchio.]]}} *'''Piglià' 'nu scippacentrelle.'''<ref>Anche: '''na scippacentrella''. ''Scippacentrelle'': (masch.) scivolata forte, quasi da strappar le bullette di sotto le scarpe. La definizione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 362.</ref><ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 318.</ref> ::{{spiegazione|Buscarsi una malattia lunga, grave.}} *'''Piglià 'o cazz' p' 'a lanterna d' 'o muolo.'''<ref name=peace/> :''Scambiare il pene per il faro del molo.'' ::{{spiegazione|Prendere un abbaglio, una svista incredibile.}} *'''Pigliarse 'o dito cu tutt"a mano.'''<ref>Citato in Vittorio Pupillo, ''Proverbi. Semi della tradizione'', vol. III, Youcanprint Self-Publishing, Tricase (LE), 2014, [https://books.google.it/books?id=EWiBBgAAQBAJ&lpg=PA264&dq='o%20dito%20cu%20tutt'a%20mano&hl=it&pg=PA264#v=onepage&q&f=false p. 264.] ISBN 978-88-91174-68-0</ref> :''Prendersi il dito e (con) tutta la mano.'' ::Prendersi, abusando dell'altrui generosità o fiducia, più di quanto sia stato concesso. *'''Piglieporta'''<ref name=chiàchià>Citato in ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', [https://books.google.it/books?id=KYSUBgAAQBAJ&lpg=PP1&hl=it&pg=PA65#v=onepage&q&f=false p. 65.]</ref> :''Piglia e porta'' ::{{spiegazione|Pettegolo, indiscreto.}} *{{NDR|'O}} '''Pisaturo.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 23.</ref> :''Il pestello che si adopera per pestare nel mortaio (''<nowiki>'</nowiki>o murtale'').'' ::{{spiegazione|Ed anche, in passato: "un bambino troppo strettamente legato nelle face ed azzimato"<ref>Questa spiegazione è di Francesco D'Ascoli, in ''C'era una volta Napoli'', p. 23.</ref>.}} *'''Piscia acqua santa p'<nowiki>'</nowiki>o velliculo.'''<ref>Citato ''Il morto supplente'', p. 31</ref> :''Orina acqua santa dall'ombelico.'' ::{{spiegazione|''Piscia' acqua santa p' 'o velliculo'': orinare 1) Acqua santa; non solo, ma, travolgendo per giunta le leggi di natura 2) Dall'ombelico. Miracolo nel miracolo grottesco ed inverosimile: l'espressione è impiegata per bollare con sarcasmo chi gode di una fama di santità completamente usurpata.}} *'''Pisse-pisse.'''<ref>Citato in ''Feste, Farina e Forca'', p. 183.</ref> :''Parlare fittamente ed in segreto.'' *'''Pittà co lo sciato.'''<ref>Citato in Volpe, ''''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 250.</ref> :''Dipingere col fiato.'' ::{{spiegazione|{{sic|Pingere}} con squisita morbidezza e diligenza.<ref>La definizione è in ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 250.</ref>}} *'''Pittà<ref>Pittà': Dipingere, pitturare, imbiancare; descrivere con esattezza. La definizione è in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 264.</ref>'o sole.'''<ref>Citato in Pietro Gargano, ''Uno scugnizzo fuori dal branco. {{small|Pino De Maio. Dalla periferia alla corte della regina d'Inghilterra}}'', Alfredo Guida Editore, 2002, [https://books.google.it/books?id=1H6yDhzsI3MC&lpg=PA118&dq=&pg=PA118#v=onepage&q=pitt%C3%A0%20'o%20sole&f=false p. 118]. ISBN 88-7188-627-5</ref> :''Dipingere il sole.'' ::{{spiegazione|Fare qualcosa di straordinario.}} *'''Pittò, va pitta!'''<ref>Citato in [[Raffaele De Cesare]], ''La fine di un Regno'', vol. III, S. Lapi, 1909, [https://books.google.it/books?id=RoBDAAAAYAAJ&q=Pitt%C3%B2,+va%27+pitta!&dq=Pitt%C3%B2,+va%27+pitta!&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiFkIzRyfPgAhWKON8KHZMoApQQ6AEIQDAE p. 21].</ref> :''Pittore, vai a pittare!'' ::{{spiegazione|Limitati a fare quello che sai fare, non pronunciarti, non intervenire, non interferire in cose di cui non sei esperto!}} :::[[w:Sutor, ne ultra crepidam!|Sutor, ne ultra crepidam!]] *'''{{NDR|'O}} Pizzicanterra.'''<ref name=codex/> <ref name=losdos/> :''Il pizzica, becca a terra.'' ::{{spiegazione|''Nella parlesia:''<ref name=spikkesia/>'' il pollo. / Pollo ruspante.''<ref>{{cfr}}''C'era una volta Napoli'', pp. 102-103.</ref>}} *'''Placfò.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 304.</ref> ::{{spiegazione|Noto amalgama adoperato in luogo dell'argento{{sic|, Pacfong}} {{NDR|anche Packfong}}; vocabolo cinese, che significa «rame bianco», e invece del quale molti preferiscono dire {{sic|Argentone}}.<ref>La spiegazione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 304.</ref>}} *'''{{NDR|'Nu}} povero maronna.'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', p. 33.</ref> ::{{spiegazione|Un poveraccio.}}<ref>Definizione in ''TuttoTotò'', p. 33.</ref> *'''Porta suscella.<ref>''Suscella'' o ''Sciuscella'': carruba.</ref>.'''<ref name=carob>Citato in Mondadori, Meridiani, p. 1025.</ref> o '''Porta Sciuscella.'''<ref>Citato in Gleijeses, ''Napoli dentro... e fuori'', p. 303.</ref> ::{{spiegazione|Port'Alba, presso Piazza Dante. A ridosso della porta c'era in passato un grande albero di carrube.<ref>{{cfr}} Gleijeses, ''Napoli dentro... e fuori'', p. 103.</ref>}} *'''Povero maronna.'''<ref>Citato in Totò, '''A livella'', citato in Luciano De Crescenzo, ''Fosse 'a Madonna! {{small|Storie, grazie, apparizioni della mamma di Gesù}}'', Mondadori, Milano, 2012, [https://books.google.it/books?id=FGMBX0bVgaQC&lpg=PT94&dq=&pg=PT94#v=onepage&q&f=false 94].</ref> :''Povero Madonna.'' ::{{spiegazione|Chi è perseguitato dalle altrui angherie.}} *'''{{NDR|'O}} Presebbio ca se fricceca.''' <ref>Citato in [[Vittorio Gleijeses]], ''Feste, Farina e Forca'', prefazione (all'edizione del 1976) di [[Michele Prisco]], Società Editrice Napoletana, Napoli, 1977<sup>3</sup> riveduta e aggiornata, p. 84.</ref> :''Letteramente: Il presepe che si agita.'' ::{{spiegazione|Il presepio semovente, con statuine animate.}} *'''Preta de fucile'''<ref name=rifle>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 102.</ref> o '''Scarda de fucile'''<ref name=rifle/> :''Pietra o Scheggia di fucile'' ::{{spiegazione|Pietra focaia. Nel lontano passato il fuoco per la cottura dei cibi era acceso servendosi di uno strumento d'acciaio chiamato ''fucile'' con cui si percuoteva la ''scarda'' per farne scaturire scintille che, a contatto con l'esca, generavano la fiamma.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 102.</ref>}} *'''Preta nfernale.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 298.</ref> :''Pietra infernale: nitrato d'argento.'' *'''Primm' 'e mo.'''<ref>Citato in ''Intorno a Pinocchio'', a cura di Aldo Capasso, Armando Editore, Roma, 2008. ISBN 978-88-6081-434-0, [https://books.google.it/books?id=Gum1UE5SHBsC&lpg=PP1&dq=Intorno%20a%20Pinocchio&hl=it&pg=PA47#v=onepage&q&f=false p. 47].</ref> :''Prima di ora.'' ::{{spiegazione|Subito! Immediatamente! Es. ''Vavattenne primm'e mo!'' Vattene immediatamente! Sparisci all'istante! (letteralmente: ancor prima di quest'istante!)}} *'''Prommette certo e vene meno sicuro.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina, p. 113.''</ref> :''Promette certo e viene meno sicuro.'' ::{{spiegazione|Fa promesse da marinaio.}} *'''Puca d'oro.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 302.</ref> :''Letteralmente: innesto, marza d'oro.'' ::{{spiegazione|Detto di donna{{sic|.,}} Giovanetta bella, amabile e virtuosa.<ref>La spiegazione è in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 302.</ref>}} *'''Pulicenella 'a coppa Sant'Elmo piglia 'o purpo a mmare.'''<ref>Citato in ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 156.</ref> :''Pulcinella dalla cima di Sant'Elmo prende il polipo a mare.'' ::{{spiegazione|Trovarsi in condizioni che rendono un obiettivo assolutamente impossibile da conseguire.<br/>Difficilmente il polipo finirà nel piatto di questo Pulcinella [[sogno|onirico]]-[[surrealismo|surrealista]] che lancia la sua lenza da una collina che si affaccia sul mare da un'altezza di oltre duecento metri.}} *'''Pullicenella spaventato da 'e maruzze.'''<ref>Citato in Piera Ventre, ''Palazzokimbo'', Neri Pozza, Vicenza, 2016, [https://books.google.it/books?id=yN-dDQAAQBAJ&lpg=PT99&dq=pullicenella&hl=it&pg=PT99#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-545-1444-7</ref> :''Pulcinella spaventato dalle "corna" delle chiocciole.'' *'''Puortame a soreta!'''<ref>Citato in [[Pino Imperatore]], ''Questa scuola non è un albergo'', Giunti, Firenze, 2015[https://books.google.it/books?id=KZL1CAAAQBAJ&lpg=PT218&dq=&pg=PT218#v=onepage&q=soreta&f=false p. 218]. 9788809812802</ref> :''Portami tua sorella!'' ::{{spiegazione|Ordine, impartito a chi fa non velate insinuazioni, solleva infamanti dubbi sulla virilità dell'interlocutore o osa addirittura dichiararla inesistente, di condurre in proprio cospetto la sorella, nella certezza assoluta che sarà lei stessa, previa diretta esperienza, a riferire dettagliatamente, testimoniare inequivocabilmente, dissipare definitivamente ogni dubbio, tutelare a spada tratta l'onore dell'offeso, facendosi personalmente e a ragion veduta mallevadrice di quanto sia grande, enorme l'abilità amatoria di chi è stato così turpemente accusato.}} *'''Puozze aunnà comm' aonna 'o mare!'''<ref>Citato in Eleonora Olivieri, ''Il mio anno pazzesco'', De Agostini, Milano, 2017. ISBN 978-88-511-4874-4, [https://books.google.it/books?id=QW8zDwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Eleonora%20Olivieri&hl=it&pg=PT33#v=onepage&q&f=false p. 33]</ref> :''Che tu possa abbondare come abbonda il mare!'' ::{{spiegazione|Possa la fortuna sorriderti sempre, che tu possa avere ogni più grande felicità, ti auguro ogni bene, tutto il bene possibile!}} *'''Puozze ave' 'n'aglio arreto.'''<ref name=burn/> :''Che tu possa avere un aglio dietro!'' ::{{spiegazione|Che tutto possa andarti male!}} *'''Puozze murì c'u fieto d'i cravune.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 113.</ref> :''Che tu possa crepare con il "''fetore''" (in realtà il monossido di carbonio, gas velenoso, asfissiante, è del tutto inodore ed insapore, e ciò lo rende estremamente insidioso) dei carboni (asfissiato dalle esalazioni ''d<nowiki>'</nowiki>'a vrasera'': del braciere a carboni).'' *'''Pure 'e pullece teneno 'a tosse.'''<ref>Citato in ''A Buon 'Ntennitore'', [http://books.google.it/books?id=6N50_eCCaf4C&pg=PA79 p. 79].</ref> :''Pure le [[pulce|pulci]] hanno la tosse.'' ::{{spiegazione|Anche chi non vale nulla si permette di sentenziare.}} *'''Purtà 'a bannèra.'''<ref>Citato e spiegato in Salvatore Di Giacomo, ''Poesie'', [https://books.google.it/books?id=aYxaAQAAQBAJ&lpg=PT544&dq=&pg=PT527#v=onepage&q&f=false p. 527].</ref> :''Portare la bandiera.'' ::{{spiegazione|Eccellere.}} ==Q== '''Quanno buono buono.'''<ref>Citato in Marco Perillo, ''101 perché sulla storia di Napoli che non puoi non sapere'', Newton Compton Editori, Roma, 2017. ISBN 978-88-227-1478-7, [https://books.google.it/books?id=8AQ7DwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Marco%20Perillo&hl=it&pg=PT195#v=onepage&q&f=false p. 195].</ref> :''Tutto sommato, alla fin fine, in fin dei conti''. ''Quanno buono buono cchiù nera d' 'a mezanotte nun po' venì''.<ref>Oppure, talvolta, in una variante di uso limitato, ripresa dalla canzone di [[Pino Daniele]] "Che te ne fotte": Quanno good good cchiù nero d'a notte nun po' venì. </ref> ''In fin dei conti più nera della mezzanotte non può venire (capitare); cioè alla fin fine peggio di così non può andare, (tanto vale mettersi l'anima in pace)''. Oppure: ''Quanno buono buono, s' 'o chiagneno lloro, a nuje che ce ne 'mporta?''. ''Ma alla fin fine, stando pur così le cose, se la sbroglieranno loro, a noi che ce ne importa?'' *'''Quanno chioveno passe e ficusecche.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, '''E ddoje ricchezze, {{small|(commedia in due atti in linga napoletana}}'', 2012. ISBN 978-1-291-00640-7, [https://books.google.it/books?id=77ndAwAAQBAJ&lpg=PA73&dq='E%20ddoie%20ricchezze&hl=it&pg=PA10#v=onepage&q&f=false p. 10]</ref> :''Quando piovono [[uva passa]] e fichi secchi.'' ::{{spiegazione|Mai e poi mai.}} *'''Quanno nun site scarpare, pecché rumpite 'o cacchio a 'e semmenzelle?'''<ref>Citato in Vittorio Pupillo, ''Proverbi dalla saggezza del passato, una speranza per il futuro'', vol II, Youcanprint, Tricase (LE), 2014 [https://books.google.it/books?id=Qj3wAwAAQBAJ&lpg=PA276&dq=QUANNO%20NUN%20SITE%20SCARPARE%2C%20PECCH%C3%89%20RUMPITE%20'O%20CACCHIO%20%C3%8A%20SEMMENZELLE%3F&hl=it&pg=PA276#v=onepage&q&f=false p. 276.] ISBN 9788891147530</ref> :''Visto che non siete calzolaio, perché rompete le scatole ai chiodini?'' ::{{spiegazione|Se non sai fare una cosa, se non sei esperto, fatti da parte e non creare problemi.}} *'''Quant'è vvera 'a<ref>Nella fonte: a, refuso.</ref> Maronna.'''<ref>Citato in Giovanni Liccardo, ''Gesti e modi di dire di Napoli: {{small|un viaggio alla scoperta di un patrimonio poplare}}'', Newton Compton, Roma, 2020, [https://books.google.it/books?id=jy8CEAAAQBAJ&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PT153&dq=&pg=PT153#v=onepage&q&f=false p. 153]. ISBN 9788822750877</ref> :''Quanto è vero che la Madonna esiste.'' ::{{spiegazione|Così è vero quello che dico, e giuro; ne invoco a testimone e garante la Madonna. Mi si deve credere.}} *{{NDR|'A}} '''Quaquiglia.'''<ref>Citato in Isa Rampone Chinni e Tina Palumbo De Gregorio, ''La farmacia di Dio'', Rogiosi Editore, [https://books.google.it/books?id=HC-pCwAAQBAJ&lpg=PA41&dq=&pg=PA41#v=onepage&q=quaquiglia%20portosalvo&f=false p. 41.]</ref> :''La conchiglia.'' ::{{spiegazione|La [[w:Fontana della Maruzza|Fontana della Conchiglia]] collocata sul lato destro della [[w:|Chiesa di Santa Maria di Portosalvo]].}} *'''Quibusse.'''<ref name=Geld>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 510.</ref> :''(Cum) quibus, con i quali.'' ::{{spiegazione|''Soldi.'' Sinonimi: '''Aruta''', '''Felùsse''', '''Frìsole''' , '''Manteca''', '''Argiamma'''.<ref name=Geld/>}} ==R== *'''Rafanié, fatte accattà' 'a chi nun te sape.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 339.</ref> :''Ravanello (stupido), fatti comprare da chi non ti conosce.'' ::{{spiegazione|Provaci con chi ancora non ti conosce, con me affari non ne fai più.}} *{{NDR|'A}} '''Rastrellèra.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 101.</ref> :''La rastrelliera (quella della cucina in cui venivano allineati i piatti a sgocciolare, per gli abiti, per la stalla, collocata sul muro sopra la mangiatoia ed in cui venivano messi fieno o altri mangimi.)'' ::{{spiegazione|In senso lato: la dentiera o la dentatura.}} *'''Requie e schiatta in pace.'''<ref>Citato in Wanda Marasco, ''La compagnia delle anime finte'', Neri Pozza, [https://books.google.it/books?id=FTTJDgAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Wanda%20Marasco&hl=it&pg=PT45#v=onepage&q=requie&f=false] ISBN 978-88-545-1515-4</ref> :''Corruzione del latino: ''Requiescat in pace'', Riposi in pace (formula di preghiera per i defunti).'' *'''{{NDR|'O}} ricco Pellone.'''<ref>Citato in Giambattista Valentino, ''La mezacanna'', vol I, A spese della Stamperia Filantropica, Napoli, 1835, [https://books.google.it/books?id=QqkfNRx_dCMC&dq=&pg=PA249#v=onepage&q&f=false p. 249]</ref> :''Il ricco [[w:Parabola di Lazzaro e del ricco Epulone|Epulone]].'' *'''Ricotta schianta.'''<ref name=pizzica/> ::{{spiegazione|Antica espressione: ricotta piccante.<ref name=sick/>}} *'''{{NDR|'O}} Rilla-rille.'''<ref>Citato in ''Nzularchia'', [https://books.google.it/books?id=giw2DwAAQBAJ&lpg=PT87&dq=&pg=PT14#v=onepage&q&f=false p. 14]</ref> ([[Bacoli]]) :''Il grillo.'' *'''Rompere ll'ova mmano.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, p. 61.</ref> :''Rompere le uova in mano (a qualcuno).'' ::{{spiegazione|Far fallire un progetto, renderlo irrealizzabile, troncarlo. '''T'aggio rotte l'ova mmano.'''<ref name=brokegg>Citato in Marulli e Livigni, p. 21.</ref> Ti ho troncato i passi.<ref name=nimora>La traduzione è in Marulli e Livigni, p. 21.</ref>}} *'''Rompere 'o 'nciarmo.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', p. 64.</ref> :''Rompere l'incantesimo, il litigio.'' ::{{spiegazione|Smascherare l'imbroglio, riappacificarsi.<ref>Questa spiegazione è in Sebezio, Motti e detti napoletani, p. 64.</ref>Disperdere il malocchio. Non più procrastinare, trovando infine in se stessi la determinazione per rompere ogni indugio, ogni dilazione per affrontare con energica risolutezza una situazione che ristagna sospesa da tempo.}} *'''Rummané {{sic|a'}} prevetina o comme a don Paulino.'''<ref>Citato in ''Proverbi. Semi della tradizione'', vol. III, p. 213.</ref> :''Restare alla "prevetina" come don Paolino.''<ref>Traduzione in ''Proverbi. Semi della tradizione'', p. 213.</ref> ::{{spiegazione|Don Paolino era un sacerdote di [[Nola]] divenuto proverbiale per la sua estrema povertà, così grande da non consentirgli l'acquisto di ceri per celebrare le sue funzioni. In sostituzione dei ceri Don Paolino adoperava carboni incandescenti. Restare alla "prevetina<ref>Prevete: prete.</ref>" significa quindi essere privi di mezzi, indigenti.}} *'''{{NDR|'O}} Rucco rucco.'''<ref>Citato in Marulli e Livigni, p. 16.</ref> :''Il mezzano.'' *'''Rutto pe' rutto.'''<ref>Da Altamura,''Dizionario dialettale napoletano'', Fiorentino, Napoli, 1956<sup>1</sup>, 1968<sup>2</sup>, citato in Viviani, ''Teatro'', II, p. 45.</ref> :''Rotto per rotto.'' ::{{spiegazione|Oramai..., accada quel che accada.<ref>La spiegazione è in ''Teatro'', II, p. 45.</ref>}} ==S== *'''S'accatta lo male comm'a li miedici.'''<ref>Citato in ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 8.</ref> :''Compra il male come i medici.'' ::{{spiegazione|Va in cerca del [[male]], come fanno i medici.}} *'''S'è aunita 'a funa corta e 'o strummolo a tiriteppete.'''<ref name=Zwang/> :oppure *'''S'è aunito lo [[strummolo]]<ref>Dal greco ''stróbilos''</ref> a tiritèppete<ref>Onomatopea</ref>, e la funicella corta.'''<ref>Citato in ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', 1873, p. 368.</ref> :''Si sono uniti lo strummolo che gira vacillando e la cordicella (per imprimere la rotazione) corta.'' ::{{spiegazione|Una combinazione inestricabile e irreparabile di cose che non funzionano.<ref>Interpretazione presente nella [[w:strummolo|voce]] su ''Wikipedia''.</ref><ref>Per un'ulteriore possibile interpretazione, si veda ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 368.</ref>}} :oppure *'''S'è unito 'o strùmmolo a tiritèppete e 'a funicella corta.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 13.</ref> ::{{spiegazione|Si è unito un cattivo artefice (''strùmmolo a tiritèppete'' era una trottola difettosa) a un peggior pagatore<ref>Questa spiegazione è di Francesco D'Ascoli. {{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 13.</ref>.}} *'''S'è 'mbrugliata a matassa.'''<ref name="gliommero">Citato in Rodolfo Pucino, ''Il tressette'', Guida, Napoli, 2005, [https://books.google.it/books?id=O3fL93ftfokC&lpg=PA31&dq=Frije%20'o%20pesce%20e&hl=it&pg=PA22#v=onepage&q&f=false p. 22.] ISBN 88-7188-908-8</ref> :''Si è ingarbugliata la matassa.'' ::{{spiegazione|La situazione si è fortemente complicata, si è fatta intricata, si è in serie difficoltà.}} *'''S'è scumbinata 'a grammatica.'''<ref>Citato in ''Il custode degli arcani'', p. 88.</ref> :''Si è disordinata, stravolta la grammatica.'' ::{{spiegazione|Tutto è in disordine, nulla va come dovrebbe. Non ci si raccapezza più, il corso ordinario e logico delle cose è sovvertito, stravolto.}} *'''Salutame a soreta.'''<ref>Citato in ''Totò principe clown'', prefazione di [[Goffredo Fofi]], Alfredo Guida Editore, Napoli, 1997, [https://books.google.it/books?id=z4td3tsdAucC&lpg=PA42&dq=Tot%C3%B2%3A%20principe%20clown&hl=it&pg=PA304#v=onepage&q&f=false p. 304.] ISBN 88-7188-157-5</ref> :''Salutami tua sorella.'' ::{{spiegazione|L'espressione può essere impiegata, senza voler offendere, per troncare con rude cordialità un argomento; oppure — in maniera non riguardosa — per insinuare che con la sorella dell'interlocutore si è in estrema, intima confidenza e che se ne sono già apprezzate le qualità molto a fondo...}} *'''Salute a{{sic|<nowiki>''</nowiki>}} fibbie – recette don Fabbie!'''<ref>Citato in Apicella, ''I ritte antiche'', p. 352.</ref> :''Saluti alla fibbia – disse don Fabio!'' ::{{spiegazione|Me ne infischio, me ne impipo completamente, non me ne frega un bel niente!}} *'''San Biàso, 'o sóle p'e ccàse.'''<ref>Citato in Amato, p. 177.</ref> :''San Biagio (il 3 febbraio), il sole per le case.'' *'''San Genna', mettece 'a mana toja!'''<ref>Citato in Amara LaKhous, ''Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio'', Edizioni e/o, Roma, 2006. ISBN 9788876419379, [https://books.google.it/books?id=7vgoCwAAQBAJ&lpg=PT24&dq=&pg=PT20#v=onepage&q&f=false, p. 20]</ref> :''San Gennaro, mettici la mano tua!'' *'''San Genna', pienzace tu!'''<ref>Citato in Amara LaKhous, ''Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio'', Edizioni e/o, Roma, 2006. ISBN 9788876419379, [https://books.google.it/books?id=7vgoCwAAQBAJ&lpg=PT24&dq=&pg=PT24#v=onepage&q&f=false p. 34]</ref> :''San Gennaro, pensaci tu!'' *'''San Giuseppe nce ha passata a chianozza.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 99.</ref> :''San Giuseppe ci ha passato la pialla.'' ::{{spiegazione|Si dice di una donna dal seno molto piccolo.}} *'''Santo Durante!'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 148.</ref> ::{{spiegazione|Dubito che duri! Mi sa tanto che non dura! Purché duri...}} *'''Sanghe de<ref name=epsilon/>na maruzza!'''<ref>Citato in Michelangelo Tancredi, ''Vierze, {{small|Stampate e no stampate}}'', Tipografia Cenniniana, Roma, 1877, [https://books.google.it/books?id=vtAyAQAAIAAJ&dq=&pg=PA78#v=onepage&q&f=false p. 78], Tipografia Cenniniana, Roma, 1877</ref> :'' ''Sanghe 'e na maruzza!'' ''Sangh' 'e na maruzza!'': Sangue di una lumaca! (imprecazione).'' *'''Sano sano.'''<ref>Citato in Colomba Rosaria Andolfi, ''Chicchi di grano. {{sic|Poesie, macchiette, teatro in versi, testi di canzoni}}'', Alfredo Guida Editore, 2005. ISBN 88-6042-114-4, [https://books.google.it/books?id=8Nkhch3DZxMC&lpg=PA109&dq=&pg=PA115#v=onepage&q&f=false p. 115]</ref> ::{{spiegazione|Per intero. ''Se l'ha ammuccato sano sano.'' Se l'è bevuta tutta. Ci ha creduto, ci è cascato completamente.}} *'''Sànta Lucìa mìa, accà te véco!''' :''[[Lucia da Siracusa|Santa Lucia]] mia, qui ti vedo!'' ::{{spiegazione|Quello che cerchi e non trovi è proprio sotto i tuoi occhi!<ref name=Am79/>}} *'''Santo guappone.'''<ref name=yellow/> :''Santo guappone!'' ::{{spiegazione|San Gennaro. Appellativo confidenziale con cui le "parenti"<ref name=relative/> invocano San Gennaro.}} *'''Santu Luca ce s'è spassato.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', IV, p. 234.</ref> :''[[Luca evangelista|San Luca]] ''<ref>A S. Luca sono attribuite celebri icone della Vergine.</ref>'' ci si è divertito (nel dipingerla).'' ::{{spiegazione|È una donna bellissima.}} *'''Santu Mangione.'''<ref>Citato in Antonio Buonomo, ''L'arte della fuga in ''tempo'' di guerra'', prefazione di Roberto De Simone, Effepi Libri, Monte Porzio Catone (RM), 2010, [https://books.google.it/books?id=_aRV1U4XoScC&lpg=PA34&dq=santu%20mangione&hl=it&pg=PA34#v=onepage&q&f=false p. 34.] ISBN 978-88-6002-020-8</ref> :''San Mangione'' ::{{spiegazione|Il santo protettore dei corrotti.}} *'''Sarchiapone.'''<ref>Citato in AA. VV., ''Natale con i tuoi'', Guida, Napoli, 2004, [https://books.google.it/books?id=mf6uqjXeBSMC&lpg=PA130&dq=sarchiapone&hl=it&pg=PA130#v=onepage&q=sarchiapone&f=false p. 130] ISBN 88-7188-837-5</ref> ::{{spiegazione|Uomo goffo, rozzo, corpulento, maldestro, di scarsa intelligenza, furbastro, credulone.}} *'''{{NDR|'E}} Scacamarrune''' o {{NDR|'E}} '''Nghiacche.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 71.</ref> :''Scarabocchi (al singolare: <nowiki>'</nowiki>''o scacamarrone'', <nowiki>'</nowiki>''o <nowiki>'</nowiki>nghiacco''). Le macchie d'inchiostro che potevano restare sulla carta quando erano in uso penne che venivano intinte nell'inchiostro contenuto nel calamaio. Le macchie venivano asciugate versando un po' d'arena sottile (''<nowiki>'</nowiki>o arenarulo'') sulla carta; in seguito fu impiegata '''a carta zucosa'' o ''carta zuca'', la carta sugante.''<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 71 e p. 80.</ref> *'''{{NDR|'O}} Scapricciatiello.'''<ref name=slope>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 706.</ref> :''Lo "scapricciatello".'' ::{{spiegazione|Giovane che si è messo su una brutta china, incline a commettere azioni deplorevoli.}} *'''Scarda 'e cesso.'''<ref>Citato in Salvatore Savignano, ''Un posto sottoterra'', Roma, Robin, 2006, [https://books.google.it/books?id=Vz6KPz_i8xgC&lpg=PP1&dq=Salvatore%20Savignano&hl=it&pg=PA179#v=onepage&q&f=false p. 179]</ref> :''Scheggia, scaglia di [[w:water|water]].'' ::{{spiegazione|Persona assolutamente spregevole.}} *'''Scarda 'e ruvagno.'''<ref>Dallo spagnuolo ''roano'' che deriva a sua volta dal latino ''ravus'': giallo grigio, grigiastro. ''Ruvagno'' può essere riferito ad un qualsiasi vaso di argilla o di legno, più specificamente però al pitale (In napoletano:<nowiki>'</nowiki>''o pisciaturo'' o <nowiki>'</nowiki>''o rinale.'' (con aferesi della o di orinale).</ref><ref>Locuzione in uso nel Napoletano {{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 44. Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 44.</ref> :''Scheggia di pitale.'' ::{{spiegazione|Persona assolutamente spregevole.}} *'''Scarda int'all'uocchio.'''<ref name=splinter>Citato e spiegato in Maurizio Esposito, ''Uomini di camorra, {{small|La costruzione sociale dell'identità deviante}}'', prefazione di Maria Immacolata Macioti, Franco Angeli, [https://books.google.it/books?id=8e4MrXnkd9sC&lpg=PA185&dq=&pg=PA185#v=onepage&q&f=false p. 185]</ref> :''Scheggia nell'occhio.'' ::{{spiegazione|Il delatore, nel gergo della malavita antica.}} *'''{{NDR|'O}} Scarfalietto 'e Giesucristo.'''<ref name=donkeyox>Citato in Renato De Falco, ''Alfabeto napoletano'', Colonnese Editore, Napoli, 1989, vol. II, [https://books.google.it/books?hl=it&id=Uzgct1gWZH0C&dq=SCARFALIETTO+%27E+GIES%C3%9A+CRISTO&focus=searchwithinvolume&q=scarpetta p. 121].</ref> :''Lo scaldino di Gesù Cristo.'' ::{{spiegazione|È noto che furono un bue e un asinello a tenere al caldo Gesù Bambino nella mangiatoia. Ben altrimenti duro e canzonatorio, tuttavia, il senso della locuzione: definire, apostrofare qualcuno con questa espressione, significa dirgli che è, al tempo stesso, un asino e un bue, e cioè dargli, in un'unica soluzione, dell'ignorante e del cornuto. Non senza un'implicita, ma palese ed inequivocabile allusione alle non certo specchiate virtù della di lui consorte.}} *'''Scarfasegge.'''<ref>Citato in Giuseppe Gargano, ''Vocabolario domestico napolitano-italiano'', Dalla Tipografia di Nunzio Pasca, Napoli, 1841, [https://books.google.it/books?id=519JAAAAMAAJ&dq=Giuseppe%20Gargano&hl=it&pg=PA105#v=onepage&q&f=false p. 105]</ref> :''Riscaldasedie.'' ::{{spiegazione|Ozioso. Sfaccendato. Perdigiorno. Fannullone. Impiegato che resta in ozio.}} *'''Scarfatore 'e fistula.'''<ref name=donkeyox/> :''Riscaldatore di fistola.'' ::{{spiegazione|Persona fastidiosa, noiosa, molesta, assillante; sgradevole come il terapista che curava le piaghe purulente applicando ad esse una fonte di calore.}} *'''Scartellata.<ref name=goodluck/>'''<ref name=splinter/> :''Donna gobba'' ::{{spiegazione|Pistola, nel gergo della malavita antica.}} *'''Scartiello<ref name=goodluck>Dal greco Kartallon: cesta o paniere dal dorso appuntito; l'aggiunta della ''s'' iniziale ha valore intensivo. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 49.</ref> cu' 'o pizzo.'''<ref name=bauglio>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 49.</ref> :''Gobba con la punta (appuntita).'' *'''Scartiello riale.<ref name=goodluck/>'''<ref name=bauglio/> :''Gobba reale.'' ::{{spiegazione|Gobba duplice.}} *'''Scaurachiuóve.'''<ref>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', p. 325.</ref> :''Scaldachiodi.'' ::{{spiegazione|E che lavoro è mai quello di scaldare i chiodi? Persona sfaccendata, sfaticato.}} *'''Scavamento 'e Pumpei.'''<ref name=chiffon/> :''Scavo di Pompei.'' ::{{spiegazione|''Scavamiento 'e Pumpei'': Vecchiume; vecchio ciarpame, chincaglieria obsoleta; luogo, ambiente disastrato, in rovina.}} *'''Scazzuoppolo.'''<ref>Citato in Andrea Passaro e Salvatore Agnelli, ''I due pedanti {{small|Commedia buffa in due atti poesia del signor Andrea Passaro, poeta e concertatore dei Teatri Reali musica del maestro Salvatore Agnelli}}'', Dalla Tipografia Pierro, Napoli, 1839, [https://books.google.it/books?id=7hCbWDeAk2EC&dq=&pg=PA10#v=onepage&q&f=false p. 10]</ref> :''Bimbetto, marmocchio, fanciullo esile, minuto. Piccolo pesce.'' *'''Scemanfu'.'''<ref>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 75.</ref> ::{{spiegazione|Corruzione del francese: ''je m'en fous'' (me ne infischio). Ottusa arroganza, vanità, spocchia, boria.}} *'''Scennere nzogna nzogna.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebeto'', 1861, anno II, parlata 337, 23 dicembre 1861, p. 1345.</ref> :''Letteralmente: scendere, diminuire, sugna sugna.'' ::{{spiegazione|''Scennere 'nzogna 'nzogna''. Detto di persona: deperire (diminuire di consistenza e volume, come la sugna quando viene lentamente sciolta al calore).}} *'''Schiarà juorno.'''<ref>Citato in ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano'', presso Giuseppe Maria Porcelli, Napoli, 1789, vol. 1, [https://books.google.it/books?id=ZAEnQrWqQeAC&dq=schiar%C3%A0%20juorno&hl=it&pg=PA35#v=onepage&q&f=false p. 35.]</ref> :''Albeggiare, farsi giorno.'' *'''Schiattà' ‘ncuórpo.'''<ref>Citato in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', Newton Compton editori, Roma, 2016, p. 318. ISBN 978-88-541-8882-2</ref> :''Schiattare in corpo.'' ::{{spiegazione|Arrovellarsi, rodersi dalla rabbia. <ref>Definizione in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 318.</ref>}} *'''{{NDR|'O}} Schiattamuorto.'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', p. 55.</ref> ::{{spiegazione|Il becchino.}} *'''Schiattimpace.'''<ref>Citato in Justin Vitiello, ''Il carro del pesce di Vanzetti'', Corpo 10, [https://books.google.it/books?id=3z4cAQAAIAAJ&q=schiattimpace&dq=schiattimpace&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi_1KicycnjAhXO8qQKHSKOBk4Q6AEINzAD p. 54].</ref> :''(Corruzione del latino) Requiescat in pace. Riposi in pace.'' *'''Sciacquà 'na mola.'''<ref name=spese>Citato in ''Don Chisciotte della Mancia: ridotto in versi napoletani'', p. 174.</ref> :''Sciacquare una mola.'' ::{{spiegazione|Affrontare un impegno difficile.<ref>Definizione in ''Don Chisciotte della Mancia: ridotto in versi napoletani'', p. 174.</ref> Affrontare una spesa onerosa.}} *'''Sciacquàrse 'a vócca primm' 'e parlà.'''<ref>Citato in Bello ed Erwin, ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', p. 213.</ref> :''Sciacquarsi la bocca prima di parlare.'' ::{{spiegazione|Sorvegliare molto attentamente il proprio modo di esprimersi, considerando il valore della persona a cui ci si sta rivolgendo o di cui si sta parlando. Es: ''Primm' 'e parlà 'e me, sciacquate 'a vocca!'' Prima di parlare di me, sciacquati la bocca; bada bene a come parli!}} *'''Sciacque Rose, e bbive, Agnese; ca nge sta chi fa li sspese!'''<ref name=eatplease/> :''Sciacqua, Rosa, e bevi, Agnese; che c'è chi ne fa le spese!'' ::{{spiegazione|Si dice per indicare|lo scialo reso possibile da una situazione di imprevista ed improvvisa abbondanza. Oppure per indicare una deleteria, deplorevole gara emulativa di spreco, di dilapidazione della ricchezza.}} *'''{{NDR|'O}} sciampagnone.'''<ref>Citato in ''No barone fermo e n'auto de rispetto'', {{small|''46.<sup>a</sup> commedia di Pasquale Altavilla''}}, Dalla Tipografia DE' Gemelli, Napoli, 1853, [https://books.google.it/books?id=DfuUutb5Oc0C&dq=No%20barone%20fermo%20e%20n'auto%20de%20rispetto&hl=it&pg=PA68#v=onepage&q&f=false p. 68].</ref> ::{{spiegazione|Persona gioviale. Gaudente e scialacquatore.}} *'''Sciasciona.'''<ref>Citato in ''Ri-cre-azione. Progetto di laboratorio teatrale'', p.107.</ref> :''Donna corpulenta e simpatica.'' *'''Scinne 'a coppa 'o scannetiello!'''<ref>Citato in [[Annibale Ruccello]], ''Scritti inediti, {{small|Una commedia e dieci saggi}}'', con un percorso critico di Rita Picchi, Gremese, Roma, 2004, [https://books.google.it/books?id=9ukZxAUHJawC&lpg=PA104&dq=&pg=PA104#v=onepage&q&f=false p. 104]. ISBN 88-8440-307-3</ref> :''Scendi dal panchetto, dallo sgabello!'' ::{{spiegazione|Scendi dal piedistallo. Smettila di darti arie di superiorità. Abbassa la cresta. Ridimensionati.}} *'''Sciò sciò ciucciuvè.'''<ref>Citato in Stefano Tettamanti e Laura Grandi, ''Sillabario goloso, {{small|L'alfabeto dei sapori tra cucina e letteratura}}'',Mondadori, [https://books.google.it/books?id=z046yTOAmMsC&lpg=PT59&dq=&pg=PT59#v=onepage&q=sci%C3%B2%20sci%C3%B2%20ciucciuve&f=false p. 59].</ref> :''Via via civette! (formula [[w:apotropaico|apotropaica]].)'' *'''Sciore de rosa,<br/>Avimmo fatto sciacque e bive Agnese , E p'avè che? N'Italia pedocchiosa.'''<ref>Citato in ''L'ancunia e Lo martiello'', [https://books.google.it/books?id=qQqbUShp8hsC&dq=e%20bive%20agnese&hl=it&pg=PP72#v=snippet&q=agnese&f=false]</ref> :''Fiore di rosa,<br/> abbiamo fatto sciacqua e bevi Agnese (abbiamo tutto prodigato, tutto sperperato), e per avere che? Un'Italia pidocchiosa!'' *'''Scioscia''' o '''Miscioscia.''' <ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 335.</ref> :Vezzeggiativo di socia: donna amata, donna con cui ci si confida. *'''Scioscia ca vola.'''<ref>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', [https://books.google.it/books?id=UxoMrLZ9sJkC&dq=&pg=PA452#v=onepage&q&f=false p. 452.]</ref> :''Soffia che vola (vola via, sparisce).'' ::{{spiegazione|Persona o cosa inconsistente, vana, effimera. ''È 'nu scioscia ca vola.'' È un uomo inconsistente.}} *'''Sciosciammocca.'''<ref>Citato in Ennio Bìspuri, ''<nowiki>Totò Principe clown, {{small|Tutti i film di Totò}</nowiki>'', prefazione di [[Goffredo Fofi]], Alfredo Guida Editore, Napoli, 1997. ISBN 88-7188-157-5, [https://books.google.it/books?id=z4td3tsdAucC&lpg=PA148&dq=sciosciammocca&hl=it&pg=PA148#v=onepage&q&f=false] p. 148</ref> ::{{spiegazione|Un uomo semplice, ingenuo, facile da ingannare, credulone.}} *'''Scippa e fuje.'''<ref>Citato in Sosio Capasso, ''Canapicoltura e sviluppo dei comuni atellani'', Istituto di Studi Atellani, 1994 [https://books.google.it/books?id=L--ztRqTedkC&lpg=PP1&dq=Sosio%20Capasso&hl=it&pg=PT63#v=onepage&q&f=false p. 63].</ref> :''Strappa e fuggi.'' ::{{spiegazione|Antico sistema di fitto stagionale, da febbraio a luglio, dei suoli adatti alla coltivazione della canapa tessile in uso un tempo nell'area della Campania nota come «Pantano».}} *'''Scippare<ref>In forma corrente: scippà.</ref>i stentine da<ref name=α>In forma corrente: 'a.</ref> cuorpo.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 404.</ref> :'' ''Scippà 'e stentine 'a cuorpo.'' Strappare i visceri dal corpo.'' ::{{spiegazione|L'effetto esiziale prodotto nello sventurato ascoltatore da chi suona o canta male.}} *'''Sciù! p' 'a faccia toia.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro,'' II, p. 66.</ref> :''Sciù!''<ref>Esclamazione onomatopeica di disprezzo (sputare).</ref>'' per la faccia tua.'' *'''Sciu-sciu.'''<ref name=amore>Citato in ''Quaderni del Bobbio n. 2 anno 2010'', [https://books.google.it/books?id=7CwOGt6VPsoC&lpg=PA77&dq=si%20nu'%20babb%C3%A0&hl=it&pg=PA77#v=onepage&q=si%20nu'%20babb%C3%A0&f=false p.77.]</ref> ::{{spiegazione|Col nome raddoppiato di questo dolce si chiama con tenerezza la propria fidanzata.}} *'''Sciucquaglie.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1867, [https://books.google.it/books?id=DVdgeO_gTcUC&dq=sciucquaglie&hl=it&pg=PT102#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Gli orecchini.'' *'''Sciué sciué.'''<ref>Citato in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 323.</ref> :''Superficialmente, senza impegno.''<ref>Definizione (più estesa) in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 323.</ref> *'''Sciupafemmene.'''<ref>Citato in Dario Fo, ''La figlia del papa'', Chiarelettere, Milano, 2014, [https://books.google.it/books?id=-hcaAwAAQBAJ&lpg=PT10&dq=sciupafemmene&hl=it&pg=PT10#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-6190-595-5</ref> ::{{spiegazione|Seduttore irresistibile dalle numerose e facili conquiste.}} *'''{{NDR|'A}} scola cavajola.<ref>Dal titolo di una farsa di Giovanni D'Antonio detto il Partenopeo, {{cfr}} ''I manoscritti palatini di Firenze'', p. 591.</ref>'''<ref>Citato in ''I manoscritti palatini di Firenze'', Firenze, dalla Real Biblioteca Palatina, 1860, vol. II, [https://books.google.it/books?id=2klBBd_2urIC&dq=scola%20cavajola&hl=it&pg=PA591#v=onepage&q&f=false p. 591.]</ref> :''La scuola da farsa.'' ::{{spiegazione|La scuola in cui regna la più perfetta armonia tra insegnanti incapaci e allievi svogliati, nella quale regnano chiasso e caos e prospera la più totale ignoranza. Più in generale qualsiasi situazione in cui regnino incontrastati il caos, l'inettitudine, la negligenza, l'indisciplina, il disinteresse.}} *'''Scorze 'e purtuallo.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 18.</ref> :''Bucce d'arancia.'' ::{{spiegazione|Monete d'oro, nel gergo dell'antica camorra.}} *'''Scummà 'e sango.'''<ref name=spese/> :''Schiumare di sangue.'' ::{{spiegazione|Battersi fino al sangue.<ref>Definizione in ''Don Chisciotte della Mancia: ridotto in versi napoletani'', p. 174.</ref>}} *'''Scummigliare<ref>In forma corrente: scummiglià, scoprire (opposto di coprire), mettere a nudo, svelare.</ref>a zella.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 368.</ref> :''Scoprire, mettere a nudo, la [[w:Tinea capitis|tigna]].'' ::{{spiegazione|Scoprire, mettere a nudo i difetti, le malefatte di qualcuno.}} *'''Scurà notte.'''<ref>Citato in Valentino de Biaso, ''La Fuorfece, o vero l'ommo pratteco'', Napoli, presso Giuseppe Maria Porcelli, 1783, [https://books.google.it/books?id=z4_PS-2ydJ4C&dq=scur%C3%A0%20notte&hl=it&pg=PA133#v=onepage&q&f=false p. 133.]</ref> :''Annottare, farsi notte.'' *'''Se n'adda accattà tutte mmericine!'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', a cura di Ruggero Guarini, note e testi critici di Costanzo Ioni, Gremese Roma, 1999, [https://books.google.it/books?id=dw_srvzsYuAC&lpg=PA76&dq=accatt%C3%A0%20tutte%20medicine&hl=it&pg=PA76#v=onepage&q&f=false p. 76.] ISBN 88-7742-327-7</ref> :''Li deve spendere tutti in medicine! (Se ne deve comprare tutte medicine'') ::{{spiegazione|Lo si augura a chi si è impossessato di denaro o di un qualsiasi bene raggirandoci.}} *'''Se ricorda 'o chiuppo a Forcella.'''<ref name=japjap/> :''Risale ai tempi del pioppo a Forcella.'' ::{{spiegazione|Persona o cosa che risale a tempi antichissimi.}} *'''Se sò mbrugliate 'e llengue.'''<ref>Da [[Eduardo De Filippo]], '''O pparlà nfaccia'', citato in Ciro Roselli, ''Storia e antologia della letteratura italiana dalle origini ai giorni nostri'', [https://books.google.it/books?id=VTp_AgAAQBAJ&lpg=PA600&dq=mbrugliate%20'e%20lengue&hl=it&pg=PA600#v=onepage&q&f=false p. 600]</ref> :''Si sono imbrogliate, ingarbugliate le lingue.'' ::{{small|Si è creato un malinteso.}} *'''Se so rotte le<ref name=epsilon>In forma corrente: 'e.</ref> giarretelle.'''<ref>Citato in ''Elisa e Claudio'', ''{{small|Dramma semiserio per musica dato nel Teatro Alla Scala in Milano l'autunno del 1821. E riprodotto per la prima volta nel Teatro Nuovo in Napoli l'estate del 1822.}}'', Napoli, Tipografia Orsiniana, 1822, [https://books.google.it/books?id=aQEYdm_UsDUC&dq=elisa%20e%20claudio&hl=it&pg=PA49#v=onepage&q&f=false p. 49]</ref> :''Sono andate in frantumi le piccole brocche.'' ::{{spiegazione|''Se so' rotte 'e giarretelle'': Si è rotta l'amicizia, il legame affettuoso, l'armonia, l'intesa che teneva uniti.}} *'''{{NDR|'E}} Seccamènte.'''<ref name=locagua/> ::{{spiegazione|Fagiolini e zucchini tagliati a rondelle o in altro modo, conservati per l'inverno mediante essiccazione al sole estivo. Si mangiavano nelle serate invernali fritti in olio, sale ed un pizzico di peperoncino.<ref name=cons>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 29.</ref>}} *'''{{NDR|'O}} Secutasorece.'''<ref>Citato in ''Arlecchino'', anno II, n. 209, 14 agosto 1862, [https://books.google.it/books?id=BXIk-viVj1QC&dq=secutasorece&hl=&pg=PA833#v=onepage&q&f=false p. 833].</ref> :''L'"inseguisorci", il'"perseguitatopi"'' ::{{spiegazione|Il [[gatto]]. Ma anche: infido, falso, sleale, disonesto, inaffidabile, traditore. ''Fa' 'o secutasorece'': "fare il gatto": comportarsi con doppiezza, in modo ipocrita, sleale, scorretto, disonesto.}} *'''Seh, seh!'''<ref>Citato in Russo, '''O "luciano" d'o Rre'', p. 82.</ref> ::{{spiegazione|In senso ironico: Ma certo! Sicuro! Hai voglia! Come no!}} *'''Sentìrse ‘n'àtu ttànto.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 381.</ref> :''Sentirsi un altrettanto (come raddoppiato).'' :''Sentire in sé stessi un riafflusso di energia, di vigore. Sentirsi come rinascere. Es. Mo ca m'aggio levato 'sto penziero, me sento n'atu ttanto: Ora che non ho più questo assillo, mi sento rinascere.'' *'''Serraputeca<ref name=πθκ>''Puteca'': dal greco apotheke: magazzino, ripostiglio. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 47.</ref>.'''<ref>Citato in ''Del parlar napoletano'', p. 47.</ref> :''"Chiudibottega".'' ::{{Spiegazione|Percossa poderosa al punto da stroncare nel malcapitato ogni volontà di reazione.}} *'''{{NDR|'O}} Serviziale e {{NDR|'o}} pignatiello.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 334.</ref> :''Il clistere e il pentolino (con l'acqua tiepida).'' ::{{spiegazione|Due persone inseparabili, indispensabili l'una all'altra.}} *'''Sfaccimma.'''<ref>Citato in Ruggiero Cappuccio, ''Fuoco su Napoli'', Feltrinelli, Milano, [https://books.google.it/books?id=moHcAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Ruggero%20Cappuccio&hl=it&pg=PT77#v=onepage&q&f=false p.77].</ref> :''Sperma''. ::{{spiegazione|Usato in numerose espressioni con registro espressivo volgare: ''Ommo'' oppure ''Gente 'e sfaccimma'' (Uomo gente da quattro soldi, da nulla); in imprecazioni: '''E che sfaccimma!'''<ref>Citato in Tonino Scala, ''Un calcio d'amore'', [https://books.google.it/books?id=P7eFAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=&pg=PT42#v=onepage&q&f=false p. 42].</ref> (''E che "diamine"!, che "c....avolo"!''); in domande rivolte in tono duro, tagliente, volutamente aggressivo, brutale: '''Che sfaccimma vai truvanno?'''<ref>Citato in Vladimiro Bottone, ''Il giardino degli inglesi'', Neri Pozza, Vicenza, 2017. ISBN 978-88-545-1510-9, [https://books.google.it/books?id=Lk26DgAAQBAJ&lpg=PT186&dq=&pg=PT186#v=onepage&q&f=false p. 186].</ref>''(Che "c....avolo" vuoi?)''<ref>Citato in Vladimiro Bottone, ''Il giardino degli inglesi'', Neri Pozza, [https://books.google.it/books?id=Lk26DgAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Vladimiro%20Bottone&hl=it&pg=PT186#v=onepage&q&f=false p. 186]</ref>, ''Ma addò sfaccimma staje?'' (''Ma dove "c....avolo" stai?''), ''Ma che sfaccimma stai facenno?'' (''Ma cosa "c....avolo" stai facendo?'') ed in altre espressioni particolarmente ingiuriose<ref>Citato in Ruggiero Cappuccio, ''Fuoco su Napoli'', Feltrinelli, Milano, [https://books.google.it/books?id=moHcAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Ruggero%20Cappuccio&hl=it&pg=PT77#v=onepage&q&f=false p.77].</ref>)}} *'''Sfaccimmo.'''<ref>Citato in Gian Paolo Porreca, ''Una corsa in Canada'', Alfredo Guida Editore, Napoli. ISBN 88-7188-027-7, [[https://books.google.it/books?id=7duNv0Fjmy4C&lpg=PP1&dq=Tre%20sogni%20della%20letteratura&hl=it&pg=PA56#v=onepage&q=sfaccimmo&f=false p. 56]]</ref> ::{{spiegazione|Due possibili significati: 1) con connostazione positiva: sveglio, scaltro, smaliziatissimo, determinato, intraprendente, molto in gamba. Ad esempio: ''Chillo è propio 'nu sfaccimmo!'' (Quello lì è un tipo proprio in gamba, un [[w: Furbo di tre cotte|furbo di sette cotte]], uno che la sa proprio lunga lunga, non lo frega nessuno.) 2) negativa: persona senza scrupoli, disonesto, gran mascalzone, farabutto. Usato anche in espressioni come: ''Fa 'nu sfaccimmo 'e friddo.'' (''Fa un freddo terribile'') e simili.}} *'''Sfasulato.'''<ref>Citato in ''Galleria di costumi napolitani'', p. 18.</ref> :''Squattrinato.'' *'''Sfezzia''''<ref>In ''Viviani'', III, p. 214.</ref> :''Prender gusto a fare o dire qualcosa; divertirsi con qualcuno.''<ref>Definizione in A. Altamura, ''Dizionario dialettale napoletano'', Fiorentino, Napoli; citato in ''Viviani'', III, p. 214.</ref> *'''Sì cchiù fetente e 'na recchia 'e cunfessore.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 359.</ref> :''Sei più fetente di un orecchio del confessore.'' ::{{spiegazione|Fai più azioni malvagie di quante ne possa ascoltare un confessore. Espressione riferita ad una persona completamente priva di scrupoli e di senso morale.}} *'''Si' ghiuto a Roma e nun haje visto 'o Papa.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 360.</ref> :''Sei andato a Roma e non hai visto il Papa.'' ::{{spiegazione|Ma come? Hai fatto tanta strada per raggiungere un luogo così lontano e non hai fatto la cosa più importante che dovevi fare?}} *'''Sì 'na zoza.'''<ref>Citato in Alessio Arena, Luigi Romolo Carrino, Massimiliano Palmese e Massimiliano Virgilio, ''Quattro mamme scelte a caso, {{sic|un progetto ideato da Massimiliano Palmese dedicato ad [[Annibale Ruccello]]}}'', Caracò Editore, 2011 [https://books.google.it/books?id=EGFZAwAAQBAJ&lpg=PT8&dq='na%20zoza&hl=it&pg=PT8#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-97567-03-5</ref> ::{{spiegazione|Sei sudicio, lurido, repellente, rivoltante, ma lo sei anche e soprattutto come persona, sul piano morale.}} *'''Si' 'nu [[babà|babbà]].'''<ref name=amore/> :''Sei un tesoro (il babà è un tipico dolce napoletano).'' *'''Si si surdo va {{sic|tè}} fà spilà le<ref>'e, in forma corrente.</ref>recchie ncoppa San Pascale'''<ref>Citato in ''Lo nuovo diavolo zuoppo e Polecenella'', Edizioni 1-77, [https://books.google.it/books?id=qrakawdIVlMC&dq=Lo%20nuovo%20diavolo%20zuoppo%20e%20polecenella&hl=it&pg=PA44#v=onepage&q&f=false p. 44]</ref>.<ref>O, più semplicemente: ''Va' te spila 'e recchie a san Pascale!'' Vai a sturarti le orecchie a San Pasquale!</ref> :''Se sei sordo vai a farti sturare le orecchie a San Pasquale!''<ref>Presso i monaci di San Pasquale a Chiaia: nei loro laboratori veniva prodotto un olio impiegato per liberare dall'eccesso di cerume il condotto uditivo.</ref> ''Si sì surdo o si ''faje'' 'o surdo.'' Sei sei sordo o se ''fai'' il sordo. Non far finta di non capire! *'''Si vene 'a morte manco 'o trova.'''<ref>Citato in Anton Soliman, ''Eutanasia di un politico meridionale'', Narcissus.me, [https://books.google.it/books?id=_Uw6DAAAQBAJ&lpg=PA1&dq=anton%20soliman&hl=it&pg=PA25#v=onepage&q=anton%20soliman&f=false] </ref> :''Nemmeno se viene la morte lo trova.'' ::{{spiegazione|Si dice di chi è sempre introvabile, irreperibile.}} *'''Sicarrètte cu ‘o sfizio.'''<ref>Citato in Sergio Zazzera,''Dizionario di napoletano'', p. 340.</ref> :''[[Sigaretta|Sigarette]] con lo sfizio.'' ::{{spiegazione|Sigarette di contrabbando esposte nel seno o nelle calze della venditrice e prelevate, in modalità self-service, dal cliente stesso.}} *'''Sicchi' e' nafta!'''<ref name=slice/> :''Secchio di nafta!'' ::{{spiegazione|L'espressione ''sicchi' 'e nafta'', secchio di nafta, designa una persona del tutto priva di garbo, finezza, tatto. Una persona dai modi sgraziati, volgari, di illimitata rozzezza. Sine urbanitate, davvero senza urbanità.}} *'''Signò, {{sic|fferma}} ccà – recette 'a capa 'e morte ruciulianne p'<nowiki>'</nowiki>a muntagne abbasce!'''<ref name=glissant>Citato in Apicella, ''I ritte antiche'', p. 351.</ref> :''Signore, ferma qui, disse il [[cranio|teschio]], rotolando giù per la montagna.''<ref>La traduzione è in Apicella, ''I ritte antiche'', p. 351.</ref> ::{{spiegazione|Si dice quando si viene colpiti da una disgrazia.}} *'''Signò', nu' peggio! {{sic|decette}} 'a capa 'e morte.'''<ref name=notnot>Citato in ''Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina'', p. 118.</ref> :''Non peggio di così, Signore, disse il [[cranio|teschio]].'' ::{{spiegazione|Si dice quando si viene colpiti da una disgrazia.}} *'''Signò', nun pegge – recette 'a capa 'e morte! (E tu si 'a capa 'i morte e vuò nun pegge? – E mme ne putèvene fa {{sic|ffurmelle}})!'''<ref name=glissant/> :''Signore, non peggio – disse il teschio! (E tu sei un teschio e vuoi non peggio? – chiede la tradizione popolare. Ed il teschio aggiunge: E potevano far di me anche dei bottoni di osso)!''<ref>In Apicella, ''I ritte antiche'', p. 351.</ref> ::{{spiegazione|Si dice quando si viene colpiti da una disgrazia.}} *'''Simmo d' 'o buttone.'''<ref name=spugna /> :''Siamo del bottone.'' ::{{spiegazione|Apparteniamo alla stessa combriccola.<ref name=heilig/>}} *'''Smammuliarse.'''<ref>Citato in Altamura e D'ascoli, ''Lessico italiano-napoletano'', pp. 107, 195.</ref> ::{{spiegazione|Emanciparsi. Si dice del bambino che comincia muovere da solo i primi passi.}} *'''So' asciute 'e statue 'e San Gennaro.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 366.</ref> :''Sono uscite le statue di San Gennaro.'' ::{{spiegazione|È incredibile: sono uscite di casa per passeggiare persone che non si vedono quasi mai.}} *'''So' cicere si se coceno.'''<ref>Ctato in Rodolfo Pucino ''Il tressette {{small|nei tempi moderni e secondo le nuove tecniche. Massime aforismi detti e proverbi}}'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 2005, [https://books.google.it/books?id=O3fL93ftfokC&lpg=PA89&ots=fZkJn_ina9&dq=&pg=PA89#v=onepage&q&f=false p. 89]. ISBN 88-7188-908-8</ref> :''Sono ceci se si cuociono (se la cottura li rende edibili).'' ::{{spiegazione|Aspettiamo che tutto si concluda bene prima di affermare con certezza che il buon esito è assicurato.}} *'''So' comme 'e cuppine {{sic|cà}} nun aizano brore 'e maruzze.'''<ref>Citato in Isa Rampone Chinni e Tina Palumbo De Gregorio, ''La farmacia di Dio'', Rogiosi, 2011, [https://books.google.it/books?id=HC-pCwAAQBAJ&lpg=PA18&dq=&pg=PA18#v=onepage&q&f=false p. 18]</ref> :''Sono come i mestoli che non sollevano brodo di lumache.'' ::{{spiegazione|'''E cuppine ca n'aizano broro 'e maruzze'': gli avari.}} *'''So' gghiuto comm<nowiki>'</nowiki>'o lavaturo.'''<ref name=cross/> :''Sono "andato" come il lavatoio (che viene sturato).'' ::{{spiegazione|Se ne lamenta chi è costretto a sperimentare uno dei possibili effetti spiacevoli di un'alimentazione disordinata: la sciolta.}} *'''Sole 'mpierno.<ref>'''Mpierno'': a perpendicolo.</ref>'''<ref>Citato in Domenico Piccinni, ''Poesie napoletane'', Presso Saverio Starita, Napoli, 1826, [https://books.google.it/books?id=zygBinJanLkC&dq=&pg=PA163#v=onepage&q&f=false p. 163.]</ref> :''Sole "in perno".'' ::{{spiegazione|Il sole nel più splendente sfolgorio.}} *'''Sona, ca piglie quaglie.'''<ref>Citato in [[Giambattista Basile]], ''Lu cunto de li cunti (Il Pentamerone): {{small|testo conforme alla prima stampa del MDCXXXIV}}'', con introduzione e note di [[Benedetto Croce]], pei tipi del Cav. V. Vecchi, Napoli, 1891, vol I, p. [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Basile_-_Lu_cunto_de_li_cunti,_Vol.I.djvu/257 43].</ref> :''Suona, che prendi [[quaglia|quaglie]].'' ::{{spiegazione|Le quaglie non si lasciano attirare dai richiami del cacciatore: parla come vuoi, non ti ascolto, non cado nella trappola, non mi lascio invischiare dalle tue chiacchere. Non ci casca nessuno, sprechi fiato, parli al vento.}} *'''{{NDR|'O}} Sorece nfuso a ll'uoglio.'''<ref name=opot>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 353.</ref> :''Il topo bagnato nell'olio.'' ::{{spiegazione|Una persona impomatata.}} *'''Sott' 'a botta.'''<ref name=demi/> :''Sotto la botta.'' ::{{spiegazione|Immediatamente.}} *'''{{NDR|'O}} Spallettone.'''<ref>Citato in Salvatore Landolfi, ''Napoli e i suoi colori'', [https://books.google.it/books?id=-lP_CwAAQBAJ&lpg=PA1&dq=Salvatore%20Landolfi&hl=it&pg=PT84#v=onepage&q=spallettone&f=false p. 84].</ref> ::{{spiegazione|Condivide con Dio un attributo: l'onniscienza. Persuaso di dominare infallibilmente tutti i campi del sapere, investitosi della missione di largire a tutti i costi la sua sapienza, la esegue con zelo infaticabile, implacabile, trasformandosi in un autentico flagello: inutile opporglisi, nulla lo farà mai desistere dall'intervenire d'autorità nelle altrui conversazioni, dal prodigare con illimitata generosità consigli non richiesti né graditi.}} *'''Sparà a brenna (vrenna).'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 406.</ref> :''Sparare a crusca.'' ::{{spiegazione|Avere esito vano ed infelice, andare al nulla, essere perduto.<ref>La spiegazione è in ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 406.</ref>}} *'''Spàrterse 'a cammìsa 'e Cristo.''' :''Spartirsi la [[camicia]] di [[Cristo]].'' ::{{spiegazione|Dividersi qualcosa guadagnata disonestamente.<ref name=Am79/>}} *'''Sparterse 'o suonno.'''<ref>Citato e spiegato in [[Salvatore Di Giacomo]], ''Poesie'', [https://books.google.it/books?id=aYxaAQAAQBAJ&lpg=PT544&dq=&pg=PT544#v=onepage&q&f=false p. 544]</ref> :''Dividersi il sonno.'' ::{{spiegazione|Fare vita comune.}} *'''{{NDR|'O}} Spavo ncerato.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore'', 1866, [https://books.google.it/books?id=l2YLpbAOTIUC&dq=lu%20truvatore&hl=it&pg=PA3#v=onepage&q=spavo&f=false p. 3] </ref> :''Spago incerato.'' ::{{spiegazione|''Pigliarse 'o spavo 'ncerato'': farsi carico di un compito, di un'azione complicata, lunga e fastidosa.}} *'''Sperì comme a nu cane.'''<ref>Citato in ''Passatempi musicali, {{small|[[Guglielmo Cottrau|Guillaume Cottrau]] e la canzone napoletana di primo '800}}'', a cura di Pasquale Scialò e Francesca Seller, Guida, Napoli, 2013. ISBN 978-88-6666-201-3, [https://books.google.it/books?id=owlvMArEkqgC&lpg=PA1&dq=Scial%C3%B2%20Seller&hl=it&pg=PA259#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Desiderare avidamente come un [[cane]].'' ::{{spiegazione|Struggersi dal desiderio senza poterlo appagare.}} *'''Spià 'na cosa.'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', p. 92.</ref> :''"Spiare'', domandare una cosa. ''T'aggia spià 'na cosa'' (Ti devo chiedere una cosa). *'''Spilapippa.'''<ref>Citato in ''I pirati spagnuoli melodramma in due atti'', [https://books.google.it/books?id=wVdX3BcL2kIC&dq=Gaetano%20Micci%2C%20%E2%80%8EEnrico%20Petrella%2C%20%E2%80%8EGiovanni%20Zoboli&hl=it&pg=PA26#v=onepage&q=spilapippa&f=false p. 26.]</ref> o '''Spilapippe.'''<ref>Citato in Melania G. Mazzucco, ''Vita'', tradotto da Virginia Jewiss, Picador, New York, [https://books.google.it/books?id=vpG8UpLKDgEC&lpg=PP1&dq=Melania%20G.%20Mazzucco%20a%20novel&hl=it&pg=PA153#v=onepage&q&f=false p. 153].</ref> :''Sturapipa. Scovolino per pipa.'' ::{{spiegazione|Persona molto magra e longilinea.}} *'''Spogliampise.'''<ref>Citato in Giambattista Basile, ''The Tale of Tales'', Penguin Books, New York, [https://books.google.it/books?id=8jI6CQAAQBAJ&lpg=PP1&dq=The%20Tale%20of%20Tales&hl=it&pg=RA3-PA17#v=onepage&q&f=false p. 17]</ref> :''"Spogliaimpiccati".'' ::{{spiegazione|Uomo totalmente privo di scrupoli, avido, disonesto, ladro senza limite. Fino al punto di non esitare a spogliare anche gli impiccati, derubandoli dei loro abiti per rivenderli.}} *'''Spuglià a ssan Giacchìno pe' vvestì a ssant'Antuóno.''' :''Spogliare [[san Gioacchino]] per vestire sant'Antonio.'' ::{{spiegazione|Danneggiare qualcuno per favorire altri.<ref name=Am79/>}} *'''Spurtiglione<ref>Dalla forma obliqua ''vespertilione'' del latino: ''vespertilio'', pipistrello, con aferesi del ''ve''. {{cfr}} ''Rivista di filologia e di istruzione classica'', [https://archive.org/stream/rivistadifilolo32unkngoog#page/n111/mode/2up/search/vespertillus p. 94].</ref>.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 400.</ref> :''Pipistrello, nottola.'' ::{{spiegazione|Di chi ronzi attorno per sapere i fatti degli altri, Bracone, Fiutone.<ref>La spiegazione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 400.</ref> '''Fare lo sportiglione.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 360.</ref> (''Fà 'o spurtiglione'', fare il pipistrello): Ronzare spiando.<ref>La spiegazione è in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 360.</ref>}} *'''Spustà c"a vocca.'''<ref name=tongue>Citato in Manlio Cortelazzo, ''I dialetti italiani. {{small|Storia, struttura, uso}}'', Utet, Torino, 2002, [https://books.google.it/books?id=ujJBAQAAIAAJ&q=spust%C3%A0+c%27a+vocca&dq=spust%C3%A0+c%27a+vocca&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjBqrX9uevqAhUCHHcKHTaYDO4Q6AEwAXoECAUQAg p. 647].</ref> :''Spostare con la bocca.'' ::{{spiegazione|Deviare dal corretto ed educato parlare. Parlare in modo offensivo, parlare in modo volgare e / o offensivo. Offendere. '''Nun spustà c<nowiki>'</nowiki>'a vocca''':<ref name=tongue /> non offendere, stai attento a come parli, bada a come parli.}} *'''Squacquaracchiarse.'''<ref>Citato in Andreoli, '''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 401.</ref> :''Sedere a gambe larghe, stare stravaccato.'' *'''Squaglia sole.'''<ref>Citato in Giovanni Canestrini, ''Fauna d' Italia'', parte III, ''Pesci'', Dottor Francesco Vallardi Tipografo-Editore, Milano, [https://books.google.it/books?id=kFH57vmdkjAC&dq=&pg=PA194#v=onepage&q&f=false p. 194].</ref> ::{{spiegazione|Anche Squagliasole o Pesce bannera (Pesce bandiera): Trachipterus Taenia (Trachittero Tenia)}} *'''Stà a dduie dint<nowiki>'</nowiki>'o stesso gallenaro.'''<ref name=losdos>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 103.</ref> :''Stare in due nello stesso pollaio.'' ::{{spiegazione|Aver concorrenti in una impresa.<ref>La spiegazione è in ''C'era una volta Napoli'', p. 103.</ref>}} *'''Stà' [[w:alleluja|alleluia]]!'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 360.</ref> :''Stare alleluia!'' ::{{spiegazione|Essere completamente [[ubriachezza|ubriachi]], con grande gioia e allegria, come se si dispiegasse un canto di esultanza a Dio.}} *'''Stà buono mpurpato.'''<ref>Citato in [[Eduardo Scarpetta]], ''Quinnece solde so cchiù assaje de semilia lire: {{small|ossia, Pulicenella e Sciosciammocca mbrogliate nfra no portafoglio ricco e n'auto pezzente.}}'', Pironti, Napoli, 1909, [https://books.google.it/books?hl=it&id=3Us-AAAAIAAJ&dq=mpurpato+denare&focus=searchwithinvolume&q=mpurpato+], p. 54.</ref> :''È ben imbevuto, intriso.'' ::{{spiegazione|'''E denare'', di soldi. ''Stà buono mpurpato 'e denare'' E ben "imbevuto", "intriso" di soldi: è pieno di soldi, ricchissimo, sesterziatissimo.}} *'''Stà c' 'o còre int' ô zzùccaro.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', p. 272.</ref> :''Stare col cuore nello zucchero.'' ::{{spiegazione|Essere al colmo della felicità, essere al settimo cielo.}} *'''Stà comm'a na Pasca.'''<ref>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco '', p. 458.</ref> :''Stare come una Pasqua.'' ::{{spiegazione|Godere di ottima, florida salute.}} *'''Stà' comm'a 'o diavulo e l'acqua santa.'''<ref name=mèrevolage/> :''Stare come il diavolo e l'acqua santa.'' ::{{spiegazione|Non potersi assolutamente soffrire. Essere in forte ed insanabile contrasto.}} *'''Sta' 'mbrugliato {{sic|comm'a}} nu sarto ch'ha pigliat' 'e mesure a nu scartellato e nun sape chiù {{sic|canòscere}} 'o quart' 'e nanze e chill' 'e reto.'''<ref>Citato in ''Del parlar napoletano'', p. 49.</ref> :''Essere confuso come un sarto che ha preso le misure ad un gobbo e non sa più riconoscere, distinguere il quarto anteriore (di davanti) e quello posteriore (di dietro).'' *'''Stà naso e vocca.'''<ref>Citato in ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', [https://books.google.it/books?id=KYSUBgAAQBAJ&lpg=PP1&hl=it&pg=PA26#v=onepage&q&f=false p. 26.]</ref> :''Stare naso e bocca.'' ::{{spiegazione|Essere molto vicino.}} *'''Stà niètto comm'a vacìle 'e varvièro.'''<ref name=toscodueseisei/> :''Essere pulito come il bacile del barbiere''. ::{{spiegazione|Dare l'impressione di essere ricchi, ma in realtà non avere il becco di un quattrino. Si riferisce ad una bacinella che usavano i barbieri.}} *'''Stà provvìsto comm'a lèpore 'e còda.'''<ref name=toscodueseisette>Citato in Tosco, p. 267.</ref> :''Star provvisto come la lepre (è provvista) di coda''. ::{{spiegazione|Avere pochi peli a livello di barba.}} *'''Sta schiaranno iuorno 'a Afragola.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 373.</ref> :''Sta facendo giorno ad Afragola.'' ::{{spiegazione|(detto per prendere in canzonatura, con ironia o con sarcasmo) Ma ancora non ti accorgi, possibile che non vedi che ormai è tardi, troppo tardi per fare questa cosa? (Ad Afragola il sole sorge più tardi di Napoli).}} *'''Sta sempe c’ ’a capa ’a pazzia.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 383.</ref> :Letteralmente: ''Sta sempre con la testa a gioco, a scherzo.'' ::{{spiegazione|Ha sempre voglia di giocare, scherzare. È un buontempone, un giocherellone, un mattacchione.}} *'''Stamm' tutt' sott' 'o cielo.'''<ref>Citato in Enrico Salvatori, ''Stamm' tutt' sott' 'o cielo. {{small|Appunti su una città cresciuta (follemente) tra due vulcani}}'', Reality Book, 2016, [https://books.google.it/books?id=VrAwvgAACAAJ&dq=Stamm%27+tutt%27+sott%27+%27o+cielo&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjw_umK0pDiAhUOCuwKHWphBrAQ6AEIKDAA]</ref> :''Stiamo tutti sotto il cielo.'' ::{{spiegazione|Nessuno può considerarsi assoluto padrone della propria sorte rimessa com'è alla volontà di una Forza superiore. La condizione dell'uomo è e resta costitutivamente incerta, precaria e fragile.}} *'''Stann’ cazz’ e cucchiar.'''<ref>Citato in ''[https://napolipiu.com/lo-sai-perche-si-dice-stann-cazz-e-cucchiar Napolipiù.com]'', 24 novembre 2015.</ref> :''Stanno (sempre appaiati come) il secchio per la calcina e la cazzuola.'' ::{{spiegazione|''Stanno cazza e cucchiara'': si dice di due due amici che formano un amalgama perfetto, che stanno insieme sempre, inseparabili.}} *'''Statte buono.'''<ref>Citato in Pasquale Altavilla e Giacomo Marulli, ''L'appassionate de lo romanzo de zio Tom'', vol. V, Dalla tipografia de' Gemelli, Napoli, 1853, [https://books.google.it/books?id=19JuHyI565gC&dq=&pg=PA37#v=onepage&q&f=false].</ref> ::{{spiegazione|Arrivederci (congedandosi da una persona).}} *'''Stateve buono.'''<ref>Citato in ''Commedie di Francesco Cerlone'', Vol. XVIII, Napoli, 1785, [https://books.google.it/books?id=cujF77dSxA0C&dq=&pg=PA82#v=onepage&q&f=false p. 72].</ref> ::{{spiegazione|Arrivederci (congedandosi da più persone, o da una persona con un più formale Voi di cortesia).}} *'''Steveme scarze a chiaveche!'''<ref>Citato in Alessandro Siani, ''Troppo napoletano'', [https://books.google.it/books?id=3rK4CgAAQBAJ&lpg=PT84&dq=quant'%C3%A8%20bello%20parigge&hl=it&pg=PT85#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Eravamo a corto (scarsi) di mascalzoni (fogne)!'' ::{{spiegazione|(Detto con ironia a persona che - non gradita, non aspettata - sopraggiunge) Benvenuto, ci mancavi solo tu!}} *'''Stracciacannarone.'''<ref>Citato in Vincenzo Tenore e Giuseppe Antonio Pasquale, ''Compendio di botanica, {{small|Ordinato specialmente alla conoscenza delle piante utili più comuni}}'', Dr. V. Pasquale Editore, Napoli, 1870<sup>3</sup>, [https://books.google.it/books?id=v0-evzTCuE0C&dq=&pg=PA429#v=onepage&q&f=false, p. 429].</ref> :''"Straccia-gola-ed-esofago".'' ::{{spiegazione|[[w:Sonchus asper|Sonchus asper]] e [[w:Sonchus oleraceus|Sonchus oleraceus]].}} *'''Strascina-facenne.'''<ref>Citato in ''Napoli dentro e... Napoli fuori'', Adriano Gallina Editore, Napoli, stampa 1990, p. 419.</ref> o '''Strascinafacènne.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 126.</ref> :''"Trascinafaccende"'' ::{{spiegazione|Chi su commissione di altre persone si interessa del disbrigo di pratiche legali, burocratiche, amministrative e simili. Faccendiere. Addetto alla segreteria di un avvocato. / In passato procacciatori di clienti per avvocati. Poveri e senza istruzione attendevano nell'atrio del tribunale qualche pastore della provincia di Campobasso o montanari dell'Abruzzo e, conducendoli in giro per le sale del Palazzo di Giustizia, li attiravano col miraggio dell'impunità<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 126.</ref>.}} *'''Stregnere i panne ncuollo a uno.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 408.</ref> :''Stringere i panni addosso ad una persona.'' ::{{spiegazione|Incalzare qualcuno ragionando, metterlo alle strette.}} *'''Streppone 'e ffescena.'''<ref>Citato in Vincenzio De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'',[https://books.google.it/books?id=HRK5Tw5COm0C&pg=P61 p. 61].</ref> :''Sterpo di fescina.''<ref>Fescina: paniere di forma conica per la raccolta di fichi ed uva. Per la sua conformazione non può reggersi da solo ma deve essere appoggiato a qualcosa o sospeso. {{cfr}} ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 61, Napoli, Dalla Stamperia Reale, 1845.</ref> ::{{spiegazione|Uomo dal carattere molto debole.}} *'''Stròppole pe' sprattichi' 'a lingua.'''<ref>Citato in Luigi Molinaro del Chiaro, ''Canti popolari raccolti in Napoli. {{small|Con varianti e confronti nei varii dialetti}}'', Libreria Antiquaria Luigi Lubrano, Napoli, [1916]<sup>2</sup>, [https://archive.org/details/cantipopolarirac00moliuoft/page/18/mode/2up p. 19].</ref> :''Sciocchezze, bagattelle per impratichire, esercitare, addestrare la lingua.'' ::{{spiegazione|Gli scioglilingua.}} *'''Strucchiomacchio.'''<ref>Citato in Renato De Falco, ''Alfabeto napoletano'', [https://books.google.it/books?hl=it&id=FKYdAQAAIAAJ&dq=sturcio+masculo&focus=searchwithinvolume&q=coloritissimo p. 453].</ref> ::{{spiegazione|Bevanda particolarmente gustosa e piacevole.}} *'''Strùmmolo scacato.'''<ref name=trtt>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 13.</ref> :''Letteralmente: trottola isterilita.'' ::{{spiegazione|Trottola che per un lancio errato o perché difettosa ruotava male, arrestandosi piegata di lato dopo pochi giri (si diceva, in tal caso che: '''{{NDR|'o}} strummolo scacava'''<ref name=trtt/>, paragonandola ad una gallina che, isterilita, cessava di deporre uova<ref name=strobylos>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 13.</ref>. '''Seta'''<ref name=trtt/>era invece detta la trottola dalla perfetta, morbida, blanda rotazione di durata superiore a tutte le altre.<ref name=strobylos/>}} *'''Strunzià.'''<ref>Citato in ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', [https://books.google.it/books?id=KYSUBgAAQBAJ&lpg=PP1&hl=it&pg=PA24#v=onepage&q&f=false p. 24]</ref> ::{{spiegazione|Prendere in giro, ingannare, buggerare.}} *''''Stu ventariello ca a tte t'arrecrea, a mme me va 'nculo!'''<ref>Citato in ''Comme se penza a Nnapule'', p. 403.</ref> :''Questo venticello, questa brezzolina, questo gentil zefiretto che tanto ti fa godere, a me, invece, va lì... dove non batte il sole!'' ::{{spiegazione|Piacere e dolore, godimento e sofferenza sono, in larga misura, soggettivi. La medesima situazione può essere per alcuni gradevole e vantaggiosa, per altri un danno e un tormento.}} *'''Stuort o muort.'''<ref>Citato in Autori Vari, ''La giusta parte'', a cura di Massimo Gelardi, Caracò, 2012, [https://books.google.it/books?id=62BZAwAAQBAJ&lpg=PT19&dq=stuort%20o%20muort&hl=it&pg=PT19#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-97567-02-8</ref> :''Storto o morto.'' ::{{spiegazione|Bene o male; lo si voglia o meno.}} *'''Subbrettià.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 64.</ref> :''Sorbettare.'' ::{{spiegazione|Darci dentro spesso e di gusto a consumare, essendone particolarmente golosi, sorbetti.}} *'''Sudà gnostra.'''<ref>Citato in Nicola Vottiero, ''Lo specchio della cevertà'', Nne la Stamparia de Giuseppe Maria Porciello, Napoli, 1789, [https://books.google.it/books?id=qJzFALBLBLIC&dq=sud%C3%A0%20gnostra&hl=it&pg=PA44#v=onepage&q&f=false p. 44.]</ref> :''Sudare inchiostro'' ::{{spiegazione|Spremersi le meningi, stillarsi il cervello, sottoporsi ad un faticoso lavoro mentale.}} *'''Sunare<ref>In forma corrente: Sunà'</ref> u pianefforte.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 298.</ref> :''Suonare il pianoforte.'' ::{{spiegazione|Rubare (scioltezza di mano, vellutata leggerezza, impalpabile tocco da virtuoso del pianoforte, nell'esecuzione dell'atto criminoso, messe in piena, icastica evidenza nella locuzione).}} *'''Sunnarse 'o tramme elettrico.'''<ref>Citato in Mimmo Carratelli, ''Slogan salotti divette'', in ''la Repubblica.it'' Archivio del 07. 04. 2008.</ref> :''Sognarsi il tram elettrico.'' ::{{spiegazione|Illudersi di poter conseguire un obiettivo fuori portata. Desiderare l'irrealizzabile, l'impossibile. All'epoca in cui si diffuse questa espressione la trazione a cavallo era la sola disponibile per i trasporti pubblici.}} *'''Surco commoglia surco.'''<ref>Citato in D'ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 369.</ref> :''[[debito|Solco]] copre solco.'' ::{{spiegazione|Un debito grosso più grande ne copre uno vecchio.<ref>Spiegazione in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 369.</ref>}} *'''{{NDR|'O}} [[w:Susamielli|Susamiéllo]].'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 52.</ref> ::{{spiegazione|Dolce natalizio a forma di esse a stampatello, si preparava già nell'antica Atene con sesamo, miele ed altri ingredienti. Fu importato a Napoli dagli Ateniesi circa venticinque secoli fa. ''Susamiello'' è anche detta una persona magra e di bassa statura.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 52.</ref>}} ==T== *'''T'a fai cull'ova, 'a trippa.'''<ref>Citato in [[Luciano De Crescenzo]], ''Ti porterà fortuna. Guida insolita di Napoli'', Mondadori, [https://books.google.it/books?id=GHNdBAAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Ti%20porter%C3%A0%20fortuna&hl=it&pg=PT110#v=onepage&q&f=false p. 110].</ref> :''Te la cucini con le uova la trippa.'' ::{{spiegazione|Queste frattaglie, in sé non appetibili, te le prepari con le uova per rendertele più gustose. Vale a dire: ora datti da fare e trova il modo di tirati fuori da questa situazione difficile, ingrata, rischiosa, negativa in cui sei andato a ficcarti.}} *'''T'aggio canusciuta, 'mbrellino 'e seta mia.'''<ref name=πόρνη/> :''Ti ho conosciuta, parasole di seta mio.'' ::{{spiegazione|''Mbrellino 'e seta'': "passeggiatrice", "cortigiana". Quindi: ora so che non mi sei fedele, non mi inganni più, vedo bene chi sei veramente.}} *'''T'hê a fà benedicere da nu prevete ricchione<ref>Occorre tener presente che questo termine reca in sé l'impronta di una concezione svalutativa dell'omosessualità molto diffusa in passato ed ha pertanto una connotazione fortemente offensiva. Di conseguenza, non può e non deve essere mai impiegato, in un normale contesto comunicativo, per riferirsi in modo neutro all'omosessualità.</ref>.<ref>Citato in Aurelio Fierro, ''Grammatica della lingua napoletana'' Rusconi Libri, 1989, [https://books.google.it/books?hl=it&id=UAldAAAAMAAJ&dq=benedicere+%27a+%27nu+prevete+ricchione&focus=searchwithinvolume&q=+prevete+ricchione p. 140].</ref>''' :''Devi farti benedire da un prete pederasta.'' ::{{spiegazione|Sei talmente sfortunato, tutto ti va così male, che hai bisogno di farti impartire una benedizione, e una benedizione particolarmente efficace.}} *'''T'hê 'a sèntere 'na messa a panza all'aria.'''<ref>Citato in ''Mannaggia Bubbà'', p. 138.</ref> :''Devi sentirti una messa a pancia all'aria.'' ::{{spiegazione|Si augura allo sventurato di presenziare ad una messa - l'ultima - in posizione orizzontale, con il ventre rivolto al soffitto del luogo di culto; vale a dire composto in rigido decubito supino all'interno di una cassa realizzata all'uopo per la solenne occasione.}} *'''{{NDR|'O}} Tagliere.'''<ref name=codex/> :''Nella parlesia:''<ref name=spikkesia/>''il violino.'' *'''Tanno tanno.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo, 1867'', [https://books.google.it/books?id=DVdgeO_gTcUC&dq=sciucquaglie&hl=it&pg=PT462#v=onepage&q&f=false]</ref> ::{{spiegazione|Immediatamente.}} *'''Tanno pe tanno.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, p. 507.</ref> ::{{spiegazione|All'istante, lì per lì.}} *'''Tant'anne dint'ê saittelle... e quando addiviente zoccola!?'''<ref>Citato in Luciano Passariello, ''[http://www.ilmessaggioteano.net/tantanne-dinte-saittelle-e-quanno-addiviente-zoccola/ Tant'anne dint'ê saittelle... e quando addiviente zoccola!?]'', ''ilmessaggioteano.net'', 22 settembre 2012.</ref> :''(Bazzichi da) tanti anni nelle fogne... e quando diventerai ratto!?'' ::{{spiegazione|È una critica dell'inettitudine, della negligenza: sono tanti anni che fai pratica, che ascolti questi insegnamenti, ma quando ti deciderai ad imparare, a mettere in pratica quello che ti è stato insegnato?!}} *'''Tanto te vengo appriesso, fino a che te coglio: duorme,''' patella''', ca rancio veglia.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 432.</ref> :''Ti sto alle costole (ti vengo dietro tanto), ti tallono tanto finché ti prendo: dormi, [[Patella (zoologia)|patella]], che granchio veglia.'' ::{{spiegazione|Dormi pure fra due guanciali, pensa pure di averla fatta franca; ma ti illudi, ti sto incollato e prima o poi faremo i conti.}} *'''Tarantella.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto,'', 1863, p. 154.</ref> ::{{spiegazione|Situazione complicata, intricata, difficile e, in fondo, poco seria. Si potrebbe per esempio dire a chi si costringe o ci costringe all'ennesima tribolazione da idioti per ovviare alle conseguenze intricate di un problema in sé stupido o facilmente evitabile: ''E chesta è n'ata tarantella!'' E questa è ancora un'altra complicazione idiota! (Fai più attenzione! È ormai ora di darsi una regolata!)}} *'''Te faccio correre pé Vicenzone.'''<ref>Citato in ''Del parlar napoletano, {{small|Manualetto per tutti}}'', Colonnese Editore, Napoli, 1997, p. 79.</ref> :''Ti faccio correre per [[Besançon]].<ref>I titoli di credito da riscuotere obbligatoriamente ed indilazionabilmente venivano in gran parte inoltrati a Besançon. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 79.</ref>'' ::{{spiegazione|Vedrai quel che ti farò passare...: ti insegno io a comportarti correttamente.}} *'''Te manno 'e Pellegrini!'''<ref>Citato in ''Ariel'', vol. XVII, Edizioni 2-3, Bulzoni, Roma, 2002, p. 251, [https://books.google.it/books?hl=it&id=kQ4qAQAAIAAJ&dq=Te+manno+e+Pellerini&focus=searchwithinvolume&q=manno+Pellerini]</ref> :''Ti mando all'Ospedale Pellegrini!'' ::{{spiegazione|Te le suono di santa ragione!}} *'''Te mardíco a zizze storte!'''<ref>Citato in Luciano Galassi, ''Mannaggia Bubbà, {{small|interiezioni, imprecazioni e invettive napoletane}}'', Kairos Edizioni, Napoli, 2012, p. 116. ISBN 978-88-98029-03-7</ref> '''Te mmardico a zizze storte.'''<ref>Citato in ''Lo corzaro, {{small|commeddia pe mmuseca da rappresentarese a lo Teatro nuovo ncoppa Toleto St'Autunno de st'Anno 1726}}'', Agnolo Vocola, Napoli, [https://books.google.it/books?id=aMjACy5Ui7kC&dq=Lo%20corzaro%20commeddia&hl=it&pg=PA25#v=onepage&q&f=false p. 25].</ref> :''Ti maledico a mammelle storte!'' (quasi a volerle immaginariamente ripiegare per rinnegarle.<ref name=tescanosco>{{cfr}} ''Mannaggia Bubbà'', p. 116.</ref>) ::{{spiegazione|Un figlio o una figlia che con la sua condotta aveva dato alla madre un forte dispiacere poteva essere colpito da questa maledizione, la più grave che una madre potesse pronunciare.<ref name=tescanosco/>}} *'''Te pare sempe che 'o culo t'arrobba 'a cammisa.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano'', p. 89.</ref> :''Ti sembra sempre che il sedere ti rubi la camicia.'' ::Sei veramente gretto, micragnoso, sordidamente avaro. *'''Te pozza piglià Patano.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 285.</ref> :''Ti possa prendere Patano.''<ref>Patano è il cognome di un famoso [[W:|monatto]] del XVIII° secolo. {{cfr}} Andreoli, p. 285.</ref> ::{{spiegazione|Imprecazione: Che ti colga la peste. Che tu possa morire.}} *'''Te saccio piro.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1962, anno III, parlata 359, 29 dicembre 1962, p. 1436.</ref> :''Ti so pero.'' ::{{spiegazione|Eri pero nel mio orto, non davi frutti e sei stato abbattuto. Ora che sei una statua sacra faresti miracoli? So fin troppo bene chi sei: proprio a me vorresti darla a bere?}} *'''Te tengo appiso all'urdemo buttone d' 'a vrachetta.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 392.</ref> :''Ti tengo appeso all'ultimo bottone della [[pantaloni|patta]].'' ::{{spiegazione|Per me sei l'ultima persona al mondo.<ref>La spiegazione è in ''I Proverbi di Napoli'', p. 392.</ref>}} *'''Te tengo stampato 'ncuorpo!'''<ref>Citato in Mario Santanelli, ''Uscita di emergenza, {{small|Beati i senzatetto perché vedranno il cielo}}'', presentazione di Nello Mascia, Alfredo Guida Editore, Napoli, 1999. ISBN 88-7188-305-5, [https://books.google.it/books?id=76Pa8UgPMCkC&lpg=PP1&dq=Manlio%20Santanelli&hl=it&pg=PA44#v=onepage&q&f=false p.44]</ref> :''Tenere stampato, come impresso nel proprio corpo.'' ::{{Spiegazione|Conoscere alla perfezione una persona o una cosa. "So perfettamente che tipo di persona sei, non puoi nasconderti, non me la dai a bere, non abbocco!"}} *'''Te veco, e te chiagno.'''<ref>Citato in ''Il licantropo volgarmente detto lupo menaro con Pulcinella bersaglio d'un morto, rivale dell'eco, e spaventato dalle larve nella tomba d'un militare'', Napoli, 1840, [https://books.google.it/books?id=QkpD_ObGJRMC&dq=veco%20e%20chiagno&hl=it&pg=PA36#v=onepage&q&f=false p. 36.]</ref> :''Ti vedo e ti piango.'' ::{{spiegazione|Sento compassione per te, temo per quel che sarà di te.}} *'''Ten 'o core int'o zucchero.'''<ref>Citato in Amabile Giusti, ''La donna perfetta'', Mondadori, [https://books.google.it/books?id=LGBvBgAAQBAJ&lpg=PT70&dq=%E2%80%98o%20core%20d'int'%20o%20zucchero&hl=it&pg=PT70#v=onepage&q&f=false p. 70]</ref> :''Ha il cuore nello zucchero.'' ::{{spiegazione|Tené 'o core int'o zucchero: Essere al culmine, nel pieno della gioia, della felicità. Essere al settimo cielo.}} *'''Tene' 'a capa sulo pe' spàrtere 'e recchie.'''<ref name=nose/> :''Avere la testa solo per separare le orecchie.'' ::{{spiegazione|Non avere cervello, essere completamente stupidi.}} *'''Tené 'a cazzimma d'<nowiki>'</nowiki>e papere australiane.'''<ref>Citato da Raffaele Bracale, in [http://guide.supereva.it/campania_i/interventi/2010/05/che-cosa-e-la-cazzimma Che cosa e' la "cazzimma"?], ''guide. supereva.it''</ref> :''Avere la [[cazzimma]] delle papere australiane.'' ::{{spiegazione|Avere la cazzimma. Il riferimento alle papere australiane è solo un'aggiunta divertente senza significato.}} *'''{{sic|Tenè}} 'a grazia d' 'o miedeco.'''<ref name=Aesculapius /> :''Avere le buone maniere del medico.'' ::{{Spiegazione|Non averne affatto.}} *'''Tene' 'a neva 'int' 'a sacca.'''<ref name=nose/> :''Avere la neve in tasca.'' ::{{spiegazione|Avere fretta.}} *'''Tène 'a panza azzeccata cu' 'e rine.'''<ref name=glue>Citato in ''Del parlar napoletano'', p. 34</ref> :''Ha la pancia incollata ai reni.'' ::{{spiegazione|Ḕ dimagrito. Impiegato anche come iperbole.}} *'''''Tené 'a panza a 'o sole.'''''<ref name=sunbelly>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 650.</ref> :''Tenere la pancia al sole.'' ::{{spiegazione|Rimedio cui si ricorreva in passato per resistere ai crampi della fame.<ref name=bellysun>{{cfr}}''Napoli, punto e basta?'', p. 650.</ref>}} *'''Tene 'a parola superchia.'''<ref>Citato in Ledgeway, p. 539.</ref> :''Ha la parola soverchia, superflua.'' ::{{spiegazione|Si dice di chi parla senza misura, logorroicamente, di chi in modo saccente vuole a tutti i costi, con argomenti futili, inconsistenti prevaricare, dire un'ultima parola – una parola superflua perché insulsa – in ogni discussione.}} *'''Tene 'a saraca 'int' 'a sacca.'''<ref>Citato in Mauro Montacchiesi, ''Humanae Historiae'', Aletti Editore, [https://books.google.it/books?id=PWdWAwAAQBAJ&lpg=PT280&dq=saraca%20sacca&hl=it&pg=PT280#v=onepage&q&f=false p. 280].</ref> :''Ha l'[[aringa]] in tasca.'' ::{{spiegazione|Nasconde qualcosa, non la dice tutta.<ref>Spiegazione in ''Humanae Historiae'', p.280.</ref> ''Tené 'a saraca 'int' 'a sacca'', avere l'aringa in tasca: Essere irrequieti, aver fretta, manifestare inquietudine, impazienza come se si avesse in tasca una maleodorante aringa di cui ci si debba disfare al più presto; in realtà perché si nasconde un incofessabile segreto.}} *'''Tene 'a terócciola 'mmocca.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', II, p. 97.</ref> :''Ha la carrucola in bocca.'' ::{{spiegazione|Quando parla ricorda la scia sonora stridula e monotona che accompagna il ruotare della carrucola azionata dalla fune: chiacchiera ininterrottamente con una monotona, fastidiosa logorrea.}} *'''Tené 'a zeppola mmocca.'''<ref>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'' p. 143.</ref> :''Avere la zeppola in bocca.'' ::{{spiegazione|Balbettare.}} *'''Tene cchiù corna ca<ref>Cà, refuso, nella fonte.</ref>‘nu cato ’e maruzze.'''<ref>Citato in Isa Rampone Chinni e Tina Palumbo De Gregorio, ''La farmacia di Dio'', Rogiosi Editore, [https://books.google.it/books?id=HC-pCwAAQBAJ&lpg=PA16&dq=&pg=PA16#v=onepage&q&f=false p.16].</ref> :''Ha più corna di un secchio (pieno) di lumache.'' ::{{spiegazione|È vittima di una moglie inappagabile, non univira e assai trasgressiva che si concede, con libera spregiudicatezza, varie, frequenti, abbondanti, cospicue, copiosissime, innumerevoli eccezioni al ferreo, (forse un po' plumbeo), obbligo di osservanza della fedeltà coniugale.}} *'''Tené' chiuóve<ref>Avere chiodi.</ref> a balùffe.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 100.</ref> ::{{spiegazione|Avere soldi a iosa, essere ricchissimo.}} *'''Tene' 'e làppese a quadriglié<ref>Dal latino: ''Lapis quadrellatus'': opera muraria costituito dalla sovrapposizione alternata di piccolissimi quadrati di pietra. Questo particolare procedimento costruttivo, di grande precisione, richiedeva l'attenzione ed la concentrazione assolute – ciò che comportava una forte tensione – dell'esecutore. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 65.</ref>.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 385.</ref> :''Avere molti assilli, [[preoccupazione|preoccupazioni]]; essere sovrappensiero; avere un diavolo per capello.'' *'''Tené 'e pànne a chi và a natàre.'''<ref name=duesetteotto/> :''Custodire gli abiti di chi va a nuotare''. ::{{spiegazione|Essere accidiosi e non sforzarsi neppure di aiutare un amico in difficoltà. Antico detto già attestato nel XVII secolo.<ref>{{cfr}} Francesco Gizzio, ''L'Atlante del Cielo'', scena IX in ''L'echo armoniosa delle sfere celesti'', parte prima, Napoli, per il De Bonis stampatore arcivescovale, 1693, [https://books.google.it/books?id=x3WkI0Y6eIQC&pg=PA159 p. 159].</ref>}} *'''Tene' 'e recchie 'e pulicane<ref>Dal latino ''Publicanus'', pubblicano. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 63.</ref>.'''<ref>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 63.</ref> :''Avere le orecchie del [[w:pubblicano|pubblicano]].'' ::{{spiegazione|Avere un udito finissimo. Avere una capacità finissima di captare i minimi segnali, anche non sonori.}} *'''Tène folla Pintauro!'''<ref>Citato in Luigi Cremona, ''L'Italia dei dolci'', Repertori Touring, n.1 anno 2004, Touring Editore, Milano, [https://books.google.it/books?id=qeHoUKfogVgC&lpg=PP1&dq=L'Italia%20dei%20dolci&hl=it&pg=PA128#v=onepage&q&f=false p. 128.]</ref> :''C'è folla da Pintauro''<ref>Storica pasticceria napoletana.</ref>'' !'' ::{{spiegazione|Si dice — talvolta con ironia — di persona con molti corteggiatori o di negozi o studi con molta clientela.}} *'''Tene' l'arteteca.'''<ref>''Citato in Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA26#v=onepage&q&f=false p. 26.]</ref> ::{{spiegazione|Essere perennemente irrequieti, inquieti. Essere sempre in movimento, non riuscire a star fermi.}} *'''Tenè-mente.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 360.</ref> :'' ''Tené mente'': avere mente.'' ::{{spiegazione|Guardare, osservare. Fare attenzione. ''Tiene mente!'' Guarda, osserva, fai attenzione!}} *'''Tene na cimma de<ref name=epsilon/>scirocco.''' o '''Sta cu na cimma de<ref name=epsilon/>scirocco.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1862, [https://books.google.it/books?id=MC7l6SgIRpUC&dq=&pg=PA754#v=onepage&q&f=false p. 754]</ref> :''Ha un "lembo" , un "orlo" superiore , una cima di scirocco. O: Stare con una sommità, una cima di scirocco'' ::{{spiegazione|È nervoso, irascibile.}} *'''Tenè 'ncuorpo.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo'', 1867, anno II n. 171 del 23. 12. 1867, p. 2.</ref> :'' ''Tené 'ncuorpo.'' Tenere in corpo.'' ::{{spiegazione|Tenere ben chiuso in se stessi. Tenere segreto.}} *'''Tené' 'nfrisco.'''<ref name=mèrevolage/> :''Tenere in fresco.'' ::{{spiegazione|Tenere di riserva.}} *'''Tene 'o mariuolo 'ncuorpo.'''<ref>Citato in Vladimiro Bottone, ''Il giardino degli inglesi'', Neri Pozza, Vicenza, 2017, [https://books.google.it/books?id=Lk26DgAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Vladimiro%20Bottone&hl=it&pg=PT49#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-545-1510-9</ref> :''Ha il ladro in corpo.'' ::{{spiegazione|''Tené 'o mariuolo 'ncuorpo'': nascondere un segreto inconfessabile.}} *'''Tène 'o mmale 'e ndindò: a isso lle vène e a me no.'''<ref>Citato in ''Rotondo'', p. 389.</ref> :''Ha il male di dindò: a lui gli viene e a me no.'' ::{{spiegazione|Il male – perfettamente immaginario e strategico – di dindò è il male da cui è colto indefettibilmente lo scansafatiche quando si concretizza il pericolo di dover lavorare o di doversi sobbarcare una lavoro non gradito.}} *'''Tene' 'o vacile d'oro pe' ce jettà 'o sanghe rinto.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 390.</ref> :''Avere la bacinella d'oro per buttarci dentro il sangue.''<ref>''O quanta vote, o quantane | aie lo vacile d'oro, | e nce spute lo sango.'' O quante e quante volte hai la bacinella d'oro e ci sputi sangue. (Le Muse napolitane, egloga VIII, pp. 334-335)</ref> ::{{spiegazione|Essere ricchi ma completamente infelici.}} *'''Tenere<ref name=Θ>In forma corrente: Tené.</ref>'a vocca ca pazzeja cu i recchie.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 460.</ref> :''Avere la bocca che gioca con le orecchie.'' ::{{spiegazione|''Tené 'a vocca ca pazzea cu 'e recchie''. Avere la bocca larghissima.}} *'''Tenere<ref name=Θ/>'e rennete spase a u sole.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 329.</ref> :''Avere le rendite sparse al sole.'' ::{{spiegazione|''Tene' 'e rennete spase 'o sole.'' Essere ricchissimo.}} *'''Tenere<ref name=Θ/> na feleppina<ref>Feleppina: vento boreale secco, fame da lupi. {{cfr}} De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', vol. I, p. 57.</ref>'ncuorpo.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', vol. I, p. 57.</ref> :''Avere in corpo una fame da lupi.'' *'''Tengo nu brutto police int' 'a recchia.'''<ref>Da Raffaele Viviani, ''Tuledo 'e notte'', citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 692.</ref> :''Ho una brutta pulce nell'orecchio.'' ::{{spiegazione|(''Tene' no brutto pollice int' 'a recchia''. Avere nella testa un cattivo pensiero che frulla) Mi frulla per il capo un pessimo pensiero<ref>La spiegazione è di Artieri in ''Napoli, punto e basta?'', p. 692.</ref>.}} *'''Tiene mmano.'''<ref>In ''Viviani'', III, p. 197.</ref> :''Tieni in mano.'' ::{{spiegazione|Aspetta.}} *'''Tiene 'nu culo quant'e Porta Capuana<ref>Per Porta Capuana si consulti [[w:Porta Capuana|voce su ''Wikipedia'']]</ref>.'''<ref>Citato in Alessio Strazzullo, ''I tesori nascosti di Napoli'', Newton Compton Editori, Roma, 2011, [https://books.google.it/books?id=ksS8DAAAQBAJ&lpg=PT80&dq=Tiene%20'nu%20culo%20quant'e%20Porta%20Capuana&hl=it&pg=PT80#v=onepage&q=Tiene%20'nu%20culo%20quant'e%20Porta%20Capuana&f=false] ISBN 978-88-541-9823-4</ref> ::{{spiegazione|Hai una [[fortuna]] incredibile.}} *'''Tieneme ca te tengo.'''<ref>Citato in [[Basilio Puoti]], ''Vocabolario domestico napoletano e toscano compilato nello studio di Basilio Puoti'', Napoli, Stamperia Del Vaglio, 1850<sup>2</sup>,[https://books.google.it/books?id=LxsTPCnq-qsC&dq=Tieneme%20ca%20te%20tengo.&hl=it&pg=PA466#v=onepage&q=Tieneme%20ca%20te%20tengo.&f=false p. 446.]</ref> :''Tienimi che ti tengo.'' ::{{spiegazione|Dicesi Stare una cosa tieneme ca te tengo di cosa che tentenni, barcolli, stia male in piedi o accenni di cadere.}} :oppure ::{{spiegazione|Abbiamo bisogno l'uno dell'altra.}} :::'''''[[w:Simul stabunt|Simul stabunt vel simul cadent]]'''''. ([[Proverbi latini]]) *'''Tinco tinco.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo'', 1867, anno 2, . 8, 19-01-1867, p. 2.</ref> ::{{spiegazione|Veloce veloce, lesto lesto. "''E tu te ne sì benuto tinco tinco , co lu sòleto buongiorno, co lu sòleto pizzo a riso, co li sòlete coppetielle appizzate arreto, e la padiata de vitella a lu pizzo de la cammisa.<br>Vattè Carnevà, fallo pe ll'arma de tutte i muorte tuoje, tornatenne da dò si benuto.''<ref>Da ''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo'', 1867, anno 2, . 8, 19-01-1867, p. 2.</ref>" E tu te ne sei venuto lesto lesto, col solito buongiorno, col solito sorrisetto, con i soliti coppetti attaccati dietro e le interiora di vitella sul pizzo della camicia. Vattene, Carnevale, fallo per l'anima di tutti i tuoi defunti, tornatene da dove sei venuto.}} *'''Tirà 'a carretta.'''<ref>Da [[Giovanni Capurro]], ''Tatonno 'e Quagliarella'', citato in Renato De Falco, ''Alfabeto napoletano'', p. [https://books.google.it/books?hl=it&id=FKYdAQAAIAAJ&dq=tir%C3%A0+%27a+carretta&focus=searchwithinvolume&q=+carretta 511].</ref> :''Tirare il carretto.'' :{{spiegazione|Lavorare duramente, sgobbare. Lavorare duramente per provvedere alle necessità della famiglia. "''Che brutta cosa ch'è a tirà 'a carretta quanno nisciuna mano votta 'a rota''". ''Com'è brutto tirare il carretto, quando nessuna mano spinge la ruota (se sei solo e nessuno ti aiuta.''<ref>Da Giovanni Capurro, ''Tatonno 'e Quagliarella'', citato in ''Alfabeto napoletano'', p. 511.</ref>}} *'''Tiracazune''' o '''Tirante.'''<ref>Citato in ''Per moda di dire'', p. 19.</ref> :''Tirapantaloni o tiranti: bretelle.'' *'''Tirate 'e renza.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 397.</ref> :{{spiegazione|Togliti di torno!}} *'''Tirato a zuco''' o '''Tirato a zuco 'e caramella.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 78.</ref> :''Tirato a succo'' o '''Tirato a succo di caramella.''' ::{{spiegazione|Lindo e azzimato, curatissimo, elegantissimo, in grande spolvero, tirato a lucido (fino all'eccesso).}} *'''Tirrepetirro.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 431</ref> ::{{spiegazione|Voglia di far chiasso, confusione. '''Tirepetirre.'''<ref name=carob/>: convulsioni.}} *'''Titillo.'''<ref name=carob/> o '''Tetillo.'''<ref name=borac>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 428.</ref> '''Titella.'''<ref name=carob/> o '''Tetella.'''<ref name=borac/> ::{{spiegazione|Modo fanciullesco di denotare il pollo<ref>La definizione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 428.</ref>. Vezzeggiativo per denotare un bambino, una bambina o un animale piccolo e grazioso.}} *'''Tito'''' o '''Titò.'''<ref>Citato in ''Del parlar napoletano'', p. 77.</ref> ::{{spiegazione|Appellativo con cui ci si rivolge, con irrisione, a chi ha un comportamento strano, incomprensibile, altezzoso, sprezzante.<ref>Con uno sprezzante ''Dis-donc'', compreso come un indecifrabile ''Titò'', si rivolgevano ai napoletani i soldati della guarnigione svizzera presente a Napoli nei primi anni dell'800. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 77.</ref> /"''Oj Titò!''": Ehi, "Titò!" (già di per sé eloquente...) (Ma anche, esplicitamente: "''Oj Titò, ma chi te cride d'essere!''", "''ma che faje!''", ''ma che t'hê chiavato 'ncapa!'': Ehi, "Titò", ma chi credi di essere! ma che fai! ma cosa ti sei messo in testa! E così via...)}} *'''Tomo tomo.'''<ref>Citato in ''Tuttototò'', p. 32.</ref> :''Serio serio, senza scomporsi.''<ref>Significato in ''TuttoTotò'', p. 32.</ref> *'''Tor'<nowiki>'</nowiki>e Crisciénzo e Totonno â Port'<nowiki>'</nowiki>e Massa.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 161.</ref> :''Salvatore di Crescenzo e Antonio della Porta di Massa.'' ::{{spiegazione|Due inconciliabili, acerrimi nemici. Salvatore di Crescenzo ed Antonio Lubrano, detto della Porta di Massa<ref>Fra Via Mezzocannone e la Marina.</ref>dal nome del luogo d'origine, capi della camorra e nemici irriducibili, operarono subito dopo l'Unità d'Italia.}} *'''Tra mastu' Francisco e 'o bancariello nun se sape chi ha fatte rummore.'''<ref>Citato in Gennaro Matino, ''Angelo per un giorno'', Feltrinelli, Milano, 2006, [https://books.google.it/books?id=9hTp5xD4N-EC&lpg=PA27&ots=OsGg6TslnC&dq=it&pg=PA27#v=onepage&q&f=false 27]. ISBN 88-07-84066-9</ref> :''Tra mastro Francesco ed il desco<ref>'''O bancariello'': Il desco da ciabattino.</ref>non si sa chi dei due ha fatto rumore...'' ::{{spiegazione|Qui si gioca a scaricabarile, ognuno elude le proprie responsabilità.}} *'''Trave 'e sapone.'''<ref name=fuscello>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 63.</ref> :''Trave di sapone.'' ::{{spiegazione|Albero della cuccagna.}} *'''Trica e venga buono.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina'', p. 113.</ref> :''Ritardi e venga bene.'' ::{{spiegazione|Non importa quanto tempo ci vuole, purché il risultato sia buono.}} *'''Tricchitracche, tanto a parte!'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 83.</ref> :''Tric trac, un tanto per (ciascuna) parte!'' ::{{spiegazione|Il pagamento "alla romana": ciascuno paga per la propria parte.}} *'''Trosce e mosce.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 437.</ref> ::{{spiegazione|Dicesi dei denari allorché sono pagati in contanti, L'uno sull'atro, Sonanti e ballanti.<ref>La definizione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 437.</ref>}} *'''Truvà 'a pèzza a cculóre.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA432#v=onepage&q&f=false p. 432.]</ref> :''Trovare la pezza (toppa) a colori.'' ::{{spiegazione|Trovare la scusa adatta.<ref>La spiegazione è in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', p. 432.</ref>Mascherare abilmente, escogitare ingegnosamente un rimedio ad un errore o ad una situazione incresciosa, insostenibile.}} *'''Truvà 'o vangèlo vutàto.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', p. 261.</ref> :''Trovare il vangelo girato.'' ::{{spiegazione|Arrivare troppo tardi, a cose ormai fatte.}} *'''Truvare'''<ref>In forma corrente: Truvà.</ref>''' a forma d'a scarpa soja.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 168.</ref> :''Trovare la forma della propria scarpa.'' ::{{spiegazione|''Aje truvato 'a forma d'a scarpa toja'': hai trovato pane per i tuoi denti.}} *'''Ttuppetià.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', 1864, p. 439.</ref> :''Bussare, picchiare; in senso figurato: ''coire''<ref>Per questo traslato {{cfr}} Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 396.</ref>''. *'''Tu ch'accucchie?'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 8.</ref> :''Tu che accoppi, cosa metti insieme?'' ::{{spiegazione|''Ma che staje accucchianno?'' Ma che stai dicendo, che razza di ragionamenti (sconclusionati) fai?.}} *'''Tu me scippe 'e paccari 'a mano.'''<ref>Citato in Patrizia Mintz, ''Veritas'', Piemme, 2010, [https://books.google.it/books?id=mialvSCnCysC&lpg=PT221&dq=&pg=PT221#v=onepage&q&f=false p. 221] ISBN 9788858502662</ref> :''Mi strappi gli schiaffi dalle mani (da mano).'' ::{{spiegazione|Mi stai esasperando al punto che avrei una voglia fortissima di somministrarti una robusta dose di schiaffi.}} *'''Tu sì 'a chiave 'e ll'acqua.'''<ref>Citato in Gigi Garanzini e Marco Bellinazzo, ''Il Napoli di [[Diego Armando Maradona|Maradona]], {{small|Cronistoria di un sogno: il primo scudetto}}'', Oscar Mondadori, [https://books.google.it/books?id=Oux2kOuyPkUC&lpg=PT14&dq=&pg=PT14#v=onepage&q&f=false p. 14].</ref> :''Tu sei la chiave (di emissione e di arresto) dell'acqua.'' ::{{spiegazione|Tu sei l'elemento decisivo, imprescindibile, indispensabile; il fattore risolutivo.}} *'''Tu staie arreto a 'o brecco'''<ref>Dall'inglese ''break'', carrozza aperta. {{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 55.</ref>'''.'''<ref name=mouchoir/> :''Tu stai dietro la carrozza.'' ::{{spiegazione|Tu conti poco. Sei completamente all'oscuro anche dei fatti del giorno più scontati e risaputi.}} *'''Tu staie spasa<ref>''Spasa'', participio passato femminile di ''spannere'', spandere, diffondere. ''A 'o sole 'e tutt' 'e grazie!'' Al sole di tutte le grazie!</ref> a 'o sole 'e tutt' 'e grazie!'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 57.</ref> ::{{spiegazione|La tua bellezza è folgorante e calda come oggetto inondato dalla luce del sole.<ref>La spiegazione è in Altamura e Giuliani, p. 57.</ref>}} *'''Tu tiene 'a capa fresca.'''<ref>Citato in Salvatore Piscicelli, ''Vita segreta di Maria Capasso'', Edizioni e/o, Roma, 2012, [https://books.google.it/books?id=k_eECwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Salvatore%20Piscicelli&hl=it&pg=PT19#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788866321903</ref> :''Hai la [[testa]] fresca. Non hai proprio nulla a cui pensare, di cui preoccuparti.'' ::{{spiegazione|''Tené 'a capa fresca'': essere spensierati, essere sollevati da ogni preoccupazione sia materiale per possesso di ricchezza, sia spirituale per innata disposizione d'animo. Per cui al fortunato possessore di simile "capa" si può ben dire, complimentandosi con ironia: ''Biato a tte ca tiene 'a capa fresca, i' tengo 'e lappese a quadriglié ca m'abballano pe' ccapa.'': Beato te che non hai nulla di cui preoccuparti, io sono angustiato e tormentato da mille preoccupazioni che si agitano nella testa.}} *'''Tu vi' quanno è bello Parigge!'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 407.</ref> :''Vedi quanto è bella Parigi!'' ::{{spiegazione|Ma guarda un po' cosa doveva capitarmi!}} *'''Tuppe-tuppe.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, p. 439.</ref> :''Toc toc (tuppettià: bussare).'' *'''Tutta {{sic|na}} botta.'''<ref name=demi/> :"''Tutta una botta.''" ::{{spiegazione|Di colpo, improvvisamente.}} *'''Tutto a Giesù e niente a Maria.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 406.</ref> :''Tutto a Gesù e niente a Maria.'' ::{{spiegazione|Si dice di una divisione ingiusta.}} ==U== *'''U banco d'u sciúlio'''<ref>Citato in Andreoli: ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 52.</ref> :Letteralmente:''Il banco dello scivolo'' ::{{spiegazione|Dalla deformazione di Scilla, parte del cognome del fondatore, intorno al 1865, di un istituto di credito che attirava clienti con la promessa di interessi elevatissimi; fallì nel 1870. I napoletani rinominarono scherzosamente la banca Scilla in Sciùlio (sciulià': scivolare}}, per alludere ad iniziative votate al fallimento, a gestioni più che disinvolte di denaro, ad insolvibilità, a situazioni, progetti sprovvisti dei requisiti fondamentali per meritare fiducia. ''T' 'e vaje a piglià' 'o banco d' 'o sciulio''. I tuoi soldi te li vai a prendere al Banco dello Sciùlio; [[w:id est|id est]]: ormai ai tuoi soldi puoi anche dire addio, te li puoi pure dimenticare in perpetuo. *'''U libro d'u {{sic|pecchè}} nun s'è stampato ancora.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 288.</ref> :''Il libro del perché non si è stampato ancora.'' ::{{spiegazione|'''O libro d' 'o pecché nun s'è stampato ancora'', come dire: perché due non fan tre. Con questa risposta non-risposta si elude con scioltezza una domanda indiscreta e si tacita l'indiscreto curiosone.}} *'''U meglio meglio.'''<ref name=betterbetter /> :''Il migliore migliore.'' ::{{spiegazione|'''O meglio meglio'': Il fior fiore.}} *'''U serviziale e u pignatiello.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 377.</ref> :''Il serviziale''<ref>Clistere.</ref>''e il pentolino.'' ::{{spiegazione|Due persone inseparabili.}} *'''Uanema!'''<ref>Citato in Antonio Menna, ''Tre terroni a zonzo'', Sperling & Kupfer, [https://books.google.it/books?id=8TBbFcpvCEYC&lpg=PT19&dq=uanema.&hl=it&pg=PT19#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Oh anima!'' ::{{spiegazione|Esclamazione con cui si esprimere un grande stupore: Addirittura!, Nientedimeno! Mamma mia!}} *'''Un'anema e curaggio.'''<ref>Citato in [[Mario Stefanile]], ''Labirinto napoletano. {{small|Studi e saggi letterari su scrittori di leri e di oggi}}'' E.S.I., Napoli, 1958, [https://books.google.it/books?hl=it&id=K8A-AAAAIAAJ&dq=Un%27anema+e+curaggio&focus=searchwithinvolume&q=Un%27anema p. 124].</ref> :''Un'anima e coraggio.'' ::{{spiegazione|(Con) tutto il coraggio e la risolutezza. ''Fa' un'anema e curaggio.'' Fare un'anima e coraggio: prendere il coraggio a due mani e, vincendo ogni indecisione, riluttanza, esitazione, ogni timore reverenziale e simili, decidere, risolversi ad agire. ''Aggio fatto un'anema e curaggio e nce l'aggio ditto''. Ho vinto ogni esitazione, ho preso il coraggio a due mani e gliel'ho detto.}} *'''Una pe bevere e n' autra<ref>In forma moderna: n'ata, un'altra.</ref> pe sciacquà.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore, Giornale Spassatiempo'' anno VI, n. 11 , giovedì 26 gennaio 1871, p. 3.</ref> :''{{NDR|Darne}} Una per bere e un'altra per sciacquare.'' ::{{spiegazione|Rimproverare veementemente, aspramente un pallone gonfiato, dicendogli il fatto suo senza moderarsi in parole e argomenti.}} *'''Uno 'e tutto.'''<ref>Citato in '''O "luciano" d' 'o Re'', p. 28.</ref> :''Uno di tutto.'' ::{{spiegazione|Di tutto un po'.}} *'''Uno leva 'o quatro e ll'ato 'o chiuovo.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', [https://books.google.it/books?id=6rM-AAAAIAAJ&q=ommo+cu+%27e+mustacce&dq=ommo+cu+%27e+mustacce&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiIvPrjwu7cAhUP-6QKHYN6AMUQ6AEIRzAG], p. 75.</ref> :''Uno toglie il quadro e l'altro il chiodo.'' ::{{spiegazione|Fanno a gara a chi sperpera (e distrugge) di più.}} *'''Uócchie a zennariéllo <ref>Zennà': far cenno; zennariéllo: Ammiccamento. {{cfr}} Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 390.</ref>.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 390.</ref><ref>Citato in ''Le Muse napolitane'', egloga II, ''[[w:Euterpe|Euterpe]] {{sic|overo}} La cortisciana'', p. 248.</ref> ::{{spiegazione|Occhi ammiccanti.<ref>La definizione è in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 390.</ref>}} *'''Uócchie chine e mmàne vacante.'''<ref>Citato in P.Bello e D.Erwin, ''Modern etymological Neapolitan – English Vocabulary/Vocabolario etimologico odierno napoletano-italiano'', 2009, [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA514#v=onepage&q=uocchie%20vacante.&f=false p. 514.]</ref> :''[[Occhi]] pieni e mani vuote.'' ::{{spiegazione|Riempirsi gli occhi, ammirare, desiderare e restare a mani vuote.}} *'''Uocchie sicche.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore'', 1867, [https://books.google.it/books?id=DVdgeO_gTcUC&dq=uocchie%20sicche&hl=it&pg=PA20-IA9#v=onepage&q=uocchie%20sicche&f=false]</ref> :''Occhi secchi.'' ::{{spiegazione|La [[w:iettatore|jettatura]].}} *'''Uocchio de vasalisco.'''<ref name=pig/> :''Occhio di basilisco.'' ::{{spiegazione|La jettatura.}} *'''Uoglio petruoneco.'''<ref>Citato in [[Emanuele Campolongo|Emmanuele Campolongo]], ''La Mergellina'', Presso Vincenzo Flauto, Napoli, 1761, [https://books.google.it/books?id=0vvfYjh33jIC&dq=&pg=PA195#v=onepage&q&f=false p. 195].</ref> :''Olio "petronico".'' ::{{spiegazione|Petrolio. Ed anche, derisoriamente, gli olii per capelli, precursori delle [[brillantina|brillantine]].<ref>{{cfr}} per quest'ultimo significato [[Renato De Falco]], ''Alfabetario napoletano'', [https://books.google.it/books?hl=it&id=FKYdAQAAIAAJ&dq=petru%C3%B2neco&focus=searchwithinvolume&q=brillantine p. 402].</ref>}} *'''Uosso'''<ref>Osso.</ref>'''pezzillo'''<ref>Piccolo merletto, punta.</ref>'''.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 52.</ref> ::{{spiegazione|Il malleolo.}} *'''Uppelo'''<ref>In ''Dizionario napoletano'', ''Uppele (pron: 'uppələ)'' è un'esclamazione: Silenzio! Dal latino ''oppilă'' {{cfr}} ''Dizionario napoletano'', p. 401; seconda persona singolare dell'imperativo di ''oppilare'': ostruire.</ref>''' e sorece 'nmocca.'''<ref name=advantage/> :''Zitto e mosca!'' ::{{spiegazione|Letteralmente: «Silenzio e topo in bocca.»}} *'''Usse piglia.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano: domestico di arti e mestieri'', p. 387.</ref> :''Usse prendi!'' ::{{spiegazione|Voce d'incitamento ai cani perché mordano o prendano la preda.}} *'''Uva sorecella<ref>'O Sorece: il topo. ''Sorecella'': diminutivo femminile (maschile: ''sorecillo'') di ''sorece''.</ref>.'''<ref name=nerò/> ::{{spiegazione|Varietà di uva meno coltivata che in passato, veniva impiegata per dare al vino un intenso colore rosso. Forse era detta ''sorecella'' per la particolare forma degli acini, minuscoli come deiezioni di topi. <ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 51.</ref>}} ==V== *'''Va' a vasa' 'o pesce 'e San Rafele.'''<ref>Citato in Marco Perillo, ''Misteri e segreti dei quartieri di Napoli'', [https://books.google.it/books?id=6Ws1DQAAQBAJ&lpg=PT175&dq=&pg=PT175#v=onepage&q&f=false p. 175]</ref> :''Vai a baciare il pesce di San Raffaele Arcangelo.'' ::{{spiegazione|Espressione augurale che in passato si rivolgeva alle donne; il riferimento è ad un antico [[w:|rito di fecondità]] che compivano le donne napoletane, baciando il pesce effigiato nella statua che rappresenta San Raffaele Arcangelo con [[Libro di Tobia|Tobia]] custodita nella [[w:Chiesa di San Raffaele (Napoli)|Chiesa di San Raffaele]].<ref>{{cfr}} più dettagliatamente, Marco Perillo, ''Misteri e segreti dei quartieri di Napoli'', pp. 175-176 e la voce di wikipedia [[w:|rito di fecondità]]..</ref>}} *'''Va, chiammace Fonzo.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 74.</ref> :''Va', chiamaci Alfonso.'' ::{{spiegazione|Antica espressione: E adesso cosa si può fare? ormai non c'è più nulla da fare.}} *'''Va te cocca.'''<ref>Citato in ''Lo cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', [https://books.google.it/books?id=IuMjF7gLHqwC&dq=va%20te%20cocca&hl=it&pg=PA103#v=onepage&q&f=false p. 103].</ref> :''Vai a coricarti. (Vai a quel paese, va' a farti benedire.)'' *'''Va trova.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 162.</ref> :''Vai un po' a capire, vattelapesca.'' *'''Va truvanno chi l'accide.'''<ref>Citato in ''Le commedie di Eduardo'', Fiorenza Di Franco, ''Le commedie di Eduardo'', Laterza, p. 59, [https://books.google.it/books?id=5eslAAAAMAAJ&q=Va+truvanno+chi+ll%27accide.&dq=Va+truvanno+chi+ll%27accide.&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjR9v2VpsXfAhVESN8KHVAtBhUQ6AEIMjAC]</ref> :''Va cercando chi lo uccide.'' ::{{spiegazione|''Jí truvanno chi ll’accide''. Andar cercando chi lo uccide: avere un atteggiamento così aggressivo, provocatorio, odioso da portare agli ultimi limiti la pazienza altrui e suscitare, in chi sia poco incline alla sopportazione, il pensiero di reagire (immaginariamente, figuratamente) con l'azione più estrema.}} *'''Vafammocc!'''<ref>Citato in Danilo Catalani, ''La banda del congiuntivo'', Streetlib, [https://books.google.it/books?id=BY3wCwAAQBAJ&lpg=PT41&dq=vafammocc&hl=it&pg=PT41#v=onepage&q&f=false p. 41].</ref> o '''Afammocc!'''<ref>Citato in Andrea Esposito, ''Ischia Carbone'', ''Il Dispari'', settembre 2005, [https://books.google.it/books?id=jQ9QCwAAQBAJ&lpg=PA37&dq=&pg=PA37#v=onepage&q&f=false p. 37].</ref> :''Va' a fare in bocca!'' ::{{spiegazione|Il significato varia in relazione al contesto: l'esclamazione può essere pronunciata per sbandire, per mandare in modo marcatamente ruvido una persona a quel paese; se si è fortemente contrariati da qualcosa o, viceversa, come espressione di esultanza per un evento fausto, per qualcosa che – specie se contro ogni aspettativa – è riuscita (Benissimo! Perfetto! Così! Grande! Finalmente!); per manifestare soddisfazione – come per una rivalsa desiderata e finalmente ottenuta – alla vista delle gravi difficoltà, dei guai in cui è incappato chi ci ha fatto un torto o è solito agisce con scorrettezza, cattiveria. (Gli sta benissino! Ha avuto quello che si meritava!).}} *'''[[w:vaiassa|Vajassa]].'''<ref>''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal toscano'', [https://books.google.it/books?id=NxcJAAAAQAAJ&dq=galiani%2C%20vocabolario&hl=it&pg=RA1-PA178#v=onepage&q&f=false p. 178.]</ref> :''Popolana, domestica.'' ::{{spiegazione|Anche usato (sempre in ambito locale), come sinonimo di donna di bassa condizione civile, sguaiata e volgare, "sbraitante e rissaiola".}}<ref>La spiegazione è in Wikipedia. {{cfr}} [[w:Vaiassa|voce su ''Wikipedia'']].</ref> *'''Vacante comm'a na cucozza.'''<ref name=mèrevolage/> :''Vuoto come una zucca.'' *'''Vaje cercanne 'e farfalle {{sic|sutt'allarco}}.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 414.</ref> :''(Letteralamente:) Vai cercando (di acchiappare) le farfalle sotto all'arco.'' ::{{spiegazione|Vai perdendo tempo.}} *'''Vantate sacco mio si non te scoso.'''<ref>Citato in [[Giovan Battista Basile|Giambattista Basile]], ''Le Muse napolitane''; in ''Il Pentamerone'', vol. II, Giuseppe-Maria Porcelli, Napoli, 1788, [https://books.google.it/books?id=MHEtAAAAMAAJ&dq=vantate%20sacco%20mio%20si%20non%20te%20scoso&hl=it&pg=PA235#v=onepage&q&f=false p. 235.]</ref> :''Vantati sacco mio se non ti scucio.'' ::{{spiegazione|Vantati fanfarone mio finché non ti sgonfio.}} *'''Vattenne, ca si' signore 'e uno candelotto!'''<ref>Citato in Di Giacomo, Einaudi, Meridiani, p. 828.</ref> :''Vattene, che sei signore di una sola candela.''<ref>"L'illuminazione {{NDR|del Teatro San Carlo}} fu fatta a cera, ad olio ed a sego. In ogni palco erano accese, davanti allo specchio, una, due o tre candele di cera, secondo la nobiltà del proprietario. Tre candele eran segno di nobiltà grande, due di media nobiltà, una di nobiltà ''terra terra.'' E però il detto popolare ancor vivo fino a poco tempo fa: ''Vattenne, ca si' signore 'e uno candelotto!''", Da ''Il teatro San Carlo'', in Di Giacomo, Einaudi, Meridiani, p. 828.</ref> ::{{spiegazione|Va' via, le tue arie, il tuo aspetto da gran signore sono solo vernice, parvenza, bluff, fumo negli occhi. Sei un finto signore, un signore di cartapesta.}} *'''{{NDR|'A}} Vecchia 'o Carnevale.'''<ref>Citato in ''Feste, Farina e Forca'', p 103.</ref> :''La Vecchia del [[Carnevale]]'' ::{{spiegazione|Pupazzo fatto in casa che raffigura una vecchia con corpo giovane, seno prosperoso ed una gobba sormontata da un Pulcinella col camice bianco e la mascherina nera. Simbolo infantile del Carnevale, veniva portata dagli scugnizzi in "processione" per i bassi con l'accompagnamento sonoro di una grancassa e di uno zufolo<ref>{{cfr}} ''Feste, Farina e Forca'', p. 103</ref>.}} *'''{{NDR|'A}} Vecchia putente.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 256.</ref> :''La vecchia potente.'' ::{{spiegazione|Sant'Anna, madre della [[Maria|Madonna]].}} *'''Venì a chi si {{sic|tù}} e chi songh'ie.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, p. 455.</ref> :''Venire, arrivare a chi sei tu e chi sono ''io''.'' ::{{spiegazione|Sottolineare, far valere, ribadire di fronte alla persona con cui si viene a diverbio il proprio superiore valore, rammentandogli energicamente di conservare il rispetto e mantenere le distanze. Misurare il rispettivo valore.}} *'''Venì armato 'e pietra pommece, cugliecuglie<ref>Agglutinazione del plurale di ''cuglio'': ago (calco dal francese ''aiguille'': ago), ad indicare l'estrema sottigliezza degli aghi, ai quali si aggiungono – per ogni evenienza – i ferri da calze di maggior spessore. {{cfr}} ''Comme se penza a Napule'', p. 445. </ref>e fierre 'e cazette.'''<ref>Citato in Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Napule'', p. 445.</ref> :''Venire armato di pietra pomice, aghi sottilissimi e ferri da calze.'' ::{{spiegazione|Presentarsi per un lavoro, un compito accuratamente muniti di tutta la panoplia degli strumenti necessari – minuziosamente predisposti per non lasciarsi cogliere alla sprovvista da ogni imprevedibile evenienza – per eseguirlo al meglio, con successo. / Esser pronti alla bisogna.<ref>Questa spiegazione è in ''Comme se penza a Napule'', p. 445.</ref>}} *'''Venimmo a nuje.'''<ref>Da ''Il barbaro pentito'', in ''Commedie di Francesco Cerlone napoletano'', vol. 17, ''A spese di Giacomo Antonio Vinaccia'', Napoli, 1784, [https://books.google.it/books?id=&pg=RA1-PA33#v=onepage&q&f=false p. 33]</ref> :''Veniamo a noi.'' ::{{spiegazione|Bene, ora ritorniamo a discutere dell'argomento principale, dell'argomento che ci interessa. Anche: basta divagare, dilungarsi, stringiamo, veniamo alle conclusioni.}} *'''Vermenara.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 380.</ref> :''Grande spavento. Piglià la ''<ref>In forma corrente: 'a</ref>'' vermenara: spiritarsi di paura ''<ref>Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 380.</ref>'' Prendere un grandissimo spavento.'' *'''Vévere a cate.'''<ref>Citato in Franco Taranto e Carlo Guacci, ''Vocabolario domestico italiano ad uso dei giovani'', Napoli, Stamperia Del Vaglio, 1856<sup>3</sup>, [https://books.google.it/books?id=34bG-Rr6uvYC&dq=Francesco%20TARANTO&hl=it&pg=PA191#v=onepage&q&f=false p. 191].</ref> :''Bere a secchi. Bere senza misura, senza moderazione.'' *'''''Vì, quant'è bella 'a stagione!'''''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 640.</ref> :''Vedi, quanto è bella l'estate!'' ::{{spiegazione|Esclamazione con cui viene espressa ammirazione alla vista di una bellezza femminile fiorente, che si manifesta nel suo pieno rigoglio, come una promessa compiuta, come l'estate.}} *'''Vicallaje.'''<ref name=push /> :''Vedi che lo hai hai.'' ::{{spiegazione|''Vicallaje! Vicallaje!'': grido di burla dei monelli che attaccavano di nascosto alle spalle di un malcapitato un cartello con la scritta "Si loca".}} *'''Vino a doje recchie.'''<ref name=abbioccarsi>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 397.</ref> :''Vino a due orecchie.'' ::{{spiegazione|Vino annacquato.}} *'''Vino a una recchia.'''<ref name=abbioccarsi/> :''Vino a un orecchio.'' ::{{spiegazione|Vino generoso.}} *'''Voca fora ca è maretto.'''<ref>Citato in Marulli e Livigni, p. 19.</ref> :''Rema verso il largo, perché qui le acque sono agitate.'' ::{{spiegazione|Insisti a vuoto, perdi inutilmente il tuo tempo: da me non otterrai niente.}} *'''Volèrese caccià dùje uòcchie pe ne cacciàre uno ô compàgno.'''<ref name=duesettesette/> :''Volersi cavar due occhi per cavarne uno al compagno''. ::{{spiegazione|Essere invidiosi e quindi autodanneggiarsi.}} *'''Vongole fujute.'''<ref>Citato in Sergio Esposito, ''Nei secoli dei secoli'', Rogiosi editore, [https://books.google.it/books?id=P4YpDwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Sergio%20Esposito&hl=it&pg=PT21#v=onepage&q&f=false p. 21]</ref> :''Vongole fuggite (fuggite via dal piatto, cioè assenti, mancanti).'' ::{{spiegazione|''Vermicielle cu' 'e vongole fujute'' o anche ''Spaghetti a vongole fujiute''. In questi piatti poveri della tradizione gastronomica napoletana il sapore delle vongole "fujute", assenti, è ingegnosamente evocato con un generoso condimento di olio, aglio, prezzemolo, con o senza sugo di pomodorini, senza dimenticare di aggiungere – specie se il sapore di vongola all'assaggio dovesse risultare scarso – una dose – a volontà – di fantasia.}} *'''Vota ca s'arde.'''<ref name=abburrà>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 466,</ref> :''Gira, perché (la frittata''<ref>{{cfr}} Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 466.</ref>'') brucia.'' ::{{spiegazione|Non cercare di cambiar discorso.}} *'''Vota e gira.'''<ref name=abburrà/> :''Volta e gira.'' ::{{spiegazione|Checché si faccia.}} *'''Vota e gira 'o cetrulo e và 'nculo a 'o parulano.'''<ref>Citato in Vittorio Pupillo, ''Proverbi. {{small|Frammenti di luce, di sogni e di speranza}}'', vol. VI, Youcanprint, 2017, [https://books.google.it/books?id=mPc1DwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Vittorio%20Pupillo&hl=it&pg=PA49#v=onepage&q&f=false p. 49].</ref> :''Volta e gira il cetriolo e finisce (sempre e comunque) "dietro" all'ortolano.'' ::{{spiegazione|Lo dice chi constata di essere ingiustamente divenuto il capro espiatorio.}} *'''Vota 'e pisce ca s'abbruciano.'''<ref>Citato in ,''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 112.</ref> :''Gira i pesci che si bruciano.'' ::{{spiegazione|Cambia discorso, stai parlando di cose molto delicate, tocchi un tasto molto rischioso.}} *'''Vott' 'a preta e cova 'a mano.'''<ref name=Lüge> Citato in ''Anthropos in the world'', gennaio 1998, [https://books.google.it/books?id=wKpJDwAAQBAJ&lpg=PA16&dq=&pg=PA16#v=onepage&q&f=false p.16]</ref> :''Scaglia la pietra e nasconde la mano.'' ::{{spiegazione|Riferito a chi compie cattive azioni senza volersene assumere la responsabilità.}} *'''Votta votta.'''<ref>Citato in [[Salvatore Di Giacomo]], ''Poesie'', a cura di Davide Monda, note al testo di Stefano Scioli, BUR, Milano, [https://books.google.it/books?id=aYxaAQAAQBAJ&lpg=PT448&dq=votta%20votta&hl=it&pg=PT448#v=onepage&q&f=false]</ref> <ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 313.</ref> :''Spingi spingi.'' ::{{spiegazione|Confusione, parapiglia. Urtarsi, pigiarsi tumultuoso di corpi in un serrato affollamento, uno degli aspetti caratterizzanti, in passato, della Festa di Piedigrotta. Per singolare analogia, la pratica del votta-votta si riscontra anche in Giappone durante il ''Nyubai'', la stagione festiva delle piogge, in estate e nelle feste giapponesi invernali.<ref>{{cfr}} ''Napoli, punto e basta?'', p. 313.</ref>}} *'''Vrenzola 'e parola.'''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 8.</ref> :''Straccio di parola.'' ::{{spiegazione|In espressioni come: ''M' 'a faje dicere 'na vrenzola 'e parola?'' Me lo fai dire uno straccio di parola? Vuoi tacere un attimo e dare modo anche a me di dire qualcosa? o: ''Si m' 'a facite dicere 'na vrenzola 'e parola...'' Se me lo fate dire uno straccio di parola... Se posso dire qualcosa anche io... (o qui parlate solo voi?)}} *'''Vulé 'a vermutta sempe da quaccheduno.'''<ref>Citato, con traduzione, in ''Comme se penza a Nnapule'', p. 450.</ref> :''Volere il vermut sempre dal (medesimo) qualcuno.'' ::{{spiegazione|Negli anni 40-50 del 900, continuando una tradizione di fine 800, nelle famiglie meno abbienti si tenevano, a spese del proprietario e a turno, le "periodiche", riunioni alla buona ad imitazione del salotto della borghesia benestante in cui si ascoltava musica, si assisteva a piccole esibizioni di comici, bevendo liquori fatti in casa o aperitivi e a volte anche il più costoso [[vermut]]. Non mancava chi approfittava della generosità altrui partecipando a tutte le "periodiche" senza ospitarne nessuna a casa propria. Esaurita la pazienza lo scroccone poteva sentirsi apostrofare con un: "Ma 'a vuó sempe 'a me 'a vermutta?". L'espressione si impiega quando si è il bersaglio di richieste esose o si pretendono atti impegnativi non dovuti. {{cfr}} più estesamente ed in dettaglio ''Comme se penza a Nnapule'', p. 450. Vulé 'a vermutta sempe da quaccheduno può anche significare rifarsi, rivalersi ingiustamente sempre sul medesimo qualcuno. "Ma 'a vuó sempe 'a me 'a vermutta?": "Ma devo sempre farne io (che non c'entro per niente) le spese, pagarne ingiustamente lo scotto?}} *'''Vulè 'o cocco munnàto e buono.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA60#v=onepage&q&f=false p. 60.]</ref> :''Volere l'uovo<ref>Onomatopeico, dal verso della gallina.</ref> già ripulito dal guscio (mondato) e pronto da mangiare.'' ::{{spiegazione|Volere qualcosa comodamente, senza darsi la minima pena di affrontare difficoltà o di fare sforzi.}} *'''Vummecà' centrélle.'''<ref>Citato con spiegazione in Altamura e Giuliani, '' Proverbi napoletani'', p. 145.</ref> :''Vomitare bullette.'' ::{{spiegazione|Ammazzarsi di fatica.}} *'''Vutà' ‘o càntaro.''' o '''Svacantà' ‘o càntaro.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 79.</ref> :''Capovolgere, rovesciare o svuotare il pitale.'' ::{{spiegazione|Tirare fuori, rivelare, dare infine la stura a tutto quello che ci si è tenuto dentro, tacendo, per molto tempo. Dare apertamente voce al proprio risentimento per i torti subiti, presentare all'interlocutore il conto completo delle sue scorrettezze. (Una delle formule introduttive alla predetta liberatoria, catartica operazione di "svuotamento", una delle ''ouvertures'' suona così: ''Amma parlà?'': (Allora) Dobbiamo parlare? (Allora) Dobbiamo proprio dire come stanno le cose veramente?)}} *'''Vutare<ref name=vutà>Vutà, in forma corrente.</ref>a fantasia'''<ref name='nziria>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 154.</ref> :''Girare la fantasia.'' ::{{spiegazione|Aver voglia, avere il capriccio. '''Si me vota a fantasia'''<ref name='nziria />: ''se mi gira la fantasia'', oppure: ''si me saglie 'a fantasia'', se mi sale la fantasia: se me ne viene voglia, se dovesse venirmene voglia.}} *'''Vutare<ref name=vutà /> a tarantella.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 465.</ref> :''Volgere a tarantella.'' ::{{spiegazione|''Vutà a tarantella 'na cosa'': tramutarla in cosa poco seria, ridicola, in una presa in giro. Es. ''Votammola a tarantella!'' (Ma sì, volgiamola pure in celia, in scherzo...! (detto con ironia.)}} *'''Vuttà 'a zéccula<ref>'''A zeccula'': "Specie di chiavistello in cui al bastone è sostituita una spranga stiacciata, quadrangolare, scorrevole entro piegatelli fermati sopra una piastra di ferro. Ha per presa un pallino fermo, ovvero una campanella cascante" (La definizione è di D'Ambra, citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 108.) Se più piccola era detta ''zécculella'' (nottolino) {{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 108.</ref>.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 108.</ref> :''Spingere il chiavistello (di ferro).'' ::{{spiegazione|Chiudere definitivamente la porta.<ref>La spiegazione è in ''C'era una volta Napoli'', p. 108.</ref> A tarda sera per andare a dormire o per proteggersi nel caso di un pericolo per la famiglia.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 108.</ref>}} *'''Vuttà 'e mmane.'''<ref name=push>Citato in [[Ettore De Mura]], ''Poeti napoletani dal Seicento ad oggi'', vol. II, Marotta, Napoli, 1973, [https://books.google.it/books?id=nC0uAAAAIAAJ&q=vutt%C3%A0+%27e+mmane&dq=vutt%C3%A0+%27e+mmane&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiC8M7qoofmAhXECOwKHVQjCE4Q6AEIOzAC p. 860].</ref> :''Spingere le mani.'' ::{{spiegazione|Sbrigarsi, fare presto, (nell'esecuzione di un lavoro, di un'operazione), ma anche fare a botte, picchiare.}} ==Z== *'''Zantraglia<ref>O "zandraglia": dal francese "les entrailles": le viscere.</ref>.'''<ref>In Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile '' , p. 390.</ref> :''Donna volgare, sguaiata, trasandata, pettegola. L'apoteosi della vajassa.'' *'''{{NDR|'O}} Zezzeniello.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 469.</ref> :''L'ugola.'' *'''{{NDR|'Nu}} ziracchio<ref name=Zrk/>d'ommo.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 470.</ref> :''Una persona di statura molto piccola.'' *'''Zita cuntignosa.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 470.</ref> :''Ragazza, giovane contegnosa.'' ::{{spiegazione|''Fà 'a zita cuntignosa'': ostentare (simulare senza veramente possederle) serietà, ritrosia, austerità di costumi.}} *'''Zitto, chi sape 'o juòco.'''<ref>Citato in Angelo Sirignano, ''Calavrice'', Ciesse Edizioni, Montegrotto Terme (PD), 2014 [https://books.google.it/books?id=LlykBQAAQBAJ&lpg=PT33&dq=Zitto%20chi%20sape%20'o%20juoco!&hl=it&pg=PT33#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Zitto chi conosce il gioco (il trucco o l'imbroglio, altrimenti il guadagno è perduto).'' *'''Zittu zitto, ‘nmiezo ‘o mercato.'''<ref>Citato in Rutigliano, p. 246.</ref> :''Zitto zitto, in mezzo al mercato.'' ::{{spiegazione|Agire in tutta segretezza, facendosi poi scoprire.}} *'''Zuca' a ddoje zizze.'''<ref>Citato in Rutigliano, p. 177.</ref> :''Succhiare da due mammelle.'' ::{{spiegazione|Trarre guadagni da due fonti.}} *'''Zucatore.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 471.</ref> :''Succhiatore.'' ::{{spiegazione|Una persona che ''s'azzecca comm'a 'na sanguetta'', si attacca come una sanguisuga. Un rompiscatole, un seccatore micidiale.}} *'''Zuccariello mio.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', I, p. 395.</ref> :''Zuccherino mio.'' ::{{spiegazione|Modo affettuoso, vezzeggiativo di chiamare un bambino.}} *'''Zuche zuche''' e '''Zuchete zuchete.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 472.</ref> ::{{spiegazione|Il suono di strumenti ad arco sonati alla peggio. — I ''zuchete zuchete'', piccolo concerto di sonatori ambulanti, {{sic|I sonatori}} e più specialmente {{sic|I Viggianesi}}, perché venuti per lo più da Viggiano di Basilicata. – gli strumenti tutti da esso sonati, {{sic|I suoni}}.<ref>{{cfr}} Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 472.</ref>}} *'''Zumpà' comm'a n'arillo.'''<ref name=mèrevolage/> :''Saltare come un [[grillo]].'' *'''{{NDR|'O}} Zurre zurre.'''<ref>Citato in Antonio Altamura e Francesco D'Ascoli, ''Lessico italiano-napoletano'', Regina, Napoli, 1970, [https://books.google.it/books?id=8nUIAQAAIAAJ&q=zurre+zurre+api&dq=zurre+zurre+api&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiKitCRvYLkAhVELlAKHaBTCukQ6AEIQDAE p. 174].</ref> ::{{spiegazione|Il ronzio delle api (voce onomatopeica).}} ==Note== <references/> ==Bibliografia== *''A Buon 'Ntennitore. Proverbs of Naples'', Lulu.com, 2008. ISBN 978-1-4357-0882-2 *Patrizia Rotondo Binacchi, ''A Napoli mentre bolle la pentola'', Pellegrini Editore, Cosenza, [https://books.google.it/books?id=SAMMNZ0rPTEC&lpg=PP1&dq=patrizia%20Rotondo%20Binacchi&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Bruno Amato, Anna Pardo, ''A Napoli si parla così'', Antonio Vallardi Editore, Milano, 1999. ISBN 88-8211-316-7 *L.R. Carrino, ''A Neopoli nisciuno è neo'', Laterza, Roma/Bari, 2013, [https://books.google.it/books?id=Or2ODAAAQBAJ&lpg=PT60&dq=cca%20nisciuno%20%C3%A8%20fesso&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788858104125 *[[Francesco D'ascoli]], ''C'era una volta Napoli. {{small|Mestieri, oggetti, frutti, giochi infantili scomparsi o in via di estinzione}}'', prefazione di Gianni Infusino, Loffredo Editore, Napoli, 1987. *Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Napule, dizionario di proverbi, locuzioni, modi di dire dell'idioma napoletano: {{small|2500 modi di dire commentati da Raffaele Bracale}}'', a cura di Amedeo Colella, Cultura Nova, Napoli, 2018. ISBN 978-88-94213-64-5 *Luciano Galassi, ''Cucozze e caracazze, {{small|Una selezione di filastrocche napoletane}}'', Kairós Edizioni, Napoli, 2016. ISBN 978-88-99114-52-7 *Giuseppe Giacco, ''[https://books.google.it/books?id=WEBC99ouJRIC&lpg=PT8&dq=mazza%20pezza%20%20pivezo&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false Cultura classica e mondo subalterno nei Peducoli di Gennaro Aspreno Rocco]'', testo integrale in latino e traduzione in vernacolo afragolese, Edizione Istituto di Studi Atellani, 1985. *[[Renato De Falco]], ''Del parlar napoletano: {{small|manualetto per tutti}}'', Colonnese Editore, Napoli, 1997. *Dale Erwin e Tessa Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', [https://books.google.it/books?id=KYSUBgAAQBAJ&lpg=PA71&dq='mparaviso%20pe%20scagno&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Luigi Manzo, ''Dizionario domestico napoletano e toscano'', Napoli, Tipografia Marchese, 1864<sup>2</sup>, [https://books.google.it/books?id=JcQ1tE3POpQC&dq=luigi%20manzo%20dizionario&hl=it&pg=PA1#v=onepage&q&f=false] *Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', Newton Compton Editori, Roma, 2016. ISBN 978-88-541-8882-2 *Raffaele Capozzoli, ''Don Chisciotte della Mancia, {{small|ridotto in versi napoletani}}'', a cura di Giuseppe E. Sansone, illustrazioni inedite di Bruno Starita, Alfredo Guida Editore, Napoli, 1998, [https://books.google.it/books?id=yegWHzrwtnEC&lpg=PA180&dq=se%20fa%20MASTO%20MASTRILLO&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ISBN 88-7188-236-9 *A.F.Th. van der Heijden, ''Doodverf'', De Bezige Bij, Amsterdam, 2012, [https://books.google.it/books?id=yTd4AAAAQBAJ&lpg=PT261&dq=A.F.Th.%20van%20der%20Heijden&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Francesco Piscopo, [https://wikisource.org/wiki/Index:%27E_scugnizze.djvu '''E scugnizze''], Salvatore Romano, Napoli, 1904. *Adam Ledgeway, ''Grammatica diacronica del napoletano'', Max Niemayer Verlag, Tubinga, 2009, [https://books.google.it/books?id=jsHJnzvJHxAC&lpg=PP1&dq=adam%20Ledgeway&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-3-484-52350-0 *Giacomo Marulli e Vincenzo Livigni, ''Guida pratica del dialetto napolitano {{small|o sia Spiegazione in lingua toscana della Mimica di alcune frasi e delle voci dei venditori e scene comiche DEI COSTUMI NAPOLITANI}}'', Stabilimento Tipografico Partenopeo, Napoli, 1877, [https://books.google.it/books?id=2D_K7e03FgwC&dq=Giacomo%20Marulli%2C%20Vincenzo%20Livigni&hl=it&pg=PA1#v=onepage&q&f=false] *[[Vittorio Gleijeses]], ''I Proverbi di Napoli'', con ventiquattro litografie fuori testo di Gatti e Dura, Edizioni del Giglio, SEN, Napoli, 1978. *Patrizia Mintz, ''Il custode degli arcani'', PIEMME, Milano, 2011, [https://books.google.it/books?id=OoLQ0XlxhlsC&lpg=PA88&dq=scumbinata%20a%20grammatica.&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Domenico Apicella, ''Il frasario napoletano'', vol, I, A-E, Mitilia Editrice, Cava dei Tirreni, stampa 1986. *Antonino Guglielmi, ''Il morto supplente'', 2012. ISBN 978-1-291-0111-3 [https://books.google.it/books?id=kp3eAwAAQBAJ&lpg=PA31&dq=&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Antonio Buonomo, ''L'arte della fuga in ''tempo'' di guerra, {{small|Vita di un musicista fra dramma e melodramma}}'', prefazione di [[Roberto De Simone]], Effepi Libri, Monte Porzio Catone (RM), 2010, [https://books.google.it/books?id=_aRV1U4XoScC&lpg=PA187&dq=Antonio%20Buonomo&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-6002-020-8 *Partenio Tosco, ''L'eccellenza della lingua napoletana con la maggioranza alla toscana'' in Accademici Filopatridi, ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si scostano dal dialetto toscano'', tomo secondo, Napoli, presso Giuseppe-Maria Porcelli, 1789, [https://books.google.it/books?id=EH9zYqBGHkgC&pg=PA213 pp. 213 sgg.] *[https://books.google.it/books?id=UxoMrLZ9sJkC&dq=&pg=PA1#v=onepage&q&f=false ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco, {{small| travestute da vasciajole de lo Mandracchio da Gabriele Quattomane, co quacch'auta stroppolella fujeticcia pe fà venì lo suonno}}''], Stamparia de lo Comman. Nobele, Napoli, 1870. *Antonio Venci, ''La Canzone Napolitana, {{small|nel tempo, nella letteratura, nell'arte}}'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 1955, [https://books.google.it/books?id=XDWwVSrgGO0C&lpg=PA3&dq=antonio%20venci&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Renato de Falco, ''La donna nei detti napoletani. {{small|Seicento proverbi su donne, mogli, madri, sante, sorelle, suocere e...}}'', Tascabili Economici Newton, Newton Compton editori, Roma, 1994. ISBN 88-7983-643-9 *[[Renato Rutigliano]], ''La saggezza antica dei Proverbi Napoletani'' {{small|(in copertina)}}; ''Diceva mio nonno... Raccolta di Proverbi Napoletani'', a cura di [[Renato Rutigliano]] {{small|(sul frontespizio)}}, Edizioni Marotta, Napoli, edizione di 255 pagine, 1993?!. *[[Giovan Battista Basile|Giambattista Basile]], ''Le Muse napolitane''; in ''Il Pentamerone'', vol. II, Giuseppe-Maria Porcelli, Napoli, 1788, [https://books.google.it/books?id=MHEtAAAAMAAJ&dq=vantate%20sacco%20mio%20si%20non%20te%20scoso&hl=it&pg=PA7#v=onepage&q&f=false] *''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1861, [https://books.google.it/books?id=CRhAAQAAMAAJ&dq=Add%C3%B2%20vede%20e%20add%C3%B2%20ceca.&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q=pepitola&f=false] *''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1862, [https://books.google.it/books?id=MC7l6SgIRpUC&dq=&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1863, [https://books.google.it/books?id=IuMjF7gLHqwC&dq=va%20te%20cocca&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, [https://books.google.it/books?id=tr97f-fYuBsC&dq=tuppe%20tuppe&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q=tuppe%20tuppe&f=false] *''Lo Lampo, {{small|Giornale elettreco pe tutte}}'', [https://books.google.it/books?id=E6AHIpKYY_IC&dq=&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo'', 1866, [https://books.google.it/books?id=l2YLpbAOTIUC&dq=lu%20truvatore&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q=lu%20truvatore&f=false] *''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo'', 1867, [https://books.google.it/books?id=DVdgeO_gTcUC&dq=sciucquaglie&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *''Lo Trovatore, Giornale del popolo'', 1871, [https://books.google.it/books?id=QhcwAAAAYAAJ&dq=%C3%A8%20na%20varca%20scassata&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Luciano Galassi, ''Mannaggia Bubbà, {{small|interiezioni, imprecazioni e invettive napoletane}}'', Kairos Edizioni, Napoli, 2012, p. 146. ISBN 978-88-98029-03-7 *Amedeo Colella, ''[https://books.google.it/books?id=aKqXGBrfvZoC&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PA16&dq=&pg=PA3#v=onepage&q&f=false Manuale di napoletanità:] {{small|365 lezioni semiserie su Napoli e la napoletanità da studiare una la giorno (consigliato), comodamente seduti...}}'', Ateneapoli Editore, Napoli, 2010. ISBN 978-88-905504-0-9 *Claudio Pennino, ''Mettere 'a bbona parola'', Intra Moenia, 2011. *P. Bello e D. Erwin, ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary - Vocabolario etimologico odierno napoletano-italiano'', 2009, [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PR1#v=onepage&q&f=false] *Erri De Luca, ''Montedidio'', Felrinelli, Milano, 2003, [https://books.google.it/books?id=69XfCgAAQBAJ&lpg=PP1&dq=montedidio&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false]. *Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', Delfini S.R.L., Milano, 1967, [https://books.google.it/books?id=6rM-AAAAIAAJ&q=ommo+cu+%27e+mustacce&dq=ommo+cu+%27e+mustacce&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiIvPrjwu7cAhUP-6QKHYN6AMUQ6AEIRzAG] *Véronique Bruez, ''Naples allegro con fuoco'', Gallimard, [https://books.google.it/books?id=7AQuAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=V%C3%A9ronique%20Bruez&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *[[Giovanni Artieri]], ''Napoli, punto e basta?, {{small|Divertimenti, avventure, biografie, fantasie per napoletani e non}}'', Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1980. *[[Ferdinando Russo]], ''[https://wikisource.org/wiki/Page:Ncoppo_marciapiede_-_frusso.pdf/7 Ncopp' 'o marciappiede]'', Luigi Pierro, Tip. Editore, Napoli, 1898. *Ferdinando Russo, ''[https://wikisource.org/wiki/Index:%27O_luciano_d%27%27o_Rre.djvu 'O "luciano" d' 'o Rre']'', Tipografia Francesco Giannini e Figli, Cisterna dell'olio, Napoli, 1918. *[[Renato De Falco]], ''Per moda di dire, {{small|ovvero Neo-nomenclatura emergente (con qualche riferimento napoletano)}}'', Guida, Napoli, 2010, [https://books.google.it/books?id=_NYrpxDQYUsC&lpg=PA192&dq=modi%20di%20dire%20napoletani&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q=modi%20di%20dire%20napoletani&f=false] ISBN 978-88-6042-759-5 *[[Salvatore Di Giacomo]], ''Poesie'', a cura di Davide Monda, note al testo di Stefano Scioli, Rizzoli, Milano, [https://books.google.it/books?id=aYxaAQAAQBAJ&lpg=PT544&dq=&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *[[Raffaele Viviani]], ''Poesie'', a cura di Antonia Lezza, Guida, Napoli, 2010, [https://books.google.it/books?id=WoVk3S-AR88C&lpg=PA190&dq=a%20bbona%20'e%20Ddio!&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-6042-710-6 *[[Salvatore Di Giacomo]], ''Poesie e prose'', prefazione di [[Elena Croce]], note all'edizione e cronologia a cura di Lanfranco Orsini, note ai testi, note e bibliografia a cura di Lanfranco Orsini, glossario a cura di Lanfranco Orsini, Mondadori, I Meridiani, 2000<sup>7</sup>. ISBN 88-04-13499-2 *[[Ferdinando Russo]], ''[https://wikisource.org/wiki/Index:Poesie_napoletane_-_Ferdinando_Russo.djvu Poesie napoletane]'', Francesco Perrella Editore, Napoli, 1910. *[[Antonio Altamura]] e [[Vincenzo Giuliani]], ''Proverbi napoletani, {{small|Sentenze, locuzioni, wellerismi con 21 disegni del Pinelli e 52 del D'Anna}}'', Fausto Fiorentino, Napoli, stampa 1966. *Vittorio Pupillo, ''Proverbi, {{small|Dalla saggezza del passato, una speranza per il futuro}}'', vol II, Youcanprint, Tricase (LE), 2014, [https://books.google.it/books?id=Qj3wAwAAQBAJ&lpg=PA276&dq=QUANNO%20NUN%20SITE%20SCARPARE%2C%20PECCH%C3%89%20RUMPITE%20'O%20CACCHIO%20%C3%8A%20SEMMENZELLE%3F&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788891147530 *Vittorio Pupillo, ''Proverbi. {{small|Frammenti di luce, di sogni e di speranza}}'', vol. VI, Youcanprint, 2017, Tricase (LE), [https://books.google.it/books?id=mPc1DwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Vittorio%20Pupillo&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *[[Sergio Zazzera]], ''Proverbi e modi di dire napoletani, {{small| La saggezza popolare partenopea nelle espressioni più tipiche sul culto della famiglia e dell'ospitalità, sull'amicizia, sull'amore, sul lavoro, sulla religione e la superstizione}}'', Newton & Compton editori, Roma, 2004. ISBN 88-541-0119-2 *[[Antonio Rotondo]], ''Proverbi napoletani, ovvero La filosofia di un popolo'', Franco Di Mauro Editore, Sorrento-Napoli, 1993. ISBN 88-85263-52-06 *Vittorio Pupillo, ''Proverbi. Semi della tradizione'', vol. III, Youcanprint Self-Publishing, Tricase (LE), 2014, [https://books.google.it/books?id=EWiBBgAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Vittorio%20Pupillo&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-91174-68-0 *Antonio Petito, ''So masto Rafaele e non te ne ncarrica''', Tipo-litografia e Libreria di L. Chiurazzi, 1869, [https://books.google.it/books?id=nYOBKiDdgNQC&dq=mettuto%20mbaleria&hl=it&pg=PP5#v=onepage&q&f=false]. *Raffaele Viviani, ''Teatro'', II, a cura di [[Guido Davico Bonino]], Antonia Lezza e Pasquale Scialò, Guida Editori, Napoli, 1988, [https://books.google.it/books?id=PondV7J2r9UC&lpg=PA155&dq=nun%20p%C3%B2%20ven%C3%AC.&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Raffaele Viviani, ''Teatro'', III, a cura di [[Guido Davico Bonino]], Antonia Lezza e Pasquale Scialò, Guida Editori, Napoli, 1988, [https://books.google.it/books?id=83ACagr4rVcC&lpg=PA197&dq=tiene%20mmano&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q=tiene%20mmano&f=false] *Raffaele Viviani, ''Teatro'', IV, a cura di [[Guido Davico Bonino]], Antonia Lezza e Pasquale Scialò, Guida Editori, Napoli, 1989, [https://books.google.it/books?id=4l3brCK8eskC&lpg=PA581&dq=Curnuto%20e%20mazziato.&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Raffaele Viviani, ''Teatro'', VI, a cura di Antonia Lezza e Pasquale Scialò, introduzione di [[Goffredo Fofi]], Guida Editori, Napoli, 1994, [https://books.google.it/books?id=hpvvJLglMvkC&lpg=PP1&dq=viviani&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', descritte da Gaetano Amalfi, Libreria internazionale, L. Pedone Lauriel, Palermo, 1890, [https://archive.org/stream/curiositpopola08pitruoft#page/n5/mode/2up] *''Tutto[[Totò]], {{small|ovvero l'unica raccolta completa di tutte le poesie e canzoni con numerosi inediti e una scelta degli sletch più divertenti}}'', a cura di Ruggero Guarini, note e testi critici di Costanzo Ioni, Gremese Editore, Roma. ISBN 88-7742-327-7, [https://books.google.it/books?id=dw_srvzsYuAC&lpg=PP1&dq=Tutto%20Tot%C3%B2&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Maurizio Esposito, ''Uomini di camorra, {{small|La costruzione sociale dell'identità deviante}}'', prefazione di Maria Immacolata Macioti, Franco Angeli, [https://books.google.it/books?id=8e4MrXnkd9sC&lpg=PA185&dq=&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *[[Abele De Blasio]], ''Usi e costumi dei camorristi'', prefazione di [[Cesare Lombroso]], illustrazioni di S. De Stefano, Napoli, Luigi Pierro Editore, Napoli, 1897<sup>2</sup>, [https://archive.org/stream/usiecostumideic00blasgoog#page/n1/mode/2up] * [[Ferdinando Galiani]] e [[Francesco Mazzarella Farao]], ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano, {{small|Con alcune ricerche etimologiche sulle medesime degli Accademici Filopatridi, opera postuma supplita, ed accresciuta notabilmente}}'', Vol. I, Presso Giuseppe-Maria Porcelli, Napoli, 1789, [https://books.google.it/books?id=NxcJAAAAQAAJ&dq=Vocabulario%20delle%20parole%20del%20dialetto%20Napoletano&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q=cetriuolo&f=false] *Franco Taranto e Carlo Guacci, ''Vocabolario domestico italiano ad uso dei giovani'', Napoli, Stamperia Del Vaglio, 1856<sup>3</sup>, [https://books.google.it/books?id=34bG-Rr6uvYC&dq=Francesco%20TARANTO&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Vincenzo De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', vol. I, Napoli, Dalla Stamperia Reale, 1845, [https://books.google.it/books?id=HRK5Tw5COm0C&hl=it&pg=PP7#v=onepage&q&f=false] *Raffaele Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', Salvatore Di Fraia Editore, Pozzuoli, 2002. *Pietro Paolo Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano'', Napoli, Gabriele Sarracino librajo-editore, 1869. *Giuseppe Gargano, ''Vocabolario napolitano-italiano'', Dalla Stamperia di Nunzio Pasca, Napoli, 1841, [https://books.google.it/books?id=519JAAAAMAAJ&dq=ranciofellone&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *''Vocabolario napolitano-italiano tascabile, {{small|compilato sui dizionarii antichi e moderni e preceduto da brevi osservazioni grammaticali appartenenti allo stesso dialetto}}'' per Pietro Paolo Volpe, Gabriele Sarracino Librajo-Editore, Napoli, 1869, [https://books.google.it/books?id=sfqae2PVbK4C&dq=Pietro%20Paolo%20Volpe%2C%20Vocabolario%20napolitano-italiano&hl=it&pg=PR1#v=onepage&q&f=false] *''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'' di D'Ambra Raffaele, 1873, [https://books.google.it/books?id=MmEVAAAAYAAJ&dq=a%20zeffunno&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ==Voci correlate== *[[Indovinelli napoletani]] *[[Napoli]] *[[Proverbi napoletani]] *[[Scioglilingua napoletani]] *[[Voci e gridi di venditori napoletani]] [[Categoria:Modi di dire campani|Napoletani]] [[Categoria:Napoli]] grlr1emuy386eg1bc363f0eek20gjd0 1219275 1219273 2022-07-27T12:27:59Z Sun-crops 10277 /* D */ variazioni e aggiunte wikitext text/x-wiki Raccolta di '''modi di dire [[Napoli|napoletani]].''' ==A== *''''A Bella 'Mbriana.'''<ref name="meridiana">Citato in Pino Imperatore, ''Bentornati in casa Esposito, Un nuovo anno tragicomico'', Giunti, Firenze/Milano, 2013, [https://books.google.it/books?id=PthsKnYT3OwC&lpg=PA47&dq=bella%20mbriana&hl=it&pg=PA47#v=onepage&q&f=false p. 47.] ISBN 9788809782860</ref> ::{{spiegazione|La fata benefica, protettrice della casa che frequenta.}} *'''A botavraccio.'''<ref name=turnarm>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 12.</ref> :''A "voltabraccio".'' ::{{spiegazione|Lancio dello ''[[strummolo]]'' (tipo di trottola) imprimendo – in violazione delle regole di lancio – tutta la forza possibile per scagliarlo con violenza (a '''spaccastrómmole'''<ref name=turnarm/>) contro lo ''strummolo'' perdente abbandonato in balia degli avversari che avevano facoltà di spaccarlo.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', pp. 12-13.</ref>Si dice anche del manrovescio inferto con il dorso della mano "'Nu buffettone 'a votavraccio"}} *'''A 'bbona 'e Ddio.'''<ref>Citato in Raffaele Viviani, ''Poesie'', a cura di Antonia Lezza, Guida, Napoli, 2010, [https://books.google.it/books?id=WoVk3S-AR88C&lpg=PA190&dq=a%20bbona%20'e%20Ddio!&hl=it&pg=PA190#v=onepage&q&f=false p. 190.] ISBN 978-88-6042-710-6</ref><ref name=voluntas>Citato in Russo, '''O "luciano" d' 'o Rre'', p. 52</ref> :''Vada come vada.''<ref>Traduzione in ''Poesie'', p. 190.</ref> *'''A botta 'e stiente.'''<ref>Citato in Carmela Capitale, ''Vox Musae'', Aletti Editore, 2017, [https://books.google.it/books?id=emkuDwAAQBAJ&lpg=PT15&dq=botta%20%20'e%20stiente&hl=it&pg=PT15#v=onepage&q&f=false]</ref> :''A furia (colpo) di stenti. Con enorme fatica.'' *''''A capa 'e l'ommo è na sfoglia 'e cepolla.'''<ref name=nose/> :''La testa dell'uomo è (sottile come) una pellicola (brattea) di cipolla.'' ::{{spiegazione|Le idee, le opinioni degli uomini mutano molto facilmente. Volto spesso anche in rima:" 'A cerevella è 'na sfoglia 'e cepolla"}} *''''A carne {{sic|asotte}}<ref>Refuso: 'a sotto.</ref> e 'e maccarune 'a {{sic|'coppa}}.'''<ref>Citato in Enzo Moscato, ''Trianon'', presentazione di Pasquale Scialò, Alfredo Guida Editore, Napoli [https://books.google.it/books?id=RD6L0IlMjCIC&lpg=PA48&dq=%C3%A8%20gghiu-%20ta%20'a%20carne%20asotte&hl=it&pg=PA48#v=onepage&q&f=false p. 48.] ISBN 88-7188-314-4</ref> :''La carne sotto e i maccheroni sopra.'' ::{{spiegazione|Le capacità, i meriti non sono né riconosciuti né valorizzati mentre i mediocri e gli incapaci avanzano. Più in generale si dice di cose che vanno o vengono fatte alla rovescia.}} *''''A cera se struja e 'o muorto nun cammina.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 108.</ref> :''La cera si consuma e il funerale (il morto) non avanza.'' ::{{spiegazione|Si è tutto arenato, ci si perde in troppi indugi, si perde tempo inutilmente.}} *'''A chi tanto, e a chi niente.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 119.</ref> :''(La vita è ingiusta), ad alcuni dà tanto, ad altri niente.'' *'''A cche serve u pparlà?'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 27.</ref> :''A cosa serve il parlare?'' ::{{spiegazione|È inutile parlare se chi ci ascolta non vuole capire. Oppure: Non c'è bisogno che tu mi dica altro, ho capito tutto e farò tutto il possibile per aiutarti.}}<ref>{{cfr}} ''Il frasario napoletano'', p. 27.</ref> *'''A ciammiello<ref>Richiamo per uccelli, zimbello.</ref>.'''<ref name=allocco>Citato in Pietro Paolo Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 72.</ref> :''A pennello, alla perfezione. Es. È ghiuto tutto a ciammiello. Sto vestito me sta a ciammiello. (È andato tutto liscio, alla perfezione. Questa giacca mi sta a pennello.)'' *''''A ciuccia 'i Fechella: 99 chiaie e 'a cora fràceta!'''<ref>Citato con traduzione in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 34.</ref> :''L'asina di Fichella: 99 piaghe e la coda fradicia!''<ref>(Fradicia: marcia, marcita). La traduzione è in ''Il frasario napoletano, I'', p. 34.</ref><ref>Fràceto: aggettivo: fradicio, guasto, marcio. La definizione è in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 144.</ref> ::{{spiegazione|Si dice ironicamente del malato immaginario che si sente colpito da ogni male possibile.}} *''''A copp'<nowiki>'</nowiki>a mano.'''<ref>Citato in ''Ncopp' 'o marciappiede'', p. 37.</ref> :''Da sopra la mano.'' ::{{spiegazione|Completamente di propria iniziativa, in modo improvviso ed inatteso; rispondere, commentare facendo immediatamente seguito, botta e risposta o anche interrompendo o sovrapponendosi all'altrui discorso. Es. ''Parlà 'a copp' 'a mano'' o '''a mana'', parlare senza essere stati interpellati quando non spetta farlo, in un momento inopportuno; replicare, rintuzzare tempestivamente e risolutamente. Ribattere, contestare subito ed energicamente}} *'''‘A copp' ‘a copp'.'''<ref>Citato in Paolo Isotta, ''Altri canti di Marte'', Marsilio, Venezia, 2015, [https://books.google.it/books?id=grHwDQAAQBAJ&lpg=PT146&dq=a%20copp'a&hl=it&pg=PT146#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-317-3998-6</ref> :''(Da) sopra (da) sopra.'' ::{{spiegazione|Superficialmente, approssimativamente, inaccuratamente. ''Fa na cosa 'a copp' 'a copp<nowiki>'</nowiki>'': Fare qualcosa senza curarla, completarla in ogni dettaglio, farla approssimativamente.}} *'''A core a core.'''<ref>Citato in [[Raffaele Viviani]], ''Teatro'', VI, a cura di Antonia Lezza e Pasquale Scialò, introduzione di Goffredo Fofi, Guida, Napoli, 1994, [https://books.google.it/books?id=hpvvJLglMvkC&lpg=PP1&dq=viviani&hl=it&pg=PA346#v=onepage&q=a%20core%20a%20core&f=false p. 346.]</ref> :''A cuore a cuore.'' ::{{spiegazione|Teneramente abbracciati.}}<ref>Traduzione-spiegazione in ''Teatro'', VI, p. 346.</ref> *'''A ccraie<ref>Dal latino ''cras'': domani. Craie è al tempo stesso parola onomatopeica che imita il cra-cra della cornacchia e ''craie'' che in napoletano significa domani.</ref> a ccraie, comm' 'a curnacchia.'''<ref>Citato in ''Il frasario napoletano, I'', p. 30.</ref> :''A domani a domani, come la cornacchia.'' ::{{spiegazione|Si dice con ironia di chi se la prende comoda e rimanda sempre tutto senza realizzare nulla.}}<ref>{{cfr}} ''Il frasario napoletano'', p. 27.</ref> *'''{{NDR|'A}} cummara.'''<ref>La comare, la madrina; l'amante.</ref><ref name=codex/> :''Nella parlesia:''<ref name=spikkesia/>''la chitarra.'' *''''A fàccia d<nowiki>'</nowiki>'a càpa d<nowiki>'</nowiki>'o casecavàllo.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 89.</ref> :''Letteralmente: Alla faccia della testa del caciocavallo!'' ::{{spiegazione|Nientedimeno! Nientemeno! Addirittura!}} *'''Â faccia 'e chi ce vò male.'''<ref name=facefeet>Da Salvatore Bonavita ''Fessarìe 'e cafè. Detti, facezie e proverbi napoletani'', citato in ''L' Italia ride in napoletano'', la Repubblica.it dell'11-06-2005.</ref> :''Alla faccia di chi ci vuole male!'' *'''A faccia mia sott' {{sic|e}} piede vuoste.'''<ref name=facefeet/> :''La mia faccia sotto i Vostri''<ref>Plurale di cortesia e di riguardo, equivalente al Lei.</ref>'' piedi.'' ::{{spiegazione|Esagerando con un pizzico di benevola ed amichevole ironia: Non pensate neppure remotamente che le mie parole, il mio comportamento, la mia iniziativa costituiscano un'implicita contestazione del Vostro prestigio, della Vostra autorevolezza, della Vostra intelligenza. È fuori discussione che resto sempre un passo indietro rispetto a Voi e sottoposto in ogni momento alla Vostra autorità.}} *''' 'A fessa è gghiuta 'mmano a 'e criature.'''<ref>Citato in AA. VV., ''Proverbi & Modi Di Dire – Campania'', Simonelli Editore, Milano, 2006. [https://books.google.it/books?id=1yVgvr16rX0C&lpg=PA58&dq='A%20fessa%20mmano%20a%20'e%20ccriature.&hl=it&pg=PA58#v=onepage&q='A%20fessa%20mmano%20a%20'e%20ccriature.&f=false p. 58.] ISBN 88-7647-103-0</ref> :''La vulva è finita nelle mani dei bambini.''<ref>Traduzione in ''Proverbi & Modi Di Dire – Campania''</ref> ::{{spiegazione|Quando si affidano cose a chi non ha capacità per gestirle.}} *''''A fìglia 'e dòn Camìllo: tutt'a vònno e nisciùno s'a pìglia.'''<ref name=Am17>Citato in Amato, p. 17.</ref> :''La figlia di don Camillo: tutti la vogliono e nessuno la piglia.'' *''''A fraveca 'e ll'appetito.'''<ref name="hambriento">Citato in Raffaele Viviani, ''Poesie, {{small|opera completa}}'', a cura di Antonia Lezza, Guida, Napoli, 2010. ISBN 978-88-6042-710-6, [https://books.google.it/books?id=WoVk3S-AR88C&lpg=PA345&dq&pg=PA342#v=onepage&q&f=false p.345].</ref> :''La fabbrica dell'appetito.'' ::{{small|Persona di formidabile appetito, difficile da saziare.}} *'''{{sic|A}} funa è corta e 'o puzzo è funno.'''<ref name=Zwang>Citato in ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 117.</ref> :''La fune è corta ed il pozzo è profondo.'' ::{{spiegazione|Si dice quando due circostanze avverse concomitanti rendono impossibile realizzare qualcosa.}} *''''A gassosa cu 'a pallina.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 57.</ref> :''La gassosa con la pallina.'' ::{{spiegazione|Gassosa venduta in una bottiglietta bianca dotata di un particolare sistema di chiusura dall'interno della bottiglia stessa: a fungere da tappo era una pallina contenuta all'interno della bottiglia; la pallina, spinta in alto dall'anidride carbonica, si incastrava presso l'uscita della bottiglia, tappandola.}} *''''A guapparia 'e Peppe Nasella: accerette 'a gatta dint' 'a senga d' 'a porta.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 20.</ref> :''La prodezza di Peppe Nasella: uccise la gatta nello spiraglio della porta.'' ::{{spiegazione|Si dice per per prendere in giro chi si gloria, senza averne alcun motivo, di aver fatto qualcosa di straordinario.}} *''''A iurnata è 'nu muorzo.'''<ref>Citato in [[Erri De Luca]], ''Montedidio'', Feltrinelli, Milano, 2003, [https://books.google.it/books?id=69XfCgAAQBAJ&lpg=PP1&dq=montedidio&hl=it&pg=PT4#v=onepage&q&f=false p. 4].</ref> :''La giornata è un morso. (È breve, vola via in un baleno).'' *'''A la babbaloscia.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano'', p. 13.</ref> :''Pigramente, svogliatamente'' *''''A Lecca e 'a Mecca.'''<ref>Citato in '''O "luciano" d' 'o Rre'', p. 82.</ref> ::{{spiegazione|L'intero mondo. Tutto, di tutto; con ironia: un po' di tutto e anche qualcosa in più. ''Sapé 'a Lecca e 'a Mecca'': sapere tutto, di tutto; essere a conoscenza, al corrente di cose cose che per l'età o altre ragioni non è verosimile che si sappiano.}} *'''A licchetto.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 206.</ref> :''A lucchetto.'' ::{{spiegazione|Alla perfezione. A pennello. Es. ''È ghiuto tutto a licchetto. (È andato tutto alla perfezione.)''}} *'''{{sic|A}} mala nuttata e {{sic|a'}} figlia femmena!'''<ref>Citato in Bianca Fasano, ''Terra al Sole'', Narcissus.me, [https://books.google.it/books?id=e4iyCQAAQBAJ&lpg=PT36&dq=Mala%20notte%20e%20figlia%20femmena.&hl=it&pg=PT36#v=onepage&q&f=false]</ref> :''La cattiva nottata e la figlia femmina.'' ::{{spiegazione|Due fatti, due circostanze negative concomitanti o in immediata successione. Un duplice guaio.}} *''''A mamma e figlia.'''<ref name=bubbles>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 24.</ref> :''La mamma e figlia.'' ::{{spiegazione|Le antiche due bustine per la preparazione della Idrolitina.}} *''''A Mamma pacchiana.'''<ref>Citato in [[Franco Salerno]], ''La vita, la festa e la morte. {{small|Culti popolari in Campania}}'', Altrastampa, 2000, [https://books.google.it/books?id=BJ8iAQAAIAAJ&q=mamma+pacchiana&dq=mamma+pacchiana&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjm2rW7zNzkAhUvpIsKHVW0CekQ6AEINTAC p. 40].</ref> :''La Mamma (chiamata affettuosamente:) contadina, grossolana, rustica.'' ::{{spiegazione|La Madonna di Castello, venerata nel Santuario di Santa Maria a Castello a Somma Vesuviana.}} *''''A mana è bona: è 'a valanza ca vo' essere accisa...!'''<ref>Citato in [[Libero Bovio]], ''So' dieci anne'', Luigi Pierro, Napoli, 1921, [https://books.google.it/books?hl=it&id=8t4yAQAAIAAJ&dq=%27A+mana+%C3%A8+bona%2C+%C3%A8+%27a+valanza+ca+v%C3%B2+essere+accisa%21&focus=searchwithinvolume&q=valanzap. 103].</ref> :''La mano è buona: è la [[bilancia]] che vuol essere uccisa...!'' ::{{spiegazione|La bilancia, com'è ovvio, non ha alcuna colpa dell'uso fraudolento che ne fa il venditore disonesto; l'espressione, che capovolge ironicamente i termini, è rivolta a chi vuole far ricadere sugli altri colpe che sono soltanto sue.}} *''''A màneco 'e cato<ref>Recipiente troncoconico con manico semicircolare. Secchio.</ref>.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 54.</ref> :''A manico di secchio.'' ::{{spiegazione|''<nowiki>'</nowiki>E baffe, o: 'e mustacce a maneco 'e cato'': baffi lasciati crescere pendenti sulle due pliche boccali.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 54.</ref>}} *'''A' maronn v'accumpagna.'''<ref name="odigitria">Citato in Véronique Bruez, ''Naples allegro con fuoco'', Gallimard, [https://books.google.it/books?id=7AQuAwAAQBAJ&lpg=PT114&dq=assafa%20a%20maronna&hl=it&pg=PT113#v=onepage&q&f=false]</ref> o: '''<nowiki/>'A Madonna v'accumpagna.'''<ref>Citato in Viviani, Teatro, IV, p. 254.</ref> :{{NDR|Al congedo, si augura a chi parte}}'' Che la Madonna vi accompagni (e vi protegga).'' *'''A meglio a meglio.'''<ref name=betterbetter>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano italiano'', p. 230.</ref> :''A meglio a meglio.'' ::{{spiegazione|A gonfievele, nel migliore dei modi, a tutto andare, a tutto spiano.}} *'''A mente a mente.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', I, p. 70.</ref> ::{{spiegazione|Essere proprio sul punto di ricordare qualcosa e poi farselo sfuggire dalla mente.}} *'''{{sic|A}} mise 'a lengua into 'o pulito.'''<ref name=barber/> :''Ha messo la lingua nel pulito.'' ::{{spiegazione|Si dice con ironia, di chi, risalito, arricchitosi, si dà arie da gran signore parlando in un italiano pieno di errori.}} *''''A morte ncopp<nowiki>'</nowiki>'a noce d<nowiki>'</nowiki>'o cuollo.'''<ref>citato in Francesco Gabriello Starace, '''O figlio 'e don Nicola'', Cav. Emilio Gennarelli, Napoli, 1922, [https://wikisource.org/wiki/Page:%27O_figlio_%27e_don_Nicola.djvu/43 p. 41 wikisource]</ref> :''La morte sulla noce del collo.'' ::{{spiegazione|La morte sulla nuca. La morte che minaccia molto da vicino. Una situazione o una persona angoscianti. ''Me pare 'a morte 'ncopp' 'a noce d' o cuollo!'' Mi sembri la morte sulla nuca. Mi stai angosciando, sei angosciante, opprimente!}} *''''A mosca dint'o viscuvato.'''<ref>Citato in [[Gianni Mura]], ''Ischia'', Feltrinelli, Milano, 2014, [https://books.google.it/books?id=qw3pAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Gianni%20Mura&hl=it&pg=PT62#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-0788-4351</ref> :''La [[mosca]] nel palazzo vescovile.'' ::{{spiegazione|Un'inezia in un'enormità, una goccia nel mare. ''Pare (o è gghiuta) 'a mosca dint' 'o viscuvato.'' Pare (o è andata) la mosca nel vescovato: una piccola razione di cibo per saziare una fame da lupo.}} *''''A musica giappunese.<ref>O: 'a museca ciappunesa, oppure: 'a museca d<nowiki>'</nowiki>'a Barra.</ref>'''<ref>Citato in Pasquale Scialò, ''Storie di musiche'', a cura di Carla Conti, introduzione di Ugo Gregoretti, Guida, Napoli, 2010, [https://books.google.it/books?id=05NME_CUP4MC&lpg=PP1&dq=Pasquale%20Scial%C3%B2&hl=it&pg=PA264#v=onepage&q=giappunese&f=false p. 264.] ISBN 978-88-6042-718-2</ref> :''La musica giapponese.'' ::{{spiegazione|Sorta di rumoroso frastuono creato per lo più da bande di [[w:scugnizzo|scugnizzi]] (la più famosa delle quali proveniva dal quartiere di [[w:Barra (Napoli)|Barra]]) con voce, rudimentali strumenti a percussione e a fiato in occasione della [[w:Festa di Piedigrotta|Festa di Piedigrotta]]. ''Pare 'a musica giappunese'': locuzione con cui ci si riferisce ad una riunione, un assembramento di persone chiassose e moleste o ad un'esecuzione musicale disarmonica, raffazzonata, sgradevole.}} *''''A na recchia me trase e all'ata me jesce.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro II'', p. 56.</ref><ref>Citato, con lezione leggermente diversa, in ''Le Muse napolitane'', egloga II, ''Euterpe {{sic|overo}} La cortisciana'', p. 250.</ref> :''Da un orecchio mi entra e dall'altro mi esce.'' ::{{spiegazione|Non faccio alcun conto di quello che dici.}} *'''A niente a niente.'''<ref>Citato in [[Raffaele Viviani]], ''Il pezzente sagliuto (Il povero diventato ricco)'', in [[Raffaele Giglio]], ''Letteratura delle regioni d'Italia, Storia e testi, Campania'', Editrice La Scuola, Brescia, 1988, p. 306. ISBN 88-350-7971-3</ref> :''Letteralmente: a niente a niente.'' ::{{spiegazione|Come minimo. ''A niente a niente ccà ce facimmo 'nteresse cocche migliaro 'e evuro'', o anche: '''nc'appizzammo cocche migliaro 'e evuro'': Come minimo qui spenderemo qualche migliaio di euro, o anche: ci rimetteremo qualche migliaio di euro.}} *'''A nu mantiello 'i prèvete se nne fa na scazzette.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 76.</ref> :''Da un mantello di prete, se ne fa una scarsella {{NDR|borsellino}}.''<ref>La traduzione è in ''Il frasario napoletano, I'', p. 76.</ref> ::{{spiegazione|Si dice con ironia di chi allestisce grandi preparativi per poi ottenere scarsi risultati.}} *'''A nu palmo d'o culo mio chi fotte, fotte.'''<ref>Citato in Luca Mencacci, ''Radici Dal Passato'', [https://books.google.it/books?id=WL6pCwAAQBAJ&lpg=PT20&dq='a%20nu%20palmo%20d'o%20culo%20mio%20chi%20fotte&hl=it&pg=PT20#v=onepage&q&f=false] </ref> oppure: '''A 'nu parmene d' ' o culo mio fotte chi vo'.'''<ref name=facefeet/> :''Ad un palmo dal mio didietro, chiunque vuole copuli pure.'' :{{spiegazione|Lontano da me e fintantoché non subisco alcun danno diretto faccia pure ognuno a suo bell'agio quello che più gli aggrada.}} *''''A 'o munno 'a verità.'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', p. 75.</ref> :''Al mondo della verità (all'altro mondo)''. ''Mo' stà a 'o munno 'a verità'' (Non è più in questo mondo. Adesso è nel mondo della verità, è all'altro mondo). *'''A pesielle pavammo.'''<ref>Citato in [[Alfredo Cattabiani]], ''Florario'', Mondadori, [https://books.google.it/books?id=3sqnDgAAQBAJ&lpg=PT505&dq=A%20pesielle%20pavammo.&hl=it&pg=PT505#v=onepage&q=A%20pesielle%20pavammo.&f=false]</ref> :''Pagheremo al tempo dei piselli.''<ref>Traduzione in ''Florario''.</ref> ::{{spiegazione|Pagheremo quando gli affari andranno bene.}}<ref>Per l'interpretazione {{cfr}} (più estesamente) ''Florario'' alla stessa pagina.</ref>}} *'''A pisce fetiente.'''<ref>Citato in Franco Pastore, ''Le brache de San Griffone'', A. I. T. W. eEdizioni, 2005, [https://books.google.it/books?id=s8EqBgAAQBAJ&lpg=PA19&dq=a%20pisce%20fetiente&hl=it&pg=PA19#v=onepage&q&f=false p. 19]</ref> :''A pesci graveolenti.'' ::{{spiegazione|''Fernì'' o ''Ascì a pisce fetiente''. Finire o uscire a pesci che puzzano. Finire, uscire, degenerare, culminare – in progressivo, inarrestabile crescendo – in un'aspra, violenta lite; solitamente al termine di una discussione costellata da malintesi, oppure per suscettibilità di chi discute, o perché si è toccato un tasto dolente o per altri motivi.}} *'''A ppiede chiuppe.'''<ref>Citato e spiegato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 509.</ref> ::{{spiegazione|A pié pari.}} *'''A primma botta.''' <ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, p. 146.</ref> :''Al primo colpo.'' *'''A quatt'e bastune.'''<ref>Citato in ''[http://www.napolitoday.it/social/perche-si-dice-quattro-di-bastoni.html Perché e quando a Napoli si dice "a quatt'e bastune]'', ''napolitoday.it'', 11 giugno 2019</ref> :''A quattro di bastoni.'' ::{{spiegazione| (Stare) come il quattro di bastoni. Antica locuzione: lo si dice scherzosamente di chi giace supino, in totale relax, tenendo gambe e braccia larghe. ''T'he miso a quatt' 'e bastune!''. Ti sei messo a quattro di bastoni! Ti sei proprio spaparanzato per bene, spaparacchiato alla grande!}} *'''A refrische 'e ll'anime {{sic|d'o}} priatorio.'''<ref>Citato in Barbara Zaragoza, ''The Espresso Break: Tours and Nooks of Naples, Italy and Beyond'', Merchant Press, Chula Vista, CA 91921, USA, 2012, [https://books.google.it/books?id=8eKNIlVBgb4C&lpg=PA91&dq=A%20refrische%20'e%20ll'anime%20d'o'%20priatorio.&hl=it&pg=PA91#v=onepage&q&f=false p. 91.] ISBN 978-0-9835099-2-9</ref> :''A suffragio (refrigerio) delle anime del [[Purgatorio]].'' ::{{spiegazione|Formula che ricorre nelle preghiere per alleviare le pene delle anime del Purgatorio.<ref>Per gli aspetti connessi al culto delle anime del Purgatorio si veda Cimitero delle Fontanelle, sezione: Il culto delle anime ''pezzentelle'', [[w:Cimitero delle Fontanelle|voce su ''Wikipedia'']].</ref>}} *''''A rezza.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 128.</ref> :''La rete.'' ::{{spiegazione|La squadra mobile, nel gergo della malavita antica.}} *'''‘A rézza d<nowiki>'</nowiki>'o còre.'''<ref name=net>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 290.</ref> :''La rete del cuore.'' ::{{spiegazione|Il pericardio.}} *''''A santacroce.'''<ref name=holycross>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 24.</ref> :''La santa croce.'' ::{{Spiegazione|Il [[sillabario]].}} *''''A scigna 'ngopp'o' rucchiello.<ref>Rucchiello: strumento da incannare la seta, Rocchetto. – arnese su cui si tiene il pappagallo o la scimmia, Gruccia. {{cfr}} Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 337.</ref>'''<ref>Citato in Mattia Bernardo Bagnoli, ''{{sic|bologna}} permettendo'', Fazi Editore, Roma, 2009, ISBN 978-88-6411-369-2, [https://books.google.it/books?id=AOgbSkX0ZrsC&lpg=PP1&dq=Bologna%20permettendo&hl=it&pg=PT78#v=onepage&q&f=false p. 78]</ref> :''La scimmia sul trespolo (cilindrico rotante).'' ::{{spiegazione|Una persona estremamente brutta e sgraziata.}} *''''A sciorta d'o piecoro: nasce curnuto e more scannato!'''<ref>Citato in Patrizia Mintz, ''Il custode degli arcani'', PIEMME, Milano, 2011, [https://books.google.it/books?id=OoLQ0XlxhlsC&lpg=PA40&dq=&pg=PA40#v=onepage&q&f=false p. 40]</ref> :''La fortuna dell'agnello, nasce cornuto e muore sgozzato!''' ::{{spiegazione|Locuzione riferita a persone particolarmente sfortunate.}} *''''A sciorte 'i cazzette: iette pe ppiscià e se nne carette.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 102.</ref> :''La fortuna di cazzetto: andò per urinare e (il pene) se ne cadde.'' ::{{spiegazione|Essere incredibilmente scalognati, presi di mira spietatamente, fino e oltre l'inverosimile dalla più nera sfortuna.}} *''''A si loca.'''<ref name=rent>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 28.</ref> :''La Si Loca.'' ::{{spiegazione|Antico gioco infantile: si giocava appendendo di nascosto alle spalle di un compagno un cartoncino con una scritta derisoria, canzonatoria.}} *''''A signora 'e quatti-quatte.'''<ref>Citato in ''La donna nei detti napoletani'', p. 16.</ref> :''La signora con quattro quarti di nobiltà,.'' ::{{spiegazione|Signora blasonata (detto ironicamente).}} *''''A siè Giustina.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 239.</ref> :''La Signora Giustina.'' ::{{spiegazione|La Giustizia, nel gergo della malavita antica.}} *''''A soccia mana sta 'int' 'e Guantare.'''<ref name=nose/> :''La tua stessa mano sta nei Guantai.'' ::{{spiegazione|Guantai era il nome di un quartiere di Napoli in cui erano ospitate numerose fabbriche di guanti che esponevano come insegna un guanto. L'espressione è riferita a un persona che rinvia a lungo i pagamenti.}} *''''A sotto pe le<ref name=epsilon/>chiancarelle.'''<ref>Citato in [[Eduardo Scarpetta]], '''O scarfalietto'', Guida, Napoli, 1983, [https://books.google.it/books?hl=it&id=y4DyAAAAMAAJ&dq=a+sotto+p%E2%80%9De+chiancarelle&focus=searchwithinvolume&q=+chiancarelle p. 88.]</ref> :''Da sotto per i panconcelli!'' ::{{spiegazione|'''A sotto p' 'e chiancarelle'' Fate attenzione, scostatevi, scansatevi per non rischiare di essere colpiti dall'alto da palconcelli<ref>''<nowiki>'</nowiki>A chiancarella'', il palconcello; '''e chiancarelle'', i palconcelli: travi di legno con cui erano sostenuti i solai.</ref>in caduta: era il grido con cui gli operai che procedevano alla demolizione di un vecchio fabbricato avvertivano i passanti del pericolo. L'espressione è impiegata in riferimento o a commento di avvenimenti spaventosi, pericolosi, tali da suscitare orrore, stupore, sgomento. Come dire: Accidenti! Diamine!}} *'''A spaccastrommola.<ref>Antico gioco da strada dei ragazzi. {{cfr}} più dettagliatamente ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 355. Per lo ''strummolo'' si veda la voce [[w:strummolo|voce su ''Wikipedia'']].</ref>''' <ref>Citato in ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 355.</ref> :''A spaccatrottola.'' ::{{spiegazione|Agire o parlare a casaccio.}} *'''A stracce e petacce.'''<ref>Citato in Giacomo Lucchesi, ''Fra ninnole e nannole'', Streetlib, [https://books.google.it/books?id=dbhpDAAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Giacomo%20Lucchesi&hl=it&pg=PA78#v=onepage&q&f=false p. 78.]</ref> :''A stracci e brandelli.'' *'''A stracchimpacchio.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 365.</ref> ::{{spiegazione|A casaccio (''stracchimpacchio'': balordaggine).}} *''''A Strata Nova.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 22.</ref> :''La Strada Nuova'' ::{{spiegazione|Antica denominazione toponomastica dialettale del Corso Vittorio Emanuele.}} *''''A tale e quale.'''<ref name=bubbles/> :''La tale e quale.'' ::{{spiegazione|La [[fotografia]].}} *''''A ting-tang.'''<ref name=nose/> :''La bicicletta.'' *''''A trubbéa d' 'e ceràse.'''<ref>Citato in Mario Guaraldi, ''La parlata napolitana. {{small| Nuove ipotesi semantiche}}'', Fiorentino, 1982, [https://books.google.it/books?id=tqYdAQAAIAAJ&q=A+Trubbea+d%27%27e+cerase&dq=A+Trubbea+d%27%27e+cerase&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiYl93kia_pAhUI0qYKHf2MDfEQ6AEIKTAA p. 174].</ref> :''L'acquazzone delle ciliegie.'' ::{{spiegazione|Improvviso, breve, fortissimo rovescio temporalesco di maggio che causa una raccolta precoce delle ciliegie, vendute come primizie. Improvviso, breve, fortissimo temporale estivo.}} *''''A trummetta 'a Vicaria.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 47.</ref> :''La trombetta (il banditore, l'araldo) del Tribunale della Vicaria.'' ::{{spiegazione|L'indiscrezione in persona, il pubblico banditore, l'infaticabile divulgatore, lo strombazzatore degli altrui segreti. Si dice anche di chi parla con voce assordante.}} *'''A uocchio de<ref>In forma moderna: 'e.</ref> puorco.'''<ref name=pig>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 386.</ref> :''Ad [[occhio]] di maiale.'' ::{{spiegazione|Abbondevolmemente, A scialacquo, A josa, Alla grossa, Largamente, Prodigalmente, Senza risparmio.<ref>Definizione in D'Ambra, p. 386.</ref>}} *''''A vacca se tire 'e zizze e buonanotte.'''<ref>Citato in ''[https://dettinapoletani.it/bwl-knowledge-base/a-vacca-se-tira-e-zizze-e-buonanotte/ A vacca se tire 'e zizze e buonanotte.]'', ''dettinapoletani.it'', 30 dicembre 2015.</ref> :''La [[mucca]] ritrae le mammelle e buonanotte.'' ::{{spiegazione|Il gonzo ha, una buona volta, aperto gli occhi e ha smesso di dispensare generosamente, con cieca prodigalità favori e benefici; per gli insaziabili, esosi approfittatori la pacchia è finita.}} *'''A vieneténne.'''<ref>Citato in [[Maria Orsini Natale]], ''Francesca e Nunziata'', Avagliano, Cava dei Tirreni, 1996, [https://books.google.it/books?hl=it&id=AXHyAAAAMAAJ&dq=alla+vienetenne&focus=searchwithinvolume&q=approssimazione p. 366].</ref> :''A vienitene.'' ::{{spiegazione|''Fa' 'na cosa a vieneténne'': fare una cosa in modo raffazzonato, abborracciato, arruffato, superficiale, senza metterci alcun serio impegno.}} *'''A zeffunno.'''<ref>Citato in Citato in ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 406.</ref> :''In abbondanza, copiosamente, prodigalmente.'' *'''A zizzona e {{sic|battipaglia}}.'''<ref>Citato in Luigi 'Looigi' Pecce, ''Mescola ultimo (co)atto'', Narcissus.me, [https://books.google.it/books?id=fi1lCgAAQBAJ&lpg=PA229&dq=&pg=PA229#v=onepage&q&f=false p. 229]</ref> :'' '''A zizzona 'e [[Battipaglia]]:'' La grande mammella di Battipaglia.'' ::{{spiegazione|Mozzarella di bufala di Battipaglia di notevoli dimensioni (fino a 5 Kg), sormontata al centro da una sporgenza a forma di capezzolo.}} *''''A zumpata.'''<ref name=fuscello/> :''Assalto all'arma bianca (con speciali coltelli<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 63.</ref>) in un duello fra antichi camorristi.'' ::{{spiegazione|Antica forma di duello fra camorristi.}} *'''Abbafà 'i zìfere 'i viente.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 16.</ref> :''Gonfiare di zefiro di vento.''<ref>Traduzione in ''Il frasario napoletano'', p. 16.</ref> ::{{spiegazione|Riempire, farcire, saturare, subissare qualcuno di vacue chiacchiere, di vane promesse, vantando di capacità e prospettando imprese del tutto immaginarie; sommergerlo, quindi, in un diluvio di colossali menzogne.}} *{{NDR|L'}} '''Abbate Taccarella<ref>''Taccarià'': sforbiciare, tagliuzzare in modo irregolare usando con forbici mal affilate: dall'antico germanico: ''taikka'', segno. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 97.</ref>.'''<ref>Citato in Puoti, ''Vocabolario domestico napolitano-italiano'', [https://books.google.it/books?id=ICrennDu0x8C&dq=L'abate%20Taccarella&hl=it&pg=PA455#v=onepage&q&f=false p. 455]</ref> ::{{spiegazione|Taccarià: tagliuzzare. L'abate Taccarella è chi, per innata vocazione, è solito parlar male degli altri. In Puoti, ''Vocabolario domestico napolitano-italiano'': Chi parla assai e senza verun fondamento.}} *'''Abbiarse a ccuralle.'''<ref>Citato in Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Nnapule'', p. 35.</ref> :''Avviarsi verso i [[corallo|coralli]].'' ::{{spiegazione|Partire rapidamente per primi, anticipando tutti, verso una meta. L'espressione – nata fra i pescatori di [[Torre del Greco]] che lasciavano prendere il mare per primi i pescatori di corallo – è riferita a donne che, incinte dopo essere state violate, debbono affrettarsi a celebrare le nozze. {{cfr}} ''Comme se penza a Nnapule'', p. 35.}} *'''Abbuccàrse 'a cafettèra.'''Citato in <ref>Citato, con spiegazione, in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 17.</ref> :Letterarlmente: Inclinarsi, rovesciarsi la caffettiera. ::{{spiegazione|Avere una [[polluzione]] notturna.}} *''''Accarèmia 'e ll'ova tosta.'''<ref>Citato in Russo, '''O "luciano" d' 'o Rre'', p. 29.</ref> :''Accademia delle uova sode (dure).'' ::{{spiegazione|Discussione molto animata su argomenti futili.}} *'''Accattarse 'o ccaso.'''<ref>Citato in Antonio Altamura e ‎Francesco D'Ascoli, ''Lessico italiano-napoletano: con elementi di grammatica e metrica'', Regina, Napoli, 1970, [https://books.google.it/books?id=8nUIAQAAIAAJ&newbks=1&newbks_redir=0&printsec=frontcover&dq=Accattarse+%27o+ccaso.&q=Accattarse+%27o+ccaso.&hl=it&redir_esc=y p. 109].</ref> :''Portarsi via (comprarsi) il formaggio.'' ::{{spiegazione|Sfuggire ad un pericolo, scamparne incolumi avendone avuto sentore, come un topo che riesca a portarsi via l'esca senza farsi catturare nella trappola.}} *'''Acchiapp' 'a Peppe!'''<ref>Citato in Giuseppe Brusco, ''Sbagliando Si Vive'', Guida, Napoli, [https://books.google.it/books?id=KWjY6Jvkw2UC&lpg=PA22&dq=&pg=PA22#v=onepage&q&f=false p. 22].</ref> :''Acchiappa, acciuffa Peppe!'' ::{{spiegazione|Proprio ora è l'occasione buona, non lasciartela sfuggire! È il momento, ora, ora! Apri gli occhi, attenzione a quello che sta accadendo o sta per accadere sotto i tuoi occhi!}} *'''{{sic|Accïòmo}}.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 20.</ref> :''Ecce Homo.'' ::{{spiegazione|Pestato a sangue.}} *'''Accirete!'''<ref>Citato in Massimo Torre, ''Uccidete Pulcinella'', Edizioni e/o, Roma, 2015 [https://books.google.it/books?id=DvcoCwAAQBAJ&lpg=PT98&dq=accirete&hl=it&pg=PT98#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788866327103</ref> :''Ammazzati!'' ::{{spiegazione|Ingiunzione perentoria di andarsene a quel paese...}} *'''Accuncià quatt'ova int'ô piatto.'''<ref>Citato in ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', [https://books.google.it/books?id=KYSUBgAAQBAJ&lpg=PP1&hl=it&pg=PA4#v=onepage&q&f=false p. 4.]</ref> :''Aggiustare quattro [[uovo|uova]] nel piatto.'' ::{{spiegazione|Mettere ordine nelle proprie faccende.}} *'''Accuppatura.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1861, p. 108.</ref> :''La parte superiore, la sommità, la parte che "affiora", la colmatura di un recipiente, di un contenitore.'' ::{{spiegazione|Il meglio del meglio e, in senso antifrastico, il peggio. ''Âccuppatura d' 'a spasa 'e frutte.'' La parte superiore della cesta dei frutti: i frutti più belli disposti dai fruttivendoli bene in vista, sulla parte più alta della cesta. / ''È âccupparura d' 'e 'mbrugliune, d' 'e mariuole.'' È il fior fiore, il peggio degli imbroglioni, dei ladri.}} *'''Acqua pazza.'''<ref name=locagua>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 29.</ref> ::{{spiegazione|Preparazione gastronomica che si ottiene soffriggendo in padella olio con aglio e peperoncino, si aggiunge acqua e si lascia bollire. Il condimento così ottenuto si versa su fette di pane.}} *'''«Acquajuo', ll'acqua è fresca?» «Manc' 'a neve!»'''<ref>Citato in Sergio Zazzera, ''Proverbi e modi di dire napoletani'', Newton & Compton editori, Roma, 2004, p. 93. ISBN 88-541-0119-2</ref> :''«Acquaiolo, l'[[acqua]] è fresca?» «Neppure la neve (lo è altrettanto)!»'' ::{{spiegazione|Come chiedere all'oste se il suo vino è buono.}} *'''Acquitamme 'a criatura!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 38.</ref> :''Acquietiamo la creatura, il bambino!'' ::{{spiegazione|Si dice con ironia a chi, montato su tutte le furie, non ascolta ragioni e non può essere placato in nessun modo. Si dice anche quando si chiede comprensione per qualcuno.<ref>{{cfr}} ''Il frasario napoletano'', p. 38.</ref>}} *'''Adderizzate tubbo... ca faie difetto areto!'''<ref>Citato, con traduzione, in Mannaggia Bubbà, p. 13.</ref> o '''Adderizzete, tubbo, ca faie difette!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 40.</ref> :''Raddirizzati tubo... ché altrimenti si vede il difetto dietro!'' o ''Raddrìzzati, cappello a tuba, che fai difetto!''<ref>Traduzione in ''Il frasario napoletano'', p. 40.</ref> ::{{spiegazione|Raddrizzati, tubo (cilindro), che fai difetto dietro! (altrimenti si vede il difetto dietro!): lo si dice, spesso con l'accompagnamento sonoro di un robusto e inappellabile pernacchio, per prendere in canzonatura il borioso che, convinto di essere elegante, cammina dandosi delle arie, avanzando tronfio e impettito. Domenico Apicella riferisce che con queste parole le persone del popolo, in passato, si facevano beffe dei signori che usavano portare il cappello a tuba un po' inclinato di lato per darsi più arie.}}<ref>{{cfr}} ''Il frasario napoletano'', p. 40.</ref> *'''Addò l'haie fatto 'o pumpiere? Int'<nowiki>'</nowiki>a vasca d'<nowiki>'</nowiki>e capitune?'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 13.</ref> :''Dove l'hai fatto il pompiere? Nella vasca dei capitoni?'' ::{{spiegazione|Si dice per prendere in canzonatura chi dà prova di non saper fare il suo mestiere.}} *'''Addo' va.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro IV'', p. 450.</ref> :Dove va. Dove il vino va, dopo averlo bevuto, fa salute. Si dice in risposta a chi, alzato il bicchiere per un brindisi, augura: Salute! Ed anche: Cin-cin!, Alla salute! Prosit!, ma "''nel senso che l'implicito augurio vada per ognuno nella auspicata, opportuna direzione.''<ref>Questa spiegazione è in Renato De Falco, ''Del parlar napoletano'', p. 32.</ref>" *'''Addò vaie co lo<ref name=Ω/>ciuccio.'''<ref>Citato in Filippo Cammarano, ''Il Chirurgo di Aquisgrana, con Pulcinella, chirurgo spropositato'', Presso Domenico Sangiacomo, Napoli, 1812, [https://books.google.it/books?id=BoBpmknkVOAC&dq=Il%20chirurgo%20di%20Aquisgrana&hl=it&pg=PA19#v=onepage&q&f=false p. 19]</ref> :'' ''Addó vaie c' 'o ciuccio?'' Dove vai con l'asino?'' ::{{spiegazione|Sta' attento, bada a quello che fai, ti stai mettendo in una sistuazione difficile, rischiosa, pericolosa!}} *'''Addò vede e addò ceca.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1861, [https://books.google.it/books?id=CRhAAQAAMAAJ&dq=Add%C3%B2%20vede%20e%20add%C3%B2%20ceca.&hl=it&pg=PA442#v=onepage&q=Add%C3%B2%20vede%20e%20add%C3%B2%20ceca.&f=false p. 442.]</ref> :''Dove vede e dove è cieco.'' ::{{spiegazione|Riferito a persona non imparziale: pronta a vedere, riconoscere qualcosa quando gli fa piacere o comodo; completamente cieco, in caso contrario, anche di fronte all'assoluta evidenza.}} *'''Addurà 'o fieto 'o miccio.'''<ref>Citato con traduzione in Raffaele Bracale, ''Comme se pensa a Nnapule'', p. 42.</ref> :''Annusare il puzzo della [[miccia]].'' ::{{spiegazione|[[Premonizione|Presentire]], fiutare, subodorare, avere sentore, accorgersi di un pericolo o di un'insidia celati.}} *'''Aglie, fravàglie e fattura ca nun quaglie<ref>Quaglià: cagliare, coagulare</ref>.'''<ref>Citato in Stefania Nardini, ''Alcazar, ultimo spettacolo'', Edizioni e/o, Roma, 2013, [https://books.google.it/books?id=JOYoCwAAQBAJ&lpg=PT14&dq=fattura%20ca%20nun%20quaglie&hl=it&pg=PT14#v=onepage&q&f=false] ISBN 8866324264</ref> :''Aglio, fragaglia, e fattura che non coglie.'' ::{{spiegazione|Formula contro il malocchio.}} *'''Agniento de la guàllera.'''<ref>Citato in D'ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 26.</ref> :''Unguento per l'ernia.'' ::{{spiegazione|Farmaco, cosa, provvedimento inefficace.}} *'''Aiutammo 'a varca!'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 67.</ref> :''Aiutiamo la barca!'' ::{{spiegazione|Esortazione a dare un aiuto a provvedere alle necessità della famiglia o per evitare il definitivo fallimento di un affare che ha preso una cattiva piega.}} *'''Aità: susceme 'mmocca c' 'a patana me coce.'''<ref>Citato in Gleijeses, ''I Proverbi di Napoli'', p. 21.</ref> :''Gaetà: soffiami in bocca, perché la patata mi sta scottando.'' ::{{spiegazione|Si dice per deridere chi è stordito, intontito, tardo di comprendonio.}} *'''Aizà ncuollo.'''<ref name=packup>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan - Neapolitan-English'', p. 224.</ref> :''Alzare, caricarsi addosso''. '''Aizà ncuollo e gghiresenne.'''<ref name=packup/> ''Fare i bagagli e andarsene''. Aíza ncuollo e vattenne! ''Fai armi e bagali e vattene! Sparisci, togliti di torno!'' Aggio aizato ncuollo e me n'aggio ghiuto. ''Ho fatto armi e bagagli e me ne sono andato. Non sono rimasto un solo istante di più.'' *'''Aizammo 'stu cummò!''' <ref>Citato in Silvana Raffone, ''Un attimo per guardare indietro'', Youcanprint, [https://books.google.it/books?id=NXUGBgAAQBAJ&lpg=PA205&dq=cumm%C3%B2&hl=it&pg=PA205#v=onepage&q&f=false p. 205.]</ref> :''Solleviamo questo canterano!'' ::{{spiegazione|Facciamo questa pesante fatica! Facciamoci questa bella sgobbata!}} *''''Aje cacciato sta vongola!'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', anno II, 20. 10. 1861, p. 1089.</ref> :''Hai tirato fuori questa [[vongola]]!'' ::{{spiegazione|Hai detto quest'assurdità, quest'enormità, questa bugia (anche: questa parolaccia)!}} *'''Alessio, Alè, {{sic|e}} nu lucignolo ca mai fernisce!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 57.</ref> :''Alessio {{NDR|abbreviazione di "cantalesio": lunga cantilena<ref>{{cfr}} ''Il frasario napoletano'', p. 57.</ref>}} Alè, è un lucignolo che non finisce mai!'' ::{{spiegazione|Basta così, smettila con le tue lagne. Il tuo piagnisteo, le tue interminabili geremiadi mi hanno proprio annoiato!}} *'''All'anema da' palla!'''<ref>Citato in [[Marcello D'Orta]], ''Aboliamo la scuola'', Giunti, 2010, [https://books.google.it/books?id=GnWZCYqKOb4C&lpg=PA48&dq=all'anema%20da%20palla!&hl=it&pg=PA48#v=onepage&q&f=false p. 48 Anteprima Google] ISBN 9788809763067</ref> :''Alla faccia della [[bugia|bufala]]!''<ref>Traduzione in ''Aboliamo la scuola'', p. 48.</ref> *'''Alla sanfrason<ref>Dal francese sans façon.</ref>.'''<ref>Citato in Philip Gooden e ‎Peter Lewis, ''Idiomantics: The Weird and Wonderful World of Popular Phrases'', Bloomsbury, 2013, [https://books.google.it/books?id=Bb5ztbMSFHgC&lpg=PA50&dq=alla%20sanfrason&hl=it&pg=PA50#v=onepage&q&f=false p. 50.]</ref> ::{{spiegazione|Fare qualcosa alla sanfrasòn (sanfasòn o zanfasòn): farla alla carlona, in modo volutamente sciatto, superficiale, rozzo, con colpevole negligenza, trascuratezza.}} *'''{{NDR|L'}} Allagosa.'''<ref name=codex>Citato, con traduzione nel testo, in Giulio Mendozza, '''A posteggia'', II parte, in ANTROPOS IN THE WORLD di Franco Pastore, anno XII, n.2 del O1-02-2016, [https://books.google.it/books?id=t5WdCwAAQBAJ&lpg=PA29&dq=a%60%20CUMMARA%20%20parlesia&hl=it&pg=PA29#v=onepage&q=a%60%20CUMMARA%20%20parlesia&f=false p. 20.]</ref> :''Nella parlesia:''<ref name=spikkesia>Antico codice di comunicazione segreto dei musicisti (detti anche posteggiatori) napoletani.</ref>:'' la chitarra.'' *'''Allegrolillo o no poco sciasciariello.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano'', p. 14.</ref> :''Allegro o un po' avvinazzato. Brillo, alticcio.'' *'''Allerta allerta.'''<ref>Da ''Lo spassatiempo. {{small|Vierze e prose nove e becchie de Luigi Chiurazzi e d'autre}}'', anno IV, n. 31, Napoli, 29 settembre 1878, [https://books.google.it/books?id=yC5X1P8clIAC&dq=&pg=PA15-IA269#v=onepage&q&f=false p. 4]</ref> :''All'impiedi all'impiedi.'' ::{{spiegazione|Sbrigativamente. ''Fà 'na cosa allerta allerta'' Fare una cosa alla svelta, sbrigativamente, pur di portarla a termine, anche rischiando di non farla in modo perfetto. Con questa espressione ci si riferisce anche, molto spesso, ad rapporto sessuale occasionale o imprevisto, consumato molto velocemente.}} *'''Allerta pe scummessa.'''<ref name="fishetiello">Citato in Antonino Guglielmi, ''Ceceniello, {{small|Farsa all'antica in un prologo e due atti (dal racconto "Invito in villeggiatura")}}'', 2012. ISBN 978-1-291-00213-3, [https://books.google.it/books?id=SbPdAwAAQBAJ&lpg=PA23&dq=&pg=PA23#v=onepage&q&f=false p. 23.]</ref> :''In piedi per scommessa.'' ::{{spiegazione|''Stà allerta pe' scummessa''. Stare, reggersi in piedi a stento, a malapena.}} *'''Alliccasapóne.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 56.</ref> :''Leccasapone.'' ::{{spiegazione|Coltello con lama poco tagliente o male affilato che si adoperava per prelevare dal contenitore il "sapone di piazza", sapone per il bucato di colore giallastro e consistenza pastosa. Si chiamava ''alliccasapóne'' anche lo spaccone, lo smargiasso, il fanfarone inconsistente e privo di carattere.}} *'''Allummarse dint'a l'acqua.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 200.</ref> :''Accendersi nell'acqua.'' ::{{spiegazione|Adirarsi molto facilmente.}} *'''Allustrirse 'o curnicione.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 223.</ref> :''Forbirsi, tirarsi a lucido, lustrarsi la fronte. ('o curnicione: la grondaia, il bordo della pizza; in senso lato, la fronte dell'uomo tradito dalla moglie.)'' ::{{spiegazione|Lo si dice dell'uomo – tradito da assai vispa consorte – che fa toeletta, si agghinda.}} *'''Ammacca e ssala, aulive 'e Gaeta.''' :Schiaccia e sala, olive di Gaeta! ::{{spiegazione|Voce del venditore di olive che con queste parole ricorda la tecnica di conservazione delle olive, stipate a bagno in botticelle riempite con acqua salata; ma è anche un modo di esprimere disapprovazione verso chi opera in modo approssimativo, affrettato, arruffato, abborracciato.}} *''''Ammariélle 'e sciummo.'''<ref name=nerò>Citato in ''C'era una volta a Napoli'', p. 51.</ref> :''Gamberetti di fiume.'' ::{{spiegazione|Gamberetti del fiume Sarno, erano pescati in passato, quando le acque non erano inquinate. Mescolati con farina di mais, si dava all'impasto una forma di pizza che veniva fritta. La pizza prendeva un colore giallo-arancione molto intenso. Questo piatto poteva sfamare un'intera famiglia.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta a Napoli'', pp. 51-52.</ref>.}} *'''Ammesùrate 'a palla!'''<ref>Citato in Vittorio Pupillo, ''Proverbi. La bellezza della vita nelle parole della tradizione'', vol IV, Youcanprint, Tricase (LE), 2015, [https://books.google.it/books?id=FJ8zCwAAQBAJ&lpg=PA249&dq=ammesurate%20a%20palla&hl=it&pg=PA249#v=onepage&q=ammesurate%20a%20palla&f=false p. 249.] ISBN 9788893212540</ref> :''Misurati la palla!'' ::{{spiegazione|Non fare niente senza riflettere, valuta prima esattamente la situazione e le tue reali possibilità.}} *'''Ammiscà 'a lana c'a seta.'''<ref>Citato in Alessandro Carvaruso, ''Ero single... ora sono I.C.S., Manuale del "nuovo" single'', prefazione di Angela Galloro, Città del Sole, Reggio Calabria, [https://books.google.it/books?id=3wxXAwAAQBAJ&lpg=PT50&dq=a%20lana%20c'a%20seta&hl=it&pg=PT50#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788873516132</ref> :''Confondere (mischiare) la lana con la seta.'' ::{{spiegazione|Confondere cose o persone di ineguale e opposto valore, svalutando le migliori e sovrastimando le peggiori.}} *'''Ammulà 'e diénte.'''<ref>Citato in Bello ed Erwin, ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', Bello ed Erwin, p. 345.</ref> :''Affilare i denti.''<ref>La traduzione è in Bello ed Erwin, ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', Bello ed Erwin, p. 345.</ref> ::{{spiegazione|Accingersi ad un banchetto sibaritico, ad un lauto pasto.}} *'''Anema 'e Ddio.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', IV, p. 595.</ref> :''Anima di Dio.'' ::{{spiegazione|Il bambino.}} *'''Annuzzà 'ncànna.'''<ref>Citato in ''Modern etymological Neapolitan – English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA20#v=onepage&q&f=false p. 20].</ref> :''Restare bloccato in [[gola]], non poter ingoiare.'' ::{{spiegazione|Sentire una forte frustrazione per non aver potuto ottenere qualcosa.}} *'''Antrasatta.'''<ref>Citato in ''Vocabolario domestico napoletano e toscano compilato nello studio di [[Basilio Puoti]]'', p. 18.</ref> :''All'improvviso.'' *'''Appennere (Pusà) 'e Fierre a Sant'Aloja.'''<ref>Citato in Giacomo Lucchesi, ''Senza Ai ne Bai, (solo www)'', Narcissus, [https://books.google.it/books?id=SU_aCQAAQBAJ&lpg=PA132&dq='e%20fierre%20a%20s.%20Aloja&hl=it&pg=PA133#v=onepage&q&f=false p. 133.]</ref> :''Appendere (posare) i ferri a Sant'Eligio.''<ref>Era consuetudine dei vetturini togliere i ferri ai cavalli anziani non più adatti al traino e collocarli nella Chiesa di S. Eligio come atto di devozione al Santo.</ref>'' '' ::{{spiegazione|Ritirarsi dall'attività lavorativa per raggiunti limiti di età, oppure, aver esaurito il desiderio sessuale per raggiunti limiti di età.}} *'''Appennerse p' 'e felinie.'''<ref name=pekfig/> :''Appendersi alle (per le) ragnatele.'' ::{{spiegazione|Arrampicarsi sugli specchi. Tentare, invano, di giustificarsi con argomenti inconsistenti, insensati, cavillosi, spiegazioni cervellotiche, astrusi sofismi, goffi funambolismi verbali.}} *'''{{NDR|L'}} appesa 'e Pererotta.'''<ref name=nose/> :''La salita di Piedigrotta.'' ::{{spiegazione|L'ernia.}} *'''Appiccià 'na pippa.'''<ref>Citato in Einaudi, Meridiani, 2000, p. 1006.</ref> :''Accendere una pipa.'' ::{{spiegazione|Attaccare, restare invischiati in un discorso interminabile.}} *'''Appila!'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 42.</ref> :''Tura, chiudi!'' ::{{spiegazione|Sta' zitto, non fiatare!}} *'''Appilà' 'a vócca.'''<ref>Citato in Antonio Altamura e Francesco D'Ascoli, ''Lessico italiano-napoletano, {{small|Con elementi di grammatica e metrica}}'', Regina, Napoli, 1970, [https://books.google.it/books?hl=it&id=8nUIAQAAIAAJ&dq=appil%C3%A0+%27a+vocca&focus=searchwithinvolume&q=appil%C3%A0+ p. 52].</ref> :''Tappare, zaffare la bocca.'' ::{{spiegazione|Tappare, turare, zaffare, chiudere − in senso ovviamente figurato − la bocca a qualcuno: eliminare alla radice ogni suo motivo di insoddisfazione, recriminazione, risentimento e lagnanza, dandogli la più ampia soddisfazione. Togliere ogni pretesto per fare critiche o rivolgere accuse.}} *'''Appizzà.'''<ref name=sharp/> :''Conficcare, aguzzare. Ma anche: perdere, rimetterci denaro. '''Nce aggio apizzato denare a zeffunno.'' Ci ho perso, rimesso un sacco di soldi.'' *'''Appizzà le<ref name=epsilon/>recchie.'''<ref name=sharp>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 25.</ref> :'' ''Appizzà 'e recchie.'' Conficcare, aguzzare, appuntare, tendere le orecchie.'' *'''Appizzà ll'uocchie.'''<ref name=sharp/> :''Conficcare, appuntire gli occhi. Aguzzare lo sguardo. '' *'''Appójà la<ref name=alfa>In forma corrente: 'a.</ref>libarda.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 52.</ref> :''Appoggiare l'alabarda.'' ::{{spiegazione|''Appójà 'a libarda'': Mangiare a casa altrui, senza fare le spese.<ref>La spiegazione è in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 52.</ref>Mangiare a scrocco. Mangiare a scrocco in modo esoso.}} *'''Arato chiatto<ref>Grasso.</ref>'''; '''a rrecchie<ref>Orecchie.</ref>'''; '''appezzuto<ref>Appuntito, aguzzato.</ref>'''.<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 100.</ref> :''Aratro a mano a scure; ad orecchioni; a piccone.''<ref>La spiegazione è in ''C'era una volta Napoli'', p. 100.</ref> *'''Arbanno juorno.'''<ref>Citato in Russo, '''O "luciano" d' 'o Rre'', p. 23.</ref> :''Albeggiando giorno'' ::{{spiegazione|All'alba.}} *'''Arcenfanfaro.'''<ref>Citato in Raffaele D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 55.</ref> :''Fanfarone. Chiacchierone. Capintesta. Sopracciò. Caporione.'' *'''Armammece e gghiate!'''<ref name=chiachiello>Citato in ''Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina'', p. 111.</ref> :''Armiamoci e andate!'' *'''Armato a rasulo.'''<ref>Citato in D'Ambra, Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri, p. 307.</ref> :''Armato di [[rasoio]].'' ::{{spiegazione|Armato fino ai denti. Pronto ad agire con la massima determinazione.}} *'''Arrasso sia.'''<ref name=away>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 28.</ref> :''Discosto, lontano sia.'' ::{{spiegazione|Formula deprecatoria: Non sia mai.}} *'''Arravogliacuosemo<ref>Arravoglià:avvolgere; in senso figurato ingannare, infinocchiare. {{cfr}}Vocabolario napolitano-italiano: tascabile, p. 28. </ref>.'''<ref name=away/> :''Truffa, frode, raggiro, furto.'' *'''Arrostere 'o ccaso cu 'o fummo d<nowiki>'</nowiki>'a cannela.'''<ref>Citato in Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Nnapule'', p. 51.</ref> :''Arrostire (affumicare)il formaggio con il fumo della candela.'' ::{{spiegazione|Essere in miseria o: svolgere un'attività, realizzare un'opera con mezzi assolutamente inadeguati.}} *'''Articolo quinto «Chi tène 'mmano ha vinto».'''<ref>Citato in Alberto Di Majo, ''Che fai... li cacci?: I dissidenti e la fine della democrazia'', prefazione di [[Luigi Bisignani]], Imprimatur, Reggio Emilia, 2015, [https://books.google.it/books?id=_tekCgAAQBAJ&lpg=PT54&dq=articolo%20quinto%20chi%20tene%20mmano%20ha%20vinto&hl=it&pg=PT54#v=onepage&q&f=false] ISBN 978 88 6830 322 8 </ref> :''Articolo quinto: chi ha in mano (possiede) ha vinto.'' ::{{spiegazione|Chi possiede, ad esempio denaro, è in notevole vantaggio e detta legge.}} *'''Ascì da<ref name=α/>sotta.'''<ref>Citato in Enrico Petrella, ''Le miniere di Freinbergh'', Napoli, 1843,[https://books.google.it/books?id=zStEAAAAcAAJ&dq=&pg=PA48#v=onepage&q&f=false p. 48.]</ref> :''Uscire da sotto.'' ::{{spiegazione|''Ascì 'a sotto'': trarsi fuori da una situazione di estrema difficoltà, grave, terribile. Essere stati discepoli (aver avuto come maestro).}} *'''Ascì p' 'a campata.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', p. 44.</ref> :''Uscire per (procurarsi) il necessario per vivere.'' ::{{spiegazione|Andare a lavorare.}} *'''Asciacatascia.'''<ref name=patibolo/> ::{{spiegazione|La lucciola. Dalla formula magica ''asciacatascia'', pronunciata anticamente dai bambini napoletani per catturare '''e luceluce'' le lucciole.<ref name=lightlight>Per la spiegazione {{cfr}} ''la Repubblica.it'' Napoli del 5. 12. 2016.</ref>}} *'''{{sic|Assa'<ref>Refuso, in realtà: assa = ((l)assa): lascia.</ref>}} fa' 'a Maronna.'''<ref name=odigitria/> :''Lascia fare alla Madonna.'' ::{{spiegazione|Tutto si è risolto per il meglio; meno male oppure benissimo, è stata la Madonna a disporre tutto per il meglio!}} *'''Asseccà mazzate.'''<ref name=spugna>Citato in Raffaele Viviani, ''Trentaquattro commedie scelte da tutto il teatro'', vol. I, I.L.T.E., 1957, [https://books.google.it/books?id=r6AIAQAAMAAJ&q=Simmo+d%27o+stesso+buttone.&dq=Simmo+d%27o+stesso+buttone.&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwim9OWW8t3fAhXsYt8KHTP9BmQQ6AEIMTAB] p. 819.</ref> :''Letteralmente: seccare, prosciugare percosse.'' ::{{spiegazione|Buscarne di santa ragione.<ref name=heilig>La spiegazione è in ''Trentaquattro commedie scelte da tutto il teatro'', p. 819.</ref>}} *'''Assiccà<ref>Asseccà.</ref> 'o mare cu 'a cucciulella.'''<ref>Citato in ''A Buon 'Ntennitore'', p. 93.</ref> :''Prosciugare il mare con la conchiglietta.'' ::{{spiegazione|Perseguire un obiettivo impiegando mezzi manifestamente inadeguati.}} *'''{{NDR|L'}} Assistito'''<ref name=Pitagora>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 85.</ref> o ''''O cabbalista.'''<ref name=Pitagora/> ::{{spiegazione|Il cabalista, detto anche ''assistito'' perché creduto dal popolo in possesso del dono della divinazione a lui specialmente concesso, il cabalista dava numeri da giocare al lotto in cambio di un modesto compenso.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 85.</ref>}} *'''Astreco e cielo.'''<ref>Citato in Cosimo Aruta, ''Il '68 di un borghese riveduto e corretto'', Pellegrini, Cosenza, stampa 2005, [https://books.google.it/books?id=Y8SPIc7kGpQC&lpg=PA45&dq=&pg=PA45#v=onepage&q&f=false p. 45].</ref> :''Solaio e cielo.'' ::{{spiegazione|''Casa astreco (o asteco) e cielo.'' Abitazione, alloggio all'ultimo piano di un immobile.}} *'''Auciello 'ngaiola.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 238.</ref> :''Uccello in gabbia.'' ::{{spiegazione|Il detenuto, nel gergo della malavita antica.}} *'''Aumm aumm.'''<ref>Citato in Paola Letteria Schettino, ''Weekend a Napoli, {{small|Itinerari turistici a portata di emozioni}}'', Streetlib, [https://books.google.it/books?id=jXgnDwAAQBAJ&lpg=PT108&dq=aumm%20aumm&hl=it&pg=PT108#v=onepage&q&f=false p. 108].</ref> ::{{spiegazione|Di nascosto, senza dare nell'occhio, segretamente, molto segretamente.}} *'''Avanzà 'o pede.'''<ref name="marsh!">Citato in Francesco Silvestri, ''Teatro'', ''Una rosa, due anime, tre angeli, quattro streghe'', Gremese Editore, Roma, 2000, [https://books.google.it/books?id=SATDP9aY2mEC&lpg=PA61&dq=&pg=PA61#v=onepage&q&f=false p. 61]. ISBN 88-7742-450-8 </ref> :''Avanzare il piede'' ::{{spiegazione|Affrettare il passo. Affrettarsi.}} *'''Avanzaie Garibarde, avanze pure tu!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 124.</ref> :''Avanzò [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]], avanza anche tu!'' ::{{spiegazione|Giocando sul doppio significato del verbo ''avanzà'': avanzare, come Garibaldi nel 1860 e "avanzare" nel senso di essere creditore, si dice scherzosamente al commerciante che si intende comprare a credito.}} *'''Avè no lippeco de<ref name=epsilon/>friddo.'''<ref name=shiver>Citato in ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 149.</ref> :''Avere un tremito di freddo.'' ::{{spiegazione|''Avé nu lippeco 'e friddo.'': avere un tremito di freddo. Avere un brivido.}} *'''Avimme cumbinate 'a carrozza, nun cumbinamme u scurriate<ref>'''O scurriato'' è tradotto da Apicella: bacchetta escuriata, che è la ''virga escuriata'', la verga rivestita di cuoio usata dagli antichi romani. {{cfr}} ''Il frasario napoletano'', p. 135., </ref>?'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 135.</ref> :''Abbiamo trovato l'accordo per la carrozza, non ci mettiamo d'accordo per la frusta?'' ::{{spiegazione|Abbiamo raggiunto un accordo su tutti gli aspetti fondamentali, ora vogliamo far fallire tutto per qualche dettaglio di poco importanza?}} *'''Avimmo magnato, avimmo vippeto e c'è trasuto lo<ref name=Ω>In forma corrente:'o.</ref> riesto.'''<ref name=advantage>Citato in Marulli e Livigni, p. 10.</ref> :''Abbiamo mangiato, abbiamo bevuto e c'è entrato (rimasto) in tasca il resto.'' ::{{spiegazione|Il bilancio dell'iniziativa, dell'operazione è stato positivo, vantaggioso.}} *'''Avutà fuoglio.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Il patto con l'aldilà'', [https://books.google.it/books?id=tJzeAwAAQBAJ&lpg=PA39&dq=&pg=PA39#v=onepage&q&f=false p. 39.]</ref> :''Girare foglio.'' ::{{spiegazione|Cambiare argomento.}} *'''Azz!'''<ref>Citato in Chiara Gily e Micol Brusaferro, ''Triestini e Napoletani: istruzioni per l'uso'', [https://books.google.it/books?id=3yEnDwAAQBAJ&lpg=PT61&dq=fa%20o%20zeza&hl=it&pg=PT61#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Caspita! Accidenti!'' *'''Azzeccarse comm'a na sanguetta.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 50.</ref> :''Attaccarsi come una [[sanguisuga]].'' ::{{spiegazione|Seccare, annoiare smisuratamente, inesorabilmente.}} *'''Azzuppàrse 'o ppàne.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary '', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA32#v=onepage&q&f=false p. 32].</ref> :''Inzuppar(ci)si, intinger(ci)si il pane.'' ::{{spiegazione|Spassarsela, godersela un mondo; trovare grande gusto nell'attizzare e rinfocolare liti.}} ==B== *'''Babbasone.'''<ref>Citato in Luigi Manzo, p. 8.</ref> :''Uomo grosso ed idiota, grosso e babbeo.'' *'''{{NDR|'O}} Begriffo.''' :''Il Begriff.<ref>''Der Begriff'': Il concetto (la Ragione, l'Idea) che crea il mondo, nel senso dell'idealismo hegeliano.</ref>'' ::{{spiegazione|''E begriffe'': così erano chiamati i sostenitori napoletani della filosofia di Hegel che nel 1860 dopo il Plebiscito entrarono in grandissimo numero nell'Università di Napoli contrapponendosi aspramente ai giobertiani: "I partigiani del ''Begriff'' essendo più giovani, avevano più spesso il di sopra in questi filosofici tornei. Onde divennero in breve il terrore dei proprietari di caffè delle Puglie e della Calabria, che al vederli avvicinarsi gridavano ai garzoni: ''Chiudite, ca stanno venenno 'e Begriffe!'' Nacque così il termine di Begriffo per indicare i fedeli e i fanatici del dio ''Begriff''" ([[Adriano Tilgher]])}} *'''Bell'e bbuono.'''<ref>Citato in [[Alessandro Siani]], ''Un napoletano come me'', BUR, Milano, 2011, [https://books.google.it/books?id=LhziDiCj9ZMC&lpg=PP1&dq=Un%20napoletano%20come%20me&hl=it&pg=PT107#v=onepage&q&f=false]ISBN 9788858619896</ref> :''All'improvviso.'' *'''Bellu mobile.'''<ref name="furniture">Citato in Amedeo Caramanica, ''Gli angeli guerrieri della terra dei fuochi'', Rogiosi, 2016, [https://books.google.it/books?id=V_nxDAAAQBAJ&lpg=PT114&dq=&pg=PT114#v=onepage&q&f=false p. 114]. ISBN 978-88-6950-175-3</ref> :''Bel mobile.'' ::{{spiegazione|Persona piena, colma di qualità negative. ''È bello 'o mobbile!'': (in senso antifrastisco) È proprio un bel personaggio! Come no, come no, davvero una gran bella persona!}} *'''[[w:Bene mio e core mio|Bene mio e core mio]].''' :''[[Bene]] mio e cuore mio.'' ::{{spiegazione|Fare ''bene mio e core mio'' è il modo di agire dell'ipocrita che simulando un forte e disinteressato affetto per una persona e di averne a cuore gli interessi, mira in realtà unicamente a perseguire i propri egoistici scopi.}} *'''Bona mana a ffà zéppele.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 156.</ref> :''Buona mano a fare zeppole.'' ::{{spiegazione|''Tene 'na bona mana a ffà zeppele'': ha una buona mano a fare zeppole. Si dice con ironia di chi è del tutto incapace di generosità, di un avaro inveterato.}} *'''Bona pezza.'''<ref name=chiffon>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 31.</ref> :''Buona stoffa, buono straccio.'' ::{{spiegazione|Furfante, canaglia, manigoldo.}} *'''Bona notte ai sunature!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 156.</ref> :'''Bonanotte 'e sunature!'''<ref>Citato in Vincenzo Caso, ''Dizionarietto tascabile napolitano-italiano'', Stabilimento Tipografico Lanciano e Pinto, Napoli, 1896, [https://books.google.it/books?id=s7dGAQAAMAAJ&newbks=1&newbks_redir=0&dq=&pg=PA335#v=onepage&q&f=false p. 335].</ref> :''Buonanotte ai suonatori!'' ::{{spiegazione|Tutto è finito, non c'è più niente da fare, non c'è più speranza.}} *'''Bonanotte 'o sicchio!'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Il morto supplente'', [https://books.google.it/books?id=kp3eAwAAQBAJ&lpg=PA68&dq=&pg=PA68#v=onepage&q&f=false p. 68]</ref> :''Buona notte al secchio.'' ::{{spiegazione|Finito per sempre in fondo al pozzo: la cosa è senza rimedio.}} *'''Bona notte ai sunature!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 156.</ref> :''Buonanotte ai suonatori!'' ::{{spiegazione|Tutto è finito, non c'è più niente da fare, non c'è più speranza.}} *'''{{NDR|'E}} Bone 'nzateche.'''<ref>Citato in Giuseppe Taverna, ''Le prime letture de' fanciulli, {{small|Nuova edizione rifatta e illustrata per le cure dell'avv. Elio M. Fanelli}}'', Stamperia amministrata da A. Agrelli, Napoli, 1843, [https://books.google.it/books?id=uGYFmSOspjQC&dq=&pg=RA1-PA107#v=onepage&q&f=false p. 107].</ref> :Letteralmente: ''Le pustole selvatiche.'' ::{{spiegazione|Il vaiolo selvatico o ravaglione. La varicella.}} *'''{{NDR|'O}} Bosco.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 162.</ref> :''Il bosco.'' ::{{spiegazione|Via Toledo, nel gergo della malavita antica.}} *'''{{NDR|'Na}} Bubbazza.'''<ref>In Colomba R. Andolfi, ''Chicchi di grano'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 2005, [https://books.google.it/books?id=8Nkhch3DZxMC&lpg=PP1&dq=Colomba%20R.%20Andolfi&hl=it&pg=PA132#v=onepage&q&f=false p. 132.] ISBN 88-6042-114-4</ref> :Un intruglio. *'''Buone manche pe se fà mpennere.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 164.</ref> :''Buono neppure per farsi impiccare.'' ::{{spiegazione|Una persona assolutamente insignificante, completamente inutile.}} *'''Buono sì, ma fesso no.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 57.</ref> :''Sono buono, non però sprovveduto.'' ::{{spiegazione|Ho capito chiaramente che mi si vuole imbrogliare.}} *'''Buongiorno Signo’ '''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 57.</ref> :''Buongiorno Signora'' ::{{spiegazione|Il saluto dell’emigrante che al rientro cerca disperatamente l’integrazione.}} ==C== *'''C' 'o chiummo e c' 'o cumpasso.'''<ref>Citato in Salvatore Maturanzo, ''Giovanni Cena e l'espressionismo sociale. {{small|Antologia di poesia italiana d'ispirazione sociale con un saggio sul poeta e il poema intorno alla conquista della luna}}'', La Prora, Milano, 1973, [https://books.google.it/books?hl=it&id=UU2yAAAAIAAJ&dq=cu+%27o+chiummo+e+cu+%27o+cumpasso.&focus=searchwithinvolume&q=chiummo p. 843].</ref> :''Col [[filo a piombo]] e col compasso.'' ::{{spiegazione|Con estrema attenzione e meticolosa precisione. Es.: ''Parlà c' 'o chiummo e c' 'o cumpasso.'' Misurare bene le parole, parlare soppesandole. ''Jì c' 'o chiummo e c' 'o cumpasso.'' Andare (operare) con estrema attenzione, metodica precisione.}} *'''Ca ssotto nun ce chiove, jevano ricenne 'e pisci sott'all'acqua.'''<ref>Citato in ''A Buon 'Ntennitore'', p. 15.</ref>{{NDR|[[wellerismi|wellerismo]]}} :''Qui sotto non ci piove, andavano dicendo i pesci sott'acqua.'' ::{{spiegazione|Non sono disposto a dimenticare ed alla prima occasione mi vendicherò.}} *'''Cacchio cacchio'''.<ref>Alternativa più discreta, più velata per : cazzo.</ref><ref>Citato in Oscar Glioti, ''Fumetti di evasione. {{small|Vita artistica di Andrea Pazienza}}'', Fandango, 2009, [https://books.google.it/books?id=HIxEAQAAIAAJ&q=cacchio+cacchio&dq=cacchio+cacchio&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjN1Jr7oLHtAhWDCewKHfOBAuk4FBDoATAJegQICRAC p. 258]. ISBN 9788860441300</ref> :''Strano strano.'' ::{{spiegazione|Si dice di chi con lentezza ed indifferenza simulate, con un'aria da nulla, si prepara a fare del male, ad arrecare danno.}} *'''Caccia' fuoco pe' l'uocchie.'''<ref name=glue /> :''Gettare (tirare fuori) fuoco dagli (attraverso gli) occhi.'' ::{{spiegazione|Essere adirato. Impiegato anche come [[w:iperbole (figura retorica)|iperbole]].}} *'''Cafè carreco.''' '''Cafè corretto.''' '''Cafè lasco.'''<ref name=Brigida>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 122.</ref> :''Caffè carico (forte), caffè corretto (con qualche goccia di anice) "lento" (lungo, leggero)''. *'''Cafè 'e notte e ghiuorno.'''<ref name=Brigida/> :''Caffè di notte e giorno.'' ::{{spiegazione|Caffè aperti per ventiquattro ore su ventiquattro.<ref>La spiegazione è in ''C'era una volta Napoli'', p. 122. I più famosi erano il ''Nozze d'argento'' a Portacarrese, la ''Croce di Savoia'' e il ''Don Petruccio'' alla [[Pignasecca]] {{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 122.</ref>}} *'''Cafeamus.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano italiano'', p. 63.</ref><ref name=Brigida/> :''[[w:|Gazebo]].''<ref>Dall'inglese ''coffee house'' (caffetteria). {{cfr}} Andreoli, ''Vocabolario napoletano italiano'', p. 63.</ref> *'''Cammina jappica jappica.'''<ref name=japjap>Citato in ''Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina'', p. 105.</ref> :''Cammina piano, passo dopo passo.'' ::{{spiegazione|Non precipitarti.}} *'''Campà annascuso d' 'o Pateterno.'''<ref>Citato in Luca Meldolesi, ''Milano-Napoli: prove di dialogo federalista'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 2010, [https://books.google.it/books?id=klnLs3DJKiIC&lpg=PA136&dq=annascuso%20d'%20'o%20pateterno&hl=it&pg=PA136#v=onepage&q&f=false p. 136]. ISBN 978-88-6042-767-0</ref> :''Vivere di nascosto dal Padreterno.'' ::{{spiegazione|Vivere come riuscendo ad occultarsi agli stessi occhi di Dio: vivere facendo sì che resti un impenetrabile mistero, un enigma insondabile da dove mai, in che modo si traggano mezzi economici tali da sostenere un tenore di vita che oltrepassa ampiamente, visibilmente le proprie possibilità. Si potrebbe − [[w: mutatis mutandis|mutatis mutandis]] − anche dire così: "Si tratta di un indovinello, avvolto in un mistero all'interno di un enigma." ([[Winston Churchill]])}} *'''Campà justo justo.'''<ref>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', p. 63.</ref> :''Vivere giusto giusto ("preciso" "preciso").'' ::{{spiegazione|Avere appena di che vivere, solo quello che è strettamente necessario.}} *'''Cane di Macanza.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 66.</ref> :''[[w:Gano di Maganza|Gano di Maganza]].'' ::{{spiegazione|Ed anche: traditore.}} *'''Cannéla appennetora.'''<ref name=corteo/> :''Candela appiccatoia (toscano). Era tenuta appesa alla parete.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 46.</ref>'' *'''Cantà a figliola.'''<ref>Citato in ''C'era una volta napoli'', p. 67</ref> ::{{spiegazione|Gara di canto a responsorio fra due contendenti che, in occasione delle feste patronali, in piedi su sostegni – sovente botti – davanti al pubblico che decideva con il suo favore il successo, si rivolgevano reciprocamente astrusi quesiti sui particolari più minutamente dettagliati relativi alla vita di San Guglielmo da Vercelli, fondatore del tempio e del convento di Montevergine e del Goleto Presso Sant'Angelo dei Lombardi. Le risposte, come le domande, erano cantate.<ref>{{cfr}} più in dettaglio ''C'era una volta Napoli'', p. 67.</ref>}} *'''Cantà a ffronna 'e limone.'''<ref>Citato in '''E scugnizze'', p. 59.</ref> :''Cantare a fronda di limone.'' ::{{spiegazione|Come il ''cantà a figliola'' è un canto improvvisato connesso alla Festa di Montevergine. Se ne servivano, inoltre, parenti o amici per trasmettere messaggi ai detenuti.}} *'''Capa allerta.'''<ref>Citato in ''No Sansone a posticcio co Pulecenella mbrogliato fra forza e senza forza'', p. 28.</ref> :''"Testa eretta."'' ::{{spiegazione|Testa calda, testa matta, persona capricciosa, focosa.}} *'''Capa 'e zì Vicienzo.'''<ref>Citato in ''Del parlar napoletano'', p. 65.</ref> :''Testa di zio Vincenzo.'' ::{{spiegazione|Corruzione dell'espressione latina: ''caput sine censu'', che designa il nullatenente.<ref>''Del parlar napoletano'', p. 65.</ref>}} *'''Capa sciacqua.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 360 </ref> <ref>Citato in ''No Sansone a posticcio co Pulecenella mbrogliato fra forza e senza forza'', p. 34.</ref> ::{{spiegazione|Testa o zucca vuota, cervello d'oca.<ref>Spiegazione in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 360.</ref>}} *'''Càpe 'e pèzze.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary '', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA45#v=onepage&q&f=false p. 45.]</ref> :''Teste di pezze.'' ::{{spiegazione|Con connotazione spregiativa: le suore.}} *'''{{NDR|'O}} Capitone senza rècchie.'''<ref>Citato in Rotondo, ''Proverbi napoletani'', p. 165.</ref> :''Il capitone senza orecchie.'' ::{{spiegazione|Il pene.}} *'''Capo 'e semmana.'''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 490.</ref> :''Capo di settimana.'' ::{{spiegazione|Lunedì.}} *'''Caporà è muorto l'Alifante.'''<ref>Citato in Pietro Belisario, ''La Botte del Diavolo'', Fratelli Criscuolo, Napoli, 1835, [https://books.google.it/books?id=qHIiTgA6QIAC&dq=capor%C3%A0%20%C3%A8%20muorto%20'alifante&hl=it&pg=PA47#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Caporale, è morto l'elefante.'' ::{{spiegazione|È finita la pacchia.<ref>Si tramanda un aneddoto relativo a un caporale colpito da invalidità che fu incaricato della custodia di un elefante donato dal Sultano a Carlo di Borbone. Il comodo incarico finì con la morte dell'elefante.</ref>}} *'''Carnetta.'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', p. 110. </ref> ::{{spiegazione|Uomo malvagio, duro, spietato, crudele.}} *'''Carrecà lo<ref name=Ω />puorco.'''<ref>Citato in [[Niccoló Capasso]], ''Varie poesie'', [https://books.google.it/books?id=NBw0AQAAMAAJ&pg=PA111&dq=&sa=X&ved=0ahUKEwiDsMiDkvjfAhUP16QKHU8ZATgQ6AEIKTAA#v=onepage&q&f=false p. 111].</ref> :''Caricare il porco.'' ::{{spiegazione|''Carrecà 'o puorco'': Aggiungere insolenze ad insolenze, insulti ad insulti rincarando sempre più la dose.}} *'''[[Carta]] canta ncannuolo.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 98.</ref> :''Carta canta nel cannello.''<ref>La frase vien dall'uso de' giovani provinciali che addottoratisi nell'Università, portano a casa la laurea arrotolata in un cannellone di latta. {{cfr}} ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 98.</ref> ::{{spiegazione|La cosa è certa, le prove sono solide ed inconfutabili.}} *'''Carta janca.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', [https://books.google.it/books?id=HRK5Tw5COm0C&hl=it&pg=RA1-PA153#v=onepage&q&f=false p. 153.]</ref> :''Carta bianca.'' ::{{spiegazione|Innocente, senza malizia.}} *'''{{NDR|'O}} Carucchiaro.'''<ref>Citato in Glejieses, ''I Proverbi di Napoli'', p. 124.</ref> :''L'avaro.'' *'''''Casa a ddoje porte.''''' (da [[Giambattista Basile]], ''Muse napolitane'', IV<ref name=cross/>) :''Casa a due porte.'' ::{{spiegazione|Una casa che non gode di buona reputazione: il doppio ingresso si rivela particolarmente conveniente per il coniuge inquieto, disinvolto, dedito ad attività extraconiugali: entrare discretamente e svignarsela in tutta impunità e sicurezza non è difficile. Facilità d'accesso, vie di fuga agevoli, fluidità di "traffico", flessibilità d'utilizzo, discrezione, innegabili vantaggi di una casa con doppia entrata. A scapitarne, purtroppo, è l'onorabilità della dimora che, dal complesso delle attività che vi fervono, risulta alquanto offuscata, decisamente compromessa.}} *'''{{NDR|'O}} Casale 'e Nola.'''<ref>Citato e spiegato in De Falco, ''Del parlar napoletano'', p. 77.</ref> :''Il Casale di Nola.'' ::{{spiegazione|Il fondo schiena.}} *'''Casale sacchiato.'''<ref>Citato in Mineco Piccinni (Domenico Piccinni) ''Dialochielle, favolelle, e autra mmesca de poetece componemiente'', vol. II, Dalla Stamperia della Società Tipografica, Napoli, 1820, [https://books.google.it/books?id=NwIH3LhQ4iAC&dq=Dialochielle%2C%20favolelle%2C&hl=it&pg=PA68#v=onepage&q&f=false p. 68]</ref> :''Casale saccheggiato.'' ::{{spiegazione|Stanza, ambiente in cui regna incontrastato il totale disordine, l'ingovernabile confusione, il caos.}} *'''Cascetta 'e pulimmo.'''<ref name=shoeshine>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 10.</ref> :''Cassetta, scatola da lustrascarpe.'' ::{{spiegazione|''Cascetta 'e polimmo'' – dalla forma parallelepipeda del busto che lo effigia – è l'ingiuria con cui le "parenti" inveiscono con estrema confidenza contro [[San Gennaro]] per spronarlo a compiere il miracolo della liquefazione del suo sangue se esso tarda a manifestarsi.}} *'''Caso cellese.'''<ref name=pizzica>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 50.</ref> ::{{spiegazione|Antica locuzione riferita forse al formaggio piccante. (''cellecuso''<ref>"Solleticoso" da ''cellecà''' o ''cellechià<nowiki>'</nowiki>'', solleticare.</ref>, secondo Enrico Malato<ref name=sick>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 50.</ref>}}) *'''Caso cuotto cu ll'uoglio.'''<ref>Citato in [[Ferdinando Russo]], ''A paranza scicca'', presentazione di [[Enzo Moscato]], Alfredo Guida Editore, Napoli, 2000, [https://books.google.it/books?id=du_8gwgM4fQC&lpg=PP1&dq=Ferdinando%20Russo&hl=it&pg=PA15#v=onepage&q&f=false p. 15.] ISBN 88-7188-365-9</ref> :''Formaggio cotto con l'olio.'' ::{{spiegazione|Due persone assolutamente estranee sia per parentela che per affinità. "'''''Caso cuotto co' ll'uoglio''''', ''frase vivacissima del nostro dialetto, colla quale s'intendono due che nulla abbiano, o abbiano avuto di comune fra loro, forse perché il formaggio (''caso'') che serve per tante vivande è così eterogeneo all'olio, che ancor<ref>Anche se.</ref> esso è molto adoperato nella cucina, da non poter essere mai cotti insieme.''<ref>Da ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 483.</ref>"}} *'''Castagnelle p'abballà.'''<ref>Citato in Luigi Manzo, ''Dizionario domestico napoletano e toscano'', Tipografia Marchese, Napoli, 1864<sup>2</sup>, [https://books.google.it/books?id=JcQ1tE3POpQC&dq=Luigi%20Manzo%20vocabolario%20domestico&hl=it&pg=PA14#v=onepage&q&f=false p. 14]</ref> :''Castagnette per ballare.'' ::{{spiegazione|Le nacchere.}} *'''Cavaliè, 'a capocchia!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 211.</ref> :''Cavaliere, il glande!'' ::{{spiegazione|Formula di derisorio riguardo impiegata per ridimensionare chi si dà eccessiva importanza o ha un atteggiamento borioso, spocchioso (il glande è qui menzionato come sinonimo di stupidità). Al ''Cavalié'' si può sostituire il nome della persona derisa. Se, come prevedibile, l'interessato non è di animo stoico, è possibile la replica: '''Te va ncule e se scapocchia, e se fa tante na capocchie!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 211.</ref>: ''(Il summenzionato glande, descrivendo un'inusitata traiettoria) ti va "a tergo" e si danneggerà fino al distacco totale dalla sede anatomica di origine; distacco e "residenza" nella nuova sede peraltro pressoché irreversibili, giacché, una volta avvenute, per buona misura, "se fa tante na capocchie!", esso cioè si enfierà, tumefacendosi nella maniera più abnorme.''}} *'''{{NDR|'O}} cazone a zompafuosso.'''<ref>Citato in Massimo Maraviglia, ''Album Napoli'', Flaccovio, Palermo, [https://books.google.it/books?id=MeZOAAAAMAAJ&q=cazone+a+zompafuosso&dq=cazone+a+zompafuosso&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj2ueXK8_3lAhUEPewKHSabCdYQ6AEIMjAB p. 35].</ref> :''I [[pantaloni]] "a saltafosso".'' ::{{small|I pantaloni alti alla caviglia.}} *'''Cazzillo 'e re <ref>O: ''cazzillo'', ''cazzitiello {{sic|di}} re'', ''pinto'', ''pinto 'e re.'' {{cfr}} ''Gli alimenti commestibili dei mari d'Italia'', p. 77.</ref>.'''<ref>Citato in Arturo Palombi e Mario Santarelli, ''Gli alimenti commestibili dei mari d'Italia'', [https://books.google.it/books?id=-r6rEuosIssC&lpg=PP1&dq=Arturo%20Palombi%2C%20Mario%20Santarelli&hl=it&pg=PA77#v=onepage&q&f=false p. 77] </ref> :''Piccolo membro di re.'' ::{{spiegazione|[[w:Coris julis|Donzella]].<ref>La spiegazione è in ''Gli alimenti commestibili dei mari d'Italia'', p. 77.</ref>}} *'''Cca 'e ppezze e cca 'o ssapone.'''<ref>Citato in Glauco M. De Seta, ''La casa del nonno. Ipermetropia della memoria'', Enter Edizioni, Cerignola (FG), 2013, [https://books.google.it/books?id=hrvPBJVbN1gC&lpg=PA39&dq=CCA%20'E%20PPEZZE%20E%20CCA%20'O%20SSAPONE&hl=it&pg=PA39#v=onepage&q&f=false p. 39.] ISBN 978-88-97545-00-2</ref><ref>Citato, con lezione quasi identica: '''Ccà 'e ppezze e ccà 'o ssapone.''' in ''C'era una volta Napoli'', p. 24.</ref> :''Qui gli stracci, gli abiti smessi e qui il sapone.'' ::{{spiegazione|Patti chiari: soldi (o lavoro) contro merce subito. Pagamento immediato, non vendo (o lavoro) a credito.}} *'''Ccà 'nce vò 'o campaniello d' 'a parrocchia.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', Delfini, Milano, 1967, [https://books.google.it/books?id=6rM-AAAAIAAJ&q=ce+vo%E2%80%99+%E2%80%99o+campaniello+d%E2%80%99+%E2%80%99a+parrocchia&dq=ce+vo%E2%80%99+%E2%80%99o+campaniello+d%E2%80%99+%E2%80%99a+parrocchia&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwii9ujy5f_kAhWgxMQBHfdZDw4Q6AEIKDAA p. 33].</ref> :''Qui ci vuole il campanello della parrocchia.'' ::{{spiegazione|Campanello molto sonoro, necessario, figuratamente, per rintracciare, ritrovare persona o cosa introvabile, irreperibile.}} *'''Cca nisciuno è fesso.'''<ref>Citato in L.R. Carrino, ''A Neopoli nisciuno è neo'', Laterza, Roma/Bari,[https://books.google.it/books?id=Or2ODAAAQBAJ&lpg=PT60&dq=cca%20nisciuno%20%C3%A8%20fesso&hl=it&pg=PT60#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788858104125</ref> :''Qui nessuno è ingenuo.'' *'''Cca se ferma u rilorge!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 215.</ref> :''Qui si ferma l'orologio!'' ::{{spiegazione|È il massimo, l'eccellenza assoluta, il non plus ultra.}} *'''Ccà sotto non ce chiove.'''<ref name=brokegg/> :''Qui sotto non ci piove.'' ::{{spiegazione|Lo si dice puntando l'indice teso della mano destra sotto il palmo della sinistra rivolto verso il basso per dire che il torto subito non verrà dimenticato e che ci si vendicherà non appena se ne presenti l'occasione; magari ''int'a scurdata'', a cose oramai dimenticate, quando meno l'avversario se lo aspetta.}} *'''Ccà stanno 'e {{sic|guaghiune}}<ref>Refuso: in realtà guagliune.</ref> vuoste.'''<ref>Citato in ''La sceneggiata. {{small|Rappresentazioni di un genere popolare}}'', a cura di Pasquale Scialò, Alfredo Guida Editore, Napoli, 88-7188-689-5, [https://books.google.it/books?id=nqY9qxaAUh4C&lpg=PA250&dq=ca%20stanno%20%20vuoste&hl=it&pg=PA250#v=onepage&q=ca%20stanno%20%20vuoste&f=false p. 250]</ref> :''Qui ci sono i ragazzi vostri.'' ::{{spiegazione|Io sono a vostra completa disposizione; non dovete far altro che chiedere, ogni vostro desiderio è per me un ordine.}} *'''Cchiú nera d' 'a mezanotte nun po' venì!'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', II, a cura di Guido Davico Bonino, Antonia Lezza, Pasquale Scialò, Guida, Napoli, 1988, [https://books.google.it/books?id=PondV7J2r9UC&lpg=PA155&dq=nun%20p%C3%B2%20ven%C3%AC.&hl=it&pg=PA155#v=onepage&q&f=false p. 155.]</ref> :''Più nera della mezzanotte non può venire!'' ::{{spiegazione|Ormai non può andare peggio di così; superato questo momento può solo andare meglio.}} *'''Ce dice.'''<ref name=matches>Citato in Mondadori, Meridiani, 2000, p. 1011.</ref> ::{{spiegazione|Si abbina bene, in modo armonico.}} *'''Cetrulo nzemmentuto.'''<ref>Citato in Ferdinando Galiani e Francesco Mazzarella Farao, ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano, {{small|Con alcune ricerche etimologiche sulle medesime degli Accademici Filopatridi, opera postuma supplita, ed accresciuta notabilmente}}'', Vol. I, Presso Giuseppe-Maria Porcelli, Napoli, 1789, [https://books.google.it/books?id=NxcJAAAAQAAJ&dq=Vocabulario%20delle%20parole%20del%20dialetto%20Napoletano&hl=it&pg=PA97#v=onepage&q&f=false p.97]</ref>' ::{{spiegazione|Cetrulo nzemmentuto è il cetriuolo andato in semenza, che per esser divenuto insipidissimo, non è più atto a mangiarsi. Perciò in senso traslato dinota ''una persona assolutamente stupida, e senza sale in zucca.''}} *'''Cèuze annevate<ref>Gelse nere, rese gelate dal freddo notturno che le ricopriva di un lievissimo velo bianco ('a neve). {{cfr}} ''C'era una volta a Napoli'', p. 50.</ref>.''' :''Gelse ghiacciate, diacce.'' *'''Che arma de<ref name=epsilon />mammeta.'''<ref>Citato in [[Antonio Petito]], ''So masto Rafaele e non te ne ncarrica''', Tipo-litografia e Libreria di L. Chiurazzi, 1869, [https://books.google.it/books?id=nYOBKiDdgNQC&dq=&pg=PA10#v=onepage&q&f=false p. 10].</ref> :''Che anima di tua madre.'' ::{{spiegazione|''Ch'arm' 'e mammeta'': che diavolo, cosa diavolo. ''Tu che arma de mammeta aie fatto?''<ref>Da ''So masto Rafaele e non te ne ncarrica''', p. 10.</ref>''Tu ch'arm' 'e mammeta hê fatto?'': (ma) che diavolo hai fatto? cosa diavolo hai combinato?}} *'''Che ddiece.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', II, p. 95.</ref> :''Che dieci.'' ::{{spiegazione|Che cosa grande, grave<ref>La spiegazione è in ''Teatro'', II, p. 95</ref>. Che pezzo di, che gran pezzo di.}} *'''Che m'ammacche<ref>Ammacca': schiacciare.</ref>?'''<ref>Citato in Mondadori, Meridiani, p. 1006.</ref> ::{{spiegazione|Che (frottole) mi stai raccontando? ''Ma che me staje ammaccanno?!'' Ma cosa mi stai raccontando, che razza di assurdità, balle, fandonie vorresti farmi credere?!}} *'''Che se díce? 'E ssàrde se màgnano ll'alíce!'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', [ https://books.google.it/books id=kUcIRKwCZF4C&pg=PA202&dq&sa=X&ved=0ahUKEwi39M_i4bjpAhWFyqYKHR0cB7IQ6AEIKTAA#v=onepage&q&f=false p. 202]</ref> :''Che si dice? Le sarde si mangiano le alici!'' ::{{spiegazione|Risposta scherzosa o elusiva alla domanda (fatta per curiosità invadente): Che si dice?}} *'''Chella ca guarda 'nterra.'''<ref>Citato in Franco Pastore, ''Masuccio in Teatro: Ex Novellino Masutii, comoediae quattuor'', A.I.T.W. Edizioni, 2014, [https://books.google.it/books?id=n9yZBQAAQBAJ&lpg=PA113&dq=chella%20ca%20guarda%20'nterra&hl=it&pg=PA113#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Quella che guarda a terra.'' ::{{spiegazione|La vagina.<ref>Corrisponde al numero 6 della smorfia napoletana.</ref>}} *'''Chesta è 'a zita e se chiamma Sabella.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 69.</ref> :''Questa (questa che vedi, e solo questa) è la fanciulla e si chiama Isabella.'' ::{{spiegazione|Eccoti quanto mi avevi richiesto, per te non posso altro, non chiedermi altro.<ref>{{cfr}} ''I Proverbi di Napoli'', p. 69.</ref>Più in generale: questa è la situazione e non ci sono alternative, non resta che prenderne atto ed accettarla così com'è. Ci si deve accontentare di ciò che si ha.}} *'''Chi m'a cecato.'''<ref>Citato in ''Viviani'', III, p. 58.</ref> :''Chi mi ha accecato.'' ::{{spiegazione|Chi me l'ha fatto [[azione|fare]].<ref>Spiegazione in ''Viviani'', III, p.58.</ref>}} *'''Chi vene appriesso.'''<ref>Citato e spiegato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 514.</ref> :''Chi viene dopo.'' ::{{spiegazione|I posteri}} *'''Chi vene appriesso s'u chiagne.'''<ref name=larmes/> :''Chi viene dopo se lo piange.'' ::{{spiegazione|Chi è addietro serri l'uscio, o Chi vien dopo serri la porta. / Saranno altri, quelli che verranno dopo, a sopportarne le conseguenze, a doversela sbrogliare.}} *'''Chiachiello.'''<ref name=littlefish/> ::{{spiegazione|Persona del tutto inconsistente. Eccelle incontrastato nella sua sola autentica dote: le inesauribili, vacue e inconcludenti chiacchiere.}} *'''Chiàgnene pure i pprete r'a via.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 231.</ref> :''Piangono anche le pietre della strada.'' ::{{spiegazione|Al passaggio del corteo funebre piangono non solo le persone, ma anche le pietre della strada. Lo si dice, con enfasi, per dare risalto al dolore che si prova per la morte di una persona stimata e amata.}} *'''Chiappo 'e mpiso.'''<ref>Citato in ''Ncopp' 'o_marciappiede'' p. 35.</ref> :''Cappio da impiccato (appeso).'' ::{{spiegazione|Tipo poco raccomandabile, losco; canaglia, malvivente, avanzo di galera, tipo patibolare, pendaglio da forca.}} *'''{{NDR|'A}} Chiarenza.'''<ref name=codex/> :''Nella parlesia:''<ref name=spikkesia/>'' il vino.'' *'''Chiavarese la<ref>In forma moderna: chiavarse 'a.</ref> lengua nculo.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 441.</ref> :''Chiudersi la lingua nel didietro.'' ::{{spiegazione|Essere costretto a tacere (perché si ha manifestamente torto o si è in una posizione indifendibile, insostenibile).}} *'''Chillo ca cumbine tutte 'e guaie.'''<ref name=K/> :''Quello che combina tutti i guai.'' ::{{spiegazione|Il [[pene]].}} *'''Chillo 'e coppa.'''<ref>Citato in [[Raffaele Viviani]], ''I Dieci Comandamenti'', presentazione di [[Mario Martone]], Alfredo Guida Editore, Napoli, 2000. ISBN 88-7188-453-1, [https://books.google.it/books?id=VTfskxLqACcC&lpg=PA31&dq=&pg=PA31#v=onepage&q&f=false p. 31]</ref> :''Quello di sopra.'' ::{{spiegazione|[[Dio]].}} *'''Chino 'i vacantarìa.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 239.</ref> :''Pieno di vuoto.'' ::{{spiegazione|Si dice ironicamente di qualcosa, come un contenitore, un recipiente, un locale completamente vuoti.}} *'''Chiò chiò parapacchiò, cevezo mio.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli, p. 93.''</ref> ::{{spiegazione|Che gran scioccone sei, amico mio.}} *'''Chiochiaro<ref>Secondo De Ritis da ''Chiochia'', scarpa di fattura grossolana calzata dai pastori abruzzesi. {{Cfr}} De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 329.</ref>.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 329.</ref> :''Persona rozza, goffa, stupida; zotico, tanghero.'' *'''Chisto è nu cataplàsemo 'e semmente 'e lino.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 33.</ref> :''Questo è un [[cataplasma]] di semi di lino.'' ::{{spiegazione|Questo è un uomo noioso e molesto.}} *'''Chiste è u paese 'i Mastu Rafele.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', I, p. 243.</ref> :''Questo è il paese di Mastro Raffaele.'' ::{{spiegazione|Qui ognuno fa i propri comodi, bada esclusivamente al proprio interesse e tutto, di conseguenza, versa nel più completo marasma.}} *'''Chiste so' nummere!'''<ref>Citato in [[Renato De Falco]], ''Per moda di dire, {{small|ovvero Neo-nomenclatura emergente (con qualche riferimento napoletano)}}'', Guida Editori, 2010. ISBN 88-6042-821-1, [https://books.google.it/books?id=_NYrpxDQYUsC&lpg=PP1&dq=Renato%20De%20Falco&hl=it&pg=PA83#v=onepage&q&f=false p. 83].</ref> :''Questi sono [[numero|numeri]]!'' ::{{spiegazione|È successo; sta accadendo qualcosa di così sorprendente, incredibile, inaudito che bisogna (attraverso la [[w:La smorfia napoletana|smorfia]]) tradurlo in numeri e giocarli al lotto! Roba da pazzi, roba da pazzi!}} *'''Ciaccà e medecà.'''<ref>Citato in Bello ed Erwin, ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', p. 57.</ref> :''Ferire (a sangue scagliando una pietra) e medicare.'' ::{{spiegazione|Dire una parola pungente, di critica, di rimprovero ed accompagnarla immediatamente, per attenuarne l'effetto, ad un'altra dolce, carezzevole, amichevole.}} *'''Cicchignacco 'ncopp' â vótta.'''<ref>Citato in ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 138.</ref> :''«Cicchignacco» sulla botte.'' :oppure: :'''Cicchignacco 'int'â buttéglia.'''<ref>Citato in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', Newton Compton editori, Roma, 2016, p. 101. ISBN 978-88-541-8882-2</ref> :''«Cicchignacco» nella bottiglia.'' ::{{spiegazione|Cicchignacco è il nome con cui veniva venduto sulle bancarelle il «diavoletto di [[Cartesio]]». Locuzione riferita a personaggi di statura non alta e dal portamento goffo.}} *'''Ciceremmuolle.'''<ref>Citato in Volpe ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 73 e Francesco Cherubini, ''Vocabolario milanese-italiano'', Dall'Imp. Regia Stamperia, 1843, vol. 4, [https://books.google.it/books?id=3uY3AQAAMAAJ&dq=ciceremmuolle&hl=it&pg=PA548#v=onepage&q&f=false p.548]</ref> :''[[cece|Ceci]] ammollati.'' ::{{spiegazione|Cerimonie eccessive, moine, salamelecchi. ''Nun fà tutte 'sti ciceremmuolle!'' Non fare tutte queste cerimonie eccessive, tanti (finti) salamelecchi!}} *'''{{NDR|Fà}} Ciento mesure e uno taglio.'''<ref>Citato in Citato in ''Archivio per lo studio delle tradizioni popolari'', Rivista trimestrale diretta da G. Pitrè e S. Salomone Marino, vol. II, Luigi Pedone Lauriel, Palermo, 1883, [https://archive.org/stream/archivioperlost00marigoog#page/n604/mode/2up/search/proverbi+napoletani, p. 597.]</ref> :''(Fare) cento misure e un taglio.'' ::{{spiegazione|Come i sarti che lavorano ripetutamente con metro e gesso prima di tagliare la stoffa, prepararsi con grande, eccessiva meticolosità, indugiando in minuziosi calcoli e prove prima di decidersi ad agire.}} *'''Cinco e ccinco a diece e lo<ref name=Ω/>parrocchiano a quinnece.'''<ref>Citato in Pietro Paolo Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 73.</ref> :''Cinque e cinque (sommano) a dieci, e (con) il parroco a quindici.'' ::{{spiegazione|Si dice di chi va a sposarsi in chiesa; il particolare riferimento è al momento del rito in cui gli sposi congiungono le mani davanti al sacerdote che impartisce la benedizione.}} *'''Ciuccio cu 'a varda ncuollo.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 450.</ref> :''Asino con il basto addosso.'' ::{{spiegazione|Asino calzato e vestito, persona di crassa ignoranza.}} *'''Ciuccio 'e carretta.'''<ref name=tripalium>Citato in Armando Cenerazzo, ''Rose rosse e rose gialle, {{small|Nuove poesie napoletane}}'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 1957, [https://books.google.it/books?id=lTF7BwXMuq4C&lpg=PA296&dq=Cenerazzo&hl=it&pg=PA141#v=onepage&q&f=false p. 141]</ref> :''Asino di carretta.'' ::{{spiegazione|Uomo che lavora molto duramente.}} *'''Ciuciulià.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 220.</ref> :''Sussurrare, bisbigliare.'' *'''Ciuotto ciuotto.'''<ref>Citato in Salvatore Cerino, ''{{sic|Immenzità}}'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 1997, [https://books.google.it/books?id=cQHAzKNaaiEC&lpg=PA70&dq=&pg=PA70#v=onepage&q&f=false p. 70] </ref> :''Sazio sazio (sazissimo). Rimpinzato ben bene. "''Farse ciuotto ciuotto''". Satollarsi, rimpinzarsi.'' *'''Co lo siddivò.'''<ref name=bradipo>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1862, anno III, 27 aprile 1862, p. 462.</ref> :''Cu 'o siddivò: Con il se Dio vuole.'' ::{{Spiegazione|''Ghire co lo siddivò''<ref name=bradipo/>, in forma corrente: ''Jì cu 'o siddivò'': andare con il se dio Vuole. Agire, operare molto molto a rilento, molto fiaccamente, svogliatamente, senza iniziativa, senza alcuna efficacia, incisività, affidandosi passivamente alla volontà e all'intervento risolutore di Dio.)}} *'''Cola mena a Ciccio e Ciccio 'a mena a Cola.'''<ref name=franknico>Citato in A.F.Th. van der Heijden ''Doodverf'', [https://books.google.it/books?id=yTd4AAAAQBAJ&lpg=PT261&dq=A.F.Th.%20van%20der%20Heijden&hl=it&pg=PT49#v=onepage&q&f=false p. 49]</ref> :''Cola butta a Ciccio e Ciccio la butta a Cola.'' ::{{spiegazione|Gettarsi reciprocamente la colpa addosso. Fare a scaricabarile.}} *'''Comm'a che!'''<ref>Citato in Christopher Wagstaff, ''Italian Neorealist Cinema. {{small|An Aesthetic Approach }}'', University of Toronto Press, Toronto / Buffalo / London, 2007, [https://books.google.it/books?id=nzgzEwEb_fcC&lpg=PA453&dq=&pg=PA453#v=onepage&q&f=false p. 453].</ref><ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 95.</ref> o: '''Comme a chè'''<ref>Citato in ''Lo lampo'', Volumi 1-2, anno I, n. 95, 29- 11- 1875, [https://books.google.it/books?id=90MiAQAAIAAJ&dq=&pg=PA95-IA6#v=onepage&q&f=false p. 4]</ref> ::{{spiegazione|Eccome! Altro che! Che di più non si può! Es.: '' Fa cavero comm'a cche!'' ''Chiove comm'a che!'' ''È bello comm'a che!'' Altroché se fa caldo! Piove, eccome! È bello, caspita se è bello, come puoi dubitarne!}} *'''Comm'è {{sic|bera}} 'a morte.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 241.</ref> :''Come è vera la morte!'' ::{{spiegazione|''Comm'è vera 'a morte!'' Te / Ve lo giuro, devi / dovete credermi!}} *'''Comme ‘a mettimmo nomme?'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Il commissario'', [https://books.google.it/books?id=_JveAwAAQBAJ&lpg=PA61&dq=guglielmi%20il%20commissario&hl=it&pg=PA20#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Come le mettiamo nome? Come la chiamiamo? Come la battezziamo?'' ::{{spiegazione|Come la mettiamo? Come la risolviamo? E poi che si fa? E adesso che si fa? Come se ne viene, verrà fuori? (col sottinteso che è estremamente difficile se non impossibile trovare una soluzione, venirne fuori ed è quindi mille volte preferibile evitare '''o 'mpiccio'', il guaio.)}} *'''Comme 'avuote e comme 'o ggire, sempe sissantanove è.'''<ref>Citato in Vittorio Pupillo, ''Proverbi, {{small|Riflessioni sulla saggezza del passato, per un corretto comportamento nel presente}}'', vol. I, Youcanprint Self-Publishing, TRICASE (LE), 9788891115768, [https://books.google.it/books?id=KLECAwAAQBAJ&lpg=PA205&dq=&pg=PA205#v=onepage&q&f=false p. 205]</ref> :''Come lo volti e come lo giri, sempre sessantanove è.'' ::{{spiegazione|La cosa è assolutamente evidente, incontrovertibile, immutabile. Questa è la nuda evidenza, questi sono i fatti, non c'è modo di considerarli, interpretarli altrimenti.}} *'''Comme Dio cumanna.'''<ref>Citato in Colomba Rosaria Andolfi, ''Chicchi di grano. {{small|Poesie, macchiette, teatro in versi, testi di canzoni}}'', Guida, Napoli, 2005. ISBN 88-6042-114-4, [https://books.google.it/books?id=8Nkhch3DZxMC&lpg=PA41&dq=pg=PA41#v=onepage&q&f=false p. 41]</ref> :''Come Dio comanda.'' ::{{spiegazione|A regola d'arte.}} *'''Comme mme suone tu, così t'abballo.'''<ref>Citato in ''Le muse napolitane'', Egloga IX, p. 346.</ref> :''A seconda di come suoni, così io ballo.'' ::{{spiegazione|Prestazioni e compenso devono essere commisurati.}} *'''Comme me vide, me scrive.'''<ref>Citato in Apicella, ''I ritte antiche'', p. 258.</ref> :''Come mi vedi, (così) mi scrivi.'' ::{{spiegazione|Sono così come mi vedi, non ho nulla da nascondere.}} *'''Comme te piace 'o vino cu' a neve!'''<ref>Citato in Enzo Moscato, ''L'angelico bestiario'', Ubulibri, Milano, 1991, [https://books.google.it/books?hl=it&id=Q64IAQAAMAAJ&dq=%E2%80%98o+vino+c%E2%80%99%E2%80%98a+neve&focus=searchwithinvolume&q=%E2%80%98o+vino+c%E2%80%99%E2%80%98a+neve p. 111].</ref> :''Come ti piace il vino con la neve (con il ghiacco)!'' ::{{spiegazione|(Di' la verità): questo ti fa tanto divertire, per questo te la stai spassando un mondo! ci stai provando gran gusto!}} *'''Copia cupiella.'''<ref>Citato in Colomba Rosaria Andolfi, ''Chicchi di grano. {{sic|Poesie, macchiette, teatro in versi, testi di canzoni}}'', Alfredo Guida Editore, 2005. ISBN 88-6042-114-4, [https://books.google.it/books?id=8Nkhch3DZxMC&lpg=PA109&dq=&pg=PA109#v=onepage&q&f=false p.109.]</ref> ::{{spiegazione|Scopiazzatura. ''Fà copia cupiella''. Copiare di nascosto. Scopiazzare.}} *'''Coppa coppa.'''<ref>Citato in [[Adam Ledgeway]], ''Grammatica diacronica del napoletano'', Max Niemeyer Verlag, Tubinga, 2009, [https://books.google.it/books?id=jsHJnzvJHxAC&lpg=PA79&dq=coppa%20coppa%20napoletano&hl=it&pg=PA80#v=onepage&q&f=false p. 80.] ISBN 978-3-484-52350-0</ref> :''Proprio sopra.''<ref>La traduzione è in Ledgeway, {{cfr}} ''Grammatica diacronica del napoletano'', p. 80.</ref>. *'''Coppole 'e cazzo.'''<ref>Citato in Bruno Esposito, ''Le avventure di Pāspokaz'', nota introduttiva di [[Roberto Saviano]], NonSoloParole Edizioni, Pollena Trocchia (Na), 2006<sup>1</sup>, [https://books.google.it/books?id=NIBZkE4pkuMC&lpg=PA28&dq=coppole%20'e%20cazzo&hl=it&pg=PA28#v=onepage&q&f=false p. 28]</ref> :"''Berretti di pene.''" ::{{spiegazione|Niente. ''Si nun fatiche te magne coppole 'e cazzo.'' Se non lavori, non mangi un bel niente.}} *'''{{NDR|'A}} cravatta a rabbà.''' :''La cravatta ''à rabat''. Si adoperava non annodata sul tight<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 89.</ref>.'' *'''Cresemisso'''<ref>Dall'inglese ''Christmas'', Natale. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 99.</ref>'''.'''<ref>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 99.</ref> ::{{spiegazione|Regalo natalizio.}} *'''Cricco, Crocco e Manecancino.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore'', 1867, [https://books.google.it/books?id=DVdgeO_gTcUC&dq=cricco%20crocco%20e&hl=it&pg=PA5-IA59#v=onepage&q&f=false]</ref> :''(I Signori) Martinetto, Gancio e Mano con l'uncino.'' ::{{spiegazione|La [[w:Banda Bassotti|Banda Bassotti]] napoletana. Gente, quindi, da cui stare alla larga.}} *'''Crisce santo.'''<ref>Citato in Pietro Paolo Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano'', p. 87.</ref> :''Cresci santo.'' ::{{spiegazione|Equivalente dell'italiano: Salute! Si dice ai bambini, ai ragazzi (e talvolta, scherzosamente, anche agli adulti) che starnutiscono.}} *'''Cu 'e ppacche dint'a ll'acqua.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Una bufera senza fine'', 2012. ISBN 978-1-291-07197-9, [https://books.google.it/books?id=fiDsAwAAQBAJ&lpg=PA75&dq=&pg=PA75#v=onepage&q&f=false p. 75]</ref>' :''Con le natiche nell'acqua.'' ::{{spiegazione|''Sta' cu 'e ppacche dint'a ll'acqua.'' Essere in grande miseria.}} *'''Cu n'appietto 'e core'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 80.</ref> ::{{spiegazione|(''Appietto 'e core'': Asma.) ''Cu n'appietto 'e core'', con una stretta al cuore.}} *'''Cu n'uocchio frjie 'o pesce 'e cu' 'nato guarda a gatta.'''<ref>Citato in ''A Napoli mentre bolle la pentola'', p. 54.</ref> :''Con un occhio frigge il pesce e con un altro guarda la gatta.'' ::{{spiegazione|''Cu n'uocchio friere 'o pesce e cu' n'ato guardà 'a gatta'' (o anche, in modo più sintetico: ''Friere 'o pesce e guardà 'a gatta''): con un occhio friggere il pesce (seguirne la cottura) e con un altro guardare (sorvegliare) il gatto perché non lo mangi. Eseguire un'operazione, svolgere un compito restando estremamente e costantemente vigilanti.}} *'''Cu' na mano nnanze e n'ata areto.'''<ref>Citato in ''Filumena Marturano'', in [[Eduardo De Filippo]] ''Teatro'', CDE, Milano, stampa 1985, p. 157.</ref> :''Con una mano davanti ed un'altra dietro.'' ::{{spiegazione|(Coprendosi natiche e genitali nudi con le mani: in miseria assoluta, in assoluta perdita, rimettendoci tutto, sconfitti e delusi, senza più prospettive, restando con un pugno di mosche in mano. Si veda, più in dettaglio: ''Fa zita bona''.}} *'''Cu nna fúna 'ncànna.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA97#v=onepage&q&f=false p. 97 Anteprima Google]</ref> :''Con un cappio (fune) alla gola.'' ::{{spiegazione|Fare qualcosa cu nna fúna 'ncànna: per costrizione, contro la propria volontà.}} *'''Cu 'o culo 'a fossa.'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', p. 58.</ref> :''Con il sedere nella fossa. Con il piede nella fossa.'' ''Stà cu 'o culo 'a fossa.'' (Essere prossimi alla morte). *'''Cu' 'o ttè' cu' 'o {{sic|nnè}}, cu' 'o piripisso e cu' 'o papariallà!...'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 54.</ref> ::{{spiegazione|Parole puramente onomatopeiche per denotare una persona assai brutta.}}<ref>La spiegazione è in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 54.</ref> *'''Cu u cavalle 'i San Francische.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 275.</ref> :''Con il cavallo di [[Francesco d'Assisi|San Francesco]].'' ::{{spiegazione|San Francesco, com'è ovvio, non possedeva cavalli; i piedi erano il solo mezzo di cui disponeva per viaggiare. Andare col cavallo di San Francesco significa quindi andare a piedi.}} *'''Cucchiere appatrunate.''' e '''Cucchiere d'affitte.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 120.</ref> ::{{spiegazione|''Appatrunate'', cocchieri che lavorano alle dpendenze di un proprietario, ''d'affitte'', cocchieri pubblici.}} *'''{{NDR|'A}} Cuccuvaja de<ref name=epsilon/>puorto.'''<ref>Citato in [[Antonio Petito]], ''Pulcinella creduto D.<sup>a</sup> Dorotea pezza a ll'uocchio'', Stabilimento Tipografico dei Fratelli De Angelis, Napoli, 1868, [https://books.google.it/books?id=cbhd1fbnUxoC&dq=&pg=PA11#v=onepage&q&f=false p. 11]</ref> :''La [[Civetta]] di porto.'' ::{{spiegazione|'''A Cuccuvaia 'e puorto'': una donna brutta, senza grazia, che porta male, paragonata alla scultura dell'aquila (scambiata dal popolo per una civetta) con le armi di Carlo V che sormontava la Fontana degli Incanti detta ''Funtana d' 'a cuccuvaja 'e puorto'', la Fontana della civetta di porto, fatta costruire dal viceré Don Pedro de Toledo e collocata in passato in Piazza del Porto conosciuta anche come Piazza dell'Olmo.<ref>{{cfr}} più estesamente Aurelio De Rose, ''Le Fontane di Napoli'', Newton Compton Editori, Roma, 1994, p. 52. ISBN 88-7983-644-7 </ref>}} *'''Cule mpeciate.'''<ref>Citato e spiegato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco '', p. 517.</ref> :''Sederi impeciati.'' ::{{spiegazione|Antica locuzione per dire: gli Inglesi "''perché sedendo sempre sul bordo delle navi i loro calzoni son macchiati di pece''<ref>In ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco '', p. 517.</ref>."}} *'''Cumeta.'''<ref name=patibolo/> :''Aquilone.'' ::{{spiegazione|Ma anche: [[w:|Lucanus cervus|cervo volante]]<ref name=lightlight/>.}} *'''Cummatrella.'''<ref name=patibolo/> :''Comarella.'' ::{{spiegazione|Ma anche: [[w:Mustela nivalis|donnola]], umanizzata come: "piccola donna"<ref name=lightlight/>.}} *'''Cuncià 'ncordovana.'''<ref name=toscodueseisei/> :''Conciare alla maniera cordovana''. ::{{spiegazione|Maltrattare qualcuno con maleparole o atti fisici. Si riferisce alla cordovana, pelle di capra conciata a Cordova, un tempo molto costosa.}} *'''{{NDR|'A}} Cunzèrva 'e pummaròla.'''<ref name=tomato>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 62.</ref> :''La conserva di pomodoro.'' ::{{spiegazione|Passato di pomodoro che in passato veniva esposto d'estate al sole. La lunga esposizione al sole estivo si protraeva fino a che il passato di pomodoro non si fosse ristretto al massimo e rappreso quanto bastava. Non una qualsiasi conserva di pomodoro, dunque, se: " [...] quando una punta di cucchiaio di quella rossa poltiglia si mescolava alla pasta con fagioli (non escluso un pizzico di pepe) o al ragù (che bisognava far ''pippiare'' per molte ore), allora si creavano i motivi per esaltare la Divina Provvidenza<ref>Da ''C'era una volta Napoli'', p. 62.</ref>."}} *'''Cuoncio cuoncio.'''<ref>Citato in ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 156.</ref> :''Piano piano, cautamente, garbatamente.'' *'''{{NDR|'O }} Cuónzolo''' e a Napoli '''{{NDR|'O }} Cunzuólo.'''<ref name=locagua/> ::{{spiegazione|<nowiki>'</nowiki>''O cuónzolo'': pranzo offerto dai parenti ad una famiglia colpita da un lutto come consolazione per il dolore ed il digiuno sofferti. A Napoli prendeva il nome di <nowiki>'</nowiki>''o cunzuólo'': dono di pesci offerto ai familiari all'uscire del defunto dalla casa.<ref name=cons/>}} *'''Cuopp'allesse.'''<ref>Citato in Giovanni Chianelli, ''{{sic|neapolitan}} express: pizza e cibi di strada'', testo di Giovanni Chianelli, traduzioni di Phil Taddeo, Rogiosi, 2016, [https://books.google.it/books?id=t7XfDQAAQBAJ&lpg=PA83&dq=cuopp'allesse&hl=it&pg=PA83#v=onepage&q&f=false p. 83]. ISBN 978-88-6950-194-4</ref> :''Involto di castagne lesse'' ::{{spiegazione|L'umidità delle castagne deforma e affloscia il cartoccio che in più si tinge di macchie scure: Una donna priva di grazia e di bellezza.}} *'''Curnuto e mazziato.'''<ref>Citato in Raffaele Viviani, ''Teatro IV'', a cura di Guido Davico Bonino, Antonia Lezza e Pasquale Scialò, Guida, Napoli, 1989, [https://books.google.it/books?id=4l3brCK8eskC&lpg=PA581&dq=Curnuto%20e%20mazziato.&hl=it&pg=PA581#v=onepage&q&f=false p. 581.]</ref> :''Cornuto e bastonato'' ::Il danno e, in più, anche le beffe. *'''Curto e male 'ncavato.'''<ref>Citato in [[Antonella Cilento]], ''Bestiario napoletano'', Laterza, Roma-Bari, 2015, [https://books.google.it/books?id=a3eODAAAQBAJ&lpg=PT36&dq=Curto%20e%20male%20'ncavato..&hl=it&pg=PT36#v=onepage&q=Curto%20e%20male%20'ncavato..&f=false] ISBN 9788858120323</ref> :''Basso e cattivo.'' ==D== *'''D. Luigi'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 163.</ref> :''Don Luigi'' ::{{spiegazione|Il portazecchini, il portamonete, nel gergo della malavita antica.}} *'''Da Vattro a Tile.'''<ref>Citato in ''Collezione di tutti i poemi in lingua Napoletena'', Vol. 23, [https://books.google.it/books?id=LXAtAAAAMAAJ&dq=Napoletena%2C%20Volume%2023&hl=it&pg=PA52#v=onepage&q&f=false p. 52]</ref> :''Da Battro a Tile.'' ::{{spiegazione|Antica espressione impiegata col significato di: distanza grandissima, enorme fra due punti. Nel mondo intero, ovunque nel mondo.}} *'''Dà zizza pe ghionta.'''<ref>Citato in Francesco Cerlone, ''Il barbaro pentito'', Napoli, 1784, [https://books.google.it/books?id=M_mo3BJu0BkC&dq=il%20barbaro%20pentito&hl=it&pg=RA2-PA33#v=onepage&q&f=false p. 33.]</ref> :''Dare mammella (di vacca) in aggiunta'' ::{{spiegazione|Dare sì in aggiunta, per soprammercato, ma qualcosa di assai scarso valore e quindi, in realtà, causare ulteriore danno.}} *'''Dare<ref name=Δ>In forma corrente: Da'.</ref>u lardo int'a fiura.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 167.</ref> :'' ''Da' o lardo int' 'a fiura.'' Dare il lardo nella figura.'' ::{{spiegazione|Lo si dice di venditori che danno il meno possibile. Usare parsimoniosamente.}} *'''Darse 'e pizzeche ncopp' 'a panza.'''<ref>Citato in ''ANTHROPOS IN THE WORLD'', anno XIV, nn. 9-10, 2018, [https://books.google.it/books?id=nHtyDwAAQBAJ&lpg=PA20&dq=it&pg=PA20#v=onepage&q&f=false p. 20].</ref> :''Darsi i pizzichi sulla pancia.'' ::{{spiegazione|Rassegnarsi. Sopportare con rassegnazione.<ref>La spiegazione è in ''ANTHROPOS IN THE WORLD'', 2018, p. 20.</ref>}} *'''{{NDR|Ha}} Dato 'e rrecchie a 'o conciatiane<ref>'''O tiano'': il tegame.</ref>.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 18.</ref> :''Ha dato le orecchie all'aggiustapentole.'' ::{{spiegazione|Non sente, è sordo. Si pensava forse che quest'artigiano a causa del rumore delle stoviglie o del trapano che le forava per far passare il fil di ferro fra margini da ricongiungere, spalmando poi di mastice le commessure, col tempo subisse danni all'udito.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 18.</ref>}} *'''Diasilla.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 165.</ref> :''[[w: Dies irae|(Dies irae) Dies illa]].'' ::{{spiegazione|Lamentazione lunga e monotona. Discorso noioso, solfa.}} *'''Dicette Pulecenella: pe' mmare nun c'è [[taverna]].'''<ref>Citato in Vezio Melegari, ''Manuale della barzelletta'', Mondadori, Milano, 1976, p. 35. Nel libro: «Dicete Polecenella, pe mmare non c'è taverna».</ref> {{NDR|[[wellerismi|wellerismo]]}} :''Disse Pulcinella: per mare non c'è taverna.'' ::{{spiegazione|Ogni cosa sta nel suo luogo e non puoi aspettarti che sia diversamente. Si usa anche per raccomandare di evitare i viaggi per mare, se non strettamente necessari (ma si usa anche la variante moderna "pe' ccielo e pe' mmare", per includere i viaggi in aereo).}} *'''Dicette 'o pappecio vicino 'a noce: damme 'o tiempo ca te spertoso.'''<ref>Citato in Pasquale Sabbatino, Giuseppina Scognamiglio, ''Peppino De Filippo e la comicità nel Novecento'', Edizioni scientifiche italiane, 2005.</ref> :''Disse il [[verme]] alla [[noce]]: dammi il tempo che ti buco.'' ::{{spiegazione|Con il tempo si riesce a fare qualunque cosa: perfino il ''pappecio'' (un verme) riesce a bucare il guscio della noce.}} *'''Ddie.'''<ref name=ten>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 298.</ref> :''Dio.'' ::{{spiegazione|Di incalcolabile grandezza}} *'''De gustibus non est sputacchiandum.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 295.</ref> ::{{spiegazione|Resa in chiave parodistica del latino '''''[[w:|De gustibus non est disputandum]]'''''. ([[Proverbi latini]])}}. Lo si dice con molta ironia quando non si può o si è preferibile non consigliare chi si comporta in modo strano, dissennato, oppure si sa in anticipo che il nostro avvertimento non verrebbe tenuto in nessun conto.}} *'''Diece.'''<ref name=ten/> :''Dieci.'' ::{{spiegazione|Estremamente grande, con allusione alla grandezza più assoluta: Dio. Lo si usa anche quando, per riguardo, si vuole evitare di dire ''Ddie'', con uguale significato di incalcolabile grandezza. Es.: '''Tu si' nu diece 'i fetente!'''<ref name=ten/>, anziché '''Tu si' nu Ddie 'i fetente!'''<ref name=ten/> ''Sei un grandissimo mascalzone!''; '''Tu si' nu diece 'i fesse!'''<ref name=ten/>, anziché '''Tu si' nu Ddie 'i fesse!'''<ref name=ten/>, ''Sei un fesso colossale''; '''Agge pigliate na diece 'e paura!'''<ref name=ten/>, ''Ho preso un terribile spavento.''}} *'''Dimane 'o gallo canta matina.'''<ref>Citato in Raffaele Viviani, ''Teatro'', vol. V, Guida, Napoli, 1991, [https://books.google.it/books?hl=it&id=fURdAAAAMAAJ&dq=dimane+canta+matina&focus=searchwithinvolume&q=gallo+canta p. 273]</ref> :''Domani il gallo canta mattina.'' ::{{Spiegazione|Domani la giornata sarà piena d'impegni.}} *'''Dint' 'a na vutata d'uocchie.'''<ref>Citato in [[Annibale Ruccello]], ''Ferdinando'', prefazione di [[Isa Danieli]], Alfredo Guida Editore, Napoli, 1998. ISBN 88-7188-273-3 [https://books.google.it/books?id=rd4jVbdlEvAC&lpg=PA55&dq=&pg=PA55#v=onepage&q&f=false p. 55]</ref> :''In un volgere di sguardo (Dentro una girata di occhi). '' ::{{Spiegazione|In un attimo.}} *'''Dio 'o sape e a Maronna 'o vere.'''<ref>Citato in Annibale Ruccello, ''Scritti inediti, Una commedia e dieci saggi, Con un percorso critico di Rita Picchi, Gremese, Roma, [https://books.google.it/books?id=9ukZxAUHJawC&lpg=PA75&dq=dio%20sape%20e%20a%20maronna%20o%20vere&hl=it&pg=PA55#v=onepage&q&f=false p.55]''</ref> :''Dio lo sa e la Madonna lo vede.'' ::{{spiegazione|Solo Dio e la Madonna possono sapere cosa mi è successo! Si invocano così, nello sconforto, Dio e la Madonna, come ad implorarne l'intervento, quando si attraversa un momento particolarmente difficile.}} *'''Don Andrea, 'mmiez'ê 'mbroglie s'arrecréa.'''<ref>Citato in ''[https://dettinapoletani.it/bwl-knowledge-base/don-andrea-mmieze-mbroglie-sarrecrea/ Don Andrea, 'mmiez'ê 'mbroglie s'arrecréa]'', ''dettinapoletani.it''.</ref> :''Don [[Andrea]], in mezzo agli "imbrogli" se la gode un mondo.'' ::{{spiegazione|Al tipo di Don Andrea non corrisponde certo una natura contemplativa, non una natura irenica. Al contrario, più intricate, più complicate – anche al limite della poca limpidezza, anche torbide – sono le situazioni in cui opera, più irto di ostacoli il cammino, più arduo il cimento, più forti gli attriti, più grande l'incatenamento, il trascinamento nella forza di gravità, e tanto più ci dà dentro di gusto, tanto più corruschi rifulgono i suoi specialissimi, duttilissimi, collaudatissimi, consumatissimi, sapientissimi, svariatissimi talenti, tanto più vertiginoso cresce il godimento che ne ritrae.}} *'''Don Ciccillo Caramella.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 83.</ref> ::{{spiegazione|Persona vestita con dubbia eleganza.}} *'''Don Frichine.'''<ref name=stain/> ::{{spiegazione|L'elegantone, il bellimbusto.}} *'''Don Giuvanne u tène nnanze e u va ascianne arrete.'''<ref>Citato in ''Il Frasario napoletano'', p. 304.</ref> :''Don Giovanni lo tiene davanti e lo cerca dietro.''<ref>Traduzione in ''Il Frasario napoletano'', p. 304.</ref> ::{{spiegazione|Con questa frase, che contiene un'evidente allusione maliziosa, si prende in giro chi cerca qualcosa che sta proprio sotto i sui occhi.}} *'''Don Saciccio.'''<ref>Citato in ''L'amore a dispetto'', Stamperia Flautina, Napoli, 1806, [https://books.google.it/books?id=SpS118AUIooC&dq=don%20Saciccio&hl=it&pg=PA40#v=onepage&q&f=false p. 40.]</ref> :''Don Salsiccia.'' ::{{spiegazione|Uomo che non vale nulla.}} *'''Don Simone, stampa e cumpone.'''<ref>Citato in Angelo Allegri, ''I suoi bigini per i concorsi sbaragliano i best sellers: «Il segreto è parlar chiaro»'', ''Il Giornale'', 12 giugno 2018.</ref> :''Don Simone, stampa e compone.'' ::{{spiegazione|Così viene definito con ironia chi per stupidità, arroganza, per smisurata, illimitata autostima sia convinto di poter fare tutto da solo, di non aver mai bisogno dell'aiuto o del consiglio di nessuno. Lo si può dire anche dei bugiardi, dei ciurmatori, dei faraboloni, dei millantatori.}} *'''Doppo arrubbato Santa Chiara mettette 'e porte 'e fierro.'''<ref>Citato in Mario Guaraldi ''La parlata napolitana'', Fiorentino, Napoli, 1982, [https://books.google.it/books?id=tqYdAQAAIAAJ&q=doppo+arrubbato&dq=doppo+arrubbato&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjVp_Dtg8rfAhVOw1kKHRsNA0gQ6AEINDAC p. 58]</ref> :''Dopo che la Basilica di Santa Chiara fu derubata, vennero messe le porte di ferro. (Dopo rubato Santa Chiara mise le porte di ferro).'' ::{{spiegazione|Locuzione proverbiale: prendere provvedimenti, porre rimedio quando è ormai tardi.}} :::Chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati. ([[modi di dire italiani|modo di dire italiano]]) *'''Doppo 'o lampo vène 'o truono: si' fesso e nun te n'adduóne.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 190.</ref> :''Dopo il lampo viene il tuono: sei fesso e non te ne accorgi.'' ::{{spiegazione|Giro di frasi giocoso per rimproverare, canzonandolo, chi agisce o pensa da sprovveduto: Ma ti vuoi svegliare un po' fessacchiotto che non sei altro?}} *'''Duorme, zetella, ca 'a sciorta veglia.'''<ref name=franknico/> :''Dormi, zitella, che la (sorte, fortuna) è desta.'' ::{{spiegazione|(Detto con ironia) Certo, aspetta pure senza darti pena, quello che speri si avvererà...}} *'''Durmì c' 'a zizza mmócca.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', p. 528.</ref> :''Dormire con la mammella in bocca (poppando beatamente).'' ::Essere molto ingenui, non rendersi conto di nulla. ==E== *'''È a luongo 'o fatto!'''<ref>In Viviani, [[Teatro]], III, p. 60.</ref> :''Il fatto, la faccenda va per le lunghe!''<ref>Traduzione in Viviani, [[Teatro]], III, p. 60. </ref> *'''È asciuto lo<ref name=Ω/>sole a mezanotte.'''<ref>Citato in Marulli e Livigni, p. 13.</ref> :'' ''È asciuto 'o sole a mezanotte'' È sorto (uscito, spuntato) il sole a mezzanotte.'' ::{{spiegazione|In una situazione disperata è capitata un'improvvisa fortuna, si è presentata un'insperata soluzione.}} *'''È asciuto pazzo 'o patrone.'''<ref>Citato in ''Dizionario completo della Canzone Italiana'', a cura di Enrico Deregibus, Giunti, 2010, [https://books.google.it/books?id=QBko1XW9KOUC&lpg=PA75&dq=pazz'%20'o%20patrone.&hl=it&pg=PA75#v=onepage&q&f=false p. 75] ISBN 9788809756250</ref> :''È impazzito il padrone.'' ::{{spiegazione|Si dice di chi, specie se avaro, diventa improvvisamente ed esageratamente generoso con tutti.}} *''''E bane.'''<ref name=codex/> :''Nella parlesia: i soldi.''<ref name=spikkesia /> *'''E bravo 'o fesso!'''<ref>Citato in Salvatore Cinciabella, ''Siamo uomini e caporali. Psicologia della disobbedienza'', prefazione di Philip Zambardo, nota introduttiva di Liliana De Curtis, FrancoAngeli, Milano, [https://books.google.it/books?id=rVZtAwAAQBAJ&lpg=PA144&dq=e%20bravo%20o%20fesso&hl=it&pg=PA144#v=onepage&q&f=false]</ref> ::''E bravo il [[stupidità|fesso]]!'' ::{{spiegazione|Si dice a chi pontifica enunciando le più [[w:verità lapalissiane|lapalissiane]] ovvietà o sfoggia con grande vanto abilità alla portata di tutti.}} *'''E buono.'''<ref name=altarbeiter>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 60.</ref> :''Non ostante. Es: Viecchie e buono fatica ancora comm'a nu ciuccio. Anziano com'è, nonostante sia anziano, lavora ancora duro.'' *''''E cane dicenno.'''<ref>Citato in [[Annibale Ruccello]], ''Ferdinando'', presentazione di [[Isa Danieli]], Alfredo Guida Editore, Napoli, 1998, [https://books.google.it/books?id=rd4jVbdlEvAC&lpg=PP1&dq=Ruccello&hl=it&pg=PA13#v=onepage&q&f=false p. 13]</ref> :''Dicendolo per i cani.'' ::{{spiegazione|(Dicendolo (valga) per i cani, mai per gli uomini.) Formula di scongiuro: Che ciò non accada, non sia mai! Dio ne scampi!}} *''''E ccaramelle 'e vrito.'''<ref name=tomato/> :''Le caramelle di vetro.'' ::{{spiegazione|Caramelle quadrate di colore giallo scuro, traslucide, ricavate dallo zucchero liquefatto. La poltiglia ottenuta era versata liquida su un marmo unto d'olio. Una volta rappresasi era tagliata a piccoli quadrati.}} *''''E cazze ca abballano 'ncapa.'''<ref>Citato in Carlo Giarletta, ''Anime partenopee'', [https://books.google.it/books?id=bIwxDwAAQBAJ&lpg=PA32&dq=&pg=PA32#v=onepage&q&f=false] p. 32.</ref> :''I peni che ballano in testa.'' ::{{spiegazione|Grandissime preoccupazioni. ''Tené 'e cazze ca abballano 'ncapa'': essere assillati da grandissime preoccupazioni; l'opposto speculare di chi ''tene 'a capa fresca''.}} *'''È cchiù 'a spesa ch'a 'mpresa.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 245.</ref> :''È più la spesa che l'impresa.'' ::{{spiegazione|Non ne vale la pena. Il risultato non giustifica i costi e l'impegno.}} *'''‘E ccumparze ‘e ll'Aida.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario Napoletano'', p. 114.</ref> :''Le comparse dell'Aida.'' ::{{spiegazione|Persone esitanti, indecise, titubanti.}} *'''È fernuta a brenna.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 27.</ref> :''È finita a crusca.'' ::{{spiegazione|È un fiasco completo, un totale flop. Lo so dice di progetti intrapresi con grande speranza di successo e di vantaggi che, contro ogni aspettativa, falliscono. L'espressione trae origine dall'uso borbonico di far caricare per le esercitazioni i cannoni a crusca invece che a polvere da sparo.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 27.</ref>}} *'''È fernuta 'a zezzenella.'''<ref>Citato in Ottorino Gurgo, ''Lazzari: una storia napoletana'', Guida, Napoli, 2005, [https://books.google.it/books?id=zH1BRrkAjw0C&lpg=PA172&dq=%C3%A8%20fernuta%20a%20zezzenella&hl=it&pg=PA172#v=onepage&q=%C3%A8%20fernuta%20a%20zezzenella&f=false p. 172] ISBN 88-7188-857-X</ref> :È finita (non ha più latte) la (piccola) [[seno|mammella]]. ::{{spiegazione|È finito il tempo delle vacche grasse. La pacchia è finita.}} *''''E ffodere cumbattono e 'e sciabbule stanno appese.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 143.</ref> :''I foderi combattono e le [[spada|sciabole]] restano appese.'' ::{{spiegazione|Chi dovrebbe eseguire un compito resta inattivo e chi non ha quest'obbligo è costretto a farsene carico.}} *'''È gghiuta 'a cart 'e musica 'mmane 'e barbiere.'''<ref name=barber>Citato in ''L'arte della fuga in ''tempo'' di guerra'', p. 26.</ref> :''È andato a finire lo spartito in mano ai barbieri.'' ::{{spiegazione|Si dice quando accade che qualcosa di importante finisca nelle mani di un incompetente.}} *''''E lente 'e Cavour.'''<ref name=nose/> :''Gli occhiali di [[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]].'' ::{{spiegazione|Le manette nel gergo della malavita.}} *'''È ll'aria c' 'o mena.'''<ref>Citato in [[Salvatore Di Giacomo]], ''Poesie'', a cura di Davide Monda, BUR Rizzoli, Milano, [https://books.google.it/books?id=aYxaAQAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Salvatore%20Di%20Giacomo&hl=it&pg=PT367#v=onepage&q&f=false 367]</ref> :''È l'aria che lo porta.''' ::{{spiegazione|È nell'aria, si sente nell'aria, si avverte.}} *'''È ‘na mola fraceta.'''<ref>Citato in Patrizia Mintz, ''Il custode degli arcani'', PIEMME, Milano, 2011,[https://books.google.it/books?id=atzMIJQDhHMC&lpg=PA286&dq=%C3%88%20'na%20mola%20fraceta.&hl=it&pg=PA286#v=onepage&q&f=false p. 286]</ref> :''È una mola fradicia.'' ::{{spiegazione|È uno scansafatiche.}} *'''È na varca scassata.'''<ref>Citato in ''Lo Trovatore, Giornale del popolo'', 1871, [https://books.google.it/books?id=QhcwAAAAYAAJ&dq=%C3%A8%20na%20varca%20scassata&hl=it&pg=PA102-IA5#v=onepage&q&f=false]</ref> :''È una barca rotta.'' ::{{spiegazione|È un progetto, una realtà disastrosa. Fa acqua da tutte le parti.}} *'''È na zarzuela.'''<ref>Citato in Renato De Falco, ''Alfabeto napoletano'', [https://books.google.it/books?id=FKYdAQAAIAAJ&q=%C3%A8+%27na+zarzuela&dq=%C3%A8+%27na+zarzuela&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwics_SXuN3lAhXRsKQKHVDOB64Q6AEIKDAA p. 516].</ref> :''È una zarzuela.'' ::{{spiegazione|"[...] cosa di poco conto, priva di mordente, piena solo (per dirla con [[William Shakespeare|Shakespeare]]) "di rumore e di vento" e che non significa nulla."<ref>La spiegazione, di Renato De Falco, è in ''Alfabeto napoletano'', p. 516.</ref>}} *'''È notte u fatte.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 334</ref> ::{{spiegazione|("È notte il fatto") È una situazione terribile ed è estremamente difficile venir fuori.}} *'''È nu cacasicco.'''<ref>Citato in Giuseppe Giacco, ''Cultura classica e mondo subalterno nei Peducoli di Gennaro Aspreno Rocco'', testo integrale in latino e traduzione in vernacolo afragolese, Edizione Istituto di Studi Atellani, 1985, [https://books.google.it/books?id=WEBC99ouJRIC&lpg=PT8&dq&pg=PT52#v=onepage&q&f=false p. 52].</ref> :''È un "evacua-scarso".'' ::{{spiegazione|È avaro, spilorcio fino all'inverosimile, così tanto che ha fama di essere tiratissimo fin nel rilascio delle sue stesse deiezioni, pur di non cedere nulla che gli appartenga.}} *''''E piere 'e Pilato.'''<ref>Citato in '''E scugnizze'', p. 21.</ref> :''Ai piedi di [[Ponzio Pilato|Pilato]].'' ::{{spiegazione|''Stà 'e piere 'e Pilato.'' Essere in grande privazione, afflizione, in estrema miseria.}} *'''‘E pizzeche ncopp’’a panza.'''<ref name=fishetiello/> :''I pizzichi sulla pancia.'' ::{{spiegazione|''Darse 'e pizzeche 'ncopp' 'a panza'': Darsi i pizzichi sulla pancia: rassegnarsi, sopportare con rassegnazione. "[...] ''nun ce steva niente 'a mangià e io stevo allerta pe scummessa, e me devo ‘e pizzeche ncopp’’a panza'' [...]<ref>In Guglielmi, ''Ceceniello'', p. 23.</ref>. "[...] non c'era niente da mangiare e a stento mi reggevo in piedi e mi davo i pizzichi sulla pancia (sopportavo rassegnato) [...]"<ref>In Guglielmi, ''Ceceniello'', p. 23.</ref>.}} *'''‘E ppérete ‘nnànt'â bànda.'''<ref>Citato in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 61.</ref> :''I peti innanzi alla banda.'' ::{{spiegazione|I peti del capobanda mentre cammina in testa alla formazione che avanza suonando fragorosamente. Azioni o iniziative inutili, inconsistenti, inconcludenti. ''Fa' 'e pperete 'nnant'â banda'': agire a vuoto, ma anche: darsi grandi arie di sapiente, senza averne i requisiti; comportarsi fastidiosamente da saccente.}} *'''‘E ranavuóttole ‘int’â panza.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 283.</ref> :''I [[rospo|rospi]] nella pancia.'' ::{{spiegazione|''Tené 'e ranavuottole int' â panza'': avere i [[w:borborigmo|borborigmi]].}} *'''È rimasto scupiérto a ramma.'''<ref name=copper>Citato in Altamura e Giuliani, '''Proverbi napoletani'', p. 161.</ref> :''È rimasto scoperto a rame.'' ::{{spiegazione|È stato smascherato, si è scoperto che è un imbroglione. (È venuto allo scoperto il rame che stava sotto la patina che lo dorava per falsificarlo.}} *'''È robba d' 'o zi Peppe!'''<ref>Citato in [[Alberto Consiglio]], ''La camorra a Napoli'', a cura di Luigi Musella, Alfredo Guida Editore, Napoli, 2005, [https://books.google.it/books?id=B1U47jkA8q8C&lpg=it&pg=PA106#v=onepage&q&f=false p. 106]. ISBN 88-7188-917-7</ref> oppure: '''Facite passà, è rrobba 'e don Peppe.'''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 627.</ref> :''È roba dello zio Peppe (Garibaldi)! oppure: Fate passare, è roba di don Peppe (Garibaldi)''. ::{{spiegazione|Sorta di parola d'ordine con cui i camorristi riuscivano a far entrare a Napoli qualsiasi cosa in totale franchigia, eludendo con questa formula ogni controllo. Il riferimento a Garibaldi è connesso alla decisione adottata del ministro dell'interno [[Liborio Romano]] poco prima dell'entrata di Garibaldi a Napoli il 7 settembre 1860, di affidare il mantenimento dell'ordine pubblico al capo della camorra Tore 'e Crescienzo ed ai camorristi suoi affiliati, integrandoli nei ranghi della Guardia cittadina. La già costituita Guardia di Pubblica Sicurezza fu successivamente abolita dal Ministro dell'interno e Prefetto di Polizia del Governo provvisorio [[Silvio Spaventa]] che mise in atto energiche misure repressive nei confronti della camorra.<ref>{{cfr}} ''La camorra a Napoli'', p. 106.</ref>}} *''''E sbreglie p<nowiki>'</nowiki>'o saccone<ref>'''O saccone'': il pagliericcio.</ref>.'''<ref name =mouchoir/> :''Le foglie secche di mais (la pula) per il materasso (il pagliericcio).'' ::{{spiegazione|'''E sbreglie'' (chiamate anche ''sgòglie'') costituivano l'imbottitura dei materassi di chi non poteva permettersi la lana. Chi era tanto povero da non poter acquistare neppure le ''sbreglie'' riempiva i materassi con foglie secche di castagno raccolte in autunno personalmente in montagna<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 55.</ref>}} *''''E sciure 'e fiche.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 131.</ref> :''I fiori di fichi.'' ::{{spiegazione|I fichi primaticci, grossi e carnosi. La loro comparsa coincideva con la festa dei Santi Pietro e Paolo. Sembra che per anticiparne la maturazione si iniettasse nel frutto ancora piccolo e acerbo qualche goccia di olio.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 131.</ref>}} *'''È {{sic|sparate}} u cannone!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 341.</ref> :''È sparato il cannone!''<ref>Così tradotto in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 341.</ref>''È mezzogiorno.''<ref>In passato si usava dare il segnale di questa ora sparando con un colpo di cannone dall'altura di S. Martino. Apicella racconta un aneddoto riferito a questo modo di dire: Uno [[w:|scugnizzo]] chiese l'ora ad un passante, questi, volendo prenderlo in giro rispose: ''Guagliò, è mieziuorne manche nu cazze!'' Ragazzo, è mezzogiorno meno un c.....avolo!, intendendo dire scherzosamente che mancava un quarto d'ora a mezzogiorno. Quasi immediatamente da S. Martino risuonò il colpo di cannone e lo scugnizzo replicò ancor più maliziosamente: ''Signò, tiene nu cazzo arrete!'' Signore, hai un c.....avolo dietro!, cioè... il tuo orologio va indietro di un quarto d'ora.{{cfr}} Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 341.</ref> *'''È stato pigliato cu 'o llardo ncuollo'''<ref>Citato in Eduardo Estatico e Gerardo Gagliardi, ''La cucina napoletana'', Newton Compton Editori, Roma, 2015. [https://books.google.it/books?id=61KnCgAAQBAJ&lpg=PT124&dq=nun%20c'%C3%A8%20perdenza&hl=it&pg=PT148#v=onepage&q=llardo&f=false]. ISBN 978-88-541-8756-6</ref> :''È stato preso con il lardo addosso.'' ::{{spiegazione|È stato colto in flagrante con la refurtiva.}} *''''E stramacchio.'''<ref>Citato in Massimiliano Canzanella, ''8 Cunte s-pare'', Streetlib, [https://books.google.it/books?id=aAJbDAAAQBAJ&lpg=PP1&dq=massimiliano%20canzanella&hl=it&pg=PT18#v=onepage&q&f=false]</ref> ::{{spiegazione|Di nascosto, in segreto, clandestinamente, occultamente, alla chetichella.}} *''''E tennose.'''<ref name=codex/> :''Nella parlesia''<ref name=spikkesia/>'': il seno.'' *'''E tiritittittì!'''<ref>Citato in ''Mannaggia Bubba'', p. 28.</ref> variante: '''E tiritittittì, tirame 'na vranca 'e pile e ogne diece ne faie 'na nucchetella!'''<ref>Raccolto in area vesuviana dallo studioso Salvatore Argenziano, citato in ''Mannaggia Bubba'', p. 29.</ref> :''E tiritittittì! ''variante'': E tiritittittì, tirami una manciata di peli e di ogni dieci ne fai un fiocchetto!'' ::{{spiegazione|Non me ne importa un fico secco! Me ne infischio perdutamente!}} *''''E toche toche.'''<ref>Citato in Luciano De Crescenzo, ''Tale e quale, {{small|Con un capitolo inedito}}'', Mondadori, [https://books.google.it/books?id=Rtg2CcWsHLkC&lpg=PT4&dq=toche%20toche&hl=it&pg=PT4#v=onepage&q&f=false p. 4]</ref> :''Nella parlesia''<ref name=spikkesia/>'': le prosperose mammelle di un florido seno.'' *'''È trasuto 'e sicco e s'è avutato 'e chiatto.'''<ref name=slimfat>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 155.</ref> :''È entrato "di secco" (umilmente) e si è girato "di grasso." (con superbia)''. ::{{spiegazione|È entrato timidamente ed ora vuole spadroneggiare.}} *'''È venuto 'o Pat'abbate 'e ll'acqua.'''<ref name=slimfat/> :''È venuto (giù) il Padre Abbate dell'[[pioggia|acqua]].'' ::{{spiegazione|Si è rovesciato un terribile acquazzone.}} *'''È zumpata 'a vacca 'ncuollo 'o vuoio<ref>Vojo: bue. {{cfr}} Pietro Paolo Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 384.</ref>.'''<ref>Citato in Patrizia Mintz, ''Veritas'', [https://books.google.it/books?id=mialvSCnCysC&lpg=PA1&dq=Patrizia%20Mintz&hl=it&pg=PT69#v=onepage&q&f=false p. 69].</ref> :''È saltata la vacca addosso al bue'' ::{{spiegazione|Si è capovolto il mondo, va tutto irreparabilmente alla rovescia.}} *'''Ecce<ref>Tradotto da Apicella con l'onomatopeico: Eccì (rumore di uno starnuto).</ref>, stutate sunt lampioncelle!''' <ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 314.</ref> :''Si sono spenti i lampioncini!'' ::{{spiegazione|[[w:|Latino maccheronico]] per dire che un'azione ha avuto termine o che una situazione è irrimediabilmente compromessa.<ref>Per quest'ultima interpretazione {{cfr}} Zazzera, ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 230.</ref>}} *'''Essere a banca d'u turrunaro.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 441.</ref> :''Essere il banco del venditore ambulante di torroni.'' ::{{spiegazione|I venditori di torrone sono i primi ad allestire, in occasione delle feste popolari, i banchi di vendita e gli ultimi ad andar via per esaurire la merce. La locuzione è riferita agli scrocconi che si presentano senza invito tutte le feste in cui si offre l'opportunità di banchettare lautamente. ''Essere 'a banca d' 'o turrunaro'': imbucarsi a tutte le feste e congedarsi per ultimi quando non resta più nulla da scroccare.}} *'''Essere bona 'int'all'arma d'a 'a mamma.'''<ref name=tonnerre>Citato in ''La donna nei detti napoletani'', p. 46.</ref> :''Essere formosa, procace fin dalle viscere (dall'anima) della mamma.'' *'''Essere cchiù luongo d' 'a misericordia 'e Dio.'''<ref name=erbarme>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 152.</ref> :''Essere più lungo (alto) della misericordia di Dio.'' ::{{Spiegazione|Essere di statura altissima.}} *'''Èssere cuòrpo 'e veretàte.'''<ref>Citato in Partenio Tosco, pp. 265-6.</ref> :''Essere corpo di verità''. ::{{spiegazione|Essere bugiardi, quindi esternare bugie e tenere in corpo le verità.}} *'''Essere figlio 'e 'na cooperativa 'e pate.'''<ref name=mèrevolage>Citato in Antonio Altamura, ''Il dialetto napoletano'', Fausto Fiorentino, Napoli, 1961, p. 84, [https://books.google.it/books?hl=it&id=h1cRAQAAIAAJ&dq=mpren%C3%A0%27+%27e+feneste&focus=searchwithinvolume&q=mpren%C3%A0%27+].</ref> :''Essere figlio di una cooperativa di padri.'' *'''Èssere gràsso 'e sùvaro.'''<ref name=toscodueseicinque>Citato in Partenio Tosco, p. 265.</ref> :''Essere grasso di sughero''. ::{{spiegazione|Detto di notizie propagandate come accattivanti e nuove, ma che si rivelano nulla di entusiasmante.}} *'''Essere miedeco 'e carrozza.'''<ref name=Aesculapius>Citato in ''Studi etno-antropologici e sociologici'', vol. XII-XIII, Atena, Napoli, 1984, p. 12, [https://books.google.it/books?id=CYkiAQAAMAAJ&q=miedeco+%27e+carrozza&dq=miedeco+%27e+carrozza&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwia3snP5IfdAhUlMuwKHdYpAm8Q6AEIJzAA]</ref> :''Essere [[medico]] di carrozza.'' ::{{Spiegazione|Essere medico di successo, ricco, ma anche: veniale, privo di scrupoli, esoso, interessato unicamente al guadagno.}} *'''Essere 'na capafemmena'''<ref name=tonnerre/> :''Essere una donna superlativamente bella.'' *'''Essere 'na Die 'e femmena, 'na femmena ' truono, na femmena ca fa fermà 'e rilorge, ecc...'''<ref name=tonnerre /> :''Essere una "Dio di donna" (dalle forme molto vistose), una donna di tuono, una donna che fa fermare gli orologi, ecc...'' *'''Essere 'nu gulìo {{sic|l}}'ommo'''<ref>Refuso: in realtà ''d'ommo'', di uomo.</ref>'''.'''<ref name=erbarme /> :''Essere un desiderio, una "voglia" d'uomo.'' ::{{spiegazione|''Essere nu ''gulìo'' d'ommo.'' Essere un uomo insignificante, velleitario, mancato.}} *'''Èsse nu mmoccafave.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 365.</ref> :''Essere un imboccafave, un mangia-fave.'' ::{{spiegazione|''È nu mmoccafave.'': riferito a chi crede ingenuamente a tutto quel che gli si dice; detto di chi, senza un reale motivo, resta sbalordito di tutto ciò che vede, oppure di chi ha sempre dipinta sul volto un'espressione incantata, assente, come se guardasse nel vuoto.}} *'''Èssere 'o soccùrzo 'e Pisa.'''<ref name=toscodueseisei>Citato in Partenio Tosco, p. 266.</ref> :''Essere il soccorso di Pisa''. ::{{spiegazione|Essere una persona a cui è stato chiesto aiuto, ma che si presenta come disponibile solo dopo molto tempo dal fatto. Riprende un avvenimento della Repubblica di Pisa.}} *'''Èssere tenàglia franzèse.'''<ref name=toscodueseicinque/> :''Essere tenaglia francese''. ::{{spiegazione|Essere molto avari, prendere e non dare.}} *'''Essere vajassa a re de Franza.'''<ref>Citato in Alessia Mignone, ''Francesismi nel dialetto napoletano'', a cura di Marcello Marinucci, Università degli Studi di Trieste, 2005, [https://www.openstarts.units.it/bitstream/10077/5148/1/Francesismi_dialetto_napoletano.pdf p. 28, § 34]. ISBN 978-88-8003-336-0</ref> :''Essere serva del re di Francia.'' ::{{spiegazione|''Sî vajassa a re de Franza'' o ''Sî 'na vajassa d' 'o rre de Franza'': sei serva del re di Francia, o, sei una serva del re di Francia: titolo tutt'altro che onorifico con cui una donna viene offesa in modo grave qualificandola come prostituta e, per di più, colpita dal cosiddetto [[sifilide|mal francese]].}} ==F== *'''Fa a messa pezzuta.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 175.</ref> :''Fare la messa elemosinata.'' ::{{spiegazione|Messa pezzuta era la messa celebrata con la raccolta di elemosine fatta da giovani scalze, per la celebrazione di una messa votiva. ''Fa' 'a messa pezzuta'': affaccendarsi, rivolgendo a destra e a manca richieste insistenti, per ottenere qualcosa.}} *'''{{sic|Fa}} a passa' cu' 'e fucetole.'''<ref name=pekfig>Citato in ''Del parlar napoletano'', p. 33.</ref> :''Letteralmente: fare a passare, "superare" con i beccafichi.'' ::{{spiegazione|Essere magro, magra come un beccafico.}} *'''Fa' 'a passiata d' 'o rraù.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 158.</ref> :''Fare la passeggiata del ragù.'' ::{{spiegazione|Il ragù era un piatto tradizionale dei giorni festivi, fare la passeggiata del ragù significa fare la passeggiata domenicale.}} *'''Fa' 'a seccia.'''<ref>Citato in [[Francesco Silvestri]], ''Teatro. Una rosa, due anime, tre angeli, quattro streghe'', Gremese, Roma, 2000<sup>1</sup>[https://books.google.it/books?id=SATDP9aY2mEC&lpg=PA110&dq=fa'%20%20'a%20seccia&hl=it&pg=PA110#v=onepage&q&f=false p. 110.] ISBN 88-7742-450-8</ref> :''Fare la [[seppia]].'' ::{{spiegazione|Gettare il malocchio.<ref>Anticamente ''Fare lo seccia'' significava: Farla da spavaldo. Su questo ed altri significati {{cfr}} D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 342.</ref>}} *'''{{sic|Fa}} 'a visita d' 'o miedeco.''' <ref name=Aesculapius /> :''Fare la visita del medico.'' ::{{Spiegazione|Fare una visita brevissima.}} *'''Fà 'a vìsita 'e sant'Elisabetta.''' :''Fare la [[visita]] di [[Elisabetta (madre del Battista)|sant'Elisabetta]].'' ::{{spiegazione|Fare una visita interminabile.<ref name=Am79/>}} *'''{{sic|Fa}} acqua {{sic|a'}} pippa.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 157.</ref> :''Fa acqua la [[pipa]] (manca il tabacco).'' ::{{spiegazione|Va male, sono al verde.}} *'''Fa 'aucellone.'''<ref>Citato in Usi e costumi dei camorristi, p. 216.</ref> :''Fare l'uccellone.'' ::{{spiegazione|Persona che fa valere le proprie ragioni sbraitando. Chi, senza discrezione, dice ad alta voce alta cose che sarebbe meglio tenere segrete. Es: ''Statte zitto. Nun fà 'aucellone!''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 216.</ref> Sta' zitto. Non sbraitare, non berciare in questo modo! In Andreoli, col significato di: ''Uomo lungo e melenso.''<ref>Cfr. Andreoli, Vocabolario, p. 47.</ref>}} *'''Fà' cannulicchie.'''<ref>Citato in Antonio Altamura, Francesco D'Ascoli, ''Lessico italiano-napoletano'', [https://books.google.it/books?id=8nUIAQAAIAAJ&q=Fa%27+cannulicchie.&dq=Fa%27+cannulicchie.&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwidxJvbo7XdAhXB2SwKHe0HBdsQ6AEILzAB], Regina, Napoli, 1970, p. 111.</ref> :''Fare [[w:Solen marginatus|cannolicchi]].'' ::{{spiegazione|Fantasticare, costruire castelli in aria.}} *'''Fa' canta' 'e sùrece 'int'ô tiano.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. .53</ref> :''Far cantare i [[Topo|topi]] nella pentola.'' ::{{spiegazione|Avere la straordinaria capacità, l'abilità di ottenere, realizzare quello che si desidera.}} *'''Fa' 'e cose cu {{sic|e}} stentine 'mbraccio.'''<ref name=festina>Citato in Patrizia Rotondo Binacchi, ''A Napoli mentre bolle la pentola.'', [https://books.google.it/books?id=SAMMNZ0rPTEC&lpg=PA109&dq=fa%20'%20cosa%20juorno&hl=it&pg=PA109#v=onepage&q&f=false p. 109]</ref> :''Fare le cose con gli intestini sulle braccia.''<ref>La traduzione è di Patrizia Rotondo Binacchi.</ref> ::{{spiegazione|Far le cose controvoglia.}}<ref>L'interpretazione è di Patrizia Rotondo Binacchi.</ref> *'''Fa' {{sic|e}} 'nu pilo 'na trave.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 162.</ref> :''Fare di un pelo una trave.'' ::{{spiegazione|Fare di un piccolo fastidio una tragedia, ingigantire un'inezia.}} *'''{{sic|Fa}} fesso 'o stommaco.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, '''{{sic|'a}} Cummedia 'e Farfariello'', ''{{small|parodia dell'inferno dantesco in dialetto napoletano}}'', [https://books.google.it/books?id=k7PdAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=antonino%20guglielmi&hl=it&pg=PA181#v=onepage&q&f=false p. 181].</ref> :''Far fesso, ingannare lo stomaco.'' ::{{spiegazione|Mangiare qualcosa giusto per attenuare, placare un po' la fame.}} *'''Fa fetecchia<ref>Domenico Rugerio-Greco, ''Nuovo vocabolario domestico-italiano, {{small|mnemosino o rimemorativo per avere in pronto e ricercare i termini dimenticati o ignorati}}'', [https://books.google.it/books?id=I3-AMIy0dtYC&dq=&pg=PA204#v=onepage&q&f=false p. 204]</ref>.'''<ref>Citato in ''Lo matremmonejo pe' mennetta. {{small|Commeddeja redicola pe museca de Tommaso Mariani}}'', Napoli, [https://books.google.it/books?id=SGwhJwfA-EEC&dq=&pg=PA39#v=onepage&q&f=false p. 39.]</ref> ::{{spiegazione|Fallisce, fa cilecca, manca il suo obiettivo.}} *'''Fa' l'arte d<nowiki>'</nowiki>'o funaro.'''<ref name=Seite>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 36.</ref> oppure '''Fa' comm<nowiki>'</nowiki>'o funaro.'''<ref name=Seite/> :''Fare l'arte del funaio. Fare come il funaio.'' ::{{spiegazione|Il funaio o funaiolo avvolgeva con le mani la canapa indietreggiando man mano che sotto le sue mani la fune prendeva forma. Far l'arte del funaio significa percorrere a ritroso la strada che porta al successo, regredire anziché progredire.}} *'''Fà l'àsteco arreto a 'e rine.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 133.</ref> :''Fare il solaio dietro i reni.'' ::{{spiegazione|Bastonare pesantemente uno sventurato sulla schiena e sulle spalle. Un tempo i solai venivano fabbricati in lapillo bianco: ammassato sul piano superiore delle abitazioni, veniva battuto, con un lavoro che univa forza e pazienza, per giorni interi con la ''mazzola'' (mazzuolo, mazzapicchio) allo scopo amalgamarlo, consolidarlo e renderlo compatto ed impermeabile.<ref>{{cfr}} più estesamente, ''C'era una volta Napoli'', p. 133.</ref>}} *'''Fa le<ref name=epsilon/>cofecchie<ref>Cofecchia: Cosa ed azione non onesta, Leggerezza, Incostanza. La definizione è in D'Ambra,''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 132.</ref>.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 132. </ref>'''Fa cofecchie.'''<ref>[[Torquato Tasso]] e [[Gabriele Fasano]], ''Lo Tasso Napoletano, {{small|zoè, La Gierosalemme libberata de lo Sio Torquato Tasso, votata a llengua nosta da Grabiele Fasano Desta Cetate: e dda lo stisso appresentata a la llostrissema nobelta nnapoletana}}, vol. I'', a la Stamparia de Iacovo Raillardo, Napoli, 1689, [https://books.google.it/books?id=bKJDAAAAcAAJ&lpg=PA21&ots=mZT7sUvwIT&dq=&pg=PA21#v=onepage&q&f=false].</ref> ::{{spiegazione|''Fà 'e cofecchie'': Agire copertamente con intenzioni non limpide, confabulare, raggirare, essere infedeli in amore. / Aggiramenti e girandole di parole con inganno{{sic|.}} far cofecchie, ''cioè'', portarla a lungo con parole e scuse ingannevoli.<ref>Questa definizione è in ''Lo Tasso Napoletano'', nota ''f'', p. 21.</ref>}} *'''Fa' ll'arte d' 'o sole.'''<ref>Citato in Raffaele Cossentino, ''{{sic|la}} Canzone napoletana dalle origini ai nostri giorni, {{small|Storia e protagonisti}}'', prefazione di Marcello D'Orta, Rogiosi Editore, [https://books.google.it/books?id=kcqSCwAAQBAJ&lpg=PT217&dq=&pg=PT217#v=onepage&q&f=false p. 217].</ref> :''Fare l'arte del sole.'' ::{{spiegazione|Il sole, così radiosamente alto nel cielo, così remotamente lontano dalle tribolazioni umane, il cui solo impegno è splendere e contemplare sempre sereno e imperturbato la creazione in tutta la sua bellezza, senza che mai giunga a lui neppure un'eco della fatica, dell'affanno del vivere, senza doversi mai dare pensiero di nulla. Allo stesso modo fare l'arte del sole vuol dire trascorrere l'intera vita in piacevole ozio, mai offuscati, affrancati per sempre dal peso di gravami, intralci, difficoltà; in piena beatitudine, solo dediti al lieto e spensierato godimento dei piaceri.}} *'''Fa ll'arte de Francalasso<ref>Oppure: di Michelasso. Francalasso: epicureo, scioperato, gaudente.</ref>; magna, bbeve, e se sta a spasso.'''<ref>Citato in D'ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 186.</ref> ::''Fa il mestiere di Francalasso: mangia, beve e sta a spasso.'' *'''Fa ll'arte 'e Micalasse.'''<ref>Citato in ''Ncopp' 'o marciappiede'', p. 40.</ref> :''Fa l'arte di Michelaccio.'' ::{{spiegazione|''Ll'arte 'e Micalasse'' o ''Micalasso'': passare il giorno oziando, essere uno scansafatiche.}} *'''Fà magnà 'o limone.'''<ref name=sour>Citato in ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', [https://books.google.it/books?id=KYSUBgAAQBAJ&lpg=PP1&hl=it&pg=PA6#v=onepage&q&f=false p. 6.]</ref> :''Fare mangiare il [[limone]].'' ::{{spiegazione|Far rodere dalla rabbia.}} *'''Fa' na chiàveca.'''<ref>Citato in [[Renato De Falco]], ''Alfabeto napoletano'', vol II, [https://books.google.it/books?id=Uzgct1gWZH0C&q=fa%27+na+chiaveca&dq=fa%27+na+chiaveca&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiqhfuQks7mAhVNqaQKHdydAeQ4ChDoAQgnMAA p. 30].</ref> :''Fare una chiavica, una fogna.'' ::{{spiegazione|''Fa' na chiaveca'': imbruttire, rovinare qualcosa. ''Fa' na chiaveca a uno'': rimproverare qualcuno con energica, estrema asprezza, umiliandolo, intimidendolo al punto di stroncarne qualsiasi volontà e capacità di replica.}} *'''Fa' 'na cosa 'e juorno.'''<ref name=festina/> :''Fai una cosa "di giorno".'' ::{{spiegazione|Fai veloce, senza perdere troppo tempo. Sbrigati.}} *'''{{sic|Fa}} na croce nera.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1861, p. 100.</ref> :''Fare una croce nera.'' ::{{spiegazione|Prendere definitivamente le distanze, cessare, chiudere radicalmente e per sempre ogni rapporto con una persona o una situazione.}} *'''Fà na putecarella<ref>''Putecarella'' da ''pétite querelle'', piccola lite, lite di poco conto. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 47.</ref>.'''<ref>Citato in [[Antonio Petito]], ''No Sansone a posticcio co Pulecenella mbrogliato fra forza e senza forza'', Stabilimento Tipografico dei fratelli De Angelis, Napoli, 1867, [https://books.google.it/books?id=g7KZAHxOSN4C&dq=&pg=PA24#v=onepage&q&f=false p. 24] </ref> ::{{spiegazione|Entrare in lite, polemizzare, battere e ribattere in modo insistente con argomenti futili, speciosi, inconsistenti.}} *'''Fà nu sizia-sizia.'''<ref>Citato in AA. VV. ''Proverbi & modi di dire. Campania'', [https://books.google.it/books?id=1yVgvr16rX0C&lpg=PA79&dq=nu%20sizia%20sizia&hl=it&pg=PA79 p. 218], Simonelli, Milano, 2006. ISBN 8876471030</ref> :''[[lamento|Lagnarsi]], essere petulanti in modo ossessivo.'' *'''Fa’ ‘o cicero ‘ncopp’a ‘o cucchiaro.'''<ref>Citato in Francesco Gangale, ''O Sistema Guagliù'', Youcanprint Self-Publishing, [https://books.google.it/books?id=oH2oCwAAQBAJ&lpg=PA1&dq=Francesco%20Gangale&hl=it&pg=PA103#v=onepage&q&f=false p. 103]</ref> :''Fare il cece sul mestolo.'' ::{{spiegazione|Darsi importanza, ostentare in modo compiaciuto un'aria di superiorità, impancarsi a maestro.}} *'''Fà' 'o cuollo luongo.'''<ref name=mèrevolage/> :''Letteralmente: fare il collo lungo'' ::{{spiegazione|Aspettare, attendere impazientemente.}} *'''Fà 'o pàcco.'''<ref>Citato in ''Modern etymological Neapolitan – English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA159#v=onepage&q&f=false p. 159.]</ref> :''Fare il pacco.''<ref>Sostituire alla consegna il pacco che contiene la merce acquistata con un altro di diverso contenuto privo di valore.</ref>'' '' ::{{spiegazione|Imbrogliare, truffare.}} *'''Fa 'o paro e 'o sparo.'''<ref>Citato in Salvatore Cerino, ''Napoli eterna musa'', Alfredo Guida Editore, 1994, [https://books.google.it/books?id=4tnUCiyN_u8C&lpg=PP1&dq=Salvatore%20Cerino&hl=it&pg=PA41#v=onepage&q&f=false p. 41]. ISBN 78-7188-082-X</ref> :''Fare pari e dispari.'' ::{{spiegazione|Soppesare i pro e i contro. Essere indecisi, esitare nel dubbio.}} *'''Fa' 'o pìreto sanguégno.'''<ref>Citato in Sergio Zazzera,''Dizionario napoletano'', p. 263.</ref> :''Fare il peto sanguigno.'' ::{{spiegazione|Compiere un gesto spagnolesco<ref>La definizione è in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 263.</ref>. Fare un gesto splendido.}} *'''Fa' 'o protanquanquero.'''<ref>Citato in [[Vittorio Gleijeses]], ''I Proverbi di Napoli'', con ventiquattro litografie fuori testo di Gatti e Dura, Edizioni del Giglio, SEN, Napoli, 1978, p. 166.</ref> :''Fare il millantatore.'' *'''Fa' 'o quatto 'e maggio.'''<ref>Citato in Carlo De Frede, ''Il Decumano Maggiore da Castelcapuano a San Pietro a Maiella, {{small|Cronache napoletane dei secoli passati }}'', Liguori editore, Napoli, 2005, [https://books.google.it/books?id=tYOLxlRC05gC&lpg=PP1&dq=Carlo%20De%20Frede&hl=it&pg=PA19#v=onepage&q&f=false p. 19].</ref> :''Fare il quattro di maggio.'' ::{{spiegazione|Traslocare.<ref>Per l'origine dell'espressione si veda più dettagliatamente ''Il Decumano Maggiore da Castelcapuano a San Pietro a Maiella'', nota 8, p. 19.</ref>}} *'''Fà 'o rammaglietto a marzo.'''<ref>''Etnologia, antropologia culturale'', vol. 12, Atena, AR-Company editrice, Napoli, 1984, p. 7, [https://books.google.it/books?hl=it&id=cbHWAAAAMAAJ&dq=ten%C3%A8+a+grazia+d%27o+miedeco&focus=searchwithinvolume&q=rammaglietto]</ref> :''Fare (o purta', portare) il mazzolino di fiori a marzo.'' ::{{Spiegazione|Risentire nel mese di marzo di tutti i malanni sopportati durante la stagione invernale.}} *'''Fa 'o scemo pe' nun ghi' 'a guerra.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', IV, p. 147.</ref> :''Fa lo scemo per non andare alla guerra.'' ::{{spiegazione|Fingersi tonto per eludere un compito difficile, rischioso, per evitare complicazioni.}} *'''Fà 'o scrupolo d'<nowiki>'</nowiki>o ricuttaro'''<ref>Citato in ''Comme se penza a Nnapule'', p. 172.</ref> :''Fare (avere, farsi) lo scrupolo del [[Sfruttamento della prostituzione|lenone]].'' ::{{spiegazione|'''Ha fatto 'o scrupolo d' 'o ricuttaro!'''<ref>Citato in [[Roberto De Simone]], ''La gatta Cenerentola'', Giulio Einaudi Editore, 1977, [https://books.google.it/books?hl=it&id=ZR1RAQAAIAAJ&dq=scrupolo+d%27+%27o++ricuttaro&focus=searchwithinvolume&q=scrupolo, p. 26]</ref>: Si è fatto lo scrupolo del lenone! Così viene bollata l'ipocrisia di chi, benché abituato a commettere crimini gravi, non esita a condannare con la massima asprezza le lievi mancanze altrui.}} *'''Fa' o [[w:zeza|zeza]].<ref>Diminutivo di Lucrezia.</ref>'''<ref>Citato in ''Modern etymological Neapolitan – English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA271#v=onepage&q&f=false p. 271]</ref> :''Fare il "zeza."'' ::{{spiegazione|Fare il cascamorto, lo smanceroso. Comportarsi in modo stucchevole.}} *'''Fa' 'o speziale.'''<ref name=matches/> :''Fare lo speziale.'' ::{{spiegazione|Essere concentrati in un lavoro che necessita di grande attenzione. ''Famme fa' 'o speziale.'' Fammi lavorare, fammi operare, non distrarmi, non crearmi complicazioni.}} *'''Fà' òra prué.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 287.</ref> :''Fare ora pro me.'' ::{{spiegazione|Essere assolutamente egoisti: tutto a me e niente agli altri.}} *'''Fa passà chello d' 'o cane.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', Delfini, 1967, [https://books.google.it/books?id=6rM-AAAAIAAJ&q=fa+pass%C3%A0+chello+d%27+%27o+cane&dq=fa+pass%C3%A0+chello+d%27+%27o+cane&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwib2cnji9DgAhUSUa0KHVmzDosQ6AEIKjAA p. 52].</ref> :''Far passare quello del [[cane]].'' ::{{spiegazione|Costringere a sopportare molte sofferenze, dare infiniti grattacapi (dati ad esempio da un figlio scapestrato).}} *'''Fà' / restà' quacquariéllo.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 71.</ref> ::{{spiegazione|Fà' quacquariéllo: burlare. / Restà' quacquariéllo: essere burlato.}} *'''[[bestemmia|Fa' scennere]] 'o paraviso 'nterra.'''<ref>Citato con spiegazione in [[Eduardo De Filippo]], ''Cantata dei giorni dispari'', vol. I, Einaudi, Torino, 1995, [https://books.google.it/books?hl=it&id=AHQIAQAAMAAJ&dq=scennere+%27o+paraviso+nterra&focus=searchwithinvolume&q=bestemmiare p. 578]. ISBN 880613633X</ref> :''Far scendere il Paradiso in terra.'' ::{{spiegazione|Bestemmiare tutti i santi.}} *'''Fà tanto no core.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto, 1864'', p. 91.</ref> :''Letteralmente: Fare assai grande un cuore.'' ::{{spiegazione|Sentir nascere, rinascere nel proprio cuore la speranza, aprirlo alla speranza.}} *'''Fa tre fiche nove [[w:Antiche unità di misura del circondario di Napoli|rotole]].'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1863, anno IV, 23-06-1863, p. 681.</ref> :''Fare di tre fichi nove rotoli.'' ::{{spiegazione|Fare di soli tre fichi circa otto chili significa esagerare, amplificare, magnificare, propalandoli ostentatamente a suon di pure chiacchiere, meriti che si è ben lungi dal possedere. Più in generale: "Ampliare, esagerare checchessia, Spacciare miracoli<ref>In Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 163.</ref>."}} *'''Fà' trósce e mósce.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 82.</ref> :''Acquistare pagando in contanti.'' *'''Fa vruoccole.'''<ref>Citato in ''La Fuorfece, {{small|o vero l'ommo pratteco co li diece quatre de la gallaria di Apollo, opere di Biasio Valentino}}'', vol I, Presso Giuseppe Maria Porcelli, Napoli, 1783, [https://books.google.it/books?id=JNtJJD77fDYC&dq=&pg=PA119#v=onepage&q&f=false p. 119].</ref> :'' ''Fa' 'e vruoccole.'' Scambiarsi parole, sguardi dolci, tenerezze, effusioni fra innamorati.'' *'''Fa zita bona.'''<ref>Citato in ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano'', [https://books.google.it/books?id=NxcJAAAAQAAJ&hl=it&pg=RA1-PA206#v=onepage&q&f=false p.206]</ref> :''Fare "cedo bonis".'' ::{{spiegazione|Cedere i propri beni ai creditori e, in senso figurato, calare le brache. "Fare zitabona" era, anticamente, l'atto con cui il debitore insolvente manifestava in pubblico la volontà di cedere ai creditori i propri beni. <ref>"La cagione di questo traslato è un'antica, e costante tradizione tra noi, che nella semplicità de' costumi de' nostri maggiori, per darsi un castigo d'ignominia a coloro, che si ammettevano al miserabile beneficio della cessione de' beni, si fosse usato obbligargli a salir su d'una colonnetta in mezzo alla pubblica piazza del Palazzo de' Tribunali, ed ivi calarsi i calzoni, e mostrando il deretano ignudo, dire tre volte: ''Chi ha d'avere, si venga a pagare.'' (In ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano'', p. 207.)</ref>}} *'''Faccia 'e cuorno.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 384.</ref> :''Faccia di corno.'' ::{{spiegazione|Faccia tosta. ''Tené 'na faccia 'e cuorno'', o ('''e pepierno'', di piperno): avere una (bella) faccia tosta.}} *'''''Faccia miccia | e culo 'e nutriccia.'''''<ref>Citato in Giovanni Artieri, ''Napoli, punto e basta?'', p. 653.</ref> :''Volto magro e sedere da nutrice.'' ::{{spiegazione|Volto magro magro, ma fondo schiena generoso, molto ben pronunciato: una falsa magra.}} *'''Faccia 'ngialluta!'''<ref name="yellow">Citato in ''Storia dell'emigrazione italiana'', ''Arrivi'', a cura di Piero Bevilacqua, Andreina De Clementi e Emilio Franzina, Donzelli Editore, Roma, 2002, [https://books.google.it/books?id=cabYkjOC5CsC&lpg=PA303&dq=faccia%20'ngialluta!&hl=it&pg=PA303#v=onepage&q&f=false p. 303.] ISBN 88-7989-719-5</ref> :''Faccia gialla!'' ::{{spiegazione|San Gennaro. Con questo appellativo confidenziale le "parenti"<ref name=relative>Donne anziane devote a San Gennaro che, in occasione della cerimonia che culmina con il miracolo della liquefazione del sangue del Santo, con le loro preghiere e invocazioni intercedono presso di lui.</ref> sollecitano San Gennaro a compiere il miracolo della liquefazione del suo sangue se esso tarda a compiersi.}} *'''Faccio capa e muro.'''<ref>Citato in [[Pino Daniele]], Marcella Russano, ''Nero a metà, {{small|[[Pino Daniele]] Storia di una straordinaria rivoluzione blues}}'', BUR Rizzoli, Milano, 2015. ISBN 978-88-58-67766-7, [https://books.google.it/books?id=dvMxBgAAQBAJ&lpg=PT176&dq=&pg=PT176#v=onepage&q&f=false p. 176.]</ref> :''Faccio testa e muro.'' ::{{spiegazione|''Fa' capa e muro.'' Fare testa e muro: arrovellarsi il cervello senza riuscire trovare una soluzione, senza risultato.}} *'''Facesse 'na culata e ascesse 'o sole!'''<ref>Citato in ''Antropos in the world'', di Franco Pastore, ottobre 2016, [https://books.google.it/books?id=p5RKDQAAQBAJ&lpg=PA29&dq=Facesse%20'na%20culata%20e%20ascesse%20'o%20sole.&hl=it&pg=PA29#v=onepage&q&f=false p. 29.]</ref><ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 22.</ref> :''Stendessi un bucato e uscisse il sole!'' ::{{spiegazione|Non me ne va una giusta!}} *'''Facimm'ammuina<ref>Dallo spagnolo ''mohinar'', molestare, confondere. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 82.</ref>.'''<ref>Citato in Vincenzo A. Pistorio, ''Tre anni in volo sopra lo Stivale'', Yucanprint Self-Publishing, Tricase (LE), 2013, [https://books.google.it/books?id=QJoEAwAAQBAJ&lpg=PT36&dq=facimm'%20ammuina&hl=it&pg=PT36#v=onepage&q&f=false p. 31.] </ref> :''Facciamo confusione.'' ::{{spiegazione|Poiché maggiore è il disordine, la confusione, il caos, più facile è pescare nel torbido.}} *'''Facimmece a croce!'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', vol. VI, p. 281.</ref> :''Facciamoci la croce!'' ::{{spiegazione|Cominciamo bene!<ref>In Viviani, ''Teatro'', vol VI, p. 281 col significato di Pazienza!</ref> '''Facimmece a croce, a primma matina!'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', vol. VI, p. 281.</ref>Detto con ironia, sempre in senso antifrastico: Cominciamo proprio bene di primo mattino! La giornata comincia bene!}} *'''Facimmo muorze gruosse.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1861, p. 482.</ref> :''Facciamo grandi morsi.'' ::{{spiegazione|Sbrighiamo senza perdere tempo la faccenda.<ref name=nimora/>}} *'''Faje 'o sorece d' 'o spezziale, allicche 'a fora à vetrina.'''<ref name=Zwang/> :''Fai il topo del droghiere, lecchi fuori dalla vetrina.'' ::{{spiegazione|Non ci guadagni un bel niente.}} *'''Famme fa 'o speziale!'''<ref>Citato in Pasquale Scialò, ''La sceneggiata. Rappresentazioni di un genere popolare'', Guida, Napoli, [https://books.google.it/books?id=nqY9qxaAUh4C&lpg=PA257&dq=famme%20fa'%20o%20speziale&hl=it&pg=PA257#v=onepage&q&f=false p. 257.] ISBN 88-7188-689-5</ref> :''Fammi fare lo speziale!'' ::{{spiegazione|Lasciami fare in santa pace il mio lavoro!}} *'''Far tubba catubba<ref>La catuba è un'antica danza moresca. {{cfr}} D'ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico'', p. 110, in cui la stessa locuzione è riportata in modo leggermente diverso dal Volpe.</ref>.'''<ref>Antica locuzione. Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile '', p. 370.</ref> ::{{spiegazione|Vacillare, camminare barcollando, come un ubriaco.}} *'''Fare<ref name=Φ/>'a casa spingula spingula.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. </ref> :''Fare la casa spilla spilla.'' ::{{spiegazione|Passare la casa (o qualsiasi altra cosa) al setaccio, cercare, frugare, rovistare con la massima accuratezza.}} *'''Fare<ref name=Φ>In forma corrente: Fà.</ref>chiagnere astreche e lavatore.'''<ref name=larmes>Citato e spiegato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 98.</ref> :''Far piangere solai e lavatoi.'' ::{{spiegazione|''Fà chiagnere astreche e lavatore'': Essere un Dongiovanni, Fare strage di donne.}} *'''Fàre comm'o càne 'e l'uortolàno.'''<ref name=duesettesette>Citato in Tosco, p. 277.</ref> :''Fare come il cane dell'ortolano.'' ::{{spiegazione|Essere invidioso, come il cane di un povero contadino.}} *'''Fare<ref name=Φ/>i permune fracete.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 293.</ref> :''Fare (rendere) fradici i polmoni.'' ::{{spiegazione|Spolmonarsi a furia di ripetere inutilmente le stesse cose.}} *'''Fare<ref name=Φ/>i stentine fracete.'''<ref>Citato ed interpretato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 404.</ref> :'' ''Fà 'e stentine fracete.'' Fare gli intestini fradici.'' ::{{spiegazione|Consumarsi di rabbia, Rodersi le budella, Rodersi dentro. / "''A bott' 'e t' 'o ripetere m' hê fatto fà 'e stentine fracete.''" A furia di ripetertelo mi hai fatto consumare le budella (fatto fare i visceri fradici).}} *'''Fare<ref name=Φ/>l'angarella.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 27.</ref> :''"Fare la deviazione".'' ::{{spiegazione|''Fa' l'angarella''. Muoversi, spostarsi con "moto serpentiforme e sfuggente, qualcosa di simile al «dribbling», nel gioco dei bambini a moscacieca<ref>Questa definizione del termine ''angarella'' è in Artieri, ''Napoli, punto e basta?'', p. 31.</ref>. Cercare di sottrarsi all'esecuzione di un impegno.<ref>La definizione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 27. Alla stessa pagina Andreoli riporta altri significati, come: scantonare o far cilecca. {{cfr}} più estesamente Andreoli, ''Vocabolario napoletano italiano'', p. 27.</ref> Zigzagare, fuggire zigzagando.}} *'''Fare<ref name=Φ/>le ffusa<ref>'''O fuso'': il fuso.</ref>storte.'''<ref name=cross>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 56</ref> ::{{spiegazione|Antica espressione per: fare le corna, essere infedele, tradire.}} *'''Fare<ref name=Φ/>quarajesema primma d'u tiempo.'''<ref>Cirato in Andreoli, ''Dizionario napoletano-italiano'', p. 321.</ref> :''Fare quaresima anzitempo.'' ::{{spiegazione|Avere una moglie tutt'altro che formosa e procace, essere sposati ad una donna magrissima, scarna.}} *'''Fare scennere uno da i coglie d'Abramo.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 108.</ref> :''Far discendere qualcuno dallo scroto di Abramo.'' ::{{spiegazione|Accrescere in modo esagerato il valore, la nobiltà di una persona.}} *'''Farese comme sorece nfuso a ll'uoglio.'''<ref name=opot/> :''Farsi come topo bagnato dall'olio.'' ::{{spiegazione|Essere tutto zuppo d'acqua, di pioggia.}} *'''Farenello''' o '''Farenella.'''<ref name=littlefish/> ::{{spiegazione|Farenello è una persona dai modi fastidiosamente manierati, ricercati, leziosi, stucchevoli; bellimbusto, cascamorto con le donne. Detto in differente contesto può significare omosessuale.}} *'''Farne chiù 'e Catuccio.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 167.</ref> :''Farne più di [[w:Louis-Dominique Bourguignon|Cartouche]].'' ::{{spiegazione|Farne di tutti i colori. Essere dissoluti. Lo si dice anche di bambini, ragazzi che combinano grosse marachelle.}} *'''Farse afferrà pe' pazzo.'''<ref>Citato in Vincenzo Raucci, ''Storia (e filosofia) della salute mentale {{small|attraverso i proverbi e i modi di dire dei dialetti italiani}}'', Youcanprint Self-Publishing, Lecce, 2019. ISBN 9788831604536, [https://books.google.it/books?id=EMKIDwAAQBAJ&lpg=PA60&dq=Farse%20afferr%C3%A0%20pe%20pazzo.&hl=it&pg=PA60#v=onepage&q&f=false p. 60].</ref> :''Farsi immobilizzare come un folle.'' ::{{spiegazione|Dare in escandescenze. Essere in preda a un'ira incontenibile. Montare su tutte le furie.}} *'''Fatt'e buono.'''<ref name=altarbeiter/> :''Bell'e fatto.'' *'''Fell' {{sic|e'}} pastiera.'''<ref name="slice">Citato in [[Riccardo Brun]], ''Genova express'', Manifestolibri, 2002, [https://books.google.it/books?hl=it&id=J3PyAAAAMAAJ&dq=fell%27+%27e+pastiera&focus=searchwithinvolume&q=pastiera p. 41]. ISBN 8872852730</ref> :''Fetta di pastiera.'' ::{{spiegazione|''È 'na fell' 'e pastiera'': è una persona che non ispira simpatia, di carattere chiuso, greve, cupo, malmostoso; una persona insomma pesante, indigesta.}} *'''Fernesce tutto a tarallucce e vino.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 173.</ref> :''Finisce tutto a tarallucci e vino.'' ::{{spiegazione|Tutto finisce a tavola con un pranzo; cioè senza prender veramente le cose sul serio.}} *'''Fessarie 'e cafè.'''<ref>Citato in Ruggero Cappuccio, ''Fuoco su Napoli'', Feltrinelli, Milano, 2014, [https://books.google.it/books?id=moHcAwAAQBAJ&lpg=PT77&dq=fessarie%20'e%20cafe'&hl=it&pg=PT77#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788807883880</ref> :''Sciocchezze, bagattelle da caffè.'' ::{{spiegazione|Chiacchiere futili mentre si sorseggia un caffè al bar. E tuttavia, poiché a volte capita che le futili chiacchiere degenerino in accese polemiche, si usa dire, per stemperare la tensione: ''Fessarie 'e cafè!''}} *'''{{sic|Ffa}}<ref name=Φ/> palicco<ref>Stuzzicadenti.</ref>.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 126.</ref> o '''Restà a {{sic|ppalicco}}.'''<ref name=palillo>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 487.</ref> o '''Spassarse co lo palicco.'''<ref name=palillo/> ::{{spiegazione|''Fa' palicco.'' "Fare stuzzicadenti" o, nelle varianti: restare a stuzzicadenti; divertirsi, spassarsela con lo stuzzicadenti: restare a bocca asciutta, digiunare; digiunare mentre altri mangiano.}} *'''Ffiglia 'e bbona crestiana.'''<ref name=bocri>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 124.</ref> :''Figlia di buona cristiana.'' ::{{spiegazione|(Al maschile: ''Figlio 'e buono crestiano'') Furba, scaltra.}} *'''Figlio 'e bucchino.'''<ref>Citato in Cosimo Aruta, ''{{sic|il}} '68 di un borghese riveduto e corretto'', Pellegrini Editore, Cosenza, stampa 2005, [https://books.google.it/books?id=Y8SPIc7kGpQC&lpg=PA284&dq=&pg=PA284#v=onepage&q&f=false p. 284]. ISBN 88-8101-253-7</ref> :''Figlio di [[fellatio]]. Figlio nato da una fellatio.'' ::{{spiegazione|Scaltrissimo, superscaltrissimo.}} *'''Figlio 'e 'ntrocchia'''<ref>Lo scaltro "te lo fa negli occhi" (latino: ''intra oculos''). Su questo ed altri possibili etimi {{cfr}} più dettagliatamente ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 143.</ref>.<ref>Citato in ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 142.</ref><ref>Citato in '''E scugnizze'', p. 64.</ref> :''Figlio di "'ntrocchia."'' ::{{spiegazione|Sveglio, scaltro.}} *'''Figli'e zoccola.'''<ref name=furniture/> :''Figlio di [[ratto|pantegana]] (in senso lato: donna di assai facili costumi).'' ::{{spiegazione|Persona scaltrissima, scaltrissima e spregiudicata.}} *'''Foss' 'a Madonna!'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', IV, p. 309.</ref> :''Volesse il Cielo!''<ref>Traduzione in ''Teatro'', IV, p. 309.</ref> *'''Fosse angiulo 'a vocca vosta.'''<ref>Citato in Antonino Gglielmi, ''Mariuoki... ma onesti'', [https://books.google.it/books?id=EKPeAwAAQBAJ&lpg=PA38&dq=&pg=PA38#v=onepage&q&f=false p. 38]</ref> :''Fosse angelo (che è veritiero per essenza) la vostra bocca!'' ::{{spiegazione|Che possa avverarsi quello che dici (dite), che mi auguri (augurate)|}} *'''Foss'o Ddio!'''<ref>Citato in ''Rivista italiana di dialettologia'', Cooperativa libraria universitaria editrice, 2000, vol. 23-24, [https://books.google.it/books?hl=it&id=VEkqAQAAIAAJ&dq=%27o+libro+s%27%C3%A8+fernuto&focus=searchwithinvolume&q=foss%27o+ddio p. 135].</ref> :''Letteralmente: "Fosse il Dio!"'' ::{{spiegazione|Lo volesse Dio! Fosse questa la volontà di Dio! Magari, magari!}} *'''Frijenno magnanno.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', p. 830.</ref> :''Friggendo mangiando.'' ::{{spiegazione|Cibo da mangiare appena fritto, immediatamente, dalla padella al palato. Più in generale si dice di cose che vanno fatte con estrema rapidità, senza pause, senza intervalli, con assoluta continuità.}} *'''Frijere 'o pesce cu ll'acqua.'''<ref>Citato in Autori Vari, ''Proverbi & Modi Di Dire - Campania'', Simonelli Editore, Milano, 2006, [https://books.google.it/books?id=1yVgvr16rX0C&lpg=PA43&dq=frijere%20%20'o%20pesce%20cu%20ll'%20acqua&hl=it&pg=PA43#v=onepage&q&f=false p. 43.] ISBN 88-7647-103-0</ref> :''Friggere il pesce con l'acqua.'' ::{{spiegazione|Fare qualcosa senza disporre dei necessari mezzi, ingegnarsi a farla nel modo più economico, essere in estrema povertà.}} *'''Frisco 'e rezza.'''<ref>Citato in ''A Neopoli nisciuno è neo'', [https://books.google.it/books?id=Or2ODAAAQBAJ&lpg=PT9&dq=frisco%20'e%20rezza&hl=it&pg=PT9#v=onepage&q&f=false.]</ref> :''Fresco di rete. (Pesce freschissimo, appena pescato.)'' *'''Frisco frisco.'''<ref>Citato in ''Lo Spassatiempo, {{small|Vierze e prose nove e becchie de Luigi Chiurazzi, e d'autre}}''', anno III, 1877-1878; n. 6, 7 aprile 1877, [https://books.google.it/books?id=0T4_AQAAMAAJ&dq=&pg=PP31#v=onepage&q&f=false p. 3]</ref> :''Fresco fresco.'' ::{{spiegazione|All'improvviso.}} *'''Frusta llà.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', p. 196.</ref> ::{{spiegazione|Verso con cui si scaccia un gatto.}} *'''Fruttecielle''' o '''Fruttille 'e ll'uocchie.'''<ref>Citato in ''Cucozze e caracazze'', p. 185.</ref> :''Piccoli frutti degli occhi'' ::{{spiegazione|Le Pupille e, più precisamente, le iridi.}} *'''Funa fraceta.'''<ref>Vitato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 192 ; p. 541.</ref> :''Fune fradicia.'' ::{{spiegazione|Scansafatiche, accidioso.}} ==G== *'''{{NDR|'E}} Gallenelle<ref>'A gallenella: diminutivo di gallina. Nome dato al [[w:|rallus acquaticus]]. {{cfr}} D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 194.</ref>.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 194.</ref> :''Le gallinelle.'' ::{{spiegazione|Le [[Pleiadi]].}} *'''Gattefelippe.'''<ref>Citato in ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano.'', vol I, [https://books.google.it/books?id=hgpEAAAAcAAJ&dq=gattefelippe&hl=it&pg=PA163#v=onepage&q=gattefelippe&f=false p. 163].</ref> :''Complimenti, tenerezze, espressioni amorose, per lo più fatte di nascosto, segni fatti mimicamente indicanti amorosi rapporti. ''<ref>Definizione in ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano.'', vol I, p. 163. </ref> '' Effusioni fra innamorati.'' *'''Gattimma.'''<ref name=chauchat/> :''L'ardore libidinoso de' gatti, Caldo, Fregola.''<ref>La definizione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 181.</ref> *'''Gente 'e<ref>Nella fonte:'è, refuso.</ref>miez' 'a via.'''<ref>Citato in Marcello Ravveduto, ''Napoli-- serenata calibro 9, {{small|storia e immagini della camorra tra cinema, sceneggiata e neomelodici}}'', Liguori, Napoli, 2007, [https://books.google.it/books?id=vAXwAAAAIAAJ&q=gente+e+miez%27+%27a+via&dq=gente+e+miez%27+%27a+via&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwitv6SVq-vkAhWiw4sKHdjYB3AQ6AEINzAC p. 168].</ref> :''Gente di (in) mezzo (al)la strada. Gente della strada.'' ::{{spiegazione|Persone che si procurano di che vivere al di fuori della sicurezza e dell'ordine legali. La spietata durezza, l'alea e il pericolo della vita in strada (''miez' 'a via'') rappresentano la dimensione abituale in cui operano, diventano lo spazio cui appartengono, finiscono per foggiare uno "stile" di vita: (in modo definito) delinquenti, (in modo più sfumato) persone che vivono ai margini della legalità − su una linea di confine molto incerta, fluida − di espedienti per lo più illeciti.}} *'''Gesù, Gesù, Giuseppe Sant'Anna e Maria!'''<ref>Pronuncia: Gəsù, Gəsù, Giuseppə, sant'Annə e Mariə!</ref><ref>Citato in [[Luciano De Crescenzo]], ''Fosse 'a Madonna!'', Mondadori, [https://books.google.it/books?id=FGMBX0bVgaQC&lpg=PT78&dq=ges%C3%B9%20gesu%20giuseppe%20sant'anna%20e%20maria&hl=it&pg=PT78#v=onepage&q&f=false]</ref> ::{{spiegazione|Espressione di grande meraviglia, sorpresa, sconcerto.}} *'''Ggesù chìste só nnùmmere!''' :''Gesù questi sono [[numero|numeri]]!'' ::{{spiegazione|Queste sono cose da pazzi (talmente fuori dalla norma che sarebbe il caso di giocare al [[lotto]])!<ref>Citato in Amato, p. 163.</ref>}} *'''Ghi' 'e pressa.'''<ref name=marsh! /> :''Andare di fretta.'' ::{{spiegazione|Avere fretta.}} *'''Giosuè Carducce accattava 'e cavalle e 'e vvenneva pe ciucce.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, 2012. ISBN 978-1-291-01117-3, ''Il morto supplente'', [https://books.google.it/books?id=kp3eAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=antonino%20guglielmi&hl=it&pg=PA44#v=onepage&q&f=false p. 44]</ref> :''Giosuè Carducci comprava i cavalli e li vendeva come asini.'' ::{{spiegazione|Si dice di chi ha uno straordinario talento per gli affari in perdita.}} *'''Giovedì murzillo.'''<ref>''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', anno IV, parlata 25, 24 gennaio 1863, p. 92.</ref> :''"Giovedì bocconcino".'' ::{{spiegazione|Giovedì grasso, giorno in cui ci si mangiano molti ''murzille sapurite'', ghiottonerie, leccornie, manicaretti.}} *'''Giorgio se ne vò ì e 'o vescovo 'o vò mannà!'''<ref>Citato in ''Lares'', bollettino della Società di etnografia italiana, 1934, p. 110, nota 11. {{Cfr}} ''Rassegna storica del Risorgimento'', 1938, Volume 25, Parte 3, p. 950.</ref> :''Giorgio vuole andarsene e il vescovo vuole licenziarlo.'' ::{{spiegazione|Due persone che si trovano d'accordo sul proprio disaccordo, entrambe restano catturate in un circolo vizioso perché fanno qualcosa di propria iniziativa senza però farla di buon grado: Giorgio non si licenzia perché teme di offendere il vescovo che non lo licenzia perché teme a sua volta di offenderlo. Quindi: fare malvolentieri qualcosa che, per giunta, non era neppure stata richiesta.}} *'''Giubbox'''<ref>Citato in Zazzera ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 87.</ref> :''[[w:Juke-box|Juke-box]]'' ::{{spiegazione|Commessi di uffici pubblici che si risvegliano dal profondo letargo, si riscuotono dalla totale inerzia, si attivano solo se opportunamente incentivati da una mancia.}} *'''Gnemmegnemme.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', vol. I, p. 123.</ref> ::{{spiegazione|Parole eufoniche, onomatopee tratte dal mollemente ritardato parlare e conseguentemente agire dei dappoco.<ref>La spiegazione è in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', vol. I, p. 123.</ref>Persona estremamente lenta nel parlare e nell'agire. "Tattamèa. [[Giuseppe Rigutini|Rigutini]]: «È una tattamèa che fa cascare il pan di mano a sentirlo e vederlo». E «Fiaccamidolle» lo dicono a Pistoia."<ref>In Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 184.</ref>. Come avverbio: pian pianino, lemme lemme.}} *'''Gradiata a babaluscia.'''<ref>O: a babbaluscia</ref>.<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 37</ref> :''Scala a chiocciola o a lumaca.''<ref>La definizione è in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 37.</ref> *'''Gradiata a caracò.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 125.</ref> :''Scala a chiocciola, a lumaca.''<ref>La definizione è in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 125.</ref> *'''Grastulelle 'e piatte.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 61.</ref> ::{{spiegazione|Piccoli cocci di piatti usati ben torniti e arrotondati che, in mancanza di monete metalliche, erano impiegati ai ragazzi come poste di gioco, una sorta fiches senza corrispettivo in denaro<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 61.</ref>.}} *'''Grazie Orazio!'''<ref>Citato in Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Nnapule'', p. 190.</ref> :''Grazie, Orazio!'' ::{{spiegazione|Grazie... "all'Orazio": si ringrazia, con estrema ironia, per un beneficio che sarebbe stato meglio non aver mai ricevuto, essendosi rivelato inatteso e tutt'altro che benefico; e – volendosi mantenere, nonostante tutto, cortesi – si evita di nominare una parte anatomica maschile, evocandola però, con l'impiego – in sostituzione – del nome proprio di persona, piuttosto assonante...}} *'''Guainella, guaine', brié, ahò!'''<ref>Citato in ''Mannaggia Bubbà'', p. 150.</ref> ::{{spiegazione|Grido di incitamento degli scugnizzi che, nel lontano passato, si affrontavano in alcune zone di Napoli in una gara a squadre violenta scagliandosi sassi. La sassaiola terminava con la resa di una delle due squadre. Gli scugnizzi armati di pietre erano detti ''''e guagliune {{sic|d'}} guainella.<ref>'E guagliune d' 'a guainella. I ragazzi della "''guainella''"</ref>'''<ref>Citato in ''Mannaggia Bubbà'', p. 151.</ref>}} *'''{{NDR|'Nu}} guaio 'e notte.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Rerenno e pazzianno, {{small|poesie napoletane, parte terza}}'', [https://books.google.it/books?id=sBjsAwAAQBAJ&lpg=PA20&dq=&pg=PA20#v=onepage&q&f=false p. 20].</ref> :''Un guaio di notte.'' ::{{spiegazione|Un problema di estrema, quasi irrimediabile gravità, un guaio molto molto serio. Ed anche: ''Sì nu guaio 'e notte!''. Tu sei un guaio di notte!: Mamma mia, sei una vera e propria sciagura, una calamità, tu sei di una molestia, una noia soffocante, mortale! Un flagello di Dio!}} ==H== *'''Ha da passa' 'a nuttata.'''<ref>Cfr. E. De Filippo, ''Napoli milionaria'', in ''I capolavori di Eduardo'', Einaudi, p. 138.</ref> :''La [[notte]] dovrà pur passare.'' *'''Ha fatto 'a fine d<nowiki>'</nowiki>'o tracco: tanti bbòtte e po' dint'a' munnézza!'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 248.</ref> :''Ha fatto la fine del [[petardo (pirotecnica)|mortaretto]]: tanti scoppi o poi nella spazzatura.'' ::[[w:Sic transit gloria mundi|Sic transit gloria mundi]]: Grande pompa, arroganza, prepotenza quando era al culmine del potere, fine indecorosa ed oblio quando l'astro è tramontato. Smargiassate di una tigre di cartapesta, vanterie e spacconate inconsistenti. *'''Ha fatto 'a primma féscena pampanosa'''<ref name=failure>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 15.</ref>oppure '''Ha fatto 'a primma féscena tutta chiaccune<ref>Pampini. '''O chiaccone'': il pampino.</ref>.'''<ref name=failure/> :''Ha fatto (riempito) il primo cesto pampinoso (pieno di soli pampini).'' ''Ha fatto (riempito) il primo cesto tutto (di) pampini.'' ::{{spiegazione|Ha iniziato immediatamente con un errore, ha fallito in partenza.}} *'''Ha perzo l'aparatura e 'e centrelle.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', [https://books.google.it/books?hl=it&id=6rM-AAAAIAAJ&dq=%27aparatura+e+%27e+centrelle&focus=searchwithinvolume&q=centrelle p. 105].</ref> :''Ha perso l'addobbo e i chiodini.'' ::{{spiegazione|''Ha perzo l'aparatura e 'e centrelle'' (o ''Avimmo perduto 'aparaura e 'e centrelle'': abbiamo perso l'addobbo e i chiodini): vento e pioggia hanno divelto e distrutto i drappi di stoffa pregiata con cui era stato ornato il portale della chiesa. In senso ampio: ha/abbiamo perso tutto.}} *'''Ha vuttato l'uosso 'o cane.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', III, p. 284.</ref> :''Ha buttato l'osso al cane.'' ::{{spiegazione|Se l'è cavata a buon mercato. ''Hê vuttato l'uosso 'o cane'': te la sei cavata con poco, oppure: agli altri hai lasciato solo le briciole, il grosso te lo sei preso tu.}} *'''Haje fatto pasca co ste biole.'''<ref>Citato in Marulli e Livigni, p. 17.</ref> :'' ''Haje fatto Pasca cu 'sti viole.'' Hai festeggiato Pasqua con queste viole...'' ::{{spiegazione|Senza disporre di adeguati mezzi economici non si realizza nulla.}} *'''Haje truvato 'a forma d' 'a scarpa toja.'''<ref>Citato in Rutigliano, p. 216.</ref> :''Hai trovato la forma della tua scarpa.'' ::{{spiegazione|Hai trovato pane per i tuoi denti.}} *'''Hanno fatto aummo aummo, Aummaria.'''<ref>Citato in Rutigliano, p. 217.</ref> :''Hanno fatto tutto in gran segreto, di nascosto.'' *'''He 'a murì rusecato da 'e zzoccole<ref>Questo termine ha significato duplice: ratto e donna di facili costumi.</ref> e 'o primmo muorzo te ll'à da dà mammèta.'''<ref>Citato in Autori Vari, '''A mamma d' 'e fesse è sempe prena, {{small|La mamma degli imbecilli è sempre incinta, Selezione dei Proverbi e dei Modi di Dire nei Dialetti della Campania con traduzione in italiano}}'', Simonelli Editore, Milano, 2006. ISBN 88-7647-103-0, [https://books.google.it/books?id=1yVgvr16rX0C&lpg=PA72&dq=&pg=PA72#v=onepage&q&f=false p. 72]</ref> :''Devi morire roso dai ratti e il primo morso deve dartelo tua madre.'' *'''Hê mise 'e campanelle 'ncanna â jatta.'''<ref name=notnot/> :''Hai messo le campanelle in gola alla gatta.'' ::{{spiegazione|Hai destato sospetti. ''Mettere 'e campanelle ncanna â jatta (o: 'a gatta)'': scoprire maldestramente, incautamente il proprio gioco, le proprie intenzioni, rivelare ciò che andava taciuto. Mettere sull'avviso il nemico. Destare sospetti.}} *'''Hê truvato 'America.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', III, p. 246.</ref> :''Hai tovato l'America.'' ::{{spiegazione|Hai trovato una comoda fonte di ricchezza e prosperità. Fai la pacchia. Te la passi proprio bene bene. ''Hê menato' 'a rezza int' 'a l'oro.'' Hai gettato la rete nell'oro.}} ==I== *'''I' dico ca chiove, ma no che diluvia.'''<ref name=geheimnis>Citato in Rutigliano, p. 217.</ref> :''Io dico che piove, ma non che diluvia.'' ::{{spiegazione|Siamo sì in una situazione molto difficile, ma non irreparabile. Più in generale: non esageriamo!}} *'''I faccio {{sic|portose}} e tu gaveglie.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 122.</ref> :'' ''I' faccio pertose e tu gaveglie.'' Io faccio buchi e tu cavicchi (per otturare i buchi).'' ::{{spiegazione|Io faccio e tu disfi, io creo e tu distruggi, io aggiusto e tu guasti; smettila di crearmi difficoltà, di mettermi i bastoni fra le ruote!}} *'''Í ‘nfreva.'''<ref>Citato in Colomba R. Andolfi, ''Chicchi di grano. {{small|Poesie, macchiette, teatro in versi, testi di canzoni}}'', Guida, Napoli, ISBN 88-6042-114-4 [https://books.google.it/books?id=8Nkhch3DZxMC&lpg=PA44&dq=&pg=PA44#v=onepage&q&f=false p. 44]</ref> :''Andare in febbre.'' ::{{spiegazione|''Jí ''o'' ghì 'nfreva''. Essere presi, scossi da una collera, da una rabbia fortissima – così forte da somigliare ad una febbre – sentirsi rimescolare il sangue di fronte all'assoluta ingiustizia, all'insopportabile assurdità, all'esosità manifesta di determinate situazioni. Essere contrariatissimi, stizziti, non accettare, non sopportare assolutamente qualcosa. ''Sta cosa ccà me fa jí 'nfreva'', questa cosa qui non la posso proprio sopportare, mi fa salire la rabbia alla testa.}} *''''I stramacchio'''<ref>Citato in [[Mimmo Borrelli]], '''Nzularchia'', Baldini&Castoldi, Milano. ISBN 978-88-9388-516-4, [https://books.google.it/books?id=giw2DwAAQBAJ&lpg=PT71&dq=&pg=PT71#v=onepage&q&f=false p. 71]</ref> ::{{spiegazione|Di nascosto, furtivamente, con un sotterfugio, sottobanco, alla chetichella, aggirando le regole. Es. "Aggio trasuto, l'aggio pigliato, l'aggio avuto, l'aggio fatto 'i stramacchio ('e stramacchio)." Sono entrato, l'ho preso, l'ho avuto, l'ho fatto, di nascosto, furtivamente, con un sotterfugio, ''aumma aumma''.}} *'''I' te murtèo.'''<ref name=βασκαίνω>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 665, nota 11.</ref> :''Maledico l'anima dei tuoi defunti (dell'avversario o dell'interlocutore verso cui c'è forte risentimento o astio).'' ::{{spiegazione|Espressione del gergo "più basso e difficile<ref>Così Artieri in ''Napoli, punto e basta?'', p. 665, nota 11.</ref>" di cocchieri e facchini di Napoli. Il verbo '''murtiàre'''<ref name=βασκαίνω/> – usato solo all'attivo indicativo – deriva dal sostantivo '''murtiàta'''<ref name=βασκαίνω/> (l'azione di scagliare anatemi, maledizioni, espressioni blasfeme contro i defunti). L'uso di scagliare anatemi contro i defunti risale a tempi antichissimi ed è correlato al culto ancestrale di cui affiorano tratti mai del tutto scomparsi nelle popolazioni meridionali.<ref>{{cfr}} ''Napoli, punto e basta?'', p. 665, nota 11.</ref>}} *'''Iette pe' se fa' 'a croce e se cecaje n'uocchio.'''<ref>Citato in Rutigliano, p. 217.</ref> :''Andò per farsi la croce e si accecò un occhio.'' ::{{spiegazione|Una persona incredibilmente sfortunata, un progetto fallito dal principio.}} *'''Iì a fa' 'o battesimo senz' 'a criatura.'''<ref>Citato in Rutigliano, p. 218.</ref> :''Andare a fare (celebrare) il battesimo senza il bambino.'' ::{{spiegazione|Imbarcarsi in un'impresa senza avere le idee chiare.}} *'''Iiih-isce!<ref>Dal greco ''Ische!'' Fermati! {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 44.</ref>'''<ref>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 44.</ref> ::{{spiegazione|Ordine di arresto impartito al cavallo dal cocchiere o dal carrettiere.}} *'''Io me faccio 'a Croce c<nowiki>'</nowiki>'a mano 'a smerza.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''{{sic|il}} commisssario'', [https://books.google.it/books?id=_JveAwAAQBAJ&lpg=PA19&dq=me%20faccio%20e%20croce%20ca%20mmano%20smerza&hl=it&pg=PA19#v=onepage&q&f=false p, 19 Anteprima Google] e Adam Ledgeway, ''Grammatica diacronica del napoletano'', [https://books.google.it/books?id=jsHJnzvJHxAC&lpg=PP1&dq=adam%20Ledgeway&hl=it&pg=PA273#v=onepage&q=smerza&f=false p. 273]</ref> :''Mi faccio il segno della croce al contrario (con la mano sinistra).'' ::{{spiegazione|Io non ci posso credere.}}<ref>Spiegazione in Ledgeway, {{cfr}} ''Grammatica diacronica del napoletano'', p. 273.</ref> *'''Illurto.'''<ref name=codex/> :''Nella parlesia:''<ref name=spikkesia/>''Il pane.'' *''''Int'a 'na vutat' 'e mente.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 147.</ref> :''In una girata di mente. In un improvviso, repentino cambio di pensiero.'' *'''''Io me chiammo 'nzalata | si nun si tu, è {{sic|nata}}.'''''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 653.</ref> :''Io mi chiamo insalata | se non sei tu, è un'altra (un'altra donna).'' *'''Inta a scurdata.'''<ref>Citato in [[Pino Aprile]], ''Il Sud puzza'', PIEMME, [https://books.google.it/books?id=QciRAQAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Pino%20Aprile&hl=it&pg=PT57#v=onepage&q&f=false p. 57]</ref> :''A cose dimenticate, quando ormai non ci pensi più, quando più credi di averla fatta franca, quando meno te lo aspetti.'' *'''Ire {{NDR|Jì}}''' o '''Riuscì a brenna (vrenna).'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 406.</ref> :''Andare o riuscire, risultare in crusca.'' ::{{spiegazione|Avere esito vano ed infelice, andare al nulla, essere perduto.<ref>La spiegazione è in ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 406.</ref>}} ==J== *'''Jacovella.'''<ref>Citato in Domenico Iaccarino, ''Galleria di costumi napolitani'', Stabilimento tipografico dell'Unione, Napoli, 1875, [https://books.google.it/books?id=f84GAAAAYAAJ&dq=na%20jacovella&hl=it&pg=PA16#v=onepage&q&f=false p. 16]</ref> ::{{spiegazione|Situazione, cosa, condotta poco seria, superficiale, confusa, inconcludente, che crea disordine. Un inconsistente, pretestuoso, inconcludente, ripetuto tergiversare, fare a tira e molla. Accampare artificiosamente, con grossolana astuzia pretesti su pretesti, ordire intrighi, servirsi di sotterfugi per sottrarsi ad un impegno, per ingannare, raggirare. Es. ''Chesta è 'na jacovella!'' Questa è una pagliacciata! Qui non c'è niente di serio! È tutta una presa in giro!}} *'''Jammmo a vere'.'''<ref>Citato in Carlo Giarletta, ''Anime partenopee'', [https://books.google.it/books?id=bIwxDwAAQBAJ&lpg=PA20&dq=jammo%20%20ver%C3%A9&hl=it&pg=PA36#v=onepage&q&f=false p. 36.]</ref> :''Andiamo a vedere.'' ::{{spiegazione|Decidiamo, vediamo cosa dobbiamo fare.<ref>In ''Anime parternopee'', p. 36.</ref>}} *'''Jamme<ref>Andiamo.</ref> bell', ja!'''<ref>Citato in Giuseppe Savorra, ''Un cicerone napoletano'', Youcanprint, Tricase (LE), 2015 [https://books.google.it/books?id=-KMbCwAAQBAJ&lpg=PA41&dq=jamme%20belle%20ja'&hl=it&pg=PA41#v=onepage&q=jamme%20belle%20ja'&f=false p. 41] ISBN 9788893216982</ref> o '''Jammo bello, jà'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 373.</ref> ::{{spiegazione|Molte sfumature di significato date dalla modulazione del tono della voce. Fra le possibili: Su, su!, Sbrighiamoci!, Che esagerazione!, Che bugia!, l'hai sparata proprio grossa!}} *'''Jencherse 'o vernecale<ref>''<nowiki>'</nowiki>O vernecale'': la ciotola; contenitore in cui i cambiavalute riponevano le monete.</ref>.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 455.</ref> :''Riempirsi la "ciotola".'' ::{{spiegazione|Riempirsi lo stomaco, farsi una scorpacciata, rimpinzarsi, satollarsi ben bene.}} *'''Jenno cernenno.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 376.</ref> :Letteralmente: ''Andando vagliando.'' ::{{spiegazione|Distingui distingui, discerni discerni, vaglia vaglia, ben esaminando, tutto ben considerando, a ben vedere il tutto, salta fuori che...}} *'''Jèsce arrusto'''<ref>Bistecca ai ferri {{cfr}} ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 100.</ref>'''!...'''<ref>Citato in ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 100.</ref> :''Non farti (fatevi) troppe illusioni.'' ::{{spiegazione|In passato mangiare carne costituiva un lusso che ci si poteva concedere assai di rado.}} *'''Jí mparaviso pe scagno.'''<ref name=Paradise>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', [https://books.google.it/books?id=KYSUBgAAQBAJ&lpg=PA71&dq='mparaviso%20pe%20scagno&hl=it&pg=PA71#v=onepage&q&f=false p. 71.]</ref> :''Andare in [[Paradiso]] per errore.'' ::{{spiegazione|Avere una fortuna assolutamente imprevedibile.}} *'''Jì truvann' a Cristo a dint' e lupini.'''<ref>Citato (in forma negativa) in Giuseppe Savorra, ''Un Cicerone napoletano'', Youcanprint, Self-Publishing, Tricase (LE), 2015, [https://books.google.it/books?id=-KMbCwAAQBAJ&lpg=PA85&dq=Cristo%20dint'e%20lupini&hl=it&pg=PA85#v=onepage&q&f=false p. 85.] ISBN 9788893216982</ref> :''Cercare Cristo nei lupini.'' ::{{spiegazione|Essere eccessivamente pignolo; cercare pretesti, sottilizzare, cavillare, cercare il pelo nell'uovo.}} *'''Jì truvanne ciaranfe.'''<ref>Citato in ''I proverbi di Napoli'', p. 193.</ref> :''(Andare trovando) Cercare pretesti per litigare.'' *'''Jire<ref>In forma corrente: Jì'.</ref>ngattimma.'''<ref name=chauchat>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 181.</ref> :''Essere eccitati come i gatti. Andare in fregola.'' *'''Jire<ref>In forma corrente: Jì'.</ref> spierto e demierto comm'u malo denaro.''' Oppure '''Jire spierto e demierto.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 396.</ref> :''Andare sperduto e disperso come il denaro guadagnato disonestamente. Oppure, semplicemente: andare sperduto e ramingo. '' *'''Jirsenne a gloria d'i cardune.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 80.</ref> :''Andarsene a gloria dei cardoni.'' ::{{spiegazione|Morire. Andare a ingrassare i cavoli.}}<ref>Spiegazione in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 80.</ref> *'''Jirsenne nzuocolo<ref>Nzuócolo:Dondoloni.</ref>.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 270.</ref> :''Andarsene dondoloni dondoloni.'' ::{{spiegazione|Andarsene in sollucchero, in visibilio, in broda di succiole o giuggiole.<ref>Spiegazione in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 270.</ref>}} *'''Jurnata mosce.<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 45.</ref>''' :''Giornata moscia.'' ::{{spiegazione|Giornata in cui gli affari vanno a rilento, di scarsi guadagni.}} *'''Justo justo.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 215.</ref> :''Giusto giusto, preciso preciso.'' ::{{spiegazione|Esattamente, precisamente, a puntino.}} ==L== *'''L'acqua è poca e 'a papera nun galleggia.'''<ref>Citato in Giuseppe Montesano, ''Nel corpo di Napoli'', Mondadori, [https://books.google.it/books?id=MoqeCQAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Giuseppe%20Montesano&hl=it&pg=PT169#v=onepage&q&f=false p. 169 Anteprima Google]</ref> ::{{spiegazione|Le cose vanno irrimediabilmente male. Mancano le condizioni per realizzare un progetto.}} *'''L'acqua nfraceta li bastimiente a mare.'''<ref>Citato in ''Il flauto magico'', Raffaele Miranda, Napoli, 1824, [https://books.google.it/books?id=Vk0sQ5myvzwC&dq=acqua%20nfraceta%20%20mare&hl=it&pg=PA3#v=onepage&q&f=false Google Book]</ref> :''L'acqua infradicia le navi a mare.'' ::{{spiegazione|L'acqua – con questo paradossale argomento il bevitore di vino la rifiuta – fa male, procurandosi così una giustificazione per abbandonarsi a bevute omeriche.}} *'''L'urdemo lampione 'e forerotta.'''<ref>Citato in Pasquale Guaglianone, ''Tante navi Tante storie'', Nuova Santelli, [https://books.google.it/books?id=EoRUAwAAQBAJ&lpg=PT21&dq=L'urdemo%20lampione%20'e%20Forerotta&hl=it&pg=PT21#v=onepage&q&f=false]</ref> o '''{{NDR|L'}} Urdemo lampione 'e Fuorerotta.'''<ref name=rent/> :''L'ultimo [[lampione]] di Fuorigrotta.'' ::{{spiegazione|Ultimo dei lampioni a gas di Fuorigrotta e contrassegnato con il numero 6666: quattro volte scemo nella smorfia napoletana; è forse questo il motivo per cui passò in proverbio a significare: persona di scarso o nessun valore, senza importanza, che non conta pressoché nulla.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 28.</ref>}} *'''La carne se venne a la chianca.'''<ref>Citato in ''Lo Spassatiempo'', [https://books.google.it/books?id=pz4_AQAAMAAJ&dq=lo%20spassatiempo&hl=it&pg=PT127#v=onepage&q&f=false]</ref> :''La [[carne]] si vende in macelleria.'' ::{{spiegazione|Non puoi sfruttarmi come uno schiavo. Sono un uomo, non carne che si vende a peso.}} *'''Lampe e tuone.'''<ref>Citato in [[Carlo Cracco]], ''La grande cucina italiana. {{small|Campania}}'', RCS libri, Milano, 2014, [https://books.google.it/books?id=wk5oAwAAQBAJ&lpg=PT66&dq=&pg=PT66#v=onepage&q&f=false p. 66].</ref> :''Lampi e tuoni.'' ::{{spiegazione|Pasta e ceci.<ref>{{cfr}} più dettagliatamente ''La grande cucina italiana'', p. 66.</ref>}} *'''Lasco de<ref name=epsilon/>vrachetta.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 426.</ref> :''Lasco 'e vrachetta: "Largo", allentato, lasco di (nella) abbottonatura dei pantaloni, di patta.'' ::{{spiegazione|{{sic|Donnajuolo}}.<ref>La definizione è in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 426.</ref>}} *'''''Lassamme fà 'a Dio.'''''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 655.</ref> :''Lasciamo fare a Dio. Affidiamoci a Lui, interamente, senza riserve.'' *'''Lella palella.'''<ref name=zart>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 207.</ref> :''Cheta cheta, pian piano, adagio adagio. Senza fasto, alla buona.''<ref name= slowslow>La traduzione è in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 207.</ref> *'''{{sic|Leva}} l'ummeto.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo'', 1866, anno I, n. 3, p. 2.</ref> :''Togliere l'umido'' ::{{spiegazione|Levà' l'ummeto: Togliere i succhi, gli umori vitali: annoiare mortalmente.}} *'''Leva' 'a lanterna 'a 'nnanze a Carnevale.'''<ref>Citato in Gleijeses, ''I Proverbi di Napoli'', p. 206.</ref> :''Togliere la lanterna davanti a [[Carnevale]]'' ::{{spiegazione|Togliere a qualcuno il suo svago preferito.<ref>La spiegazione è in ''I Proverbi di Napoli'', p. 206.</ref>}} *'''Levà' 'a purpètta 'a dint'a 'o piatto a uno.'''<ref name=copper/> :''Togliere la [[polpetta]] dal quatto di qualcuno.'' ::{{spiegazione|Derubare una persona di una cosa guadagnata con grande fatica.}} *'''Leva lè.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', vol. I, p. 203.</ref> :''Togli, to'! Via! Vai via!'' ::{{spiegazione|Si dice per esprimere rifiuto, repulsione.}} *'''Levarse i rappe d'a panza.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 325.</ref> :''Togliersi le grinze dalla pancia.'' ::{{spiegazione|Sfamarsi.<ref>La spiegazione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 325.</ref>}} *'''Levarse 'o sfizio.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', [https://books.google.it/books?hl=it&id=6rM-AAAAIAAJ&dq=ommo+cu+%27e+mustacce&focus=searchwithinvolume&q=sfizio], p. 112.</ref> :''Cavarsi il gusto.'' *'''Levate 'o brito!'''<ref>Citato in [[Antonio Ghirelli]], ''Storia di Napoli'', Einaudi, Torino, 1992, p. 293. ISBN 88-06-12974-0</ref> :''Togliete dalla tavola il vetro: bicchieri, bottigli, caraffe!'' ::{{spiegazione|Comando che gli osti impartivano prima della chiusura del locale. In senso lato: affrettatevi a concludere il lavoro perché il tempo per portarlo a termine sta per scadere.}} *'''Leve mane!'''<ref name=gliommero/> :''Togli (le) mani.'' ::{{spiegazione|Lascia perdere.}} *'''Li profunne de casa de lo Diavolo.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo'', 1866, anno I, n. 7, 30 gennaio 1866, p. 2.</ref> :'' ''<nowiki>'</nowiki>E profunne 'e casa d' 'o Diavulo.'' Le profondità di casa del Diavolo.'' ::{{Spiegazione|L'Inferno.}} *'''Liéggio 'e mano.'''<ref>Citato in Antonio Altamura, ''Il dialetto napoletano'', Fausto Fiorentino, Napoli, 1961, p. 84, [https://books.google.it/books?hl=it&id=h1cRAQAAIAAJ&dq=mpren%C3%A0%27+%27e+feneste&focus=searchwithinvolume&q=mano]</ref> :''Leggero di mano. Di mano leggera.'' ::{{Spiegazione|Abile nel rubare. ''Arape ll' uocchie ca è lieggio 'e mano.'' Tieni gli occhi bene aperti perché ''è 'na mana leggia'', ''mena 'o rancio'', è ladro.}} *'''Lillo palillo.'''<ref name=zart/> :''Cheto cheto, pian piano, adagio adagio. Senza fasto, alla buona.''<ref name= slowslow/> *'''Limma sorda.'''<ref>In ''Vocabolario domestico napoletano e toscano'', p. 422.</ref> :''[[Lima (strumento)|Lima]] sorda (che non fa rumore).'' ::{{spiegazione|Chi offende di nascosto.}} *'''Lindo e pinto.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 149.</ref> :''Lindo e ben lustro (dipinto).'' ::{{spiegazione|Azzimato, curatissimo, estremamente elegante (con una lieve sfumatura di ironia: elegantissimo, curatissimo, ma anche un po' artificioso, stucchevole, innaturale).}} *'''Lisce 'e scorze.'''<ref name=schälen>Citato in '''E scugnizze'', p. 19.</ref> :''Lisce di scorze.'' ::{{spiegazione|''Essere liscio 'e scorza'': Stare con la coscienza pulita).}} *'''Lisciabusso.<ref>Per ''lisciabusso'' vedasi più in dettaglio ''Manuale di napoletanità'', p. 53.</ref>'''<ref>Citato in ''Manuale di napoletanità'', p. 53.</ref> :''Un violento [[rimprovero]].<ref>Traduzione in ''Manuale di napoletanità'', p. 53.</ref>'' *'''Liscio e sbriscio.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 227.</ref> :''Liscio e vuoto'' ::{{spiegazione|Antico modo di dire napoletano: ''Stongo liscio e sbriscio (o liscesbriscio).'' Sono al verde, senza un soldo, in miseria.}} *'''Ll'anema 'e.'''<ref>Citato in Russo, '''O "Luciano" d' 'o Rre'', p. 61.</ref> :''L'anima di.'' ::{{spiegazione|Una notevole quantità.}} *'''Ll'opera d'e pupe.'''<ref>Citato in ''A Napoli mentre bolle la pentola.'', p. 109.</ref> :''Il teatro delle marionette.'' ::{{spiegazione|"Fa' ll'opera d'e pupe": scatenare un putiferio.<ref>La spiegazione è di Patrizia Rotondo Binacchi, {{cfr}} ''A Napoli mentre bolle la pentola'', p. 109.</ref>}} *'''Lloco te voglio zuoppo a sta sagliuta!'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', anno II, Parlata 143, 12 giugno 1861, p. 571.</ref> :''Qui ti voglio, zoppo, davanti a questa salita!'' ::{{spiegazione|Hai tanto vantato, strombazzato e propalato le tue straordinarie capacità ed ora che viene il difficile, voglio vedere di che pasta sei fatto e sarà evidente quello che in realtà sei: nient'altro altro che un millantatore, un fanfarone buono solo a fare chiacchiere.}} *'''Lo zugo de lo tombagno.<ref>Fondo della botte.</ref>'''<ref>Locuzione antica. Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 363.</ref> :''Il succo del [[botte|tombagno]].'' ::Il [[vino]] ==M== *'''M'haje mbriacato de<ref name=epsilon/>percoche.<ref>'A percoca: la pesca gialla.</ref>'''<ref name=brokegg/> :''Mi hai ubriacato di pesche.'' ::{{spiegazione|('''Mbriacà' 'e percoche:'' Riempire di belle e vuote chiacchiere.) Mi hai infarcito la testa di belle e vacue parole, di vuote ciance.}} *'''Ma addò stammo? Â cantina 'e vascio puorto? 'O rutto, 'o pireto e 'o sango 'e chi t'è muorto?!'''<ref>Citato in Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Nnapule'', p. 223.</ref> :''Ma dove siamo? Nella cantina giù al porto? In mezzo al rutto, al peto e alla bestemmia?!'' ::{{spiegazione|Il panorama sonoro non è certo dei più gradevoli: gli avventori qui danno la stura, senza contenersi, senza freno né inibizione alcuna, alle manifestazioni più squallide delle umane miserie e alla più brutale volgarità. L'espressione è quindi riferita alle occasioni in cui si debba constatare – sbalorditi – di trovarsi fra persone e in ambienti volgari, da cui ogni urbanità è stata bandita per sempre. Ma in mezzo a quali zoticoni siamo mai capitati?!}} *'''Ma che vaco mettenno 'a fune 'a notte?'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 215.</ref> :''Ma vado forse a mettere la fune (la) di notte?'' ::{{spiegazione|''Jì mettenno 'a fune 'a notte.'' Andare a mettere la fune di notte: antica tecnica di rapina eseguita tendendo, di notte, in strade buie, una fune fra due estremi della carreggiata perché pedoni e viaggiatori in carrozza, travolti dalla caduta, una volta a terra venissero derubati. L'espressione significa: ma credi che il denaro, anziché guadagnarlo col lavoro, vado a rubarlo di notte? Il prezzo che chiedi è ingiustificato, esorbitante.}} *'''Ma tu overo faje?'''<ref>Citato in Carmela Capitale, ''Vox Musae, {{small|cantate e ballate intorno al mare, al cielo e la terra}}'', Aletti Editore, Villanova di Guidonia, 2017. [https://books.google.it/books?id=emkuDwAAQBAJ&lpg=PT63&dq=&pg=PT63#v=onepage&q&f=false p. 63]. ISBN 978-88-591-4299-7</ref> :''Ma fai davvero?'' ::{{spiegazione|Ma stai scherzando? Ma ti rendi conto (di quello che dici, fai)?}} *'''Maccarone.'''<ref>In ''Viviani'', III, p. 234.</ref> :''Maccherone.'' ::{{spiegazione|Babbeo, sciocco, credulone.}} *'''Maccaròne, sàutame 'ncànna.'''<ref name=duesetteotto>Citato in Tosco, p. 278.</ref> :''Maccarone, saltami in gola''. ::{{spiegazione|Descrizione di un accidioso.}} *'''Maccarone senza pertuso.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 231.</ref> :''Maccherone senza buco.'' ::{{spiegazione|Stupido. Buono a nulla.}} *'''Madama schifa 'o ppoco.'''<ref>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary English-Neapolitan; Neapolitan-English'', p. 85.</ref> :''Madama Schifa il poco.'' ::{{spiegazione|Una signora o, in genere, una persona che dà a vedere di essere schifiltosa, che ha atteggiamenti [[snob]].}} *'''Madama senza naso.'''<ref name="nose">Citato in [[Renato de Falco]], ''[http://www.tecalibri.info/D/DEFALCO-R_parlar.htm#p004 Del parlar napoletano]'', Colonnese, Napoli, 2007 [1997], p. 27. ISBN 978-88-87501-77-3</ref> :''La Morte.'' *'''Madonna mia fa' stà bbuono a Nnirone!'''<ref>Citato in Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Nnapule'', p. 224.</ref> :''Madonna mia, fai star bene [[Nerone]]!'' ::{{spiegazione|L'invocazione, rivolta in modo quasi scherzoso alla Madonna affinché conservi Nerone in buona salute può essere interpretata in diversi modi: come preferenza per l'uomo forte, energico, autoritario, in grado di dare soluzione ai problemi con tempestività e risolutezza; come preghiera di mantenerlo in salute, malgrado la sua durezza, nel timore di un successore ancora più duro, come invito a non assecondare precipitosamente la volontà di deporlo perché chi gli succede potrebbe rivelarsi peggiore.}} *'''Magnà carauttiélle.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 84.</ref> :''Mangiare cibo immaginario.''<ref>Carautielle: cibo immaginario. La definizione è in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 84.</ref> ::{{spiegazione|Digiunare per miseria.<ref>Carautielle: cibo immaginario. La spiegazione è in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 84.</ref>}} *'''Magna magna.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 3.</ref> :''Mangia mangia.'' ::{{spiegazione|La [[corruzione]] eretta a sistema. Es.: ''Addó vai vai è tutto 'nu mangia mangia'', dovunque vai è tutto un mangia mangia: non c'è scampo, è la corruzione diffusa, endemica, inveterata, inestirpabile. ''Essere 'nu magna magna'': essere un corrotto.}} *'''Magnàrse ‘a rézza d<nowiki>'</nowiki>'o còre.'''<ref name=net /> :''Mangiarsi la rete del cuore (il pericardio).'' ::{{spiegazione|Rodersi il fegato dalla rabbia.}} *'''Magnarse 'e maccarune.'''<ref>Citato in Alfredo Antonarus, ''Moto a luogo'', Pendragon, 1994, [https://books.google.it/books?hl=it&id=NxhdAAAAMAAJ&dq=magnarse++%27e+maccarune&focus=searchwithinvolume&q=magnarse p. 82].</ref> :''Mangiarsi i maccheroni.'' ::{{spiegazione|Mangiare la foglia.<ref>La spiegazione è in ''Moto a luogo'', p. 82. </ref> Capire l'antifona. Capire le altrui intenzioni nascoste. Afferrare, intuire ciò che si intende tenere celato.}} *'''Magnarecotta.'''<ref>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 478.</ref> ::{{spiegazione|Persona che vive dei proventi procuratigli da una donna che si prostituisce.}} *'''Magne pane e fantasia.'''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 652.</ref> :''(Visto che non hai altro) Mangia pane e fantasia'' ::{{spiegazione|''Magnà pane e fantasia''. Mangiare pane e fantasia è la condizione di chi, costretto dalla povertà a sopportare i morsi della fame, mangia, quando è possibile, il pane e il companatico, che resta un puro miraggio, lo aggiunge con la fantasia che ne dispensa con abbondanza inesauribile, pari alla fame.}} *'''Maie pe cumanno.'''<ref>Citato in Tommaso Pironti, 'O Lupommenaro d''o Mercato'', Libreria Editrice Teatrale T. Pironti, Napoli, senza anno, 1920, circa, ''[http://wwww.bibliocamorra.altervista.org/pdf/pirontiLupommenaro.pdf bibliocamorra]'', p. 17</ref> :''Mai per comando.'' ::{{spiegazione|Per favore, per cortesia.}} *'''{{NDR|'O}} Male {{sic|e'}} dindò.'''<ref>Citato in Floriana Coppola, ''Donna creola e gli angeli del cortile'', Guida, Napoli, 2004, [https://books.google.it/books?id=kmC0elHRnicC&lpg=PA39&dq=male%20%20'e%20dind%C3%B2&hl=it&pg=PA39#v=onepage&q&f=false p. 39.] ISBN 88-7188-820-0</ref> ::{{spiegazione|Un [[malattia|male]] immaginario.}} *'''Mamma d' 'a Saletta.'''<ref>Citato in [[Annibale Ruccello]], ''Ferdinando'', prefazione di Isa Danieli, Alfredo Guida Editore, Napoli, 1998, [https://books.google.it/books?id=rd4jVbdlEvAC&lpg=PA30&dq=&pg=PA30#v=onepage&q&f=false p. 30]</ref> :''[[Madonna]] della Salette!'' ::{{spiegazione|Esclamazione che esprime meraviglia di fronte a situazioni spiacevoli, che sorprendono sgradevolmente o per esprimere un'ampia gamma di sentimenti: stupore, paura, meraviglia, insofferenza, impazienza o altri simili.}} *'''Mamma d'o Carmene<ref>Per la Vergine Bruna si consulti [[w:Basilica santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore|voce su ''Wikipedia'']]</ref>.'''<ref>Citato in ''I tesori nascosti di Napoli'', [https://books.google.it/books?id=ksS8DAAAQBAJ&lpg=PT80&dq=Tiene%20'nu%20culo%20quant'e%20Porta%20Capuana&hl=it&pg=PT93#v=onepage&q=carmene&f=false]</ref> :''Madonna del Carmine!'' ::{{spiegazione|Espressione di meraviglia, stupore: Incredibile!, Straordinario!}} *'''Mamma Schiavona.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei cammorristi'', p. 169.</ref> :''La Madonna di Montevergine.'' ::{{spiegazione|"[...] detta così dai Napoletani per i suoi tratti bizantini. L'appellativo "schiavone", sinonimo di slavo, designava infatti le icone nere di provenienza greca o generalmente orientale.<ref>Da [[Marino Niola]], ''Archeologia della devozione'', in ''Santità e tradizione, {{small|Itinerari antropologico-religiosi in Campania}}'', a cura di [[Luigi Lombardi Satriani|Luigi M. Lombardi Satriani]], Meltemi, Roma, 2004, [https://books.google.it/books?id=dBBKjiNBquMC&lpg=PP1&dq=Santit%C3%A0%20e%20tradizione&hl=it&pg=PT65#v=onepage&q&f=false p. 67].</ref>}}" *'''Mamma zezzella<ref>Diminutivo di ''zizza'', mammella.</ref>.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 469.</ref><ref>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 481.</ref> o '''Mammazezzélla'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 92. </ref> ::{{spiegazione|Mamma di latte. Balia. Nutrice.}} *'''Mamozio.'''<ref>Citato in ''No Sansone a posticcio co Pulecenella mbrogliato fra forza e senza forza'', p. 33.</ref> ::{{spiegazione|Uomo grosso, sgraziato e stupido.}} *{{NDR|'A}} '''Mangiatora.'''<ref name=eateat>Citato in ''C'era una volta Napoli'', pp. 107-108.</ref> :''La mangiatoia, la greppia.'' ::{{spiegazione|Denaro di non limpida provenienza. '''{{NDR|'A}} Mangiatora vascia.'''<ref name=eateat/>La mangiatoia collocata in basso, in posizione molto comoda per l'animale che in questo modo ha facile ed abbondante disponibilità di cibo. '''{{NDR|Tene' 'a}} Mangiatora vascia.'''<ref name=eateat/>(modo di dire usato in provincia di Napoli<ref>{{cfr}} ''C'era una volta a Napoli'', p. 107.</ref>) ''Avere la mangiatoia bassa'' significa avere comode, costanti e cospicue disponibilità economiche, ciò che consente, fra i non pochi agi e vantaggi, di non sapere neppure cosa sia la fame, di alimentarsi sempre bene e a sazietà. Senza nessuno sforzo, come in una confortevole mangiatoia.}} *'''Mannà' a accattà' o pepe.'''<ref>Citato in Antonio Altamura, ''Il dialetto napoletano'', Fausto Fiorentino, Napoli, 1961, p. 84, [https://books.google.it/books?id=h1cRAQAAIAAJ&q=manna%27+a+accatt%C3%A0+%27o+pepe&dq=manna%27+a+accatt%C3%A0+%27o+pepe&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjbiK-10pTdAhWRpYsKHd3YA5QQ6AEIMDAC]</ref> :''Mandare a comprare il pepe.'' ::{{spiegazione|Allontanare con un pretesto un bambino, una persona molto giovane perché non ascolti o non si intrometta in discorsi fra adulti.}} *'''Mannà 'e Pellerine.'''<ref>Citato in [[Antonio Petito]], ''Don Paparacianno'', Chiurazzi, Napoli, 1901, [https://books.google.it/books?id=-Uk1wEe3qa8C&q=manna%27+%27+e+pellerine+.&dq=manna%27+%27+e+pellerine+.&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiRzqbq7q_sAhVmpYsKHWFhB8gQ6AEwAHoECAMQAg p. 54].</ref> :''Mandare ai Pellegrini.'' ::{{spiegazione|''Te manno 'e Pellerine.'' Ti mando ai Pellegrini: te ne suono talmente tante, ti concio in modo tale che dovrai ricoverarti all'Ospedale dei Pellegrini.}} *'''Mannà ô paese 'e Pulecenella.'''<ref name=Paradise/> :''Mandare al paese di Pulcinella.'' ::{{spiegazione|Mandare qualcuno all'inferno.}} *'''Mannaggia ‘a culonna.'''<ref>Citato in Giuseppe Giacco, ''Cultura classica e mondo subalterno nei Pediculi di Gennaro Aspreno Rocco, {{small|Testo integrale in latino e versione in vernacolo afragolese}}'', Edizioni Istituto di Studi Atellani, 1985, [https://books.google.it/books?id=WEBC99ouJRIC&lpg=PT59&dq=&pg=PT59#v=onepage&q&f=false p. 59]</ref> :''Mannaggia la colonna!'' ::{{spiegazione|La Colonna della Vicaria collocata in passato nella Piazza dei Tribunali. Presso la Colonna il creditore insolvente dichiarava pubblicamente di voler cedere ai creditori i propri beni, facendo, secondo un'espressione popolare, ''zitabona''. <ref>Si veda, più dettagliatamente alla lettera F: ''Fa zita bona''.</ref>}} *'''Mannaggia 'a Marina.'''<ref>Citato in Giuseppe Maresca, ''Era di Maggio'', Lampi di stampa, 2012, Cologno Monzese, [https://books.google.it/books?id=9RKJAgAAQBAJ&lpg=PA210&dq=mannaggia%20a%20marina&hl=it&pg=PA208#v=onepage&q&f=false p. 208.] ISBN 978-88-488-1358-7</ref><ref>Citato in ''Ncopp' 'o marciappiede'', p. 12.</ref> :''Mannaggia la Marina!''<ref>L'imprecazione è attribuita a [[Francesco II delle Due Sicilie|Francesco II]] che con queste parole avrebbe manifestato il suo rammarico per la debole difesa opposta a [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] dalla Marina Borbonica. {{cfr}} ''Era di maggio'', p. 210. </ref> ::{{spiegazione|Con l'imprecazione si esprime solitamente il disappunto, la frustrazione, l'amarezza per una sconfitta imprevedibile o per il verificarsi di una circostanza avversa inattesa e non dipendente dalla propria volontà.}} *'''Mannaggia bubbà.'''<ref>Citato in AA. VV., ''Al di là delle parole'', a cura di Maria Vittoria Costantini e Maria Pierri, Franco Angeli, [https://books.google.it/books?id=sZH_CwAAQBAJ&lpg=PT118&dq=mannaggia%20a%20bubb%C3%A0&hl=it&pg=PT118#v=onepage&q&f=false], nota 11.</ref> oppure: '''Mannaggia a Bubbà!'''<ref>Citato in Pino Imperatore, ''Benvenuti in casa Esposito'', Giunti, Firenze 2012, [https://books.google.it/books?id=rdfYQ9wyoV8C&lpg=PA51&dq=mannaggia%20a%20bubb%C3%A0&hl=it&pg=PA51#v=onepage&q&f=false p. 51.] ISBN 9788809775695</ref> :''Mannaggia Bubbà!''<ref>Figura di furfante tramandata da un'antica tradizione popolare. Celebre per essere coinvolto in ogni genere di traffici loschi, divenne una sorta di capro espiatorio su cui sfogare la propria frustrazione con l'imprecazione citata. {{cfr}} più in dettaglio la nota 11 di ''Al di là delle parole'', [https://books.google.it/books?id=sZH_CwAAQBAJ&lpg=PT118&dq=mannaggia%20a%20bubb%C3%A0&hl=it&pg=PT118#v=onepage&q&f=false]</ref> *'''Mannaggia 'o suricillo e pèzza 'nfosa!'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 179.</ref> :''Mannaggia il topolino e [la] pezza bagnata!'' ::{{spiegazione|"Imprecazione che non dice nulla, ma che lascia sottintendere la taciuta causa che l'ha provocata.<ref>La spiegazione è in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 179.</ref>"}} *'''Mantené 'a cannéla.'''<ref name=corteo>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 46.</ref> :''Reggere la candela.'' ::{{spiegazione|"Fare da spettatore alle effusioni amorose di due fidanzati e risale all'uso romano di accompagnare gli sposi reggendo fiaccole accese.<ref>La spiegazione, di F. D'Ascoli, è in ''C'era una volta Napoli'', p. 46.</ref>"}} *'''Mantiene 'o carro p<nowiki>'</nowiki> 'a scesa.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 119.</ref> :''Trattieni il carro lungo la discesa.'' ::{{spiegazione|Non farti travolgere dalle difficoltà e non lasciare che le cose precipitino. Affronta le difficoltà con cautela e diplomazia.}} :oppure: ::{{spiegazione|Metti un freno alle tue spese.}} *'''Mappina 'e scisto.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 65.</ref> :''Straccio di petrolio.'' ::{{spiegazione|Stracci particolari che si impiegavano per la pulizia dei lumi a petrolio. L'espressione era anche impiegata come insulto rivolto ad una donna.</ref>}} *'''Mappina posta mpertica.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 235.</ref> :''Strofinaccio posto a pennone.''<ref>La taduzione è in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 235.</ref> ::{{spiegazione|Donna da nulla, elevata a riputazione, Trecca<ref>Venditrice d'ortaggi. Donna volgare, dedita al pettegolezzo. Vajassa. Mpechera.</ref>insignorita.}}<ref>La spiegazione è in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 235.</ref> *'''Marammé.'''<ref>Citato in Ledgeway, ''Grammatica diacronica del napoletano'', p. 109.</ref> o '''Marummé.'''<ref>Citato in Carlo Luigi Golino, ''Italian Quarterly'', [https://books.google.it/books?id=qPJVAAAAYAAJ&q=marumm%C3%A9&dq=marumm%C3%A9&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjT0ITB6v7cAhWtposKHc7dCOMQ6AEILzAB] p. 92.</ref> :''Povero me, me infelice!'' *'''Mariantò, 'o terramoto! ...Mo ...Mo ... scenno.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 220.</ref> :''Mariantonia, il terremoto! ...Ora ...Ora ...scendo.'' ::{{spiegazione|Canzonatura del tipo flemmatico e sempre assonnato che non si lascerebbe scuotere neppure da un terremoto.}} *{{NDR|'O}} '''Mastrisso'''.<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 225.</ref> ::{{spiegazione|Con mastrisso (e, al femminile ''Mastressa'' ci si riferiva in passato ironicamente al sapientone (alla sapientona), al (alla) saccente, a chi, senza esserne richiesto e averne i requisiti si atteggia a maestro, impartendo agli altri insegnamenti, criticandoli, correggendoli.}} *'''Mastuggiorgio.'''<ref>Citato in Sabato Antonio Manzi, ''La formazione della psichiatria in Irpinia'', ''Lettere Italiane'' n. 55 - novembre 2003, Guida, Napoli, [https://books.google.it/books?id=V7oTRWRoHrEC&lpg=PA27&dq=mastuggiorgio&hl=it&pg=PA27#v=onepage&q&f=false p. 27.] ISBN 88-7188-560-0</ref><ref>Citato inoltre in ''C'era una volta Napoli'', p. 34. Secondo Altamura il termine deriva dal greco ''mastigophòros'', portatore di frusta, altri studiosi lo riconducono al nome del famoso custode di folli del XVII° secolo mastro Giorgio Cattaneo, ideatore ed esecutore di "metodi terapeutici" particolarmente violenti. {{cfr}} ''C'era una volta a Napoli'', p. 34.</ref> o '''Masto Giorgio.'''<ref>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 517, con il seguente commento:''Masto Giorgio'': allorché i matti eran tenuti peggio che belve un custode di tal nome tanto s'illustrò per le bastonate che prodigava agli infelici dementi, da rimanere quel nome come generico, sì pei custodi de' matti, come per bastonatore instancabile.</ref> :''Mastro Giorgio.'' ::{{spiegazione|L'infermiere del manicomio; il castigamatti; persona affaccendata; chi avoca a sé la direzione di un'impresa o di una riunione; un capo autoritario che riporti ordine.}} *'''Mazzamma.'''<ref>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco travestute da vasciajole de lo mandracchio'' da Grabiele Quattomane, Stamparia de lo Comman. Nobele, Napoli, 1870, [https://books.google.it/books?id=UxoMrLZ9sJkC&dq=mazzamma&hl=it&pg=PA68#v=onepage&q&f=false p. 68.]</ref> :''Pesci di piccole dimensioni e di poco pregio.'' ::{{spiegazione|Cose o persone di infimo valore; gentaglia.}} *'''Mbomma!'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 228.</ref> :''[[bugia|Bomba]]!'' ::{{spiegazione|Bum! Questa l'hai sparata grossa! Che balla!}} *'''Mbomme 'e sapone.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 115.</ref> :''O ''bolle 'e sapone''. Bombe di sapone, le bolle di sapone)'' *''''Mbrellino 'e seta.'''<ref name=πόρνη>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 104.</ref> :''Parasole di seta.'' ::{{spiegazione|Prostituta (di non basso rango, che usava trattenersi, reggendo un variopinto parasole, agli angoli delle strade).<ref>{{cfr}}''C'era una volta Napoli'', p. 104.</ref>}} *''''Mbruoglie, aiutame.'''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 436.</ref> :''Imbroglio, aiutami!'' ::{{spiegazione|È l'abito mentale, la divisa di chi fa ricorso a mezzi disonesti per vivere.}} *'''Mbruscenare<ref>In forma corrente: 'mbruscenà.</ref> na cosa sott'u naso a uno.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 229.</ref> :''Strofinare una cosa sotto il naso ad (di) una persona.'' ::{{spiegazione|Fargliela notare bene, porgliela in forte evidenza. Proporre qualcosa con insistenza, più e più volte./ Mettergliela spesso innanzi perché se ne invogli, Sbacchiargliela <ref>Sbattergliela con forza.</ref>nel muso.<ref>Questa spiegazione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 229</ref>.}} *'''Me dai na voce.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''''O tavuto'', [https://books.google.it/books?id=4gXcAwAAQBAJ&lpg=PA20&dq=&pg=PA20#v=onepage&q&f=false p. 20.]</ref> :''Mi dai una voce.'' ::{{spiegazione|Mi saprai dire. ''Quanno te scite, me dai 'na voce.'' Quando ti svegli, quando aprirai gli occhi e ti renderai conto, mi saprai dire.}} *'''Me faje l'ammico e me mpriene la Vajassa.'''<ref>Citato in Partenio Tosco, ''L'eccellenza della lingua napoletana con la maggioranza alla toscana'' in Accademici Filopatridi, ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si scostano dal dialetto toscano'', tomo secondo, presso Giuseppe-Maria Porcelli, Napoli, 1789, [https://books.google.it/books?id=QgtZAAAAcAAJ&pg=RA1-PA178 p. 178].</ref> :''Ti comporti come un amico e mi metti incinta la serva.'' ::Da te non me lo sarei mai aspettato. *'''Me pare Donna Marianna, 'a {{sic|cape}} 'e Napule.'''<ref>Citato in ''Marianna, 'a Capa 'e Napule'', [http://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5646]</ref> :''Mi sembra Donna Marianna, la testa di [[Napoli]].'' ::{{spiegazione|Con questa espressione si mette in caricatura chi ha una testa grossa e informe.}} *'''Me pare mille anne.'''<ref>Citato in ''Pulcinella delle tre spose'', Roma, Gaetano Zenobi, 1710, [https://books.google.it/books?id=-Jldss8u50IC&dq=me%20pare%20mill'anne!&hl=it&pg=PA52#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Mi sembrano (pare) mille anni!'' ::{{spiegazione|Non vedo l'ora.}} *'''Me pare 'nu Marcoffo int' 'a luna.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 87.</ref> :''Mi sembri/a un Marcolfo nella luna.'' ::{{spiegazione|Hai/ha l'aria di un tonto.}} *'''Me pare 'o carro 'e Picchippò.'''<ref>Citato in ''[https://www.napoliflash24.it/detto-napoletano-del-16-febbraio/ Il detto napoletano del 16 febbraio]'', ''Napoliflash24.it'', 16 febbraio 2019.</ref> :''Mi sembra il carro di Picchippò.'' ::{{spiegazione|'''O carro 'e Picchipò'': un veicolo pieno zeppo, gremito fino all'inverosimile di persone chiassose.}} *'''Me pare 'o cucchiere 'e Bellumunno!'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Storia d'altri tempi'', [https://books.google.it/books?id=oR_sAwAAQBAJ&lpg=PA1&dq=Storia%20d'altri%20tempi&hl=it&pg=PA26#v=onepage&q&f=false p. 26].</ref> :''Mi sembri/sembra il cocchiere di Bellomunno!''<ref>Nota impresa di onoranze funebri.</ref>'' '' ::{{spiegazione|Che persona, che abbigliamento, che aspetto triste, pesante, cupo, funereo!}} *'''Me pare 'o pastore d' 'a meraviglia.'''<ref name=poimèn>Citato in Antonio Videtta , ''Considerazioni su Corrado Giaquinto in rapporto ai disegni del Museo di S. Martino'', Libreria Scientifica Editrice, Napoli, 1965, [https://books.google.it/books?id=2ajqAAAAMAAJ&q=Antonio+Videtta+%27o+pastore+d%27+%27a+meraviglia&dq=Antonio+Videtta+%27o+pastore+d%27+%27a+meraviglia&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiHgYvCxt_cAhUDGewKHSASBnkQ6AEIKTAA p. 87.]</ref> :''Mi sembra il pastore della meraviglia.'' ::{{spiegazione|Mi sembri/sembra un allocco, con quella posa immobile e quell'aria stupita, intontita, come quella di un pastore del presepe che assiste incantato ed estatico ai segni prodigiosi che accompagnano la nascita del Salvatore.}} *'''Me pàreno mill'anne!'''<ref name=glue/> :''Mi sembrano mille anni!'' ::{{spiegazione|Non vedo l'ora!}} *'''Me pozzo schiaffa' 'n'aglio arreto.'''<ref name=burn>Citato in ''Mannaggia Bubbà'', p. 130.</ref> :''Mi posso schiaffare un aglio dietro.'' ::{{spiegazione|Non c'è più niente da fare, sono rimasto totalmente e definitivamente fregato.}} *'''Me staje abbuffanno 'a guallera.'''<ref>Citato in Francesco Bellanti, ''L'ultimo Gattopardo'', [https://books.google.it/books?id=iT-jAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Francesco%20Bellanti&hl=it&pg=PA133#v=onepage&q=guallera&f=false p. 133.]</ref> :''Mi stai gonfiando l'ernia, il sacco scrotale.'' ::{{spiegazione|Abbuffà 'a guallera: annoiare a morte. Variazioni – al grado di fastidio estremo, mortale – sul tema: '''M'he fatto 'a guallara a pezzaiuola'''.<ref name=guà>Citato in ''Manuale di napoletanità'', [https://books.google.it/books?id=aKqXGBrfvZoC&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PA16&dq=m'he%20fatto%20'a%20guallara%20a%20pezzaiuola&hl=it&pg=PA17#v=onepage&q&f=false p. 17].</ref> '''M'he fatto 'a guallara a matriciana'''.<ref name=guà /> '''Me staje scartavetranno 'a guallara.'''<ref name=guà /> Rispettivamente: Mi hai fatto l'ernia alla pizzaiola. Mi hai fatto l'ernia all'amatriciana. Mi stai levigando con la carta vetrata (e anche quella di grana grossa) l'ernia.}} *'''Me veco pigliato d' 'e Turche!'''<ref>Citato in Raffaele Viviani, ''I dieci comandamenti'', [https://books.google.it/books?id=VTfskxLqACcC&lpg=PA144&dq=&pg=PA144#v=onepage&q&f=false, p. 144.]</ref> :''Mi vedo catturato (e tenuto a lungo prigioniero) dai (pirati) turchi!'' ::{{spiegazione|Mi vedo in una situazione disperata, senza via d'uscita.}} *'''Meccia a masculo e femmena.'''<ref>Citato, con definizione, in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 230.</ref> :''[[w:Calettatura|Calettatura]] a maschio e femmina, detta pure a dente, a battente.'' *'''Meglio sulo, ca male accumpagnato.'''<ref>Citato in ''Le Muse napolitane'', egloga II, ''Euterpe {{sic|overo}} La cortisciana'', p. 244.</ref> :''Meglio solo che mal accompagnato.'' *'''Mellune 'e acqua.'''<ref name=pomone>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 90.</ref> :''Meloni di acqua.'' ::{{spiegazione|'''O mellone 'e acqua'' è l'anguria. Ne veniva fatto grande consumo, specie da parte delle donne, il 14 giugno, che era giorno di digiuno per prescrizione ecclesiastica. I '''Mellune 'e pane.'''<ref name=pomone/>, meloni di pane, 'e '''capuaniélle'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 91.</ref>, i capuanelli – serbevoli fino a [[Natale]] ed oltre – sono invece i meloni veri e propri.<ref>{{cfr}}''C'era una volta Napoli'', pp. 90-91.</ref>}} *'''Mena<ref>Menare (in forma corrente: menà) gettare, lanciare.</ref> me''''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 231.</ref> ::{{spiegazione|Su, dai, svelto, sbrigati; e muoviti!}} *'''Menà na zeppata.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, anno V, venerdì, 13 maggio 1864, parlata 133, p. 529. </ref> ::{{spiegazione|Rivolgere una critica, muovere un rimprovero, ironizzare veicolando il messaggio attraverso un'affermazione allusiva in apparenza neutra, e tuttavia, per qualche parola in essa contenuta, messa spesso in risalto dal tono di voce, chiara quanto basta perché il destinatario ne comprenda il vero significato.<ref>Nel film ''L'oro di Napoli'', il pizzaiolo protagonista dell'episodio ''Pizze a credito'', gridava lo slogan pubblicitario: "Cà se magna e nun se pava!", intendendo dire che la pizza poteva essere acquistata pagandola dopo una settimana (pizza oggi ad otto). Se però fra i clienti scorgeva un cattivo pagatore opportunamente colto da amnesia che aveva trascurato di saldare il conto o un cliente che era solito rinviare il pagamento, lo stesso grido: "Cà se magna. ''E nun se {{sic|paava}}!...''", aveva tutt'altro significato, era cioè una ''zeppata'' ''menata'' lanciata, scagliata allo scroccone per rimproverarlo e rammentargli il debito non pagato. Altra possibile zeppata: "Nun 'o saccio. ''Io'' me faccio 'e fatte mie", "Non lo so. ''Io'' mi faccio i fatti miei", ''zeppata'' che potrebbe prendersi chi fa una domanda indiscreta, inopportuna, chi cerca di carpire informazioni riservate.</ref>}} *'''Menare<ref>In forma corrente: Mena': gettare, lanciare, buttare.</ref>u rancio<ref>Granchio, ma anche raffio, arpione, uncino.</ref>.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 325.</ref> :''Lanciare l'arpione, o il rampino, l'uncino.'' ::{{spiegazione|Agire in modo ambiguo, subdolo, manovrando copertamente con dissimulata scaltrezza per procurarsi un utile disonesto, illecito. Rubacchiare. Rubare.}} *'''Menarse a mare cu tutt' 'e panne.'''<ref>Citato e spiegato in Hermann W. Haller, ''Tra Napoli e New York, {{small|Le macchiette italo-americane di [[Eduardo Migliaccio]], testi con introduzione e glossario}}'', Bulzoni, 2006. ISBN 8878700819, [https://books.google.it/books?hl=it&id=CbIaAQAAIAAJ&dq=Menarse+a+mmare+cu+tutt%27+%27e+panne&focus=searchwithinvolume&q=Menarse+a+mmare+], p. 254.</ref> :''Tuffarsi a mare con tutti i vestiti addosso.'' ::{{spiegazione|Rovinarsi.}} *'''''Merda de<ref name=epsilon/>sproviero.'''''<ref>Citato in Giambattista Basile, ''Lo cunto de li cunti'', arcadia ebook, [https://books.google.it/books?id=d3zDCQAAQBAJ&lpg=PT169&dq=&pg=PT169#v=onepage&q&f=false p. 169]</ref> :''Sterco di sparviero.'' ::{{spiegazione|Così così, senza particolari pregi o difetti.}} *'''Mettere ‘a capa {{sic|‘a}} fa bene.'''<ref>Citato in Antonietta Ambrosano e Mimmo Barba, ''Ri-cre-azione'', presentazione di Antonio Faeti, Armando Editore, 2002, [https://books.google.it/books?id=KxKoVROF6DwC&lpg=PP1&dq=Antonietta%20Ambrosano%2CMimmo%20Barba&hl=it&pg=PA105#v=onepage&q&f=false p. 105.] ISBN 88-8358-319-1</ref> :''Mettere la testa a fare bene.'' ::{{spiegazione|Applicarsi, impegnarsi finalmente in cose serie, costruttive.}} *'''Mèttere 'a faccia 'int'â chiàveca.'''<ref>Citato in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 134.</ref> :''Mettere la faccia nella fogna.'' ::{{spiegazione|Avere di che doversi vergognare.}} *'''Mettere cennere ncopp' a na cosa.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 94.</ref> :''Mettere cenere su una cosa.'' ::{{spiegazione|Impedire che qualcosa si sappia, si divulghi. Sopirla. Metterla a tacere. Insabbiarla.}} *'''Mettere i recchie p'i pertose<ref>Anche: p' 'e senghe: attraverso gli spiragli delle porte.</ref>.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 327.</ref> :''Mettere 'e recchie p' 'e pertose: Mettere le orecchie attraverso i buchi.'' ::{{spiegazione|Origliare dappertutto per scoprire segreti.}} *'''Mettere l'assisa a le ccetrole.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 121.</ref> :''Imporre la tassa sui cetrioli.'' ::{{spiegazione|Antico modo di dire: Arrogarsi un diritto che non spetta.<ref>{{cfr}} più dettagliatamente ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', [https://archive.org/stream/curiositpopola08pitruoft#page/120/mode/2up p. 121.]</ref>}} *'''Mettuto mbaleria.'''<ref>Citato in ''So masto Rafaele e non te ne ncarrica'', p. 7.</ref> :''Mettere mbaleria'': ''prendere in giro. Preso in giro.'' *'''Mettere mpuzatura.'''<ref name=pupata/> ::{{spiegazione|O anche '''mpuzature'': Seminare zizzania, discordia. Fomentare le liti.}} *'''Mettere na pezza arza.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo, 1867'', anno II, n. 7, Giovedì 17 gennaio 1867, p. 2.</ref> :''Mettere un panno che scotta, che arde.'' ::{{spiegazione|Aggravare intenzionalmente, per errore, agendo in modo maldestro una situazione già difficile.}} *'''Mettere 'o ppepe 'nculo 'a zoccola.'''<ref>Citato in ''Manuale di napoletanità'', p. 22.</ref> :''Mettere il pepe nel deretano della pantegana.'' ::{{spiegazione|Istigare.}} *'''Mettere prete<ref name=epsilon/>de ponta.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 299.</ref> :'' ''Mettere prete 'e ponta.'': mettere, frapporre pietre aguzze.'' ::{{spiegazione|Sia nel senso reale di creare un ostacolo fisico, che nel senso figurato di creare ostacoli, impedimenti, sabotare, impedire la realizzazione di un progetto altrui.}} *'''Mettere uno ncopp'a nu puorco.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 316.</ref> :''Mettere una persona sopra un porco.'' ::{{spiegazione|Parlarne molto male pubblicamente di qualcuno, metterlo alla gogna, additarlo al pubblico disprezzo.}} *'''Metterse 'e casa e puteca<ref name=πθκ/>.'''<ref>Citato in ''A Buon 'Ntennitore, Proverbs of Naples'', p. 55.</ref> :''Mettersi casa e bottega.'' ::{{spiegazione|Dedicarsi ad un'opera interamente, meticolosamente, con ininterrotta assiduità.}} *'''Metterse na cosa int'i chiocche.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 102.</ref> :''Mettersi una cosa nelle tempie.'' ::{{spiegazione|Mettersela o Ficcarsela in testa. Es. ''Miettetillo buono dint' 'e chiocche!'' Ficcatelo bene in testa!}} *'''Metterse ntridece.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 215.</ref> :''Mettersi "in tredici".'' ::{{spiegazione|Intromettersi.}} *'''Mèza bbòtta.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary '', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA37#v=onepage&q&f=false p. 37.]</ref> :''Mezza botta.'' ::{{spiegazione|Una persona di scarso valore.}} *'''Meza<ref>Mezza</ref>{{sic|segnora}} e meza pettola<ref name=gonnella/>.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico'', p. 288.</ref> ::{{spiegazione|''Meza signora e meza pettola''. Una donna che non eccelle per comportamento educato.}} *'''Miett' 'a meglia.'''<ref>Citato in Antonio Grano, ''Trattato di sociologia della canzone classica napoletana'', Palladino, Campobasso, 2004, [https://books.google.it/books?id=qr0UAQAAIAAJ&q=miett%27a+meglia&dq=miett%27a+meglia&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjM9NyMruDkAhWStYsKHVj7B8IQ6AEIKjAA p. 66].</ref> :''Nel tressette, invito al compagno di gioco: metti (gioca) la migliore carta.'' ::{{spiegazione|In senso ironico, al sopraggiungere di persona o persone non gradite o per rilevare che l'ambiente, il contesto non è dei più incoraggianti, gradevoli, auspicabili: ''Miett' 'a meglia, mie'!'': Ora siamo proprio a posto! Il quadro è completo! Che magnifica scena! Che bellezza! Siamo cascati proprio bene!}} *'''Miettece nomme penna.'''<ref>Citato in Giacomo Marulli e Vincenzo Livigni, ''Guida pratica del dialetto napolitano {{small|o sia Spiegazione in lingua toscana della Mimica di alcune frasi e delle voci dei venditori e scene comiche DEI COSTUMI NAPOLITANI}}'', Stabilimento Tipografico Partenopeo, Napoli, 1877, [https://books.google.it/books?id=2D_K7e03FgwC&dq=Giacomo%20Marulli%2C%20Vincenzo%20Livigni&hl=it&pg=PA16#v=onepage&q&f=false p. 16]</ref> :''Mettici nome penna.'' ::{{spiegazione|Non parlarne più, perché una speranza è svanita leggiera come una piuma portata dal vento.<ref>La spiegazione è in Marulli e Livigni, p. 16.</ref>Non struggerti nella speranza che avvenga ciò che non accadrà mai. Non pensarci più.}} *'''Miezo limone.'''<ref name=shoeshine/> :''Mezzo limone.'' ::{{spiegazione|''Miezo limone'', con riferimento al colore argento e oro della sua statua, è l'ingiuria rivolta con molta confidenza dalle "parenti" a San Gennaro, per sollecitare il miracolo della liquefazione del suo sangue, se esso tarda a compiersi.}} *'''Mimì, Cocò e Carmene 'o pazzo stevano 'e casa into 'o stesso palazzo.'''<ref>Citato in Patrizia Mintz, ''Veritas'', PIEMME, 2010 [https://books.google.it/books?id=mialvSCnCysC&lpg=PA1&dq=patrizia%20mintz&hl=it&pg=PT120#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788858502662</ref> :''Mimì, Cocò e Carmine il pazzo abitavano nello stesso palazzo.'' ::{{spiegazione|Tre inseparabili e poco raccomandabili messeri.}} *'''Misce-misce.<ref>Miscio: gatto, micio. {{cfr}} ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 243.</ref>'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 243.</ref> :''Verso con cui si chiamano i gatti.'' *''''Mman' 'a.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', IV, p. 286.</ref> :''In mano a.'' ::{{spiegazione|Al tempo di.}} *'''{{sic|Mmange}}, ca ru ttuoie [[mangiare|mange]]!'''<ref name=eatplease>Citato in Apicella, ''I ritte antiche'', p. 320.</ref> :''Mangia, ché del tuo mangi!'' ::{{spiegazione|Si dice di chi crede di mangiare o, più in generale, di trarre un utile, un vantaggio economico a spese altrui senza avvedersi che a farne le spese è lui stesso.}} *''''Mmano a [[w:Gaetano Pappagone|Pappagone]]'''<ref>Citato e tradotto in [[Giulio Trevisani]], ''Teatro napoletano, {{small| Da Salvatore di Giacomo a Eduardo de Filippo}}'', [https://books.google.it/books?hl=it&id=XqjUAAAAMAAJ&dq=%27mmano+a+pappagone&focus=searchwithinvolume&q=+pappagone] p. 81.</ref> ::''Al tempo di Pappagone.'' ::{{spiegazione|In tempi antichi.<ref>La traduzione è in ''Teatro napoletano, {{small| Da Salvatore di Giacomo a Eduardo de Filippo}}'', p. 55.</ref> / In tempi oramai trascorsi.}} *''''Mmano all'arte.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', IV, p. 112. </ref> :''In mano all'arte, vale a dire: nelle mani di un artista.'' ::{{spiegazione|''Staje 'mmano all'arte.'' Sei nelle mani di un artista: non hai motivo di preoccuparti, considerati fortunato, sei in ottime mani, chi se ne occupa è una persona competentissima, un artista nel suo campo.}} *'''‘Mmertecà ll'uóglio.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 202.</ref> :''Rovesciare l'olio.'' ::{{spiegazione|Venir meno al voto di [[castità]].<ref>La spiegazione è in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 202.</ref>}} *'''Mmesca francesca.'''<ref>Citato in ''Fascio de chellete nove contegnose e freccecarelle fatte da paricchie auture pe llevare la paturnia e li pierdetienbe; raccuoveto e prubbecato da jachil Girì Zuzù (briolià) Napole: se venne a lo mavazzeno de libre de Luigi Chiurazzi'', Napoli, 1836, [https://books.google.it/books?id=XjEc0tENsDAC&dq=mmesca%20Francesca&hl=it&pg=RA1-PA7#v=onepage&q&f=false p. 7.]</ref> ::{{spiegazione|Mescolanza disordinata di cose, insieme di cose riunite senza criterio, confusione.}} *'''Mme'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 178.</ref> :''Bene. Es. ''Mme, avimmo fernuto. Jammocenne.'' Bene, abbiamo finito, andiamocene. '''''E mmé'''.<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 244.</ref>'' Ebbene. "''Storduto po addemanna, e mmè chi è stato?"'' ''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 244.</ref>'' Stordito poi chiede, ebbene chi è stato?'' *'''Mmocc’ ’a porta.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 54.</ref> :''In bocca alla porta.'' ::{{spiegazione|All'uscio, all'ingresso.}} *'''Mmocca liò.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, p. 343.</ref> :''In bocca, leone!'' ::{{spiegazione|Su, prendi, mangia!}} *'''Mmoccamennuno.'''<ref>Citato in Pietro Paolo Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 172.</ref> :"''Imboccameneuno''". ::{{spiegazione|Ingenuo, sprovveduto, credulone; in altri termini: '''nu maccarone''.}} *'''Mmuccà c' 'o cucchiariello.'''<ref>Citato in Romualdo Marrone, ''Il paese di Pulcinella'', vol. I, Bellini, Napoli, 1991, [https://books.google.it/books?hl=it&id=eqNWAAAAYAAJ&dq=mmucc%C3%A0+cu+%27o+cucchiariello&focus=searchwithinvolume&q=+cucchiariello p. 284].</ref> :''Imboccare con il cucchiaino.'' ::{{spiegazione|Spiegare con minuziosa, estrema accuratezza.}} *'''Mo mo.'''<ref>Citato in ''Vocabolario domestico napoletano e toscano compilato nello studio di [[Basilio Puoti]]'', p. 272.</ref> :''Or ora, proprio ora; subito. Ma: mo, mo: piano, aspetta un attimo, un momento.'' *'''Mo mo me l'aggio lavata; 'a tengo riccia riccia comm' 'a 'na 'ncappucciata!...'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 239.</ref> :''Proprio ora me la sono lavata; ce l'ho riccia riccia come un'insalata incappucciata!...'' ::{{spiegazione|Adescamento piccante in chiave gastronomica di una... venditrice.}} *'''Mo nce vo.'''<ref>Citato in ''Nu scagno de n'appartamiento e na festa de ballo'' di Pasquale Altavilla}}, Tipografia De' Gemelli, Napoli, 1850, [https://books.google.it/books?id=qDjH1HuWNDwC&dq=Mo%20nce%20vo'&hl=it&pg=PA10#v=onepage&q&f=false p. 10.]</ref> :''Ora ci vuole.'' ::{{spiegazione|Giustamente, già, per l'appunto, proprio così.}} *'''{{sic|Mo pe mo}}.'''<ref>Citato in [[Niccola Valletta]], ''Poesie inedite'', Dalla Tipografia di Luigi Nobile, Napoli, 1816, [https://books.google.it/books?id=tSJbAAAAcAAJ&dq=Niccola%20VALLETTA&hl=it&pg=PA17#v=onepage&q&f=false p. 17]</ref> :''Mo' pe' mo': Ora per ora. Adesso per adesso.'' ::{{spiegazione|Ora ora, proprio ora, proprio adesso, proprio subito. Immediatamente.}} *'''{{sic|Mò t'appoio a guallara ncapo}}.'''<ref name=guà /> :''Ora ti appoggio l'ernia in testa!'' ::{{spiegazione|Ora basta! Io ti sormonto, ti sovrasto con la mia ernia, ad essa ti infeudo, e con ciò ti riporto al rango che ti spetta, giacché sei una nullità e hai parlato troppo e a sproposito. Sta' zitto!}} *'''Monaco de sant'Agostino doje cape ncoppa a no coscino.'''<ref>Citato in ''Lo Spassatiempo'', [https://books.google.it/books?id=pz4_AQAAMAAJ&dq=spassatiempo&hl=it&pg=PT281#v=onepage&q&f=false p. 281].</ref> :''Monaco di sant'Agostino due teste sopra un cuscino.'' ::{{spiegazione|Si dice di un religioso la cui vocazione non sembra autentica.}} *'''Morte gnagnolla.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 199.</ref> :''Morte lenta.'' *'''Mosca cavallina.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 107.</ref> :''Ippobosca (insetto ematofago)'' ::{{spiegazione|Ma anche: persona fastidiosa, molesta, insistente, assillante. ''Uh Mamma d' 'a Saletta! Tu si' propio 'na mosca cavallina!'' Uh, Madonna della Salette! Sei proprio asfissiante!}} *'''Mparanza.'''<ref>Citato in Nino Del Duca, ''Io stongo 'e casa 'America. Riflessioni'', prefazione di [[Furio Colombo]], introduzione di Antonio Ghirelli, Guida, Napoli, [https://books.google.it/books?id=8npveIawS-8C&lpg=PA175&dq=Mparanza&hl=it&pg=PA175#v=onepage&q=Mparanza&f=false p. 175.] ISBN 88-7188-905-3</ref> ::{{spiegazione|Tutto, Tutti o Tutte insieme, senza distinzione.}} *'''Mpechèra''' o '''Ntapechèra.'''<ref>Citato in ''Il Borghini'', anno primo, Tipografia del vocabolario, Firenze, [https://books.google.it/books?id=i5E_AAAAYAAJ&dq=Il%20Borghini%20studi%20di%20filologia%20e%20di%20lettere%20italiane&hl=it&pg=PA123#v=onepage&q=%20napoletano&f=false p. 123.]</ref> :''{{NDR|Donna}} intrigante, che imbroglia ed avviluppa.''<ref>Traduzione in ''Il Borghini'', p. 123.</ref> Truffatrice, fattucchiera. *'''‘Mpignarse ‘o càzzo e straccià’ ‘a cartella.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 207.</ref> :''Impegnare, dare in pegno il proprio pene e strappare la ricevuta.'' ::{{Spiegazione|Avere la certezza più assoluta, senza neppure l'ombra di un dubbio.}} *'''Mpilo mpilo.'''<ref>Citato in ''Il propugnatore'', vol. VII, parte II, presso Gaetano Romagnoli, Bologna, 1874, [https://books.google.it/books?id=lOpgAAAAcAAJ&dq=mpilo%20mpilo&hl=it&pg=PA174#v=onepage&q&f=false p. 174.]</ref> :'' (in) Pelo (in) pelo.'' ::{{Spiegazione|Lentamente, sottilmente. ''Annà' {{NDR|Jirsenne}} mpilo mpilo.''<ref>In ''Il propugnatore'', 1874, p. 174.</ref>: Intisichirsi. Consumarsi lentamente.}} *'''Mpacchiato 'e suonne'''<ref>Citato in ''Epigrammi del marchese di Caccavone e del Duca di Maddaloni'', a cura di Giuseppe Porcaro, Arturo Berisio Editore, Napoli, 1968, p. 49.</ref> ::{{spiegazione|Fortemente assonnato}} *''''Mprenà' 'e feneste.'''<ref name=mèrevolage/> :''Ingravidare le finestre.''' ::{{spiegazione|Struggersi dal desiderio, desiderare ardentemente, appassionatamente a distanza.}} *'''Nprimmis et antemmonia.'''<ref>Citato in Giovanni Fiorilli, ''La terza chiacchiareata nfra lo cuorpo de Napole e lo Sebeto. Di Giovanni'', [https://books.google.it/books?id=T-u72GoDi78C&lpg=PA3&ots=OwJKimQfo5&dq=&pg=PA3#v=onepage&q&f=false p. 3].</ref> :''In primis et ante omnia.'' ::{{spiegazione|Per prima cosa e innanzitutto.}} *'''Mpupazzà.'''<ref name=pupata>Citato in Pietro Paolo Volpe, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 189.</ref> ::{{spiegazione|Vestirsi con eccessivo sfarzo, agghindarsi vistosamente. Camuffare per occultare difetti e gabellare per buono, perfetto, autentico: imbrogliare.}} *'''{{NDR|'O}} Mpustatore.'''<ref>citato in ''I promessi sposi, In lingua napoletana'', [https://books.google.it/books?id=V_vgAgAAQBAJ&lpg=PT40&dq=mpustatore&hl=it&pg=PT40#v=onepage&q&f=false cap. X]</ref> ::{{spiegazione|Il prepotente, chi pretende di avere senza darsi neppure la briga di chiedere, chi vuole imporre la propria volontà in modo arrogante.}} *'''Muchio muchio.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 250.</ref> ::{{spiegazione|Quatto quatto.<ref>La spiegazione è in D'Ambra, p. 250.</ref>}} *'''Muchio surdo'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 74.</ref> ::{{spiegazione|Sornione, ipocrita.<ref>''— Ma comme! Me parea na santarella | chella muchiella sorda! 'Aggio ncuntrata | doj' ore fa, dint' a na carruzzella... | Cummà!... Ma comme steva ngrattinata!'' (In ''Poesie napoletane'', p. 60) — Ma come! Mi sembrava una santarella | quella marpioncella! | Commà! Ma com'era agghindata!</ref>}} *'''Mùmmera'''<ref name=stubborn>Citato in ''C'era una volta Napoli, p. 31.''</ref>o '''Mùmmara'''<ref name=stubborn/>o '''Mómmara'''<ref name=stubborn/>o '''Mómmaro'''<ref name=stubborn/>o '''Mmúmmera'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 240.</ref> o '''Zùmmaro'''<ref name=stubborn/> :''Anfora di creta impiegata per attingere l'acqua alle fontane pubbliche e conservarla in casa, era usata dagli acquafrescai che vendevano l<nowiki>'</nowiki>''acqua zuffrègna'', l'acqua sulfurea che si manteneva fresca grazie alla creta.'' ::{{spiegazione|Uomo dalla testa dura, ostinato, refrattario alle sollecitazioni esterne. Seno prosperoso<ref>{{cfr}} per questo significato, Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 203.</ref>.}} *'''Muorto 'o criaturo nu' simmo chiù cumpare.'''<ref name=chiachiello/> :''Morto il bambino (il figlioccio) (l'interesse che ci univa) non siamo più compari.'' ::{{spiegazione|Si dice per esprimere il proprio rammarico quando si constata un improvviso mutare di atteggiamento o se una relazione - in passato buona - all'improvviso ed incomprensibilmente si raffredda.}} *'''{{NDR|'O}} muorzo d'a crianza.'''<ref>Citato e spiegato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 115.</ref> :''Il boccone della creanza.'' ::{{spiegazione|L'ultimo boccone del piatto.}} *'''Muro muro.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 58.</ref> ::{{spiegazione|Rasente il muro. ''Ji' muro muro'': andare rasente il muro.}} *'''Murì cu 'e guarnemiénte<ref>I finimenti con cui viene bardato il cavallo.</ref> 'ncuollo.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 24.</ref> :''Morire con i finimenti addosso.'' ::{{spiegazione|Morire mentre si sta svolgendo il proprio lavoro, si sta compiendo il proprio dovere.}} *'''Muscio int' 'e mecce.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 371.</ref> :''Debole nelle giunture.'' ::{{spiegazione|Debole, senza forze, a stento in piedi. Idea affine è richiamata dall'espressione: '''Scunocchio ncopp'ê mecce.'''<ref>Citato in Ettore De Mura, ''Poeti napoletani dal Seicento ad oggi'', vol. 2, [https://books.google.it/books?hl=it&id=nC0uAAAAIAAJ&dq=scunucchi%C3%A0&focus=searchwithinvolume&q=mmecce], Alberto Marotta Editore, 1973, p. 577.</ref> ''Mi piego sulle giunture, vacillo sulle ginocchia.''}} *'''Muzzóne 'e fescena.<ref>Cesto per la raccolta dell'uva fabbricato a forma di cono capovolto con al vertice una punta di legno ('o muzzóne) che, conficcata nel terreno, lo teneva in piedi. {{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 14.</ref>''' :''Punta (mozzicone) di cesto.'' ::{{spiegazione|Persona di bassa statura e tozza. Anche: '''Muzzone d'ommo.''' ''Mozzicone d'uomo'': Omiciattolo.<ref>Citato e spiegato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 252.</ref>}} ==N== *'''N'acciso e nu 'mpiso.'''<ref name=hang>Da Vincenzo Vitale, ''Malufiglio'', citato in Pasquale Scialò, ''La sceneggiata, {{small|Rappresentazioni di un genere popolare}}'', [https://books.google.it/books?id=nqY9qxaAUh4C&lpg=PP1&dq=P.%20Scial%C3%B2&hl=it&pg=PA268#v=onepage&q&f=false p. 268]</ref> :''Un ammazzato e un impiccato.'' ::{{spiegazione|Una strage. ''"[...] nun te fà vedé, si no ccà succede n'acciso e nu 'mpiso."''[...] non farti vedere, altrimenti qui succede una strage.<ref name=hang/>''Fà n'acciso e 'nu mpiso:'' fare una strage.}} *'''N'aggie scaurate chiaveche, ma tu si' 'o nummere uno!'''<ref>Citato in ''Troppo napoletano'', [https://books.google.it/books?id=3rK4CgAAQBAJ&lpg=PT85&dq=n'aggie%20scaurate%20chiaveche&hl=it&pg=PT85#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Ne ho lessate fogne, ma tu sei il numero uno!'' ::{{spiegazione|Ne ho conosciuti e piegati tanti di mascalzoni, ma tu sei un farabutto come nessun altro!}} *'''N'anno fatto tacche e chiuove.'''<ref>''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1862, [https://books.google.it/books?id=MC7l6SgIRpUC&dq=tacche%20e%20chiuove&hl=it&pg=PA1342#v=onepage&q&f=false p. 1342].</ref> :''Ne hanno fatto tacchi e chiodi.'' ::{{spiegazione|''Fà 'na cosa tacche e chiuove'', ridurre una cosa tacchi e chiodi, usarla fino all'estremo logoramento.}} *'''N'ommo cu 'e mustacce.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', Delfini S.R.L., Milano, 1967, [https://books.google.it/books?id=6rM-AAAAIAAJ&q=ommo+cu+%27e+mustacce&dq=ommo+cu+%27e+mustacce&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiIvPrjwu7cAhUP-6QKHYN6AMUQ6AEIRzAG]</ref> :''Un uomo con i [[baffo|baffi]].'' ::{{spiegazione|Un uomo di notevoli capacità e doti morali che incute, per questo, un grande rispetto.}} *''''N'uocchio cecato e l'aità toja!.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 271.</ref> :''Un [[occhio]] cieco e l'età tua.'' ::{{spiegazione|Sarei disposto a perdere un occhio pur di avere la tua giovane età.}} *'''Na carta 'e tre.'''<ref>[[Giuseppe Marotta]], ''I bambini osservano muti le giostre dei grandi'', {{sic|IoScrittore}}, 2012. ISBN 978-88-97148-80-7, [https://books.google.it/books?id=URfD3p3bCo4C&lpg=PP1&dq=Giuseppe%20Marotta&hl=it&pg=PT13#v=onepage&q&f=false p. 13] </ref> :''Una carta di tre.'' ::{{spiegazione|Nel gioco del tressette è la carta che ha il valore più grande. Una persona importante, che conta. Nel gergo della malavita: guappo, uomo "di rispetto".}} *'''Na chiaveca.'''<ref>Citato in ''Manuale di napoletanità'', p. 24.</ref> :''Una cloaca, una fogna.'' ::{{spiegazione|Malissimo. Spregevole (detto con una connotazione espressiva da fortemente esplicita, dura, fino a brutale, offensiva). Esempi: Sto 'na chiavica: sto malissimo. Te sì cumpurtato 'na chiavica: ti sei comportato malissimo, sei gravemente in difetto. Stu cafè è 'na chiavica: questo caffè è assolutamente imbevibile. È 'na chiaveca: è (una persona, una cosa) spregevole; e se è proprio spregevole senza residui, senza eccezione, allo stato puro allora: (una persona, una cosa) ''è manc' 'a chiavica'': (non) è neppure la cloaca, cioè neppure la cloaca è altrettanto spregevole. ''Te sì cumpurtato manc' 'a chiaveca!'', ti sei comportato nel modo più spregevole, renditi conto che non hai alcuna giustificazione possibile, ti sei squalificato per sempre!}} *'''Na galletta 'e Castiellammare.'''<ref>In Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', p. 144.</ref> :''Una [[avarizia|galletta]] di Castellammare.''<ref>Galletta molto difficile da ammorbidire in acqua.</ref>'' '' ::{{spiegazione|Il fuoriclasse degli avari: spietato anche verso sé stesso, è del tutto inutile sperarne il sia pur minimo gesto di generosità.}} *'''Na lenza e sole.'''<ref>Citato in ''Lo Lampo'', anno I, n. 47, [https://books.google.it/books?id=90MiAQAAIAAJ&dq=&pg=PA46-IA9#v=onepage&q&f=false p.3]</ref> '''Na lenza 'e sole.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 153.</ref> :''Una (lenza) striscia di [[sole]].'' ::{{spiegazione|''<nowiki>'</nowiki>Na lenz' 'e sole.'' o anche: ''<nowiki>'</nowiki>Na lenzetella 'e sole'': un raggio di sole.}} *'''{{sic|Na}} meza botta.'''<ref name=demi>Citato e spiegato in Mondadori, Meridiani, p. 1008.</ref> :''Una mezza botta.'' ::{{spiegazione|Mediocre, così così.}} *'''Na meza parola.'''<ref>Citato in [[Niccolò Amenta]], ''Il Forca'', Presso Giacomo Prodotti, Venezia, 1700, [https://books.google.it/books?id=j4AQZtbONO0C&dq=&pg=RA2-PA13#v=onepage&q&f=false p. 113].</ref> :''Una mezza parola.'' ::{{spiegazione|Un'insinuazione. Un velato accenno. Un'allusione.}} *'''Na rétena 'e cavalle.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 98.</ref> :''Una redine di cavalli.'' ::{{spiegazione|"Un gruppo di tre cavalli aggiogati contemporaneamente a un carro: ''<nowiki>'</nowiki>o foremano, 'o sotto e 'o bilancino.''"<ref>La spiegazione è in ''C'era una volta Napoli'', p. 98.</ref>}} *'''Naso a piriquacchio.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 302</ref> ::{{spiegazione|O: ''a piripacchio''. Naso mal fatto. Naso a bocciuolo.<ref>La spiegazione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 302.</ref>}} *'''Nacchennella<ref>Da il n'a qu'un œil. Ha solo un occhio, con riferimento agli ufficiali francesi che portavano il monocolo, {{cfr}} ''Naples allegro con fuoco'', [https://books.google.it/books?id=7AQuAwAAQBAJ&lpg=PT196&dq=nacchennella&hl=it&pg=PT196#v=onepage&q&f=false]</ref>.'''<ref>Citato in Véronique Bruez, [Naples allegro con fuoco], [https://books.google.it/books?id=7AQuAwAAQBAJ&lpg=PT196&dq=nacchennella&hl=it&pg=PT196#v=onepage&q&f=false]</ref><ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 216.</ref> ::{{spiegazione|Effeminato.<ref>{{cfr}} Anfreoli, p. 252.</ref> Non diversamente dal chiachiello e dal fareniello è un uomo tutto gradevoli apparenze, inconsistente e inconcludente nell'essenza. ''Siente, pozz'essere privo d' 'a libbertà, ca {{sic|sì}} n' 'a fernisce e guardà a cchillo nacchennella te 'ntacco a 'mpigna!...'' (Senti, che io possa essere privo della libertà, (che) se non la finisci di guardare quell'effeminato, ti sfregio!...)<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 216.</ref>}} *''''Nc'azzecca.'''<ref>Citato in ''La nferta pe lo capodanno de lo 1835'', Da li truocchie de la Sociatà fremmateca, Napoli, [https://books.google.it/books?id=YVAtm_0zs2gC&dq=nc'azzecca&hl=it&pg=PA41#v=onepage&q=nc'azzecca&f=false p. 41]</ref> ::{{spiegazione|Ci sta bene, si abbina bene.}} *''''Nc'è ròbba a piètto 'e cavàllo.'''<ref name=toscodueseisei/> :''C'è roba (fino) al petto del cavallo''. ::{{spiegazione|Detto di qualcosa molto ricco e sovrabbondante, come il torrente in piena che arriva sino al petto del cavallo che lo guada.}} *'''Ncapa comm'a serpe e senza allé allé<ref>Allè, refuso, nella fonte. Allé allé era il grido carnevalesco per farsi far largo, {{cfr}} Rocco, ''Vocabolario del dialetto napoletano'', p. 78.</ref>.'''<ref>Citato con spiegazione in [[Emmanuele Rocco]], ''Vocabolario del dialetto napoletano'', Bernardino Ciao Editore-{{sic|librajo}}, Napoli, 1882, [https://archive.org/details/vocabolariodeld00roccgoog/page/n95 p. 78].</ref> :''In testa, come alla serpe, e senza farsi largo.'' ::{{spiegazione|"Usasi [...] al giuoco della trottola per imporre di tirare sulla trottola direttamente [...] , cioè senza discostare le cose in mezzo alle quali trovasi la trottola."}} *'''Ncasà 'a mano.'''<ref>Citato in [[Cesare Caravaglios]], ''Voci e gridi di venditori in Napoli'', introduzione di Raffaele Corso, Catania, Libreria Tirelli di F. Guaitolini, Catania, 1931 · IX, p. 67.</ref> :''Calcare (con) la mano.'' ::{{spiegazione|Aumentare, accentuare, insistere.}} *'''Ncasa 'e piere nterra, ca nu'scenne maje.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina'', p. 118.</ref> :''Calca (bene) i piedi al suolo, perché (la bilancia) non scende mai.'' ::{{spiegazione|Si dice al venditore quando il peso sembra scarso.}} *'''Ncasare lo<ref name=Ω />masco.'''<ref>Citato in D'Ambra ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 237.</ref> :''Calcare, pigiare (riempiendolo) il mortaretto.'' ::{{spiegazione|''Ncasà 'o masco'': mangiare a crepapelle.}} *''''Nce capimmo a sische.''' <ref>Citato in ''Lo Lampo, {{small|Giornale elettreco pe tutte}}'', anno 2, n. 5, giovedì 13-01-1876, [https://books.google.it/books?id=E6AHIpKYY_IC&hl=it&pg=PA5-IA13#v=onepage&q&f=false p. 2]</ref> :''Ci capiamo a fischi.'' ::{{spiegazione|Ci capiamo al volo, a cenni, con uno sguardo. ''Nce capimmo a sische...'' Ci capiamo..., ci siamo capiti... (non c'è bisogno di dire altro..., non c'è bisogno di dire niente...).}} *'''Nce stanne chù ghiuorne ca ppurpette – devette Carnuale!'''<ref>Citato in Apicella, ''I ritte antiche'', p. 363.</ref> :''Ci sono più giorni che polpette – disse Carnevale!'' ::{{spiegazione|Nella vita sono molti i giorni di magra e di privazione, ben pochi quelli di abbondanza.}} *'''Nce vò nu core.'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', p. 38.</ref> :''Ci vuole un cuore.'' ::{{spiegazione|Ci vuole del cuore, del coraggio, della bella faccia tosta.<ref>La spiegazione è in ''TuttoTotò'', p. 38.</ref>}} *''''Nchiuvà 'nu chiuovo.'''<ref>Citato in ''Cucozze e caracazze'', p. 198.</ref> :''Inchiodare un chiodo.'' ::{{spiegazione|Contrarre un debito.<ref>La spiegazione è in ''Cucozze e caracazze'', p. 198.</ref>}} *'''Ncopp'a botta.'''<ref>Citato e spiegato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 58 .</ref> :''Sul colpo.'' ::{{spiegazione|Lì per lì, e si dice per lo più di pagamento.}} *'''Ncopp'a ccuotto, acqua volluta.'''<ref>Citato in ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 15.</ref> :''Sopra al cotto (scottato''<ref>Scottato,ferito da un dolore cocente.</ref>'') acqua bollita.'' ::Disgrazia sopra disgrazia.<ref>L'interpretazione è in ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri''</ref> *'''Nciucessa.'''<ref name=chiàchià/> ''''Ngiucièro.'''<ref name=iùc/> ::{{spiegazione|Chi per inclinazione ed abilità innate pratica abitualmente l'[[w:Inciucio|inciucio]].}} *'''Nciucio.<ref>Onomatopeico.</ref>'''<ref name=chiàchià/> o ''''Ngiùcio.'''<ref name=iùc>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 477.</ref> ::{{spiegazione|Pettegolezzo, parlottio, chiacchiericcio segreto, confabulazione, mormorazione; il macchinare, l'orchestrare, il concertare copertamente progetti malevoli. "''Groviglio di equivoci, falsità, pettegolezzi, rivolto a creare inimicizie. Esiste, in dialetto, anche il sostantivo <nowiki>'</nowiki>'ngiucièro': colui che a fin di male, mette in opera uno o alcuni''<nowiki>'</nowiki>ngiùci<ref>La definizione è di Giovanni Artieri, in ''Napoli, punto e basta?'', p. 477.</ref>."}} *'''Ne vuo' ca so cepolle.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 94.</ref> :''Ne vuoi che sono cipolle'' ::{{spiegazione|Cipolle: botte, percosse. ''Quante ne vuò ca so cepolle'': Se sono botte quelle che cerchi, qui ce ne sono quante ne vuoi, fino alle lacrime.}} *'''{{NDR|'A}} Nennella 'e ll'uocchie.'''<ref>Citato in [[Rocco Galdieri]], [https://wikisource.org/wiki/Page:%27E_Lluce-luce.djvu/10 'E lluce-luce (Le lucciole)], Editrice Tirrena, Napoli, 1928, p. 8.</ref> :''La "bambina degli occhi."'' ::{{spiegazione|La pupilla.}} *'''Neve 'e sciuocco.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 49.</ref> :''Neve di fiocco.'' ::{{spiegazione|Veri e propri fiocchi di neve, raccolta, accumulata, sotterrata in sacchi nella stagione invernale e dissotterrata in quella estiva, per essere offerta in vendita, mista a vino cotto (bollito con zucchero) che veniva preparato in autunno e conservato in bottiglia. Il vino cotto veniva bevuto anche d'inverno al fioccare della prima neve.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 49 e p. 85.</ref>}} *'''Ngigna''''<ref>Citato in ''Viviani'', III, p. 228.</ref> :''Adoperare un oggetto nuovo per la prima volta.'' *'''{{NDR|'O}} Nicchinonno.''' <ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 261.</ref> ::{{spiegazione|Il [[w:pelargonium triste|geranio notturno]].}} *'''{{NDR|'O}} Nippulo.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 262.</ref><ref>Citato in P. Bello e D. Erwin, ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PR1&dq=Modern%20Etymological%20neapolitan&hl=it&pg=PA150#v=onepage&q&f=false p. 150]</ref> :''Pelucco.'' ::{{spiegazione|Molto comunemente impiegato per indicare i pallini ('e nippule) che si formano su un tessuto di lana (tipici quelli che si formano su di un maglione vecchio) vecchio, consumato.}} *''''Nnoglia.'''<ref name=scarti>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 94.</ref> ::{{spiegazione|Salsicciotto o salame poco costoso confezionato con tritumi di budella insaporiti con sale, pepe ed anici. In senso lato: Scioccone, stupido. ''''Nnoglia vestuta'''<ref name=scarti/> ''Salsicciotto, salame vestito'': persona lenta, torpida.}} *'''Nòbbele e snobbele<ref>''Sdòbbele'', refuso, nel testo.</ref>'''.<ref>Citato con traduzione e spiegazione in ''Napoli, punto e basta?'', p. 33.</ref> :''Nobili e non nobili.'' ::{{spiegazione|Tutti, nessuno escluso. L'intero popolo.}} *'''Nocche e ziarelle.'''<ref>Citato in Nicolò Lombardi, ''La Ciucceide {{small|o puro La reggia de li ciucce conzarvata. Poemma arrojeco di Nicolò Lombardi. Caporuota nella Regia Udienza di Trani}}'', Presso Giuseppe Maria Porcelli, Napoli, 1783, [https://books.google.it/books?id=73rWCcix8KQC&lpg=PA190&ots=3gNpW1msnp&dq=&pg=PA190#v=onepage&q&f=false p. 190].</ref> :''Fiocchi e fettucce, nastri.'' ::{{spiegazione|Cianfrusaglie, ammennicoli, cose futili, spese inutili.}} *'''Non me ntrico e non me mpaccio.'''<ref>Citato in ''No Sansone a posticcio co Pulecenella mbrogliato fra forza e senza forza'', p. 25.</ref> :'' ''Nun me 'ntrico e nun me 'mpaccio'': Non mi intrometto e non resto coinvolto (mi intralcio, mi impiglio).'' *'''Nonna nonna''' o '''Nonna'''.<ref name=lullaby>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 264.</ref> :''Ninnananna. Ninna. '''''Cu a nonna.'''''<ref name="lullaby" /> o (''Cu a nonna nonna'') Restituire i soldi con pieno comodo.<ref>{{cfr}} Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 264.</ref> ''Pavà cu 'a nonnanonna.'' Pagare con la ninnananna, pagare [[w:|a babbo morto]].'' *''''Ntaccata 'e 'mpigna.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 205.</ref> :''Sfregio, nel gergo della malavita antica.'' *'''Ntapechera.'''<ref>Citato in Marulli e Livigni, p. 44.</ref> ::{{spiegazione|Donna intrigante, intramettente, pettegola, incline a tramare inganni, raggiri. ''Leva lè, mmecciata ntapechera.''<ref>In Marulli e Livigni, p. 44.</ref> Va' via, viziosa pettegola, intrigante!}} *''''Ntrichete 'e te!'''<ref>Citato in Anna Menafro e Mariarosa Amodio, ''Il berretto del laureato'', PM Edizioni, Varazze (SV), 2018. ISBN 978-88-99565-86-2, [https://books.google.it/books?id=WhdiDwAAQBAJ&lpg=PA1&dq=Anna%20Menafro&hl=it&pg=PA120#v=onepage&q&f=false p. 120].</ref> :''(Letteralmente: immischiati di te!) Fatti i fatti tuoi!'' *'''Ntrillavallà.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 267.</ref> :''A sproposito. Di punto in bianco.''<ref>Questa definizione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 267.</ref> *''''Nu chiappo 'e 'mpiso.'''<ref>Citato in Armando Cenerazzo, ''Rose rosse e rose gialle'', Alfredo Guida Editore, Napoli, [https://books.google.it/books?id=lTF7BwXMuq4C&lpg=PA297&dq=cenerazzo&hl=it&pg=PA101#v=onepage&q&f=false p. 101]</ref> :''Un cappio di impiccato.'' ::{{spiegazione|Un pendaglio da forca.}} *'''Nu malacarne.'''<ref>Citato in Carmine Ruizzo, ''La terra dei suoni, {{small|Un viaggio attraverso la musica popolare campana}}'', [https://books.google.it/books?id=9dhRDwAAQBAJ&lpg=PA10&dq=&pg=PA10#v=onepage&q&f=false p. 10]</ref> ::{{spiegazione|O ''na malacarna'': Un uomo crudele, spietato.}} *''''Nu mariuolo cu' ' a scala ' ncuollo.'''<ref>Citato in [[Renato de Falco]], ''Il napoletanario'', Colonnese Editore, Napoli; in [[Nello Ajello]], ''Detti e contraddetti del popolo napoletano'', la Repubblica.it Archivio del 28. 01. 2002.</ref> :''Un ladro con la scala sulle spalle.'' ::{{spiegazione|Una persona di scarso senso etico, spudoratamente disonesta.}} *'''Nu parmo e nu ziracchio<ref name=Zrk>Lunghezza misurata dal pollice e dall'indice tesi. {{cfr}} Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 470.</ref>.'''<ref>Citato in Pasquale Scialò, ''Storia della canzone napoletana 1824-1931'', vol. I, Neri Pozza, Vicenza, 2017, [https://books.google.it/books?id=-CtEDwAAQBAJ&lpg=PR221&dq=&pg=PR221#v=onepage&q&f=false p. 221].</ref> :''Un palmo ed una piccola quantità. Un po'.'' *'''Nu piezzo ‘e pane.'''<ref>Citato in ''Il morto supplente'', p. 32.</ref> :''Un pezzo di pane.'' ::{{spiegazione|Una persona veramente buona, mite, pacifica.}} *''''Nu quadro 'e luntananza.'''<ref>Citato in [[Franco Di Mare]] ''Il paradiso dei diavoli'', BUR, RCS Libri, Milano, 2012, [https://books.google.it/books?id=fV0gAQAAQBAJ&lpg=PT30&dq=&pg=PT30#v=onepage&q&f=false p. 30]. ISBN 978-88-58-65498-9</ref> :''Un quadro di lontananza.'' ::{{spiegazione|Riferito ad una donna ancora molto seducente, molto bella, seppure di una bellezza un po' autunnale, un po' sfiorita, fanée. Tale quindi da essere apprezzata al meglio, come si fa con un quadro, se ammirata da lontano, dalla distanza che, tenendo celati agli occhi i segni, le scalfitture del tempo, permette di apprezzare la bellezza dell'intera figura.}} *''''Nu scoglio ca nun fa patelle.'''<ref>Citato in ''Proverbi Italiani'', Associazione Culturale Adventure, [https://books.google.it/books?id=R14IDgAAQBAJ&lpg=PA1&dq=Proverbi%20Italiani%3A%20Tutta%20la%20sapienza%20e%20l'esperienza%20di%20secoli%2C%20sono%20...&hl=it&pg=PA200#v=onepage&q&f=false p. 200]</ref> :''Uno [[avarizia|scoglio]] che non produce patelle.''<ref>Traduzione in ''Proverbi italiani, p. 200''</ref> ::{{spiegazione|Un uomo avarissimo.}} *''''Nu sordo 'a {{sic|mesurelle}}<ref>Più comunemente ''Mesurella''.</ref>e chill'{{sic|amiche}} sempe rorme<ref>Si narra che un caldarrostaio occultò il cadavere di un uomo che aveva ucciso – secondo Apicella un venditore concorrente – proprio nel punto in cui vendeva le caldarroste. La "voce" insolita (e chill'{{sic|amiche}} sempe rorme!) con cui attirava i clienti finì per insospettire i gendarmi che scoprirono il delitto. {{cfr}} Apicella ''I ritte antiche'', p. 280.</ref>!'''<ref> Citato in Apicella ''I ritte antiche'', p. 280.</ref> :''Un soldo al misurino (di caldarroste) e quell'amico dorme sempre! (continua a non pagarmi).'' ::{{spiegazione|''Lo si dice a chi dimentica di onorare un impegno, di adempiere ad un obbligo.''}} *'''Nu sturcio<ref>'''O sturcio'': la smorfia, il lavoro eseguito malissimo, la persona o la cosa cosa deforme.</ref>masculo<ref>Maschio.</ref>.'''<ref>Citato in ''Alfabeto napoletano'', p. [https://books.google.it/books?hl=it&id=FKYdAQAAIAAJ&dq=sturcio+masculo&focus=searchwithinvolume&q=smorfeia 453].</ref> ::{{spiegazione|Una persona o una cosa di estrema bruttezza. Un lavoro, un'opera riusciti malissimo.}} *'''Nu' te piglia' collera, ca 'o zuccaro va caro.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 108.</ref> :''''Non arrabbiarti, perché lo zucchero è a costa caro.'' ::{{spiegazione|I dispiceri potrebbero facilitare o accrescere i disturbi cardiaci che anticamente venivano curati con lo zucchero, costoso. La collera non fa che aggiungere danno a danno senza nulla risolvere. Molto meglio quindi mantenersi in ogni circostanza il più possibile calmi, sereni.}} *'''Nu ziracchio<ref name=Zrk/>d'ommo.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 470.</ref> ::{{spiegazione|Un uomo di statura assai piccola.}} *'''Nun bulere stare manco pe pollece int' 'a cammisa d'uno.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano italiano'', p. 305.</ref> :''Non volere stare nemmeno come pulce nella camicia di qualcuno.'' ::{{spiegazione|''Nun vule' sta' manco pe' pollece int' 'a cammisa d'uno''. Non volersi trovar ne' suoi panni per tutto l'oro del mondo<ref>La spiegazione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano italiano'', p. 305.</ref>.}} *'''Nun ce so' ffose 'appennere.'''<ref>Citato e spiegato in Raffaele Viviani, ''Poesie'', Guida, Napoli, 2010, [https://books.google.it/books?id=WoVk3S-AR88C&lpg=PA84&dq=&pg=PA82#v=onepage&q&f=false p. 82.] ISBN 978-88 6042-710-6</ref> o '''Nun ce stanno fose 'appennere.'''<ref name=schälen/> :''Non ci sono fusi da appendere (alle mie vesti).'' ::{{spiegazione|Non c'è nulla da dire, da eccepire sulla mia condotta. Il mio comportamento è ineccepibile, impeccabile.}} *'''Nun ce vo' zingara p'anduvinà sta ventura.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 470.</ref> :''Non 'è bisogno della zingara (dell'indovina) per indovinare questa sorte.'' ::{{spiegazione|È cosa che si capisce da sé molto facilmente.}} *'''Nun da' audienzia.'''<ref>Citato in ''Per moda di dire'', p. 15.</ref> :''Non dare [[ascoltare|ascolto]], non ne vale proprio la pena.'' *'''Nun è doce 'e sale.'''<ref>Citato in Fortunato Calvino, ''Teatro'', Guida, Napoli, 2007, [https://books.google.it/books?id=CP23Fm_H7WoC&lpg=PA116&dq=doce%20'e%20sale.&hl=it&pg=PA116#v=onepage&q&f=false p. 116] ISBN 88-878-6042-328-3</ref> :''Non è dolce di sale.'' ::{{spiegazione|È tutt'altro che mite e accomodante. È un uomo duro, di approccio molto difficile.}} *'''Nun fa' asci' 'o ggrasso a for' 'o pignato.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', II, p. 95.</ref> :''Non fare uscire il grasso fuori dalla pentola.''<ref>La traduzione è in Viviani, ''Teatro'', II, p. 95.</ref> ::{{spiegazione|Il denaro deve essere destinato alle necessità della famiglia, non va disperso per gli estranei.}} *'''Nun fa 'o farenella!'''<ref name=bocri/> ::{{spiegazione|Non fare il pagliaccio, sii serio!<ref>"''Nun fa 'o farenella! |Si nce hai che di', dimme 'a parola chiara!'' Non fare il buffone | Se hai da ridire, parlami chiaro! (Da ''Poesie napoletane'', p. 124.)</ref>}} *'''Nun haje visto 'o serpe, e chiamme San Paulo.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina'', p. 109.</ref> :''Non hai visto il serpente e invochi San Paolo.'' ::{{spiegazione|Ti spaventi anzitempo, senza un reale motivo.}} *'''Nun leggere 'o libro {{sic|'}} quaranta foglie.'''<ref>Citato in ''I proverbi di Napoli'', p. 263.</ref> :''Non leggere il libro di quaranta pagine.'' ::{{spiegazione|Non giocare a carte.<ref>La spiegazione è in ''I Proverbi di Napoli'', p. 263.</ref>}} *'''Nun me mpicchio e nun me mpacchio.'''<ref>Citato in ''Napoli , punto e basta?'', p. 705.</ref> :''Non mi impiccio e non mi lascio implicare in faccende complicate.''<ref>La traduzione è in ''Napoli , punto e basta?'', p. 705.</ref> *'''Nun sai tené tre cicere mmocca.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Un diavolo nella valigia'', [https://books.google.it/books?id=6h_sAwAAQBAJ&lpg=PA45&dq=&pg=PA45#v=onepage&q&f=false p. 45]</ref> :''Non sai tenere tre ceci in bocca.'' ::{{spiegazione|Non sai tenere un [[segreto]].}} *'''Nun sapé niénte 'e san Biàse.''' :''Non sapere niente di [[San Biagio]].'' ::{{spiegazione|Fare lo gnorri.<ref name=Am79>Citato in Amato, p. 79.</ref>}} *'''Nun sfruculià 'a mazzarella 'e San Giuseppe.'''<ref>Citato in Romualdo Marrone ''Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità di Napoli'', Newton Compton Editori, 2015, [https://books.google.it/books?id=XnowCgAAQBAJ&lpg=PT183&dq=Nun%20sfruculi%C3%A0%20'a%20mazzarella%20'e%20San%20Giuseppe.&hl=it&pg=PT183#v=onepage&q=Nun%20sfruculi%C3%A0%20'a%20mazzarella%20'e%20San%20Giuseppe.&f=false] ISBN 978-88-541-8502-9</ref> :''Non "sfottere" il bastone di San Giuseppe.''<ref>Della statua di San Giuseppe</ref> ::{{spiegazione|Non disturbare chi sta tranquillo per i fatti suoi.}}<ref>L'interpretazione (più dettagliata) è in ''Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità di Napoli.''</ref> :oppure ::{{spiegazione|Non accaniti con qualcuno che è già indifeso e sul quale la sorte ha già infierito.}}<ref name="peace">{{cfr}} più dettagliatamente [[Paolo Isotta]], ''La virtù dell'elefante: La musica, i libri, gli amici e San Gennaro'', Marsilio, Venezia, 2014, [https://books.google.it/books?id=3J7wDQAAQBAJ&lpg=PT61&dq=o%20carro%20p'a%20scesa.&hl=it&pg=PT62#v=onepage&q=o%20carro%20p'a%20scesa.&f=false] ISBN 978-88-541-9823-4</ref> *'''Nun tene né cielo 'a vede' né terra 'a cammena'.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', VI, p. 344.</ref> :''Non ha né cielo da vedere né terra su cui cammminare.'' ::{{spiegazione|È povero in canna.}} *'''Nun tengo capa.'''<ref>Citato in [[Annibale Ruccello]], Teatro, Ubulibri, 2005, [https://books.google.it/books?hl=it&id=6MIeAQAAIAAJ&dq=nun+tengo++capa&focus=searchwithinvolume&q=nane p. 132].</ref> :''Non ho testa.'' ::{{spiegazione|''Nun tene' capa'': non avere testa. Non avere voglia, non avere intenzione. ''Mo nun tengo proprio (o: nisciuna) capa 'e sentì' niente, tengo 'e lappese a quadriglié ca m'abballano pe' capa'': ora non ho assolutamente (o: nessuna) voglia, energia, intenzione di ascoltare nulla, sono tormentato da cento preoccupazioni che mi frullano nella testa.}} *'''Nzallanuto.'''<ref name=sfengari>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 268.</ref> :''Rimbambito, stordito, confuso.'' *'''Nzalannòmmeno.'''<ref name=sfengari/> :''Zuccone, Spilungone, Sciocco.''<ref>La definizione è in Volpe, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 268.</ref> *'''Nzeculoro.'''<ref>Citato in ''Il segreto in voce'', Roma, Domenico Antonio Ercole, 1712, [https://books.google.it/books?id=aifsiYIDX58C&dq=nzeculoro&hl=it&pg=PA37#v=onepage&q&f=false p. 37]</ref> :''Corruzione di: [[w:In omnia saecula saeculorum|In omnia saecula saeculorum]]. All'altro mondo; per le lunghe.'' *'''Nzerrà l'uocchie.''' <ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, anno V, Sabato 2 Luglio 1864 p. 726.</ref> :''Chiudere gli occhi.'' ::{{Spiegazione|Chiudere gli occhi per non vedere. Prendere sonno. Morire.}} *'''Nzerrà 'o libro.'''<ref>Citato in [[Eduardo De Filippo|Eduardo de Filippo]], ''Cantata dei giorni dispari'', vol I, Einaudi, Torino, 1995, [https://books.google.it/books?id=AHQIAQAAMAAJ&q=nzerr%C3%A0+%27o+libro&dq=nzerr%C3%A0+%27o+libro&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjNzaTpk8vmAhURV8AKHbvmDsUQ6AEILzAB p. 575].</ref> :''Chudere il libro.'' ::{{Spiegazione|Chiudere un argomento, mettere da parte, smetterla con le teorie.}} *'''Nzi a rumme e busse.'''<ref name=rumbus>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 316.</ref> ::{{Spiegazione|'''Rumme e busse'''<ref name=rumbus/>: "ultimi due segni dell'alfabeto in modi di sigle". ''Nzì a rumme e busse'': "sino alla fine, sino all'estremo."<ref>La spegazione è in D'ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 316.</ref>.}} *'''Nzicco nzacco.'''<ref name=outof>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 269.</ref> :''All'improvviso.'' *'''Nziria.'''<ref name=outof/> :''Il lamentarsi e piagnucolare continuo, a volte immotivato, dei bambini.'' ::{{spiegazione|Nell'uso corrente: capriccio, sfizio, voglia che assale improvvisa ed irresistibile.}} *'''Nzu nzu.'''<ref name=outof/> :''Dolcemente, Beatamente, Voluttuosamente.''<ref>La definizione è in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 269.</ref> *'''Nzurfà'.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA157#v=onepage&q&f=false p. 157]</ref> :''Inzolfare. Insufflare.'' ::{{spiegazione|Istigare, aizzare.}} ==O== *''''O ball' 'e ll'urzo.'''<ref>Citato in Francesco Piscopo '''E scugnizze'', Salvatore Romano, Napoli, 1904, [https://wikisource.org/wiki/Page:%27E_scugnizze.djvu/10 wikisource p. 10].</ref> :''Il ballo dell'orso.'' ::{{spiegazione|Un ballo sgraziato, goffo.}} *''''O Buvero 'o Rito.'''<ref>Citato in Raffaele Viviani, ''Teatro'', IV, p. 554.</ref> o ''''O Buvero.'''<ref>Citato in Agnese Palumbo e Maurizio Ponticello, ''Il giro di Napoli in 501 luoghi, {{small|La città come non l'avete mai vista}}'', Newton Compton, Roma, 2014, [https://books.google.it/books?id=uHItBQAAQBAJ&lpg=PT35&dq=&pg=PT35#v=onepage&q&f=false p. 35]. ISBN 978-88-541-7070-4</ref> :''Il Borgo San Loreto, o, Il Borgo, per antonomasia.'' *''''O canzo.'''<ref>Citato in Raffaele Pisani, ''I Promessi sposi'', prefazione di Maria Zaniboni, [https://books.google.it/books?id=V_vgAgAAQBAJ&lpg=PT22&dq='o%20canzo&hl=it&pg=PT22#v=onepage&q&f=false]</ref> :''La possibilità, l'opportunità. Tené o dà a quaccheduno 'o canzo: Avere o dare a qualcuno la possibilità, l'opportunità. Damme 'o canzo! Dammi la possibilità, l'opportunità, dammi modo! (di fare qualcosa).'' *''''O cappotto 'e lignamme.'''<ref name=nose/> :''Il cappotto di legno.'' ::{{spiegazione|La bara.}} *''''O chiù bunariello tene 'a guallera e 'o scartiello.'''<ref>Citato in ''Cucozze e caracazze'', p. 164.</ref> :''Chi è messo meglio di tutti ha l'ernia e la gobba.'' ::{{spiegazione|Espressione riferita a situazioni nettamente sfavorevoli, molto avverse in cui ci si venga a trovare. Può anche significare: sono uno peggiore dell'altro.}} *''''O chiacchiarone.'''<ref>Citato in [[Abele De Blasio]], ''Usi e costumi dei camorristi'', prefazione di [[Cesare Lombroso]], illustrazioni di S. De Stefano, Napoli, Luigi Pierro Editore, Napoli, 1897<sup>2</sup>, [https://archive.org/stream/usiecostumideic00blasgoog#page/n189/mode/2up p. 165].</ref> :''Il chiacchierone.'' ::{{spiegazione|Il giornale, nel gergo della malavita antica.}} *''''O ciuccio 'e {{sic|fechella}}, trentatré chiaje e pure 'a cora fràceta!'''<ref>Citato in Tammaro Mormile, Albatros Edizioni ''Cuore di mamma'', [https://books.google.it/books?id=9IyRDQAAQBAJ&lpg=PT16&dq=&pg=PT16#v=onepage&q&f=false p. 16]. ISBN 9788899906191</ref> :''L'asino di Fechella, tretntatre piaghe ed anche la coda fradicia!'' ::{{spiegazione|''Me pare 'o ciuccio 'e Fechella trentaré chiaje pure 'a cora fraceta!''. Mi sembra / mi sembri l'asino di Fichella, trentatré piaghe ed anche la coda è fradicia!: riferito a chi è o si lamenti di essere continuamente in cattiva salute, colpito senza posa da malattie (e con questa motivazione più immaginaria che reale, eludere l'assolvimento dei propri compiti, facendo in modo che altri se ne debbano fare carico.}} *''''O Conte Mmerda 'a Puceriale.'''<ref>Citato in ''Proverbi & Modi Di Dire - Campania '', Simonelli, Milano, 2006, [https://books.google.it/books?id=1yVgvr16rX0C&lpg=PA72&dq=O%20conte%20Merda%20'e%20Puceriale&hl=it&pg=PA72#v=onepage&q&f=false p. 72.] ISBN 88-7647-103-0</ref> ::{{spiegazione|Il così sunnominato Conte di Poggioreale è chiunque si dia vanto e vada propalando di discendere da una nobile stirpe mai esistita.}} *''''O cuorpo 'e Napule.'''<ref>Citato in Patrizia Rotondo Binacchi, ''A Napoli mentre bolle la pentola'', p. 63.</ref> :''Il corpo di Napoli.'' ::{{spiegazione|La [[w:|statua del dio Nilo]] posta nel [[w:largo Corpo di Napoli|Largo Corpo di Napoli]].}} *''''O doje allattante.'''<ref>Citato in Giancarlo Signore, ''Storia delle abitudini alimentari'', ''{{small|Dalla preistoria al fast food}}'', Tecniche Nuove, Milano, 2010, [https://books.google.it/books?id=acv0VaSJ4fIC&lpg=PP1&dq=Giancarlo%20Signore&hl=it&pg=PA198#v=onepage&q&f=false p. 198]. ISBN 978-88-481-7428-2</ref> :''Il due allattante.'' ::{{spiegazione|Espressione con cui veniva chiamato un piatto di pasta con cacio e pepe venduto al prezzo di due soldi.}} *'''{{'}}O fatto d{{'}}{{'}}e quatto surde.'''<ref>Citato in Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Nnapule'', p. 283.</ref> :''Il racconto dei quattro sordi.'' ::{{spiegazione|Quattro sordi viaggiano nello stesso treno. Il primo chiede: ''Scusate, simmo arrivate a {{sic|nNapule}}?'' (Scusate, siamo arrivati a Napoli?) Replica il secondo: ''Nonzignore, cca è {{sic|nNapule}}!'' (Nossignore, qua è Napoli!)}} Interviene il terzo: ''I' me penzavo ca stevamo a {{sic|nNapule}}'' (Io credevo che fossimo a Napoli) Il quarto conclude: ''Maje pe ccumanno, quanno stammo a nNapule, m'avvisate?'' (Mai per comando (per cortesia), quando saremo a Napoli, mi avvertite?) Si dice '''o fatto d''e quatto surde'' a commento di una situazione in cui la reciproca incomprensione, l'incomunicabilità sono totali. ''E chist'è 'o fatto d''e quatto surde'' (E questo è il racconto dei quattro sordi): qui non c'è assolutamente modo di capirsi.) *''''O figlio d' 'a Madonna.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', IV, p. 339-340.</ref> :''Il trovatello.''<ref>Traduzione in ''Teatro'', IV, p. 340.</ref> *''''O fungio d' 'a recchia.'''<ref>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 28.</ref> :''Il fungo dell'[[orecchio]].'' ::{{spiegazione|Il padiglione auricolare.}} *''''O frùvulo pazzo.'''<ref name=cross/> :''La folgore, il fulmine, il lampo, il razzo pazzo.'' ::{{spiegazione|Particolare fuoco d'artificio che, una volta acceso, saltellava in modo disordinato creando scompiglio ed il fuggi fuggi dei presenti. "Razzo, detto anche Topo. − ''Fruvolo pazzo'', Razzo matto, Topo matto. − '''Essere nu fruvolo''' dicesi di fanciullo che non sta mai fermo, Essere un frugolo ed anche essere un fuoco lavorato."<ref>Con questa definizione in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 173.</ref>}} *''''O gallo 'ncoppa 'a munnezza.'''<ref>Citato in Mario Caccavale, ''Vite doppie'', Mondadori, [https://books.google.it/books?id=uNPMR6YmWfEC&lpg=PT69&dq=gallo%20munnezza&hl=it&pg=PT69#v=onepage&q=gallo%20munnezza&f=false]</ref> :''Il gallo su un mucchio di (sulla) spazzatura.'' ::{{spiegazione|''Fa 'o gallo 'ncoppa 'a munnezza'': fare il gallo, cantare a squarciagola un sonoro e sostenuto chicchirichì, troneggiando sulla spazzatura: lo fa chi "canta" a voce spiegata dall'alto di un mucchio di "spazzatura" – sola altezza e contesto che gli competano; ossia chi si gloria, tronfio – null'altro potendo – di infimi successi, ottenuti primeggiando su persone ancor più incapaci o deboli o in situazioni e contesti squallidi, miserevoli; più in generale chi si gloria senza averne alcun titolo.}} *''''O guappo 'e cartone.'''<ref>Citato in Alberto Liguoro, ''Il vecchio teatro'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 2001, [https://books.google.it/books?id=N0O5SRP64rYC&lpg=PA24&dq=guappo%20'e%20cartone&hl=it&pg=PA24#v=onepage&q&f=false p. 24] ISBN 88-7188-479-5</ref> :''Il guappo di cartone.'' ::{{spiegazione|Una [[w:Tigre di carta|tigre di carta]].}} *''''O maccaturo 'e culore.'''<ref name=mouchoir>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 55.</ref> :''Il fazzoletto di colore'' ::{{spiegazione|Una fazzoletto colorato di formato grande che si usava per avvolgervi di tutto: dai prodotti agricoli ai generi acquistati nei negozi o i piatti che contenevano il cibo dei braccianti. C'era anche chi lo usava come fazzoletto da tasca al posto del piccolo fazzoletto bianco.}} *''''O masto 'e festa.'''<ref>Citato in Giuseppina Scognamiglio, ''Sullo scrittoio di Partenope, {{small|studi teatrali da Mastriani a Viviani}}'', Edizioni scientifiche italiane, 2006, [https://books.google.it/books?id=E48fAQAAIAAJ&q=%27o+masto+%27e+festa&dq=%27o+masto+%27e+festa&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj0u9yJwr7kAhVQKVAKHSz5C0AQ6AEIXTAJ p. 172].</ref> :''Il maestro di festa.'' ::{{spiegazione|Il Capo. Chi comanda.}} *''''O mbruoglio int'o lenzulo.'''<ref>Citato in [[Erri De Luca]], ''Montedidio'', Feltrinelli, [https://books.google.it/books?id=zkaSgd4nGQsC&lpg=PA122&dq='o%20mbruoglio%20int'o%20lenzulo&hl=it&pg=PA122#v=onepage&q&f=false p. 122].</ref> :''L'"imbroglio", cioè la trama, la storia nel lenzuolo.'' ::{{spiegazione|Il cinematografo, detto così in passato<ref>La locuzione è ancora in uso in alcune città della Campania.</ref> perché il film era proiettato in piazza su un lenzuolo.}} *''''O miraculo 'e Suor Agnese: era monaca e pure pisciava!'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 322.</ref> :''Il miracolo di Suor Agnese: era monaca e pure mingeva!'' ::{{spiegazione|E allora? Cosa ci sarebbe poi di così straordinario? È la cosa più normale del mondo!}} *''''O munaciello.'''<ref name=meridiana/> ::{{spiegazione|Sorta di folletto benefico dotato di ampi poteri magici, protettore della casa che lo ha accolto con i dovuti riguardi. Nel caso opposto, presa in antipatia la famiglia irriguardosa, manifesta una seconda natura malefica e si vendica creando ogni specie di guai.}} *''''O nguacchia carte.'''<ref name=stain>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 385.</ref> :''L'imbratta carte.'' ::{{spiegazione|In senso spregiativo: impiegato addetto al trattamento ed alla creazione di scartoffie.}} *'''‘O ‘nsist’.'''<ref>Citato in Alberto Liguoro, ''Il vecchio teatro'', Lettere Italiane n. 38 – giugno 2002, Alfredo Guida Editore, Napoli, [https://books.google.it/books?id=N0O5SRP64rYC&lpg=PP1&dq=Alberto%20Liguoro&hl=it&pg=PA24#v=onepage&q&f=false p.24]</ref> ::{{spiegazione|Il tipo che "insiste", lo spavaldo, il prepotente.}} *'''‘O palazzo è auto e ‘a signora è sorda.'''<ref>Citato in P. Mintz, ''Il custode degli arcani'', p. 294.</ref> :''Il palazzo è alto e la signora è sorda.'' ::{{spiegazione|Riferito a chi non sente o fa finta di non sentire}} *''''O pastore d' 'a meraviglia.'''<ref name=poimèn/> :''Il pastore della meraviglia.'' ::{{spiegazione|Figura del presepe effigiata con un'espressione di estatico stupore di fronte ai prodigi che accompagnano la nascita di Gesù.}} *''''O pate d<nowiki>'</nowiki>'e criature.'''<ref name="K">Citato in Marcello D'Orta, ''Cuore di Napoli'', Rogiosi Editore, [https://books.google.it/books?id=UORcCwAAQBAJ&lpg=PT34&dq='o%20pate%20d'e%20criature&hl=it&pg=PT34#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Il padre dei bambini.'' ::{{spiegazione|Il pene.}} *''''O pato-pato.'''<ref>Citato in Raffaele Viviani, ''Teatro'', II, Guida, Napoli, 1988, [https://books.google.it/books?id=PondV7J2r9UC&lpg=PA95&dq='o%20pato%20pato&hl=it&pg=PA95#v=onepage&q&f=false p. 95]</ref> ::{{spiegazione|Una grande quantità. Ad esempio: '''O pato-pato 'e ll'acqua'': una pioggia diluviale.}} *''''O piglia e porta.'''<ref>Citato in [[Ferdinando Russo]], ''La Camorra'', Prismi, Edizioni de Il Mattino, Edi.Me.-Il Mattino, 1996, p. 14.</ref> :''Il prende e porta.'' ::{{spiegazione|Persona sulla cui discrezione non si può fare affidamento, perché riferisce (porta) tutto quello che ascolta (prende).}} *''''O pirito cchiù gruosso d'o culo.'''<ref>Citato in Citato in Alessio Arena, Luigi Romolo Carrino, Massimiliano Palmese e Massimiliano Virgilio, ''Quattro mamme scelte a caso: {{small|omaggio ad Annibale Ruccello}}'', Caracò, Napoli, 2011, [https://books.google.it/books?id=EGFZAwAAQBAJ&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PT41&dq=&pg=PT41#v=onepage&q&f=false p. 14]. ISBN 978-88-97567-03-5</ref> :''Il [[peto]] più grande del sedere.'' ::{{spiegazione|Un'azione, un'iniziativa, un progetto non commisurati alle proprie capacità, oltre le proprie possibilità, fuori portata e destinati quindi a fallire. Il passo più lungo della gamba. ''Nun fa' 'o pirito cchiù gruosso d' 'o culo'': non fare il peto più grande del sedere, non perseguire obiettivi irraggiungibili, non fare il passo più lungo della gamba. }} *''''O priore 'e San Martino.'''<ref>Citato in [[Vittorio Gleijeses]], ''Feste, Farina e Forca'', prefazione (all'edizione del 1976) di [[Michele Prisco]], Società Editrice Napoletana, Napoli, 1977<sup>3</sup> riveduta e aggiornata, p. 176.</ref> :''Il priore di San Martino.'' ::{{spiegazione|Un marito tradito dalla propria moglie.<ref>In ''Feste, Farina e Forca'', p. 176, Gleijeses riferisce l'interpretazione di un autore, il Maes: nell'epoca in cui visse S. Martino, la chiesa comandava durante i digiuni l'astensione dal consumo di carne e l'assoluta castità. Era questa l'occasione, per alcune mogli più vivaci, più focose, dalla sensualità molto esuberante, insofferenti di simili divieti, di cercare in altri uomini compensazioni alternative alla scrupolosa osservanza del divieto da parte dei mariti. L'uomo notoriamente... "disonorato", circondato da un'allegra brigata di amici, in un'atmosfera goliardica, fra libagioni di vino nuovo accompagnate da torrone, veniva pian piano accompagnato a sua insaputa verso la Certosa di San Martino ed una volta introdottovi, complice il guardiano, veniva chiusa la porta e gli si gridava: «Rimane 'a ffa 'o priore!» ''Resta a fare il priore!''. '''È 'a festa d'o priore San Martino''' è l'espressione impiegata per dire: è la festa dei... "traditi". {{cfr}}, inoltre, Gleijeses, ''Napoli dentro e ... fuori'', p. 319.</ref>}} *''''O puorco dint 'e mele.'''<ref>Citato con traduzione in Giuliana Mazzotti, ''Verso una educazione interlinguistica e transculturale'', Marzorati, Milano, 1984, [https://books.google.it/books?id=CcgMAQAAMAAJ&q=O+puorco+dint+e+mele&dq=O+puorco+dint+e+mele&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj4pcHAvbXjAhVHfZoKHRhTBlwQ6AEILTAB p. 253].</ref> :''Il maiale nel mucchio di mele.'' ::{{spiegazione|Una persona che se la passa benissimo, che è in un ventre di vacca.}} *''''O purpo se coce cu ll'acqua soia.'''<ref>Citato in Pennino, p. 303.</ref> :''Il [[polipo]] si cuoce nella sua stessa acqua.'' ::{{spiegazione|Dicesi di persona testarda, che finisce per rovinarsi da solo.}} *''''O puparuolo schiafféia 'o putecaro.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 173.</ref> :''Il peperone prende a schiaffi il bottegaio.'' ::{{spiegazione|Un subalterno rimprovera il proprio superiore. Un beneficato arreca danno al benefattore.}} *''''O quàrto spàrte.''' :''Il quarto spariglia.'' ::{{spiegazione|Dopo tre [[figli]] dello stesso sesso, il quarto è dell'altro sesso.<ref name=Am17/>}} *''''O riàvole ‘e Mergellina.'''<ref>[[Vittorio Del Tufo]], ''TRENTAREMI, {{small|Storie di Napoli magica}}'', Rogiosi, Napoli, [[https://books.google.it/books?id=U4zGCwAAQBAJ&lpg=PA1&dq=Vittorio%20Del%20Tufo&hl=it&pg=PA101#v=onepage&q&f=false p. 101]].</ref> :''Il diavolo di Mergellina.'' ::{{spiegazione|Una donna di rara, incredibile bellezza.<ref>Il riferimento è al dipinto, custodito nella chiesa di Santa Maria del Parto a Mergellina, opera di Leonardo Grazia dello ''il Pistoia'': nella tela il diavolo, trafitto da San Michele Arcangelo, è raffigurato nelle fattezze di una donna seducente. Per la storia del dipinto e per un approfondimento sull'origine dell'espressione {{cfr}} più dettagliatamente ''TRENTAREMI, {{small|Storie di Napoli magica}}'', p. 101 e [[Gennaro Aspreno Galante]] , ''Guida sacra della città di Napoli'', Stamperia del Fibreno, Napoli, 1872, [https://books.google.it/books?id=APk3ZyDc1b8C&dq=Gennaro%20Aspreno%20Galante&hl=it&pg=PA393#v=onepage&q&f=false p. 393].</ref>'''Si bella e ‘nfame comme 'o riàvule ‘e Mergellina.'''<ref>Citato in ''TRENTAREMI, {{small|Storie di Napoli magica}}'', p. 101.</ref> Sei bella e malvagia come il diavolo di Mergellina.<ref>"Fatto sta, che nel quadro del [[Leonardo da Pistoia|Pistoia]] quel bel volto di giovane donna, dai biondi capelli e dai dolci occhi, appare calmo, quasi sorridente, ed ella piega le braccia e le mani in molle atto voluttuoso, e par che non si accorga nemmeno della lancia che l'angelo le ha infitta sul dorso serpentino, sia che non la prenda molto sul tragico, sia che non voglia, pur nel languire morendo, scomporre la propria attraente vaghezza. E il dipinto destinato a colpire le fantasie per la terribilità del castigo inflitto a colei che tentò scrollare una salda virtù, le sedusse invece con quell'immagine; e nel linguaggio del popolino dei contorni rimase come paragone di elogio: «Bella come il diavolo di Mergellina»" ([[Benedetto Croce]])</ref>}} *''''O riesto 'e niente.'''<ref>Citato in Raffaele Viviani, ''Poesie: {{small|opera completa}}'', a cura di Antonia Lezza, Alfredo Guida Editore, Napoli, 2010, [https://books.google.it/books?id=WoVk3S-AR88C&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PA240&dq=&pg=PA240#v=onepage&q&f=false p. 240]. ISBN 978-88-6042-710-6</ref> :''Il resto di niente.'' ::{{spiegazione|Niente di niente. Assolutamente niente.}} *''''O schiattamuorto.'''<ref>Citato in Ledgeway, [https://books.google.it/books?id=jsHJnzvJHxAC&lpg=PP1&dq=adam%20Ledgeway&hl=it&pg=PA273#v=onepage&q=schiattamuorto&f=false p. 273.]</ref> :''Il becchino.'' *''''O scemo 'e Miano.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Lo spirito guida'', [https://books.google.it/books?id=6KHeAwAAQBAJ&lpg=PA70&dq=&pg=PA70#v=onepage&q&f=false p. 70] ISBN 978-1-291-01389-4</ref> :''Lo scemo di Miano.'' ::{{Spiegazione|Si dice di una persona completamente stupida, stupida da ricovero (Miano era sede dell'ospedale psichiatrico del Frullone).}} *''''O senzapiere.'''<ref name=holycross/> :''Il senza piedi.'' ::{{Spiegazione|Il [[sonno]].}} *''''O Signore sta 'n cielo!'''<ref>Citato in [[Raffaele Viviani]], ''Teatro'' Vol. V|, [https://books.google.it/books?id=hpvvJLglMvkC&pg=PA590&dq=%&sa=X&ved=0ahUKEwiZkpXE2s7mAhVCsKQKHcYyCuwQ6AEIKDAA#v=onepage&q&f=false p. 590].</ref> :''Il [[Dio|Signore]] sta in cielo!'' ::{{Spiegazione|Si risponde, così, talvolta, con [[w:Understatement|understatement]] fra il serio e lo scherzoso, non senza una punta d'ironia – ma a volte anche per un autentico sentimento di rispetto verso Dio – se si pensa che qualcuno si sia rivolto a noi con troppa enfasi con l'appellativo di Signore.}} *''''O [[strummolo|strùmmolo]] a tiritèppete.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 13.</ref> ::{{spiegazione|È "a tiritèppete" uno strummolo difettoso.}} *''''O tale e quale.'''<ref name=nose/> :''Il tale e quale.'' ::{{spiegazione|Lo specchio.}} *'''O {{sic|T}}otaro int'a chitarra.'''<ref>citato in Jordan Lancaster, ''In the Shadow of Vesuvius, A Cultural History of Naples'', I. B. Tauris, Londra, New York, 2005, [https://books.google.it/books?id=3d4BAwAAQBAJ&lpg=PA251&dq=totaro%20chitarra&hl=it&pg=PA251#v=onepage&q&f=false p. 251]</ref> :''Il totano nella chitarra'' ::{{spiegazione|L'unirsi di un uomo e una donna.}} *''''O tram a muro.'''<ref name=nose/> :''Il tram a muro.'' ::{{spiegazione|L'ascensore.}} *''''O tre Galibbarde.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 298.</ref> :''Il tre [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]].'' ::{{spiegazione|Piatto di vermicelli conditi con pomodoro e pecorino che si acquistava dal «maccaronaro» al costo di tre soldi coniati con l'effigie di Garibaldi.}} *''''O triato 'e donna Peppa.'''<ref>Citato in Francesco D'Ascoli, ''Letteratura dialettale napoletana'', Gallina, Napoli, 1996, [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&hl=it&id=YyFdAAAAMAAJ&dq=O+triato+%27e+donna+Peppa&focus=searchwithinvolume&q=Peppa p. 224]. </ref> :''Il teatro di donna Peppa.'' ::{{spiegazione| Donna Peppa era Giuseppina Errico<ref>Maria Giuseppa Errico (Napoli, 1792 – Napoli, 1867).</ref>, moglie di Salvatore Petito e madre di Antonio Petito, entrambi celebri interpreti di Pulcinella. Nel teatro da lei gestito il pubblico – composto in massima parte di "lazzaroni" – assisteva agli spettacoli partecipando molto, troppo appassionatamente, interferendo dalla platea nell'azione rappresentata con la più illimitata e chiassosa esuberanza di voci, schiamazzi, incitamenti, commenti, gesti scomposti e abbandonandosi ad altre simili intemperanze. La locuzione è riferita a luoghi o situazioni in cui dominino incontrastati confusione, disordine, scompiglio, sfrenatezza e ridicolo.}} *''''O tuppe-tuppe.'''<ref>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 29.</ref> :''Il toc-toc.'' ::{{spiegazione|La tachicardia.}} *'''‘O vvàco a piglià Âgnàno.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 28.</ref> :''Lo vado a prendere ad Agnano'' ::{{spiegazione|Ma dove mai potrei riuscire a trovare, ottenere, procurarmi questa cosa?}} *''''O vellùto è deventàto ràso.'''<ref name=toscodueseisette/> :''Il [[velluto]] è diventato [[raso]]''. ::{{spiegazione|Detto di chi ha la sifilide, per la perdita di capelli e barba.}} *''''O Zi' nisciuno.'''<ref>Citato in Nino Del Duca, ''Io stongo 'e casa 'America. Riflessioni'', prefazione di [[Furio Colombo]], introduzione di [[Antonio Ghirelli]], Guida, Napoli, 2005, [https://books.google.it/books?id=8npveIawS-8C&lpg=PA123&dq=zi'%20nisciuno.&hl=it&pg=PA123#v=onepage&q=zi'%20nisciuno.&f=false p. 123]</ref> :''Il Signor nessuno, ovvero una perfetta nullità.'' *'''Ogna de<ref name=epsilon/>janara.'''<ref>Citato e spiegato in ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 153.</ref> :'' ''Ogna 'e janara'': unghia di strega.'' ::{{spiegazione|[[w:Sempervivum tectorum|Sempervivum tectorum]].}} *'''Ogne ‘e ‘mpiso ‘e sotto ‘e bastimiente.'''<ref name=patibolo>Citato in Ottavio Soppelsa, ''Dizionario zoologico napoletano'', D'Auria Editore, Napoli, 2016; in Stella Cervasio ''Purpo e cumeta, i nomi in napoletano di 3600 animali'', ''la Repubblica.it'' Napoli del 5. 12. 2016.</ref> :''Unghie di impiccati sotto le navi.'' ::{{spiegazione|Cirripede biancastro che si attacca sotto le navi del colore latteo dell ’"unghia d’impiccato".<ref>La spiegazione è in ''la Repubblica.it'' Napoli del 5. 12. 2006.</ref>}} *'''Ojni<nowiki>'</nowiki>'''<ref>Ni' è l'abbreviazione di ninno: bimbo.</ref><ref>In ''Viviani'', III, p. 248.</ref> :''[[Ragazzo]] mio.''<ref>Traduzione in ''Viviani'', III, p. 248.</ref> :oppure :''Ehi, tu (rivolgendosi ad un uomo).'' *'''Ommo de<ref name=epsilon/>ciappa.'''<ref name=allocco/> :''Uomo di fibbia (fermaglio, borchia).'' ::{{spiegazione|''Ommo 'e ciappa'', uomo di vaglia, di senno, di distinzione.<ref>La spiegazione è in ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 72.</ref>}} *'''On Titta e 'o cane.'''<ref>Citato in Maria Emilia Nardo, ''Raffaele Viviani: Dalla Vita alle Scene L’Altra Autobiografia (1888-1947)'', a cura di Maria Emilia Nardo, Rogiosi, 2017, [https://books.google.it/books?id=7v6ZCwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=emilia%20nardo&hl=it&pg=PT71#v=onepage&q&f=false p. 71.]</ref> :''Don Titta e il [[cane]]'' ::{{spiegazione|Due persone inseparabili.}} *'''Onna Pereta fore o balcone.'''<ref>Citato in ''In the Shadow of Vesuvius'', p. 250.</ref> :''Donna<ref>Femminile di Don (Dominus, Signore), appellativo onorifico con cui ci si rivolge in modo riguardoso a persone che godono di grande prestigio.</ref> Peto sul balcone (fuori al balcone).'' ::{{spiegazione|Locuzione che descrive una donna sciatta, volgare, sguaita, sfacciata che per di più non fa mistero alcuno delle sue poco invidiabili doti, ostentandole anzi apertamente.}} *'''Orecchione.'''<ref name=splinter/> ::{{spiegazione|Telefono, nel gergo della malavita antica.}} ==P== *'''P' 'a fraveca 'e ll'appetito.'''<ref name=hambriento/> :''Per la fabbrica dell'appetito.'' ::{{spiegazione|Per procurarsi di che vivere. Per il cibo.}} *'''Pacche 'e frutte.'''<ref name=locagua/> :''Spicchi, pezzi di frutta.'' ::{{spiegazione|Susine o albicocche spaccate e fatte essiccare d'estate al sole, venivano conservate per la stagione invernale.}} *''''{{NDR|'O}} Paglietiello.'''<ref name=cicero>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 274.</ref> ::{{spiegazione|Il giovane [[avvocato]]. In senso dispregiativo: l'avvocatucolo.}} *''''{{NDR|'O}} Paglietta.'''<ref name=cicero/> :''Il [[w:|paglietta]]. L'avvocato.'' *'''Palazzo a spuntatore.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 225.</ref> :''Palazzo a due uscite.'' *'''{{NDR|'E}} palummelle nnante all'uocchie.'''<ref>Citato in ''Lo Trovatore'', 1866, [https://books.google.it/books?id=l2YLpbAOTIUC&dq=palummelle%20nnante%20all'uocchie&hl=it&pg=PT91#v=onepage&q=palummelle%20nnante%20all'uocchie&f=false]</ref> :''Le "farfalline" davanti agli occhi.'' ::{{spiegazione|Vedere '''e palummelle nnante all'uochie'': percepire nel campo visivo punti luminosi a scintillio intermittente. In medicina è uno dei sintomi dello [[w:scotoma|scotoma]].}} *'''''Panza 'a sotto e pertusillo a 'ncoppa.'''''<ref name=sunbelly/> :''Pancia da sotto e forellino sopra.'' ::{{spiegazione|Posizione, insieme a ''tené 'a panza a 'o sole'' (tenere la pancia al sole), paragonata da [[Giovanni Artieri|Artieri]] ad una sorta di antico yoga napoletano cui si ricorreva per sopportare i morsi della fame.<ref name=bellysun/>}} *'''Papurchio.'''<ref>Citato in ''No Sansone a posticcio co Pulecenella mbrogliato fra forza e senza forza'', p. 36.</ref> ::{{spiegazione|Stupido.}} *'''{{NDR|'O}} Paputo.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 278.</ref> ::{{spiegazione|Essere fantastico con cui in passato si metteva paura ai bambini.}} *'''Parapatta e pace.'''<ref>Citato in Generoso Picone, ''I napoletani'', Laterza, 2005 [https://books.google.it/books?id=2GqODAAAQBAJ&lpg=PT72&dq=parapatta%20e%20pace&hl=it&pg=PT72#v=onepage&q=parapatta%20e%20pace&f=false] ISBN 9788858118610</ref> :''Pari e pace'' ::{{spiegazione|Siamo a posto, siamo pari. Più nulla da dare o da avere.}} *'''{{NDR|'O}} Paraustiello.'''<ref>Citato in ''I pediculi'' di Gennaro Aspreno Rocco, in G. Giacco, ''Cultura classica e mondo subalterno ne I pediculi di Gennaro Aspreno Rocco'', [https://books.google.it/books?id=PYBHmCL1kkEC&lpg=PT58&dq=paraustiello&hl=it&pg=PT58#v=onepage&q&f=false, Atto II, Scena I]</ref> ::{{spiegazione|Giustificazione, scusa, argomentazione contorta, artificiosa. Ragionamento tortuoso, molto complicato, arzigogolato, ragionamento contorto e sconclusionato. Es.: ''Me ne staje cuntanno tutte paraustielli. Mi stai raccontando, spacciando solo un mare di false, abborracciate, arruffate, inconsistenti chiacchiere. Ma a chi 'i vuo' cuntà 'sti paraustielli? Ma a chi le vuoi raccontare tutte queste chiacchiere, queste fole?''; oppure: cerimoniosità eccessiva, stucchevole.}} *'''Pare' 'a gatta d' 'a sié Mari': 'nu poco chiagne e 'nu poco rire quanno sta moscia rire, e quann'è cuntenta chiagne!'''<ref name=smicry>Citato, nella formulazione riportata dallo studioso Raffaele Bracale, in ''Cucozze e caracazze'', p. 31.</ref> :''Sembrare il gatto della signora Maria: un po' piange e un po' ride, quando è giù di morale ride e quando è contenta piange!'' ::{{spiegazione|Tale sembra una persona che risponda con reazioni emotive incoerenti, paradossali ad eventi che per loro natura dovrebbero suscitare stati d'animo diametralmente opposti. Sono possibili anche formulazioni più brevi, come ad esempio: '''A gatta 'e zia Maria 'nu poco chiagne e 'nu poco rire.'''<ref name=crysmi>Citato in ''Cucozze e caracazze'', p. 31.</ref> ''Il gatto di zia Maria, un po' piange e un po' ride''. oppure: '''A gatta 'e zia Maria, primma chiagne e doppo rire.'''<ref name=crysmi/> ''Il gatto di zia Maria, prima piange e dopo ride'', entrambe riferite a persona volubile o di umore mutevole.<ref>{{cfr}} più estesamente ''Cucozze e caracazze'', pp- 30-31.</ref>}} *'''Paré 'a sporta d' 'o tarallaro.'''<ref>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', p. 340.</ref> :''Sembrare il cesto del venditore di taralli.'' ::{{spiegazione|Essere sballottati senza misura, senza riguardo, di qua e di là per soddisfare le necessità altrui, come un cesto di venditore ambulante di taralli. ''Me pare 'a sporta d' 'o tarallaro.'' Mi sembra di essere il cesto di un venditore di taralli: un po' di grazia, grazie!}} *'''Pare ca s' 'o zùcano 'e scarrafune.'''<ref name=nose/> :''Sembra che se lo succhino (di notte) gli scarafaggi.'' ::{{spiegazione|È deperito, debilitato.}} *'''Pare na pupata.'''<ref>Citato in [[Armando Curcio]], ''Il teatro di Armando Curcio'', Armando Curcio Editore, 1977, [https://books.google.it/books?id=AmDyAAAAMAAJ&q=pare+na+pupata&dq=pare+na+pupata&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjK1fXNsIzkAhW06KYKHWtSACwQ6AEINzAD p. 70].</ref> :''Sembra una bambola.'' ::{{spiegazione|È bellissima.}} *'''Parente a chiochiaro.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 123.</ref> ::{{spiegazione|Dire a chi vanta origini nobili che è Parente a Chiochiaro<ref>Cioè ad un peperone rosso e per traslato ad un uomo rozzo e stupido. {{Cfr}} Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 99. Secondo il De Ritis, invece, chiochiaro deriva da ''chiochia'' scarpa grossolana da pastore. {{cfr}} De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 329.</ref>, cioè ad una persona rozza e stupida, ad un tanghero, equivale a confermargli in modo derisorio che è con certezza assoluta persona di alto lignaggio, di antichi illustri e nobili natali.}} *'''Parla' a schiovere.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 431.</ref> o '''Parlà a schiòvere.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 214.</ref> :''[[Parlare]] a spiovere.'' ::{{spiegazione|Parlare dicendo cose insensate, sconnesse, tanto per parlare; parlare a vanvera.}} *'''Parla comme t'ha fatto mammeta!'''<ref>Citato in ''Del parlar napoletano'', p. 13.</ref> :''Parla come ti ha fatto tua mamma!'' ::{{spiegazione|Parla semplice, schietto, con naturalezza.}} *'''Parlà' cu 'a purpètta 'mmócca.'''<ref>Citato, con spiegazione, in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 275.</ref> :''Parlare con la polpetta in bocca.'' ::{{spiegazione|Parlar bleso.}} *'''Parlà mazzecato.'''<ref>Citato in ''La fidanzata del parrucchiere'', Tipografia Comunale, Napoli, [https://books.google.it/books?id=mkZzAg4o31oC&dq=parl%C3%A0%20mazzecato&hl=it&pg=PA11#v=onepage&q&f=false p. 11.]</ref> ::{{spiegazione|Parlare trattenendosi – per paura, calcolo, superficialità – dal dire tutto, parlare in modo reticente, passando sotto silenzio cose importanti.}} *'''Parlà nfiura.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1862, anno III, 30 gennaio 1862, p. 119.</ref> :''Parlare in figura.'' ::{{spiegazione|Parlare non esplicitamente, ma in modo figurato, allusivo, metaforico, cauto.}} *'''Parla quanno piscia 'a gallina.'''<ref>Citato in ''A Napoli mentre bolle la pentola'', [https://books.google.it/books?id=SAMMNZ0rPTEC&lpg=PP1&dq=A%20Napoli%20mentre%20bolle%20la%20pentola&hl=it&pg=PA111#v=onepage&q&f=false][https://books.google.it/books?id=SAMMNZ0rPTEC&lpg=PA109&dq=QUANNO%20PISCIA%20'A%20GALLINA!&hl=it&pg=PA109#v=onepage&q&f=false p. 109.] </ref> :''Parla quando orina la gallina''<ref>Pendendo a modello la gallina che non orina mai (idea però del tutto priva di fondamento)). </ref>.'' '' ::{{spiegazione|Ordine di tacere impartito perentoriamente a persona presuntuosa, arrogante, saccente.}} *'''Parla' sciò-sciommo.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 306.</ref> :''Parlare sciò-sciommo.'' ::{{spiegazione|Parlare con accento straniero, con grande raffinatezza.}} *'''Pasca Rosata.'''<ref name=losdos/> ::{{spiegazione|Pasqua delle Rose. Pentecoste. Era consuetudine lavarsi il viso e le mani, appena desti, in una bacinella in cui si versavano acqua e petali di rose.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 103.</ref> }} *'''Pascàle passaguàje.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 247.</ref> :''Pasquale Passaguai.'' ::{{spiegazione|Individuo scalognato.}}<ref>La spegazione è in ''Dizionario napoletano'', p. 247.</ref>}} *'''Passa 'a vacca.'''<ref>Citato, tradotto e spiegato in Raffaele Viviani, ''Poesie, {{small|opera completa}}'', a cura di Antonia Lezza, Guida, 2010, [https://books.google.it/books?id=WoVk3S-AR88C&lpg=PA277&dq=passa%20'a%20vacca&hl=it&pg=PA277#v=onepage&q&f=false p.227]</ref><ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 78.</ref> :''Passa la vacca magra.'' ::{{spiegazione|C'è miseria. Deformazione dell'espressione ''passat vacuus'', passa vuoto, pronunciata dal doganiere con riferimento al carro agricolo che attraversava la dogana senza pagare gabella perché vuoto. La moderna glottologia ha tuttavia confutato questa ipotesi etimologica, riconducendo l'espressione alle vacche magre della [[Bibbia]].<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 78.</ref>}} *'''Passà chello d' 'e cane.'''<ref>Citato in Antonio Venci, ''La Canzone Napolitana'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 1955, [https://books.google.it/books?id=XDWwVSrgGO0C&lpg=PA142&dq=chella%20%20d'e%20cane&hl=it&pg=PA142#v=onepage&q&f=false p. 142.]</ref> :''Passare quello dei cani.'' ::{{spiegazione|Sopportare sofferenze, guai incredibili, inenarrabili.}} *'''Passasse l'angelo e dicesse ammenne.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi di Napoli e contorni descritti e dipinti'', opera diretta da [Francesco de Bourcard], vol I, Napoli, Stabilimento tipografico di Gaetano Nobile, Napoli, 1853, [https://books.google.it/books?id=JuUnAAAAYAAJ&dq=passasse%20l'angelo%20e%20dicesse%20ammenne&hl=it&pg=PA319#v=onepage&q&f=false p. 319.]</ref> :''Passasse l'[[angelo]] e dicesse amen.'' ::{{spiegazione|Si pronuncia questa formula quando ci si augura che un desiderio si realizzi.}} *'''Patapate<ref>Dal greco: ''parapatto'': versare copiosamente, senza risparmio. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 48.</ref> 'e l'acqua.''' ::{{spiegazione|Pioggia improvvisa, copiosa, a forti rovesci, diluviale.}} *'''Patir<ref>In forma corrente: pati'</ref>d'ogna ncarnata.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 221.</ref> :''Soffrire di unghia incarnita.'' ::{{spiegazione|Essere inclini alla libidine.}} *'''Pavà le<ref name=epsilon/>{{sic|ppera cotte}}.'''<ref name=Birne>Citato in Michele Zezza, ''Le bontoniste redicole, {{small|Farza de monzù [[Molière|Moliero]]}}'', Da li truocchie de la Sociatà Fremmatica, Napoli, 1835, [https://books.google.it/books?id=OQgZqF3EUToC&dq=Le%20bontoniste%20redicole&hl=it&pg=PA30#v=onepage&q&f=false p. 30]</ref> :''Pavà' 'e pperacotte: Pagare le pere cotte.'' ::{{spiegazione|Pagare, scontare il fio, sopportare le dure conseguenze. '''Fà pavà le ppera cotte.'''<ref name=Birne/>''Fà pavà 'e pperacotte'' Far subire le conseguenze, far pagare il fio, farla pagare. ''Te faccio pavà' 'e pperacotte!'' Te la farò pagare duramente!}} *'''Pe' ghionta ‘e ruotolo.'''<ref>Citato in Francesco Barbagallo, ''Napoli, Belle Époque'', Laterza, Bari, 2015, [https://books.google.it/books?id=TZKODAAAQBAJ&lpg=PP14&dq=&pg=PP14#v=onepage&q&f=false]</ref> :''In aggiunta al [[w:Antiche unità di misura del circondario di Napoli|rotolo]].'' ::{{spiegazione| E per di più, come se già non bastasse, per rincarare la dose: al danno, già grave, viene inflitta, per superare la misura, un altro danno, una beffa ancora più grave, insopportabile. ('''A ghionta 'e ruotolo'' era una piccola quantità di merce eccedente il peso acquistato, di cui qualche commerciante faceva dono ai clienti che versavano in precarie condizioni economiche).}} *'''Pe na magnata 'e fave.'''<ref>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', p. 236.</ref> :''Per una mangiata di fave.'' ::{{spiegazione|Per un prezzo, ad un costo irrisorio o per un guadagno irrisorio. '''Faje lo rucco rucco pe na magnata de fave,'''<ref>Marulli e Livigni, p. 16.</ref>(''Faje 'o rucco rucco pe na magnata 'e fave'') Fai il ruffiano per nulla: ti impegoli nelle cose altrui senza ricavarci nulla.}} *'''Pe vintinove, e trenta.'''<ref>Citato in Michele Zezza, ''Metastasio a lo Mandracchio, {{small|Zoè La Dedone abbannonata votata a llengua nosta da lo barone Michele Zezza}}'', [https://books.google.it/books?id=jjAT7lafyn8C&dq=&pg=PA28#v=onepage&q&f=false p. 28]</ref> :''Per ventinove e trenta'' ::{{spiegazione|''Pe' vintinove e trenta'': Per un pelo.}} *'''{{NDR|'A}} pepitola.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1861, [https://books.google.it/books?id=CRhAAQAAMAAJ&dq=pepitula&hl=it&pg=PA746#v=onepage&q&f=false p. 746]</ref> :''La pepitola è na malattia che ttene la gallina sott'a lengua pe bia de la quale fa sempe co co cò, co co cò.''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', p. 746.</ref>'': La pipita è la malattia che ha la gallina sotto la lingua per via della quale fa sempre co co cò, co co cò.'' ::{{spiegazione|Quindi ''tené 'a pepitola'', avere la pipita significa chiacchierare incessantemente, essere eccessivamente loquaci, ciarlieri.}} *'''Percòche cu 'o pizzo.'''<ref name=milord>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 42.</ref> :''Pesca gialla verace.<ref>La definizione è in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 255.</ref> Di colore chiaro venate di rosso, sono più grosse delle ''spaccarelle''.<ref>{{cfr}}''C'era una volta Napoli'', p. 42.</ref>'' *'''Perdere Filippo e 'o panaro.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 312.</ref> :''Perdere Filippo e il paniere.'' ::{{spiegazione|Perdere tutto in una volta sola.}} *'''Peredere le<ref name=epsilon/>chiancarelle.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 119.</ref> :''Perdere i panconcelli (travi di sostegno del solaio).'' ::{{spiegazione|''Perdere 'e chiancarelle'': Perdere la testa, andar fuori di testa, dare di balta al cervello, smarrire il senno<ref>Questa definizione è in D'ambra, p. 119.</ref>, farneticare.}} *'''Pere 'e vruoccolo.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'' III, p. 103.</ref> :''Piede di broccolo'' ::{{spiegazione|Persona sciocca, stupida.}} *'''Pèreta senza botta.'''<ref>Citato in Antonella Cilento, ''Bestiario napoletano'', [https://books.google.it/books?id=jcc3DwAAQBAJ&lpg=PT19&dq=&pg=PT19#v=onepage&q&f=false p. 19].</ref> :''Peto senza scoppio, senza fragore.'' ::{{spiegazione|Una bas-bleu: una donna saccente con pretese, con velleità intellettuali.}} *'''{{NDR|'A}} Peretta.'''<ref name=codex/> :''Nella parlesia:''<ref name=spikkesia/>''il mandolino.'' *'''Pèrzeche spaccarelle'''<ref name=milord/> '''Pèrzeche misciorde.'''<ref name=milord/> ::{{spiegazione|''Perzeche spaccarelle'': pesche spiccaci, deliziosissime, non grandi, di un bianco lattescente, si spaccavano in due con la sola pressione delle dita, la polpa si presentava ricoperta da una patina di colore rosso vivo. ''Pesche misciorde'': Varietà di pesche dette ''misciorde'' dal soprannome di un'antica famiglia residente nel territorio del Monte Somma. In passato molto diffuse nell'area orientale del monte Somma, avevano fama fra gli estimatori di essere le più saporite pesche del mondo; il loro gusto incomparabile era dovuto – dicevano – alle peculiare natura del suolo vulcanico vesuviano.<ref>{{cfr}}''C'era una volta Napoli'', p. 42.</ref>}} *'''Pescetiello 'e cannuccia.'''<ref name=littlefish>Citato in ''Manuale di napoletanità'', p. 70.</ref> :''[[ingenuità|Pesciolino]] di cannuccia.'' ::{{spiegazione|Un credulone ingenuo che abbocca facilmente.}}<ref>La spiegazione è in ''Manuale di napoletanità'', p. 70.</ref> *'''Pesole pesole.'''<ref>Pronuncia: ˈPesələ ˈpesələ.</ref><ref>Citato in Giovanni di Giurdignano, ''Il marinaio'', Napoli, 1839, [https://books.google.it/books?id=bSNEAAAAcAAJ&dq=Mario%20Aspa&hl=it&pg=PA10#v=onepage&q&f=false p. 10.] </ref> :''Di peso. Es. Piglià' a uno pesole pesole: prendere una persona di peso (e buttarla fuori).''<br/>''"Sté, compatisceme nchillo momento non so chiù io: si sapisse che vò dì sarvà la vita a n'ommo, che sfizio te siente quando lo cacci dall'acque, quando pesole pesole lo miette ncoppa all'arena, quanno tastanno siente che le sbatte 'o core, quanno l'anniette, e vide che te spaparanza tanto d'uocchie, e te dice, lo cielo te pozza rennere 'nzò chaje fatto pe me!"''<ref>Da G. di Giurdignano, ''Il marinaio'', p. 10.</ref> ''(Stella, capiscimi, in quel momento non sono più io: se tu sapessi cosa vuol dire salvare la vita ad un uomo, che soddisfazione provi quando lo tiri fuori dalle acque, quando, di peso, lo adagi sulla spiaggia, quando, tastandolo senti che gli batte il cuore, quando lo pulisci e vedi che ti spalanca tanto d'occhi e ti dice, il cielo possa tenderti tutto ciò che hai fatto per me.)'' *'''Péttola'''<ref name=gonnella>''<nowiki>'</nowiki>A pettola'' o ''pettula'': "La parte inferiore del davanti o del di dietro della camicia [...] – quel lembo di camicia che vien fuori dallo sparo de' calzoncini de' bambini [...] – pasta distesa in falda sottile, Sfoglia. – per donna, in senso per lo più dispregiativo, Gonnella." La definizione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 296.</ref>'''<nowiki>'</nowiki>nculo e cumpagne.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 51.</ref> ::{{spiegazione|Una brigata di ragazzini, scugnizzi; una comitiva di perdigiorno.}} *'''Petrusino ogne menesta.'''<ref>Citato in ''Per moda di dire'', p. 122.</ref> :''Prezzemolo (in) ogni minestra.'' ::{{spiegazione|L'onnipresente , l'intrigante, l'invadente, il pettegolo.}} *'''Pezza de cantaro.'''<ref name=losdos/> :''Straccio da pitale.'' ::{{spiegazione|Il precursore, l'antenato della carta igienica.}} *'''{{NDR|'A / 'Na}} Pezzecata.'''<ref name=losdos/> :''La / Una pizzicata.'' ::{{spiegazione|La / Una presa di tabacco da fiuto.}} *'''Piatto cannaruto.'''<ref>Citato in Taranto e Guacci, p. 127.</ref> :''Piatto goloso. Piatto ghiotto composto di più cibi appetitosi.'' *'''Piglià a scigna.'''<ref name=sour/> :''Alla lettera: Prendere (prendersi) la [[scimmia]].'' ::{{spiegazione|Arrabbiarsi.}} *'''Piglià calimma.'''<ref name=voluntas/> :''Prendere tepore. Riprendere tepore. Iniziare a riscaldarsi.'' *'''''[...] piglià 'e sputazze | pé muneta d'argiento.'''''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 656.</ref> :''Prendere gli sputi | per moneta d'argento.'' ::{{spiegazione|Opporre indifferenza agli insulti, sopportare con distacco e con ciò trionfare delle avversità, nella totale accettazione della vita cosi com'è.<ref>{{cfr}} ''Napoli, punto e basta?'', p. 656.</ref>}} *'''Piglià lino a ppettenà.'''<ref name=shiver/> :''Prendere lino da pettinare.'' ::{{spiegazione|Mettersi in una situazione complicata, mettersi intenzionalmente in altrui situazioni complicate, intricate e restarne coinvolti.}} *'''Piglià n'asso pe fiura.'''<ref>Citato in Volpe, ''Dizionario napolitano-italiano tascabile'', p. 248.</ref> :''[[errore|Scambiare]] un asso per una figura'' ::{{spiegazione|Prendere una svista.}} *'''Piglià na quaglia.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 265.</ref> :''Prendere una quaglia.'' ::{{spiegazione|Calpestare, inciampare in una deiezione.}} *'''Piglià no ranciofellone.'''<ref>Citato in Gargano, ''Vocabolario domestico napolitano-italiano'', p. 90.</ref> ::{{spiegazione|''Piglià nu ranciofellone'': [[w:|Prendere un granchio.]]}} *'''Piglià' 'nu scippacentrelle.'''<ref>Anche: '''na scippacentrella''. ''Scippacentrelle'': (masch.) scivolata forte, quasi da strappar le bullette di sotto le scarpe. La definizione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 362.</ref><ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 318.</ref> ::{{spiegazione|Buscarsi una malattia lunga, grave.}} *'''Piglià 'o cazz' p' 'a lanterna d' 'o muolo.'''<ref name=peace/> :''Scambiare il pene per il faro del molo.'' ::{{spiegazione|Prendere un abbaglio, una svista incredibile.}} *'''Pigliarse 'o dito cu tutt"a mano.'''<ref>Citato in Vittorio Pupillo, ''Proverbi. Semi della tradizione'', vol. III, Youcanprint Self-Publishing, Tricase (LE), 2014, [https://books.google.it/books?id=EWiBBgAAQBAJ&lpg=PA264&dq='o%20dito%20cu%20tutt'a%20mano&hl=it&pg=PA264#v=onepage&q&f=false p. 264.] ISBN 978-88-91174-68-0</ref> :''Prendersi il dito e (con) tutta la mano.'' ::Prendersi, abusando dell'altrui generosità o fiducia, più di quanto sia stato concesso. *'''Piglieporta'''<ref name=chiàchià>Citato in ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', [https://books.google.it/books?id=KYSUBgAAQBAJ&lpg=PP1&hl=it&pg=PA65#v=onepage&q&f=false p. 65.]</ref> :''Piglia e porta'' ::{{spiegazione|Pettegolo, indiscreto.}} *{{NDR|'O}} '''Pisaturo.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 23.</ref> :''Il pestello che si adopera per pestare nel mortaio (''<nowiki>'</nowiki>o murtale'').'' ::{{spiegazione|Ed anche, in passato: "un bambino troppo strettamente legato nelle face ed azzimato"<ref>Questa spiegazione è di Francesco D'Ascoli, in ''C'era una volta Napoli'', p. 23.</ref>.}} *'''Piscia acqua santa p'<nowiki>'</nowiki>o velliculo.'''<ref>Citato ''Il morto supplente'', p. 31</ref> :''Orina acqua santa dall'ombelico.'' ::{{spiegazione|''Piscia' acqua santa p' 'o velliculo'': orinare 1) Acqua santa; non solo, ma, travolgendo per giunta le leggi di natura 2) Dall'ombelico. Miracolo nel miracolo grottesco ed inverosimile: l'espressione è impiegata per bollare con sarcasmo chi gode di una fama di santità completamente usurpata.}} *'''Pisse-pisse.'''<ref>Citato in ''Feste, Farina e Forca'', p. 183.</ref> :''Parlare fittamente ed in segreto.'' *'''Pittà co lo sciato.'''<ref>Citato in Volpe, ''''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 250.</ref> :''Dipingere col fiato.'' ::{{spiegazione|{{sic|Pingere}} con squisita morbidezza e diligenza.<ref>La definizione è in ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 250.</ref>}} *'''Pittà<ref>Pittà': Dipingere, pitturare, imbiancare; descrivere con esattezza. La definizione è in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 264.</ref>'o sole.'''<ref>Citato in Pietro Gargano, ''Uno scugnizzo fuori dal branco. {{small|Pino De Maio. Dalla periferia alla corte della regina d'Inghilterra}}'', Alfredo Guida Editore, 2002, [https://books.google.it/books?id=1H6yDhzsI3MC&lpg=PA118&dq=&pg=PA118#v=onepage&q=pitt%C3%A0%20'o%20sole&f=false p. 118]. ISBN 88-7188-627-5</ref> :''Dipingere il sole.'' ::{{spiegazione|Fare qualcosa di straordinario.}} *'''Pittò, va pitta!'''<ref>Citato in [[Raffaele De Cesare]], ''La fine di un Regno'', vol. III, S. Lapi, 1909, [https://books.google.it/books?id=RoBDAAAAYAAJ&q=Pitt%C3%B2,+va%27+pitta!&dq=Pitt%C3%B2,+va%27+pitta!&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiFkIzRyfPgAhWKON8KHZMoApQQ6AEIQDAE p. 21].</ref> :''Pittore, vai a pittare!'' ::{{spiegazione|Limitati a fare quello che sai fare, non pronunciarti, non intervenire, non interferire in cose di cui non sei esperto!}} :::[[w:Sutor, ne ultra crepidam!|Sutor, ne ultra crepidam!]] *'''{{NDR|'O}} Pizzicanterra.'''<ref name=codex/> <ref name=losdos/> :''Il pizzica, becca a terra.'' ::{{spiegazione|''Nella parlesia:''<ref name=spikkesia/>'' il pollo. / Pollo ruspante.''<ref>{{cfr}}''C'era una volta Napoli'', pp. 102-103.</ref>}} *'''Placfò.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 304.</ref> ::{{spiegazione|Noto amalgama adoperato in luogo dell'argento{{sic|, Pacfong}} {{NDR|anche Packfong}}; vocabolo cinese, che significa «rame bianco», e invece del quale molti preferiscono dire {{sic|Argentone}}.<ref>La spiegazione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 304.</ref>}} *'''{{NDR|'Nu}} povero maronna.'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', p. 33.</ref> ::{{spiegazione|Un poveraccio.}}<ref>Definizione in ''TuttoTotò'', p. 33.</ref> *'''Porta suscella.<ref>''Suscella'' o ''Sciuscella'': carruba.</ref>.'''<ref name=carob>Citato in Mondadori, Meridiani, p. 1025.</ref> o '''Porta Sciuscella.'''<ref>Citato in Gleijeses, ''Napoli dentro... e fuori'', p. 303.</ref> ::{{spiegazione|Port'Alba, presso Piazza Dante. A ridosso della porta c'era in passato un grande albero di carrube.<ref>{{cfr}} Gleijeses, ''Napoli dentro... e fuori'', p. 103.</ref>}} *'''Povero maronna.'''<ref>Citato in Totò, '''A livella'', citato in Luciano De Crescenzo, ''Fosse 'a Madonna! {{small|Storie, grazie, apparizioni della mamma di Gesù}}'', Mondadori, Milano, 2012, [https://books.google.it/books?id=FGMBX0bVgaQC&lpg=PT94&dq=&pg=PT94#v=onepage&q&f=false 94].</ref> :''Povero Madonna.'' ::{{spiegazione|Chi è perseguitato dalle altrui angherie.}} *'''{{NDR|'O}} Presebbio ca se fricceca.''' <ref>Citato in [[Vittorio Gleijeses]], ''Feste, Farina e Forca'', prefazione (all'edizione del 1976) di [[Michele Prisco]], Società Editrice Napoletana, Napoli, 1977<sup>3</sup> riveduta e aggiornata, p. 84.</ref> :''Letteramente: Il presepe che si agita.'' ::{{spiegazione|Il presepio semovente, con statuine animate.}} *'''Preta de fucile'''<ref name=rifle>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 102.</ref> o '''Scarda de fucile'''<ref name=rifle/> :''Pietra o Scheggia di fucile'' ::{{spiegazione|Pietra focaia. Nel lontano passato il fuoco per la cottura dei cibi era acceso servendosi di uno strumento d'acciaio chiamato ''fucile'' con cui si percuoteva la ''scarda'' per farne scaturire scintille che, a contatto con l'esca, generavano la fiamma.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 102.</ref>}} *'''Preta nfernale.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 298.</ref> :''Pietra infernale: nitrato d'argento.'' *'''Primm' 'e mo.'''<ref>Citato in ''Intorno a Pinocchio'', a cura di Aldo Capasso, Armando Editore, Roma, 2008. ISBN 978-88-6081-434-0, [https://books.google.it/books?id=Gum1UE5SHBsC&lpg=PP1&dq=Intorno%20a%20Pinocchio&hl=it&pg=PA47#v=onepage&q&f=false p. 47].</ref> :''Prima di ora.'' ::{{spiegazione|Subito! Immediatamente! Es. ''Vavattenne primm'e mo!'' Vattene immediatamente! Sparisci all'istante! (letteralmente: ancor prima di quest'istante!)}} *'''Prommette certo e vene meno sicuro.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina, p. 113.''</ref> :''Promette certo e viene meno sicuro.'' ::{{spiegazione|Fa promesse da marinaio.}} *'''Puca d'oro.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 302.</ref> :''Letteralmente: innesto, marza d'oro.'' ::{{spiegazione|Detto di donna{{sic|.,}} Giovanetta bella, amabile e virtuosa.<ref>La spiegazione è in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 302.</ref>}} *'''Pulicenella 'a coppa Sant'Elmo piglia 'o purpo a mmare.'''<ref>Citato in ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 156.</ref> :''Pulcinella dalla cima di Sant'Elmo prende il polipo a mare.'' ::{{spiegazione|Trovarsi in condizioni che rendono un obiettivo assolutamente impossibile da conseguire.<br/>Difficilmente il polipo finirà nel piatto di questo Pulcinella [[sogno|onirico]]-[[surrealismo|surrealista]] che lancia la sua lenza da una collina che si affaccia sul mare da un'altezza di oltre duecento metri.}} *'''Pullicenella spaventato da 'e maruzze.'''<ref>Citato in Piera Ventre, ''Palazzokimbo'', Neri Pozza, Vicenza, 2016, [https://books.google.it/books?id=yN-dDQAAQBAJ&lpg=PT99&dq=pullicenella&hl=it&pg=PT99#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-545-1444-7</ref> :''Pulcinella spaventato dalle "corna" delle chiocciole.'' *'''Puortame a soreta!'''<ref>Citato in [[Pino Imperatore]], ''Questa scuola non è un albergo'', Giunti, Firenze, 2015[https://books.google.it/books?id=KZL1CAAAQBAJ&lpg=PT218&dq=&pg=PT218#v=onepage&q=soreta&f=false p. 218]. 9788809812802</ref> :''Portami tua sorella!'' ::{{spiegazione|Ordine, impartito a chi fa non velate insinuazioni, solleva infamanti dubbi sulla virilità dell'interlocutore o osa addirittura dichiararla inesistente, di condurre in proprio cospetto la sorella, nella certezza assoluta che sarà lei stessa, previa diretta esperienza, a riferire dettagliatamente, testimoniare inequivocabilmente, dissipare definitivamente ogni dubbio, tutelare a spada tratta l'onore dell'offeso, facendosi personalmente e a ragion veduta mallevadrice di quanto sia grande, enorme l'abilità amatoria di chi è stato così turpemente accusato.}} *'''Puozze aunnà comm' aonna 'o mare!'''<ref>Citato in Eleonora Olivieri, ''Il mio anno pazzesco'', De Agostini, Milano, 2017. ISBN 978-88-511-4874-4, [https://books.google.it/books?id=QW8zDwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Eleonora%20Olivieri&hl=it&pg=PT33#v=onepage&q&f=false p. 33]</ref> :''Che tu possa abbondare come abbonda il mare!'' ::{{spiegazione|Possa la fortuna sorriderti sempre, che tu possa avere ogni più grande felicità, ti auguro ogni bene, tutto il bene possibile!}} *'''Puozze ave' 'n'aglio arreto.'''<ref name=burn/> :''Che tu possa avere un aglio dietro!'' ::{{spiegazione|Che tutto possa andarti male!}} *'''Puozze murì c'u fieto d'i cravune.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 113.</ref> :''Che tu possa crepare con il "''fetore''" (in realtà il monossido di carbonio, gas velenoso, asfissiante, è del tutto inodore ed insapore, e ciò lo rende estremamente insidioso) dei carboni (asfissiato dalle esalazioni ''d<nowiki>'</nowiki>'a vrasera'': del braciere a carboni).'' *'''Pure 'e pullece teneno 'a tosse.'''<ref>Citato in ''A Buon 'Ntennitore'', [http://books.google.it/books?id=6N50_eCCaf4C&pg=PA79 p. 79].</ref> :''Pure le [[pulce|pulci]] hanno la tosse.'' ::{{spiegazione|Anche chi non vale nulla si permette di sentenziare.}} *'''Purtà 'a bannèra.'''<ref>Citato e spiegato in Salvatore Di Giacomo, ''Poesie'', [https://books.google.it/books?id=aYxaAQAAQBAJ&lpg=PT544&dq=&pg=PT527#v=onepage&q&f=false p. 527].</ref> :''Portare la bandiera.'' ::{{spiegazione|Eccellere.}} ==Q== '''Quanno buono buono.'''<ref>Citato in Marco Perillo, ''101 perché sulla storia di Napoli che non puoi non sapere'', Newton Compton Editori, Roma, 2017. ISBN 978-88-227-1478-7, [https://books.google.it/books?id=8AQ7DwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Marco%20Perillo&hl=it&pg=PT195#v=onepage&q&f=false p. 195].</ref> :''Tutto sommato, alla fin fine, in fin dei conti''. ''Quanno buono buono cchiù nera d' 'a mezanotte nun po' venì''.<ref>Oppure, talvolta, in una variante di uso limitato, ripresa dalla canzone di [[Pino Daniele]] "Che te ne fotte": Quanno good good cchiù nero d'a notte nun po' venì. </ref> ''In fin dei conti più nera della mezzanotte non può venire (capitare); cioè alla fin fine peggio di così non può andare, (tanto vale mettersi l'anima in pace)''. Oppure: ''Quanno buono buono, s' 'o chiagneno lloro, a nuje che ce ne 'mporta?''. ''Ma alla fin fine, stando pur così le cose, se la sbroglieranno loro, a noi che ce ne importa?'' *'''Quanno chioveno passe e ficusecche.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, '''E ddoje ricchezze, {{small|(commedia in due atti in linga napoletana}}'', 2012. ISBN 978-1-291-00640-7, [https://books.google.it/books?id=77ndAwAAQBAJ&lpg=PA73&dq='E%20ddoie%20ricchezze&hl=it&pg=PA10#v=onepage&q&f=false p. 10]</ref> :''Quando piovono [[uva passa]] e fichi secchi.'' ::{{spiegazione|Mai e poi mai.}} *'''Quanno nun site scarpare, pecché rumpite 'o cacchio a 'e semmenzelle?'''<ref>Citato in Vittorio Pupillo, ''Proverbi dalla saggezza del passato, una speranza per il futuro'', vol II, Youcanprint, Tricase (LE), 2014 [https://books.google.it/books?id=Qj3wAwAAQBAJ&lpg=PA276&dq=QUANNO%20NUN%20SITE%20SCARPARE%2C%20PECCH%C3%89%20RUMPITE%20'O%20CACCHIO%20%C3%8A%20SEMMENZELLE%3F&hl=it&pg=PA276#v=onepage&q&f=false p. 276.] ISBN 9788891147530</ref> :''Visto che non siete calzolaio, perché rompete le scatole ai chiodini?'' ::{{spiegazione|Se non sai fare una cosa, se non sei esperto, fatti da parte e non creare problemi.}} *'''Quant'è vvera 'a<ref>Nella fonte: a, refuso.</ref> Maronna.'''<ref>Citato in Giovanni Liccardo, ''Gesti e modi di dire di Napoli: {{small|un viaggio alla scoperta di un patrimonio poplare}}'', Newton Compton, Roma, 2020, [https://books.google.it/books?id=jy8CEAAAQBAJ&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PT153&dq=&pg=PT153#v=onepage&q&f=false p. 153]. ISBN 9788822750877</ref> :''Quanto è vero che la Madonna esiste.'' ::{{spiegazione|Così è vero quello che dico, e giuro; ne invoco a testimone e garante la Madonna. Mi si deve credere.}} *{{NDR|'A}} '''Quaquiglia.'''<ref>Citato in Isa Rampone Chinni e Tina Palumbo De Gregorio, ''La farmacia di Dio'', Rogiosi Editore, [https://books.google.it/books?id=HC-pCwAAQBAJ&lpg=PA41&dq=&pg=PA41#v=onepage&q=quaquiglia%20portosalvo&f=false p. 41.]</ref> :''La conchiglia.'' ::{{spiegazione|La [[w:Fontana della Maruzza|Fontana della Conchiglia]] collocata sul lato destro della [[w:|Chiesa di Santa Maria di Portosalvo]].}} *'''Quibusse.'''<ref name=Geld>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 510.</ref> :''(Cum) quibus, con i quali.'' ::{{spiegazione|''Soldi.'' Sinonimi: '''Aruta''', '''Felùsse''', '''Frìsole''' , '''Manteca''', '''Argiamma'''.<ref name=Geld/>}} ==R== *'''Rafanié, fatte accattà' 'a chi nun te sape.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 339.</ref> :''Ravanello (stupido), fatti comprare da chi non ti conosce.'' ::{{spiegazione|Provaci con chi ancora non ti conosce, con me affari non ne fai più.}} *{{NDR|'A}} '''Rastrellèra.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 101.</ref> :''La rastrelliera (quella della cucina in cui venivano allineati i piatti a sgocciolare, per gli abiti, per la stalla, collocata sul muro sopra la mangiatoia ed in cui venivano messi fieno o altri mangimi.)'' ::{{spiegazione|In senso lato: la dentiera o la dentatura.}} *'''Requie e schiatta in pace.'''<ref>Citato in Wanda Marasco, ''La compagnia delle anime finte'', Neri Pozza, [https://books.google.it/books?id=FTTJDgAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Wanda%20Marasco&hl=it&pg=PT45#v=onepage&q=requie&f=false] ISBN 978-88-545-1515-4</ref> :''Corruzione del latino: ''Requiescat in pace'', Riposi in pace (formula di preghiera per i defunti).'' *'''{{NDR|'O}} ricco Pellone.'''<ref>Citato in Giambattista Valentino, ''La mezacanna'', vol I, A spese della Stamperia Filantropica, Napoli, 1835, [https://books.google.it/books?id=QqkfNRx_dCMC&dq=&pg=PA249#v=onepage&q&f=false p. 249]</ref> :''Il ricco [[w:Parabola di Lazzaro e del ricco Epulone|Epulone]].'' *'''Ricotta schianta.'''<ref name=pizzica/> ::{{spiegazione|Antica espressione: ricotta piccante.<ref name=sick/>}} *'''{{NDR|'O}} Rilla-rille.'''<ref>Citato in ''Nzularchia'', [https://books.google.it/books?id=giw2DwAAQBAJ&lpg=PT87&dq=&pg=PT14#v=onepage&q&f=false p. 14]</ref> ([[Bacoli]]) :''Il grillo.'' *'''Rompere ll'ova mmano.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, p. 61.</ref> :''Rompere le uova in mano (a qualcuno).'' ::{{spiegazione|Far fallire un progetto, renderlo irrealizzabile, troncarlo. '''T'aggio rotte l'ova mmano.'''<ref name=brokegg>Citato in Marulli e Livigni, p. 21.</ref> Ti ho troncato i passi.<ref name=nimora>La traduzione è in Marulli e Livigni, p. 21.</ref>}} *'''Rompere 'o 'nciarmo.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', p. 64.</ref> :''Rompere l'incantesimo, il litigio.'' ::{{spiegazione|Smascherare l'imbroglio, riappacificarsi.<ref>Questa spiegazione è in Sebezio, Motti e detti napoletani, p. 64.</ref>Disperdere il malocchio. Non più procrastinare, trovando infine in se stessi la determinazione per rompere ogni indugio, ogni dilazione per affrontare con energica risolutezza una situazione che ristagna sospesa da tempo.}} *'''Rummané {{sic|a'}} prevetina o comme a don Paulino.'''<ref>Citato in ''Proverbi. Semi della tradizione'', vol. III, p. 213.</ref> :''Restare alla "prevetina" come don Paolino.''<ref>Traduzione in ''Proverbi. Semi della tradizione'', p. 213.</ref> ::{{spiegazione|Don Paolino era un sacerdote di [[Nola]] divenuto proverbiale per la sua estrema povertà, così grande da non consentirgli l'acquisto di ceri per celebrare le sue funzioni. In sostituzione dei ceri Don Paolino adoperava carboni incandescenti. Restare alla "prevetina<ref>Prevete: prete.</ref>" significa quindi essere privi di mezzi, indigenti.}} *'''{{NDR|'O}} Rucco rucco.'''<ref>Citato in Marulli e Livigni, p. 16.</ref> :''Il mezzano.'' *'''Rutto pe' rutto.'''<ref>Da Altamura,''Dizionario dialettale napoletano'', Fiorentino, Napoli, 1956<sup>1</sup>, 1968<sup>2</sup>, citato in Viviani, ''Teatro'', II, p. 45.</ref> :''Rotto per rotto.'' ::{{spiegazione|Oramai..., accada quel che accada.<ref>La spiegazione è in ''Teatro'', II, p. 45.</ref>}} ==S== *'''S'accatta lo male comm'a li miedici.'''<ref>Citato in ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 8.</ref> :''Compra il male come i medici.'' ::{{spiegazione|Va in cerca del [[male]], come fanno i medici.}} *'''S'è aunita 'a funa corta e 'o strummolo a tiriteppete.'''<ref name=Zwang/> :oppure *'''S'è aunito lo [[strummolo]]<ref>Dal greco ''stróbilos''</ref> a tiritèppete<ref>Onomatopea</ref>, e la funicella corta.'''<ref>Citato in ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', 1873, p. 368.</ref> :''Si sono uniti lo strummolo che gira vacillando e la cordicella (per imprimere la rotazione) corta.'' ::{{spiegazione|Una combinazione inestricabile e irreparabile di cose che non funzionano.<ref>Interpretazione presente nella [[w:strummolo|voce]] su ''Wikipedia''.</ref><ref>Per un'ulteriore possibile interpretazione, si veda ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 368.</ref>}} :oppure *'''S'è unito 'o strùmmolo a tiritèppete e 'a funicella corta.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 13.</ref> ::{{spiegazione|Si è unito un cattivo artefice (''strùmmolo a tiritèppete'' era una trottola difettosa) a un peggior pagatore<ref>Questa spiegazione è di Francesco D'Ascoli. {{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 13.</ref>.}} *'''S'è 'mbrugliata a matassa.'''<ref name="gliommero">Citato in Rodolfo Pucino, ''Il tressette'', Guida, Napoli, 2005, [https://books.google.it/books?id=O3fL93ftfokC&lpg=PA31&dq=Frije%20'o%20pesce%20e&hl=it&pg=PA22#v=onepage&q&f=false p. 22.] ISBN 88-7188-908-8</ref> :''Si è ingarbugliata la matassa.'' ::{{spiegazione|La situazione si è fortemente complicata, si è fatta intricata, si è in serie difficoltà.}} *'''S'è scumbinata 'a grammatica.'''<ref>Citato in ''Il custode degli arcani'', p. 88.</ref> :''Si è disordinata, stravolta la grammatica.'' ::{{spiegazione|Tutto è in disordine, nulla va come dovrebbe. Non ci si raccapezza più, il corso ordinario e logico delle cose è sovvertito, stravolto.}} *'''Salutame a soreta.'''<ref>Citato in ''Totò principe clown'', prefazione di [[Goffredo Fofi]], Alfredo Guida Editore, Napoli, 1997, [https://books.google.it/books?id=z4td3tsdAucC&lpg=PA42&dq=Tot%C3%B2%3A%20principe%20clown&hl=it&pg=PA304#v=onepage&q&f=false p. 304.] ISBN 88-7188-157-5</ref> :''Salutami tua sorella.'' ::{{spiegazione|L'espressione può essere impiegata, senza voler offendere, per troncare con rude cordialità un argomento; oppure — in maniera non riguardosa — per insinuare che con la sorella dell'interlocutore si è in estrema, intima confidenza e che se ne sono già apprezzate le qualità molto a fondo...}} *'''Salute a{{sic|<nowiki>''</nowiki>}} fibbie – recette don Fabbie!'''<ref>Citato in Apicella, ''I ritte antiche'', p. 352.</ref> :''Saluti alla fibbia – disse don Fabio!'' ::{{spiegazione|Me ne infischio, me ne impipo completamente, non me ne frega un bel niente!}} *'''San Biàso, 'o sóle p'e ccàse.'''<ref>Citato in Amato, p. 177.</ref> :''San Biagio (il 3 febbraio), il sole per le case.'' *'''San Genna', mettece 'a mana toja!'''<ref>Citato in Amara LaKhous, ''Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio'', Edizioni e/o, Roma, 2006. ISBN 9788876419379, [https://books.google.it/books?id=7vgoCwAAQBAJ&lpg=PT24&dq=&pg=PT20#v=onepage&q&f=false, p. 20]</ref> :''San Gennaro, mettici la mano tua!'' *'''San Genna', pienzace tu!'''<ref>Citato in Amara LaKhous, ''Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio'', Edizioni e/o, Roma, 2006. ISBN 9788876419379, [https://books.google.it/books?id=7vgoCwAAQBAJ&lpg=PT24&dq=&pg=PT24#v=onepage&q&f=false p. 34]</ref> :''San Gennaro, pensaci tu!'' *'''San Giuseppe nce ha passata a chianozza.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 99.</ref> :''San Giuseppe ci ha passato la pialla.'' ::{{spiegazione|Si dice di una donna dal seno molto piccolo.}} *'''Santo Durante!'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 148.</ref> ::{{spiegazione|Dubito che duri! Mi sa tanto che non dura! Purché duri...}} *'''Sanghe de<ref name=epsilon/>na maruzza!'''<ref>Citato in Michelangelo Tancredi, ''Vierze, {{small|Stampate e no stampate}}'', Tipografia Cenniniana, Roma, 1877, [https://books.google.it/books?id=vtAyAQAAIAAJ&dq=&pg=PA78#v=onepage&q&f=false p. 78], Tipografia Cenniniana, Roma, 1877</ref> :'' ''Sanghe 'e na maruzza!'' ''Sangh' 'e na maruzza!'': Sangue di una lumaca! (imprecazione).'' *'''Sano sano.'''<ref>Citato in Colomba Rosaria Andolfi, ''Chicchi di grano. {{sic|Poesie, macchiette, teatro in versi, testi di canzoni}}'', Alfredo Guida Editore, 2005. ISBN 88-6042-114-4, [https://books.google.it/books?id=8Nkhch3DZxMC&lpg=PA109&dq=&pg=PA115#v=onepage&q&f=false p. 115]</ref> ::{{spiegazione|Per intero. ''Se l'ha ammuccato sano sano.'' Se l'è bevuta tutta. Ci ha creduto, ci è cascato completamente.}} *'''Sànta Lucìa mìa, accà te véco!''' :''[[Lucia da Siracusa|Santa Lucia]] mia, qui ti vedo!'' ::{{spiegazione|Quello che cerchi e non trovi è proprio sotto i tuoi occhi!<ref name=Am79/>}} *'''Santo guappone.'''<ref name=yellow/> :''Santo guappone!'' ::{{spiegazione|San Gennaro. Appellativo confidenziale con cui le "parenti"<ref name=relative/> invocano San Gennaro.}} *'''Santu Luca ce s'è spassato.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', IV, p. 234.</ref> :''[[Luca evangelista|San Luca]] ''<ref>A S. Luca sono attribuite celebri icone della Vergine.</ref>'' ci si è divertito (nel dipingerla).'' ::{{spiegazione|È una donna bellissima.}} *'''Santu Mangione.'''<ref>Citato in Antonio Buonomo, ''L'arte della fuga in ''tempo'' di guerra'', prefazione di Roberto De Simone, Effepi Libri, Monte Porzio Catone (RM), 2010, [https://books.google.it/books?id=_aRV1U4XoScC&lpg=PA34&dq=santu%20mangione&hl=it&pg=PA34#v=onepage&q&f=false p. 34.] ISBN 978-88-6002-020-8</ref> :''San Mangione'' ::{{spiegazione|Il santo protettore dei corrotti.}} *'''Sarchiapone.'''<ref>Citato in AA. VV., ''Natale con i tuoi'', Guida, Napoli, 2004, [https://books.google.it/books?id=mf6uqjXeBSMC&lpg=PA130&dq=sarchiapone&hl=it&pg=PA130#v=onepage&q=sarchiapone&f=false p. 130] ISBN 88-7188-837-5</ref> ::{{spiegazione|Uomo goffo, rozzo, corpulento, maldestro, di scarsa intelligenza, furbastro, credulone.}} *'''{{NDR|'E}} Scacamarrune''' o {{NDR|'E}} '''Nghiacche.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 71.</ref> :''Scarabocchi (al singolare: <nowiki>'</nowiki>''o scacamarrone'', <nowiki>'</nowiki>''o <nowiki>'</nowiki>nghiacco''). Le macchie d'inchiostro che potevano restare sulla carta quando erano in uso penne che venivano intinte nell'inchiostro contenuto nel calamaio. Le macchie venivano asciugate versando un po' d'arena sottile (''<nowiki>'</nowiki>o arenarulo'') sulla carta; in seguito fu impiegata '''a carta zucosa'' o ''carta zuca'', la carta sugante.''<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 71 e p. 80.</ref> *'''{{NDR|'O}} Scapricciatiello.'''<ref name=slope>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 706.</ref> :''Lo "scapricciatello".'' ::{{spiegazione|Giovane che si è messo su una brutta china, incline a commettere azioni deplorevoli.}} *'''Scarda 'e cesso.'''<ref>Citato in Salvatore Savignano, ''Un posto sottoterra'', Roma, Robin, 2006, [https://books.google.it/books?id=Vz6KPz_i8xgC&lpg=PP1&dq=Salvatore%20Savignano&hl=it&pg=PA179#v=onepage&q&f=false p. 179]</ref> :''Scheggia, scaglia di [[w:water|water]].'' ::{{spiegazione|Persona assolutamente spregevole.}} *'''Scarda 'e ruvagno.'''<ref>Dallo spagnuolo ''roano'' che deriva a sua volta dal latino ''ravus'': giallo grigio, grigiastro. ''Ruvagno'' può essere riferito ad un qualsiasi vaso di argilla o di legno, più specificamente però al pitale (In napoletano:<nowiki>'</nowiki>''o pisciaturo'' o <nowiki>'</nowiki>''o rinale.'' (con aferesi della o di orinale).</ref><ref>Locuzione in uso nel Napoletano {{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 44. Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 44.</ref> :''Scheggia di pitale.'' ::{{spiegazione|Persona assolutamente spregevole.}} *'''Scarda int'all'uocchio.'''<ref name=splinter>Citato e spiegato in Maurizio Esposito, ''Uomini di camorra, {{small|La costruzione sociale dell'identità deviante}}'', prefazione di Maria Immacolata Macioti, Franco Angeli, [https://books.google.it/books?id=8e4MrXnkd9sC&lpg=PA185&dq=&pg=PA185#v=onepage&q&f=false p. 185]</ref> :''Scheggia nell'occhio.'' ::{{spiegazione|Il delatore, nel gergo della malavita antica.}} *'''{{NDR|'O}} Scarfalietto 'e Giesucristo.'''<ref name=donkeyox>Citato in Renato De Falco, ''Alfabeto napoletano'', Colonnese Editore, Napoli, 1989, vol. II, [https://books.google.it/books?hl=it&id=Uzgct1gWZH0C&dq=SCARFALIETTO+%27E+GIES%C3%9A+CRISTO&focus=searchwithinvolume&q=scarpetta p. 121].</ref> :''Lo scaldino di Gesù Cristo.'' ::{{spiegazione|È noto che furono un bue e un asinello a tenere al caldo Gesù Bambino nella mangiatoia. Ben altrimenti duro e canzonatorio, tuttavia, il senso della locuzione: definire, apostrofare qualcuno con questa espressione, significa dirgli che è, al tempo stesso, un asino e un bue, e cioè dargli, in un'unica soluzione, dell'ignorante e del cornuto. Non senza un'implicita, ma palese ed inequivocabile allusione alle non certo specchiate virtù della di lui consorte.}} *'''Scarfasegge.'''<ref>Citato in Giuseppe Gargano, ''Vocabolario domestico napolitano-italiano'', Dalla Tipografia di Nunzio Pasca, Napoli, 1841, [https://books.google.it/books?id=519JAAAAMAAJ&dq=Giuseppe%20Gargano&hl=it&pg=PA105#v=onepage&q&f=false p. 105]</ref> :''Riscaldasedie.'' ::{{spiegazione|Ozioso. Sfaccendato. Perdigiorno. Fannullone. Impiegato che resta in ozio.}} *'''Scarfatore 'e fistula.'''<ref name=donkeyox/> :''Riscaldatore di fistola.'' ::{{spiegazione|Persona fastidiosa, noiosa, molesta, assillante; sgradevole come il terapista che curava le piaghe purulente applicando ad esse una fonte di calore.}} *'''Scartellata.<ref name=goodluck/>'''<ref name=splinter/> :''Donna gobba'' ::{{spiegazione|Pistola, nel gergo della malavita antica.}} *'''Scartiello<ref name=goodluck>Dal greco Kartallon: cesta o paniere dal dorso appuntito; l'aggiunta della ''s'' iniziale ha valore intensivo. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 49.</ref> cu' 'o pizzo.'''<ref name=bauglio>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 49.</ref> :''Gobba con la punta (appuntita).'' *'''Scartiello riale.<ref name=goodluck/>'''<ref name=bauglio/> :''Gobba reale.'' ::{{spiegazione|Gobba duplice.}} *'''Scaurachiuóve.'''<ref>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', p. 325.</ref> :''Scaldachiodi.'' ::{{spiegazione|E che lavoro è mai quello di scaldare i chiodi? Persona sfaccendata, sfaticato.}} *'''Scavamento 'e Pumpei.'''<ref name=chiffon/> :''Scavo di Pompei.'' ::{{spiegazione|''Scavamiento 'e Pumpei'': Vecchiume; vecchio ciarpame, chincaglieria obsoleta; luogo, ambiente disastrato, in rovina.}} *'''Scazzuoppolo.'''<ref>Citato in Andrea Passaro e Salvatore Agnelli, ''I due pedanti {{small|Commedia buffa in due atti poesia del signor Andrea Passaro, poeta e concertatore dei Teatri Reali musica del maestro Salvatore Agnelli}}'', Dalla Tipografia Pierro, Napoli, 1839, [https://books.google.it/books?id=7hCbWDeAk2EC&dq=&pg=PA10#v=onepage&q&f=false p. 10]</ref> :''Bimbetto, marmocchio, fanciullo esile, minuto. Piccolo pesce.'' *'''Scemanfu'.'''<ref>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 75.</ref> ::{{spiegazione|Corruzione del francese: ''je m'en fous'' (me ne infischio). Ottusa arroganza, vanità, spocchia, boria.}} *'''Scennere nzogna nzogna.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebeto'', 1861, anno II, parlata 337, 23 dicembre 1861, p. 1345.</ref> :''Letteralmente: scendere, diminuire, sugna sugna.'' ::{{spiegazione|''Scennere 'nzogna 'nzogna''. Detto di persona: deperire (diminuire di consistenza e volume, come la sugna quando viene lentamente sciolta al calore).}} *'''Schiarà juorno.'''<ref>Citato in ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano'', presso Giuseppe Maria Porcelli, Napoli, 1789, vol. 1, [https://books.google.it/books?id=ZAEnQrWqQeAC&dq=schiar%C3%A0%20juorno&hl=it&pg=PA35#v=onepage&q&f=false p. 35.]</ref> :''Albeggiare, farsi giorno.'' *'''Schiattà' ‘ncuórpo.'''<ref>Citato in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', Newton Compton editori, Roma, 2016, p. 318. ISBN 978-88-541-8882-2</ref> :''Schiattare in corpo.'' ::{{spiegazione|Arrovellarsi, rodersi dalla rabbia. <ref>Definizione in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 318.</ref>}} *'''{{NDR|'O}} Schiattamuorto.'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', p. 55.</ref> ::{{spiegazione|Il becchino.}} *'''Schiattimpace.'''<ref>Citato in Justin Vitiello, ''Il carro del pesce di Vanzetti'', Corpo 10, [https://books.google.it/books?id=3z4cAQAAIAAJ&q=schiattimpace&dq=schiattimpace&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi_1KicycnjAhXO8qQKHSKOBk4Q6AEINzAD p. 54].</ref> :''(Corruzione del latino) Requiescat in pace. Riposi in pace.'' *'''Sciacquà 'na mola.'''<ref name=spese>Citato in ''Don Chisciotte della Mancia: ridotto in versi napoletani'', p. 174.</ref> :''Sciacquare una mola.'' ::{{spiegazione|Affrontare un impegno difficile.<ref>Definizione in ''Don Chisciotte della Mancia: ridotto in versi napoletani'', p. 174.</ref> Affrontare una spesa onerosa.}} *'''Sciacquàrse 'a vócca primm' 'e parlà.'''<ref>Citato in Bello ed Erwin, ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', p. 213.</ref> :''Sciacquarsi la bocca prima di parlare.'' ::{{spiegazione|Sorvegliare molto attentamente il proprio modo di esprimersi, considerando il valore della persona a cui ci si sta rivolgendo o di cui si sta parlando. Es: ''Primm' 'e parlà 'e me, sciacquate 'a vocca!'' Prima di parlare di me, sciacquati la bocca; bada bene a come parli!}} *'''Sciacque Rose, e bbive, Agnese; ca nge sta chi fa li sspese!'''<ref name=eatplease/> :''Sciacqua, Rosa, e bevi, Agnese; che c'è chi ne fa le spese!'' ::{{spiegazione|Si dice per indicare|lo scialo reso possibile da una situazione di imprevista ed improvvisa abbondanza. Oppure per indicare una deleteria, deplorevole gara emulativa di spreco, di dilapidazione della ricchezza.}} *'''{{NDR|'O}} sciampagnone.'''<ref>Citato in ''No barone fermo e n'auto de rispetto'', {{small|''46.<sup>a</sup> commedia di Pasquale Altavilla''}}, Dalla Tipografia DE' Gemelli, Napoli, 1853, [https://books.google.it/books?id=DfuUutb5Oc0C&dq=No%20barone%20fermo%20e%20n'auto%20de%20rispetto&hl=it&pg=PA68#v=onepage&q&f=false p. 68].</ref> ::{{spiegazione|Persona gioviale. Gaudente e scialacquatore.}} *'''Sciasciona.'''<ref>Citato in ''Ri-cre-azione. Progetto di laboratorio teatrale'', p.107.</ref> :''Donna corpulenta e simpatica.'' *'''Scinne 'a coppa 'o scannetiello!'''<ref>Citato in [[Annibale Ruccello]], ''Scritti inediti, {{small|Una commedia e dieci saggi}}'', con un percorso critico di Rita Picchi, Gremese, Roma, 2004, [https://books.google.it/books?id=9ukZxAUHJawC&lpg=PA104&dq=&pg=PA104#v=onepage&q&f=false p. 104]. ISBN 88-8440-307-3</ref> :''Scendi dal panchetto, dallo sgabello!'' ::{{spiegazione|Scendi dal piedistallo. Smettila di darti arie di superiorità. Abbassa la cresta. Ridimensionati.}} *'''Sciò sciò ciucciuvè.'''<ref>Citato in Stefano Tettamanti e Laura Grandi, ''Sillabario goloso, {{small|L'alfabeto dei sapori tra cucina e letteratura}}'',Mondadori, [https://books.google.it/books?id=z046yTOAmMsC&lpg=PT59&dq=&pg=PT59#v=onepage&q=sci%C3%B2%20sci%C3%B2%20ciucciuve&f=false p. 59].</ref> :''Via via civette! (formula [[w:apotropaico|apotropaica]].)'' *'''Sciore de rosa,<br/>Avimmo fatto sciacque e bive Agnese , E p'avè che? N'Italia pedocchiosa.'''<ref>Citato in ''L'ancunia e Lo martiello'', [https://books.google.it/books?id=qQqbUShp8hsC&dq=e%20bive%20agnese&hl=it&pg=PP72#v=snippet&q=agnese&f=false]</ref> :''Fiore di rosa,<br/> abbiamo fatto sciacqua e bevi Agnese (abbiamo tutto prodigato, tutto sperperato), e per avere che? Un'Italia pidocchiosa!'' *'''Scioscia''' o '''Miscioscia.''' <ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 335.</ref> :Vezzeggiativo di socia: donna amata, donna con cui ci si confida. *'''Scioscia ca vola.'''<ref>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', [https://books.google.it/books?id=UxoMrLZ9sJkC&dq=&pg=PA452#v=onepage&q&f=false p. 452.]</ref> :''Soffia che vola (vola via, sparisce).'' ::{{spiegazione|Persona o cosa inconsistente, vana, effimera. ''È 'nu scioscia ca vola.'' È un uomo inconsistente.}} *'''Sciosciammocca.'''<ref>Citato in Ennio Bìspuri, ''<nowiki>Totò Principe clown, {{small|Tutti i film di Totò}</nowiki>'', prefazione di [[Goffredo Fofi]], Alfredo Guida Editore, Napoli, 1997. ISBN 88-7188-157-5, [https://books.google.it/books?id=z4td3tsdAucC&lpg=PA148&dq=sciosciammocca&hl=it&pg=PA148#v=onepage&q&f=false] p. 148</ref> ::{{spiegazione|Un uomo semplice, ingenuo, facile da ingannare, credulone.}} *'''Scippa e fuje.'''<ref>Citato in Sosio Capasso, ''Canapicoltura e sviluppo dei comuni atellani'', Istituto di Studi Atellani, 1994 [https://books.google.it/books?id=L--ztRqTedkC&lpg=PP1&dq=Sosio%20Capasso&hl=it&pg=PT63#v=onepage&q&f=false p. 63].</ref> :''Strappa e fuggi.'' ::{{spiegazione|Antico sistema di fitto stagionale, da febbraio a luglio, dei suoli adatti alla coltivazione della canapa tessile in uso un tempo nell'area della Campania nota come «Pantano».}} *'''Scippare<ref>In forma corrente: scippà.</ref>i stentine da<ref name=α>In forma corrente: 'a.</ref> cuorpo.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 404.</ref> :'' ''Scippà 'e stentine 'a cuorpo.'' Strappare i visceri dal corpo.'' ::{{spiegazione|L'effetto esiziale prodotto nello sventurato ascoltatore da chi suona o canta male.}} *'''Sciù! p' 'a faccia toia.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro,'' II, p. 66.</ref> :''Sciù!''<ref>Esclamazione onomatopeica di disprezzo (sputare).</ref>'' per la faccia tua.'' *'''Sciu-sciu.'''<ref name=amore>Citato in ''Quaderni del Bobbio n. 2 anno 2010'', [https://books.google.it/books?id=7CwOGt6VPsoC&lpg=PA77&dq=si%20nu'%20babb%C3%A0&hl=it&pg=PA77#v=onepage&q=si%20nu'%20babb%C3%A0&f=false p.77.]</ref> ::{{spiegazione|Col nome raddoppiato di questo dolce si chiama con tenerezza la propria fidanzata.}} *'''Sciucquaglie.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1867, [https://books.google.it/books?id=DVdgeO_gTcUC&dq=sciucquaglie&hl=it&pg=PT102#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Gli orecchini.'' *'''Sciué sciué.'''<ref>Citato in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 323.</ref> :''Superficialmente, senza impegno.''<ref>Definizione (più estesa) in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 323.</ref> *'''Sciupafemmene.'''<ref>Citato in Dario Fo, ''La figlia del papa'', Chiarelettere, Milano, 2014, [https://books.google.it/books?id=-hcaAwAAQBAJ&lpg=PT10&dq=sciupafemmene&hl=it&pg=PT10#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-6190-595-5</ref> ::{{spiegazione|Seduttore irresistibile dalle numerose e facili conquiste.}} *'''{{NDR|'A}} scola cavajola.<ref>Dal titolo di una farsa di Giovanni D'Antonio detto il Partenopeo, {{cfr}} ''I manoscritti palatini di Firenze'', p. 591.</ref>'''<ref>Citato in ''I manoscritti palatini di Firenze'', Firenze, dalla Real Biblioteca Palatina, 1860, vol. II, [https://books.google.it/books?id=2klBBd_2urIC&dq=scola%20cavajola&hl=it&pg=PA591#v=onepage&q&f=false p. 591.]</ref> :''La scuola da farsa.'' ::{{spiegazione|La scuola in cui regna la più perfetta armonia tra insegnanti incapaci e allievi svogliati, nella quale regnano chiasso e caos e prospera la più totale ignoranza. Più in generale qualsiasi situazione in cui regnino incontrastati il caos, l'inettitudine, la negligenza, l'indisciplina, il disinteresse.}} *'''Scorze 'e purtuallo.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 18.</ref> :''Bucce d'arancia.'' ::{{spiegazione|Monete d'oro, nel gergo dell'antica camorra.}} *'''Scummà 'e sango.'''<ref name=spese/> :''Schiumare di sangue.'' ::{{spiegazione|Battersi fino al sangue.<ref>Definizione in ''Don Chisciotte della Mancia: ridotto in versi napoletani'', p. 174.</ref>}} *'''Scummigliare<ref>In forma corrente: scummiglià, scoprire (opposto di coprire), mettere a nudo, svelare.</ref>a zella.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 368.</ref> :''Scoprire, mettere a nudo, la [[w:Tinea capitis|tigna]].'' ::{{spiegazione|Scoprire, mettere a nudo i difetti, le malefatte di qualcuno.}} *'''Scurà notte.'''<ref>Citato in Valentino de Biaso, ''La Fuorfece, o vero l'ommo pratteco'', Napoli, presso Giuseppe Maria Porcelli, 1783, [https://books.google.it/books?id=z4_PS-2ydJ4C&dq=scur%C3%A0%20notte&hl=it&pg=PA133#v=onepage&q&f=false p. 133.]</ref> :''Annottare, farsi notte.'' *'''Se n'adda accattà tutte mmericine!'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', a cura di Ruggero Guarini, note e testi critici di Costanzo Ioni, Gremese Roma, 1999, [https://books.google.it/books?id=dw_srvzsYuAC&lpg=PA76&dq=accatt%C3%A0%20tutte%20medicine&hl=it&pg=PA76#v=onepage&q&f=false p. 76.] ISBN 88-7742-327-7</ref> :''Li deve spendere tutti in medicine! (Se ne deve comprare tutte medicine'') ::{{spiegazione|Lo si augura a chi si è impossessato di denaro o di un qualsiasi bene raggirandoci.}} *'''Se ricorda 'o chiuppo a Forcella.'''<ref name=japjap/> :''Risale ai tempi del pioppo a Forcella.'' ::{{spiegazione|Persona o cosa che risale a tempi antichissimi.}} *'''Se sò mbrugliate 'e llengue.'''<ref>Da [[Eduardo De Filippo]], '''O pparlà nfaccia'', citato in Ciro Roselli, ''Storia e antologia della letteratura italiana dalle origini ai giorni nostri'', [https://books.google.it/books?id=VTp_AgAAQBAJ&lpg=PA600&dq=mbrugliate%20'e%20lengue&hl=it&pg=PA600#v=onepage&q&f=false p. 600]</ref> :''Si sono imbrogliate, ingarbugliate le lingue.'' ::{{small|Si è creato un malinteso.}} *'''Se so rotte le<ref name=epsilon>In forma corrente: 'e.</ref> giarretelle.'''<ref>Citato in ''Elisa e Claudio'', ''{{small|Dramma semiserio per musica dato nel Teatro Alla Scala in Milano l'autunno del 1821. E riprodotto per la prima volta nel Teatro Nuovo in Napoli l'estate del 1822.}}'', Napoli, Tipografia Orsiniana, 1822, [https://books.google.it/books?id=aQEYdm_UsDUC&dq=elisa%20e%20claudio&hl=it&pg=PA49#v=onepage&q&f=false p. 49]</ref> :''Sono andate in frantumi le piccole brocche.'' ::{{spiegazione|''Se so' rotte 'e giarretelle'': Si è rotta l'amicizia, il legame affettuoso, l'armonia, l'intesa che teneva uniti.}} *'''{{NDR|'E}} Seccamènte.'''<ref name=locagua/> ::{{spiegazione|Fagiolini e zucchini tagliati a rondelle o in altro modo, conservati per l'inverno mediante essiccazione al sole estivo. Si mangiavano nelle serate invernali fritti in olio, sale ed un pizzico di peperoncino.<ref name=cons>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 29.</ref>}} *'''{{NDR|'O}} Secutasorece.'''<ref>Citato in ''Arlecchino'', anno II, n. 209, 14 agosto 1862, [https://books.google.it/books?id=BXIk-viVj1QC&dq=secutasorece&hl=&pg=PA833#v=onepage&q&f=false p. 833].</ref> :''L'"inseguisorci", il'"perseguitatopi"'' ::{{spiegazione|Il [[gatto]]. Ma anche: infido, falso, sleale, disonesto, inaffidabile, traditore. ''Fa' 'o secutasorece'': "fare il gatto": comportarsi con doppiezza, in modo ipocrita, sleale, scorretto, disonesto.}} *'''Seh, seh!'''<ref>Citato in Russo, '''O "luciano" d'o Rre'', p. 82.</ref> ::{{spiegazione|In senso ironico: Ma certo! Sicuro! Hai voglia! Come no!}} *'''Sentìrse ‘n'àtu ttànto.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 381.</ref> :''Sentirsi un altrettanto (come raddoppiato).'' :''Sentire in sé stessi un riafflusso di energia, di vigore. Sentirsi come rinascere. Es. Mo ca m'aggio levato 'sto penziero, me sento n'atu ttanto: Ora che non ho più questo assillo, mi sento rinascere.'' *'''Serraputeca<ref name=πθκ>''Puteca'': dal greco apotheke: magazzino, ripostiglio. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 47.</ref>.'''<ref>Citato in ''Del parlar napoletano'', p. 47.</ref> :''"Chiudibottega".'' ::{{Spiegazione|Percossa poderosa al punto da stroncare nel malcapitato ogni volontà di reazione.}} *'''{{NDR|'O}} Serviziale e {{NDR|'o}} pignatiello.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 334.</ref> :''Il clistere e il pentolino (con l'acqua tiepida).'' ::{{spiegazione|Due persone inseparabili, indispensabili l'una all'altra.}} *'''Sfaccimma.'''<ref>Citato in Ruggiero Cappuccio, ''Fuoco su Napoli'', Feltrinelli, Milano, [https://books.google.it/books?id=moHcAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Ruggero%20Cappuccio&hl=it&pg=PT77#v=onepage&q&f=false p.77].</ref> :''Sperma''. ::{{spiegazione|Usato in numerose espressioni con registro espressivo volgare: ''Ommo'' oppure ''Gente 'e sfaccimma'' (Uomo gente da quattro soldi, da nulla); in imprecazioni: '''E che sfaccimma!'''<ref>Citato in Tonino Scala, ''Un calcio d'amore'', [https://books.google.it/books?id=P7eFAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=&pg=PT42#v=onepage&q&f=false p. 42].</ref> (''E che "diamine"!, che "c....avolo"!''); in domande rivolte in tono duro, tagliente, volutamente aggressivo, brutale: '''Che sfaccimma vai truvanno?'''<ref>Citato in Vladimiro Bottone, ''Il giardino degli inglesi'', Neri Pozza, Vicenza, 2017. ISBN 978-88-545-1510-9, [https://books.google.it/books?id=Lk26DgAAQBAJ&lpg=PT186&dq=&pg=PT186#v=onepage&q&f=false p. 186].</ref>''(Che "c....avolo" vuoi?)''<ref>Citato in Vladimiro Bottone, ''Il giardino degli inglesi'', Neri Pozza, [https://books.google.it/books?id=Lk26DgAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Vladimiro%20Bottone&hl=it&pg=PT186#v=onepage&q&f=false p. 186]</ref>, ''Ma addò sfaccimma staje?'' (''Ma dove "c....avolo" stai?''), ''Ma che sfaccimma stai facenno?'' (''Ma cosa "c....avolo" stai facendo?'') ed in altre espressioni particolarmente ingiuriose<ref>Citato in Ruggiero Cappuccio, ''Fuoco su Napoli'', Feltrinelli, Milano, [https://books.google.it/books?id=moHcAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Ruggero%20Cappuccio&hl=it&pg=PT77#v=onepage&q&f=false p.77].</ref>)}} *'''Sfaccimmo.'''<ref>Citato in Gian Paolo Porreca, ''Una corsa in Canada'', Alfredo Guida Editore, Napoli. ISBN 88-7188-027-7, [[https://books.google.it/books?id=7duNv0Fjmy4C&lpg=PP1&dq=Tre%20sogni%20della%20letteratura&hl=it&pg=PA56#v=onepage&q=sfaccimmo&f=false p. 56]]</ref> ::{{spiegazione|Due possibili significati: 1) con connostazione positiva: sveglio, scaltro, smaliziatissimo, determinato, intraprendente, molto in gamba. Ad esempio: ''Chillo è propio 'nu sfaccimmo!'' (Quello lì è un tipo proprio in gamba, un [[w: Furbo di tre cotte|furbo di sette cotte]], uno che la sa proprio lunga lunga, non lo frega nessuno.) 2) negativa: persona senza scrupoli, disonesto, gran mascalzone, farabutto. Usato anche in espressioni come: ''Fa 'nu sfaccimmo 'e friddo.'' (''Fa un freddo terribile'') e simili.}} *'''Sfasulato.'''<ref>Citato in ''Galleria di costumi napolitani'', p. 18.</ref> :''Squattrinato.'' *'''Sfezzia''''<ref>In ''Viviani'', III, p. 214.</ref> :''Prender gusto a fare o dire qualcosa; divertirsi con qualcuno.''<ref>Definizione in A. Altamura, ''Dizionario dialettale napoletano'', Fiorentino, Napoli; citato in ''Viviani'', III, p. 214.</ref> *'''Sì cchiù fetente e 'na recchia 'e cunfessore.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 359.</ref> :''Sei più fetente di un orecchio del confessore.'' ::{{spiegazione|Fai più azioni malvagie di quante ne possa ascoltare un confessore. Espressione riferita ad una persona completamente priva di scrupoli e di senso morale.}} *'''Si' ghiuto a Roma e nun haje visto 'o Papa.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 360.</ref> :''Sei andato a Roma e non hai visto il Papa.'' ::{{spiegazione|Ma come? Hai fatto tanta strada per raggiungere un luogo così lontano e non hai fatto la cosa più importante che dovevi fare?}} *'''Sì 'na zoza.'''<ref>Citato in Alessio Arena, Luigi Romolo Carrino, Massimiliano Palmese e Massimiliano Virgilio, ''Quattro mamme scelte a caso, {{sic|un progetto ideato da Massimiliano Palmese dedicato ad [[Annibale Ruccello]]}}'', Caracò Editore, 2011 [https://books.google.it/books?id=EGFZAwAAQBAJ&lpg=PT8&dq='na%20zoza&hl=it&pg=PT8#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-97567-03-5</ref> ::{{spiegazione|Sei sudicio, lurido, repellente, rivoltante, ma lo sei anche e soprattutto come persona, sul piano morale.}} *'''Si' 'nu [[babà|babbà]].'''<ref name=amore/> :''Sei un tesoro (il babà è un tipico dolce napoletano).'' *'''Si si surdo va {{sic|tè}} fà spilà le<ref>'e, in forma corrente.</ref>recchie ncoppa San Pascale'''<ref>Citato in ''Lo nuovo diavolo zuoppo e Polecenella'', Edizioni 1-77, [https://books.google.it/books?id=qrakawdIVlMC&dq=Lo%20nuovo%20diavolo%20zuoppo%20e%20polecenella&hl=it&pg=PA44#v=onepage&q&f=false p. 44]</ref>.<ref>O, più semplicemente: ''Va' te spila 'e recchie a san Pascale!'' Vai a sturarti le orecchie a San Pasquale!</ref> :''Se sei sordo vai a farti sturare le orecchie a San Pasquale!''<ref>Presso i monaci di San Pasquale a Chiaia: nei loro laboratori veniva prodotto un olio impiegato per liberare dall'eccesso di cerume il condotto uditivo.</ref> ''Si sì surdo o si ''faje'' 'o surdo.'' Sei sei sordo o se ''fai'' il sordo. Non far finta di non capire! *'''Si vene 'a morte manco 'o trova.'''<ref>Citato in Anton Soliman, ''Eutanasia di un politico meridionale'', Narcissus.me, [https://books.google.it/books?id=_Uw6DAAAQBAJ&lpg=PA1&dq=anton%20soliman&hl=it&pg=PA25#v=onepage&q=anton%20soliman&f=false] </ref> :''Nemmeno se viene la morte lo trova.'' ::{{spiegazione|Si dice di chi è sempre introvabile, irreperibile.}} *'''Sicarrètte cu ‘o sfizio.'''<ref>Citato in Sergio Zazzera,''Dizionario di napoletano'', p. 340.</ref> :''[[Sigaretta|Sigarette]] con lo sfizio.'' ::{{spiegazione|Sigarette di contrabbando esposte nel seno o nelle calze della venditrice e prelevate, in modalità self-service, dal cliente stesso.}} *'''Sicchi' e' nafta!'''<ref name=slice/> :''Secchio di nafta!'' ::{{spiegazione|L'espressione ''sicchi' 'e nafta'', secchio di nafta, designa una persona del tutto priva di garbo, finezza, tatto. Una persona dai modi sgraziati, volgari, di illimitata rozzezza. Sine urbanitate, davvero senza urbanità.}} *'''Signò, {{sic|fferma}} ccà – recette 'a capa 'e morte ruciulianne p'<nowiki>'</nowiki>a muntagne abbasce!'''<ref name=glissant>Citato in Apicella, ''I ritte antiche'', p. 351.</ref> :''Signore, ferma qui, disse il [[cranio|teschio]], rotolando giù per la montagna.''<ref>La traduzione è in Apicella, ''I ritte antiche'', p. 351.</ref> ::{{spiegazione|Si dice quando si viene colpiti da una disgrazia.}} *'''Signò', nu' peggio! {{sic|decette}} 'a capa 'e morte.'''<ref name=notnot>Citato in ''Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina'', p. 118.</ref> :''Non peggio di così, Signore, disse il [[cranio|teschio]].'' ::{{spiegazione|Si dice quando si viene colpiti da una disgrazia.}} *'''Signò', nun pegge – recette 'a capa 'e morte! (E tu si 'a capa 'i morte e vuò nun pegge? – E mme ne putèvene fa {{sic|ffurmelle}})!'''<ref name=glissant/> :''Signore, non peggio – disse il teschio! (E tu sei un teschio e vuoi non peggio? – chiede la tradizione popolare. Ed il teschio aggiunge: E potevano far di me anche dei bottoni di osso)!''<ref>In Apicella, ''I ritte antiche'', p. 351.</ref> ::{{spiegazione|Si dice quando si viene colpiti da una disgrazia.}} *'''Simmo d' 'o buttone.'''<ref name=spugna /> :''Siamo del bottone.'' ::{{spiegazione|Apparteniamo alla stessa combriccola.<ref name=heilig/>}} *'''Smammuliarse.'''<ref>Citato in Altamura e D'ascoli, ''Lessico italiano-napoletano'', pp. 107, 195.</ref> ::{{spiegazione|Emanciparsi. Si dice del bambino che comincia muovere da solo i primi passi.}} *'''So' asciute 'e statue 'e San Gennaro.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 366.</ref> :''Sono uscite le statue di San Gennaro.'' ::{{spiegazione|È incredibile: sono uscite di casa per passeggiare persone che non si vedono quasi mai.}} *'''So' cicere si se coceno.'''<ref>Ctato in Rodolfo Pucino ''Il tressette {{small|nei tempi moderni e secondo le nuove tecniche. Massime aforismi detti e proverbi}}'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 2005, [https://books.google.it/books?id=O3fL93ftfokC&lpg=PA89&ots=fZkJn_ina9&dq=&pg=PA89#v=onepage&q&f=false p. 89]. ISBN 88-7188-908-8</ref> :''Sono ceci se si cuociono (se la cottura li rende edibili).'' ::{{spiegazione|Aspettiamo che tutto si concluda bene prima di affermare con certezza che il buon esito è assicurato.}} *'''So' comme 'e cuppine {{sic|cà}} nun aizano brore 'e maruzze.'''<ref>Citato in Isa Rampone Chinni e Tina Palumbo De Gregorio, ''La farmacia di Dio'', Rogiosi, 2011, [https://books.google.it/books?id=HC-pCwAAQBAJ&lpg=PA18&dq=&pg=PA18#v=onepage&q&f=false p. 18]</ref> :''Sono come i mestoli che non sollevano brodo di lumache.'' ::{{spiegazione|'''E cuppine ca n'aizano broro 'e maruzze'': gli avari.}} *'''So' gghiuto comm<nowiki>'</nowiki>'o lavaturo.'''<ref name=cross/> :''Sono "andato" come il lavatoio (che viene sturato).'' ::{{spiegazione|Se ne lamenta chi è costretto a sperimentare uno dei possibili effetti spiacevoli di un'alimentazione disordinata: la sciolta.}} *'''Sole 'mpierno.<ref>'''Mpierno'': a perpendicolo.</ref>'''<ref>Citato in Domenico Piccinni, ''Poesie napoletane'', Presso Saverio Starita, Napoli, 1826, [https://books.google.it/books?id=zygBinJanLkC&dq=&pg=PA163#v=onepage&q&f=false p. 163.]</ref> :''Sole "in perno".'' ::{{spiegazione|Il sole nel più splendente sfolgorio.}} *'''Sona, ca piglie quaglie.'''<ref>Citato in [[Giambattista Basile]], ''Lu cunto de li cunti (Il Pentamerone): {{small|testo conforme alla prima stampa del MDCXXXIV}}'', con introduzione e note di [[Benedetto Croce]], pei tipi del Cav. V. Vecchi, Napoli, 1891, vol I, p. [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Basile_-_Lu_cunto_de_li_cunti,_Vol.I.djvu/257 43].</ref> :''Suona, che prendi [[quaglia|quaglie]].'' ::{{spiegazione|Le quaglie non si lasciano attirare dai richiami del cacciatore: parla come vuoi, non ti ascolto, non cado nella trappola, non mi lascio invischiare dalle tue chiacchere. Non ci casca nessuno, sprechi fiato, parli al vento.}} *'''{{NDR|'O}} Sorece nfuso a ll'uoglio.'''<ref name=opot>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 353.</ref> :''Il topo bagnato nell'olio.'' ::{{spiegazione|Una persona impomatata.}} *'''Sott' 'a botta.'''<ref name=demi/> :''Sotto la botta.'' ::{{spiegazione|Immediatamente.}} *'''{{NDR|'O}} Spallettone.'''<ref>Citato in Salvatore Landolfi, ''Napoli e i suoi colori'', [https://books.google.it/books?id=-lP_CwAAQBAJ&lpg=PA1&dq=Salvatore%20Landolfi&hl=it&pg=PT84#v=onepage&q=spallettone&f=false p. 84].</ref> ::{{spiegazione|Condivide con Dio un attributo: l'onniscienza. Persuaso di dominare infallibilmente tutti i campi del sapere, investitosi della missione di largire a tutti i costi la sua sapienza, la esegue con zelo infaticabile, implacabile, trasformandosi in un autentico flagello: inutile opporglisi, nulla lo farà mai desistere dall'intervenire d'autorità nelle altrui conversazioni, dal prodigare con illimitata generosità consigli non richiesti né graditi.}} *'''Sparà a brenna (vrenna).'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 406.</ref> :''Sparare a crusca.'' ::{{spiegazione|Avere esito vano ed infelice, andare al nulla, essere perduto.<ref>La spiegazione è in ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 406.</ref>}} *'''Spàrterse 'a cammìsa 'e Cristo.''' :''Spartirsi la [[camicia]] di [[Cristo]].'' ::{{spiegazione|Dividersi qualcosa guadagnata disonestamente.<ref name=Am79/>}} *'''Sparterse 'o suonno.'''<ref>Citato e spiegato in [[Salvatore Di Giacomo]], ''Poesie'', [https://books.google.it/books?id=aYxaAQAAQBAJ&lpg=PT544&dq=&pg=PT544#v=onepage&q&f=false p. 544]</ref> :''Dividersi il sonno.'' ::{{spiegazione|Fare vita comune.}} *'''{{NDR|'O}} Spavo ncerato.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore'', 1866, [https://books.google.it/books?id=l2YLpbAOTIUC&dq=lu%20truvatore&hl=it&pg=PA3#v=onepage&q=spavo&f=false p. 3] </ref> :''Spago incerato.'' ::{{spiegazione|''Pigliarse 'o spavo 'ncerato'': farsi carico di un compito, di un'azione complicata, lunga e fastidosa.}} *'''Sperì comme a nu cane.'''<ref>Citato in ''Passatempi musicali, {{small|[[Guglielmo Cottrau|Guillaume Cottrau]] e la canzone napoletana di primo '800}}'', a cura di Pasquale Scialò e Francesca Seller, Guida, Napoli, 2013. ISBN 978-88-6666-201-3, [https://books.google.it/books?id=owlvMArEkqgC&lpg=PA1&dq=Scial%C3%B2%20Seller&hl=it&pg=PA259#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Desiderare avidamente come un [[cane]].'' ::{{spiegazione|Struggersi dal desiderio senza poterlo appagare.}} *'''Spià 'na cosa.'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', p. 92.</ref> :''"Spiare'', domandare una cosa. ''T'aggia spià 'na cosa'' (Ti devo chiedere una cosa). *'''Spilapippa.'''<ref>Citato in ''I pirati spagnuoli melodramma in due atti'', [https://books.google.it/books?id=wVdX3BcL2kIC&dq=Gaetano%20Micci%2C%20%E2%80%8EEnrico%20Petrella%2C%20%E2%80%8EGiovanni%20Zoboli&hl=it&pg=PA26#v=onepage&q=spilapippa&f=false p. 26.]</ref> o '''Spilapippe.'''<ref>Citato in Melania G. Mazzucco, ''Vita'', tradotto da Virginia Jewiss, Picador, New York, [https://books.google.it/books?id=vpG8UpLKDgEC&lpg=PP1&dq=Melania%20G.%20Mazzucco%20a%20novel&hl=it&pg=PA153#v=onepage&q&f=false p. 153].</ref> :''Sturapipa. Scovolino per pipa.'' ::{{spiegazione|Persona molto magra e longilinea.}} *'''Spogliampise.'''<ref>Citato in Giambattista Basile, ''The Tale of Tales'', Penguin Books, New York, [https://books.google.it/books?id=8jI6CQAAQBAJ&lpg=PP1&dq=The%20Tale%20of%20Tales&hl=it&pg=RA3-PA17#v=onepage&q&f=false p. 17]</ref> :''"Spogliaimpiccati".'' ::{{spiegazione|Uomo totalmente privo di scrupoli, avido, disonesto, ladro senza limite. Fino al punto di non esitare a spogliare anche gli impiccati, derubandoli dei loro abiti per rivenderli.}} *'''Spuglià a ssan Giacchìno pe' vvestì a ssant'Antuóno.''' :''Spogliare [[san Gioacchino]] per vestire sant'Antonio.'' ::{{spiegazione|Danneggiare qualcuno per favorire altri.<ref name=Am79/>}} *'''Spurtiglione<ref>Dalla forma obliqua ''vespertilione'' del latino: ''vespertilio'', pipistrello, con aferesi del ''ve''. {{cfr}} ''Rivista di filologia e di istruzione classica'', [https://archive.org/stream/rivistadifilolo32unkngoog#page/n111/mode/2up/search/vespertillus p. 94].</ref>.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 400.</ref> :''Pipistrello, nottola.'' ::{{spiegazione|Di chi ronzi attorno per sapere i fatti degli altri, Bracone, Fiutone.<ref>La spiegazione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 400.</ref> '''Fare lo sportiglione.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 360.</ref> (''Fà 'o spurtiglione'', fare il pipistrello): Ronzare spiando.<ref>La spiegazione è in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 360.</ref>}} *'''Spustà c"a vocca.'''<ref name=tongue>Citato in Manlio Cortelazzo, ''I dialetti italiani. {{small|Storia, struttura, uso}}'', Utet, Torino, 2002, [https://books.google.it/books?id=ujJBAQAAIAAJ&q=spust%C3%A0+c%27a+vocca&dq=spust%C3%A0+c%27a+vocca&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjBqrX9uevqAhUCHHcKHTaYDO4Q6AEwAXoECAUQAg p. 647].</ref> :''Spostare con la bocca.'' ::{{spiegazione|Deviare dal corretto ed educato parlare. Parlare in modo offensivo, parlare in modo volgare e / o offensivo. Offendere. '''Nun spustà c<nowiki>'</nowiki>'a vocca''':<ref name=tongue /> non offendere, stai attento a come parli, bada a come parli.}} *'''Squacquaracchiarse.'''<ref>Citato in Andreoli, '''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 401.</ref> :''Sedere a gambe larghe, stare stravaccato.'' *'''Squaglia sole.'''<ref>Citato in Giovanni Canestrini, ''Fauna d' Italia'', parte III, ''Pesci'', Dottor Francesco Vallardi Tipografo-Editore, Milano, [https://books.google.it/books?id=kFH57vmdkjAC&dq=&pg=PA194#v=onepage&q&f=false p. 194].</ref> ::{{spiegazione|Anche Squagliasole o Pesce bannera (Pesce bandiera): Trachipterus Taenia (Trachittero Tenia)}} *'''Stà a dduie dint<nowiki>'</nowiki>'o stesso gallenaro.'''<ref name=losdos>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 103.</ref> :''Stare in due nello stesso pollaio.'' ::{{spiegazione|Aver concorrenti in una impresa.<ref>La spiegazione è in ''C'era una volta Napoli'', p. 103.</ref>}} *'''Stà' [[w:alleluja|alleluia]]!'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 360.</ref> :''Stare alleluia!'' ::{{spiegazione|Essere completamente [[ubriachezza|ubriachi]], con grande gioia e allegria, come se si dispiegasse un canto di esultanza a Dio.}} *'''Stà buono mpurpato.'''<ref>Citato in [[Eduardo Scarpetta]], ''Quinnece solde so cchiù assaje de semilia lire: {{small|ossia, Pulicenella e Sciosciammocca mbrogliate nfra no portafoglio ricco e n'auto pezzente.}}'', Pironti, Napoli, 1909, [https://books.google.it/books?hl=it&id=3Us-AAAAIAAJ&dq=mpurpato+denare&focus=searchwithinvolume&q=mpurpato+], p. 54.</ref> :''È ben imbevuto, intriso.'' ::{{spiegazione|'''E denare'', di soldi. ''Stà buono mpurpato 'e denare'' E ben "imbevuto", "intriso" di soldi: è pieno di soldi, ricchissimo, sesterziatissimo.}} *'''Stà c' 'o còre int' ô zzùccaro.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', p. 272.</ref> :''Stare col cuore nello zucchero.'' ::{{spiegazione|Essere al colmo della felicità, essere al settimo cielo.}} *'''Stà comm'a na Pasca.'''<ref>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco '', p. 458.</ref> :''Stare come una Pasqua.'' ::{{spiegazione|Godere di ottima, florida salute.}} *'''Stà' comm'a 'o diavulo e l'acqua santa.'''<ref name=mèrevolage/> :''Stare come il diavolo e l'acqua santa.'' ::{{spiegazione|Non potersi assolutamente soffrire. Essere in forte ed insanabile contrasto.}} *'''Sta' 'mbrugliato {{sic|comm'a}} nu sarto ch'ha pigliat' 'e mesure a nu scartellato e nun sape chiù {{sic|canòscere}} 'o quart' 'e nanze e chill' 'e reto.'''<ref>Citato in ''Del parlar napoletano'', p. 49.</ref> :''Essere confuso come un sarto che ha preso le misure ad un gobbo e non sa più riconoscere, distinguere il quarto anteriore (di davanti) e quello posteriore (di dietro).'' *'''Stà naso e vocca.'''<ref>Citato in ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', [https://books.google.it/books?id=KYSUBgAAQBAJ&lpg=PP1&hl=it&pg=PA26#v=onepage&q&f=false p. 26.]</ref> :''Stare naso e bocca.'' ::{{spiegazione|Essere molto vicino.}} *'''Stà niètto comm'a vacìle 'e varvièro.'''<ref name=toscodueseisei/> :''Essere pulito come il bacile del barbiere''. ::{{spiegazione|Dare l'impressione di essere ricchi, ma in realtà non avere il becco di un quattrino. Si riferisce ad una bacinella che usavano i barbieri.}} *'''Stà provvìsto comm'a lèpore 'e còda.'''<ref name=toscodueseisette>Citato in Tosco, p. 267.</ref> :''Star provvisto come la lepre (è provvista) di coda''. ::{{spiegazione|Avere pochi peli a livello di barba.}} *'''Sta schiaranno iuorno 'a Afragola.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 373.</ref> :''Sta facendo giorno ad Afragola.'' ::{{spiegazione|(detto per prendere in canzonatura, con ironia o con sarcasmo) Ma ancora non ti accorgi, possibile che non vedi che ormai è tardi, troppo tardi per fare questa cosa? (Ad Afragola il sole sorge più tardi di Napoli).}} *'''Sta sempe c’ ’a capa ’a pazzia.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 383.</ref> :Letteralmente: ''Sta sempre con la testa a gioco, a scherzo.'' ::{{spiegazione|Ha sempre voglia di giocare, scherzare. È un buontempone, un giocherellone, un mattacchione.}} *'''Stamm' tutt' sott' 'o cielo.'''<ref>Citato in Enrico Salvatori, ''Stamm' tutt' sott' 'o cielo. {{small|Appunti su una città cresciuta (follemente) tra due vulcani}}'', Reality Book, 2016, [https://books.google.it/books?id=VrAwvgAACAAJ&dq=Stamm%27+tutt%27+sott%27+%27o+cielo&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjw_umK0pDiAhUOCuwKHWphBrAQ6AEIKDAA]</ref> :''Stiamo tutti sotto il cielo.'' ::{{spiegazione|Nessuno può considerarsi assoluto padrone della propria sorte rimessa com'è alla volontà di una Forza superiore. La condizione dell'uomo è e resta costitutivamente incerta, precaria e fragile.}} *'''Stann’ cazz’ e cucchiar.'''<ref>Citato in ''[https://napolipiu.com/lo-sai-perche-si-dice-stann-cazz-e-cucchiar Napolipiù.com]'', 24 novembre 2015.</ref> :''Stanno (sempre appaiati come) il secchio per la calcina e la cazzuola.'' ::{{spiegazione|''Stanno cazza e cucchiara'': si dice di due due amici che formano un amalgama perfetto, che stanno insieme sempre, inseparabili.}} *'''Statte buono.'''<ref>Citato in Pasquale Altavilla e Giacomo Marulli, ''L'appassionate de lo romanzo de zio Tom'', vol. V, Dalla tipografia de' Gemelli, Napoli, 1853, [https://books.google.it/books?id=19JuHyI565gC&dq=&pg=PA37#v=onepage&q&f=false].</ref> ::{{spiegazione|Arrivederci (congedandosi da una persona).}} *'''Stateve buono.'''<ref>Citato in ''Commedie di Francesco Cerlone'', Vol. XVIII, Napoli, 1785, [https://books.google.it/books?id=cujF77dSxA0C&dq=&pg=PA82#v=onepage&q&f=false p. 72].</ref> ::{{spiegazione|Arrivederci (congedandosi da più persone, o da una persona con un più formale Voi di cortesia).}} *'''Steveme scarze a chiaveche!'''<ref>Citato in Alessandro Siani, ''Troppo napoletano'', [https://books.google.it/books?id=3rK4CgAAQBAJ&lpg=PT84&dq=quant'%C3%A8%20bello%20parigge&hl=it&pg=PT85#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Eravamo a corto (scarsi) di mascalzoni (fogne)!'' ::{{spiegazione|(Detto con ironia a persona che - non gradita, non aspettata - sopraggiunge) Benvenuto, ci mancavi solo tu!}} *'''Stracciacannarone.'''<ref>Citato in Vincenzo Tenore e Giuseppe Antonio Pasquale, ''Compendio di botanica, {{small|Ordinato specialmente alla conoscenza delle piante utili più comuni}}'', Dr. V. Pasquale Editore, Napoli, 1870<sup>3</sup>, [https://books.google.it/books?id=v0-evzTCuE0C&dq=&pg=PA429#v=onepage&q&f=false, p. 429].</ref> :''"Straccia-gola-ed-esofago".'' ::{{spiegazione|[[w:Sonchus asper|Sonchus asper]] e [[w:Sonchus oleraceus|Sonchus oleraceus]].}} *'''Strascina-facenne.'''<ref>Citato in ''Napoli dentro e... Napoli fuori'', Adriano Gallina Editore, Napoli, stampa 1990, p. 419.</ref> o '''Strascinafacènne.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 126.</ref> :''"Trascinafaccende"'' ::{{spiegazione|Chi su commissione di altre persone si interessa del disbrigo di pratiche legali, burocratiche, amministrative e simili. Faccendiere. Addetto alla segreteria di un avvocato. / In passato procacciatori di clienti per avvocati. Poveri e senza istruzione attendevano nell'atrio del tribunale qualche pastore della provincia di Campobasso o montanari dell'Abruzzo e, conducendoli in giro per le sale del Palazzo di Giustizia, li attiravano col miraggio dell'impunità<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 126.</ref>.}} *'''Stregnere i panne ncuollo a uno.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 408.</ref> :''Stringere i panni addosso ad una persona.'' ::{{spiegazione|Incalzare qualcuno ragionando, metterlo alle strette.}} *'''Streppone 'e ffescena.'''<ref>Citato in Vincenzio De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'',[https://books.google.it/books?id=HRK5Tw5COm0C&pg=P61 p. 61].</ref> :''Sterpo di fescina.''<ref>Fescina: paniere di forma conica per la raccolta di fichi ed uva. Per la sua conformazione non può reggersi da solo ma deve essere appoggiato a qualcosa o sospeso. {{cfr}} ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 61, Napoli, Dalla Stamperia Reale, 1845.</ref> ::{{spiegazione|Uomo dal carattere molto debole.}} *'''Stròppole pe' sprattichi' 'a lingua.'''<ref>Citato in Luigi Molinaro del Chiaro, ''Canti popolari raccolti in Napoli. {{small|Con varianti e confronti nei varii dialetti}}'', Libreria Antiquaria Luigi Lubrano, Napoli, [1916]<sup>2</sup>, [https://archive.org/details/cantipopolarirac00moliuoft/page/18/mode/2up p. 19].</ref> :''Sciocchezze, bagattelle per impratichire, esercitare, addestrare la lingua.'' ::{{spiegazione|Gli scioglilingua.}} *'''Strucchiomacchio.'''<ref>Citato in Renato De Falco, ''Alfabeto napoletano'', [https://books.google.it/books?hl=it&id=FKYdAQAAIAAJ&dq=sturcio+masculo&focus=searchwithinvolume&q=coloritissimo p. 453].</ref> ::{{spiegazione|Bevanda particolarmente gustosa e piacevole.}} *'''Strùmmolo scacato.'''<ref name=trtt>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 13.</ref> :''Letteralmente: trottola isterilita.'' ::{{spiegazione|Trottola che per un lancio errato o perché difettosa ruotava male, arrestandosi piegata di lato dopo pochi giri (si diceva, in tal caso che: '''{{NDR|'o}} strummolo scacava'''<ref name=trtt/>, paragonandola ad una gallina che, isterilita, cessava di deporre uova<ref name=strobylos>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 13.</ref>. '''Seta'''<ref name=trtt/>era invece detta la trottola dalla perfetta, morbida, blanda rotazione di durata superiore a tutte le altre.<ref name=strobylos/>}} *'''Strunzià.'''<ref>Citato in ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', [https://books.google.it/books?id=KYSUBgAAQBAJ&lpg=PP1&hl=it&pg=PA24#v=onepage&q&f=false p. 24]</ref> ::{{spiegazione|Prendere in giro, ingannare, buggerare.}} *''''Stu ventariello ca a tte t'arrecrea, a mme me va 'nculo!'''<ref>Citato in ''Comme se penza a Nnapule'', p. 403.</ref> :''Questo venticello, questa brezzolina, questo gentil zefiretto che tanto ti fa godere, a me, invece, va lì... dove non batte il sole!'' ::{{spiegazione|Piacere e dolore, godimento e sofferenza sono, in larga misura, soggettivi. La medesima situazione può essere per alcuni gradevole e vantaggiosa, per altri un danno e un tormento.}} *'''Stuort o muort.'''<ref>Citato in Autori Vari, ''La giusta parte'', a cura di Massimo Gelardi, Caracò, 2012, [https://books.google.it/books?id=62BZAwAAQBAJ&lpg=PT19&dq=stuort%20o%20muort&hl=it&pg=PT19#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-97567-02-8</ref> :''Storto o morto.'' ::{{spiegazione|Bene o male; lo si voglia o meno.}} *'''Subbrettià.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 64.</ref> :''Sorbettare.'' ::{{spiegazione|Darci dentro spesso e di gusto a consumare, essendone particolarmente golosi, sorbetti.}} *'''Sudà gnostra.'''<ref>Citato in Nicola Vottiero, ''Lo specchio della cevertà'', Nne la Stamparia de Giuseppe Maria Porciello, Napoli, 1789, [https://books.google.it/books?id=qJzFALBLBLIC&dq=sud%C3%A0%20gnostra&hl=it&pg=PA44#v=onepage&q&f=false p. 44.]</ref> :''Sudare inchiostro'' ::{{spiegazione|Spremersi le meningi, stillarsi il cervello, sottoporsi ad un faticoso lavoro mentale.}} *'''Sunare<ref>In forma corrente: Sunà'</ref> u pianefforte.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 298.</ref> :''Suonare il pianoforte.'' ::{{spiegazione|Rubare (scioltezza di mano, vellutata leggerezza, impalpabile tocco da virtuoso del pianoforte, nell'esecuzione dell'atto criminoso, messe in piena, icastica evidenza nella locuzione).}} *'''Sunnarse 'o tramme elettrico.'''<ref>Citato in Mimmo Carratelli, ''Slogan salotti divette'', in ''la Repubblica.it'' Archivio del 07. 04. 2008.</ref> :''Sognarsi il tram elettrico.'' ::{{spiegazione|Illudersi di poter conseguire un obiettivo fuori portata. Desiderare l'irrealizzabile, l'impossibile. All'epoca in cui si diffuse questa espressione la trazione a cavallo era la sola disponibile per i trasporti pubblici.}} *'''Surco commoglia surco.'''<ref>Citato in D'ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 369.</ref> :''[[debito|Solco]] copre solco.'' ::{{spiegazione|Un debito grosso più grande ne copre uno vecchio.<ref>Spiegazione in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 369.</ref>}} *'''{{NDR|'O}} [[w:Susamielli|Susamiéllo]].'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 52.</ref> ::{{spiegazione|Dolce natalizio a forma di esse a stampatello, si preparava già nell'antica Atene con sesamo, miele ed altri ingredienti. Fu importato a Napoli dagli Ateniesi circa venticinque secoli fa. ''Susamiello'' è anche detta una persona magra e di bassa statura.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 52.</ref>}} ==T== *'''T'a fai cull'ova, 'a trippa.'''<ref>Citato in [[Luciano De Crescenzo]], ''Ti porterà fortuna. Guida insolita di Napoli'', Mondadori, [https://books.google.it/books?id=GHNdBAAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Ti%20porter%C3%A0%20fortuna&hl=it&pg=PT110#v=onepage&q&f=false p. 110].</ref> :''Te la cucini con le uova la trippa.'' ::{{spiegazione|Queste frattaglie, in sé non appetibili, te le prepari con le uova per rendertele più gustose. Vale a dire: ora datti da fare e trova il modo di tirati fuori da questa situazione difficile, ingrata, rischiosa, negativa in cui sei andato a ficcarti.}} *'''T'aggio canusciuta, 'mbrellino 'e seta mia.'''<ref name=πόρνη/> :''Ti ho conosciuta, parasole di seta mio.'' ::{{spiegazione|''Mbrellino 'e seta'': "passeggiatrice", "cortigiana". Quindi: ora so che non mi sei fedele, non mi inganni più, vedo bene chi sei veramente.}} *'''T'hê a fà benedicere da nu prevete ricchione<ref>Occorre tener presente che questo termine reca in sé l'impronta di una concezione svalutativa dell'omosessualità molto diffusa in passato ed ha pertanto una connotazione fortemente offensiva. Di conseguenza, non può e non deve essere mai impiegato, in un normale contesto comunicativo, per riferirsi in modo neutro all'omosessualità.</ref>.<ref>Citato in Aurelio Fierro, ''Grammatica della lingua napoletana'' Rusconi Libri, 1989, [https://books.google.it/books?hl=it&id=UAldAAAAMAAJ&dq=benedicere+%27a+%27nu+prevete+ricchione&focus=searchwithinvolume&q=+prevete+ricchione p. 140].</ref>''' :''Devi farti benedire da un prete pederasta.'' ::{{spiegazione|Sei talmente sfortunato, tutto ti va così male, che hai bisogno di farti impartire una benedizione, e una benedizione particolarmente efficace.}} *'''T'hê 'a sèntere 'na messa a panza all'aria.'''<ref>Citato in ''Mannaggia Bubbà'', p. 138.</ref> :''Devi sentirti una messa a pancia all'aria.'' ::{{spiegazione|Si augura allo sventurato di presenziare ad una messa - l'ultima - in posizione orizzontale, con il ventre rivolto al soffitto del luogo di culto; vale a dire composto in rigido decubito supino all'interno di una cassa realizzata all'uopo per la solenne occasione.}} *'''{{NDR|'O}} Tagliere.'''<ref name=codex/> :''Nella parlesia:''<ref name=spikkesia/>''il violino.'' *'''Tanno tanno.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo, 1867'', [https://books.google.it/books?id=DVdgeO_gTcUC&dq=sciucquaglie&hl=it&pg=PT462#v=onepage&q&f=false]</ref> ::{{spiegazione|Immediatamente.}} *'''Tanno pe tanno.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, p. 507.</ref> ::{{spiegazione|All'istante, lì per lì.}} *'''Tant'anne dint'ê saittelle... e quando addiviente zoccola!?'''<ref>Citato in Luciano Passariello, ''[http://www.ilmessaggioteano.net/tantanne-dinte-saittelle-e-quanno-addiviente-zoccola/ Tant'anne dint'ê saittelle... e quando addiviente zoccola!?]'', ''ilmessaggioteano.net'', 22 settembre 2012.</ref> :''(Bazzichi da) tanti anni nelle fogne... e quando diventerai ratto!?'' ::{{spiegazione|È una critica dell'inettitudine, della negligenza: sono tanti anni che fai pratica, che ascolti questi insegnamenti, ma quando ti deciderai ad imparare, a mettere in pratica quello che ti è stato insegnato?!}} *'''Tanto te vengo appriesso, fino a che te coglio: duorme,''' patella''', ca rancio veglia.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 432.</ref> :''Ti sto alle costole (ti vengo dietro tanto), ti tallono tanto finché ti prendo: dormi, [[Patella (zoologia)|patella]], che granchio veglia.'' ::{{spiegazione|Dormi pure fra due guanciali, pensa pure di averla fatta franca; ma ti illudi, ti sto incollato e prima o poi faremo i conti.}} *'''Tarantella.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto,'', 1863, p. 154.</ref> ::{{spiegazione|Situazione complicata, intricata, difficile e, in fondo, poco seria. Si potrebbe per esempio dire a chi si costringe o ci costringe all'ennesima tribolazione da idioti per ovviare alle conseguenze intricate di un problema in sé stupido o facilmente evitabile: ''E chesta è n'ata tarantella!'' E questa è ancora un'altra complicazione idiota! (Fai più attenzione! È ormai ora di darsi una regolata!)}} *'''Te faccio correre pé Vicenzone.'''<ref>Citato in ''Del parlar napoletano, {{small|Manualetto per tutti}}'', Colonnese Editore, Napoli, 1997, p. 79.</ref> :''Ti faccio correre per [[Besançon]].<ref>I titoli di credito da riscuotere obbligatoriamente ed indilazionabilmente venivano in gran parte inoltrati a Besançon. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 79.</ref>'' ::{{spiegazione|Vedrai quel che ti farò passare...: ti insegno io a comportarti correttamente.}} *'''Te manno 'e Pellegrini!'''<ref>Citato in ''Ariel'', vol. XVII, Edizioni 2-3, Bulzoni, Roma, 2002, p. 251, [https://books.google.it/books?hl=it&id=kQ4qAQAAIAAJ&dq=Te+manno+e+Pellerini&focus=searchwithinvolume&q=manno+Pellerini]</ref> :''Ti mando all'Ospedale Pellegrini!'' ::{{spiegazione|Te le suono di santa ragione!}} *'''Te mardíco a zizze storte!'''<ref>Citato in Luciano Galassi, ''Mannaggia Bubbà, {{small|interiezioni, imprecazioni e invettive napoletane}}'', Kairos Edizioni, Napoli, 2012, p. 116. ISBN 978-88-98029-03-7</ref> '''Te mmardico a zizze storte.'''<ref>Citato in ''Lo corzaro, {{small|commeddia pe mmuseca da rappresentarese a lo Teatro nuovo ncoppa Toleto St'Autunno de st'Anno 1726}}'', Agnolo Vocola, Napoli, [https://books.google.it/books?id=aMjACy5Ui7kC&dq=Lo%20corzaro%20commeddia&hl=it&pg=PA25#v=onepage&q&f=false p. 25].</ref> :''Ti maledico a mammelle storte!'' (quasi a volerle immaginariamente ripiegare per rinnegarle.<ref name=tescanosco>{{cfr}} ''Mannaggia Bubbà'', p. 116.</ref>) ::{{spiegazione|Un figlio o una figlia che con la sua condotta aveva dato alla madre un forte dispiacere poteva essere colpito da questa maledizione, la più grave che una madre potesse pronunciare.<ref name=tescanosco/>}} *'''Te pare sempe che 'o culo t'arrobba 'a cammisa.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano'', p. 89.</ref> :''Ti sembra sempre che il sedere ti rubi la camicia.'' ::Sei veramente gretto, micragnoso, sordidamente avaro. *'''Te pozza piglià Patano.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 285.</ref> :''Ti possa prendere Patano.''<ref>Patano è il cognome di un famoso [[W:|monatto]] del XVIII° secolo. {{cfr}} Andreoli, p. 285.</ref> ::{{spiegazione|Imprecazione: Che ti colga la peste. Che tu possa morire.}} *'''Te saccio piro.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1962, anno III, parlata 359, 29 dicembre 1962, p. 1436.</ref> :''Ti so pero.'' ::{{spiegazione|Eri pero nel mio orto, non davi frutti e sei stato abbattuto. Ora che sei una statua sacra faresti miracoli? So fin troppo bene chi sei: proprio a me vorresti darla a bere?}} *'''Te tengo appiso all'urdemo buttone d' 'a vrachetta.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 392.</ref> :''Ti tengo appeso all'ultimo bottone della [[pantaloni|patta]].'' ::{{spiegazione|Per me sei l'ultima persona al mondo.<ref>La spiegazione è in ''I Proverbi di Napoli'', p. 392.</ref>}} *'''Te tengo stampato 'ncuorpo!'''<ref>Citato in Mario Santanelli, ''Uscita di emergenza, {{small|Beati i senzatetto perché vedranno il cielo}}'', presentazione di Nello Mascia, Alfredo Guida Editore, Napoli, 1999. ISBN 88-7188-305-5, [https://books.google.it/books?id=76Pa8UgPMCkC&lpg=PP1&dq=Manlio%20Santanelli&hl=it&pg=PA44#v=onepage&q&f=false p.44]</ref> :''Tenere stampato, come impresso nel proprio corpo.'' ::{{Spiegazione|Conoscere alla perfezione una persona o una cosa. "So perfettamente che tipo di persona sei, non puoi nasconderti, non me la dai a bere, non abbocco!"}} *'''Te veco, e te chiagno.'''<ref>Citato in ''Il licantropo volgarmente detto lupo menaro con Pulcinella bersaglio d'un morto, rivale dell'eco, e spaventato dalle larve nella tomba d'un militare'', Napoli, 1840, [https://books.google.it/books?id=QkpD_ObGJRMC&dq=veco%20e%20chiagno&hl=it&pg=PA36#v=onepage&q&f=false p. 36.]</ref> :''Ti vedo e ti piango.'' ::{{spiegazione|Sento compassione per te, temo per quel che sarà di te.}} *'''Ten 'o core int'o zucchero.'''<ref>Citato in Amabile Giusti, ''La donna perfetta'', Mondadori, [https://books.google.it/books?id=LGBvBgAAQBAJ&lpg=PT70&dq=%E2%80%98o%20core%20d'int'%20o%20zucchero&hl=it&pg=PT70#v=onepage&q&f=false p. 70]</ref> :''Ha il cuore nello zucchero.'' ::{{spiegazione|Tené 'o core int'o zucchero: Essere al culmine, nel pieno della gioia, della felicità. Essere al settimo cielo.}} *'''Tene' 'a capa sulo pe' spàrtere 'e recchie.'''<ref name=nose/> :''Avere la testa solo per separare le orecchie.'' ::{{spiegazione|Non avere cervello, essere completamente stupidi.}} *'''Tené 'a cazzimma d'<nowiki>'</nowiki>e papere australiane.'''<ref>Citato da Raffaele Bracale, in [http://guide.supereva.it/campania_i/interventi/2010/05/che-cosa-e-la-cazzimma Che cosa e' la "cazzimma"?], ''guide. supereva.it''</ref> :''Avere la [[cazzimma]] delle papere australiane.'' ::{{spiegazione|Avere la cazzimma. Il riferimento alle papere australiane è solo un'aggiunta divertente senza significato.}} *'''{{sic|Tenè}} 'a grazia d' 'o miedeco.'''<ref name=Aesculapius /> :''Avere le buone maniere del medico.'' ::{{Spiegazione|Non averne affatto.}} *'''Tene' 'a neva 'int' 'a sacca.'''<ref name=nose/> :''Avere la neve in tasca.'' ::{{spiegazione|Avere fretta.}} *'''Tène 'a panza azzeccata cu' 'e rine.'''<ref name=glue>Citato in ''Del parlar napoletano'', p. 34</ref> :''Ha la pancia incollata ai reni.'' ::{{spiegazione|Ḕ dimagrito. Impiegato anche come iperbole.}} *'''''Tené 'a panza a 'o sole.'''''<ref name=sunbelly>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 650.</ref> :''Tenere la pancia al sole.'' ::{{spiegazione|Rimedio cui si ricorreva in passato per resistere ai crampi della fame.<ref name=bellysun>{{cfr}}''Napoli, punto e basta?'', p. 650.</ref>}} *'''Tene 'a parola superchia.'''<ref>Citato in Ledgeway, p. 539.</ref> :''Ha la parola soverchia, superflua.'' ::{{spiegazione|Si dice di chi parla senza misura, logorroicamente, di chi in modo saccente vuole a tutti i costi, con argomenti futili, inconsistenti prevaricare, dire un'ultima parola – una parola superflua perché insulsa – in ogni discussione.}} *'''Tene 'a saraca 'int' 'a sacca.'''<ref>Citato in Mauro Montacchiesi, ''Humanae Historiae'', Aletti Editore, [https://books.google.it/books?id=PWdWAwAAQBAJ&lpg=PT280&dq=saraca%20sacca&hl=it&pg=PT280#v=onepage&q&f=false p. 280].</ref> :''Ha l'[[aringa]] in tasca.'' ::{{spiegazione|Nasconde qualcosa, non la dice tutta.<ref>Spiegazione in ''Humanae Historiae'', p.280.</ref> ''Tené 'a saraca 'int' 'a sacca'', avere l'aringa in tasca: Essere irrequieti, aver fretta, manifestare inquietudine, impazienza come se si avesse in tasca una maleodorante aringa di cui ci si debba disfare al più presto; in realtà perché si nasconde un incofessabile segreto.}} *'''Tene 'a terócciola 'mmocca.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', II, p. 97.</ref> :''Ha la carrucola in bocca.'' ::{{spiegazione|Quando parla ricorda la scia sonora stridula e monotona che accompagna il ruotare della carrucola azionata dalla fune: chiacchiera ininterrottamente con una monotona, fastidiosa logorrea.}} *'''Tené 'a zeppola mmocca.'''<ref>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'' p. 143.</ref> :''Avere la zeppola in bocca.'' ::{{spiegazione|Balbettare.}} *'''Tene cchiù corna ca<ref>Cà, refuso, nella fonte.</ref>‘nu cato ’e maruzze.'''<ref>Citato in Isa Rampone Chinni e Tina Palumbo De Gregorio, ''La farmacia di Dio'', Rogiosi Editore, [https://books.google.it/books?id=HC-pCwAAQBAJ&lpg=PA16&dq=&pg=PA16#v=onepage&q&f=false p.16].</ref> :''Ha più corna di un secchio (pieno) di lumache.'' ::{{spiegazione|È vittima di una moglie inappagabile, non univira e assai trasgressiva che si concede, con libera spregiudicatezza, varie, frequenti, abbondanti, cospicue, copiosissime, innumerevoli eccezioni al ferreo, (forse un po' plumbeo), obbligo di osservanza della fedeltà coniugale.}} *'''Tené' chiuóve<ref>Avere chiodi.</ref> a balùffe.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 100.</ref> ::{{spiegazione|Avere soldi a iosa, essere ricchissimo.}} *'''Tene' 'e làppese a quadriglié<ref>Dal latino: ''Lapis quadrellatus'': opera muraria costituito dalla sovrapposizione alternata di piccolissimi quadrati di pietra. Questo particolare procedimento costruttivo, di grande precisione, richiedeva l'attenzione ed la concentrazione assolute – ciò che comportava una forte tensione – dell'esecutore. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 65.</ref>.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 385.</ref> :''Avere molti assilli, [[preoccupazione|preoccupazioni]]; essere sovrappensiero; avere un diavolo per capello.'' *'''Tené 'e pànne a chi và a natàre.'''<ref name=duesetteotto/> :''Custodire gli abiti di chi va a nuotare''. ::{{spiegazione|Essere accidiosi e non sforzarsi neppure di aiutare un amico in difficoltà. Antico detto già attestato nel XVII secolo.<ref>{{cfr}} Francesco Gizzio, ''L'Atlante del Cielo'', scena IX in ''L'echo armoniosa delle sfere celesti'', parte prima, Napoli, per il De Bonis stampatore arcivescovale, 1693, [https://books.google.it/books?id=x3WkI0Y6eIQC&pg=PA159 p. 159].</ref>}} *'''Tene' 'e recchie 'e pulicane<ref>Dal latino ''Publicanus'', pubblicano. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 63.</ref>.'''<ref>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 63.</ref> :''Avere le orecchie del [[w:pubblicano|pubblicano]].'' ::{{spiegazione|Avere un udito finissimo. Avere una capacità finissima di captare i minimi segnali, anche non sonori.}} *'''Tène folla Pintauro!'''<ref>Citato in Luigi Cremona, ''L'Italia dei dolci'', Repertori Touring, n.1 anno 2004, Touring Editore, Milano, [https://books.google.it/books?id=qeHoUKfogVgC&lpg=PP1&dq=L'Italia%20dei%20dolci&hl=it&pg=PA128#v=onepage&q&f=false p. 128.]</ref> :''C'è folla da Pintauro''<ref>Storica pasticceria napoletana.</ref>'' !'' ::{{spiegazione|Si dice — talvolta con ironia — di persona con molti corteggiatori o di negozi o studi con molta clientela.}} *'''Tene' l'arteteca.'''<ref>''Citato in Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA26#v=onepage&q&f=false p. 26.]</ref> ::{{spiegazione|Essere perennemente irrequieti, inquieti. Essere sempre in movimento, non riuscire a star fermi.}} *'''Tenè-mente.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 360.</ref> :'' ''Tené mente'': avere mente.'' ::{{spiegazione|Guardare, osservare. Fare attenzione. ''Tiene mente!'' Guarda, osserva, fai attenzione!}} *'''Tene na cimma de<ref name=epsilon/>scirocco.''' o '''Sta cu na cimma de<ref name=epsilon/>scirocco.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1862, [https://books.google.it/books?id=MC7l6SgIRpUC&dq=&pg=PA754#v=onepage&q&f=false p. 754]</ref> :''Ha un "lembo" , un "orlo" superiore , una cima di scirocco. O: Stare con una sommità, una cima di scirocco'' ::{{spiegazione|È nervoso, irascibile.}} *'''Tenè 'ncuorpo.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo'', 1867, anno II n. 171 del 23. 12. 1867, p. 2.</ref> :'' ''Tené 'ncuorpo.'' Tenere in corpo.'' ::{{spiegazione|Tenere ben chiuso in se stessi. Tenere segreto.}} *'''Tené' 'nfrisco.'''<ref name=mèrevolage/> :''Tenere in fresco.'' ::{{spiegazione|Tenere di riserva.}} *'''Tene 'o mariuolo 'ncuorpo.'''<ref>Citato in Vladimiro Bottone, ''Il giardino degli inglesi'', Neri Pozza, Vicenza, 2017, [https://books.google.it/books?id=Lk26DgAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Vladimiro%20Bottone&hl=it&pg=PT49#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-545-1510-9</ref> :''Ha il ladro in corpo.'' ::{{spiegazione|''Tené 'o mariuolo 'ncuorpo'': nascondere un segreto inconfessabile.}} *'''Tène 'o mmale 'e ndindò: a isso lle vène e a me no.'''<ref>Citato in ''Rotondo'', p. 389.</ref> :''Ha il male di dindò: a lui gli viene e a me no.'' ::{{spiegazione|Il male – perfettamente immaginario e strategico – di dindò è il male da cui è colto indefettibilmente lo scansafatiche quando si concretizza il pericolo di dover lavorare o di doversi sobbarcare una lavoro non gradito.}} *'''Tene' 'o vacile d'oro pe' ce jettà 'o sanghe rinto.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 390.</ref> :''Avere la bacinella d'oro per buttarci dentro il sangue.''<ref>''O quanta vote, o quantane | aie lo vacile d'oro, | e nce spute lo sango.'' O quante e quante volte hai la bacinella d'oro e ci sputi sangue. (Le Muse napolitane, egloga VIII, pp. 334-335)</ref> ::{{spiegazione|Essere ricchi ma completamente infelici.}} *'''Tenere<ref name=Θ>In forma corrente: Tené.</ref>'a vocca ca pazzeja cu i recchie.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 460.</ref> :''Avere la bocca che gioca con le orecchie.'' ::{{spiegazione|''Tené 'a vocca ca pazzea cu 'e recchie''. Avere la bocca larghissima.}} *'''Tenere<ref name=Θ/>'e rennete spase a u sole.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 329.</ref> :''Avere le rendite sparse al sole.'' ::{{spiegazione|''Tene' 'e rennete spase 'o sole.'' Essere ricchissimo.}} *'''Tenere<ref name=Θ/> na feleppina<ref>Feleppina: vento boreale secco, fame da lupi. {{cfr}} De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', vol. I, p. 57.</ref>'ncuorpo.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', vol. I, p. 57.</ref> :''Avere in corpo una fame da lupi.'' *'''Tengo nu brutto police int' 'a recchia.'''<ref>Da Raffaele Viviani, ''Tuledo 'e notte'', citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 692.</ref> :''Ho una brutta pulce nell'orecchio.'' ::{{spiegazione|(''Tene' no brutto pollice int' 'a recchia''. Avere nella testa un cattivo pensiero che frulla) Mi frulla per il capo un pessimo pensiero<ref>La spiegazione è di Artieri in ''Napoli, punto e basta?'', p. 692.</ref>.}} *'''Tiene mmano.'''<ref>In ''Viviani'', III, p. 197.</ref> :''Tieni in mano.'' ::{{spiegazione|Aspetta.}} *'''Tiene 'nu culo quant'e Porta Capuana<ref>Per Porta Capuana si consulti [[w:Porta Capuana|voce su ''Wikipedia'']]</ref>.'''<ref>Citato in Alessio Strazzullo, ''I tesori nascosti di Napoli'', Newton Compton Editori, Roma, 2011, [https://books.google.it/books?id=ksS8DAAAQBAJ&lpg=PT80&dq=Tiene%20'nu%20culo%20quant'e%20Porta%20Capuana&hl=it&pg=PT80#v=onepage&q=Tiene%20'nu%20culo%20quant'e%20Porta%20Capuana&f=false] ISBN 978-88-541-9823-4</ref> ::{{spiegazione|Hai una [[fortuna]] incredibile.}} *'''Tieneme ca te tengo.'''<ref>Citato in [[Basilio Puoti]], ''Vocabolario domestico napoletano e toscano compilato nello studio di Basilio Puoti'', Napoli, Stamperia Del Vaglio, 1850<sup>2</sup>,[https://books.google.it/books?id=LxsTPCnq-qsC&dq=Tieneme%20ca%20te%20tengo.&hl=it&pg=PA466#v=onepage&q=Tieneme%20ca%20te%20tengo.&f=false p. 446.]</ref> :''Tienimi che ti tengo.'' ::{{spiegazione|Dicesi Stare una cosa tieneme ca te tengo di cosa che tentenni, barcolli, stia male in piedi o accenni di cadere.}} :oppure ::{{spiegazione|Abbiamo bisogno l'uno dell'altra.}} :::'''''[[w:Simul stabunt|Simul stabunt vel simul cadent]]'''''. ([[Proverbi latini]]) *'''Tinco tinco.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo'', 1867, anno 2, . 8, 19-01-1867, p. 2.</ref> ::{{spiegazione|Veloce veloce, lesto lesto. "''E tu te ne sì benuto tinco tinco , co lu sòleto buongiorno, co lu sòleto pizzo a riso, co li sòlete coppetielle appizzate arreto, e la padiata de vitella a lu pizzo de la cammisa.<br>Vattè Carnevà, fallo pe ll'arma de tutte i muorte tuoje, tornatenne da dò si benuto.''<ref>Da ''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo'', 1867, anno 2, . 8, 19-01-1867, p. 2.</ref>" E tu te ne sei venuto lesto lesto, col solito buongiorno, col solito sorrisetto, con i soliti coppetti attaccati dietro e le interiora di vitella sul pizzo della camicia. Vattene, Carnevale, fallo per l'anima di tutti i tuoi defunti, tornatene da dove sei venuto.}} *'''Tirà 'a carretta.'''<ref>Da [[Giovanni Capurro]], ''Tatonno 'e Quagliarella'', citato in Renato De Falco, ''Alfabeto napoletano'', p. [https://books.google.it/books?hl=it&id=FKYdAQAAIAAJ&dq=tir%C3%A0+%27a+carretta&focus=searchwithinvolume&q=+carretta 511].</ref> :''Tirare il carretto.'' :{{spiegazione|Lavorare duramente, sgobbare. Lavorare duramente per provvedere alle necessità della famiglia. "''Che brutta cosa ch'è a tirà 'a carretta quanno nisciuna mano votta 'a rota''". ''Com'è brutto tirare il carretto, quando nessuna mano spinge la ruota (se sei solo e nessuno ti aiuta.''<ref>Da Giovanni Capurro, ''Tatonno 'e Quagliarella'', citato in ''Alfabeto napoletano'', p. 511.</ref>}} *'''Tiracazune''' o '''Tirante.'''<ref>Citato in ''Per moda di dire'', p. 19.</ref> :''Tirapantaloni o tiranti: bretelle.'' *'''Tirate 'e renza.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 397.</ref> :{{spiegazione|Togliti di torno!}} *'''Tirato a zuco''' o '''Tirato a zuco 'e caramella.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 78.</ref> :''Tirato a succo'' o '''Tirato a succo di caramella.''' ::{{spiegazione|Lindo e azzimato, curatissimo, elegantissimo, in grande spolvero, tirato a lucido (fino all'eccesso).}} *'''Tirrepetirro.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 431</ref> ::{{spiegazione|Voglia di far chiasso, confusione. '''Tirepetirre.'''<ref name=carob/>: convulsioni.}} *'''Titillo.'''<ref name=carob/> o '''Tetillo.'''<ref name=borac>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 428.</ref> '''Titella.'''<ref name=carob/> o '''Tetella.'''<ref name=borac/> ::{{spiegazione|Modo fanciullesco di denotare il pollo<ref>La definizione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 428.</ref>. Vezzeggiativo per denotare un bambino, una bambina o un animale piccolo e grazioso.}} *'''Tito'''' o '''Titò.'''<ref>Citato in ''Del parlar napoletano'', p. 77.</ref> ::{{spiegazione|Appellativo con cui ci si rivolge, con irrisione, a chi ha un comportamento strano, incomprensibile, altezzoso, sprezzante.<ref>Con uno sprezzante ''Dis-donc'', compreso come un indecifrabile ''Titò'', si rivolgevano ai napoletani i soldati della guarnigione svizzera presente a Napoli nei primi anni dell'800. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 77.</ref> /"''Oj Titò!''": Ehi, "Titò!" (già di per sé eloquente...) (Ma anche, esplicitamente: "''Oj Titò, ma chi te cride d'essere!''", "''ma che faje!''", ''ma che t'hê chiavato 'ncapa!'': Ehi, "Titò", ma chi credi di essere! ma che fai! ma cosa ti sei messo in testa! E così via...)}} *'''Tomo tomo.'''<ref>Citato in ''Tuttototò'', p. 32.</ref> :''Serio serio, senza scomporsi.''<ref>Significato in ''TuttoTotò'', p. 32.</ref> *'''Tor'<nowiki>'</nowiki>e Crisciénzo e Totonno â Port'<nowiki>'</nowiki>e Massa.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 161.</ref> :''Salvatore di Crescenzo e Antonio della Porta di Massa.'' ::{{spiegazione|Due inconciliabili, acerrimi nemici. Salvatore di Crescenzo ed Antonio Lubrano, detto della Porta di Massa<ref>Fra Via Mezzocannone e la Marina.</ref>dal nome del luogo d'origine, capi della camorra e nemici irriducibili, operarono subito dopo l'Unità d'Italia.}} *'''Tra mastu' Francisco e 'o bancariello nun se sape chi ha fatte rummore.'''<ref>Citato in Gennaro Matino, ''Angelo per un giorno'', Feltrinelli, Milano, 2006, [https://books.google.it/books?id=9hTp5xD4N-EC&lpg=PA27&ots=OsGg6TslnC&dq=it&pg=PA27#v=onepage&q&f=false 27]. ISBN 88-07-84066-9</ref> :''Tra mastro Francesco ed il desco<ref>'''O bancariello'': Il desco da ciabattino.</ref>non si sa chi dei due ha fatto rumore...'' ::{{spiegazione|Qui si gioca a scaricabarile, ognuno elude le proprie responsabilità.}} *'''Trave 'e sapone.'''<ref name=fuscello>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 63.</ref> :''Trave di sapone.'' ::{{spiegazione|Albero della cuccagna.}} *'''Trica e venga buono.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina'', p. 113.</ref> :''Ritardi e venga bene.'' ::{{spiegazione|Non importa quanto tempo ci vuole, purché il risultato sia buono.}} *'''Tricchitracche, tanto a parte!'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 83.</ref> :''Tric trac, un tanto per (ciascuna) parte!'' ::{{spiegazione|Il pagamento "alla romana": ciascuno paga per la propria parte.}} *'''Trosce e mosce.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 437.</ref> ::{{spiegazione|Dicesi dei denari allorché sono pagati in contanti, L'uno sull'atro, Sonanti e ballanti.<ref>La definizione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 437.</ref>}} *'''Truvà 'a pèzza a cculóre.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA432#v=onepage&q&f=false p. 432.]</ref> :''Trovare la pezza (toppa) a colori.'' ::{{spiegazione|Trovare la scusa adatta.<ref>La spiegazione è in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', p. 432.</ref>Mascherare abilmente, escogitare ingegnosamente un rimedio ad un errore o ad una situazione incresciosa, insostenibile.}} *'''Truvà 'o vangèlo vutàto.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', p. 261.</ref> :''Trovare il vangelo girato.'' ::{{spiegazione|Arrivare troppo tardi, a cose ormai fatte.}} *'''Truvare'''<ref>In forma corrente: Truvà.</ref>''' a forma d'a scarpa soja.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 168.</ref> :''Trovare la forma della propria scarpa.'' ::{{spiegazione|''Aje truvato 'a forma d'a scarpa toja'': hai trovato pane per i tuoi denti.}} *'''Ttuppetià.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', 1864, p. 439.</ref> :''Bussare, picchiare; in senso figurato: ''coire''<ref>Per questo traslato {{cfr}} Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 396.</ref>''. *'''Tu ch'accucchie?'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 8.</ref> :''Tu che accoppi, cosa metti insieme?'' ::{{spiegazione|''Ma che staje accucchianno?'' Ma che stai dicendo, che razza di ragionamenti (sconclusionati) fai?.}} *'''Tu me scippe 'e paccari 'a mano.'''<ref>Citato in Patrizia Mintz, ''Veritas'', Piemme, 2010, [https://books.google.it/books?id=mialvSCnCysC&lpg=PT221&dq=&pg=PT221#v=onepage&q&f=false p. 221] ISBN 9788858502662</ref> :''Mi strappi gli schiaffi dalle mani (da mano).'' ::{{spiegazione|Mi stai esasperando al punto che avrei una voglia fortissima di somministrarti una robusta dose di schiaffi.}} *'''Tu sì 'a chiave 'e ll'acqua.'''<ref>Citato in Gigi Garanzini e Marco Bellinazzo, ''Il Napoli di [[Diego Armando Maradona|Maradona]], {{small|Cronistoria di un sogno: il primo scudetto}}'', Oscar Mondadori, [https://books.google.it/books?id=Oux2kOuyPkUC&lpg=PT14&dq=&pg=PT14#v=onepage&q&f=false p. 14].</ref> :''Tu sei la chiave (di emissione e di arresto) dell'acqua.'' ::{{spiegazione|Tu sei l'elemento decisivo, imprescindibile, indispensabile; il fattore risolutivo.}} *'''Tu staie arreto a 'o brecco'''<ref>Dall'inglese ''break'', carrozza aperta. {{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 55.</ref>'''.'''<ref name=mouchoir/> :''Tu stai dietro la carrozza.'' ::{{spiegazione|Tu conti poco. Sei completamente all'oscuro anche dei fatti del giorno più scontati e risaputi.}} *'''Tu staie spasa<ref>''Spasa'', participio passato femminile di ''spannere'', spandere, diffondere. ''A 'o sole 'e tutt' 'e grazie!'' Al sole di tutte le grazie!</ref> a 'o sole 'e tutt' 'e grazie!'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 57.</ref> ::{{spiegazione|La tua bellezza è folgorante e calda come oggetto inondato dalla luce del sole.<ref>La spiegazione è in Altamura e Giuliani, p. 57.</ref>}} *'''Tu tiene 'a capa fresca.'''<ref>Citato in Salvatore Piscicelli, ''Vita segreta di Maria Capasso'', Edizioni e/o, Roma, 2012, [https://books.google.it/books?id=k_eECwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Salvatore%20Piscicelli&hl=it&pg=PT19#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788866321903</ref> :''Hai la [[testa]] fresca. Non hai proprio nulla a cui pensare, di cui preoccuparti.'' ::{{spiegazione|''Tené 'a capa fresca'': essere spensierati, essere sollevati da ogni preoccupazione sia materiale per possesso di ricchezza, sia spirituale per innata disposizione d'animo. Per cui al fortunato possessore di simile "capa" si può ben dire, complimentandosi con ironia: ''Biato a tte ca tiene 'a capa fresca, i' tengo 'e lappese a quadriglié ca m'abballano pe' ccapa.'': Beato te che non hai nulla di cui preoccuparti, io sono angustiato e tormentato da mille preoccupazioni che si agitano nella testa.}} *'''Tu vi' quanno è bello Parigge!'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 407.</ref> :''Vedi quanto è bella Parigi!'' ::{{spiegazione|Ma guarda un po' cosa doveva capitarmi!}} *'''Tuppe-tuppe.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, p. 439.</ref> :''Toc toc (tuppettià: bussare).'' *'''Tutta {{sic|na}} botta.'''<ref name=demi/> :"''Tutta una botta.''" ::{{spiegazione|Di colpo, improvvisamente.}} *'''Tutto a Giesù e niente a Maria.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 406.</ref> :''Tutto a Gesù e niente a Maria.'' ::{{spiegazione|Si dice di una divisione ingiusta.}} ==U== *'''U banco d'u sciúlio'''<ref>Citato in Andreoli: ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 52.</ref> :Letteralmente:''Il banco dello scivolo'' ::{{spiegazione|Dalla deformazione di Scilla, parte del cognome del fondatore, intorno al 1865, di un istituto di credito che attirava clienti con la promessa di interessi elevatissimi; fallì nel 1870. I napoletani rinominarono scherzosamente la banca Scilla in Sciùlio (sciulià': scivolare}}, per alludere ad iniziative votate al fallimento, a gestioni più che disinvolte di denaro, ad insolvibilità, a situazioni, progetti sprovvisti dei requisiti fondamentali per meritare fiducia. ''T' 'e vaje a piglià' 'o banco d' 'o sciulio''. I tuoi soldi te li vai a prendere al Banco dello Sciùlio; [[w:id est|id est]]: ormai ai tuoi soldi puoi anche dire addio, te li puoi pure dimenticare in perpetuo. *'''U libro d'u {{sic|pecchè}} nun s'è stampato ancora.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 288.</ref> :''Il libro del perché non si è stampato ancora.'' ::{{spiegazione|'''O libro d' 'o pecché nun s'è stampato ancora'', come dire: perché due non fan tre. Con questa risposta non-risposta si elude con scioltezza una domanda indiscreta e si tacita l'indiscreto curiosone.}} *'''U meglio meglio.'''<ref name=betterbetter /> :''Il migliore migliore.'' ::{{spiegazione|'''O meglio meglio'': Il fior fiore.}} *'''U serviziale e u pignatiello.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 377.</ref> :''Il serviziale''<ref>Clistere.</ref>''e il pentolino.'' ::{{spiegazione|Due persone inseparabili.}} *'''Uanema!'''<ref>Citato in Antonio Menna, ''Tre terroni a zonzo'', Sperling & Kupfer, [https://books.google.it/books?id=8TBbFcpvCEYC&lpg=PT19&dq=uanema.&hl=it&pg=PT19#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Oh anima!'' ::{{spiegazione|Esclamazione con cui si esprimere un grande stupore: Addirittura!, Nientedimeno! Mamma mia!}} *'''Un'anema e curaggio.'''<ref>Citato in [[Mario Stefanile]], ''Labirinto napoletano. {{small|Studi e saggi letterari su scrittori di leri e di oggi}}'' E.S.I., Napoli, 1958, [https://books.google.it/books?hl=it&id=K8A-AAAAIAAJ&dq=Un%27anema+e+curaggio&focus=searchwithinvolume&q=Un%27anema p. 124].</ref> :''Un'anima e coraggio.'' ::{{spiegazione|(Con) tutto il coraggio e la risolutezza. ''Fa' un'anema e curaggio.'' Fare un'anima e coraggio: prendere il coraggio a due mani e, vincendo ogni indecisione, riluttanza, esitazione, ogni timore reverenziale e simili, decidere, risolversi ad agire. ''Aggio fatto un'anema e curaggio e nce l'aggio ditto''. Ho vinto ogni esitazione, ho preso il coraggio a due mani e gliel'ho detto.}} *'''Una pe bevere e n' autra<ref>In forma moderna: n'ata, un'altra.</ref> pe sciacquà.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore, Giornale Spassatiempo'' anno VI, n. 11 , giovedì 26 gennaio 1871, p. 3.</ref> :''{{NDR|Darne}} Una per bere e un'altra per sciacquare.'' ::{{spiegazione|Rimproverare veementemente, aspramente un pallone gonfiato, dicendogli il fatto suo senza moderarsi in parole e argomenti.}} *'''Uno 'e tutto.'''<ref>Citato in '''O "luciano" d' 'o Re'', p. 28.</ref> :''Uno di tutto.'' ::{{spiegazione|Di tutto un po'.}} *'''Uno leva 'o quatro e ll'ato 'o chiuovo.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', [https://books.google.it/books?id=6rM-AAAAIAAJ&q=ommo+cu+%27e+mustacce&dq=ommo+cu+%27e+mustacce&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiIvPrjwu7cAhUP-6QKHYN6AMUQ6AEIRzAG], p. 75.</ref> :''Uno toglie il quadro e l'altro il chiodo.'' ::{{spiegazione|Fanno a gara a chi sperpera (e distrugge) di più.}} *'''Uócchie a zennariéllo <ref>Zennà': far cenno; zennariéllo: Ammiccamento. {{cfr}} Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 390.</ref>.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 390.</ref><ref>Citato in ''Le Muse napolitane'', egloga II, ''[[w:Euterpe|Euterpe]] {{sic|overo}} La cortisciana'', p. 248.</ref> ::{{spiegazione|Occhi ammiccanti.<ref>La definizione è in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 390.</ref>}} *'''Uócchie chine e mmàne vacante.'''<ref>Citato in P.Bello e D.Erwin, ''Modern etymological Neapolitan – English Vocabulary/Vocabolario etimologico odierno napoletano-italiano'', 2009, [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA514#v=onepage&q=uocchie%20vacante.&f=false p. 514.]</ref> :''[[Occhi]] pieni e mani vuote.'' ::{{spiegazione|Riempirsi gli occhi, ammirare, desiderare e restare a mani vuote.}} *'''Uocchie sicche.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore'', 1867, [https://books.google.it/books?id=DVdgeO_gTcUC&dq=uocchie%20sicche&hl=it&pg=PA20-IA9#v=onepage&q=uocchie%20sicche&f=false]</ref> :''Occhi secchi.'' ::{{spiegazione|La [[w:iettatore|jettatura]].}} *'''Uocchio de vasalisco.'''<ref name=pig/> :''Occhio di basilisco.'' ::{{spiegazione|La jettatura.}} *'''Uoglio petruoneco.'''<ref>Citato in [[Emanuele Campolongo|Emmanuele Campolongo]], ''La Mergellina'', Presso Vincenzo Flauto, Napoli, 1761, [https://books.google.it/books?id=0vvfYjh33jIC&dq=&pg=PA195#v=onepage&q&f=false p. 195].</ref> :''Olio "petronico".'' ::{{spiegazione|Petrolio. Ed anche, derisoriamente, gli olii per capelli, precursori delle [[brillantina|brillantine]].<ref>{{cfr}} per quest'ultimo significato [[Renato De Falco]], ''Alfabetario napoletano'', [https://books.google.it/books?hl=it&id=FKYdAQAAIAAJ&dq=petru%C3%B2neco&focus=searchwithinvolume&q=brillantine p. 402].</ref>}} *'''Uosso'''<ref>Osso.</ref>'''pezzillo'''<ref>Piccolo merletto, punta.</ref>'''.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 52.</ref> ::{{spiegazione|Il malleolo.}} *'''Uppelo'''<ref>In ''Dizionario napoletano'', ''Uppele (pron: 'uppələ)'' è un'esclamazione: Silenzio! Dal latino ''oppilă'' {{cfr}} ''Dizionario napoletano'', p. 401; seconda persona singolare dell'imperativo di ''oppilare'': ostruire.</ref>''' e sorece 'nmocca.'''<ref name=advantage/> :''Zitto e mosca!'' ::{{spiegazione|Letteralmente: «Silenzio e topo in bocca.»}} *'''Usse piglia.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano: domestico di arti e mestieri'', p. 387.</ref> :''Usse prendi!'' ::{{spiegazione|Voce d'incitamento ai cani perché mordano o prendano la preda.}} *'''Uva sorecella<ref>'O Sorece: il topo. ''Sorecella'': diminutivo femminile (maschile: ''sorecillo'') di ''sorece''.</ref>.'''<ref name=nerò/> ::{{spiegazione|Varietà di uva meno coltivata che in passato, veniva impiegata per dare al vino un intenso colore rosso. Forse era detta ''sorecella'' per la particolare forma degli acini, minuscoli come deiezioni di topi. <ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 51.</ref>}} ==V== *'''Va' a vasa' 'o pesce 'e San Rafele.'''<ref>Citato in Marco Perillo, ''Misteri e segreti dei quartieri di Napoli'', [https://books.google.it/books?id=6Ws1DQAAQBAJ&lpg=PT175&dq=&pg=PT175#v=onepage&q&f=false p. 175]</ref> :''Vai a baciare il pesce di San Raffaele Arcangelo.'' ::{{spiegazione|Espressione augurale che in passato si rivolgeva alle donne; il riferimento è ad un antico [[w:|rito di fecondità]] che compivano le donne napoletane, baciando il pesce effigiato nella statua che rappresenta San Raffaele Arcangelo con [[Libro di Tobia|Tobia]] custodita nella [[w:Chiesa di San Raffaele (Napoli)|Chiesa di San Raffaele]].<ref>{{cfr}} più dettagliatamente, Marco Perillo, ''Misteri e segreti dei quartieri di Napoli'', pp. 175-176 e la voce di wikipedia [[w:|rito di fecondità]]..</ref>}} *'''Va, chiammace Fonzo.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 74.</ref> :''Va', chiamaci Alfonso.'' ::{{spiegazione|Antica espressione: E adesso cosa si può fare? ormai non c'è più nulla da fare.}} *'''Va te cocca.'''<ref>Citato in ''Lo cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', [https://books.google.it/books?id=IuMjF7gLHqwC&dq=va%20te%20cocca&hl=it&pg=PA103#v=onepage&q&f=false p. 103].</ref> :''Vai a coricarti. (Vai a quel paese, va' a farti benedire.)'' *'''Va trova.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 162.</ref> :''Vai un po' a capire, vattelapesca.'' *'''Va truvanno chi l'accide.'''<ref>Citato in ''Le commedie di Eduardo'', Fiorenza Di Franco, ''Le commedie di Eduardo'', Laterza, p. 59, [https://books.google.it/books?id=5eslAAAAMAAJ&q=Va+truvanno+chi+ll%27accide.&dq=Va+truvanno+chi+ll%27accide.&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjR9v2VpsXfAhVESN8KHVAtBhUQ6AEIMjAC]</ref> :''Va cercando chi lo uccide.'' ::{{spiegazione|''Jí truvanno chi ll’accide''. Andar cercando chi lo uccide: avere un atteggiamento così aggressivo, provocatorio, odioso da portare agli ultimi limiti la pazienza altrui e suscitare, in chi sia poco incline alla sopportazione, il pensiero di reagire (immaginariamente, figuratamente) con l'azione più estrema.}} *'''Vafammocc!'''<ref>Citato in Danilo Catalani, ''La banda del congiuntivo'', Streetlib, [https://books.google.it/books?id=BY3wCwAAQBAJ&lpg=PT41&dq=vafammocc&hl=it&pg=PT41#v=onepage&q&f=false p. 41].</ref> o '''Afammocc!'''<ref>Citato in Andrea Esposito, ''Ischia Carbone'', ''Il Dispari'', settembre 2005, [https://books.google.it/books?id=jQ9QCwAAQBAJ&lpg=PA37&dq=&pg=PA37#v=onepage&q&f=false p. 37].</ref> :''Va' a fare in bocca!'' ::{{spiegazione|Il significato varia in relazione al contesto: l'esclamazione può essere pronunciata per sbandire, per mandare in modo marcatamente ruvido una persona a quel paese; se si è fortemente contrariati da qualcosa o, viceversa, come espressione di esultanza per un evento fausto, per qualcosa che – specie se contro ogni aspettativa – è riuscita (Benissimo! Perfetto! Così! Grande! Finalmente!); per manifestare soddisfazione – come per una rivalsa desiderata e finalmente ottenuta – alla vista delle gravi difficoltà, dei guai in cui è incappato chi ci ha fatto un torto o è solito agisce con scorrettezza, cattiveria. (Gli sta benissino! Ha avuto quello che si meritava!).}} *'''[[w:vaiassa|Vajassa]].'''<ref>''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal toscano'', [https://books.google.it/books?id=NxcJAAAAQAAJ&dq=galiani%2C%20vocabolario&hl=it&pg=RA1-PA178#v=onepage&q&f=false p. 178.]</ref> :''Popolana, domestica.'' ::{{spiegazione|Anche usato (sempre in ambito locale), come sinonimo di donna di bassa condizione civile, sguaiata e volgare, "sbraitante e rissaiola".}}<ref>La spiegazione è in Wikipedia. {{cfr}} [[w:Vaiassa|voce su ''Wikipedia'']].</ref> *'''Vacante comm'a na cucozza.'''<ref name=mèrevolage/> :''Vuoto come una zucca.'' *'''Vaje cercanne 'e farfalle {{sic|sutt'allarco}}.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 414.</ref> :''(Letteralamente:) Vai cercando (di acchiappare) le farfalle sotto all'arco.'' ::{{spiegazione|Vai perdendo tempo.}} *'''Vantate sacco mio si non te scoso.'''<ref>Citato in [[Giovan Battista Basile|Giambattista Basile]], ''Le Muse napolitane''; in ''Il Pentamerone'', vol. II, Giuseppe-Maria Porcelli, Napoli, 1788, [https://books.google.it/books?id=MHEtAAAAMAAJ&dq=vantate%20sacco%20mio%20si%20non%20te%20scoso&hl=it&pg=PA235#v=onepage&q&f=false p. 235.]</ref> :''Vantati sacco mio se non ti scucio.'' ::{{spiegazione|Vantati fanfarone mio finché non ti sgonfio.}} *'''Vattenne, ca si' signore 'e uno candelotto!'''<ref>Citato in Di Giacomo, Einaudi, Meridiani, p. 828.</ref> :''Vattene, che sei signore di una sola candela.''<ref>"L'illuminazione {{NDR|del Teatro San Carlo}} fu fatta a cera, ad olio ed a sego. In ogni palco erano accese, davanti allo specchio, una, due o tre candele di cera, secondo la nobiltà del proprietario. Tre candele eran segno di nobiltà grande, due di media nobiltà, una di nobiltà ''terra terra.'' E però il detto popolare ancor vivo fino a poco tempo fa: ''Vattenne, ca si' signore 'e uno candelotto!''", Da ''Il teatro San Carlo'', in Di Giacomo, Einaudi, Meridiani, p. 828.</ref> ::{{spiegazione|Va' via, le tue arie, il tuo aspetto da gran signore sono solo vernice, parvenza, bluff, fumo negli occhi. Sei un finto signore, un signore di cartapesta.}} *'''{{NDR|'A}} Vecchia 'o Carnevale.'''<ref>Citato in ''Feste, Farina e Forca'', p 103.</ref> :''La Vecchia del [[Carnevale]]'' ::{{spiegazione|Pupazzo fatto in casa che raffigura una vecchia con corpo giovane, seno prosperoso ed una gobba sormontata da un Pulcinella col camice bianco e la mascherina nera. Simbolo infantile del Carnevale, veniva portata dagli scugnizzi in "processione" per i bassi con l'accompagnamento sonoro di una grancassa e di uno zufolo<ref>{{cfr}} ''Feste, Farina e Forca'', p. 103</ref>.}} *'''{{NDR|'A}} Vecchia putente.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 256.</ref> :''La vecchia potente.'' ::{{spiegazione|Sant'Anna, madre della [[Maria|Madonna]].}} *'''Venì a chi si {{sic|tù}} e chi songh'ie.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, p. 455.</ref> :''Venire, arrivare a chi sei tu e chi sono ''io''.'' ::{{spiegazione|Sottolineare, far valere, ribadire di fronte alla persona con cui si viene a diverbio il proprio superiore valore, rammentandogli energicamente di conservare il rispetto e mantenere le distanze. Misurare il rispettivo valore.}} *'''Venì armato 'e pietra pommece, cugliecuglie<ref>Agglutinazione del plurale di ''cuglio'': ago (calco dal francese ''aiguille'': ago), ad indicare l'estrema sottigliezza degli aghi, ai quali si aggiungono – per ogni evenienza – i ferri da calze di maggior spessore. {{cfr}} ''Comme se penza a Napule'', p. 445. </ref>e fierre 'e cazette.'''<ref>Citato in Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Napule'', p. 445.</ref> :''Venire armato di pietra pomice, aghi sottilissimi e ferri da calze.'' ::{{spiegazione|Presentarsi per un lavoro, un compito accuratamente muniti di tutta la panoplia degli strumenti necessari – minuziosamente predisposti per non lasciarsi cogliere alla sprovvista da ogni imprevedibile evenienza – per eseguirlo al meglio, con successo. / Esser pronti alla bisogna.<ref>Questa spiegazione è in ''Comme se penza a Napule'', p. 445.</ref>}} *'''Venimmo a nuje.'''<ref>Da ''Il barbaro pentito'', in ''Commedie di Francesco Cerlone napoletano'', vol. 17, ''A spese di Giacomo Antonio Vinaccia'', Napoli, 1784, [https://books.google.it/books?id=&pg=RA1-PA33#v=onepage&q&f=false p. 33]</ref> :''Veniamo a noi.'' ::{{spiegazione|Bene, ora ritorniamo a discutere dell'argomento principale, dell'argomento che ci interessa. Anche: basta divagare, dilungarsi, stringiamo, veniamo alle conclusioni.}} *'''Vermenara.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 380.</ref> :''Grande spavento. Piglià la ''<ref>In forma corrente: 'a</ref>'' vermenara: spiritarsi di paura ''<ref>Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 380.</ref>'' Prendere un grandissimo spavento.'' *'''Vévere a cate.'''<ref>Citato in Franco Taranto e Carlo Guacci, ''Vocabolario domestico italiano ad uso dei giovani'', Napoli, Stamperia Del Vaglio, 1856<sup>3</sup>, [https://books.google.it/books?id=34bG-Rr6uvYC&dq=Francesco%20TARANTO&hl=it&pg=PA191#v=onepage&q&f=false p. 191].</ref> :''Bere a secchi. Bere senza misura, senza moderazione.'' *'''''Vì, quant'è bella 'a stagione!'''''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 640.</ref> :''Vedi, quanto è bella l'estate!'' ::{{spiegazione|Esclamazione con cui viene espressa ammirazione alla vista di una bellezza femminile fiorente, che si manifesta nel suo pieno rigoglio, come una promessa compiuta, come l'estate.}} *'''Vicallaje.'''<ref name=push /> :''Vedi che lo hai hai.'' ::{{spiegazione|''Vicallaje! Vicallaje!'': grido di burla dei monelli che attaccavano di nascosto alle spalle di un malcapitato un cartello con la scritta "Si loca".}} *'''Vino a doje recchie.'''<ref name=abbioccarsi>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 397.</ref> :''Vino a due orecchie.'' ::{{spiegazione|Vino annacquato.}} *'''Vino a una recchia.'''<ref name=abbioccarsi/> :''Vino a un orecchio.'' ::{{spiegazione|Vino generoso.}} *'''Voca fora ca è maretto.'''<ref>Citato in Marulli e Livigni, p. 19.</ref> :''Rema verso il largo, perché qui le acque sono agitate.'' ::{{spiegazione|Insisti a vuoto, perdi inutilmente il tuo tempo: da me non otterrai niente.}} *'''Volèrese caccià dùje uòcchie pe ne cacciàre uno ô compàgno.'''<ref name=duesettesette/> :''Volersi cavar due occhi per cavarne uno al compagno''. ::{{spiegazione|Essere invidiosi e quindi autodanneggiarsi.}} *'''Vongole fujute.'''<ref>Citato in Sergio Esposito, ''Nei secoli dei secoli'', Rogiosi editore, [https://books.google.it/books?id=P4YpDwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Sergio%20Esposito&hl=it&pg=PT21#v=onepage&q&f=false p. 21]</ref> :''Vongole fuggite (fuggite via dal piatto, cioè assenti, mancanti).'' ::{{spiegazione|''Vermicielle cu' 'e vongole fujute'' o anche ''Spaghetti a vongole fujiute''. In questi piatti poveri della tradizione gastronomica napoletana il sapore delle vongole "fujute", assenti, è ingegnosamente evocato con un generoso condimento di olio, aglio, prezzemolo, con o senza sugo di pomodorini, senza dimenticare di aggiungere – specie se il sapore di vongola all'assaggio dovesse risultare scarso – una dose – a volontà – di fantasia.}} *'''Vota ca s'arde.'''<ref name=abburrà>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 466,</ref> :''Gira, perché (la frittata''<ref>{{cfr}} Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 466.</ref>'') brucia.'' ::{{spiegazione|Non cercare di cambiar discorso.}} *'''Vota e gira.'''<ref name=abburrà/> :''Volta e gira.'' ::{{spiegazione|Checché si faccia.}} *'''Vota e gira 'o cetrulo e và 'nculo a 'o parulano.'''<ref>Citato in Vittorio Pupillo, ''Proverbi. {{small|Frammenti di luce, di sogni e di speranza}}'', vol. VI, Youcanprint, 2017, [https://books.google.it/books?id=mPc1DwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Vittorio%20Pupillo&hl=it&pg=PA49#v=onepage&q&f=false p. 49].</ref> :''Volta e gira il cetriolo e finisce (sempre e comunque) "dietro" all'ortolano.'' ::{{spiegazione|Lo dice chi constata di essere ingiustamente divenuto il capro espiatorio.}} *'''Vota 'e pisce ca s'abbruciano.'''<ref>Citato in ,''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 112.</ref> :''Gira i pesci che si bruciano.'' ::{{spiegazione|Cambia discorso, stai parlando di cose molto delicate, tocchi un tasto molto rischioso.}} *'''Vott' 'a preta e cova 'a mano.'''<ref name=Lüge> Citato in ''Anthropos in the world'', gennaio 1998, [https://books.google.it/books?id=wKpJDwAAQBAJ&lpg=PA16&dq=&pg=PA16#v=onepage&q&f=false p.16]</ref> :''Scaglia la pietra e nasconde la mano.'' ::{{spiegazione|Riferito a chi compie cattive azioni senza volersene assumere la responsabilità.}} *'''Votta votta.'''<ref>Citato in [[Salvatore Di Giacomo]], ''Poesie'', a cura di Davide Monda, note al testo di Stefano Scioli, BUR, Milano, [https://books.google.it/books?id=aYxaAQAAQBAJ&lpg=PT448&dq=votta%20votta&hl=it&pg=PT448#v=onepage&q&f=false]</ref> <ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 313.</ref> :''Spingi spingi.'' ::{{spiegazione|Confusione, parapiglia. Urtarsi, pigiarsi tumultuoso di corpi in un serrato affollamento, uno degli aspetti caratterizzanti, in passato, della Festa di Piedigrotta. Per singolare analogia, la pratica del votta-votta si riscontra anche in Giappone durante il ''Nyubai'', la stagione festiva delle piogge, in estate e nelle feste giapponesi invernali.<ref>{{cfr}} ''Napoli, punto e basta?'', p. 313.</ref>}} *'''Vrenzola 'e parola.'''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 8.</ref> :''Straccio di parola.'' ::{{spiegazione|In espressioni come: ''M' 'a faje dicere 'na vrenzola 'e parola?'' Me lo fai dire uno straccio di parola? Vuoi tacere un attimo e dare modo anche a me di dire qualcosa? o: ''Si m' 'a facite dicere 'na vrenzola 'e parola...'' Se me lo fate dire uno straccio di parola... Se posso dire qualcosa anche io... (o qui parlate solo voi?)}} *'''Vulé 'a vermutta sempe da quaccheduno.'''<ref>Citato, con traduzione, in ''Comme se penza a Nnapule'', p. 450.</ref> :''Volere il vermut sempre dal (medesimo) qualcuno.'' ::{{spiegazione|Negli anni 40-50 del 900, continuando una tradizione di fine 800, nelle famiglie meno abbienti si tenevano, a spese del proprietario e a turno, le "periodiche", riunioni alla buona ad imitazione del salotto della borghesia benestante in cui si ascoltava musica, si assisteva a piccole esibizioni di comici, bevendo liquori fatti in casa o aperitivi e a volte anche il più costoso [[vermut]]. Non mancava chi approfittava della generosità altrui partecipando a tutte le "periodiche" senza ospitarne nessuna a casa propria. Esaurita la pazienza lo scroccone poteva sentirsi apostrofare con un: "Ma 'a vuó sempe 'a me 'a vermutta?". L'espressione si impiega quando si è il bersaglio di richieste esose o si pretendono atti impegnativi non dovuti. {{cfr}} più estesamente ed in dettaglio ''Comme se penza a Nnapule'', p. 450. Vulé 'a vermutta sempe da quaccheduno può anche significare rifarsi, rivalersi ingiustamente sempre sul medesimo qualcuno. "Ma 'a vuó sempe 'a me 'a vermutta?": "Ma devo sempre farne io (che non c'entro per niente) le spese, pagarne ingiustamente lo scotto?}} *'''Vulè 'o cocco munnàto e buono.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA60#v=onepage&q&f=false p. 60.]</ref> :''Volere l'uovo<ref>Onomatopeico, dal verso della gallina.</ref> già ripulito dal guscio (mondato) e pronto da mangiare.'' ::{{spiegazione|Volere qualcosa comodamente, senza darsi la minima pena di affrontare difficoltà o di fare sforzi.}} *'''Vummecà' centrélle.'''<ref>Citato con spiegazione in Altamura e Giuliani, '' Proverbi napoletani'', p. 145.</ref> :''Vomitare bullette.'' ::{{spiegazione|Ammazzarsi di fatica.}} *'''Vutà' ‘o càntaro.''' o '''Svacantà' ‘o càntaro.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 79.</ref> :''Capovolgere, rovesciare o svuotare il pitale.'' ::{{spiegazione|Tirare fuori, rivelare, dare infine la stura a tutto quello che ci si è tenuto dentro, tacendo, per molto tempo. Dare apertamente voce al proprio risentimento per i torti subiti, presentare all'interlocutore il conto completo delle sue scorrettezze. (Una delle formule introduttive alla predetta liberatoria, catartica operazione di "svuotamento", una delle ''ouvertures'' suona così: ''Amma parlà?'': (Allora) Dobbiamo parlare? (Allora) Dobbiamo proprio dire come stanno le cose veramente?)}} *'''Vutare<ref name=vutà>Vutà, in forma corrente.</ref>a fantasia'''<ref name='nziria>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 154.</ref> :''Girare la fantasia.'' ::{{spiegazione|Aver voglia, avere il capriccio. '''Si me vota a fantasia'''<ref name='nziria />: ''se mi gira la fantasia'', oppure: ''si me saglie 'a fantasia'', se mi sale la fantasia: se me ne viene voglia, se dovesse venirmene voglia.}} *'''Vutare<ref name=vutà /> a tarantella.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 465.</ref> :''Volgere a tarantella.'' ::{{spiegazione|''Vutà a tarantella 'na cosa'': tramutarla in cosa poco seria, ridicola, in una presa in giro. Es. ''Votammola a tarantella!'' (Ma sì, volgiamola pure in celia, in scherzo...! (detto con ironia.)}} *'''Vuttà 'a zéccula<ref>'''A zeccula'': "Specie di chiavistello in cui al bastone è sostituita una spranga stiacciata, quadrangolare, scorrevole entro piegatelli fermati sopra una piastra di ferro. Ha per presa un pallino fermo, ovvero una campanella cascante" (La definizione è di D'Ambra, citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 108.) Se più piccola era detta ''zécculella'' (nottolino) {{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 108.</ref>.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 108.</ref> :''Spingere il chiavistello (di ferro).'' ::{{spiegazione|Chiudere definitivamente la porta.<ref>La spiegazione è in ''C'era una volta Napoli'', p. 108.</ref> A tarda sera per andare a dormire o per proteggersi nel caso di un pericolo per la famiglia.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 108.</ref>}} *'''Vuttà 'e mmane.'''<ref name=push>Citato in [[Ettore De Mura]], ''Poeti napoletani dal Seicento ad oggi'', vol. II, Marotta, Napoli, 1973, [https://books.google.it/books?id=nC0uAAAAIAAJ&q=vutt%C3%A0+%27e+mmane&dq=vutt%C3%A0+%27e+mmane&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiC8M7qoofmAhXECOwKHVQjCE4Q6AEIOzAC p. 860].</ref> :''Spingere le mani.'' ::{{spiegazione|Sbrigarsi, fare presto, (nell'esecuzione di un lavoro, di un'operazione), ma anche fare a botte, picchiare.}} ==Z== *'''Zantraglia<ref>O "zandraglia": dal francese "les entrailles": le viscere.</ref>.'''<ref>In Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile '' , p. 390.</ref> :''Donna volgare, sguaiata, trasandata, pettegola. L'apoteosi della vajassa.'' *'''{{NDR|'O}} Zezzeniello.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 469.</ref> :''L'ugola.'' *'''{{NDR|'Nu}} ziracchio<ref name=Zrk/>d'ommo.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 470.</ref> :''Una persona di statura molto piccola.'' *'''Zita cuntignosa.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 470.</ref> :''Ragazza, giovane contegnosa.'' ::{{spiegazione|''Fà 'a zita cuntignosa'': ostentare (simulare senza veramente possederle) serietà, ritrosia, austerità di costumi.}} *'''Zitto, chi sape 'o juòco.'''<ref>Citato in Angelo Sirignano, ''Calavrice'', Ciesse Edizioni, Montegrotto Terme (PD), 2014 [https://books.google.it/books?id=LlykBQAAQBAJ&lpg=PT33&dq=Zitto%20chi%20sape%20'o%20juoco!&hl=it&pg=PT33#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Zitto chi conosce il gioco (il trucco o l'imbroglio, altrimenti il guadagno è perduto).'' *'''Zittu zitto, ‘nmiezo ‘o mercato.'''<ref>Citato in Rutigliano, p. 246.</ref> :''Zitto zitto, in mezzo al mercato.'' ::{{spiegazione|Agire in tutta segretezza, facendosi poi scoprire.}} *'''Zuca' a ddoje zizze.'''<ref>Citato in Rutigliano, p. 177.</ref> :''Succhiare da due mammelle.'' ::{{spiegazione|Trarre guadagni da due fonti.}} *'''Zucatore.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 471.</ref> :''Succhiatore.'' ::{{spiegazione|Una persona che ''s'azzecca comm'a 'na sanguetta'', si attacca come una sanguisuga. Un rompiscatole, un seccatore micidiale.}} *'''Zuccariello mio.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', I, p. 395.</ref> :''Zuccherino mio.'' ::{{spiegazione|Modo affettuoso, vezzeggiativo di chiamare un bambino.}} *'''Zuche zuche''' e '''Zuchete zuchete.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 472.</ref> ::{{spiegazione|Il suono di strumenti ad arco sonati alla peggio. — I ''zuchete zuchete'', piccolo concerto di sonatori ambulanti, {{sic|I sonatori}} e più specialmente {{sic|I Viggianesi}}, perché venuti per lo più da Viggiano di Basilicata. – gli strumenti tutti da esso sonati, {{sic|I suoni}}.<ref>{{cfr}} Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 472.</ref>}} *'''Zumpà' comm'a n'arillo.'''<ref name=mèrevolage/> :''Saltare come un [[grillo]].'' *'''{{NDR|'O}} Zurre zurre.'''<ref>Citato in Antonio Altamura e Francesco D'Ascoli, ''Lessico italiano-napoletano'', Regina, Napoli, 1970, [https://books.google.it/books?id=8nUIAQAAIAAJ&q=zurre+zurre+api&dq=zurre+zurre+api&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiKitCRvYLkAhVELlAKHaBTCukQ6AEIQDAE p. 174].</ref> ::{{spiegazione|Il ronzio delle api (voce onomatopeica).}} ==Note== <references/> ==Bibliografia== *''A Buon 'Ntennitore. Proverbs of Naples'', Lulu.com, 2008. ISBN 978-1-4357-0882-2 *Patrizia Rotondo Binacchi, ''A Napoli mentre bolle la pentola'', Pellegrini Editore, Cosenza, [https://books.google.it/books?id=SAMMNZ0rPTEC&lpg=PP1&dq=patrizia%20Rotondo%20Binacchi&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Bruno Amato, Anna Pardo, ''A Napoli si parla così'', Antonio Vallardi Editore, Milano, 1999. ISBN 88-8211-316-7 *L.R. Carrino, ''A Neopoli nisciuno è neo'', Laterza, Roma/Bari, 2013, [https://books.google.it/books?id=Or2ODAAAQBAJ&lpg=PT60&dq=cca%20nisciuno%20%C3%A8%20fesso&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788858104125 *[[Francesco D'ascoli]], ''C'era una volta Napoli. {{small|Mestieri, oggetti, frutti, giochi infantili scomparsi o in via di estinzione}}'', prefazione di Gianni Infusino, Loffredo Editore, Napoli, 1987. *Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Napule, dizionario di proverbi, locuzioni, modi di dire dell'idioma napoletano: {{small|2500 modi di dire commentati da Raffaele Bracale}}'', a cura di Amedeo Colella, Cultura Nova, Napoli, 2018. ISBN 978-88-94213-64-5 *Luciano Galassi, ''Cucozze e caracazze, {{small|Una selezione di filastrocche napoletane}}'', Kairós Edizioni, Napoli, 2016. ISBN 978-88-99114-52-7 *Giuseppe Giacco, ''[https://books.google.it/books?id=WEBC99ouJRIC&lpg=PT8&dq=mazza%20pezza%20%20pivezo&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false Cultura classica e mondo subalterno nei Peducoli di Gennaro Aspreno Rocco]'', testo integrale in latino e traduzione in vernacolo afragolese, Edizione Istituto di Studi Atellani, 1985. *[[Renato De Falco]], ''Del parlar napoletano: {{small|manualetto per tutti}}'', Colonnese Editore, Napoli, 1997. *Dale Erwin e Tessa Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', [https://books.google.it/books?id=KYSUBgAAQBAJ&lpg=PA71&dq='mparaviso%20pe%20scagno&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Luigi Manzo, ''Dizionario domestico napoletano e toscano'', Napoli, Tipografia Marchese, 1864<sup>2</sup>, [https://books.google.it/books?id=JcQ1tE3POpQC&dq=luigi%20manzo%20dizionario&hl=it&pg=PA1#v=onepage&q&f=false] *Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', Newton Compton Editori, Roma, 2016. ISBN 978-88-541-8882-2 *Raffaele Capozzoli, ''Don Chisciotte della Mancia, {{small|ridotto in versi napoletani}}'', a cura di Giuseppe E. Sansone, illustrazioni inedite di Bruno Starita, Alfredo Guida Editore, Napoli, 1998, [https://books.google.it/books?id=yegWHzrwtnEC&lpg=PA180&dq=se%20fa%20MASTO%20MASTRILLO&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ISBN 88-7188-236-9 *A.F.Th. van der Heijden, ''Doodverf'', De Bezige Bij, Amsterdam, 2012, [https://books.google.it/books?id=yTd4AAAAQBAJ&lpg=PT261&dq=A.F.Th.%20van%20der%20Heijden&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Francesco Piscopo, [https://wikisource.org/wiki/Index:%27E_scugnizze.djvu '''E scugnizze''], Salvatore Romano, Napoli, 1904. *Adam Ledgeway, ''Grammatica diacronica del napoletano'', Max Niemayer Verlag, Tubinga, 2009, [https://books.google.it/books?id=jsHJnzvJHxAC&lpg=PP1&dq=adam%20Ledgeway&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-3-484-52350-0 *Giacomo Marulli e Vincenzo Livigni, ''Guida pratica del dialetto napolitano {{small|o sia Spiegazione in lingua toscana della Mimica di alcune frasi e delle voci dei venditori e scene comiche DEI COSTUMI NAPOLITANI}}'', Stabilimento Tipografico Partenopeo, Napoli, 1877, [https://books.google.it/books?id=2D_K7e03FgwC&dq=Giacomo%20Marulli%2C%20Vincenzo%20Livigni&hl=it&pg=PA1#v=onepage&q&f=false] *[[Vittorio Gleijeses]], ''I Proverbi di Napoli'', con ventiquattro litografie fuori testo di Gatti e Dura, Edizioni del Giglio, SEN, Napoli, 1978. *Patrizia Mintz, ''Il custode degli arcani'', PIEMME, Milano, 2011, [https://books.google.it/books?id=OoLQ0XlxhlsC&lpg=PA88&dq=scumbinata%20a%20grammatica.&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Domenico Apicella, ''Il frasario napoletano'', vol, I, A-E, Mitilia Editrice, Cava dei Tirreni, stampa 1986. *Antonino Guglielmi, ''Il morto supplente'', 2012. ISBN 978-1-291-0111-3 [https://books.google.it/books?id=kp3eAwAAQBAJ&lpg=PA31&dq=&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Antonio Buonomo, ''L'arte della fuga in ''tempo'' di guerra, {{small|Vita di un musicista fra dramma e melodramma}}'', prefazione di [[Roberto De Simone]], Effepi Libri, Monte Porzio Catone (RM), 2010, [https://books.google.it/books?id=_aRV1U4XoScC&lpg=PA187&dq=Antonio%20Buonomo&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-6002-020-8 *Partenio Tosco, ''L'eccellenza della lingua napoletana con la maggioranza alla toscana'' in Accademici Filopatridi, ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si scostano dal dialetto toscano'', tomo secondo, Napoli, presso Giuseppe-Maria Porcelli, 1789, [https://books.google.it/books?id=EH9zYqBGHkgC&pg=PA213 pp. 213 sgg.] *[https://books.google.it/books?id=UxoMrLZ9sJkC&dq=&pg=PA1#v=onepage&q&f=false ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco, {{small| travestute da vasciajole de lo Mandracchio da Gabriele Quattomane, co quacch'auta stroppolella fujeticcia pe fà venì lo suonno}}''], Stamparia de lo Comman. Nobele, Napoli, 1870. *Antonio Venci, ''La Canzone Napolitana, {{small|nel tempo, nella letteratura, nell'arte}}'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 1955, [https://books.google.it/books?id=XDWwVSrgGO0C&lpg=PA3&dq=antonio%20venci&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Renato de Falco, ''La donna nei detti napoletani. {{small|Seicento proverbi su donne, mogli, madri, sante, sorelle, suocere e...}}'', Tascabili Economici Newton, Newton Compton editori, Roma, 1994. ISBN 88-7983-643-9 *[[Renato Rutigliano]], ''La saggezza antica dei Proverbi Napoletani'' {{small|(in copertina)}}; ''Diceva mio nonno... Raccolta di Proverbi Napoletani'', a cura di [[Renato Rutigliano]] {{small|(sul frontespizio)}}, Edizioni Marotta, Napoli, edizione di 255 pagine, 1993?!. *[[Giovan Battista Basile|Giambattista Basile]], ''Le Muse napolitane''; in ''Il Pentamerone'', vol. II, Giuseppe-Maria Porcelli, Napoli, 1788, [https://books.google.it/books?id=MHEtAAAAMAAJ&dq=vantate%20sacco%20mio%20si%20non%20te%20scoso&hl=it&pg=PA7#v=onepage&q&f=false] *''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1861, [https://books.google.it/books?id=CRhAAQAAMAAJ&dq=Add%C3%B2%20vede%20e%20add%C3%B2%20ceca.&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q=pepitola&f=false] *''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1862, [https://books.google.it/books?id=MC7l6SgIRpUC&dq=&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1863, [https://books.google.it/books?id=IuMjF7gLHqwC&dq=va%20te%20cocca&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, [https://books.google.it/books?id=tr97f-fYuBsC&dq=tuppe%20tuppe&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q=tuppe%20tuppe&f=false] *''Lo Lampo, {{small|Giornale elettreco pe tutte}}'', [https://books.google.it/books?id=E6AHIpKYY_IC&dq=&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo'', 1866, [https://books.google.it/books?id=l2YLpbAOTIUC&dq=lu%20truvatore&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q=lu%20truvatore&f=false] *''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo'', 1867, [https://books.google.it/books?id=DVdgeO_gTcUC&dq=sciucquaglie&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *''Lo Trovatore, Giornale del popolo'', 1871, [https://books.google.it/books?id=QhcwAAAAYAAJ&dq=%C3%A8%20na%20varca%20scassata&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Luciano Galassi, ''Mannaggia Bubbà, {{small|interiezioni, imprecazioni e invettive napoletane}}'', Kairos Edizioni, Napoli, 2012, p. 146. ISBN 978-88-98029-03-7 *Amedeo Colella, ''[https://books.google.it/books?id=aKqXGBrfvZoC&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PA16&dq=&pg=PA3#v=onepage&q&f=false Manuale di napoletanità:] {{small|365 lezioni semiserie su Napoli e la napoletanità da studiare una la giorno (consigliato), comodamente seduti...}}'', Ateneapoli Editore, Napoli, 2010. ISBN 978-88-905504-0-9 *Claudio Pennino, ''Mettere 'a bbona parola'', Intra Moenia, 2011. *P. Bello e D. Erwin, ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary - Vocabolario etimologico odierno napoletano-italiano'', 2009, [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PR1#v=onepage&q&f=false] *Erri De Luca, ''Montedidio'', Felrinelli, Milano, 2003, [https://books.google.it/books?id=69XfCgAAQBAJ&lpg=PP1&dq=montedidio&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false]. *Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', Delfini S.R.L., Milano, 1967, [https://books.google.it/books?id=6rM-AAAAIAAJ&q=ommo+cu+%27e+mustacce&dq=ommo+cu+%27e+mustacce&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiIvPrjwu7cAhUP-6QKHYN6AMUQ6AEIRzAG] *Véronique Bruez, ''Naples allegro con fuoco'', Gallimard, [https://books.google.it/books?id=7AQuAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=V%C3%A9ronique%20Bruez&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *[[Giovanni Artieri]], ''Napoli, punto e basta?, {{small|Divertimenti, avventure, biografie, fantasie per napoletani e non}}'', Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1980. *[[Ferdinando Russo]], ''[https://wikisource.org/wiki/Page:Ncoppo_marciapiede_-_frusso.pdf/7 Ncopp' 'o marciappiede]'', Luigi Pierro, Tip. Editore, Napoli, 1898. *Ferdinando Russo, ''[https://wikisource.org/wiki/Index:%27O_luciano_d%27%27o_Rre.djvu 'O "luciano" d' 'o Rre']'', Tipografia Francesco Giannini e Figli, Cisterna dell'olio, Napoli, 1918. *[[Renato De Falco]], ''Per moda di dire, {{small|ovvero Neo-nomenclatura emergente (con qualche riferimento napoletano)}}'', Guida, Napoli, 2010, [https://books.google.it/books?id=_NYrpxDQYUsC&lpg=PA192&dq=modi%20di%20dire%20napoletani&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q=modi%20di%20dire%20napoletani&f=false] ISBN 978-88-6042-759-5 *[[Salvatore Di Giacomo]], ''Poesie'', a cura di Davide Monda, note al testo di Stefano Scioli, Rizzoli, Milano, [https://books.google.it/books?id=aYxaAQAAQBAJ&lpg=PT544&dq=&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *[[Raffaele Viviani]], ''Poesie'', a cura di Antonia Lezza, Guida, Napoli, 2010, [https://books.google.it/books?id=WoVk3S-AR88C&lpg=PA190&dq=a%20bbona%20'e%20Ddio!&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-6042-710-6 *[[Salvatore Di Giacomo]], ''Poesie e prose'', prefazione di [[Elena Croce]], note all'edizione e cronologia a cura di Lanfranco Orsini, note ai testi, note e bibliografia a cura di Lanfranco Orsini, glossario a cura di Lanfranco Orsini, Mondadori, I Meridiani, 2000<sup>7</sup>. ISBN 88-04-13499-2 *[[Ferdinando Russo]], ''[https://wikisource.org/wiki/Index:Poesie_napoletane_-_Ferdinando_Russo.djvu Poesie napoletane]'', Francesco Perrella Editore, Napoli, 1910. *[[Antonio Altamura]] e [[Vincenzo Giuliani]], ''Proverbi napoletani, {{small|Sentenze, locuzioni, wellerismi con 21 disegni del Pinelli e 52 del D'Anna}}'', Fausto Fiorentino, Napoli, stampa 1966. *Vittorio Pupillo, ''Proverbi, {{small|Dalla saggezza del passato, una speranza per il futuro}}'', vol II, Youcanprint, Tricase (LE), 2014, [https://books.google.it/books?id=Qj3wAwAAQBAJ&lpg=PA276&dq=QUANNO%20NUN%20SITE%20SCARPARE%2C%20PECCH%C3%89%20RUMPITE%20'O%20CACCHIO%20%C3%8A%20SEMMENZELLE%3F&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788891147530 *Vittorio Pupillo, ''Proverbi. {{small|Frammenti di luce, di sogni e di speranza}}'', vol. VI, Youcanprint, 2017, Tricase (LE), [https://books.google.it/books?id=mPc1DwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Vittorio%20Pupillo&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *[[Sergio Zazzera]], ''Proverbi e modi di dire napoletani, {{small| La saggezza popolare partenopea nelle espressioni più tipiche sul culto della famiglia e dell'ospitalità, sull'amicizia, sull'amore, sul lavoro, sulla religione e la superstizione}}'', Newton & Compton editori, Roma, 2004. ISBN 88-541-0119-2 *[[Antonio Rotondo]], ''Proverbi napoletani, ovvero La filosofia di un popolo'', Franco Di Mauro Editore, Sorrento-Napoli, 1993. ISBN 88-85263-52-06 *Vittorio Pupillo, ''Proverbi. Semi della tradizione'', vol. III, Youcanprint Self-Publishing, Tricase (LE), 2014, [https://books.google.it/books?id=EWiBBgAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Vittorio%20Pupillo&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-91174-68-0 *Antonio Petito, ''So masto Rafaele e non te ne ncarrica''', Tipo-litografia e Libreria di L. Chiurazzi, 1869, [https://books.google.it/books?id=nYOBKiDdgNQC&dq=mettuto%20mbaleria&hl=it&pg=PP5#v=onepage&q&f=false]. *Raffaele Viviani, ''Teatro'', II, a cura di [[Guido Davico Bonino]], Antonia Lezza e Pasquale Scialò, Guida Editori, Napoli, 1988, [https://books.google.it/books?id=PondV7J2r9UC&lpg=PA155&dq=nun%20p%C3%B2%20ven%C3%AC.&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Raffaele Viviani, ''Teatro'', III, a cura di [[Guido Davico Bonino]], Antonia Lezza e Pasquale Scialò, Guida Editori, Napoli, 1988, [https://books.google.it/books?id=83ACagr4rVcC&lpg=PA197&dq=tiene%20mmano&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q=tiene%20mmano&f=false] *Raffaele Viviani, ''Teatro'', IV, a cura di [[Guido Davico Bonino]], Antonia Lezza e Pasquale Scialò, Guida Editori, Napoli, 1989, [https://books.google.it/books?id=4l3brCK8eskC&lpg=PA581&dq=Curnuto%20e%20mazziato.&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Raffaele Viviani, ''Teatro'', VI, a cura di Antonia Lezza e Pasquale Scialò, introduzione di [[Goffredo Fofi]], Guida Editori, Napoli, 1994, [https://books.google.it/books?id=hpvvJLglMvkC&lpg=PP1&dq=viviani&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', descritte da Gaetano Amalfi, Libreria internazionale, L. Pedone Lauriel, Palermo, 1890, [https://archive.org/stream/curiositpopola08pitruoft#page/n5/mode/2up] *''Tutto[[Totò]], {{small|ovvero l'unica raccolta completa di tutte le poesie e canzoni con numerosi inediti e una scelta degli sletch più divertenti}}'', a cura di Ruggero Guarini, note e testi critici di Costanzo Ioni, Gremese Editore, Roma. ISBN 88-7742-327-7, [https://books.google.it/books?id=dw_srvzsYuAC&lpg=PP1&dq=Tutto%20Tot%C3%B2&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Maurizio Esposito, ''Uomini di camorra, {{small|La costruzione sociale dell'identità deviante}}'', prefazione di Maria Immacolata Macioti, Franco Angeli, [https://books.google.it/books?id=8e4MrXnkd9sC&lpg=PA185&dq=&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *[[Abele De Blasio]], ''Usi e costumi dei camorristi'', prefazione di [[Cesare Lombroso]], illustrazioni di S. De Stefano, Napoli, Luigi Pierro Editore, Napoli, 1897<sup>2</sup>, [https://archive.org/stream/usiecostumideic00blasgoog#page/n1/mode/2up] * [[Ferdinando Galiani]] e [[Francesco Mazzarella Farao]], ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano, {{small|Con alcune ricerche etimologiche sulle medesime degli Accademici Filopatridi, opera postuma supplita, ed accresciuta notabilmente}}'', Vol. I, Presso Giuseppe-Maria Porcelli, Napoli, 1789, [https://books.google.it/books?id=NxcJAAAAQAAJ&dq=Vocabulario%20delle%20parole%20del%20dialetto%20Napoletano&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q=cetriuolo&f=false] *Franco Taranto e Carlo Guacci, ''Vocabolario domestico italiano ad uso dei giovani'', Napoli, Stamperia Del Vaglio, 1856<sup>3</sup>, [https://books.google.it/books?id=34bG-Rr6uvYC&dq=Francesco%20TARANTO&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Vincenzo De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', vol. I, Napoli, Dalla Stamperia Reale, 1845, [https://books.google.it/books?id=HRK5Tw5COm0C&hl=it&pg=PP7#v=onepage&q&f=false] *Raffaele Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', Salvatore Di Fraia Editore, Pozzuoli, 2002. *Pietro Paolo Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano'', Napoli, Gabriele Sarracino librajo-editore, 1869. *Giuseppe Gargano, ''Vocabolario napolitano-italiano'', Dalla Stamperia di Nunzio Pasca, Napoli, 1841, [https://books.google.it/books?id=519JAAAAMAAJ&dq=ranciofellone&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *''Vocabolario napolitano-italiano tascabile, {{small|compilato sui dizionarii antichi e moderni e preceduto da brevi osservazioni grammaticali appartenenti allo stesso dialetto}}'' per Pietro Paolo Volpe, Gabriele Sarracino Librajo-Editore, Napoli, 1869, [https://books.google.it/books?id=sfqae2PVbK4C&dq=Pietro%20Paolo%20Volpe%2C%20Vocabolario%20napolitano-italiano&hl=it&pg=PR1#v=onepage&q&f=false] *''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'' di D'Ambra Raffaele, 1873, [https://books.google.it/books?id=MmEVAAAAYAAJ&dq=a%20zeffunno&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ==Voci correlate== *[[Indovinelli napoletani]] *[[Napoli]] *[[Proverbi napoletani]] *[[Scioglilingua napoletani]] *[[Voci e gridi di venditori napoletani]] [[Categoria:Modi di dire campani|Napoletani]] [[Categoria:Napoli]] o8g37r723ixoohw7kerp6gtliea26mr 1219276 1219275 2022-07-27T12:48:44Z Sun-crops 10277 /* D */ fix, aggiunta wikitext text/x-wiki Raccolta di '''modi di dire [[Napoli|napoletani]].''' ==A== *''''A Bella 'Mbriana.'''<ref name="meridiana">Citato in Pino Imperatore, ''Bentornati in casa Esposito, Un nuovo anno tragicomico'', Giunti, Firenze/Milano, 2013, [https://books.google.it/books?id=PthsKnYT3OwC&lpg=PA47&dq=bella%20mbriana&hl=it&pg=PA47#v=onepage&q&f=false p. 47.] ISBN 9788809782860</ref> ::{{spiegazione|La fata benefica, protettrice della casa che frequenta.}} *'''A botavraccio.'''<ref name=turnarm>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 12.</ref> :''A "voltabraccio".'' ::{{spiegazione|Lancio dello ''[[strummolo]]'' (tipo di trottola) imprimendo – in violazione delle regole di lancio – tutta la forza possibile per scagliarlo con violenza (a '''spaccastrómmole'''<ref name=turnarm/>) contro lo ''strummolo'' perdente abbandonato in balia degli avversari che avevano facoltà di spaccarlo.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', pp. 12-13.</ref>Si dice anche del manrovescio inferto con il dorso della mano "'Nu buffettone 'a votavraccio"}} *'''A 'bbona 'e Ddio.'''<ref>Citato in Raffaele Viviani, ''Poesie'', a cura di Antonia Lezza, Guida, Napoli, 2010, [https://books.google.it/books?id=WoVk3S-AR88C&lpg=PA190&dq=a%20bbona%20'e%20Ddio!&hl=it&pg=PA190#v=onepage&q&f=false p. 190.] ISBN 978-88-6042-710-6</ref><ref name=voluntas>Citato in Russo, '''O "luciano" d' 'o Rre'', p. 52</ref> :''Vada come vada.''<ref>Traduzione in ''Poesie'', p. 190.</ref> *'''A botta 'e stiente.'''<ref>Citato in Carmela Capitale, ''Vox Musae'', Aletti Editore, 2017, [https://books.google.it/books?id=emkuDwAAQBAJ&lpg=PT15&dq=botta%20%20'e%20stiente&hl=it&pg=PT15#v=onepage&q&f=false]</ref> :''A furia (colpo) di stenti. Con enorme fatica.'' *''''A capa 'e l'ommo è na sfoglia 'e cepolla.'''<ref name=nose/> :''La testa dell'uomo è (sottile come) una pellicola (brattea) di cipolla.'' ::{{spiegazione|Le idee, le opinioni degli uomini mutano molto facilmente. Volto spesso anche in rima:" 'A cerevella è 'na sfoglia 'e cepolla"}} *''''A carne {{sic|asotte}}<ref>Refuso: 'a sotto.</ref> e 'e maccarune 'a {{sic|'coppa}}.'''<ref>Citato in Enzo Moscato, ''Trianon'', presentazione di Pasquale Scialò, Alfredo Guida Editore, Napoli [https://books.google.it/books?id=RD6L0IlMjCIC&lpg=PA48&dq=%C3%A8%20gghiu-%20ta%20'a%20carne%20asotte&hl=it&pg=PA48#v=onepage&q&f=false p. 48.] ISBN 88-7188-314-4</ref> :''La carne sotto e i maccheroni sopra.'' ::{{spiegazione|Le capacità, i meriti non sono né riconosciuti né valorizzati mentre i mediocri e gli incapaci avanzano. Più in generale si dice di cose che vanno o vengono fatte alla rovescia.}} *''''A cera se struja e 'o muorto nun cammina.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 108.</ref> :''La cera si consuma e il funerale (il morto) non avanza.'' ::{{spiegazione|Si è tutto arenato, ci si perde in troppi indugi, si perde tempo inutilmente.}} *'''A chi tanto, e a chi niente.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 119.</ref> :''(La vita è ingiusta), ad alcuni dà tanto, ad altri niente.'' *'''A cche serve u pparlà?'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 27.</ref> :''A cosa serve il parlare?'' ::{{spiegazione|È inutile parlare se chi ci ascolta non vuole capire. Oppure: Non c'è bisogno che tu mi dica altro, ho capito tutto e farò tutto il possibile per aiutarti.}}<ref>{{cfr}} ''Il frasario napoletano'', p. 27.</ref> *'''A ciammiello<ref>Richiamo per uccelli, zimbello.</ref>.'''<ref name=allocco>Citato in Pietro Paolo Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 72.</ref> :''A pennello, alla perfezione. Es. È ghiuto tutto a ciammiello. Sto vestito me sta a ciammiello. (È andato tutto liscio, alla perfezione. Questa giacca mi sta a pennello.)'' *''''A ciuccia 'i Fechella: 99 chiaie e 'a cora fràceta!'''<ref>Citato con traduzione in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 34.</ref> :''L'asina di Fichella: 99 piaghe e la coda fradicia!''<ref>(Fradicia: marcia, marcita). La traduzione è in ''Il frasario napoletano, I'', p. 34.</ref><ref>Fràceto: aggettivo: fradicio, guasto, marcio. La definizione è in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 144.</ref> ::{{spiegazione|Si dice ironicamente del malato immaginario che si sente colpito da ogni male possibile.}} *''''A copp'<nowiki>'</nowiki>a mano.'''<ref>Citato in ''Ncopp' 'o marciappiede'', p. 37.</ref> :''Da sopra la mano.'' ::{{spiegazione|Completamente di propria iniziativa, in modo improvviso ed inatteso; rispondere, commentare facendo immediatamente seguito, botta e risposta o anche interrompendo o sovrapponendosi all'altrui discorso. Es. ''Parlà 'a copp' 'a mano'' o '''a mana'', parlare senza essere stati interpellati quando non spetta farlo, in un momento inopportuno; replicare, rintuzzare tempestivamente e risolutamente. Ribattere, contestare subito ed energicamente}} *'''‘A copp' ‘a copp'.'''<ref>Citato in Paolo Isotta, ''Altri canti di Marte'', Marsilio, Venezia, 2015, [https://books.google.it/books?id=grHwDQAAQBAJ&lpg=PT146&dq=a%20copp'a&hl=it&pg=PT146#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-317-3998-6</ref> :''(Da) sopra (da) sopra.'' ::{{spiegazione|Superficialmente, approssimativamente, inaccuratamente. ''Fa na cosa 'a copp' 'a copp<nowiki>'</nowiki>'': Fare qualcosa senza curarla, completarla in ogni dettaglio, farla approssimativamente.}} *'''A core a core.'''<ref>Citato in [[Raffaele Viviani]], ''Teatro'', VI, a cura di Antonia Lezza e Pasquale Scialò, introduzione di Goffredo Fofi, Guida, Napoli, 1994, [https://books.google.it/books?id=hpvvJLglMvkC&lpg=PP1&dq=viviani&hl=it&pg=PA346#v=onepage&q=a%20core%20a%20core&f=false p. 346.]</ref> :''A cuore a cuore.'' ::{{spiegazione|Teneramente abbracciati.}}<ref>Traduzione-spiegazione in ''Teatro'', VI, p. 346.</ref> *'''A ccraie<ref>Dal latino ''cras'': domani. Craie è al tempo stesso parola onomatopeica che imita il cra-cra della cornacchia e ''craie'' che in napoletano significa domani.</ref> a ccraie, comm' 'a curnacchia.'''<ref>Citato in ''Il frasario napoletano, I'', p. 30.</ref> :''A domani a domani, come la cornacchia.'' ::{{spiegazione|Si dice con ironia di chi se la prende comoda e rimanda sempre tutto senza realizzare nulla.}}<ref>{{cfr}} ''Il frasario napoletano'', p. 27.</ref> *'''{{NDR|'A}} cummara.'''<ref>La comare, la madrina; l'amante.</ref><ref name=codex/> :''Nella parlesia:''<ref name=spikkesia/>''la chitarra.'' *''''A fàccia d<nowiki>'</nowiki>'a càpa d<nowiki>'</nowiki>'o casecavàllo.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 89.</ref> :''Letteralmente: Alla faccia della testa del caciocavallo!'' ::{{spiegazione|Nientedimeno! Nientemeno! Addirittura!}} *'''Â faccia 'e chi ce vò male.'''<ref name=facefeet>Da Salvatore Bonavita ''Fessarìe 'e cafè. Detti, facezie e proverbi napoletani'', citato in ''L' Italia ride in napoletano'', la Repubblica.it dell'11-06-2005.</ref> :''Alla faccia di chi ci vuole male!'' *'''A faccia mia sott' {{sic|e}} piede vuoste.'''<ref name=facefeet/> :''La mia faccia sotto i Vostri''<ref>Plurale di cortesia e di riguardo, equivalente al Lei.</ref>'' piedi.'' ::{{spiegazione|Esagerando con un pizzico di benevola ed amichevole ironia: Non pensate neppure remotamente che le mie parole, il mio comportamento, la mia iniziativa costituiscano un'implicita contestazione del Vostro prestigio, della Vostra autorevolezza, della Vostra intelligenza. È fuori discussione che resto sempre un passo indietro rispetto a Voi e sottoposto in ogni momento alla Vostra autorità.}} *''' 'A fessa è gghiuta 'mmano a 'e criature.'''<ref>Citato in AA. VV., ''Proverbi & Modi Di Dire – Campania'', Simonelli Editore, Milano, 2006. [https://books.google.it/books?id=1yVgvr16rX0C&lpg=PA58&dq='A%20fessa%20mmano%20a%20'e%20ccriature.&hl=it&pg=PA58#v=onepage&q='A%20fessa%20mmano%20a%20'e%20ccriature.&f=false p. 58.] ISBN 88-7647-103-0</ref> :''La vulva è finita nelle mani dei bambini.''<ref>Traduzione in ''Proverbi & Modi Di Dire – Campania''</ref> ::{{spiegazione|Quando si affidano cose a chi non ha capacità per gestirle.}} *''''A fìglia 'e dòn Camìllo: tutt'a vònno e nisciùno s'a pìglia.'''<ref name=Am17>Citato in Amato, p. 17.</ref> :''La figlia di don Camillo: tutti la vogliono e nessuno la piglia.'' *''''A fraveca 'e ll'appetito.'''<ref name="hambriento">Citato in Raffaele Viviani, ''Poesie, {{small|opera completa}}'', a cura di Antonia Lezza, Guida, Napoli, 2010. ISBN 978-88-6042-710-6, [https://books.google.it/books?id=WoVk3S-AR88C&lpg=PA345&dq&pg=PA342#v=onepage&q&f=false p.345].</ref> :''La fabbrica dell'appetito.'' ::{{small|Persona di formidabile appetito, difficile da saziare.}} *'''{{sic|A}} funa è corta e 'o puzzo è funno.'''<ref name=Zwang>Citato in ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 117.</ref> :''La fune è corta ed il pozzo è profondo.'' ::{{spiegazione|Si dice quando due circostanze avverse concomitanti rendono impossibile realizzare qualcosa.}} *''''A gassosa cu 'a pallina.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 57.</ref> :''La gassosa con la pallina.'' ::{{spiegazione|Gassosa venduta in una bottiglietta bianca dotata di un particolare sistema di chiusura dall'interno della bottiglia stessa: a fungere da tappo era una pallina contenuta all'interno della bottiglia; la pallina, spinta in alto dall'anidride carbonica, si incastrava presso l'uscita della bottiglia, tappandola.}} *''''A guapparia 'e Peppe Nasella: accerette 'a gatta dint' 'a senga d' 'a porta.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 20.</ref> :''La prodezza di Peppe Nasella: uccise la gatta nello spiraglio della porta.'' ::{{spiegazione|Si dice per per prendere in giro chi si gloria, senza averne alcun motivo, di aver fatto qualcosa di straordinario.}} *''''A iurnata è 'nu muorzo.'''<ref>Citato in [[Erri De Luca]], ''Montedidio'', Feltrinelli, Milano, 2003, [https://books.google.it/books?id=69XfCgAAQBAJ&lpg=PP1&dq=montedidio&hl=it&pg=PT4#v=onepage&q&f=false p. 4].</ref> :''La giornata è un morso. (È breve, vola via in un baleno).'' *'''A la babbaloscia.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano'', p. 13.</ref> :''Pigramente, svogliatamente'' *''''A Lecca e 'a Mecca.'''<ref>Citato in '''O "luciano" d' 'o Rre'', p. 82.</ref> ::{{spiegazione|L'intero mondo. Tutto, di tutto; con ironia: un po' di tutto e anche qualcosa in più. ''Sapé 'a Lecca e 'a Mecca'': sapere tutto, di tutto; essere a conoscenza, al corrente di cose cose che per l'età o altre ragioni non è verosimile che si sappiano.}} *'''A licchetto.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 206.</ref> :''A lucchetto.'' ::{{spiegazione|Alla perfezione. A pennello. Es. ''È ghiuto tutto a licchetto. (È andato tutto alla perfezione.)''}} *'''{{sic|A}} mala nuttata e {{sic|a'}} figlia femmena!'''<ref>Citato in Bianca Fasano, ''Terra al Sole'', Narcissus.me, [https://books.google.it/books?id=e4iyCQAAQBAJ&lpg=PT36&dq=Mala%20notte%20e%20figlia%20femmena.&hl=it&pg=PT36#v=onepage&q&f=false]</ref> :''La cattiva nottata e la figlia femmina.'' ::{{spiegazione|Due fatti, due circostanze negative concomitanti o in immediata successione. Un duplice guaio.}} *''''A mamma e figlia.'''<ref name=bubbles>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 24.</ref> :''La mamma e figlia.'' ::{{spiegazione|Le antiche due bustine per la preparazione della Idrolitina.}} *''''A Mamma pacchiana.'''<ref>Citato in [[Franco Salerno]], ''La vita, la festa e la morte. {{small|Culti popolari in Campania}}'', Altrastampa, 2000, [https://books.google.it/books?id=BJ8iAQAAIAAJ&q=mamma+pacchiana&dq=mamma+pacchiana&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjm2rW7zNzkAhUvpIsKHVW0CekQ6AEINTAC p. 40].</ref> :''La Mamma (chiamata affettuosamente:) contadina, grossolana, rustica.'' ::{{spiegazione|La Madonna di Castello, venerata nel Santuario di Santa Maria a Castello a Somma Vesuviana.}} *''''A mana è bona: è 'a valanza ca vo' essere accisa...!'''<ref>Citato in [[Libero Bovio]], ''So' dieci anne'', Luigi Pierro, Napoli, 1921, [https://books.google.it/books?hl=it&id=8t4yAQAAIAAJ&dq=%27A+mana+%C3%A8+bona%2C+%C3%A8+%27a+valanza+ca+v%C3%B2+essere+accisa%21&focus=searchwithinvolume&q=valanzap. 103].</ref> :''La mano è buona: è la [[bilancia]] che vuol essere uccisa...!'' ::{{spiegazione|La bilancia, com'è ovvio, non ha alcuna colpa dell'uso fraudolento che ne fa il venditore disonesto; l'espressione, che capovolge ironicamente i termini, è rivolta a chi vuole far ricadere sugli altri colpe che sono soltanto sue.}} *''''A màneco 'e cato<ref>Recipiente troncoconico con manico semicircolare. Secchio.</ref>.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 54.</ref> :''A manico di secchio.'' ::{{spiegazione|''<nowiki>'</nowiki>E baffe, o: 'e mustacce a maneco 'e cato'': baffi lasciati crescere pendenti sulle due pliche boccali.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 54.</ref>}} *'''A' maronn v'accumpagna.'''<ref name="odigitria">Citato in Véronique Bruez, ''Naples allegro con fuoco'', Gallimard, [https://books.google.it/books?id=7AQuAwAAQBAJ&lpg=PT114&dq=assafa%20a%20maronna&hl=it&pg=PT113#v=onepage&q&f=false]</ref> o: '''<nowiki/>'A Madonna v'accumpagna.'''<ref>Citato in Viviani, Teatro, IV, p. 254.</ref> :{{NDR|Al congedo, si augura a chi parte}}'' Che la Madonna vi accompagni (e vi protegga).'' *'''A meglio a meglio.'''<ref name=betterbetter>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano italiano'', p. 230.</ref> :''A meglio a meglio.'' ::{{spiegazione|A gonfievele, nel migliore dei modi, a tutto andare, a tutto spiano.}} *'''A mente a mente.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', I, p. 70.</ref> ::{{spiegazione|Essere proprio sul punto di ricordare qualcosa e poi farselo sfuggire dalla mente.}} *'''{{sic|A}} mise 'a lengua into 'o pulito.'''<ref name=barber/> :''Ha messo la lingua nel pulito.'' ::{{spiegazione|Si dice con ironia, di chi, risalito, arricchitosi, si dà arie da gran signore parlando in un italiano pieno di errori.}} *''''A morte ncopp<nowiki>'</nowiki>'a noce d<nowiki>'</nowiki>'o cuollo.'''<ref>citato in Francesco Gabriello Starace, '''O figlio 'e don Nicola'', Cav. Emilio Gennarelli, Napoli, 1922, [https://wikisource.org/wiki/Page:%27O_figlio_%27e_don_Nicola.djvu/43 p. 41 wikisource]</ref> :''La morte sulla noce del collo.'' ::{{spiegazione|La morte sulla nuca. La morte che minaccia molto da vicino. Una situazione o una persona angoscianti. ''Me pare 'a morte 'ncopp' 'a noce d' o cuollo!'' Mi sembri la morte sulla nuca. Mi stai angosciando, sei angosciante, opprimente!}} *''''A mosca dint'o viscuvato.'''<ref>Citato in [[Gianni Mura]], ''Ischia'', Feltrinelli, Milano, 2014, [https://books.google.it/books?id=qw3pAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Gianni%20Mura&hl=it&pg=PT62#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-0788-4351</ref> :''La [[mosca]] nel palazzo vescovile.'' ::{{spiegazione|Un'inezia in un'enormità, una goccia nel mare. ''Pare (o è gghiuta) 'a mosca dint' 'o viscuvato.'' Pare (o è andata) la mosca nel vescovato: una piccola razione di cibo per saziare una fame da lupo.}} *''''A musica giappunese.<ref>O: 'a museca ciappunesa, oppure: 'a museca d<nowiki>'</nowiki>'a Barra.</ref>'''<ref>Citato in Pasquale Scialò, ''Storie di musiche'', a cura di Carla Conti, introduzione di Ugo Gregoretti, Guida, Napoli, 2010, [https://books.google.it/books?id=05NME_CUP4MC&lpg=PP1&dq=Pasquale%20Scial%C3%B2&hl=it&pg=PA264#v=onepage&q=giappunese&f=false p. 264.] ISBN 978-88-6042-718-2</ref> :''La musica giapponese.'' ::{{spiegazione|Sorta di rumoroso frastuono creato per lo più da bande di [[w:scugnizzo|scugnizzi]] (la più famosa delle quali proveniva dal quartiere di [[w:Barra (Napoli)|Barra]]) con voce, rudimentali strumenti a percussione e a fiato in occasione della [[w:Festa di Piedigrotta|Festa di Piedigrotta]]. ''Pare 'a musica giappunese'': locuzione con cui ci si riferisce ad una riunione, un assembramento di persone chiassose e moleste o ad un'esecuzione musicale disarmonica, raffazzonata, sgradevole.}} *''''A na recchia me trase e all'ata me jesce.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro II'', p. 56.</ref><ref>Citato, con lezione leggermente diversa, in ''Le Muse napolitane'', egloga II, ''Euterpe {{sic|overo}} La cortisciana'', p. 250.</ref> :''Da un orecchio mi entra e dall'altro mi esce.'' ::{{spiegazione|Non faccio alcun conto di quello che dici.}} *'''A niente a niente.'''<ref>Citato in [[Raffaele Viviani]], ''Il pezzente sagliuto (Il povero diventato ricco)'', in [[Raffaele Giglio]], ''Letteratura delle regioni d'Italia, Storia e testi, Campania'', Editrice La Scuola, Brescia, 1988, p. 306. ISBN 88-350-7971-3</ref> :''Letteralmente: a niente a niente.'' ::{{spiegazione|Come minimo. ''A niente a niente ccà ce facimmo 'nteresse cocche migliaro 'e evuro'', o anche: '''nc'appizzammo cocche migliaro 'e evuro'': Come minimo qui spenderemo qualche migliaio di euro, o anche: ci rimetteremo qualche migliaio di euro.}} *'''A nu mantiello 'i prèvete se nne fa na scazzette.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 76.</ref> :''Da un mantello di prete, se ne fa una scarsella {{NDR|borsellino}}.''<ref>La traduzione è in ''Il frasario napoletano, I'', p. 76.</ref> ::{{spiegazione|Si dice con ironia di chi allestisce grandi preparativi per poi ottenere scarsi risultati.}} *'''A nu palmo d'o culo mio chi fotte, fotte.'''<ref>Citato in Luca Mencacci, ''Radici Dal Passato'', [https://books.google.it/books?id=WL6pCwAAQBAJ&lpg=PT20&dq='a%20nu%20palmo%20d'o%20culo%20mio%20chi%20fotte&hl=it&pg=PT20#v=onepage&q&f=false] </ref> oppure: '''A 'nu parmene d' ' o culo mio fotte chi vo'.'''<ref name=facefeet/> :''Ad un palmo dal mio didietro, chiunque vuole copuli pure.'' :{{spiegazione|Lontano da me e fintantoché non subisco alcun danno diretto faccia pure ognuno a suo bell'agio quello che più gli aggrada.}} *''''A 'o munno 'a verità.'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', p. 75.</ref> :''Al mondo della verità (all'altro mondo)''. ''Mo' stà a 'o munno 'a verità'' (Non è più in questo mondo. Adesso è nel mondo della verità, è all'altro mondo). *'''A pesielle pavammo.'''<ref>Citato in [[Alfredo Cattabiani]], ''Florario'', Mondadori, [https://books.google.it/books?id=3sqnDgAAQBAJ&lpg=PT505&dq=A%20pesielle%20pavammo.&hl=it&pg=PT505#v=onepage&q=A%20pesielle%20pavammo.&f=false]</ref> :''Pagheremo al tempo dei piselli.''<ref>Traduzione in ''Florario''.</ref> ::{{spiegazione|Pagheremo quando gli affari andranno bene.}}<ref>Per l'interpretazione {{cfr}} (più estesamente) ''Florario'' alla stessa pagina.</ref>}} *'''A pisce fetiente.'''<ref>Citato in Franco Pastore, ''Le brache de San Griffone'', A. I. T. W. eEdizioni, 2005, [https://books.google.it/books?id=s8EqBgAAQBAJ&lpg=PA19&dq=a%20pisce%20fetiente&hl=it&pg=PA19#v=onepage&q&f=false p. 19]</ref> :''A pesci graveolenti.'' ::{{spiegazione|''Fernì'' o ''Ascì a pisce fetiente''. Finire o uscire a pesci che puzzano. Finire, uscire, degenerare, culminare – in progressivo, inarrestabile crescendo – in un'aspra, violenta lite; solitamente al termine di una discussione costellata da malintesi, oppure per suscettibilità di chi discute, o perché si è toccato un tasto dolente o per altri motivi.}} *'''A ppiede chiuppe.'''<ref>Citato e spiegato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 509.</ref> ::{{spiegazione|A pié pari.}} *'''A primma botta.''' <ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, p. 146.</ref> :''Al primo colpo.'' *'''A quatt'e bastune.'''<ref>Citato in ''[http://www.napolitoday.it/social/perche-si-dice-quattro-di-bastoni.html Perché e quando a Napoli si dice "a quatt'e bastune]'', ''napolitoday.it'', 11 giugno 2019</ref> :''A quattro di bastoni.'' ::{{spiegazione| (Stare) come il quattro di bastoni. Antica locuzione: lo si dice scherzosamente di chi giace supino, in totale relax, tenendo gambe e braccia larghe. ''T'he miso a quatt' 'e bastune!''. Ti sei messo a quattro di bastoni! Ti sei proprio spaparanzato per bene, spaparacchiato alla grande!}} *'''A refrische 'e ll'anime {{sic|d'o}} priatorio.'''<ref>Citato in Barbara Zaragoza, ''The Espresso Break: Tours and Nooks of Naples, Italy and Beyond'', Merchant Press, Chula Vista, CA 91921, USA, 2012, [https://books.google.it/books?id=8eKNIlVBgb4C&lpg=PA91&dq=A%20refrische%20'e%20ll'anime%20d'o'%20priatorio.&hl=it&pg=PA91#v=onepage&q&f=false p. 91.] ISBN 978-0-9835099-2-9</ref> :''A suffragio (refrigerio) delle anime del [[Purgatorio]].'' ::{{spiegazione|Formula che ricorre nelle preghiere per alleviare le pene delle anime del Purgatorio.<ref>Per gli aspetti connessi al culto delle anime del Purgatorio si veda Cimitero delle Fontanelle, sezione: Il culto delle anime ''pezzentelle'', [[w:Cimitero delle Fontanelle|voce su ''Wikipedia'']].</ref>}} *''''A rezza.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 128.</ref> :''La rete.'' ::{{spiegazione|La squadra mobile, nel gergo della malavita antica.}} *'''‘A rézza d<nowiki>'</nowiki>'o còre.'''<ref name=net>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 290.</ref> :''La rete del cuore.'' ::{{spiegazione|Il pericardio.}} *''''A santacroce.'''<ref name=holycross>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 24.</ref> :''La santa croce.'' ::{{Spiegazione|Il [[sillabario]].}} *''''A scigna 'ngopp'o' rucchiello.<ref>Rucchiello: strumento da incannare la seta, Rocchetto. – arnese su cui si tiene il pappagallo o la scimmia, Gruccia. {{cfr}} Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 337.</ref>'''<ref>Citato in Mattia Bernardo Bagnoli, ''{{sic|bologna}} permettendo'', Fazi Editore, Roma, 2009, ISBN 978-88-6411-369-2, [https://books.google.it/books?id=AOgbSkX0ZrsC&lpg=PP1&dq=Bologna%20permettendo&hl=it&pg=PT78#v=onepage&q&f=false p. 78]</ref> :''La scimmia sul trespolo (cilindrico rotante).'' ::{{spiegazione|Una persona estremamente brutta e sgraziata.}} *''''A sciorta d'o piecoro: nasce curnuto e more scannato!'''<ref>Citato in Patrizia Mintz, ''Il custode degli arcani'', PIEMME, Milano, 2011, [https://books.google.it/books?id=OoLQ0XlxhlsC&lpg=PA40&dq=&pg=PA40#v=onepage&q&f=false p. 40]</ref> :''La fortuna dell'agnello, nasce cornuto e muore sgozzato!''' ::{{spiegazione|Locuzione riferita a persone particolarmente sfortunate.}} *''''A sciorte 'i cazzette: iette pe ppiscià e se nne carette.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 102.</ref> :''La fortuna di cazzetto: andò per urinare e (il pene) se ne cadde.'' ::{{spiegazione|Essere incredibilmente scalognati, presi di mira spietatamente, fino e oltre l'inverosimile dalla più nera sfortuna.}} *''''A si loca.'''<ref name=rent>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 28.</ref> :''La Si Loca.'' ::{{spiegazione|Antico gioco infantile: si giocava appendendo di nascosto alle spalle di un compagno un cartoncino con una scritta derisoria, canzonatoria.}} *''''A signora 'e quatti-quatte.'''<ref>Citato in ''La donna nei detti napoletani'', p. 16.</ref> :''La signora con quattro quarti di nobiltà,.'' ::{{spiegazione|Signora blasonata (detto ironicamente).}} *''''A siè Giustina.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 239.</ref> :''La Signora Giustina.'' ::{{spiegazione|La Giustizia, nel gergo della malavita antica.}} *''''A soccia mana sta 'int' 'e Guantare.'''<ref name=nose/> :''La tua stessa mano sta nei Guantai.'' ::{{spiegazione|Guantai era il nome di un quartiere di Napoli in cui erano ospitate numerose fabbriche di guanti che esponevano come insegna un guanto. L'espressione è riferita a un persona che rinvia a lungo i pagamenti.}} *''''A sotto pe le<ref name=epsilon/>chiancarelle.'''<ref>Citato in [[Eduardo Scarpetta]], '''O scarfalietto'', Guida, Napoli, 1983, [https://books.google.it/books?hl=it&id=y4DyAAAAMAAJ&dq=a+sotto+p%E2%80%9De+chiancarelle&focus=searchwithinvolume&q=+chiancarelle p. 88.]</ref> :''Da sotto per i panconcelli!'' ::{{spiegazione|'''A sotto p' 'e chiancarelle'' Fate attenzione, scostatevi, scansatevi per non rischiare di essere colpiti dall'alto da palconcelli<ref>''<nowiki>'</nowiki>A chiancarella'', il palconcello; '''e chiancarelle'', i palconcelli: travi di legno con cui erano sostenuti i solai.</ref>in caduta: era il grido con cui gli operai che procedevano alla demolizione di un vecchio fabbricato avvertivano i passanti del pericolo. L'espressione è impiegata in riferimento o a commento di avvenimenti spaventosi, pericolosi, tali da suscitare orrore, stupore, sgomento. Come dire: Accidenti! Diamine!}} *'''A spaccastrommola.<ref>Antico gioco da strada dei ragazzi. {{cfr}} più dettagliatamente ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 355. Per lo ''strummolo'' si veda la voce [[w:strummolo|voce su ''Wikipedia'']].</ref>''' <ref>Citato in ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 355.</ref> :''A spaccatrottola.'' ::{{spiegazione|Agire o parlare a casaccio.}} *'''A stracce e petacce.'''<ref>Citato in Giacomo Lucchesi, ''Fra ninnole e nannole'', Streetlib, [https://books.google.it/books?id=dbhpDAAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Giacomo%20Lucchesi&hl=it&pg=PA78#v=onepage&q&f=false p. 78.]</ref> :''A stracci e brandelli.'' *'''A stracchimpacchio.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 365.</ref> ::{{spiegazione|A casaccio (''stracchimpacchio'': balordaggine).}} *''''A Strata Nova.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 22.</ref> :''La Strada Nuova'' ::{{spiegazione|Antica denominazione toponomastica dialettale del Corso Vittorio Emanuele.}} *''''A tale e quale.'''<ref name=bubbles/> :''La tale e quale.'' ::{{spiegazione|La [[fotografia]].}} *''''A ting-tang.'''<ref name=nose/> :''La bicicletta.'' *''''A trubbéa d' 'e ceràse.'''<ref>Citato in Mario Guaraldi, ''La parlata napolitana. {{small| Nuove ipotesi semantiche}}'', Fiorentino, 1982, [https://books.google.it/books?id=tqYdAQAAIAAJ&q=A+Trubbea+d%27%27e+cerase&dq=A+Trubbea+d%27%27e+cerase&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiYl93kia_pAhUI0qYKHf2MDfEQ6AEIKTAA p. 174].</ref> :''L'acquazzone delle ciliegie.'' ::{{spiegazione|Improvviso, breve, fortissimo rovescio temporalesco di maggio che causa una raccolta precoce delle ciliegie, vendute come primizie. Improvviso, breve, fortissimo temporale estivo.}} *''''A trummetta 'a Vicaria.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 47.</ref> :''La trombetta (il banditore, l'araldo) del Tribunale della Vicaria.'' ::{{spiegazione|L'indiscrezione in persona, il pubblico banditore, l'infaticabile divulgatore, lo strombazzatore degli altrui segreti. Si dice anche di chi parla con voce assordante.}} *'''A uocchio de<ref>In forma moderna: 'e.</ref> puorco.'''<ref name=pig>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 386.</ref> :''Ad [[occhio]] di maiale.'' ::{{spiegazione|Abbondevolmemente, A scialacquo, A josa, Alla grossa, Largamente, Prodigalmente, Senza risparmio.<ref>Definizione in D'Ambra, p. 386.</ref>}} *''''A vacca se tire 'e zizze e buonanotte.'''<ref>Citato in ''[https://dettinapoletani.it/bwl-knowledge-base/a-vacca-se-tira-e-zizze-e-buonanotte/ A vacca se tire 'e zizze e buonanotte.]'', ''dettinapoletani.it'', 30 dicembre 2015.</ref> :''La [[mucca]] ritrae le mammelle e buonanotte.'' ::{{spiegazione|Il gonzo ha, una buona volta, aperto gli occhi e ha smesso di dispensare generosamente, con cieca prodigalità favori e benefici; per gli insaziabili, esosi approfittatori la pacchia è finita.}} *'''A vieneténne.'''<ref>Citato in [[Maria Orsini Natale]], ''Francesca e Nunziata'', Avagliano, Cava dei Tirreni, 1996, [https://books.google.it/books?hl=it&id=AXHyAAAAMAAJ&dq=alla+vienetenne&focus=searchwithinvolume&q=approssimazione p. 366].</ref> :''A vienitene.'' ::{{spiegazione|''Fa' 'na cosa a vieneténne'': fare una cosa in modo raffazzonato, abborracciato, arruffato, superficiale, senza metterci alcun serio impegno.}} *'''A zeffunno.'''<ref>Citato in Citato in ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 406.</ref> :''In abbondanza, copiosamente, prodigalmente.'' *'''A zizzona e {{sic|battipaglia}}.'''<ref>Citato in Luigi 'Looigi' Pecce, ''Mescola ultimo (co)atto'', Narcissus.me, [https://books.google.it/books?id=fi1lCgAAQBAJ&lpg=PA229&dq=&pg=PA229#v=onepage&q&f=false p. 229]</ref> :'' '''A zizzona 'e [[Battipaglia]]:'' La grande mammella di Battipaglia.'' ::{{spiegazione|Mozzarella di bufala di Battipaglia di notevoli dimensioni (fino a 5 Kg), sormontata al centro da una sporgenza a forma di capezzolo.}} *''''A zumpata.'''<ref name=fuscello/> :''Assalto all'arma bianca (con speciali coltelli<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 63.</ref>) in un duello fra antichi camorristi.'' ::{{spiegazione|Antica forma di duello fra camorristi.}} *'''Abbafà 'i zìfere 'i viente.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 16.</ref> :''Gonfiare di zefiro di vento.''<ref>Traduzione in ''Il frasario napoletano'', p. 16.</ref> ::{{spiegazione|Riempire, farcire, saturare, subissare qualcuno di vacue chiacchiere, di vane promesse, vantando di capacità e prospettando imprese del tutto immaginarie; sommergerlo, quindi, in un diluvio di colossali menzogne.}} *{{NDR|L'}} '''Abbate Taccarella<ref>''Taccarià'': sforbiciare, tagliuzzare in modo irregolare usando con forbici mal affilate: dall'antico germanico: ''taikka'', segno. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 97.</ref>.'''<ref>Citato in Puoti, ''Vocabolario domestico napolitano-italiano'', [https://books.google.it/books?id=ICrennDu0x8C&dq=L'abate%20Taccarella&hl=it&pg=PA455#v=onepage&q&f=false p. 455]</ref> ::{{spiegazione|Taccarià: tagliuzzare. L'abate Taccarella è chi, per innata vocazione, è solito parlar male degli altri. In Puoti, ''Vocabolario domestico napolitano-italiano'': Chi parla assai e senza verun fondamento.}} *'''Abbiarse a ccuralle.'''<ref>Citato in Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Nnapule'', p. 35.</ref> :''Avviarsi verso i [[corallo|coralli]].'' ::{{spiegazione|Partire rapidamente per primi, anticipando tutti, verso una meta. L'espressione – nata fra i pescatori di [[Torre del Greco]] che lasciavano prendere il mare per primi i pescatori di corallo – è riferita a donne che, incinte dopo essere state violate, debbono affrettarsi a celebrare le nozze. {{cfr}} ''Comme se penza a Nnapule'', p. 35.}} *'''Abbuccàrse 'a cafettèra.'''Citato in <ref>Citato, con spiegazione, in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 17.</ref> :Letterarlmente: Inclinarsi, rovesciarsi la caffettiera. ::{{spiegazione|Avere una [[polluzione]] notturna.}} *''''Accarèmia 'e ll'ova tosta.'''<ref>Citato in Russo, '''O "luciano" d' 'o Rre'', p. 29.</ref> :''Accademia delle uova sode (dure).'' ::{{spiegazione|Discussione molto animata su argomenti futili.}} *'''Accattarse 'o ccaso.'''<ref>Citato in Antonio Altamura e ‎Francesco D'Ascoli, ''Lessico italiano-napoletano: con elementi di grammatica e metrica'', Regina, Napoli, 1970, [https://books.google.it/books?id=8nUIAQAAIAAJ&newbks=1&newbks_redir=0&printsec=frontcover&dq=Accattarse+%27o+ccaso.&q=Accattarse+%27o+ccaso.&hl=it&redir_esc=y p. 109].</ref> :''Portarsi via (comprarsi) il formaggio.'' ::{{spiegazione|Sfuggire ad un pericolo, scamparne incolumi avendone avuto sentore, come un topo che riesca a portarsi via l'esca senza farsi catturare nella trappola.}} *'''Acchiapp' 'a Peppe!'''<ref>Citato in Giuseppe Brusco, ''Sbagliando Si Vive'', Guida, Napoli, [https://books.google.it/books?id=KWjY6Jvkw2UC&lpg=PA22&dq=&pg=PA22#v=onepage&q&f=false p. 22].</ref> :''Acchiappa, acciuffa Peppe!'' ::{{spiegazione|Proprio ora è l'occasione buona, non lasciartela sfuggire! È il momento, ora, ora! Apri gli occhi, attenzione a quello che sta accadendo o sta per accadere sotto i tuoi occhi!}} *'''{{sic|Accïòmo}}.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 20.</ref> :''Ecce Homo.'' ::{{spiegazione|Pestato a sangue.}} *'''Accirete!'''<ref>Citato in Massimo Torre, ''Uccidete Pulcinella'', Edizioni e/o, Roma, 2015 [https://books.google.it/books?id=DvcoCwAAQBAJ&lpg=PT98&dq=accirete&hl=it&pg=PT98#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788866327103</ref> :''Ammazzati!'' ::{{spiegazione|Ingiunzione perentoria di andarsene a quel paese...}} *'''Accuncià quatt'ova int'ô piatto.'''<ref>Citato in ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', [https://books.google.it/books?id=KYSUBgAAQBAJ&lpg=PP1&hl=it&pg=PA4#v=onepage&q&f=false p. 4.]</ref> :''Aggiustare quattro [[uovo|uova]] nel piatto.'' ::{{spiegazione|Mettere ordine nelle proprie faccende.}} *'''Accuppatura.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1861, p. 108.</ref> :''La parte superiore, la sommità, la parte che "affiora", la colmatura di un recipiente, di un contenitore.'' ::{{spiegazione|Il meglio del meglio e, in senso antifrastico, il peggio. ''Âccuppatura d' 'a spasa 'e frutte.'' La parte superiore della cesta dei frutti: i frutti più belli disposti dai fruttivendoli bene in vista, sulla parte più alta della cesta. / ''È âccupparura d' 'e 'mbrugliune, d' 'e mariuole.'' È il fior fiore, il peggio degli imbroglioni, dei ladri.}} *'''Acqua pazza.'''<ref name=locagua>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 29.</ref> ::{{spiegazione|Preparazione gastronomica che si ottiene soffriggendo in padella olio con aglio e peperoncino, si aggiunge acqua e si lascia bollire. Il condimento così ottenuto si versa su fette di pane.}} *'''«Acquajuo', ll'acqua è fresca?» «Manc' 'a neve!»'''<ref>Citato in Sergio Zazzera, ''Proverbi e modi di dire napoletani'', Newton & Compton editori, Roma, 2004, p. 93. ISBN 88-541-0119-2</ref> :''«Acquaiolo, l'[[acqua]] è fresca?» «Neppure la neve (lo è altrettanto)!»'' ::{{spiegazione|Come chiedere all'oste se il suo vino è buono.}} *'''Acquitamme 'a criatura!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 38.</ref> :''Acquietiamo la creatura, il bambino!'' ::{{spiegazione|Si dice con ironia a chi, montato su tutte le furie, non ascolta ragioni e non può essere placato in nessun modo. Si dice anche quando si chiede comprensione per qualcuno.<ref>{{cfr}} ''Il frasario napoletano'', p. 38.</ref>}} *'''Adderizzate tubbo... ca faie difetto areto!'''<ref>Citato, con traduzione, in Mannaggia Bubbà, p. 13.</ref> o '''Adderizzete, tubbo, ca faie difette!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 40.</ref> :''Raddirizzati tubo... ché altrimenti si vede il difetto dietro!'' o ''Raddrìzzati, cappello a tuba, che fai difetto!''<ref>Traduzione in ''Il frasario napoletano'', p. 40.</ref> ::{{spiegazione|Raddrizzati, tubo (cilindro), che fai difetto dietro! (altrimenti si vede il difetto dietro!): lo si dice, spesso con l'accompagnamento sonoro di un robusto e inappellabile pernacchio, per prendere in canzonatura il borioso che, convinto di essere elegante, cammina dandosi delle arie, avanzando tronfio e impettito. Domenico Apicella riferisce che con queste parole le persone del popolo, in passato, si facevano beffe dei signori che usavano portare il cappello a tuba un po' inclinato di lato per darsi più arie.}}<ref>{{cfr}} ''Il frasario napoletano'', p. 40.</ref> *'''Addò l'haie fatto 'o pumpiere? Int'<nowiki>'</nowiki>a vasca d'<nowiki>'</nowiki>e capitune?'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 13.</ref> :''Dove l'hai fatto il pompiere? Nella vasca dei capitoni?'' ::{{spiegazione|Si dice per prendere in canzonatura chi dà prova di non saper fare il suo mestiere.}} *'''Addo' va.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro IV'', p. 450.</ref> :Dove va. Dove il vino va, dopo averlo bevuto, fa salute. Si dice in risposta a chi, alzato il bicchiere per un brindisi, augura: Salute! Ed anche: Cin-cin!, Alla salute! Prosit!, ma "''nel senso che l'implicito augurio vada per ognuno nella auspicata, opportuna direzione.''<ref>Questa spiegazione è in Renato De Falco, ''Del parlar napoletano'', p. 32.</ref>" *'''Addò vaie co lo<ref name=Ω/>ciuccio.'''<ref>Citato in Filippo Cammarano, ''Il Chirurgo di Aquisgrana, con Pulcinella, chirurgo spropositato'', Presso Domenico Sangiacomo, Napoli, 1812, [https://books.google.it/books?id=BoBpmknkVOAC&dq=Il%20chirurgo%20di%20Aquisgrana&hl=it&pg=PA19#v=onepage&q&f=false p. 19]</ref> :'' ''Addó vaie c' 'o ciuccio?'' Dove vai con l'asino?'' ::{{spiegazione|Sta' attento, bada a quello che fai, ti stai mettendo in una sistuazione difficile, rischiosa, pericolosa!}} *'''Addò vede e addò ceca.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1861, [https://books.google.it/books?id=CRhAAQAAMAAJ&dq=Add%C3%B2%20vede%20e%20add%C3%B2%20ceca.&hl=it&pg=PA442#v=onepage&q=Add%C3%B2%20vede%20e%20add%C3%B2%20ceca.&f=false p. 442.]</ref> :''Dove vede e dove è cieco.'' ::{{spiegazione|Riferito a persona non imparziale: pronta a vedere, riconoscere qualcosa quando gli fa piacere o comodo; completamente cieco, in caso contrario, anche di fronte all'assoluta evidenza.}} *'''Addurà 'o fieto 'o miccio.'''<ref>Citato con traduzione in Raffaele Bracale, ''Comme se pensa a Nnapule'', p. 42.</ref> :''Annusare il puzzo della [[miccia]].'' ::{{spiegazione|[[Premonizione|Presentire]], fiutare, subodorare, avere sentore, accorgersi di un pericolo o di un'insidia celati.}} *'''Aglie, fravàglie e fattura ca nun quaglie<ref>Quaglià: cagliare, coagulare</ref>.'''<ref>Citato in Stefania Nardini, ''Alcazar, ultimo spettacolo'', Edizioni e/o, Roma, 2013, [https://books.google.it/books?id=JOYoCwAAQBAJ&lpg=PT14&dq=fattura%20ca%20nun%20quaglie&hl=it&pg=PT14#v=onepage&q&f=false] ISBN 8866324264</ref> :''Aglio, fragaglia, e fattura che non coglie.'' ::{{spiegazione|Formula contro il malocchio.}} *'''Agniento de la guàllera.'''<ref>Citato in D'ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 26.</ref> :''Unguento per l'ernia.'' ::{{spiegazione|Farmaco, cosa, provvedimento inefficace.}} *'''Aiutammo 'a varca!'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 67.</ref> :''Aiutiamo la barca!'' ::{{spiegazione|Esortazione a dare un aiuto a provvedere alle necessità della famiglia o per evitare il definitivo fallimento di un affare che ha preso una cattiva piega.}} *'''Aità: susceme 'mmocca c' 'a patana me coce.'''<ref>Citato in Gleijeses, ''I Proverbi di Napoli'', p. 21.</ref> :''Gaetà: soffiami in bocca, perché la patata mi sta scottando.'' ::{{spiegazione|Si dice per deridere chi è stordito, intontito, tardo di comprendonio.}} *'''Aizà ncuollo.'''<ref name=packup>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan - Neapolitan-English'', p. 224.</ref> :''Alzare, caricarsi addosso''. '''Aizà ncuollo e gghiresenne.'''<ref name=packup/> ''Fare i bagagli e andarsene''. Aíza ncuollo e vattenne! ''Fai armi e bagali e vattene! Sparisci, togliti di torno!'' Aggio aizato ncuollo e me n'aggio ghiuto. ''Ho fatto armi e bagagli e me ne sono andato. Non sono rimasto un solo istante di più.'' *'''Aizammo 'stu cummò!''' <ref>Citato in Silvana Raffone, ''Un attimo per guardare indietro'', Youcanprint, [https://books.google.it/books?id=NXUGBgAAQBAJ&lpg=PA205&dq=cumm%C3%B2&hl=it&pg=PA205#v=onepage&q&f=false p. 205.]</ref> :''Solleviamo questo canterano!'' ::{{spiegazione|Facciamo questa pesante fatica! Facciamoci questa bella sgobbata!}} *''''Aje cacciato sta vongola!'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', anno II, 20. 10. 1861, p. 1089.</ref> :''Hai tirato fuori questa [[vongola]]!'' ::{{spiegazione|Hai detto quest'assurdità, quest'enormità, questa bugia (anche: questa parolaccia)!}} *'''Alessio, Alè, {{sic|e}} nu lucignolo ca mai fernisce!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 57.</ref> :''Alessio {{NDR|abbreviazione di "cantalesio": lunga cantilena<ref>{{cfr}} ''Il frasario napoletano'', p. 57.</ref>}} Alè, è un lucignolo che non finisce mai!'' ::{{spiegazione|Basta così, smettila con le tue lagne. Il tuo piagnisteo, le tue interminabili geremiadi mi hanno proprio annoiato!}} *'''All'anema da' palla!'''<ref>Citato in [[Marcello D'Orta]], ''Aboliamo la scuola'', Giunti, 2010, [https://books.google.it/books?id=GnWZCYqKOb4C&lpg=PA48&dq=all'anema%20da%20palla!&hl=it&pg=PA48#v=onepage&q&f=false p. 48 Anteprima Google] ISBN 9788809763067</ref> :''Alla faccia della [[bugia|bufala]]!''<ref>Traduzione in ''Aboliamo la scuola'', p. 48.</ref> *'''Alla sanfrason<ref>Dal francese sans façon.</ref>.'''<ref>Citato in Philip Gooden e ‎Peter Lewis, ''Idiomantics: The Weird and Wonderful World of Popular Phrases'', Bloomsbury, 2013, [https://books.google.it/books?id=Bb5ztbMSFHgC&lpg=PA50&dq=alla%20sanfrason&hl=it&pg=PA50#v=onepage&q&f=false p. 50.]</ref> ::{{spiegazione|Fare qualcosa alla sanfrasòn (sanfasòn o zanfasòn): farla alla carlona, in modo volutamente sciatto, superficiale, rozzo, con colpevole negligenza, trascuratezza.}} *'''{{NDR|L'}} Allagosa.'''<ref name=codex>Citato, con traduzione nel testo, in Giulio Mendozza, '''A posteggia'', II parte, in ANTROPOS IN THE WORLD di Franco Pastore, anno XII, n.2 del O1-02-2016, [https://books.google.it/books?id=t5WdCwAAQBAJ&lpg=PA29&dq=a%60%20CUMMARA%20%20parlesia&hl=it&pg=PA29#v=onepage&q=a%60%20CUMMARA%20%20parlesia&f=false p. 20.]</ref> :''Nella parlesia:''<ref name=spikkesia>Antico codice di comunicazione segreto dei musicisti (detti anche posteggiatori) napoletani.</ref>:'' la chitarra.'' *'''Allegrolillo o no poco sciasciariello.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano'', p. 14.</ref> :''Allegro o un po' avvinazzato. Brillo, alticcio.'' *'''Allerta allerta.'''<ref>Da ''Lo spassatiempo. {{small|Vierze e prose nove e becchie de Luigi Chiurazzi e d'autre}}'', anno IV, n. 31, Napoli, 29 settembre 1878, [https://books.google.it/books?id=yC5X1P8clIAC&dq=&pg=PA15-IA269#v=onepage&q&f=false p. 4]</ref> :''All'impiedi all'impiedi.'' ::{{spiegazione|Sbrigativamente. ''Fà 'na cosa allerta allerta'' Fare una cosa alla svelta, sbrigativamente, pur di portarla a termine, anche rischiando di non farla in modo perfetto. Con questa espressione ci si riferisce anche, molto spesso, ad rapporto sessuale occasionale o imprevisto, consumato molto velocemente.}} *'''Allerta pe scummessa.'''<ref name="fishetiello">Citato in Antonino Guglielmi, ''Ceceniello, {{small|Farsa all'antica in un prologo e due atti (dal racconto "Invito in villeggiatura")}}'', 2012. ISBN 978-1-291-00213-3, [https://books.google.it/books?id=SbPdAwAAQBAJ&lpg=PA23&dq=&pg=PA23#v=onepage&q&f=false p. 23.]</ref> :''In piedi per scommessa.'' ::{{spiegazione|''Stà allerta pe' scummessa''. Stare, reggersi in piedi a stento, a malapena.}} *'''Alliccasapóne.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 56.</ref> :''Leccasapone.'' ::{{spiegazione|Coltello con lama poco tagliente o male affilato che si adoperava per prelevare dal contenitore il "sapone di piazza", sapone per il bucato di colore giallastro e consistenza pastosa. Si chiamava ''alliccasapóne'' anche lo spaccone, lo smargiasso, il fanfarone inconsistente e privo di carattere.}} *'''Allummarse dint'a l'acqua.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 200.</ref> :''Accendersi nell'acqua.'' ::{{spiegazione|Adirarsi molto facilmente.}} *'''Allustrirse 'o curnicione.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 223.</ref> :''Forbirsi, tirarsi a lucido, lustrarsi la fronte. ('o curnicione: la grondaia, il bordo della pizza; in senso lato, la fronte dell'uomo tradito dalla moglie.)'' ::{{spiegazione|Lo si dice dell'uomo – tradito da assai vispa consorte – che fa toeletta, si agghinda.}} *'''Ammacca e ssala, aulive 'e Gaeta.''' :Schiaccia e sala, olive di Gaeta! ::{{spiegazione|Voce del venditore di olive che con queste parole ricorda la tecnica di conservazione delle olive, stipate a bagno in botticelle riempite con acqua salata; ma è anche un modo di esprimere disapprovazione verso chi opera in modo approssimativo, affrettato, arruffato, abborracciato.}} *''''Ammariélle 'e sciummo.'''<ref name=nerò>Citato in ''C'era una volta a Napoli'', p. 51.</ref> :''Gamberetti di fiume.'' ::{{spiegazione|Gamberetti del fiume Sarno, erano pescati in passato, quando le acque non erano inquinate. Mescolati con farina di mais, si dava all'impasto una forma di pizza che veniva fritta. La pizza prendeva un colore giallo-arancione molto intenso. Questo piatto poteva sfamare un'intera famiglia.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta a Napoli'', pp. 51-52.</ref>.}} *'''Ammesùrate 'a palla!'''<ref>Citato in Vittorio Pupillo, ''Proverbi. La bellezza della vita nelle parole della tradizione'', vol IV, Youcanprint, Tricase (LE), 2015, [https://books.google.it/books?id=FJ8zCwAAQBAJ&lpg=PA249&dq=ammesurate%20a%20palla&hl=it&pg=PA249#v=onepage&q=ammesurate%20a%20palla&f=false p. 249.] ISBN 9788893212540</ref> :''Misurati la palla!'' ::{{spiegazione|Non fare niente senza riflettere, valuta prima esattamente la situazione e le tue reali possibilità.}} *'''Ammiscà 'a lana c'a seta.'''<ref>Citato in Alessandro Carvaruso, ''Ero single... ora sono I.C.S., Manuale del "nuovo" single'', prefazione di Angela Galloro, Città del Sole, Reggio Calabria, [https://books.google.it/books?id=3wxXAwAAQBAJ&lpg=PT50&dq=a%20lana%20c'a%20seta&hl=it&pg=PT50#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788873516132</ref> :''Confondere (mischiare) la lana con la seta.'' ::{{spiegazione|Confondere cose o persone di ineguale e opposto valore, svalutando le migliori e sovrastimando le peggiori.}} *'''Ammulà 'e diénte.'''<ref>Citato in Bello ed Erwin, ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', Bello ed Erwin, p. 345.</ref> :''Affilare i denti.''<ref>La traduzione è in Bello ed Erwin, ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', Bello ed Erwin, p. 345.</ref> ::{{spiegazione|Accingersi ad un banchetto sibaritico, ad un lauto pasto.}} *'''Anema 'e Ddio.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', IV, p. 595.</ref> :''Anima di Dio.'' ::{{spiegazione|Il bambino.}} *'''Annuzzà 'ncànna.'''<ref>Citato in ''Modern etymological Neapolitan – English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA20#v=onepage&q&f=false p. 20].</ref> :''Restare bloccato in [[gola]], non poter ingoiare.'' ::{{spiegazione|Sentire una forte frustrazione per non aver potuto ottenere qualcosa.}} *'''Antrasatta.'''<ref>Citato in ''Vocabolario domestico napoletano e toscano compilato nello studio di [[Basilio Puoti]]'', p. 18.</ref> :''All'improvviso.'' *'''Appennere (Pusà) 'e Fierre a Sant'Aloja.'''<ref>Citato in Giacomo Lucchesi, ''Senza Ai ne Bai, (solo www)'', Narcissus, [https://books.google.it/books?id=SU_aCQAAQBAJ&lpg=PA132&dq='e%20fierre%20a%20s.%20Aloja&hl=it&pg=PA133#v=onepage&q&f=false p. 133.]</ref> :''Appendere (posare) i ferri a Sant'Eligio.''<ref>Era consuetudine dei vetturini togliere i ferri ai cavalli anziani non più adatti al traino e collocarli nella Chiesa di S. Eligio come atto di devozione al Santo.</ref>'' '' ::{{spiegazione|Ritirarsi dall'attività lavorativa per raggiunti limiti di età, oppure, aver esaurito il desiderio sessuale per raggiunti limiti di età.}} *'''Appennerse p' 'e felinie.'''<ref name=pekfig/> :''Appendersi alle (per le) ragnatele.'' ::{{spiegazione|Arrampicarsi sugli specchi. Tentare, invano, di giustificarsi con argomenti inconsistenti, insensati, cavillosi, spiegazioni cervellotiche, astrusi sofismi, goffi funambolismi verbali.}} *'''{{NDR|L'}} appesa 'e Pererotta.'''<ref name=nose/> :''La salita di Piedigrotta.'' ::{{spiegazione|L'ernia.}} *'''Appiccià 'na pippa.'''<ref>Citato in Einaudi, Meridiani, 2000, p. 1006.</ref> :''Accendere una pipa.'' ::{{spiegazione|Attaccare, restare invischiati in un discorso interminabile.}} *'''Appila!'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 42.</ref> :''Tura, chiudi!'' ::{{spiegazione|Sta' zitto, non fiatare!}} *'''Appilà' 'a vócca.'''<ref>Citato in Antonio Altamura e Francesco D'Ascoli, ''Lessico italiano-napoletano, {{small|Con elementi di grammatica e metrica}}'', Regina, Napoli, 1970, [https://books.google.it/books?hl=it&id=8nUIAQAAIAAJ&dq=appil%C3%A0+%27a+vocca&focus=searchwithinvolume&q=appil%C3%A0+ p. 52].</ref> :''Tappare, zaffare la bocca.'' ::{{spiegazione|Tappare, turare, zaffare, chiudere − in senso ovviamente figurato − la bocca a qualcuno: eliminare alla radice ogni suo motivo di insoddisfazione, recriminazione, risentimento e lagnanza, dandogli la più ampia soddisfazione. Togliere ogni pretesto per fare critiche o rivolgere accuse.}} *'''Appizzà.'''<ref name=sharp/> :''Conficcare, aguzzare. Ma anche: perdere, rimetterci denaro. '''Nce aggio apizzato denare a zeffunno.'' Ci ho perso, rimesso un sacco di soldi.'' *'''Appizzà le<ref name=epsilon/>recchie.'''<ref name=sharp>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 25.</ref> :'' ''Appizzà 'e recchie.'' Conficcare, aguzzare, appuntare, tendere le orecchie.'' *'''Appizzà ll'uocchie.'''<ref name=sharp/> :''Conficcare, appuntire gli occhi. Aguzzare lo sguardo. '' *'''Appójà la<ref name=alfa>In forma corrente: 'a.</ref>libarda.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 52.</ref> :''Appoggiare l'alabarda.'' ::{{spiegazione|''Appójà 'a libarda'': Mangiare a casa altrui, senza fare le spese.<ref>La spiegazione è in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 52.</ref>Mangiare a scrocco. Mangiare a scrocco in modo esoso.}} *'''Arato chiatto<ref>Grasso.</ref>'''; '''a rrecchie<ref>Orecchie.</ref>'''; '''appezzuto<ref>Appuntito, aguzzato.</ref>'''.<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 100.</ref> :''Aratro a mano a scure; ad orecchioni; a piccone.''<ref>La spiegazione è in ''C'era una volta Napoli'', p. 100.</ref> *'''Arbanno juorno.'''<ref>Citato in Russo, '''O "luciano" d' 'o Rre'', p. 23.</ref> :''Albeggiando giorno'' ::{{spiegazione|All'alba.}} *'''Arcenfanfaro.'''<ref>Citato in Raffaele D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 55.</ref> :''Fanfarone. Chiacchierone. Capintesta. Sopracciò. Caporione.'' *'''Armammece e gghiate!'''<ref name=chiachiello>Citato in ''Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina'', p. 111.</ref> :''Armiamoci e andate!'' *'''Armato a rasulo.'''<ref>Citato in D'Ambra, Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri, p. 307.</ref> :''Armato di [[rasoio]].'' ::{{spiegazione|Armato fino ai denti. Pronto ad agire con la massima determinazione.}} *'''Arrasso sia.'''<ref name=away>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 28.</ref> :''Discosto, lontano sia.'' ::{{spiegazione|Formula deprecatoria: Non sia mai.}} *'''Arravogliacuosemo<ref>Arravoglià:avvolgere; in senso figurato ingannare, infinocchiare. {{cfr}}Vocabolario napolitano-italiano: tascabile, p. 28. </ref>.'''<ref name=away/> :''Truffa, frode, raggiro, furto.'' *'''Arrostere 'o ccaso cu 'o fummo d<nowiki>'</nowiki>'a cannela.'''<ref>Citato in Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Nnapule'', p. 51.</ref> :''Arrostire (affumicare)il formaggio con il fumo della candela.'' ::{{spiegazione|Essere in miseria o: svolgere un'attività, realizzare un'opera con mezzi assolutamente inadeguati.}} *'''Articolo quinto «Chi tène 'mmano ha vinto».'''<ref>Citato in Alberto Di Majo, ''Che fai... li cacci?: I dissidenti e la fine della democrazia'', prefazione di [[Luigi Bisignani]], Imprimatur, Reggio Emilia, 2015, [https://books.google.it/books?id=_tekCgAAQBAJ&lpg=PT54&dq=articolo%20quinto%20chi%20tene%20mmano%20ha%20vinto&hl=it&pg=PT54#v=onepage&q&f=false] ISBN 978 88 6830 322 8 </ref> :''Articolo quinto: chi ha in mano (possiede) ha vinto.'' ::{{spiegazione|Chi possiede, ad esempio denaro, è in notevole vantaggio e detta legge.}} *'''Ascì da<ref name=α/>sotta.'''<ref>Citato in Enrico Petrella, ''Le miniere di Freinbergh'', Napoli, 1843,[https://books.google.it/books?id=zStEAAAAcAAJ&dq=&pg=PA48#v=onepage&q&f=false p. 48.]</ref> :''Uscire da sotto.'' ::{{spiegazione|''Ascì 'a sotto'': trarsi fuori da una situazione di estrema difficoltà, grave, terribile. Essere stati discepoli (aver avuto come maestro).}} *'''Ascì p' 'a campata.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', p. 44.</ref> :''Uscire per (procurarsi) il necessario per vivere.'' ::{{spiegazione|Andare a lavorare.}} *'''Asciacatascia.'''<ref name=patibolo/> ::{{spiegazione|La lucciola. Dalla formula magica ''asciacatascia'', pronunciata anticamente dai bambini napoletani per catturare '''e luceluce'' le lucciole.<ref name=lightlight>Per la spiegazione {{cfr}} ''la Repubblica.it'' Napoli del 5. 12. 2016.</ref>}} *'''{{sic|Assa'<ref>Refuso, in realtà: assa = ((l)assa): lascia.</ref>}} fa' 'a Maronna.'''<ref name=odigitria/> :''Lascia fare alla Madonna.'' ::{{spiegazione|Tutto si è risolto per il meglio; meno male oppure benissimo, è stata la Madonna a disporre tutto per il meglio!}} *'''Asseccà mazzate.'''<ref name=spugna>Citato in Raffaele Viviani, ''Trentaquattro commedie scelte da tutto il teatro'', vol. I, I.L.T.E., 1957, [https://books.google.it/books?id=r6AIAQAAMAAJ&q=Simmo+d%27o+stesso+buttone.&dq=Simmo+d%27o+stesso+buttone.&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwim9OWW8t3fAhXsYt8KHTP9BmQQ6AEIMTAB] p. 819.</ref> :''Letteralmente: seccare, prosciugare percosse.'' ::{{spiegazione|Buscarne di santa ragione.<ref name=heilig>La spiegazione è in ''Trentaquattro commedie scelte da tutto il teatro'', p. 819.</ref>}} *'''Assiccà<ref>Asseccà.</ref> 'o mare cu 'a cucciulella.'''<ref>Citato in ''A Buon 'Ntennitore'', p. 93.</ref> :''Prosciugare il mare con la conchiglietta.'' ::{{spiegazione|Perseguire un obiettivo impiegando mezzi manifestamente inadeguati.}} *'''{{NDR|L'}} Assistito'''<ref name=Pitagora>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 85.</ref> o ''''O cabbalista.'''<ref name=Pitagora/> ::{{spiegazione|Il cabalista, detto anche ''assistito'' perché creduto dal popolo in possesso del dono della divinazione a lui specialmente concesso, il cabalista dava numeri da giocare al lotto in cambio di un modesto compenso.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 85.</ref>}} *'''Astreco e cielo.'''<ref>Citato in Cosimo Aruta, ''Il '68 di un borghese riveduto e corretto'', Pellegrini, Cosenza, stampa 2005, [https://books.google.it/books?id=Y8SPIc7kGpQC&lpg=PA45&dq=&pg=PA45#v=onepage&q&f=false p. 45].</ref> :''Solaio e cielo.'' ::{{spiegazione|''Casa astreco (o asteco) e cielo.'' Abitazione, alloggio all'ultimo piano di un immobile.}} *'''Auciello 'ngaiola.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 238.</ref> :''Uccello in gabbia.'' ::{{spiegazione|Il detenuto, nel gergo della malavita antica.}} *'''Aumm aumm.'''<ref>Citato in Paola Letteria Schettino, ''Weekend a Napoli, {{small|Itinerari turistici a portata di emozioni}}'', Streetlib, [https://books.google.it/books?id=jXgnDwAAQBAJ&lpg=PT108&dq=aumm%20aumm&hl=it&pg=PT108#v=onepage&q&f=false p. 108].</ref> ::{{spiegazione|Di nascosto, senza dare nell'occhio, segretamente, molto segretamente.}} *'''Avanzà 'o pede.'''<ref name="marsh!">Citato in Francesco Silvestri, ''Teatro'', ''Una rosa, due anime, tre angeli, quattro streghe'', Gremese Editore, Roma, 2000, [https://books.google.it/books?id=SATDP9aY2mEC&lpg=PA61&dq=&pg=PA61#v=onepage&q&f=false p. 61]. ISBN 88-7742-450-8 </ref> :''Avanzare il piede'' ::{{spiegazione|Affrettare il passo. Affrettarsi.}} *'''Avanzaie Garibarde, avanze pure tu!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 124.</ref> :''Avanzò [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]], avanza anche tu!'' ::{{spiegazione|Giocando sul doppio significato del verbo ''avanzà'': avanzare, come Garibaldi nel 1860 e "avanzare" nel senso di essere creditore, si dice scherzosamente al commerciante che si intende comprare a credito.}} *'''Avè no lippeco de<ref name=epsilon/>friddo.'''<ref name=shiver>Citato in ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 149.</ref> :''Avere un tremito di freddo.'' ::{{spiegazione|''Avé nu lippeco 'e friddo.'': avere un tremito di freddo. Avere un brivido.}} *'''Avimme cumbinate 'a carrozza, nun cumbinamme u scurriate<ref>'''O scurriato'' è tradotto da Apicella: bacchetta escuriata, che è la ''virga escuriata'', la verga rivestita di cuoio usata dagli antichi romani. {{cfr}} ''Il frasario napoletano'', p. 135., </ref>?'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 135.</ref> :''Abbiamo trovato l'accordo per la carrozza, non ci mettiamo d'accordo per la frusta?'' ::{{spiegazione|Abbiamo raggiunto un accordo su tutti gli aspetti fondamentali, ora vogliamo far fallire tutto per qualche dettaglio di poco importanza?}} *'''Avimmo magnato, avimmo vippeto e c'è trasuto lo<ref name=Ω>In forma corrente:'o.</ref> riesto.'''<ref name=advantage>Citato in Marulli e Livigni, p. 10.</ref> :''Abbiamo mangiato, abbiamo bevuto e c'è entrato (rimasto) in tasca il resto.'' ::{{spiegazione|Il bilancio dell'iniziativa, dell'operazione è stato positivo, vantaggioso.}} *'''Avutà fuoglio.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Il patto con l'aldilà'', [https://books.google.it/books?id=tJzeAwAAQBAJ&lpg=PA39&dq=&pg=PA39#v=onepage&q&f=false p. 39.]</ref> :''Girare foglio.'' ::{{spiegazione|Cambiare argomento.}} *'''Azz!'''<ref>Citato in Chiara Gily e Micol Brusaferro, ''Triestini e Napoletani: istruzioni per l'uso'', [https://books.google.it/books?id=3yEnDwAAQBAJ&lpg=PT61&dq=fa%20o%20zeza&hl=it&pg=PT61#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Caspita! Accidenti!'' *'''Azzeccarse comm'a na sanguetta.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 50.</ref> :''Attaccarsi come una [[sanguisuga]].'' ::{{spiegazione|Seccare, annoiare smisuratamente, inesorabilmente.}} *'''Azzuppàrse 'o ppàne.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary '', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA32#v=onepage&q&f=false p. 32].</ref> :''Inzuppar(ci)si, intinger(ci)si il pane.'' ::{{spiegazione|Spassarsela, godersela un mondo; trovare grande gusto nell'attizzare e rinfocolare liti.}} ==B== *'''Babbasone.'''<ref>Citato in Luigi Manzo, p. 8.</ref> :''Uomo grosso ed idiota, grosso e babbeo.'' *'''{{NDR|'O}} Begriffo.''' :''Il Begriff.<ref>''Der Begriff'': Il concetto (la Ragione, l'Idea) che crea il mondo, nel senso dell'idealismo hegeliano.</ref>'' ::{{spiegazione|''E begriffe'': così erano chiamati i sostenitori napoletani della filosofia di Hegel che nel 1860 dopo il Plebiscito entrarono in grandissimo numero nell'Università di Napoli contrapponendosi aspramente ai giobertiani: "I partigiani del ''Begriff'' essendo più giovani, avevano più spesso il di sopra in questi filosofici tornei. Onde divennero in breve il terrore dei proprietari di caffè delle Puglie e della Calabria, che al vederli avvicinarsi gridavano ai garzoni: ''Chiudite, ca stanno venenno 'e Begriffe!'' Nacque così il termine di Begriffo per indicare i fedeli e i fanatici del dio ''Begriff''" ([[Adriano Tilgher]])}} *'''Bell'e bbuono.'''<ref>Citato in [[Alessandro Siani]], ''Un napoletano come me'', BUR, Milano, 2011, [https://books.google.it/books?id=LhziDiCj9ZMC&lpg=PP1&dq=Un%20napoletano%20come%20me&hl=it&pg=PT107#v=onepage&q&f=false]ISBN 9788858619896</ref> :''All'improvviso.'' *'''Bellu mobile.'''<ref name="furniture">Citato in Amedeo Caramanica, ''Gli angeli guerrieri della terra dei fuochi'', Rogiosi, 2016, [https://books.google.it/books?id=V_nxDAAAQBAJ&lpg=PT114&dq=&pg=PT114#v=onepage&q&f=false p. 114]. ISBN 978-88-6950-175-3</ref> :''Bel mobile.'' ::{{spiegazione|Persona piena, colma di qualità negative. ''È bello 'o mobbile!'': (in senso antifrastisco) È proprio un bel personaggio! Come no, come no, davvero una gran bella persona!}} *'''[[w:Bene mio e core mio|Bene mio e core mio]].''' :''[[Bene]] mio e cuore mio.'' ::{{spiegazione|Fare ''bene mio e core mio'' è il modo di agire dell'ipocrita che simulando un forte e disinteressato affetto per una persona e di averne a cuore gli interessi, mira in realtà unicamente a perseguire i propri egoistici scopi.}} *'''Bona mana a ffà zéppele.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 156.</ref> :''Buona mano a fare zeppole.'' ::{{spiegazione|''Tene 'na bona mana a ffà zeppele'': ha una buona mano a fare zeppole. Si dice con ironia di chi è del tutto incapace di generosità, di un avaro inveterato.}} *'''Bona pezza.'''<ref name=chiffon>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 31.</ref> :''Buona stoffa, buono straccio.'' ::{{spiegazione|Furfante, canaglia, manigoldo.}} *'''Bona notte ai sunature!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 156.</ref> :'''Bonanotte 'e sunature!'''<ref>Citato in Vincenzo Caso, ''Dizionarietto tascabile napolitano-italiano'', Stabilimento Tipografico Lanciano e Pinto, Napoli, 1896, [https://books.google.it/books?id=s7dGAQAAMAAJ&newbks=1&newbks_redir=0&dq=&pg=PA335#v=onepage&q&f=false p. 335].</ref> :''Buonanotte ai suonatori!'' ::{{spiegazione|Tutto è finito, non c'è più niente da fare, non c'è più speranza.}} *'''Bonanotte 'o sicchio!'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Il morto supplente'', [https://books.google.it/books?id=kp3eAwAAQBAJ&lpg=PA68&dq=&pg=PA68#v=onepage&q&f=false p. 68]</ref> :''Buona notte al secchio.'' ::{{spiegazione|Finito per sempre in fondo al pozzo: la cosa è senza rimedio.}} *'''Bona notte ai sunature!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 156.</ref> :''Buonanotte ai suonatori!'' ::{{spiegazione|Tutto è finito, non c'è più niente da fare, non c'è più speranza.}} *'''{{NDR|'E}} Bone 'nzateche.'''<ref>Citato in Giuseppe Taverna, ''Le prime letture de' fanciulli, {{small|Nuova edizione rifatta e illustrata per le cure dell'avv. Elio M. Fanelli}}'', Stamperia amministrata da A. Agrelli, Napoli, 1843, [https://books.google.it/books?id=uGYFmSOspjQC&dq=&pg=RA1-PA107#v=onepage&q&f=false p. 107].</ref> :Letteralmente: ''Le pustole selvatiche.'' ::{{spiegazione|Il vaiolo selvatico o ravaglione. La varicella.}} *'''{{NDR|'O}} Bosco.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 162.</ref> :''Il bosco.'' ::{{spiegazione|Via Toledo, nel gergo della malavita antica.}} *'''{{NDR|'Na}} Bubbazza.'''<ref>In Colomba R. Andolfi, ''Chicchi di grano'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 2005, [https://books.google.it/books?id=8Nkhch3DZxMC&lpg=PP1&dq=Colomba%20R.%20Andolfi&hl=it&pg=PA132#v=onepage&q&f=false p. 132.] ISBN 88-6042-114-4</ref> :Un intruglio. *'''Buone manche pe se fà mpennere.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano, I'', p. 164.</ref> :''Buono neppure per farsi impiccare.'' ::{{spiegazione|Una persona assolutamente insignificante, completamente inutile.}} *'''Buono sì, ma fesso no.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 57.</ref> :''Sono buono, non però sprovveduto.'' ::{{spiegazione|Ho capito chiaramente che mi si vuole imbrogliare.}} *'''Buongiorno Signo’ '''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 57.</ref> :''Buongiorno Signora'' ::{{spiegazione|Il saluto dell’emigrante che al rientro cerca disperatamente l’integrazione.}} ==C== *'''C' 'o chiummo e c' 'o cumpasso.'''<ref>Citato in Salvatore Maturanzo, ''Giovanni Cena e l'espressionismo sociale. {{small|Antologia di poesia italiana d'ispirazione sociale con un saggio sul poeta e il poema intorno alla conquista della luna}}'', La Prora, Milano, 1973, [https://books.google.it/books?hl=it&id=UU2yAAAAIAAJ&dq=cu+%27o+chiummo+e+cu+%27o+cumpasso.&focus=searchwithinvolume&q=chiummo p. 843].</ref> :''Col [[filo a piombo]] e col compasso.'' ::{{spiegazione|Con estrema attenzione e meticolosa precisione. Es.: ''Parlà c' 'o chiummo e c' 'o cumpasso.'' Misurare bene le parole, parlare soppesandole. ''Jì c' 'o chiummo e c' 'o cumpasso.'' Andare (operare) con estrema attenzione, metodica precisione.}} *'''Ca ssotto nun ce chiove, jevano ricenne 'e pisci sott'all'acqua.'''<ref>Citato in ''A Buon 'Ntennitore'', p. 15.</ref>{{NDR|[[wellerismi|wellerismo]]}} :''Qui sotto non ci piove, andavano dicendo i pesci sott'acqua.'' ::{{spiegazione|Non sono disposto a dimenticare ed alla prima occasione mi vendicherò.}} *'''Cacchio cacchio'''.<ref>Alternativa più discreta, più velata per : cazzo.</ref><ref>Citato in Oscar Glioti, ''Fumetti di evasione. {{small|Vita artistica di Andrea Pazienza}}'', Fandango, 2009, [https://books.google.it/books?id=HIxEAQAAIAAJ&q=cacchio+cacchio&dq=cacchio+cacchio&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjN1Jr7oLHtAhWDCewKHfOBAuk4FBDoATAJegQICRAC p. 258]. ISBN 9788860441300</ref> :''Strano strano.'' ::{{spiegazione|Si dice di chi con lentezza ed indifferenza simulate, con un'aria da nulla, si prepara a fare del male, ad arrecare danno.}} *'''Caccia' fuoco pe' l'uocchie.'''<ref name=glue /> :''Gettare (tirare fuori) fuoco dagli (attraverso gli) occhi.'' ::{{spiegazione|Essere adirato. Impiegato anche come [[w:iperbole (figura retorica)|iperbole]].}} *'''Cafè carreco.''' '''Cafè corretto.''' '''Cafè lasco.'''<ref name=Brigida>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 122.</ref> :''Caffè carico (forte), caffè corretto (con qualche goccia di anice) "lento" (lungo, leggero)''. *'''Cafè 'e notte e ghiuorno.'''<ref name=Brigida/> :''Caffè di notte e giorno.'' ::{{spiegazione|Caffè aperti per ventiquattro ore su ventiquattro.<ref>La spiegazione è in ''C'era una volta Napoli'', p. 122. I più famosi erano il ''Nozze d'argento'' a Portacarrese, la ''Croce di Savoia'' e il ''Don Petruccio'' alla [[Pignasecca]] {{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 122.</ref>}} *'''Cafeamus.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano italiano'', p. 63.</ref><ref name=Brigida/> :''[[w:|Gazebo]].''<ref>Dall'inglese ''coffee house'' (caffetteria). {{cfr}} Andreoli, ''Vocabolario napoletano italiano'', p. 63.</ref> *'''Cammina jappica jappica.'''<ref name=japjap>Citato in ''Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina'', p. 105.</ref> :''Cammina piano, passo dopo passo.'' ::{{spiegazione|Non precipitarti.}} *'''Campà annascuso d' 'o Pateterno.'''<ref>Citato in Luca Meldolesi, ''Milano-Napoli: prove di dialogo federalista'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 2010, [https://books.google.it/books?id=klnLs3DJKiIC&lpg=PA136&dq=annascuso%20d'%20'o%20pateterno&hl=it&pg=PA136#v=onepage&q&f=false p. 136]. ISBN 978-88-6042-767-0</ref> :''Vivere di nascosto dal Padreterno.'' ::{{spiegazione|Vivere come riuscendo ad occultarsi agli stessi occhi di Dio: vivere facendo sì che resti un impenetrabile mistero, un enigma insondabile da dove mai, in che modo si traggano mezzi economici tali da sostenere un tenore di vita che oltrepassa ampiamente, visibilmente le proprie possibilità. Si potrebbe − [[w: mutatis mutandis|mutatis mutandis]] − anche dire così: "Si tratta di un indovinello, avvolto in un mistero all'interno di un enigma." ([[Winston Churchill]])}} *'''Campà justo justo.'''<ref>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', p. 63.</ref> :''Vivere giusto giusto ("preciso" "preciso").'' ::{{spiegazione|Avere appena di che vivere, solo quello che è strettamente necessario.}} *'''Cane di Macanza.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 66.</ref> :''[[w:Gano di Maganza|Gano di Maganza]].'' ::{{spiegazione|Ed anche: traditore.}} *'''Cannéla appennetora.'''<ref name=corteo/> :''Candela appiccatoia (toscano). Era tenuta appesa alla parete.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 46.</ref>'' *'''Cantà a figliola.'''<ref>Citato in ''C'era una volta napoli'', p. 67</ref> ::{{spiegazione|Gara di canto a responsorio fra due contendenti che, in occasione delle feste patronali, in piedi su sostegni – sovente botti – davanti al pubblico che decideva con il suo favore il successo, si rivolgevano reciprocamente astrusi quesiti sui particolari più minutamente dettagliati relativi alla vita di San Guglielmo da Vercelli, fondatore del tempio e del convento di Montevergine e del Goleto Presso Sant'Angelo dei Lombardi. Le risposte, come le domande, erano cantate.<ref>{{cfr}} più in dettaglio ''C'era una volta Napoli'', p. 67.</ref>}} *'''Cantà a ffronna 'e limone.'''<ref>Citato in '''E scugnizze'', p. 59.</ref> :''Cantare a fronda di limone.'' ::{{spiegazione|Come il ''cantà a figliola'' è un canto improvvisato connesso alla Festa di Montevergine. Se ne servivano, inoltre, parenti o amici per trasmettere messaggi ai detenuti.}} *'''Capa allerta.'''<ref>Citato in ''No Sansone a posticcio co Pulecenella mbrogliato fra forza e senza forza'', p. 28.</ref> :''"Testa eretta."'' ::{{spiegazione|Testa calda, testa matta, persona capricciosa, focosa.}} *'''Capa 'e zì Vicienzo.'''<ref>Citato in ''Del parlar napoletano'', p. 65.</ref> :''Testa di zio Vincenzo.'' ::{{spiegazione|Corruzione dell'espressione latina: ''caput sine censu'', che designa il nullatenente.<ref>''Del parlar napoletano'', p. 65.</ref>}} *'''Capa sciacqua.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 360 </ref> <ref>Citato in ''No Sansone a posticcio co Pulecenella mbrogliato fra forza e senza forza'', p. 34.</ref> ::{{spiegazione|Testa o zucca vuota, cervello d'oca.<ref>Spiegazione in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 360.</ref>}} *'''Càpe 'e pèzze.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary '', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA45#v=onepage&q&f=false p. 45.]</ref> :''Teste di pezze.'' ::{{spiegazione|Con connotazione spregiativa: le suore.}} *'''{{NDR|'O}} Capitone senza rècchie.'''<ref>Citato in Rotondo, ''Proverbi napoletani'', p. 165.</ref> :''Il capitone senza orecchie.'' ::{{spiegazione|Il pene.}} *'''Capo 'e semmana.'''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 490.</ref> :''Capo di settimana.'' ::{{spiegazione|Lunedì.}} *'''Caporà è muorto l'Alifante.'''<ref>Citato in Pietro Belisario, ''La Botte del Diavolo'', Fratelli Criscuolo, Napoli, 1835, [https://books.google.it/books?id=qHIiTgA6QIAC&dq=capor%C3%A0%20%C3%A8%20muorto%20'alifante&hl=it&pg=PA47#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Caporale, è morto l'elefante.'' ::{{spiegazione|È finita la pacchia.<ref>Si tramanda un aneddoto relativo a un caporale colpito da invalidità che fu incaricato della custodia di un elefante donato dal Sultano a Carlo di Borbone. Il comodo incarico finì con la morte dell'elefante.</ref>}} *'''Carnetta.'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', p. 110. </ref> ::{{spiegazione|Uomo malvagio, duro, spietato, crudele.}} *'''Carrecà lo<ref name=Ω />puorco.'''<ref>Citato in [[Niccoló Capasso]], ''Varie poesie'', [https://books.google.it/books?id=NBw0AQAAMAAJ&pg=PA111&dq=&sa=X&ved=0ahUKEwiDsMiDkvjfAhUP16QKHU8ZATgQ6AEIKTAA#v=onepage&q&f=false p. 111].</ref> :''Caricare il porco.'' ::{{spiegazione|''Carrecà 'o puorco'': Aggiungere insolenze ad insolenze, insulti ad insulti rincarando sempre più la dose.}} *'''[[Carta]] canta ncannuolo.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 98.</ref> :''Carta canta nel cannello.''<ref>La frase vien dall'uso de' giovani provinciali che addottoratisi nell'Università, portano a casa la laurea arrotolata in un cannellone di latta. {{cfr}} ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 98.</ref> ::{{spiegazione|La cosa è certa, le prove sono solide ed inconfutabili.}} *'''Carta janca.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', [https://books.google.it/books?id=HRK5Tw5COm0C&hl=it&pg=RA1-PA153#v=onepage&q&f=false p. 153.]</ref> :''Carta bianca.'' ::{{spiegazione|Innocente, senza malizia.}} *'''{{NDR|'O}} Carucchiaro.'''<ref>Citato in Glejieses, ''I Proverbi di Napoli'', p. 124.</ref> :''L'avaro.'' *'''''Casa a ddoje porte.''''' (da [[Giambattista Basile]], ''Muse napolitane'', IV<ref name=cross/>) :''Casa a due porte.'' ::{{spiegazione|Una casa che non gode di buona reputazione: il doppio ingresso si rivela particolarmente conveniente per il coniuge inquieto, disinvolto, dedito ad attività extraconiugali: entrare discretamente e svignarsela in tutta impunità e sicurezza non è difficile. Facilità d'accesso, vie di fuga agevoli, fluidità di "traffico", flessibilità d'utilizzo, discrezione, innegabili vantaggi di una casa con doppia entrata. A scapitarne, purtroppo, è l'onorabilità della dimora che, dal complesso delle attività che vi fervono, risulta alquanto offuscata, decisamente compromessa.}} *'''{{NDR|'O}} Casale 'e Nola.'''<ref>Citato e spiegato in De Falco, ''Del parlar napoletano'', p. 77.</ref> :''Il Casale di Nola.'' ::{{spiegazione|Il fondo schiena.}} *'''Casale sacchiato.'''<ref>Citato in Mineco Piccinni (Domenico Piccinni) ''Dialochielle, favolelle, e autra mmesca de poetece componemiente'', vol. II, Dalla Stamperia della Società Tipografica, Napoli, 1820, [https://books.google.it/books?id=NwIH3LhQ4iAC&dq=Dialochielle%2C%20favolelle%2C&hl=it&pg=PA68#v=onepage&q&f=false p. 68]</ref> :''Casale saccheggiato.'' ::{{spiegazione|Stanza, ambiente in cui regna incontrastato il totale disordine, l'ingovernabile confusione, il caos.}} *'''Cascetta 'e pulimmo.'''<ref name=shoeshine>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 10.</ref> :''Cassetta, scatola da lustrascarpe.'' ::{{spiegazione|''Cascetta 'e polimmo'' – dalla forma parallelepipeda del busto che lo effigia – è l'ingiuria con cui le "parenti" inveiscono con estrema confidenza contro [[San Gennaro]] per spronarlo a compiere il miracolo della liquefazione del suo sangue se esso tarda a manifestarsi.}} *'''Caso cellese.'''<ref name=pizzica>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 50.</ref> ::{{spiegazione|Antica locuzione riferita forse al formaggio piccante. (''cellecuso''<ref>"Solleticoso" da ''cellecà''' o ''cellechià<nowiki>'</nowiki>'', solleticare.</ref>, secondo Enrico Malato<ref name=sick>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 50.</ref>}}) *'''Caso cuotto cu ll'uoglio.'''<ref>Citato in [[Ferdinando Russo]], ''A paranza scicca'', presentazione di [[Enzo Moscato]], Alfredo Guida Editore, Napoli, 2000, [https://books.google.it/books?id=du_8gwgM4fQC&lpg=PP1&dq=Ferdinando%20Russo&hl=it&pg=PA15#v=onepage&q&f=false p. 15.] ISBN 88-7188-365-9</ref> :''Formaggio cotto con l'olio.'' ::{{spiegazione|Due persone assolutamente estranee sia per parentela che per affinità. "'''''Caso cuotto co' ll'uoglio''''', ''frase vivacissima del nostro dialetto, colla quale s'intendono due che nulla abbiano, o abbiano avuto di comune fra loro, forse perché il formaggio (''caso'') che serve per tante vivande è così eterogeneo all'olio, che ancor<ref>Anche se.</ref> esso è molto adoperato nella cucina, da non poter essere mai cotti insieme.''<ref>Da ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 483.</ref>"}} *'''Castagnelle p'abballà.'''<ref>Citato in Luigi Manzo, ''Dizionario domestico napoletano e toscano'', Tipografia Marchese, Napoli, 1864<sup>2</sup>, [https://books.google.it/books?id=JcQ1tE3POpQC&dq=Luigi%20Manzo%20vocabolario%20domestico&hl=it&pg=PA14#v=onepage&q&f=false p. 14]</ref> :''Castagnette per ballare.'' ::{{spiegazione|Le nacchere.}} *'''Cavaliè, 'a capocchia!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 211.</ref> :''Cavaliere, il glande!'' ::{{spiegazione|Formula di derisorio riguardo impiegata per ridimensionare chi si dà eccessiva importanza o ha un atteggiamento borioso, spocchioso (il glande è qui menzionato come sinonimo di stupidità). Al ''Cavalié'' si può sostituire il nome della persona derisa. Se, come prevedibile, l'interessato non è di animo stoico, è possibile la replica: '''Te va ncule e se scapocchia, e se fa tante na capocchie!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 211.</ref>: ''(Il summenzionato glande, descrivendo un'inusitata traiettoria) ti va "a tergo" e si danneggerà fino al distacco totale dalla sede anatomica di origine; distacco e "residenza" nella nuova sede peraltro pressoché irreversibili, giacché, una volta avvenute, per buona misura, "se fa tante na capocchie!", esso cioè si enfierà, tumefacendosi nella maniera più abnorme.''}} *'''{{NDR|'O}} cazone a zompafuosso.'''<ref>Citato in Massimo Maraviglia, ''Album Napoli'', Flaccovio, Palermo, [https://books.google.it/books?id=MeZOAAAAMAAJ&q=cazone+a+zompafuosso&dq=cazone+a+zompafuosso&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj2ueXK8_3lAhUEPewKHSabCdYQ6AEIMjAB p. 35].</ref> :''I [[pantaloni]] "a saltafosso".'' ::{{small|I pantaloni alti alla caviglia.}} *'''Cazzillo 'e re <ref>O: ''cazzillo'', ''cazzitiello {{sic|di}} re'', ''pinto'', ''pinto 'e re.'' {{cfr}} ''Gli alimenti commestibili dei mari d'Italia'', p. 77.</ref>.'''<ref>Citato in Arturo Palombi e Mario Santarelli, ''Gli alimenti commestibili dei mari d'Italia'', [https://books.google.it/books?id=-r6rEuosIssC&lpg=PP1&dq=Arturo%20Palombi%2C%20Mario%20Santarelli&hl=it&pg=PA77#v=onepage&q&f=false p. 77] </ref> :''Piccolo membro di re.'' ::{{spiegazione|[[w:Coris julis|Donzella]].<ref>La spiegazione è in ''Gli alimenti commestibili dei mari d'Italia'', p. 77.</ref>}} *'''Cca 'e ppezze e cca 'o ssapone.'''<ref>Citato in Glauco M. De Seta, ''La casa del nonno. Ipermetropia della memoria'', Enter Edizioni, Cerignola (FG), 2013, [https://books.google.it/books?id=hrvPBJVbN1gC&lpg=PA39&dq=CCA%20'E%20PPEZZE%20E%20CCA%20'O%20SSAPONE&hl=it&pg=PA39#v=onepage&q&f=false p. 39.] ISBN 978-88-97545-00-2</ref><ref>Citato, con lezione quasi identica: '''Ccà 'e ppezze e ccà 'o ssapone.''' in ''C'era una volta Napoli'', p. 24.</ref> :''Qui gli stracci, gli abiti smessi e qui il sapone.'' ::{{spiegazione|Patti chiari: soldi (o lavoro) contro merce subito. Pagamento immediato, non vendo (o lavoro) a credito.}} *'''Ccà 'nce vò 'o campaniello d' 'a parrocchia.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', Delfini, Milano, 1967, [https://books.google.it/books?id=6rM-AAAAIAAJ&q=ce+vo%E2%80%99+%E2%80%99o+campaniello+d%E2%80%99+%E2%80%99a+parrocchia&dq=ce+vo%E2%80%99+%E2%80%99o+campaniello+d%E2%80%99+%E2%80%99a+parrocchia&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwii9ujy5f_kAhWgxMQBHfdZDw4Q6AEIKDAA p. 33].</ref> :''Qui ci vuole il campanello della parrocchia.'' ::{{spiegazione|Campanello molto sonoro, necessario, figuratamente, per rintracciare, ritrovare persona o cosa introvabile, irreperibile.}} *'''Cca nisciuno è fesso.'''<ref>Citato in L.R. Carrino, ''A Neopoli nisciuno è neo'', Laterza, Roma/Bari,[https://books.google.it/books?id=Or2ODAAAQBAJ&lpg=PT60&dq=cca%20nisciuno%20%C3%A8%20fesso&hl=it&pg=PT60#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788858104125</ref> :''Qui nessuno è ingenuo.'' *'''Cca se ferma u rilorge!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 215.</ref> :''Qui si ferma l'orologio!'' ::{{spiegazione|È il massimo, l'eccellenza assoluta, il non plus ultra.}} *'''Ccà sotto non ce chiove.'''<ref name=brokegg/> :''Qui sotto non ci piove.'' ::{{spiegazione|Lo si dice puntando l'indice teso della mano destra sotto il palmo della sinistra rivolto verso il basso per dire che il torto subito non verrà dimenticato e che ci si vendicherà non appena se ne presenti l'occasione; magari ''int'a scurdata'', a cose oramai dimenticate, quando meno l'avversario se lo aspetta.}} *'''Ccà stanno 'e {{sic|guaghiune}}<ref>Refuso: in realtà guagliune.</ref> vuoste.'''<ref>Citato in ''La sceneggiata. {{small|Rappresentazioni di un genere popolare}}'', a cura di Pasquale Scialò, Alfredo Guida Editore, Napoli, 88-7188-689-5, [https://books.google.it/books?id=nqY9qxaAUh4C&lpg=PA250&dq=ca%20stanno%20%20vuoste&hl=it&pg=PA250#v=onepage&q=ca%20stanno%20%20vuoste&f=false p. 250]</ref> :''Qui ci sono i ragazzi vostri.'' ::{{spiegazione|Io sono a vostra completa disposizione; non dovete far altro che chiedere, ogni vostro desiderio è per me un ordine.}} *'''Cchiú nera d' 'a mezanotte nun po' venì!'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', II, a cura di Guido Davico Bonino, Antonia Lezza, Pasquale Scialò, Guida, Napoli, 1988, [https://books.google.it/books?id=PondV7J2r9UC&lpg=PA155&dq=nun%20p%C3%B2%20ven%C3%AC.&hl=it&pg=PA155#v=onepage&q&f=false p. 155.]</ref> :''Più nera della mezzanotte non può venire!'' ::{{spiegazione|Ormai non può andare peggio di così; superato questo momento può solo andare meglio.}} *'''Ce dice.'''<ref name=matches>Citato in Mondadori, Meridiani, 2000, p. 1011.</ref> ::{{spiegazione|Si abbina bene, in modo armonico.}} *'''Cetrulo nzemmentuto.'''<ref>Citato in Ferdinando Galiani e Francesco Mazzarella Farao, ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano, {{small|Con alcune ricerche etimologiche sulle medesime degli Accademici Filopatridi, opera postuma supplita, ed accresciuta notabilmente}}'', Vol. I, Presso Giuseppe-Maria Porcelli, Napoli, 1789, [https://books.google.it/books?id=NxcJAAAAQAAJ&dq=Vocabulario%20delle%20parole%20del%20dialetto%20Napoletano&hl=it&pg=PA97#v=onepage&q&f=false p.97]</ref>' ::{{spiegazione|Cetrulo nzemmentuto è il cetriuolo andato in semenza, che per esser divenuto insipidissimo, non è più atto a mangiarsi. Perciò in senso traslato dinota ''una persona assolutamente stupida, e senza sale in zucca.''}} *'''Cèuze annevate<ref>Gelse nere, rese gelate dal freddo notturno che le ricopriva di un lievissimo velo bianco ('a neve). {{cfr}} ''C'era una volta a Napoli'', p. 50.</ref>.''' :''Gelse ghiacciate, diacce.'' *'''Che arma de<ref name=epsilon />mammeta.'''<ref>Citato in [[Antonio Petito]], ''So masto Rafaele e non te ne ncarrica''', Tipo-litografia e Libreria di L. Chiurazzi, 1869, [https://books.google.it/books?id=nYOBKiDdgNQC&dq=&pg=PA10#v=onepage&q&f=false p. 10].</ref> :''Che anima di tua madre.'' ::{{spiegazione|''Ch'arm' 'e mammeta'': che diavolo, cosa diavolo. ''Tu che arma de mammeta aie fatto?''<ref>Da ''So masto Rafaele e non te ne ncarrica''', p. 10.</ref>''Tu ch'arm' 'e mammeta hê fatto?'': (ma) che diavolo hai fatto? cosa diavolo hai combinato?}} *'''Che ddiece.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', II, p. 95.</ref> :''Che dieci.'' ::{{spiegazione|Che cosa grande, grave<ref>La spiegazione è in ''Teatro'', II, p. 95</ref>. Che pezzo di, che gran pezzo di.}} *'''Che m'ammacche<ref>Ammacca': schiacciare.</ref>?'''<ref>Citato in Mondadori, Meridiani, p. 1006.</ref> ::{{spiegazione|Che (frottole) mi stai raccontando? ''Ma che me staje ammaccanno?!'' Ma cosa mi stai raccontando, che razza di assurdità, balle, fandonie vorresti farmi credere?!}} *'''Che se díce? 'E ssàrde se màgnano ll'alíce!'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', [ https://books.google.it/books id=kUcIRKwCZF4C&pg=PA202&dq&sa=X&ved=0ahUKEwi39M_i4bjpAhWFyqYKHR0cB7IQ6AEIKTAA#v=onepage&q&f=false p. 202]</ref> :''Che si dice? Le sarde si mangiano le alici!'' ::{{spiegazione|Risposta scherzosa o elusiva alla domanda (fatta per curiosità invadente): Che si dice?}} *'''Chella ca guarda 'nterra.'''<ref>Citato in Franco Pastore, ''Masuccio in Teatro: Ex Novellino Masutii, comoediae quattuor'', A.I.T.W. Edizioni, 2014, [https://books.google.it/books?id=n9yZBQAAQBAJ&lpg=PA113&dq=chella%20ca%20guarda%20'nterra&hl=it&pg=PA113#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Quella che guarda a terra.'' ::{{spiegazione|La vagina.<ref>Corrisponde al numero 6 della smorfia napoletana.</ref>}} *'''Chesta è 'a zita e se chiamma Sabella.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 69.</ref> :''Questa (questa che vedi, e solo questa) è la fanciulla e si chiama Isabella.'' ::{{spiegazione|Eccoti quanto mi avevi richiesto, per te non posso altro, non chiedermi altro.<ref>{{cfr}} ''I Proverbi di Napoli'', p. 69.</ref>Più in generale: questa è la situazione e non ci sono alternative, non resta che prenderne atto ed accettarla così com'è. Ci si deve accontentare di ciò che si ha.}} *'''Chi m'a cecato.'''<ref>Citato in ''Viviani'', III, p. 58.</ref> :''Chi mi ha accecato.'' ::{{spiegazione|Chi me l'ha fatto [[azione|fare]].<ref>Spiegazione in ''Viviani'', III, p.58.</ref>}} *'''Chi vene appriesso.'''<ref>Citato e spiegato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 514.</ref> :''Chi viene dopo.'' ::{{spiegazione|I posteri}} *'''Chi vene appriesso s'u chiagne.'''<ref name=larmes/> :''Chi viene dopo se lo piange.'' ::{{spiegazione|Chi è addietro serri l'uscio, o Chi vien dopo serri la porta. / Saranno altri, quelli che verranno dopo, a sopportarne le conseguenze, a doversela sbrogliare.}} *'''Chiachiello.'''<ref name=littlefish/> ::{{spiegazione|Persona del tutto inconsistente. Eccelle incontrastato nella sua sola autentica dote: le inesauribili, vacue e inconcludenti chiacchiere.}} *'''Chiàgnene pure i pprete r'a via.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 231.</ref> :''Piangono anche le pietre della strada.'' ::{{spiegazione|Al passaggio del corteo funebre piangono non solo le persone, ma anche le pietre della strada. Lo si dice, con enfasi, per dare risalto al dolore che si prova per la morte di una persona stimata e amata.}} *'''Chiappo 'e mpiso.'''<ref>Citato in ''Ncopp' 'o_marciappiede'' p. 35.</ref> :''Cappio da impiccato (appeso).'' ::{{spiegazione|Tipo poco raccomandabile, losco; canaglia, malvivente, avanzo di galera, tipo patibolare, pendaglio da forca.}} *'''{{NDR|'A}} Chiarenza.'''<ref name=codex/> :''Nella parlesia:''<ref name=spikkesia/>'' il vino.'' *'''Chiavarese la<ref>In forma moderna: chiavarse 'a.</ref> lengua nculo.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 441.</ref> :''Chiudersi la lingua nel didietro.'' ::{{spiegazione|Essere costretto a tacere (perché si ha manifestamente torto o si è in una posizione indifendibile, insostenibile).}} *'''Chillo ca cumbine tutte 'e guaie.'''<ref name=K/> :''Quello che combina tutti i guai.'' ::{{spiegazione|Il [[pene]].}} *'''Chillo 'e coppa.'''<ref>Citato in [[Raffaele Viviani]], ''I Dieci Comandamenti'', presentazione di [[Mario Martone]], Alfredo Guida Editore, Napoli, 2000. ISBN 88-7188-453-1, [https://books.google.it/books?id=VTfskxLqACcC&lpg=PA31&dq=&pg=PA31#v=onepage&q&f=false p. 31]</ref> :''Quello di sopra.'' ::{{spiegazione|[[Dio]].}} *'''Chino 'i vacantarìa.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 239.</ref> :''Pieno di vuoto.'' ::{{spiegazione|Si dice ironicamente di qualcosa, come un contenitore, un recipiente, un locale completamente vuoti.}} *'''Chiò chiò parapacchiò, cevezo mio.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli, p. 93.''</ref> ::{{spiegazione|Che gran scioccone sei, amico mio.}} *'''Chiochiaro<ref>Secondo De Ritis da ''Chiochia'', scarpa di fattura grossolana calzata dai pastori abruzzesi. {{Cfr}} De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 329.</ref>.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 329.</ref> :''Persona rozza, goffa, stupida; zotico, tanghero.'' *'''Chisto è nu cataplàsemo 'e semmente 'e lino.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 33.</ref> :''Questo è un [[cataplasma]] di semi di lino.'' ::{{spiegazione|Questo è un uomo noioso e molesto.}} *'''Chiste è u paese 'i Mastu Rafele.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', I, p. 243.</ref> :''Questo è il paese di Mastro Raffaele.'' ::{{spiegazione|Qui ognuno fa i propri comodi, bada esclusivamente al proprio interesse e tutto, di conseguenza, versa nel più completo marasma.}} *'''Chiste so' nummere!'''<ref>Citato in [[Renato De Falco]], ''Per moda di dire, {{small|ovvero Neo-nomenclatura emergente (con qualche riferimento napoletano)}}'', Guida Editori, 2010. ISBN 88-6042-821-1, [https://books.google.it/books?id=_NYrpxDQYUsC&lpg=PP1&dq=Renato%20De%20Falco&hl=it&pg=PA83#v=onepage&q&f=false p. 83].</ref> :''Questi sono [[numero|numeri]]!'' ::{{spiegazione|È successo; sta accadendo qualcosa di così sorprendente, incredibile, inaudito che bisogna (attraverso la [[w:La smorfia napoletana|smorfia]]) tradurlo in numeri e giocarli al lotto! Roba da pazzi, roba da pazzi!}} *'''Ciaccà e medecà.'''<ref>Citato in Bello ed Erwin, ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', p. 57.</ref> :''Ferire (a sangue scagliando una pietra) e medicare.'' ::{{spiegazione|Dire una parola pungente, di critica, di rimprovero ed accompagnarla immediatamente, per attenuarne l'effetto, ad un'altra dolce, carezzevole, amichevole.}} *'''Cicchignacco 'ncopp' â vótta.'''<ref>Citato in ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 138.</ref> :''«Cicchignacco» sulla botte.'' :oppure: :'''Cicchignacco 'int'â buttéglia.'''<ref>Citato in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', Newton Compton editori, Roma, 2016, p. 101. ISBN 978-88-541-8882-2</ref> :''«Cicchignacco» nella bottiglia.'' ::{{spiegazione|Cicchignacco è il nome con cui veniva venduto sulle bancarelle il «diavoletto di [[Cartesio]]». Locuzione riferita a personaggi di statura non alta e dal portamento goffo.}} *'''Ciceremmuolle.'''<ref>Citato in Volpe ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 73 e Francesco Cherubini, ''Vocabolario milanese-italiano'', Dall'Imp. Regia Stamperia, 1843, vol. 4, [https://books.google.it/books?id=3uY3AQAAMAAJ&dq=ciceremmuolle&hl=it&pg=PA548#v=onepage&q&f=false p.548]</ref> :''[[cece|Ceci]] ammollati.'' ::{{spiegazione|Cerimonie eccessive, moine, salamelecchi. ''Nun fà tutte 'sti ciceremmuolle!'' Non fare tutte queste cerimonie eccessive, tanti (finti) salamelecchi!}} *'''{{NDR|Fà}} Ciento mesure e uno taglio.'''<ref>Citato in Citato in ''Archivio per lo studio delle tradizioni popolari'', Rivista trimestrale diretta da G. Pitrè e S. Salomone Marino, vol. II, Luigi Pedone Lauriel, Palermo, 1883, [https://archive.org/stream/archivioperlost00marigoog#page/n604/mode/2up/search/proverbi+napoletani, p. 597.]</ref> :''(Fare) cento misure e un taglio.'' ::{{spiegazione|Come i sarti che lavorano ripetutamente con metro e gesso prima di tagliare la stoffa, prepararsi con grande, eccessiva meticolosità, indugiando in minuziosi calcoli e prove prima di decidersi ad agire.}} *'''Cinco e ccinco a diece e lo<ref name=Ω/>parrocchiano a quinnece.'''<ref>Citato in Pietro Paolo Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 73.</ref> :''Cinque e cinque (sommano) a dieci, e (con) il parroco a quindici.'' ::{{spiegazione|Si dice di chi va a sposarsi in chiesa; il particolare riferimento è al momento del rito in cui gli sposi congiungono le mani davanti al sacerdote che impartisce la benedizione.}} *'''Ciuccio cu 'a varda ncuollo.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 450.</ref> :''Asino con il basto addosso.'' ::{{spiegazione|Asino calzato e vestito, persona di crassa ignoranza.}} *'''Ciuccio 'e carretta.'''<ref name=tripalium>Citato in Armando Cenerazzo, ''Rose rosse e rose gialle, {{small|Nuove poesie napoletane}}'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 1957, [https://books.google.it/books?id=lTF7BwXMuq4C&lpg=PA296&dq=Cenerazzo&hl=it&pg=PA141#v=onepage&q&f=false p. 141]</ref> :''Asino di carretta.'' ::{{spiegazione|Uomo che lavora molto duramente.}} *'''Ciuciulià.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 220.</ref> :''Sussurrare, bisbigliare.'' *'''Ciuotto ciuotto.'''<ref>Citato in Salvatore Cerino, ''{{sic|Immenzità}}'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 1997, [https://books.google.it/books?id=cQHAzKNaaiEC&lpg=PA70&dq=&pg=PA70#v=onepage&q&f=false p. 70] </ref> :''Sazio sazio (sazissimo). Rimpinzato ben bene. "''Farse ciuotto ciuotto''". Satollarsi, rimpinzarsi.'' *'''Co lo siddivò.'''<ref name=bradipo>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1862, anno III, 27 aprile 1862, p. 462.</ref> :''Cu 'o siddivò: Con il se Dio vuole.'' ::{{Spiegazione|''Ghire co lo siddivò''<ref name=bradipo/>, in forma corrente: ''Jì cu 'o siddivò'': andare con il se dio Vuole. Agire, operare molto molto a rilento, molto fiaccamente, svogliatamente, senza iniziativa, senza alcuna efficacia, incisività, affidandosi passivamente alla volontà e all'intervento risolutore di Dio.)}} *'''Cola mena a Ciccio e Ciccio 'a mena a Cola.'''<ref name=franknico>Citato in A.F.Th. van der Heijden ''Doodverf'', [https://books.google.it/books?id=yTd4AAAAQBAJ&lpg=PT261&dq=A.F.Th.%20van%20der%20Heijden&hl=it&pg=PT49#v=onepage&q&f=false p. 49]</ref> :''Cola butta a Ciccio e Ciccio la butta a Cola.'' ::{{spiegazione|Gettarsi reciprocamente la colpa addosso. Fare a scaricabarile.}} *'''Comm'a che!'''<ref>Citato in Christopher Wagstaff, ''Italian Neorealist Cinema. {{small|An Aesthetic Approach }}'', University of Toronto Press, Toronto / Buffalo / London, 2007, [https://books.google.it/books?id=nzgzEwEb_fcC&lpg=PA453&dq=&pg=PA453#v=onepage&q&f=false p. 453].</ref><ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 95.</ref> o: '''Comme a chè'''<ref>Citato in ''Lo lampo'', Volumi 1-2, anno I, n. 95, 29- 11- 1875, [https://books.google.it/books?id=90MiAQAAIAAJ&dq=&pg=PA95-IA6#v=onepage&q&f=false p. 4]</ref> ::{{spiegazione|Eccome! Altro che! Che di più non si può! Es.: '' Fa cavero comm'a cche!'' ''Chiove comm'a che!'' ''È bello comm'a che!'' Altroché se fa caldo! Piove, eccome! È bello, caspita se è bello, come puoi dubitarne!}} *'''Comm'è {{sic|bera}} 'a morte.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 241.</ref> :''Come è vera la morte!'' ::{{spiegazione|''Comm'è vera 'a morte!'' Te / Ve lo giuro, devi / dovete credermi!}} *'''Comme ‘a mettimmo nomme?'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Il commissario'', [https://books.google.it/books?id=_JveAwAAQBAJ&lpg=PA61&dq=guglielmi%20il%20commissario&hl=it&pg=PA20#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Come le mettiamo nome? Come la chiamiamo? Come la battezziamo?'' ::{{spiegazione|Come la mettiamo? Come la risolviamo? E poi che si fa? E adesso che si fa? Come se ne viene, verrà fuori? (col sottinteso che è estremamente difficile se non impossibile trovare una soluzione, venirne fuori ed è quindi mille volte preferibile evitare '''o 'mpiccio'', il guaio.)}} *'''Comme 'avuote e comme 'o ggire, sempe sissantanove è.'''<ref>Citato in Vittorio Pupillo, ''Proverbi, {{small|Riflessioni sulla saggezza del passato, per un corretto comportamento nel presente}}'', vol. I, Youcanprint Self-Publishing, TRICASE (LE), 9788891115768, [https://books.google.it/books?id=KLECAwAAQBAJ&lpg=PA205&dq=&pg=PA205#v=onepage&q&f=false p. 205]</ref> :''Come lo volti e come lo giri, sempre sessantanove è.'' ::{{spiegazione|La cosa è assolutamente evidente, incontrovertibile, immutabile. Questa è la nuda evidenza, questi sono i fatti, non c'è modo di considerarli, interpretarli altrimenti.}} *'''Comme Dio cumanna.'''<ref>Citato in Colomba Rosaria Andolfi, ''Chicchi di grano. {{small|Poesie, macchiette, teatro in versi, testi di canzoni}}'', Guida, Napoli, 2005. ISBN 88-6042-114-4, [https://books.google.it/books?id=8Nkhch3DZxMC&lpg=PA41&dq=pg=PA41#v=onepage&q&f=false p. 41]</ref> :''Come Dio comanda.'' ::{{spiegazione|A regola d'arte.}} *'''Comme mme suone tu, così t'abballo.'''<ref>Citato in ''Le muse napolitane'', Egloga IX, p. 346.</ref> :''A seconda di come suoni, così io ballo.'' ::{{spiegazione|Prestazioni e compenso devono essere commisurati.}} *'''Comme me vide, me scrive.'''<ref>Citato in Apicella, ''I ritte antiche'', p. 258.</ref> :''Come mi vedi, (così) mi scrivi.'' ::{{spiegazione|Sono così come mi vedi, non ho nulla da nascondere.}} *'''Comme te piace 'o vino cu' a neve!'''<ref>Citato in Enzo Moscato, ''L'angelico bestiario'', Ubulibri, Milano, 1991, [https://books.google.it/books?hl=it&id=Q64IAQAAMAAJ&dq=%E2%80%98o+vino+c%E2%80%99%E2%80%98a+neve&focus=searchwithinvolume&q=%E2%80%98o+vino+c%E2%80%99%E2%80%98a+neve p. 111].</ref> :''Come ti piace il vino con la neve (con il ghiacco)!'' ::{{spiegazione|(Di' la verità): questo ti fa tanto divertire, per questo te la stai spassando un mondo! ci stai provando gran gusto!}} *'''Copia cupiella.'''<ref>Citato in Colomba Rosaria Andolfi, ''Chicchi di grano. {{sic|Poesie, macchiette, teatro in versi, testi di canzoni}}'', Alfredo Guida Editore, 2005. ISBN 88-6042-114-4, [https://books.google.it/books?id=8Nkhch3DZxMC&lpg=PA109&dq=&pg=PA109#v=onepage&q&f=false p.109.]</ref> ::{{spiegazione|Scopiazzatura. ''Fà copia cupiella''. Copiare di nascosto. Scopiazzare.}} *'''Coppa coppa.'''<ref>Citato in [[Adam Ledgeway]], ''Grammatica diacronica del napoletano'', Max Niemeyer Verlag, Tubinga, 2009, [https://books.google.it/books?id=jsHJnzvJHxAC&lpg=PA79&dq=coppa%20coppa%20napoletano&hl=it&pg=PA80#v=onepage&q&f=false p. 80.] ISBN 978-3-484-52350-0</ref> :''Proprio sopra.''<ref>La traduzione è in Ledgeway, {{cfr}} ''Grammatica diacronica del napoletano'', p. 80.</ref>. *'''Coppole 'e cazzo.'''<ref>Citato in Bruno Esposito, ''Le avventure di Pāspokaz'', nota introduttiva di [[Roberto Saviano]], NonSoloParole Edizioni, Pollena Trocchia (Na), 2006<sup>1</sup>, [https://books.google.it/books?id=NIBZkE4pkuMC&lpg=PA28&dq=coppole%20'e%20cazzo&hl=it&pg=PA28#v=onepage&q&f=false p. 28]</ref> :"''Berretti di pene.''" ::{{spiegazione|Niente. ''Si nun fatiche te magne coppole 'e cazzo.'' Se non lavori, non mangi un bel niente.}} *'''{{NDR|'A}} cravatta a rabbà.''' :''La cravatta ''à rabat''. Si adoperava non annodata sul tight<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 89.</ref>.'' *'''Cresemisso'''<ref>Dall'inglese ''Christmas'', Natale. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 99.</ref>'''.'''<ref>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 99.</ref> ::{{spiegazione|Regalo natalizio.}} *'''Cricco, Crocco e Manecancino.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore'', 1867, [https://books.google.it/books?id=DVdgeO_gTcUC&dq=cricco%20crocco%20e&hl=it&pg=PA5-IA59#v=onepage&q&f=false]</ref> :''(I Signori) Martinetto, Gancio e Mano con l'uncino.'' ::{{spiegazione|La [[w:Banda Bassotti|Banda Bassotti]] napoletana. Gente, quindi, da cui stare alla larga.}} *'''Crisce santo.'''<ref>Citato in Pietro Paolo Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano'', p. 87.</ref> :''Cresci santo.'' ::{{spiegazione|Equivalente dell'italiano: Salute! Si dice ai bambini, ai ragazzi (e talvolta, scherzosamente, anche agli adulti) che starnutiscono.}} *'''Cu 'e ppacche dint'a ll'acqua.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Una bufera senza fine'', 2012. ISBN 978-1-291-07197-9, [https://books.google.it/books?id=fiDsAwAAQBAJ&lpg=PA75&dq=&pg=PA75#v=onepage&q&f=false p. 75]</ref>' :''Con le natiche nell'acqua.'' ::{{spiegazione|''Sta' cu 'e ppacche dint'a ll'acqua.'' Essere in grande miseria.}} *'''Cu n'appietto 'e core'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 80.</ref> ::{{spiegazione|(''Appietto 'e core'': Asma.) ''Cu n'appietto 'e core'', con una stretta al cuore.}} *'''Cu n'uocchio frjie 'o pesce 'e cu' 'nato guarda a gatta.'''<ref>Citato in ''A Napoli mentre bolle la pentola'', p. 54.</ref> :''Con un occhio frigge il pesce e con un altro guarda la gatta.'' ::{{spiegazione|''Cu n'uocchio friere 'o pesce e cu' n'ato guardà 'a gatta'' (o anche, in modo più sintetico: ''Friere 'o pesce e guardà 'a gatta''): con un occhio friggere il pesce (seguirne la cottura) e con un altro guardare (sorvegliare) il gatto perché non lo mangi. Eseguire un'operazione, svolgere un compito restando estremamente e costantemente vigilanti.}} *'''Cu' na mano nnanze e n'ata areto.'''<ref>Citato in ''Filumena Marturano'', in [[Eduardo De Filippo]] ''Teatro'', CDE, Milano, stampa 1985, p. 157.</ref> :''Con una mano davanti ed un'altra dietro.'' ::{{spiegazione|(Coprendosi natiche e genitali nudi con le mani: in miseria assoluta, in assoluta perdita, rimettendoci tutto, sconfitti e delusi, senza più prospettive, restando con un pugno di mosche in mano. Si veda, più in dettaglio: ''Fa zita bona''.}} *'''Cu nna fúna 'ncànna.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA97#v=onepage&q&f=false p. 97 Anteprima Google]</ref> :''Con un cappio (fune) alla gola.'' ::{{spiegazione|Fare qualcosa cu nna fúna 'ncànna: per costrizione, contro la propria volontà.}} *'''Cu 'o culo 'a fossa.'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', p. 58.</ref> :''Con il sedere nella fossa. Con il piede nella fossa.'' ''Stà cu 'o culo 'a fossa.'' (Essere prossimi alla morte). *'''Cu' 'o ttè' cu' 'o {{sic|nnè}}, cu' 'o piripisso e cu' 'o papariallà!...'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 54.</ref> ::{{spiegazione|Parole puramente onomatopeiche per denotare una persona assai brutta.}}<ref>La spiegazione è in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 54.</ref> *'''Cu u cavalle 'i San Francische.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 275.</ref> :''Con il cavallo di [[Francesco d'Assisi|San Francesco]].'' ::{{spiegazione|San Francesco, com'è ovvio, non possedeva cavalli; i piedi erano il solo mezzo di cui disponeva per viaggiare. Andare col cavallo di San Francesco significa quindi andare a piedi.}} *'''Cucchiere appatrunate.''' e '''Cucchiere d'affitte.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 120.</ref> ::{{spiegazione|''Appatrunate'', cocchieri che lavorano alle dpendenze di un proprietario, ''d'affitte'', cocchieri pubblici.}} *'''{{NDR|'A}} Cuccuvaja de<ref name=epsilon/>puorto.'''<ref>Citato in [[Antonio Petito]], ''Pulcinella creduto D.<sup>a</sup> Dorotea pezza a ll'uocchio'', Stabilimento Tipografico dei Fratelli De Angelis, Napoli, 1868, [https://books.google.it/books?id=cbhd1fbnUxoC&dq=&pg=PA11#v=onepage&q&f=false p. 11]</ref> :''La [[Civetta]] di porto.'' ::{{spiegazione|'''A Cuccuvaia 'e puorto'': una donna brutta, senza grazia, che porta male, paragonata alla scultura dell'aquila (scambiata dal popolo per una civetta) con le armi di Carlo V che sormontava la Fontana degli Incanti detta ''Funtana d' 'a cuccuvaja 'e puorto'', la Fontana della civetta di porto, fatta costruire dal viceré Don Pedro de Toledo e collocata in passato in Piazza del Porto conosciuta anche come Piazza dell'Olmo.<ref>{{cfr}} più estesamente Aurelio De Rose, ''Le Fontane di Napoli'', Newton Compton Editori, Roma, 1994, p. 52. ISBN 88-7983-644-7 </ref>}} *'''Cule mpeciate.'''<ref>Citato e spiegato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco '', p. 517.</ref> :''Sederi impeciati.'' ::{{spiegazione|Antica locuzione per dire: gli Inglesi "''perché sedendo sempre sul bordo delle navi i loro calzoni son macchiati di pece''<ref>In ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco '', p. 517.</ref>."}} *'''Cumeta.'''<ref name=patibolo/> :''Aquilone.'' ::{{spiegazione|Ma anche: [[w:|Lucanus cervus|cervo volante]]<ref name=lightlight/>.}} *'''Cummatrella.'''<ref name=patibolo/> :''Comarella.'' ::{{spiegazione|Ma anche: [[w:Mustela nivalis|donnola]], umanizzata come: "piccola donna"<ref name=lightlight/>.}} *'''Cuncià 'ncordovana.'''<ref name=toscodueseisei/> :''Conciare alla maniera cordovana''. ::{{spiegazione|Maltrattare qualcuno con maleparole o atti fisici. Si riferisce alla cordovana, pelle di capra conciata a Cordova, un tempo molto costosa.}} *'''{{NDR|'A}} Cunzèrva 'e pummaròla.'''<ref name=tomato>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 62.</ref> :''La conserva di pomodoro.'' ::{{spiegazione|Passato di pomodoro che in passato veniva esposto d'estate al sole. La lunga esposizione al sole estivo si protraeva fino a che il passato di pomodoro non si fosse ristretto al massimo e rappreso quanto bastava. Non una qualsiasi conserva di pomodoro, dunque, se: " [...] quando una punta di cucchiaio di quella rossa poltiglia si mescolava alla pasta con fagioli (non escluso un pizzico di pepe) o al ragù (che bisognava far ''pippiare'' per molte ore), allora si creavano i motivi per esaltare la Divina Provvidenza<ref>Da ''C'era una volta Napoli'', p. 62.</ref>."}} *'''Cuoncio cuoncio.'''<ref>Citato in ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 156.</ref> :''Piano piano, cautamente, garbatamente.'' *'''{{NDR|'O }} Cuónzolo''' e a Napoli '''{{NDR|'O }} Cunzuólo.'''<ref name=locagua/> ::{{spiegazione|<nowiki>'</nowiki>''O cuónzolo'': pranzo offerto dai parenti ad una famiglia colpita da un lutto come consolazione per il dolore ed il digiuno sofferti. A Napoli prendeva il nome di <nowiki>'</nowiki>''o cunzuólo'': dono di pesci offerto ai familiari all'uscire del defunto dalla casa.<ref name=cons/>}} *'''Cuopp'allesse.'''<ref>Citato in Giovanni Chianelli, ''{{sic|neapolitan}} express: pizza e cibi di strada'', testo di Giovanni Chianelli, traduzioni di Phil Taddeo, Rogiosi, 2016, [https://books.google.it/books?id=t7XfDQAAQBAJ&lpg=PA83&dq=cuopp'allesse&hl=it&pg=PA83#v=onepage&q&f=false p. 83]. ISBN 978-88-6950-194-4</ref> :''Involto di castagne lesse'' ::{{spiegazione|L'umidità delle castagne deforma e affloscia il cartoccio che in più si tinge di macchie scure: Una donna priva di grazia e di bellezza.}} *'''Curnuto e mazziato.'''<ref>Citato in Raffaele Viviani, ''Teatro IV'', a cura di Guido Davico Bonino, Antonia Lezza e Pasquale Scialò, Guida, Napoli, 1989, [https://books.google.it/books?id=4l3brCK8eskC&lpg=PA581&dq=Curnuto%20e%20mazziato.&hl=it&pg=PA581#v=onepage&q&f=false p. 581.]</ref> :''Cornuto e bastonato'' ::Il danno e, in più, anche le beffe. *'''Curto e male 'ncavato.'''<ref>Citato in [[Antonella Cilento]], ''Bestiario napoletano'', Laterza, Roma-Bari, 2015, [https://books.google.it/books?id=a3eODAAAQBAJ&lpg=PT36&dq=Curto%20e%20male%20'ncavato..&hl=it&pg=PT36#v=onepage&q=Curto%20e%20male%20'ncavato..&f=false] ISBN 9788858120323</ref> :''Basso e cattivo.'' ==D== *'''D. Luigi'''.<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 163.</ref> :''Don Luigi.'' ::{{spiegazione|Il portazecchini, il portamonete, nel gergo della malavita antica.}} *'''Da Vattro a Tile.'''<ref>Citato in ''Collezione di tutti i poemi in lingua Napoletena'', Vol. 23, [https://books.google.it/books?id=LXAtAAAAMAAJ&dq=Napoletena%2C%20Volume%2023&hl=it&pg=PA52#v=onepage&q&f=false p. 52]</ref> :''Da Battro a Tile.'' ::{{spiegazione|Antica espressione impiegata col significato di: distanza grandissima, enorme fra due punti. Nel mondo intero, ovunque nel mondo.}} *'''Dà zizza pe ghionta.'''<ref>Citato in Francesco Cerlone, ''Il barbaro pentito'', Napoli, 1784, [https://books.google.it/books?id=M_mo3BJu0BkC&dq=il%20barbaro%20pentito&hl=it&pg=RA2-PA33#v=onepage&q&f=false p. 33.]</ref> :''Dare mammella (di vacca) in aggiunta.'' ::{{spiegazione|Dare sì in aggiunta, per soprammercato, ma qualcosa di assai scarso valore e quindi, in realtà, causare ulteriore danno.}} *'''Dare<ref name=Δ>In forma corrente: Da'.</ref>u lardo int'a fiura.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 167.</ref> :'' ''Da' o lardo int' 'a fiura.'' Dare il lardo nella figura.'' ::{{spiegazione|Lo si dice di venditori che danno il meno possibile. Usare parsimoniosamente.}} *'''Darse 'e pizzeche ncopp' 'a panza.'''<ref>Citato in ''ANTHROPOS IN THE WORLD'', anno XIV, nn. 9-10, 2018, [https://books.google.it/books?id=nHtyDwAAQBAJ&lpg=PA20&dq=it&pg=PA20#v=onepage&q&f=false p. 20].</ref> :''Darsi i pizzichi sulla pancia.'' ::{{spiegazione|Rassegnarsi. Sopportare con rassegnazione.<ref>La spiegazione è in ''ANTHROPOS IN THE WORLD'', 2018, p. 20.</ref>}} *'''{{NDR|Ha}} Dato 'e rrecchie a 'o conciatiane<ref>'''O tiano'': il tegame.</ref>.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 18.</ref> :''Ha dato le orecchie all'aggiustapentole.'' ::{{spiegazione|Non sente, è sordo. Si pensava forse che quest'artigiano a causa del rumore delle stoviglie o del trapano che le forava per far passare il fil di ferro fra margini da ricongiungere, spalmando poi di mastice le commessure, col tempo subisse danni all'udito.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 18.</ref>}} *'''Diasilla.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 165.</ref> :''[[w: Dies irae|(Dies irae) Dies illa]].'' ::{{spiegazione|Lamentazione lunga e monotona. Discorso noioso, solfa.}} *'''Dicette Pulecenella: pe' mmare nun c'è [[taverna]].'''<ref>Citato in Vezio Melegari, ''Manuale della barzelletta'', Mondadori, Milano, 1976, p. 35. Nel libro: «Dicete Polecenella, pe mmare non c'è taverna».</ref> {{NDR|[[wellerismi|wellerismo]]}} :''Disse Pulcinella: per mare non c'è taverna.'' ::{{spiegazione|Ogni cosa sta nel suo luogo e non puoi aspettarti che sia diversamente. Si usa anche per raccomandare di evitare i viaggi per mare, se non strettamente necessari (ma si usa anche la variante moderna "pe' ccielo e pe' mmare", per includere i viaggi in aereo).}} *'''Dicette 'o pappecio vicino 'a noce: damme 'o tiempo ca te spertoso.'''<ref>Citato in Pasquale Sabbatino, Giuseppina Scognamiglio, ''Peppino De Filippo e la comicità nel Novecento'', Edizioni scientifiche italiane, 2005.</ref> :''Disse il [[verme]] alla [[noce]]: dammi il tempo che ti buco.'' ::{{spiegazione|Con il tempo si riesce a fare qualunque cosa: perfino il ''pappecio'' (un verme) riesce a bucare il guscio della noce.}} *'''Ddie.'''<ref name=ten>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 298.</ref> :''Dio.'' ::{{spiegazione|Di incalcolabile grandezza.}} *'''De gustibus non est sputacchiandum.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 295.</ref> ::{{spiegazione|Resa in chiave parodistica del latino '''''[[w:|De gustibus non est disputandum]]'''''. ([[Proverbi latini]])}}. Lo si dice con molta ironia quando non si può o si è preferibile non consigliare chi si comporta in modo strano, dissennato, oppure si sa in anticipo che il nostro avvertimento non verrebbe tenuto in nessun conto.}} *'''Diece.'''<ref name=ten/> :''Dieci.'' ::{{spiegazione|Estremamente grande, con allusione alla grandezza più assoluta: Dio. Lo si usa anche quando, per riguardo, si vuole evitare di dire ''Ddie'', con uguale significato di incalcolabile grandezza. Es.: '''Tu si' nu diece 'i fetente!'''<ref name=ten/>, anziché '''Tu si' nu Ddie 'i fetente!'''<ref name=ten/> ''Sei un grandissimo mascalzone!''; '''Tu si' nu diece 'i fesse!'''<ref name=ten/>, anziché '''Tu si' nu Ddie 'i fesse!'''<ref name=ten/>, ''Sei un fesso colossale''; '''Agge pigliate na diece 'e paura!'''<ref name=ten/>, ''Ho preso un terribile spavento.''}} *'''Dimane 'o gallo canta matina.'''<ref>Citato in Raffaele Viviani, ''Teatro'', vol. V, Guida, Napoli, 1991, [https://books.google.it/books?hl=it&id=fURdAAAAMAAJ&dq=dimane+canta+matina&focus=searchwithinvolume&q=gallo+canta p. 273]</ref> :''Domani il gallo canta mattina.'' ::{{Spiegazione|Domani la giornata sarà piena d'impegni.}} *'''Dint' 'a na vutata d'uocchie.'''<ref>Citato in [[Annibale Ruccello]], ''Ferdinando'', prefazione di [[Isa Danieli]], Alfredo Guida Editore, Napoli, 1998. ISBN 88-7188-273-3 [https://books.google.it/books?id=rd4jVbdlEvAC&lpg=PA55&dq=&pg=PA55#v=onepage&q&f=false p. 55]</ref> :''In un volgere di sguardo (Dentro una girata di occhi). '' ::{{Spiegazione|In un attimo.}} *'''Dio 'o sape e a Maronna 'o vere.'''<ref>Citato in Annibale Ruccello, ''Scritti inediti, Una commedia e dieci saggi, Con un percorso critico di Rita Picchi, Gremese, Roma, [https://books.google.it/books?id=9ukZxAUHJawC&lpg=PA75&dq=dio%20sape%20e%20a%20maronna%20o%20vere&hl=it&pg=PA55#v=onepage&q&f=false p.55]''</ref> :''Dio lo sa e la Madonna lo vede.'' ::{{spiegazione|Solo Dio e la Madonna possono sapere cosa mi è successo! Si invocano così, nello sconforto, Dio e la Madonna, come ad implorarne l'intervento, quando si attraversa un momento particolarmente difficile.}}'''Don Andrea, 'mmiez'ê 'mbroglie s'arrecréa.'''<ref>Citato in ''[https://dettinapoletani.it/bwl-knowledge-base/don-andrea-mmieze-mbroglie-sarrecrea/ Don Andrea, 'mmiez'ê 'mbroglie s'arrecréa]'', ''dettinapoletani.it''.</ref> :''Don [[Andrea]], in mezzo agli "imbrogli" se la gode un mondo.'' ::{{spiegazione|Al tipo di Don Andrea non corrisponde certo una natura contemplativa, non una natura irenica. Al contrario, più intricate, più complicate – anche al limite della poca limpidezza, anche torbide – sono le situazioni in cui opera, più irto di ostacoli il cammino, più arduo il cimento, più forti gli attriti, più grande l'incatenamento, il trascinamento nella forza di gravità, e tanto più ci dà dentro di gusto, tanto più corruschi rifulgono i suoi specialissimi, duttilissimi, collaudatissimi, consumatissimi, sapientissimi, svariatissimi, versatilissimi talenti, tanto più vertiginoso cresce il godimento che ne ritrae.}} *'''Don Ciccillo Caramella.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 83.</ref> ::{{spiegazione|Persona vestita con dubbia eleganza.}} *'''Don Frichine.'''<ref name=stain/> ::{{spiegazione|L'elegantone, il bellimbusto.}} *'''Don Giuvanne u tène nnanze e u va ascianne arrete.'''<ref>Citato in ''Il Frasario napoletano'', p. 304.</ref> :''Don Giovanni lo tiene davanti e lo cerca dietro.''<ref>Traduzione in ''Il Frasario napoletano'', p. 304.</ref> ::{{spiegazione|Con questa frase, che contiene un'evidente allusione maliziosa, si prende in giro chi cerca qualcosa che sta proprio sotto i sui occhi.}} *'''Don Saciccio.'''<ref>Citato in ''L'amore a dispetto'', Stamperia Flautina, Napoli, 1806, [https://books.google.it/books?id=SpS118AUIooC&dq=don%20Saciccio&hl=it&pg=PA40#v=onepage&q&f=false p. 40.]</ref> :''Don Salsiccia.'' ::{{spiegazione|Uomo che non vale nulla.}} *'''Don Simone, stampa e cumpone.'''<ref>Citato in Angelo Allegri, ''I suoi bigini per i concorsi sbaragliano i best sellers: «Il segreto è parlar chiaro»'', ''Il Giornale'', 12 giugno 2018.</ref> :''Don Simone, stampa e compone.'' ::{{spiegazione|Così viene definito con ironia chi per stupidità, arroganza, per smisurata, illimitata autostima sia convinto di poter fare tutto da solo, di non aver mai bisogno dell'aiuto o del consiglio di nessuno. Lo si può dire anche dei bugiardi, dei ciurmatori, dei faraboloni, dei millantatori.}} *'''Doppo arrubbato Santa Chiara mettette 'e porte 'e fierro.'''<ref>Citato in Mario Guaraldi ''La parlata napolitana'', Fiorentino, Napoli, 1982, [https://books.google.it/books?id=tqYdAQAAIAAJ&q=doppo+arrubbato&dq=doppo+arrubbato&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjVp_Dtg8rfAhVOw1kKHRsNA0gQ6AEINDAC p. 58]</ref> :''Dopo che la Basilica di Santa Chiara fu derubata, vennero messe le porte di ferro. (Dopo rubato Santa Chiara mise le porte di ferro).'' ::{{spiegazione|Locuzione proverbiale: prendere provvedimenti, porre rimedio quando è ormai tardi.}} :::Chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati. ([[modi di dire italiani|modo di dire italiano]]) *'''Doppo 'o lampo vène 'o truono: si' fesso e nun te n'adduóne.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 190.</ref> :''Dopo il lampo viene il tuono: sei fesso e non te ne accorgi.'' ::{{spiegazione|Giro di frasi giocoso per rimproverare, canzonandolo, chi agisce o pensa da sprovveduto: Ma ti vuoi svegliare un po' fessacchiotto che non sei altro?}} *'''Duorme, zetella, ca 'a sciorta veglia.'''<ref name=franknico/> :''Dormi, zitella, che la (sorte, fortuna) è desta.'' ::{{spiegazione|(Detto con ironia) Certo, aspetta pure senza darti pena, quello che speri si avvererà...}} *'''Durmì c' 'a zizza mmócca.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', p. 528.</ref> :''Dormire con la mammella in bocca (poppando beatamente).'' ::Essere molto ingenui, non rendersi conto di nulla. ==E== *'''È a luongo 'o fatto!'''<ref>In Viviani, [[Teatro]], III, p. 60.</ref> :''Il fatto, la faccenda va per le lunghe!''<ref>Traduzione in Viviani, [[Teatro]], III, p. 60. </ref> *'''È asciuto lo<ref name=Ω/>sole a mezanotte.'''<ref>Citato in Marulli e Livigni, p. 13.</ref> :'' ''È asciuto 'o sole a mezanotte'' È sorto (uscito, spuntato) il sole a mezzanotte.'' ::{{spiegazione|In una situazione disperata è capitata un'improvvisa fortuna, si è presentata un'insperata soluzione.}} *'''È asciuto pazzo 'o patrone.'''<ref>Citato in ''Dizionario completo della Canzone Italiana'', a cura di Enrico Deregibus, Giunti, 2010, [https://books.google.it/books?id=QBko1XW9KOUC&lpg=PA75&dq=pazz'%20'o%20patrone.&hl=it&pg=PA75#v=onepage&q&f=false p. 75] ISBN 9788809756250</ref> :''È impazzito il padrone.'' ::{{spiegazione|Si dice di chi, specie se avaro, diventa improvvisamente ed esageratamente generoso con tutti.}} *''''E bane.'''<ref name=codex/> :''Nella parlesia: i soldi.''<ref name=spikkesia /> *'''E bravo 'o fesso!'''<ref>Citato in Salvatore Cinciabella, ''Siamo uomini e caporali. Psicologia della disobbedienza'', prefazione di Philip Zambardo, nota introduttiva di Liliana De Curtis, FrancoAngeli, Milano, [https://books.google.it/books?id=rVZtAwAAQBAJ&lpg=PA144&dq=e%20bravo%20o%20fesso&hl=it&pg=PA144#v=onepage&q&f=false]</ref> ::''E bravo il [[stupidità|fesso]]!'' ::{{spiegazione|Si dice a chi pontifica enunciando le più [[w:verità lapalissiane|lapalissiane]] ovvietà o sfoggia con grande vanto abilità alla portata di tutti.}} *'''E buono.'''<ref name=altarbeiter>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 60.</ref> :''Non ostante. Es: Viecchie e buono fatica ancora comm'a nu ciuccio. Anziano com'è, nonostante sia anziano, lavora ancora duro.'' *''''E cane dicenno.'''<ref>Citato in [[Annibale Ruccello]], ''Ferdinando'', presentazione di [[Isa Danieli]], Alfredo Guida Editore, Napoli, 1998, [https://books.google.it/books?id=rd4jVbdlEvAC&lpg=PP1&dq=Ruccello&hl=it&pg=PA13#v=onepage&q&f=false p. 13]</ref> :''Dicendolo per i cani.'' ::{{spiegazione|(Dicendolo (valga) per i cani, mai per gli uomini.) Formula di scongiuro: Che ciò non accada, non sia mai! Dio ne scampi!}} *''''E ccaramelle 'e vrito.'''<ref name=tomato/> :''Le caramelle di vetro.'' ::{{spiegazione|Caramelle quadrate di colore giallo scuro, traslucide, ricavate dallo zucchero liquefatto. La poltiglia ottenuta era versata liquida su un marmo unto d'olio. Una volta rappresasi era tagliata a piccoli quadrati.}} *''''E cazze ca abballano 'ncapa.'''<ref>Citato in Carlo Giarletta, ''Anime partenopee'', [https://books.google.it/books?id=bIwxDwAAQBAJ&lpg=PA32&dq=&pg=PA32#v=onepage&q&f=false] p. 32.</ref> :''I peni che ballano in testa.'' ::{{spiegazione|Grandissime preoccupazioni. ''Tené 'e cazze ca abballano 'ncapa'': essere assillati da grandissime preoccupazioni; l'opposto speculare di chi ''tene 'a capa fresca''.}} *'''È cchiù 'a spesa ch'a 'mpresa.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 245.</ref> :''È più la spesa che l'impresa.'' ::{{spiegazione|Non ne vale la pena. Il risultato non giustifica i costi e l'impegno.}} *'''‘E ccumparze ‘e ll'Aida.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario Napoletano'', p. 114.</ref> :''Le comparse dell'Aida.'' ::{{spiegazione|Persone esitanti, indecise, titubanti.}} *'''È fernuta a brenna.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 27.</ref> :''È finita a crusca.'' ::{{spiegazione|È un fiasco completo, un totale flop. Lo so dice di progetti intrapresi con grande speranza di successo e di vantaggi che, contro ogni aspettativa, falliscono. L'espressione trae origine dall'uso borbonico di far caricare per le esercitazioni i cannoni a crusca invece che a polvere da sparo.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 27.</ref>}} *'''È fernuta 'a zezzenella.'''<ref>Citato in Ottorino Gurgo, ''Lazzari: una storia napoletana'', Guida, Napoli, 2005, [https://books.google.it/books?id=zH1BRrkAjw0C&lpg=PA172&dq=%C3%A8%20fernuta%20a%20zezzenella&hl=it&pg=PA172#v=onepage&q=%C3%A8%20fernuta%20a%20zezzenella&f=false p. 172] ISBN 88-7188-857-X</ref> :È finita (non ha più latte) la (piccola) [[seno|mammella]]. ::{{spiegazione|È finito il tempo delle vacche grasse. La pacchia è finita.}} *''''E ffodere cumbattono e 'e sciabbule stanno appese.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 143.</ref> :''I foderi combattono e le [[spada|sciabole]] restano appese.'' ::{{spiegazione|Chi dovrebbe eseguire un compito resta inattivo e chi non ha quest'obbligo è costretto a farsene carico.}} *'''È gghiuta 'a cart 'e musica 'mmane 'e barbiere.'''<ref name=barber>Citato in ''L'arte della fuga in ''tempo'' di guerra'', p. 26.</ref> :''È andato a finire lo spartito in mano ai barbieri.'' ::{{spiegazione|Si dice quando accade che qualcosa di importante finisca nelle mani di un incompetente.}} *''''E lente 'e Cavour.'''<ref name=nose/> :''Gli occhiali di [[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]].'' ::{{spiegazione|Le manette nel gergo della malavita.}} *'''È ll'aria c' 'o mena.'''<ref>Citato in [[Salvatore Di Giacomo]], ''Poesie'', a cura di Davide Monda, BUR Rizzoli, Milano, [https://books.google.it/books?id=aYxaAQAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Salvatore%20Di%20Giacomo&hl=it&pg=PT367#v=onepage&q&f=false 367]</ref> :''È l'aria che lo porta.''' ::{{spiegazione|È nell'aria, si sente nell'aria, si avverte.}} *'''È ‘na mola fraceta.'''<ref>Citato in Patrizia Mintz, ''Il custode degli arcani'', PIEMME, Milano, 2011,[https://books.google.it/books?id=atzMIJQDhHMC&lpg=PA286&dq=%C3%88%20'na%20mola%20fraceta.&hl=it&pg=PA286#v=onepage&q&f=false p. 286]</ref> :''È una mola fradicia.'' ::{{spiegazione|È uno scansafatiche.}} *'''È na varca scassata.'''<ref>Citato in ''Lo Trovatore, Giornale del popolo'', 1871, [https://books.google.it/books?id=QhcwAAAAYAAJ&dq=%C3%A8%20na%20varca%20scassata&hl=it&pg=PA102-IA5#v=onepage&q&f=false]</ref> :''È una barca rotta.'' ::{{spiegazione|È un progetto, una realtà disastrosa. Fa acqua da tutte le parti.}} *'''È na zarzuela.'''<ref>Citato in Renato De Falco, ''Alfabeto napoletano'', [https://books.google.it/books?id=FKYdAQAAIAAJ&q=%C3%A8+%27na+zarzuela&dq=%C3%A8+%27na+zarzuela&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwics_SXuN3lAhXRsKQKHVDOB64Q6AEIKDAA p. 516].</ref> :''È una zarzuela.'' ::{{spiegazione|"[...] cosa di poco conto, priva di mordente, piena solo (per dirla con [[William Shakespeare|Shakespeare]]) "di rumore e di vento" e che non significa nulla."<ref>La spiegazione, di Renato De Falco, è in ''Alfabeto napoletano'', p. 516.</ref>}} *'''È notte u fatte.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 334</ref> ::{{spiegazione|("È notte il fatto") È una situazione terribile ed è estremamente difficile venir fuori.}} *'''È nu cacasicco.'''<ref>Citato in Giuseppe Giacco, ''Cultura classica e mondo subalterno nei Peducoli di Gennaro Aspreno Rocco'', testo integrale in latino e traduzione in vernacolo afragolese, Edizione Istituto di Studi Atellani, 1985, [https://books.google.it/books?id=WEBC99ouJRIC&lpg=PT8&dq&pg=PT52#v=onepage&q&f=false p. 52].</ref> :''È un "evacua-scarso".'' ::{{spiegazione|È avaro, spilorcio fino all'inverosimile, così tanto che ha fama di essere tiratissimo fin nel rilascio delle sue stesse deiezioni, pur di non cedere nulla che gli appartenga.}} *''''E piere 'e Pilato.'''<ref>Citato in '''E scugnizze'', p. 21.</ref> :''Ai piedi di [[Ponzio Pilato|Pilato]].'' ::{{spiegazione|''Stà 'e piere 'e Pilato.'' Essere in grande privazione, afflizione, in estrema miseria.}} *'''‘E pizzeche ncopp’’a panza.'''<ref name=fishetiello/> :''I pizzichi sulla pancia.'' ::{{spiegazione|''Darse 'e pizzeche 'ncopp' 'a panza'': Darsi i pizzichi sulla pancia: rassegnarsi, sopportare con rassegnazione. "[...] ''nun ce steva niente 'a mangià e io stevo allerta pe scummessa, e me devo ‘e pizzeche ncopp’’a panza'' [...]<ref>In Guglielmi, ''Ceceniello'', p. 23.</ref>. "[...] non c'era niente da mangiare e a stento mi reggevo in piedi e mi davo i pizzichi sulla pancia (sopportavo rassegnato) [...]"<ref>In Guglielmi, ''Ceceniello'', p. 23.</ref>.}} *'''‘E ppérete ‘nnànt'â bànda.'''<ref>Citato in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 61.</ref> :''I peti innanzi alla banda.'' ::{{spiegazione|I peti del capobanda mentre cammina in testa alla formazione che avanza suonando fragorosamente. Azioni o iniziative inutili, inconsistenti, inconcludenti. ''Fa' 'e pperete 'nnant'â banda'': agire a vuoto, ma anche: darsi grandi arie di sapiente, senza averne i requisiti; comportarsi fastidiosamente da saccente.}} *'''‘E ranavuóttole ‘int’â panza.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 283.</ref> :''I [[rospo|rospi]] nella pancia.'' ::{{spiegazione|''Tené 'e ranavuottole int' â panza'': avere i [[w:borborigmo|borborigmi]].}} *'''È rimasto scupiérto a ramma.'''<ref name=copper>Citato in Altamura e Giuliani, '''Proverbi napoletani'', p. 161.</ref> :''È rimasto scoperto a rame.'' ::{{spiegazione|È stato smascherato, si è scoperto che è un imbroglione. (È venuto allo scoperto il rame che stava sotto la patina che lo dorava per falsificarlo.}} *'''È robba d' 'o zi Peppe!'''<ref>Citato in [[Alberto Consiglio]], ''La camorra a Napoli'', a cura di Luigi Musella, Alfredo Guida Editore, Napoli, 2005, [https://books.google.it/books?id=B1U47jkA8q8C&lpg=it&pg=PA106#v=onepage&q&f=false p. 106]. ISBN 88-7188-917-7</ref> oppure: '''Facite passà, è rrobba 'e don Peppe.'''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 627.</ref> :''È roba dello zio Peppe (Garibaldi)! oppure: Fate passare, è roba di don Peppe (Garibaldi)''. ::{{spiegazione|Sorta di parola d'ordine con cui i camorristi riuscivano a far entrare a Napoli qualsiasi cosa in totale franchigia, eludendo con questa formula ogni controllo. Il riferimento a Garibaldi è connesso alla decisione adottata del ministro dell'interno [[Liborio Romano]] poco prima dell'entrata di Garibaldi a Napoli il 7 settembre 1860, di affidare il mantenimento dell'ordine pubblico al capo della camorra Tore 'e Crescienzo ed ai camorristi suoi affiliati, integrandoli nei ranghi della Guardia cittadina. La già costituita Guardia di Pubblica Sicurezza fu successivamente abolita dal Ministro dell'interno e Prefetto di Polizia del Governo provvisorio [[Silvio Spaventa]] che mise in atto energiche misure repressive nei confronti della camorra.<ref>{{cfr}} ''La camorra a Napoli'', p. 106.</ref>}} *''''E sbreglie p<nowiki>'</nowiki>'o saccone<ref>'''O saccone'': il pagliericcio.</ref>.'''<ref name =mouchoir/> :''Le foglie secche di mais (la pula) per il materasso (il pagliericcio).'' ::{{spiegazione|'''E sbreglie'' (chiamate anche ''sgòglie'') costituivano l'imbottitura dei materassi di chi non poteva permettersi la lana. Chi era tanto povero da non poter acquistare neppure le ''sbreglie'' riempiva i materassi con foglie secche di castagno raccolte in autunno personalmente in montagna<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 55.</ref>}} *''''E sciure 'e fiche.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 131.</ref> :''I fiori di fichi.'' ::{{spiegazione|I fichi primaticci, grossi e carnosi. La loro comparsa coincideva con la festa dei Santi Pietro e Paolo. Sembra che per anticiparne la maturazione si iniettasse nel frutto ancora piccolo e acerbo qualche goccia di olio.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 131.</ref>}} *'''È {{sic|sparate}} u cannone!'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 341.</ref> :''È sparato il cannone!''<ref>Così tradotto in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 341.</ref>''È mezzogiorno.''<ref>In passato si usava dare il segnale di questa ora sparando con un colpo di cannone dall'altura di S. Martino. Apicella racconta un aneddoto riferito a questo modo di dire: Uno [[w:|scugnizzo]] chiese l'ora ad un passante, questi, volendo prenderlo in giro rispose: ''Guagliò, è mieziuorne manche nu cazze!'' Ragazzo, è mezzogiorno meno un c.....avolo!, intendendo dire scherzosamente che mancava un quarto d'ora a mezzogiorno. Quasi immediatamente da S. Martino risuonò il colpo di cannone e lo scugnizzo replicò ancor più maliziosamente: ''Signò, tiene nu cazzo arrete!'' Signore, hai un c.....avolo dietro!, cioè... il tuo orologio va indietro di un quarto d'ora.{{cfr}} Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 341.</ref> *'''È stato pigliato cu 'o llardo ncuollo'''<ref>Citato in Eduardo Estatico e Gerardo Gagliardi, ''La cucina napoletana'', Newton Compton Editori, Roma, 2015. [https://books.google.it/books?id=61KnCgAAQBAJ&lpg=PT124&dq=nun%20c'%C3%A8%20perdenza&hl=it&pg=PT148#v=onepage&q=llardo&f=false]. ISBN 978-88-541-8756-6</ref> :''È stato preso con il lardo addosso.'' ::{{spiegazione|È stato colto in flagrante con la refurtiva.}} *''''E stramacchio.'''<ref>Citato in Massimiliano Canzanella, ''8 Cunte s-pare'', Streetlib, [https://books.google.it/books?id=aAJbDAAAQBAJ&lpg=PP1&dq=massimiliano%20canzanella&hl=it&pg=PT18#v=onepage&q&f=false]</ref> ::{{spiegazione|Di nascosto, in segreto, clandestinamente, occultamente, alla chetichella.}} *''''E tennose.'''<ref name=codex/> :''Nella parlesia''<ref name=spikkesia/>'': il seno.'' *'''E tiritittittì!'''<ref>Citato in ''Mannaggia Bubba'', p. 28.</ref> variante: '''E tiritittittì, tirame 'na vranca 'e pile e ogne diece ne faie 'na nucchetella!'''<ref>Raccolto in area vesuviana dallo studioso Salvatore Argenziano, citato in ''Mannaggia Bubba'', p. 29.</ref> :''E tiritittittì! ''variante'': E tiritittittì, tirami una manciata di peli e di ogni dieci ne fai un fiocchetto!'' ::{{spiegazione|Non me ne importa un fico secco! Me ne infischio perdutamente!}} *''''E toche toche.'''<ref>Citato in Luciano De Crescenzo, ''Tale e quale, {{small|Con un capitolo inedito}}'', Mondadori, [https://books.google.it/books?id=Rtg2CcWsHLkC&lpg=PT4&dq=toche%20toche&hl=it&pg=PT4#v=onepage&q&f=false p. 4]</ref> :''Nella parlesia''<ref name=spikkesia/>'': le prosperose mammelle di un florido seno.'' *'''È trasuto 'e sicco e s'è avutato 'e chiatto.'''<ref name=slimfat>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 155.</ref> :''È entrato "di secco" (umilmente) e si è girato "di grasso." (con superbia)''. ::{{spiegazione|È entrato timidamente ed ora vuole spadroneggiare.}} *'''È venuto 'o Pat'abbate 'e ll'acqua.'''<ref name=slimfat/> :''È venuto (giù) il Padre Abbate dell'[[pioggia|acqua]].'' ::{{spiegazione|Si è rovesciato un terribile acquazzone.}} *'''È zumpata 'a vacca 'ncuollo 'o vuoio<ref>Vojo: bue. {{cfr}} Pietro Paolo Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 384.</ref>.'''<ref>Citato in Patrizia Mintz, ''Veritas'', [https://books.google.it/books?id=mialvSCnCysC&lpg=PA1&dq=Patrizia%20Mintz&hl=it&pg=PT69#v=onepage&q&f=false p. 69].</ref> :''È saltata la vacca addosso al bue'' ::{{spiegazione|Si è capovolto il mondo, va tutto irreparabilmente alla rovescia.}} *'''Ecce<ref>Tradotto da Apicella con l'onomatopeico: Eccì (rumore di uno starnuto).</ref>, stutate sunt lampioncelle!''' <ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 314.</ref> :''Si sono spenti i lampioncini!'' ::{{spiegazione|[[w:|Latino maccheronico]] per dire che un'azione ha avuto termine o che una situazione è irrimediabilmente compromessa.<ref>Per quest'ultima interpretazione {{cfr}} Zazzera, ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 230.</ref>}} *'''Essere a banca d'u turrunaro.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 441.</ref> :''Essere il banco del venditore ambulante di torroni.'' ::{{spiegazione|I venditori di torrone sono i primi ad allestire, in occasione delle feste popolari, i banchi di vendita e gli ultimi ad andar via per esaurire la merce. La locuzione è riferita agli scrocconi che si presentano senza invito tutte le feste in cui si offre l'opportunità di banchettare lautamente. ''Essere 'a banca d' 'o turrunaro'': imbucarsi a tutte le feste e congedarsi per ultimi quando non resta più nulla da scroccare.}} *'''Essere bona 'int'all'arma d'a 'a mamma.'''<ref name=tonnerre>Citato in ''La donna nei detti napoletani'', p. 46.</ref> :''Essere formosa, procace fin dalle viscere (dall'anima) della mamma.'' *'''Essere cchiù luongo d' 'a misericordia 'e Dio.'''<ref name=erbarme>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 152.</ref> :''Essere più lungo (alto) della misericordia di Dio.'' ::{{Spiegazione|Essere di statura altissima.}} *'''Èssere cuòrpo 'e veretàte.'''<ref>Citato in Partenio Tosco, pp. 265-6.</ref> :''Essere corpo di verità''. ::{{spiegazione|Essere bugiardi, quindi esternare bugie e tenere in corpo le verità.}} *'''Essere figlio 'e 'na cooperativa 'e pate.'''<ref name=mèrevolage>Citato in Antonio Altamura, ''Il dialetto napoletano'', Fausto Fiorentino, Napoli, 1961, p. 84, [https://books.google.it/books?hl=it&id=h1cRAQAAIAAJ&dq=mpren%C3%A0%27+%27e+feneste&focus=searchwithinvolume&q=mpren%C3%A0%27+].</ref> :''Essere figlio di una cooperativa di padri.'' *'''Èssere gràsso 'e sùvaro.'''<ref name=toscodueseicinque>Citato in Partenio Tosco, p. 265.</ref> :''Essere grasso di sughero''. ::{{spiegazione|Detto di notizie propagandate come accattivanti e nuove, ma che si rivelano nulla di entusiasmante.}} *'''Essere miedeco 'e carrozza.'''<ref name=Aesculapius>Citato in ''Studi etno-antropologici e sociologici'', vol. XII-XIII, Atena, Napoli, 1984, p. 12, [https://books.google.it/books?id=CYkiAQAAMAAJ&q=miedeco+%27e+carrozza&dq=miedeco+%27e+carrozza&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwia3snP5IfdAhUlMuwKHdYpAm8Q6AEIJzAA]</ref> :''Essere [[medico]] di carrozza.'' ::{{Spiegazione|Essere medico di successo, ricco, ma anche: veniale, privo di scrupoli, esoso, interessato unicamente al guadagno.}} *'''Essere 'na capafemmena'''<ref name=tonnerre/> :''Essere una donna superlativamente bella.'' *'''Essere 'na Die 'e femmena, 'na femmena ' truono, na femmena ca fa fermà 'e rilorge, ecc...'''<ref name=tonnerre /> :''Essere una "Dio di donna" (dalle forme molto vistose), una donna di tuono, una donna che fa fermare gli orologi, ecc...'' *'''Essere 'nu gulìo {{sic|l}}'ommo'''<ref>Refuso: in realtà ''d'ommo'', di uomo.</ref>'''.'''<ref name=erbarme /> :''Essere un desiderio, una "voglia" d'uomo.'' ::{{spiegazione|''Essere nu ''gulìo'' d'ommo.'' Essere un uomo insignificante, velleitario, mancato.}} *'''Èsse nu mmoccafave.'''<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 365.</ref> :''Essere un imboccafave, un mangia-fave.'' ::{{spiegazione|''È nu mmoccafave.'': riferito a chi crede ingenuamente a tutto quel che gli si dice; detto di chi, senza un reale motivo, resta sbalordito di tutto ciò che vede, oppure di chi ha sempre dipinta sul volto un'espressione incantata, assente, come se guardasse nel vuoto.}} *'''Èssere 'o soccùrzo 'e Pisa.'''<ref name=toscodueseisei>Citato in Partenio Tosco, p. 266.</ref> :''Essere il soccorso di Pisa''. ::{{spiegazione|Essere una persona a cui è stato chiesto aiuto, ma che si presenta come disponibile solo dopo molto tempo dal fatto. Riprende un avvenimento della Repubblica di Pisa.}} *'''Èssere tenàglia franzèse.'''<ref name=toscodueseicinque/> :''Essere tenaglia francese''. ::{{spiegazione|Essere molto avari, prendere e non dare.}} *'''Essere vajassa a re de Franza.'''<ref>Citato in Alessia Mignone, ''Francesismi nel dialetto napoletano'', a cura di Marcello Marinucci, Università degli Studi di Trieste, 2005, [https://www.openstarts.units.it/bitstream/10077/5148/1/Francesismi_dialetto_napoletano.pdf p. 28, § 34]. ISBN 978-88-8003-336-0</ref> :''Essere serva del re di Francia.'' ::{{spiegazione|''Sî vajassa a re de Franza'' o ''Sî 'na vajassa d' 'o rre de Franza'': sei serva del re di Francia, o, sei una serva del re di Francia: titolo tutt'altro che onorifico con cui una donna viene offesa in modo grave qualificandola come prostituta e, per di più, colpita dal cosiddetto [[sifilide|mal francese]].}} ==F== *'''Fa a messa pezzuta.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 175.</ref> :''Fare la messa elemosinata.'' ::{{spiegazione|Messa pezzuta era la messa celebrata con la raccolta di elemosine fatta da giovani scalze, per la celebrazione di una messa votiva. ''Fa' 'a messa pezzuta'': affaccendarsi, rivolgendo a destra e a manca richieste insistenti, per ottenere qualcosa.}} *'''{{sic|Fa}} a passa' cu' 'e fucetole.'''<ref name=pekfig>Citato in ''Del parlar napoletano'', p. 33.</ref> :''Letteralmente: fare a passare, "superare" con i beccafichi.'' ::{{spiegazione|Essere magro, magra come un beccafico.}} *'''Fa' 'a passiata d' 'o rraù.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 158.</ref> :''Fare la passeggiata del ragù.'' ::{{spiegazione|Il ragù era un piatto tradizionale dei giorni festivi, fare la passeggiata del ragù significa fare la passeggiata domenicale.}} *'''Fa' 'a seccia.'''<ref>Citato in [[Francesco Silvestri]], ''Teatro. Una rosa, due anime, tre angeli, quattro streghe'', Gremese, Roma, 2000<sup>1</sup>[https://books.google.it/books?id=SATDP9aY2mEC&lpg=PA110&dq=fa'%20%20'a%20seccia&hl=it&pg=PA110#v=onepage&q&f=false p. 110.] ISBN 88-7742-450-8</ref> :''Fare la [[seppia]].'' ::{{spiegazione|Gettare il malocchio.<ref>Anticamente ''Fare lo seccia'' significava: Farla da spavaldo. Su questo ed altri significati {{cfr}} D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 342.</ref>}} *'''{{sic|Fa}} 'a visita d' 'o miedeco.''' <ref name=Aesculapius /> :''Fare la visita del medico.'' ::{{Spiegazione|Fare una visita brevissima.}} *'''Fà 'a vìsita 'e sant'Elisabetta.''' :''Fare la [[visita]] di [[Elisabetta (madre del Battista)|sant'Elisabetta]].'' ::{{spiegazione|Fare una visita interminabile.<ref name=Am79/>}} *'''{{sic|Fa}} acqua {{sic|a'}} pippa.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 157.</ref> :''Fa acqua la [[pipa]] (manca il tabacco).'' ::{{spiegazione|Va male, sono al verde.}} *'''Fa 'aucellone.'''<ref>Citato in Usi e costumi dei camorristi, p. 216.</ref> :''Fare l'uccellone.'' ::{{spiegazione|Persona che fa valere le proprie ragioni sbraitando. Chi, senza discrezione, dice ad alta voce alta cose che sarebbe meglio tenere segrete. Es: ''Statte zitto. Nun fà 'aucellone!''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 216.</ref> Sta' zitto. Non sbraitare, non berciare in questo modo! In Andreoli, col significato di: ''Uomo lungo e melenso.''<ref>Cfr. Andreoli, Vocabolario, p. 47.</ref>}} *'''Fà' cannulicchie.'''<ref>Citato in Antonio Altamura, Francesco D'Ascoli, ''Lessico italiano-napoletano'', [https://books.google.it/books?id=8nUIAQAAIAAJ&q=Fa%27+cannulicchie.&dq=Fa%27+cannulicchie.&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwidxJvbo7XdAhXB2SwKHe0HBdsQ6AEILzAB], Regina, Napoli, 1970, p. 111.</ref> :''Fare [[w:Solen marginatus|cannolicchi]].'' ::{{spiegazione|Fantasticare, costruire castelli in aria.}} *'''Fa' canta' 'e sùrece 'int'ô tiano.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. .53</ref> :''Far cantare i [[Topo|topi]] nella pentola.'' ::{{spiegazione|Avere la straordinaria capacità, l'abilità di ottenere, realizzare quello che si desidera.}} *'''Fa' 'e cose cu {{sic|e}} stentine 'mbraccio.'''<ref name=festina>Citato in Patrizia Rotondo Binacchi, ''A Napoli mentre bolle la pentola.'', [https://books.google.it/books?id=SAMMNZ0rPTEC&lpg=PA109&dq=fa%20'%20cosa%20juorno&hl=it&pg=PA109#v=onepage&q&f=false p. 109]</ref> :''Fare le cose con gli intestini sulle braccia.''<ref>La traduzione è di Patrizia Rotondo Binacchi.</ref> ::{{spiegazione|Far le cose controvoglia.}}<ref>L'interpretazione è di Patrizia Rotondo Binacchi.</ref> *'''Fa' {{sic|e}} 'nu pilo 'na trave.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 162.</ref> :''Fare di un pelo una trave.'' ::{{spiegazione|Fare di un piccolo fastidio una tragedia, ingigantire un'inezia.}} *'''{{sic|Fa}} fesso 'o stommaco.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, '''{{sic|'a}} Cummedia 'e Farfariello'', ''{{small|parodia dell'inferno dantesco in dialetto napoletano}}'', [https://books.google.it/books?id=k7PdAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=antonino%20guglielmi&hl=it&pg=PA181#v=onepage&q&f=false p. 181].</ref> :''Far fesso, ingannare lo stomaco.'' ::{{spiegazione|Mangiare qualcosa giusto per attenuare, placare un po' la fame.}} *'''Fa fetecchia<ref>Domenico Rugerio-Greco, ''Nuovo vocabolario domestico-italiano, {{small|mnemosino o rimemorativo per avere in pronto e ricercare i termini dimenticati o ignorati}}'', [https://books.google.it/books?id=I3-AMIy0dtYC&dq=&pg=PA204#v=onepage&q&f=false p. 204]</ref>.'''<ref>Citato in ''Lo matremmonejo pe' mennetta. {{small|Commeddeja redicola pe museca de Tommaso Mariani}}'', Napoli, [https://books.google.it/books?id=SGwhJwfA-EEC&dq=&pg=PA39#v=onepage&q&f=false p. 39.]</ref> ::{{spiegazione|Fallisce, fa cilecca, manca il suo obiettivo.}} *'''Fa' l'arte d<nowiki>'</nowiki>'o funaro.'''<ref name=Seite>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 36.</ref> oppure '''Fa' comm<nowiki>'</nowiki>'o funaro.'''<ref name=Seite/> :''Fare l'arte del funaio. Fare come il funaio.'' ::{{spiegazione|Il funaio o funaiolo avvolgeva con le mani la canapa indietreggiando man mano che sotto le sue mani la fune prendeva forma. Far l'arte del funaio significa percorrere a ritroso la strada che porta al successo, regredire anziché progredire.}} *'''Fà l'àsteco arreto a 'e rine.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 133.</ref> :''Fare il solaio dietro i reni.'' ::{{spiegazione|Bastonare pesantemente uno sventurato sulla schiena e sulle spalle. Un tempo i solai venivano fabbricati in lapillo bianco: ammassato sul piano superiore delle abitazioni, veniva battuto, con un lavoro che univa forza e pazienza, per giorni interi con la ''mazzola'' (mazzuolo, mazzapicchio) allo scopo amalgamarlo, consolidarlo e renderlo compatto ed impermeabile.<ref>{{cfr}} più estesamente, ''C'era una volta Napoli'', p. 133.</ref>}} *'''Fa le<ref name=epsilon/>cofecchie<ref>Cofecchia: Cosa ed azione non onesta, Leggerezza, Incostanza. La definizione è in D'Ambra,''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 132.</ref>.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 132. </ref>'''Fa cofecchie.'''<ref>[[Torquato Tasso]] e [[Gabriele Fasano]], ''Lo Tasso Napoletano, {{small|zoè, La Gierosalemme libberata de lo Sio Torquato Tasso, votata a llengua nosta da Grabiele Fasano Desta Cetate: e dda lo stisso appresentata a la llostrissema nobelta nnapoletana}}, vol. I'', a la Stamparia de Iacovo Raillardo, Napoli, 1689, [https://books.google.it/books?id=bKJDAAAAcAAJ&lpg=PA21&ots=mZT7sUvwIT&dq=&pg=PA21#v=onepage&q&f=false].</ref> ::{{spiegazione|''Fà 'e cofecchie'': Agire copertamente con intenzioni non limpide, confabulare, raggirare, essere infedeli in amore. / Aggiramenti e girandole di parole con inganno{{sic|.}} far cofecchie, ''cioè'', portarla a lungo con parole e scuse ingannevoli.<ref>Questa definizione è in ''Lo Tasso Napoletano'', nota ''f'', p. 21.</ref>}} *'''Fa' ll'arte d' 'o sole.'''<ref>Citato in Raffaele Cossentino, ''{{sic|la}} Canzone napoletana dalle origini ai nostri giorni, {{small|Storia e protagonisti}}'', prefazione di Marcello D'Orta, Rogiosi Editore, [https://books.google.it/books?id=kcqSCwAAQBAJ&lpg=PT217&dq=&pg=PT217#v=onepage&q&f=false p. 217].</ref> :''Fare l'arte del sole.'' ::{{spiegazione|Il sole, così radiosamente alto nel cielo, così remotamente lontano dalle tribolazioni umane, il cui solo impegno è splendere e contemplare sempre sereno e imperturbato la creazione in tutta la sua bellezza, senza che mai giunga a lui neppure un'eco della fatica, dell'affanno del vivere, senza doversi mai dare pensiero di nulla. Allo stesso modo fare l'arte del sole vuol dire trascorrere l'intera vita in piacevole ozio, mai offuscati, affrancati per sempre dal peso di gravami, intralci, difficoltà; in piena beatitudine, solo dediti al lieto e spensierato godimento dei piaceri.}} *'''Fa ll'arte de Francalasso<ref>Oppure: di Michelasso. Francalasso: epicureo, scioperato, gaudente.</ref>; magna, bbeve, e se sta a spasso.'''<ref>Citato in D'ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 186.</ref> ::''Fa il mestiere di Francalasso: mangia, beve e sta a spasso.'' *'''Fa ll'arte 'e Micalasse.'''<ref>Citato in ''Ncopp' 'o marciappiede'', p. 40.</ref> :''Fa l'arte di Michelaccio.'' ::{{spiegazione|''Ll'arte 'e Micalasse'' o ''Micalasso'': passare il giorno oziando, essere uno scansafatiche.}} *'''Fà magnà 'o limone.'''<ref name=sour>Citato in ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', [https://books.google.it/books?id=KYSUBgAAQBAJ&lpg=PP1&hl=it&pg=PA6#v=onepage&q&f=false p. 6.]</ref> :''Fare mangiare il [[limone]].'' ::{{spiegazione|Far rodere dalla rabbia.}} *'''Fa' na chiàveca.'''<ref>Citato in [[Renato De Falco]], ''Alfabeto napoletano'', vol II, [https://books.google.it/books?id=Uzgct1gWZH0C&q=fa%27+na+chiaveca&dq=fa%27+na+chiaveca&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiqhfuQks7mAhVNqaQKHdydAeQ4ChDoAQgnMAA p. 30].</ref> :''Fare una chiavica, una fogna.'' ::{{spiegazione|''Fa' na chiaveca'': imbruttire, rovinare qualcosa. ''Fa' na chiaveca a uno'': rimproverare qualcuno con energica, estrema asprezza, umiliandolo, intimidendolo al punto di stroncarne qualsiasi volontà e capacità di replica.}} *'''Fa' 'na cosa 'e juorno.'''<ref name=festina/> :''Fai una cosa "di giorno".'' ::{{spiegazione|Fai veloce, senza perdere troppo tempo. Sbrigati.}} *'''{{sic|Fa}} na croce nera.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1861, p. 100.</ref> :''Fare una croce nera.'' ::{{spiegazione|Prendere definitivamente le distanze, cessare, chiudere radicalmente e per sempre ogni rapporto con una persona o una situazione.}} *'''Fà na putecarella<ref>''Putecarella'' da ''pétite querelle'', piccola lite, lite di poco conto. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 47.</ref>.'''<ref>Citato in [[Antonio Petito]], ''No Sansone a posticcio co Pulecenella mbrogliato fra forza e senza forza'', Stabilimento Tipografico dei fratelli De Angelis, Napoli, 1867, [https://books.google.it/books?id=g7KZAHxOSN4C&dq=&pg=PA24#v=onepage&q&f=false p. 24] </ref> ::{{spiegazione|Entrare in lite, polemizzare, battere e ribattere in modo insistente con argomenti futili, speciosi, inconsistenti.}} *'''Fà nu sizia-sizia.'''<ref>Citato in AA. VV. ''Proverbi & modi di dire. Campania'', [https://books.google.it/books?id=1yVgvr16rX0C&lpg=PA79&dq=nu%20sizia%20sizia&hl=it&pg=PA79 p. 218], Simonelli, Milano, 2006. ISBN 8876471030</ref> :''[[lamento|Lagnarsi]], essere petulanti in modo ossessivo.'' *'''Fa’ ‘o cicero ‘ncopp’a ‘o cucchiaro.'''<ref>Citato in Francesco Gangale, ''O Sistema Guagliù'', Youcanprint Self-Publishing, [https://books.google.it/books?id=oH2oCwAAQBAJ&lpg=PA1&dq=Francesco%20Gangale&hl=it&pg=PA103#v=onepage&q&f=false p. 103]</ref> :''Fare il cece sul mestolo.'' ::{{spiegazione|Darsi importanza, ostentare in modo compiaciuto un'aria di superiorità, impancarsi a maestro.}} *'''Fà' 'o cuollo luongo.'''<ref name=mèrevolage/> :''Letteralmente: fare il collo lungo'' ::{{spiegazione|Aspettare, attendere impazientemente.}} *'''Fà 'o pàcco.'''<ref>Citato in ''Modern etymological Neapolitan – English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA159#v=onepage&q&f=false p. 159.]</ref> :''Fare il pacco.''<ref>Sostituire alla consegna il pacco che contiene la merce acquistata con un altro di diverso contenuto privo di valore.</ref>'' '' ::{{spiegazione|Imbrogliare, truffare.}} *'''Fa 'o paro e 'o sparo.'''<ref>Citato in Salvatore Cerino, ''Napoli eterna musa'', Alfredo Guida Editore, 1994, [https://books.google.it/books?id=4tnUCiyN_u8C&lpg=PP1&dq=Salvatore%20Cerino&hl=it&pg=PA41#v=onepage&q&f=false p. 41]. ISBN 78-7188-082-X</ref> :''Fare pari e dispari.'' ::{{spiegazione|Soppesare i pro e i contro. Essere indecisi, esitare nel dubbio.}} *'''Fa' 'o pìreto sanguégno.'''<ref>Citato in Sergio Zazzera,''Dizionario napoletano'', p. 263.</ref> :''Fare il peto sanguigno.'' ::{{spiegazione|Compiere un gesto spagnolesco<ref>La definizione è in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 263.</ref>. Fare un gesto splendido.}} *'''Fa' 'o protanquanquero.'''<ref>Citato in [[Vittorio Gleijeses]], ''I Proverbi di Napoli'', con ventiquattro litografie fuori testo di Gatti e Dura, Edizioni del Giglio, SEN, Napoli, 1978, p. 166.</ref> :''Fare il millantatore.'' *'''Fa' 'o quatto 'e maggio.'''<ref>Citato in Carlo De Frede, ''Il Decumano Maggiore da Castelcapuano a San Pietro a Maiella, {{small|Cronache napoletane dei secoli passati }}'', Liguori editore, Napoli, 2005, [https://books.google.it/books?id=tYOLxlRC05gC&lpg=PP1&dq=Carlo%20De%20Frede&hl=it&pg=PA19#v=onepage&q&f=false p. 19].</ref> :''Fare il quattro di maggio.'' ::{{spiegazione|Traslocare.<ref>Per l'origine dell'espressione si veda più dettagliatamente ''Il Decumano Maggiore da Castelcapuano a San Pietro a Maiella'', nota 8, p. 19.</ref>}} *'''Fà 'o rammaglietto a marzo.'''<ref>''Etnologia, antropologia culturale'', vol. 12, Atena, AR-Company editrice, Napoli, 1984, p. 7, [https://books.google.it/books?hl=it&id=cbHWAAAAMAAJ&dq=ten%C3%A8+a+grazia+d%27o+miedeco&focus=searchwithinvolume&q=rammaglietto]</ref> :''Fare (o purta', portare) il mazzolino di fiori a marzo.'' ::{{Spiegazione|Risentire nel mese di marzo di tutti i malanni sopportati durante la stagione invernale.}} *'''Fa 'o scemo pe' nun ghi' 'a guerra.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', IV, p. 147.</ref> :''Fa lo scemo per non andare alla guerra.'' ::{{spiegazione|Fingersi tonto per eludere un compito difficile, rischioso, per evitare complicazioni.}} *'''Fà 'o scrupolo d'<nowiki>'</nowiki>o ricuttaro'''<ref>Citato in ''Comme se penza a Nnapule'', p. 172.</ref> :''Fare (avere, farsi) lo scrupolo del [[Sfruttamento della prostituzione|lenone]].'' ::{{spiegazione|'''Ha fatto 'o scrupolo d' 'o ricuttaro!'''<ref>Citato in [[Roberto De Simone]], ''La gatta Cenerentola'', Giulio Einaudi Editore, 1977, [https://books.google.it/books?hl=it&id=ZR1RAQAAIAAJ&dq=scrupolo+d%27+%27o++ricuttaro&focus=searchwithinvolume&q=scrupolo, p. 26]</ref>: Si è fatto lo scrupolo del lenone! Così viene bollata l'ipocrisia di chi, benché abituato a commettere crimini gravi, non esita a condannare con la massima asprezza le lievi mancanze altrui.}} *'''Fa' o [[w:zeza|zeza]].<ref>Diminutivo di Lucrezia.</ref>'''<ref>Citato in ''Modern etymological Neapolitan – English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA271#v=onepage&q&f=false p. 271]</ref> :''Fare il "zeza."'' ::{{spiegazione|Fare il cascamorto, lo smanceroso. Comportarsi in modo stucchevole.}} *'''Fa' 'o speziale.'''<ref name=matches/> :''Fare lo speziale.'' ::{{spiegazione|Essere concentrati in un lavoro che necessita di grande attenzione. ''Famme fa' 'o speziale.'' Fammi lavorare, fammi operare, non distrarmi, non crearmi complicazioni.}} *'''Fà' òra prué.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 287.</ref> :''Fare ora pro me.'' ::{{spiegazione|Essere assolutamente egoisti: tutto a me e niente agli altri.}} *'''Fa passà chello d' 'o cane.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', Delfini, 1967, [https://books.google.it/books?id=6rM-AAAAIAAJ&q=fa+pass%C3%A0+chello+d%27+%27o+cane&dq=fa+pass%C3%A0+chello+d%27+%27o+cane&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwib2cnji9DgAhUSUa0KHVmzDosQ6AEIKjAA p. 52].</ref> :''Far passare quello del [[cane]].'' ::{{spiegazione|Costringere a sopportare molte sofferenze, dare infiniti grattacapi (dati ad esempio da un figlio scapestrato).}} *'''Fà' / restà' quacquariéllo.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 71.</ref> ::{{spiegazione|Fà' quacquariéllo: burlare. / Restà' quacquariéllo: essere burlato.}} *'''[[bestemmia|Fa' scennere]] 'o paraviso 'nterra.'''<ref>Citato con spiegazione in [[Eduardo De Filippo]], ''Cantata dei giorni dispari'', vol. I, Einaudi, Torino, 1995, [https://books.google.it/books?hl=it&id=AHQIAQAAMAAJ&dq=scennere+%27o+paraviso+nterra&focus=searchwithinvolume&q=bestemmiare p. 578]. ISBN 880613633X</ref> :''Far scendere il Paradiso in terra.'' ::{{spiegazione|Bestemmiare tutti i santi.}} *'''Fà tanto no core.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto, 1864'', p. 91.</ref> :''Letteralmente: Fare assai grande un cuore.'' ::{{spiegazione|Sentir nascere, rinascere nel proprio cuore la speranza, aprirlo alla speranza.}} *'''Fa tre fiche nove [[w:Antiche unità di misura del circondario di Napoli|rotole]].'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1863, anno IV, 23-06-1863, p. 681.</ref> :''Fare di tre fichi nove rotoli.'' ::{{spiegazione|Fare di soli tre fichi circa otto chili significa esagerare, amplificare, magnificare, propalandoli ostentatamente a suon di pure chiacchiere, meriti che si è ben lungi dal possedere. Più in generale: "Ampliare, esagerare checchessia, Spacciare miracoli<ref>In Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 163.</ref>."}} *'''Fà' trósce e mósce.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 82.</ref> :''Acquistare pagando in contanti.'' *'''Fa vruoccole.'''<ref>Citato in ''La Fuorfece, {{small|o vero l'ommo pratteco co li diece quatre de la gallaria di Apollo, opere di Biasio Valentino}}'', vol I, Presso Giuseppe Maria Porcelli, Napoli, 1783, [https://books.google.it/books?id=JNtJJD77fDYC&dq=&pg=PA119#v=onepage&q&f=false p. 119].</ref> :'' ''Fa' 'e vruoccole.'' Scambiarsi parole, sguardi dolci, tenerezze, effusioni fra innamorati.'' *'''Fa zita bona.'''<ref>Citato in ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano'', [https://books.google.it/books?id=NxcJAAAAQAAJ&hl=it&pg=RA1-PA206#v=onepage&q&f=false p.206]</ref> :''Fare "cedo bonis".'' ::{{spiegazione|Cedere i propri beni ai creditori e, in senso figurato, calare le brache. "Fare zitabona" era, anticamente, l'atto con cui il debitore insolvente manifestava in pubblico la volontà di cedere ai creditori i propri beni. <ref>"La cagione di questo traslato è un'antica, e costante tradizione tra noi, che nella semplicità de' costumi de' nostri maggiori, per darsi un castigo d'ignominia a coloro, che si ammettevano al miserabile beneficio della cessione de' beni, si fosse usato obbligargli a salir su d'una colonnetta in mezzo alla pubblica piazza del Palazzo de' Tribunali, ed ivi calarsi i calzoni, e mostrando il deretano ignudo, dire tre volte: ''Chi ha d'avere, si venga a pagare.'' (In ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano'', p. 207.)</ref>}} *'''Faccia 'e cuorno.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 384.</ref> :''Faccia di corno.'' ::{{spiegazione|Faccia tosta. ''Tené 'na faccia 'e cuorno'', o ('''e pepierno'', di piperno): avere una (bella) faccia tosta.}} *'''''Faccia miccia | e culo 'e nutriccia.'''''<ref>Citato in Giovanni Artieri, ''Napoli, punto e basta?'', p. 653.</ref> :''Volto magro e sedere da nutrice.'' ::{{spiegazione|Volto magro magro, ma fondo schiena generoso, molto ben pronunciato: una falsa magra.}} *'''Faccia 'ngialluta!'''<ref name="yellow">Citato in ''Storia dell'emigrazione italiana'', ''Arrivi'', a cura di Piero Bevilacqua, Andreina De Clementi e Emilio Franzina, Donzelli Editore, Roma, 2002, [https://books.google.it/books?id=cabYkjOC5CsC&lpg=PA303&dq=faccia%20'ngialluta!&hl=it&pg=PA303#v=onepage&q&f=false p. 303.] ISBN 88-7989-719-5</ref> :''Faccia gialla!'' ::{{spiegazione|San Gennaro. Con questo appellativo confidenziale le "parenti"<ref name=relative>Donne anziane devote a San Gennaro che, in occasione della cerimonia che culmina con il miracolo della liquefazione del sangue del Santo, con le loro preghiere e invocazioni intercedono presso di lui.</ref> sollecitano San Gennaro a compiere il miracolo della liquefazione del suo sangue se esso tarda a compiersi.}} *'''Faccio capa e muro.'''<ref>Citato in [[Pino Daniele]], Marcella Russano, ''Nero a metà, {{small|[[Pino Daniele]] Storia di una straordinaria rivoluzione blues}}'', BUR Rizzoli, Milano, 2015. ISBN 978-88-58-67766-7, [https://books.google.it/books?id=dvMxBgAAQBAJ&lpg=PT176&dq=&pg=PT176#v=onepage&q&f=false p. 176.]</ref> :''Faccio testa e muro.'' ::{{spiegazione|''Fa' capa e muro.'' Fare testa e muro: arrovellarsi il cervello senza riuscire trovare una soluzione, senza risultato.}} *'''Facesse 'na culata e ascesse 'o sole!'''<ref>Citato in ''Antropos in the world'', di Franco Pastore, ottobre 2016, [https://books.google.it/books?id=p5RKDQAAQBAJ&lpg=PA29&dq=Facesse%20'na%20culata%20e%20ascesse%20'o%20sole.&hl=it&pg=PA29#v=onepage&q&f=false p. 29.]</ref><ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 22.</ref> :''Stendessi un bucato e uscisse il sole!'' ::{{spiegazione|Non me ne va una giusta!}} *'''Facimm'ammuina<ref>Dallo spagnolo ''mohinar'', molestare, confondere. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 82.</ref>.'''<ref>Citato in Vincenzo A. Pistorio, ''Tre anni in volo sopra lo Stivale'', Yucanprint Self-Publishing, Tricase (LE), 2013, [https://books.google.it/books?id=QJoEAwAAQBAJ&lpg=PT36&dq=facimm'%20ammuina&hl=it&pg=PT36#v=onepage&q&f=false p. 31.] </ref> :''Facciamo confusione.'' ::{{spiegazione|Poiché maggiore è il disordine, la confusione, il caos, più facile è pescare nel torbido.}} *'''Facimmece a croce!'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', vol. VI, p. 281.</ref> :''Facciamoci la croce!'' ::{{spiegazione|Cominciamo bene!<ref>In Viviani, ''Teatro'', vol VI, p. 281 col significato di Pazienza!</ref> '''Facimmece a croce, a primma matina!'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', vol. VI, p. 281.</ref>Detto con ironia, sempre in senso antifrastico: Cominciamo proprio bene di primo mattino! La giornata comincia bene!}} *'''Facimmo muorze gruosse.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1861, p. 482.</ref> :''Facciamo grandi morsi.'' ::{{spiegazione|Sbrighiamo senza perdere tempo la faccenda.<ref name=nimora/>}} *'''Faje 'o sorece d' 'o spezziale, allicche 'a fora à vetrina.'''<ref name=Zwang/> :''Fai il topo del droghiere, lecchi fuori dalla vetrina.'' ::{{spiegazione|Non ci guadagni un bel niente.}} *'''Famme fa 'o speziale!'''<ref>Citato in Pasquale Scialò, ''La sceneggiata. Rappresentazioni di un genere popolare'', Guida, Napoli, [https://books.google.it/books?id=nqY9qxaAUh4C&lpg=PA257&dq=famme%20fa'%20o%20speziale&hl=it&pg=PA257#v=onepage&q&f=false p. 257.] ISBN 88-7188-689-5</ref> :''Fammi fare lo speziale!'' ::{{spiegazione|Lasciami fare in santa pace il mio lavoro!}} *'''Far tubba catubba<ref>La catuba è un'antica danza moresca. {{cfr}} D'ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico'', p. 110, in cui la stessa locuzione è riportata in modo leggermente diverso dal Volpe.</ref>.'''<ref>Antica locuzione. Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile '', p. 370.</ref> ::{{spiegazione|Vacillare, camminare barcollando, come un ubriaco.}} *'''Fare<ref name=Φ/>'a casa spingula spingula.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. </ref> :''Fare la casa spilla spilla.'' ::{{spiegazione|Passare la casa (o qualsiasi altra cosa) al setaccio, cercare, frugare, rovistare con la massima accuratezza.}} *'''Fare<ref name=Φ>In forma corrente: Fà.</ref>chiagnere astreche e lavatore.'''<ref name=larmes>Citato e spiegato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 98.</ref> :''Far piangere solai e lavatoi.'' ::{{spiegazione|''Fà chiagnere astreche e lavatore'': Essere un Dongiovanni, Fare strage di donne.}} *'''Fàre comm'o càne 'e l'uortolàno.'''<ref name=duesettesette>Citato in Tosco, p. 277.</ref> :''Fare come il cane dell'ortolano.'' ::{{spiegazione|Essere invidioso, come il cane di un povero contadino.}} *'''Fare<ref name=Φ/>i permune fracete.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 293.</ref> :''Fare (rendere) fradici i polmoni.'' ::{{spiegazione|Spolmonarsi a furia di ripetere inutilmente le stesse cose.}} *'''Fare<ref name=Φ/>i stentine fracete.'''<ref>Citato ed interpretato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 404.</ref> :'' ''Fà 'e stentine fracete.'' Fare gli intestini fradici.'' ::{{spiegazione|Consumarsi di rabbia, Rodersi le budella, Rodersi dentro. / "''A bott' 'e t' 'o ripetere m' hê fatto fà 'e stentine fracete.''" A furia di ripetertelo mi hai fatto consumare le budella (fatto fare i visceri fradici).}} *'''Fare<ref name=Φ/>l'angarella.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 27.</ref> :''"Fare la deviazione".'' ::{{spiegazione|''Fa' l'angarella''. Muoversi, spostarsi con "moto serpentiforme e sfuggente, qualcosa di simile al «dribbling», nel gioco dei bambini a moscacieca<ref>Questa definizione del termine ''angarella'' è in Artieri, ''Napoli, punto e basta?'', p. 31.</ref>. Cercare di sottrarsi all'esecuzione di un impegno.<ref>La definizione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 27. Alla stessa pagina Andreoli riporta altri significati, come: scantonare o far cilecca. {{cfr}} più estesamente Andreoli, ''Vocabolario napoletano italiano'', p. 27.</ref> Zigzagare, fuggire zigzagando.}} *'''Fare<ref name=Φ/>le ffusa<ref>'''O fuso'': il fuso.</ref>storte.'''<ref name=cross>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 56</ref> ::{{spiegazione|Antica espressione per: fare le corna, essere infedele, tradire.}} *'''Fare<ref name=Φ/>quarajesema primma d'u tiempo.'''<ref>Cirato in Andreoli, ''Dizionario napoletano-italiano'', p. 321.</ref> :''Fare quaresima anzitempo.'' ::{{spiegazione|Avere una moglie tutt'altro che formosa e procace, essere sposati ad una donna magrissima, scarna.}} *'''Fare scennere uno da i coglie d'Abramo.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 108.</ref> :''Far discendere qualcuno dallo scroto di Abramo.'' ::{{spiegazione|Accrescere in modo esagerato il valore, la nobiltà di una persona.}} *'''Farese comme sorece nfuso a ll'uoglio.'''<ref name=opot/> :''Farsi come topo bagnato dall'olio.'' ::{{spiegazione|Essere tutto zuppo d'acqua, di pioggia.}} *'''Farenello''' o '''Farenella.'''<ref name=littlefish/> ::{{spiegazione|Farenello è una persona dai modi fastidiosamente manierati, ricercati, leziosi, stucchevoli; bellimbusto, cascamorto con le donne. Detto in differente contesto può significare omosessuale.}} *'''Farne chiù 'e Catuccio.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 167.</ref> :''Farne più di [[w:Louis-Dominique Bourguignon|Cartouche]].'' ::{{spiegazione|Farne di tutti i colori. Essere dissoluti. Lo si dice anche di bambini, ragazzi che combinano grosse marachelle.}} *'''Farse afferrà pe' pazzo.'''<ref>Citato in Vincenzo Raucci, ''Storia (e filosofia) della salute mentale {{small|attraverso i proverbi e i modi di dire dei dialetti italiani}}'', Youcanprint Self-Publishing, Lecce, 2019. ISBN 9788831604536, [https://books.google.it/books?id=EMKIDwAAQBAJ&lpg=PA60&dq=Farse%20afferr%C3%A0%20pe%20pazzo.&hl=it&pg=PA60#v=onepage&q&f=false p. 60].</ref> :''Farsi immobilizzare come un folle.'' ::{{spiegazione|Dare in escandescenze. Essere in preda a un'ira incontenibile. Montare su tutte le furie.}} *'''Fatt'e buono.'''<ref name=altarbeiter/> :''Bell'e fatto.'' *'''Fell' {{sic|e'}} pastiera.'''<ref name="slice">Citato in [[Riccardo Brun]], ''Genova express'', Manifestolibri, 2002, [https://books.google.it/books?hl=it&id=J3PyAAAAMAAJ&dq=fell%27+%27e+pastiera&focus=searchwithinvolume&q=pastiera p. 41]. ISBN 8872852730</ref> :''Fetta di pastiera.'' ::{{spiegazione|''È 'na fell' 'e pastiera'': è una persona che non ispira simpatia, di carattere chiuso, greve, cupo, malmostoso; una persona insomma pesante, indigesta.}} *'''Fernesce tutto a tarallucce e vino.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 173.</ref> :''Finisce tutto a tarallucci e vino.'' ::{{spiegazione|Tutto finisce a tavola con un pranzo; cioè senza prender veramente le cose sul serio.}} *'''Fessarie 'e cafè.'''<ref>Citato in Ruggero Cappuccio, ''Fuoco su Napoli'', Feltrinelli, Milano, 2014, [https://books.google.it/books?id=moHcAwAAQBAJ&lpg=PT77&dq=fessarie%20'e%20cafe'&hl=it&pg=PT77#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788807883880</ref> :''Sciocchezze, bagattelle da caffè.'' ::{{spiegazione|Chiacchiere futili mentre si sorseggia un caffè al bar. E tuttavia, poiché a volte capita che le futili chiacchiere degenerino in accese polemiche, si usa dire, per stemperare la tensione: ''Fessarie 'e cafè!''}} *'''{{sic|Ffa}}<ref name=Φ/> palicco<ref>Stuzzicadenti.</ref>.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 126.</ref> o '''Restà a {{sic|ppalicco}}.'''<ref name=palillo>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 487.</ref> o '''Spassarse co lo palicco.'''<ref name=palillo/> ::{{spiegazione|''Fa' palicco.'' "Fare stuzzicadenti" o, nelle varianti: restare a stuzzicadenti; divertirsi, spassarsela con lo stuzzicadenti: restare a bocca asciutta, digiunare; digiunare mentre altri mangiano.}} *'''Ffiglia 'e bbona crestiana.'''<ref name=bocri>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 124.</ref> :''Figlia di buona cristiana.'' ::{{spiegazione|(Al maschile: ''Figlio 'e buono crestiano'') Furba, scaltra.}} *'''Figlio 'e bucchino.'''<ref>Citato in Cosimo Aruta, ''{{sic|il}} '68 di un borghese riveduto e corretto'', Pellegrini Editore, Cosenza, stampa 2005, [https://books.google.it/books?id=Y8SPIc7kGpQC&lpg=PA284&dq=&pg=PA284#v=onepage&q&f=false p. 284]. ISBN 88-8101-253-7</ref> :''Figlio di [[fellatio]]. Figlio nato da una fellatio.'' ::{{spiegazione|Scaltrissimo, superscaltrissimo.}} *'''Figlio 'e 'ntrocchia'''<ref>Lo scaltro "te lo fa negli occhi" (latino: ''intra oculos''). Su questo ed altri possibili etimi {{cfr}} più dettagliatamente ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 143.</ref>.<ref>Citato in ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 142.</ref><ref>Citato in '''E scugnizze'', p. 64.</ref> :''Figlio di "'ntrocchia."'' ::{{spiegazione|Sveglio, scaltro.}} *'''Figli'e zoccola.'''<ref name=furniture/> :''Figlio di [[ratto|pantegana]] (in senso lato: donna di assai facili costumi).'' ::{{spiegazione|Persona scaltrissima, scaltrissima e spregiudicata.}} *'''Foss' 'a Madonna!'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', IV, p. 309.</ref> :''Volesse il Cielo!''<ref>Traduzione in ''Teatro'', IV, p. 309.</ref> *'''Fosse angiulo 'a vocca vosta.'''<ref>Citato in Antonino Gglielmi, ''Mariuoki... ma onesti'', [https://books.google.it/books?id=EKPeAwAAQBAJ&lpg=PA38&dq=&pg=PA38#v=onepage&q&f=false p. 38]</ref> :''Fosse angelo (che è veritiero per essenza) la vostra bocca!'' ::{{spiegazione|Che possa avverarsi quello che dici (dite), che mi auguri (augurate)|}} *'''Foss'o Ddio!'''<ref>Citato in ''Rivista italiana di dialettologia'', Cooperativa libraria universitaria editrice, 2000, vol. 23-24, [https://books.google.it/books?hl=it&id=VEkqAQAAIAAJ&dq=%27o+libro+s%27%C3%A8+fernuto&focus=searchwithinvolume&q=foss%27o+ddio p. 135].</ref> :''Letteralmente: "Fosse il Dio!"'' ::{{spiegazione|Lo volesse Dio! Fosse questa la volontà di Dio! Magari, magari!}} *'''Frijenno magnanno.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', p. 830.</ref> :''Friggendo mangiando.'' ::{{spiegazione|Cibo da mangiare appena fritto, immediatamente, dalla padella al palato. Più in generale si dice di cose che vanno fatte con estrema rapidità, senza pause, senza intervalli, con assoluta continuità.}} *'''Frijere 'o pesce cu ll'acqua.'''<ref>Citato in Autori Vari, ''Proverbi & Modi Di Dire - Campania'', Simonelli Editore, Milano, 2006, [https://books.google.it/books?id=1yVgvr16rX0C&lpg=PA43&dq=frijere%20%20'o%20pesce%20cu%20ll'%20acqua&hl=it&pg=PA43#v=onepage&q&f=false p. 43.] ISBN 88-7647-103-0</ref> :''Friggere il pesce con l'acqua.'' ::{{spiegazione|Fare qualcosa senza disporre dei necessari mezzi, ingegnarsi a farla nel modo più economico, essere in estrema povertà.}} *'''Frisco 'e rezza.'''<ref>Citato in ''A Neopoli nisciuno è neo'', [https://books.google.it/books?id=Or2ODAAAQBAJ&lpg=PT9&dq=frisco%20'e%20rezza&hl=it&pg=PT9#v=onepage&q&f=false.]</ref> :''Fresco di rete. (Pesce freschissimo, appena pescato.)'' *'''Frisco frisco.'''<ref>Citato in ''Lo Spassatiempo, {{small|Vierze e prose nove e becchie de Luigi Chiurazzi, e d'autre}}''', anno III, 1877-1878; n. 6, 7 aprile 1877, [https://books.google.it/books?id=0T4_AQAAMAAJ&dq=&pg=PP31#v=onepage&q&f=false p. 3]</ref> :''Fresco fresco.'' ::{{spiegazione|All'improvviso.}} *'''Frusta llà.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', p. 196.</ref> ::{{spiegazione|Verso con cui si scaccia un gatto.}} *'''Fruttecielle''' o '''Fruttille 'e ll'uocchie.'''<ref>Citato in ''Cucozze e caracazze'', p. 185.</ref> :''Piccoli frutti degli occhi'' ::{{spiegazione|Le Pupille e, più precisamente, le iridi.}} *'''Funa fraceta.'''<ref>Vitato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 192 ; p. 541.</ref> :''Fune fradicia.'' ::{{spiegazione|Scansafatiche, accidioso.}} ==G== *'''{{NDR|'E}} Gallenelle<ref>'A gallenella: diminutivo di gallina. Nome dato al [[w:|rallus acquaticus]]. {{cfr}} D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 194.</ref>.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 194.</ref> :''Le gallinelle.'' ::{{spiegazione|Le [[Pleiadi]].}} *'''Gattefelippe.'''<ref>Citato in ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano.'', vol I, [https://books.google.it/books?id=hgpEAAAAcAAJ&dq=gattefelippe&hl=it&pg=PA163#v=onepage&q=gattefelippe&f=false p. 163].</ref> :''Complimenti, tenerezze, espressioni amorose, per lo più fatte di nascosto, segni fatti mimicamente indicanti amorosi rapporti. ''<ref>Definizione in ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano.'', vol I, p. 163. </ref> '' Effusioni fra innamorati.'' *'''Gattimma.'''<ref name=chauchat/> :''L'ardore libidinoso de' gatti, Caldo, Fregola.''<ref>La definizione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 181.</ref> *'''Gente 'e<ref>Nella fonte:'è, refuso.</ref>miez' 'a via.'''<ref>Citato in Marcello Ravveduto, ''Napoli-- serenata calibro 9, {{small|storia e immagini della camorra tra cinema, sceneggiata e neomelodici}}'', Liguori, Napoli, 2007, [https://books.google.it/books?id=vAXwAAAAIAAJ&q=gente+e+miez%27+%27a+via&dq=gente+e+miez%27+%27a+via&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwitv6SVq-vkAhWiw4sKHdjYB3AQ6AEINzAC p. 168].</ref> :''Gente di (in) mezzo (al)la strada. Gente della strada.'' ::{{spiegazione|Persone che si procurano di che vivere al di fuori della sicurezza e dell'ordine legali. La spietata durezza, l'alea e il pericolo della vita in strada (''miez' 'a via'') rappresentano la dimensione abituale in cui operano, diventano lo spazio cui appartengono, finiscono per foggiare uno "stile" di vita: (in modo definito) delinquenti, (in modo più sfumato) persone che vivono ai margini della legalità − su una linea di confine molto incerta, fluida − di espedienti per lo più illeciti.}} *'''Gesù, Gesù, Giuseppe Sant'Anna e Maria!'''<ref>Pronuncia: Gəsù, Gəsù, Giuseppə, sant'Annə e Mariə!</ref><ref>Citato in [[Luciano De Crescenzo]], ''Fosse 'a Madonna!'', Mondadori, [https://books.google.it/books?id=FGMBX0bVgaQC&lpg=PT78&dq=ges%C3%B9%20gesu%20giuseppe%20sant'anna%20e%20maria&hl=it&pg=PT78#v=onepage&q&f=false]</ref> ::{{spiegazione|Espressione di grande meraviglia, sorpresa, sconcerto.}} *'''Ggesù chìste só nnùmmere!''' :''Gesù questi sono [[numero|numeri]]!'' ::{{spiegazione|Queste sono cose da pazzi (talmente fuori dalla norma che sarebbe il caso di giocare al [[lotto]])!<ref>Citato in Amato, p. 163.</ref>}} *'''Ghi' 'e pressa.'''<ref name=marsh! /> :''Andare di fretta.'' ::{{spiegazione|Avere fretta.}} *'''Giosuè Carducce accattava 'e cavalle e 'e vvenneva pe ciucce.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, 2012. ISBN 978-1-291-01117-3, ''Il morto supplente'', [https://books.google.it/books?id=kp3eAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=antonino%20guglielmi&hl=it&pg=PA44#v=onepage&q&f=false p. 44]</ref> :''Giosuè Carducci comprava i cavalli e li vendeva come asini.'' ::{{spiegazione|Si dice di chi ha uno straordinario talento per gli affari in perdita.}} *'''Giovedì murzillo.'''<ref>''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', anno IV, parlata 25, 24 gennaio 1863, p. 92.</ref> :''"Giovedì bocconcino".'' ::{{spiegazione|Giovedì grasso, giorno in cui ci si mangiano molti ''murzille sapurite'', ghiottonerie, leccornie, manicaretti.}} *'''Giorgio se ne vò ì e 'o vescovo 'o vò mannà!'''<ref>Citato in ''Lares'', bollettino della Società di etnografia italiana, 1934, p. 110, nota 11. {{Cfr}} ''Rassegna storica del Risorgimento'', 1938, Volume 25, Parte 3, p. 950.</ref> :''Giorgio vuole andarsene e il vescovo vuole licenziarlo.'' ::{{spiegazione|Due persone che si trovano d'accordo sul proprio disaccordo, entrambe restano catturate in un circolo vizioso perché fanno qualcosa di propria iniziativa senza però farla di buon grado: Giorgio non si licenzia perché teme di offendere il vescovo che non lo licenzia perché teme a sua volta di offenderlo. Quindi: fare malvolentieri qualcosa che, per giunta, non era neppure stata richiesta.}} *'''Giubbox'''<ref>Citato in Zazzera ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 87.</ref> :''[[w:Juke-box|Juke-box]]'' ::{{spiegazione|Commessi di uffici pubblici che si risvegliano dal profondo letargo, si riscuotono dalla totale inerzia, si attivano solo se opportunamente incentivati da una mancia.}} *'''Gnemmegnemme.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', vol. I, p. 123.</ref> ::{{spiegazione|Parole eufoniche, onomatopee tratte dal mollemente ritardato parlare e conseguentemente agire dei dappoco.<ref>La spiegazione è in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', vol. I, p. 123.</ref>Persona estremamente lenta nel parlare e nell'agire. "Tattamèa. [[Giuseppe Rigutini|Rigutini]]: «È una tattamèa che fa cascare il pan di mano a sentirlo e vederlo». E «Fiaccamidolle» lo dicono a Pistoia."<ref>In Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 184.</ref>. Come avverbio: pian pianino, lemme lemme.}} *'''Gradiata a babaluscia.'''<ref>O: a babbaluscia</ref>.<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 37</ref> :''Scala a chiocciola o a lumaca.''<ref>La definizione è in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 37.</ref> *'''Gradiata a caracò.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 125.</ref> :''Scala a chiocciola, a lumaca.''<ref>La definizione è in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 125.</ref> *'''Grastulelle 'e piatte.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 61.</ref> ::{{spiegazione|Piccoli cocci di piatti usati ben torniti e arrotondati che, in mancanza di monete metalliche, erano impiegati ai ragazzi come poste di gioco, una sorta fiches senza corrispettivo in denaro<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 61.</ref>.}} *'''Grazie Orazio!'''<ref>Citato in Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Nnapule'', p. 190.</ref> :''Grazie, Orazio!'' ::{{spiegazione|Grazie... "all'Orazio": si ringrazia, con estrema ironia, per un beneficio che sarebbe stato meglio non aver mai ricevuto, essendosi rivelato inatteso e tutt'altro che benefico; e – volendosi mantenere, nonostante tutto, cortesi – si evita di nominare una parte anatomica maschile, evocandola però, con l'impiego – in sostituzione – del nome proprio di persona, piuttosto assonante...}} *'''Guainella, guaine', brié, ahò!'''<ref>Citato in ''Mannaggia Bubbà'', p. 150.</ref> ::{{spiegazione|Grido di incitamento degli scugnizzi che, nel lontano passato, si affrontavano in alcune zone di Napoli in una gara a squadre violenta scagliandosi sassi. La sassaiola terminava con la resa di una delle due squadre. Gli scugnizzi armati di pietre erano detti ''''e guagliune {{sic|d'}} guainella.<ref>'E guagliune d' 'a guainella. I ragazzi della "''guainella''"</ref>'''<ref>Citato in ''Mannaggia Bubbà'', p. 151.</ref>}} *'''{{NDR|'Nu}} guaio 'e notte.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Rerenno e pazzianno, {{small|poesie napoletane, parte terza}}'', [https://books.google.it/books?id=sBjsAwAAQBAJ&lpg=PA20&dq=&pg=PA20#v=onepage&q&f=false p. 20].</ref> :''Un guaio di notte.'' ::{{spiegazione|Un problema di estrema, quasi irrimediabile gravità, un guaio molto molto serio. Ed anche: ''Sì nu guaio 'e notte!''. Tu sei un guaio di notte!: Mamma mia, sei una vera e propria sciagura, una calamità, tu sei di una molestia, una noia soffocante, mortale! Un flagello di Dio!}} ==H== *'''Ha da passa' 'a nuttata.'''<ref>Cfr. E. De Filippo, ''Napoli milionaria'', in ''I capolavori di Eduardo'', Einaudi, p. 138.</ref> :''La [[notte]] dovrà pur passare.'' *'''Ha fatto 'a fine d<nowiki>'</nowiki>'o tracco: tanti bbòtte e po' dint'a' munnézza!'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 248.</ref> :''Ha fatto la fine del [[petardo (pirotecnica)|mortaretto]]: tanti scoppi o poi nella spazzatura.'' ::[[w:Sic transit gloria mundi|Sic transit gloria mundi]]: Grande pompa, arroganza, prepotenza quando era al culmine del potere, fine indecorosa ed oblio quando l'astro è tramontato. Smargiassate di una tigre di cartapesta, vanterie e spacconate inconsistenti. *'''Ha fatto 'a primma féscena pampanosa'''<ref name=failure>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 15.</ref>oppure '''Ha fatto 'a primma féscena tutta chiaccune<ref>Pampini. '''O chiaccone'': il pampino.</ref>.'''<ref name=failure/> :''Ha fatto (riempito) il primo cesto pampinoso (pieno di soli pampini).'' ''Ha fatto (riempito) il primo cesto tutto (di) pampini.'' ::{{spiegazione|Ha iniziato immediatamente con un errore, ha fallito in partenza.}} *'''Ha perzo l'aparatura e 'e centrelle.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', [https://books.google.it/books?hl=it&id=6rM-AAAAIAAJ&dq=%27aparatura+e+%27e+centrelle&focus=searchwithinvolume&q=centrelle p. 105].</ref> :''Ha perso l'addobbo e i chiodini.'' ::{{spiegazione|''Ha perzo l'aparatura e 'e centrelle'' (o ''Avimmo perduto 'aparaura e 'e centrelle'': abbiamo perso l'addobbo e i chiodini): vento e pioggia hanno divelto e distrutto i drappi di stoffa pregiata con cui era stato ornato il portale della chiesa. In senso ampio: ha/abbiamo perso tutto.}} *'''Ha vuttato l'uosso 'o cane.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', III, p. 284.</ref> :''Ha buttato l'osso al cane.'' ::{{spiegazione|Se l'è cavata a buon mercato. ''Hê vuttato l'uosso 'o cane'': te la sei cavata con poco, oppure: agli altri hai lasciato solo le briciole, il grosso te lo sei preso tu.}} *'''Haje fatto pasca co ste biole.'''<ref>Citato in Marulli e Livigni, p. 17.</ref> :'' ''Haje fatto Pasca cu 'sti viole.'' Hai festeggiato Pasqua con queste viole...'' ::{{spiegazione|Senza disporre di adeguati mezzi economici non si realizza nulla.}} *'''Haje truvato 'a forma d' 'a scarpa toja.'''<ref>Citato in Rutigliano, p. 216.</ref> :''Hai trovato la forma della tua scarpa.'' ::{{spiegazione|Hai trovato pane per i tuoi denti.}} *'''Hanno fatto aummo aummo, Aummaria.'''<ref>Citato in Rutigliano, p. 217.</ref> :''Hanno fatto tutto in gran segreto, di nascosto.'' *'''He 'a murì rusecato da 'e zzoccole<ref>Questo termine ha significato duplice: ratto e donna di facili costumi.</ref> e 'o primmo muorzo te ll'à da dà mammèta.'''<ref>Citato in Autori Vari, '''A mamma d' 'e fesse è sempe prena, {{small|La mamma degli imbecilli è sempre incinta, Selezione dei Proverbi e dei Modi di Dire nei Dialetti della Campania con traduzione in italiano}}'', Simonelli Editore, Milano, 2006. ISBN 88-7647-103-0, [https://books.google.it/books?id=1yVgvr16rX0C&lpg=PA72&dq=&pg=PA72#v=onepage&q&f=false p. 72]</ref> :''Devi morire roso dai ratti e il primo morso deve dartelo tua madre.'' *'''Hê mise 'e campanelle 'ncanna â jatta.'''<ref name=notnot/> :''Hai messo le campanelle in gola alla gatta.'' ::{{spiegazione|Hai destato sospetti. ''Mettere 'e campanelle ncanna â jatta (o: 'a gatta)'': scoprire maldestramente, incautamente il proprio gioco, le proprie intenzioni, rivelare ciò che andava taciuto. Mettere sull'avviso il nemico. Destare sospetti.}} *'''Hê truvato 'America.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', III, p. 246.</ref> :''Hai tovato l'America.'' ::{{spiegazione|Hai trovato una comoda fonte di ricchezza e prosperità. Fai la pacchia. Te la passi proprio bene bene. ''Hê menato' 'a rezza int' 'a l'oro.'' Hai gettato la rete nell'oro.}} ==I== *'''I' dico ca chiove, ma no che diluvia.'''<ref name=geheimnis>Citato in Rutigliano, p. 217.</ref> :''Io dico che piove, ma non che diluvia.'' ::{{spiegazione|Siamo sì in una situazione molto difficile, ma non irreparabile. Più in generale: non esageriamo!}} *'''I faccio {{sic|portose}} e tu gaveglie.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 122.</ref> :'' ''I' faccio pertose e tu gaveglie.'' Io faccio buchi e tu cavicchi (per otturare i buchi).'' ::{{spiegazione|Io faccio e tu disfi, io creo e tu distruggi, io aggiusto e tu guasti; smettila di crearmi difficoltà, di mettermi i bastoni fra le ruote!}} *'''Í ‘nfreva.'''<ref>Citato in Colomba R. Andolfi, ''Chicchi di grano. {{small|Poesie, macchiette, teatro in versi, testi di canzoni}}'', Guida, Napoli, ISBN 88-6042-114-4 [https://books.google.it/books?id=8Nkhch3DZxMC&lpg=PA44&dq=&pg=PA44#v=onepage&q&f=false p. 44]</ref> :''Andare in febbre.'' ::{{spiegazione|''Jí ''o'' ghì 'nfreva''. Essere presi, scossi da una collera, da una rabbia fortissima – così forte da somigliare ad una febbre – sentirsi rimescolare il sangue di fronte all'assoluta ingiustizia, all'insopportabile assurdità, all'esosità manifesta di determinate situazioni. Essere contrariatissimi, stizziti, non accettare, non sopportare assolutamente qualcosa. ''Sta cosa ccà me fa jí 'nfreva'', questa cosa qui non la posso proprio sopportare, mi fa salire la rabbia alla testa.}} *''''I stramacchio'''<ref>Citato in [[Mimmo Borrelli]], '''Nzularchia'', Baldini&Castoldi, Milano. ISBN 978-88-9388-516-4, [https://books.google.it/books?id=giw2DwAAQBAJ&lpg=PT71&dq=&pg=PT71#v=onepage&q&f=false p. 71]</ref> ::{{spiegazione|Di nascosto, furtivamente, con un sotterfugio, sottobanco, alla chetichella, aggirando le regole. Es. "Aggio trasuto, l'aggio pigliato, l'aggio avuto, l'aggio fatto 'i stramacchio ('e stramacchio)." Sono entrato, l'ho preso, l'ho avuto, l'ho fatto, di nascosto, furtivamente, con un sotterfugio, ''aumma aumma''.}} *'''I' te murtèo.'''<ref name=βασκαίνω>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 665, nota 11.</ref> :''Maledico l'anima dei tuoi defunti (dell'avversario o dell'interlocutore verso cui c'è forte risentimento o astio).'' ::{{spiegazione|Espressione del gergo "più basso e difficile<ref>Così Artieri in ''Napoli, punto e basta?'', p. 665, nota 11.</ref>" di cocchieri e facchini di Napoli. Il verbo '''murtiàre'''<ref name=βασκαίνω/> – usato solo all'attivo indicativo – deriva dal sostantivo '''murtiàta'''<ref name=βασκαίνω/> (l'azione di scagliare anatemi, maledizioni, espressioni blasfeme contro i defunti). L'uso di scagliare anatemi contro i defunti risale a tempi antichissimi ed è correlato al culto ancestrale di cui affiorano tratti mai del tutto scomparsi nelle popolazioni meridionali.<ref>{{cfr}} ''Napoli, punto e basta?'', p. 665, nota 11.</ref>}} *'''Iette pe' se fa' 'a croce e se cecaje n'uocchio.'''<ref>Citato in Rutigliano, p. 217.</ref> :''Andò per farsi la croce e si accecò un occhio.'' ::{{spiegazione|Una persona incredibilmente sfortunata, un progetto fallito dal principio.}} *'''Iì a fa' 'o battesimo senz' 'a criatura.'''<ref>Citato in Rutigliano, p. 218.</ref> :''Andare a fare (celebrare) il battesimo senza il bambino.'' ::{{spiegazione|Imbarcarsi in un'impresa senza avere le idee chiare.}} *'''Iiih-isce!<ref>Dal greco ''Ische!'' Fermati! {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 44.</ref>'''<ref>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 44.</ref> ::{{spiegazione|Ordine di arresto impartito al cavallo dal cocchiere o dal carrettiere.}} *'''Io me faccio 'a Croce c<nowiki>'</nowiki>'a mano 'a smerza.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''{{sic|il}} commisssario'', [https://books.google.it/books?id=_JveAwAAQBAJ&lpg=PA19&dq=me%20faccio%20e%20croce%20ca%20mmano%20smerza&hl=it&pg=PA19#v=onepage&q&f=false p, 19 Anteprima Google] e Adam Ledgeway, ''Grammatica diacronica del napoletano'', [https://books.google.it/books?id=jsHJnzvJHxAC&lpg=PP1&dq=adam%20Ledgeway&hl=it&pg=PA273#v=onepage&q=smerza&f=false p. 273]</ref> :''Mi faccio il segno della croce al contrario (con la mano sinistra).'' ::{{spiegazione|Io non ci posso credere.}}<ref>Spiegazione in Ledgeway, {{cfr}} ''Grammatica diacronica del napoletano'', p. 273.</ref> *'''Illurto.'''<ref name=codex/> :''Nella parlesia:''<ref name=spikkesia/>''Il pane.'' *''''Int'a 'na vutat' 'e mente.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 147.</ref> :''In una girata di mente. In un improvviso, repentino cambio di pensiero.'' *'''''Io me chiammo 'nzalata | si nun si tu, è {{sic|nata}}.'''''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 653.</ref> :''Io mi chiamo insalata | se non sei tu, è un'altra (un'altra donna).'' *'''Inta a scurdata.'''<ref>Citato in [[Pino Aprile]], ''Il Sud puzza'', PIEMME, [https://books.google.it/books?id=QciRAQAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Pino%20Aprile&hl=it&pg=PT57#v=onepage&q&f=false p. 57]</ref> :''A cose dimenticate, quando ormai non ci pensi più, quando più credi di averla fatta franca, quando meno te lo aspetti.'' *'''Ire {{NDR|Jì}}''' o '''Riuscì a brenna (vrenna).'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 406.</ref> :''Andare o riuscire, risultare in crusca.'' ::{{spiegazione|Avere esito vano ed infelice, andare al nulla, essere perduto.<ref>La spiegazione è in ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 406.</ref>}} ==J== *'''Jacovella.'''<ref>Citato in Domenico Iaccarino, ''Galleria di costumi napolitani'', Stabilimento tipografico dell'Unione, Napoli, 1875, [https://books.google.it/books?id=f84GAAAAYAAJ&dq=na%20jacovella&hl=it&pg=PA16#v=onepage&q&f=false p. 16]</ref> ::{{spiegazione|Situazione, cosa, condotta poco seria, superficiale, confusa, inconcludente, che crea disordine. Un inconsistente, pretestuoso, inconcludente, ripetuto tergiversare, fare a tira e molla. Accampare artificiosamente, con grossolana astuzia pretesti su pretesti, ordire intrighi, servirsi di sotterfugi per sottrarsi ad un impegno, per ingannare, raggirare. Es. ''Chesta è 'na jacovella!'' Questa è una pagliacciata! Qui non c'è niente di serio! È tutta una presa in giro!}} *'''Jammmo a vere'.'''<ref>Citato in Carlo Giarletta, ''Anime partenopee'', [https://books.google.it/books?id=bIwxDwAAQBAJ&lpg=PA20&dq=jammo%20%20ver%C3%A9&hl=it&pg=PA36#v=onepage&q&f=false p. 36.]</ref> :''Andiamo a vedere.'' ::{{spiegazione|Decidiamo, vediamo cosa dobbiamo fare.<ref>In ''Anime parternopee'', p. 36.</ref>}} *'''Jamme<ref>Andiamo.</ref> bell', ja!'''<ref>Citato in Giuseppe Savorra, ''Un cicerone napoletano'', Youcanprint, Tricase (LE), 2015 [https://books.google.it/books?id=-KMbCwAAQBAJ&lpg=PA41&dq=jamme%20belle%20ja'&hl=it&pg=PA41#v=onepage&q=jamme%20belle%20ja'&f=false p. 41] ISBN 9788893216982</ref> o '''Jammo bello, jà'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 373.</ref> ::{{spiegazione|Molte sfumature di significato date dalla modulazione del tono della voce. Fra le possibili: Su, su!, Sbrighiamoci!, Che esagerazione!, Che bugia!, l'hai sparata proprio grossa!}} *'''Jencherse 'o vernecale<ref>''<nowiki>'</nowiki>O vernecale'': la ciotola; contenitore in cui i cambiavalute riponevano le monete.</ref>.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 455.</ref> :''Riempirsi la "ciotola".'' ::{{spiegazione|Riempirsi lo stomaco, farsi una scorpacciata, rimpinzarsi, satollarsi ben bene.}} *'''Jenno cernenno.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 376.</ref> :Letteralmente: ''Andando vagliando.'' ::{{spiegazione|Distingui distingui, discerni discerni, vaglia vaglia, ben esaminando, tutto ben considerando, a ben vedere il tutto, salta fuori che...}} *'''Jèsce arrusto'''<ref>Bistecca ai ferri {{cfr}} ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 100.</ref>'''!...'''<ref>Citato in ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 100.</ref> :''Non farti (fatevi) troppe illusioni.'' ::{{spiegazione|In passato mangiare carne costituiva un lusso che ci si poteva concedere assai di rado.}} *'''Jí mparaviso pe scagno.'''<ref name=Paradise>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', [https://books.google.it/books?id=KYSUBgAAQBAJ&lpg=PA71&dq='mparaviso%20pe%20scagno&hl=it&pg=PA71#v=onepage&q&f=false p. 71.]</ref> :''Andare in [[Paradiso]] per errore.'' ::{{spiegazione|Avere una fortuna assolutamente imprevedibile.}} *'''Jì truvann' a Cristo a dint' e lupini.'''<ref>Citato (in forma negativa) in Giuseppe Savorra, ''Un Cicerone napoletano'', Youcanprint, Self-Publishing, Tricase (LE), 2015, [https://books.google.it/books?id=-KMbCwAAQBAJ&lpg=PA85&dq=Cristo%20dint'e%20lupini&hl=it&pg=PA85#v=onepage&q&f=false p. 85.] ISBN 9788893216982</ref> :''Cercare Cristo nei lupini.'' ::{{spiegazione|Essere eccessivamente pignolo; cercare pretesti, sottilizzare, cavillare, cercare il pelo nell'uovo.}} *'''Jì truvanne ciaranfe.'''<ref>Citato in ''I proverbi di Napoli'', p. 193.</ref> :''(Andare trovando) Cercare pretesti per litigare.'' *'''Jire<ref>In forma corrente: Jì'.</ref>ngattimma.'''<ref name=chauchat>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 181.</ref> :''Essere eccitati come i gatti. Andare in fregola.'' *'''Jire<ref>In forma corrente: Jì'.</ref> spierto e demierto comm'u malo denaro.''' Oppure '''Jire spierto e demierto.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 396.</ref> :''Andare sperduto e disperso come il denaro guadagnato disonestamente. Oppure, semplicemente: andare sperduto e ramingo. '' *'''Jirsenne a gloria d'i cardune.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 80.</ref> :''Andarsene a gloria dei cardoni.'' ::{{spiegazione|Morire. Andare a ingrassare i cavoli.}}<ref>Spiegazione in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 80.</ref> *'''Jirsenne nzuocolo<ref>Nzuócolo:Dondoloni.</ref>.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 270.</ref> :''Andarsene dondoloni dondoloni.'' ::{{spiegazione|Andarsene in sollucchero, in visibilio, in broda di succiole o giuggiole.<ref>Spiegazione in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 270.</ref>}} *'''Jurnata mosce.<ref>Citato in Apicella, ''Il frasario napoletano'', p. 45.</ref>''' :''Giornata moscia.'' ::{{spiegazione|Giornata in cui gli affari vanno a rilento, di scarsi guadagni.}} *'''Justo justo.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 215.</ref> :''Giusto giusto, preciso preciso.'' ::{{spiegazione|Esattamente, precisamente, a puntino.}} ==L== *'''L'acqua è poca e 'a papera nun galleggia.'''<ref>Citato in Giuseppe Montesano, ''Nel corpo di Napoli'', Mondadori, [https://books.google.it/books?id=MoqeCQAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Giuseppe%20Montesano&hl=it&pg=PT169#v=onepage&q&f=false p. 169 Anteprima Google]</ref> ::{{spiegazione|Le cose vanno irrimediabilmente male. Mancano le condizioni per realizzare un progetto.}} *'''L'acqua nfraceta li bastimiente a mare.'''<ref>Citato in ''Il flauto magico'', Raffaele Miranda, Napoli, 1824, [https://books.google.it/books?id=Vk0sQ5myvzwC&dq=acqua%20nfraceta%20%20mare&hl=it&pg=PA3#v=onepage&q&f=false Google Book]</ref> :''L'acqua infradicia le navi a mare.'' ::{{spiegazione|L'acqua – con questo paradossale argomento il bevitore di vino la rifiuta – fa male, procurandosi così una giustificazione per abbandonarsi a bevute omeriche.}} *'''L'urdemo lampione 'e forerotta.'''<ref>Citato in Pasquale Guaglianone, ''Tante navi Tante storie'', Nuova Santelli, [https://books.google.it/books?id=EoRUAwAAQBAJ&lpg=PT21&dq=L'urdemo%20lampione%20'e%20Forerotta&hl=it&pg=PT21#v=onepage&q&f=false]</ref> o '''{{NDR|L'}} Urdemo lampione 'e Fuorerotta.'''<ref name=rent/> :''L'ultimo [[lampione]] di Fuorigrotta.'' ::{{spiegazione|Ultimo dei lampioni a gas di Fuorigrotta e contrassegnato con il numero 6666: quattro volte scemo nella smorfia napoletana; è forse questo il motivo per cui passò in proverbio a significare: persona di scarso o nessun valore, senza importanza, che non conta pressoché nulla.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 28.</ref>}} *'''La carne se venne a la chianca.'''<ref>Citato in ''Lo Spassatiempo'', [https://books.google.it/books?id=pz4_AQAAMAAJ&dq=lo%20spassatiempo&hl=it&pg=PT127#v=onepage&q&f=false]</ref> :''La [[carne]] si vende in macelleria.'' ::{{spiegazione|Non puoi sfruttarmi come uno schiavo. Sono un uomo, non carne che si vende a peso.}} *'''Lampe e tuone.'''<ref>Citato in [[Carlo Cracco]], ''La grande cucina italiana. {{small|Campania}}'', RCS libri, Milano, 2014, [https://books.google.it/books?id=wk5oAwAAQBAJ&lpg=PT66&dq=&pg=PT66#v=onepage&q&f=false p. 66].</ref> :''Lampi e tuoni.'' ::{{spiegazione|Pasta e ceci.<ref>{{cfr}} più dettagliatamente ''La grande cucina italiana'', p. 66.</ref>}} *'''Lasco de<ref name=epsilon/>vrachetta.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 426.</ref> :''Lasco 'e vrachetta: "Largo", allentato, lasco di (nella) abbottonatura dei pantaloni, di patta.'' ::{{spiegazione|{{sic|Donnajuolo}}.<ref>La definizione è in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 426.</ref>}} *'''''Lassamme fà 'a Dio.'''''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 655.</ref> :''Lasciamo fare a Dio. Affidiamoci a Lui, interamente, senza riserve.'' *'''Lella palella.'''<ref name=zart>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 207.</ref> :''Cheta cheta, pian piano, adagio adagio. Senza fasto, alla buona.''<ref name= slowslow>La traduzione è in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 207.</ref> *'''{{sic|Leva}} l'ummeto.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo'', 1866, anno I, n. 3, p. 2.</ref> :''Togliere l'umido'' ::{{spiegazione|Levà' l'ummeto: Togliere i succhi, gli umori vitali: annoiare mortalmente.}} *'''Leva' 'a lanterna 'a 'nnanze a Carnevale.'''<ref>Citato in Gleijeses, ''I Proverbi di Napoli'', p. 206.</ref> :''Togliere la lanterna davanti a [[Carnevale]]'' ::{{spiegazione|Togliere a qualcuno il suo svago preferito.<ref>La spiegazione è in ''I Proverbi di Napoli'', p. 206.</ref>}} *'''Levà' 'a purpètta 'a dint'a 'o piatto a uno.'''<ref name=copper/> :''Togliere la [[polpetta]] dal quatto di qualcuno.'' ::{{spiegazione|Derubare una persona di una cosa guadagnata con grande fatica.}} *'''Leva lè.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', vol. I, p. 203.</ref> :''Togli, to'! Via! Vai via!'' ::{{spiegazione|Si dice per esprimere rifiuto, repulsione.}} *'''Levarse i rappe d'a panza.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 325.</ref> :''Togliersi le grinze dalla pancia.'' ::{{spiegazione|Sfamarsi.<ref>La spiegazione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 325.</ref>}} *'''Levarse 'o sfizio.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', [https://books.google.it/books?hl=it&id=6rM-AAAAIAAJ&dq=ommo+cu+%27e+mustacce&focus=searchwithinvolume&q=sfizio], p. 112.</ref> :''Cavarsi il gusto.'' *'''Levate 'o brito!'''<ref>Citato in [[Antonio Ghirelli]], ''Storia di Napoli'', Einaudi, Torino, 1992, p. 293. ISBN 88-06-12974-0</ref> :''Togliete dalla tavola il vetro: bicchieri, bottigli, caraffe!'' ::{{spiegazione|Comando che gli osti impartivano prima della chiusura del locale. In senso lato: affrettatevi a concludere il lavoro perché il tempo per portarlo a termine sta per scadere.}} *'''Leve mane!'''<ref name=gliommero/> :''Togli (le) mani.'' ::{{spiegazione|Lascia perdere.}} *'''Li profunne de casa de lo Diavolo.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo'', 1866, anno I, n. 7, 30 gennaio 1866, p. 2.</ref> :'' ''<nowiki>'</nowiki>E profunne 'e casa d' 'o Diavulo.'' Le profondità di casa del Diavolo.'' ::{{Spiegazione|L'Inferno.}} *'''Liéggio 'e mano.'''<ref>Citato in Antonio Altamura, ''Il dialetto napoletano'', Fausto Fiorentino, Napoli, 1961, p. 84, [https://books.google.it/books?hl=it&id=h1cRAQAAIAAJ&dq=mpren%C3%A0%27+%27e+feneste&focus=searchwithinvolume&q=mano]</ref> :''Leggero di mano. Di mano leggera.'' ::{{Spiegazione|Abile nel rubare. ''Arape ll' uocchie ca è lieggio 'e mano.'' Tieni gli occhi bene aperti perché ''è 'na mana leggia'', ''mena 'o rancio'', è ladro.}} *'''Lillo palillo.'''<ref name=zart/> :''Cheto cheto, pian piano, adagio adagio. Senza fasto, alla buona.''<ref name= slowslow/> *'''Limma sorda.'''<ref>In ''Vocabolario domestico napoletano e toscano'', p. 422.</ref> :''[[Lima (strumento)|Lima]] sorda (che non fa rumore).'' ::{{spiegazione|Chi offende di nascosto.}} *'''Lindo e pinto.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 149.</ref> :''Lindo e ben lustro (dipinto).'' ::{{spiegazione|Azzimato, curatissimo, estremamente elegante (con una lieve sfumatura di ironia: elegantissimo, curatissimo, ma anche un po' artificioso, stucchevole, innaturale).}} *'''Lisce 'e scorze.'''<ref name=schälen>Citato in '''E scugnizze'', p. 19.</ref> :''Lisce di scorze.'' ::{{spiegazione|''Essere liscio 'e scorza'': Stare con la coscienza pulita).}} *'''Lisciabusso.<ref>Per ''lisciabusso'' vedasi più in dettaglio ''Manuale di napoletanità'', p. 53.</ref>'''<ref>Citato in ''Manuale di napoletanità'', p. 53.</ref> :''Un violento [[rimprovero]].<ref>Traduzione in ''Manuale di napoletanità'', p. 53.</ref>'' *'''Liscio e sbriscio.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 227.</ref> :''Liscio e vuoto'' ::{{spiegazione|Antico modo di dire napoletano: ''Stongo liscio e sbriscio (o liscesbriscio).'' Sono al verde, senza un soldo, in miseria.}} *'''Ll'anema 'e.'''<ref>Citato in Russo, '''O "Luciano" d' 'o Rre'', p. 61.</ref> :''L'anima di.'' ::{{spiegazione|Una notevole quantità.}} *'''Ll'opera d'e pupe.'''<ref>Citato in ''A Napoli mentre bolle la pentola.'', p. 109.</ref> :''Il teatro delle marionette.'' ::{{spiegazione|"Fa' ll'opera d'e pupe": scatenare un putiferio.<ref>La spiegazione è di Patrizia Rotondo Binacchi, {{cfr}} ''A Napoli mentre bolle la pentola'', p. 109.</ref>}} *'''Lloco te voglio zuoppo a sta sagliuta!'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', anno II, Parlata 143, 12 giugno 1861, p. 571.</ref> :''Qui ti voglio, zoppo, davanti a questa salita!'' ::{{spiegazione|Hai tanto vantato, strombazzato e propalato le tue straordinarie capacità ed ora che viene il difficile, voglio vedere di che pasta sei fatto e sarà evidente quello che in realtà sei: nient'altro altro che un millantatore, un fanfarone buono solo a fare chiacchiere.}} *'''Lo zugo de lo tombagno.<ref>Fondo della botte.</ref>'''<ref>Locuzione antica. Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 363.</ref> :''Il succo del [[botte|tombagno]].'' ::Il [[vino]] ==M== *'''M'haje mbriacato de<ref name=epsilon/>percoche.<ref>'A percoca: la pesca gialla.</ref>'''<ref name=brokegg/> :''Mi hai ubriacato di pesche.'' ::{{spiegazione|('''Mbriacà' 'e percoche:'' Riempire di belle e vuote chiacchiere.) Mi hai infarcito la testa di belle e vacue parole, di vuote ciance.}} *'''Ma addò stammo? Â cantina 'e vascio puorto? 'O rutto, 'o pireto e 'o sango 'e chi t'è muorto?!'''<ref>Citato in Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Nnapule'', p. 223.</ref> :''Ma dove siamo? Nella cantina giù al porto? In mezzo al rutto, al peto e alla bestemmia?!'' ::{{spiegazione|Il panorama sonoro non è certo dei più gradevoli: gli avventori qui danno la stura, senza contenersi, senza freno né inibizione alcuna, alle manifestazioni più squallide delle umane miserie e alla più brutale volgarità. L'espressione è quindi riferita alle occasioni in cui si debba constatare – sbalorditi – di trovarsi fra persone e in ambienti volgari, da cui ogni urbanità è stata bandita per sempre. Ma in mezzo a quali zoticoni siamo mai capitati?!}} *'''Ma che vaco mettenno 'a fune 'a notte?'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 215.</ref> :''Ma vado forse a mettere la fune (la) di notte?'' ::{{spiegazione|''Jì mettenno 'a fune 'a notte.'' Andare a mettere la fune di notte: antica tecnica di rapina eseguita tendendo, di notte, in strade buie, una fune fra due estremi della carreggiata perché pedoni e viaggiatori in carrozza, travolti dalla caduta, una volta a terra venissero derubati. L'espressione significa: ma credi che il denaro, anziché guadagnarlo col lavoro, vado a rubarlo di notte? Il prezzo che chiedi è ingiustificato, esorbitante.}} *'''Ma tu overo faje?'''<ref>Citato in Carmela Capitale, ''Vox Musae, {{small|cantate e ballate intorno al mare, al cielo e la terra}}'', Aletti Editore, Villanova di Guidonia, 2017. [https://books.google.it/books?id=emkuDwAAQBAJ&lpg=PT63&dq=&pg=PT63#v=onepage&q&f=false p. 63]. ISBN 978-88-591-4299-7</ref> :''Ma fai davvero?'' ::{{spiegazione|Ma stai scherzando? Ma ti rendi conto (di quello che dici, fai)?}} *'''Maccarone.'''<ref>In ''Viviani'', III, p. 234.</ref> :''Maccherone.'' ::{{spiegazione|Babbeo, sciocco, credulone.}} *'''Maccaròne, sàutame 'ncànna.'''<ref name=duesetteotto>Citato in Tosco, p. 278.</ref> :''Maccarone, saltami in gola''. ::{{spiegazione|Descrizione di un accidioso.}} *'''Maccarone senza pertuso.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 231.</ref> :''Maccherone senza buco.'' ::{{spiegazione|Stupido. Buono a nulla.}} *'''Madama schifa 'o ppoco.'''<ref>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary English-Neapolitan; Neapolitan-English'', p. 85.</ref> :''Madama Schifa il poco.'' ::{{spiegazione|Una signora o, in genere, una persona che dà a vedere di essere schifiltosa, che ha atteggiamenti [[snob]].}} *'''Madama senza naso.'''<ref name="nose">Citato in [[Renato de Falco]], ''[http://www.tecalibri.info/D/DEFALCO-R_parlar.htm#p004 Del parlar napoletano]'', Colonnese, Napoli, 2007 [1997], p. 27. ISBN 978-88-87501-77-3</ref> :''La Morte.'' *'''Madonna mia fa' stà bbuono a Nnirone!'''<ref>Citato in Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Nnapule'', p. 224.</ref> :''Madonna mia, fai star bene [[Nerone]]!'' ::{{spiegazione|L'invocazione, rivolta in modo quasi scherzoso alla Madonna affinché conservi Nerone in buona salute può essere interpretata in diversi modi: come preferenza per l'uomo forte, energico, autoritario, in grado di dare soluzione ai problemi con tempestività e risolutezza; come preghiera di mantenerlo in salute, malgrado la sua durezza, nel timore di un successore ancora più duro, come invito a non assecondare precipitosamente la volontà di deporlo perché chi gli succede potrebbe rivelarsi peggiore.}} *'''Magnà carauttiélle.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 84.</ref> :''Mangiare cibo immaginario.''<ref>Carautielle: cibo immaginario. La definizione è in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 84.</ref> ::{{spiegazione|Digiunare per miseria.<ref>Carautielle: cibo immaginario. La spiegazione è in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 84.</ref>}} *'''Magna magna.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 3.</ref> :''Mangia mangia.'' ::{{spiegazione|La [[corruzione]] eretta a sistema. Es.: ''Addó vai vai è tutto 'nu mangia mangia'', dovunque vai è tutto un mangia mangia: non c'è scampo, è la corruzione diffusa, endemica, inveterata, inestirpabile. ''Essere 'nu magna magna'': essere un corrotto.}} *'''Magnàrse ‘a rézza d<nowiki>'</nowiki>'o còre.'''<ref name=net /> :''Mangiarsi la rete del cuore (il pericardio).'' ::{{spiegazione|Rodersi il fegato dalla rabbia.}} *'''Magnarse 'e maccarune.'''<ref>Citato in Alfredo Antonarus, ''Moto a luogo'', Pendragon, 1994, [https://books.google.it/books?hl=it&id=NxhdAAAAMAAJ&dq=magnarse++%27e+maccarune&focus=searchwithinvolume&q=magnarse p. 82].</ref> :''Mangiarsi i maccheroni.'' ::{{spiegazione|Mangiare la foglia.<ref>La spiegazione è in ''Moto a luogo'', p. 82. </ref> Capire l'antifona. Capire le altrui intenzioni nascoste. Afferrare, intuire ciò che si intende tenere celato.}} *'''Magnarecotta.'''<ref>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 478.</ref> ::{{spiegazione|Persona che vive dei proventi procuratigli da una donna che si prostituisce.}} *'''Magne pane e fantasia.'''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 652.</ref> :''(Visto che non hai altro) Mangia pane e fantasia'' ::{{spiegazione|''Magnà pane e fantasia''. Mangiare pane e fantasia è la condizione di chi, costretto dalla povertà a sopportare i morsi della fame, mangia, quando è possibile, il pane e il companatico, che resta un puro miraggio, lo aggiunge con la fantasia che ne dispensa con abbondanza inesauribile, pari alla fame.}} *'''Maie pe cumanno.'''<ref>Citato in Tommaso Pironti, 'O Lupommenaro d''o Mercato'', Libreria Editrice Teatrale T. Pironti, Napoli, senza anno, 1920, circa, ''[http://wwww.bibliocamorra.altervista.org/pdf/pirontiLupommenaro.pdf bibliocamorra]'', p. 17</ref> :''Mai per comando.'' ::{{spiegazione|Per favore, per cortesia.}} *'''{{NDR|'O}} Male {{sic|e'}} dindò.'''<ref>Citato in Floriana Coppola, ''Donna creola e gli angeli del cortile'', Guida, Napoli, 2004, [https://books.google.it/books?id=kmC0elHRnicC&lpg=PA39&dq=male%20%20'e%20dind%C3%B2&hl=it&pg=PA39#v=onepage&q&f=false p. 39.] ISBN 88-7188-820-0</ref> ::{{spiegazione|Un [[malattia|male]] immaginario.}} *'''Mamma d' 'a Saletta.'''<ref>Citato in [[Annibale Ruccello]], ''Ferdinando'', prefazione di Isa Danieli, Alfredo Guida Editore, Napoli, 1998, [https://books.google.it/books?id=rd4jVbdlEvAC&lpg=PA30&dq=&pg=PA30#v=onepage&q&f=false p. 30]</ref> :''[[Madonna]] della Salette!'' ::{{spiegazione|Esclamazione che esprime meraviglia di fronte a situazioni spiacevoli, che sorprendono sgradevolmente o per esprimere un'ampia gamma di sentimenti: stupore, paura, meraviglia, insofferenza, impazienza o altri simili.}} *'''Mamma d'o Carmene<ref>Per la Vergine Bruna si consulti [[w:Basilica santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore|voce su ''Wikipedia'']]</ref>.'''<ref>Citato in ''I tesori nascosti di Napoli'', [https://books.google.it/books?id=ksS8DAAAQBAJ&lpg=PT80&dq=Tiene%20'nu%20culo%20quant'e%20Porta%20Capuana&hl=it&pg=PT93#v=onepage&q=carmene&f=false]</ref> :''Madonna del Carmine!'' ::{{spiegazione|Espressione di meraviglia, stupore: Incredibile!, Straordinario!}} *'''Mamma Schiavona.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei cammorristi'', p. 169.</ref> :''La Madonna di Montevergine.'' ::{{spiegazione|"[...] detta così dai Napoletani per i suoi tratti bizantini. L'appellativo "schiavone", sinonimo di slavo, designava infatti le icone nere di provenienza greca o generalmente orientale.<ref>Da [[Marino Niola]], ''Archeologia della devozione'', in ''Santità e tradizione, {{small|Itinerari antropologico-religiosi in Campania}}'', a cura di [[Luigi Lombardi Satriani|Luigi M. Lombardi Satriani]], Meltemi, Roma, 2004, [https://books.google.it/books?id=dBBKjiNBquMC&lpg=PP1&dq=Santit%C3%A0%20e%20tradizione&hl=it&pg=PT65#v=onepage&q&f=false p. 67].</ref>}}" *'''Mamma zezzella<ref>Diminutivo di ''zizza'', mammella.</ref>.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 469.</ref><ref>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 481.</ref> o '''Mammazezzélla'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 92. </ref> ::{{spiegazione|Mamma di latte. Balia. Nutrice.}} *'''Mamozio.'''<ref>Citato in ''No Sansone a posticcio co Pulecenella mbrogliato fra forza e senza forza'', p. 33.</ref> ::{{spiegazione|Uomo grosso, sgraziato e stupido.}} *{{NDR|'A}} '''Mangiatora.'''<ref name=eateat>Citato in ''C'era una volta Napoli'', pp. 107-108.</ref> :''La mangiatoia, la greppia.'' ::{{spiegazione|Denaro di non limpida provenienza. '''{{NDR|'A}} Mangiatora vascia.'''<ref name=eateat/>La mangiatoia collocata in basso, in posizione molto comoda per l'animale che in questo modo ha facile ed abbondante disponibilità di cibo. '''{{NDR|Tene' 'a}} Mangiatora vascia.'''<ref name=eateat/>(modo di dire usato in provincia di Napoli<ref>{{cfr}} ''C'era una volta a Napoli'', p. 107.</ref>) ''Avere la mangiatoia bassa'' significa avere comode, costanti e cospicue disponibilità economiche, ciò che consente, fra i non pochi agi e vantaggi, di non sapere neppure cosa sia la fame, di alimentarsi sempre bene e a sazietà. Senza nessuno sforzo, come in una confortevole mangiatoia.}} *'''Mannà' a accattà' o pepe.'''<ref>Citato in Antonio Altamura, ''Il dialetto napoletano'', Fausto Fiorentino, Napoli, 1961, p. 84, [https://books.google.it/books?id=h1cRAQAAIAAJ&q=manna%27+a+accatt%C3%A0+%27o+pepe&dq=manna%27+a+accatt%C3%A0+%27o+pepe&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjbiK-10pTdAhWRpYsKHd3YA5QQ6AEIMDAC]</ref> :''Mandare a comprare il pepe.'' ::{{spiegazione|Allontanare con un pretesto un bambino, una persona molto giovane perché non ascolti o non si intrometta in discorsi fra adulti.}} *'''Mannà 'e Pellerine.'''<ref>Citato in [[Antonio Petito]], ''Don Paparacianno'', Chiurazzi, Napoli, 1901, [https://books.google.it/books?id=-Uk1wEe3qa8C&q=manna%27+%27+e+pellerine+.&dq=manna%27+%27+e+pellerine+.&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiRzqbq7q_sAhVmpYsKHWFhB8gQ6AEwAHoECAMQAg p. 54].</ref> :''Mandare ai Pellegrini.'' ::{{spiegazione|''Te manno 'e Pellerine.'' Ti mando ai Pellegrini: te ne suono talmente tante, ti concio in modo tale che dovrai ricoverarti all'Ospedale dei Pellegrini.}} *'''Mannà ô paese 'e Pulecenella.'''<ref name=Paradise/> :''Mandare al paese di Pulcinella.'' ::{{spiegazione|Mandare qualcuno all'inferno.}} *'''Mannaggia ‘a culonna.'''<ref>Citato in Giuseppe Giacco, ''Cultura classica e mondo subalterno nei Pediculi di Gennaro Aspreno Rocco, {{small|Testo integrale in latino e versione in vernacolo afragolese}}'', Edizioni Istituto di Studi Atellani, 1985, [https://books.google.it/books?id=WEBC99ouJRIC&lpg=PT59&dq=&pg=PT59#v=onepage&q&f=false p. 59]</ref> :''Mannaggia la colonna!'' ::{{spiegazione|La Colonna della Vicaria collocata in passato nella Piazza dei Tribunali. Presso la Colonna il creditore insolvente dichiarava pubblicamente di voler cedere ai creditori i propri beni, facendo, secondo un'espressione popolare, ''zitabona''. <ref>Si veda, più dettagliatamente alla lettera F: ''Fa zita bona''.</ref>}} *'''Mannaggia 'a Marina.'''<ref>Citato in Giuseppe Maresca, ''Era di Maggio'', Lampi di stampa, 2012, Cologno Monzese, [https://books.google.it/books?id=9RKJAgAAQBAJ&lpg=PA210&dq=mannaggia%20a%20marina&hl=it&pg=PA208#v=onepage&q&f=false p. 208.] ISBN 978-88-488-1358-7</ref><ref>Citato in ''Ncopp' 'o marciappiede'', p. 12.</ref> :''Mannaggia la Marina!''<ref>L'imprecazione è attribuita a [[Francesco II delle Due Sicilie|Francesco II]] che con queste parole avrebbe manifestato il suo rammarico per la debole difesa opposta a [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] dalla Marina Borbonica. {{cfr}} ''Era di maggio'', p. 210. </ref> ::{{spiegazione|Con l'imprecazione si esprime solitamente il disappunto, la frustrazione, l'amarezza per una sconfitta imprevedibile o per il verificarsi di una circostanza avversa inattesa e non dipendente dalla propria volontà.}} *'''Mannaggia bubbà.'''<ref>Citato in AA. VV., ''Al di là delle parole'', a cura di Maria Vittoria Costantini e Maria Pierri, Franco Angeli, [https://books.google.it/books?id=sZH_CwAAQBAJ&lpg=PT118&dq=mannaggia%20a%20bubb%C3%A0&hl=it&pg=PT118#v=onepage&q&f=false], nota 11.</ref> oppure: '''Mannaggia a Bubbà!'''<ref>Citato in Pino Imperatore, ''Benvenuti in casa Esposito'', Giunti, Firenze 2012, [https://books.google.it/books?id=rdfYQ9wyoV8C&lpg=PA51&dq=mannaggia%20a%20bubb%C3%A0&hl=it&pg=PA51#v=onepage&q&f=false p. 51.] ISBN 9788809775695</ref> :''Mannaggia Bubbà!''<ref>Figura di furfante tramandata da un'antica tradizione popolare. Celebre per essere coinvolto in ogni genere di traffici loschi, divenne una sorta di capro espiatorio su cui sfogare la propria frustrazione con l'imprecazione citata. {{cfr}} più in dettaglio la nota 11 di ''Al di là delle parole'', [https://books.google.it/books?id=sZH_CwAAQBAJ&lpg=PT118&dq=mannaggia%20a%20bubb%C3%A0&hl=it&pg=PT118#v=onepage&q&f=false]</ref> *'''Mannaggia 'o suricillo e pèzza 'nfosa!'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 179.</ref> :''Mannaggia il topolino e [la] pezza bagnata!'' ::{{spiegazione|"Imprecazione che non dice nulla, ma che lascia sottintendere la taciuta causa che l'ha provocata.<ref>La spiegazione è in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 179.</ref>"}} *'''Mantené 'a cannéla.'''<ref name=corteo>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 46.</ref> :''Reggere la candela.'' ::{{spiegazione|"Fare da spettatore alle effusioni amorose di due fidanzati e risale all'uso romano di accompagnare gli sposi reggendo fiaccole accese.<ref>La spiegazione, di F. D'Ascoli, è in ''C'era una volta Napoli'', p. 46.</ref>"}} *'''Mantiene 'o carro p<nowiki>'</nowiki> 'a scesa.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 119.</ref> :''Trattieni il carro lungo la discesa.'' ::{{spiegazione|Non farti travolgere dalle difficoltà e non lasciare che le cose precipitino. Affronta le difficoltà con cautela e diplomazia.}} :oppure: ::{{spiegazione|Metti un freno alle tue spese.}} *'''Mappina 'e scisto.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 65.</ref> :''Straccio di petrolio.'' ::{{spiegazione|Stracci particolari che si impiegavano per la pulizia dei lumi a petrolio. L'espressione era anche impiegata come insulto rivolto ad una donna.</ref>}} *'''Mappina posta mpertica.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 235.</ref> :''Strofinaccio posto a pennone.''<ref>La taduzione è in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 235.</ref> ::{{spiegazione|Donna da nulla, elevata a riputazione, Trecca<ref>Venditrice d'ortaggi. Donna volgare, dedita al pettegolezzo. Vajassa. Mpechera.</ref>insignorita.}}<ref>La spiegazione è in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 235.</ref> *'''Marammé.'''<ref>Citato in Ledgeway, ''Grammatica diacronica del napoletano'', p. 109.</ref> o '''Marummé.'''<ref>Citato in Carlo Luigi Golino, ''Italian Quarterly'', [https://books.google.it/books?id=qPJVAAAAYAAJ&q=marumm%C3%A9&dq=marumm%C3%A9&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjT0ITB6v7cAhWtposKHc7dCOMQ6AEILzAB] p. 92.</ref> :''Povero me, me infelice!'' *'''Mariantò, 'o terramoto! ...Mo ...Mo ... scenno.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 220.</ref> :''Mariantonia, il terremoto! ...Ora ...Ora ...scendo.'' ::{{spiegazione|Canzonatura del tipo flemmatico e sempre assonnato che non si lascerebbe scuotere neppure da un terremoto.}} *{{NDR|'O}} '''Mastrisso'''.<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 225.</ref> ::{{spiegazione|Con mastrisso (e, al femminile ''Mastressa'' ci si riferiva in passato ironicamente al sapientone (alla sapientona), al (alla) saccente, a chi, senza esserne richiesto e averne i requisiti si atteggia a maestro, impartendo agli altri insegnamenti, criticandoli, correggendoli.}} *'''Mastuggiorgio.'''<ref>Citato in Sabato Antonio Manzi, ''La formazione della psichiatria in Irpinia'', ''Lettere Italiane'' n. 55 - novembre 2003, Guida, Napoli, [https://books.google.it/books?id=V7oTRWRoHrEC&lpg=PA27&dq=mastuggiorgio&hl=it&pg=PA27#v=onepage&q&f=false p. 27.] ISBN 88-7188-560-0</ref><ref>Citato inoltre in ''C'era una volta Napoli'', p. 34. Secondo Altamura il termine deriva dal greco ''mastigophòros'', portatore di frusta, altri studiosi lo riconducono al nome del famoso custode di folli del XVII° secolo mastro Giorgio Cattaneo, ideatore ed esecutore di "metodi terapeutici" particolarmente violenti. {{cfr}} ''C'era una volta a Napoli'', p. 34.</ref> o '''Masto Giorgio.'''<ref>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 517, con il seguente commento:''Masto Giorgio'': allorché i matti eran tenuti peggio che belve un custode di tal nome tanto s'illustrò per le bastonate che prodigava agli infelici dementi, da rimanere quel nome come generico, sì pei custodi de' matti, come per bastonatore instancabile.</ref> :''Mastro Giorgio.'' ::{{spiegazione|L'infermiere del manicomio; il castigamatti; persona affaccendata; chi avoca a sé la direzione di un'impresa o di una riunione; un capo autoritario che riporti ordine.}} *'''Mazzamma.'''<ref>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco travestute da vasciajole de lo mandracchio'' da Grabiele Quattomane, Stamparia de lo Comman. Nobele, Napoli, 1870, [https://books.google.it/books?id=UxoMrLZ9sJkC&dq=mazzamma&hl=it&pg=PA68#v=onepage&q&f=false p. 68.]</ref> :''Pesci di piccole dimensioni e di poco pregio.'' ::{{spiegazione|Cose o persone di infimo valore; gentaglia.}} *'''Mbomma!'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 228.</ref> :''[[bugia|Bomba]]!'' ::{{spiegazione|Bum! Questa l'hai sparata grossa! Che balla!}} *'''Mbomme 'e sapone.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 115.</ref> :''O ''bolle 'e sapone''. Bombe di sapone, le bolle di sapone)'' *''''Mbrellino 'e seta.'''<ref name=πόρνη>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 104.</ref> :''Parasole di seta.'' ::{{spiegazione|Prostituta (di non basso rango, che usava trattenersi, reggendo un variopinto parasole, agli angoli delle strade).<ref>{{cfr}}''C'era una volta Napoli'', p. 104.</ref>}} *''''Mbruoglie, aiutame.'''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 436.</ref> :''Imbroglio, aiutami!'' ::{{spiegazione|È l'abito mentale, la divisa di chi fa ricorso a mezzi disonesti per vivere.}} *'''Mbruscenare<ref>In forma corrente: 'mbruscenà.</ref> na cosa sott'u naso a uno.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 229.</ref> :''Strofinare una cosa sotto il naso ad (di) una persona.'' ::{{spiegazione|Fargliela notare bene, porgliela in forte evidenza. Proporre qualcosa con insistenza, più e più volte./ Mettergliela spesso innanzi perché se ne invogli, Sbacchiargliela <ref>Sbattergliela con forza.</ref>nel muso.<ref>Questa spiegazione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 229</ref>.}} *'''Me dai na voce.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''''O tavuto'', [https://books.google.it/books?id=4gXcAwAAQBAJ&lpg=PA20&dq=&pg=PA20#v=onepage&q&f=false p. 20.]</ref> :''Mi dai una voce.'' ::{{spiegazione|Mi saprai dire. ''Quanno te scite, me dai 'na voce.'' Quando ti svegli, quando aprirai gli occhi e ti renderai conto, mi saprai dire.}} *'''Me faje l'ammico e me mpriene la Vajassa.'''<ref>Citato in Partenio Tosco, ''L'eccellenza della lingua napoletana con la maggioranza alla toscana'' in Accademici Filopatridi, ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si scostano dal dialetto toscano'', tomo secondo, presso Giuseppe-Maria Porcelli, Napoli, 1789, [https://books.google.it/books?id=QgtZAAAAcAAJ&pg=RA1-PA178 p. 178].</ref> :''Ti comporti come un amico e mi metti incinta la serva.'' ::Da te non me lo sarei mai aspettato. *'''Me pare Donna Marianna, 'a {{sic|cape}} 'e Napule.'''<ref>Citato in ''Marianna, 'a Capa 'e Napule'', [http://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5646]</ref> :''Mi sembra Donna Marianna, la testa di [[Napoli]].'' ::{{spiegazione|Con questa espressione si mette in caricatura chi ha una testa grossa e informe.}} *'''Me pare mille anne.'''<ref>Citato in ''Pulcinella delle tre spose'', Roma, Gaetano Zenobi, 1710, [https://books.google.it/books?id=-Jldss8u50IC&dq=me%20pare%20mill'anne!&hl=it&pg=PA52#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Mi sembrano (pare) mille anni!'' ::{{spiegazione|Non vedo l'ora.}} *'''Me pare 'nu Marcoffo int' 'a luna.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 87.</ref> :''Mi sembri/a un Marcolfo nella luna.'' ::{{spiegazione|Hai/ha l'aria di un tonto.}} *'''Me pare 'o carro 'e Picchippò.'''<ref>Citato in ''[https://www.napoliflash24.it/detto-napoletano-del-16-febbraio/ Il detto napoletano del 16 febbraio]'', ''Napoliflash24.it'', 16 febbraio 2019.</ref> :''Mi sembra il carro di Picchippò.'' ::{{spiegazione|'''O carro 'e Picchipò'': un veicolo pieno zeppo, gremito fino all'inverosimile di persone chiassose.}} *'''Me pare 'o cucchiere 'e Bellumunno!'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Storia d'altri tempi'', [https://books.google.it/books?id=oR_sAwAAQBAJ&lpg=PA1&dq=Storia%20d'altri%20tempi&hl=it&pg=PA26#v=onepage&q&f=false p. 26].</ref> :''Mi sembri/sembra il cocchiere di Bellomunno!''<ref>Nota impresa di onoranze funebri.</ref>'' '' ::{{spiegazione|Che persona, che abbigliamento, che aspetto triste, pesante, cupo, funereo!}} *'''Me pare 'o pastore d' 'a meraviglia.'''<ref name=poimèn>Citato in Antonio Videtta , ''Considerazioni su Corrado Giaquinto in rapporto ai disegni del Museo di S. Martino'', Libreria Scientifica Editrice, Napoli, 1965, [https://books.google.it/books?id=2ajqAAAAMAAJ&q=Antonio+Videtta+%27o+pastore+d%27+%27a+meraviglia&dq=Antonio+Videtta+%27o+pastore+d%27+%27a+meraviglia&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiHgYvCxt_cAhUDGewKHSASBnkQ6AEIKTAA p. 87.]</ref> :''Mi sembra il pastore della meraviglia.'' ::{{spiegazione|Mi sembri/sembra un allocco, con quella posa immobile e quell'aria stupita, intontita, come quella di un pastore del presepe che assiste incantato ed estatico ai segni prodigiosi che accompagnano la nascita del Salvatore.}} *'''Me pàreno mill'anne!'''<ref name=glue/> :''Mi sembrano mille anni!'' ::{{spiegazione|Non vedo l'ora!}} *'''Me pozzo schiaffa' 'n'aglio arreto.'''<ref name=burn>Citato in ''Mannaggia Bubbà'', p. 130.</ref> :''Mi posso schiaffare un aglio dietro.'' ::{{spiegazione|Non c'è più niente da fare, sono rimasto totalmente e definitivamente fregato.}} *'''Me staje abbuffanno 'a guallera.'''<ref>Citato in Francesco Bellanti, ''L'ultimo Gattopardo'', [https://books.google.it/books?id=iT-jAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Francesco%20Bellanti&hl=it&pg=PA133#v=onepage&q=guallera&f=false p. 133.]</ref> :''Mi stai gonfiando l'ernia, il sacco scrotale.'' ::{{spiegazione|Abbuffà 'a guallera: annoiare a morte. Variazioni – al grado di fastidio estremo, mortale – sul tema: '''M'he fatto 'a guallara a pezzaiuola'''.<ref name=guà>Citato in ''Manuale di napoletanità'', [https://books.google.it/books?id=aKqXGBrfvZoC&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PA16&dq=m'he%20fatto%20'a%20guallara%20a%20pezzaiuola&hl=it&pg=PA17#v=onepage&q&f=false p. 17].</ref> '''M'he fatto 'a guallara a matriciana'''.<ref name=guà /> '''Me staje scartavetranno 'a guallara.'''<ref name=guà /> Rispettivamente: Mi hai fatto l'ernia alla pizzaiola. Mi hai fatto l'ernia all'amatriciana. Mi stai levigando con la carta vetrata (e anche quella di grana grossa) l'ernia.}} *'''Me veco pigliato d' 'e Turche!'''<ref>Citato in Raffaele Viviani, ''I dieci comandamenti'', [https://books.google.it/books?id=VTfskxLqACcC&lpg=PA144&dq=&pg=PA144#v=onepage&q&f=false, p. 144.]</ref> :''Mi vedo catturato (e tenuto a lungo prigioniero) dai (pirati) turchi!'' ::{{spiegazione|Mi vedo in una situazione disperata, senza via d'uscita.}} *'''Meccia a masculo e femmena.'''<ref>Citato, con definizione, in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 230.</ref> :''[[w:Calettatura|Calettatura]] a maschio e femmina, detta pure a dente, a battente.'' *'''Meglio sulo, ca male accumpagnato.'''<ref>Citato in ''Le Muse napolitane'', egloga II, ''Euterpe {{sic|overo}} La cortisciana'', p. 244.</ref> :''Meglio solo che mal accompagnato.'' *'''Mellune 'e acqua.'''<ref name=pomone>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 90.</ref> :''Meloni di acqua.'' ::{{spiegazione|'''O mellone 'e acqua'' è l'anguria. Ne veniva fatto grande consumo, specie da parte delle donne, il 14 giugno, che era giorno di digiuno per prescrizione ecclesiastica. I '''Mellune 'e pane.'''<ref name=pomone/>, meloni di pane, 'e '''capuaniélle'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 91.</ref>, i capuanelli – serbevoli fino a [[Natale]] ed oltre – sono invece i meloni veri e propri.<ref>{{cfr}}''C'era una volta Napoli'', pp. 90-91.</ref>}} *'''Mena<ref>Menare (in forma corrente: menà) gettare, lanciare.</ref> me''''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 231.</ref> ::{{spiegazione|Su, dai, svelto, sbrigati; e muoviti!}} *'''Menà na zeppata.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, anno V, venerdì, 13 maggio 1864, parlata 133, p. 529. </ref> ::{{spiegazione|Rivolgere una critica, muovere un rimprovero, ironizzare veicolando il messaggio attraverso un'affermazione allusiva in apparenza neutra, e tuttavia, per qualche parola in essa contenuta, messa spesso in risalto dal tono di voce, chiara quanto basta perché il destinatario ne comprenda il vero significato.<ref>Nel film ''L'oro di Napoli'', il pizzaiolo protagonista dell'episodio ''Pizze a credito'', gridava lo slogan pubblicitario: "Cà se magna e nun se pava!", intendendo dire che la pizza poteva essere acquistata pagandola dopo una settimana (pizza oggi ad otto). Se però fra i clienti scorgeva un cattivo pagatore opportunamente colto da amnesia che aveva trascurato di saldare il conto o un cliente che era solito rinviare il pagamento, lo stesso grido: "Cà se magna. ''E nun se {{sic|paava}}!...''", aveva tutt'altro significato, era cioè una ''zeppata'' ''menata'' lanciata, scagliata allo scroccone per rimproverarlo e rammentargli il debito non pagato. Altra possibile zeppata: "Nun 'o saccio. ''Io'' me faccio 'e fatte mie", "Non lo so. ''Io'' mi faccio i fatti miei", ''zeppata'' che potrebbe prendersi chi fa una domanda indiscreta, inopportuna, chi cerca di carpire informazioni riservate.</ref>}} *'''Menare<ref>In forma corrente: Mena': gettare, lanciare, buttare.</ref>u rancio<ref>Granchio, ma anche raffio, arpione, uncino.</ref>.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 325.</ref> :''Lanciare l'arpione, o il rampino, l'uncino.'' ::{{spiegazione|Agire in modo ambiguo, subdolo, manovrando copertamente con dissimulata scaltrezza per procurarsi un utile disonesto, illecito. Rubacchiare. Rubare.}} *'''Menarse a mare cu tutt' 'e panne.'''<ref>Citato e spiegato in Hermann W. Haller, ''Tra Napoli e New York, {{small|Le macchiette italo-americane di [[Eduardo Migliaccio]], testi con introduzione e glossario}}'', Bulzoni, 2006. ISBN 8878700819, [https://books.google.it/books?hl=it&id=CbIaAQAAIAAJ&dq=Menarse+a+mmare+cu+tutt%27+%27e+panne&focus=searchwithinvolume&q=Menarse+a+mmare+], p. 254.</ref> :''Tuffarsi a mare con tutti i vestiti addosso.'' ::{{spiegazione|Rovinarsi.}} *'''''Merda de<ref name=epsilon/>sproviero.'''''<ref>Citato in Giambattista Basile, ''Lo cunto de li cunti'', arcadia ebook, [https://books.google.it/books?id=d3zDCQAAQBAJ&lpg=PT169&dq=&pg=PT169#v=onepage&q&f=false p. 169]</ref> :''Sterco di sparviero.'' ::{{spiegazione|Così così, senza particolari pregi o difetti.}} *'''Mettere ‘a capa {{sic|‘a}} fa bene.'''<ref>Citato in Antonietta Ambrosano e Mimmo Barba, ''Ri-cre-azione'', presentazione di Antonio Faeti, Armando Editore, 2002, [https://books.google.it/books?id=KxKoVROF6DwC&lpg=PP1&dq=Antonietta%20Ambrosano%2CMimmo%20Barba&hl=it&pg=PA105#v=onepage&q&f=false p. 105.] ISBN 88-8358-319-1</ref> :''Mettere la testa a fare bene.'' ::{{spiegazione|Applicarsi, impegnarsi finalmente in cose serie, costruttive.}} *'''Mèttere 'a faccia 'int'â chiàveca.'''<ref>Citato in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 134.</ref> :''Mettere la faccia nella fogna.'' ::{{spiegazione|Avere di che doversi vergognare.}} *'''Mettere cennere ncopp' a na cosa.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 94.</ref> :''Mettere cenere su una cosa.'' ::{{spiegazione|Impedire che qualcosa si sappia, si divulghi. Sopirla. Metterla a tacere. Insabbiarla.}} *'''Mettere i recchie p'i pertose<ref>Anche: p' 'e senghe: attraverso gli spiragli delle porte.</ref>.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 327.</ref> :''Mettere 'e recchie p' 'e pertose: Mettere le orecchie attraverso i buchi.'' ::{{spiegazione|Origliare dappertutto per scoprire segreti.}} *'''Mettere l'assisa a le ccetrole.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 121.</ref> :''Imporre la tassa sui cetrioli.'' ::{{spiegazione|Antico modo di dire: Arrogarsi un diritto che non spetta.<ref>{{cfr}} più dettagliatamente ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', [https://archive.org/stream/curiositpopola08pitruoft#page/120/mode/2up p. 121.]</ref>}} *'''Mettuto mbaleria.'''<ref>Citato in ''So masto Rafaele e non te ne ncarrica'', p. 7.</ref> :''Mettere mbaleria'': ''prendere in giro. Preso in giro.'' *'''Mettere mpuzatura.'''<ref name=pupata/> ::{{spiegazione|O anche '''mpuzature'': Seminare zizzania, discordia. Fomentare le liti.}} *'''Mettere na pezza arza.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo, 1867'', anno II, n. 7, Giovedì 17 gennaio 1867, p. 2.</ref> :''Mettere un panno che scotta, che arde.'' ::{{spiegazione|Aggravare intenzionalmente, per errore, agendo in modo maldestro una situazione già difficile.}} *'''Mettere 'o ppepe 'nculo 'a zoccola.'''<ref>Citato in ''Manuale di napoletanità'', p. 22.</ref> :''Mettere il pepe nel deretano della pantegana.'' ::{{spiegazione|Istigare.}} *'''Mettere prete<ref name=epsilon/>de ponta.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 299.</ref> :'' ''Mettere prete 'e ponta.'': mettere, frapporre pietre aguzze.'' ::{{spiegazione|Sia nel senso reale di creare un ostacolo fisico, che nel senso figurato di creare ostacoli, impedimenti, sabotare, impedire la realizzazione di un progetto altrui.}} *'''Mettere uno ncopp'a nu puorco.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 316.</ref> :''Mettere una persona sopra un porco.'' ::{{spiegazione|Parlarne molto male pubblicamente di qualcuno, metterlo alla gogna, additarlo al pubblico disprezzo.}} *'''Metterse 'e casa e puteca<ref name=πθκ/>.'''<ref>Citato in ''A Buon 'Ntennitore, Proverbs of Naples'', p. 55.</ref> :''Mettersi casa e bottega.'' ::{{spiegazione|Dedicarsi ad un'opera interamente, meticolosamente, con ininterrotta assiduità.}} *'''Metterse na cosa int'i chiocche.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 102.</ref> :''Mettersi una cosa nelle tempie.'' ::{{spiegazione|Mettersela o Ficcarsela in testa. Es. ''Miettetillo buono dint' 'e chiocche!'' Ficcatelo bene in testa!}} *'''Metterse ntridece.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 215.</ref> :''Mettersi "in tredici".'' ::{{spiegazione|Intromettersi.}} *'''Mèza bbòtta.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary '', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA37#v=onepage&q&f=false p. 37.]</ref> :''Mezza botta.'' ::{{spiegazione|Una persona di scarso valore.}} *'''Meza<ref>Mezza</ref>{{sic|segnora}} e meza pettola<ref name=gonnella/>.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico'', p. 288.</ref> ::{{spiegazione|''Meza signora e meza pettola''. Una donna che non eccelle per comportamento educato.}} *'''Miett' 'a meglia.'''<ref>Citato in Antonio Grano, ''Trattato di sociologia della canzone classica napoletana'', Palladino, Campobasso, 2004, [https://books.google.it/books?id=qr0UAQAAIAAJ&q=miett%27a+meglia&dq=miett%27a+meglia&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjM9NyMruDkAhWStYsKHVj7B8IQ6AEIKjAA p. 66].</ref> :''Nel tressette, invito al compagno di gioco: metti (gioca) la migliore carta.'' ::{{spiegazione|In senso ironico, al sopraggiungere di persona o persone non gradite o per rilevare che l'ambiente, il contesto non è dei più incoraggianti, gradevoli, auspicabili: ''Miett' 'a meglia, mie'!'': Ora siamo proprio a posto! Il quadro è completo! Che magnifica scena! Che bellezza! Siamo cascati proprio bene!}} *'''Miettece nomme penna.'''<ref>Citato in Giacomo Marulli e Vincenzo Livigni, ''Guida pratica del dialetto napolitano {{small|o sia Spiegazione in lingua toscana della Mimica di alcune frasi e delle voci dei venditori e scene comiche DEI COSTUMI NAPOLITANI}}'', Stabilimento Tipografico Partenopeo, Napoli, 1877, [https://books.google.it/books?id=2D_K7e03FgwC&dq=Giacomo%20Marulli%2C%20Vincenzo%20Livigni&hl=it&pg=PA16#v=onepage&q&f=false p. 16]</ref> :''Mettici nome penna.'' ::{{spiegazione|Non parlarne più, perché una speranza è svanita leggiera come una piuma portata dal vento.<ref>La spiegazione è in Marulli e Livigni, p. 16.</ref>Non struggerti nella speranza che avvenga ciò che non accadrà mai. Non pensarci più.}} *'''Miezo limone.'''<ref name=shoeshine/> :''Mezzo limone.'' ::{{spiegazione|''Miezo limone'', con riferimento al colore argento e oro della sua statua, è l'ingiuria rivolta con molta confidenza dalle "parenti" a San Gennaro, per sollecitare il miracolo della liquefazione del suo sangue, se esso tarda a compiersi.}} *'''Mimì, Cocò e Carmene 'o pazzo stevano 'e casa into 'o stesso palazzo.'''<ref>Citato in Patrizia Mintz, ''Veritas'', PIEMME, 2010 [https://books.google.it/books?id=mialvSCnCysC&lpg=PA1&dq=patrizia%20mintz&hl=it&pg=PT120#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788858502662</ref> :''Mimì, Cocò e Carmine il pazzo abitavano nello stesso palazzo.'' ::{{spiegazione|Tre inseparabili e poco raccomandabili messeri.}} *'''Misce-misce.<ref>Miscio: gatto, micio. {{cfr}} ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 243.</ref>'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 243.</ref> :''Verso con cui si chiamano i gatti.'' *''''Mman' 'a.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', IV, p. 286.</ref> :''In mano a.'' ::{{spiegazione|Al tempo di.}} *'''{{sic|Mmange}}, ca ru ttuoie [[mangiare|mange]]!'''<ref name=eatplease>Citato in Apicella, ''I ritte antiche'', p. 320.</ref> :''Mangia, ché del tuo mangi!'' ::{{spiegazione|Si dice di chi crede di mangiare o, più in generale, di trarre un utile, un vantaggio economico a spese altrui senza avvedersi che a farne le spese è lui stesso.}} *''''Mmano a [[w:Gaetano Pappagone|Pappagone]]'''<ref>Citato e tradotto in [[Giulio Trevisani]], ''Teatro napoletano, {{small| Da Salvatore di Giacomo a Eduardo de Filippo}}'', [https://books.google.it/books?hl=it&id=XqjUAAAAMAAJ&dq=%27mmano+a+pappagone&focus=searchwithinvolume&q=+pappagone] p. 81.</ref> ::''Al tempo di Pappagone.'' ::{{spiegazione|In tempi antichi.<ref>La traduzione è in ''Teatro napoletano, {{small| Da Salvatore di Giacomo a Eduardo de Filippo}}'', p. 55.</ref> / In tempi oramai trascorsi.}} *''''Mmano all'arte.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', IV, p. 112. </ref> :''In mano all'arte, vale a dire: nelle mani di un artista.'' ::{{spiegazione|''Staje 'mmano all'arte.'' Sei nelle mani di un artista: non hai motivo di preoccuparti, considerati fortunato, sei in ottime mani, chi se ne occupa è una persona competentissima, un artista nel suo campo.}} *'''‘Mmertecà ll'uóglio.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 202.</ref> :''Rovesciare l'olio.'' ::{{spiegazione|Venir meno al voto di [[castità]].<ref>La spiegazione è in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 202.</ref>}} *'''Mmesca francesca.'''<ref>Citato in ''Fascio de chellete nove contegnose e freccecarelle fatte da paricchie auture pe llevare la paturnia e li pierdetienbe; raccuoveto e prubbecato da jachil Girì Zuzù (briolià) Napole: se venne a lo mavazzeno de libre de Luigi Chiurazzi'', Napoli, 1836, [https://books.google.it/books?id=XjEc0tENsDAC&dq=mmesca%20Francesca&hl=it&pg=RA1-PA7#v=onepage&q&f=false p. 7.]</ref> ::{{spiegazione|Mescolanza disordinata di cose, insieme di cose riunite senza criterio, confusione.}} *'''Mme'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 178.</ref> :''Bene. Es. ''Mme, avimmo fernuto. Jammocenne.'' Bene, abbiamo finito, andiamocene. '''''E mmé'''.<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 244.</ref>'' Ebbene. "''Storduto po addemanna, e mmè chi è stato?"'' ''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 244.</ref>'' Stordito poi chiede, ebbene chi è stato?'' *'''Mmocc’ ’a porta.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 54.</ref> :''In bocca alla porta.'' ::{{spiegazione|All'uscio, all'ingresso.}} *'''Mmocca liò.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, p. 343.</ref> :''In bocca, leone!'' ::{{spiegazione|Su, prendi, mangia!}} *'''Mmoccamennuno.'''<ref>Citato in Pietro Paolo Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 172.</ref> :"''Imboccameneuno''". ::{{spiegazione|Ingenuo, sprovveduto, credulone; in altri termini: '''nu maccarone''.}} *'''Mmuccà c' 'o cucchiariello.'''<ref>Citato in Romualdo Marrone, ''Il paese di Pulcinella'', vol. I, Bellini, Napoli, 1991, [https://books.google.it/books?hl=it&id=eqNWAAAAYAAJ&dq=mmucc%C3%A0+cu+%27o+cucchiariello&focus=searchwithinvolume&q=+cucchiariello p. 284].</ref> :''Imboccare con il cucchiaino.'' ::{{spiegazione|Spiegare con minuziosa, estrema accuratezza.}} *'''Mo mo.'''<ref>Citato in ''Vocabolario domestico napoletano e toscano compilato nello studio di [[Basilio Puoti]]'', p. 272.</ref> :''Or ora, proprio ora; subito. Ma: mo, mo: piano, aspetta un attimo, un momento.'' *'''Mo mo me l'aggio lavata; 'a tengo riccia riccia comm' 'a 'na 'ncappucciata!...'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 239.</ref> :''Proprio ora me la sono lavata; ce l'ho riccia riccia come un'insalata incappucciata!...'' ::{{spiegazione|Adescamento piccante in chiave gastronomica di una... venditrice.}} *'''Mo nce vo.'''<ref>Citato in ''Nu scagno de n'appartamiento e na festa de ballo'' di Pasquale Altavilla}}, Tipografia De' Gemelli, Napoli, 1850, [https://books.google.it/books?id=qDjH1HuWNDwC&dq=Mo%20nce%20vo'&hl=it&pg=PA10#v=onepage&q&f=false p. 10.]</ref> :''Ora ci vuole.'' ::{{spiegazione|Giustamente, già, per l'appunto, proprio così.}} *'''{{sic|Mo pe mo}}.'''<ref>Citato in [[Niccola Valletta]], ''Poesie inedite'', Dalla Tipografia di Luigi Nobile, Napoli, 1816, [https://books.google.it/books?id=tSJbAAAAcAAJ&dq=Niccola%20VALLETTA&hl=it&pg=PA17#v=onepage&q&f=false p. 17]</ref> :''Mo' pe' mo': Ora per ora. Adesso per adesso.'' ::{{spiegazione|Ora ora, proprio ora, proprio adesso, proprio subito. Immediatamente.}} *'''{{sic|Mò t'appoio a guallara ncapo}}.'''<ref name=guà /> :''Ora ti appoggio l'ernia in testa!'' ::{{spiegazione|Ora basta! Io ti sormonto, ti sovrasto con la mia ernia, ad essa ti infeudo, e con ciò ti riporto al rango che ti spetta, giacché sei una nullità e hai parlato troppo e a sproposito. Sta' zitto!}} *'''Monaco de sant'Agostino doje cape ncoppa a no coscino.'''<ref>Citato in ''Lo Spassatiempo'', [https://books.google.it/books?id=pz4_AQAAMAAJ&dq=spassatiempo&hl=it&pg=PT281#v=onepage&q&f=false p. 281].</ref> :''Monaco di sant'Agostino due teste sopra un cuscino.'' ::{{spiegazione|Si dice di un religioso la cui vocazione non sembra autentica.}} *'''Morte gnagnolla.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 199.</ref> :''Morte lenta.'' *'''Mosca cavallina.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 107.</ref> :''Ippobosca (insetto ematofago)'' ::{{spiegazione|Ma anche: persona fastidiosa, molesta, insistente, assillante. ''Uh Mamma d' 'a Saletta! Tu si' propio 'na mosca cavallina!'' Uh, Madonna della Salette! Sei proprio asfissiante!}} *'''Mparanza.'''<ref>Citato in Nino Del Duca, ''Io stongo 'e casa 'America. Riflessioni'', prefazione di [[Furio Colombo]], introduzione di Antonio Ghirelli, Guida, Napoli, [https://books.google.it/books?id=8npveIawS-8C&lpg=PA175&dq=Mparanza&hl=it&pg=PA175#v=onepage&q=Mparanza&f=false p. 175.] ISBN 88-7188-905-3</ref> ::{{spiegazione|Tutto, Tutti o Tutte insieme, senza distinzione.}} *'''Mpechèra''' o '''Ntapechèra.'''<ref>Citato in ''Il Borghini'', anno primo, Tipografia del vocabolario, Firenze, [https://books.google.it/books?id=i5E_AAAAYAAJ&dq=Il%20Borghini%20studi%20di%20filologia%20e%20di%20lettere%20italiane&hl=it&pg=PA123#v=onepage&q=%20napoletano&f=false p. 123.]</ref> :''{{NDR|Donna}} intrigante, che imbroglia ed avviluppa.''<ref>Traduzione in ''Il Borghini'', p. 123.</ref> Truffatrice, fattucchiera. *'''‘Mpignarse ‘o càzzo e straccià’ ‘a cartella.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 207.</ref> :''Impegnare, dare in pegno il proprio pene e strappare la ricevuta.'' ::{{Spiegazione|Avere la certezza più assoluta, senza neppure l'ombra di un dubbio.}} *'''Mpilo mpilo.'''<ref>Citato in ''Il propugnatore'', vol. VII, parte II, presso Gaetano Romagnoli, Bologna, 1874, [https://books.google.it/books?id=lOpgAAAAcAAJ&dq=mpilo%20mpilo&hl=it&pg=PA174#v=onepage&q&f=false p. 174.]</ref> :'' (in) Pelo (in) pelo.'' ::{{Spiegazione|Lentamente, sottilmente. ''Annà' {{NDR|Jirsenne}} mpilo mpilo.''<ref>In ''Il propugnatore'', 1874, p. 174.</ref>: Intisichirsi. Consumarsi lentamente.}} *'''Mpacchiato 'e suonne'''<ref>Citato in ''Epigrammi del marchese di Caccavone e del Duca di Maddaloni'', a cura di Giuseppe Porcaro, Arturo Berisio Editore, Napoli, 1968, p. 49.</ref> ::{{spiegazione|Fortemente assonnato}} *''''Mprenà' 'e feneste.'''<ref name=mèrevolage/> :''Ingravidare le finestre.''' ::{{spiegazione|Struggersi dal desiderio, desiderare ardentemente, appassionatamente a distanza.}} *'''Nprimmis et antemmonia.'''<ref>Citato in Giovanni Fiorilli, ''La terza chiacchiareata nfra lo cuorpo de Napole e lo Sebeto. Di Giovanni'', [https://books.google.it/books?id=T-u72GoDi78C&lpg=PA3&ots=OwJKimQfo5&dq=&pg=PA3#v=onepage&q&f=false p. 3].</ref> :''In primis et ante omnia.'' ::{{spiegazione|Per prima cosa e innanzitutto.}} *'''Mpupazzà.'''<ref name=pupata>Citato in Pietro Paolo Volpe, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 189.</ref> ::{{spiegazione|Vestirsi con eccessivo sfarzo, agghindarsi vistosamente. Camuffare per occultare difetti e gabellare per buono, perfetto, autentico: imbrogliare.}} *'''{{NDR|'O}} Mpustatore.'''<ref>citato in ''I promessi sposi, In lingua napoletana'', [https://books.google.it/books?id=V_vgAgAAQBAJ&lpg=PT40&dq=mpustatore&hl=it&pg=PT40#v=onepage&q&f=false cap. X]</ref> ::{{spiegazione|Il prepotente, chi pretende di avere senza darsi neppure la briga di chiedere, chi vuole imporre la propria volontà in modo arrogante.}} *'''Muchio muchio.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 250.</ref> ::{{spiegazione|Quatto quatto.<ref>La spiegazione è in D'Ambra, p. 250.</ref>}} *'''Muchio surdo'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 74.</ref> ::{{spiegazione|Sornione, ipocrita.<ref>''— Ma comme! Me parea na santarella | chella muchiella sorda! 'Aggio ncuntrata | doj' ore fa, dint' a na carruzzella... | Cummà!... Ma comme steva ngrattinata!'' (In ''Poesie napoletane'', p. 60) — Ma come! Mi sembrava una santarella | quella marpioncella! | Commà! Ma com'era agghindata!</ref>}} *'''Mùmmera'''<ref name=stubborn>Citato in ''C'era una volta Napoli, p. 31.''</ref>o '''Mùmmara'''<ref name=stubborn/>o '''Mómmara'''<ref name=stubborn/>o '''Mómmaro'''<ref name=stubborn/>o '''Mmúmmera'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 240.</ref> o '''Zùmmaro'''<ref name=stubborn/> :''Anfora di creta impiegata per attingere l'acqua alle fontane pubbliche e conservarla in casa, era usata dagli acquafrescai che vendevano l<nowiki>'</nowiki>''acqua zuffrègna'', l'acqua sulfurea che si manteneva fresca grazie alla creta.'' ::{{spiegazione|Uomo dalla testa dura, ostinato, refrattario alle sollecitazioni esterne. Seno prosperoso<ref>{{cfr}} per questo significato, Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 203.</ref>.}} *'''Muorto 'o criaturo nu' simmo chiù cumpare.'''<ref name=chiachiello/> :''Morto il bambino (il figlioccio) (l'interesse che ci univa) non siamo più compari.'' ::{{spiegazione|Si dice per esprimere il proprio rammarico quando si constata un improvviso mutare di atteggiamento o se una relazione - in passato buona - all'improvviso ed incomprensibilmente si raffredda.}} *'''{{NDR|'O}} muorzo d'a crianza.'''<ref>Citato e spiegato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 115.</ref> :''Il boccone della creanza.'' ::{{spiegazione|L'ultimo boccone del piatto.}} *'''Muro muro.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 58.</ref> ::{{spiegazione|Rasente il muro. ''Ji' muro muro'': andare rasente il muro.}} *'''Murì cu 'e guarnemiénte<ref>I finimenti con cui viene bardato il cavallo.</ref> 'ncuollo.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 24.</ref> :''Morire con i finimenti addosso.'' ::{{spiegazione|Morire mentre si sta svolgendo il proprio lavoro, si sta compiendo il proprio dovere.}} *'''Muscio int' 'e mecce.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 371.</ref> :''Debole nelle giunture.'' ::{{spiegazione|Debole, senza forze, a stento in piedi. Idea affine è richiamata dall'espressione: '''Scunocchio ncopp'ê mecce.'''<ref>Citato in Ettore De Mura, ''Poeti napoletani dal Seicento ad oggi'', vol. 2, [https://books.google.it/books?hl=it&id=nC0uAAAAIAAJ&dq=scunucchi%C3%A0&focus=searchwithinvolume&q=mmecce], Alberto Marotta Editore, 1973, p. 577.</ref> ''Mi piego sulle giunture, vacillo sulle ginocchia.''}} *'''Muzzóne 'e fescena.<ref>Cesto per la raccolta dell'uva fabbricato a forma di cono capovolto con al vertice una punta di legno ('o muzzóne) che, conficcata nel terreno, lo teneva in piedi. {{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 14.</ref>''' :''Punta (mozzicone) di cesto.'' ::{{spiegazione|Persona di bassa statura e tozza. Anche: '''Muzzone d'ommo.''' ''Mozzicone d'uomo'': Omiciattolo.<ref>Citato e spiegato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 252.</ref>}} ==N== *'''N'acciso e nu 'mpiso.'''<ref name=hang>Da Vincenzo Vitale, ''Malufiglio'', citato in Pasquale Scialò, ''La sceneggiata, {{small|Rappresentazioni di un genere popolare}}'', [https://books.google.it/books?id=nqY9qxaAUh4C&lpg=PP1&dq=P.%20Scial%C3%B2&hl=it&pg=PA268#v=onepage&q&f=false p. 268]</ref> :''Un ammazzato e un impiccato.'' ::{{spiegazione|Una strage. ''"[...] nun te fà vedé, si no ccà succede n'acciso e nu 'mpiso."''[...] non farti vedere, altrimenti qui succede una strage.<ref name=hang/>''Fà n'acciso e 'nu mpiso:'' fare una strage.}} *'''N'aggie scaurate chiaveche, ma tu si' 'o nummere uno!'''<ref>Citato in ''Troppo napoletano'', [https://books.google.it/books?id=3rK4CgAAQBAJ&lpg=PT85&dq=n'aggie%20scaurate%20chiaveche&hl=it&pg=PT85#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Ne ho lessate fogne, ma tu sei il numero uno!'' ::{{spiegazione|Ne ho conosciuti e piegati tanti di mascalzoni, ma tu sei un farabutto come nessun altro!}} *'''N'anno fatto tacche e chiuove.'''<ref>''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1862, [https://books.google.it/books?id=MC7l6SgIRpUC&dq=tacche%20e%20chiuove&hl=it&pg=PA1342#v=onepage&q&f=false p. 1342].</ref> :''Ne hanno fatto tacchi e chiodi.'' ::{{spiegazione|''Fà 'na cosa tacche e chiuove'', ridurre una cosa tacchi e chiodi, usarla fino all'estremo logoramento.}} *'''N'ommo cu 'e mustacce.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', Delfini S.R.L., Milano, 1967, [https://books.google.it/books?id=6rM-AAAAIAAJ&q=ommo+cu+%27e+mustacce&dq=ommo+cu+%27e+mustacce&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiIvPrjwu7cAhUP-6QKHYN6AMUQ6AEIRzAG]</ref> :''Un uomo con i [[baffo|baffi]].'' ::{{spiegazione|Un uomo di notevoli capacità e doti morali che incute, per questo, un grande rispetto.}} *''''N'uocchio cecato e l'aità toja!.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 271.</ref> :''Un [[occhio]] cieco e l'età tua.'' ::{{spiegazione|Sarei disposto a perdere un occhio pur di avere la tua giovane età.}} *'''Na carta 'e tre.'''<ref>[[Giuseppe Marotta]], ''I bambini osservano muti le giostre dei grandi'', {{sic|IoScrittore}}, 2012. ISBN 978-88-97148-80-7, [https://books.google.it/books?id=URfD3p3bCo4C&lpg=PP1&dq=Giuseppe%20Marotta&hl=it&pg=PT13#v=onepage&q&f=false p. 13] </ref> :''Una carta di tre.'' ::{{spiegazione|Nel gioco del tressette è la carta che ha il valore più grande. Una persona importante, che conta. Nel gergo della malavita: guappo, uomo "di rispetto".}} *'''Na chiaveca.'''<ref>Citato in ''Manuale di napoletanità'', p. 24.</ref> :''Una cloaca, una fogna.'' ::{{spiegazione|Malissimo. Spregevole (detto con una connotazione espressiva da fortemente esplicita, dura, fino a brutale, offensiva). Esempi: Sto 'na chiavica: sto malissimo. Te sì cumpurtato 'na chiavica: ti sei comportato malissimo, sei gravemente in difetto. Stu cafè è 'na chiavica: questo caffè è assolutamente imbevibile. È 'na chiaveca: è (una persona, una cosa) spregevole; e se è proprio spregevole senza residui, senza eccezione, allo stato puro allora: (una persona, una cosa) ''è manc' 'a chiavica'': (non) è neppure la cloaca, cioè neppure la cloaca è altrettanto spregevole. ''Te sì cumpurtato manc' 'a chiaveca!'', ti sei comportato nel modo più spregevole, renditi conto che non hai alcuna giustificazione possibile, ti sei squalificato per sempre!}} *'''Na galletta 'e Castiellammare.'''<ref>In Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', p. 144.</ref> :''Una [[avarizia|galletta]] di Castellammare.''<ref>Galletta molto difficile da ammorbidire in acqua.</ref>'' '' ::{{spiegazione|Il fuoriclasse degli avari: spietato anche verso sé stesso, è del tutto inutile sperarne il sia pur minimo gesto di generosità.}} *'''Na lenza e sole.'''<ref>Citato in ''Lo Lampo'', anno I, n. 47, [https://books.google.it/books?id=90MiAQAAIAAJ&dq=&pg=PA46-IA9#v=onepage&q&f=false p.3]</ref> '''Na lenza 'e sole.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 153.</ref> :''Una (lenza) striscia di [[sole]].'' ::{{spiegazione|''<nowiki>'</nowiki>Na lenz' 'e sole.'' o anche: ''<nowiki>'</nowiki>Na lenzetella 'e sole'': un raggio di sole.}} *'''{{sic|Na}} meza botta.'''<ref name=demi>Citato e spiegato in Mondadori, Meridiani, p. 1008.</ref> :''Una mezza botta.'' ::{{spiegazione|Mediocre, così così.}} *'''Na meza parola.'''<ref>Citato in [[Niccolò Amenta]], ''Il Forca'', Presso Giacomo Prodotti, Venezia, 1700, [https://books.google.it/books?id=j4AQZtbONO0C&dq=&pg=RA2-PA13#v=onepage&q&f=false p. 113].</ref> :''Una mezza parola.'' ::{{spiegazione|Un'insinuazione. Un velato accenno. Un'allusione.}} *'''Na rétena 'e cavalle.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 98.</ref> :''Una redine di cavalli.'' ::{{spiegazione|"Un gruppo di tre cavalli aggiogati contemporaneamente a un carro: ''<nowiki>'</nowiki>o foremano, 'o sotto e 'o bilancino.''"<ref>La spiegazione è in ''C'era una volta Napoli'', p. 98.</ref>}} *'''Naso a piriquacchio.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 302</ref> ::{{spiegazione|O: ''a piripacchio''. Naso mal fatto. Naso a bocciuolo.<ref>La spiegazione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 302.</ref>}} *'''Nacchennella<ref>Da il n'a qu'un œil. Ha solo un occhio, con riferimento agli ufficiali francesi che portavano il monocolo, {{cfr}} ''Naples allegro con fuoco'', [https://books.google.it/books?id=7AQuAwAAQBAJ&lpg=PT196&dq=nacchennella&hl=it&pg=PT196#v=onepage&q&f=false]</ref>.'''<ref>Citato in Véronique Bruez, [Naples allegro con fuoco], [https://books.google.it/books?id=7AQuAwAAQBAJ&lpg=PT196&dq=nacchennella&hl=it&pg=PT196#v=onepage&q&f=false]</ref><ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 216.</ref> ::{{spiegazione|Effeminato.<ref>{{cfr}} Anfreoli, p. 252.</ref> Non diversamente dal chiachiello e dal fareniello è un uomo tutto gradevoli apparenze, inconsistente e inconcludente nell'essenza. ''Siente, pozz'essere privo d' 'a libbertà, ca {{sic|sì}} n' 'a fernisce e guardà a cchillo nacchennella te 'ntacco a 'mpigna!...'' (Senti, che io possa essere privo della libertà, (che) se non la finisci di guardare quell'effeminato, ti sfregio!...)<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 216.</ref>}} *''''Nc'azzecca.'''<ref>Citato in ''La nferta pe lo capodanno de lo 1835'', Da li truocchie de la Sociatà fremmateca, Napoli, [https://books.google.it/books?id=YVAtm_0zs2gC&dq=nc'azzecca&hl=it&pg=PA41#v=onepage&q=nc'azzecca&f=false p. 41]</ref> ::{{spiegazione|Ci sta bene, si abbina bene.}} *''''Nc'è ròbba a piètto 'e cavàllo.'''<ref name=toscodueseisei/> :''C'è roba (fino) al petto del cavallo''. ::{{spiegazione|Detto di qualcosa molto ricco e sovrabbondante, come il torrente in piena che arriva sino al petto del cavallo che lo guada.}} *'''Ncapa comm'a serpe e senza allé allé<ref>Allè, refuso, nella fonte. Allé allé era il grido carnevalesco per farsi far largo, {{cfr}} Rocco, ''Vocabolario del dialetto napoletano'', p. 78.</ref>.'''<ref>Citato con spiegazione in [[Emmanuele Rocco]], ''Vocabolario del dialetto napoletano'', Bernardino Ciao Editore-{{sic|librajo}}, Napoli, 1882, [https://archive.org/details/vocabolariodeld00roccgoog/page/n95 p. 78].</ref> :''In testa, come alla serpe, e senza farsi largo.'' ::{{spiegazione|"Usasi [...] al giuoco della trottola per imporre di tirare sulla trottola direttamente [...] , cioè senza discostare le cose in mezzo alle quali trovasi la trottola."}} *'''Ncasà 'a mano.'''<ref>Citato in [[Cesare Caravaglios]], ''Voci e gridi di venditori in Napoli'', introduzione di Raffaele Corso, Catania, Libreria Tirelli di F. Guaitolini, Catania, 1931 · IX, p. 67.</ref> :''Calcare (con) la mano.'' ::{{spiegazione|Aumentare, accentuare, insistere.}} *'''Ncasa 'e piere nterra, ca nu'scenne maje.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina'', p. 118.</ref> :''Calca (bene) i piedi al suolo, perché (la bilancia) non scende mai.'' ::{{spiegazione|Si dice al venditore quando il peso sembra scarso.}} *'''Ncasare lo<ref name=Ω />masco.'''<ref>Citato in D'Ambra ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 237.</ref> :''Calcare, pigiare (riempiendolo) il mortaretto.'' ::{{spiegazione|''Ncasà 'o masco'': mangiare a crepapelle.}} *''''Nce capimmo a sische.''' <ref>Citato in ''Lo Lampo, {{small|Giornale elettreco pe tutte}}'', anno 2, n. 5, giovedì 13-01-1876, [https://books.google.it/books?id=E6AHIpKYY_IC&hl=it&pg=PA5-IA13#v=onepage&q&f=false p. 2]</ref> :''Ci capiamo a fischi.'' ::{{spiegazione|Ci capiamo al volo, a cenni, con uno sguardo. ''Nce capimmo a sische...'' Ci capiamo..., ci siamo capiti... (non c'è bisogno di dire altro..., non c'è bisogno di dire niente...).}} *'''Nce stanne chù ghiuorne ca ppurpette – devette Carnuale!'''<ref>Citato in Apicella, ''I ritte antiche'', p. 363.</ref> :''Ci sono più giorni che polpette – disse Carnevale!'' ::{{spiegazione|Nella vita sono molti i giorni di magra e di privazione, ben pochi quelli di abbondanza.}} *'''Nce vò nu core.'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', p. 38.</ref> :''Ci vuole un cuore.'' ::{{spiegazione|Ci vuole del cuore, del coraggio, della bella faccia tosta.<ref>La spiegazione è in ''TuttoTotò'', p. 38.</ref>}} *''''Nchiuvà 'nu chiuovo.'''<ref>Citato in ''Cucozze e caracazze'', p. 198.</ref> :''Inchiodare un chiodo.'' ::{{spiegazione|Contrarre un debito.<ref>La spiegazione è in ''Cucozze e caracazze'', p. 198.</ref>}} *'''Ncopp'a botta.'''<ref>Citato e spiegato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 58 .</ref> :''Sul colpo.'' ::{{spiegazione|Lì per lì, e si dice per lo più di pagamento.}} *'''Ncopp'a ccuotto, acqua volluta.'''<ref>Citato in ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 15.</ref> :''Sopra al cotto (scottato''<ref>Scottato,ferito da un dolore cocente.</ref>'') acqua bollita.'' ::Disgrazia sopra disgrazia.<ref>L'interpretazione è in ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri''</ref> *'''Nciucessa.'''<ref name=chiàchià/> ''''Ngiucièro.'''<ref name=iùc/> ::{{spiegazione|Chi per inclinazione ed abilità innate pratica abitualmente l'[[w:Inciucio|inciucio]].}} *'''Nciucio.<ref>Onomatopeico.</ref>'''<ref name=chiàchià/> o ''''Ngiùcio.'''<ref name=iùc>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 477.</ref> ::{{spiegazione|Pettegolezzo, parlottio, chiacchiericcio segreto, confabulazione, mormorazione; il macchinare, l'orchestrare, il concertare copertamente progetti malevoli. "''Groviglio di equivoci, falsità, pettegolezzi, rivolto a creare inimicizie. Esiste, in dialetto, anche il sostantivo <nowiki>'</nowiki>'ngiucièro': colui che a fin di male, mette in opera uno o alcuni''<nowiki>'</nowiki>ngiùci<ref>La definizione è di Giovanni Artieri, in ''Napoli, punto e basta?'', p. 477.</ref>."}} *'''Ne vuo' ca so cepolle.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 94.</ref> :''Ne vuoi che sono cipolle'' ::{{spiegazione|Cipolle: botte, percosse. ''Quante ne vuò ca so cepolle'': Se sono botte quelle che cerchi, qui ce ne sono quante ne vuoi, fino alle lacrime.}} *'''{{NDR|'A}} Nennella 'e ll'uocchie.'''<ref>Citato in [[Rocco Galdieri]], [https://wikisource.org/wiki/Page:%27E_Lluce-luce.djvu/10 'E lluce-luce (Le lucciole)], Editrice Tirrena, Napoli, 1928, p. 8.</ref> :''La "bambina degli occhi."'' ::{{spiegazione|La pupilla.}} *'''Neve 'e sciuocco.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 49.</ref> :''Neve di fiocco.'' ::{{spiegazione|Veri e propri fiocchi di neve, raccolta, accumulata, sotterrata in sacchi nella stagione invernale e dissotterrata in quella estiva, per essere offerta in vendita, mista a vino cotto (bollito con zucchero) che veniva preparato in autunno e conservato in bottiglia. Il vino cotto veniva bevuto anche d'inverno al fioccare della prima neve.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 49 e p. 85.</ref>}} *'''Ngigna''''<ref>Citato in ''Viviani'', III, p. 228.</ref> :''Adoperare un oggetto nuovo per la prima volta.'' *'''{{NDR|'O}} Nicchinonno.''' <ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 261.</ref> ::{{spiegazione|Il [[w:pelargonium triste|geranio notturno]].}} *'''{{NDR|'O}} Nippulo.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 262.</ref><ref>Citato in P. Bello e D. Erwin, ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PR1&dq=Modern%20Etymological%20neapolitan&hl=it&pg=PA150#v=onepage&q&f=false p. 150]</ref> :''Pelucco.'' ::{{spiegazione|Molto comunemente impiegato per indicare i pallini ('e nippule) che si formano su un tessuto di lana (tipici quelli che si formano su di un maglione vecchio) vecchio, consumato.}} *''''Nnoglia.'''<ref name=scarti>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 94.</ref> ::{{spiegazione|Salsicciotto o salame poco costoso confezionato con tritumi di budella insaporiti con sale, pepe ed anici. In senso lato: Scioccone, stupido. ''''Nnoglia vestuta'''<ref name=scarti/> ''Salsicciotto, salame vestito'': persona lenta, torpida.}} *'''Nòbbele e snobbele<ref>''Sdòbbele'', refuso, nel testo.</ref>'''.<ref>Citato con traduzione e spiegazione in ''Napoli, punto e basta?'', p. 33.</ref> :''Nobili e non nobili.'' ::{{spiegazione|Tutti, nessuno escluso. L'intero popolo.}} *'''Nocche e ziarelle.'''<ref>Citato in Nicolò Lombardi, ''La Ciucceide {{small|o puro La reggia de li ciucce conzarvata. Poemma arrojeco di Nicolò Lombardi. Caporuota nella Regia Udienza di Trani}}'', Presso Giuseppe Maria Porcelli, Napoli, 1783, [https://books.google.it/books?id=73rWCcix8KQC&lpg=PA190&ots=3gNpW1msnp&dq=&pg=PA190#v=onepage&q&f=false p. 190].</ref> :''Fiocchi e fettucce, nastri.'' ::{{spiegazione|Cianfrusaglie, ammennicoli, cose futili, spese inutili.}} *'''Non me ntrico e non me mpaccio.'''<ref>Citato in ''No Sansone a posticcio co Pulecenella mbrogliato fra forza e senza forza'', p. 25.</ref> :'' ''Nun me 'ntrico e nun me 'mpaccio'': Non mi intrometto e non resto coinvolto (mi intralcio, mi impiglio).'' *'''Nonna nonna''' o '''Nonna'''.<ref name=lullaby>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 264.</ref> :''Ninnananna. Ninna. '''''Cu a nonna.'''''<ref name="lullaby" /> o (''Cu a nonna nonna'') Restituire i soldi con pieno comodo.<ref>{{cfr}} Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 264.</ref> ''Pavà cu 'a nonnanonna.'' Pagare con la ninnananna, pagare [[w:|a babbo morto]].'' *''''Ntaccata 'e 'mpigna.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 205.</ref> :''Sfregio, nel gergo della malavita antica.'' *'''Ntapechera.'''<ref>Citato in Marulli e Livigni, p. 44.</ref> ::{{spiegazione|Donna intrigante, intramettente, pettegola, incline a tramare inganni, raggiri. ''Leva lè, mmecciata ntapechera.''<ref>In Marulli e Livigni, p. 44.</ref> Va' via, viziosa pettegola, intrigante!}} *''''Ntrichete 'e te!'''<ref>Citato in Anna Menafro e Mariarosa Amodio, ''Il berretto del laureato'', PM Edizioni, Varazze (SV), 2018. ISBN 978-88-99565-86-2, [https://books.google.it/books?id=WhdiDwAAQBAJ&lpg=PA1&dq=Anna%20Menafro&hl=it&pg=PA120#v=onepage&q&f=false p. 120].</ref> :''(Letteralmente: immischiati di te!) Fatti i fatti tuoi!'' *'''Ntrillavallà.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 267.</ref> :''A sproposito. Di punto in bianco.''<ref>Questa definizione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 267.</ref> *''''Nu chiappo 'e 'mpiso.'''<ref>Citato in Armando Cenerazzo, ''Rose rosse e rose gialle'', Alfredo Guida Editore, Napoli, [https://books.google.it/books?id=lTF7BwXMuq4C&lpg=PA297&dq=cenerazzo&hl=it&pg=PA101#v=onepage&q&f=false p. 101]</ref> :''Un cappio di impiccato.'' ::{{spiegazione|Un pendaglio da forca.}} *'''Nu malacarne.'''<ref>Citato in Carmine Ruizzo, ''La terra dei suoni, {{small|Un viaggio attraverso la musica popolare campana}}'', [https://books.google.it/books?id=9dhRDwAAQBAJ&lpg=PA10&dq=&pg=PA10#v=onepage&q&f=false p. 10]</ref> ::{{spiegazione|O ''na malacarna'': Un uomo crudele, spietato.}} *''''Nu mariuolo cu' ' a scala ' ncuollo.'''<ref>Citato in [[Renato de Falco]], ''Il napoletanario'', Colonnese Editore, Napoli; in [[Nello Ajello]], ''Detti e contraddetti del popolo napoletano'', la Repubblica.it Archivio del 28. 01. 2002.</ref> :''Un ladro con la scala sulle spalle.'' ::{{spiegazione|Una persona di scarso senso etico, spudoratamente disonesta.}} *'''Nu parmo e nu ziracchio<ref name=Zrk>Lunghezza misurata dal pollice e dall'indice tesi. {{cfr}} Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 470.</ref>.'''<ref>Citato in Pasquale Scialò, ''Storia della canzone napoletana 1824-1931'', vol. I, Neri Pozza, Vicenza, 2017, [https://books.google.it/books?id=-CtEDwAAQBAJ&lpg=PR221&dq=&pg=PR221#v=onepage&q&f=false p. 221].</ref> :''Un palmo ed una piccola quantità. Un po'.'' *'''Nu piezzo ‘e pane.'''<ref>Citato in ''Il morto supplente'', p. 32.</ref> :''Un pezzo di pane.'' ::{{spiegazione|Una persona veramente buona, mite, pacifica.}} *''''Nu quadro 'e luntananza.'''<ref>Citato in [[Franco Di Mare]] ''Il paradiso dei diavoli'', BUR, RCS Libri, Milano, 2012, [https://books.google.it/books?id=fV0gAQAAQBAJ&lpg=PT30&dq=&pg=PT30#v=onepage&q&f=false p. 30]. ISBN 978-88-58-65498-9</ref> :''Un quadro di lontananza.'' ::{{spiegazione|Riferito ad una donna ancora molto seducente, molto bella, seppure di una bellezza un po' autunnale, un po' sfiorita, fanée. Tale quindi da essere apprezzata al meglio, come si fa con un quadro, se ammirata da lontano, dalla distanza che, tenendo celati agli occhi i segni, le scalfitture del tempo, permette di apprezzare la bellezza dell'intera figura.}} *''''Nu scoglio ca nun fa patelle.'''<ref>Citato in ''Proverbi Italiani'', Associazione Culturale Adventure, [https://books.google.it/books?id=R14IDgAAQBAJ&lpg=PA1&dq=Proverbi%20Italiani%3A%20Tutta%20la%20sapienza%20e%20l'esperienza%20di%20secoli%2C%20sono%20...&hl=it&pg=PA200#v=onepage&q&f=false p. 200]</ref> :''Uno [[avarizia|scoglio]] che non produce patelle.''<ref>Traduzione in ''Proverbi italiani, p. 200''</ref> ::{{spiegazione|Un uomo avarissimo.}} *''''Nu sordo 'a {{sic|mesurelle}}<ref>Più comunemente ''Mesurella''.</ref>e chill'{{sic|amiche}} sempe rorme<ref>Si narra che un caldarrostaio occultò il cadavere di un uomo che aveva ucciso – secondo Apicella un venditore concorrente – proprio nel punto in cui vendeva le caldarroste. La "voce" insolita (e chill'{{sic|amiche}} sempe rorme!) con cui attirava i clienti finì per insospettire i gendarmi che scoprirono il delitto. {{cfr}} Apicella ''I ritte antiche'', p. 280.</ref>!'''<ref> Citato in Apicella ''I ritte antiche'', p. 280.</ref> :''Un soldo al misurino (di caldarroste) e quell'amico dorme sempre! (continua a non pagarmi).'' ::{{spiegazione|''Lo si dice a chi dimentica di onorare un impegno, di adempiere ad un obbligo.''}} *'''Nu sturcio<ref>'''O sturcio'': la smorfia, il lavoro eseguito malissimo, la persona o la cosa cosa deforme.</ref>masculo<ref>Maschio.</ref>.'''<ref>Citato in ''Alfabeto napoletano'', p. [https://books.google.it/books?hl=it&id=FKYdAQAAIAAJ&dq=sturcio+masculo&focus=searchwithinvolume&q=smorfeia 453].</ref> ::{{spiegazione|Una persona o una cosa di estrema bruttezza. Un lavoro, un'opera riusciti malissimo.}} *'''Nu' te piglia' collera, ca 'o zuccaro va caro.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 108.</ref> :''''Non arrabbiarti, perché lo zucchero è a costa caro.'' ::{{spiegazione|I dispiceri potrebbero facilitare o accrescere i disturbi cardiaci che anticamente venivano curati con lo zucchero, costoso. La collera non fa che aggiungere danno a danno senza nulla risolvere. Molto meglio quindi mantenersi in ogni circostanza il più possibile calmi, sereni.}} *'''Nu ziracchio<ref name=Zrk/>d'ommo.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 470.</ref> ::{{spiegazione|Un uomo di statura assai piccola.}} *'''Nun bulere stare manco pe pollece int' 'a cammisa d'uno.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano italiano'', p. 305.</ref> :''Non volere stare nemmeno come pulce nella camicia di qualcuno.'' ::{{spiegazione|''Nun vule' sta' manco pe' pollece int' 'a cammisa d'uno''. Non volersi trovar ne' suoi panni per tutto l'oro del mondo<ref>La spiegazione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano italiano'', p. 305.</ref>.}} *'''Nun ce so' ffose 'appennere.'''<ref>Citato e spiegato in Raffaele Viviani, ''Poesie'', Guida, Napoli, 2010, [https://books.google.it/books?id=WoVk3S-AR88C&lpg=PA84&dq=&pg=PA82#v=onepage&q&f=false p. 82.] ISBN 978-88 6042-710-6</ref> o '''Nun ce stanno fose 'appennere.'''<ref name=schälen/> :''Non ci sono fusi da appendere (alle mie vesti).'' ::{{spiegazione|Non c'è nulla da dire, da eccepire sulla mia condotta. Il mio comportamento è ineccepibile, impeccabile.}} *'''Nun ce vo' zingara p'anduvinà sta ventura.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 470.</ref> :''Non 'è bisogno della zingara (dell'indovina) per indovinare questa sorte.'' ::{{spiegazione|È cosa che si capisce da sé molto facilmente.}} *'''Nun da' audienzia.'''<ref>Citato in ''Per moda di dire'', p. 15.</ref> :''Non dare [[ascoltare|ascolto]], non ne vale proprio la pena.'' *'''Nun è doce 'e sale.'''<ref>Citato in Fortunato Calvino, ''Teatro'', Guida, Napoli, 2007, [https://books.google.it/books?id=CP23Fm_H7WoC&lpg=PA116&dq=doce%20'e%20sale.&hl=it&pg=PA116#v=onepage&q&f=false p. 116] ISBN 88-878-6042-328-3</ref> :''Non è dolce di sale.'' ::{{spiegazione|È tutt'altro che mite e accomodante. È un uomo duro, di approccio molto difficile.}} *'''Nun fa' asci' 'o ggrasso a for' 'o pignato.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', II, p. 95.</ref> :''Non fare uscire il grasso fuori dalla pentola.''<ref>La traduzione è in Viviani, ''Teatro'', II, p. 95.</ref> ::{{spiegazione|Il denaro deve essere destinato alle necessità della famiglia, non va disperso per gli estranei.}} *'''Nun fa 'o farenella!'''<ref name=bocri/> ::{{spiegazione|Non fare il pagliaccio, sii serio!<ref>"''Nun fa 'o farenella! |Si nce hai che di', dimme 'a parola chiara!'' Non fare il buffone | Se hai da ridire, parlami chiaro! (Da ''Poesie napoletane'', p. 124.)</ref>}} *'''Nun haje visto 'o serpe, e chiamme San Paulo.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina'', p. 109.</ref> :''Non hai visto il serpente e invochi San Paolo.'' ::{{spiegazione|Ti spaventi anzitempo, senza un reale motivo.}} *'''Nun leggere 'o libro {{sic|'}} quaranta foglie.'''<ref>Citato in ''I proverbi di Napoli'', p. 263.</ref> :''Non leggere il libro di quaranta pagine.'' ::{{spiegazione|Non giocare a carte.<ref>La spiegazione è in ''I Proverbi di Napoli'', p. 263.</ref>}} *'''Nun me mpicchio e nun me mpacchio.'''<ref>Citato in ''Napoli , punto e basta?'', p. 705.</ref> :''Non mi impiccio e non mi lascio implicare in faccende complicate.''<ref>La traduzione è in ''Napoli , punto e basta?'', p. 705.</ref> *'''Nun sai tené tre cicere mmocca.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Un diavolo nella valigia'', [https://books.google.it/books?id=6h_sAwAAQBAJ&lpg=PA45&dq=&pg=PA45#v=onepage&q&f=false p. 45]</ref> :''Non sai tenere tre ceci in bocca.'' ::{{spiegazione|Non sai tenere un [[segreto]].}} *'''Nun sapé niénte 'e san Biàse.''' :''Non sapere niente di [[San Biagio]].'' ::{{spiegazione|Fare lo gnorri.<ref name=Am79>Citato in Amato, p. 79.</ref>}} *'''Nun sfruculià 'a mazzarella 'e San Giuseppe.'''<ref>Citato in Romualdo Marrone ''Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità di Napoli'', Newton Compton Editori, 2015, [https://books.google.it/books?id=XnowCgAAQBAJ&lpg=PT183&dq=Nun%20sfruculi%C3%A0%20'a%20mazzarella%20'e%20San%20Giuseppe.&hl=it&pg=PT183#v=onepage&q=Nun%20sfruculi%C3%A0%20'a%20mazzarella%20'e%20San%20Giuseppe.&f=false] ISBN 978-88-541-8502-9</ref> :''Non "sfottere" il bastone di San Giuseppe.''<ref>Della statua di San Giuseppe</ref> ::{{spiegazione|Non disturbare chi sta tranquillo per i fatti suoi.}}<ref>L'interpretazione (più dettagliata) è in ''Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità di Napoli.''</ref> :oppure ::{{spiegazione|Non accaniti con qualcuno che è già indifeso e sul quale la sorte ha già infierito.}}<ref name="peace">{{cfr}} più dettagliatamente [[Paolo Isotta]], ''La virtù dell'elefante: La musica, i libri, gli amici e San Gennaro'', Marsilio, Venezia, 2014, [https://books.google.it/books?id=3J7wDQAAQBAJ&lpg=PT61&dq=o%20carro%20p'a%20scesa.&hl=it&pg=PT62#v=onepage&q=o%20carro%20p'a%20scesa.&f=false] ISBN 978-88-541-9823-4</ref> *'''Nun tene né cielo 'a vede' né terra 'a cammena'.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', VI, p. 344.</ref> :''Non ha né cielo da vedere né terra su cui cammminare.'' ::{{spiegazione|È povero in canna.}} *'''Nun tengo capa.'''<ref>Citato in [[Annibale Ruccello]], Teatro, Ubulibri, 2005, [https://books.google.it/books?hl=it&id=6MIeAQAAIAAJ&dq=nun+tengo++capa&focus=searchwithinvolume&q=nane p. 132].</ref> :''Non ho testa.'' ::{{spiegazione|''Nun tene' capa'': non avere testa. Non avere voglia, non avere intenzione. ''Mo nun tengo proprio (o: nisciuna) capa 'e sentì' niente, tengo 'e lappese a quadriglié ca m'abballano pe' capa'': ora non ho assolutamente (o: nessuna) voglia, energia, intenzione di ascoltare nulla, sono tormentato da cento preoccupazioni che mi frullano nella testa.}} *'''Nzallanuto.'''<ref name=sfengari>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 268.</ref> :''Rimbambito, stordito, confuso.'' *'''Nzalannòmmeno.'''<ref name=sfengari/> :''Zuccone, Spilungone, Sciocco.''<ref>La definizione è in Volpe, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 268.</ref> *'''Nzeculoro.'''<ref>Citato in ''Il segreto in voce'', Roma, Domenico Antonio Ercole, 1712, [https://books.google.it/books?id=aifsiYIDX58C&dq=nzeculoro&hl=it&pg=PA37#v=onepage&q&f=false p. 37]</ref> :''Corruzione di: [[w:In omnia saecula saeculorum|In omnia saecula saeculorum]]. All'altro mondo; per le lunghe.'' *'''Nzerrà l'uocchie.''' <ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, anno V, Sabato 2 Luglio 1864 p. 726.</ref> :''Chiudere gli occhi.'' ::{{Spiegazione|Chiudere gli occhi per non vedere. Prendere sonno. Morire.}} *'''Nzerrà 'o libro.'''<ref>Citato in [[Eduardo De Filippo|Eduardo de Filippo]], ''Cantata dei giorni dispari'', vol I, Einaudi, Torino, 1995, [https://books.google.it/books?id=AHQIAQAAMAAJ&q=nzerr%C3%A0+%27o+libro&dq=nzerr%C3%A0+%27o+libro&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjNzaTpk8vmAhURV8AKHbvmDsUQ6AEILzAB p. 575].</ref> :''Chudere il libro.'' ::{{Spiegazione|Chiudere un argomento, mettere da parte, smetterla con le teorie.}} *'''Nzi a rumme e busse.'''<ref name=rumbus>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 316.</ref> ::{{Spiegazione|'''Rumme e busse'''<ref name=rumbus/>: "ultimi due segni dell'alfabeto in modi di sigle". ''Nzì a rumme e busse'': "sino alla fine, sino all'estremo."<ref>La spegazione è in D'ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 316.</ref>.}} *'''Nzicco nzacco.'''<ref name=outof>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 269.</ref> :''All'improvviso.'' *'''Nziria.'''<ref name=outof/> :''Il lamentarsi e piagnucolare continuo, a volte immotivato, dei bambini.'' ::{{spiegazione|Nell'uso corrente: capriccio, sfizio, voglia che assale improvvisa ed irresistibile.}} *'''Nzu nzu.'''<ref name=outof/> :''Dolcemente, Beatamente, Voluttuosamente.''<ref>La definizione è in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 269.</ref> *'''Nzurfà'.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA157#v=onepage&q&f=false p. 157]</ref> :''Inzolfare. Insufflare.'' ::{{spiegazione|Istigare, aizzare.}} ==O== *''''O ball' 'e ll'urzo.'''<ref>Citato in Francesco Piscopo '''E scugnizze'', Salvatore Romano, Napoli, 1904, [https://wikisource.org/wiki/Page:%27E_scugnizze.djvu/10 wikisource p. 10].</ref> :''Il ballo dell'orso.'' ::{{spiegazione|Un ballo sgraziato, goffo.}} *''''O Buvero 'o Rito.'''<ref>Citato in Raffaele Viviani, ''Teatro'', IV, p. 554.</ref> o ''''O Buvero.'''<ref>Citato in Agnese Palumbo e Maurizio Ponticello, ''Il giro di Napoli in 501 luoghi, {{small|La città come non l'avete mai vista}}'', Newton Compton, Roma, 2014, [https://books.google.it/books?id=uHItBQAAQBAJ&lpg=PT35&dq=&pg=PT35#v=onepage&q&f=false p. 35]. ISBN 978-88-541-7070-4</ref> :''Il Borgo San Loreto, o, Il Borgo, per antonomasia.'' *''''O canzo.'''<ref>Citato in Raffaele Pisani, ''I Promessi sposi'', prefazione di Maria Zaniboni, [https://books.google.it/books?id=V_vgAgAAQBAJ&lpg=PT22&dq='o%20canzo&hl=it&pg=PT22#v=onepage&q&f=false]</ref> :''La possibilità, l'opportunità. Tené o dà a quaccheduno 'o canzo: Avere o dare a qualcuno la possibilità, l'opportunità. Damme 'o canzo! Dammi la possibilità, l'opportunità, dammi modo! (di fare qualcosa).'' *''''O cappotto 'e lignamme.'''<ref name=nose/> :''Il cappotto di legno.'' ::{{spiegazione|La bara.}} *''''O chiù bunariello tene 'a guallera e 'o scartiello.'''<ref>Citato in ''Cucozze e caracazze'', p. 164.</ref> :''Chi è messo meglio di tutti ha l'ernia e la gobba.'' ::{{spiegazione|Espressione riferita a situazioni nettamente sfavorevoli, molto avverse in cui ci si venga a trovare. Può anche significare: sono uno peggiore dell'altro.}} *''''O chiacchiarone.'''<ref>Citato in [[Abele De Blasio]], ''Usi e costumi dei camorristi'', prefazione di [[Cesare Lombroso]], illustrazioni di S. De Stefano, Napoli, Luigi Pierro Editore, Napoli, 1897<sup>2</sup>, [https://archive.org/stream/usiecostumideic00blasgoog#page/n189/mode/2up p. 165].</ref> :''Il chiacchierone.'' ::{{spiegazione|Il giornale, nel gergo della malavita antica.}} *''''O ciuccio 'e {{sic|fechella}}, trentatré chiaje e pure 'a cora fràceta!'''<ref>Citato in Tammaro Mormile, Albatros Edizioni ''Cuore di mamma'', [https://books.google.it/books?id=9IyRDQAAQBAJ&lpg=PT16&dq=&pg=PT16#v=onepage&q&f=false p. 16]. ISBN 9788899906191</ref> :''L'asino di Fechella, tretntatre piaghe ed anche la coda fradicia!'' ::{{spiegazione|''Me pare 'o ciuccio 'e Fechella trentaré chiaje pure 'a cora fraceta!''. Mi sembra / mi sembri l'asino di Fichella, trentatré piaghe ed anche la coda è fradicia!: riferito a chi è o si lamenti di essere continuamente in cattiva salute, colpito senza posa da malattie (e con questa motivazione più immaginaria che reale, eludere l'assolvimento dei propri compiti, facendo in modo che altri se ne debbano fare carico.}} *''''O Conte Mmerda 'a Puceriale.'''<ref>Citato in ''Proverbi & Modi Di Dire - Campania '', Simonelli, Milano, 2006, [https://books.google.it/books?id=1yVgvr16rX0C&lpg=PA72&dq=O%20conte%20Merda%20'e%20Puceriale&hl=it&pg=PA72#v=onepage&q&f=false p. 72.] ISBN 88-7647-103-0</ref> ::{{spiegazione|Il così sunnominato Conte di Poggioreale è chiunque si dia vanto e vada propalando di discendere da una nobile stirpe mai esistita.}} *''''O cuorpo 'e Napule.'''<ref>Citato in Patrizia Rotondo Binacchi, ''A Napoli mentre bolle la pentola'', p. 63.</ref> :''Il corpo di Napoli.'' ::{{spiegazione|La [[w:|statua del dio Nilo]] posta nel [[w:largo Corpo di Napoli|Largo Corpo di Napoli]].}} *''''O doje allattante.'''<ref>Citato in Giancarlo Signore, ''Storia delle abitudini alimentari'', ''{{small|Dalla preistoria al fast food}}'', Tecniche Nuove, Milano, 2010, [https://books.google.it/books?id=acv0VaSJ4fIC&lpg=PP1&dq=Giancarlo%20Signore&hl=it&pg=PA198#v=onepage&q&f=false p. 198]. ISBN 978-88-481-7428-2</ref> :''Il due allattante.'' ::{{spiegazione|Espressione con cui veniva chiamato un piatto di pasta con cacio e pepe venduto al prezzo di due soldi.}} *'''{{'}}O fatto d{{'}}{{'}}e quatto surde.'''<ref>Citato in Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Nnapule'', p. 283.</ref> :''Il racconto dei quattro sordi.'' ::{{spiegazione|Quattro sordi viaggiano nello stesso treno. Il primo chiede: ''Scusate, simmo arrivate a {{sic|nNapule}}?'' (Scusate, siamo arrivati a Napoli?) Replica il secondo: ''Nonzignore, cca è {{sic|nNapule}}!'' (Nossignore, qua è Napoli!)}} Interviene il terzo: ''I' me penzavo ca stevamo a {{sic|nNapule}}'' (Io credevo che fossimo a Napoli) Il quarto conclude: ''Maje pe ccumanno, quanno stammo a nNapule, m'avvisate?'' (Mai per comando (per cortesia), quando saremo a Napoli, mi avvertite?) Si dice '''o fatto d''e quatto surde'' a commento di una situazione in cui la reciproca incomprensione, l'incomunicabilità sono totali. ''E chist'è 'o fatto d''e quatto surde'' (E questo è il racconto dei quattro sordi): qui non c'è assolutamente modo di capirsi.) *''''O figlio d' 'a Madonna.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', IV, p. 339-340.</ref> :''Il trovatello.''<ref>Traduzione in ''Teatro'', IV, p. 340.</ref> *''''O fungio d' 'a recchia.'''<ref>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 28.</ref> :''Il fungo dell'[[orecchio]].'' ::{{spiegazione|Il padiglione auricolare.}} *''''O frùvulo pazzo.'''<ref name=cross/> :''La folgore, il fulmine, il lampo, il razzo pazzo.'' ::{{spiegazione|Particolare fuoco d'artificio che, una volta acceso, saltellava in modo disordinato creando scompiglio ed il fuggi fuggi dei presenti. "Razzo, detto anche Topo. − ''Fruvolo pazzo'', Razzo matto, Topo matto. − '''Essere nu fruvolo''' dicesi di fanciullo che non sta mai fermo, Essere un frugolo ed anche essere un fuoco lavorato."<ref>Con questa definizione in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 173.</ref>}} *''''O gallo 'ncoppa 'a munnezza.'''<ref>Citato in Mario Caccavale, ''Vite doppie'', Mondadori, [https://books.google.it/books?id=uNPMR6YmWfEC&lpg=PT69&dq=gallo%20munnezza&hl=it&pg=PT69#v=onepage&q=gallo%20munnezza&f=false]</ref> :''Il gallo su un mucchio di (sulla) spazzatura.'' ::{{spiegazione|''Fa 'o gallo 'ncoppa 'a munnezza'': fare il gallo, cantare a squarciagola un sonoro e sostenuto chicchirichì, troneggiando sulla spazzatura: lo fa chi "canta" a voce spiegata dall'alto di un mucchio di "spazzatura" – sola altezza e contesto che gli competano; ossia chi si gloria, tronfio – null'altro potendo – di infimi successi, ottenuti primeggiando su persone ancor più incapaci o deboli o in situazioni e contesti squallidi, miserevoli; più in generale chi si gloria senza averne alcun titolo.}} *''''O guappo 'e cartone.'''<ref>Citato in Alberto Liguoro, ''Il vecchio teatro'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 2001, [https://books.google.it/books?id=N0O5SRP64rYC&lpg=PA24&dq=guappo%20'e%20cartone&hl=it&pg=PA24#v=onepage&q&f=false p. 24] ISBN 88-7188-479-5</ref> :''Il guappo di cartone.'' ::{{spiegazione|Una [[w:Tigre di carta|tigre di carta]].}} *''''O maccaturo 'e culore.'''<ref name=mouchoir>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 55.</ref> :''Il fazzoletto di colore'' ::{{spiegazione|Una fazzoletto colorato di formato grande che si usava per avvolgervi di tutto: dai prodotti agricoli ai generi acquistati nei negozi o i piatti che contenevano il cibo dei braccianti. C'era anche chi lo usava come fazzoletto da tasca al posto del piccolo fazzoletto bianco.}} *''''O masto 'e festa.'''<ref>Citato in Giuseppina Scognamiglio, ''Sullo scrittoio di Partenope, {{small|studi teatrali da Mastriani a Viviani}}'', Edizioni scientifiche italiane, 2006, [https://books.google.it/books?id=E48fAQAAIAAJ&q=%27o+masto+%27e+festa&dq=%27o+masto+%27e+festa&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj0u9yJwr7kAhVQKVAKHSz5C0AQ6AEIXTAJ p. 172].</ref> :''Il maestro di festa.'' ::{{spiegazione|Il Capo. Chi comanda.}} *''''O mbruoglio int'o lenzulo.'''<ref>Citato in [[Erri De Luca]], ''Montedidio'', Feltrinelli, [https://books.google.it/books?id=zkaSgd4nGQsC&lpg=PA122&dq='o%20mbruoglio%20int'o%20lenzulo&hl=it&pg=PA122#v=onepage&q&f=false p. 122].</ref> :''L'"imbroglio", cioè la trama, la storia nel lenzuolo.'' ::{{spiegazione|Il cinematografo, detto così in passato<ref>La locuzione è ancora in uso in alcune città della Campania.</ref> perché il film era proiettato in piazza su un lenzuolo.}} *''''O miraculo 'e Suor Agnese: era monaca e pure pisciava!'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 322.</ref> :''Il miracolo di Suor Agnese: era monaca e pure mingeva!'' ::{{spiegazione|E allora? Cosa ci sarebbe poi di così straordinario? È la cosa più normale del mondo!}} *''''O munaciello.'''<ref name=meridiana/> ::{{spiegazione|Sorta di folletto benefico dotato di ampi poteri magici, protettore della casa che lo ha accolto con i dovuti riguardi. Nel caso opposto, presa in antipatia la famiglia irriguardosa, manifesta una seconda natura malefica e si vendica creando ogni specie di guai.}} *''''O nguacchia carte.'''<ref name=stain>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 385.</ref> :''L'imbratta carte.'' ::{{spiegazione|In senso spregiativo: impiegato addetto al trattamento ed alla creazione di scartoffie.}} *'''‘O ‘nsist’.'''<ref>Citato in Alberto Liguoro, ''Il vecchio teatro'', Lettere Italiane n. 38 – giugno 2002, Alfredo Guida Editore, Napoli, [https://books.google.it/books?id=N0O5SRP64rYC&lpg=PP1&dq=Alberto%20Liguoro&hl=it&pg=PA24#v=onepage&q&f=false p.24]</ref> ::{{spiegazione|Il tipo che "insiste", lo spavaldo, il prepotente.}} *'''‘O palazzo è auto e ‘a signora è sorda.'''<ref>Citato in P. Mintz, ''Il custode degli arcani'', p. 294.</ref> :''Il palazzo è alto e la signora è sorda.'' ::{{spiegazione|Riferito a chi non sente o fa finta di non sentire}} *''''O pastore d' 'a meraviglia.'''<ref name=poimèn/> :''Il pastore della meraviglia.'' ::{{spiegazione|Figura del presepe effigiata con un'espressione di estatico stupore di fronte ai prodigi che accompagnano la nascita di Gesù.}} *''''O pate d<nowiki>'</nowiki>'e criature.'''<ref name="K">Citato in Marcello D'Orta, ''Cuore di Napoli'', Rogiosi Editore, [https://books.google.it/books?id=UORcCwAAQBAJ&lpg=PT34&dq='o%20pate%20d'e%20criature&hl=it&pg=PT34#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Il padre dei bambini.'' ::{{spiegazione|Il pene.}} *''''O pato-pato.'''<ref>Citato in Raffaele Viviani, ''Teatro'', II, Guida, Napoli, 1988, [https://books.google.it/books?id=PondV7J2r9UC&lpg=PA95&dq='o%20pato%20pato&hl=it&pg=PA95#v=onepage&q&f=false p. 95]</ref> ::{{spiegazione|Una grande quantità. Ad esempio: '''O pato-pato 'e ll'acqua'': una pioggia diluviale.}} *''''O piglia e porta.'''<ref>Citato in [[Ferdinando Russo]], ''La Camorra'', Prismi, Edizioni de Il Mattino, Edi.Me.-Il Mattino, 1996, p. 14.</ref> :''Il prende e porta.'' ::{{spiegazione|Persona sulla cui discrezione non si può fare affidamento, perché riferisce (porta) tutto quello che ascolta (prende).}} *''''O pirito cchiù gruosso d'o culo.'''<ref>Citato in Citato in Alessio Arena, Luigi Romolo Carrino, Massimiliano Palmese e Massimiliano Virgilio, ''Quattro mamme scelte a caso: {{small|omaggio ad Annibale Ruccello}}'', Caracò, Napoli, 2011, [https://books.google.it/books?id=EGFZAwAAQBAJ&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PT41&dq=&pg=PT41#v=onepage&q&f=false p. 14]. ISBN 978-88-97567-03-5</ref> :''Il [[peto]] più grande del sedere.'' ::{{spiegazione|Un'azione, un'iniziativa, un progetto non commisurati alle proprie capacità, oltre le proprie possibilità, fuori portata e destinati quindi a fallire. Il passo più lungo della gamba. ''Nun fa' 'o pirito cchiù gruosso d' 'o culo'': non fare il peto più grande del sedere, non perseguire obiettivi irraggiungibili, non fare il passo più lungo della gamba. }} *''''O priore 'e San Martino.'''<ref>Citato in [[Vittorio Gleijeses]], ''Feste, Farina e Forca'', prefazione (all'edizione del 1976) di [[Michele Prisco]], Società Editrice Napoletana, Napoli, 1977<sup>3</sup> riveduta e aggiornata, p. 176.</ref> :''Il priore di San Martino.'' ::{{spiegazione|Un marito tradito dalla propria moglie.<ref>In ''Feste, Farina e Forca'', p. 176, Gleijeses riferisce l'interpretazione di un autore, il Maes: nell'epoca in cui visse S. Martino, la chiesa comandava durante i digiuni l'astensione dal consumo di carne e l'assoluta castità. Era questa l'occasione, per alcune mogli più vivaci, più focose, dalla sensualità molto esuberante, insofferenti di simili divieti, di cercare in altri uomini compensazioni alternative alla scrupolosa osservanza del divieto da parte dei mariti. L'uomo notoriamente... "disonorato", circondato da un'allegra brigata di amici, in un'atmosfera goliardica, fra libagioni di vino nuovo accompagnate da torrone, veniva pian piano accompagnato a sua insaputa verso la Certosa di San Martino ed una volta introdottovi, complice il guardiano, veniva chiusa la porta e gli si gridava: «Rimane 'a ffa 'o priore!» ''Resta a fare il priore!''. '''È 'a festa d'o priore San Martino''' è l'espressione impiegata per dire: è la festa dei... "traditi". {{cfr}}, inoltre, Gleijeses, ''Napoli dentro e ... fuori'', p. 319.</ref>}} *''''O puorco dint 'e mele.'''<ref>Citato con traduzione in Giuliana Mazzotti, ''Verso una educazione interlinguistica e transculturale'', Marzorati, Milano, 1984, [https://books.google.it/books?id=CcgMAQAAMAAJ&q=O+puorco+dint+e+mele&dq=O+puorco+dint+e+mele&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj4pcHAvbXjAhVHfZoKHRhTBlwQ6AEILTAB p. 253].</ref> :''Il maiale nel mucchio di mele.'' ::{{spiegazione|Una persona che se la passa benissimo, che è in un ventre di vacca.}} *''''O purpo se coce cu ll'acqua soia.'''<ref>Citato in Pennino, p. 303.</ref> :''Il [[polipo]] si cuoce nella sua stessa acqua.'' ::{{spiegazione|Dicesi di persona testarda, che finisce per rovinarsi da solo.}} *''''O puparuolo schiafféia 'o putecaro.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 173.</ref> :''Il peperone prende a schiaffi il bottegaio.'' ::{{spiegazione|Un subalterno rimprovera il proprio superiore. Un beneficato arreca danno al benefattore.}} *''''O quàrto spàrte.''' :''Il quarto spariglia.'' ::{{spiegazione|Dopo tre [[figli]] dello stesso sesso, il quarto è dell'altro sesso.<ref name=Am17/>}} *''''O riàvole ‘e Mergellina.'''<ref>[[Vittorio Del Tufo]], ''TRENTAREMI, {{small|Storie di Napoli magica}}'', Rogiosi, Napoli, [[https://books.google.it/books?id=U4zGCwAAQBAJ&lpg=PA1&dq=Vittorio%20Del%20Tufo&hl=it&pg=PA101#v=onepage&q&f=false p. 101]].</ref> :''Il diavolo di Mergellina.'' ::{{spiegazione|Una donna di rara, incredibile bellezza.<ref>Il riferimento è al dipinto, custodito nella chiesa di Santa Maria del Parto a Mergellina, opera di Leonardo Grazia dello ''il Pistoia'': nella tela il diavolo, trafitto da San Michele Arcangelo, è raffigurato nelle fattezze di una donna seducente. Per la storia del dipinto e per un approfondimento sull'origine dell'espressione {{cfr}} più dettagliatamente ''TRENTAREMI, {{small|Storie di Napoli magica}}'', p. 101 e [[Gennaro Aspreno Galante]] , ''Guida sacra della città di Napoli'', Stamperia del Fibreno, Napoli, 1872, [https://books.google.it/books?id=APk3ZyDc1b8C&dq=Gennaro%20Aspreno%20Galante&hl=it&pg=PA393#v=onepage&q&f=false p. 393].</ref>'''Si bella e ‘nfame comme 'o riàvule ‘e Mergellina.'''<ref>Citato in ''TRENTAREMI, {{small|Storie di Napoli magica}}'', p. 101.</ref> Sei bella e malvagia come il diavolo di Mergellina.<ref>"Fatto sta, che nel quadro del [[Leonardo da Pistoia|Pistoia]] quel bel volto di giovane donna, dai biondi capelli e dai dolci occhi, appare calmo, quasi sorridente, ed ella piega le braccia e le mani in molle atto voluttuoso, e par che non si accorga nemmeno della lancia che l'angelo le ha infitta sul dorso serpentino, sia che non la prenda molto sul tragico, sia che non voglia, pur nel languire morendo, scomporre la propria attraente vaghezza. E il dipinto destinato a colpire le fantasie per la terribilità del castigo inflitto a colei che tentò scrollare una salda virtù, le sedusse invece con quell'immagine; e nel linguaggio del popolino dei contorni rimase come paragone di elogio: «Bella come il diavolo di Mergellina»" ([[Benedetto Croce]])</ref>}} *''''O riesto 'e niente.'''<ref>Citato in Raffaele Viviani, ''Poesie: {{small|opera completa}}'', a cura di Antonia Lezza, Alfredo Guida Editore, Napoli, 2010, [https://books.google.it/books?id=WoVk3S-AR88C&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PA240&dq=&pg=PA240#v=onepage&q&f=false p. 240]. ISBN 978-88-6042-710-6</ref> :''Il resto di niente.'' ::{{spiegazione|Niente di niente. Assolutamente niente.}} *''''O schiattamuorto.'''<ref>Citato in Ledgeway, [https://books.google.it/books?id=jsHJnzvJHxAC&lpg=PP1&dq=adam%20Ledgeway&hl=it&pg=PA273#v=onepage&q=schiattamuorto&f=false p. 273.]</ref> :''Il becchino.'' *''''O scemo 'e Miano.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, ''Lo spirito guida'', [https://books.google.it/books?id=6KHeAwAAQBAJ&lpg=PA70&dq=&pg=PA70#v=onepage&q&f=false p. 70] ISBN 978-1-291-01389-4</ref> :''Lo scemo di Miano.'' ::{{Spiegazione|Si dice di una persona completamente stupida, stupida da ricovero (Miano era sede dell'ospedale psichiatrico del Frullone).}} *''''O senzapiere.'''<ref name=holycross/> :''Il senza piedi.'' ::{{Spiegazione|Il [[sonno]].}} *''''O Signore sta 'n cielo!'''<ref>Citato in [[Raffaele Viviani]], ''Teatro'' Vol. V|, [https://books.google.it/books?id=hpvvJLglMvkC&pg=PA590&dq=%&sa=X&ved=0ahUKEwiZkpXE2s7mAhVCsKQKHcYyCuwQ6AEIKDAA#v=onepage&q&f=false p. 590].</ref> :''Il [[Dio|Signore]] sta in cielo!'' ::{{Spiegazione|Si risponde, così, talvolta, con [[w:Understatement|understatement]] fra il serio e lo scherzoso, non senza una punta d'ironia – ma a volte anche per un autentico sentimento di rispetto verso Dio – se si pensa che qualcuno si sia rivolto a noi con troppa enfasi con l'appellativo di Signore.}} *''''O [[strummolo|strùmmolo]] a tiritèppete.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 13.</ref> ::{{spiegazione|È "a tiritèppete" uno strummolo difettoso.}} *''''O tale e quale.'''<ref name=nose/> :''Il tale e quale.'' ::{{spiegazione|Lo specchio.}} *'''O {{sic|T}}otaro int'a chitarra.'''<ref>citato in Jordan Lancaster, ''In the Shadow of Vesuvius, A Cultural History of Naples'', I. B. Tauris, Londra, New York, 2005, [https://books.google.it/books?id=3d4BAwAAQBAJ&lpg=PA251&dq=totaro%20chitarra&hl=it&pg=PA251#v=onepage&q&f=false p. 251]</ref> :''Il totano nella chitarra'' ::{{spiegazione|L'unirsi di un uomo e una donna.}} *''''O tram a muro.'''<ref name=nose/> :''Il tram a muro.'' ::{{spiegazione|L'ascensore.}} *''''O tre Galibbarde.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 298.</ref> :''Il tre [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]].'' ::{{spiegazione|Piatto di vermicelli conditi con pomodoro e pecorino che si acquistava dal «maccaronaro» al costo di tre soldi coniati con l'effigie di Garibaldi.}} *''''O triato 'e donna Peppa.'''<ref>Citato in Francesco D'Ascoli, ''Letteratura dialettale napoletana'', Gallina, Napoli, 1996, [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&hl=it&id=YyFdAAAAMAAJ&dq=O+triato+%27e+donna+Peppa&focus=searchwithinvolume&q=Peppa p. 224]. </ref> :''Il teatro di donna Peppa.'' ::{{spiegazione| Donna Peppa era Giuseppina Errico<ref>Maria Giuseppa Errico (Napoli, 1792 – Napoli, 1867).</ref>, moglie di Salvatore Petito e madre di Antonio Petito, entrambi celebri interpreti di Pulcinella. Nel teatro da lei gestito il pubblico – composto in massima parte di "lazzaroni" – assisteva agli spettacoli partecipando molto, troppo appassionatamente, interferendo dalla platea nell'azione rappresentata con la più illimitata e chiassosa esuberanza di voci, schiamazzi, incitamenti, commenti, gesti scomposti e abbandonandosi ad altre simili intemperanze. La locuzione è riferita a luoghi o situazioni in cui dominino incontrastati confusione, disordine, scompiglio, sfrenatezza e ridicolo.}} *''''O tuppe-tuppe.'''<ref>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 29.</ref> :''Il toc-toc.'' ::{{spiegazione|La tachicardia.}} *'''‘O vvàco a piglià Âgnàno.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 28.</ref> :''Lo vado a prendere ad Agnano'' ::{{spiegazione|Ma dove mai potrei riuscire a trovare, ottenere, procurarmi questa cosa?}} *''''O vellùto è deventàto ràso.'''<ref name=toscodueseisette/> :''Il [[velluto]] è diventato [[raso]]''. ::{{spiegazione|Detto di chi ha la sifilide, per la perdita di capelli e barba.}} *''''O Zi' nisciuno.'''<ref>Citato in Nino Del Duca, ''Io stongo 'e casa 'America. Riflessioni'', prefazione di [[Furio Colombo]], introduzione di [[Antonio Ghirelli]], Guida, Napoli, 2005, [https://books.google.it/books?id=8npveIawS-8C&lpg=PA123&dq=zi'%20nisciuno.&hl=it&pg=PA123#v=onepage&q=zi'%20nisciuno.&f=false p. 123]</ref> :''Il Signor nessuno, ovvero una perfetta nullità.'' *'''Ogna de<ref name=epsilon/>janara.'''<ref>Citato e spiegato in ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 153.</ref> :'' ''Ogna 'e janara'': unghia di strega.'' ::{{spiegazione|[[w:Sempervivum tectorum|Sempervivum tectorum]].}} *'''Ogne ‘e ‘mpiso ‘e sotto ‘e bastimiente.'''<ref name=patibolo>Citato in Ottavio Soppelsa, ''Dizionario zoologico napoletano'', D'Auria Editore, Napoli, 2016; in Stella Cervasio ''Purpo e cumeta, i nomi in napoletano di 3600 animali'', ''la Repubblica.it'' Napoli del 5. 12. 2016.</ref> :''Unghie di impiccati sotto le navi.'' ::{{spiegazione|Cirripede biancastro che si attacca sotto le navi del colore latteo dell ’"unghia d’impiccato".<ref>La spiegazione è in ''la Repubblica.it'' Napoli del 5. 12. 2006.</ref>}} *'''Ojni<nowiki>'</nowiki>'''<ref>Ni' è l'abbreviazione di ninno: bimbo.</ref><ref>In ''Viviani'', III, p. 248.</ref> :''[[Ragazzo]] mio.''<ref>Traduzione in ''Viviani'', III, p. 248.</ref> :oppure :''Ehi, tu (rivolgendosi ad un uomo).'' *'''Ommo de<ref name=epsilon/>ciappa.'''<ref name=allocco/> :''Uomo di fibbia (fermaglio, borchia).'' ::{{spiegazione|''Ommo 'e ciappa'', uomo di vaglia, di senno, di distinzione.<ref>La spiegazione è in ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 72.</ref>}} *'''On Titta e 'o cane.'''<ref>Citato in Maria Emilia Nardo, ''Raffaele Viviani: Dalla Vita alle Scene L’Altra Autobiografia (1888-1947)'', a cura di Maria Emilia Nardo, Rogiosi, 2017, [https://books.google.it/books?id=7v6ZCwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=emilia%20nardo&hl=it&pg=PT71#v=onepage&q&f=false p. 71.]</ref> :''Don Titta e il [[cane]]'' ::{{spiegazione|Due persone inseparabili.}} *'''Onna Pereta fore o balcone.'''<ref>Citato in ''In the Shadow of Vesuvius'', p. 250.</ref> :''Donna<ref>Femminile di Don (Dominus, Signore), appellativo onorifico con cui ci si rivolge in modo riguardoso a persone che godono di grande prestigio.</ref> Peto sul balcone (fuori al balcone).'' ::{{spiegazione|Locuzione che descrive una donna sciatta, volgare, sguaita, sfacciata che per di più non fa mistero alcuno delle sue poco invidiabili doti, ostentandole anzi apertamente.}} *'''Orecchione.'''<ref name=splinter/> ::{{spiegazione|Telefono, nel gergo della malavita antica.}} ==P== *'''P' 'a fraveca 'e ll'appetito.'''<ref name=hambriento/> :''Per la fabbrica dell'appetito.'' ::{{spiegazione|Per procurarsi di che vivere. Per il cibo.}} *'''Pacche 'e frutte.'''<ref name=locagua/> :''Spicchi, pezzi di frutta.'' ::{{spiegazione|Susine o albicocche spaccate e fatte essiccare d'estate al sole, venivano conservate per la stagione invernale.}} *''''{{NDR|'O}} Paglietiello.'''<ref name=cicero>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 274.</ref> ::{{spiegazione|Il giovane [[avvocato]]. In senso dispregiativo: l'avvocatucolo.}} *''''{{NDR|'O}} Paglietta.'''<ref name=cicero/> :''Il [[w:|paglietta]]. L'avvocato.'' *'''Palazzo a spuntatore.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 225.</ref> :''Palazzo a due uscite.'' *'''{{NDR|'E}} palummelle nnante all'uocchie.'''<ref>Citato in ''Lo Trovatore'', 1866, [https://books.google.it/books?id=l2YLpbAOTIUC&dq=palummelle%20nnante%20all'uocchie&hl=it&pg=PT91#v=onepage&q=palummelle%20nnante%20all'uocchie&f=false]</ref> :''Le "farfalline" davanti agli occhi.'' ::{{spiegazione|Vedere '''e palummelle nnante all'uochie'': percepire nel campo visivo punti luminosi a scintillio intermittente. In medicina è uno dei sintomi dello [[w:scotoma|scotoma]].}} *'''''Panza 'a sotto e pertusillo a 'ncoppa.'''''<ref name=sunbelly/> :''Pancia da sotto e forellino sopra.'' ::{{spiegazione|Posizione, insieme a ''tené 'a panza a 'o sole'' (tenere la pancia al sole), paragonata da [[Giovanni Artieri|Artieri]] ad una sorta di antico yoga napoletano cui si ricorreva per sopportare i morsi della fame.<ref name=bellysun/>}} *'''Papurchio.'''<ref>Citato in ''No Sansone a posticcio co Pulecenella mbrogliato fra forza e senza forza'', p. 36.</ref> ::{{spiegazione|Stupido.}} *'''{{NDR|'O}} Paputo.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 278.</ref> ::{{spiegazione|Essere fantastico con cui in passato si metteva paura ai bambini.}} *'''Parapatta e pace.'''<ref>Citato in Generoso Picone, ''I napoletani'', Laterza, 2005 [https://books.google.it/books?id=2GqODAAAQBAJ&lpg=PT72&dq=parapatta%20e%20pace&hl=it&pg=PT72#v=onepage&q=parapatta%20e%20pace&f=false] ISBN 9788858118610</ref> :''Pari e pace'' ::{{spiegazione|Siamo a posto, siamo pari. Più nulla da dare o da avere.}} *'''{{NDR|'O}} Paraustiello.'''<ref>Citato in ''I pediculi'' di Gennaro Aspreno Rocco, in G. Giacco, ''Cultura classica e mondo subalterno ne I pediculi di Gennaro Aspreno Rocco'', [https://books.google.it/books?id=PYBHmCL1kkEC&lpg=PT58&dq=paraustiello&hl=it&pg=PT58#v=onepage&q&f=false, Atto II, Scena I]</ref> ::{{spiegazione|Giustificazione, scusa, argomentazione contorta, artificiosa. Ragionamento tortuoso, molto complicato, arzigogolato, ragionamento contorto e sconclusionato. Es.: ''Me ne staje cuntanno tutte paraustielli. Mi stai raccontando, spacciando solo un mare di false, abborracciate, arruffate, inconsistenti chiacchiere. Ma a chi 'i vuo' cuntà 'sti paraustielli? Ma a chi le vuoi raccontare tutte queste chiacchiere, queste fole?''; oppure: cerimoniosità eccessiva, stucchevole.}} *'''Pare' 'a gatta d' 'a sié Mari': 'nu poco chiagne e 'nu poco rire quanno sta moscia rire, e quann'è cuntenta chiagne!'''<ref name=smicry>Citato, nella formulazione riportata dallo studioso Raffaele Bracale, in ''Cucozze e caracazze'', p. 31.</ref> :''Sembrare il gatto della signora Maria: un po' piange e un po' ride, quando è giù di morale ride e quando è contenta piange!'' ::{{spiegazione|Tale sembra una persona che risponda con reazioni emotive incoerenti, paradossali ad eventi che per loro natura dovrebbero suscitare stati d'animo diametralmente opposti. Sono possibili anche formulazioni più brevi, come ad esempio: '''A gatta 'e zia Maria 'nu poco chiagne e 'nu poco rire.'''<ref name=crysmi>Citato in ''Cucozze e caracazze'', p. 31.</ref> ''Il gatto di zia Maria, un po' piange e un po' ride''. oppure: '''A gatta 'e zia Maria, primma chiagne e doppo rire.'''<ref name=crysmi/> ''Il gatto di zia Maria, prima piange e dopo ride'', entrambe riferite a persona volubile o di umore mutevole.<ref>{{cfr}} più estesamente ''Cucozze e caracazze'', pp- 30-31.</ref>}} *'''Paré 'a sporta d' 'o tarallaro.'''<ref>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', p. 340.</ref> :''Sembrare il cesto del venditore di taralli.'' ::{{spiegazione|Essere sballottati senza misura, senza riguardo, di qua e di là per soddisfare le necessità altrui, come un cesto di venditore ambulante di taralli. ''Me pare 'a sporta d' 'o tarallaro.'' Mi sembra di essere il cesto di un venditore di taralli: un po' di grazia, grazie!}} *'''Pare ca s' 'o zùcano 'e scarrafune.'''<ref name=nose/> :''Sembra che se lo succhino (di notte) gli scarafaggi.'' ::{{spiegazione|È deperito, debilitato.}} *'''Pare na pupata.'''<ref>Citato in [[Armando Curcio]], ''Il teatro di Armando Curcio'', Armando Curcio Editore, 1977, [https://books.google.it/books?id=AmDyAAAAMAAJ&q=pare+na+pupata&dq=pare+na+pupata&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjK1fXNsIzkAhW06KYKHWtSACwQ6AEINzAD p. 70].</ref> :''Sembra una bambola.'' ::{{spiegazione|È bellissima.}} *'''Parente a chiochiaro.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 123.</ref> ::{{spiegazione|Dire a chi vanta origini nobili che è Parente a Chiochiaro<ref>Cioè ad un peperone rosso e per traslato ad un uomo rozzo e stupido. {{Cfr}} Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 99. Secondo il De Ritis, invece, chiochiaro deriva da ''chiochia'' scarpa grossolana da pastore. {{cfr}} De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 329.</ref>, cioè ad una persona rozza e stupida, ad un tanghero, equivale a confermargli in modo derisorio che è con certezza assoluta persona di alto lignaggio, di antichi illustri e nobili natali.}} *'''Parla' a schiovere.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 431.</ref> o '''Parlà a schiòvere.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 214.</ref> :''[[Parlare]] a spiovere.'' ::{{spiegazione|Parlare dicendo cose insensate, sconnesse, tanto per parlare; parlare a vanvera.}} *'''Parla comme t'ha fatto mammeta!'''<ref>Citato in ''Del parlar napoletano'', p. 13.</ref> :''Parla come ti ha fatto tua mamma!'' ::{{spiegazione|Parla semplice, schietto, con naturalezza.}} *'''Parlà' cu 'a purpètta 'mmócca.'''<ref>Citato, con spiegazione, in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 275.</ref> :''Parlare con la polpetta in bocca.'' ::{{spiegazione|Parlar bleso.}} *'''Parlà mazzecato.'''<ref>Citato in ''La fidanzata del parrucchiere'', Tipografia Comunale, Napoli, [https://books.google.it/books?id=mkZzAg4o31oC&dq=parl%C3%A0%20mazzecato&hl=it&pg=PA11#v=onepage&q&f=false p. 11.]</ref> ::{{spiegazione|Parlare trattenendosi – per paura, calcolo, superficialità – dal dire tutto, parlare in modo reticente, passando sotto silenzio cose importanti.}} *'''Parlà nfiura.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1862, anno III, 30 gennaio 1862, p. 119.</ref> :''Parlare in figura.'' ::{{spiegazione|Parlare non esplicitamente, ma in modo figurato, allusivo, metaforico, cauto.}} *'''Parla quanno piscia 'a gallina.'''<ref>Citato in ''A Napoli mentre bolle la pentola'', [https://books.google.it/books?id=SAMMNZ0rPTEC&lpg=PP1&dq=A%20Napoli%20mentre%20bolle%20la%20pentola&hl=it&pg=PA111#v=onepage&q&f=false][https://books.google.it/books?id=SAMMNZ0rPTEC&lpg=PA109&dq=QUANNO%20PISCIA%20'A%20GALLINA!&hl=it&pg=PA109#v=onepage&q&f=false p. 109.] </ref> :''Parla quando orina la gallina''<ref>Pendendo a modello la gallina che non orina mai (idea però del tutto priva di fondamento)). </ref>.'' '' ::{{spiegazione|Ordine di tacere impartito perentoriamente a persona presuntuosa, arrogante, saccente.}} *'''Parla' sciò-sciommo.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 306.</ref> :''Parlare sciò-sciommo.'' ::{{spiegazione|Parlare con accento straniero, con grande raffinatezza.}} *'''Pasca Rosata.'''<ref name=losdos/> ::{{spiegazione|Pasqua delle Rose. Pentecoste. Era consuetudine lavarsi il viso e le mani, appena desti, in una bacinella in cui si versavano acqua e petali di rose.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 103.</ref> }} *'''Pascàle passaguàje.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 247.</ref> :''Pasquale Passaguai.'' ::{{spiegazione|Individuo scalognato.}}<ref>La spegazione è in ''Dizionario napoletano'', p. 247.</ref>}} *'''Passa 'a vacca.'''<ref>Citato, tradotto e spiegato in Raffaele Viviani, ''Poesie, {{small|opera completa}}'', a cura di Antonia Lezza, Guida, 2010, [https://books.google.it/books?id=WoVk3S-AR88C&lpg=PA277&dq=passa%20'a%20vacca&hl=it&pg=PA277#v=onepage&q&f=false p.227]</ref><ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 78.</ref> :''Passa la vacca magra.'' ::{{spiegazione|C'è miseria. Deformazione dell'espressione ''passat vacuus'', passa vuoto, pronunciata dal doganiere con riferimento al carro agricolo che attraversava la dogana senza pagare gabella perché vuoto. La moderna glottologia ha tuttavia confutato questa ipotesi etimologica, riconducendo l'espressione alle vacche magre della [[Bibbia]].<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 78.</ref>}} *'''Passà chello d' 'e cane.'''<ref>Citato in Antonio Venci, ''La Canzone Napolitana'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 1955, [https://books.google.it/books?id=XDWwVSrgGO0C&lpg=PA142&dq=chella%20%20d'e%20cane&hl=it&pg=PA142#v=onepage&q&f=false p. 142.]</ref> :''Passare quello dei cani.'' ::{{spiegazione|Sopportare sofferenze, guai incredibili, inenarrabili.}} *'''Passasse l'angelo e dicesse ammenne.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi di Napoli e contorni descritti e dipinti'', opera diretta da [Francesco de Bourcard], vol I, Napoli, Stabilimento tipografico di Gaetano Nobile, Napoli, 1853, [https://books.google.it/books?id=JuUnAAAAYAAJ&dq=passasse%20l'angelo%20e%20dicesse%20ammenne&hl=it&pg=PA319#v=onepage&q&f=false p. 319.]</ref> :''Passasse l'[[angelo]] e dicesse amen.'' ::{{spiegazione|Si pronuncia questa formula quando ci si augura che un desiderio si realizzi.}} *'''Patapate<ref>Dal greco: ''parapatto'': versare copiosamente, senza risparmio. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 48.</ref> 'e l'acqua.''' ::{{spiegazione|Pioggia improvvisa, copiosa, a forti rovesci, diluviale.}} *'''Patir<ref>In forma corrente: pati'</ref>d'ogna ncarnata.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 221.</ref> :''Soffrire di unghia incarnita.'' ::{{spiegazione|Essere inclini alla libidine.}} *'''Pavà le<ref name=epsilon/>{{sic|ppera cotte}}.'''<ref name=Birne>Citato in Michele Zezza, ''Le bontoniste redicole, {{small|Farza de monzù [[Molière|Moliero]]}}'', Da li truocchie de la Sociatà Fremmatica, Napoli, 1835, [https://books.google.it/books?id=OQgZqF3EUToC&dq=Le%20bontoniste%20redicole&hl=it&pg=PA30#v=onepage&q&f=false p. 30]</ref> :''Pavà' 'e pperacotte: Pagare le pere cotte.'' ::{{spiegazione|Pagare, scontare il fio, sopportare le dure conseguenze. '''Fà pavà le ppera cotte.'''<ref name=Birne/>''Fà pavà 'e pperacotte'' Far subire le conseguenze, far pagare il fio, farla pagare. ''Te faccio pavà' 'e pperacotte!'' Te la farò pagare duramente!}} *'''Pe' ghionta ‘e ruotolo.'''<ref>Citato in Francesco Barbagallo, ''Napoli, Belle Époque'', Laterza, Bari, 2015, [https://books.google.it/books?id=TZKODAAAQBAJ&lpg=PP14&dq=&pg=PP14#v=onepage&q&f=false]</ref> :''In aggiunta al [[w:Antiche unità di misura del circondario di Napoli|rotolo]].'' ::{{spiegazione| E per di più, come se già non bastasse, per rincarare la dose: al danno, già grave, viene inflitta, per superare la misura, un altro danno, una beffa ancora più grave, insopportabile. ('''A ghionta 'e ruotolo'' era una piccola quantità di merce eccedente il peso acquistato, di cui qualche commerciante faceva dono ai clienti che versavano in precarie condizioni economiche).}} *'''Pe na magnata 'e fave.'''<ref>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', p. 236.</ref> :''Per una mangiata di fave.'' ::{{spiegazione|Per un prezzo, ad un costo irrisorio o per un guadagno irrisorio. '''Faje lo rucco rucco pe na magnata de fave,'''<ref>Marulli e Livigni, p. 16.</ref>(''Faje 'o rucco rucco pe na magnata 'e fave'') Fai il ruffiano per nulla: ti impegoli nelle cose altrui senza ricavarci nulla.}} *'''Pe vintinove, e trenta.'''<ref>Citato in Michele Zezza, ''Metastasio a lo Mandracchio, {{small|Zoè La Dedone abbannonata votata a llengua nosta da lo barone Michele Zezza}}'', [https://books.google.it/books?id=jjAT7lafyn8C&dq=&pg=PA28#v=onepage&q&f=false p. 28]</ref> :''Per ventinove e trenta'' ::{{spiegazione|''Pe' vintinove e trenta'': Per un pelo.}} *'''{{NDR|'A}} pepitola.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1861, [https://books.google.it/books?id=CRhAAQAAMAAJ&dq=pepitula&hl=it&pg=PA746#v=onepage&q&f=false p. 746]</ref> :''La pepitola è na malattia che ttene la gallina sott'a lengua pe bia de la quale fa sempe co co cò, co co cò.''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', p. 746.</ref>'': La pipita è la malattia che ha la gallina sotto la lingua per via della quale fa sempre co co cò, co co cò.'' ::{{spiegazione|Quindi ''tené 'a pepitola'', avere la pipita significa chiacchierare incessantemente, essere eccessivamente loquaci, ciarlieri.}} *'''Percòche cu 'o pizzo.'''<ref name=milord>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 42.</ref> :''Pesca gialla verace.<ref>La definizione è in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 255.</ref> Di colore chiaro venate di rosso, sono più grosse delle ''spaccarelle''.<ref>{{cfr}}''C'era una volta Napoli'', p. 42.</ref>'' *'''Perdere Filippo e 'o panaro.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 312.</ref> :''Perdere Filippo e il paniere.'' ::{{spiegazione|Perdere tutto in una volta sola.}} *'''Peredere le<ref name=epsilon/>chiancarelle.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 119.</ref> :''Perdere i panconcelli (travi di sostegno del solaio).'' ::{{spiegazione|''Perdere 'e chiancarelle'': Perdere la testa, andar fuori di testa, dare di balta al cervello, smarrire il senno<ref>Questa definizione è in D'ambra, p. 119.</ref>, farneticare.}} *'''Pere 'e vruoccolo.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'' III, p. 103.</ref> :''Piede di broccolo'' ::{{spiegazione|Persona sciocca, stupida.}} *'''Pèreta senza botta.'''<ref>Citato in Antonella Cilento, ''Bestiario napoletano'', [https://books.google.it/books?id=jcc3DwAAQBAJ&lpg=PT19&dq=&pg=PT19#v=onepage&q&f=false p. 19].</ref> :''Peto senza scoppio, senza fragore.'' ::{{spiegazione|Una bas-bleu: una donna saccente con pretese, con velleità intellettuali.}} *'''{{NDR|'A}} Peretta.'''<ref name=codex/> :''Nella parlesia:''<ref name=spikkesia/>''il mandolino.'' *'''Pèrzeche spaccarelle'''<ref name=milord/> '''Pèrzeche misciorde.'''<ref name=milord/> ::{{spiegazione|''Perzeche spaccarelle'': pesche spiccaci, deliziosissime, non grandi, di un bianco lattescente, si spaccavano in due con la sola pressione delle dita, la polpa si presentava ricoperta da una patina di colore rosso vivo. ''Pesche misciorde'': Varietà di pesche dette ''misciorde'' dal soprannome di un'antica famiglia residente nel territorio del Monte Somma. In passato molto diffuse nell'area orientale del monte Somma, avevano fama fra gli estimatori di essere le più saporite pesche del mondo; il loro gusto incomparabile era dovuto – dicevano – alle peculiare natura del suolo vulcanico vesuviano.<ref>{{cfr}}''C'era una volta Napoli'', p. 42.</ref>}} *'''Pescetiello 'e cannuccia.'''<ref name=littlefish>Citato in ''Manuale di napoletanità'', p. 70.</ref> :''[[ingenuità|Pesciolino]] di cannuccia.'' ::{{spiegazione|Un credulone ingenuo che abbocca facilmente.}}<ref>La spiegazione è in ''Manuale di napoletanità'', p. 70.</ref> *'''Pesole pesole.'''<ref>Pronuncia: ˈPesələ ˈpesələ.</ref><ref>Citato in Giovanni di Giurdignano, ''Il marinaio'', Napoli, 1839, [https://books.google.it/books?id=bSNEAAAAcAAJ&dq=Mario%20Aspa&hl=it&pg=PA10#v=onepage&q&f=false p. 10.] </ref> :''Di peso. Es. Piglià' a uno pesole pesole: prendere una persona di peso (e buttarla fuori).''<br/>''"Sté, compatisceme nchillo momento non so chiù io: si sapisse che vò dì sarvà la vita a n'ommo, che sfizio te siente quando lo cacci dall'acque, quando pesole pesole lo miette ncoppa all'arena, quanno tastanno siente che le sbatte 'o core, quanno l'anniette, e vide che te spaparanza tanto d'uocchie, e te dice, lo cielo te pozza rennere 'nzò chaje fatto pe me!"''<ref>Da G. di Giurdignano, ''Il marinaio'', p. 10.</ref> ''(Stella, capiscimi, in quel momento non sono più io: se tu sapessi cosa vuol dire salvare la vita ad un uomo, che soddisfazione provi quando lo tiri fuori dalle acque, quando, di peso, lo adagi sulla spiaggia, quando, tastandolo senti che gli batte il cuore, quando lo pulisci e vedi che ti spalanca tanto d'occhi e ti dice, il cielo possa tenderti tutto ciò che hai fatto per me.)'' *'''Péttola'''<ref name=gonnella>''<nowiki>'</nowiki>A pettola'' o ''pettula'': "La parte inferiore del davanti o del di dietro della camicia [...] – quel lembo di camicia che vien fuori dallo sparo de' calzoncini de' bambini [...] – pasta distesa in falda sottile, Sfoglia. – per donna, in senso per lo più dispregiativo, Gonnella." La definizione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 296.</ref>'''<nowiki>'</nowiki>nculo e cumpagne.'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 51.</ref> ::{{spiegazione|Una brigata di ragazzini, scugnizzi; una comitiva di perdigiorno.}} *'''Petrusino ogne menesta.'''<ref>Citato in ''Per moda di dire'', p. 122.</ref> :''Prezzemolo (in) ogni minestra.'' ::{{spiegazione|L'onnipresente , l'intrigante, l'invadente, il pettegolo.}} *'''Pezza de cantaro.'''<ref name=losdos/> :''Straccio da pitale.'' ::{{spiegazione|Il precursore, l'antenato della carta igienica.}} *'''{{NDR|'A / 'Na}} Pezzecata.'''<ref name=losdos/> :''La / Una pizzicata.'' ::{{spiegazione|La / Una presa di tabacco da fiuto.}} *'''Piatto cannaruto.'''<ref>Citato in Taranto e Guacci, p. 127.</ref> :''Piatto goloso. Piatto ghiotto composto di più cibi appetitosi.'' *'''Piglià a scigna.'''<ref name=sour/> :''Alla lettera: Prendere (prendersi) la [[scimmia]].'' ::{{spiegazione|Arrabbiarsi.}} *'''Piglià calimma.'''<ref name=voluntas/> :''Prendere tepore. Riprendere tepore. Iniziare a riscaldarsi.'' *'''''[...] piglià 'e sputazze | pé muneta d'argiento.'''''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 656.</ref> :''Prendere gli sputi | per moneta d'argento.'' ::{{spiegazione|Opporre indifferenza agli insulti, sopportare con distacco e con ciò trionfare delle avversità, nella totale accettazione della vita cosi com'è.<ref>{{cfr}} ''Napoli, punto e basta?'', p. 656.</ref>}} *'''Piglià lino a ppettenà.'''<ref name=shiver/> :''Prendere lino da pettinare.'' ::{{spiegazione|Mettersi in una situazione complicata, mettersi intenzionalmente in altrui situazioni complicate, intricate e restarne coinvolti.}} *'''Piglià n'asso pe fiura.'''<ref>Citato in Volpe, ''Dizionario napolitano-italiano tascabile'', p. 248.</ref> :''[[errore|Scambiare]] un asso per una figura'' ::{{spiegazione|Prendere una svista.}} *'''Piglià na quaglia.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 265.</ref> :''Prendere una quaglia.'' ::{{spiegazione|Calpestare, inciampare in una deiezione.}} *'''Piglià no ranciofellone.'''<ref>Citato in Gargano, ''Vocabolario domestico napolitano-italiano'', p. 90.</ref> ::{{spiegazione|''Piglià nu ranciofellone'': [[w:|Prendere un granchio.]]}} *'''Piglià' 'nu scippacentrelle.'''<ref>Anche: '''na scippacentrella''. ''Scippacentrelle'': (masch.) scivolata forte, quasi da strappar le bullette di sotto le scarpe. La definizione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 362.</ref><ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 318.</ref> ::{{spiegazione|Buscarsi una malattia lunga, grave.}} *'''Piglià 'o cazz' p' 'a lanterna d' 'o muolo.'''<ref name=peace/> :''Scambiare il pene per il faro del molo.'' ::{{spiegazione|Prendere un abbaglio, una svista incredibile.}} *'''Pigliarse 'o dito cu tutt"a mano.'''<ref>Citato in Vittorio Pupillo, ''Proverbi. Semi della tradizione'', vol. III, Youcanprint Self-Publishing, Tricase (LE), 2014, [https://books.google.it/books?id=EWiBBgAAQBAJ&lpg=PA264&dq='o%20dito%20cu%20tutt'a%20mano&hl=it&pg=PA264#v=onepage&q&f=false p. 264.] ISBN 978-88-91174-68-0</ref> :''Prendersi il dito e (con) tutta la mano.'' ::Prendersi, abusando dell'altrui generosità o fiducia, più di quanto sia stato concesso. *'''Piglieporta'''<ref name=chiàchià>Citato in ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', [https://books.google.it/books?id=KYSUBgAAQBAJ&lpg=PP1&hl=it&pg=PA65#v=onepage&q&f=false p. 65.]</ref> :''Piglia e porta'' ::{{spiegazione|Pettegolo, indiscreto.}} *{{NDR|'O}} '''Pisaturo.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 23.</ref> :''Il pestello che si adopera per pestare nel mortaio (''<nowiki>'</nowiki>o murtale'').'' ::{{spiegazione|Ed anche, in passato: "un bambino troppo strettamente legato nelle face ed azzimato"<ref>Questa spiegazione è di Francesco D'Ascoli, in ''C'era una volta Napoli'', p. 23.</ref>.}} *'''Piscia acqua santa p'<nowiki>'</nowiki>o velliculo.'''<ref>Citato ''Il morto supplente'', p. 31</ref> :''Orina acqua santa dall'ombelico.'' ::{{spiegazione|''Piscia' acqua santa p' 'o velliculo'': orinare 1) Acqua santa; non solo, ma, travolgendo per giunta le leggi di natura 2) Dall'ombelico. Miracolo nel miracolo grottesco ed inverosimile: l'espressione è impiegata per bollare con sarcasmo chi gode di una fama di santità completamente usurpata.}} *'''Pisse-pisse.'''<ref>Citato in ''Feste, Farina e Forca'', p. 183.</ref> :''Parlare fittamente ed in segreto.'' *'''Pittà co lo sciato.'''<ref>Citato in Volpe, ''''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 250.</ref> :''Dipingere col fiato.'' ::{{spiegazione|{{sic|Pingere}} con squisita morbidezza e diligenza.<ref>La definizione è in ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 250.</ref>}} *'''Pittà<ref>Pittà': Dipingere, pitturare, imbiancare; descrivere con esattezza. La definizione è in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 264.</ref>'o sole.'''<ref>Citato in Pietro Gargano, ''Uno scugnizzo fuori dal branco. {{small|Pino De Maio. Dalla periferia alla corte della regina d'Inghilterra}}'', Alfredo Guida Editore, 2002, [https://books.google.it/books?id=1H6yDhzsI3MC&lpg=PA118&dq=&pg=PA118#v=onepage&q=pitt%C3%A0%20'o%20sole&f=false p. 118]. ISBN 88-7188-627-5</ref> :''Dipingere il sole.'' ::{{spiegazione|Fare qualcosa di straordinario.}} *'''Pittò, va pitta!'''<ref>Citato in [[Raffaele De Cesare]], ''La fine di un Regno'', vol. III, S. Lapi, 1909, [https://books.google.it/books?id=RoBDAAAAYAAJ&q=Pitt%C3%B2,+va%27+pitta!&dq=Pitt%C3%B2,+va%27+pitta!&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiFkIzRyfPgAhWKON8KHZMoApQQ6AEIQDAE p. 21].</ref> :''Pittore, vai a pittare!'' ::{{spiegazione|Limitati a fare quello che sai fare, non pronunciarti, non intervenire, non interferire in cose di cui non sei esperto!}} :::[[w:Sutor, ne ultra crepidam!|Sutor, ne ultra crepidam!]] *'''{{NDR|'O}} Pizzicanterra.'''<ref name=codex/> <ref name=losdos/> :''Il pizzica, becca a terra.'' ::{{spiegazione|''Nella parlesia:''<ref name=spikkesia/>'' il pollo. / Pollo ruspante.''<ref>{{cfr}}''C'era una volta Napoli'', pp. 102-103.</ref>}} *'''Placfò.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 304.</ref> ::{{spiegazione|Noto amalgama adoperato in luogo dell'argento{{sic|, Pacfong}} {{NDR|anche Packfong}}; vocabolo cinese, che significa «rame bianco», e invece del quale molti preferiscono dire {{sic|Argentone}}.<ref>La spiegazione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 304.</ref>}} *'''{{NDR|'Nu}} povero maronna.'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', p. 33.</ref> ::{{spiegazione|Un poveraccio.}}<ref>Definizione in ''TuttoTotò'', p. 33.</ref> *'''Porta suscella.<ref>''Suscella'' o ''Sciuscella'': carruba.</ref>.'''<ref name=carob>Citato in Mondadori, Meridiani, p. 1025.</ref> o '''Porta Sciuscella.'''<ref>Citato in Gleijeses, ''Napoli dentro... e fuori'', p. 303.</ref> ::{{spiegazione|Port'Alba, presso Piazza Dante. A ridosso della porta c'era in passato un grande albero di carrube.<ref>{{cfr}} Gleijeses, ''Napoli dentro... e fuori'', p. 103.</ref>}} *'''Povero maronna.'''<ref>Citato in Totò, '''A livella'', citato in Luciano De Crescenzo, ''Fosse 'a Madonna! {{small|Storie, grazie, apparizioni della mamma di Gesù}}'', Mondadori, Milano, 2012, [https://books.google.it/books?id=FGMBX0bVgaQC&lpg=PT94&dq=&pg=PT94#v=onepage&q&f=false 94].</ref> :''Povero Madonna.'' ::{{spiegazione|Chi è perseguitato dalle altrui angherie.}} *'''{{NDR|'O}} Presebbio ca se fricceca.''' <ref>Citato in [[Vittorio Gleijeses]], ''Feste, Farina e Forca'', prefazione (all'edizione del 1976) di [[Michele Prisco]], Società Editrice Napoletana, Napoli, 1977<sup>3</sup> riveduta e aggiornata, p. 84.</ref> :''Letteramente: Il presepe che si agita.'' ::{{spiegazione|Il presepio semovente, con statuine animate.}} *'''Preta de fucile'''<ref name=rifle>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 102.</ref> o '''Scarda de fucile'''<ref name=rifle/> :''Pietra o Scheggia di fucile'' ::{{spiegazione|Pietra focaia. Nel lontano passato il fuoco per la cottura dei cibi era acceso servendosi di uno strumento d'acciaio chiamato ''fucile'' con cui si percuoteva la ''scarda'' per farne scaturire scintille che, a contatto con l'esca, generavano la fiamma.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 102.</ref>}} *'''Preta nfernale.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 298.</ref> :''Pietra infernale: nitrato d'argento.'' *'''Primm' 'e mo.'''<ref>Citato in ''Intorno a Pinocchio'', a cura di Aldo Capasso, Armando Editore, Roma, 2008. ISBN 978-88-6081-434-0, [https://books.google.it/books?id=Gum1UE5SHBsC&lpg=PP1&dq=Intorno%20a%20Pinocchio&hl=it&pg=PA47#v=onepage&q&f=false p. 47].</ref> :''Prima di ora.'' ::{{spiegazione|Subito! Immediatamente! Es. ''Vavattenne primm'e mo!'' Vattene immediatamente! Sparisci all'istante! (letteralmente: ancor prima di quest'istante!)}} *'''Prommette certo e vene meno sicuro.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina, p. 113.''</ref> :''Promette certo e viene meno sicuro.'' ::{{spiegazione|Fa promesse da marinaio.}} *'''Puca d'oro.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 302.</ref> :''Letteralmente: innesto, marza d'oro.'' ::{{spiegazione|Detto di donna{{sic|.,}} Giovanetta bella, amabile e virtuosa.<ref>La spiegazione è in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 302.</ref>}} *'''Pulicenella 'a coppa Sant'Elmo piglia 'o purpo a mmare.'''<ref>Citato in ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 156.</ref> :''Pulcinella dalla cima di Sant'Elmo prende il polipo a mare.'' ::{{spiegazione|Trovarsi in condizioni che rendono un obiettivo assolutamente impossibile da conseguire.<br/>Difficilmente il polipo finirà nel piatto di questo Pulcinella [[sogno|onirico]]-[[surrealismo|surrealista]] che lancia la sua lenza da una collina che si affaccia sul mare da un'altezza di oltre duecento metri.}} *'''Pullicenella spaventato da 'e maruzze.'''<ref>Citato in Piera Ventre, ''Palazzokimbo'', Neri Pozza, Vicenza, 2016, [https://books.google.it/books?id=yN-dDQAAQBAJ&lpg=PT99&dq=pullicenella&hl=it&pg=PT99#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-545-1444-7</ref> :''Pulcinella spaventato dalle "corna" delle chiocciole.'' *'''Puortame a soreta!'''<ref>Citato in [[Pino Imperatore]], ''Questa scuola non è un albergo'', Giunti, Firenze, 2015[https://books.google.it/books?id=KZL1CAAAQBAJ&lpg=PT218&dq=&pg=PT218#v=onepage&q=soreta&f=false p. 218]. 9788809812802</ref> :''Portami tua sorella!'' ::{{spiegazione|Ordine, impartito a chi fa non velate insinuazioni, solleva infamanti dubbi sulla virilità dell'interlocutore o osa addirittura dichiararla inesistente, di condurre in proprio cospetto la sorella, nella certezza assoluta che sarà lei stessa, previa diretta esperienza, a riferire dettagliatamente, testimoniare inequivocabilmente, dissipare definitivamente ogni dubbio, tutelare a spada tratta l'onore dell'offeso, facendosi personalmente e a ragion veduta mallevadrice di quanto sia grande, enorme l'abilità amatoria di chi è stato così turpemente accusato.}} *'''Puozze aunnà comm' aonna 'o mare!'''<ref>Citato in Eleonora Olivieri, ''Il mio anno pazzesco'', De Agostini, Milano, 2017. ISBN 978-88-511-4874-4, [https://books.google.it/books?id=QW8zDwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Eleonora%20Olivieri&hl=it&pg=PT33#v=onepage&q&f=false p. 33]</ref> :''Che tu possa abbondare come abbonda il mare!'' ::{{spiegazione|Possa la fortuna sorriderti sempre, che tu possa avere ogni più grande felicità, ti auguro ogni bene, tutto il bene possibile!}} *'''Puozze ave' 'n'aglio arreto.'''<ref name=burn/> :''Che tu possa avere un aglio dietro!'' ::{{spiegazione|Che tutto possa andarti male!}} *'''Puozze murì c'u fieto d'i cravune.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 113.</ref> :''Che tu possa crepare con il "''fetore''" (in realtà il monossido di carbonio, gas velenoso, asfissiante, è del tutto inodore ed insapore, e ciò lo rende estremamente insidioso) dei carboni (asfissiato dalle esalazioni ''d<nowiki>'</nowiki>'a vrasera'': del braciere a carboni).'' *'''Pure 'e pullece teneno 'a tosse.'''<ref>Citato in ''A Buon 'Ntennitore'', [http://books.google.it/books?id=6N50_eCCaf4C&pg=PA79 p. 79].</ref> :''Pure le [[pulce|pulci]] hanno la tosse.'' ::{{spiegazione|Anche chi non vale nulla si permette di sentenziare.}} *'''Purtà 'a bannèra.'''<ref>Citato e spiegato in Salvatore Di Giacomo, ''Poesie'', [https://books.google.it/books?id=aYxaAQAAQBAJ&lpg=PT544&dq=&pg=PT527#v=onepage&q&f=false p. 527].</ref> :''Portare la bandiera.'' ::{{spiegazione|Eccellere.}} ==Q== '''Quanno buono buono.'''<ref>Citato in Marco Perillo, ''101 perché sulla storia di Napoli che non puoi non sapere'', Newton Compton Editori, Roma, 2017. ISBN 978-88-227-1478-7, [https://books.google.it/books?id=8AQ7DwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Marco%20Perillo&hl=it&pg=PT195#v=onepage&q&f=false p. 195].</ref> :''Tutto sommato, alla fin fine, in fin dei conti''. ''Quanno buono buono cchiù nera d' 'a mezanotte nun po' venì''.<ref>Oppure, talvolta, in una variante di uso limitato, ripresa dalla canzone di [[Pino Daniele]] "Che te ne fotte": Quanno good good cchiù nero d'a notte nun po' venì. </ref> ''In fin dei conti più nera della mezzanotte non può venire (capitare); cioè alla fin fine peggio di così non può andare, (tanto vale mettersi l'anima in pace)''. Oppure: ''Quanno buono buono, s' 'o chiagneno lloro, a nuje che ce ne 'mporta?''. ''Ma alla fin fine, stando pur così le cose, se la sbroglieranno loro, a noi che ce ne importa?'' *'''Quanno chioveno passe e ficusecche.'''<ref>Citato in Antonino Guglielmi, '''E ddoje ricchezze, {{small|(commedia in due atti in linga napoletana}}'', 2012. ISBN 978-1-291-00640-7, [https://books.google.it/books?id=77ndAwAAQBAJ&lpg=PA73&dq='E%20ddoie%20ricchezze&hl=it&pg=PA10#v=onepage&q&f=false p. 10]</ref> :''Quando piovono [[uva passa]] e fichi secchi.'' ::{{spiegazione|Mai e poi mai.}} *'''Quanno nun site scarpare, pecché rumpite 'o cacchio a 'e semmenzelle?'''<ref>Citato in Vittorio Pupillo, ''Proverbi dalla saggezza del passato, una speranza per il futuro'', vol II, Youcanprint, Tricase (LE), 2014 [https://books.google.it/books?id=Qj3wAwAAQBAJ&lpg=PA276&dq=QUANNO%20NUN%20SITE%20SCARPARE%2C%20PECCH%C3%89%20RUMPITE%20'O%20CACCHIO%20%C3%8A%20SEMMENZELLE%3F&hl=it&pg=PA276#v=onepage&q&f=false p. 276.] ISBN 9788891147530</ref> :''Visto che non siete calzolaio, perché rompete le scatole ai chiodini?'' ::{{spiegazione|Se non sai fare una cosa, se non sei esperto, fatti da parte e non creare problemi.}} *'''Quant'è vvera 'a<ref>Nella fonte: a, refuso.</ref> Maronna.'''<ref>Citato in Giovanni Liccardo, ''Gesti e modi di dire di Napoli: {{small|un viaggio alla scoperta di un patrimonio poplare}}'', Newton Compton, Roma, 2020, [https://books.google.it/books?id=jy8CEAAAQBAJ&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PT153&dq=&pg=PT153#v=onepage&q&f=false p. 153]. ISBN 9788822750877</ref> :''Quanto è vero che la Madonna esiste.'' ::{{spiegazione|Così è vero quello che dico, e giuro; ne invoco a testimone e garante la Madonna. Mi si deve credere.}} *{{NDR|'A}} '''Quaquiglia.'''<ref>Citato in Isa Rampone Chinni e Tina Palumbo De Gregorio, ''La farmacia di Dio'', Rogiosi Editore, [https://books.google.it/books?id=HC-pCwAAQBAJ&lpg=PA41&dq=&pg=PA41#v=onepage&q=quaquiglia%20portosalvo&f=false p. 41.]</ref> :''La conchiglia.'' ::{{spiegazione|La [[w:Fontana della Maruzza|Fontana della Conchiglia]] collocata sul lato destro della [[w:|Chiesa di Santa Maria di Portosalvo]].}} *'''Quibusse.'''<ref name=Geld>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', p. 510.</ref> :''(Cum) quibus, con i quali.'' ::{{spiegazione|''Soldi.'' Sinonimi: '''Aruta''', '''Felùsse''', '''Frìsole''' , '''Manteca''', '''Argiamma'''.<ref name=Geld/>}} ==R== *'''Rafanié, fatte accattà' 'a chi nun te sape.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 339.</ref> :''Ravanello (stupido), fatti comprare da chi non ti conosce.'' ::{{spiegazione|Provaci con chi ancora non ti conosce, con me affari non ne fai più.}} *{{NDR|'A}} '''Rastrellèra.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 101.</ref> :''La rastrelliera (quella della cucina in cui venivano allineati i piatti a sgocciolare, per gli abiti, per la stalla, collocata sul muro sopra la mangiatoia ed in cui venivano messi fieno o altri mangimi.)'' ::{{spiegazione|In senso lato: la dentiera o la dentatura.}} *'''Requie e schiatta in pace.'''<ref>Citato in Wanda Marasco, ''La compagnia delle anime finte'', Neri Pozza, [https://books.google.it/books?id=FTTJDgAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Wanda%20Marasco&hl=it&pg=PT45#v=onepage&q=requie&f=false] ISBN 978-88-545-1515-4</ref> :''Corruzione del latino: ''Requiescat in pace'', Riposi in pace (formula di preghiera per i defunti).'' *'''{{NDR|'O}} ricco Pellone.'''<ref>Citato in Giambattista Valentino, ''La mezacanna'', vol I, A spese della Stamperia Filantropica, Napoli, 1835, [https://books.google.it/books?id=QqkfNRx_dCMC&dq=&pg=PA249#v=onepage&q&f=false p. 249]</ref> :''Il ricco [[w:Parabola di Lazzaro e del ricco Epulone|Epulone]].'' *'''Ricotta schianta.'''<ref name=pizzica/> ::{{spiegazione|Antica espressione: ricotta piccante.<ref name=sick/>}} *'''{{NDR|'O}} Rilla-rille.'''<ref>Citato in ''Nzularchia'', [https://books.google.it/books?id=giw2DwAAQBAJ&lpg=PT87&dq=&pg=PT14#v=onepage&q&f=false p. 14]</ref> ([[Bacoli]]) :''Il grillo.'' *'''Rompere ll'ova mmano.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, p. 61.</ref> :''Rompere le uova in mano (a qualcuno).'' ::{{spiegazione|Far fallire un progetto, renderlo irrealizzabile, troncarlo. '''T'aggio rotte l'ova mmano.'''<ref name=brokegg>Citato in Marulli e Livigni, p. 21.</ref> Ti ho troncato i passi.<ref name=nimora>La traduzione è in Marulli e Livigni, p. 21.</ref>}} *'''Rompere 'o 'nciarmo.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', p. 64.</ref> :''Rompere l'incantesimo, il litigio.'' ::{{spiegazione|Smascherare l'imbroglio, riappacificarsi.<ref>Questa spiegazione è in Sebezio, Motti e detti napoletani, p. 64.</ref>Disperdere il malocchio. Non più procrastinare, trovando infine in se stessi la determinazione per rompere ogni indugio, ogni dilazione per affrontare con energica risolutezza una situazione che ristagna sospesa da tempo.}} *'''Rummané {{sic|a'}} prevetina o comme a don Paulino.'''<ref>Citato in ''Proverbi. Semi della tradizione'', vol. III, p. 213.</ref> :''Restare alla "prevetina" come don Paolino.''<ref>Traduzione in ''Proverbi. Semi della tradizione'', p. 213.</ref> ::{{spiegazione|Don Paolino era un sacerdote di [[Nola]] divenuto proverbiale per la sua estrema povertà, così grande da non consentirgli l'acquisto di ceri per celebrare le sue funzioni. In sostituzione dei ceri Don Paolino adoperava carboni incandescenti. Restare alla "prevetina<ref>Prevete: prete.</ref>" significa quindi essere privi di mezzi, indigenti.}} *'''{{NDR|'O}} Rucco rucco.'''<ref>Citato in Marulli e Livigni, p. 16.</ref> :''Il mezzano.'' *'''Rutto pe' rutto.'''<ref>Da Altamura,''Dizionario dialettale napoletano'', Fiorentino, Napoli, 1956<sup>1</sup>, 1968<sup>2</sup>, citato in Viviani, ''Teatro'', II, p. 45.</ref> :''Rotto per rotto.'' ::{{spiegazione|Oramai..., accada quel che accada.<ref>La spiegazione è in ''Teatro'', II, p. 45.</ref>}} ==S== *'''S'accatta lo male comm'a li miedici.'''<ref>Citato in ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 8.</ref> :''Compra il male come i medici.'' ::{{spiegazione|Va in cerca del [[male]], come fanno i medici.}} *'''S'è aunita 'a funa corta e 'o strummolo a tiriteppete.'''<ref name=Zwang/> :oppure *'''S'è aunito lo [[strummolo]]<ref>Dal greco ''stróbilos''</ref> a tiritèppete<ref>Onomatopea</ref>, e la funicella corta.'''<ref>Citato in ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', 1873, p. 368.</ref> :''Si sono uniti lo strummolo che gira vacillando e la cordicella (per imprimere la rotazione) corta.'' ::{{spiegazione|Una combinazione inestricabile e irreparabile di cose che non funzionano.<ref>Interpretazione presente nella [[w:strummolo|voce]] su ''Wikipedia''.</ref><ref>Per un'ulteriore possibile interpretazione, si veda ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 368.</ref>}} :oppure *'''S'è unito 'o strùmmolo a tiritèppete e 'a funicella corta.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 13.</ref> ::{{spiegazione|Si è unito un cattivo artefice (''strùmmolo a tiritèppete'' era una trottola difettosa) a un peggior pagatore<ref>Questa spiegazione è di Francesco D'Ascoli. {{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 13.</ref>.}} *'''S'è 'mbrugliata a matassa.'''<ref name="gliommero">Citato in Rodolfo Pucino, ''Il tressette'', Guida, Napoli, 2005, [https://books.google.it/books?id=O3fL93ftfokC&lpg=PA31&dq=Frije%20'o%20pesce%20e&hl=it&pg=PA22#v=onepage&q&f=false p. 22.] ISBN 88-7188-908-8</ref> :''Si è ingarbugliata la matassa.'' ::{{spiegazione|La situazione si è fortemente complicata, si è fatta intricata, si è in serie difficoltà.}} *'''S'è scumbinata 'a grammatica.'''<ref>Citato in ''Il custode degli arcani'', p. 88.</ref> :''Si è disordinata, stravolta la grammatica.'' ::{{spiegazione|Tutto è in disordine, nulla va come dovrebbe. Non ci si raccapezza più, il corso ordinario e logico delle cose è sovvertito, stravolto.}} *'''Salutame a soreta.'''<ref>Citato in ''Totò principe clown'', prefazione di [[Goffredo Fofi]], Alfredo Guida Editore, Napoli, 1997, [https://books.google.it/books?id=z4td3tsdAucC&lpg=PA42&dq=Tot%C3%B2%3A%20principe%20clown&hl=it&pg=PA304#v=onepage&q&f=false p. 304.] ISBN 88-7188-157-5</ref> :''Salutami tua sorella.'' ::{{spiegazione|L'espressione può essere impiegata, senza voler offendere, per troncare con rude cordialità un argomento; oppure — in maniera non riguardosa — per insinuare che con la sorella dell'interlocutore si è in estrema, intima confidenza e che se ne sono già apprezzate le qualità molto a fondo...}} *'''Salute a{{sic|<nowiki>''</nowiki>}} fibbie – recette don Fabbie!'''<ref>Citato in Apicella, ''I ritte antiche'', p. 352.</ref> :''Saluti alla fibbia – disse don Fabio!'' ::{{spiegazione|Me ne infischio, me ne impipo completamente, non me ne frega un bel niente!}} *'''San Biàso, 'o sóle p'e ccàse.'''<ref>Citato in Amato, p. 177.</ref> :''San Biagio (il 3 febbraio), il sole per le case.'' *'''San Genna', mettece 'a mana toja!'''<ref>Citato in Amara LaKhous, ''Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio'', Edizioni e/o, Roma, 2006. ISBN 9788876419379, [https://books.google.it/books?id=7vgoCwAAQBAJ&lpg=PT24&dq=&pg=PT20#v=onepage&q&f=false, p. 20]</ref> :''San Gennaro, mettici la mano tua!'' *'''San Genna', pienzace tu!'''<ref>Citato in Amara LaKhous, ''Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio'', Edizioni e/o, Roma, 2006. ISBN 9788876419379, [https://books.google.it/books?id=7vgoCwAAQBAJ&lpg=PT24&dq=&pg=PT24#v=onepage&q&f=false p. 34]</ref> :''San Gennaro, pensaci tu!'' *'''San Giuseppe nce ha passata a chianozza.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 99.</ref> :''San Giuseppe ci ha passato la pialla.'' ::{{spiegazione|Si dice di una donna dal seno molto piccolo.}} *'''Santo Durante!'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 148.</ref> ::{{spiegazione|Dubito che duri! Mi sa tanto che non dura! Purché duri...}} *'''Sanghe de<ref name=epsilon/>na maruzza!'''<ref>Citato in Michelangelo Tancredi, ''Vierze, {{small|Stampate e no stampate}}'', Tipografia Cenniniana, Roma, 1877, [https://books.google.it/books?id=vtAyAQAAIAAJ&dq=&pg=PA78#v=onepage&q&f=false p. 78], Tipografia Cenniniana, Roma, 1877</ref> :'' ''Sanghe 'e na maruzza!'' ''Sangh' 'e na maruzza!'': Sangue di una lumaca! (imprecazione).'' *'''Sano sano.'''<ref>Citato in Colomba Rosaria Andolfi, ''Chicchi di grano. {{sic|Poesie, macchiette, teatro in versi, testi di canzoni}}'', Alfredo Guida Editore, 2005. ISBN 88-6042-114-4, [https://books.google.it/books?id=8Nkhch3DZxMC&lpg=PA109&dq=&pg=PA115#v=onepage&q&f=false p. 115]</ref> ::{{spiegazione|Per intero. ''Se l'ha ammuccato sano sano.'' Se l'è bevuta tutta. Ci ha creduto, ci è cascato completamente.}} *'''Sànta Lucìa mìa, accà te véco!''' :''[[Lucia da Siracusa|Santa Lucia]] mia, qui ti vedo!'' ::{{spiegazione|Quello che cerchi e non trovi è proprio sotto i tuoi occhi!<ref name=Am79/>}} *'''Santo guappone.'''<ref name=yellow/> :''Santo guappone!'' ::{{spiegazione|San Gennaro. Appellativo confidenziale con cui le "parenti"<ref name=relative/> invocano San Gennaro.}} *'''Santu Luca ce s'è spassato.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', IV, p. 234.</ref> :''[[Luca evangelista|San Luca]] ''<ref>A S. Luca sono attribuite celebri icone della Vergine.</ref>'' ci si è divertito (nel dipingerla).'' ::{{spiegazione|È una donna bellissima.}} *'''Santu Mangione.'''<ref>Citato in Antonio Buonomo, ''L'arte della fuga in ''tempo'' di guerra'', prefazione di Roberto De Simone, Effepi Libri, Monte Porzio Catone (RM), 2010, [https://books.google.it/books?id=_aRV1U4XoScC&lpg=PA34&dq=santu%20mangione&hl=it&pg=PA34#v=onepage&q&f=false p. 34.] ISBN 978-88-6002-020-8</ref> :''San Mangione'' ::{{spiegazione|Il santo protettore dei corrotti.}} *'''Sarchiapone.'''<ref>Citato in AA. VV., ''Natale con i tuoi'', Guida, Napoli, 2004, [https://books.google.it/books?id=mf6uqjXeBSMC&lpg=PA130&dq=sarchiapone&hl=it&pg=PA130#v=onepage&q=sarchiapone&f=false p. 130] ISBN 88-7188-837-5</ref> ::{{spiegazione|Uomo goffo, rozzo, corpulento, maldestro, di scarsa intelligenza, furbastro, credulone.}} *'''{{NDR|'E}} Scacamarrune''' o {{NDR|'E}} '''Nghiacche.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 71.</ref> :''Scarabocchi (al singolare: <nowiki>'</nowiki>''o scacamarrone'', <nowiki>'</nowiki>''o <nowiki>'</nowiki>nghiacco''). Le macchie d'inchiostro che potevano restare sulla carta quando erano in uso penne che venivano intinte nell'inchiostro contenuto nel calamaio. Le macchie venivano asciugate versando un po' d'arena sottile (''<nowiki>'</nowiki>o arenarulo'') sulla carta; in seguito fu impiegata '''a carta zucosa'' o ''carta zuca'', la carta sugante.''<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 71 e p. 80.</ref> *'''{{NDR|'O}} Scapricciatiello.'''<ref name=slope>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 706.</ref> :''Lo "scapricciatello".'' ::{{spiegazione|Giovane che si è messo su una brutta china, incline a commettere azioni deplorevoli.}} *'''Scarda 'e cesso.'''<ref>Citato in Salvatore Savignano, ''Un posto sottoterra'', Roma, Robin, 2006, [https://books.google.it/books?id=Vz6KPz_i8xgC&lpg=PP1&dq=Salvatore%20Savignano&hl=it&pg=PA179#v=onepage&q&f=false p. 179]</ref> :''Scheggia, scaglia di [[w:water|water]].'' ::{{spiegazione|Persona assolutamente spregevole.}} *'''Scarda 'e ruvagno.'''<ref>Dallo spagnuolo ''roano'' che deriva a sua volta dal latino ''ravus'': giallo grigio, grigiastro. ''Ruvagno'' può essere riferito ad un qualsiasi vaso di argilla o di legno, più specificamente però al pitale (In napoletano:<nowiki>'</nowiki>''o pisciaturo'' o <nowiki>'</nowiki>''o rinale.'' (con aferesi della o di orinale).</ref><ref>Locuzione in uso nel Napoletano {{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 44. Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 44.</ref> :''Scheggia di pitale.'' ::{{spiegazione|Persona assolutamente spregevole.}} *'''Scarda int'all'uocchio.'''<ref name=splinter>Citato e spiegato in Maurizio Esposito, ''Uomini di camorra, {{small|La costruzione sociale dell'identità deviante}}'', prefazione di Maria Immacolata Macioti, Franco Angeli, [https://books.google.it/books?id=8e4MrXnkd9sC&lpg=PA185&dq=&pg=PA185#v=onepage&q&f=false p. 185]</ref> :''Scheggia nell'occhio.'' ::{{spiegazione|Il delatore, nel gergo della malavita antica.}} *'''{{NDR|'O}} Scarfalietto 'e Giesucristo.'''<ref name=donkeyox>Citato in Renato De Falco, ''Alfabeto napoletano'', Colonnese Editore, Napoli, 1989, vol. II, [https://books.google.it/books?hl=it&id=Uzgct1gWZH0C&dq=SCARFALIETTO+%27E+GIES%C3%9A+CRISTO&focus=searchwithinvolume&q=scarpetta p. 121].</ref> :''Lo scaldino di Gesù Cristo.'' ::{{spiegazione|È noto che furono un bue e un asinello a tenere al caldo Gesù Bambino nella mangiatoia. Ben altrimenti duro e canzonatorio, tuttavia, il senso della locuzione: definire, apostrofare qualcuno con questa espressione, significa dirgli che è, al tempo stesso, un asino e un bue, e cioè dargli, in un'unica soluzione, dell'ignorante e del cornuto. Non senza un'implicita, ma palese ed inequivocabile allusione alle non certo specchiate virtù della di lui consorte.}} *'''Scarfasegge.'''<ref>Citato in Giuseppe Gargano, ''Vocabolario domestico napolitano-italiano'', Dalla Tipografia di Nunzio Pasca, Napoli, 1841, [https://books.google.it/books?id=519JAAAAMAAJ&dq=Giuseppe%20Gargano&hl=it&pg=PA105#v=onepage&q&f=false p. 105]</ref> :''Riscaldasedie.'' ::{{spiegazione|Ozioso. Sfaccendato. Perdigiorno. Fannullone. Impiegato che resta in ozio.}} *'''Scarfatore 'e fistula.'''<ref name=donkeyox/> :''Riscaldatore di fistola.'' ::{{spiegazione|Persona fastidiosa, noiosa, molesta, assillante; sgradevole come il terapista che curava le piaghe purulente applicando ad esse una fonte di calore.}} *'''Scartellata.<ref name=goodluck/>'''<ref name=splinter/> :''Donna gobba'' ::{{spiegazione|Pistola, nel gergo della malavita antica.}} *'''Scartiello<ref name=goodluck>Dal greco Kartallon: cesta o paniere dal dorso appuntito; l'aggiunta della ''s'' iniziale ha valore intensivo. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 49.</ref> cu' 'o pizzo.'''<ref name=bauglio>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 49.</ref> :''Gobba con la punta (appuntita).'' *'''Scartiello riale.<ref name=goodluck/>'''<ref name=bauglio/> :''Gobba reale.'' ::{{spiegazione|Gobba duplice.}} *'''Scaurachiuóve.'''<ref>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', p. 325.</ref> :''Scaldachiodi.'' ::{{spiegazione|E che lavoro è mai quello di scaldare i chiodi? Persona sfaccendata, sfaticato.}} *'''Scavamento 'e Pumpei.'''<ref name=chiffon/> :''Scavo di Pompei.'' ::{{spiegazione|''Scavamiento 'e Pumpei'': Vecchiume; vecchio ciarpame, chincaglieria obsoleta; luogo, ambiente disastrato, in rovina.}} *'''Scazzuoppolo.'''<ref>Citato in Andrea Passaro e Salvatore Agnelli, ''I due pedanti {{small|Commedia buffa in due atti poesia del signor Andrea Passaro, poeta e concertatore dei Teatri Reali musica del maestro Salvatore Agnelli}}'', Dalla Tipografia Pierro, Napoli, 1839, [https://books.google.it/books?id=7hCbWDeAk2EC&dq=&pg=PA10#v=onepage&q&f=false p. 10]</ref> :''Bimbetto, marmocchio, fanciullo esile, minuto. Piccolo pesce.'' *'''Scemanfu'.'''<ref>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 75.</ref> ::{{spiegazione|Corruzione del francese: ''je m'en fous'' (me ne infischio). Ottusa arroganza, vanità, spocchia, boria.}} *'''Scennere nzogna nzogna.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebeto'', 1861, anno II, parlata 337, 23 dicembre 1861, p. 1345.</ref> :''Letteralmente: scendere, diminuire, sugna sugna.'' ::{{spiegazione|''Scennere 'nzogna 'nzogna''. Detto di persona: deperire (diminuire di consistenza e volume, come la sugna quando viene lentamente sciolta al calore).}} *'''Schiarà juorno.'''<ref>Citato in ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano'', presso Giuseppe Maria Porcelli, Napoli, 1789, vol. 1, [https://books.google.it/books?id=ZAEnQrWqQeAC&dq=schiar%C3%A0%20juorno&hl=it&pg=PA35#v=onepage&q&f=false p. 35.]</ref> :''Albeggiare, farsi giorno.'' *'''Schiattà' ‘ncuórpo.'''<ref>Citato in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', Newton Compton editori, Roma, 2016, p. 318. ISBN 978-88-541-8882-2</ref> :''Schiattare in corpo.'' ::{{spiegazione|Arrovellarsi, rodersi dalla rabbia. <ref>Definizione in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 318.</ref>}} *'''{{NDR|'O}} Schiattamuorto.'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', p. 55.</ref> ::{{spiegazione|Il becchino.}} *'''Schiattimpace.'''<ref>Citato in Justin Vitiello, ''Il carro del pesce di Vanzetti'', Corpo 10, [https://books.google.it/books?id=3z4cAQAAIAAJ&q=schiattimpace&dq=schiattimpace&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi_1KicycnjAhXO8qQKHSKOBk4Q6AEINzAD p. 54].</ref> :''(Corruzione del latino) Requiescat in pace. Riposi in pace.'' *'''Sciacquà 'na mola.'''<ref name=spese>Citato in ''Don Chisciotte della Mancia: ridotto in versi napoletani'', p. 174.</ref> :''Sciacquare una mola.'' ::{{spiegazione|Affrontare un impegno difficile.<ref>Definizione in ''Don Chisciotte della Mancia: ridotto in versi napoletani'', p. 174.</ref> Affrontare una spesa onerosa.}} *'''Sciacquàrse 'a vócca primm' 'e parlà.'''<ref>Citato in Bello ed Erwin, ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', p. 213.</ref> :''Sciacquarsi la bocca prima di parlare.'' ::{{spiegazione|Sorvegliare molto attentamente il proprio modo di esprimersi, considerando il valore della persona a cui ci si sta rivolgendo o di cui si sta parlando. Es: ''Primm' 'e parlà 'e me, sciacquate 'a vocca!'' Prima di parlare di me, sciacquati la bocca; bada bene a come parli!}} *'''Sciacque Rose, e bbive, Agnese; ca nge sta chi fa li sspese!'''<ref name=eatplease/> :''Sciacqua, Rosa, e bevi, Agnese; che c'è chi ne fa le spese!'' ::{{spiegazione|Si dice per indicare|lo scialo reso possibile da una situazione di imprevista ed improvvisa abbondanza. Oppure per indicare una deleteria, deplorevole gara emulativa di spreco, di dilapidazione della ricchezza.}} *'''{{NDR|'O}} sciampagnone.'''<ref>Citato in ''No barone fermo e n'auto de rispetto'', {{small|''46.<sup>a</sup> commedia di Pasquale Altavilla''}}, Dalla Tipografia DE' Gemelli, Napoli, 1853, [https://books.google.it/books?id=DfuUutb5Oc0C&dq=No%20barone%20fermo%20e%20n'auto%20de%20rispetto&hl=it&pg=PA68#v=onepage&q&f=false p. 68].</ref> ::{{spiegazione|Persona gioviale. Gaudente e scialacquatore.}} *'''Sciasciona.'''<ref>Citato in ''Ri-cre-azione. Progetto di laboratorio teatrale'', p.107.</ref> :''Donna corpulenta e simpatica.'' *'''Scinne 'a coppa 'o scannetiello!'''<ref>Citato in [[Annibale Ruccello]], ''Scritti inediti, {{small|Una commedia e dieci saggi}}'', con un percorso critico di Rita Picchi, Gremese, Roma, 2004, [https://books.google.it/books?id=9ukZxAUHJawC&lpg=PA104&dq=&pg=PA104#v=onepage&q&f=false p. 104]. ISBN 88-8440-307-3</ref> :''Scendi dal panchetto, dallo sgabello!'' ::{{spiegazione|Scendi dal piedistallo. Smettila di darti arie di superiorità. Abbassa la cresta. Ridimensionati.}} *'''Sciò sciò ciucciuvè.'''<ref>Citato in Stefano Tettamanti e Laura Grandi, ''Sillabario goloso, {{small|L'alfabeto dei sapori tra cucina e letteratura}}'',Mondadori, [https://books.google.it/books?id=z046yTOAmMsC&lpg=PT59&dq=&pg=PT59#v=onepage&q=sci%C3%B2%20sci%C3%B2%20ciucciuve&f=false p. 59].</ref> :''Via via civette! (formula [[w:apotropaico|apotropaica]].)'' *'''Sciore de rosa,<br/>Avimmo fatto sciacque e bive Agnese , E p'avè che? N'Italia pedocchiosa.'''<ref>Citato in ''L'ancunia e Lo martiello'', [https://books.google.it/books?id=qQqbUShp8hsC&dq=e%20bive%20agnese&hl=it&pg=PP72#v=snippet&q=agnese&f=false]</ref> :''Fiore di rosa,<br/> abbiamo fatto sciacqua e bevi Agnese (abbiamo tutto prodigato, tutto sperperato), e per avere che? Un'Italia pidocchiosa!'' *'''Scioscia''' o '''Miscioscia.''' <ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 335.</ref> :Vezzeggiativo di socia: donna amata, donna con cui ci si confida. *'''Scioscia ca vola.'''<ref>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco'', [https://books.google.it/books?id=UxoMrLZ9sJkC&dq=&pg=PA452#v=onepage&q&f=false p. 452.]</ref> :''Soffia che vola (vola via, sparisce).'' ::{{spiegazione|Persona o cosa inconsistente, vana, effimera. ''È 'nu scioscia ca vola.'' È un uomo inconsistente.}} *'''Sciosciammocca.'''<ref>Citato in Ennio Bìspuri, ''<nowiki>Totò Principe clown, {{small|Tutti i film di Totò}</nowiki>'', prefazione di [[Goffredo Fofi]], Alfredo Guida Editore, Napoli, 1997. ISBN 88-7188-157-5, [https://books.google.it/books?id=z4td3tsdAucC&lpg=PA148&dq=sciosciammocca&hl=it&pg=PA148#v=onepage&q&f=false] p. 148</ref> ::{{spiegazione|Un uomo semplice, ingenuo, facile da ingannare, credulone.}} *'''Scippa e fuje.'''<ref>Citato in Sosio Capasso, ''Canapicoltura e sviluppo dei comuni atellani'', Istituto di Studi Atellani, 1994 [https://books.google.it/books?id=L--ztRqTedkC&lpg=PP1&dq=Sosio%20Capasso&hl=it&pg=PT63#v=onepage&q&f=false p. 63].</ref> :''Strappa e fuggi.'' ::{{spiegazione|Antico sistema di fitto stagionale, da febbraio a luglio, dei suoli adatti alla coltivazione della canapa tessile in uso un tempo nell'area della Campania nota come «Pantano».}} *'''Scippare<ref>In forma corrente: scippà.</ref>i stentine da<ref name=α>In forma corrente: 'a.</ref> cuorpo.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 404.</ref> :'' ''Scippà 'e stentine 'a cuorpo.'' Strappare i visceri dal corpo.'' ::{{spiegazione|L'effetto esiziale prodotto nello sventurato ascoltatore da chi suona o canta male.}} *'''Sciù! p' 'a faccia toia.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro,'' II, p. 66.</ref> :''Sciù!''<ref>Esclamazione onomatopeica di disprezzo (sputare).</ref>'' per la faccia tua.'' *'''Sciu-sciu.'''<ref name=amore>Citato in ''Quaderni del Bobbio n. 2 anno 2010'', [https://books.google.it/books?id=7CwOGt6VPsoC&lpg=PA77&dq=si%20nu'%20babb%C3%A0&hl=it&pg=PA77#v=onepage&q=si%20nu'%20babb%C3%A0&f=false p.77.]</ref> ::{{spiegazione|Col nome raddoppiato di questo dolce si chiama con tenerezza la propria fidanzata.}} *'''Sciucquaglie.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1867, [https://books.google.it/books?id=DVdgeO_gTcUC&dq=sciucquaglie&hl=it&pg=PT102#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Gli orecchini.'' *'''Sciué sciué.'''<ref>Citato in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 323.</ref> :''Superficialmente, senza impegno.''<ref>Definizione (più estesa) in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 323.</ref> *'''Sciupafemmene.'''<ref>Citato in Dario Fo, ''La figlia del papa'', Chiarelettere, Milano, 2014, [https://books.google.it/books?id=-hcaAwAAQBAJ&lpg=PT10&dq=sciupafemmene&hl=it&pg=PT10#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-6190-595-5</ref> ::{{spiegazione|Seduttore irresistibile dalle numerose e facili conquiste.}} *'''{{NDR|'A}} scola cavajola.<ref>Dal titolo di una farsa di Giovanni D'Antonio detto il Partenopeo, {{cfr}} ''I manoscritti palatini di Firenze'', p. 591.</ref>'''<ref>Citato in ''I manoscritti palatini di Firenze'', Firenze, dalla Real Biblioteca Palatina, 1860, vol. II, [https://books.google.it/books?id=2klBBd_2urIC&dq=scola%20cavajola&hl=it&pg=PA591#v=onepage&q&f=false p. 591.]</ref> :''La scuola da farsa.'' ::{{spiegazione|La scuola in cui regna la più perfetta armonia tra insegnanti incapaci e allievi svogliati, nella quale regnano chiasso e caos e prospera la più totale ignoranza. Più in generale qualsiasi situazione in cui regnino incontrastati il caos, l'inettitudine, la negligenza, l'indisciplina, il disinteresse.}} *'''Scorze 'e purtuallo.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 18.</ref> :''Bucce d'arancia.'' ::{{spiegazione|Monete d'oro, nel gergo dell'antica camorra.}} *'''Scummà 'e sango.'''<ref name=spese/> :''Schiumare di sangue.'' ::{{spiegazione|Battersi fino al sangue.<ref>Definizione in ''Don Chisciotte della Mancia: ridotto in versi napoletani'', p. 174.</ref>}} *'''Scummigliare<ref>In forma corrente: scummiglià, scoprire (opposto di coprire), mettere a nudo, svelare.</ref>a zella.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 368.</ref> :''Scoprire, mettere a nudo, la [[w:Tinea capitis|tigna]].'' ::{{spiegazione|Scoprire, mettere a nudo i difetti, le malefatte di qualcuno.}} *'''Scurà notte.'''<ref>Citato in Valentino de Biaso, ''La Fuorfece, o vero l'ommo pratteco'', Napoli, presso Giuseppe Maria Porcelli, 1783, [https://books.google.it/books?id=z4_PS-2ydJ4C&dq=scur%C3%A0%20notte&hl=it&pg=PA133#v=onepage&q&f=false p. 133.]</ref> :''Annottare, farsi notte.'' *'''Se n'adda accattà tutte mmericine!'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', a cura di Ruggero Guarini, note e testi critici di Costanzo Ioni, Gremese Roma, 1999, [https://books.google.it/books?id=dw_srvzsYuAC&lpg=PA76&dq=accatt%C3%A0%20tutte%20medicine&hl=it&pg=PA76#v=onepage&q&f=false p. 76.] ISBN 88-7742-327-7</ref> :''Li deve spendere tutti in medicine! (Se ne deve comprare tutte medicine'') ::{{spiegazione|Lo si augura a chi si è impossessato di denaro o di un qualsiasi bene raggirandoci.}} *'''Se ricorda 'o chiuppo a Forcella.'''<ref name=japjap/> :''Risale ai tempi del pioppo a Forcella.'' ::{{spiegazione|Persona o cosa che risale a tempi antichissimi.}} *'''Se sò mbrugliate 'e llengue.'''<ref>Da [[Eduardo De Filippo]], '''O pparlà nfaccia'', citato in Ciro Roselli, ''Storia e antologia della letteratura italiana dalle origini ai giorni nostri'', [https://books.google.it/books?id=VTp_AgAAQBAJ&lpg=PA600&dq=mbrugliate%20'e%20lengue&hl=it&pg=PA600#v=onepage&q&f=false p. 600]</ref> :''Si sono imbrogliate, ingarbugliate le lingue.'' ::{{small|Si è creato un malinteso.}} *'''Se so rotte le<ref name=epsilon>In forma corrente: 'e.</ref> giarretelle.'''<ref>Citato in ''Elisa e Claudio'', ''{{small|Dramma semiserio per musica dato nel Teatro Alla Scala in Milano l'autunno del 1821. E riprodotto per la prima volta nel Teatro Nuovo in Napoli l'estate del 1822.}}'', Napoli, Tipografia Orsiniana, 1822, [https://books.google.it/books?id=aQEYdm_UsDUC&dq=elisa%20e%20claudio&hl=it&pg=PA49#v=onepage&q&f=false p. 49]</ref> :''Sono andate in frantumi le piccole brocche.'' ::{{spiegazione|''Se so' rotte 'e giarretelle'': Si è rotta l'amicizia, il legame affettuoso, l'armonia, l'intesa che teneva uniti.}} *'''{{NDR|'E}} Seccamènte.'''<ref name=locagua/> ::{{spiegazione|Fagiolini e zucchini tagliati a rondelle o in altro modo, conservati per l'inverno mediante essiccazione al sole estivo. Si mangiavano nelle serate invernali fritti in olio, sale ed un pizzico di peperoncino.<ref name=cons>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 29.</ref>}} *'''{{NDR|'O}} Secutasorece.'''<ref>Citato in ''Arlecchino'', anno II, n. 209, 14 agosto 1862, [https://books.google.it/books?id=BXIk-viVj1QC&dq=secutasorece&hl=&pg=PA833#v=onepage&q&f=false p. 833].</ref> :''L'"inseguisorci", il'"perseguitatopi"'' ::{{spiegazione|Il [[gatto]]. Ma anche: infido, falso, sleale, disonesto, inaffidabile, traditore. ''Fa' 'o secutasorece'': "fare il gatto": comportarsi con doppiezza, in modo ipocrita, sleale, scorretto, disonesto.}} *'''Seh, seh!'''<ref>Citato in Russo, '''O "luciano" d'o Rre'', p. 82.</ref> ::{{spiegazione|In senso ironico: Ma certo! Sicuro! Hai voglia! Come no!}} *'''Sentìrse ‘n'àtu ttànto.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 381.</ref> :''Sentirsi un altrettanto (come raddoppiato).'' :''Sentire in sé stessi un riafflusso di energia, di vigore. Sentirsi come rinascere. Es. Mo ca m'aggio levato 'sto penziero, me sento n'atu ttanto: Ora che non ho più questo assillo, mi sento rinascere.'' *'''Serraputeca<ref name=πθκ>''Puteca'': dal greco apotheke: magazzino, ripostiglio. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 47.</ref>.'''<ref>Citato in ''Del parlar napoletano'', p. 47.</ref> :''"Chiudibottega".'' ::{{Spiegazione|Percossa poderosa al punto da stroncare nel malcapitato ogni volontà di reazione.}} *'''{{NDR|'O}} Serviziale e {{NDR|'o}} pignatiello.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 334.</ref> :''Il clistere e il pentolino (con l'acqua tiepida).'' ::{{spiegazione|Due persone inseparabili, indispensabili l'una all'altra.}} *'''Sfaccimma.'''<ref>Citato in Ruggiero Cappuccio, ''Fuoco su Napoli'', Feltrinelli, Milano, [https://books.google.it/books?id=moHcAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Ruggero%20Cappuccio&hl=it&pg=PT77#v=onepage&q&f=false p.77].</ref> :''Sperma''. ::{{spiegazione|Usato in numerose espressioni con registro espressivo volgare: ''Ommo'' oppure ''Gente 'e sfaccimma'' (Uomo gente da quattro soldi, da nulla); in imprecazioni: '''E che sfaccimma!'''<ref>Citato in Tonino Scala, ''Un calcio d'amore'', [https://books.google.it/books?id=P7eFAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=&pg=PT42#v=onepage&q&f=false p. 42].</ref> (''E che "diamine"!, che "c....avolo"!''); in domande rivolte in tono duro, tagliente, volutamente aggressivo, brutale: '''Che sfaccimma vai truvanno?'''<ref>Citato in Vladimiro Bottone, ''Il giardino degli inglesi'', Neri Pozza, Vicenza, 2017. ISBN 978-88-545-1510-9, [https://books.google.it/books?id=Lk26DgAAQBAJ&lpg=PT186&dq=&pg=PT186#v=onepage&q&f=false p. 186].</ref>''(Che "c....avolo" vuoi?)''<ref>Citato in Vladimiro Bottone, ''Il giardino degli inglesi'', Neri Pozza, [https://books.google.it/books?id=Lk26DgAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Vladimiro%20Bottone&hl=it&pg=PT186#v=onepage&q&f=false p. 186]</ref>, ''Ma addò sfaccimma staje?'' (''Ma dove "c....avolo" stai?''), ''Ma che sfaccimma stai facenno?'' (''Ma cosa "c....avolo" stai facendo?'') ed in altre espressioni particolarmente ingiuriose<ref>Citato in Ruggiero Cappuccio, ''Fuoco su Napoli'', Feltrinelli, Milano, [https://books.google.it/books?id=moHcAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Ruggero%20Cappuccio&hl=it&pg=PT77#v=onepage&q&f=false p.77].</ref>)}} *'''Sfaccimmo.'''<ref>Citato in Gian Paolo Porreca, ''Una corsa in Canada'', Alfredo Guida Editore, Napoli. ISBN 88-7188-027-7, [[https://books.google.it/books?id=7duNv0Fjmy4C&lpg=PP1&dq=Tre%20sogni%20della%20letteratura&hl=it&pg=PA56#v=onepage&q=sfaccimmo&f=false p. 56]]</ref> ::{{spiegazione|Due possibili significati: 1) con connostazione positiva: sveglio, scaltro, smaliziatissimo, determinato, intraprendente, molto in gamba. Ad esempio: ''Chillo è propio 'nu sfaccimmo!'' (Quello lì è un tipo proprio in gamba, un [[w: Furbo di tre cotte|furbo di sette cotte]], uno che la sa proprio lunga lunga, non lo frega nessuno.) 2) negativa: persona senza scrupoli, disonesto, gran mascalzone, farabutto. Usato anche in espressioni come: ''Fa 'nu sfaccimmo 'e friddo.'' (''Fa un freddo terribile'') e simili.}} *'''Sfasulato.'''<ref>Citato in ''Galleria di costumi napolitani'', p. 18.</ref> :''Squattrinato.'' *'''Sfezzia''''<ref>In ''Viviani'', III, p. 214.</ref> :''Prender gusto a fare o dire qualcosa; divertirsi con qualcuno.''<ref>Definizione in A. Altamura, ''Dizionario dialettale napoletano'', Fiorentino, Napoli; citato in ''Viviani'', III, p. 214.</ref> *'''Sì cchiù fetente e 'na recchia 'e cunfessore.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 359.</ref> :''Sei più fetente di un orecchio del confessore.'' ::{{spiegazione|Fai più azioni malvagie di quante ne possa ascoltare un confessore. Espressione riferita ad una persona completamente priva di scrupoli e di senso morale.}} *'''Si' ghiuto a Roma e nun haje visto 'o Papa.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 360.</ref> :''Sei andato a Roma e non hai visto il Papa.'' ::{{spiegazione|Ma come? Hai fatto tanta strada per raggiungere un luogo così lontano e non hai fatto la cosa più importante che dovevi fare?}} *'''Sì 'na zoza.'''<ref>Citato in Alessio Arena, Luigi Romolo Carrino, Massimiliano Palmese e Massimiliano Virgilio, ''Quattro mamme scelte a caso, {{sic|un progetto ideato da Massimiliano Palmese dedicato ad [[Annibale Ruccello]]}}'', Caracò Editore, 2011 [https://books.google.it/books?id=EGFZAwAAQBAJ&lpg=PT8&dq='na%20zoza&hl=it&pg=PT8#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-97567-03-5</ref> ::{{spiegazione|Sei sudicio, lurido, repellente, rivoltante, ma lo sei anche e soprattutto come persona, sul piano morale.}} *'''Si' 'nu [[babà|babbà]].'''<ref name=amore/> :''Sei un tesoro (il babà è un tipico dolce napoletano).'' *'''Si si surdo va {{sic|tè}} fà spilà le<ref>'e, in forma corrente.</ref>recchie ncoppa San Pascale'''<ref>Citato in ''Lo nuovo diavolo zuoppo e Polecenella'', Edizioni 1-77, [https://books.google.it/books?id=qrakawdIVlMC&dq=Lo%20nuovo%20diavolo%20zuoppo%20e%20polecenella&hl=it&pg=PA44#v=onepage&q&f=false p. 44]</ref>.<ref>O, più semplicemente: ''Va' te spila 'e recchie a san Pascale!'' Vai a sturarti le orecchie a San Pasquale!</ref> :''Se sei sordo vai a farti sturare le orecchie a San Pasquale!''<ref>Presso i monaci di San Pasquale a Chiaia: nei loro laboratori veniva prodotto un olio impiegato per liberare dall'eccesso di cerume il condotto uditivo.</ref> ''Si sì surdo o si ''faje'' 'o surdo.'' Sei sei sordo o se ''fai'' il sordo. Non far finta di non capire! *'''Si vene 'a morte manco 'o trova.'''<ref>Citato in Anton Soliman, ''Eutanasia di un politico meridionale'', Narcissus.me, [https://books.google.it/books?id=_Uw6DAAAQBAJ&lpg=PA1&dq=anton%20soliman&hl=it&pg=PA25#v=onepage&q=anton%20soliman&f=false] </ref> :''Nemmeno se viene la morte lo trova.'' ::{{spiegazione|Si dice di chi è sempre introvabile, irreperibile.}} *'''Sicarrètte cu ‘o sfizio.'''<ref>Citato in Sergio Zazzera,''Dizionario di napoletano'', p. 340.</ref> :''[[Sigaretta|Sigarette]] con lo sfizio.'' ::{{spiegazione|Sigarette di contrabbando esposte nel seno o nelle calze della venditrice e prelevate, in modalità self-service, dal cliente stesso.}} *'''Sicchi' e' nafta!'''<ref name=slice/> :''Secchio di nafta!'' ::{{spiegazione|L'espressione ''sicchi' 'e nafta'', secchio di nafta, designa una persona del tutto priva di garbo, finezza, tatto. Una persona dai modi sgraziati, volgari, di illimitata rozzezza. Sine urbanitate, davvero senza urbanità.}} *'''Signò, {{sic|fferma}} ccà – recette 'a capa 'e morte ruciulianne p'<nowiki>'</nowiki>a muntagne abbasce!'''<ref name=glissant>Citato in Apicella, ''I ritte antiche'', p. 351.</ref> :''Signore, ferma qui, disse il [[cranio|teschio]], rotolando giù per la montagna.''<ref>La traduzione è in Apicella, ''I ritte antiche'', p. 351.</ref> ::{{spiegazione|Si dice quando si viene colpiti da una disgrazia.}} *'''Signò', nu' peggio! {{sic|decette}} 'a capa 'e morte.'''<ref name=notnot>Citato in ''Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina'', p. 118.</ref> :''Non peggio di così, Signore, disse il [[cranio|teschio]].'' ::{{spiegazione|Si dice quando si viene colpiti da una disgrazia.}} *'''Signò', nun pegge – recette 'a capa 'e morte! (E tu si 'a capa 'i morte e vuò nun pegge? – E mme ne putèvene fa {{sic|ffurmelle}})!'''<ref name=glissant/> :''Signore, non peggio – disse il teschio! (E tu sei un teschio e vuoi non peggio? – chiede la tradizione popolare. Ed il teschio aggiunge: E potevano far di me anche dei bottoni di osso)!''<ref>In Apicella, ''I ritte antiche'', p. 351.</ref> ::{{spiegazione|Si dice quando si viene colpiti da una disgrazia.}} *'''Simmo d' 'o buttone.'''<ref name=spugna /> :''Siamo del bottone.'' ::{{spiegazione|Apparteniamo alla stessa combriccola.<ref name=heilig/>}} *'''Smammuliarse.'''<ref>Citato in Altamura e D'ascoli, ''Lessico italiano-napoletano'', pp. 107, 195.</ref> ::{{spiegazione|Emanciparsi. Si dice del bambino che comincia muovere da solo i primi passi.}} *'''So' asciute 'e statue 'e San Gennaro.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 366.</ref> :''Sono uscite le statue di San Gennaro.'' ::{{spiegazione|È incredibile: sono uscite di casa per passeggiare persone che non si vedono quasi mai.}} *'''So' cicere si se coceno.'''<ref>Ctato in Rodolfo Pucino ''Il tressette {{small|nei tempi moderni e secondo le nuove tecniche. Massime aforismi detti e proverbi}}'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 2005, [https://books.google.it/books?id=O3fL93ftfokC&lpg=PA89&ots=fZkJn_ina9&dq=&pg=PA89#v=onepage&q&f=false p. 89]. ISBN 88-7188-908-8</ref> :''Sono ceci se si cuociono (se la cottura li rende edibili).'' ::{{spiegazione|Aspettiamo che tutto si concluda bene prima di affermare con certezza che il buon esito è assicurato.}} *'''So' comme 'e cuppine {{sic|cà}} nun aizano brore 'e maruzze.'''<ref>Citato in Isa Rampone Chinni e Tina Palumbo De Gregorio, ''La farmacia di Dio'', Rogiosi, 2011, [https://books.google.it/books?id=HC-pCwAAQBAJ&lpg=PA18&dq=&pg=PA18#v=onepage&q&f=false p. 18]</ref> :''Sono come i mestoli che non sollevano brodo di lumache.'' ::{{spiegazione|'''E cuppine ca n'aizano broro 'e maruzze'': gli avari.}} *'''So' gghiuto comm<nowiki>'</nowiki>'o lavaturo.'''<ref name=cross/> :''Sono "andato" come il lavatoio (che viene sturato).'' ::{{spiegazione|Se ne lamenta chi è costretto a sperimentare uno dei possibili effetti spiacevoli di un'alimentazione disordinata: la sciolta.}} *'''Sole 'mpierno.<ref>'''Mpierno'': a perpendicolo.</ref>'''<ref>Citato in Domenico Piccinni, ''Poesie napoletane'', Presso Saverio Starita, Napoli, 1826, [https://books.google.it/books?id=zygBinJanLkC&dq=&pg=PA163#v=onepage&q&f=false p. 163.]</ref> :''Sole "in perno".'' ::{{spiegazione|Il sole nel più splendente sfolgorio.}} *'''Sona, ca piglie quaglie.'''<ref>Citato in [[Giambattista Basile]], ''Lu cunto de li cunti (Il Pentamerone): {{small|testo conforme alla prima stampa del MDCXXXIV}}'', con introduzione e note di [[Benedetto Croce]], pei tipi del Cav. V. Vecchi, Napoli, 1891, vol I, p. [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Basile_-_Lu_cunto_de_li_cunti,_Vol.I.djvu/257 43].</ref> :''Suona, che prendi [[quaglia|quaglie]].'' ::{{spiegazione|Le quaglie non si lasciano attirare dai richiami del cacciatore: parla come vuoi, non ti ascolto, non cado nella trappola, non mi lascio invischiare dalle tue chiacchere. Non ci casca nessuno, sprechi fiato, parli al vento.}} *'''{{NDR|'O}} Sorece nfuso a ll'uoglio.'''<ref name=opot>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 353.</ref> :''Il topo bagnato nell'olio.'' ::{{spiegazione|Una persona impomatata.}} *'''Sott' 'a botta.'''<ref name=demi/> :''Sotto la botta.'' ::{{spiegazione|Immediatamente.}} *'''{{NDR|'O}} Spallettone.'''<ref>Citato in Salvatore Landolfi, ''Napoli e i suoi colori'', [https://books.google.it/books?id=-lP_CwAAQBAJ&lpg=PA1&dq=Salvatore%20Landolfi&hl=it&pg=PT84#v=onepage&q=spallettone&f=false p. 84].</ref> ::{{spiegazione|Condivide con Dio un attributo: l'onniscienza. Persuaso di dominare infallibilmente tutti i campi del sapere, investitosi della missione di largire a tutti i costi la sua sapienza, la esegue con zelo infaticabile, implacabile, trasformandosi in un autentico flagello: inutile opporglisi, nulla lo farà mai desistere dall'intervenire d'autorità nelle altrui conversazioni, dal prodigare con illimitata generosità consigli non richiesti né graditi.}} *'''Sparà a brenna (vrenna).'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 406.</ref> :''Sparare a crusca.'' ::{{spiegazione|Avere esito vano ed infelice, andare al nulla, essere perduto.<ref>La spiegazione è in ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 406.</ref>}} *'''Spàrterse 'a cammìsa 'e Cristo.''' :''Spartirsi la [[camicia]] di [[Cristo]].'' ::{{spiegazione|Dividersi qualcosa guadagnata disonestamente.<ref name=Am79/>}} *'''Sparterse 'o suonno.'''<ref>Citato e spiegato in [[Salvatore Di Giacomo]], ''Poesie'', [https://books.google.it/books?id=aYxaAQAAQBAJ&lpg=PT544&dq=&pg=PT544#v=onepage&q&f=false p. 544]</ref> :''Dividersi il sonno.'' ::{{spiegazione|Fare vita comune.}} *'''{{NDR|'O}} Spavo ncerato.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore'', 1866, [https://books.google.it/books?id=l2YLpbAOTIUC&dq=lu%20truvatore&hl=it&pg=PA3#v=onepage&q=spavo&f=false p. 3] </ref> :''Spago incerato.'' ::{{spiegazione|''Pigliarse 'o spavo 'ncerato'': farsi carico di un compito, di un'azione complicata, lunga e fastidosa.}} *'''Sperì comme a nu cane.'''<ref>Citato in ''Passatempi musicali, {{small|[[Guglielmo Cottrau|Guillaume Cottrau]] e la canzone napoletana di primo '800}}'', a cura di Pasquale Scialò e Francesca Seller, Guida, Napoli, 2013. ISBN 978-88-6666-201-3, [https://books.google.it/books?id=owlvMArEkqgC&lpg=PA1&dq=Scial%C3%B2%20Seller&hl=it&pg=PA259#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Desiderare avidamente come un [[cane]].'' ::{{spiegazione|Struggersi dal desiderio senza poterlo appagare.}} *'''Spià 'na cosa.'''<ref>Citato in ''TuttoTotò'', p. 92.</ref> :''"Spiare'', domandare una cosa. ''T'aggia spià 'na cosa'' (Ti devo chiedere una cosa). *'''Spilapippa.'''<ref>Citato in ''I pirati spagnuoli melodramma in due atti'', [https://books.google.it/books?id=wVdX3BcL2kIC&dq=Gaetano%20Micci%2C%20%E2%80%8EEnrico%20Petrella%2C%20%E2%80%8EGiovanni%20Zoboli&hl=it&pg=PA26#v=onepage&q=spilapippa&f=false p. 26.]</ref> o '''Spilapippe.'''<ref>Citato in Melania G. Mazzucco, ''Vita'', tradotto da Virginia Jewiss, Picador, New York, [https://books.google.it/books?id=vpG8UpLKDgEC&lpg=PP1&dq=Melania%20G.%20Mazzucco%20a%20novel&hl=it&pg=PA153#v=onepage&q&f=false p. 153].</ref> :''Sturapipa. Scovolino per pipa.'' ::{{spiegazione|Persona molto magra e longilinea.}} *'''Spogliampise.'''<ref>Citato in Giambattista Basile, ''The Tale of Tales'', Penguin Books, New York, [https://books.google.it/books?id=8jI6CQAAQBAJ&lpg=PP1&dq=The%20Tale%20of%20Tales&hl=it&pg=RA3-PA17#v=onepage&q&f=false p. 17]</ref> :''"Spogliaimpiccati".'' ::{{spiegazione|Uomo totalmente privo di scrupoli, avido, disonesto, ladro senza limite. Fino al punto di non esitare a spogliare anche gli impiccati, derubandoli dei loro abiti per rivenderli.}} *'''Spuglià a ssan Giacchìno pe' vvestì a ssant'Antuóno.''' :''Spogliare [[san Gioacchino]] per vestire sant'Antonio.'' ::{{spiegazione|Danneggiare qualcuno per favorire altri.<ref name=Am79/>}} *'''Spurtiglione<ref>Dalla forma obliqua ''vespertilione'' del latino: ''vespertilio'', pipistrello, con aferesi del ''ve''. {{cfr}} ''Rivista di filologia e di istruzione classica'', [https://archive.org/stream/rivistadifilolo32unkngoog#page/n111/mode/2up/search/vespertillus p. 94].</ref>.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 400.</ref> :''Pipistrello, nottola.'' ::{{spiegazione|Di chi ronzi attorno per sapere i fatti degli altri, Bracone, Fiutone.<ref>La spiegazione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 400.</ref> '''Fare lo sportiglione.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 360.</ref> (''Fà 'o spurtiglione'', fare il pipistrello): Ronzare spiando.<ref>La spiegazione è in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 360.</ref>}} *'''Spustà c"a vocca.'''<ref name=tongue>Citato in Manlio Cortelazzo, ''I dialetti italiani. {{small|Storia, struttura, uso}}'', Utet, Torino, 2002, [https://books.google.it/books?id=ujJBAQAAIAAJ&q=spust%C3%A0+c%27a+vocca&dq=spust%C3%A0+c%27a+vocca&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjBqrX9uevqAhUCHHcKHTaYDO4Q6AEwAXoECAUQAg p. 647].</ref> :''Spostare con la bocca.'' ::{{spiegazione|Deviare dal corretto ed educato parlare. Parlare in modo offensivo, parlare in modo volgare e / o offensivo. Offendere. '''Nun spustà c<nowiki>'</nowiki>'a vocca''':<ref name=tongue /> non offendere, stai attento a come parli, bada a come parli.}} *'''Squacquaracchiarse.'''<ref>Citato in Andreoli, '''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 401.</ref> :''Sedere a gambe larghe, stare stravaccato.'' *'''Squaglia sole.'''<ref>Citato in Giovanni Canestrini, ''Fauna d' Italia'', parte III, ''Pesci'', Dottor Francesco Vallardi Tipografo-Editore, Milano, [https://books.google.it/books?id=kFH57vmdkjAC&dq=&pg=PA194#v=onepage&q&f=false p. 194].</ref> ::{{spiegazione|Anche Squagliasole o Pesce bannera (Pesce bandiera): Trachipterus Taenia (Trachittero Tenia)}} *'''Stà a dduie dint<nowiki>'</nowiki>'o stesso gallenaro.'''<ref name=losdos>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 103.</ref> :''Stare in due nello stesso pollaio.'' ::{{spiegazione|Aver concorrenti in una impresa.<ref>La spiegazione è in ''C'era una volta Napoli'', p. 103.</ref>}} *'''Stà' [[w:alleluja|alleluia]]!'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 360.</ref> :''Stare alleluia!'' ::{{spiegazione|Essere completamente [[ubriachezza|ubriachi]], con grande gioia e allegria, come se si dispiegasse un canto di esultanza a Dio.}} *'''Stà buono mpurpato.'''<ref>Citato in [[Eduardo Scarpetta]], ''Quinnece solde so cchiù assaje de semilia lire: {{small|ossia, Pulicenella e Sciosciammocca mbrogliate nfra no portafoglio ricco e n'auto pezzente.}}'', Pironti, Napoli, 1909, [https://books.google.it/books?hl=it&id=3Us-AAAAIAAJ&dq=mpurpato+denare&focus=searchwithinvolume&q=mpurpato+], p. 54.</ref> :''È ben imbevuto, intriso.'' ::{{spiegazione|'''E denare'', di soldi. ''Stà buono mpurpato 'e denare'' E ben "imbevuto", "intriso" di soldi: è pieno di soldi, ricchissimo, sesterziatissimo.}} *'''Stà c' 'o còre int' ô zzùccaro.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', p. 272.</ref> :''Stare col cuore nello zucchero.'' ::{{spiegazione|Essere al colmo della felicità, essere al settimo cielo.}} *'''Stà comm'a na Pasca.'''<ref>Citato in ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco '', p. 458.</ref> :''Stare come una Pasqua.'' ::{{spiegazione|Godere di ottima, florida salute.}} *'''Stà' comm'a 'o diavulo e l'acqua santa.'''<ref name=mèrevolage/> :''Stare come il diavolo e l'acqua santa.'' ::{{spiegazione|Non potersi assolutamente soffrire. Essere in forte ed insanabile contrasto.}} *'''Sta' 'mbrugliato {{sic|comm'a}} nu sarto ch'ha pigliat' 'e mesure a nu scartellato e nun sape chiù {{sic|canòscere}} 'o quart' 'e nanze e chill' 'e reto.'''<ref>Citato in ''Del parlar napoletano'', p. 49.</ref> :''Essere confuso come un sarto che ha preso le misure ad un gobbo e non sa più riconoscere, distinguere il quarto anteriore (di davanti) e quello posteriore (di dietro).'' *'''Stà naso e vocca.'''<ref>Citato in ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', [https://books.google.it/books?id=KYSUBgAAQBAJ&lpg=PP1&hl=it&pg=PA26#v=onepage&q&f=false p. 26.]</ref> :''Stare naso e bocca.'' ::{{spiegazione|Essere molto vicino.}} *'''Stà niètto comm'a vacìle 'e varvièro.'''<ref name=toscodueseisei/> :''Essere pulito come il bacile del barbiere''. ::{{spiegazione|Dare l'impressione di essere ricchi, ma in realtà non avere il becco di un quattrino. Si riferisce ad una bacinella che usavano i barbieri.}} *'''Stà provvìsto comm'a lèpore 'e còda.'''<ref name=toscodueseisette>Citato in Tosco, p. 267.</ref> :''Star provvisto come la lepre (è provvista) di coda''. ::{{spiegazione|Avere pochi peli a livello di barba.}} *'''Sta schiaranno iuorno 'a Afragola.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 373.</ref> :''Sta facendo giorno ad Afragola.'' ::{{spiegazione|(detto per prendere in canzonatura, con ironia o con sarcasmo) Ma ancora non ti accorgi, possibile che non vedi che ormai è tardi, troppo tardi per fare questa cosa? (Ad Afragola il sole sorge più tardi di Napoli).}} *'''Sta sempe c’ ’a capa ’a pazzia.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 383.</ref> :Letteralmente: ''Sta sempre con la testa a gioco, a scherzo.'' ::{{spiegazione|Ha sempre voglia di giocare, scherzare. È un buontempone, un giocherellone, un mattacchione.}} *'''Stamm' tutt' sott' 'o cielo.'''<ref>Citato in Enrico Salvatori, ''Stamm' tutt' sott' 'o cielo. {{small|Appunti su una città cresciuta (follemente) tra due vulcani}}'', Reality Book, 2016, [https://books.google.it/books?id=VrAwvgAACAAJ&dq=Stamm%27+tutt%27+sott%27+%27o+cielo&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjw_umK0pDiAhUOCuwKHWphBrAQ6AEIKDAA]</ref> :''Stiamo tutti sotto il cielo.'' ::{{spiegazione|Nessuno può considerarsi assoluto padrone della propria sorte rimessa com'è alla volontà di una Forza superiore. La condizione dell'uomo è e resta costitutivamente incerta, precaria e fragile.}} *'''Stann’ cazz’ e cucchiar.'''<ref>Citato in ''[https://napolipiu.com/lo-sai-perche-si-dice-stann-cazz-e-cucchiar Napolipiù.com]'', 24 novembre 2015.</ref> :''Stanno (sempre appaiati come) il secchio per la calcina e la cazzuola.'' ::{{spiegazione|''Stanno cazza e cucchiara'': si dice di due due amici che formano un amalgama perfetto, che stanno insieme sempre, inseparabili.}} *'''Statte buono.'''<ref>Citato in Pasquale Altavilla e Giacomo Marulli, ''L'appassionate de lo romanzo de zio Tom'', vol. V, Dalla tipografia de' Gemelli, Napoli, 1853, [https://books.google.it/books?id=19JuHyI565gC&dq=&pg=PA37#v=onepage&q&f=false].</ref> ::{{spiegazione|Arrivederci (congedandosi da una persona).}} *'''Stateve buono.'''<ref>Citato in ''Commedie di Francesco Cerlone'', Vol. XVIII, Napoli, 1785, [https://books.google.it/books?id=cujF77dSxA0C&dq=&pg=PA82#v=onepage&q&f=false p. 72].</ref> ::{{spiegazione|Arrivederci (congedandosi da più persone, o da una persona con un più formale Voi di cortesia).}} *'''Steveme scarze a chiaveche!'''<ref>Citato in Alessandro Siani, ''Troppo napoletano'', [https://books.google.it/books?id=3rK4CgAAQBAJ&lpg=PT84&dq=quant'%C3%A8%20bello%20parigge&hl=it&pg=PT85#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Eravamo a corto (scarsi) di mascalzoni (fogne)!'' ::{{spiegazione|(Detto con ironia a persona che - non gradita, non aspettata - sopraggiunge) Benvenuto, ci mancavi solo tu!}} *'''Stracciacannarone.'''<ref>Citato in Vincenzo Tenore e Giuseppe Antonio Pasquale, ''Compendio di botanica, {{small|Ordinato specialmente alla conoscenza delle piante utili più comuni}}'', Dr. V. Pasquale Editore, Napoli, 1870<sup>3</sup>, [https://books.google.it/books?id=v0-evzTCuE0C&dq=&pg=PA429#v=onepage&q&f=false, p. 429].</ref> :''"Straccia-gola-ed-esofago".'' ::{{spiegazione|[[w:Sonchus asper|Sonchus asper]] e [[w:Sonchus oleraceus|Sonchus oleraceus]].}} *'''Strascina-facenne.'''<ref>Citato in ''Napoli dentro e... Napoli fuori'', Adriano Gallina Editore, Napoli, stampa 1990, p. 419.</ref> o '''Strascinafacènne.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 126.</ref> :''"Trascinafaccende"'' ::{{spiegazione|Chi su commissione di altre persone si interessa del disbrigo di pratiche legali, burocratiche, amministrative e simili. Faccendiere. Addetto alla segreteria di un avvocato. / In passato procacciatori di clienti per avvocati. Poveri e senza istruzione attendevano nell'atrio del tribunale qualche pastore della provincia di Campobasso o montanari dell'Abruzzo e, conducendoli in giro per le sale del Palazzo di Giustizia, li attiravano col miraggio dell'impunità<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 126.</ref>.}} *'''Stregnere i panne ncuollo a uno.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 408.</ref> :''Stringere i panni addosso ad una persona.'' ::{{spiegazione|Incalzare qualcuno ragionando, metterlo alle strette.}} *'''Streppone 'e ffescena.'''<ref>Citato in Vincenzio De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'',[https://books.google.it/books?id=HRK5Tw5COm0C&pg=P61 p. 61].</ref> :''Sterpo di fescina.''<ref>Fescina: paniere di forma conica per la raccolta di fichi ed uva. Per la sua conformazione non può reggersi da solo ma deve essere appoggiato a qualcosa o sospeso. {{cfr}} ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 61, Napoli, Dalla Stamperia Reale, 1845.</ref> ::{{spiegazione|Uomo dal carattere molto debole.}} *'''Stròppole pe' sprattichi' 'a lingua.'''<ref>Citato in Luigi Molinaro del Chiaro, ''Canti popolari raccolti in Napoli. {{small|Con varianti e confronti nei varii dialetti}}'', Libreria Antiquaria Luigi Lubrano, Napoli, [1916]<sup>2</sup>, [https://archive.org/details/cantipopolarirac00moliuoft/page/18/mode/2up p. 19].</ref> :''Sciocchezze, bagattelle per impratichire, esercitare, addestrare la lingua.'' ::{{spiegazione|Gli scioglilingua.}} *'''Strucchiomacchio.'''<ref>Citato in Renato De Falco, ''Alfabeto napoletano'', [https://books.google.it/books?hl=it&id=FKYdAQAAIAAJ&dq=sturcio+masculo&focus=searchwithinvolume&q=coloritissimo p. 453].</ref> ::{{spiegazione|Bevanda particolarmente gustosa e piacevole.}} *'''Strùmmolo scacato.'''<ref name=trtt>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 13.</ref> :''Letteralmente: trottola isterilita.'' ::{{spiegazione|Trottola che per un lancio errato o perché difettosa ruotava male, arrestandosi piegata di lato dopo pochi giri (si diceva, in tal caso che: '''{{NDR|'o}} strummolo scacava'''<ref name=trtt/>, paragonandola ad una gallina che, isterilita, cessava di deporre uova<ref name=strobylos>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 13.</ref>. '''Seta'''<ref name=trtt/>era invece detta la trottola dalla perfetta, morbida, blanda rotazione di durata superiore a tutte le altre.<ref name=strobylos/>}} *'''Strunzià.'''<ref>Citato in ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', [https://books.google.it/books?id=KYSUBgAAQBAJ&lpg=PP1&hl=it&pg=PA24#v=onepage&q&f=false p. 24]</ref> ::{{spiegazione|Prendere in giro, ingannare, buggerare.}} *''''Stu ventariello ca a tte t'arrecrea, a mme me va 'nculo!'''<ref>Citato in ''Comme se penza a Nnapule'', p. 403.</ref> :''Questo venticello, questa brezzolina, questo gentil zefiretto che tanto ti fa godere, a me, invece, va lì... dove non batte il sole!'' ::{{spiegazione|Piacere e dolore, godimento e sofferenza sono, in larga misura, soggettivi. La medesima situazione può essere per alcuni gradevole e vantaggiosa, per altri un danno e un tormento.}} *'''Stuort o muort.'''<ref>Citato in Autori Vari, ''La giusta parte'', a cura di Massimo Gelardi, Caracò, 2012, [https://books.google.it/books?id=62BZAwAAQBAJ&lpg=PT19&dq=stuort%20o%20muort&hl=it&pg=PT19#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-97567-02-8</ref> :''Storto o morto.'' ::{{spiegazione|Bene o male; lo si voglia o meno.}} *'''Subbrettià.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 64.</ref> :''Sorbettare.'' ::{{spiegazione|Darci dentro spesso e di gusto a consumare, essendone particolarmente golosi, sorbetti.}} *'''Sudà gnostra.'''<ref>Citato in Nicola Vottiero, ''Lo specchio della cevertà'', Nne la Stamparia de Giuseppe Maria Porciello, Napoli, 1789, [https://books.google.it/books?id=qJzFALBLBLIC&dq=sud%C3%A0%20gnostra&hl=it&pg=PA44#v=onepage&q&f=false p. 44.]</ref> :''Sudare inchiostro'' ::{{spiegazione|Spremersi le meningi, stillarsi il cervello, sottoporsi ad un faticoso lavoro mentale.}} *'''Sunare<ref>In forma corrente: Sunà'</ref> u pianefforte.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 298.</ref> :''Suonare il pianoforte.'' ::{{spiegazione|Rubare (scioltezza di mano, vellutata leggerezza, impalpabile tocco da virtuoso del pianoforte, nell'esecuzione dell'atto criminoso, messe in piena, icastica evidenza nella locuzione).}} *'''Sunnarse 'o tramme elettrico.'''<ref>Citato in Mimmo Carratelli, ''Slogan salotti divette'', in ''la Repubblica.it'' Archivio del 07. 04. 2008.</ref> :''Sognarsi il tram elettrico.'' ::{{spiegazione|Illudersi di poter conseguire un obiettivo fuori portata. Desiderare l'irrealizzabile, l'impossibile. All'epoca in cui si diffuse questa espressione la trazione a cavallo era la sola disponibile per i trasporti pubblici.}} *'''Surco commoglia surco.'''<ref>Citato in D'ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 369.</ref> :''[[debito|Solco]] copre solco.'' ::{{spiegazione|Un debito grosso più grande ne copre uno vecchio.<ref>Spiegazione in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 369.</ref>}} *'''{{NDR|'O}} [[w:Susamielli|Susamiéllo]].'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 52.</ref> ::{{spiegazione|Dolce natalizio a forma di esse a stampatello, si preparava già nell'antica Atene con sesamo, miele ed altri ingredienti. Fu importato a Napoli dagli Ateniesi circa venticinque secoli fa. ''Susamiello'' è anche detta una persona magra e di bassa statura.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 52.</ref>}} ==T== *'''T'a fai cull'ova, 'a trippa.'''<ref>Citato in [[Luciano De Crescenzo]], ''Ti porterà fortuna. Guida insolita di Napoli'', Mondadori, [https://books.google.it/books?id=GHNdBAAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Ti%20porter%C3%A0%20fortuna&hl=it&pg=PT110#v=onepage&q&f=false p. 110].</ref> :''Te la cucini con le uova la trippa.'' ::{{spiegazione|Queste frattaglie, in sé non appetibili, te le prepari con le uova per rendertele più gustose. Vale a dire: ora datti da fare e trova il modo di tirati fuori da questa situazione difficile, ingrata, rischiosa, negativa in cui sei andato a ficcarti.}} *'''T'aggio canusciuta, 'mbrellino 'e seta mia.'''<ref name=πόρνη/> :''Ti ho conosciuta, parasole di seta mio.'' ::{{spiegazione|''Mbrellino 'e seta'': "passeggiatrice", "cortigiana". Quindi: ora so che non mi sei fedele, non mi inganni più, vedo bene chi sei veramente.}} *'''T'hê a fà benedicere da nu prevete ricchione<ref>Occorre tener presente che questo termine reca in sé l'impronta di una concezione svalutativa dell'omosessualità molto diffusa in passato ed ha pertanto una connotazione fortemente offensiva. Di conseguenza, non può e non deve essere mai impiegato, in un normale contesto comunicativo, per riferirsi in modo neutro all'omosessualità.</ref>.<ref>Citato in Aurelio Fierro, ''Grammatica della lingua napoletana'' Rusconi Libri, 1989, [https://books.google.it/books?hl=it&id=UAldAAAAMAAJ&dq=benedicere+%27a+%27nu+prevete+ricchione&focus=searchwithinvolume&q=+prevete+ricchione p. 140].</ref>''' :''Devi farti benedire da un prete pederasta.'' ::{{spiegazione|Sei talmente sfortunato, tutto ti va così male, che hai bisogno di farti impartire una benedizione, e una benedizione particolarmente efficace.}} *'''T'hê 'a sèntere 'na messa a panza all'aria.'''<ref>Citato in ''Mannaggia Bubbà'', p. 138.</ref> :''Devi sentirti una messa a pancia all'aria.'' ::{{spiegazione|Si augura allo sventurato di presenziare ad una messa - l'ultima - in posizione orizzontale, con il ventre rivolto al soffitto del luogo di culto; vale a dire composto in rigido decubito supino all'interno di una cassa realizzata all'uopo per la solenne occasione.}} *'''{{NDR|'O}} Tagliere.'''<ref name=codex/> :''Nella parlesia:''<ref name=spikkesia/>''il violino.'' *'''Tanno tanno.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo, 1867'', [https://books.google.it/books?id=DVdgeO_gTcUC&dq=sciucquaglie&hl=it&pg=PT462#v=onepage&q&f=false]</ref> ::{{spiegazione|Immediatamente.}} *'''Tanno pe tanno.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, p. 507.</ref> ::{{spiegazione|All'istante, lì per lì.}} *'''Tant'anne dint'ê saittelle... e quando addiviente zoccola!?'''<ref>Citato in Luciano Passariello, ''[http://www.ilmessaggioteano.net/tantanne-dinte-saittelle-e-quanno-addiviente-zoccola/ Tant'anne dint'ê saittelle... e quando addiviente zoccola!?]'', ''ilmessaggioteano.net'', 22 settembre 2012.</ref> :''(Bazzichi da) tanti anni nelle fogne... e quando diventerai ratto!?'' ::{{spiegazione|È una critica dell'inettitudine, della negligenza: sono tanti anni che fai pratica, che ascolti questi insegnamenti, ma quando ti deciderai ad imparare, a mettere in pratica quello che ti è stato insegnato?!}} *'''Tanto te vengo appriesso, fino a che te coglio: duorme,''' patella''', ca rancio veglia.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 432.</ref> :''Ti sto alle costole (ti vengo dietro tanto), ti tallono tanto finché ti prendo: dormi, [[Patella (zoologia)|patella]], che granchio veglia.'' ::{{spiegazione|Dormi pure fra due guanciali, pensa pure di averla fatta franca; ma ti illudi, ti sto incollato e prima o poi faremo i conti.}} *'''Tarantella.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto,'', 1863, p. 154.</ref> ::{{spiegazione|Situazione complicata, intricata, difficile e, in fondo, poco seria. Si potrebbe per esempio dire a chi si costringe o ci costringe all'ennesima tribolazione da idioti per ovviare alle conseguenze intricate di un problema in sé stupido o facilmente evitabile: ''E chesta è n'ata tarantella!'' E questa è ancora un'altra complicazione idiota! (Fai più attenzione! È ormai ora di darsi una regolata!)}} *'''Te faccio correre pé Vicenzone.'''<ref>Citato in ''Del parlar napoletano, {{small|Manualetto per tutti}}'', Colonnese Editore, Napoli, 1997, p. 79.</ref> :''Ti faccio correre per [[Besançon]].<ref>I titoli di credito da riscuotere obbligatoriamente ed indilazionabilmente venivano in gran parte inoltrati a Besançon. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 79.</ref>'' ::{{spiegazione|Vedrai quel che ti farò passare...: ti insegno io a comportarti correttamente.}} *'''Te manno 'e Pellegrini!'''<ref>Citato in ''Ariel'', vol. XVII, Edizioni 2-3, Bulzoni, Roma, 2002, p. 251, [https://books.google.it/books?hl=it&id=kQ4qAQAAIAAJ&dq=Te+manno+e+Pellerini&focus=searchwithinvolume&q=manno+Pellerini]</ref> :''Ti mando all'Ospedale Pellegrini!'' ::{{spiegazione|Te le suono di santa ragione!}} *'''Te mardíco a zizze storte!'''<ref>Citato in Luciano Galassi, ''Mannaggia Bubbà, {{small|interiezioni, imprecazioni e invettive napoletane}}'', Kairos Edizioni, Napoli, 2012, p. 116. ISBN 978-88-98029-03-7</ref> '''Te mmardico a zizze storte.'''<ref>Citato in ''Lo corzaro, {{small|commeddia pe mmuseca da rappresentarese a lo Teatro nuovo ncoppa Toleto St'Autunno de st'Anno 1726}}'', Agnolo Vocola, Napoli, [https://books.google.it/books?id=aMjACy5Ui7kC&dq=Lo%20corzaro%20commeddia&hl=it&pg=PA25#v=onepage&q&f=false p. 25].</ref> :''Ti maledico a mammelle storte!'' (quasi a volerle immaginariamente ripiegare per rinnegarle.<ref name=tescanosco>{{cfr}} ''Mannaggia Bubbà'', p. 116.</ref>) ::{{spiegazione|Un figlio o una figlia che con la sua condotta aveva dato alla madre un forte dispiacere poteva essere colpito da questa maledizione, la più grave che una madre potesse pronunciare.<ref name=tescanosco/>}} *'''Te pare sempe che 'o culo t'arrobba 'a cammisa.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano'', p. 89.</ref> :''Ti sembra sempre che il sedere ti rubi la camicia.'' ::Sei veramente gretto, micragnoso, sordidamente avaro. *'''Te pozza piglià Patano.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 285.</ref> :''Ti possa prendere Patano.''<ref>Patano è il cognome di un famoso [[W:|monatto]] del XVIII° secolo. {{cfr}} Andreoli, p. 285.</ref> ::{{spiegazione|Imprecazione: Che ti colga la peste. Che tu possa morire.}} *'''Te saccio piro.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1962, anno III, parlata 359, 29 dicembre 1962, p. 1436.</ref> :''Ti so pero.'' ::{{spiegazione|Eri pero nel mio orto, non davi frutti e sei stato abbattuto. Ora che sei una statua sacra faresti miracoli? So fin troppo bene chi sei: proprio a me vorresti darla a bere?}} *'''Te tengo appiso all'urdemo buttone d' 'a vrachetta.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 392.</ref> :''Ti tengo appeso all'ultimo bottone della [[pantaloni|patta]].'' ::{{spiegazione|Per me sei l'ultima persona al mondo.<ref>La spiegazione è in ''I Proverbi di Napoli'', p. 392.</ref>}} *'''Te tengo stampato 'ncuorpo!'''<ref>Citato in Mario Santanelli, ''Uscita di emergenza, {{small|Beati i senzatetto perché vedranno il cielo}}'', presentazione di Nello Mascia, Alfredo Guida Editore, Napoli, 1999. ISBN 88-7188-305-5, [https://books.google.it/books?id=76Pa8UgPMCkC&lpg=PP1&dq=Manlio%20Santanelli&hl=it&pg=PA44#v=onepage&q&f=false p.44]</ref> :''Tenere stampato, come impresso nel proprio corpo.'' ::{{Spiegazione|Conoscere alla perfezione una persona o una cosa. "So perfettamente che tipo di persona sei, non puoi nasconderti, non me la dai a bere, non abbocco!"}} *'''Te veco, e te chiagno.'''<ref>Citato in ''Il licantropo volgarmente detto lupo menaro con Pulcinella bersaglio d'un morto, rivale dell'eco, e spaventato dalle larve nella tomba d'un militare'', Napoli, 1840, [https://books.google.it/books?id=QkpD_ObGJRMC&dq=veco%20e%20chiagno&hl=it&pg=PA36#v=onepage&q&f=false p. 36.]</ref> :''Ti vedo e ti piango.'' ::{{spiegazione|Sento compassione per te, temo per quel che sarà di te.}} *'''Ten 'o core int'o zucchero.'''<ref>Citato in Amabile Giusti, ''La donna perfetta'', Mondadori, [https://books.google.it/books?id=LGBvBgAAQBAJ&lpg=PT70&dq=%E2%80%98o%20core%20d'int'%20o%20zucchero&hl=it&pg=PT70#v=onepage&q&f=false p. 70]</ref> :''Ha il cuore nello zucchero.'' ::{{spiegazione|Tené 'o core int'o zucchero: Essere al culmine, nel pieno della gioia, della felicità. Essere al settimo cielo.}} *'''Tene' 'a capa sulo pe' spàrtere 'e recchie.'''<ref name=nose/> :''Avere la testa solo per separare le orecchie.'' ::{{spiegazione|Non avere cervello, essere completamente stupidi.}} *'''Tené 'a cazzimma d'<nowiki>'</nowiki>e papere australiane.'''<ref>Citato da Raffaele Bracale, in [http://guide.supereva.it/campania_i/interventi/2010/05/che-cosa-e-la-cazzimma Che cosa e' la "cazzimma"?], ''guide. supereva.it''</ref> :''Avere la [[cazzimma]] delle papere australiane.'' ::{{spiegazione|Avere la cazzimma. Il riferimento alle papere australiane è solo un'aggiunta divertente senza significato.}} *'''{{sic|Tenè}} 'a grazia d' 'o miedeco.'''<ref name=Aesculapius /> :''Avere le buone maniere del medico.'' ::{{Spiegazione|Non averne affatto.}} *'''Tene' 'a neva 'int' 'a sacca.'''<ref name=nose/> :''Avere la neve in tasca.'' ::{{spiegazione|Avere fretta.}} *'''Tène 'a panza azzeccata cu' 'e rine.'''<ref name=glue>Citato in ''Del parlar napoletano'', p. 34</ref> :''Ha la pancia incollata ai reni.'' ::{{spiegazione|Ḕ dimagrito. Impiegato anche come iperbole.}} *'''''Tené 'a panza a 'o sole.'''''<ref name=sunbelly>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 650.</ref> :''Tenere la pancia al sole.'' ::{{spiegazione|Rimedio cui si ricorreva in passato per resistere ai crampi della fame.<ref name=bellysun>{{cfr}}''Napoli, punto e basta?'', p. 650.</ref>}} *'''Tene 'a parola superchia.'''<ref>Citato in Ledgeway, p. 539.</ref> :''Ha la parola soverchia, superflua.'' ::{{spiegazione|Si dice di chi parla senza misura, logorroicamente, di chi in modo saccente vuole a tutti i costi, con argomenti futili, inconsistenti prevaricare, dire un'ultima parola – una parola superflua perché insulsa – in ogni discussione.}} *'''Tene 'a saraca 'int' 'a sacca.'''<ref>Citato in Mauro Montacchiesi, ''Humanae Historiae'', Aletti Editore, [https://books.google.it/books?id=PWdWAwAAQBAJ&lpg=PT280&dq=saraca%20sacca&hl=it&pg=PT280#v=onepage&q&f=false p. 280].</ref> :''Ha l'[[aringa]] in tasca.'' ::{{spiegazione|Nasconde qualcosa, non la dice tutta.<ref>Spiegazione in ''Humanae Historiae'', p.280.</ref> ''Tené 'a saraca 'int' 'a sacca'', avere l'aringa in tasca: Essere irrequieti, aver fretta, manifestare inquietudine, impazienza come se si avesse in tasca una maleodorante aringa di cui ci si debba disfare al più presto; in realtà perché si nasconde un incofessabile segreto.}} *'''Tene 'a terócciola 'mmocca.'''<ref>Citato in Viviani, ''Teatro'', II, p. 97.</ref> :''Ha la carrucola in bocca.'' ::{{spiegazione|Quando parla ricorda la scia sonora stridula e monotona che accompagna il ruotare della carrucola azionata dalla fune: chiacchiera ininterrottamente con una monotona, fastidiosa logorrea.}} *'''Tené 'a zeppola mmocca.'''<ref>Citato in Erwin e Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'' p. 143.</ref> :''Avere la zeppola in bocca.'' ::{{spiegazione|Balbettare.}} *'''Tene cchiù corna ca<ref>Cà, refuso, nella fonte.</ref>‘nu cato ’e maruzze.'''<ref>Citato in Isa Rampone Chinni e Tina Palumbo De Gregorio, ''La farmacia di Dio'', Rogiosi Editore, [https://books.google.it/books?id=HC-pCwAAQBAJ&lpg=PA16&dq=&pg=PA16#v=onepage&q&f=false p.16].</ref> :''Ha più corna di un secchio (pieno) di lumache.'' ::{{spiegazione|È vittima di una moglie inappagabile, non univira e assai trasgressiva che si concede, con libera spregiudicatezza, varie, frequenti, abbondanti, cospicue, copiosissime, innumerevoli eccezioni al ferreo, (forse un po' plumbeo), obbligo di osservanza della fedeltà coniugale.}} *'''Tené' chiuóve<ref>Avere chiodi.</ref> a balùffe.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 100.</ref> ::{{spiegazione|Avere soldi a iosa, essere ricchissimo.}} *'''Tene' 'e làppese a quadriglié<ref>Dal latino: ''Lapis quadrellatus'': opera muraria costituito dalla sovrapposizione alternata di piccolissimi quadrati di pietra. Questo particolare procedimento costruttivo, di grande precisione, richiedeva l'attenzione ed la concentrazione assolute – ciò che comportava una forte tensione – dell'esecutore. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 65.</ref>.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 385.</ref> :''Avere molti assilli, [[preoccupazione|preoccupazioni]]; essere sovrappensiero; avere un diavolo per capello.'' *'''Tené 'e pànne a chi và a natàre.'''<ref name=duesetteotto/> :''Custodire gli abiti di chi va a nuotare''. ::{{spiegazione|Essere accidiosi e non sforzarsi neppure di aiutare un amico in difficoltà. Antico detto già attestato nel XVII secolo.<ref>{{cfr}} Francesco Gizzio, ''L'Atlante del Cielo'', scena IX in ''L'echo armoniosa delle sfere celesti'', parte prima, Napoli, per il De Bonis stampatore arcivescovale, 1693, [https://books.google.it/books?id=x3WkI0Y6eIQC&pg=PA159 p. 159].</ref>}} *'''Tene' 'e recchie 'e pulicane<ref>Dal latino ''Publicanus'', pubblicano. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 63.</ref>.'''<ref>Citato e spiegato in ''Del parlar napoletano'', p. 63.</ref> :''Avere le orecchie del [[w:pubblicano|pubblicano]].'' ::{{spiegazione|Avere un udito finissimo. Avere una capacità finissima di captare i minimi segnali, anche non sonori.}} *'''Tène folla Pintauro!'''<ref>Citato in Luigi Cremona, ''L'Italia dei dolci'', Repertori Touring, n.1 anno 2004, Touring Editore, Milano, [https://books.google.it/books?id=qeHoUKfogVgC&lpg=PP1&dq=L'Italia%20dei%20dolci&hl=it&pg=PA128#v=onepage&q&f=false p. 128.]</ref> :''C'è folla da Pintauro''<ref>Storica pasticceria napoletana.</ref>'' !'' ::{{spiegazione|Si dice — talvolta con ironia — di persona con molti corteggiatori o di negozi o studi con molta clientela.}} *'''Tene' l'arteteca.'''<ref>''Citato in Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA26#v=onepage&q&f=false p. 26.]</ref> ::{{spiegazione|Essere perennemente irrequieti, inquieti. Essere sempre in movimento, non riuscire a star fermi.}} *'''Tenè-mente.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 360.</ref> :'' ''Tené mente'': avere mente.'' ::{{spiegazione|Guardare, osservare. Fare attenzione. ''Tiene mente!'' Guarda, osserva, fai attenzione!}} *'''Tene na cimma de<ref name=epsilon/>scirocco.''' o '''Sta cu na cimma de<ref name=epsilon/>scirocco.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1862, [https://books.google.it/books?id=MC7l6SgIRpUC&dq=&pg=PA754#v=onepage&q&f=false p. 754]</ref> :''Ha un "lembo" , un "orlo" superiore , una cima di scirocco. O: Stare con una sommità, una cima di scirocco'' ::{{spiegazione|È nervoso, irascibile.}} *'''Tenè 'ncuorpo.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo'', 1867, anno II n. 171 del 23. 12. 1867, p. 2.</ref> :'' ''Tené 'ncuorpo.'' Tenere in corpo.'' ::{{spiegazione|Tenere ben chiuso in se stessi. Tenere segreto.}} *'''Tené' 'nfrisco.'''<ref name=mèrevolage/> :''Tenere in fresco.'' ::{{spiegazione|Tenere di riserva.}} *'''Tene 'o mariuolo 'ncuorpo.'''<ref>Citato in Vladimiro Bottone, ''Il giardino degli inglesi'', Neri Pozza, Vicenza, 2017, [https://books.google.it/books?id=Lk26DgAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Vladimiro%20Bottone&hl=it&pg=PT49#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-545-1510-9</ref> :''Ha il ladro in corpo.'' ::{{spiegazione|''Tené 'o mariuolo 'ncuorpo'': nascondere un segreto inconfessabile.}} *'''Tène 'o mmale 'e ndindò: a isso lle vène e a me no.'''<ref>Citato in ''Rotondo'', p. 389.</ref> :''Ha il male di dindò: a lui gli viene e a me no.'' ::{{spiegazione|Il male – perfettamente immaginario e strategico – di dindò è il male da cui è colto indefettibilmente lo scansafatiche quando si concretizza il pericolo di dover lavorare o di doversi sobbarcare una lavoro non gradito.}} *'''Tene' 'o vacile d'oro pe' ce jettà 'o sanghe rinto.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 390.</ref> :''Avere la bacinella d'oro per buttarci dentro il sangue.''<ref>''O quanta vote, o quantane | aie lo vacile d'oro, | e nce spute lo sango.'' O quante e quante volte hai la bacinella d'oro e ci sputi sangue. (Le Muse napolitane, egloga VIII, pp. 334-335)</ref> ::{{spiegazione|Essere ricchi ma completamente infelici.}} *'''Tenere<ref name=Θ>In forma corrente: Tené.</ref>'a vocca ca pazzeja cu i recchie.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 460.</ref> :''Avere la bocca che gioca con le orecchie.'' ::{{spiegazione|''Tené 'a vocca ca pazzea cu 'e recchie''. Avere la bocca larghissima.}} *'''Tenere<ref name=Θ/>'e rennete spase a u sole.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 329.</ref> :''Avere le rendite sparse al sole.'' ::{{spiegazione|''Tene' 'e rennete spase 'o sole.'' Essere ricchissimo.}} *'''Tenere<ref name=Θ/> na feleppina<ref>Feleppina: vento boreale secco, fame da lupi. {{cfr}} De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', vol. I, p. 57.</ref>'ncuorpo.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', vol. I, p. 57.</ref> :''Avere in corpo una fame da lupi.'' *'''Tengo nu brutto police int' 'a recchia.'''<ref>Da Raffaele Viviani, ''Tuledo 'e notte'', citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 692.</ref> :''Ho una brutta pulce nell'orecchio.'' ::{{spiegazione|(''Tene' no brutto pollice int' 'a recchia''. Avere nella testa un cattivo pensiero che frulla) Mi frulla per il capo un pessimo pensiero<ref>La spiegazione è di Artieri in ''Napoli, punto e basta?'', p. 692.</ref>.}} *'''Tiene mmano.'''<ref>In ''Viviani'', III, p. 197.</ref> :''Tieni in mano.'' ::{{spiegazione|Aspetta.}} *'''Tiene 'nu culo quant'e Porta Capuana<ref>Per Porta Capuana si consulti [[w:Porta Capuana|voce su ''Wikipedia'']]</ref>.'''<ref>Citato in Alessio Strazzullo, ''I tesori nascosti di Napoli'', Newton Compton Editori, Roma, 2011, [https://books.google.it/books?id=ksS8DAAAQBAJ&lpg=PT80&dq=Tiene%20'nu%20culo%20quant'e%20Porta%20Capuana&hl=it&pg=PT80#v=onepage&q=Tiene%20'nu%20culo%20quant'e%20Porta%20Capuana&f=false] ISBN 978-88-541-9823-4</ref> ::{{spiegazione|Hai una [[fortuna]] incredibile.}} *'''Tieneme ca te tengo.'''<ref>Citato in [[Basilio Puoti]], ''Vocabolario domestico napoletano e toscano compilato nello studio di Basilio Puoti'', Napoli, Stamperia Del Vaglio, 1850<sup>2</sup>,[https://books.google.it/books?id=LxsTPCnq-qsC&dq=Tieneme%20ca%20te%20tengo.&hl=it&pg=PA466#v=onepage&q=Tieneme%20ca%20te%20tengo.&f=false p. 446.]</ref> :''Tienimi che ti tengo.'' ::{{spiegazione|Dicesi Stare una cosa tieneme ca te tengo di cosa che tentenni, barcolli, stia male in piedi o accenni di cadere.}} :oppure ::{{spiegazione|Abbiamo bisogno l'uno dell'altra.}} :::'''''[[w:Simul stabunt|Simul stabunt vel simul cadent]]'''''. ([[Proverbi latini]]) *'''Tinco tinco.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo'', 1867, anno 2, . 8, 19-01-1867, p. 2.</ref> ::{{spiegazione|Veloce veloce, lesto lesto. "''E tu te ne sì benuto tinco tinco , co lu sòleto buongiorno, co lu sòleto pizzo a riso, co li sòlete coppetielle appizzate arreto, e la padiata de vitella a lu pizzo de la cammisa.<br>Vattè Carnevà, fallo pe ll'arma de tutte i muorte tuoje, tornatenne da dò si benuto.''<ref>Da ''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo'', 1867, anno 2, . 8, 19-01-1867, p. 2.</ref>" E tu te ne sei venuto lesto lesto, col solito buongiorno, col solito sorrisetto, con i soliti coppetti attaccati dietro e le interiora di vitella sul pizzo della camicia. Vattene, Carnevale, fallo per l'anima di tutti i tuoi defunti, tornatene da dove sei venuto.}} *'''Tirà 'a carretta.'''<ref>Da [[Giovanni Capurro]], ''Tatonno 'e Quagliarella'', citato in Renato De Falco, ''Alfabeto napoletano'', p. [https://books.google.it/books?hl=it&id=FKYdAQAAIAAJ&dq=tir%C3%A0+%27a+carretta&focus=searchwithinvolume&q=+carretta 511].</ref> :''Tirare il carretto.'' :{{spiegazione|Lavorare duramente, sgobbare. Lavorare duramente per provvedere alle necessità della famiglia. "''Che brutta cosa ch'è a tirà 'a carretta quanno nisciuna mano votta 'a rota''". ''Com'è brutto tirare il carretto, quando nessuna mano spinge la ruota (se sei solo e nessuno ti aiuta.''<ref>Da Giovanni Capurro, ''Tatonno 'e Quagliarella'', citato in ''Alfabeto napoletano'', p. 511.</ref>}} *'''Tiracazune''' o '''Tirante.'''<ref>Citato in ''Per moda di dire'', p. 19.</ref> :''Tirapantaloni o tiranti: bretelle.'' *'''Tirate 'e renza.'''<ref>Citato in ''Poesie napoletane'', p. 397.</ref> :{{spiegazione|Togliti di torno!}} *'''Tirato a zuco''' o '''Tirato a zuco 'e caramella.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 78.</ref> :''Tirato a succo'' o '''Tirato a succo di caramella.''' ::{{spiegazione|Lindo e azzimato, curatissimo, elegantissimo, in grande spolvero, tirato a lucido (fino all'eccesso).}} *'''Tirrepetirro.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 431</ref> ::{{spiegazione|Voglia di far chiasso, confusione. '''Tirepetirre.'''<ref name=carob/>: convulsioni.}} *'''Titillo.'''<ref name=carob/> o '''Tetillo.'''<ref name=borac>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 428.</ref> '''Titella.'''<ref name=carob/> o '''Tetella.'''<ref name=borac/> ::{{spiegazione|Modo fanciullesco di denotare il pollo<ref>La definizione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 428.</ref>. Vezzeggiativo per denotare un bambino, una bambina o un animale piccolo e grazioso.}} *'''Tito'''' o '''Titò.'''<ref>Citato in ''Del parlar napoletano'', p. 77.</ref> ::{{spiegazione|Appellativo con cui ci si rivolge, con irrisione, a chi ha un comportamento strano, incomprensibile, altezzoso, sprezzante.<ref>Con uno sprezzante ''Dis-donc'', compreso come un indecifrabile ''Titò'', si rivolgevano ai napoletani i soldati della guarnigione svizzera presente a Napoli nei primi anni dell'800. {{cfr}} ''Del parlar napoletano'', p. 77.</ref> /"''Oj Titò!''": Ehi, "Titò!" (già di per sé eloquente...) (Ma anche, esplicitamente: "''Oj Titò, ma chi te cride d'essere!''", "''ma che faje!''", ''ma che t'hê chiavato 'ncapa!'': Ehi, "Titò", ma chi credi di essere! ma che fai! ma cosa ti sei messo in testa! E così via...)}} *'''Tomo tomo.'''<ref>Citato in ''Tuttototò'', p. 32.</ref> :''Serio serio, senza scomporsi.''<ref>Significato in ''TuttoTotò'', p. 32.</ref> *'''Tor'<nowiki>'</nowiki>e Crisciénzo e Totonno â Port'<nowiki>'</nowiki>e Massa.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Proverbi e modi di dire napoletani'', p. 161.</ref> :''Salvatore di Crescenzo e Antonio della Porta di Massa.'' ::{{spiegazione|Due inconciliabili, acerrimi nemici. Salvatore di Crescenzo ed Antonio Lubrano, detto della Porta di Massa<ref>Fra Via Mezzocannone e la Marina.</ref>dal nome del luogo d'origine, capi della camorra e nemici irriducibili, operarono subito dopo l'Unità d'Italia.}} *'''Tra mastu' Francisco e 'o bancariello nun se sape chi ha fatte rummore.'''<ref>Citato in Gennaro Matino, ''Angelo per un giorno'', Feltrinelli, Milano, 2006, [https://books.google.it/books?id=9hTp5xD4N-EC&lpg=PA27&ots=OsGg6TslnC&dq=it&pg=PA27#v=onepage&q&f=false 27]. ISBN 88-07-84066-9</ref> :''Tra mastro Francesco ed il desco<ref>'''O bancariello'': Il desco da ciabattino.</ref>non si sa chi dei due ha fatto rumore...'' ::{{spiegazione|Qui si gioca a scaricabarile, ognuno elude le proprie responsabilità.}} *'''Trave 'e sapone.'''<ref name=fuscello>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 63.</ref> :''Trave di sapone.'' ::{{spiegazione|Albero della cuccagna.}} *'''Trica e venga buono.'''<ref>Citato in ''Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina'', p. 113.</ref> :''Ritardi e venga bene.'' ::{{spiegazione|Non importa quanto tempo ci vuole, purché il risultato sia buono.}} *'''Tricchitracche, tanto a parte!'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, ''Proverbi napoletani'', p. 83.</ref> :''Tric trac, un tanto per (ciascuna) parte!'' ::{{spiegazione|Il pagamento "alla romana": ciascuno paga per la propria parte.}} *'''Trosce e mosce.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 437.</ref> ::{{spiegazione|Dicesi dei denari allorché sono pagati in contanti, L'uno sull'atro, Sonanti e ballanti.<ref>La definizione è in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 437.</ref>}} *'''Truvà 'a pèzza a cculóre.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA432#v=onepage&q&f=false p. 432.]</ref> :''Trovare la pezza (toppa) a colori.'' ::{{spiegazione|Trovare la scusa adatta.<ref>La spiegazione è in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', p. 432.</ref>Mascherare abilmente, escogitare ingegnosamente un rimedio ad un errore o ad una situazione incresciosa, insostenibile.}} *'''Truvà 'o vangèlo vutàto.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', p. 261.</ref> :''Trovare il vangelo girato.'' ::{{spiegazione|Arrivare troppo tardi, a cose ormai fatte.}} *'''Truvare'''<ref>In forma corrente: Truvà.</ref>''' a forma d'a scarpa soja.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 168.</ref> :''Trovare la forma della propria scarpa.'' ::{{spiegazione|''Aje truvato 'a forma d'a scarpa toja'': hai trovato pane per i tuoi denti.}} *'''Ttuppetià.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', 1864, p. 439.</ref> :''Bussare, picchiare; in senso figurato: ''coire''<ref>Per questo traslato {{cfr}} Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 396.</ref>''. *'''Tu ch'accucchie?'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 8.</ref> :''Tu che accoppi, cosa metti insieme?'' ::{{spiegazione|''Ma che staje accucchianno?'' Ma che stai dicendo, che razza di ragionamenti (sconclusionati) fai?.}} *'''Tu me scippe 'e paccari 'a mano.'''<ref>Citato in Patrizia Mintz, ''Veritas'', Piemme, 2010, [https://books.google.it/books?id=mialvSCnCysC&lpg=PT221&dq=&pg=PT221#v=onepage&q&f=false p. 221] ISBN 9788858502662</ref> :''Mi strappi gli schiaffi dalle mani (da mano).'' ::{{spiegazione|Mi stai esasperando al punto che avrei una voglia fortissima di somministrarti una robusta dose di schiaffi.}} *'''Tu sì 'a chiave 'e ll'acqua.'''<ref>Citato in Gigi Garanzini e Marco Bellinazzo, ''Il Napoli di [[Diego Armando Maradona|Maradona]], {{small|Cronistoria di un sogno: il primo scudetto}}'', Oscar Mondadori, [https://books.google.it/books?id=Oux2kOuyPkUC&lpg=PT14&dq=&pg=PT14#v=onepage&q&f=false p. 14].</ref> :''Tu sei la chiave (di emissione e di arresto) dell'acqua.'' ::{{spiegazione|Tu sei l'elemento decisivo, imprescindibile, indispensabile; il fattore risolutivo.}} *'''Tu staie arreto a 'o brecco'''<ref>Dall'inglese ''break'', carrozza aperta. {{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 55.</ref>'''.'''<ref name=mouchoir/> :''Tu stai dietro la carrozza.'' ::{{spiegazione|Tu conti poco. Sei completamente all'oscuro anche dei fatti del giorno più scontati e risaputi.}} *'''Tu staie spasa<ref>''Spasa'', participio passato femminile di ''spannere'', spandere, diffondere. ''A 'o sole 'e tutt' 'e grazie!'' Al sole di tutte le grazie!</ref> a 'o sole 'e tutt' 'e grazie!'''<ref>Citato in Altamura e Giuliani, p. 57.</ref> ::{{spiegazione|La tua bellezza è folgorante e calda come oggetto inondato dalla luce del sole.<ref>La spiegazione è in Altamura e Giuliani, p. 57.</ref>}} *'''Tu tiene 'a capa fresca.'''<ref>Citato in Salvatore Piscicelli, ''Vita segreta di Maria Capasso'', Edizioni e/o, Roma, 2012, [https://books.google.it/books?id=k_eECwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Salvatore%20Piscicelli&hl=it&pg=PT19#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788866321903</ref> :''Hai la [[testa]] fresca. Non hai proprio nulla a cui pensare, di cui preoccuparti.'' ::{{spiegazione|''Tené 'a capa fresca'': essere spensierati, essere sollevati da ogni preoccupazione sia materiale per possesso di ricchezza, sia spirituale per innata disposizione d'animo. Per cui al fortunato possessore di simile "capa" si può ben dire, complimentandosi con ironia: ''Biato a tte ca tiene 'a capa fresca, i' tengo 'e lappese a quadriglié ca m'abballano pe' ccapa.'': Beato te che non hai nulla di cui preoccuparti, io sono angustiato e tormentato da mille preoccupazioni che si agitano nella testa.}} *'''Tu vi' quanno è bello Parigge!'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 407.</ref> :''Vedi quanto è bella Parigi!'' ::{{spiegazione|Ma guarda un po' cosa doveva capitarmi!}} *'''Tuppe-tuppe.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, p. 439.</ref> :''Toc toc (tuppettià: bussare).'' *'''Tutta {{sic|na}} botta.'''<ref name=demi/> :"''Tutta una botta.''" ::{{spiegazione|Di colpo, improvvisamente.}} *'''Tutto a Giesù e niente a Maria.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 406.</ref> :''Tutto a Gesù e niente a Maria.'' ::{{spiegazione|Si dice di una divisione ingiusta.}} ==U== *'''U banco d'u sciúlio'''<ref>Citato in Andreoli: ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 52.</ref> :Letteralmente:''Il banco dello scivolo'' ::{{spiegazione|Dalla deformazione di Scilla, parte del cognome del fondatore, intorno al 1865, di un istituto di credito che attirava clienti con la promessa di interessi elevatissimi; fallì nel 1870. I napoletani rinominarono scherzosamente la banca Scilla in Sciùlio (sciulià': scivolare}}, per alludere ad iniziative votate al fallimento, a gestioni più che disinvolte di denaro, ad insolvibilità, a situazioni, progetti sprovvisti dei requisiti fondamentali per meritare fiducia. ''T' 'e vaje a piglià' 'o banco d' 'o sciulio''. I tuoi soldi te li vai a prendere al Banco dello Sciùlio; [[w:id est|id est]]: ormai ai tuoi soldi puoi anche dire addio, te li puoi pure dimenticare in perpetuo. *'''U libro d'u {{sic|pecchè}} nun s'è stampato ancora.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 288.</ref> :''Il libro del perché non si è stampato ancora.'' ::{{spiegazione|'''O libro d' 'o pecché nun s'è stampato ancora'', come dire: perché due non fan tre. Con questa risposta non-risposta si elude con scioltezza una domanda indiscreta e si tacita l'indiscreto curiosone.}} *'''U meglio meglio.'''<ref name=betterbetter /> :''Il migliore migliore.'' ::{{spiegazione|'''O meglio meglio'': Il fior fiore.}} *'''U serviziale e u pignatiello.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 377.</ref> :''Il serviziale''<ref>Clistere.</ref>''e il pentolino.'' ::{{spiegazione|Due persone inseparabili.}} *'''Uanema!'''<ref>Citato in Antonio Menna, ''Tre terroni a zonzo'', Sperling & Kupfer, [https://books.google.it/books?id=8TBbFcpvCEYC&lpg=PT19&dq=uanema.&hl=it&pg=PT19#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Oh anima!'' ::{{spiegazione|Esclamazione con cui si esprimere un grande stupore: Addirittura!, Nientedimeno! Mamma mia!}} *'''Un'anema e curaggio.'''<ref>Citato in [[Mario Stefanile]], ''Labirinto napoletano. {{small|Studi e saggi letterari su scrittori di leri e di oggi}}'' E.S.I., Napoli, 1958, [https://books.google.it/books?hl=it&id=K8A-AAAAIAAJ&dq=Un%27anema+e+curaggio&focus=searchwithinvolume&q=Un%27anema p. 124].</ref> :''Un'anima e coraggio.'' ::{{spiegazione|(Con) tutto il coraggio e la risolutezza. ''Fa' un'anema e curaggio.'' Fare un'anima e coraggio: prendere il coraggio a due mani e, vincendo ogni indecisione, riluttanza, esitazione, ogni timore reverenziale e simili, decidere, risolversi ad agire. ''Aggio fatto un'anema e curaggio e nce l'aggio ditto''. Ho vinto ogni esitazione, ho preso il coraggio a due mani e gliel'ho detto.}} *'''Una pe bevere e n' autra<ref>In forma moderna: n'ata, un'altra.</ref> pe sciacquà.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore, Giornale Spassatiempo'' anno VI, n. 11 , giovedì 26 gennaio 1871, p. 3.</ref> :''{{NDR|Darne}} Una per bere e un'altra per sciacquare.'' ::{{spiegazione|Rimproverare veementemente, aspramente un pallone gonfiato, dicendogli il fatto suo senza moderarsi in parole e argomenti.}} *'''Uno 'e tutto.'''<ref>Citato in '''O "luciano" d' 'o Re'', p. 28.</ref> :''Uno di tutto.'' ::{{spiegazione|Di tutto un po'.}} *'''Uno leva 'o quatro e ll'ato 'o chiuovo.'''<ref>Citato in Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', [https://books.google.it/books?id=6rM-AAAAIAAJ&q=ommo+cu+%27e+mustacce&dq=ommo+cu+%27e+mustacce&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiIvPrjwu7cAhUP-6QKHYN6AMUQ6AEIRzAG], p. 75.</ref> :''Uno toglie il quadro e l'altro il chiodo.'' ::{{spiegazione|Fanno a gara a chi sperpera (e distrugge) di più.}} *'''Uócchie a zennariéllo <ref>Zennà': far cenno; zennariéllo: Ammiccamento. {{cfr}} Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 390.</ref>.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 390.</ref><ref>Citato in ''Le Muse napolitane'', egloga II, ''[[w:Euterpe|Euterpe]] {{sic|overo}} La cortisciana'', p. 248.</ref> ::{{spiegazione|Occhi ammiccanti.<ref>La definizione è in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile'', p. 390.</ref>}} *'''Uócchie chine e mmàne vacante.'''<ref>Citato in P.Bello e D.Erwin, ''Modern etymological Neapolitan – English Vocabulary/Vocabolario etimologico odierno napoletano-italiano'', 2009, [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA514#v=onepage&q=uocchie%20vacante.&f=false p. 514.]</ref> :''[[Occhi]] pieni e mani vuote.'' ::{{spiegazione|Riempirsi gli occhi, ammirare, desiderare e restare a mani vuote.}} *'''Uocchie sicche.'''<ref>Citato in ''Lu Trovatore'', 1867, [https://books.google.it/books?id=DVdgeO_gTcUC&dq=uocchie%20sicche&hl=it&pg=PA20-IA9#v=onepage&q=uocchie%20sicche&f=false]</ref> :''Occhi secchi.'' ::{{spiegazione|La [[w:iettatore|jettatura]].}} *'''Uocchio de vasalisco.'''<ref name=pig/> :''Occhio di basilisco.'' ::{{spiegazione|La jettatura.}} *'''Uoglio petruoneco.'''<ref>Citato in [[Emanuele Campolongo|Emmanuele Campolongo]], ''La Mergellina'', Presso Vincenzo Flauto, Napoli, 1761, [https://books.google.it/books?id=0vvfYjh33jIC&dq=&pg=PA195#v=onepage&q&f=false p. 195].</ref> :''Olio "petronico".'' ::{{spiegazione|Petrolio. Ed anche, derisoriamente, gli olii per capelli, precursori delle [[brillantina|brillantine]].<ref>{{cfr}} per quest'ultimo significato [[Renato De Falco]], ''Alfabetario napoletano'', [https://books.google.it/books?hl=it&id=FKYdAQAAIAAJ&dq=petru%C3%B2neco&focus=searchwithinvolume&q=brillantine p. 402].</ref>}} *'''Uosso'''<ref>Osso.</ref>'''pezzillo'''<ref>Piccolo merletto, punta.</ref>'''.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 52.</ref> ::{{spiegazione|Il malleolo.}} *'''Uppelo'''<ref>In ''Dizionario napoletano'', ''Uppele (pron: 'uppələ)'' è un'esclamazione: Silenzio! Dal latino ''oppilă'' {{cfr}} ''Dizionario napoletano'', p. 401; seconda persona singolare dell'imperativo di ''oppilare'': ostruire.</ref>''' e sorece 'nmocca.'''<ref name=advantage/> :''Zitto e mosca!'' ::{{spiegazione|Letteralmente: «Silenzio e topo in bocca.»}} *'''Usse piglia.'''<ref>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano: domestico di arti e mestieri'', p. 387.</ref> :''Usse prendi!'' ::{{spiegazione|Voce d'incitamento ai cani perché mordano o prendano la preda.}} *'''Uva sorecella<ref>'O Sorece: il topo. ''Sorecella'': diminutivo femminile (maschile: ''sorecillo'') di ''sorece''.</ref>.'''<ref name=nerò/> ::{{spiegazione|Varietà di uva meno coltivata che in passato, veniva impiegata per dare al vino un intenso colore rosso. Forse era detta ''sorecella'' per la particolare forma degli acini, minuscoli come deiezioni di topi. <ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 51.</ref>}} ==V== *'''Va' a vasa' 'o pesce 'e San Rafele.'''<ref>Citato in Marco Perillo, ''Misteri e segreti dei quartieri di Napoli'', [https://books.google.it/books?id=6Ws1DQAAQBAJ&lpg=PT175&dq=&pg=PT175#v=onepage&q&f=false p. 175]</ref> :''Vai a baciare il pesce di San Raffaele Arcangelo.'' ::{{spiegazione|Espressione augurale che in passato si rivolgeva alle donne; il riferimento è ad un antico [[w:|rito di fecondità]] che compivano le donne napoletane, baciando il pesce effigiato nella statua che rappresenta San Raffaele Arcangelo con [[Libro di Tobia|Tobia]] custodita nella [[w:Chiesa di San Raffaele (Napoli)|Chiesa di San Raffaele]].<ref>{{cfr}} più dettagliatamente, Marco Perillo, ''Misteri e segreti dei quartieri di Napoli'', pp. 175-176 e la voce di wikipedia [[w:|rito di fecondità]]..</ref>}} *'''Va, chiammace Fonzo.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 74.</ref> :''Va', chiamaci Alfonso.'' ::{{spiegazione|Antica espressione: E adesso cosa si può fare? ormai non c'è più nulla da fare.}} *'''Va te cocca.'''<ref>Citato in ''Lo cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', [https://books.google.it/books?id=IuMjF7gLHqwC&dq=va%20te%20cocca&hl=it&pg=PA103#v=onepage&q&f=false p. 103].</ref> :''Vai a coricarti. (Vai a quel paese, va' a farti benedire.)'' *'''Va trova.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', p. 162.</ref> :''Vai un po' a capire, vattelapesca.'' *'''Va truvanno chi l'accide.'''<ref>Citato in ''Le commedie di Eduardo'', Fiorenza Di Franco, ''Le commedie di Eduardo'', Laterza, p. 59, [https://books.google.it/books?id=5eslAAAAMAAJ&q=Va+truvanno+chi+ll%27accide.&dq=Va+truvanno+chi+ll%27accide.&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjR9v2VpsXfAhVESN8KHVAtBhUQ6AEIMjAC]</ref> :''Va cercando chi lo uccide.'' ::{{spiegazione|''Jí truvanno chi ll’accide''. Andar cercando chi lo uccide: avere un atteggiamento così aggressivo, provocatorio, odioso da portare agli ultimi limiti la pazienza altrui e suscitare, in chi sia poco incline alla sopportazione, il pensiero di reagire (immaginariamente, figuratamente) con l'azione più estrema.}} *'''Vafammocc!'''<ref>Citato in Danilo Catalani, ''La banda del congiuntivo'', Streetlib, [https://books.google.it/books?id=BY3wCwAAQBAJ&lpg=PT41&dq=vafammocc&hl=it&pg=PT41#v=onepage&q&f=false p. 41].</ref> o '''Afammocc!'''<ref>Citato in Andrea Esposito, ''Ischia Carbone'', ''Il Dispari'', settembre 2005, [https://books.google.it/books?id=jQ9QCwAAQBAJ&lpg=PA37&dq=&pg=PA37#v=onepage&q&f=false p. 37].</ref> :''Va' a fare in bocca!'' ::{{spiegazione|Il significato varia in relazione al contesto: l'esclamazione può essere pronunciata per sbandire, per mandare in modo marcatamente ruvido una persona a quel paese; se si è fortemente contrariati da qualcosa o, viceversa, come espressione di esultanza per un evento fausto, per qualcosa che – specie se contro ogni aspettativa – è riuscita (Benissimo! Perfetto! Così! Grande! Finalmente!); per manifestare soddisfazione – come per una rivalsa desiderata e finalmente ottenuta – alla vista delle gravi difficoltà, dei guai in cui è incappato chi ci ha fatto un torto o è solito agisce con scorrettezza, cattiveria. (Gli sta benissino! Ha avuto quello che si meritava!).}} *'''[[w:vaiassa|Vajassa]].'''<ref>''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal toscano'', [https://books.google.it/books?id=NxcJAAAAQAAJ&dq=galiani%2C%20vocabolario&hl=it&pg=RA1-PA178#v=onepage&q&f=false p. 178.]</ref> :''Popolana, domestica.'' ::{{spiegazione|Anche usato (sempre in ambito locale), come sinonimo di donna di bassa condizione civile, sguaiata e volgare, "sbraitante e rissaiola".}}<ref>La spiegazione è in Wikipedia. {{cfr}} [[w:Vaiassa|voce su ''Wikipedia'']].</ref> *'''Vacante comm'a na cucozza.'''<ref name=mèrevolage/> :''Vuoto come una zucca.'' *'''Vaje cercanne 'e farfalle {{sic|sutt'allarco}}.'''<ref>Citato in ''I Proverbi di Napoli'', p. 414.</ref> :''(Letteralamente:) Vai cercando (di acchiappare) le farfalle sotto all'arco.'' ::{{spiegazione|Vai perdendo tempo.}} *'''Vantate sacco mio si non te scoso.'''<ref>Citato in [[Giovan Battista Basile|Giambattista Basile]], ''Le Muse napolitane''; in ''Il Pentamerone'', vol. II, Giuseppe-Maria Porcelli, Napoli, 1788, [https://books.google.it/books?id=MHEtAAAAMAAJ&dq=vantate%20sacco%20mio%20si%20non%20te%20scoso&hl=it&pg=PA235#v=onepage&q&f=false p. 235.]</ref> :''Vantati sacco mio se non ti scucio.'' ::{{spiegazione|Vantati fanfarone mio finché non ti sgonfio.}} *'''Vattenne, ca si' signore 'e uno candelotto!'''<ref>Citato in Di Giacomo, Einaudi, Meridiani, p. 828.</ref> :''Vattene, che sei signore di una sola candela.''<ref>"L'illuminazione {{NDR|del Teatro San Carlo}} fu fatta a cera, ad olio ed a sego. In ogni palco erano accese, davanti allo specchio, una, due o tre candele di cera, secondo la nobiltà del proprietario. Tre candele eran segno di nobiltà grande, due di media nobiltà, una di nobiltà ''terra terra.'' E però il detto popolare ancor vivo fino a poco tempo fa: ''Vattenne, ca si' signore 'e uno candelotto!''", Da ''Il teatro San Carlo'', in Di Giacomo, Einaudi, Meridiani, p. 828.</ref> ::{{spiegazione|Va' via, le tue arie, il tuo aspetto da gran signore sono solo vernice, parvenza, bluff, fumo negli occhi. Sei un finto signore, un signore di cartapesta.}} *'''{{NDR|'A}} Vecchia 'o Carnevale.'''<ref>Citato in ''Feste, Farina e Forca'', p 103.</ref> :''La Vecchia del [[Carnevale]]'' ::{{spiegazione|Pupazzo fatto in casa che raffigura una vecchia con corpo giovane, seno prosperoso ed una gobba sormontata da un Pulcinella col camice bianco e la mascherina nera. Simbolo infantile del Carnevale, veniva portata dagli scugnizzi in "processione" per i bassi con l'accompagnamento sonoro di una grancassa e di uno zufolo<ref>{{cfr}} ''Feste, Farina e Forca'', p. 103</ref>.}} *'''{{NDR|'A}} Vecchia putente.'''<ref>Citato in ''Usi e costumi dei camorristi'', p. 256.</ref> :''La vecchia potente.'' ::{{spiegazione|Sant'Anna, madre della [[Maria|Madonna]].}} *'''Venì a chi si {{sic|tù}} e chi songh'ie.'''<ref>Citato in ''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, p. 455.</ref> :''Venire, arrivare a chi sei tu e chi sono ''io''.'' ::{{spiegazione|Sottolineare, far valere, ribadire di fronte alla persona con cui si viene a diverbio il proprio superiore valore, rammentandogli energicamente di conservare il rispetto e mantenere le distanze. Misurare il rispettivo valore.}} *'''Venì armato 'e pietra pommece, cugliecuglie<ref>Agglutinazione del plurale di ''cuglio'': ago (calco dal francese ''aiguille'': ago), ad indicare l'estrema sottigliezza degli aghi, ai quali si aggiungono – per ogni evenienza – i ferri da calze di maggior spessore. {{cfr}} ''Comme se penza a Napule'', p. 445. </ref>e fierre 'e cazette.'''<ref>Citato in Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Napule'', p. 445.</ref> :''Venire armato di pietra pomice, aghi sottilissimi e ferri da calze.'' ::{{spiegazione|Presentarsi per un lavoro, un compito accuratamente muniti di tutta la panoplia degli strumenti necessari – minuziosamente predisposti per non lasciarsi cogliere alla sprovvista da ogni imprevedibile evenienza – per eseguirlo al meglio, con successo. / Esser pronti alla bisogna.<ref>Questa spiegazione è in ''Comme se penza a Napule'', p. 445.</ref>}} *'''Venimmo a nuje.'''<ref>Da ''Il barbaro pentito'', in ''Commedie di Francesco Cerlone napoletano'', vol. 17, ''A spese di Giacomo Antonio Vinaccia'', Napoli, 1784, [https://books.google.it/books?id=&pg=RA1-PA33#v=onepage&q&f=false p. 33]</ref> :''Veniamo a noi.'' ::{{spiegazione|Bene, ora ritorniamo a discutere dell'argomento principale, dell'argomento che ci interessa. Anche: basta divagare, dilungarsi, stringiamo, veniamo alle conclusioni.}} *'''Vermenara.'''<ref>Citato in Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 380.</ref> :''Grande spavento. Piglià la ''<ref>In forma corrente: 'a</ref>'' vermenara: spiritarsi di paura ''<ref>Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano tascabile'', p. 380.</ref>'' Prendere un grandissimo spavento.'' *'''Vévere a cate.'''<ref>Citato in Franco Taranto e Carlo Guacci, ''Vocabolario domestico italiano ad uso dei giovani'', Napoli, Stamperia Del Vaglio, 1856<sup>3</sup>, [https://books.google.it/books?id=34bG-Rr6uvYC&dq=Francesco%20TARANTO&hl=it&pg=PA191#v=onepage&q&f=false p. 191].</ref> :''Bere a secchi. Bere senza misura, senza moderazione.'' *'''''Vì, quant'è bella 'a stagione!'''''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 640.</ref> :''Vedi, quanto è bella l'estate!'' ::{{spiegazione|Esclamazione con cui viene espressa ammirazione alla vista di una bellezza femminile fiorente, che si manifesta nel suo pieno rigoglio, come una promessa compiuta, come l'estate.}} *'''Vicallaje.'''<ref name=push /> :''Vedi che lo hai hai.'' ::{{spiegazione|''Vicallaje! Vicallaje!'': grido di burla dei monelli che attaccavano di nascosto alle spalle di un malcapitato un cartello con la scritta "Si loca".}} *'''Vino a doje recchie.'''<ref name=abbioccarsi>Citato in D'Ambra, ''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'', p. 397.</ref> :''Vino a due orecchie.'' ::{{spiegazione|Vino annacquato.}} *'''Vino a una recchia.'''<ref name=abbioccarsi/> :''Vino a un orecchio.'' ::{{spiegazione|Vino generoso.}} *'''Voca fora ca è maretto.'''<ref>Citato in Marulli e Livigni, p. 19.</ref> :''Rema verso il largo, perché qui le acque sono agitate.'' ::{{spiegazione|Insisti a vuoto, perdi inutilmente il tuo tempo: da me non otterrai niente.}} *'''Volèrese caccià dùje uòcchie pe ne cacciàre uno ô compàgno.'''<ref name=duesettesette/> :''Volersi cavar due occhi per cavarne uno al compagno''. ::{{spiegazione|Essere invidiosi e quindi autodanneggiarsi.}} *'''Vongole fujute.'''<ref>Citato in Sergio Esposito, ''Nei secoli dei secoli'', Rogiosi editore, [https://books.google.it/books?id=P4YpDwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Sergio%20Esposito&hl=it&pg=PT21#v=onepage&q&f=false p. 21]</ref> :''Vongole fuggite (fuggite via dal piatto, cioè assenti, mancanti).'' ::{{spiegazione|''Vermicielle cu' 'e vongole fujute'' o anche ''Spaghetti a vongole fujiute''. In questi piatti poveri della tradizione gastronomica napoletana il sapore delle vongole "fujute", assenti, è ingegnosamente evocato con un generoso condimento di olio, aglio, prezzemolo, con o senza sugo di pomodorini, senza dimenticare di aggiungere – specie se il sapore di vongola all'assaggio dovesse risultare scarso – una dose – a volontà – di fantasia.}} *'''Vota ca s'arde.'''<ref name=abburrà>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 466,</ref> :''Gira, perché (la frittata''<ref>{{cfr}} Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 466.</ref>'') brucia.'' ::{{spiegazione|Non cercare di cambiar discorso.}} *'''Vota e gira.'''<ref name=abburrà/> :''Volta e gira.'' ::{{spiegazione|Checché si faccia.}} *'''Vota e gira 'o cetrulo e và 'nculo a 'o parulano.'''<ref>Citato in Vittorio Pupillo, ''Proverbi. {{small|Frammenti di luce, di sogni e di speranza}}'', vol. VI, Youcanprint, 2017, [https://books.google.it/books?id=mPc1DwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Vittorio%20Pupillo&hl=it&pg=PA49#v=onepage&q&f=false p. 49].</ref> :''Volta e gira il cetriolo e finisce (sempre e comunque) "dietro" all'ortolano.'' ::{{spiegazione|Lo dice chi constata di essere ingiustamente divenuto il capro espiatorio.}} *'''Vota 'e pisce ca s'abbruciano.'''<ref>Citato in ,''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', p. 112.</ref> :''Gira i pesci che si bruciano.'' ::{{spiegazione|Cambia discorso, stai parlando di cose molto delicate, tocchi un tasto molto rischioso.}} *'''Vott' 'a preta e cova 'a mano.'''<ref name=Lüge> Citato in ''Anthropos in the world'', gennaio 1998, [https://books.google.it/books?id=wKpJDwAAQBAJ&lpg=PA16&dq=&pg=PA16#v=onepage&q&f=false p.16]</ref> :''Scaglia la pietra e nasconde la mano.'' ::{{spiegazione|Riferito a chi compie cattive azioni senza volersene assumere la responsabilità.}} *'''Votta votta.'''<ref>Citato in [[Salvatore Di Giacomo]], ''Poesie'', a cura di Davide Monda, note al testo di Stefano Scioli, BUR, Milano, [https://books.google.it/books?id=aYxaAQAAQBAJ&lpg=PT448&dq=votta%20votta&hl=it&pg=PT448#v=onepage&q&f=false]</ref> <ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 313.</ref> :''Spingi spingi.'' ::{{spiegazione|Confusione, parapiglia. Urtarsi, pigiarsi tumultuoso di corpi in un serrato affollamento, uno degli aspetti caratterizzanti, in passato, della Festa di Piedigrotta. Per singolare analogia, la pratica del votta-votta si riscontra anche in Giappone durante il ''Nyubai'', la stagione festiva delle piogge, in estate e nelle feste giapponesi invernali.<ref>{{cfr}} ''Napoli, punto e basta?'', p. 313.</ref>}} *'''Vrenzola 'e parola.'''<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', p. 8.</ref> :''Straccio di parola.'' ::{{spiegazione|In espressioni come: ''M' 'a faje dicere 'na vrenzola 'e parola?'' Me lo fai dire uno straccio di parola? Vuoi tacere un attimo e dare modo anche a me di dire qualcosa? o: ''Si m' 'a facite dicere 'na vrenzola 'e parola...'' Se me lo fate dire uno straccio di parola... Se posso dire qualcosa anche io... (o qui parlate solo voi?)}} *'''Vulé 'a vermutta sempe da quaccheduno.'''<ref>Citato, con traduzione, in ''Comme se penza a Nnapule'', p. 450.</ref> :''Volere il vermut sempre dal (medesimo) qualcuno.'' ::{{spiegazione|Negli anni 40-50 del 900, continuando una tradizione di fine 800, nelle famiglie meno abbienti si tenevano, a spese del proprietario e a turno, le "periodiche", riunioni alla buona ad imitazione del salotto della borghesia benestante in cui si ascoltava musica, si assisteva a piccole esibizioni di comici, bevendo liquori fatti in casa o aperitivi e a volte anche il più costoso [[vermut]]. Non mancava chi approfittava della generosità altrui partecipando a tutte le "periodiche" senza ospitarne nessuna a casa propria. Esaurita la pazienza lo scroccone poteva sentirsi apostrofare con un: "Ma 'a vuó sempe 'a me 'a vermutta?". L'espressione si impiega quando si è il bersaglio di richieste esose o si pretendono atti impegnativi non dovuti. {{cfr}} più estesamente ed in dettaglio ''Comme se penza a Nnapule'', p. 450. Vulé 'a vermutta sempe da quaccheduno può anche significare rifarsi, rivalersi ingiustamente sempre sul medesimo qualcuno. "Ma 'a vuó sempe 'a me 'a vermutta?": "Ma devo sempre farne io (che non c'entro per niente) le spese, pagarne ingiustamente lo scotto?}} *'''Vulè 'o cocco munnàto e buono.'''<ref>Citato in ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary'', [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PA60#v=onepage&q&f=false p. 60.]</ref> :''Volere l'uovo<ref>Onomatopeico, dal verso della gallina.</ref> già ripulito dal guscio (mondato) e pronto da mangiare.'' ::{{spiegazione|Volere qualcosa comodamente, senza darsi la minima pena di affrontare difficoltà o di fare sforzi.}} *'''Vummecà' centrélle.'''<ref>Citato con spiegazione in Altamura e Giuliani, '' Proverbi napoletani'', p. 145.</ref> :''Vomitare bullette.'' ::{{spiegazione|Ammazzarsi di fatica.}} *'''Vutà' ‘o càntaro.''' o '''Svacantà' ‘o càntaro.'''<ref>Citato in Zazzera, ''Dizionario napoletano'', p. 79.</ref> :''Capovolgere, rovesciare o svuotare il pitale.'' ::{{spiegazione|Tirare fuori, rivelare, dare infine la stura a tutto quello che ci si è tenuto dentro, tacendo, per molto tempo. Dare apertamente voce al proprio risentimento per i torti subiti, presentare all'interlocutore il conto completo delle sue scorrettezze. (Una delle formule introduttive alla predetta liberatoria, catartica operazione di "svuotamento", una delle ''ouvertures'' suona così: ''Amma parlà?'': (Allora) Dobbiamo parlare? (Allora) Dobbiamo proprio dire come stanno le cose veramente?)}} *'''Vutare<ref name=vutà>Vutà, in forma corrente.</ref>a fantasia'''<ref name='nziria>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 154.</ref> :''Girare la fantasia.'' ::{{spiegazione|Aver voglia, avere il capriccio. '''Si me vota a fantasia'''<ref name='nziria />: ''se mi gira la fantasia'', oppure: ''si me saglie 'a fantasia'', se mi sale la fantasia: se me ne viene voglia, se dovesse venirmene voglia.}} *'''Vutare<ref name=vutà /> a tarantella.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 465.</ref> :''Volgere a tarantella.'' ::{{spiegazione|''Vutà a tarantella 'na cosa'': tramutarla in cosa poco seria, ridicola, in una presa in giro. Es. ''Votammola a tarantella!'' (Ma sì, volgiamola pure in celia, in scherzo...! (detto con ironia.)}} *'''Vuttà 'a zéccula<ref>'''A zeccula'': "Specie di chiavistello in cui al bastone è sostituita una spranga stiacciata, quadrangolare, scorrevole entro piegatelli fermati sopra una piastra di ferro. Ha per presa un pallino fermo, ovvero una campanella cascante" (La definizione è di D'Ambra, citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 108.) Se più piccola era detta ''zécculella'' (nottolino) {{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 108.</ref>.'''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 108.</ref> :''Spingere il chiavistello (di ferro).'' ::{{spiegazione|Chiudere definitivamente la porta.<ref>La spiegazione è in ''C'era una volta Napoli'', p. 108.</ref> A tarda sera per andare a dormire o per proteggersi nel caso di un pericolo per la famiglia.<ref>{{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 108.</ref>}} *'''Vuttà 'e mmane.'''<ref name=push>Citato in [[Ettore De Mura]], ''Poeti napoletani dal Seicento ad oggi'', vol. II, Marotta, Napoli, 1973, [https://books.google.it/books?id=nC0uAAAAIAAJ&q=vutt%C3%A0+%27e+mmane&dq=vutt%C3%A0+%27e+mmane&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiC8M7qoofmAhXECOwKHVQjCE4Q6AEIOzAC p. 860].</ref> :''Spingere le mani.'' ::{{spiegazione|Sbrigarsi, fare presto, (nell'esecuzione di un lavoro, di un'operazione), ma anche fare a botte, picchiare.}} ==Z== *'''Zantraglia<ref>O "zandraglia": dal francese "les entrailles": le viscere.</ref>.'''<ref>In Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano: tascabile '' , p. 390.</ref> :''Donna volgare, sguaiata, trasandata, pettegola. L'apoteosi della vajassa.'' *'''{{NDR|'O}} Zezzeniello.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 469.</ref> :''L'ugola.'' *'''{{NDR|'Nu}} ziracchio<ref name=Zrk/>d'ommo.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 470.</ref> :''Una persona di statura molto piccola.'' *'''Zita cuntignosa.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 470.</ref> :''Ragazza, giovane contegnosa.'' ::{{spiegazione|''Fà 'a zita cuntignosa'': ostentare (simulare senza veramente possederle) serietà, ritrosia, austerità di costumi.}} *'''Zitto, chi sape 'o juòco.'''<ref>Citato in Angelo Sirignano, ''Calavrice'', Ciesse Edizioni, Montegrotto Terme (PD), 2014 [https://books.google.it/books?id=LlykBQAAQBAJ&lpg=PT33&dq=Zitto%20chi%20sape%20'o%20juoco!&hl=it&pg=PT33#v=onepage&q&f=false]</ref> :''Zitto chi conosce il gioco (il trucco o l'imbroglio, altrimenti il guadagno è perduto).'' *'''Zittu zitto, ‘nmiezo ‘o mercato.'''<ref>Citato in Rutigliano, p. 246.</ref> :''Zitto zitto, in mezzo al mercato.'' ::{{spiegazione|Agire in tutta segretezza, facendosi poi scoprire.}} *'''Zuca' a ddoje zizze.'''<ref>Citato in Rutigliano, p. 177.</ref> :''Succhiare da due mammelle.'' ::{{spiegazione|Trarre guadagni da due fonti.}} *'''Zucatore.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 471.</ref> :''Succhiatore.'' ::{{spiegazione|Una persona che ''s'azzecca comm'a 'na sanguetta'', si attacca come una sanguisuga. Un rompiscatole, un seccatore micidiale.}} *'''Zuccariello mio.'''<ref>Citato in De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', I, p. 395.</ref> :''Zuccherino mio.'' ::{{spiegazione|Modo affettuoso, vezzeggiativo di chiamare un bambino.}} *'''Zuche zuche''' e '''Zuchete zuchete.'''<ref>Citato in Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 472.</ref> ::{{spiegazione|Il suono di strumenti ad arco sonati alla peggio. — I ''zuchete zuchete'', piccolo concerto di sonatori ambulanti, {{sic|I sonatori}} e più specialmente {{sic|I Viggianesi}}, perché venuti per lo più da Viggiano di Basilicata. – gli strumenti tutti da esso sonati, {{sic|I suoni}}.<ref>{{cfr}} Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', p. 472.</ref>}} *'''Zumpà' comm'a n'arillo.'''<ref name=mèrevolage/> :''Saltare come un [[grillo]].'' *'''{{NDR|'O}} Zurre zurre.'''<ref>Citato in Antonio Altamura e Francesco D'Ascoli, ''Lessico italiano-napoletano'', Regina, Napoli, 1970, [https://books.google.it/books?id=8nUIAQAAIAAJ&q=zurre+zurre+api&dq=zurre+zurre+api&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiKitCRvYLkAhVELlAKHaBTCukQ6AEIQDAE p. 174].</ref> ::{{spiegazione|Il ronzio delle api (voce onomatopeica).}} ==Note== <references/> ==Bibliografia== *''A Buon 'Ntennitore. Proverbs of Naples'', Lulu.com, 2008. ISBN 978-1-4357-0882-2 *Patrizia Rotondo Binacchi, ''A Napoli mentre bolle la pentola'', Pellegrini Editore, Cosenza, [https://books.google.it/books?id=SAMMNZ0rPTEC&lpg=PP1&dq=patrizia%20Rotondo%20Binacchi&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Bruno Amato, Anna Pardo, ''A Napoli si parla così'', Antonio Vallardi Editore, Milano, 1999. ISBN 88-8211-316-7 *L.R. Carrino, ''A Neopoli nisciuno è neo'', Laterza, Roma/Bari, 2013, [https://books.google.it/books?id=Or2ODAAAQBAJ&lpg=PT60&dq=cca%20nisciuno%20%C3%A8%20fesso&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788858104125 *[[Francesco D'ascoli]], ''C'era una volta Napoli. {{small|Mestieri, oggetti, frutti, giochi infantili scomparsi o in via di estinzione}}'', prefazione di Gianni Infusino, Loffredo Editore, Napoli, 1987. *Raffaele Bracale, ''Comme se penza a Napule, dizionario di proverbi, locuzioni, modi di dire dell'idioma napoletano: {{small|2500 modi di dire commentati da Raffaele Bracale}}'', a cura di Amedeo Colella, Cultura Nova, Napoli, 2018. ISBN 978-88-94213-64-5 *Luciano Galassi, ''Cucozze e caracazze, {{small|Una selezione di filastrocche napoletane}}'', Kairós Edizioni, Napoli, 2016. ISBN 978-88-99114-52-7 *Giuseppe Giacco, ''[https://books.google.it/books?id=WEBC99ouJRIC&lpg=PT8&dq=mazza%20pezza%20%20pivezo&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false Cultura classica e mondo subalterno nei Peducoli di Gennaro Aspreno Rocco]'', testo integrale in latino e traduzione in vernacolo afragolese, Edizione Istituto di Studi Atellani, 1985. *[[Renato De Falco]], ''Del parlar napoletano: {{small|manualetto per tutti}}'', Colonnese Editore, Napoli, 1997. *Dale Erwin e Tessa Fedele, ''Dictionary: English-Neapolitan; Neapolitan-English'', [https://books.google.it/books?id=KYSUBgAAQBAJ&lpg=PA71&dq='mparaviso%20pe%20scagno&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Luigi Manzo, ''Dizionario domestico napoletano e toscano'', Napoli, Tipografia Marchese, 1864<sup>2</sup>, [https://books.google.it/books?id=JcQ1tE3POpQC&dq=luigi%20manzo%20dizionario&hl=it&pg=PA1#v=onepage&q&f=false] *Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', Newton Compton Editori, Roma, 2016. ISBN 978-88-541-8882-2 *Raffaele Capozzoli, ''Don Chisciotte della Mancia, {{small|ridotto in versi napoletani}}'', a cura di Giuseppe E. Sansone, illustrazioni inedite di Bruno Starita, Alfredo Guida Editore, Napoli, 1998, [https://books.google.it/books?id=yegWHzrwtnEC&lpg=PA180&dq=se%20fa%20MASTO%20MASTRILLO&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ISBN 88-7188-236-9 *A.F.Th. van der Heijden, ''Doodverf'', De Bezige Bij, Amsterdam, 2012, [https://books.google.it/books?id=yTd4AAAAQBAJ&lpg=PT261&dq=A.F.Th.%20van%20der%20Heijden&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Francesco Piscopo, [https://wikisource.org/wiki/Index:%27E_scugnizze.djvu '''E scugnizze''], Salvatore Romano, Napoli, 1904. *Adam Ledgeway, ''Grammatica diacronica del napoletano'', Max Niemayer Verlag, Tubinga, 2009, [https://books.google.it/books?id=jsHJnzvJHxAC&lpg=PP1&dq=adam%20Ledgeway&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-3-484-52350-0 *Giacomo Marulli e Vincenzo Livigni, ''Guida pratica del dialetto napolitano {{small|o sia Spiegazione in lingua toscana della Mimica di alcune frasi e delle voci dei venditori e scene comiche DEI COSTUMI NAPOLITANI}}'', Stabilimento Tipografico Partenopeo, Napoli, 1877, [https://books.google.it/books?id=2D_K7e03FgwC&dq=Giacomo%20Marulli%2C%20Vincenzo%20Livigni&hl=it&pg=PA1#v=onepage&q&f=false] *[[Vittorio Gleijeses]], ''I Proverbi di Napoli'', con ventiquattro litografie fuori testo di Gatti e Dura, Edizioni del Giglio, SEN, Napoli, 1978. *Patrizia Mintz, ''Il custode degli arcani'', PIEMME, Milano, 2011, [https://books.google.it/books?id=OoLQ0XlxhlsC&lpg=PA88&dq=scumbinata%20a%20grammatica.&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Domenico Apicella, ''Il frasario napoletano'', vol, I, A-E, Mitilia Editrice, Cava dei Tirreni, stampa 1986. *Antonino Guglielmi, ''Il morto supplente'', 2012. ISBN 978-1-291-0111-3 [https://books.google.it/books?id=kp3eAwAAQBAJ&lpg=PA31&dq=&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Antonio Buonomo, ''L'arte della fuga in ''tempo'' di guerra, {{small|Vita di un musicista fra dramma e melodramma}}'', prefazione di [[Roberto De Simone]], Effepi Libri, Monte Porzio Catone (RM), 2010, [https://books.google.it/books?id=_aRV1U4XoScC&lpg=PA187&dq=Antonio%20Buonomo&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-6002-020-8 *Partenio Tosco, ''L'eccellenza della lingua napoletana con la maggioranza alla toscana'' in Accademici Filopatridi, ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si scostano dal dialetto toscano'', tomo secondo, Napoli, presso Giuseppe-Maria Porcelli, 1789, [https://books.google.it/books?id=EH9zYqBGHkgC&pg=PA213 pp. 213 sgg.] *[https://books.google.it/books?id=UxoMrLZ9sJkC&dq=&pg=PA1#v=onepage&q&f=false ''Ll'ode de Q. Arazio Fracco, {{small| travestute da vasciajole de lo Mandracchio da Gabriele Quattomane, co quacch'auta stroppolella fujeticcia pe fà venì lo suonno}}''], Stamparia de lo Comman. Nobele, Napoli, 1870. *Antonio Venci, ''La Canzone Napolitana, {{small|nel tempo, nella letteratura, nell'arte}}'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 1955, [https://books.google.it/books?id=XDWwVSrgGO0C&lpg=PA3&dq=antonio%20venci&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Renato de Falco, ''La donna nei detti napoletani. {{small|Seicento proverbi su donne, mogli, madri, sante, sorelle, suocere e...}}'', Tascabili Economici Newton, Newton Compton editori, Roma, 1994. ISBN 88-7983-643-9 *[[Renato Rutigliano]], ''La saggezza antica dei Proverbi Napoletani'' {{small|(in copertina)}}; ''Diceva mio nonno... Raccolta di Proverbi Napoletani'', a cura di [[Renato Rutigliano]] {{small|(sul frontespizio)}}, Edizioni Marotta, Napoli, edizione di 255 pagine, 1993?!. *[[Giovan Battista Basile|Giambattista Basile]], ''Le Muse napolitane''; in ''Il Pentamerone'', vol. II, Giuseppe-Maria Porcelli, Napoli, 1788, [https://books.google.it/books?id=MHEtAAAAMAAJ&dq=vantate%20sacco%20mio%20si%20non%20te%20scoso&hl=it&pg=PA7#v=onepage&q&f=false] *''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1861, [https://books.google.it/books?id=CRhAAQAAMAAJ&dq=Add%C3%B2%20vede%20e%20add%C3%B2%20ceca.&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q=pepitola&f=false] *''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1862, [https://books.google.it/books?id=MC7l6SgIRpUC&dq=&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1863, [https://books.google.it/books?id=IuMjF7gLHqwC&dq=va%20te%20cocca&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *''Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto'', 1864, [https://books.google.it/books?id=tr97f-fYuBsC&dq=tuppe%20tuppe&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q=tuppe%20tuppe&f=false] *''Lo Lampo, {{small|Giornale elettreco pe tutte}}'', [https://books.google.it/books?id=E6AHIpKYY_IC&dq=&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo'', 1866, [https://books.google.it/books?id=l2YLpbAOTIUC&dq=lu%20truvatore&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q=lu%20truvatore&f=false] *''Lu Trovatore, Giornale-Spassatiempo'', 1867, [https://books.google.it/books?id=DVdgeO_gTcUC&dq=sciucquaglie&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *''Lo Trovatore, Giornale del popolo'', 1871, [https://books.google.it/books?id=QhcwAAAAYAAJ&dq=%C3%A8%20na%20varca%20scassata&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Luciano Galassi, ''Mannaggia Bubbà, {{small|interiezioni, imprecazioni e invettive napoletane}}'', Kairos Edizioni, Napoli, 2012, p. 146. ISBN 978-88-98029-03-7 *Amedeo Colella, ''[https://books.google.it/books?id=aKqXGBrfvZoC&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PA16&dq=&pg=PA3#v=onepage&q&f=false Manuale di napoletanità:] {{small|365 lezioni semiserie su Napoli e la napoletanità da studiare una la giorno (consigliato), comodamente seduti...}}'', Ateneapoli Editore, Napoli, 2010. ISBN 978-88-905504-0-9 *Claudio Pennino, ''Mettere 'a bbona parola'', Intra Moenia, 2011. *P. Bello e D. Erwin, ''Modern Etymological Neapolitan-English Vocabulary - Vocabolario etimologico odierno napoletano-italiano'', 2009, [https://books.google.it/books?id=kUcIRKwCZF4C&lpg=PA514&dq=uocchie%20vacante.&hl=it&pg=PR1#v=onepage&q&f=false] *Erri De Luca, ''Montedidio'', Felrinelli, Milano, 2003, [https://books.google.it/books?id=69XfCgAAQBAJ&lpg=PP1&dq=montedidio&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false]. *Sebezio, ''Motti e detti napoletani'', Delfini S.R.L., Milano, 1967, [https://books.google.it/books?id=6rM-AAAAIAAJ&q=ommo+cu+%27e+mustacce&dq=ommo+cu+%27e+mustacce&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiIvPrjwu7cAhUP-6QKHYN6AMUQ6AEIRzAG] *Véronique Bruez, ''Naples allegro con fuoco'', Gallimard, [https://books.google.it/books?id=7AQuAwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=V%C3%A9ronique%20Bruez&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *[[Giovanni Artieri]], ''Napoli, punto e basta?, {{small|Divertimenti, avventure, biografie, fantasie per napoletani e non}}'', Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1980. *[[Ferdinando Russo]], ''[https://wikisource.org/wiki/Page:Ncoppo_marciapiede_-_frusso.pdf/7 Ncopp' 'o marciappiede]'', Luigi Pierro, Tip. Editore, Napoli, 1898. *Ferdinando Russo, ''[https://wikisource.org/wiki/Index:%27O_luciano_d%27%27o_Rre.djvu 'O "luciano" d' 'o Rre']'', Tipografia Francesco Giannini e Figli, Cisterna dell'olio, Napoli, 1918. *[[Renato De Falco]], ''Per moda di dire, {{small|ovvero Neo-nomenclatura emergente (con qualche riferimento napoletano)}}'', Guida, Napoli, 2010, [https://books.google.it/books?id=_NYrpxDQYUsC&lpg=PA192&dq=modi%20di%20dire%20napoletani&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q=modi%20di%20dire%20napoletani&f=false] ISBN 978-88-6042-759-5 *[[Salvatore Di Giacomo]], ''Poesie'', a cura di Davide Monda, note al testo di Stefano Scioli, Rizzoli, Milano, [https://books.google.it/books?id=aYxaAQAAQBAJ&lpg=PT544&dq=&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *[[Raffaele Viviani]], ''Poesie'', a cura di Antonia Lezza, Guida, Napoli, 2010, [https://books.google.it/books?id=WoVk3S-AR88C&lpg=PA190&dq=a%20bbona%20'e%20Ddio!&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-6042-710-6 *[[Salvatore Di Giacomo]], ''Poesie e prose'', prefazione di [[Elena Croce]], note all'edizione e cronologia a cura di Lanfranco Orsini, note ai testi, note e bibliografia a cura di Lanfranco Orsini, glossario a cura di Lanfranco Orsini, Mondadori, I Meridiani, 2000<sup>7</sup>. ISBN 88-04-13499-2 *[[Ferdinando Russo]], ''[https://wikisource.org/wiki/Index:Poesie_napoletane_-_Ferdinando_Russo.djvu Poesie napoletane]'', Francesco Perrella Editore, Napoli, 1910. *[[Antonio Altamura]] e [[Vincenzo Giuliani]], ''Proverbi napoletani, {{small|Sentenze, locuzioni, wellerismi con 21 disegni del Pinelli e 52 del D'Anna}}'', Fausto Fiorentino, Napoli, stampa 1966. *Vittorio Pupillo, ''Proverbi, {{small|Dalla saggezza del passato, una speranza per il futuro}}'', vol II, Youcanprint, Tricase (LE), 2014, [https://books.google.it/books?id=Qj3wAwAAQBAJ&lpg=PA276&dq=QUANNO%20NUN%20SITE%20SCARPARE%2C%20PECCH%C3%89%20RUMPITE%20'O%20CACCHIO%20%C3%8A%20SEMMENZELLE%3F&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ISBN 9788891147530 *Vittorio Pupillo, ''Proverbi. {{small|Frammenti di luce, di sogni e di speranza}}'', vol. VI, Youcanprint, 2017, Tricase (LE), [https://books.google.it/books?id=mPc1DwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Vittorio%20Pupillo&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *[[Sergio Zazzera]], ''Proverbi e modi di dire napoletani, {{small| La saggezza popolare partenopea nelle espressioni più tipiche sul culto della famiglia e dell'ospitalità, sull'amicizia, sull'amore, sul lavoro, sulla religione e la superstizione}}'', Newton & Compton editori, Roma, 2004. ISBN 88-541-0119-2 *[[Antonio Rotondo]], ''Proverbi napoletani, ovvero La filosofia di un popolo'', Franco Di Mauro Editore, Sorrento-Napoli, 1993. ISBN 88-85263-52-06 *Vittorio Pupillo, ''Proverbi. Semi della tradizione'', vol. III, Youcanprint Self-Publishing, Tricase (LE), 2014, [https://books.google.it/books?id=EWiBBgAAQBAJ&lpg=PP1&dq=Vittorio%20Pupillo&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ISBN 978-88-91174-68-0 *Antonio Petito, ''So masto Rafaele e non te ne ncarrica''', Tipo-litografia e Libreria di L. Chiurazzi, 1869, [https://books.google.it/books?id=nYOBKiDdgNQC&dq=mettuto%20mbaleria&hl=it&pg=PP5#v=onepage&q&f=false]. *Raffaele Viviani, ''Teatro'', II, a cura di [[Guido Davico Bonino]], Antonia Lezza e Pasquale Scialò, Guida Editori, Napoli, 1988, [https://books.google.it/books?id=PondV7J2r9UC&lpg=PA155&dq=nun%20p%C3%B2%20ven%C3%AC.&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Raffaele Viviani, ''Teatro'', III, a cura di [[Guido Davico Bonino]], Antonia Lezza e Pasquale Scialò, Guida Editori, Napoli, 1988, [https://books.google.it/books?id=83ACagr4rVcC&lpg=PA197&dq=tiene%20mmano&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q=tiene%20mmano&f=false] *Raffaele Viviani, ''Teatro'', IV, a cura di [[Guido Davico Bonino]], Antonia Lezza e Pasquale Scialò, Guida Editori, Napoli, 1989, [https://books.google.it/books?id=4l3brCK8eskC&lpg=PA581&dq=Curnuto%20e%20mazziato.&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Raffaele Viviani, ''Teatro'', VI, a cura di Antonia Lezza e Pasquale Scialò, introduzione di [[Goffredo Fofi]], Guida Editori, Napoli, 1994, [https://books.google.it/books?id=hpvvJLglMvkC&lpg=PP1&dq=viviani&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *''Tradizioni ed usi della Penisola sorrentina'', descritte da Gaetano Amalfi, Libreria internazionale, L. Pedone Lauriel, Palermo, 1890, [https://archive.org/stream/curiositpopola08pitruoft#page/n5/mode/2up] *''Tutto[[Totò]], {{small|ovvero l'unica raccolta completa di tutte le poesie e canzoni con numerosi inediti e una scelta degli sletch più divertenti}}'', a cura di Ruggero Guarini, note e testi critici di Costanzo Ioni, Gremese Editore, Roma. ISBN 88-7742-327-7, [https://books.google.it/books?id=dw_srvzsYuAC&lpg=PP1&dq=Tutto%20Tot%C3%B2&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Maurizio Esposito, ''Uomini di camorra, {{small|La costruzione sociale dell'identità deviante}}'', prefazione di Maria Immacolata Macioti, Franco Angeli, [https://books.google.it/books?id=8e4MrXnkd9sC&lpg=PA185&dq=&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *[[Abele De Blasio]], ''Usi e costumi dei camorristi'', prefazione di [[Cesare Lombroso]], illustrazioni di S. De Stefano, Napoli, Luigi Pierro Editore, Napoli, 1897<sup>2</sup>, [https://archive.org/stream/usiecostumideic00blasgoog#page/n1/mode/2up] * [[Ferdinando Galiani]] e [[Francesco Mazzarella Farao]], ''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano, {{small|Con alcune ricerche etimologiche sulle medesime degli Accademici Filopatridi, opera postuma supplita, ed accresciuta notabilmente}}'', Vol. I, Presso Giuseppe-Maria Porcelli, Napoli, 1789, [https://books.google.it/books?id=NxcJAAAAQAAJ&dq=Vocabulario%20delle%20parole%20del%20dialetto%20Napoletano&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q=cetriuolo&f=false] *Franco Taranto e Carlo Guacci, ''Vocabolario domestico italiano ad uso dei giovani'', Napoli, Stamperia Del Vaglio, 1856<sup>3</sup>, [https://books.google.it/books?id=34bG-Rr6uvYC&dq=Francesco%20TARANTO&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *Vincenzo De Ritis, ''Vocabolario napoletano lessigrafico e storico'', vol. I, Napoli, Dalla Stamperia Reale, 1845, [https://books.google.it/books?id=HRK5Tw5COm0C&hl=it&pg=PP7#v=onepage&q&f=false] *Raffaele Andreoli, ''Vocabolario napoletano-italiano'', Salvatore Di Fraia Editore, Pozzuoli, 2002. *Pietro Paolo Volpe, ''Vocabolario napolitano-italiano'', Napoli, Gabriele Sarracino librajo-editore, 1869. *Giuseppe Gargano, ''Vocabolario napolitano-italiano'', Dalla Stamperia di Nunzio Pasca, Napoli, 1841, [https://books.google.it/books?id=519JAAAAMAAJ&dq=ranciofellone&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] *''Vocabolario napolitano-italiano tascabile, {{small|compilato sui dizionarii antichi e moderni e preceduto da brevi osservazioni grammaticali appartenenti allo stesso dialetto}}'' per Pietro Paolo Volpe, Gabriele Sarracino Librajo-Editore, Napoli, 1869, [https://books.google.it/books?id=sfqae2PVbK4C&dq=Pietro%20Paolo%20Volpe%2C%20Vocabolario%20napolitano-italiano&hl=it&pg=PR1#v=onepage&q&f=false] *''Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri'' di D'Ambra Raffaele, 1873, [https://books.google.it/books?id=MmEVAAAAYAAJ&dq=a%20zeffunno&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false] ==Voci correlate== *[[Indovinelli napoletani]] *[[Napoli]] *[[Proverbi napoletani]] *[[Scioglilingua napoletani]] *[[Voci e gridi di venditori napoletani]] [[Categoria:Modi di dire campani|Napoletani]] [[Categoria:Napoli]] crxr5xpfq1ur4v01pmslq02y20xd4b7 Prigione 0 16431 1219306 1203815 2022-07-27T20:23:41Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni */ +1 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[Immagine:Van Gogh 10.jpg|thumb|''Prigionieri in tondo'' ([[Vincent van Gogh|V. van Gogh]], 1890)]] Citazioni sul '''carcere''', la '''prigione''' e la '''prigionia'''. ==Citazioni== *A quanto sembra la gente dà il meglio di sé in prigione. [[Mahatma Gandhi|Gandhi]], [[Lenin]]... (''[[Gli intrighi del potere - Nixon]]'') *''Allegramenti, carzarati, | cà quannu chiovi a bona banna siti.'' ([[proverbi siciliani|proverbio siciliano]]) *Anche se la condizione delle carceri è ricaduta a quella che era mezzo secolo fa, vi è oggi nella vita pubblica italiana un elemento nuovo, che potrebbe essere decisivo per una fondamentale riforma di esse. Se nel 1904 gli uomini politici che avessero esperienza della prigionia si potevano contare nella Camera italiana sulle dita di una mano, oggi nel Parlamento della Repubblica essi sono certamente centinaia; solo nel Senato siedono diverse diecine di senatori di diritto che hanno scontato più di cinque anni di reclusione per condanna del Tribunale speciale.<br />Mai come ora è stata presente nella nostra vita parlamentare la cupa esperienza dolorante della prigionia vissuta; se neanche questa volta si facesse qualcosa per cominciare a portare un po' di luce di umanità nel buio delle carceri, non si potrebbe addurre questa volta la comoda scusa burocratica della mancanza di precise informazioni! ([[Piero Calamandrei]]) *[[Aspettare]]? È il più grande ed efficace metodo educativo in un penitenziario. Bisogna aver imparato ad aspettare, per saperlo sopportar per anni. Chi non l'ha imparato, muore. ([[Theodor Kröger]]) *Bisogna essere stati in galera per capire certe cose. Quando finisci in gabbia non ti tolgono solo i vestiti e le scarpe. Ti tolgono tutto, a cominciare dalla dignità. Anche se sei innocente, e perfino se ti hanno incarcerato per i tuoi ideali, dopo qualche tempo cominci a sentirti un rifiuto umano. La ristrettezza degli spazi, l'ora d'aria, i ritmi scanditi dai chiavistelli che aprono e chiudono le porte sono solo il contorno, lo scenario su cui si svolge il dramma, quello vero: il tuo tempo si ferma, le lancette dell'orologio cominciano a girare a vuoto e la vita non ti appartiene più. Potrai riempire quel tempo – come ho fatto io – leggendo un libro dopo l'altro e arrivare a conseguire una laurea, ma sarà sempre una finzione. Finché stai chiuso là dentro, il tuo destino è nelle mani di altri. ([[Bruno Morchio]]) *C'è una cosa che in prigione s'impara: mai pensare al momento della liberazione, altrimenti c'è da spaccarsi la testa nel muro. Pensare all'oggi, al domani, tutt'al più alla partita di calcio del sabato; ma mai più in là. Prendere il giorno come viene. ([[John Steinbeck]]) *Chi ha bazzicato il carcere lo sa, la maggioranza di coloro che vengono condannati si dichiara innocente: non sono stati loro, li hanno fregati, già alla prima udienza i giudici avevano il verdetto scritto in faccia, l'avvocato difensore era un incapace, la procura voleva un colpevole a ogni costo... A sentirli, a volte, risultano perfino convincenti. Forse perché, a forza di ripeterlo, se ne sono convinti loro stessi, o perché la giustizia dei tribunali applica la legge e non si preoccupa delle motivazioni che hanno spinto le persone a delinquere; e invece, nel commettere un reato, c'è sempre una ragione soggettiva, una determinazione più o meno chiara d'essere nel giusto, di agire per necessità e talora perfino per rifarsi dei torti perpetrati dal destino. ([[Bruno Morchio]]) *Chiuso in cella non rincorri il fantasma del successo, non fai l'ipocrita, né il diplomatico, non vieni a compromessi con la tua coscienza. Ti immergi nei sommi problemi dell'essere umano, accostandoti ad essi purificato dalla sofferenza. ([[Evgenija Solomonovna Ginzburg]]) *Come saranno le galere dell'India libera? Tutti i criminali dovranno essere trattati come pazienti e le prigioni diventare degli ospedali riservati al trattamento e alla cura di questo particolare tipo di ammalati. Nessuno commette crimini per divertimento. È un segno di disturbo mentale. Le cause di una particolare malattia vanno indagate e rimosse. ([[Mahatma Gandhi]]) *Dove si sta contro voglia, è davvero una prigione. ([[Epitteto]]) *Due carcerati guardavano fuori dalle sbarre della prigione, uno vide solo il fango della strada e si rattristò, l'altro guardò le stelle e si rallegrò. ([[Andrea Gasparino]]) *Eppure i dati sul sovraffollamento delle carceri {{NDR|in Italia}} sono allarmanti, anche se in sintonia con quelli di altri paesi europei e con le tendenze che arrivano da oltreoceano: una popolazione carceraria che si espande ed è sempre più connotata dalla marginalità sociale; una detenzione che diventa "sociale" più che "penale". [...] Non sono certo cresciute di pari passo la criminalità e la percezione di sicurezza. E neppure la capacità d’interrogarsi sui meccanismi sociali e politici che non stanno funzionando nella nostra quotidianità. ([[Mauro Palma]]) *Fuori del carcere è difficile credere che dentro ci comportiamo come esseri umani. Ma è naturale che sia così e che ci costruiamo reti per sopravvivere. ([[Chelsea Manning]]) *Ho visitato nei mesi scorsi molti istituti carcerari, in Svezia, in Norvegia, in Inghilterra. A Stoccolma c'è una prigione dove i detenuti lasciano le celle durante il giorno per recarsi a lavorare fuori, anche in aziende private. La sera ritornano normalmente. In Italia cerchiamo di avvicinarci a questi concetti. ([[Guido Gonella]]) *Il carcere è un penitenziario... non è un villaggio di vaganza... si deve scontare la sua pena perscritta... che gli aspetta... lo sapeva prima fare il reato... io ritengo come Lega... di non uscire prima della sua pena erogata, grazie. ([[Eraldo Isidori]]) *Il carcere l'ha inventato qualcuno che non c'era mai stato [...]. E la prigione non salva nessuno. (''[[Riso amaro]]'') *Il carcere non è vendetta sociale, il carcere è recupero sociale. ([[Sandro Gozi]]) *Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni. ([[Fëdor Dostoevskij]]) *Il passaggio del ventennio fascista ha deliberatamente portato nella disciplina dei reclusori, colla riforma della legislazione penale e dei regolamenti carcerari, un soffio di gelida crudeltà burocratica e autoritaria, che senza accorgersene sopravvive al fascismo.<br />Se oggi nella stampa è diventato un episodio ordinario di cronaca nera, che lascia indifferenti i lettori, il fatto di detenuti che soccombono alle sevizie inflitte loro nel carcere, si deve ringraziare ancora quel celebre art. 16 del Codice di procedura penale del 1930, che garantendo praticamente l'impunità agli agenti di pubblica sicurezza «per fatti compiuti in servizio e relativi all'uso delle armi o di un altro mezzo di coazione fisica», costituiva una specie di tacita istigazione alla tortura. ([[Piero Calamandrei]]) *In altri paesi e in altre condizioni, in prigioni normali, il luogo di questo breve grido di [[disperazione]] è tenuto da una vera preghie­ra o dalla sottrazione di un giorno dalla condanna totale, perché è fin troppo comprensibile che un [[uomo]], privato di tutto tranne che della [[speranza]], incominci la sua giornata volgendo i pensieri alla speranza. I prigionieri sovietici sono stati privati perfino del conforto di sperare, perché nessuno di essi può mai sapere con certezza se la sua condanna avrà fine: e può ricordare centinaia di casi in cui le condanne sono state prolungate di altri dieci an­ni con un tratto di penna al Consiglio speciale della Nkvd a Mosca. Solo chi è stato in prigione può intendere tutto il crudele si­gnificato del fatto che, durante l'anno e mezzo che trascorsi nel campo, solo poche volte udii prigionieri contare ad alta voce il numero di anni, mesi, giorni e ore, che restavano ancora delle loro condanne. Questo [[silenzio]] si sarebbe detto un tacito accor­do a non tentare la [[Provvidenza]]: quanto meno parlavamo delle nostre condanne, quanto meno nutrivamo la speranza di mai riacquistare la [[libertà]], tanto più sembrava probabile che "pro­prio questa volta" ogni cosa sarebbe andata bene. La speranza racchiude il tremendo [[pericolo]] della disillusione. Nel nostro si­lenzio, alquanto simile al tabù che proibisce agli uomini di alcune tribù primitive di pronunziare i nomi delle divinità vendicatrici, l'[[umiltà]] si univa a una segreta rassegnazione, e al presenti­mento del peggio. Il disinganno era un colpo mortale per un prigioniero privo di questa armatura contro il fato. ([[Gustaw Herling-Grudziński]]) *In due posti conoscerete il vero [[amicizia|amico]]: quando sarete a letto ammalati o quando sarete in prigione. ([[Proverbi cinesi|proverbio cinese]]) *In prigione nasce anche l'uomo, come ogni altro essere. Anima, corpo, pensiero, desiderio, comportamento: tutto in lui ha limiti, lui stesso è un tangibile limite, è tutto un definito, diverso, staccato dall'altro. Dalle finestre ingabbiate dei sensi egli guarda fuori di sé nell'esterna, estranea realtà che mai egli sarà. ([[Hans Urs von Balthasar]]) *– Io non voglio trascinarmi in questa vita. Ogni giorno che resto qui, vincono loro.<br>– Ma non vincono anche se ti togli la vita?<br>– No, mi vogliono viva così posso restare in prigione. Non ti rendi conto di quanto è assurdo? Ma se io non sono viva, allora non sono in prigione. È l'unico modo per avere un minimo di controllo sulla mia vita. (''[[Orange Is the New Black (terza stagione)|Orange Is the New Black]]'') *L'amicizie si fanno in prigione. ([[proverbi toscani|proverbio toscano]]) *L'intero sistema del [[lavoro]] forzato nella [[Russia]] sovietica – in tutti i suoi stadi: interrogatori, udienze, carcere preliminare, e infine il campo – è inteso principalmente non a punire il colpe­vole, ma piuttosto a sfruttarlo economicamente e trasformarlo psicologicamente. La tortura non viene usata negli interrogatori in base a un principio, ma come strumento ausiliario. Lo scopo reale di un'udienza non è di estorcere al prigioniero la firma a un'accusa fittizia, ma la disintegrazione completa della sua per­sonalità individuale. ([[Gustaw Herling-Grudziński]]) *La galera viene utilizzata come mezzo di pressione sui sospettati per estorcere confessioni. Le manette sono diventate un moderno strumento di tortura per acquisire prove che mancano e per costringere a parlare chi, per legge, avrebbe invece diritto a tacere. ([[Edoardo Mori]]) *La prigione è sovente un male irreparabile a motivo del suo rigore e del disonore che vi è attaccato.[[Daniel Jousse]] *La prigione è una fabbrica che trasforma gli uomini in animali. Le probabilità che uno esca peggiore di quando c'è entrato sono altissime. ([[Edward Bunker]]) *La prigione non è così romantica come i [[Women in prison|film d'exploitation anni 70]] volevano far sembrare. (''[[Orange Is the New Black (settima stagione)|Orange Is the New Black]]'') *La questione non è se la prigione può aiutare, né se la sua condanna possa servire da deterrente per qualcun altro. Il punto fondamentale è quello di proteggere la società. ([[Edward Bunker]]) *Le carceri sono luoghi favorevoli alla lettura dei testi di [[filosofia]]. ([[Leo Valiani]]) *Le carceri italiane rappresentano l'esplicazione della vendetta sociale nella forma più atroce che si sia mai avuta: noi crediamo di aver abolito la tortura, ma i nostri reclusori sono essi stessi un sistema di [[tortura]]; noi ci vantiamo di aver cancellato la pena di morte dal codice penale comune, ma la pena di morte che ammanniscono, goccia a goccia, le nostre galere è meno pietosa di quella che era data per mano del carnefice. Le nostre carceri sono fabbriche di delinquenti o scuole di perfezionamento dei malfattori. ([[Filippo Turati]]) *''Ma il cielo là in prigione non è cielo, è un qualche cosa che riveste | il giorno e il giorno dopo e un altro ancora sempre dello stesso niente''. ([[Francesco Guccini]]) *Mi sono accorto che, proprio al contrario di quanto avevo sempre pensato, in carcere si studia male, per tante ragioni, tecniche e psicologiche. ([[Antonio Gramsci]]) *Nel momento in cui ti mettono le manette la tua vita è sminuita. Dietro le sbarre sei un carcerato, e un carcerato, a meno che non abbia compiuto delitti atroci, è una persona che deve superare lo sconforto. Io in carcere ho trovato l’umanità nei miei compagni di cella, ho trovato la comprensione, ho trovato tutto. ([[Luigi Maria Burruano]]) *Nessuna prigione al mondo è ermetica, ognuna ha la sua [[chiave]]. Occorre solo trovarla. (''[[The Next Three Days]]'') *Noi che viviamo in questo carcere, nella cui vita non esistono fatti ma dolore, dobbiamo misurare il tempo con i palpiti della sofferenza, e il ricordo dei momenti amari. Non abbiamo altro a cui pensare. La [[sofferenza]] [...] è il nostro modo d'esistere, poiché è l'unico modo a nostra disposizione per diventare consapevoli della vita; il ricordo di quanto abbiamo sofferto nel passato ci è necessario come la garanzia, la testimonianza della nostra identità. ([[Oscar Wilde]]) *{{NDR|In prigione}} Non mi sentii imprigionato neppure per un momento, e i muri mi sembrarono un grande spreco di pietra e di malta. Mi sentivo come se io solo, fra tutti i miei concittadini, avessi pagato la mia tassa. ([[Henry David Thoreau]]) *Non va dimenticato mai che il carcere è un prodotto umano e come tale va sottoposto a un test di validità. E il criterio fondamentale è quello relativo alla quantità di bene e alla quantità di male che ne derivano. Ovvero: il carcere produce bene se risponde allo scopo per il quale è stato creato. Produce male se non raggiunge il fine al quale è destinato e se determina danni che superino i benefici ottenuti. ([[Luigi Manconi]]) *Ora la natura appende ad ogni albero fiorito il suo verde manto, e stende sull'erboso prato le sue lenzuola di bianche margherite; ora il Sole rallegra le cristalline correnti, e fa lieto l'azzurro dei cieli; ma nulla può rallegrare la povera creatura, che vive stretta in un carcere. ([[Robert Burns]]) *Per il [[Guerriglia|guerrigliero]] la prigionia è un approfondimento della sua esperienza e la sua lotta continua anche nella cella dove è detenuto. ([[Carlos Marighella]]) *Per me la prigione è un po come la casa in campagna, ci vado solo per riposarmi. (''[[Taxxi 4]]'') *Quando entrai per la prima volta in una prigione, ero studente in medicina. Lottavo contro il fascismo e fui incarcerato. Mi ricordo della situazione allucinante che mi trovai a vivere. Era l'ora in cui venivano portati fuori i buglioli dalle varie celle. Vi era un odore terribile, un odore di morte. Mi ricordo di aver avuto la sensazione di essere in una sala di anatomia dove si dissezionano i cadaveri. ([[Franco Basaglia]]) *''Qui non c'è più decoro, le carceri d'oro | ma chi l'ha mi viste, chissà? | Chiste so' fatiscienti, pe' chisto i fetienti | se tengono l'immunità''. ([[Fabrizio De André]]) *Se fossi un detenuto, vorrei un [[libro]] per volar via, oltre le mura del carcere. ([[Peppe Lanzetta]]) *Se son piene le carceri, son vuote le sepolture. ([[Luigi Lambruschini]]) *Sicuro? La sicurezza si poteva averla anche in galera. Tre metri quadrati tutti per voi senza affitto da pagare, senza conti della luce e del telefono, senza tasse, senza alimenti. Senza tassa di circolazione. Senza multe. Senza fermi per ogni guida in stato di ubriachezza. Cure mediche gratuite. La compagnia di persone con gli stessi interessi. Chiesa. Inculate. Funerali gratuiti. ([[Charles Bukowski]]) *Sotto un governo che imprigiona chiunque ingiustamente, il vero posto per un uomo giusto è la prigione. ([[Henry David Thoreau]]) *Tu non 'o ssaje, ma sta 'nchiuso llà dinto è 'n'inferno. E doppo quanno tuorne â casa, vide ca la vita è juta annanze e nun te truove cchiù, pure câ famiglia toja te siente n'estraneo. E tutte chille ca vulive bene 'e vvide comm'a tante sconosciute. (''[[Gomorra - La serie (terza stagione)|Gomorra - La serie]]'') *Un carcere non è forse altro che un ospedale di anime dove sfortunatamente la maggior parte dei mali sono mortali? ([[Juliette Colbert]]) *''Visione di pietà, onta e afflizione, | orribile pensiero, un'anima in prigione.'' ([[Walt Whitman]]) ===[[Salvatore Cuffaro]]=== *Ho ancora il tanfo del carcere addosso. I primi due giorni mi sono fatto 14 docce. Niente. Il tanfo rimane. Ormai ce l'ho dentro. *Il carcere dovrebbe essere un luogo di rieducazione. Invece è un luogo di [[sofferenza]] e di [[morte]]. *Il carcere per me era quello che avevo visto nei film, con gli agenti che battono col manganello sulle sbarre... Avevo paura anche a fare la doccia pensando che avrei trovato quello pronto a sodomizzarmi... Invece, il carcere è una comunità nella quale ci sono tante brave persone sfortunate, un luogo dove finisce soprattutto gente distrutta dalla [[povertà]]. *Il carcere trasforma gli [[uomo|uomini]] in [[maiale|maiali]]. Per l'[[Unione Europea|Europa]] i maiali hanno diritto a sette metri quadrati per uno. Noi ne avevamo meno di cinque in quattro. ===''[[Dov'è la libertà...?]]''=== *In carcere, con rispetto parlando, stavo tra persone perbene. *In galera l'aria, quando riesce a passare, è ottima. *Perciò decisi di tornare in carcere: volevo tornare coi miei compagni di cella, con quei cari amici che credano ancora che fuori dal carcere c'è l'onestà, la bontà, la fedeltà delle donne. Fuori dal carcere io mi sentivo in prigione, e avevo bisogno di tanta libertà. ===''[[Le ali della libertà]]''=== *Certe notti sono interminabili in prigione, quando sei solo nell'oscurità con i tuoi pensieri il tempo si allunga come una lama. *In prigione il tempo scorre lentamente e allora ti inventi qualcosa per passarlo: certa gente colleziona francobolli, altri fanno costruzioni con i fiammiferi. [...] In prigione un uomo deve fare di tutto per tenere la mente occupata. *Io dico che queste mura sono strane: prima le odi, poi ci fai l'abitudine e se passa abbastanza tempo non riesci più a farne a meno: sei istituzionalizzato. [...] È la tua vita che vogliono ed è la tua vita che si prendono. La parte che conta almeno. *Quelli {{NDR|del Senato}} conoscono solo tre modi di spendere i soldi dei contribuenti quando si tratta di prigioni: più mura, più celle, più guardie. ===[[Jawaharlal Nehru]]=== *Coloro che hanno avuto il vantaggio dell'esperienza della prigione sanno almeno il valore della pazienza e se hanno tratto profitto dalla loro esperienza, hanno anche imparato il senso di adattamento, che è gran cosa. *In prigione, il presente quasi cessa di esistere, perché sensazioni ed emozioni dinamiche sono generalmente assenti. Soltanto il passato ed il futuro contano; alcuni si perdono nel passato, altri si immergono in un futuro indefinito. Fino ad un certo punto tutti si abbandonano alla rievocazione del passato, in quanto sembra l'unica cosa che possa venir esaminata senza molta difficoltà, ed in ogni modo è più facile lasciar vagare la mente senza alcuno scopo in sentieri conosciuti. *La prigione mi serve sempre come tonico e costituisce un cambiamento della piatta uniformità della vita normale. ==Voci correlate== *[[Alcatraz]] *[[Ergastolo]] *[[Gabbia]] *[[Isolamento]] *[[Pena]] *[[Pena di morte]] *[[Sing Sing (prigione)]] ==Altri progetti== {{interprogetto|etichetta=prigione|preposizione=sulla|wikt}} [[Categoria:Carceri| ]] [[Categoria:Spazi]] k0jje2j1y36jia0rp9hroma2j7puv8e Patricia Highsmith 0 16446 1219287 1218586 2022-07-27T16:21:50Z Udiki 86035 /* Citazioni di Patricia Highsmith */ l'altro è giusto com'è wikitext text/x-wiki [[File:Highsmith on After Dark.JPG|thumb|Patricia Highsmith nel 1988]] '''Patricia Highsmith''' (1921 – 1995), scrittrice statunitense. ==Citazioni di Patricia Highsmith== *Chi sono io? Solo un riflesso negli occhi di chi mi ama.<ref>Citato in [[Natalia Aspesi]], ''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/08/18/attrazioni-molto-fatali.html Attrazioni molto fatali]'', ''la Repubblica'', 18 agosto 2003.</ref> *''[[Giugno]]''. Come suonava dolce quella parola, pigra, limpida e traboccante di sole e di calore!<ref>Da ''Il talento di Mr. Ripley'', traduzione di Maria Grazia Prestini, Bompiani, Milano, 2011, cap. 26, p. 249. ISBN 978-88-452-4866-5.</ref> *I [[criminali]] sono interessanti per quanto riguarda l'azione, perché almeno per un certo periodo sono attivi, liberi di spirito, e non si piegano davanti a nessuno.<ref name=criminali>Da ''Suspense: pensare e scrivere un giallo'', traduzione di Cagnoni & Coyaud, La tartaruga, Milano, 1986. ISBN 88-7738-005-5; citato in ''Rispetto la legge, ma i criminali mi piacciono'', ''La Stampa'', 20 settembre 1986, p. 3.</ref> *Io trovo noiosissima e artificiosa la pubblica passione per la [[giustizia]]; dopo tutto, che giustizia sia fatta, non importa né alla vita né alla natura.<ref name=criminali/> *[[Uccidere]] è un po' come fare l'amore, una specie di volontà di possesso.<ref>Citato in ''[https://www.rivistastudio.com/patricia-highsmith-diari/ La scrittura segreta di Patricia Highsmith]'', ''Rivistastudio.com'', 6 novembre 2019.</ref> ==[[Incipit]] di alcune opere== ===''Carol''=== Nella mensa per i dipendenti del Frankenberg era l'ora di punta.<ref>Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref> ===''Il talento di Mr. Ripley''=== Tom sbirciò alle sue spalle e scorse l'uomo che lo seguiva uscire dietro di lui dal Green Cage. Accelerò il passo, ma non c'era ombra di dubbio. L'uomo era proprio alle sue calcagna. Tom lo aveva notato cinque minuti prima mentre questi lo osservava con insistenza da un altro tavolo, come se non fosse proprio del tutto sicuro, ma quasi. A Tom, però, era sembrato sicuro abbastanza da indurlo a bere d'un fiato il suo drink, pagare in gran fretta e lasciare il locale.<br> Giunto all'angolo si protese in avanti e affrettò il passo oltre la Quinta Strada. Era nelle vicinanze di Raoul's. Si chiese se fosse il caso di correre il rischio di entrare e farsi un altro bicchiere. Doveva sfidare la sorte con tutte le conseguenze che ne derivavano oppure era meglio squagliarsela verso Park Avenue cercando di seminare quel tipo entrando e uscendo da qualche portone male illuminato? Si decise ed entrò da Raoul's. ===''L'alibi di cristallo''=== Erano le tre e trentacinque di un martedì pomeriggio al Penitenziario Statale, e i detenuti stavano tornando dal lavoro. Uomini in uniformi non stirate, color carne, col numero sulla schiena, defluivano per i lunghi corridoi del blocco A. Da loro si alzava un fitto borbottio, anche se in apparenza nessuno stava parlando col vicino. Era uno strano coro, non musicale, che il primo giorno aveva spaventato Carter. Era ancora un pivello e aveva addirittura pensato che bollisse in pentola una rivolta: ora invece l'accettava come una caratteristica del Penitenziario Statale, o forse, chissà, di tutte le prigioni. La porta delle celle era aperta, e a mano a mano gli uomini sparivano, inghiottiti dalle celle al pianterreno, e di sopra, in quelle che davano sulle ringhiere (il blocco aveva quattro piani). Ben presto i corridoi si svuotarono. Adesso c'erano venticinque minuti per lavarsi al lavandino della cella; cambiarsi la camicia, chi ci teneva e ne aveva una pulita; scrivere una lettera, o mettersi la cuffia e ascoltare il disc-jockey del programma musicale che andava in onda a quell'ora. Il campanello della cena suonava alle quattro. ==Citazioni su Patricia Highsmith== *Il nome «Patricia Highsmith» indica per me un territorio sacro, colei il cui posto tra gli scrittori è paragonabile al posto che [[Baruch Spinoza|Spinoza]] occupa per [[Gilles Deleuze|Deleuze]] (il «Cristo tra i filosofi»). Chi parla di lei deve fare attenzione, perché cammina sui miei sogni. ([[Slavoj Žižek]]) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Patricia Highsmith, ''Il talento di Mr. Ripley'', traduzione di Maria Grazia Prestini, Bompiani, Milano, 2001. *Patricia Highsmith, ''L'alibi di cristallo'', traduzione di Carlo Brera, Bompiani, Milano, 1993. ==Filmografia== *''[[Carol (film)|Carol]]'' (2015) – soggetto ==Altri progetti== {{interprogetto}} ===Opere=== {{Pedia|L'alibi di cristallo||}} {{Portale|donne}} {{DEFAULTSORT:Highsmith, Patricia}} [[Categoria:Scrittori statunitensi]] 4h4hieeni9hkqs099kfqwgjxzginiew Discussione:Marcel Proust 1 20465 1219356 484011 2022-07-28T10:21:48Z Dread83 47 -1, fonte wikitext text/x-wiki ==Edizioni== Ho fatto un po' d'ordine, ma bisogna ancora (oltre a trovare una fonte per le citazioni senza fonte) trovare l'edizione da cui è stata tratta ogni citazione nei casi in cui il titolo diverso non è stato d'aiuto. Bisognerebbe andare a vedere chi le ha inserite; se ha messo anche l'incipit l'edizione sarà la stessa; se ha inserito una citazione da un volume di un ciclo tradotto dalla stessa persona probabilmente anche le altre citazioni saranno dalla stessa edizione (Raboni per Mondadori, Maria Teresa Nessi Somaini per Rizzoli, Paolo Pinto e Giuseppe Grasso per Newton Compton). Poi i sistemi sono parecchi. --[[Utente:Nemo bis|Nemo]] 11:44, 26 apr 2008 (CEST) == ''Alla ricerca del tempo perduto'' == [[Immagine:La fatica del wikicitatore.jpg|thumb|Pronti, via!]] Dopo un'attenta lettura mi accingo ad aggiungere una settantina di citazioni dal romanzo (piú incipit ed explicit). L'edizione che ho letto è Marcel Proust, ''Alla ricerca del tempo perduto'', edizione integrale a cura di Paolo Pinto e Giuseppe Grasso condotta sul testo critico stabilito da Jean-Yves Tadié, Newton Compton, 1990<sup>2</sup>, ISBN 978885411634. In genere le edizioni Newton Compton sono ben fatte, inoltre rispetto ad altre citate qui ha il vantaggio di essere basata sull'ultima edizione critica; forse l'edizione Einaudi dello stesso periodo è meglio, ma non ho il tempo di verificare se è effettivamente cosí e nel caso di spulciarla per ritrovare le citazioni (cosa non facile data la scarsa strutturazione del libro in capitoli ecc.), ma se qualcuno lo fa e dà un po' di uniformità alla voce non mi offendo certo. :-) --[[Utente:Nemo_bis|Nemo]] 12:25, 29 dic 2010 (CET) ===Proposte di rimozione=== Le seguenti citazioni non mi paiono molto rilevanti, o perché riferiscono concetti già espressi da altre o (piú spesso) perché magari argute ma non molto importanti (e di simili se ne potrebbero estrarre a centinaia). Secondo me si potrebbero togliere, ma non vorrei esagerare... {{cassetto|Citazioni|testo= *Io tornavo al mio libro, i domestici s'installavano di nuovo davanti alla porta a guardar cadere la polvere e l'emozione sollevate dal passaggio dei soldati. *Non vi sono che due classi di esseri: i magnanimi e gli altri. (1963) *Ogni [[bacio]] chiama un altro bacio. Ah! nei primi tempi di un [[amore]] i baci nascono con tanta naturalezza! Spuntano così vicini gli uni agli altri; e a contare i baci che si è dati in un'ora si faticherebbe come a contare i fiori di un campo nel mese di [[maggio]]. (1965) *Si stupiva anche delle accese requisitorie, alle quali si abbandonava sovente, contro l'aristocrazia, la vita mondana, lo snobismo, "certamente il peccato al quale pensa san Paolo quando parla del peccato per cui non c'è remissione". (1963) *Le attrattive della donna che passa sono generalmente in rapporto diretto con la rapidità del passaggio. *Quel che {{NDR|gli artisti}} chiamano «la posterità» è la posterità dell'opera. *Si diventa morali appena si è infelici. *Un'idea forte comunica un po' della sua forza al contraddittore. *[[Citazione|Citando]] un verso isolato se ne moltiplica la forza attrattiva. *Cessando di essere [[Pazzia|pazzo]], diventò stupido. *È più ragionevole sacrificare la propria vita alle [[Donna|donne]] piuttosto che ai [[francobollo|francobolli]], alle vecchie tabacchiere, perfino ai quadri e alle sculture. L'esempio delle altre collezioni dovrebbe però ammonirci a cambiare, a non avere una sola donna, ma molte. *Lasciamo le belle [[Donna|donne]] agli uomini senza immaginazione. *Nella patologia nervosa, un medico che non dica troppe sciocchezze, è un malato guarito per metà. (1990) *Si è potuto perfino dire che la lode più alta di Dio è nella negazione dell'ateo che ritiene la Creazione tanto perfetta da poter fare a meno di un creatore. (1990) *C'è qualche cosa che ha un potere di esasperazione non raggiungibile da una persona, ed è il [[pianoforte]]. (1997) *Certe [[qualità]] aiutano a sopportare i difetti del prossimo [...] e un uomo di grande ingegno presterà di solito meno attenzione alla stupidità altrui di quanta ne presterebbe uno sciocco. *Ho molto amato la vita, ho molto amato le arti. *Ho orrore dei tramonti di sole, è romantico, fa tanto opera. (1997) *{{NDR|Su [[Venezia]]}} Così disposte ai due lati del canale, le abitazioni facevano pensare a luoghi naturali, ma di una natura che avesse creato le proprie opere con un'immagine umana. *La soddisfazione che genera in un'[[imbecille]] il proprio buon diritto e la certezza di poterla spuntare è qualcosa che irrita in particolar modo. *I nostri [[pensieri]] non sempre s'accordano con le nostre [[parole]]. *Un'azione diversiva va compiuta solo in un punto che abbia una certa importanza. *Non ebbi il coraggio di chiedergli nulla ed egli mi disse solo parole comuni, ben poco diverse da quelle che avrebbe detto prima della [[guerra]], come se la gente, nonostante la guerra continuasse ad essere la stessa di prima. Il tono era il solito, solo il contenuto era mutato, ed anche questo di poco. *Ma i [[giornali]] si leggono come si ama, con una benda sugli occhi: non si cerca di comprendere i fatti. Si ascoltano le dolci parole del redattore come si ascoltano le parole di un'amante. Si è sconfitti e scontenti perché non ci si considera sconfitti ma vincitori. *È singolare quanto poco variino non solo i modi di esprimersi, ma anche i pensieri in una stessa persona. *Chi non combatte può dire quello che vuole, è perché non se la sente di farsi ammazzare, è per [[paura]]. *I cervelli piccini restano schiacciati non dalla bellezza, ma dall'enormità dell'azione. *La vittoria appartiene, come dicono i Giapponesi, a chi resiste un quarto d'ora di più. *La [[guerra]] è una malattia, che quandro sembra scongiurata da una parte, riattacca dall'altra. *Ma un fascino non si travasa. *I ricordi non si spartiscono.}} --[[Utente:Nemo_bis|Nemo]] 02:52, 2 gen 2011 (CET) ==Senza fonte== {{sfid}} *Credere che l'[[amicizia]] esista è come credere che i mobili abbiano un'[[anima]]. *Il ritornello che un orecchio fine ed educato rifiuterebbe di ascoltare, ha ricevuto il tesoro di migliaia di anime, conserva il segreto di migliaia di vite di cui fu la ispirazione, la consolazione sempre pronta, la grazia e l'[[idea]]. *I legami fra una persona e noi esistono solamente nel pensiero. La memoria, nell'affievolirsi, li allenta; e, nonostante l'illusione di cui vorremmo essere le vittime, e con la quale, per amore, per amicizia, per cortesia, per rispetto umano, per dovere, inganniamo gli altri, noi viviamo soli. L'uomo è l'essere che non può uscire da sé, che non conosce gli altri se non in sé medesimo, e che, se dice il contrario, mente. *Qualsiasi essere amato – anzi, in una certa misura qualsiasi essere – è per noi simile a Giano: se ci abbandona, ci presenta la faccia che ci attira; se lo sappiamo a nostra perpetua disposizione, la faccia che ci annoia. *La verità è che io non appartengo a questo mondo, dove mi sento, in esilio; è necessaria tutta la forza della legge di gravità per tenermici ed impedirmi di evadere in un'altra sfera. Appartengo ad un altro pianeta – Alla ricerca del tempo perduto I guermantes (ed. BUr pag. 269) ==Varie== Nei prossimi giorni aggiungerò altre citazioni, cercando di non esagerare visto che la pagina è già bella piena. Manca però quasi del tutto di "citazioni su" (la Voce è anche in [http://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Marcel_Proust&diff=prev&oldid=37225 Vetrina] tra l'altro), e in giro dovrebbero essercene un bel po': Proust è ''citato'' molto. È un invito che lascio per qualche volenteroso affezionato, a me Proust faceva venir sonno :) .<br />--[[Utente:DonatoD|DonatoD]] ([[Discussioni utente:DonatoD|scrivimi]]) 23:05, 3 giu 2012 (CEST) py5677bmb080b3w6u7biu54m824vrce Papa Francesco 0 35784 1219328 1212141 2022-07-27T22:26:04Z 151.30.175.78 /* Citazioni di Papa Francesco */ wikitext text/x-wiki [[File:Pope Francis in March 2013.jpg|thumb|Papa Francesco nel 2013]] '''Papa Francesco''', al secolo '''Jorge Mario Bergoglio''' (1936 – vivente), papa della Chiesa Cattolica. ==Citazioni di Papa Francesco== *A cosa servono alla [[Chiesa]] i [[convento|conventi]] chiusi? I conventi dovrebbero servire alla carne di [[Cristo]] e i rifugiati sono la carne di Cristo.<ref>Citato in ''[http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/10/immigrazione-papa-francesco-dare-conventi-chiusi-ai-rifugiati/707814/ Papa Francesco: "Dare i conventi chiusi ai rifugiati"]'', ''Ilfattoquotidiano.it'', 10 settembre 2013.</ref> *A me fa male quando vedo un prete o una suora con un'auto di ultimo modello: ma non si può! Non si può andare con auto costose. La macchina è necessaria per fare tanto lavoro, ma prendetene una umile. Se ne volete una bella pensate ai bambini che muoiono di fame.<ref>Citato in ''[http://www.corriere.it/cronache/13_luglio_06/francesco-a-me-fa-male-se-vedo-prelati-con-auto-lusso_c67846ec-e659-11e2-ad19-4496ac8ff7bf.shtml Francesco: «A me fa male quando vedo un prete o una suora con un'auto di ultimo modello»]'', ''Corriere della Sera'', 6 luglio 2013.</ref> *A me piace dire che in una società ben costituita, i privilegi devono essere solo per i bambini e per gli anziani.<ref name=bambi>Da ''[http://www.avvenire.it/Papa_Francesco/Discorsi/Pagine/discorso-papa-ufficio-intenazionale-infanzia-bice.aspx «I bambini hanno diritto a un padre e una madre»]'', ''Avvenire.it'', 11 aprile 2014.</ref> *Se preferite un cuore grande, allora siate più misericordiosi. <ref>dall'[https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/perdono-e-dono-udienza-papa-misericordia]</ref> *Anche le potenze demoniache, ostili all'uomo, si arrestano impotenti di fronte all'intima unione d'amore tra Gesù e chi lo accoglie con fede. Questa realtà dell'amore fedele che Dio ha per ciascuno di noi ci aiuta ad affrontare con serenità e forza il cammino di ogni giorno, che a volte è spedito, a volte invece è lento e faticoso. <ref>Dall'[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa-francesco_20131104_omelia-suffragio-defunti_it.html omelia nella Santa Messa in suffragio dei cardinali e dei vescovi defunti nel corso dell'anno], Basilica Vaticana, 4 novembre 2013.</ref> *Ancora una volta si vuole limitare o eliminare il valore supremo della vita e ignorare i diritti dei bimbi a nascere. L'[[aborto]] non è mai una soluzione. Quando si parla di una madre incinta, parliamo di due vite: entrambe devono essere preservate e rispettate perché la vita è un valore assoluto.<ref>Da ''Sobre la resolución para abortos no punibles en la Ciudad de Buenos Aires'', 10 settembre 2012, in Arzobispado de Buenos Aires, ''[http://arzbaires.org.ar/estadistica/Boletin/2012/Octubre.pdf Boletín eclesiástico]'', ottobre 2012, anno LIV, n. 544, p. 391; citato in ''[http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/13/jorge-mario-bergoglio-chi-e-nuovo-papa-francesco/529441/ Jorge Mario Bergoglio, chi è il nuovo papa Francesco]'', ''Il Fatto Quotidiano.it'', 13 marzo 2013. L'ultima frase riprende quanto riportato nella dichiarazione ''[http://www.familiasecnacional.org.ar/?p=467 No una vida, sino dos]'' della 159<sup>a</sup> Commissione Permanente della Conferenza Episcopale Argentina (Buenos Aires, 18 agosto 2011).</ref> *Cari amici, la gioia! Non abbiate paura di essere gioiosi! Non abbiate paura della gioia! Quella gioia che ci dà il Signore quando lo lasciamo entrare nella nostra vita, lasciamo che Lui entri nella nostra vita e ci inviti ad andare fuori noi alle periferie della vita e annunciare il Vangelo. Non abbiate paura della gioia. Gioia e coraggio!<ref>Citato in ''[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/angelus/2013/documents/papa-francesco_angelus_20130707_it.html Angelus]'', Piazza San Pietro, 7 luglio 2013.</ref> *C'è chi dice: "Ma padre, io sono un benefattore della Chiesa! Metto la mano in tasca e do alla Chiesa". Ma con l'altra mano, ruba: allo Stato, ai poveri. È un ingiusto. Questa è la doppia vita. E questo merita, lo dice [[Gesù]] non lo dico io, che gli mettano al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Non parla di perdono, qui [[Gesù]]. [...] tutti noi dobbiamo dirci peccatori. Sì, tutti lo siamo. Corrotti no. Il corrotto è fisso in uno stato di sufficienza, non sa cosa sia l'umiltà. [[Gesù]], a questi corrotti, diceva: "La bellezza di essere sepolcri imbiancati", che appaiono belli, all'esterno, ma dentro sono pieni di ossa morte e di putredine. E un [[cristiano (religione)|cristiano]] che si vanta di essere cristiano, ma non fa vita da cristiano, è uno di questi corrotti. Tutti conosciamo qualcuno che è in questa situazione e quanto male fanno alla Chiesa! Cristiani corrotti, preti corrotti. Quanto male fanno alla Chiesa! Perché non vivono nello spirito del Vangelo, ma nello spirito della mondanità. <ref>Citato in ''[http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/11/corruzione-papa-francesco-gesu-dice-cristiano-che-ruba-va-gettato-in-mare/773166/ Corruzione, Papa Francesco: "Scandaloso chi dona alla Chiesa ma ruba allo Stato"]'', ''ilfattoquotidiano.it'', 11 novembre 2013.</ref> *[...] chi non è con Gesù, è contro Gesù. Non ci sono atteggiamenti a metà.<ref>Citato in ''[https://web.archive.org/web/20131014065025/http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francesco-francis-francisco-28523 «Il demonio esiste, non confondiamolo con le malattie psichiche»]'', ''vaticaninsider.lastampa.it'', 12 ottobre 2013.</ref> *Chi non soffre con il fratello sofferente, anche se è diverso da lui per razza, per religione, per lingua o per cultura, deve interrogarsi sulla sincerità della sua fede e sulla sua umanità. Sono stato molto toccato dall'incontro con i rifugiati Rohingya e ho chiesto loro di perdonarci per le nostre mancanze e per il nostro silenzio, chiedendo alla comunità internazionale di aiutarli e di soccorrere tutti i gruppi oppressi e perseguitati presenti nel mondo.<ref>Citato in [https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2017/12/06/news/il-papa-aiutare-i-rohingya-e-tutti-i-perseguitati-del-mondo-1.34080004 ''Il Papa: aiutare i Rohingya e tutti i perseguitati del mondo''], ''Lastampa.it'', 6 dicembre 2017</ref> *E a questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del "pensiero unico". Mi diceva, poco più di una settimana fa, un grande educatore: "A volte, non si sa se con questi progetti – riferendosi a progetti concreti di educazione – si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione".<ref name=bambi/> *È una contraddizione che un cristiano sia [[antisemitismo|antisemita]]. Un po' le sue radici sono [[ebraismo|ebree]]. Un cristiano non può essere antisemita! L'antisemitismo sia bandito dal cuore e dalla vita di ogni uomo e di ogni donna!<ref>Citato in ''[http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francesco-francis-francisco-28529/ Francesco: «Un cristiano non può essere antisemita!»]'', ''La Stampa.it'', 10 ottobre 2013.</ref> *I peccatori saranno perdonati. I corrotti no [...]. Apritevi all'amore. {{NDR|voi parlamentari}} Non scaricate sul popolo pesi che voi non sfiorate neppure con un dito.<ref>Dalla messa per i parlametari del 28 marzo 2014; citato in Andrea Malaguti, ''[http://m.lastampa.it/2014/03/28/italia/politica/sgomitate-foto-e-tweet-i-parlamentari-in-fila-per-il-richiamo-del-papa-SUUZm902zwJLojeK0DP1BK/pagina.html Sgomitate, foto e tweet. I parlamentari dal Papa per la predica senza sconti]'', ''La Stampa'', 28 marzo 2014.</ref> *[...] il ''Catechismo'' insegna che le [[sperimentazione animale|sperimentazioni sugli animali]] sono legittime solo se «si mantengono in limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o a salvare vite umane». Ricorda con fermezza che il potere umano ha dei limiti e che «è contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita». Qualsiasi uso e sperimentazione «esige un religioso rispetto dell'integrità della creazione».<ref name=Laudato>Dalla lettera enciclica ''Laudato si''', 24 maggio 2015; riportato su ''[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html Vatican.va]''.</ref> *Il [[diavolo]] c'è anche nel ventunesimo secolo.<ref>Dalla meditazione mattutina nella cappella della Domus Sanctae Martae di venerdì 11 aprile 2014; citato in ''[http://c.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2014/documents/papa-francesco-cotidie_20140411_il-diavolo-sicuramente.html Il diavolo sicuramente]''.</ref> *Il [[Kenya]] è stato benedetto non soltanto con una immensa bellezza, nelle sue montagne, nei suoi fiumi e laghi, nelle sue foreste, nelle savane e nei luoghi semi-deserti, ma anche con un'abbondanza di risorse naturali. La gente del Kenya apprezza grandemente questi tesori donati da Dio ed è conosciuta per la propria cultura della conservazione, che le rende onore.<ref>Durante il discorso tenutosi in Kenya in occasione del suo viaggio in Africa nel novembre 2015; citato in ''[http://www.iltempo.it/esteri/2015/11/25/papa-francesco-atterra-in-kenya-allarme-sicurezza-degli-007-1.1483017 Il Papa atterra a Nairobi, al via la visita in Africa]'', ''IlTempo.it'', 25 novembre 2015.</ref> *Il matrimonio di un uomo e di una donna non è la stessa cosa dell'unione di due persone dello stesso sesso. <ref>Citato in [http://www.lanuovabq.it/it/articoli-bergoglio-rispetto-per-i-gayma-la-famiglia-e-altra-cosa-7741.htm ''Bergoglio: rispetto per i gay, ma la famiglia è altra cosa''], ''La Nuova Bussola Quotidiana'', 16 novembre 2013.</ref> *Il problema morale dell'aborto è di natura pre-religiosa perché è nel momento del concepimento che risiede il codice genetico della persona. Lì è già presente l'essere umano. Ecco perché separo il tema dell'aborto da qualsiasi concezione religiosa. Perché è piuttosto un problema scientifico. Impedire lo sviluppo di un essere che ha già in sé l'intero codice genetico di un individuo non è etico. Il diritto alla vita è il primo dei diritti umani. Abortire equivale a uccidere chi non ha modo di difendersi.<ref>Citato in Andrea Tornielli, ''[http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francesco-francis-francisco-hollande-31523/ Hollande e il distacco del Papa]'', ''Vatican Insider.it'', 25 gennaio 2014.</ref> *Il Tempio è il luogo dove la comunità va a pregare, a lodare il Signore, a rendere grazie, ma soprattutto ad adorare: nel Tempio si adora il Signore. E questo è il punto più importante. Anche, questo è valido per le cerimonie [[liturgia|liturgiche]]: in questa cerimonia liturgica, cosa è più importante? I canti, i riti – belli, tutto...? Più importante è l'adorazione: tutta al comunità riunita guarda l'altare dove si celebra il sacrificio e adora. <ref>[http://it.radiovaticana.va/news/2013/11/22/papa_francesco:_nel_tempio_non_si_va_a_celebrare_un_rito_ma_ad_adorare/it1-748874 Papa Francesco: nel tempio non si va a celebrare un rito ma ad adorare Dio], Radio Vaticana, 22 novembre 2013.</ref> *I laici che hanno una formazione cristiana autentica, non dovrebbero aver bisogno del vescovo-pilota, o del monsignore-pilota o di un input clericale per assumersi le proprie responsabilità a tutti i livelli, da quello politico a quello sociale, da quello economico a quello legislativo! Hanno invece tutti la necessità del Vescovo Pastore!<ref>Citato in Carlo Marroni, [https://st.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-05-18/il-papa-cei-non-siate-timidi-contro-corruzione--170056.shtml?refresh_ce=1 ''Il Papa alla Cei: «Non siate timidi contro la corruzione»''], Il Sole 24 Ore, 18 maggio 2015.</ref> *Io ancora non ho trovato nessuno che mi dia la carta di identità in Vaticano dei [[gay]], dicono che ce ne sono, credo che qualcuno si trovi. Ma bisogna distinguere tra una persona così e il fatto che esistono delle lobby. Le lobby non sono buone. Se una persona gay e cerca il Signore e ha buona volontà chi sono io per giudicarla? Il catechismo della [[chiesa cattolica]] dice che non si devono discriminare queste persone per questo. Il problema non è avere questa tendenza. Sono fratelli. In questo caso il problema è fare lobby, lobby di persone con questa tendenza, ma potrebbero essere lobby di avari, di massoni.<ref>Citato in ''[http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/VATICANO/bergoglio_papa_ior_gay/notizie/309724.shtml Papa Francesco: «Chi sono io per giudicare i gay? Ma no alle lobby. Lo Ior non so se chiuderlo»]'', Il Messaggero, 29 luglio 2013.</ref> *L'[[aborto]] non è un "male minore". È un crimine. È fare fuori uno per salvare un altro. È quello che fa la [[mafia]]. È un crimine, è un male assoluto. [...] Non bisogna confondere il male di evitare la gravidanza, da solo, con l'aborto. L'aborto non è un problema teologico: è un problema umano, è un problema medico. Si uccide una persona per salvarne un'altra – nel migliore dei casi – o per passarsela bene. È contro il [[Giuramento di Ippocrate]] che i medici devono fare. È un male in se stesso, ma non è un male religioso, all'inizio, no, è un male umano. Ed evidentemente, siccome è un male umano – come ogni uccisione – è condannato. Invece, evitare la gravidanza non è un male assoluto [...] (durante la conferenza stampa sull'aereo papale in volo di ritorno dal Messico, 18 febbraio 2016<ref name="18 febbraio 2016">Citato in {{es}} {{it}}[http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2016/02/18/0136/00288.html ''Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Messico con sosta a La Habana per l'Incontro con S.S. Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia (12-18 febbraio 2016) – Conferenza Stampa di Papa Francesco nel volo di ritorno verso Roma, 18.02.2016''], ''vatican.va'', 18 febbraio 2016.</ref>) *L'[[illegalità]] è come una piovra che non si vede: sta nascosta, sommersa, ma con i suoi tentacoli afferra e avvelena, inquinando e facendo tanto male.<ref>Durante l'udienza in Vaticano dei membri del ''Movimento cristiano lavoratori'', 16 gennaio 2016; citato in Francesco Antonio Grana, ''[http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01/16/papa-francesco-basta-raccomandazioni-generano-illegalita-e-corruzione/2380081/ Papa Francesco: "Basta raccomandazioni, generano illegalità e corruzione"]'', ''Ilfattoquotidiano.it'', 16 gennaio 2016.</ref> *L'importante è come giudichiamo le cose: con la luce che viene dal vero tesoro nel nostro cuore? O con le tenebre di un cuore di pietra?<ref name=mescap>Dalla Messa nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, 21 giugno 2013. [http://www.vatican.va/holy_father/francesco/cotidie/2013/it/papa-francesco-cotidie_20130621_vero-tesoro_it.html Testo] disponibile su ''Vatican.va''.</ref> *L'occhio è l'intenzione del cuore.<ref name=mescap/> *La celebrazione liturgica non è un atto sociale, un buon atto sociale; non è una riunione dei credenti per pregare assieme. È un'altra cosa. Nella liturgia, Dio è presente.<ref name=mister>Dall'omelia della Santa Messa celebrata a Santa Marta; citato in ''[http://it.radiovaticana.va/news/2014/02/10/il_papa:_vivere_il_mistero_della_presenza_di_dio_nella_messa,_venire/it1-771791 Il Papa: vivere il mistero della presenza di Dio nella Messa, venire a Santa Marta non è tappa turistica]'', ''Radiovaticana.it'', 10 febbraio 2014.</ref> *La [[Chiesa (architettura)|Chiesa]] ha la forma di una famiglia speciale, non di una setta esclusiva, chiusa e la Chiesa non può che avere la forma di una casa accogliente, con le porte aperte, sempre, le chiese e le parrocchie con le porte chiuse non si devono chiamare chiese, ma musei.<ref>Citato in ''[http://www.repubblica.it/esteri/2015/09/09/news/immigrazione_papa_se_le_chiese_restano_chiuse_sono_musei_merkel_ce_la_faremo_-122498908/?refresh_ce Immigrazione, Papa: "Se le chiese restano chiuse sono musei". Merkel: "Ce la faremo"]'', ''Repubblica.it'', 8 settembre 2015.</ref> *La Chiesa offre una concezione della famiglia, che è quella del Libro della Genesi, dell'unità nella differenza tra uomo e donna, e della sua fecondità. In questa realtà, inoltre, riconosciamo un bene per tutti, la prima società naturale, come recepito anche nella Costituzione della Repubblica Italiana. Infine, vogliamo riaffermare che la famiglia così intesa rimane il primo e principale soggetto costruttore della società e di un'economia a misura d'uomo, e come tale merita di essere fattivamente sostenuta. <ref>[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/messages/pont-messages/2013/documents/papa-francesco_20130911_settimana-sociale-cattolici_it.html Messaggio ai partecipanti alla 47ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, 11 settembre 2013]</ref> *[...] la coscienza lucida e onniavvolgente del Signore (sapendo che il Padre aveva posto tutto nelle sue mani) lo porta a cingersi della tovaglia e a [[Lavanda dei piedi|lavare i piedi dei suoi discepoli]]. La visione più profonda e più alta non porta ad altre visioni, ma all'azione umile, situata e concreta.<ref>Da ''Dio nella città'', San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano), 2013, p. 47. ISBN 978-88-215-7922-6</ref> *La [[felicità]] non si commercia, non è una app da scaricare sul telefonino.<ref>Durante l'omelia celebrata in occasione della giornata del Giubileo per i ragazzi; citato in Andrea Gualtieri, ''[http://www.repubblica.it/vaticano/2016/04/24/news/giubileo_dei_ragazzi_papa_francesco_felicita_non_e_una_app_siate_campioni_di_vita_-138333320/ Giubileo dei ragazzi, papa Francesco: "Felicità non è una app, siate campioni di vita"]'', ''Repubblica.it'', 24 aprile 2016.</ref> *La liturgia è tempo di Dio e spazio di Dio, e noi dobbiamo metterci lì, nel tempo di Dio, nello spazio di Dio e non guardare l'orologio.<ref name=mister/> *La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo.<ref>[http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/santa-marta-29624/ ''La morte nel mondo è entrata per l'invidia del diavolo''], Vatican Insider, 12 novembre 2013</ref> *{{NDR|Sul [[genocidio armeno]]}} La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come «il primo genocidio del XX secolo»; essa ha colpito il vostro popolo armeno – prima nazione cristiana –, insieme ai siri cattolici e ortodossi, agli assiri, ai caldei e ai greci. Furono uccisi vescovi, sacerdoti, religiosi, donne, uomini, anziani e persino bambini e malati indifesi.<ref>Dal saluto all'inizio della celebrazione della II Domenica di Pasqua, 12 aprile 2015; trascritta su ''[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2015/documents/papa-francesco_20150412_omelia-fedeli-rito-armeno.html Vatican.va]''.</ref> *La presenza del demonio è nella prima pagina della Bibbia e la Bibbia finisce anche con la presenza del demonio, con la vittoria di Dio sul demonio. <ref>Citato in ''["Il demonio esiste, non confondiamolo con le malattie psichiche http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francesco-francis-francisco-28523/]'', Vatican Insider, 12 ottobre 2013</ref> *Le [[madre|madri]] sono l'antidoto più forte al dilagare dell'individualismo egoistico.<ref>Dall'udienza del 7 gennaio 2015; consultabile su ''[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2015/documents/papa-francesco_20150107_udienza-generale.html Vatican.va]''.</ref> *Ma voi pensate che oggi non si facciano, i sacrifici umani? Se ne fanno tanti, tanti! E ci sono delle leggi che li proteggono.<ref>Da ''[http://www.news.va/it/news/il-papa-dio-ci-salvi-dallo-spirito-mondano-che-neg Il Papa: Dio ci salvi dallo spirito mondano che negozia tutto e dal pensiero unico]'', ''News.va'', 18 novembre 2013.</ref> *Nella vita cristiana non basta sapere: senza uscire da sé stessi, senza incontrare, senza adorare non si conosce Dio. La teologia e l'efficienza pastorale servono a poco o nulla se non si piegano le ginocchia; se non si fa come i Magi, che non furono solo sapienti organizzatori di un viaggio, ma camminarono e adorarono.<ref>Citato in Franca Giansoldati, [https://www.ilmessaggero.it/AMP/vaticano/papa_francesco_salvini_natale_rosario_epifania-4965503.html ''Il Papa ai credenti: non basta avere un rosario in mano, bisogna imparare ad adorare Dio e non il proprio Io''], ''ilmessaggero.it'', 6 gennaio 2020.</ref> *Noi cristiani forse abbiamo perso un po' il senso della adorazione, e pensiamo: ''andiamo al Tempio, ci raduniamo come fratelli'' – quello è buono, è bello! – ma il centro è lì dove è Dio. E noi adoriamo Dio.<ref>Da ''[http://it.radiovaticana.va/news/2013/11/22/papa_francesco:_nel_tempio_non_si_va_a_celebrare_un_rito_ma_ad_adorare/it1-748874 Papa Francesco: nel tempio non si va a celebrare un rito ma ad adorare Dio]'', ''Radio Vaticana.va'', 22 novembre 2013.</ref> *Noi cristiani non vogliamo adorare niente e nessuno in questo mondo se non Gesù Cristo, che è presente nella santa Eucaristia. Forse non sempre ci rendiamo conto fino in fondo di ciò che significa questo, di quali conseguenze ha, o dovrebbe avere questa nostra professione di fede. Questa nostra fede nella presenza reale di Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, nel pane e nel vino consacrati, è autentica se noi ci impegniamo a camminare dietro a Lui e con Lui.<ref>Dall'[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2014/documents/papa-francesco_20140621_cassano-omelia.html omelia nella Santa Messa nella Piana di Sibari, 21 giugno 2014]</ref> *Noi, donne e uomini di Chiesa, siamo in mezzo a una storia d'amore. Ognuno di noi è un anello in questa catena d'amore. E se non capiamo questo, non capiamo nulla di cosa sia la [[Chiesa]]. È una storia d'amore. <ref>dall'omelia per la [http://www.vatican.va/holy_father/francesco/cotidie/2013/it/papa-francesco-cotidie_20130424_chiesa-madre_it.html Messa mattutina celebrata da Papa Francesco nella cappella della Domus Sanctae Marthae, 24 aprile 2013]</ref> *Non c'è festa senza [[vino]], immaginatevi di finire le [[Tramutazione dell'acqua in vino|nozze di Cana]] bevendo tè.<ref>Citato in Sergio Miravalle, ''[https://www.lastampa.it/blogs/2015/01/21/news/quei-vignaioli-in-vaticano-da-papa-francesco-1.37195113/amp/ Quei vignaioli in Vaticano da Papa Francesco]'', ''Lastampa.it'', 21 gennaio 2015.</ref> *{{NDR|Sul [[genocidio dei rohingya]]}} Non chiudiamo il cuore, non guardiamo da un'altra parte. La presenza di Dio oggi si chiama anche Rohingya.<ref>Citato in [https://www.avvenire.it/papa/pagine/papa-ordina-16-sacerdoti-a-dacca-il-popolo-vi-sostenga ''Bangladesh. Papa Francesco: «Chiedo perdono ai Rohingya, oggi Dio si chiama anche così»''], ''Avvenire.it'', 1 dicembre 2017</ref> *Non esiste l'[[amore]] a puntate, l'amore a porzioni. L'amore è totale e quando si ama, si ama fino all'estremo.<ref>Dal [http://www.vatican.va/holy_father/francesco/messages/pont-messages/2013/documents/papa-francesco_20131013_beatificazioni-tarragona_it.html Video-messaggio ai partecipanti alla cerimonia di beatificazione dei 522 martiri spagnoli a Tarragona], 13 ottobre 2013.</ref> *Non possiamo insegnare alle future generazioni che è la stessa cosa prepararsi a un progetto di famiglia assumendo l'impegno di una relazione stabile tra uomo e donna e convivere con una persona dello stesso sesso. Stiamo attenti a che, cercando di mettere davanti un preteso diritto degli adulti che lo nasconde, non ci capiti di lasciare da parte il diritto prioritario dei bambini – gli unici che devono essere privilegiati – a fruire di modelli di padre e di madre, ad avere un papà e una mamma. <ref>Citato in [http://www.lanuovabq.it/it/articoli-bergoglio-rispetto-per-i-gayma-la-famiglia-e-altra-cosa-7741.htm ''Bergoglio: rispetto per i gay, ma la famiglia è altra cosa''], ''La Nuova Bussola Quotidiana.it'', 16 novembre 2013.</ref> *Non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione.<ref>Ricevendo in udienza il Tribunale della Rota Romana in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Giudiziario; citato in ''[http://www.ilgiornale.it/news/politica/papa-scomunica-unioni-gay-1215935.html Il no del Papa alle unioni gay: ​scomunicata la crociata del Pd]'', ''il Giornale.it'', 22 gennaio 2016.</ref> *[...] [[Cattedrale di Notre-Dame|Notre-Dame]] è il gioiello architettonico di una memoria collettiva, il luogo di raduno per molti grandi eventi, il testimone della fede e della preghiera dei cattolici in seno alla città.<ref>Dal [http://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/pont-messages/2019/documents/papa-francesco_20190416_messaggio-incendio-notredame.html Messaggio all'arcivescovo di Parigi in occasione dell'incendio nella cattedrale di Notre-Dame], 16 aprile 2019.</ref> *[...] occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva. Ciò comporta al tempo stesso sostenere il diritto dei genitori all'educazione morale e religiosa dei propri figli.<ref name=bambi/> *[...] oggi nella Chiesa ci sono più martiri cristiani che non ai primi tempi. Oggi ci sono cristiani assassinati, torturati, carcerati, sgozzati perché non rinnegano Gesù Cristo. In questa storia, arriviamo al nostro [[Jacques Hamel|père Jacques]]: lui fa parte di questa catena di martiri. I cristiani che oggi soffrono – sia nel carcere, sia con la morte o con le torture – per non rinnegare Gesù Cristo, fanno vedere proprio la crudeltà di questa persecuzione. E questa crudeltà che chiede l'apostasia – diciamo la parola – è satanica. E quanto sarebbe bene che tutte le confessioni religiose dicessero: "Uccidere in nome di Dio è satanico".<ref>Dalla ''[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2016/documents/papa-francesco-cotidie_20160914_p-jacques-hamel.html Santa Messa in suffragio di Padre Jacques Hamel]'', ''Vatican.va'', 14 settembre 2016.</ref> *[...] ognuno ha non solo la [[libertà di pensiero|libertà]] e il diritto ma anche l'obbligo di dire ciò che pensa per aiutare il bene comune. Se un deputato non dice quella pensa sia la vera strada da percorrere, non collabora al bene comune. Avere dunque questa libertà, ma senza offendere, perché è vero che non si può reagire violentemente, ma se il dottor Gasbarri {{NDR|l'organizzatore dei viaggi papali, che si trovava a fianco del Pontefice}}, che è un amico, dice una parolaccia contro mia mamma, gli aspetta un pugno. Non si può provocare, non si può insultare la fede degli altri.<ref>Dall'intervista per un giornale francese durante il volo Colombo (Sri Lanka) – Manila (Filippine); citato in Andrea Tornielli, ''[http://www.lastampa.it/2015/01/15/esteri/papa-francesco-arriva-nelle-filippine-WWimKfYYQderIrQPMpMYtK/pagina.html Il Papa: "Un'aberrazione uccidere in nome di Dio. Ma le religioni non vanno insultate"]'', ''Lastampa.it'', 15 gennaio 2015.</ref> *{{NDR|Sul [[Matrimonio fra persone dello stesso sesso]]}} Per definire il tema utilizzerei l'espressione "regresso antropologico", perché significherebbe indebolire un'istituzione millenaria che si è forgiata in accordo con la natura e l'antropologia. [...] L'omosessualità è sempre esistita. [...] Ma non era mai successo nella storia che si cercasse di darle lo stesso status del matrimonio.<ref>Da ''Il cielo e la terra'', con Abraham Skorka, a cura di Diego F. Rosemberg, Mondadori, Milano, 2014, cap. XVI, ''Sul matrimonio fra persone dello stesso sesso''.</ref> *Per questo presentiamo il messaggio del Catechismo così com'è. Colui che lo segue si salva e salva gli altri. Siamo consapevoli della sofferenza del nostro popolo, siamo consapevoli del fatto che molti bambini non possono terminare il primo ciclo d'istruzione per mancanza delle necessarie proteine. Siamo consapevoli che negli ospedali manca l'essenziale per la salute della gente. Presentare il messaggio di Gesù Cristo significa tracciare il cammino che Egli ha tracciato. Per esser degni della Sua dignità. E diciamo: ogni persona del nostro popolo ha diritto a vedere rispettata questa dignità e non a vederla calpestata. Calpestare la dignità di una donna, di un uomo, di un bambino, di un anziano è un peccato grave che grida al Cielo.<ref>Citato da Sandro Magister, ''[http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/6889 In Argentina si muore di fame. Ma non di solo pane vive l'uomo]'', ''l'Espresso'', 21 novembre 2002.</ref> *Per trovare i martiri non è necessario andare alle catacombe o al Colosseo: i martiri sono vivi adesso, in tanti Paesi. I cristiani sono perseguitati per la fede. In alcuni Paesi non possono portare la croce: sono puniti se lo fanno. Oggi, nel secolo XXI, la nostra Chiesa è una Chiesa dei martiri. <ref>dall'omelia per la [http://www.vatican.va/holy_father/francesco/cotidie/2013/it/papa-francesco-cotidie_20130406_fede-non-negoziabile_it.html Messa mattutina celebrata da Papa Francesco nella cappella della Domus Sanctae Marthae, 6 aprile 2013]</ref> *{{NDR|[[Gabriele dell'Addolorata]] era}} pieno di vita e di entusiasmo, animato da un desiderio di pienezza che lo spingeva oltre le realtà mondane ed effimere, per rifugiarsi in Cristo. Ancora oggi egli invita i giovani a riconoscere in sé stessi il desiderio di vita e di appagamento, che non può prescindere dalla ricerca di Dio, dall'incontro con la sua Parola sulla quale ancorare la propria esistenza, dal servizio ai fratelli, specialmente i più fragili.<br>Con la sua vita, breve ma intensa, ha lasciato un'impronta che perdura in tutta la sua efficacia. Possa l'esempio di questo giovane religioso passionista guidare il cammino delle persone consacrate e dei fedeli laici nella tensione di amore verso Dio e verso il prossimo.<ref>Dalla lettera per l'apertura dell'Anno giubilare a Isola del Gran Sasso; citato in ''[https://www.osservatoreromano.va/it/news/2021-02/quo-048/lo-stile-di-san-gabriele.html Lo stile di san Gabriele]'', ''osservatoreromano.va'', 27 febbraio 2021.</ref> *Preghiamo per avere un cuore che abbracci gli immigrati. Dio ci giudicherà in base a come abbiamo trattato i più bisognosi.<ref name=lamp>Citato in ''[http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-07-07/papa-visita-lampedusa-periferia-180817.shtml?uuid=AbUWp8BI Tragedie del mare, Papa Francesco a Lampedusa: siamo tutti responsabili. Il tweet: Dio ci giudica da come trattiamo gli immigrati]'', ''ilsole24ore.com'', 8 luglio 2013.</ref> *Prima di darvi la benedizione voglio ancora una volta ringraziarvi per l'esempio di amore, di carità, di accoglienza che avete dato e ancora ci date. Lampedusa sia faro per tutto il mondo, perché abbia il coraggio di accogliere quelli che cercano una vita migliore.<ref name=lamp/> *{{NDR|Parlando del rapporto di [[coppia]]}} Quando c'è qualcosa che uno fa per l'altro, sapete dire grazie? E se qualcuno dei due fa una diavoleria, sapete chiedere scusa? E se voi volete portare avanti un progetto, sapete chiedere l'opinione dell'altro? Tre parole: permesso, grazie, scusa. (ad un incontro con religiosi e seminaristi nella chiesa dell'Assunta, Tbilisi, 1° ottobre 2016<ref name="Tblisi">Citato in Andrea Tornielli, [http://www.lastampa.it/2016/10/01/vaticaninsider/ita/vaticano/oggi-c-una-guerra-mondiale-per-distruggere-il-matrimonio-KjPsoPG4uRoeQoYxRoLFKI/pagina.html ''"Oggi c'è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio"''], ''LaStampa.it'', 1° ottobre 2016.</ref>) *[...] quando il cuore è veramente aperto a una comunione universale, niente e nessuno è escluso da tale fraternità. Di conseguenza, è vero anche che l'indifferenza o la crudeltà verso le altre creature di questo mondo finiscono sempre per trasferirsi in qualche modo al trattamento che riserviamo agli altri esseri umani. Il cuore è uno solo e la stessa miseria che porta a [[maltrattamento di animali|maltrattare un animale]] non tarda a manifestarsi nella relazione con le altre persone.<ref name=Laudato/> *{{NDR|Riferito all'[[eucarestia]]}} Quando noi celebriamo la [[Messa]], noi non facciamo una rappresentazione dell'Ultima Cena: no, non è una rappresentazione. È un'altra cosa: è proprio l'Ultima Cena. È proprio vivere un'altra volta la Passione e la morte redentrice del Signore. È una teofania: il Signore si fa presente sull'altare per essere offerto al Padre per la salvezza del mondo. Noi sentiamo o diciamo: "Ma, io non posso, adesso, devo andare a Messa, devo andare a sentire Messa". La Messa non si "sente", si partecipa, e si partecipa in questa teofania, in questo mistero della presenza del Signore tra noi.<ref name=mister/> *Se noi chiudiamo la porta ai migranti, se noi togliamo il lavoro e la dignità alla gente, come si chiama questo? Si chiama [[corruzione]] e tutti noi abbiamo la possibilità di essere corrotti. Nessuno di noi può dire "io mai sarò corrotto". No, è una tentazione, è uno scivolare verso gli affari facili, verso la delinquenza dei reati, verso la corruzione. [...] Quanta corruzione c'è nel mondo: è una parola brutta, perché una cosa corrotta è una cosa sporca. Se noi troviamo un animale che è corrotto è brutto, puzza. La corruzione puzza e la società corrotta puzza, e un cristiano che fa entrare dentro di sé la corruzione non è cristiano, puzza.<ref name=nap>Durante la visita a Scampia del 21 marzo 2015; citato in ''[http://vaticaninsider.lastampa.it/news/dettaglio-articolo/articolo/francesco-napoli-39919/ «La corruzione puzza! Negare il lavoro provoca delinquenza»]'', ''Lastampa.it''.</ref> *Se un prete è pedofilo, lo è perché porta dentro di sé tale perversione da prima dell'ordinazione. Né il celibato la può curare. O la si ha o non la si ha.<ref>Da ''Papa Francesco. Il papa si racconta'', a cura di Sergio Rubín e Francesca Ambrogetti, traduzione di Gualtiero De Marinis, Claudia Marseguerra, Marina Martinotti, Maria Nicola, Salani, 2013.</ref> *Se il tuo occhio è semplice, viene da un cuore che ama, da un cuore che cerca il Signore, da un cuore umile, tutto il tuo corpo sarà luminoso. Ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. <ref>[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/cotidie/2013/it/papa-francesco-cotidie_20130621_vero-tesoro_it.html Messa nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, 21 giugno 2013]</ref> *{{NDR|[[Gaffe famose|Gaffe famosa]]}} Se ognuno di noi non accumula ricchezze soltanto per sé, ma le mette al servizio degli altri, in questo cazzo... In questo caso la provvidenza di [[Dio]] si rende visibile in questo gesto di solidarietà.<ref>Recitando l'[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/angelus/2014/documents/papa-francesco_angelus_20140302_it.html Angelus del 2 marzo 2014]; video visibile su ''[http://youmedia.fanpage.it/video/aa/UxN4OOSw76odSU6O Fanpage.it]''.</ref> *{{NDR|Sugli [[incendi in Amazzonia del 2019]]}} Siamo tutti preoccupati per i vasti incendi che si sono sviluppati in Amazzonia. Preghiamo perché, con l'impegno di tutti, siano domati al più presto. Quel polmone di foreste è vitale per il nostro pianeta.<ref>Citato in [https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/08/25/amazzonia-in-fiamme-macron-paesi-g7-uniti-per-aiutare-i-paesi-colpiti-i-preti-brasiliani-contro-bolsonaro-basta-deliri/5407887/ ''Amazzonia in fiamme, Macron: "Paesi G7 uniti per aiutare i paesi colpiti". I preti brasiliani contro Bolsonaro: "Basta deliri"''], ''Ilfattoquotidiano.it'', 25 agosto 2019</ref> *{{NDR|Ai [[Isola di Lampedusa|lampedusani]]}} Siete una comunità piccola piccola che ha fatto qualcosa di grande...<ref>Citato in ''[http://gds.it/2016/02/09/il-sindaco-di-lampedusa-sorpresa-dalle-parole-del-papa_472237/ Il sindaco di Lampedusa: "Sorpresa dalle parole del Papa"]'', ''Gds.it'', 9 febbraio 2016.</ref> *[...] un grande nemico oggi del matrimonio, la [[teoria del gender]]. Oggi c'è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio, non si distrugge con le armi, ma con le idee. Ci sono colonizzazioni ideologiche che lo distruggono. (ad un incontro con religiosi e seminaristi nella chiesa dell'Assunta, Tbilisi, 1° ottobre 2016<ref name="Tblisi"/>) *{{NDR|Sull'idea di [[Donald Trump]] di costruire un muro tra Stati Uniti e Messico per fermare gli immigrati clandestini e deportare quelli presenti sul territorio statunitense}}<br>[...] una persona che pensa soltanto a fare muri [...] e non a fare ponti, non è cristiana. Questo non è nel [[Vangelo]]. (durante la conferenza stampa sull'aereo papale in volo di ritorno dal Messico, 18 febbraio 2016<ref name="18 febbraio 2016"/>) *Va ricordata la felice scena del film ''[[Il pranzo di Babette]]'', dove la generosa cuoca riceve un abbraccio riconoscente e un elogio: «Come delizierai gli angeli!».<ref>Da ''[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20160319_amoris-laetitia.html Amoris Laetitia]'', 19 marzo 2016, n. 129.</ref> *Voi appartenete a un popolo dalla lunga storia, attraversata da vicende complesse e drammatiche. La vita a [[Napoli]] non è mai stata facile, però non è mai stata triste! E questa la vostra grande risorsa: la gioia, l'allegria.<ref name=nap/> *Chi è felice nel presepe? La Madonna e San Giuseppe sono pieni di gioia: guardano il Bambino Gesù e sono felici perché, dopo mille preoccupazioni, hanno accolto questo Regalo di Dio, con tanta fede e tanto amore. Sono “straripanti” di santità e quindi di gioia. E voi mi direte: per forza! Sono la Madonna e San Giuseppe! Sì, ma non pensiamo che per loro sia stato facile: santi non si nasce, si diventa, e questo vale anche per loro. <ref>''[https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/december/documents/papa-francesco_20181221_dipendenti-vaticani.html Ai dipendenti della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano per lo scambio degli auguri natalizi]'', Aula Paolo VI, 21 dicembre 2018.</ref> ===Citazioni in lingua inglese=== *''Let us spray for the miners who died in Turkey and for the latest victims of shipwreck in the Mediterranean.''<ref>Citato in ''[http://www.huffingtonpost.it/2014/05/14/papa-spray-refuso-account-twitter_n_5324377.html?utm_hp_ref=italy Papa Francesco, errore nell'account Twitter inglese del Pontefice]'', ''L'Huffington Post'', 14 maggio 2014.</ref> :{{NDR|Tweet con errore di battitura, letteralmente:}} Spruzziamo per i minatori morti in Turchia e per le vittime dei naufragi di questi giorni nel Mediterraneo.<ref>L'errore di battitura è ''spray'' al posto di ''pray'': "preghiamo" e non "spruzziamo".</ref> {{intestazione|''Il mio amico don Giacomo'', 30Giorni, maggio 2012.}} *Così, per grazia, si può perseverare nel cammino, fino alla fine: l'uomo-bambino si abbandona fra le braccia di Gesù mentre chiede che passi questo calice, e viene preso e portato in braccio, con le mani giunte e gli occhi aperti. Lasciandosi sorprendere ancora una volta, per il dono più grande. *Sì, il nostro cuore si edifica sulla memoria di quegli uomini e quelle donne che ci hanno fatto avvicinare a sorgenti di vita e di speranza a cui potranno attingere anche quelli che ci seguiranno. È la memoria dell'eredità ricevuta che dobbiamo, a nostra volta, trasmettere ai nostri figli. {{intestazione|''[http://www.lanuovabq.it/it/articoli-matrimoni-gay-linvidia-del-demonio--6017.htm Matrimoni gay, l'invidia del demonio]'', traduzione di [[Massimo Introvigne]], ''La nuova Bussola Quotidiana.it'', 14 marzo 2013.<ref>Lettera dell'allora cardinale Bergoglio alle Carmelitane di Buenos Aires in occasione del voto al Senato della Repubblica Argentina sulla proposta di legge intesa a legalizzare il matrimonio e le adozioni omosessuali - Buenos Aires, 22 giugno 2010.</ref>}} *Il popolo argentino dovrà affrontare nelle prossime settimane una situazione il cui esito può seriamente ferire la famiglia. Si tratta del disegno di legge che permetterà il matrimonio a persone dello stesso sesso. È in gioco qui l'identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. È in gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati della loro maturazione umana che Dio ha voluto avvenga con un padre e con una madre. È in gioco il rifiuto totale della legge di Dio, incisa anche nei nostri cuori. *Qui pure c'è l'invidia del Demonio, attraverso la quale il peccato entrò nel mondo: un'invidia che cerca astutamente di distruggere l'immagine di Dio, cioè l'uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra. Non siamo ingenui: questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio. *Guardiamo a san Giuseppe, a Maria e al Bambino e chiediamo loro con fervore di difendere la famiglia argentina in questo particolare momento. Ricordiamo ciò che Dio stesso disse al suo popolo in un momento di grande angoscia: «Questa guerra non è vostra, ma di Dio». Che ci soccorrano, difendano e accompagnino in questa guerra di Dio. ===Citazioni tratte da interviste=== *Lei mi voleva chiedere: qual è la sua droga? Be', il [[mate]] mi aiuta. Ma non ho assaggiato la coca, questo è chiaro eh?<ref>Citato in Gian Guido Vecchi, ''[http://www.corriere.it/esteri/15_luglio_13/papa-il-nuovo-governo-greco-ha-fatto-revisione-giusta-44c523e2-2967-11e5-8a16-f989e7f12ffa.shtml Il Papa: «Il Crocifisso con falce e martello lo porto con me in Vaticano»]'', ''Corriere.it'', 13 luglio 2015.</ref> (rispondendo ai giornalisti, a proposito della sua capacità di resistenza, dopo il viaggio in Bolivia) *Sai come si [[suicidio|suicida]] un [[Argentina|argentino]]? Si arrampica sul proprio [[ego]] e poi si butta giù. (da un'intervista condotta da Valentina Alazraki, Radio Vaticana) :''¿Usted sabe cómo se suicida un argentino? [...] ¡Se sube arriba de su ego, y de ahí se tira abajo!''<ref>Citato in {{es}} Valentina Alazraki, ''[http://es.radiovaticana.va/news/2015/03/12/segundo_aniversario_de_la_elecci%C3%B3n_del_papa_francisco/1128922 Los primeros dos años de la "Era Francisco" en entrevista a Televisa]'', ''RadioVaticana.va'', 12 marzo 2015.</ref> *Io capisco i governanti che comprano le armi, io li capisco. Non li giustifico, ma li capisco. Perché dobbiamo difenderci, perché [è] lo schema [[Caino|cainista]] di [[guerra]]. Se fosse uno schema di pace, questo non sarebbe necessario. Ma noi viviamo con questo schema demoniaco, [che dice] di uccidersi l'un l’altro per voglia di potere, per voglia di sicurezza, per voglia di tante cose. (dall'[https://www.rainews.it/video/2022/04/papa-francesco-a-rai1-il-mondo--in-guerra-ha-scelto-lo-schema-di-caino-uccidere-il-fratello-98bed0d1-85f8-4274-8fb5-1590d4876944.html intervista] di [[Lorena Bianchetti]] nella trasmissione ''A Sua immagine'', Rai 1, 15 aprile 2022; citato in ''[https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2022/april/documents/20220415-a-sua-immagine-venerdisanto.html La speranza sotto assedio]'', ''vatican.va'') {{intestazione|Intervista di Stefania Falasca, ''Quello che avrei detto al concistoro'', ''30Giorni'', novembre 2007.}} *Nella [[Chiesa]] l'armonia la fa lo Spirito Santo. *Solo lo [[Spirito|Spirito Santo]] può suscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità e allo stesso tempo fare l'unità. Perché quando siamo noi a voler fare la diversità facciamo gli scismi e quando siamo noi a voler fare l'unità facciamo l'uniformità, l'omologazione. *Il restare, il rimanere fedeli implica un'uscita. Proprio se si rimane nel Signore si esce da sé stessi. Paradossalmente proprio perché si rimane, proprio se si è fedeli si cambia. Non si rimane fedeli, come i tradizionalisti o i fondamentalisti, alla lettera. La fedeltà è sempre un cambiamento, un fiorire, una crescita. *Il coraggio apostolico è seminare. Seminare la Parola. Renderla a quel lui e a quella lei per i quali è data. Dare loro la bellezza del Vangelo, lo stupore dell'incontro con Gesù... e lasciare che sia lo Spirito Santo a fare il resto. *Uscire da sé stessi è uscire anche dal recinto dell'orto dei propri convincimenti considerati inamovibili se questi rischiano di diventare un ostacolo, se chiudono l'orizzonte che è di Dio. *I preti clericalizzano i laici e i laici ci pregano di essere clericalizzati. *Come indurisce il cuore la [[coscienza]] isolata! *Le nostre certezze possono diventare un muro, un carcere che imprigiona lo Spirito Santo. *Colui che isola la sua coscienza dal cammino del popolo di Dio non conosce l'allegria dello Spirito Santo che sostiene la speranza. *Guardare la nostra gente non per come dovrebbe essere ma per com'è e vedere cosa è necessario. *In un mondo che non riusciamo a interessare con le parole che noi diciamo, solo la Sua presenza che ci ama e che ci salva può interessare. Il fervore apostolico si rinnova perché testimoni di Colui che ci ha amato per primo. {{intestazione|Intervista di Gianni Valente, ''Non siamo padroni dei doni del Signore'', ''30Giorni'', agosto 2009.}} *Il Signore opera un cambiamento in colui che gli è fedele, gli fa alzare lo sguardo da sé stesso. Questa è la missione, questa è la testimonianza. *I [[sacramenti]] sono gesti del Signore. Non sono prestazioni o territori di conquista di preti o vescovi. *I sacramenti sono per la vita degli uomini e delle donne così come sono. Che magari non fanno tanti discorsi, eppure il loro sensus fidei coglie la realtà dei sacramenti con più chiarezza di quanto succede a tanti specialisti. *Se la [[Chiesa]] segue il suo Signore, esce da sé stessa, con coraggio e misericordia: non rimane chiusa nella propria autoreferenzialità. Il Signore opera un cambiamento in colui che gli è fedele, gli fa alzare lo sguardo da sé stesso. Questa è la missione, questa è la testimonianza. {{intestazione|Intervista di [[Andrea Tornielli]], [http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/america-latina-latin-america-america-latina-12945//pag/1/ ''"Carrierismo e vanità, peccati nella Chiesa"''], ''Vatican Insider'', 14 marzo 2013.}} *I cardinali non sono gli agenti di una ONG, ma sono servitori del Signore, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, che è Colui che fa la vera differenza tra i carismi, e che allo stesso tempo nella Chiesa li conduce all'unità. Il cardinale deve entrare nella dinamica della differenza dei carismi e allo stesso tempo guardare all'unità. *Non devo scandalizzarmi, perché la [[Chiesa]] è mia madre: devo guardare ai peccati e alle mancanze come guarderei ai peccati e alle mancanze di mia mamma. E quando io mi ricordo di lei, mi ricordo innanzitutto di tante cose belle e buone che ha compiuto, non tanto delle mancanze o dei suoi difetti. Una madre si difende con il cuore pieno d'amore, prima che con la parole. Mi chiedo se nel cuore di molti che entrano in questa dinamica degli scandali ci sia l'amore per la Chiesa. {{intestazione|Intervista di Henrique Cymerman, [http://www.lavanguardia.com/internacional/20140612/54408951579/entrevista-papa-francisco.html ''Entrevista al papa Francisco: "La secesión de una nación hay que tomarla con pinzas"''], ''La Vanguardia'', 12 giugno 2014.}} *Mi preoccupa ogni tipo di divisione. L'indipendenza di un popolo attraverso la secessione equivale a uno uno smembramento. Pensiamo alla [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Jugoslavia]]. Ovviamente ci sono popoli e culture così differenti che non possono essere tenuti uniti neanche con la colla. Il caso jugoslavo è molto chiaro, ma mi chiedo se la stessa cosa valga per altri, per popoli che sono rimasti uniti fino a ora. Bisogna valutare caso per caso. La [[Scozia]], la [[Padania]], la [[Catalogna]]. Ci saranno casi giusti e casi sbagliati, ma la secessione di una nazione senza una storia di unità forzata va presa con le pinze. ===Citazioni tratte da discorsi=== ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/march/documents/papa-francesco_20130315_cardinali_it.html Udienza a tutti i Cardinali], Sala Clementina, 15 marzo 2013==== *[[Papa Benedetto XVI|Benedetto XVI]] ha acceso nel profondo dei nostri cuori una fiamma: essa continuerà ad ardere perché sarà alimentata dalla Sua preghiera, che sosterrà ancora la Chiesa nel suo cammino spirituale e missionario. *Il ministero petrino, vissuto con totale dedizione, ha avuto in [[Benedetto XVI]] un interprete sapiente e umile, con lo sguardo sempre fisso a Cristo, Cristo risorto, presente e vivo nell'Eucaristia. *La verità cristiana è attraente e persuasiva perché risponde al bisogno profondo dell'esistenza umana, annunciando in maniera convincente che Cristo è l'unico Salvatore di tutto l'uomo e di tutti gli uomini. ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/june/index_it.htm Discorso ai partecipanti al Convegno ecclesiale della diocesi di Roma], Aula Paolo VI, 17 giugno 2013==== *Andare verso i poveri non significa che noi dobbiamo diventare pauperisti, o una sorta di "barboni spirituali"! No, no, non significa questo! Significa che dobbiamo andare verso la carne di Gesù che soffre. *Il diavolo ogni giorno getta nei nostri cuori semi di pessimismo e di amarezza, e se uno si scoraggia, noi ci scoraggiamo. "Non va! Abbiamo fatto questo, non va; abbiamo fatto quell'altro e non va! E guarda quella religione come attira tanta gente e noi no!". È il diavolo che mette questo. Dobbiamo prepararci alla lotta spirituale. Questo è importante. Non si può predicare il Vangelo senza questa lotta spirituale: una lotta di tutti i giorni contro la tristezza, contro l'amarezza, contro il pessimismo; una lotta di tutti i giorni! Seminare non è facile. È più bello raccogliere, ma seminare non è facile, e questa è la lotta di tutti i giorni dei cristiani. *L'evangelizzazione chiede da noi un vero coraggio anche per questa lotta interiore, nel nostro cuore, per dire con la preghiera, con la mortificazione, con la voglia di seguire Gesù, con i Sacramenti che sono un incontro con Gesù, per dire a Gesù: ''grazie, grazie per la tua grazia. Voglio portarla agli altri.'' ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/march/documents/papa-francesco_20130320_delegati-fraterni_it.html Ai rappresentanti delle Chiese e delle Comunità Ecclesiali, e di altre Religioni], 20 marzo 2013==== *Dobbiamo tenere viva nel mondo la sete dell'assoluto, non permettendo che prevalga una visione della persona umana ad una sola dimensione, secondo cui l'uomo si riduce a ciò che produce e a ciò che consuma: è questa una delle insidie più pericolose per il nostro tempo. *Sappiamo quanta violenza abbia prodotto nella storia recente il tentativo di eliminare Dio e il divino dall'orizzonte dell'umanità, e avvertiamo il valore di testimoniare nelle nostre società l'originaria apertura alla trascendenza che è insita nel cuore dell'uomo. In ciò, sentiamo vicini anche tutti quegli uomini e donne che, pur non riconoscendosi appartenenti ad alcuna tradizione religiosa, si sentono tuttavia in ricerca della verità, della bontà e della bellezza, questa verità, bonta e bellezza di Dio, e che sono nostri preziosi alleati nell'impegno a difesa della dignità dell'uomo, nella costruzione di una convivenza pacifica fra i popoli e nel custodire con cura il creato. ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/march/documents/papa-francesco_20130322_corpo-diplomatico_it.html Al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede], 22 marzo 2013==== *Esiste anche un'altra povertà! È la povertà spirituale dei nostri giorni, che riguarda gravemente anche i Paesi considerati più ricchi. È quanto il mio Predecessore, il caro e venerato Benedetto XVI, chiama la ''"dittatura del relativismo"'', che lascia ognuno come misura di se stesso e mette in pericolo la convivenza tra gli uomini. *[[San Francesco|Francesco d'Assisi]] ci dice: lavorate per edificare la pace! Ma non vi è vera pace senza verità! Non vi può essere pace vera se ciascuno è la misura di se stesso, se ciascuno può rivendicare sempre e solo il proprio diritto, senza curarsi allo stesso tempo del bene degli altri, di tutti, a partire dalla natura che accomuna ogni essere umano su questa terra. *Non si possono, infatti, costruire ponti tra gli uomini, dimenticando Dio. Ma vale anche il contrario: non si possono vivere legami veri con Dio, ignorando gli altri. ====[http://www.news.va/it/news/testo-integrale-con-le-risposte-di-papa-francesco Veglia di Pentecoste], ''Radio Vaticana'', 19 maggio 2013==== *Il [[martirio]] non è mai una sconfitta; il martirio è il grado più alto della testimonianza che noi dobbiamo dare. *Io ho avuto la grazia di crescere in una famiglia in cui la fede si viveva in modo semplice e concreto; ma è stata soprattutto mia nonna, la mamma di mio padre, che ha segnato il mio cammino di fede. Era una donna che ci spiegava, ci parlava di Gesù, ci insegnava il Catechismo. Ricordo sempre che il Venerdì Santo ci portava, la sera, alla processione delle candele, e alla fine di questa processione arrivava il "Cristo giacente", e la nonna ci faceva – a noi bambini – inginocchiare e ci diceva: "Guardate, è morto, ma domani risuscita". Ho ricevuto il primo annuncio cristiano proprio da questa donna, da mia nonna! È bellissimo, questo! Il primo annuncio in casa, con la famiglia! E questo mi fa pensare all'amore di tante mamme e di tante nonne nella trasmissione della fede. Sono loro che trasmettono la fede. Questo avveniva anche nei primi tempi, perché san Paolo diceva a Timoteo: "Io ricordo la fede della tua mamma e della tua nonna". Tutte le mamme che sono qui, tutte le nonne, pensate a questo! Trasmettere la fede. Perché Dio ci mette accanto delle persone che aiutano il nostro cammino di fede. Noi non troviamo la fede nell'astratto; no! È sempre una persona che predica, che ci dice chi è Gesù, che ci trasmette la fede, ci dà il primo annuncio. E così è stata la prima esperienza di fede che ho avuto. *I Profeti di Israele dicevano che il Signore è come il fiore di mandorlo, il primo fiore della Primavera. Prima che vengano gli altri fiori, c'è Lui: Lui che aspetta. Il Signore ci aspetta. E quando noi Lo cerchiamo, troviamo questa realtà: che è Lui ad aspettarci per accoglierci, per darci il suo amore. E questo ti porta nel cuore uno stupore tale che non lo credi, e così va crescendo la fede! Con l'incontro con una persona, con l'incontro con il Signore. Qualcuno dirà: "No, io preferisco studiare la fede nei libri!". È importante studiarla, ma, guarda, questo solo non basta! L'importante è l'incontro con Gesù, l'incontro con Lui, e questo ti dà la fede, perché è proprio Lui che te la dà! *Si può pensare che l'[[evangelizzazione ]]dobbiamo programmarla a tavolino, pensando alle strategie, facendo dei piani. Ma questi sono strumenti, piccoli strumenti. L'importante è Gesù e lasciarsi guidare da Lui. ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/september/documents/papa-francesco_20130920_associazioni-medici-cattolici_it.html Ai partecipanti all'Incontro promosso dalla Federazione Internazionale delle Associazione dei medici Cattolici, 20 settembre 2013]==== *Una diffusa mentalità dell'utile, la "cultura dello scarto", che oggi schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti, ha un altissimo costo: richiede di eliminare esseri umani, soprattutto se fisicamente o socialmente più deboli. La nostra risposta a questa mentalità è un "sì" deciso e senza tentennamenti alla vita. *La credibilità di un [[sistema sanitario]] non si misura solo per l'efficienza, ma soprattutto per l'attenzione e l'amore verso le persone, la cui vita sempre è sacra e inviolabile. *Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente ad essere abortito, ha il volto di Gesù Cristo, ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato ha sperimentato il rifiuto del mondo. E ogni anziano, anche se infermo o alla fine dei suoi giorni, porta in sé il volto di Cristo. Non si possono scartare, come ci propone la "cultura dello scarto"! Non si possono scartare! ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/october/documents/papa-francesco_20131025_plenaria-famiglia_it.html Ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio della Famiglia, 25 ottobre 2013]==== *Il [[matrimonio]] è come se fosse un primo sacramento dell'umano, ove la persona scopre se stessa, si auto-comprende in relazione agli altri e in relazione all'amore che è capace di ricevere e di dare. L'amore sponsale e familiare rivela anche chiaramente la vocazione della persona ad amare in modo unico e per sempre, e che le prove, i sacrifici e le crisi della coppia come della stessa famiglia rappresentano dei passaggi per crescere nel bene, nella verità e nella bellezza. Nel matrimonio ci si dona completamente senza calcoli né riserve, condividendo tutto, doni e rinunce, confidando nella Provvidenza di Dio. *La [[famiglia]] è il motore del mondo e della storia. Ciascuno di noi costruisce la propria personalità in famiglia, crescendo con la mamma e il papà, i fratelli e le sorelle, respirando il calore della casa. La famiglia è il luogo dove riceviamo il nome, è il luogo degli affetti, lo spazio dell'intimità, dove si apprende l'arte del dialogo e della comunicazione interpersonale. *La [[famiglia]] non è la somma delle persone che la costituiscono, ma una «comunità di persone». E una comunità è di più che la somma delle persone. È il luogo dove si impara ad amare, il centro naturale della vita umana. È fatta di volti, di persone che amano, dialogano, si sacrificano per gli altri e difendono la vita, soprattutto quella più fragile, più debole. ====[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2014/may/documents/papa-francesco_20140509_consiglio-nazioni-unite.html Ai membri del consiglio dei capi esecutivi per il coordinamento delle nazioni unite], 9 maggio 2014==== *[...] una parte importante dell'umanità continua ad essere esclusa dai benefici del progresso e, di fatto, relegata a esseri umani di seconda categoria. *Oggi, in particolare, la coscienza della dignità di ogni fratello, la cui vita è sacra e inviolabile dal suo concepimento alla fine naturale, deve portarci a condividere, con totale gratuità, i beni che la provvidenza ha posto nelle nostre mani, siano essi ricchezze materiali che opere di intelligenza e di spirito, e a restituire con generosità e abbondanza ciò che ingiustamente possiamo aver negato agli altri. *[...] la promozione di un'apertura generosa, efficace e concreta alle necessità degli altri deve essere sempre al di sopra dei sistemi e delle teorie economiche e sociali. *[...] il progresso economico e sociale equo si può ottenere solo congiungendo le capacità scientifiche e tecniche a un impegno di solidarietà costante, accompagnato da una gratuità generosa e disinteressata a tutti i livelli. *[...] invito a promuovere insieme una vera mobilitazione etica mondiale che, al di là di ogni differenza di credo o di opinione politica, diffonda e applichi un ideale comune di fraternità e di solidarietà, specialmente verso i più poveri e gli esclusi. ====[http://it.radiovaticana.va/news/2015/06/14/papa_differenza_uomo_donna_fa_crescere_figli/1151493 Differenza uomo donna fa crescere figli. Famiglie reagiscano a colonizzazione ideologica], 14 giugno 2015==== *I nostri ragazzi, ragazzini, che incominciano a sentire queste idee strane, queste colonizzazioni ideologiche che avvelenano l'anima e la famiglia deve agire contro questo. Mi diceva, due settimane fa, una persona, un uomo molto cattolico, bravo, giovane, che i suoi ragazzini andavano in prima e seconda elementare e che la sera, lui e sua moglie tante volte dovevano "ri-catechizzare" i bambini, i ragazzi per quello che riportavano da alcuni professori della scuola o per quello che dicevano i libri che davano lì. Queste colonizzazioni ideologiche, che fanno tanto male e distruggono una società, un Paese, una famiglia. E per questo abbiamo bisogno di una vera e propria rinascita morale e spirituale. *Per un figlio non c'è insegnamento e testimonianza più grande che vedere i propri genitori che si amano con tenerezza, si rispettano, sono gentili tra di loro, si perdonano a vicenda: ciò che riempie di gioia e di felicità vera il cuore dei figli. I figli, prima di abitare una casa fatta di mattoni, abitano un'altra casa, ancora più essenziale: abitano l'amore reciproco dei genitori. *L'essere genitori si fonda nella diversità di essere, come ricorda la Bibbia, maschio e femmina. Questa è la "prima" e più fondamentale differenza, costitutiva dell'essere umano. E' una ricchezza. Le differenze sono ricchezze. C'è tanta gente che ha paura delle differenze, ma sono ricchezze. *Quando i fidanzati vengono a sposarsi, a me piace dire a lui, dopo aver parlato del Vangelo: "Ma non dimenticarti che la tua vocazione è fare la tua sposa più donna!"; e a lei dico: "La tua vocazione è fare tuo marito più uomo!". E così si amano, ma si amano nel farsi, nelle differenze, più uomo e più donna. E questo è il lavoro artigianale del matrimonio, della famiglia di ogni giorno: far crescere l'altro. Far crescere l'altro. Pensare all'altro: il marito alla moglie, la moglie al marito. Questa è comunione. *Sono sicuro che ho raccontato questa storia, una storia che io ho sentito da bambino, a casa mia. Racconto che in una famiglia il nonno abitava lì, col figlio, la nuora, i nipotini. Ma il nonno era invecchiato, aveva avuto un piccolo ictus, era anziano e quando era a tavola e mangiava, si sporcava un po'. Il papà aveva vergogna di suo padre. E diceva: "Ma, non possiamo invitare gente a casa...". E ha deciso di fare un tavolo piccolo, in cucina, perché il nonno prendesse il pasto da solo in cucina. La cosa è andata così... Alcuni giorni dopo, arriva a casa dopo il lavoro e trova suo figlio – 6-7 anni – che giocava con legni, col martello, con i chiodi... "Ma cosa fai, ragazzo?" – "Sto facendo un tavolino..." – "E perché?" – "Perché quando tu sarai vecchio, potrai mangiare da solo come mangia il nonno!". ====[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2016/may/documents/papa-francesco_20160506_premio-carlo-magno.html Discorso del 6 maggio 2016 in occasione del conferimento a papa Francesco del Premio Carlo Magno]==== *La creatività, l'ingegno, la capacità di rialzarsi e di uscire dai propri limiti appartengono all'anima dell'[[Europa]]. Nel secolo scorso, essa ha testimoniato all'umanità che un nuovo inizio era possibile: dopo anni di tragici scontri, culminati nella guerra più terribile che si ricordi, è sorta, con la grazia di Dio, una novità senza precedenti nella storia. Le ceneri delle macerie non poterono estinguere la speranza e la ricerca dell'altro, che arsero nel cuore dei Padri fondatori del progetto europeo. Essi gettarono le fondamenta di un baluardo di pace, di un edificio costruito da Stati che non si sono uniti per imposizione, ma per la libera scelta del bene comune, rinunciando per sempre a fronteggiarsi. L'Europa, dopo tante divisioni, ritrovò finalmente sé stessa e iniziò a edificare la sua casa. *La bellezza radicata in molte delle nostre città si deve al fatto che sono riuscite a conservare nel tempo le differenze di epoche, di nazioni, di stili, di visioni. Basta guardare l'inestimabile patrimonio culturale di [[Roma]] per confermare ancora una volta che la ricchezza e il valore di un popolo si radica proprio nel saper articolare tutti questi livelli in una sana convivenza. I riduzionismi e tutti gli intenti uniformanti, lungi dal generare valore, condannano i nostri popoli a una crudele povertà: quella dell'esclusione. E lungi dall'apportare grandezza, ricchezza e bellezza, l'esclusione provoca viltà, ristrettezza e brutalità. Lungi dal dare nobiltà allo spirito, gli apporta meschinità. Le radici dei nostri popoli, le radici dell'Europa si andarono consolidando nel corso della sua storia imparando a integrare in sintesi sempre nuove le culture più diverse e senza apparente legame tra loro. L'identità europea è, ed è sempre stata, un'identità dinamica e multiculturale. *Essi {{ndr|i giovani}} non sono il futuro dei nostri popoli, sono il presente; sono quelli che già oggi con i loro sogni, con la loro vita stanno forgiando lo spirito europeo. Non possiamo pensare il domani senza offrire loro una reale partecipazione come agenti di cambio e di trasformazione. Non possiamo immaginare l'[[Europa]] senza renderli partecipi e protagonisti di questo sogno. Ultimamente ho riflettuto su questo aspetto e mi sono chiesto: come possiamo fare partecipi i nostri giovani di questa costruzione quando li priviamo di lavoro; di lavori degni che permettano loro di svilupparsi per mezzo delle loro mani, della loro intelligenza e delle loro energie? Come pretendiamo di riconoscere ad essi il valore di protagonisti, quando gli indici di disoccupazione e sottoccupazione di milioni di giovani europei è in aumento? Come evitare di perdere i nostri giovani, che finiscono per andarsene altrove in cerca di ideali e senso di appartenenza perché qui, nella loro terra, non sappiamo offrire loro opportunità e valori? *Dobbiamo passare da un'economia liquida, che tende a favorire la corruzione come mezzo per ottenere profitti, a un'economia sociale che garantisce l'accesso alla terra, al tetto per mezzo del lavoro come ambito in cui le persone e le comunità possano mettere in gioco «molte dimensioni della vita: la creatività, la proiezione nel futuro, lo sviluppo delle capacità, l'esercizio dei valori, la comunicazione con gli altri, un atteggiamento di adorazione. Perciò la realtà sociale del mondo di oggi, al di là degli interessi limitati delle imprese e di una discutibile razionalità economica, esige che si continui a perseguire quale priorità l'obiettivo dell'accesso al lavoro per tutti. *Alla rinascita di un'Europa affaticata, ma ancora ricca di energie e di potenzialità, può e deve contribuire la Chiesa. Il suo compito coincide con la sua missione: l'annuncio del Vangelo, che oggi più che mai si traduce soprattutto nell'andare incontro alle ferite dell'uomo, portando la presenza forte e semplice di Gesù, la sua misericordia consolante e incoraggiante. Dio desidera abitare tra gli uomini, ma può farlo solo attraverso uomini e donne che, come i grandi evangelizzatori del continente, siano toccati da Lui e vivano il Vangelo, senza cercare altro. Solo una Chiesa ricca di testimoni potrà ridare l'acqua pura del Vangelo alle radici dell'Europa. In questo, il cammino dei cristiani verso la piena unità è un grande segno dei tempi, ma anche l'esigenza urgente di rispondere all'appello del Signore «perché tutti siano una sola cosa ([[Vangelo secondo Giovanni|Gv]] 17,21)». ====Conferenza stampa del 26 giugno 2016==== *Io credo che le intenzioni di [[Martin Lutero]] non fossero sbagliate: era un riformatore. Forse alcuni metodi non erano giusti, ma in quel tempo, se leggiamo la storia del Pastor, per esempio - un tedesco luterano che poi si è convertito quando ha visto la realtà di quel tempo, e si è fatto cattolico - vediamo che la Chiesa non era proprio un modello da imitare: c'era corruzione nella Chiesa, c'era mondanità, c'era attaccamento ai soldi e al potere. E per questo lui ha protestato. Poi era intelligente, e ha fatto un passo avanti giustificando il perché faceva questo. E oggi luterani e cattolici, con tutti i protestanti, siamo d'accordo sulla dottrina della giustificazione: su questo punto tanto importante non aveva sbagliato.<ref>[http://www.correctiofilialis.org/wp-content/uploads/2017/08/Correctio-filialis_Italiano.pdf ''Correctio filialis de haeresibus propagatis'', p. 13]. Traduzione italiana disponibile su ''CorrectioFilialis.org''.</ref> ====Intervista de ''La Civiltà Cattolica'', 28 ottobre 2016==== *Lutero voleva porre un rimedio a una situazione complessa. [...] Lutero ha fatto un grande passo per mettere la Parola di Dio nelle mani del popolo. Riforma e Scrittura sono le due cose fondamentali che possiamo approfondire guardando alla tradizione luterana.<ref>Citato in ''[http://www.askanews.it/esteri/2016/10/28/papa-francesco-in-svezia-per-i-500-anni-della-riforma-di-lutero-top10_20161028_180049/ Papa Francesco in Svezia per i 500 anni della riforma di Lutero]'', ''Askanews.it'', 28 ottobre 2016.</ref> *La vicinanza fa bene a tutti. La distanza invece ci fa ammalare.<ref>Citato in ''[https://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2016/10/28/ASfRzitE-bibbia_francesco_lutero.shtml/ Papa Francesco apre anche a Lutero: «Ha messo la Bibbia nelle mani del popolo»]'', ''Il Secolo XIX.it'', 29 ottobre 2016.</ref> *Non si può essere cattolici e settari. Bisogna tendere a stare insieme agli altri.<ref>Citato in ''[https://agensir.it/quotidiano/2016/10/28/papa-in-svezia-intervista-su-la-civilta-cattolica-non-si-puo-essere-cattolici-e-settari/ Papa in Svezia: intervista su "La Civiltà Cattolica"]'', ''Agensir.it'', 28 ottobre 2016.</ref> ====[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2017/october/documents/papa-francesco_20171011_convegno-nuova-evangelizzazione.html/ Discorso ai partecipanti all'incontro promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione], 11 ottobre 2017 ==== *Si deve affermare con forza che la condanna alla [[pena di morte]] è una misura disumana che umilia, in qualsiasi modo venga perseguita, la dignità personale. È in sé stessa contraria al Vangelo perché viene deciso volontariamente di sopprimere una vita umana che è sempre sacra agli occhi del Creatore.<ref>Citato in [https://www.avvenire.it/papa/pagine/pena-di-morte-contraria-al-vangelo-papa-francesco ''Papa Francesco: «La pena di morte è contraria al Vangelo»''], ''avvenire.it'', 11 ottobre 2017.</ref> ==== [http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/june/documents/papa-francesco_20180625_gravissimum-educationis.html Discorso ai membri della Fondazione ''Gravissimum Educationis''], 25 giugno 2018==== *Solo cambiando l'educazione si può cambiare il mondo<ref>[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/june/documents/papa-francesco_20180625_gravissimum-educationis.html Discorso] di Papa Francesco ai membri della Fondazione Gravissimum Educationis in occasione dell'incontro "Educare è trasformare", 25 giugno 2018</ref>. ====[https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2019/september/documents/papa-francesco_20190928_scholae-cantorum.html Discorso del Santo Padre Francesco alle Scholae Cantorum dell'Associazione italiana Santa Cecilia], 28 settembre 2019==== *Cantare, suonare, comporre, dirigere, fare musica nella Chiesa sono tra le cose più belle a gloria di Dio. È un privilegio, un dono di Dio esprimere l'arte musicale e aiutare la partecipazione ai divini misteri. Una bella e buona musica è strumento privilegiato per l'avvicinamento al trascendente, e spesso aiuta a capire un messaggio anche chi è distratto. *[...] la liturgia è la prima "maestra" di catechismo. *La [[musica sacra]] svolge anche un altro compito, quello di saldare insieme la storia cristiana: nella Liturgia risuonano il canto gregoriano, la polifonia, la musica popolare e quella contemporanea. È come se in quel momento a lodare Dio ci fossero tutte le generazioni passate e presenti, ognuna con la propria sensibilità. Non solo, ma la musica sacra – e la musica in genere – crea ponti, avvicina le persone, anche le più lontane; non conosce barriere di nazionalità, di etnia, di colore della pelle, ma coinvolge tutti in un linguaggio superiore, e riesce sempre a mettere in sintonia persone e gruppi di provenienze anche molto differenti. La musica sacra riduce le distanze anche con quei fratelli che a volte sentiamo non vicini. Per questo in ogni parrocchia il gruppo di canto è un gruppo dove si respira disponibilità e aiuto reciproco. ===Omelie=== ====[http://www.tempi.it/curate-la-vita-dal-principio-alla-fine-il-cristiano-non-puo-permettersi-il-lusso-di-essere-un-idiota#.UUyayTd42So Omelia nella solennità di san Raimondo Nonnato], Buenos Aires, 31 agosto 2005==== *''Chi sono io per prendermi cura degli altri?'' Questa affermazione, vi ricordate, chi l'ha fatta per primo? Caino. ''«Sono forse io colui che deve nutrire suo fratello?»'' Questa affermazione criminale, questa frase di morte è un peccato che viene dall'infanzia delle persone che crescono in un modo di pensare egoistico inculcato in loro, sono uomini e donne educati in questo modo. *Dare la vita è aprire il cuore, e prendersi cura della vita è spendersi con tenerezza e calore per gli altri, portare nel mio cuore l'interesse per gli altri. *La cultura della morte non è interessata alla vita, ma all'egoismo. Uno è interessato a sopravvivere, ma non a dare la vita, ad avere cura della vita, ad offrire la vita. *La vita è sempre un dare ed è costoso prendersi cura della vita. Oh quanto costa! Costa lacrime. Ma come è bella la cura per la vita, permettere che la vita cresca, dare la vita come Gesù, e dare in abbondanza, per non permettere che anche uno solo di questi più piccoli vada perso. *Ma è una strada piena di lupi e, forse per questo motivo, potranno condurci davanti ai tribunali, forse per questo motivo, per la cura della vita, ci potranno uccidere. Dovremmo pensare ai martiri cristiani. Li hanno uccisi perché predicavano questo Vangelo della vita, questo Vangelo che Gesù ha portato. Ma Gesù ci dà la forza. Andate avanti! Non siate sciocchi, ricordate, un cristiano non può permettersi il lusso di essere sciocco. *Non possiamo annunciare altro che la vita, dal principio alla fine. Tutti noi dobbiamo curare la vita, amare la vita, con tenerezza, calore. *Questo uomo anziano, questa donna anziana, sono inutili; scarichiamoli, cerchiamo di mandarli nelle case di cura, come si fa con l'impermeabile d'estate con tre naftaline in tasca, negli ospizi perché pensiamo che ora sono da scartare, perché sono inutili. Questo bambino che è in arrivo è un peso per la famiglia: «Oh no, a cosa serve? Non ho idea. Scartiamolo e rimandiamolo al mittente». Questo è ciò che la cultura della morte ci predica. *Se andiamo in fondo alla strada della vita ci possono accadere cose brutte, ma non importa. Ne vale la pena. Lui per primo ci ha aperto la strada. Quindi, andate avanti e non scoraggiatevi. Prendetevi cura della la vita. Ne vale la pena! ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa-francesco_20130314_omelia-cardinali_it.html Santa Messa con i Cardinali], Cappella Sistina, 14 marzo 2013==== *Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore. *Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore. *Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio. *Vorrei che tutti noi, dopo questi giorni di grazia, abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l'unica gloria: Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti. ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa-francesco_20130319_omelia-inizio-pontificato_it.html Santa Messa per l'inizio del Ministero Petrino], Piazza San Pietro, 19 marzo 2013==== *Custodire il creato, ogni uomo ed ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l'orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza! E per il credente, per noi cristiani, come [[Abramo]], come [[san Giuseppe]], la speranza che portiamo ha l'orizzonte di Dio che ci è stato aperto in Cristo, è fondata sulla roccia che è Dio. *Dio non desidera una casa costruita dall'uomo, ma desidera la fedeltà alla sua Parola, al suo disegno; ed è Dio stesso che costruisce la casa, ma di pietre vive segnate dal suo Spirito. *Il vero [[potere]] è il [[servire|servizio]]. ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa-francesco_20130324_palme_it.html Omelia nella solennità della Domenica delle Palme], Piazza San Pietro, 24 marzo 2013==== *Con Cristo il cuore non invecchia mai! *È nel dono di sé, nell'uscire da se stessi, che si ha la vera [[gioia]]. *Il trono regale di Gesù Cristo è il legno della [[Croce cristiana|Croce]]. *La [[Croce cristiana|croce di Cristo]] abbracciata con amore non porta mai alla tristezza, ma alla gioia, alla gioia di essere salvati e di fare un pochettino quel che ha fatto [[Gesù|Lui]] nel giorno della sua morte. *La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall'aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti! *Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa-francesco_20130428_omelia-cresime_it.html Omelia nella messa con i cresimandi], Piazza San Pietro, 28 aprile 2013==== *Vedete, la novità di [[Dio]] non assomiglia alle novità mondane, che sono tutte provvisorie, passano e se ne ricerca sempre di più. La novità che Dio dona alla nostra vita è definitiva, e non solo nel futuro, quando saremo con Lui, ma anche oggi: Dio sta facendo tutto nuovo, lo [[Spirito Santo]] ci trasforma veramente e vuole trasformare, anche attraverso di noi, il mondo in cui viviamo. Apriamo la porta allo Spirito, facciamoci guidare da Lui, lasciamo che l'azione continua di Dio ci renda uomini e donne nuovi, animati dall'amore di Dio, che lo [[Spirito Santo]] ci dona! Che bello se ognuno di voi, alla sera potesse dire: oggi a scuola, a casa, al lavoro, guidato da Dio, ho compiuto un gesto di amore verso un mio compagno, i miei genitori, un anziano! Che bello! *Non ci sono difficoltà, [[tribolazione|tribolazioni]], incomprensioni che ci devono far paura se rimaniamo uniti a [[Dio]] come i tralci sono uniti alla vite, se non perdiamo l'amicizia con Lui, se gli facciamo sempre più spazio nella nostra [[vita]]. Questo anche e soprattutto se ci sentiamo poveri, deboli, peccatori, perché Dio dona forza alla nostra debolezza, ricchezza alla nostra povertà, conversione e perdono al nostro peccato. *Cari amici, spalanchiamo la porta della nostra [[vita]] alla novità di [[Dio]] che ci dona lo Spirito Santo, perché ci trasformi, ci renda forti nelle [[tribolazione|tribolazioni]], rafforzi la nostra unione con il [[Gesù|Signore]], il nostro rimanere saldi in Lui: questa è una vera gioia! ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa-francesco_20131004_omelia-visita-assisi_it.html Omelia nella Santa Messa presieduta nella Visita pastorale ad Assisi], 4 ottobre 2013==== *''Chi segue Cristo, riceve la vera pace, quella che solo Lui, e non il mondo, ci può dare''. [[San Francesco]] viene associato da molti alla pace, ed è giusto, ma pochi vanno in profondità. Qual è la pace che Francesco ha accolto e vissuto e ci trasmette? Quella di Cristo, passata attraverso l'amore più grande, quello della Croce. È la pace che Gesù Risorto donò ai discepoli quando apparve in mezzo a loro. La pace francescana non è un sentimento sdolcinato. Per favore: questo san Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo... Anche questo non è francescano! Anche questo non è francescano, ma è un'idea che alcuni hanno costruito! La pace di san Francesco è quella di Cristo, e la trova chi "prende su di sé" il suo "giogo", cioè il suo comandamento: ''Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato''. E questo giogo non si può portare con arroganza, con presunzione, con superbia, ma solo si può portare con mitezza e umiltà di cuore. *Il Crocifisso non ci parla di sconfitta, di fallimento; paradossalmente ci parla di una morte che è vita, che genera vita, perché ci parla di amore, perché è l'Amore di Dio incarnato, e l'Amore non muore, anzi, sconfigge il male e la morte. Chi si lascia guardare da Gesù crocifisso viene ri-creato, diventa una «nuova creatura». ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2014/documents/papa-francesco_20140305_omelia-ceneri_it.html Omelia nella Santa Messa per la benedizione e imposizione delle ceneri], 5 marzo 2014==== *Il Vangelo di oggi indica gli elementi di questo cammino spirituale: la preghiera, il digiuno e l'elemosina. Tutti e tre comportano la necessità di non farsi dominare dalle cose che appaiono: quello che conta non è l'apparenza; il valore della vita non dipende dall'approvazione degli altri o dal successo, ma da quanto abbiamo dentro. ====[https://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2017/documents/papa-francesco-cotidie_20171218_uomo-della-paternita.html/ Omelia nella Messa celebrata a Santa Marta], 18 dicembre 2017 ==== *Giuseppe lottava dentro. E in quella lotta ecco la voce di Dio che gli dice: «alzati!». E proprio «alzati» ritorna «ante volte, all'inizio di una missione, nella Bibbia. Dunque La voce di Dio dice a Giuseppe: «alzati, prendi Maria, portala a casa tua; fatti carico della situazione, prendi in mano questa situazione e vai avanti». *Giuseppe non è andato dagli amici a confortarsi, non è andato dallo [[psichiatria|psichiatra]] perché interpretasse il sogno: no, credette. Ed è andato avanti, ha preso in mano la situazione. [...] Doveva farsi carico di due cose, della paternità e del [[mistero]].<ref>Citato in [http://www.famigliacristiana.it/articolo/il-papa-san-giuseppe-non-ando-dallo-psichiatra-ma-credette.aspx ''Il Papa: «San Giuseppe non andò dallo psichiatra, ma credette».''], ''Famiglia Cristiana'', 12 dicembre 2017.</ref> *Si è fatto carico di una paternità che non era sua: veniva dal Padre. E ha portato avanti la paternità con quello che significa: non solo sostenere Maria e il bambino, ma anche far crescere il bambino, insegnargli il mestiere, portarlo alla maturità di uomo. {{Int|''Evangelii gaudium''|Testo disponibile su [http://www.vatican.va/holy_father/francesco/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20131124_evangelii-gaudium_it.html ''Vatican.va''], 24 novembre 2013|h=2}} ===Incipit=== 1. La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall'isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. In questa Esortazione desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni. ===Citazioni=== *L'adorazione dell'antico [[vitello d'oro]] ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano. La crisi mondiale che investe la finanza e l'economia manifesta i propri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di un orientamento antropologico che riduce l'essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo. (55) *Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. (53) *Il [[denaro]] deve servire e non governare! (58) *Per poter interpretare un testo biblico occorre pazienza, abbandonare ogni ansietà e dare tempo, interesse e dedizione gratuita. Bisogna mettere da parte qualsiasi preoccupazione che ci assilla per entrare in un altro ambito di serena attenzione. Non vale la pena dedicarsi a leggere un testo biblico se si vogliono ottenere risultati rapidi, facili o immediati. Perciò, la preparazione della predicazione richiede amore. (146) *Certamente, per intendere adeguatamente il senso del messaggio centrale di un testo, è necessario porlo in connessione con l'insegnamento di tutta la Bibbia, trasmessa dalla Chiesa. Questo è un principio importante dell'interpretazione biblica, che tiene conto del fatto che lo Spirito Santo non ha ispirato solo una parte, ma l'intera Bibbia, e che in alcune questioni il popolo è cresciuto nella sua comprensione della volontà di Dio a partire dall'esperienza vissuta. (148) *Altra caratteristica è il linguaggio positivo. Non dice tanto quello che non si deve fare ma piuttosto propone quello che possiamo fare meglio. In ogni caso, se indica qualcosa di negativo, cerca sempre di mostrare anche un valore positivo che attragga, per non fermarsi alla lagnanza, al lamento, alla critica o al rimorso. Inoltre, una predicazione positiva offre sempre speranza, orienta verso il futuro, non ci lascia prigionieri della negatività. (159) *Nessuno può esigere da noi che releghiamo la [[religione]] alla segreta intimità delle persone, senza alcuna influenza sulla vita sociale e nazionale, senza preoccuparci per la salute delle istituzioni della società civile, senza esprimersi sugli avvenimenti che interessano i cittadini. (183) *Né il Papa né la [[Chiesa cattolica|Chiesa]] posseggono il monopolio dell'interpretazione della realtà sociale o della proposta di soluzioni per i problemi contemporanei. (184) *I piani assistenziali, che fanno fronte ad alcune urgenze, si dovrebbero considerare solo come risposte provvisorie. Finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all'autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della inequità, non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema. L'inequità è la radice dei mali sociali. (202) *Tra questi deboli, di cui la Chiesa vuole prendersi cura con predilezione, ci sono anche i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo. Frequentemente, per ridicolizzare allegramente la difesa che la Chiesa fa delle vite dei nascituri, si fa in modo di presentare la sua posizione come qualcosa di ideologico, oscurantista e conservatore. Eppure questa difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo. È un fine in sé stesso e mai un mezzo per risolvere altre difficoltà. Se cade questa convinzione, non rimangono solide e permanenti fondamenta per la difesa dei diritti umani, che sarebbero sempre soggetti alle convenienze contingenti dei potenti di turno. (213) *Esiste anche una tensione bipolare tra l'[[idea]] e la [[realtà]]. La realtà semplicemente è, l'idea si elabora. Tra le due si deve instaurare un dialogo costante, evitando che l'idea finisca per separarsi dalla realtà. È pericoloso vivere nel regno della sola parola, dell'immagine, del sofisma. Da qui si desume che occorre postulare un terzo principio: la realtà è superiore all'idea. (231) *La [[Chiesa cattolica|Chiesa]] non pretende di arrestare il mirabile progresso delle [[Scienza|scienze]]. Al contrario, si rallegra e perfino gode riconoscendo l'enorme potenziale che Dio ha dato alla mente umana. Quando il progresso delle scienze, mantenendosi con rigore accademico nel campo del loro specifico oggetto, rende evidente una determinata conclusione che la ragione non può negare, la [[fede]] non la contraddice. Tanto meno i credenti possono pretendere che un'[[scienza e religione|opinione scientifica a loro gradita]], e che non è stata neppure sufficientemente comprovata, acquisisca il peso di un dogma di fede. Però, in alcune occasioni, alcuni scienziati vanno oltre l'oggetto formale della loro disciplina e si sbilanciano con affermazioni o conclusioni che eccedono il campo propriamente scientifico. In tal caso, non è la ragione ciò che si propone, ma una determinata ideologia, che chiude la strada ad un dialogo autentico, pacifico e fruttuoso. (243) *Uno sguardo molto speciale si rivolge al popolo ebreo, la cui Alleanza con Dio non è mai stata revocata, perché «i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili» (''[[Lettera ai Romani|Rm]]'' 11,29). La [[Chiesa cattolica|Chiesa]], che condivide con l'Ebraismo una parte importante delle Sacre Scritture, considera il popolo dell'Alleanza e la sua fede come una radice sacra della propria identità cristiana (cfr [[Lettera ai Romani|Rm]] 11,16-18). Come cristiani non possiamo considerare l'Ebraismo come una religione estranea, né includiamo gli ebrei tra quanti sono chiamati ad abbandonare gli idoli per convertirsi al vero Dio (cfr [[Prima lettera ai Tessalonicesi|1 Ts]] 1,9). Crediamo insieme con loro nell'unico Dio che agisce nella storia, e accogliamo con loro la comune Parola rivelata. (247) *Che dolce è stare davanti a un crocifisso, o in ginocchio davanti al Santissimo, e semplicemente essere davanti ai suoi occhi! Quanto bene ci fa lasciare che Egli torni a toccare la nostra esistenza e ci lanci a comunicare la sua nuova vita! (264) *È urgente ricuperare uno spirito ''[[contemplazione|contemplativo]]'', che ci permetta di riscoprire ogni giorno che siamo depositari di un bene che umanizza, che aiuta a condurre una vita nuova. Non c'è niente di meglio da trasmettere agli altri. (264) *Non si può perseverare in un'evangelizzazione piena di fervore se non si resta convinti, in virtù della propria esperienza, che non è la stessa cosa aver conosciuto [[Gesù]] o non conoscerlo, non è la stessa cosa camminare con Lui o camminare a tentoni, non è la stessa cosa poterlo ascoltare o ignorare la sua Parola, non è la stessa cosa poterlo contemplare, adorare, riposare in Lui, o non poterlo fare. Non è la stessa cosa cercare di costruire il mondo con il suo Vangelo piuttosto che farlo unicamente con la propria ragione. (266) {{Int|''Lumen Fidei''|Testo disponibile su ''[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20130629_enciclica-lumen-fidei.html Vatican.va]''|h=2.}} ===[[Incipit]]=== La luce della [[fede]]: con quest'espressione, la tradizione della [[Chiesa cattolica|Chiesa]] ha indicato il grande dono portato da [[Gesù]], il quale, nel Vangelo di Giovanni, così si presenta: «Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre» (''Gv'' 12,46). ===Citazioni=== *La nuova logica della [[fede]] è centrata su Cristo. La fede in [[Cristo]] ci salva perché è in Lui che la vita si apre radicalmente a un Amore che ci precede e ci trasforma dall'interno, che agisce in noi e con noi. (20) *Il credente è trasformato dall'Amore, a cui si è aperto nella fede, e nel suo aprirsi a questo Amore che gli è offerto, la sua esistenza si dilata oltre sé. (21) *Richiamare la connessione della [[fede]] con la [[verità]] è oggi più che mai necessario, proprio per la crisi di verità in cui viviamo. Nella cultura contemporanea si tende spesso ad accettare come verità solo quella della [[tecnologia]]: è vero ciò che l'uomo riesce a costruire e misurare con la sua [[scienza]], vero perché funziona, e così rende più comoda e agevole la vita. Questa sembra oggi l'unica verità certa, l'unica condivisibile con altri, l'unica su cui si può discutere e impegnarsi insieme. (25) *Dall'altra parte vi sarebbero poi le verità del singolo, che consistono nell'essere autentici davanti a quello che ognuno sente nel suo interno, valide solo per l'individuo e che non possono essere proposte agli altri con la pretesa di servire il bene comune. (25) *Se l'[[amore]] ha bisogno della [[verità]], anche la verità ha bisogno dell'amore. Amore e verità non si possono separare. Senza amore, la verità diventa fredda, impersonale, oppressiva per la vita concreta della persona. La verità che cerchiamo, quella che offre significato ai nostri passi, ci illumina quando siamo toccati dall'amore. Chi ama capisce che l'amore è esperienza di verità, che esso stesso apre i nostri occhi per vedere tutta la realtà in modo nuovo, in unione con la persona amata. (27) *Mossi dal desiderio di illuminare tutta la realtà a partire dall'amore di [[Dio]] manifestato in [[Gesù]], cercando di [[amore|amare]] con quello stesso amore, i primi cristiani trovarono nel mondo greco, nella sua fame di verità, un partner idoneo per il dialogo. L'incontro del messaggio evangelico con il pensiero filosofico del mondo antico costituì un passaggio decisivo affinché il Vangelo arrivasse a tutti i popoli, e favorì una feconda interazione tra fede e ragione, che si è andata sviluppando nel corso dei secoli, fino ai nostri giorni. Il beato [[Giovanni Paolo II]], nella sua Lettera enciclica Fides et ratio, ha mostrato come fede e [[ragione]] si rafforzino a vicenda. (32) *È impossibile credere da soli. La fede non è solo un'opzione individuale che avviene nell'interiorità del credente, non è rapporto isolato tra l'"io" del fedele e il "Tu" divino, tra il soggetto autonomo e Dio. Essa si apre, per sua natura, al "noi", avviene sempre all'interno della comunione della Chiesa. (39) *La trasmissione della fede avviene in primo luogo attraverso il Battesimo. Potrebbe sembrare che il Battesimo sia solo un modo per simbolizzare la confessione di fede, un atto pedagogico per chi ha bisogno di immagini e gesti, ma da cui, in fondo, si potrebbe prescindere. (41) *Senza un amore affidabile nulla potrebbe tenere veramente uniti gli uomini. L'unità tra loro sarebbe concepibile solo come fondata sull'utili­tà, sulla composizione degli interessi, sulla paura, ma non sulla bontà di vivere insieme, non sulla gioia che la semplice presenza dell'altro può suscitare. (51) *Il primo ambito in cui la fede illumina la città degli uomini si trova nella famiglia. Penso anzitutto all'unione stabile dell'uomo e della donna nel matrimonio. Essa nasce dal loro amore, segno e presenza dell'amore di Dio, dal riconoscimento e dall'accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne (cfr ''[[Genesi|Gen]]'' 2,24) e sono capaci di generare una nuova vita, manifestazione della bontà del Creatore, della sua saggezza e del suo disegno di amore. (52) *I giovani hanno il desiderio di una vita grande. L'incontro con Cristo, il lasciarsi afferrare e guidare dal suo amore allarga l'orizzonte dell'esistenza, le dona una speranza solida che non delude. La fede non è un rifugio per gente senza coraggio, ma la dilatazione della vita. Essa fa scoprire una grande chiamata, la vocazione all'amore, e assicura che quest'amore è affidabile, che vale la pena di consegnarsi ad esso, perché il suo fondamento si trova nella fedeltà di Dio, più forte di ogni nostra fragilità. (53) *La fede ci insegna a vedere che in ogni uomo c'è una benedizione per me, che la luce del volto di Dio mi illumina attraverso il volto del fratello. (54) *Al centro della fede biblica, c'è l'amore di Dio, la sua cura concreta per ogni persona, il suo disegno di salvezza che abbraccia tutta l'umani­tà e l'intera creazione e che raggiunge il vertice nell'Incarnazione, Morte e Risurrezione di Gesù Cristo. Quando questa realtà viene oscurata, vie­ne a mancare il criterio per distinguere ciò che rende preziosa e unica la vita dell'uomo. Egli perde il suo posto nell'universo, si smarrisce nella natura, rinunciando alla propria responsabilità morale, oppure pretende di essere arbitro assoluto, attribuendosi un potere di manipolazione senza limiti. (54) *Non facciamoci rubare la speranza, non permettiamo che sia vanificata con soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino, che frammentano il tempo, trasformandolo in spazio. Il tempo è sempre superiore allo spazio. Lo spazio cristallizza i processi, il tempo proietta invece verso il futuro e spinge a camminare con speranza. (57) ===[[Explicit]]=== A Maria, madre della Chiesa e madre della nostra fede, ci rivolgiamo in preghiera. Aiuta, o Madre, la nostra fede!<br> Apri il nostro ascolto alla Parola, perché riconosciamo la voce di Dio e la sua chiamata.<br> Sveglia in noi il desiderio di seguire i suoi passi, uscendo dalla nostra terra e accogliendo la sua promessa.<br> Aiutaci a lasciarci toccare dal suo amore, perché possiamo toccarlo con la fede.<br> Aiutaci ad affidarci pienamente a Lui, a credere nel suo amore, soprattutto nei momenti di tribolazione e di croce, quando la nostra fede è chiamata a maturare.<br> Semina nella nostra fede la gioia del Risorto.<br> Ricordaci che chi crede non è mai solo.<br> Insegnaci a guardare con gli occhi di Gesù, affinché Egli sia luce sul nostro cammino. E che questa luce della fede cresca sempre in noi, finché arrivi quel giorno senza tramonto, che è lo stesso Cristo, il Figlio tuo, nostro Signore! {{Int|''Laudato si<nowiki>'</nowiki>''|Testo disponibile su ''[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html Vatican.va]'', 24 maggio 2015.|h=2}} ===Incipit=== «Laudato si', mi' Signore» cantava [[Francesco d'Assisi|san Francesco d'Assisi]]. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l'esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: «Laudato si', mi' Signore, per sora nostra madre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi, con coloriti flori et herba». ===Citazioni=== *Credo che Francesco sia l'esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. (Par. 11) *Questa sorella {{ndr|la "casa comune", cioè la Terra}} protesta per il male che le provochiamo, a causa dell'uso irresponsabile e dell'abuso che i beni che Dio ha posto in lei. [...] Per questo, tra i poveri più abbandonati e mal trattati c'è la nostra oppressa e devastata terra che «geme e soffre le doglie del parto (''[[Lettera ai Romani|Rm]]'' 8, 22)» (Par. 2) *Esistono forme di inquinamento che colpiscono quotidianamente le persone. L'esposizione agli inquinanti atmosferici produce un ampio spettro di effetti sulla salute, in particolare dei più poveri e provocano milioni di morti premature. (Par. 20) *Invece di risolvere i problemi dei poveri e pensare a un mondo diverso, alcuni si limitano a proporre una riduzione della natalità. [...] Incolpare l'incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi. [...] Ad ogni modo è certo che bisogna prestare attenzione allo squilibrio nella distribuzione della popolazione sul territorio, sia a livello nazionale sia a livello globale, perché l'aumento del consumo porterebbe a situazioni regionali complesse per le combinazioni di problemi legati all'inquinamento ambientale, ai trasporti, allo smaltimento dei rifiuti, alla perdita di risorse e alla qualità della vita. (Par. 50) *Su molte questioni concrete la Chiesa non ha motivo di proporre una parola definitiva e capisce che deve ascoltare e promuovere il dibattito onesto fra scienziati, rispettando le diversità di opinioni. (Par. 61) *Questa responsabilità di fronte ad una terra che è di Dio, implica che l'essere umano, dotato di intelligenza, rispetti le leggi della natura e i delicati equilibri tra gli esseri di questo mondo, perché «al suo comando sono stati creati. Li ha resi stabili nei secoli per sempre; ha fissato un decreto che non passerà» (''[[Libro dei Salmi|Sal]]'' 148,5b-6). Ne consegue il fatto che la legislazione biblica si soffermi a proporre all'essere umano diverse norme, non solo in relazione agli altri esseri umani, ma anche in relazione agli altri esseri viventi: «Se vedi l'asino di tuo fratello o il suo bue caduto lungo la strada, non fingerai di non averli scorti [...]. Quando, cammin facendo, troverai sopra un albero o per terra un nido d'uccelli con uccellini o uova e la madre che sta covando gli uccellini o le uova, non prenderai la madre che è con i figli» (''[[Deuteronomio|Dt]]'' 22, 4.6). In questa linea, il riposo del settimo giorno non è proposto solo per l'essere umano, ma anche «perché possano godere quiete il tuo bue e il tuo asino» (''[[Esodo|Es]]'' 23,12). Così ci rendiamo conto che la Bibbia non dà adito ad un antropocentrismo dispotico che non si interessi delle altre creature. (Par. 68) *Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell'incontro con l'altro diverso da sé. [...] Pertanto non è sano un atteggiamento che pretenda di "cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa" (Par. 155) *Il salvataggio ad ogni costo delle banche, facendo pagare il prezzo alla popolazione, senza la ferma decisione di rivedere e riformare l'intero sistema, riafferma un dominio assoluto della finanza che non ha futuro e che potrà solo generare nuove crisi dopo una lunga, costosa e apparente cura. La crisi finanziaria del 2007-2008 era l'occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici, e per una nuova regolamentazione dell'attività finanziaria speculativa e della ricchezza virtuale. Ma non c'è stata una reazione che abbia portato a ripensare i criteri obsoleti che continuano a governare il mondo. [...] La bolla finanziaria di solito è anche una bolla produttiva. In definitiva, ciò che non si affronta con decisione è il problema dell'economia reale, la quale rende possibile che si diversifichi e si migliori la produzione, che le imprese funzionino adeguatamente, che le piccole e medie imprese si sviluppino e creino occupazione, e così via. (Par. 189) *Se una persona, benché le condizioni economiche le permettono di consumare e spendere di più, abitualmente si copre un po' invece di accendere il riscaldamento, ciò suppone che abbia acquisito convinzioni e modi di sentire favorevoli alla cura dell'ambiente. (Par. 211) *L'educazione alla responsabilità ambientale può incoraggiare vari comportamenti che hanno un'incidenza diretta e importante nella cura per l'ambiente, come evitare l'uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via. (Par. 211) *Non bisogna pensare che questi sforzi non cambieranno il mondo. Tali azioni diffondono un bene nella società che sempre produce frutti [...] Inoltre l'esercizio di questi comportamenti {{ndr|Il riferimento è chiaramente ai comportamenti di cui al precedente par. 211}} ci restituisce il senso della nostra dignità, ci conduce a una maggiore profondità esistenziale, ci permette di sperimentare che vale la pena di passare per questo mondo. (Par. 212) *Quando leggiamo nel Vangelo che Gesù parla agli uccelli e dice che «nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio» (''[[Vangelo secondo Luca|Lc]]'', 12, 6), saremo capaci di maltrattarli e far loro del male? (Par. 221) ==Udienze== ===[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/audiences/2013/documents/papa-francesco_20130403_udienza-generale_it.html Udienza Generale 3 aprile 2013, Piazza San Pietro]=== *Anche nel nostro cammino di fede è importante sapere e sentire che Dio ci ama, non aver paura di amarlo: la fede si professa con la bocca e con il cuore, con la parola e con l'amore. *E questo è un po' la missione delle donne: delle mamme, delle donne! Dare testimonianza ai figli, ai nipotini, che Gesù è vivo, è il vivente, è risorto. Mamme e donne, avanti con questa testimonianza! Per Dio conta il cuore, quanto siamo aperti a Lui, se siamo come i bambini che si fidano. Ma questo ci fa riflettere anche su come le donne, nella Chiesa e nel cammino di fede, abbiano avuto e abbiano anche oggi un ruolo particolare nell'aprire le porte al Signore, nel seguirlo e nel comunicare il suo Volto, perché lo sguardo di fede ha sempre bisogno dello sguardo semplice e profondo dell'amore. *La Morte e la [[Risurrezione di Gesù]] sono proprio il cuore della nostra speranza. *La Risurrezione di Cristo è la nostra più grande certezza; è il tesoro più prezioso! Come non condividere con gli altri questo tesoro, questa certezza? Non è soltanto per noi, è per trasmetterla, per darla agli altri, condividerla con gli altri. È proprio la nostra testimonianza. *Purtroppo, spesso si è cercato di oscurare la fede nella Risurrezione di Gesù, e anche fra gli stessi credenti si sono insinuati dubbi. Un po' quella fede "all'acqua di rose", come diciamo noi; non è la fede forte. E questo per superficialità, a volte per indifferenza, occupati da mille cose che si ritengono più importanti della fede, oppure per una visione solo orizzontale della vita. Ma è proprio la Risurrezione che ci apre alla speranza più grande, perché apre la nostra vita e la vita del mondo al futuro eterno di Dio, alla felicità piena, alla certezza che il male, il peccato, la morte possono essere vinti. E questo porta a vivere con più fiducia le realtà quotidiane, affrontarle con coraggio e con impegno. ===[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/audiences/2013/documents/papa-francesco_20131023_udienza-generale_it.html Udienza Generale 23 ottobre 2013, Piazza San Pietro]=== *Il "sì" di Maria, già perfetto all'inizio, è cresciuto fino all'ora della Croce. Lì la sua maternità si è dilatata abbracciando ognuno di noi, la nostra vita, per guidarci al suo Figlio. Maria è vissuta sempre immersa nel mistero del Dio fatto uomo, come sua prima e perfetta discepola, meditando ogni cosa nel suo cuore alla luce dello Spirito Santo, per comprendere e mettere in pratica tutta la volontà di Dio. *La [[Chiesa cattolica|Chiesa]] non è un negozio, non è un'agenzia umanitaria, la Chiesa non è una ONG, la Chiesa è mandata a portare a tutti Cristo e il suo Vangelo. *La fede di Maria è il compimento della fede d'Israele, in lei è proprio concentrato tutto il cammino, tutta la strada di quel popolo che aspettava la redenzione, e in questo senso è il modello della fede della Chiesa, che ha come centro Cristo, incarnazione dell'amore infinito di Dio. ===[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2014/documents/papa-francesco_20140423_udienza-generale.html Udienza Generale 23 aprile 2014, Piazza San Pietro]=== *Quando ci chiudiamo in una qualsiasi forma di egoismo o di auto-compiacimento; quando ci lasciamo sedurre dai poteri terreni e dalle cose di questo mondo, dimenticando Dio e il prossimo; quando poniamo le nostre speranze in [[vanità]] mondane, nel denaro, nel successo. Allora la Parola di Dio ci dice: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo?". Perché stai cercando lì? Quella cosa non ti può dare vita! Sì, forse ti darà un'allegria di un minuto, di un giorno, di una settimana, di un mese... e poi? *Non andiamo da tanti sepolcri che oggi ti promettono qualcosa, bellezza, e poi non ti danno niente! *A tutti i responsabili chiedo di compiere ogni sforzo di creatività e di generosità per riaccendere la speranza nei cuori di questi nostri fratelli e nel cuore di tutte le persone disoccupate a causa dello spreco e della crisi economica. ===[https://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2014/documents/papa-francesco_20141126_udienza-generale.html Udienza Generale 26 novembre 2014, Piazza San Pietro]=== *Ecco la meta a cui tende la Chiesa: è, come dice la Bibbia, la «Gerusalemme nuova», il «[[Paradiso]]». Più che di un luogo, si tratta di uno "stato" dell'anima in cui le nostre attese più profonde saranno compiute in modo sovrabbondante e il nostro essere, come creature e come figli di Dio, giungerà alla piena maturazione. Saremo finalmente rivestiti della gioia, della pace e dell'amore di Dio in modo completo, senza più alcun limite, e saremo faccia a faccia con Lui! (cfr ''[[Prima lettera ai Corinzi|1 Cor]]'' 13,12). È bello pensare questo, pensare al Cielo. Tutti noi ci troveremo lassù, tutti. È bello, dà forza all'anima. [...] Nello stesso tempo, la Sacra Scrittura ci insegna che il compimento di questo disegno meraviglioso non può non interessare anche tutto ciò che ci circonda e che è uscito dal pensiero e dal cuore di Dio. L'apostolo [[Paolo di Tarso|Paolo]] lo afferma in modo esplicito, quando dice che «anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (''[[Lettera ai Romani|Rm]]'' 8,21). Altri testi utilizzano l'immagine del «cielo nuovo» e della «terra nuova» (cfr ''[[Seconda lettera di Pietro|2 Pt]]'' 3,13; ''[[Apocalisse di Giovanni|Ap]]'' 21,1), nel senso che tutto l'universo sarà rinnovato e verrà liberato una volta per sempre da ogni traccia di male e dalla stessa morte. Quella che si prospetta, come compimento di una trasformazione che in realtà è già in atto a partire dalla morte e risurrezione di Cristo, è quindi una nuova creazione; non dunque un annientamento del cosmo e di tutto ciò che ci circonda, ma un portare ogni cosa alla sua pienezza di essere, di verità, di bellezza. ===[https://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2015/documents/papa-francesco_20150415_udienza-generale.html Udienza Generale 15 aprile 2015, Piazza San Pietro]=== *[...] io mi domando, se la cosiddetta [[teoria del gender|teoria del ''gender'']] non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione. Per risolvere i loro problemi di relazione, l'uomo e la donna devono invece parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi bene di più. Devono trattarsi con rispetto e cooperare con amicizia. Con queste basi umane, sostenute dalla grazia di Dio, è possibile progettare l'unione matrimoniale e familiare per tutta la vita. Il legame matrimoniale e familiare è una cosa seria, lo è per tutti, non solo per i credenti. ===[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2015/documents/papa-francesco_20150422_udienza-generale.html Udienza Generale 22 aprile 2015, Piazza San Pietro]=== *La [[maschio e femmina|donna]] non è una "replica" dell'[[maschio e femmina|uomo]]; viene direttamente dal gesto creatore di Dio. L'immagine della "costola" non esprime affatto inferiorità o subordinazione, ma, al contrario, che uomo e donna sono della stessa sostanza e sono complementari e che hanno anche questa reciprocità. E il fatto che — sempre nella parabola — Dio plasmi la donna mentre l'uomo dorme, sottolinea proprio che lei non è in alcun modo una creatura dell'uomo, ma di Dio. Suggerisce anche un'altra cosa: per trovare la donna — e possiamo dire per trovare l'amore nella donna —, l'uomo prima deve sognarla e poi la trova. ===[https://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2021/documents/papa-francesco_20210421_udienza-generale.html Udienza Generale 21 aprile 2021, Biblioteca del Palazzo Apostolico]=== *Abbiamo tutti da imparare dalla costanza di quel [[Racconti di un pellegrino russo|pellegrino russo]], di cui parla una celebre opera di spiritualità, il quale ha appreso l'arte della preghiera ripetendo per infinite volte la stessa invocazione: "Gesù, Cristo, Figlio di Dio, Signore, abbi pietà di noi, peccatori!". Ripeteva solo questo. Se arriveranno grazie nella sua vita, se l'orazione si farà un giorno caldissima tanto da percepire la presenza del Regno qui in mezzo a noi, se il suo sguardo si trasformerà fino ad essere come quello di un bambino, è perché ha insistito nella recita di una semplice [[giaculatoria]] cristiana. Alla fine, essa diventa parte del suo respiro. ===[https://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2022/documents/20220202-udienza-generale.html Udienza Generale 2 febbraio 2022, Aula Paolo VI]=== *[...] la [[comunione dei santi]] non riguarda solo i fratelli e le sorelle che sono accanto a me in questo momento storico, ma riguarda anche quelli che hanno concluso il pellegrinaggio terreno e hanno varcato la soglia della morte. Anche loro sono in comunione con noi. Pensiamo, cari fratelli e sorelle: in Cristo nessuno può mai veramente separarci da coloro che amiamo perché il legame è un legame esistenziale, un legame forte che è nella nostra stessa natura; cambia solo il modo di essere insieme a ognuno di loro, ma niente e nessuno può rompere questo legame. "Padre, pensiamo a coloro che hanno rinnegato la fede, che sono degli apostati, che sono i persecutori della Chiesa, che hanno rinnegato il loro battesimo: anche questi sono a casa?". Sì, anche questi, anche i bestemmiatori, tutti. Siamo fratelli: questa è la comunione dei santi. La comunione dei santi tiene insieme la comunità dei credenti sulla terra e nel Cielo. ===[https://www.interris.it/primo-piano/papa-francesco-davanti-poveri-rimbocca-maniche-mette-pratica-fede/ Messaggio per la VI Giornata Mondiale dei Poveri 14 giugno 2022]=== *Davanti ai poveri non si fa retorica, ma ci si rimbocca le maniche e si mette in pratica la fede attraverso il coinvolgimento diretto, che non può essere delegato a nessuno. A volte, invece, può subentrare una forma di rilassatezza, che porta ad assumere comportamenti non coerenti, quale è l’indifferenza nei confronti dei poveri. [...] Ciò su cui dobbiamo riflettere è, piuttosto, il valore che il denaro possiede per noi: non può diventare un assoluto, come se fosse lo scopo principale. Un simile attaccamento impedisce di guardare con realismo alla vita di tutti i giorni e offusca lo sguardo, impedendo di vedere le esigenze degli altri. Nulla di più nocivo potrebbe accadere a un cristiano e a una comunità dell’essere abbagliati dall’idolo della ricchezza, che finisce per incatenare a una visione della vita effimera e fallimentare. Non si tratta, quindi, di avere verso i poveri un comportamento assistenzialistico, come spesso accade; è necessario invece impegnarsi perché nessuno manchi del necessario. [...] Non siamo al mondo per sopravvivere, ma perché a tutti sia consentita una vita degna e felice. [...] La povertà che uccide è la miseria, figlia dell’ingiustizia, dello sfruttamento, della violenza e della distribuzione ingiusta delle risorse. È la povertà disperata, priva di futuro, perché imposta dalla cultura dello scarto che non concede prospettive né vie d’uscita. È la miseria che, mentre costringe nella condizione di indigenza estrema, intacca anche la dimensione spirituale, che, anche se spesso è trascurata, non per questo non esiste o non conta. Quando l’unica legge diventa il calcolo del guadagno a fine giornata, allora non si hanno più freni ad adottare la logica dello sfruttamento delle persone: gli altri sono solo dei mezzi. Non esistono più giusto salario, giusto orario lavorativo, e si creano nuove forme di schiavitù, subite da persone che non hanno alternativa e devono accettare questa velenosa ingiustizia pur di racimolare il minimo per il sostentamento. ==Citazioni su papa Francesco== *A Francè, hai commissariato Congregazioni, rimosso sacerdoti, decapitato l'Ordine di Malta e i Francescani dell'Immacolata, ignorato Cardinali... ma n'do sta la tua misericordia? ([[Anonimo]]) *A Roma c'è un solo muro che non si può varcare, e sono proprio le Mura Vaticane dove il Regnante predica al mondo, ma non a casa sua, di abbattere i muri e accogliere tutti. ([[Marcello Veneziani]]) *Amo quello che quest'uomo rappresenta, sento che ciò che sta costruendo non è solo tangibile, ma moderno: sa mettersi in relazione con la gente, senza porsi al centro dell’attenzione, ma paradossalmente ogni cosa che dice o fa lo rende protagonista. ([[Joseph Fiennes]]) *Anche gli europei sono emigrati in tutte le parti del mondo. Bergoglio è andato in Argentina e lo hanno accolto. Poi lui è tornato qui e oggi è Papa. Francesco è un grande esempio per tutti, lavando i piedi agli stranieri o accogliendo i senza fissa dimora vicino San Pietro. ([[Berhaneyesus Souraphiel]]) *Apprezzo molto papa Francesco, è un vero riformatore, perché pur restando all'interno della Chiesa promuove la libertà di pensiero. ([[Norman Manea]]) *Bergoglio incarna, fin dai tempi del suo ministero in Argentina, una Chiesa assetata di giustizia, coinvolta nelle «periferie dell'esistenza», vicina agli ultimi, agli emarginati, come gli anziani abbandonati al loro destino, come i profughi ricordati nella commovente visita a Lampedusa. Una Chiesa permeata dalla «cultura dell'incontro», che sappia creare condivisione negli sterminati spazi urbani dove rischia di dissolversi ogni senso di umanità. Una Chiesa capace di costruire un autentico dialogo in un mondo globalizzato dove persone di diverse religioni e storie convivono sempre più spesso negli stessi luoghi. Soprattutto, una Chiesa che parli della misericordia di Dio. ([[Andrea Riccardi]]) *Come ribadisce Papa Francesco {{ndr|nell'enciclica ''Laudato si'''}}, il cambiamento climatico è una minaccia totalizzante [...]. Mi congratulo con il Papa per la sua forte leadership morale ed etica. Abbiamo bisogno di più di tale guida ispirata. Ci vediamo al vertice sul clima a Parigi? ([[Kofi Annan]]) *È buono come [[Papa Giovanni XXIII|Papa Giovanni]], affascina la gente come [[Papa Giovanni Paolo II|Wojtyła]], è cresciuto tra i gesuiti, ha scelto di chiamarsi Francesco perché vuole la Chiesa del poverello di Assisi. Infine: è candido come una colomba ma furbo come una volpe. ([[Eugenio Scalfari]]) *È un innovatore e mi sembra che vada nella direzione di una maggiore apertura della Chiesa. ([[Giordano Bruno Guerri]]) *Francesco, se si può dire, è un Papa superiore. Francesco è un uomo, nell'accezione migliore del termine. Francesco ci stupirà ancora moltissimo. Francesco è di quelli che ti fanno pensare che ancora sopravvivono uomini giusti, coraggiosi, integri. Francesco non ha paura. Francesco ha le idee chiarissime. Francesco è necessario. Francesco ha le palle. Mi scusi, Santità, non si offenda, ma è proprio vero. Con affetto. ([[Mina (cantante)|Mina]]) *Viene dal Sudamerica e il suo stile campesino lo ha piazzato a Roma. In Sudamerica, ma anche in America con i catecumenali e altre sette la chiesa per non restare fuori dalla società, s'infila dappertutto. Appena trova uno spiraglio, zac! Il Papa somiglia a quelli della Teologia della Liberazione, del resto da quel continente lì arriva. ([[Francesco Margiotta Broglio]]) *Il più grande combattente per la pace che abbia mai conosciuto. ([[Joe Biden]]) *Il vero eroe del nostro tempo è papa Francesco. ([[Denzel Washington]]) *Incontrare Sua Santità Papa Francesco è stato l'onore di una vita. Ho lasciato il Vaticano più determinato che mai a perseguire la pace nel mondo. ([[Donald Trump]]) *Intendevo dire brevemente che in realtà anche io mi sentivo in qualche modo più vicino a [[Papa Benedetto XVI|Papa Ratzinger]], perché [...] effettivamente Ratzinger scriveva libri, aveva una certa profondità di pensiero, che mi sembra di non vedere in Papa Francesco, che è più appunto quello che viene definito un parroco di campagna, che dice delle banalità travestite da metafore religiose. Quindi da questo punto di vista a me Papa Francesco non ha mai fatto una grande impressione e soprattutto mi fa poca impressione questa specie di pauperismo che è la sua immagine. [...] In realtà il [[papa]] è letteralmente l'uomo più ricco del mondo, perché la costituzione del [[Città del Vaticano|Vaticano]] non fa distinzione fra le proprietà dello stato e le proprietà del capo di stato. ([[Piergiorgio Odifreddi]]) *Io ero assolutamente scioccato che il Papa ha fatto una visita sul territorio italiano per benedire l'arrivo illegale di immigrati illegali che arrivano per via di criminali che li mettono a bordo di barche pericolose e poi in maniera criminale li portano sulla costa italiana, e viene il Papa a benedire. [...] {{NDR|Il Papa fa queste cose}} perché ormai in Italia è diventato normale: lo Stato di diritto tanto vale seppellirlo. Questa è la stessa cosa come quando ogni turista che va a Venezia vede vu cumprà, che sono illegalmente in Italia, vendere oggetti contraffatti in maniera illegale senza licenza. E i vigili urbani ben nutriti di Venezia che chiacchierano tra di loro a piazza San Marco e fanno finta di non vedere. È la stessa cosa. O si mantiene la legalità in uno Stato o non si mantiene. ([[Edward Luttwak]]) *La misericordia... ma che se la metta nel culo. Gli omosessuali non hanno bisogno della sua misericordia. D'altra parte è un prete, è un gesuita, non può uscire da questi schemi in cui un pappone ispirato si inventa e impone un peccato per darsi il potere di perdonarlo e intascarne la penitenza dovuta.<br />Bergoglio usa parole nuove, un po' diverse, magari più accorte nella strategia del marketing ma per dire la solita stramaledetta cosa. Cioè la chiusura più totale ai gay e, tanto per cambiare, all'aborto. Non c'è nessuna volontà vera di cambiamento. ([[Aldo Busi]]) *La visione della Chiesa di Francesco è, per così dire, "federale", con un capo in cima che però non è il sommo padrone. Molti temi fondamentali che in passato sono stati accentrati in Vaticano, con Francesco sono stati prima discussi con le conferenze episcopali locali. La sua visione collegiale è stata molto evidente in quest'ultimo concistoro, perché — ancora una volta — il Papa ha scelto i nuovi cardinali con un criterio geograficamente molto ampio, per coinvolgere nel governo della Chiesa anche le diocesi più lontane da Roma. [...] vuole che i posti di responsabilità siano il più possibile diffusi geograficamente e che, lo ha sempre detto, "ogni pastore abbia l'odore delle pecore". ([[Andrea Sarubbi]]) *Lui non è più il Vicario di Cristo in terra, ma il Vicario di Dio perché Cristo non è che l'amore di Dio, non un Dio diverso che s'incarnò, visse 33 anni [...] e fu crocifisso. ([[Eugenio Scalfari]]) *Mi ha colpito tantissimo, fin dal primo momento in cui era stato nominato, il fatto che Papa Bergoglio avesse scelto come nome Francesco. Un nome dai grandi significati cui nessuno prima aveva fatto ricorso. Lui è una persona piena di energia che riesce ad entrare dritto nostri cuori. È una forza della natura che trasmette l'amore di Dio a tutti noi. ([[Carlo Conti (conduttore televisivo)|Carlo Conti]]) *Nel modo di pensare e di comunicare è un papa globale, ma la globalizzazione Francesco l'ha appresa nella sua Buenos Aires: una grande capitale globalizzata che racchiude in sé svariati microcosmi religiosi, sociali e culturali. La Shoah e l'ebraismo, l'ortodossia russa, l'Holodomor degli ucraini, il Metz Yeghern degli armeni: tutte queste realtà Bergoglio le ha conosciute, frequentate e interiorizzate nella capitale argentina. ([[Andrea Riccardi]]) *Papa Francesco è un pubblicitario strepitoso, vende il suo prodotto in maniera incredibile. Con lui non devi aspettarti cambiamenti del prodotto, ma della pubblicità. Dottrinalmente Bergoglio dice poco e nulla, si limita a cambiare la comunicazione. Concede al pubblico ciò che il pubblico vuole. ([[Piergiorgio Odifreddi]]) *Papa Francesco ha una visione generale molto precisa della società contemporanea, della Chiesa di oggi e, in ultima analisi, di tutta la storia. Mi sembra essere affetto da una sorta di iperrealismo che si pretende “pastorale”. Secondo lui, la Chiesa deve arrendersi all’evidenza: le è impossibile continuare a predicare una [[dottrina]] morale quale quella che ha predicato finora. Deve decidersi a capitolare davanti alle esigenze dell’uomo di oggi, e in conseguenza a ripensare la propria [[maternità]]. Certo, la [[Chiesa cattolica|Chiesa]] deve sempre essere madre: ma invece di esserlo trasmettendo la vita ed educando i propri figli, lo sarà nella misura in cui li saprà accettare come sono, ascoltare, comprendere ed accompagnare...Queste preoccupazioni, che non sono cattive in se stesse, vanno qui comprese in un senso nuovo e molto particolare: la Chiesa non può più imporsi, e per conseguenza non lo deve più. È passiva e si adatta. La vita ecclesiale, tale che può essere vissuta oggi, condiziona e determina la [[missione]] stessa della Chiesa, financo la sua ragion d’essere. Per esempio, poiché non può più esigere le stesse condizioni di un tempo per accedere alla Santa [[Eucaristia]], visto che l’uomo moderno vi vede un’intollerabile [[intolleranza]], la sola reazione [[realismo|realista]] e autenticamente cristiana, in questa logica, consiste ad adattarsi a questa situazione e a ridefinire le proprie esigenze. Così, per forza di cose, la [[morale]] cambia: le leggi eterne sono sottomesse ad un’[[evoluzione]] resa necessaria dalle circostanze storiche e dagli imperativi di una [[carità]] falsa e mal compresa. ([[Davide Pagliarani]]) *Papa Francesco [...] grazie alle sue origini latinoamericane, la sua grande capacità di comunicazione, la dote di leader, il suo sincero compromesso nel lavoro cristiano e la sua grande sensibilità, sta aprendo porte e costruendo una nuova mentalità, riuscendo a sensibilizzare l'intera popolazione italiana, credenti e non, rompendo stereotipi e barriere. ([[Aurora Cossio]]) *Per fortuna che c'è Papa Francesco. A Roma, l'ho conosciuto andando alle 7 di mattina a Santa Marta ad una messa dove c'erano 15 persone. Quando mi ha visto ha detto: "Hai portato il pallone?". È fantastico. Sta facendo la rivoluzione. ([[Nicolás Burdisso]]) *San Francesco, secoli fa, ci ha insegnato il rispetto per gli animali, chiamandoli e considerandoli "fratelli e sorelle". Ora abbiamo un altro Francesco, il Papa, che continua a ricordarcelo e così tanti altri sostengono il messaggio che vivere in armonia con la natura è fondamentale. ([[David Quammen]]) *Se gli esegeti entusiasti salutano la svolta di Bergoglio come un inatteso ''triumphum ecclesiae'', è molto più probabile che si delinei, in queste pagine<ref>Il riferimento qui è all'esortazione apostolica ''Evangelii gaudium'' e all'enciclica ''Laudato si<nowiki>'</nowiki>''</ref>, il suo definitivo tramonto. (Flavio Cuniberto, ''Madonna povertà'', Vicenza, Neri Pozza, 2016, pp. 9-10, ISBN 978-88-545-1286-3) *{{NDR|Sulle prospettive della Chiesa cattolica in Cina}} Sono molto grato a Papa Francesco. Ha avuto il coraggio di negoziare con la Cina e penso che sia una persona molto saggia. Credo anche che il futuro della Chiesa in Cina sarà luminoso. ([[Dalù]]) *{{NDR|Intervistatrice: Cosa cucinerebbe a papa Francesco?}} Spaghetti alla milanese. Un pizzico di burro, grana padano e prezzemolo. Finezza, eleganza e semplicità tutte qualità che ha anche il Santo Padre. ([[Gualtiero Marchesi]]) ===[[Antonio Socci]]=== *Agnostici o atei o laicisti che ascoltano Bergoglio si sentono confermati nella loro non-credenza e non certo richiamati alla conversione. Anzi questi personaggi ([[Eugenio Scalfari|Scalfari]] ne è un esempio) traggono dalle parole bergogliane nuova convinzione nella loro ostilità verso la Chiesa, sentendosi dare ragione dal papa stesso... Mentre i cattolici che ascoltano Bergoglio si omologano sempre più alla cultura laicista dominante. La "missione" di Bergoglio quindi è alla rovescia: portare le pecorelle del Signore in bocca ai lupi, cioè al Potere mondano. *Il suo magistero è cangiante come il vestito di [[Saruman]]. *Io prego per lui come cattolico, ma per mestiere devo basarmi sull'evidenza. Basta rileggersi le interviste che concede, è una situazione estremamente dolorosa, drammatica. Dire che Dio non è cattolico significa volere una super religione depurata di dogmi e sacramenti, peccato che l'orizzonte monoteista così inteso vada poi a impattare con il credo trinitario. Ed è un bel problema. Che Dio non abbia un figlio lo sostiene l'islam. *Mi entusiasma la sua libertà evangelica, la sua semplicità, il suo essere fuori dagli schemi clericali. È emozionante quando parla dello sguardo di [[Gesù]] o, come nei giorni scorsi a Guadalupe, degli occhi materni di [[Maria]]. E quando ricorda che il nostro Salvatore non vuol perdere nessuno e si prende ciascuno di noi sulle spalle. *Oggi che il despota ha ridotto alla fame il Venezuela (nonostante sia uno dei paesi più ricchi del pianeta: primo al mondo per riserve sfruttabili di petrolio), oggi che [[Nicolás Maduro|Maduro]] reprime nel sangue le proteste della piazza, il popolo e la Chiesa del Venezuela non potevano più accettare la tacita vicinanza del papa argentino al regime, così la Segreteria di Stato vaticana ha prevalso, facendo vincere oltretevere la linea dei vescovi venezuelani. Capita sempre più spesso. Dentro la Chiesa ormai il regno del "papa argentino" viene definito con termini come "sciagura", "disastro" e "flagello". *Pur con lo stile felpato degli ambienti ecclesiastici, si notano le reti di protezione della Chiesa, di autodifesa per scongiurare i colpi o limitare o rattoppare i danni incalcolabili provocati da Bergoglio e dalla sua corte. Ed è, sempre più spesso, il cardinale [[Pietro Parolin|Parolin]], Segretario di Stato vaticano, il protagonista di quest'opera di contenimento e correzione (com' è accaduto sul Venezuela). ===[[Horacio Verbitsky]]=== *Ho trovato una serie di documenti che non lasciano dubbi {{NDR|sul collaborazionismo fra [[Papa Francesco]] e il regime di [[Jorge Rafael Videla]]}}. In uno, Bergoglio firma la richiesta di rinnovo del passaporto di Jalics senza necessità che venisse dalla Germania. In un altro, il funzionario che riceve la richiesta consiglia al ministro di rifiutarla. In un altro ancora, lo stesso funzionario spiega e firma che Jalics, sospettato di contatti con i guerriglieri, ebbe conflitti con la gerarchia, problemi con le congregazioni femminili (la qual cosa è molto suggestiva), che fu detenuto nella Esma, la Escuela de Mecánica de la Armada (non dice sequestrato ma detenuto) e che si rifiutò di obbedire agli ordini. Finisce dicendo che queste informazioni gli vennero fornite proprio da Bergoglio, oggi papa Francesco. *L'attuale arcivescovo di Buenos Aires e presidente della Conferenza episcopale argentina, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, descriveva altri sacerdoti come "sovversivi" – ho trovato un documento che lo prova negli archivi del Ministero degli Esteri – negli anni della dittatura, quando una simile etichetta poteva costare la vita a chiunque. E non a caso, in seguito si è battuto strenuamente contro la politica di verità, memoria e giustizia intrapresa dai governi democratici del paese. *Non fidatevi di Bergoglio, è un grande attore. *Sarà semplice come Giovanni, severo come Paolo, sorridente come Giovanni Paolo I, iperattivo e populista come Giovanni Paolo II e sottile come Benedetto. *{{NDR|Sull'elezione di Bergoglio a papa}} Una disgrazia, per l'[[Argentina]] e per il Sudamerica. ==Note== <references/> ==Voci correlate== *''[[Chiamatemi Francesco - Il Papa della gente]]'' – film ==Altri progetti== {{interprogetto}} ===Opere=== {{Pedia|Lumen fidei||(2013)}} {{Template:Papi}} {{DEFAULTSORT:Francesco, Papa}} [[Categoria:Gesuiti argentini]] [[Categoria:Papi]] a5anr65vt18q5djwv0w7jes83ar960x 1219330 1219328 2022-07-27T22:51:56Z Sun-crops 10277 /* Citazioni di Papa Francesco */ Gentile Utente, alla prossima si annulla. wikitext text/x-wiki [[File:Pope Francis in March 2013.jpg|thumb|Papa Francesco nel 2013]] '''Papa Francesco''', al secolo '''Jorge Mario Bergoglio''' (1936 – vivente), papa della Chiesa Cattolica. ==Citazioni di Papa Francesco== *A cosa servono alla [[Chiesa]] i [[convento|conventi]] chiusi? I conventi dovrebbero servire alla carne di [[Cristo]] e i rifugiati sono la carne di Cristo.<ref>Citato in ''[http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/10/immigrazione-papa-francesco-dare-conventi-chiusi-ai-rifugiati/707814/ Papa Francesco: "Dare i conventi chiusi ai rifugiati"]'', ''Ilfattoquotidiano.it'', 10 settembre 2013.</ref> *A me fa male quando vedo un prete o una suora con un'auto di ultimo modello: ma non si può! Non si può andare con auto costose. La macchina è necessaria per fare tanto lavoro, ma prendetene una umile. Se ne volete una bella pensate ai bambini che muoiono di fame.<ref>Citato in ''[http://www.corriere.it/cronache/13_luglio_06/francesco-a-me-fa-male-se-vedo-prelati-con-auto-lusso_c67846ec-e659-11e2-ad19-4496ac8ff7bf.shtml Francesco: «A me fa male quando vedo un prete o una suora con un'auto di ultimo modello»]'', ''Corriere della Sera'', 6 luglio 2013.</ref> *A me piace dire che in una società ben costituita, i privilegi devono essere solo per i bambini e per gli anziani.<ref name=bambi>Da ''[http://www.avvenire.it/Papa_Francesco/Discorsi/Pagine/discorso-papa-ufficio-intenazionale-infanzia-bice.aspx «I bambini hanno diritto a un padre e una madre»]'', ''Avvenire.it'', 11 aprile 2014.</ref> *Anche le potenze demoniache, ostili all'uomo, si arrestano impotenti di fronte all'intima unione d'amore tra Gesù e chi lo accoglie con fede. Questa realtà dell'amore fedele che Dio ha per ciascuno di noi ci aiuta ad affrontare con serenità e forza il cammino di ogni giorno, che a volte è spedito, a volte invece è lento e faticoso. <ref>Dall'[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa-francesco_20131104_omelia-suffragio-defunti_it.html omelia nella Santa Messa in suffragio dei cardinali e dei vescovi defunti nel corso dell'anno], Basilica Vaticana, 4 novembre 2013.</ref> *Ancora una volta si vuole limitare o eliminare il valore supremo della vita e ignorare i diritti dei bimbi a nascere. L'[[aborto]] non è mai una soluzione. Quando si parla di una madre incinta, parliamo di due vite: entrambe devono essere preservate e rispettate perché la vita è un valore assoluto.<ref>Da ''Sobre la resolución para abortos no punibles en la Ciudad de Buenos Aires'', 10 settembre 2012, in Arzobispado de Buenos Aires, ''[http://arzbaires.org.ar/estadistica/Boletin/2012/Octubre.pdf Boletín eclesiástico]'', ottobre 2012, anno LIV, n. 544, p. 391; citato in ''[http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/13/jorge-mario-bergoglio-chi-e-nuovo-papa-francesco/529441/ Jorge Mario Bergoglio, chi è il nuovo papa Francesco]'', ''Il Fatto Quotidiano.it'', 13 marzo 2013. L'ultima frase riprende quanto riportato nella dichiarazione ''[http://www.familiasecnacional.org.ar/?p=467 No una vida, sino dos]'' della 159<sup>a</sup> Commissione Permanente della Conferenza Episcopale Argentina (Buenos Aires, 18 agosto 2011).</ref> *Cari amici, la gioia! Non abbiate paura di essere gioiosi! Non abbiate paura della gioia! Quella gioia che ci dà il Signore quando lo lasciamo entrare nella nostra vita, lasciamo che Lui entri nella nostra vita e ci inviti ad andare fuori noi alle periferie della vita e annunciare il Vangelo. Non abbiate paura della gioia. Gioia e coraggio!<ref>Citato in ''[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/angelus/2013/documents/papa-francesco_angelus_20130707_it.html Angelus]'', Piazza San Pietro, 7 luglio 2013.</ref> *C'è chi dice: "Ma padre, io sono un benefattore della Chiesa! Metto la mano in tasca e do alla Chiesa". Ma con l'altra mano, ruba: allo Stato, ai poveri. È un ingiusto. Questa è la doppia vita. E questo merita, lo dice [[Gesù]] non lo dico io, che gli mettano al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Non parla di perdono, qui [[Gesù]]. [...] tutti noi dobbiamo dirci peccatori. Sì, tutti lo siamo. Corrotti no. Il corrotto è fisso in uno stato di sufficienza, non sa cosa sia l'umiltà. [[Gesù]], a questi corrotti, diceva: "La bellezza di essere sepolcri imbiancati", che appaiono belli, all'esterno, ma dentro sono pieni di ossa morte e di putredine. E un [[cristiano (religione)|cristiano]] che si vanta di essere cristiano, ma non fa vita da cristiano, è uno di questi corrotti. Tutti conosciamo qualcuno che è in questa situazione e quanto male fanno alla Chiesa! Cristiani corrotti, preti corrotti. Quanto male fanno alla Chiesa! Perché non vivono nello spirito del Vangelo, ma nello spirito della mondanità. <ref>Citato in ''[http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/11/corruzione-papa-francesco-gesu-dice-cristiano-che-ruba-va-gettato-in-mare/773166/ Corruzione, Papa Francesco: "Scandaloso chi dona alla Chiesa ma ruba allo Stato"]'', ''ilfattoquotidiano.it'', 11 novembre 2013.</ref> *[...] chi non è con Gesù, è contro Gesù. Non ci sono atteggiamenti a metà.<ref>Citato in ''[https://web.archive.org/web/20131014065025/http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francesco-francis-francisco-28523 «Il demonio esiste, non confondiamolo con le malattie psichiche»]'', ''vaticaninsider.lastampa.it'', 12 ottobre 2013.</ref> *Chi non soffre con il fratello sofferente, anche se è diverso da lui per razza, per religione, per lingua o per cultura, deve interrogarsi sulla sincerità della sua fede e sulla sua umanità. Sono stato molto toccato dall'incontro con i rifugiati Rohingya e ho chiesto loro di perdonarci per le nostre mancanze e per il nostro silenzio, chiedendo alla comunità internazionale di aiutarli e di soccorrere tutti i gruppi oppressi e perseguitati presenti nel mondo.<ref>Citato in [https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2017/12/06/news/il-papa-aiutare-i-rohingya-e-tutti-i-perseguitati-del-mondo-1.34080004 ''Il Papa: aiutare i Rohingya e tutti i perseguitati del mondo''], ''Lastampa.it'', 6 dicembre 2017</ref> *E a questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del "pensiero unico". Mi diceva, poco più di una settimana fa, un grande educatore: "A volte, non si sa se con questi progetti – riferendosi a progetti concreti di educazione – si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione".<ref name=bambi/> *È una contraddizione che un cristiano sia [[antisemitismo|antisemita]]. Un po' le sue radici sono [[ebraismo|ebree]]. Un cristiano non può essere antisemita! L'antisemitismo sia bandito dal cuore e dalla vita di ogni uomo e di ogni donna!<ref>Citato in ''[http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francesco-francis-francisco-28529/ Francesco: «Un cristiano non può essere antisemita!»]'', ''La Stampa.it'', 10 ottobre 2013.</ref> *I peccatori saranno perdonati. I corrotti no [...]. Apritevi all'amore. {{NDR|voi parlamentari}} Non scaricate sul popolo pesi che voi non sfiorate neppure con un dito.<ref>Dalla messa per i parlametari del 28 marzo 2014; citato in Andrea Malaguti, ''[http://m.lastampa.it/2014/03/28/italia/politica/sgomitate-foto-e-tweet-i-parlamentari-in-fila-per-il-richiamo-del-papa-SUUZm902zwJLojeK0DP1BK/pagina.html Sgomitate, foto e tweet. I parlamentari dal Papa per la predica senza sconti]'', ''La Stampa'', 28 marzo 2014.</ref> *[...] il ''Catechismo'' insegna che le [[sperimentazione animale|sperimentazioni sugli animali]] sono legittime solo se «si mantengono in limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o a salvare vite umane». Ricorda con fermezza che il potere umano ha dei limiti e che «è contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita». Qualsiasi uso e sperimentazione «esige un religioso rispetto dell'integrità della creazione».<ref name=Laudato>Dalla lettera enciclica ''Laudato si''', 24 maggio 2015; riportato su ''[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html Vatican.va]''.</ref> *Il [[diavolo]] c'è anche nel ventunesimo secolo.<ref>Dalla meditazione mattutina nella cappella della Domus Sanctae Martae di venerdì 11 aprile 2014; citato in ''[http://c.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2014/documents/papa-francesco-cotidie_20140411_il-diavolo-sicuramente.html Il diavolo sicuramente]''.</ref> *Il [[Kenya]] è stato benedetto non soltanto con una immensa bellezza, nelle sue montagne, nei suoi fiumi e laghi, nelle sue foreste, nelle savane e nei luoghi semi-deserti, ma anche con un'abbondanza di risorse naturali. La gente del Kenya apprezza grandemente questi tesori donati da Dio ed è conosciuta per la propria cultura della conservazione, che le rende onore.<ref>Durante il discorso tenutosi in Kenya in occasione del suo viaggio in Africa nel novembre 2015; citato in ''[http://www.iltempo.it/esteri/2015/11/25/papa-francesco-atterra-in-kenya-allarme-sicurezza-degli-007-1.1483017 Il Papa atterra a Nairobi, al via la visita in Africa]'', ''IlTempo.it'', 25 novembre 2015.</ref> *Il matrimonio di un uomo e di una donna non è la stessa cosa dell'unione di due persone dello stesso sesso. <ref>Citato in [http://www.lanuovabq.it/it/articoli-bergoglio-rispetto-per-i-gayma-la-famiglia-e-altra-cosa-7741.htm ''Bergoglio: rispetto per i gay, ma la famiglia è altra cosa''], ''La Nuova Bussola Quotidiana'', 16 novembre 2013.</ref> *Il problema morale dell'aborto è di natura pre-religiosa perché è nel momento del concepimento che risiede il codice genetico della persona. Lì è già presente l'essere umano. Ecco perché separo il tema dell'aborto da qualsiasi concezione religiosa. Perché è piuttosto un problema scientifico. Impedire lo sviluppo di un essere che ha già in sé l'intero codice genetico di un individuo non è etico. Il diritto alla vita è il primo dei diritti umani. Abortire equivale a uccidere chi non ha modo di difendersi.<ref>Citato in Andrea Tornielli, ''[http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francesco-francis-francisco-hollande-31523/ Hollande e il distacco del Papa]'', ''Vatican Insider.it'', 25 gennaio 2014.</ref> *Il Tempio è il luogo dove la comunità va a pregare, a lodare il Signore, a rendere grazie, ma soprattutto ad adorare: nel Tempio si adora il Signore. E questo è il punto più importante. Anche, questo è valido per le cerimonie [[liturgia|liturgiche]]: in questa cerimonia liturgica, cosa è più importante? I canti, i riti – belli, tutto...? Più importante è l'adorazione: tutta al comunità riunita guarda l'altare dove si celebra il sacrificio e adora. <ref>[http://it.radiovaticana.va/news/2013/11/22/papa_francesco:_nel_tempio_non_si_va_a_celebrare_un_rito_ma_ad_adorare/it1-748874 Papa Francesco: nel tempio non si va a celebrare un rito ma ad adorare Dio], Radio Vaticana, 22 novembre 2013.</ref> *I laici che hanno una formazione cristiana autentica, non dovrebbero aver bisogno del vescovo-pilota, o del monsignore-pilota o di un input clericale per assumersi le proprie responsabilità a tutti i livelli, da quello politico a quello sociale, da quello economico a quello legislativo! Hanno invece tutti la necessità del Vescovo Pastore!<ref>Citato in Carlo Marroni, [https://st.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-05-18/il-papa-cei-non-siate-timidi-contro-corruzione--170056.shtml?refresh_ce=1 ''Il Papa alla Cei: «Non siate timidi contro la corruzione»''], Il Sole 24 Ore, 18 maggio 2015.</ref> *Io ancora non ho trovato nessuno che mi dia la carta di identità in Vaticano dei [[gay]], dicono che ce ne sono, credo che qualcuno si trovi. Ma bisogna distinguere tra una persona così e il fatto che esistono delle lobby. Le lobby non sono buone. Se una persona gay e cerca il Signore e ha buona volontà chi sono io per giudicarla? Il catechismo della [[chiesa cattolica]] dice che non si devono discriminare queste persone per questo. Il problema non è avere questa tendenza. Sono fratelli. In questo caso il problema è fare lobby, lobby di persone con questa tendenza, ma potrebbero essere lobby di avari, di massoni.<ref>Citato in ''[http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/VATICANO/bergoglio_papa_ior_gay/notizie/309724.shtml Papa Francesco: «Chi sono io per giudicare i gay? Ma no alle lobby. Lo Ior non so se chiuderlo»]'', Il Messaggero, 29 luglio 2013.</ref> *L'[[aborto]] non è un "male minore". È un crimine. È fare fuori uno per salvare un altro. È quello che fa la [[mafia]]. È un crimine, è un male assoluto. [...] Non bisogna confondere il male di evitare la gravidanza, da solo, con l'aborto. L'aborto non è un problema teologico: è un problema umano, è un problema medico. Si uccide una persona per salvarne un'altra – nel migliore dei casi – o per passarsela bene. È contro il [[Giuramento di Ippocrate]] che i medici devono fare. È un male in se stesso, ma non è un male religioso, all'inizio, no, è un male umano. Ed evidentemente, siccome è un male umano – come ogni uccisione – è condannato. Invece, evitare la gravidanza non è un male assoluto [...] (durante la conferenza stampa sull'aereo papale in volo di ritorno dal Messico, 18 febbraio 2016<ref name="18 febbraio 2016">Citato in {{es}} {{it}}[http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2016/02/18/0136/00288.html ''Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Messico con sosta a La Habana per l'Incontro con S.S. Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia (12-18 febbraio 2016) – Conferenza Stampa di Papa Francesco nel volo di ritorno verso Roma, 18.02.2016''], ''vatican.va'', 18 febbraio 2016.</ref>) *L'[[illegalità]] è come una piovra che non si vede: sta nascosta, sommersa, ma con i suoi tentacoli afferra e avvelena, inquinando e facendo tanto male.<ref>Durante l'udienza in Vaticano dei membri del ''Movimento cristiano lavoratori'', 16 gennaio 2016; citato in Francesco Antonio Grana, ''[http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01/16/papa-francesco-basta-raccomandazioni-generano-illegalita-e-corruzione/2380081/ Papa Francesco: "Basta raccomandazioni, generano illegalità e corruzione"]'', ''Ilfattoquotidiano.it'', 16 gennaio 2016.</ref> *L'importante è come giudichiamo le cose: con la luce che viene dal vero tesoro nel nostro cuore? O con le tenebre di un cuore di pietra?<ref name=mescap>Dalla Messa nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, 21 giugno 2013. [http://www.vatican.va/holy_father/francesco/cotidie/2013/it/papa-francesco-cotidie_20130621_vero-tesoro_it.html Testo] disponibile su ''Vatican.va''.</ref> *L'occhio è l'intenzione del cuore.<ref name=mescap/> *La celebrazione liturgica non è un atto sociale, un buon atto sociale; non è una riunione dei credenti per pregare assieme. È un'altra cosa. Nella liturgia, Dio è presente.<ref name=mister>Dall'omelia della Santa Messa celebrata a Santa Marta; citato in ''[http://it.radiovaticana.va/news/2014/02/10/il_papa:_vivere_il_mistero_della_presenza_di_dio_nella_messa,_venire/it1-771791 Il Papa: vivere il mistero della presenza di Dio nella Messa, venire a Santa Marta non è tappa turistica]'', ''Radiovaticana.it'', 10 febbraio 2014.</ref> *La [[Chiesa (architettura)|Chiesa]] ha la forma di una famiglia speciale, non di una setta esclusiva, chiusa e la Chiesa non può che avere la forma di una casa accogliente, con le porte aperte, sempre, le chiese e le parrocchie con le porte chiuse non si devono chiamare chiese, ma musei.<ref>Citato in ''[http://www.repubblica.it/esteri/2015/09/09/news/immigrazione_papa_se_le_chiese_restano_chiuse_sono_musei_merkel_ce_la_faremo_-122498908/?refresh_ce Immigrazione, Papa: "Se le chiese restano chiuse sono musei". Merkel: "Ce la faremo"]'', ''Repubblica.it'', 8 settembre 2015.</ref> *La Chiesa offre una concezione della famiglia, che è quella del Libro della Genesi, dell'unità nella differenza tra uomo e donna, e della sua fecondità. In questa realtà, inoltre, riconosciamo un bene per tutti, la prima società naturale, come recepito anche nella Costituzione della Repubblica Italiana. Infine, vogliamo riaffermare che la famiglia così intesa rimane il primo e principale soggetto costruttore della società e di un'economia a misura d'uomo, e come tale merita di essere fattivamente sostenuta. <ref>[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/messages/pont-messages/2013/documents/papa-francesco_20130911_settimana-sociale-cattolici_it.html Messaggio ai partecipanti alla 47ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, 11 settembre 2013]</ref> *[...] la coscienza lucida e onniavvolgente del Signore (sapendo che il Padre aveva posto tutto nelle sue mani) lo porta a cingersi della tovaglia e a [[Lavanda dei piedi|lavare i piedi dei suoi discepoli]]. La visione più profonda e più alta non porta ad altre visioni, ma all'azione umile, situata e concreta.<ref>Da ''Dio nella città'', San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano), 2013, p. 47. ISBN 978-88-215-7922-6</ref> *La [[felicità]] non si commercia, non è una app da scaricare sul telefonino.<ref>Durante l'omelia celebrata in occasione della giornata del Giubileo per i ragazzi; citato in Andrea Gualtieri, ''[http://www.repubblica.it/vaticano/2016/04/24/news/giubileo_dei_ragazzi_papa_francesco_felicita_non_e_una_app_siate_campioni_di_vita_-138333320/ Giubileo dei ragazzi, papa Francesco: "Felicità non è una app, siate campioni di vita"]'', ''Repubblica.it'', 24 aprile 2016.</ref> *La liturgia è tempo di Dio e spazio di Dio, e noi dobbiamo metterci lì, nel tempo di Dio, nello spazio di Dio e non guardare l'orologio.<ref name=mister/> *La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo.<ref>[http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/santa-marta-29624/ ''La morte nel mondo è entrata per l'invidia del diavolo''], Vatican Insider, 12 novembre 2013</ref> *{{NDR|Sul [[genocidio armeno]]}} La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come «il primo genocidio del XX secolo»; essa ha colpito il vostro popolo armeno – prima nazione cristiana –, insieme ai siri cattolici e ortodossi, agli assiri, ai caldei e ai greci. Furono uccisi vescovi, sacerdoti, religiosi, donne, uomini, anziani e persino bambini e malati indifesi.<ref>Dal saluto all'inizio della celebrazione della II Domenica di Pasqua, 12 aprile 2015; trascritta su ''[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2015/documents/papa-francesco_20150412_omelia-fedeli-rito-armeno.html Vatican.va]''.</ref> *La presenza del demonio è nella prima pagina della Bibbia e la Bibbia finisce anche con la presenza del demonio, con la vittoria di Dio sul demonio. <ref>Citato in ''["Il demonio esiste, non confondiamolo con le malattie psichiche http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francesco-francis-francisco-28523/]'', Vatican Insider, 12 ottobre 2013</ref> *Le [[madre|madri]] sono l'antidoto più forte al dilagare dell'individualismo egoistico.<ref>Dall'udienza del 7 gennaio 2015; consultabile su ''[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2015/documents/papa-francesco_20150107_udienza-generale.html Vatican.va]''.</ref> *Ma voi pensate che oggi non si facciano, i sacrifici umani? Se ne fanno tanti, tanti! E ci sono delle leggi che li proteggono.<ref>Da ''[http://www.news.va/it/news/il-papa-dio-ci-salvi-dallo-spirito-mondano-che-neg Il Papa: Dio ci salvi dallo spirito mondano che negozia tutto e dal pensiero unico]'', ''News.va'', 18 novembre 2013.</ref> *Nella vita cristiana non basta sapere: senza uscire da sé stessi, senza incontrare, senza adorare non si conosce Dio. La teologia e l'efficienza pastorale servono a poco o nulla se non si piegano le ginocchia; se non si fa come i Magi, che non furono solo sapienti organizzatori di un viaggio, ma camminarono e adorarono.<ref>Citato in Franca Giansoldati, [https://www.ilmessaggero.it/AMP/vaticano/papa_francesco_salvini_natale_rosario_epifania-4965503.html ''Il Papa ai credenti: non basta avere un rosario in mano, bisogna imparare ad adorare Dio e non il proprio Io''], ''ilmessaggero.it'', 6 gennaio 2020.</ref> *Noi cristiani forse abbiamo perso un po' il senso della adorazione, e pensiamo: ''andiamo al Tempio, ci raduniamo come fratelli'' – quello è buono, è bello! – ma il centro è lì dove è Dio. E noi adoriamo Dio.<ref>Da ''[http://it.radiovaticana.va/news/2013/11/22/papa_francesco:_nel_tempio_non_si_va_a_celebrare_un_rito_ma_ad_adorare/it1-748874 Papa Francesco: nel tempio non si va a celebrare un rito ma ad adorare Dio]'', ''Radio Vaticana.va'', 22 novembre 2013.</ref> *Noi cristiani non vogliamo adorare niente e nessuno in questo mondo se non Gesù Cristo, che è presente nella santa Eucaristia. Forse non sempre ci rendiamo conto fino in fondo di ciò che significa questo, di quali conseguenze ha, o dovrebbe avere questa nostra professione di fede. Questa nostra fede nella presenza reale di Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, nel pane e nel vino consacrati, è autentica se noi ci impegniamo a camminare dietro a Lui e con Lui.<ref>Dall'[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2014/documents/papa-francesco_20140621_cassano-omelia.html omelia nella Santa Messa nella Piana di Sibari, 21 giugno 2014]</ref> *Noi, donne e uomini di Chiesa, siamo in mezzo a una storia d'amore. Ognuno di noi è un anello in questa catena d'amore. E se non capiamo questo, non capiamo nulla di cosa sia la [[Chiesa]]. È una storia d'amore. <ref>dall'omelia per la [http://www.vatican.va/holy_father/francesco/cotidie/2013/it/papa-francesco-cotidie_20130424_chiesa-madre_it.html Messa mattutina celebrata da Papa Francesco nella cappella della Domus Sanctae Marthae, 24 aprile 2013]</ref> *Non c'è festa senza [[vino]], immaginatevi di finire le [[Tramutazione dell'acqua in vino|nozze di Cana]] bevendo tè.<ref>Citato in Sergio Miravalle, ''[https://www.lastampa.it/blogs/2015/01/21/news/quei-vignaioli-in-vaticano-da-papa-francesco-1.37195113/amp/ Quei vignaioli in Vaticano da Papa Francesco]'', ''Lastampa.it'', 21 gennaio 2015.</ref> *{{NDR|Sul [[genocidio dei rohingya]]}} Non chiudiamo il cuore, non guardiamo da un'altra parte. La presenza di Dio oggi si chiama anche Rohingya.<ref>Citato in [https://www.avvenire.it/papa/pagine/papa-ordina-16-sacerdoti-a-dacca-il-popolo-vi-sostenga ''Bangladesh. Papa Francesco: «Chiedo perdono ai Rohingya, oggi Dio si chiama anche così»''], ''Avvenire.it'', 1 dicembre 2017</ref> *Non esiste l'[[amore]] a puntate, l'amore a porzioni. L'amore è totale e quando si ama, si ama fino all'estremo.<ref>Dal [http://www.vatican.va/holy_father/francesco/messages/pont-messages/2013/documents/papa-francesco_20131013_beatificazioni-tarragona_it.html Video-messaggio ai partecipanti alla cerimonia di beatificazione dei 522 martiri spagnoli a Tarragona], 13 ottobre 2013.</ref> *Non possiamo insegnare alle future generazioni che è la stessa cosa prepararsi a un progetto di famiglia assumendo l'impegno di una relazione stabile tra uomo e donna e convivere con una persona dello stesso sesso. Stiamo attenti a che, cercando di mettere davanti un preteso diritto degli adulti che lo nasconde, non ci capiti di lasciare da parte il diritto prioritario dei bambini – gli unici che devono essere privilegiati – a fruire di modelli di padre e di madre, ad avere un papà e una mamma. <ref>Citato in [http://www.lanuovabq.it/it/articoli-bergoglio-rispetto-per-i-gayma-la-famiglia-e-altra-cosa-7741.htm ''Bergoglio: rispetto per i gay, ma la famiglia è altra cosa''], ''La Nuova Bussola Quotidiana.it'', 16 novembre 2013.</ref> *Non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione.<ref>Ricevendo in udienza il Tribunale della Rota Romana in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Giudiziario; citato in ''[http://www.ilgiornale.it/news/politica/papa-scomunica-unioni-gay-1215935.html Il no del Papa alle unioni gay: ​scomunicata la crociata del Pd]'', ''il Giornale.it'', 22 gennaio 2016.</ref> *[...] [[Cattedrale di Notre-Dame|Notre-Dame]] è il gioiello architettonico di una memoria collettiva, il luogo di raduno per molti grandi eventi, il testimone della fede e della preghiera dei cattolici in seno alla città.<ref>Dal [http://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/pont-messages/2019/documents/papa-francesco_20190416_messaggio-incendio-notredame.html Messaggio all'arcivescovo di Parigi in occasione dell'incendio nella cattedrale di Notre-Dame], 16 aprile 2019.</ref> *[...] occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva. Ciò comporta al tempo stesso sostenere il diritto dei genitori all'educazione morale e religiosa dei propri figli.<ref name=bambi/> *[...] oggi nella Chiesa ci sono più martiri cristiani che non ai primi tempi. Oggi ci sono cristiani assassinati, torturati, carcerati, sgozzati perché non rinnegano Gesù Cristo. In questa storia, arriviamo al nostro [[Jacques Hamel|père Jacques]]: lui fa parte di questa catena di martiri. I cristiani che oggi soffrono – sia nel carcere, sia con la morte o con le torture – per non rinnegare Gesù Cristo, fanno vedere proprio la crudeltà di questa persecuzione. E questa crudeltà che chiede l'apostasia – diciamo la parola – è satanica. E quanto sarebbe bene che tutte le confessioni religiose dicessero: "Uccidere in nome di Dio è satanico".<ref>Dalla ''[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2016/documents/papa-francesco-cotidie_20160914_p-jacques-hamel.html Santa Messa in suffragio di Padre Jacques Hamel]'', ''Vatican.va'', 14 settembre 2016.</ref> *[...] ognuno ha non solo la [[libertà di pensiero|libertà]] e il diritto ma anche l'obbligo di dire ciò che pensa per aiutare il bene comune. Se un deputato non dice quella pensa sia la vera strada da percorrere, non collabora al bene comune. Avere dunque questa libertà, ma senza offendere, perché è vero che non si può reagire violentemente, ma se il dottor Gasbarri {{NDR|l'organizzatore dei viaggi papali, che si trovava a fianco del Pontefice}}, che è un amico, dice una parolaccia contro mia mamma, gli aspetta un pugno. Non si può provocare, non si può insultare la fede degli altri.<ref>Dall'intervista per un giornale francese durante il volo Colombo (Sri Lanka) – Manila (Filippine); citato in Andrea Tornielli, ''[http://www.lastampa.it/2015/01/15/esteri/papa-francesco-arriva-nelle-filippine-WWimKfYYQderIrQPMpMYtK/pagina.html Il Papa: "Un'aberrazione uccidere in nome di Dio. Ma le religioni non vanno insultate"]'', ''Lastampa.it'', 15 gennaio 2015.</ref> *{{NDR|Sul [[Matrimonio fra persone dello stesso sesso]]}} Per definire il tema utilizzerei l'espressione "regresso antropologico", perché significherebbe indebolire un'istituzione millenaria che si è forgiata in accordo con la natura e l'antropologia. [...] L'omosessualità è sempre esistita. [...] Ma non era mai successo nella storia che si cercasse di darle lo stesso status del matrimonio.<ref>Da ''Il cielo e la terra'', con Abraham Skorka, a cura di Diego F. Rosemberg, Mondadori, Milano, 2014, cap. XVI, ''Sul matrimonio fra persone dello stesso sesso''.</ref> *Per questo presentiamo il messaggio del Catechismo così com'è. Colui che lo segue si salva e salva gli altri. Siamo consapevoli della sofferenza del nostro popolo, siamo consapevoli del fatto che molti bambini non possono terminare il primo ciclo d'istruzione per mancanza delle necessarie proteine. Siamo consapevoli che negli ospedali manca l'essenziale per la salute della gente. Presentare il messaggio di Gesù Cristo significa tracciare il cammino che Egli ha tracciato. Per esser degni della Sua dignità. E diciamo: ogni persona del nostro popolo ha diritto a vedere rispettata questa dignità e non a vederla calpestata. Calpestare la dignità di una donna, di un uomo, di un bambino, di un anziano è un peccato grave che grida al Cielo.<ref>Citato da Sandro Magister, ''[http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/6889 In Argentina si muore di fame. Ma non di solo pane vive l'uomo]'', ''l'Espresso'', 21 novembre 2002.</ref> *Per trovare i martiri non è necessario andare alle catacombe o al Colosseo: i martiri sono vivi adesso, in tanti Paesi. I cristiani sono perseguitati per la fede. In alcuni Paesi non possono portare la croce: sono puniti se lo fanno. Oggi, nel secolo XXI, la nostra Chiesa è una Chiesa dei martiri. <ref>dall'omelia per la [http://www.vatican.va/holy_father/francesco/cotidie/2013/it/papa-francesco-cotidie_20130406_fede-non-negoziabile_it.html Messa mattutina celebrata da Papa Francesco nella cappella della Domus Sanctae Marthae, 6 aprile 2013]</ref> *{{NDR|[[Gabriele dell'Addolorata]] era}} pieno di vita e di entusiasmo, animato da un desiderio di pienezza che lo spingeva oltre le realtà mondane ed effimere, per rifugiarsi in Cristo. Ancora oggi egli invita i giovani a riconoscere in sé stessi il desiderio di vita e di appagamento, che non può prescindere dalla ricerca di Dio, dall'incontro con la sua Parola sulla quale ancorare la propria esistenza, dal servizio ai fratelli, specialmente i più fragili.<br>Con la sua vita, breve ma intensa, ha lasciato un'impronta che perdura in tutta la sua efficacia. Possa l'esempio di questo giovane religioso passionista guidare il cammino delle persone consacrate e dei fedeli laici nella tensione di amore verso Dio e verso il prossimo.<ref>Dalla lettera per l'apertura dell'Anno giubilare a Isola del Gran Sasso; citato in ''[https://www.osservatoreromano.va/it/news/2021-02/quo-048/lo-stile-di-san-gabriele.html Lo stile di san Gabriele]'', ''osservatoreromano.va'', 27 febbraio 2021.</ref> *Preghiamo per avere un cuore che abbracci gli immigrati. Dio ci giudicherà in base a come abbiamo trattato i più bisognosi.<ref name=lamp>Citato in ''[http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-07-07/papa-visita-lampedusa-periferia-180817.shtml?uuid=AbUWp8BI Tragedie del mare, Papa Francesco a Lampedusa: siamo tutti responsabili. Il tweet: Dio ci giudica da come trattiamo gli immigrati]'', ''ilsole24ore.com'', 8 luglio 2013.</ref> *Prima di darvi la benedizione voglio ancora una volta ringraziarvi per l'esempio di amore, di carità, di accoglienza che avete dato e ancora ci date. Lampedusa sia faro per tutto il mondo, perché abbia il coraggio di accogliere quelli che cercano una vita migliore.<ref name=lamp/> *{{NDR|Parlando del rapporto di [[coppia]]}} Quando c'è qualcosa che uno fa per l'altro, sapete dire grazie? E se qualcuno dei due fa una diavoleria, sapete chiedere scusa? E se voi volete portare avanti un progetto, sapete chiedere l'opinione dell'altro? Tre parole: permesso, grazie, scusa. (ad un incontro con religiosi e seminaristi nella chiesa dell'Assunta, Tbilisi, 1° ottobre 2016<ref name="Tblisi">Citato in Andrea Tornielli, [http://www.lastampa.it/2016/10/01/vaticaninsider/ita/vaticano/oggi-c-una-guerra-mondiale-per-distruggere-il-matrimonio-KjPsoPG4uRoeQoYxRoLFKI/pagina.html ''"Oggi c'è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio"''], ''LaStampa.it'', 1° ottobre 2016.</ref>) *[...] quando il cuore è veramente aperto a una comunione universale, niente e nessuno è escluso da tale fraternità. Di conseguenza, è vero anche che l'indifferenza o la crudeltà verso le altre creature di questo mondo finiscono sempre per trasferirsi in qualche modo al trattamento che riserviamo agli altri esseri umani. Il cuore è uno solo e la stessa miseria che porta a [[maltrattamento di animali|maltrattare un animale]] non tarda a manifestarsi nella relazione con le altre persone.<ref name=Laudato/> *{{NDR|Riferito all'[[eucarestia]]}} Quando noi celebriamo la [[Messa]], noi non facciamo una rappresentazione dell'Ultima Cena: no, non è una rappresentazione. È un'altra cosa: è proprio l'Ultima Cena. È proprio vivere un'altra volta la Passione e la morte redentrice del Signore. È una teofania: il Signore si fa presente sull'altare per essere offerto al Padre per la salvezza del mondo. Noi sentiamo o diciamo: "Ma, io non posso, adesso, devo andare a Messa, devo andare a sentire Messa". La Messa non si "sente", si partecipa, e si partecipa in questa teofania, in questo mistero della presenza del Signore tra noi.<ref name=mister/> *Se noi chiudiamo la porta ai migranti, se noi togliamo il lavoro e la dignità alla gente, come si chiama questo? Si chiama [[corruzione]] e tutti noi abbiamo la possibilità di essere corrotti. Nessuno di noi può dire "io mai sarò corrotto". No, è una tentazione, è uno scivolare verso gli affari facili, verso la delinquenza dei reati, verso la corruzione. [...] Quanta corruzione c'è nel mondo: è una parola brutta, perché una cosa corrotta è una cosa sporca. Se noi troviamo un animale che è corrotto è brutto, puzza. La corruzione puzza e la società corrotta puzza, e un cristiano che fa entrare dentro di sé la corruzione non è cristiano, puzza.<ref name=nap>Durante la visita a Scampia del 21 marzo 2015; citato in ''[http://vaticaninsider.lastampa.it/news/dettaglio-articolo/articolo/francesco-napoli-39919/ «La corruzione puzza! Negare il lavoro provoca delinquenza»]'', ''Lastampa.it''.</ref> *Se un prete è pedofilo, lo è perché porta dentro di sé tale perversione da prima dell'ordinazione. Né il celibato la può curare. O la si ha o non la si ha.<ref>Da ''Papa Francesco. Il papa si racconta'', a cura di Sergio Rubín e Francesca Ambrogetti, traduzione di Gualtiero De Marinis, Claudia Marseguerra, Marina Martinotti, Maria Nicola, Salani, 2013.</ref> *Se il tuo occhio è semplice, viene da un cuore che ama, da un cuore che cerca il Signore, da un cuore umile, tutto il tuo corpo sarà luminoso. Ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. <ref>[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/cotidie/2013/it/papa-francesco-cotidie_20130621_vero-tesoro_it.html Messa nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, 21 giugno 2013]</ref> *{{NDR|[[Gaffe famose|Gaffe famosa]]}} Se ognuno di noi non accumula ricchezze soltanto per sé, ma le mette al servizio degli altri, in questo cazzo... In questo caso la provvidenza di [[Dio]] si rende visibile in questo gesto di solidarietà.<ref>Recitando l'[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/angelus/2014/documents/papa-francesco_angelus_20140302_it.html Angelus del 2 marzo 2014]; video visibile su ''[http://youmedia.fanpage.it/video/aa/UxN4OOSw76odSU6O Fanpage.it]''.</ref> *Se preferite un cuore pieno di amore, siate misericordiosi.<ref>Udienza generale del 21 settembre 2016. Citato in ''[https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/perdono-e-dono-udienza-papa-misericordia Udienza generale. Perdono e dono, due pilastri della misericordia]'', ''avvenire.it''.</ref> *{{NDR|Sugli [[incendi in Amazzonia del 2019]]}} Siamo tutti preoccupati per i vasti incendi che si sono sviluppati in Amazzonia. Preghiamo perché, con l'impegno di tutti, siano domati al più presto. Quel polmone di foreste è vitale per il nostro pianeta.<ref>Citato in [https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/08/25/amazzonia-in-fiamme-macron-paesi-g7-uniti-per-aiutare-i-paesi-colpiti-i-preti-brasiliani-contro-bolsonaro-basta-deliri/5407887/ ''Amazzonia in fiamme, Macron: "Paesi G7 uniti per aiutare i paesi colpiti". I preti brasiliani contro Bolsonaro: "Basta deliri"''], ''Ilfattoquotidiano.it'', 25 agosto 2019</ref> *{{NDR|Ai [[Isola di Lampedusa|lampedusani]]}} Siete una comunità piccola piccola che ha fatto qualcosa di grande...<ref>Citato in ''[http://gds.it/2016/02/09/il-sindaco-di-lampedusa-sorpresa-dalle-parole-del-papa_472237/ Il sindaco di Lampedusa: "Sorpresa dalle parole del Papa"]'', ''Gds.it'', 9 febbraio 2016.</ref> *[...] un grande nemico oggi del matrimonio, la [[teoria del gender]]. Oggi c'è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio, non si distrugge con le armi, ma con le idee. Ci sono colonizzazioni ideologiche che lo distruggono. (ad un incontro con religiosi e seminaristi nella chiesa dell'Assunta, Tbilisi, 1° ottobre 2016<ref name="Tblisi"/>) *{{NDR|Sull'idea di [[Donald Trump]] di costruire un muro tra Stati Uniti e Messico per fermare gli immigrati clandestini e deportare quelli presenti sul territorio statunitense}}<br>[...] una persona che pensa soltanto a fare muri [...] e non a fare ponti, non è cristiana. Questo non è nel [[Vangelo]]. (durante la conferenza stampa sull'aereo papale in volo di ritorno dal Messico, 18 febbraio 2016<ref name="18 febbraio 2016"/>) *Va ricordata la felice scena del film ''[[Il pranzo di Babette]]'', dove la generosa cuoca riceve un abbraccio riconoscente e un elogio: «Come delizierai gli angeli!».<ref>Da ''[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20160319_amoris-laetitia.html Amoris Laetitia]'', 19 marzo 2016, n. 129.</ref> *Voi appartenete a un popolo dalla lunga storia, attraversata da vicende complesse e drammatiche. La vita a [[Napoli]] non è mai stata facile, però non è mai stata triste! E questa la vostra grande risorsa: la gioia, l'allegria.<ref name=nap/> *Chi è felice nel presepe? La Madonna e San Giuseppe sono pieni di gioia: guardano il Bambino Gesù e sono felici perché, dopo mille preoccupazioni, hanno accolto questo Regalo di Dio, con tanta fede e tanto amore. Sono “straripanti” di santità e quindi di gioia. E voi mi direte: per forza! Sono la Madonna e San Giuseppe! Sì, ma non pensiamo che per loro sia stato facile: santi non si nasce, si diventa, e questo vale anche per loro. <ref>''[https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/december/documents/papa-francesco_20181221_dipendenti-vaticani.html Ai dipendenti della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano per lo scambio degli auguri natalizi]'', Aula Paolo VI, 21 dicembre 2018.</ref> ===Citazioni in lingua inglese=== *''Let us spray for the miners who died in Turkey and for the latest victims of shipwreck in the Mediterranean.''<ref>Citato in ''[http://www.huffingtonpost.it/2014/05/14/papa-spray-refuso-account-twitter_n_5324377.html?utm_hp_ref=italy Papa Francesco, errore nell'account Twitter inglese del Pontefice]'', ''L'Huffington Post'', 14 maggio 2014.</ref> :{{NDR|Tweet con errore di battitura, letteralmente:}} Spruzziamo per i minatori morti in Turchia e per le vittime dei naufragi di questi giorni nel Mediterraneo.<ref>L'errore di battitura è ''spray'' al posto di ''pray'': "preghiamo" e non "spruzziamo".</ref> {{intestazione|''Il mio amico don Giacomo'', 30Giorni, maggio 2012.}} *Così, per grazia, si può perseverare nel cammino, fino alla fine: l'uomo-bambino si abbandona fra le braccia di Gesù mentre chiede che passi questo calice, e viene preso e portato in braccio, con le mani giunte e gli occhi aperti. Lasciandosi sorprendere ancora una volta, per il dono più grande. *Sì, il nostro cuore si edifica sulla memoria di quegli uomini e quelle donne che ci hanno fatto avvicinare a sorgenti di vita e di speranza a cui potranno attingere anche quelli che ci seguiranno. È la memoria dell'eredità ricevuta che dobbiamo, a nostra volta, trasmettere ai nostri figli. {{intestazione|''[http://www.lanuovabq.it/it/articoli-matrimoni-gay-linvidia-del-demonio--6017.htm Matrimoni gay, l'invidia del demonio]'', traduzione di [[Massimo Introvigne]], ''La nuova Bussola Quotidiana.it'', 14 marzo 2013.<ref>Lettera dell'allora cardinale Bergoglio alle Carmelitane di Buenos Aires in occasione del voto al Senato della Repubblica Argentina sulla proposta di legge intesa a legalizzare il matrimonio e le adozioni omosessuali - Buenos Aires, 22 giugno 2010.</ref>}} *Il popolo argentino dovrà affrontare nelle prossime settimane una situazione il cui esito può seriamente ferire la famiglia. Si tratta del disegno di legge che permetterà il matrimonio a persone dello stesso sesso. È in gioco qui l'identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. È in gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati della loro maturazione umana che Dio ha voluto avvenga con un padre e con una madre. È in gioco il rifiuto totale della legge di Dio, incisa anche nei nostri cuori. *Qui pure c'è l'invidia del Demonio, attraverso la quale il peccato entrò nel mondo: un'invidia che cerca astutamente di distruggere l'immagine di Dio, cioè l'uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra. Non siamo ingenui: questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio. *Guardiamo a san Giuseppe, a Maria e al Bambino e chiediamo loro con fervore di difendere la famiglia argentina in questo particolare momento. Ricordiamo ciò che Dio stesso disse al suo popolo in un momento di grande angoscia: «Questa guerra non è vostra, ma di Dio». Che ci soccorrano, difendano e accompagnino in questa guerra di Dio. ===Citazioni tratte da interviste=== *Lei mi voleva chiedere: qual è la sua droga? Be', il [[mate]] mi aiuta. Ma non ho assaggiato la coca, questo è chiaro eh?<ref>Citato in Gian Guido Vecchi, ''[http://www.corriere.it/esteri/15_luglio_13/papa-il-nuovo-governo-greco-ha-fatto-revisione-giusta-44c523e2-2967-11e5-8a16-f989e7f12ffa.shtml Il Papa: «Il Crocifisso con falce e martello lo porto con me in Vaticano»]'', ''Corriere.it'', 13 luglio 2015.</ref> (rispondendo ai giornalisti, a proposito della sua capacità di resistenza, dopo il viaggio in Bolivia) *Sai come si [[suicidio|suicida]] un [[Argentina|argentino]]? Si arrampica sul proprio [[ego]] e poi si butta giù. (da un'intervista condotta da Valentina Alazraki, Radio Vaticana) :''¿Usted sabe cómo se suicida un argentino? [...] ¡Se sube arriba de su ego, y de ahí se tira abajo!''<ref>Citato in {{es}} Valentina Alazraki, ''[http://es.radiovaticana.va/news/2015/03/12/segundo_aniversario_de_la_elecci%C3%B3n_del_papa_francisco/1128922 Los primeros dos años de la "Era Francisco" en entrevista a Televisa]'', ''RadioVaticana.va'', 12 marzo 2015.</ref> *Io capisco i governanti che comprano le armi, io li capisco. Non li giustifico, ma li capisco. Perché dobbiamo difenderci, perché [è] lo schema [[Caino|cainista]] di [[guerra]]. Se fosse uno schema di pace, questo non sarebbe necessario. Ma noi viviamo con questo schema demoniaco, [che dice] di uccidersi l'un l’altro per voglia di potere, per voglia di sicurezza, per voglia di tante cose. (dall'[https://www.rainews.it/video/2022/04/papa-francesco-a-rai1-il-mondo--in-guerra-ha-scelto-lo-schema-di-caino-uccidere-il-fratello-98bed0d1-85f8-4274-8fb5-1590d4876944.html intervista] di [[Lorena Bianchetti]] nella trasmissione ''A Sua immagine'', Rai 1, 15 aprile 2022; citato in ''[https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2022/april/documents/20220415-a-sua-immagine-venerdisanto.html La speranza sotto assedio]'', ''vatican.va'') {{intestazione|Intervista di Stefania Falasca, ''Quello che avrei detto al concistoro'', ''30Giorni'', novembre 2007.}} *Nella [[Chiesa]] l'armonia la fa lo Spirito Santo. *Solo lo [[Spirito|Spirito Santo]] può suscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità e allo stesso tempo fare l'unità. Perché quando siamo noi a voler fare la diversità facciamo gli scismi e quando siamo noi a voler fare l'unità facciamo l'uniformità, l'omologazione. *Il restare, il rimanere fedeli implica un'uscita. Proprio se si rimane nel Signore si esce da sé stessi. Paradossalmente proprio perché si rimane, proprio se si è fedeli si cambia. Non si rimane fedeli, come i tradizionalisti o i fondamentalisti, alla lettera. La fedeltà è sempre un cambiamento, un fiorire, una crescita. *Il coraggio apostolico è seminare. Seminare la Parola. Renderla a quel lui e a quella lei per i quali è data. Dare loro la bellezza del Vangelo, lo stupore dell'incontro con Gesù... e lasciare che sia lo Spirito Santo a fare il resto. *Uscire da sé stessi è uscire anche dal recinto dell'orto dei propri convincimenti considerati inamovibili se questi rischiano di diventare un ostacolo, se chiudono l'orizzonte che è di Dio. *I preti clericalizzano i laici e i laici ci pregano di essere clericalizzati. *Come indurisce il cuore la [[coscienza]] isolata! *Le nostre certezze possono diventare un muro, un carcere che imprigiona lo Spirito Santo. *Colui che isola la sua coscienza dal cammino del popolo di Dio non conosce l'allegria dello Spirito Santo che sostiene la speranza. *Guardare la nostra gente non per come dovrebbe essere ma per com'è e vedere cosa è necessario. *In un mondo che non riusciamo a interessare con le parole che noi diciamo, solo la Sua presenza che ci ama e che ci salva può interessare. Il fervore apostolico si rinnova perché testimoni di Colui che ci ha amato per primo. {{intestazione|Intervista di Gianni Valente, ''Non siamo padroni dei doni del Signore'', ''30Giorni'', agosto 2009.}} *Il Signore opera un cambiamento in colui che gli è fedele, gli fa alzare lo sguardo da sé stesso. Questa è la missione, questa è la testimonianza. *I [[sacramenti]] sono gesti del Signore. Non sono prestazioni o territori di conquista di preti o vescovi. *I sacramenti sono per la vita degli uomini e delle donne così come sono. Che magari non fanno tanti discorsi, eppure il loro sensus fidei coglie la realtà dei sacramenti con più chiarezza di quanto succede a tanti specialisti. *Se la [[Chiesa]] segue il suo Signore, esce da sé stessa, con coraggio e misericordia: non rimane chiusa nella propria autoreferenzialità. Il Signore opera un cambiamento in colui che gli è fedele, gli fa alzare lo sguardo da sé stesso. Questa è la missione, questa è la testimonianza. {{intestazione|Intervista di [[Andrea Tornielli]], [http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/america-latina-latin-america-america-latina-12945//pag/1/ ''"Carrierismo e vanità, peccati nella Chiesa"''], ''Vatican Insider'', 14 marzo 2013.}} *I cardinali non sono gli agenti di una ONG, ma sono servitori del Signore, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, che è Colui che fa la vera differenza tra i carismi, e che allo stesso tempo nella Chiesa li conduce all'unità. Il cardinale deve entrare nella dinamica della differenza dei carismi e allo stesso tempo guardare all'unità. *Non devo scandalizzarmi, perché la [[Chiesa]] è mia madre: devo guardare ai peccati e alle mancanze come guarderei ai peccati e alle mancanze di mia mamma. E quando io mi ricordo di lei, mi ricordo innanzitutto di tante cose belle e buone che ha compiuto, non tanto delle mancanze o dei suoi difetti. Una madre si difende con il cuore pieno d'amore, prima che con la parole. Mi chiedo se nel cuore di molti che entrano in questa dinamica degli scandali ci sia l'amore per la Chiesa. {{intestazione|Intervista di Henrique Cymerman, [http://www.lavanguardia.com/internacional/20140612/54408951579/entrevista-papa-francisco.html ''Entrevista al papa Francisco: "La secesión de una nación hay que tomarla con pinzas"''], ''La Vanguardia'', 12 giugno 2014.}} *Mi preoccupa ogni tipo di divisione. L'indipendenza di un popolo attraverso la secessione equivale a uno uno smembramento. Pensiamo alla [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Jugoslavia]]. Ovviamente ci sono popoli e culture così differenti che non possono essere tenuti uniti neanche con la colla. Il caso jugoslavo è molto chiaro, ma mi chiedo se la stessa cosa valga per altri, per popoli che sono rimasti uniti fino a ora. Bisogna valutare caso per caso. La [[Scozia]], la [[Padania]], la [[Catalogna]]. Ci saranno casi giusti e casi sbagliati, ma la secessione di una nazione senza una storia di unità forzata va presa con le pinze. ===Citazioni tratte da discorsi=== ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/march/documents/papa-francesco_20130315_cardinali_it.html Udienza a tutti i Cardinali], Sala Clementina, 15 marzo 2013==== *[[Papa Benedetto XVI|Benedetto XVI]] ha acceso nel profondo dei nostri cuori una fiamma: essa continuerà ad ardere perché sarà alimentata dalla Sua preghiera, che sosterrà ancora la Chiesa nel suo cammino spirituale e missionario. *Il ministero petrino, vissuto con totale dedizione, ha avuto in [[Benedetto XVI]] un interprete sapiente e umile, con lo sguardo sempre fisso a Cristo, Cristo risorto, presente e vivo nell'Eucaristia. *La verità cristiana è attraente e persuasiva perché risponde al bisogno profondo dell'esistenza umana, annunciando in maniera convincente che Cristo è l'unico Salvatore di tutto l'uomo e di tutti gli uomini. ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/june/index_it.htm Discorso ai partecipanti al Convegno ecclesiale della diocesi di Roma], Aula Paolo VI, 17 giugno 2013==== *Andare verso i poveri non significa che noi dobbiamo diventare pauperisti, o una sorta di "barboni spirituali"! No, no, non significa questo! Significa che dobbiamo andare verso la carne di Gesù che soffre. *Il diavolo ogni giorno getta nei nostri cuori semi di pessimismo e di amarezza, e se uno si scoraggia, noi ci scoraggiamo. "Non va! Abbiamo fatto questo, non va; abbiamo fatto quell'altro e non va! E guarda quella religione come attira tanta gente e noi no!". È il diavolo che mette questo. Dobbiamo prepararci alla lotta spirituale. Questo è importante. Non si può predicare il Vangelo senza questa lotta spirituale: una lotta di tutti i giorni contro la tristezza, contro l'amarezza, contro il pessimismo; una lotta di tutti i giorni! Seminare non è facile. È più bello raccogliere, ma seminare non è facile, e questa è la lotta di tutti i giorni dei cristiani. *L'evangelizzazione chiede da noi un vero coraggio anche per questa lotta interiore, nel nostro cuore, per dire con la preghiera, con la mortificazione, con la voglia di seguire Gesù, con i Sacramenti che sono un incontro con Gesù, per dire a Gesù: ''grazie, grazie per la tua grazia. Voglio portarla agli altri.'' ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/march/documents/papa-francesco_20130320_delegati-fraterni_it.html Ai rappresentanti delle Chiese e delle Comunità Ecclesiali, e di altre Religioni], 20 marzo 2013==== *Dobbiamo tenere viva nel mondo la sete dell'assoluto, non permettendo che prevalga una visione della persona umana ad una sola dimensione, secondo cui l'uomo si riduce a ciò che produce e a ciò che consuma: è questa una delle insidie più pericolose per il nostro tempo. *Sappiamo quanta violenza abbia prodotto nella storia recente il tentativo di eliminare Dio e il divino dall'orizzonte dell'umanità, e avvertiamo il valore di testimoniare nelle nostre società l'originaria apertura alla trascendenza che è insita nel cuore dell'uomo. In ciò, sentiamo vicini anche tutti quegli uomini e donne che, pur non riconoscendosi appartenenti ad alcuna tradizione religiosa, si sentono tuttavia in ricerca della verità, della bontà e della bellezza, questa verità, bonta e bellezza di Dio, e che sono nostri preziosi alleati nell'impegno a difesa della dignità dell'uomo, nella costruzione di una convivenza pacifica fra i popoli e nel custodire con cura il creato. ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/march/documents/papa-francesco_20130322_corpo-diplomatico_it.html Al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede], 22 marzo 2013==== *Esiste anche un'altra povertà! È la povertà spirituale dei nostri giorni, che riguarda gravemente anche i Paesi considerati più ricchi. È quanto il mio Predecessore, il caro e venerato Benedetto XVI, chiama la ''"dittatura del relativismo"'', che lascia ognuno come misura di se stesso e mette in pericolo la convivenza tra gli uomini. *[[San Francesco|Francesco d'Assisi]] ci dice: lavorate per edificare la pace! Ma non vi è vera pace senza verità! Non vi può essere pace vera se ciascuno è la misura di se stesso, se ciascuno può rivendicare sempre e solo il proprio diritto, senza curarsi allo stesso tempo del bene degli altri, di tutti, a partire dalla natura che accomuna ogni essere umano su questa terra. *Non si possono, infatti, costruire ponti tra gli uomini, dimenticando Dio. Ma vale anche il contrario: non si possono vivere legami veri con Dio, ignorando gli altri. ====[http://www.news.va/it/news/testo-integrale-con-le-risposte-di-papa-francesco Veglia di Pentecoste], ''Radio Vaticana'', 19 maggio 2013==== *Il [[martirio]] non è mai una sconfitta; il martirio è il grado più alto della testimonianza che noi dobbiamo dare. *Io ho avuto la grazia di crescere in una famiglia in cui la fede si viveva in modo semplice e concreto; ma è stata soprattutto mia nonna, la mamma di mio padre, che ha segnato il mio cammino di fede. Era una donna che ci spiegava, ci parlava di Gesù, ci insegnava il Catechismo. Ricordo sempre che il Venerdì Santo ci portava, la sera, alla processione delle candele, e alla fine di questa processione arrivava il "Cristo giacente", e la nonna ci faceva – a noi bambini – inginocchiare e ci diceva: "Guardate, è morto, ma domani risuscita". Ho ricevuto il primo annuncio cristiano proprio da questa donna, da mia nonna! È bellissimo, questo! Il primo annuncio in casa, con la famiglia! E questo mi fa pensare all'amore di tante mamme e di tante nonne nella trasmissione della fede. Sono loro che trasmettono la fede. Questo avveniva anche nei primi tempi, perché san Paolo diceva a Timoteo: "Io ricordo la fede della tua mamma e della tua nonna". Tutte le mamme che sono qui, tutte le nonne, pensate a questo! Trasmettere la fede. Perché Dio ci mette accanto delle persone che aiutano il nostro cammino di fede. Noi non troviamo la fede nell'astratto; no! È sempre una persona che predica, che ci dice chi è Gesù, che ci trasmette la fede, ci dà il primo annuncio. E così è stata la prima esperienza di fede che ho avuto. *I Profeti di Israele dicevano che il Signore è come il fiore di mandorlo, il primo fiore della Primavera. Prima che vengano gli altri fiori, c'è Lui: Lui che aspetta. Il Signore ci aspetta. E quando noi Lo cerchiamo, troviamo questa realtà: che è Lui ad aspettarci per accoglierci, per darci il suo amore. E questo ti porta nel cuore uno stupore tale che non lo credi, e così va crescendo la fede! Con l'incontro con una persona, con l'incontro con il Signore. Qualcuno dirà: "No, io preferisco studiare la fede nei libri!". È importante studiarla, ma, guarda, questo solo non basta! L'importante è l'incontro con Gesù, l'incontro con Lui, e questo ti dà la fede, perché è proprio Lui che te la dà! *Si può pensare che l'[[evangelizzazione ]]dobbiamo programmarla a tavolino, pensando alle strategie, facendo dei piani. Ma questi sono strumenti, piccoli strumenti. L'importante è Gesù e lasciarsi guidare da Lui. ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/september/documents/papa-francesco_20130920_associazioni-medici-cattolici_it.html Ai partecipanti all'Incontro promosso dalla Federazione Internazionale delle Associazione dei medici Cattolici, 20 settembre 2013]==== *Una diffusa mentalità dell'utile, la "cultura dello scarto", che oggi schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti, ha un altissimo costo: richiede di eliminare esseri umani, soprattutto se fisicamente o socialmente più deboli. La nostra risposta a questa mentalità è un "sì" deciso e senza tentennamenti alla vita. *La credibilità di un [[sistema sanitario]] non si misura solo per l'efficienza, ma soprattutto per l'attenzione e l'amore verso le persone, la cui vita sempre è sacra e inviolabile. *Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente ad essere abortito, ha il volto di Gesù Cristo, ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato ha sperimentato il rifiuto del mondo. E ogni anziano, anche se infermo o alla fine dei suoi giorni, porta in sé il volto di Cristo. Non si possono scartare, come ci propone la "cultura dello scarto"! Non si possono scartare! ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/october/documents/papa-francesco_20131025_plenaria-famiglia_it.html Ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio della Famiglia, 25 ottobre 2013]==== *Il [[matrimonio]] è come se fosse un primo sacramento dell'umano, ove la persona scopre se stessa, si auto-comprende in relazione agli altri e in relazione all'amore che è capace di ricevere e di dare. L'amore sponsale e familiare rivela anche chiaramente la vocazione della persona ad amare in modo unico e per sempre, e che le prove, i sacrifici e le crisi della coppia come della stessa famiglia rappresentano dei passaggi per crescere nel bene, nella verità e nella bellezza. Nel matrimonio ci si dona completamente senza calcoli né riserve, condividendo tutto, doni e rinunce, confidando nella Provvidenza di Dio. *La [[famiglia]] è il motore del mondo e della storia. Ciascuno di noi costruisce la propria personalità in famiglia, crescendo con la mamma e il papà, i fratelli e le sorelle, respirando il calore della casa. La famiglia è il luogo dove riceviamo il nome, è il luogo degli affetti, lo spazio dell'intimità, dove si apprende l'arte del dialogo e della comunicazione interpersonale. *La [[famiglia]] non è la somma delle persone che la costituiscono, ma una «comunità di persone». E una comunità è di più che la somma delle persone. È il luogo dove si impara ad amare, il centro naturale della vita umana. È fatta di volti, di persone che amano, dialogano, si sacrificano per gli altri e difendono la vita, soprattutto quella più fragile, più debole. ====[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2014/may/documents/papa-francesco_20140509_consiglio-nazioni-unite.html Ai membri del consiglio dei capi esecutivi per il coordinamento delle nazioni unite], 9 maggio 2014==== *[...] una parte importante dell'umanità continua ad essere esclusa dai benefici del progresso e, di fatto, relegata a esseri umani di seconda categoria. *Oggi, in particolare, la coscienza della dignità di ogni fratello, la cui vita è sacra e inviolabile dal suo concepimento alla fine naturale, deve portarci a condividere, con totale gratuità, i beni che la provvidenza ha posto nelle nostre mani, siano essi ricchezze materiali che opere di intelligenza e di spirito, e a restituire con generosità e abbondanza ciò che ingiustamente possiamo aver negato agli altri. *[...] la promozione di un'apertura generosa, efficace e concreta alle necessità degli altri deve essere sempre al di sopra dei sistemi e delle teorie economiche e sociali. *[...] il progresso economico e sociale equo si può ottenere solo congiungendo le capacità scientifiche e tecniche a un impegno di solidarietà costante, accompagnato da una gratuità generosa e disinteressata a tutti i livelli. *[...] invito a promuovere insieme una vera mobilitazione etica mondiale che, al di là di ogni differenza di credo o di opinione politica, diffonda e applichi un ideale comune di fraternità e di solidarietà, specialmente verso i più poveri e gli esclusi. ====[http://it.radiovaticana.va/news/2015/06/14/papa_differenza_uomo_donna_fa_crescere_figli/1151493 Differenza uomo donna fa crescere figli. Famiglie reagiscano a colonizzazione ideologica], 14 giugno 2015==== *I nostri ragazzi, ragazzini, che incominciano a sentire queste idee strane, queste colonizzazioni ideologiche che avvelenano l'anima e la famiglia deve agire contro questo. Mi diceva, due settimane fa, una persona, un uomo molto cattolico, bravo, giovane, che i suoi ragazzini andavano in prima e seconda elementare e che la sera, lui e sua moglie tante volte dovevano "ri-catechizzare" i bambini, i ragazzi per quello che riportavano da alcuni professori della scuola o per quello che dicevano i libri che davano lì. Queste colonizzazioni ideologiche, che fanno tanto male e distruggono una società, un Paese, una famiglia. E per questo abbiamo bisogno di una vera e propria rinascita morale e spirituale. *Per un figlio non c'è insegnamento e testimonianza più grande che vedere i propri genitori che si amano con tenerezza, si rispettano, sono gentili tra di loro, si perdonano a vicenda: ciò che riempie di gioia e di felicità vera il cuore dei figli. I figli, prima di abitare una casa fatta di mattoni, abitano un'altra casa, ancora più essenziale: abitano l'amore reciproco dei genitori. *L'essere genitori si fonda nella diversità di essere, come ricorda la Bibbia, maschio e femmina. Questa è la "prima" e più fondamentale differenza, costitutiva dell'essere umano. E' una ricchezza. Le differenze sono ricchezze. C'è tanta gente che ha paura delle differenze, ma sono ricchezze. *Quando i fidanzati vengono a sposarsi, a me piace dire a lui, dopo aver parlato del Vangelo: "Ma non dimenticarti che la tua vocazione è fare la tua sposa più donna!"; e a lei dico: "La tua vocazione è fare tuo marito più uomo!". E così si amano, ma si amano nel farsi, nelle differenze, più uomo e più donna. E questo è il lavoro artigianale del matrimonio, della famiglia di ogni giorno: far crescere l'altro. Far crescere l'altro. Pensare all'altro: il marito alla moglie, la moglie al marito. Questa è comunione. *Sono sicuro che ho raccontato questa storia, una storia che io ho sentito da bambino, a casa mia. Racconto che in una famiglia il nonno abitava lì, col figlio, la nuora, i nipotini. Ma il nonno era invecchiato, aveva avuto un piccolo ictus, era anziano e quando era a tavola e mangiava, si sporcava un po'. Il papà aveva vergogna di suo padre. E diceva: "Ma, non possiamo invitare gente a casa...". E ha deciso di fare un tavolo piccolo, in cucina, perché il nonno prendesse il pasto da solo in cucina. La cosa è andata così... Alcuni giorni dopo, arriva a casa dopo il lavoro e trova suo figlio – 6-7 anni – che giocava con legni, col martello, con i chiodi... "Ma cosa fai, ragazzo?" – "Sto facendo un tavolino..." – "E perché?" – "Perché quando tu sarai vecchio, potrai mangiare da solo come mangia il nonno!". ====[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2016/may/documents/papa-francesco_20160506_premio-carlo-magno.html Discorso del 6 maggio 2016 in occasione del conferimento a papa Francesco del Premio Carlo Magno]==== *La creatività, l'ingegno, la capacità di rialzarsi e di uscire dai propri limiti appartengono all'anima dell'[[Europa]]. Nel secolo scorso, essa ha testimoniato all'umanità che un nuovo inizio era possibile: dopo anni di tragici scontri, culminati nella guerra più terribile che si ricordi, è sorta, con la grazia di Dio, una novità senza precedenti nella storia. Le ceneri delle macerie non poterono estinguere la speranza e la ricerca dell'altro, che arsero nel cuore dei Padri fondatori del progetto europeo. Essi gettarono le fondamenta di un baluardo di pace, di un edificio costruito da Stati che non si sono uniti per imposizione, ma per la libera scelta del bene comune, rinunciando per sempre a fronteggiarsi. L'Europa, dopo tante divisioni, ritrovò finalmente sé stessa e iniziò a edificare la sua casa. *La bellezza radicata in molte delle nostre città si deve al fatto che sono riuscite a conservare nel tempo le differenze di epoche, di nazioni, di stili, di visioni. Basta guardare l'inestimabile patrimonio culturale di [[Roma]] per confermare ancora una volta che la ricchezza e il valore di un popolo si radica proprio nel saper articolare tutti questi livelli in una sana convivenza. I riduzionismi e tutti gli intenti uniformanti, lungi dal generare valore, condannano i nostri popoli a una crudele povertà: quella dell'esclusione. E lungi dall'apportare grandezza, ricchezza e bellezza, l'esclusione provoca viltà, ristrettezza e brutalità. Lungi dal dare nobiltà allo spirito, gli apporta meschinità. Le radici dei nostri popoli, le radici dell'Europa si andarono consolidando nel corso della sua storia imparando a integrare in sintesi sempre nuove le culture più diverse e senza apparente legame tra loro. L'identità europea è, ed è sempre stata, un'identità dinamica e multiculturale. *Essi {{ndr|i giovani}} non sono il futuro dei nostri popoli, sono il presente; sono quelli che già oggi con i loro sogni, con la loro vita stanno forgiando lo spirito europeo. Non possiamo pensare il domani senza offrire loro una reale partecipazione come agenti di cambio e di trasformazione. Non possiamo immaginare l'[[Europa]] senza renderli partecipi e protagonisti di questo sogno. Ultimamente ho riflettuto su questo aspetto e mi sono chiesto: come possiamo fare partecipi i nostri giovani di questa costruzione quando li priviamo di lavoro; di lavori degni che permettano loro di svilupparsi per mezzo delle loro mani, della loro intelligenza e delle loro energie? Come pretendiamo di riconoscere ad essi il valore di protagonisti, quando gli indici di disoccupazione e sottoccupazione di milioni di giovani europei è in aumento? Come evitare di perdere i nostri giovani, che finiscono per andarsene altrove in cerca di ideali e senso di appartenenza perché qui, nella loro terra, non sappiamo offrire loro opportunità e valori? *Dobbiamo passare da un'economia liquida, che tende a favorire la corruzione come mezzo per ottenere profitti, a un'economia sociale che garantisce l'accesso alla terra, al tetto per mezzo del lavoro come ambito in cui le persone e le comunità possano mettere in gioco «molte dimensioni della vita: la creatività, la proiezione nel futuro, lo sviluppo delle capacità, l'esercizio dei valori, la comunicazione con gli altri, un atteggiamento di adorazione. Perciò la realtà sociale del mondo di oggi, al di là degli interessi limitati delle imprese e di una discutibile razionalità economica, esige che si continui a perseguire quale priorità l'obiettivo dell'accesso al lavoro per tutti. *Alla rinascita di un'Europa affaticata, ma ancora ricca di energie e di potenzialità, può e deve contribuire la Chiesa. Il suo compito coincide con la sua missione: l'annuncio del Vangelo, che oggi più che mai si traduce soprattutto nell'andare incontro alle ferite dell'uomo, portando la presenza forte e semplice di Gesù, la sua misericordia consolante e incoraggiante. Dio desidera abitare tra gli uomini, ma può farlo solo attraverso uomini e donne che, come i grandi evangelizzatori del continente, siano toccati da Lui e vivano il Vangelo, senza cercare altro. Solo una Chiesa ricca di testimoni potrà ridare l'acqua pura del Vangelo alle radici dell'Europa. In questo, il cammino dei cristiani verso la piena unità è un grande segno dei tempi, ma anche l'esigenza urgente di rispondere all'appello del Signore «perché tutti siano una sola cosa ([[Vangelo secondo Giovanni|Gv]] 17,21)». ====Conferenza stampa del 26 giugno 2016==== *Io credo che le intenzioni di [[Martin Lutero]] non fossero sbagliate: era un riformatore. Forse alcuni metodi non erano giusti, ma in quel tempo, se leggiamo la storia del Pastor, per esempio - un tedesco luterano che poi si è convertito quando ha visto la realtà di quel tempo, e si è fatto cattolico - vediamo che la Chiesa non era proprio un modello da imitare: c'era corruzione nella Chiesa, c'era mondanità, c'era attaccamento ai soldi e al potere. E per questo lui ha protestato. Poi era intelligente, e ha fatto un passo avanti giustificando il perché faceva questo. E oggi luterani e cattolici, con tutti i protestanti, siamo d'accordo sulla dottrina della giustificazione: su questo punto tanto importante non aveva sbagliato.<ref>[http://www.correctiofilialis.org/wp-content/uploads/2017/08/Correctio-filialis_Italiano.pdf ''Correctio filialis de haeresibus propagatis'', p. 13]. Traduzione italiana disponibile su ''CorrectioFilialis.org''.</ref> ====Intervista de ''La Civiltà Cattolica'', 28 ottobre 2016==== *Lutero voleva porre un rimedio a una situazione complessa. [...] Lutero ha fatto un grande passo per mettere la Parola di Dio nelle mani del popolo. Riforma e Scrittura sono le due cose fondamentali che possiamo approfondire guardando alla tradizione luterana.<ref>Citato in ''[http://www.askanews.it/esteri/2016/10/28/papa-francesco-in-svezia-per-i-500-anni-della-riforma-di-lutero-top10_20161028_180049/ Papa Francesco in Svezia per i 500 anni della riforma di Lutero]'', ''Askanews.it'', 28 ottobre 2016.</ref> *La vicinanza fa bene a tutti. La distanza invece ci fa ammalare.<ref>Citato in ''[https://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2016/10/28/ASfRzitE-bibbia_francesco_lutero.shtml/ Papa Francesco apre anche a Lutero: «Ha messo la Bibbia nelle mani del popolo»]'', ''Il Secolo XIX.it'', 29 ottobre 2016.</ref> *Non si può essere cattolici e settari. Bisogna tendere a stare insieme agli altri.<ref>Citato in ''[https://agensir.it/quotidiano/2016/10/28/papa-in-svezia-intervista-su-la-civilta-cattolica-non-si-puo-essere-cattolici-e-settari/ Papa in Svezia: intervista su "La Civiltà Cattolica"]'', ''Agensir.it'', 28 ottobre 2016.</ref> ====[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2017/october/documents/papa-francesco_20171011_convegno-nuova-evangelizzazione.html/ Discorso ai partecipanti all'incontro promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione], 11 ottobre 2017 ==== *Si deve affermare con forza che la condanna alla [[pena di morte]] è una misura disumana che umilia, in qualsiasi modo venga perseguita, la dignità personale. È in sé stessa contraria al Vangelo perché viene deciso volontariamente di sopprimere una vita umana che è sempre sacra agli occhi del Creatore.<ref>Citato in [https://www.avvenire.it/papa/pagine/pena-di-morte-contraria-al-vangelo-papa-francesco ''Papa Francesco: «La pena di morte è contraria al Vangelo»''], ''avvenire.it'', 11 ottobre 2017.</ref> ==== [http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/june/documents/papa-francesco_20180625_gravissimum-educationis.html Discorso ai membri della Fondazione ''Gravissimum Educationis''], 25 giugno 2018==== *Solo cambiando l'educazione si può cambiare il mondo<ref>[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/june/documents/papa-francesco_20180625_gravissimum-educationis.html Discorso] di Papa Francesco ai membri della Fondazione Gravissimum Educationis in occasione dell'incontro "Educare è trasformare", 25 giugno 2018</ref>. ====[https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2019/september/documents/papa-francesco_20190928_scholae-cantorum.html Discorso del Santo Padre Francesco alle Scholae Cantorum dell'Associazione italiana Santa Cecilia], 28 settembre 2019==== *Cantare, suonare, comporre, dirigere, fare musica nella Chiesa sono tra le cose più belle a gloria di Dio. È un privilegio, un dono di Dio esprimere l'arte musicale e aiutare la partecipazione ai divini misteri. Una bella e buona musica è strumento privilegiato per l'avvicinamento al trascendente, e spesso aiuta a capire un messaggio anche chi è distratto. *[...] la liturgia è la prima "maestra" di catechismo. *La [[musica sacra]] svolge anche un altro compito, quello di saldare insieme la storia cristiana: nella Liturgia risuonano il canto gregoriano, la polifonia, la musica popolare e quella contemporanea. È come se in quel momento a lodare Dio ci fossero tutte le generazioni passate e presenti, ognuna con la propria sensibilità. Non solo, ma la musica sacra – e la musica in genere – crea ponti, avvicina le persone, anche le più lontane; non conosce barriere di nazionalità, di etnia, di colore della pelle, ma coinvolge tutti in un linguaggio superiore, e riesce sempre a mettere in sintonia persone e gruppi di provenienze anche molto differenti. La musica sacra riduce le distanze anche con quei fratelli che a volte sentiamo non vicini. Per questo in ogni parrocchia il gruppo di canto è un gruppo dove si respira disponibilità e aiuto reciproco. ===Omelie=== ====[http://www.tempi.it/curate-la-vita-dal-principio-alla-fine-il-cristiano-non-puo-permettersi-il-lusso-di-essere-un-idiota#.UUyayTd42So Omelia nella solennità di san Raimondo Nonnato], Buenos Aires, 31 agosto 2005==== *''Chi sono io per prendermi cura degli altri?'' Questa affermazione, vi ricordate, chi l'ha fatta per primo? Caino. ''«Sono forse io colui che deve nutrire suo fratello?»'' Questa affermazione criminale, questa frase di morte è un peccato che viene dall'infanzia delle persone che crescono in un modo di pensare egoistico inculcato in loro, sono uomini e donne educati in questo modo. *Dare la vita è aprire il cuore, e prendersi cura della vita è spendersi con tenerezza e calore per gli altri, portare nel mio cuore l'interesse per gli altri. *La cultura della morte non è interessata alla vita, ma all'egoismo. Uno è interessato a sopravvivere, ma non a dare la vita, ad avere cura della vita, ad offrire la vita. *La vita è sempre un dare ed è costoso prendersi cura della vita. Oh quanto costa! Costa lacrime. Ma come è bella la cura per la vita, permettere che la vita cresca, dare la vita come Gesù, e dare in abbondanza, per non permettere che anche uno solo di questi più piccoli vada perso. *Ma è una strada piena di lupi e, forse per questo motivo, potranno condurci davanti ai tribunali, forse per questo motivo, per la cura della vita, ci potranno uccidere. Dovremmo pensare ai martiri cristiani. Li hanno uccisi perché predicavano questo Vangelo della vita, questo Vangelo che Gesù ha portato. Ma Gesù ci dà la forza. Andate avanti! Non siate sciocchi, ricordate, un cristiano non può permettersi il lusso di essere sciocco. *Non possiamo annunciare altro che la vita, dal principio alla fine. Tutti noi dobbiamo curare la vita, amare la vita, con tenerezza, calore. *Questo uomo anziano, questa donna anziana, sono inutili; scarichiamoli, cerchiamo di mandarli nelle case di cura, come si fa con l'impermeabile d'estate con tre naftaline in tasca, negli ospizi perché pensiamo che ora sono da scartare, perché sono inutili. Questo bambino che è in arrivo è un peso per la famiglia: «Oh no, a cosa serve? Non ho idea. Scartiamolo e rimandiamolo al mittente». Questo è ciò che la cultura della morte ci predica. *Se andiamo in fondo alla strada della vita ci possono accadere cose brutte, ma non importa. Ne vale la pena. Lui per primo ci ha aperto la strada. Quindi, andate avanti e non scoraggiatevi. Prendetevi cura della la vita. Ne vale la pena! ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa-francesco_20130314_omelia-cardinali_it.html Santa Messa con i Cardinali], Cappella Sistina, 14 marzo 2013==== *Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore. *Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore. *Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio. *Vorrei che tutti noi, dopo questi giorni di grazia, abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l'unica gloria: Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti. ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa-francesco_20130319_omelia-inizio-pontificato_it.html Santa Messa per l'inizio del Ministero Petrino], Piazza San Pietro, 19 marzo 2013==== *Custodire il creato, ogni uomo ed ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l'orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza! E per il credente, per noi cristiani, come [[Abramo]], come [[san Giuseppe]], la speranza che portiamo ha l'orizzonte di Dio che ci è stato aperto in Cristo, è fondata sulla roccia che è Dio. *Dio non desidera una casa costruita dall'uomo, ma desidera la fedeltà alla sua Parola, al suo disegno; ed è Dio stesso che costruisce la casa, ma di pietre vive segnate dal suo Spirito. *Il vero [[potere]] è il [[servire|servizio]]. ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa-francesco_20130324_palme_it.html Omelia nella solennità della Domenica delle Palme], Piazza San Pietro, 24 marzo 2013==== *Con Cristo il cuore non invecchia mai! *È nel dono di sé, nell'uscire da se stessi, che si ha la vera [[gioia]]. *Il trono regale di Gesù Cristo è il legno della [[Croce cristiana|Croce]]. *La [[Croce cristiana|croce di Cristo]] abbracciata con amore non porta mai alla tristezza, ma alla gioia, alla gioia di essere salvati e di fare un pochettino quel che ha fatto [[Gesù|Lui]] nel giorno della sua morte. *La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall'aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti! *Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa-francesco_20130428_omelia-cresime_it.html Omelia nella messa con i cresimandi], Piazza San Pietro, 28 aprile 2013==== *Vedete, la novità di [[Dio]] non assomiglia alle novità mondane, che sono tutte provvisorie, passano e se ne ricerca sempre di più. La novità che Dio dona alla nostra vita è definitiva, e non solo nel futuro, quando saremo con Lui, ma anche oggi: Dio sta facendo tutto nuovo, lo [[Spirito Santo]] ci trasforma veramente e vuole trasformare, anche attraverso di noi, il mondo in cui viviamo. Apriamo la porta allo Spirito, facciamoci guidare da Lui, lasciamo che l'azione continua di Dio ci renda uomini e donne nuovi, animati dall'amore di Dio, che lo [[Spirito Santo]] ci dona! Che bello se ognuno di voi, alla sera potesse dire: oggi a scuola, a casa, al lavoro, guidato da Dio, ho compiuto un gesto di amore verso un mio compagno, i miei genitori, un anziano! Che bello! *Non ci sono difficoltà, [[tribolazione|tribolazioni]], incomprensioni che ci devono far paura se rimaniamo uniti a [[Dio]] come i tralci sono uniti alla vite, se non perdiamo l'amicizia con Lui, se gli facciamo sempre più spazio nella nostra [[vita]]. Questo anche e soprattutto se ci sentiamo poveri, deboli, peccatori, perché Dio dona forza alla nostra debolezza, ricchezza alla nostra povertà, conversione e perdono al nostro peccato. *Cari amici, spalanchiamo la porta della nostra [[vita]] alla novità di [[Dio]] che ci dona lo Spirito Santo, perché ci trasformi, ci renda forti nelle [[tribolazione|tribolazioni]], rafforzi la nostra unione con il [[Gesù|Signore]], il nostro rimanere saldi in Lui: questa è una vera gioia! ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa-francesco_20131004_omelia-visita-assisi_it.html Omelia nella Santa Messa presieduta nella Visita pastorale ad Assisi], 4 ottobre 2013==== *''Chi segue Cristo, riceve la vera pace, quella che solo Lui, e non il mondo, ci può dare''. [[San Francesco]] viene associato da molti alla pace, ed è giusto, ma pochi vanno in profondità. Qual è la pace che Francesco ha accolto e vissuto e ci trasmette? Quella di Cristo, passata attraverso l'amore più grande, quello della Croce. È la pace che Gesù Risorto donò ai discepoli quando apparve in mezzo a loro. La pace francescana non è un sentimento sdolcinato. Per favore: questo san Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo... Anche questo non è francescano! Anche questo non è francescano, ma è un'idea che alcuni hanno costruito! La pace di san Francesco è quella di Cristo, e la trova chi "prende su di sé" il suo "giogo", cioè il suo comandamento: ''Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato''. E questo giogo non si può portare con arroganza, con presunzione, con superbia, ma solo si può portare con mitezza e umiltà di cuore. *Il Crocifisso non ci parla di sconfitta, di fallimento; paradossalmente ci parla di una morte che è vita, che genera vita, perché ci parla di amore, perché è l'Amore di Dio incarnato, e l'Amore non muore, anzi, sconfigge il male e la morte. Chi si lascia guardare da Gesù crocifisso viene ri-creato, diventa una «nuova creatura». ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2014/documents/papa-francesco_20140305_omelia-ceneri_it.html Omelia nella Santa Messa per la benedizione e imposizione delle ceneri], 5 marzo 2014==== *Il Vangelo di oggi indica gli elementi di questo cammino spirituale: la preghiera, il digiuno e l'elemosina. Tutti e tre comportano la necessità di non farsi dominare dalle cose che appaiono: quello che conta non è l'apparenza; il valore della vita non dipende dall'approvazione degli altri o dal successo, ma da quanto abbiamo dentro. ====[https://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2017/documents/papa-francesco-cotidie_20171218_uomo-della-paternita.html/ Omelia nella Messa celebrata a Santa Marta], 18 dicembre 2017 ==== *Giuseppe lottava dentro. E in quella lotta ecco la voce di Dio che gli dice: «alzati!». E proprio «alzati» ritorna «ante volte, all'inizio di una missione, nella Bibbia. Dunque La voce di Dio dice a Giuseppe: «alzati, prendi Maria, portala a casa tua; fatti carico della situazione, prendi in mano questa situazione e vai avanti». *Giuseppe non è andato dagli amici a confortarsi, non è andato dallo [[psichiatria|psichiatra]] perché interpretasse il sogno: no, credette. Ed è andato avanti, ha preso in mano la situazione. [...] Doveva farsi carico di due cose, della paternità e del [[mistero]].<ref>Citato in [http://www.famigliacristiana.it/articolo/il-papa-san-giuseppe-non-ando-dallo-psichiatra-ma-credette.aspx ''Il Papa: «San Giuseppe non andò dallo psichiatra, ma credette».''], ''Famiglia Cristiana'', 12 dicembre 2017.</ref> *Si è fatto carico di una paternità che non era sua: veniva dal Padre. E ha portato avanti la paternità con quello che significa: non solo sostenere Maria e il bambino, ma anche far crescere il bambino, insegnargli il mestiere, portarlo alla maturità di uomo. {{Int|''Evangelii gaudium''|Testo disponibile su [http://www.vatican.va/holy_father/francesco/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20131124_evangelii-gaudium_it.html ''Vatican.va''], 24 novembre 2013|h=2}} ===Incipit=== 1. La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall'isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. In questa Esortazione desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni. ===Citazioni=== *L'adorazione dell'antico [[vitello d'oro]] ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano. La crisi mondiale che investe la finanza e l'economia manifesta i propri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di un orientamento antropologico che riduce l'essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo. (55) *Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. (53) *Il [[denaro]] deve servire e non governare! (58) *Per poter interpretare un testo biblico occorre pazienza, abbandonare ogni ansietà e dare tempo, interesse e dedizione gratuita. Bisogna mettere da parte qualsiasi preoccupazione che ci assilla per entrare in un altro ambito di serena attenzione. Non vale la pena dedicarsi a leggere un testo biblico se si vogliono ottenere risultati rapidi, facili o immediati. Perciò, la preparazione della predicazione richiede amore. (146) *Certamente, per intendere adeguatamente il senso del messaggio centrale di un testo, è necessario porlo in connessione con l'insegnamento di tutta la Bibbia, trasmessa dalla Chiesa. Questo è un principio importante dell'interpretazione biblica, che tiene conto del fatto che lo Spirito Santo non ha ispirato solo una parte, ma l'intera Bibbia, e che in alcune questioni il popolo è cresciuto nella sua comprensione della volontà di Dio a partire dall'esperienza vissuta. (148) *Altra caratteristica è il linguaggio positivo. Non dice tanto quello che non si deve fare ma piuttosto propone quello che possiamo fare meglio. In ogni caso, se indica qualcosa di negativo, cerca sempre di mostrare anche un valore positivo che attragga, per non fermarsi alla lagnanza, al lamento, alla critica o al rimorso. Inoltre, una predicazione positiva offre sempre speranza, orienta verso il futuro, non ci lascia prigionieri della negatività. (159) *Nessuno può esigere da noi che releghiamo la [[religione]] alla segreta intimità delle persone, senza alcuna influenza sulla vita sociale e nazionale, senza preoccuparci per la salute delle istituzioni della società civile, senza esprimersi sugli avvenimenti che interessano i cittadini. (183) *Né il Papa né la [[Chiesa cattolica|Chiesa]] posseggono il monopolio dell'interpretazione della realtà sociale o della proposta di soluzioni per i problemi contemporanei. (184) *I piani assistenziali, che fanno fronte ad alcune urgenze, si dovrebbero considerare solo come risposte provvisorie. Finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all'autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della inequità, non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema. L'inequità è la radice dei mali sociali. (202) *Tra questi deboli, di cui la Chiesa vuole prendersi cura con predilezione, ci sono anche i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo. Frequentemente, per ridicolizzare allegramente la difesa che la Chiesa fa delle vite dei nascituri, si fa in modo di presentare la sua posizione come qualcosa di ideologico, oscurantista e conservatore. Eppure questa difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo. È un fine in sé stesso e mai un mezzo per risolvere altre difficoltà. Se cade questa convinzione, non rimangono solide e permanenti fondamenta per la difesa dei diritti umani, che sarebbero sempre soggetti alle convenienze contingenti dei potenti di turno. (213) *Esiste anche una tensione bipolare tra l'[[idea]] e la [[realtà]]. La realtà semplicemente è, l'idea si elabora. Tra le due si deve instaurare un dialogo costante, evitando che l'idea finisca per separarsi dalla realtà. È pericoloso vivere nel regno della sola parola, dell'immagine, del sofisma. Da qui si desume che occorre postulare un terzo principio: la realtà è superiore all'idea. (231) *La [[Chiesa cattolica|Chiesa]] non pretende di arrestare il mirabile progresso delle [[Scienza|scienze]]. Al contrario, si rallegra e perfino gode riconoscendo l'enorme potenziale che Dio ha dato alla mente umana. Quando il progresso delle scienze, mantenendosi con rigore accademico nel campo del loro specifico oggetto, rende evidente una determinata conclusione che la ragione non può negare, la [[fede]] non la contraddice. Tanto meno i credenti possono pretendere che un'[[scienza e religione|opinione scientifica a loro gradita]], e che non è stata neppure sufficientemente comprovata, acquisisca il peso di un dogma di fede. Però, in alcune occasioni, alcuni scienziati vanno oltre l'oggetto formale della loro disciplina e si sbilanciano con affermazioni o conclusioni che eccedono il campo propriamente scientifico. In tal caso, non è la ragione ciò che si propone, ma una determinata ideologia, che chiude la strada ad un dialogo autentico, pacifico e fruttuoso. (243) *Uno sguardo molto speciale si rivolge al popolo ebreo, la cui Alleanza con Dio non è mai stata revocata, perché «i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili» (''[[Lettera ai Romani|Rm]]'' 11,29). La [[Chiesa cattolica|Chiesa]], che condivide con l'Ebraismo una parte importante delle Sacre Scritture, considera il popolo dell'Alleanza e la sua fede come una radice sacra della propria identità cristiana (cfr [[Lettera ai Romani|Rm]] 11,16-18). Come cristiani non possiamo considerare l'Ebraismo come una religione estranea, né includiamo gli ebrei tra quanti sono chiamati ad abbandonare gli idoli per convertirsi al vero Dio (cfr [[Prima lettera ai Tessalonicesi|1 Ts]] 1,9). Crediamo insieme con loro nell'unico Dio che agisce nella storia, e accogliamo con loro la comune Parola rivelata. (247) *Che dolce è stare davanti a un crocifisso, o in ginocchio davanti al Santissimo, e semplicemente essere davanti ai suoi occhi! Quanto bene ci fa lasciare che Egli torni a toccare la nostra esistenza e ci lanci a comunicare la sua nuova vita! (264) *È urgente ricuperare uno spirito ''[[contemplazione|contemplativo]]'', che ci permetta di riscoprire ogni giorno che siamo depositari di un bene che umanizza, che aiuta a condurre una vita nuova. Non c'è niente di meglio da trasmettere agli altri. (264) *Non si può perseverare in un'evangelizzazione piena di fervore se non si resta convinti, in virtù della propria esperienza, che non è la stessa cosa aver conosciuto [[Gesù]] o non conoscerlo, non è la stessa cosa camminare con Lui o camminare a tentoni, non è la stessa cosa poterlo ascoltare o ignorare la sua Parola, non è la stessa cosa poterlo contemplare, adorare, riposare in Lui, o non poterlo fare. Non è la stessa cosa cercare di costruire il mondo con il suo Vangelo piuttosto che farlo unicamente con la propria ragione. (266) {{Int|''Lumen Fidei''|Testo disponibile su ''[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20130629_enciclica-lumen-fidei.html Vatican.va]''|h=2.}} ===[[Incipit]]=== La luce della [[fede]]: con quest'espressione, la tradizione della [[Chiesa cattolica|Chiesa]] ha indicato il grande dono portato da [[Gesù]], il quale, nel Vangelo di Giovanni, così si presenta: «Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre» (''Gv'' 12,46). ===Citazioni=== *La nuova logica della [[fede]] è centrata su Cristo. La fede in [[Cristo]] ci salva perché è in Lui che la vita si apre radicalmente a un Amore che ci precede e ci trasforma dall'interno, che agisce in noi e con noi. (20) *Il credente è trasformato dall'Amore, a cui si è aperto nella fede, e nel suo aprirsi a questo Amore che gli è offerto, la sua esistenza si dilata oltre sé. (21) *Richiamare la connessione della [[fede]] con la [[verità]] è oggi più che mai necessario, proprio per la crisi di verità in cui viviamo. Nella cultura contemporanea si tende spesso ad accettare come verità solo quella della [[tecnologia]]: è vero ciò che l'uomo riesce a costruire e misurare con la sua [[scienza]], vero perché funziona, e così rende più comoda e agevole la vita. Questa sembra oggi l'unica verità certa, l'unica condivisibile con altri, l'unica su cui si può discutere e impegnarsi insieme. (25) *Dall'altra parte vi sarebbero poi le verità del singolo, che consistono nell'essere autentici davanti a quello che ognuno sente nel suo interno, valide solo per l'individuo e che non possono essere proposte agli altri con la pretesa di servire il bene comune. (25) *Se l'[[amore]] ha bisogno della [[verità]], anche la verità ha bisogno dell'amore. Amore e verità non si possono separare. Senza amore, la verità diventa fredda, impersonale, oppressiva per la vita concreta della persona. La verità che cerchiamo, quella che offre significato ai nostri passi, ci illumina quando siamo toccati dall'amore. Chi ama capisce che l'amore è esperienza di verità, che esso stesso apre i nostri occhi per vedere tutta la realtà in modo nuovo, in unione con la persona amata. (27) *Mossi dal desiderio di illuminare tutta la realtà a partire dall'amore di [[Dio]] manifestato in [[Gesù]], cercando di [[amore|amare]] con quello stesso amore, i primi cristiani trovarono nel mondo greco, nella sua fame di verità, un partner idoneo per il dialogo. L'incontro del messaggio evangelico con il pensiero filosofico del mondo antico costituì un passaggio decisivo affinché il Vangelo arrivasse a tutti i popoli, e favorì una feconda interazione tra fede e ragione, che si è andata sviluppando nel corso dei secoli, fino ai nostri giorni. Il beato [[Giovanni Paolo II]], nella sua Lettera enciclica Fides et ratio, ha mostrato come fede e [[ragione]] si rafforzino a vicenda. (32) *È impossibile credere da soli. La fede non è solo un'opzione individuale che avviene nell'interiorità del credente, non è rapporto isolato tra l'"io" del fedele e il "Tu" divino, tra il soggetto autonomo e Dio. Essa si apre, per sua natura, al "noi", avviene sempre all'interno della comunione della Chiesa. (39) *La trasmissione della fede avviene in primo luogo attraverso il Battesimo. Potrebbe sembrare che il Battesimo sia solo un modo per simbolizzare la confessione di fede, un atto pedagogico per chi ha bisogno di immagini e gesti, ma da cui, in fondo, si potrebbe prescindere. (41) *Senza un amore affidabile nulla potrebbe tenere veramente uniti gli uomini. L'unità tra loro sarebbe concepibile solo come fondata sull'utili­tà, sulla composizione degli interessi, sulla paura, ma non sulla bontà di vivere insieme, non sulla gioia che la semplice presenza dell'altro può suscitare. (51) *Il primo ambito in cui la fede illumina la città degli uomini si trova nella famiglia. Penso anzitutto all'unione stabile dell'uomo e della donna nel matrimonio. Essa nasce dal loro amore, segno e presenza dell'amore di Dio, dal riconoscimento e dall'accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne (cfr ''[[Genesi|Gen]]'' 2,24) e sono capaci di generare una nuova vita, manifestazione della bontà del Creatore, della sua saggezza e del suo disegno di amore. (52) *I giovani hanno il desiderio di una vita grande. L'incontro con Cristo, il lasciarsi afferrare e guidare dal suo amore allarga l'orizzonte dell'esistenza, le dona una speranza solida che non delude. La fede non è un rifugio per gente senza coraggio, ma la dilatazione della vita. Essa fa scoprire una grande chiamata, la vocazione all'amore, e assicura che quest'amore è affidabile, che vale la pena di consegnarsi ad esso, perché il suo fondamento si trova nella fedeltà di Dio, più forte di ogni nostra fragilità. (53) *La fede ci insegna a vedere che in ogni uomo c'è una benedizione per me, che la luce del volto di Dio mi illumina attraverso il volto del fratello. (54) *Al centro della fede biblica, c'è l'amore di Dio, la sua cura concreta per ogni persona, il suo disegno di salvezza che abbraccia tutta l'umani­tà e l'intera creazione e che raggiunge il vertice nell'Incarnazione, Morte e Risurrezione di Gesù Cristo. Quando questa realtà viene oscurata, vie­ne a mancare il criterio per distinguere ciò che rende preziosa e unica la vita dell'uomo. Egli perde il suo posto nell'universo, si smarrisce nella natura, rinunciando alla propria responsabilità morale, oppure pretende di essere arbitro assoluto, attribuendosi un potere di manipolazione senza limiti. (54) *Non facciamoci rubare la speranza, non permettiamo che sia vanificata con soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino, che frammentano il tempo, trasformandolo in spazio. Il tempo è sempre superiore allo spazio. Lo spazio cristallizza i processi, il tempo proietta invece verso il futuro e spinge a camminare con speranza. (57) ===[[Explicit]]=== A Maria, madre della Chiesa e madre della nostra fede, ci rivolgiamo in preghiera. Aiuta, o Madre, la nostra fede!<br> Apri il nostro ascolto alla Parola, perché riconosciamo la voce di Dio e la sua chiamata.<br> Sveglia in noi il desiderio di seguire i suoi passi, uscendo dalla nostra terra e accogliendo la sua promessa.<br> Aiutaci a lasciarci toccare dal suo amore, perché possiamo toccarlo con la fede.<br> Aiutaci ad affidarci pienamente a Lui, a credere nel suo amore, soprattutto nei momenti di tribolazione e di croce, quando la nostra fede è chiamata a maturare.<br> Semina nella nostra fede la gioia del Risorto.<br> Ricordaci che chi crede non è mai solo.<br> Insegnaci a guardare con gli occhi di Gesù, affinché Egli sia luce sul nostro cammino. E che questa luce della fede cresca sempre in noi, finché arrivi quel giorno senza tramonto, che è lo stesso Cristo, il Figlio tuo, nostro Signore! {{Int|''Laudato si<nowiki>'</nowiki>''|Testo disponibile su ''[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html Vatican.va]'', 24 maggio 2015.|h=2}} ===Incipit=== «Laudato si', mi' Signore» cantava [[Francesco d'Assisi|san Francesco d'Assisi]]. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l'esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: «Laudato si', mi' Signore, per sora nostra madre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi, con coloriti flori et herba». ===Citazioni=== *Credo che Francesco sia l'esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. (Par. 11) *Questa sorella {{ndr|la "casa comune", cioè la Terra}} protesta per il male che le provochiamo, a causa dell'uso irresponsabile e dell'abuso che i beni che Dio ha posto in lei. [...] Per questo, tra i poveri più abbandonati e mal trattati c'è la nostra oppressa e devastata terra che «geme e soffre le doglie del parto (''[[Lettera ai Romani|Rm]]'' 8, 22)» (Par. 2) *Esistono forme di inquinamento che colpiscono quotidianamente le persone. L'esposizione agli inquinanti atmosferici produce un ampio spettro di effetti sulla salute, in particolare dei più poveri e provocano milioni di morti premature. (Par. 20) *Invece di risolvere i problemi dei poveri e pensare a un mondo diverso, alcuni si limitano a proporre una riduzione della natalità. [...] Incolpare l'incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi. [...] Ad ogni modo è certo che bisogna prestare attenzione allo squilibrio nella distribuzione della popolazione sul territorio, sia a livello nazionale sia a livello globale, perché l'aumento del consumo porterebbe a situazioni regionali complesse per le combinazioni di problemi legati all'inquinamento ambientale, ai trasporti, allo smaltimento dei rifiuti, alla perdita di risorse e alla qualità della vita. (Par. 50) *Su molte questioni concrete la Chiesa non ha motivo di proporre una parola definitiva e capisce che deve ascoltare e promuovere il dibattito onesto fra scienziati, rispettando le diversità di opinioni. (Par. 61) *Questa responsabilità di fronte ad una terra che è di Dio, implica che l'essere umano, dotato di intelligenza, rispetti le leggi della natura e i delicati equilibri tra gli esseri di questo mondo, perché «al suo comando sono stati creati. Li ha resi stabili nei secoli per sempre; ha fissato un decreto che non passerà» (''[[Libro dei Salmi|Sal]]'' 148,5b-6). Ne consegue il fatto che la legislazione biblica si soffermi a proporre all'essere umano diverse norme, non solo in relazione agli altri esseri umani, ma anche in relazione agli altri esseri viventi: «Se vedi l'asino di tuo fratello o il suo bue caduto lungo la strada, non fingerai di non averli scorti [...]. Quando, cammin facendo, troverai sopra un albero o per terra un nido d'uccelli con uccellini o uova e la madre che sta covando gli uccellini o le uova, non prenderai la madre che è con i figli» (''[[Deuteronomio|Dt]]'' 22, 4.6). In questa linea, il riposo del settimo giorno non è proposto solo per l'essere umano, ma anche «perché possano godere quiete il tuo bue e il tuo asino» (''[[Esodo|Es]]'' 23,12). Così ci rendiamo conto che la Bibbia non dà adito ad un antropocentrismo dispotico che non si interessi delle altre creature. (Par. 68) *Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell'incontro con l'altro diverso da sé. [...] Pertanto non è sano un atteggiamento che pretenda di "cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa" (Par. 155) *Il salvataggio ad ogni costo delle banche, facendo pagare il prezzo alla popolazione, senza la ferma decisione di rivedere e riformare l'intero sistema, riafferma un dominio assoluto della finanza che non ha futuro e che potrà solo generare nuove crisi dopo una lunga, costosa e apparente cura. La crisi finanziaria del 2007-2008 era l'occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici, e per una nuova regolamentazione dell'attività finanziaria speculativa e della ricchezza virtuale. Ma non c'è stata una reazione che abbia portato a ripensare i criteri obsoleti che continuano a governare il mondo. [...] La bolla finanziaria di solito è anche una bolla produttiva. In definitiva, ciò che non si affronta con decisione è il problema dell'economia reale, la quale rende possibile che si diversifichi e si migliori la produzione, che le imprese funzionino adeguatamente, che le piccole e medie imprese si sviluppino e creino occupazione, e così via. (Par. 189) *Se una persona, benché le condizioni economiche le permettono di consumare e spendere di più, abitualmente si copre un po' invece di accendere il riscaldamento, ciò suppone che abbia acquisito convinzioni e modi di sentire favorevoli alla cura dell'ambiente. (Par. 211) *L'educazione alla responsabilità ambientale può incoraggiare vari comportamenti che hanno un'incidenza diretta e importante nella cura per l'ambiente, come evitare l'uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via. (Par. 211) *Non bisogna pensare che questi sforzi non cambieranno il mondo. Tali azioni diffondono un bene nella società che sempre produce frutti [...] Inoltre l'esercizio di questi comportamenti {{ndr|Il riferimento è chiaramente ai comportamenti di cui al precedente par. 211}} ci restituisce il senso della nostra dignità, ci conduce a una maggiore profondità esistenziale, ci permette di sperimentare che vale la pena di passare per questo mondo. (Par. 212) *Quando leggiamo nel Vangelo che Gesù parla agli uccelli e dice che «nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio» (''[[Vangelo secondo Luca|Lc]]'', 12, 6), saremo capaci di maltrattarli e far loro del male? (Par. 221) ==Udienze== ===[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/audiences/2013/documents/papa-francesco_20130403_udienza-generale_it.html Udienza Generale 3 aprile 2013, Piazza San Pietro]=== *Anche nel nostro cammino di fede è importante sapere e sentire che Dio ci ama, non aver paura di amarlo: la fede si professa con la bocca e con il cuore, con la parola e con l'amore. *E questo è un po' la missione delle donne: delle mamme, delle donne! Dare testimonianza ai figli, ai nipotini, che Gesù è vivo, è il vivente, è risorto. Mamme e donne, avanti con questa testimonianza! Per Dio conta il cuore, quanto siamo aperti a Lui, se siamo come i bambini che si fidano. Ma questo ci fa riflettere anche su come le donne, nella Chiesa e nel cammino di fede, abbiano avuto e abbiano anche oggi un ruolo particolare nell'aprire le porte al Signore, nel seguirlo e nel comunicare il suo Volto, perché lo sguardo di fede ha sempre bisogno dello sguardo semplice e profondo dell'amore. *La Morte e la [[Risurrezione di Gesù]] sono proprio il cuore della nostra speranza. *La Risurrezione di Cristo è la nostra più grande certezza; è il tesoro più prezioso! Come non condividere con gli altri questo tesoro, questa certezza? Non è soltanto per noi, è per trasmetterla, per darla agli altri, condividerla con gli altri. È proprio la nostra testimonianza. *Purtroppo, spesso si è cercato di oscurare la fede nella Risurrezione di Gesù, e anche fra gli stessi credenti si sono insinuati dubbi. Un po' quella fede "all'acqua di rose", come diciamo noi; non è la fede forte. E questo per superficialità, a volte per indifferenza, occupati da mille cose che si ritengono più importanti della fede, oppure per una visione solo orizzontale della vita. Ma è proprio la Risurrezione che ci apre alla speranza più grande, perché apre la nostra vita e la vita del mondo al futuro eterno di Dio, alla felicità piena, alla certezza che il male, il peccato, la morte possono essere vinti. E questo porta a vivere con più fiducia le realtà quotidiane, affrontarle con coraggio e con impegno. ===[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/audiences/2013/documents/papa-francesco_20131023_udienza-generale_it.html Udienza Generale 23 ottobre 2013, Piazza San Pietro]=== *Il "sì" di Maria, già perfetto all'inizio, è cresciuto fino all'ora della Croce. Lì la sua maternità si è dilatata abbracciando ognuno di noi, la nostra vita, per guidarci al suo Figlio. Maria è vissuta sempre immersa nel mistero del Dio fatto uomo, come sua prima e perfetta discepola, meditando ogni cosa nel suo cuore alla luce dello Spirito Santo, per comprendere e mettere in pratica tutta la volontà di Dio. *La [[Chiesa cattolica|Chiesa]] non è un negozio, non è un'agenzia umanitaria, la Chiesa non è una ONG, la Chiesa è mandata a portare a tutti Cristo e il suo Vangelo. *La fede di Maria è il compimento della fede d'Israele, in lei è proprio concentrato tutto il cammino, tutta la strada di quel popolo che aspettava la redenzione, e in questo senso è il modello della fede della Chiesa, che ha come centro Cristo, incarnazione dell'amore infinito di Dio. ===[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2014/documents/papa-francesco_20140423_udienza-generale.html Udienza Generale 23 aprile 2014, Piazza San Pietro]=== *Quando ci chiudiamo in una qualsiasi forma di egoismo o di auto-compiacimento; quando ci lasciamo sedurre dai poteri terreni e dalle cose di questo mondo, dimenticando Dio e il prossimo; quando poniamo le nostre speranze in [[vanità]] mondane, nel denaro, nel successo. Allora la Parola di Dio ci dice: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo?". Perché stai cercando lì? Quella cosa non ti può dare vita! Sì, forse ti darà un'allegria di un minuto, di un giorno, di una settimana, di un mese... e poi? *Non andiamo da tanti sepolcri che oggi ti promettono qualcosa, bellezza, e poi non ti danno niente! *A tutti i responsabili chiedo di compiere ogni sforzo di creatività e di generosità per riaccendere la speranza nei cuori di questi nostri fratelli e nel cuore di tutte le persone disoccupate a causa dello spreco e della crisi economica. ===[https://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2014/documents/papa-francesco_20141126_udienza-generale.html Udienza Generale 26 novembre 2014, Piazza San Pietro]=== *Ecco la meta a cui tende la Chiesa: è, come dice la Bibbia, la «Gerusalemme nuova», il «[[Paradiso]]». Più che di un luogo, si tratta di uno "stato" dell'anima in cui le nostre attese più profonde saranno compiute in modo sovrabbondante e il nostro essere, come creature e come figli di Dio, giungerà alla piena maturazione. Saremo finalmente rivestiti della gioia, della pace e dell'amore di Dio in modo completo, senza più alcun limite, e saremo faccia a faccia con Lui! (cfr ''[[Prima lettera ai Corinzi|1 Cor]]'' 13,12). È bello pensare questo, pensare al Cielo. Tutti noi ci troveremo lassù, tutti. È bello, dà forza all'anima. [...] Nello stesso tempo, la Sacra Scrittura ci insegna che il compimento di questo disegno meraviglioso non può non interessare anche tutto ciò che ci circonda e che è uscito dal pensiero e dal cuore di Dio. L'apostolo [[Paolo di Tarso|Paolo]] lo afferma in modo esplicito, quando dice che «anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (''[[Lettera ai Romani|Rm]]'' 8,21). Altri testi utilizzano l'immagine del «cielo nuovo» e della «terra nuova» (cfr ''[[Seconda lettera di Pietro|2 Pt]]'' 3,13; ''[[Apocalisse di Giovanni|Ap]]'' 21,1), nel senso che tutto l'universo sarà rinnovato e verrà liberato una volta per sempre da ogni traccia di male e dalla stessa morte. Quella che si prospetta, come compimento di una trasformazione che in realtà è già in atto a partire dalla morte e risurrezione di Cristo, è quindi una nuova creazione; non dunque un annientamento del cosmo e di tutto ciò che ci circonda, ma un portare ogni cosa alla sua pienezza di essere, di verità, di bellezza. ===[https://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2015/documents/papa-francesco_20150415_udienza-generale.html Udienza Generale 15 aprile 2015, Piazza San Pietro]=== *[...] io mi domando, se la cosiddetta [[teoria del gender|teoria del ''gender'']] non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione. Per risolvere i loro problemi di relazione, l'uomo e la donna devono invece parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi bene di più. Devono trattarsi con rispetto e cooperare con amicizia. Con queste basi umane, sostenute dalla grazia di Dio, è possibile progettare l'unione matrimoniale e familiare per tutta la vita. Il legame matrimoniale e familiare è una cosa seria, lo è per tutti, non solo per i credenti. ===[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2015/documents/papa-francesco_20150422_udienza-generale.html Udienza Generale 22 aprile 2015, Piazza San Pietro]=== *La [[maschio e femmina|donna]] non è una "replica" dell'[[maschio e femmina|uomo]]; viene direttamente dal gesto creatore di Dio. L'immagine della "costola" non esprime affatto inferiorità o subordinazione, ma, al contrario, che uomo e donna sono della stessa sostanza e sono complementari e che hanno anche questa reciprocità. E il fatto che — sempre nella parabola — Dio plasmi la donna mentre l'uomo dorme, sottolinea proprio che lei non è in alcun modo una creatura dell'uomo, ma di Dio. Suggerisce anche un'altra cosa: per trovare la donna — e possiamo dire per trovare l'amore nella donna —, l'uomo prima deve sognarla e poi la trova. ===[https://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2021/documents/papa-francesco_20210421_udienza-generale.html Udienza Generale 21 aprile 2021, Biblioteca del Palazzo Apostolico]=== *Abbiamo tutti da imparare dalla costanza di quel [[Racconti di un pellegrino russo|pellegrino russo]], di cui parla una celebre opera di spiritualità, il quale ha appreso l'arte della preghiera ripetendo per infinite volte la stessa invocazione: "Gesù, Cristo, Figlio di Dio, Signore, abbi pietà di noi, peccatori!". Ripeteva solo questo. Se arriveranno grazie nella sua vita, se l'orazione si farà un giorno caldissima tanto da percepire la presenza del Regno qui in mezzo a noi, se il suo sguardo si trasformerà fino ad essere come quello di un bambino, è perché ha insistito nella recita di una semplice [[giaculatoria]] cristiana. Alla fine, essa diventa parte del suo respiro. ===[https://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2022/documents/20220202-udienza-generale.html Udienza Generale 2 febbraio 2022, Aula Paolo VI]=== *[...] la [[comunione dei santi]] non riguarda solo i fratelli e le sorelle che sono accanto a me in questo momento storico, ma riguarda anche quelli che hanno concluso il pellegrinaggio terreno e hanno varcato la soglia della morte. Anche loro sono in comunione con noi. Pensiamo, cari fratelli e sorelle: in Cristo nessuno può mai veramente separarci da coloro che amiamo perché il legame è un legame esistenziale, un legame forte che è nella nostra stessa natura; cambia solo il modo di essere insieme a ognuno di loro, ma niente e nessuno può rompere questo legame. "Padre, pensiamo a coloro che hanno rinnegato la fede, che sono degli apostati, che sono i persecutori della Chiesa, che hanno rinnegato il loro battesimo: anche questi sono a casa?". Sì, anche questi, anche i bestemmiatori, tutti. Siamo fratelli: questa è la comunione dei santi. La comunione dei santi tiene insieme la comunità dei credenti sulla terra e nel Cielo. ===[https://www.interris.it/primo-piano/papa-francesco-davanti-poveri-rimbocca-maniche-mette-pratica-fede/ Messaggio per la VI Giornata Mondiale dei Poveri 14 giugno 2022]=== *Davanti ai poveri non si fa retorica, ma ci si rimbocca le maniche e si mette in pratica la fede attraverso il coinvolgimento diretto, che non può essere delegato a nessuno. A volte, invece, può subentrare una forma di rilassatezza, che porta ad assumere comportamenti non coerenti, quale è l’indifferenza nei confronti dei poveri. [...] Ciò su cui dobbiamo riflettere è, piuttosto, il valore che il denaro possiede per noi: non può diventare un assoluto, come se fosse lo scopo principale. Un simile attaccamento impedisce di guardare con realismo alla vita di tutti i giorni e offusca lo sguardo, impedendo di vedere le esigenze degli altri. Nulla di più nocivo potrebbe accadere a un cristiano e a una comunità dell’essere abbagliati dall’idolo della ricchezza, che finisce per incatenare a una visione della vita effimera e fallimentare. Non si tratta, quindi, di avere verso i poveri un comportamento assistenzialistico, come spesso accade; è necessario invece impegnarsi perché nessuno manchi del necessario. [...] Non siamo al mondo per sopravvivere, ma perché a tutti sia consentita una vita degna e felice. [...] La povertà che uccide è la miseria, figlia dell’ingiustizia, dello sfruttamento, della violenza e della distribuzione ingiusta delle risorse. È la povertà disperata, priva di futuro, perché imposta dalla cultura dello scarto che non concede prospettive né vie d’uscita. È la miseria che, mentre costringe nella condizione di indigenza estrema, intacca anche la dimensione spirituale, che, anche se spesso è trascurata, non per questo non esiste o non conta. Quando l’unica legge diventa il calcolo del guadagno a fine giornata, allora non si hanno più freni ad adottare la logica dello sfruttamento delle persone: gli altri sono solo dei mezzi. Non esistono più giusto salario, giusto orario lavorativo, e si creano nuove forme di schiavitù, subite da persone che non hanno alternativa e devono accettare questa velenosa ingiustizia pur di racimolare il minimo per il sostentamento. ==Citazioni su papa Francesco== *A Francè, hai commissariato Congregazioni, rimosso sacerdoti, decapitato l'Ordine di Malta e i Francescani dell'Immacolata, ignorato Cardinali... ma n'do sta la tua misericordia? ([[Anonimo]]) *A Roma c'è un solo muro che non si può varcare, e sono proprio le Mura Vaticane dove il Regnante predica al mondo, ma non a casa sua, di abbattere i muri e accogliere tutti. ([[Marcello Veneziani]]) *Amo quello che quest'uomo rappresenta, sento che ciò che sta costruendo non è solo tangibile, ma moderno: sa mettersi in relazione con la gente, senza porsi al centro dell’attenzione, ma paradossalmente ogni cosa che dice o fa lo rende protagonista. ([[Joseph Fiennes]]) *Anche gli europei sono emigrati in tutte le parti del mondo. Bergoglio è andato in Argentina e lo hanno accolto. Poi lui è tornato qui e oggi è Papa. Francesco è un grande esempio per tutti, lavando i piedi agli stranieri o accogliendo i senza fissa dimora vicino San Pietro. ([[Berhaneyesus Souraphiel]]) *Apprezzo molto papa Francesco, è un vero riformatore, perché pur restando all'interno della Chiesa promuove la libertà di pensiero. ([[Norman Manea]]) *Bergoglio incarna, fin dai tempi del suo ministero in Argentina, una Chiesa assetata di giustizia, coinvolta nelle «periferie dell'esistenza», vicina agli ultimi, agli emarginati, come gli anziani abbandonati al loro destino, come i profughi ricordati nella commovente visita a Lampedusa. Una Chiesa permeata dalla «cultura dell'incontro», che sappia creare condivisione negli sterminati spazi urbani dove rischia di dissolversi ogni senso di umanità. Una Chiesa capace di costruire un autentico dialogo in un mondo globalizzato dove persone di diverse religioni e storie convivono sempre più spesso negli stessi luoghi. Soprattutto, una Chiesa che parli della misericordia di Dio. ([[Andrea Riccardi]]) *Come ribadisce Papa Francesco {{ndr|nell'enciclica ''Laudato si'''}}, il cambiamento climatico è una minaccia totalizzante [...]. Mi congratulo con il Papa per la sua forte leadership morale ed etica. Abbiamo bisogno di più di tale guida ispirata. Ci vediamo al vertice sul clima a Parigi? ([[Kofi Annan]]) *È buono come [[Papa Giovanni XXIII|Papa Giovanni]], affascina la gente come [[Papa Giovanni Paolo II|Wojtyła]], è cresciuto tra i gesuiti, ha scelto di chiamarsi Francesco perché vuole la Chiesa del poverello di Assisi. Infine: è candido come una colomba ma furbo come una volpe. ([[Eugenio Scalfari]]) *È un innovatore e mi sembra che vada nella direzione di una maggiore apertura della Chiesa. ([[Giordano Bruno Guerri]]) *Francesco, se si può dire, è un Papa superiore. Francesco è un uomo, nell'accezione migliore del termine. Francesco ci stupirà ancora moltissimo. Francesco è di quelli che ti fanno pensare che ancora sopravvivono uomini giusti, coraggiosi, integri. Francesco non ha paura. Francesco ha le idee chiarissime. Francesco è necessario. Francesco ha le palle. Mi scusi, Santità, non si offenda, ma è proprio vero. Con affetto. ([[Mina (cantante)|Mina]]) *Viene dal Sudamerica e il suo stile campesino lo ha piazzato a Roma. In Sudamerica, ma anche in America con i catecumenali e altre sette la chiesa per non restare fuori dalla società, s'infila dappertutto. Appena trova uno spiraglio, zac! Il Papa somiglia a quelli della Teologia della Liberazione, del resto da quel continente lì arriva. ([[Francesco Margiotta Broglio]]) *Il più grande combattente per la pace che abbia mai conosciuto. ([[Joe Biden]]) *Il vero eroe del nostro tempo è papa Francesco. ([[Denzel Washington]]) *Incontrare Sua Santità Papa Francesco è stato l'onore di una vita. Ho lasciato il Vaticano più determinato che mai a perseguire la pace nel mondo. ([[Donald Trump]]) *Intendevo dire brevemente che in realtà anche io mi sentivo in qualche modo più vicino a [[Papa Benedetto XVI|Papa Ratzinger]], perché [...] effettivamente Ratzinger scriveva libri, aveva una certa profondità di pensiero, che mi sembra di non vedere in Papa Francesco, che è più appunto quello che viene definito un parroco di campagna, che dice delle banalità travestite da metafore religiose. Quindi da questo punto di vista a me Papa Francesco non ha mai fatto una grande impressione e soprattutto mi fa poca impressione questa specie di pauperismo che è la sua immagine. [...] In realtà il [[papa]] è letteralmente l'uomo più ricco del mondo, perché la costituzione del [[Città del Vaticano|Vaticano]] non fa distinzione fra le proprietà dello stato e le proprietà del capo di stato. ([[Piergiorgio Odifreddi]]) *Io ero assolutamente scioccato che il Papa ha fatto una visita sul territorio italiano per benedire l'arrivo illegale di immigrati illegali che arrivano per via di criminali che li mettono a bordo di barche pericolose e poi in maniera criminale li portano sulla costa italiana, e viene il Papa a benedire. [...] {{NDR|Il Papa fa queste cose}} perché ormai in Italia è diventato normale: lo Stato di diritto tanto vale seppellirlo. Questa è la stessa cosa come quando ogni turista che va a Venezia vede vu cumprà, che sono illegalmente in Italia, vendere oggetti contraffatti in maniera illegale senza licenza. E i vigili urbani ben nutriti di Venezia che chiacchierano tra di loro a piazza San Marco e fanno finta di non vedere. È la stessa cosa. O si mantiene la legalità in uno Stato o non si mantiene. ([[Edward Luttwak]]) *La misericordia... ma che se la metta nel culo. Gli omosessuali non hanno bisogno della sua misericordia. D'altra parte è un prete, è un gesuita, non può uscire da questi schemi in cui un pappone ispirato si inventa e impone un peccato per darsi il potere di perdonarlo e intascarne la penitenza dovuta.<br />Bergoglio usa parole nuove, un po' diverse, magari più accorte nella strategia del marketing ma per dire la solita stramaledetta cosa. Cioè la chiusura più totale ai gay e, tanto per cambiare, all'aborto. Non c'è nessuna volontà vera di cambiamento. ([[Aldo Busi]]) *La visione della Chiesa di Francesco è, per così dire, "federale", con un capo in cima che però non è il sommo padrone. Molti temi fondamentali che in passato sono stati accentrati in Vaticano, con Francesco sono stati prima discussi con le conferenze episcopali locali. La sua visione collegiale è stata molto evidente in quest'ultimo concistoro, perché — ancora una volta — il Papa ha scelto i nuovi cardinali con un criterio geograficamente molto ampio, per coinvolgere nel governo della Chiesa anche le diocesi più lontane da Roma. [...] vuole che i posti di responsabilità siano il più possibile diffusi geograficamente e che, lo ha sempre detto, "ogni pastore abbia l'odore delle pecore". ([[Andrea Sarubbi]]) *Lui non è più il Vicario di Cristo in terra, ma il Vicario di Dio perché Cristo non è che l'amore di Dio, non un Dio diverso che s'incarnò, visse 33 anni [...] e fu crocifisso. ([[Eugenio Scalfari]]) *Mi ha colpito tantissimo, fin dal primo momento in cui era stato nominato, il fatto che Papa Bergoglio avesse scelto come nome Francesco. Un nome dai grandi significati cui nessuno prima aveva fatto ricorso. Lui è una persona piena di energia che riesce ad entrare dritto nostri cuori. È una forza della natura che trasmette l'amore di Dio a tutti noi. ([[Carlo Conti (conduttore televisivo)|Carlo Conti]]) *Nel modo di pensare e di comunicare è un papa globale, ma la globalizzazione Francesco l'ha appresa nella sua Buenos Aires: una grande capitale globalizzata che racchiude in sé svariati microcosmi religiosi, sociali e culturali. La Shoah e l'ebraismo, l'ortodossia russa, l'Holodomor degli ucraini, il Metz Yeghern degli armeni: tutte queste realtà Bergoglio le ha conosciute, frequentate e interiorizzate nella capitale argentina. ([[Andrea Riccardi]]) *Papa Francesco è un pubblicitario strepitoso, vende il suo prodotto in maniera incredibile. Con lui non devi aspettarti cambiamenti del prodotto, ma della pubblicità. Dottrinalmente Bergoglio dice poco e nulla, si limita a cambiare la comunicazione. Concede al pubblico ciò che il pubblico vuole. ([[Piergiorgio Odifreddi]]) *Papa Francesco ha una visione generale molto precisa della società contemporanea, della Chiesa di oggi e, in ultima analisi, di tutta la storia. Mi sembra essere affetto da una sorta di iperrealismo che si pretende “pastorale”. Secondo lui, la Chiesa deve arrendersi all’evidenza: le è impossibile continuare a predicare una [[dottrina]] morale quale quella che ha predicato finora. Deve decidersi a capitolare davanti alle esigenze dell’uomo di oggi, e in conseguenza a ripensare la propria [[maternità]]. Certo, la [[Chiesa cattolica|Chiesa]] deve sempre essere madre: ma invece di esserlo trasmettendo la vita ed educando i propri figli, lo sarà nella misura in cui li saprà accettare come sono, ascoltare, comprendere ed accompagnare...Queste preoccupazioni, che non sono cattive in se stesse, vanno qui comprese in un senso nuovo e molto particolare: la Chiesa non può più imporsi, e per conseguenza non lo deve più. È passiva e si adatta. La vita ecclesiale, tale che può essere vissuta oggi, condiziona e determina la [[missione]] stessa della Chiesa, financo la sua ragion d’essere. Per esempio, poiché non può più esigere le stesse condizioni di un tempo per accedere alla Santa [[Eucaristia]], visto che l’uomo moderno vi vede un’intollerabile [[intolleranza]], la sola reazione [[realismo|realista]] e autenticamente cristiana, in questa logica, consiste ad adattarsi a questa situazione e a ridefinire le proprie esigenze. Così, per forza di cose, la [[morale]] cambia: le leggi eterne sono sottomesse ad un’[[evoluzione]] resa necessaria dalle circostanze storiche e dagli imperativi di una [[carità]] falsa e mal compresa. ([[Davide Pagliarani]]) *Papa Francesco [...] grazie alle sue origini latinoamericane, la sua grande capacità di comunicazione, la dote di leader, il suo sincero compromesso nel lavoro cristiano e la sua grande sensibilità, sta aprendo porte e costruendo una nuova mentalità, riuscendo a sensibilizzare l'intera popolazione italiana, credenti e non, rompendo stereotipi e barriere. ([[Aurora Cossio]]) *Per fortuna che c'è Papa Francesco. A Roma, l'ho conosciuto andando alle 7 di mattina a Santa Marta ad una messa dove c'erano 15 persone. Quando mi ha visto ha detto: "Hai portato il pallone?". È fantastico. Sta facendo la rivoluzione. ([[Nicolás Burdisso]]) *San Francesco, secoli fa, ci ha insegnato il rispetto per gli animali, chiamandoli e considerandoli "fratelli e sorelle". Ora abbiamo un altro Francesco, il Papa, che continua a ricordarcelo e così tanti altri sostengono il messaggio che vivere in armonia con la natura è fondamentale. ([[David Quammen]]) *Se gli esegeti entusiasti salutano la svolta di Bergoglio come un inatteso ''triumphum ecclesiae'', è molto più probabile che si delinei, in queste pagine<ref>Il riferimento qui è all'esortazione apostolica ''Evangelii gaudium'' e all'enciclica ''Laudato si<nowiki>'</nowiki>''</ref>, il suo definitivo tramonto. (Flavio Cuniberto, ''Madonna povertà'', Vicenza, Neri Pozza, 2016, pp. 9-10, ISBN 978-88-545-1286-3) *{{NDR|Sulle prospettive della Chiesa cattolica in Cina}} Sono molto grato a Papa Francesco. Ha avuto il coraggio di negoziare con la Cina e penso che sia una persona molto saggia. Credo anche che il futuro della Chiesa in Cina sarà luminoso. ([[Dalù]]) *{{NDR|Intervistatrice: Cosa cucinerebbe a papa Francesco?}} Spaghetti alla milanese. Un pizzico di burro, grana padano e prezzemolo. Finezza, eleganza e semplicità tutte qualità che ha anche il Santo Padre. ([[Gualtiero Marchesi]]) ===[[Antonio Socci]]=== *Agnostici o atei o laicisti che ascoltano Bergoglio si sentono confermati nella loro non-credenza e non certo richiamati alla conversione. Anzi questi personaggi ([[Eugenio Scalfari|Scalfari]] ne è un esempio) traggono dalle parole bergogliane nuova convinzione nella loro ostilità verso la Chiesa, sentendosi dare ragione dal papa stesso... Mentre i cattolici che ascoltano Bergoglio si omologano sempre più alla cultura laicista dominante. La "missione" di Bergoglio quindi è alla rovescia: portare le pecorelle del Signore in bocca ai lupi, cioè al Potere mondano. *Il suo magistero è cangiante come il vestito di [[Saruman]]. *Io prego per lui come cattolico, ma per mestiere devo basarmi sull'evidenza. Basta rileggersi le interviste che concede, è una situazione estremamente dolorosa, drammatica. Dire che Dio non è cattolico significa volere una super religione depurata di dogmi e sacramenti, peccato che l'orizzonte monoteista così inteso vada poi a impattare con il credo trinitario. Ed è un bel problema. Che Dio non abbia un figlio lo sostiene l'islam. *Mi entusiasma la sua libertà evangelica, la sua semplicità, il suo essere fuori dagli schemi clericali. È emozionante quando parla dello sguardo di [[Gesù]] o, come nei giorni scorsi a Guadalupe, degli occhi materni di [[Maria]]. E quando ricorda che il nostro Salvatore non vuol perdere nessuno e si prende ciascuno di noi sulle spalle. *Oggi che il despota ha ridotto alla fame il Venezuela (nonostante sia uno dei paesi più ricchi del pianeta: primo al mondo per riserve sfruttabili di petrolio), oggi che [[Nicolás Maduro|Maduro]] reprime nel sangue le proteste della piazza, il popolo e la Chiesa del Venezuela non potevano più accettare la tacita vicinanza del papa argentino al regime, così la Segreteria di Stato vaticana ha prevalso, facendo vincere oltretevere la linea dei vescovi venezuelani. Capita sempre più spesso. Dentro la Chiesa ormai il regno del "papa argentino" viene definito con termini come "sciagura", "disastro" e "flagello". *Pur con lo stile felpato degli ambienti ecclesiastici, si notano le reti di protezione della Chiesa, di autodifesa per scongiurare i colpi o limitare o rattoppare i danni incalcolabili provocati da Bergoglio e dalla sua corte. Ed è, sempre più spesso, il cardinale [[Pietro Parolin|Parolin]], Segretario di Stato vaticano, il protagonista di quest'opera di contenimento e correzione (com' è accaduto sul Venezuela). ===[[Horacio Verbitsky]]=== *Ho trovato una serie di documenti che non lasciano dubbi {{NDR|sul collaborazionismo fra [[Papa Francesco]] e il regime di [[Jorge Rafael Videla]]}}. In uno, Bergoglio firma la richiesta di rinnovo del passaporto di Jalics senza necessità che venisse dalla Germania. In un altro, il funzionario che riceve la richiesta consiglia al ministro di rifiutarla. In un altro ancora, lo stesso funzionario spiega e firma che Jalics, sospettato di contatti con i guerriglieri, ebbe conflitti con la gerarchia, problemi con le congregazioni femminili (la qual cosa è molto suggestiva), che fu detenuto nella Esma, la Escuela de Mecánica de la Armada (non dice sequestrato ma detenuto) e che si rifiutò di obbedire agli ordini. Finisce dicendo che queste informazioni gli vennero fornite proprio da Bergoglio, oggi papa Francesco. *L'attuale arcivescovo di Buenos Aires e presidente della Conferenza episcopale argentina, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, descriveva altri sacerdoti come "sovversivi" – ho trovato un documento che lo prova negli archivi del Ministero degli Esteri – negli anni della dittatura, quando una simile etichetta poteva costare la vita a chiunque. E non a caso, in seguito si è battuto strenuamente contro la politica di verità, memoria e giustizia intrapresa dai governi democratici del paese. *Non fidatevi di Bergoglio, è un grande attore. *Sarà semplice come Giovanni, severo come Paolo, sorridente come Giovanni Paolo I, iperattivo e populista come Giovanni Paolo II e sottile come Benedetto. *{{NDR|Sull'elezione di Bergoglio a papa}} Una disgrazia, per l'[[Argentina]] e per il Sudamerica. ==Note== <references/> ==Voci correlate== *''[[Chiamatemi Francesco - Il Papa della gente]]'' – film ==Altri progetti== {{interprogetto}} ===Opere=== {{Pedia|Lumen fidei||(2013)}} {{Template:Papi}} {{DEFAULTSORT:Francesco, Papa}} [[Categoria:Gesuiti argentini]] [[Categoria:Papi]] 665nmsgkfan3hjrgxjdv1ajro7bsh8d 1219331 1219330 2022-07-27T22:56:55Z Dread83 47 fonte primaria wikitext text/x-wiki [[File:Pope Francis in March 2013.jpg|thumb|Papa Francesco nel 2013]] '''Papa Francesco''', al secolo '''Jorge Mario Bergoglio''' (1936 – vivente), papa della Chiesa Cattolica. ==Citazioni di Papa Francesco== *A cosa servono alla [[Chiesa]] i [[convento|conventi]] chiusi? I conventi dovrebbero servire alla carne di [[Cristo]] e i rifugiati sono la carne di Cristo.<ref>Citato in ''[http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/10/immigrazione-papa-francesco-dare-conventi-chiusi-ai-rifugiati/707814/ Papa Francesco: "Dare i conventi chiusi ai rifugiati"]'', ''Ilfattoquotidiano.it'', 10 settembre 2013.</ref> *A me fa male quando vedo un prete o una suora con un'auto di ultimo modello: ma non si può! Non si può andare con auto costose. La macchina è necessaria per fare tanto lavoro, ma prendetene una umile. Se ne volete una bella pensate ai bambini che muoiono di fame.<ref>Citato in ''[http://www.corriere.it/cronache/13_luglio_06/francesco-a-me-fa-male-se-vedo-prelati-con-auto-lusso_c67846ec-e659-11e2-ad19-4496ac8ff7bf.shtml Francesco: «A me fa male quando vedo un prete o una suora con un'auto di ultimo modello»]'', ''Corriere della Sera'', 6 luglio 2013.</ref> *A me piace dire che in una società ben costituita, i privilegi devono essere solo per i bambini e per gli anziani.<ref name=bambi>Da ''[http://www.avvenire.it/Papa_Francesco/Discorsi/Pagine/discorso-papa-ufficio-intenazionale-infanzia-bice.aspx «I bambini hanno diritto a un padre e una madre»]'', ''Avvenire.it'', 11 aprile 2014.</ref> *Anche le potenze demoniache, ostili all'uomo, si arrestano impotenti di fronte all'intima unione d'amore tra Gesù e chi lo accoglie con fede. Questa realtà dell'amore fedele che Dio ha per ciascuno di noi ci aiuta ad affrontare con serenità e forza il cammino di ogni giorno, che a volte è spedito, a volte invece è lento e faticoso. <ref>Dall'[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa-francesco_20131104_omelia-suffragio-defunti_it.html omelia nella Santa Messa in suffragio dei cardinali e dei vescovi defunti nel corso dell'anno], Basilica Vaticana, 4 novembre 2013.</ref> *Ancora una volta si vuole limitare o eliminare il valore supremo della vita e ignorare i diritti dei bimbi a nascere. L'[[aborto]] non è mai una soluzione. Quando si parla di una madre incinta, parliamo di due vite: entrambe devono essere preservate e rispettate perché la vita è un valore assoluto.<ref>Da ''Sobre la resolución para abortos no punibles en la Ciudad de Buenos Aires'', 10 settembre 2012, in Arzobispado de Buenos Aires, ''[http://arzbaires.org.ar/estadistica/Boletin/2012/Octubre.pdf Boletín eclesiástico]'', ottobre 2012, anno LIV, n. 544, p. 391; citato in ''[http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/13/jorge-mario-bergoglio-chi-e-nuovo-papa-francesco/529441/ Jorge Mario Bergoglio, chi è il nuovo papa Francesco]'', ''Il Fatto Quotidiano.it'', 13 marzo 2013. L'ultima frase riprende quanto riportato nella dichiarazione ''[http://www.familiasecnacional.org.ar/?p=467 No una vida, sino dos]'' della 159<sup>a</sup> Commissione Permanente della Conferenza Episcopale Argentina (Buenos Aires, 18 agosto 2011).</ref> *Cari amici, la gioia! Non abbiate paura di essere gioiosi! Non abbiate paura della gioia! Quella gioia che ci dà il Signore quando lo lasciamo entrare nella nostra vita, lasciamo che Lui entri nella nostra vita e ci inviti ad andare fuori noi alle periferie della vita e annunciare il Vangelo. Non abbiate paura della gioia. Gioia e coraggio!<ref>Citato in ''[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/angelus/2013/documents/papa-francesco_angelus_20130707_it.html Angelus]'', Piazza San Pietro, 7 luglio 2013.</ref> *C'è chi dice: "Ma padre, io sono un benefattore della Chiesa! Metto la mano in tasca e do alla Chiesa". Ma con l'altra mano, ruba: allo Stato, ai poveri. È un ingiusto. Questa è la doppia vita. E questo merita, lo dice [[Gesù]] non lo dico io, che gli mettano al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Non parla di perdono, qui [[Gesù]]. [...] tutti noi dobbiamo dirci peccatori. Sì, tutti lo siamo. Corrotti no. Il corrotto è fisso in uno stato di sufficienza, non sa cosa sia l'umiltà. [[Gesù]], a questi corrotti, diceva: "La bellezza di essere sepolcri imbiancati", che appaiono belli, all'esterno, ma dentro sono pieni di ossa morte e di putredine. E un [[cristiano (religione)|cristiano]] che si vanta di essere cristiano, ma non fa vita da cristiano, è uno di questi corrotti. Tutti conosciamo qualcuno che è in questa situazione e quanto male fanno alla Chiesa! Cristiani corrotti, preti corrotti. Quanto male fanno alla Chiesa! Perché non vivono nello spirito del Vangelo, ma nello spirito della mondanità. <ref>Citato in ''[http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/11/corruzione-papa-francesco-gesu-dice-cristiano-che-ruba-va-gettato-in-mare/773166/ Corruzione, Papa Francesco: "Scandaloso chi dona alla Chiesa ma ruba allo Stato"]'', ''ilfattoquotidiano.it'', 11 novembre 2013.</ref> *[...] chi non è con Gesù, è contro Gesù. Non ci sono atteggiamenti a metà.<ref>Citato in ''[https://web.archive.org/web/20131014065025/http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francesco-francis-francisco-28523 «Il demonio esiste, non confondiamolo con le malattie psichiche»]'', ''vaticaninsider.lastampa.it'', 12 ottobre 2013.</ref> *Chi non soffre con il fratello sofferente, anche se è diverso da lui per razza, per religione, per lingua o per cultura, deve interrogarsi sulla sincerità della sua fede e sulla sua umanità. Sono stato molto toccato dall'incontro con i rifugiati Rohingya e ho chiesto loro di perdonarci per le nostre mancanze e per il nostro silenzio, chiedendo alla comunità internazionale di aiutarli e di soccorrere tutti i gruppi oppressi e perseguitati presenti nel mondo.<ref>Citato in [https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2017/12/06/news/il-papa-aiutare-i-rohingya-e-tutti-i-perseguitati-del-mondo-1.34080004 ''Il Papa: aiutare i Rohingya e tutti i perseguitati del mondo''], ''Lastampa.it'', 6 dicembre 2017</ref> *E a questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del "pensiero unico". Mi diceva, poco più di una settimana fa, un grande educatore: "A volte, non si sa se con questi progetti – riferendosi a progetti concreti di educazione – si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione".<ref name=bambi/> *È una contraddizione che un cristiano sia [[antisemitismo|antisemita]]. Un po' le sue radici sono [[ebraismo|ebree]]. Un cristiano non può essere antisemita! L'antisemitismo sia bandito dal cuore e dalla vita di ogni uomo e di ogni donna!<ref>Citato in ''[http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francesco-francis-francisco-28529/ Francesco: «Un cristiano non può essere antisemita!»]'', ''La Stampa.it'', 10 ottobre 2013.</ref> *I peccatori saranno perdonati. I corrotti no [...]. Apritevi all'amore. {{NDR|voi parlamentari}} Non scaricate sul popolo pesi che voi non sfiorate neppure con un dito.<ref>Dalla messa per i parlametari del 28 marzo 2014; citato in Andrea Malaguti, ''[http://m.lastampa.it/2014/03/28/italia/politica/sgomitate-foto-e-tweet-i-parlamentari-in-fila-per-il-richiamo-del-papa-SUUZm902zwJLojeK0DP1BK/pagina.html Sgomitate, foto e tweet. I parlamentari dal Papa per la predica senza sconti]'', ''La Stampa'', 28 marzo 2014.</ref> *[...] il ''Catechismo'' insegna che le [[sperimentazione animale|sperimentazioni sugli animali]] sono legittime solo se «si mantengono in limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o a salvare vite umane». Ricorda con fermezza che il potere umano ha dei limiti e che «è contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita». Qualsiasi uso e sperimentazione «esige un religioso rispetto dell'integrità della creazione».<ref name=Laudato>Dalla lettera enciclica ''Laudato si''', 24 maggio 2015; riportato su ''[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html Vatican.va]''.</ref> *Il [[diavolo]] c'è anche nel ventunesimo secolo.<ref>Dalla meditazione mattutina nella cappella della Domus Sanctae Martae di venerdì 11 aprile 2014; citato in ''[http://c.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2014/documents/papa-francesco-cotidie_20140411_il-diavolo-sicuramente.html Il diavolo sicuramente]''.</ref> *Il [[Kenya]] è stato benedetto non soltanto con una immensa bellezza, nelle sue montagne, nei suoi fiumi e laghi, nelle sue foreste, nelle savane e nei luoghi semi-deserti, ma anche con un'abbondanza di risorse naturali. La gente del Kenya apprezza grandemente questi tesori donati da Dio ed è conosciuta per la propria cultura della conservazione, che le rende onore.<ref>Durante il discorso tenutosi in Kenya in occasione del suo viaggio in Africa nel novembre 2015; citato in ''[http://www.iltempo.it/esteri/2015/11/25/papa-francesco-atterra-in-kenya-allarme-sicurezza-degli-007-1.1483017 Il Papa atterra a Nairobi, al via la visita in Africa]'', ''IlTempo.it'', 25 novembre 2015.</ref> *Il matrimonio di un uomo e di una donna non è la stessa cosa dell'unione di due persone dello stesso sesso. <ref>Citato in [http://www.lanuovabq.it/it/articoli-bergoglio-rispetto-per-i-gayma-la-famiglia-e-altra-cosa-7741.htm ''Bergoglio: rispetto per i gay, ma la famiglia è altra cosa''], ''La Nuova Bussola Quotidiana'', 16 novembre 2013.</ref> *Il problema morale dell'aborto è di natura pre-religiosa perché è nel momento del concepimento che risiede il codice genetico della persona. Lì è già presente l'essere umano. Ecco perché separo il tema dell'aborto da qualsiasi concezione religiosa. Perché è piuttosto un problema scientifico. Impedire lo sviluppo di un essere che ha già in sé l'intero codice genetico di un individuo non è etico. Il diritto alla vita è il primo dei diritti umani. Abortire equivale a uccidere chi non ha modo di difendersi.<ref>Citato in Andrea Tornielli, ''[http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francesco-francis-francisco-hollande-31523/ Hollande e il distacco del Papa]'', ''Vatican Insider.it'', 25 gennaio 2014.</ref> *Il Tempio è il luogo dove la comunità va a pregare, a lodare il Signore, a rendere grazie, ma soprattutto ad adorare: nel Tempio si adora il Signore. E questo è il punto più importante. Anche, questo è valido per le cerimonie [[liturgia|liturgiche]]: in questa cerimonia liturgica, cosa è più importante? I canti, i riti – belli, tutto...? Più importante è l'adorazione: tutta al comunità riunita guarda l'altare dove si celebra il sacrificio e adora. <ref>[http://it.radiovaticana.va/news/2013/11/22/papa_francesco:_nel_tempio_non_si_va_a_celebrare_un_rito_ma_ad_adorare/it1-748874 Papa Francesco: nel tempio non si va a celebrare un rito ma ad adorare Dio], Radio Vaticana, 22 novembre 2013.</ref> *I laici che hanno una formazione cristiana autentica, non dovrebbero aver bisogno del vescovo-pilota, o del monsignore-pilota o di un input clericale per assumersi le proprie responsabilità a tutti i livelli, da quello politico a quello sociale, da quello economico a quello legislativo! Hanno invece tutti la necessità del Vescovo Pastore!<ref>Citato in Carlo Marroni, [https://st.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-05-18/il-papa-cei-non-siate-timidi-contro-corruzione--170056.shtml?refresh_ce=1 ''Il Papa alla Cei: «Non siate timidi contro la corruzione»''], Il Sole 24 Ore, 18 maggio 2015.</ref> *Io ancora non ho trovato nessuno che mi dia la carta di identità in Vaticano dei [[gay]], dicono che ce ne sono, credo che qualcuno si trovi. Ma bisogna distinguere tra una persona così e il fatto che esistono delle lobby. Le lobby non sono buone. Se una persona gay e cerca il Signore e ha buona volontà chi sono io per giudicarla? Il catechismo della [[chiesa cattolica]] dice che non si devono discriminare queste persone per questo. Il problema non è avere questa tendenza. Sono fratelli. In questo caso il problema è fare lobby, lobby di persone con questa tendenza, ma potrebbero essere lobby di avari, di massoni.<ref>Citato in ''[http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/VATICANO/bergoglio_papa_ior_gay/notizie/309724.shtml Papa Francesco: «Chi sono io per giudicare i gay? Ma no alle lobby. Lo Ior non so se chiuderlo»]'', Il Messaggero, 29 luglio 2013.</ref> *L'[[aborto]] non è un "male minore". È un crimine. È fare fuori uno per salvare un altro. È quello che fa la [[mafia]]. È un crimine, è un male assoluto. [...] Non bisogna confondere il male di evitare la gravidanza, da solo, con l'aborto. L'aborto non è un problema teologico: è un problema umano, è un problema medico. Si uccide una persona per salvarne un'altra – nel migliore dei casi – o per passarsela bene. È contro il [[Giuramento di Ippocrate]] che i medici devono fare. È un male in se stesso, ma non è un male religioso, all'inizio, no, è un male umano. Ed evidentemente, siccome è un male umano – come ogni uccisione – è condannato. Invece, evitare la gravidanza non è un male assoluto [...] (durante la conferenza stampa sull'aereo papale in volo di ritorno dal Messico, 18 febbraio 2016<ref name="18 febbraio 2016">Citato in {{es}} {{it}}[http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2016/02/18/0136/00288.html ''Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Messico con sosta a La Habana per l'Incontro con S.S. Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia (12-18 febbraio 2016) – Conferenza Stampa di Papa Francesco nel volo di ritorno verso Roma, 18.02.2016''], ''vatican.va'', 18 febbraio 2016.</ref>) *L'[[illegalità]] è come una piovra che non si vede: sta nascosta, sommersa, ma con i suoi tentacoli afferra e avvelena, inquinando e facendo tanto male.<ref>Durante l'udienza in Vaticano dei membri del ''Movimento cristiano lavoratori'', 16 gennaio 2016; citato in Francesco Antonio Grana, ''[http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01/16/papa-francesco-basta-raccomandazioni-generano-illegalita-e-corruzione/2380081/ Papa Francesco: "Basta raccomandazioni, generano illegalità e corruzione"]'', ''Ilfattoquotidiano.it'', 16 gennaio 2016.</ref> *L'importante è come giudichiamo le cose: con la luce che viene dal vero tesoro nel nostro cuore? O con le tenebre di un cuore di pietra?<ref name=mescap>Dalla Messa nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, 21 giugno 2013. [http://www.vatican.va/holy_father/francesco/cotidie/2013/it/papa-francesco-cotidie_20130621_vero-tesoro_it.html Testo] disponibile su ''Vatican.va''.</ref> *L'occhio è l'intenzione del cuore.<ref name=mescap/> *La celebrazione liturgica non è un atto sociale, un buon atto sociale; non è una riunione dei credenti per pregare assieme. È un'altra cosa. Nella liturgia, Dio è presente.<ref name=mister>Dall'omelia della Santa Messa celebrata a Santa Marta; citato in ''[http://it.radiovaticana.va/news/2014/02/10/il_papa:_vivere_il_mistero_della_presenza_di_dio_nella_messa,_venire/it1-771791 Il Papa: vivere il mistero della presenza di Dio nella Messa, venire a Santa Marta non è tappa turistica]'', ''Radiovaticana.it'', 10 febbraio 2014.</ref> *La [[Chiesa (architettura)|Chiesa]] ha la forma di una famiglia speciale, non di una setta esclusiva, chiusa e la Chiesa non può che avere la forma di una casa accogliente, con le porte aperte, sempre, le chiese e le parrocchie con le porte chiuse non si devono chiamare chiese, ma musei.<ref>Citato in ''[http://www.repubblica.it/esteri/2015/09/09/news/immigrazione_papa_se_le_chiese_restano_chiuse_sono_musei_merkel_ce_la_faremo_-122498908/?refresh_ce Immigrazione, Papa: "Se le chiese restano chiuse sono musei". Merkel: "Ce la faremo"]'', ''Repubblica.it'', 8 settembre 2015.</ref> *La Chiesa offre una concezione della famiglia, che è quella del Libro della Genesi, dell'unità nella differenza tra uomo e donna, e della sua fecondità. In questa realtà, inoltre, riconosciamo un bene per tutti, la prima società naturale, come recepito anche nella Costituzione della Repubblica Italiana. Infine, vogliamo riaffermare che la famiglia così intesa rimane il primo e principale soggetto costruttore della società e di un'economia a misura d'uomo, e come tale merita di essere fattivamente sostenuta. <ref>[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/messages/pont-messages/2013/documents/papa-francesco_20130911_settimana-sociale-cattolici_it.html Messaggio ai partecipanti alla 47ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, 11 settembre 2013]</ref> *[...] la coscienza lucida e onniavvolgente del Signore (sapendo che il Padre aveva posto tutto nelle sue mani) lo porta a cingersi della tovaglia e a [[Lavanda dei piedi|lavare i piedi dei suoi discepoli]]. La visione più profonda e più alta non porta ad altre visioni, ma all'azione umile, situata e concreta.<ref>Da ''Dio nella città'', San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano), 2013, p. 47. ISBN 978-88-215-7922-6</ref> *La [[felicità]] non si commercia, non è una app da scaricare sul telefonino.<ref>Durante l'omelia celebrata in occasione della giornata del Giubileo per i ragazzi; citato in Andrea Gualtieri, ''[http://www.repubblica.it/vaticano/2016/04/24/news/giubileo_dei_ragazzi_papa_francesco_felicita_non_e_una_app_siate_campioni_di_vita_-138333320/ Giubileo dei ragazzi, papa Francesco: "Felicità non è una app, siate campioni di vita"]'', ''Repubblica.it'', 24 aprile 2016.</ref> *La liturgia è tempo di Dio e spazio di Dio, e noi dobbiamo metterci lì, nel tempo di Dio, nello spazio di Dio e non guardare l'orologio.<ref name=mister/> *La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo.<ref>[http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/santa-marta-29624/ ''La morte nel mondo è entrata per l'invidia del diavolo''], Vatican Insider, 12 novembre 2013</ref> *{{NDR|Sul [[genocidio armeno]]}} La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come «il primo genocidio del XX secolo»; essa ha colpito il vostro popolo armeno – prima nazione cristiana –, insieme ai siri cattolici e ortodossi, agli assiri, ai caldei e ai greci. Furono uccisi vescovi, sacerdoti, religiosi, donne, uomini, anziani e persino bambini e malati indifesi.<ref>Dal saluto all'inizio della celebrazione della II Domenica di Pasqua, 12 aprile 2015; trascritta su ''[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2015/documents/papa-francesco_20150412_omelia-fedeli-rito-armeno.html Vatican.va]''.</ref> *La presenza del demonio è nella prima pagina della Bibbia e la Bibbia finisce anche con la presenza del demonio, con la vittoria di Dio sul demonio. <ref>Citato in ''["Il demonio esiste, non confondiamolo con le malattie psichiche http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francesco-francis-francisco-28523/]'', Vatican Insider, 12 ottobre 2013</ref> *Le [[madre|madri]] sono l'antidoto più forte al dilagare dell'individualismo egoistico.<ref>Dall'udienza del 7 gennaio 2015; consultabile su ''[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2015/documents/papa-francesco_20150107_udienza-generale.html Vatican.va]''.</ref> *Ma voi pensate che oggi non si facciano, i sacrifici umani? Se ne fanno tanti, tanti! E ci sono delle leggi che li proteggono.<ref>Da ''[http://www.news.va/it/news/il-papa-dio-ci-salvi-dallo-spirito-mondano-che-neg Il Papa: Dio ci salvi dallo spirito mondano che negozia tutto e dal pensiero unico]'', ''News.va'', 18 novembre 2013.</ref> *Nella vita cristiana non basta sapere: senza uscire da sé stessi, senza incontrare, senza adorare non si conosce Dio. La teologia e l'efficienza pastorale servono a poco o nulla se non si piegano le ginocchia; se non si fa come i Magi, che non furono solo sapienti organizzatori di un viaggio, ma camminarono e adorarono.<ref>Citato in Franca Giansoldati, [https://www.ilmessaggero.it/AMP/vaticano/papa_francesco_salvini_natale_rosario_epifania-4965503.html ''Il Papa ai credenti: non basta avere un rosario in mano, bisogna imparare ad adorare Dio e non il proprio Io''], ''ilmessaggero.it'', 6 gennaio 2020.</ref> *Noi cristiani forse abbiamo perso un po' il senso della adorazione, e pensiamo: ''andiamo al Tempio, ci raduniamo come fratelli'' – quello è buono, è bello! – ma il centro è lì dove è Dio. E noi adoriamo Dio.<ref>Da ''[http://it.radiovaticana.va/news/2013/11/22/papa_francesco:_nel_tempio_non_si_va_a_celebrare_un_rito_ma_ad_adorare/it1-748874 Papa Francesco: nel tempio non si va a celebrare un rito ma ad adorare Dio]'', ''Radio Vaticana.va'', 22 novembre 2013.</ref> *Noi cristiani non vogliamo adorare niente e nessuno in questo mondo se non Gesù Cristo, che è presente nella santa Eucaristia. Forse non sempre ci rendiamo conto fino in fondo di ciò che significa questo, di quali conseguenze ha, o dovrebbe avere questa nostra professione di fede. Questa nostra fede nella presenza reale di Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, nel pane e nel vino consacrati, è autentica se noi ci impegniamo a camminare dietro a Lui e con Lui.<ref>Dall'[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2014/documents/papa-francesco_20140621_cassano-omelia.html omelia nella Santa Messa nella Piana di Sibari, 21 giugno 2014]</ref> *Noi, donne e uomini di Chiesa, siamo in mezzo a una storia d'amore. Ognuno di noi è un anello in questa catena d'amore. E se non capiamo questo, non capiamo nulla di cosa sia la [[Chiesa]]. È una storia d'amore. <ref>dall'omelia per la [http://www.vatican.va/holy_father/francesco/cotidie/2013/it/papa-francesco-cotidie_20130424_chiesa-madre_it.html Messa mattutina celebrata da Papa Francesco nella cappella della Domus Sanctae Marthae, 24 aprile 2013]</ref> *Non c'è festa senza [[vino]], immaginatevi di finire le [[Tramutazione dell'acqua in vino|nozze di Cana]] bevendo tè.<ref>Citato in Sergio Miravalle, ''[https://www.lastampa.it/blogs/2015/01/21/news/quei-vignaioli-in-vaticano-da-papa-francesco-1.37195113/amp/ Quei vignaioli in Vaticano da Papa Francesco]'', ''Lastampa.it'', 21 gennaio 2015.</ref> *{{NDR|Sul [[genocidio dei rohingya]]}} Non chiudiamo il cuore, non guardiamo da un'altra parte. La presenza di Dio oggi si chiama anche Rohingya.<ref>Citato in [https://www.avvenire.it/papa/pagine/papa-ordina-16-sacerdoti-a-dacca-il-popolo-vi-sostenga ''Bangladesh. Papa Francesco: «Chiedo perdono ai Rohingya, oggi Dio si chiama anche così»''], ''Avvenire.it'', 1 dicembre 2017</ref> *Non esiste l'[[amore]] a puntate, l'amore a porzioni. L'amore è totale e quando si ama, si ama fino all'estremo.<ref>Dal [http://www.vatican.va/holy_father/francesco/messages/pont-messages/2013/documents/papa-francesco_20131013_beatificazioni-tarragona_it.html Video-messaggio ai partecipanti alla cerimonia di beatificazione dei 522 martiri spagnoli a Tarragona], 13 ottobre 2013.</ref> *Non possiamo insegnare alle future generazioni che è la stessa cosa prepararsi a un progetto di famiglia assumendo l'impegno di una relazione stabile tra uomo e donna e convivere con una persona dello stesso sesso. Stiamo attenti a che, cercando di mettere davanti un preteso diritto degli adulti che lo nasconde, non ci capiti di lasciare da parte il diritto prioritario dei bambini – gli unici che devono essere privilegiati – a fruire di modelli di padre e di madre, ad avere un papà e una mamma. <ref>Citato in [http://www.lanuovabq.it/it/articoli-bergoglio-rispetto-per-i-gayma-la-famiglia-e-altra-cosa-7741.htm ''Bergoglio: rispetto per i gay, ma la famiglia è altra cosa''], ''La Nuova Bussola Quotidiana.it'', 16 novembre 2013.</ref> *Non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione.<ref>Ricevendo in udienza il Tribunale della Rota Romana in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Giudiziario; citato in ''[http://www.ilgiornale.it/news/politica/papa-scomunica-unioni-gay-1215935.html Il no del Papa alle unioni gay: ​scomunicata la crociata del Pd]'', ''il Giornale.it'', 22 gennaio 2016.</ref> *[...] [[Cattedrale di Notre-Dame|Notre-Dame]] è il gioiello architettonico di una memoria collettiva, il luogo di raduno per molti grandi eventi, il testimone della fede e della preghiera dei cattolici in seno alla città.<ref>Dal [http://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/pont-messages/2019/documents/papa-francesco_20190416_messaggio-incendio-notredame.html Messaggio all'arcivescovo di Parigi in occasione dell'incendio nella cattedrale di Notre-Dame], 16 aprile 2019.</ref> *[...] occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva. Ciò comporta al tempo stesso sostenere il diritto dei genitori all'educazione morale e religiosa dei propri figli.<ref name=bambi/> *[...] oggi nella Chiesa ci sono più martiri cristiani che non ai primi tempi. Oggi ci sono cristiani assassinati, torturati, carcerati, sgozzati perché non rinnegano Gesù Cristo. In questa storia, arriviamo al nostro [[Jacques Hamel|père Jacques]]: lui fa parte di questa catena di martiri. I cristiani che oggi soffrono – sia nel carcere, sia con la morte o con le torture – per non rinnegare Gesù Cristo, fanno vedere proprio la crudeltà di questa persecuzione. E questa crudeltà che chiede l'apostasia – diciamo la parola – è satanica. E quanto sarebbe bene che tutte le confessioni religiose dicessero: "Uccidere in nome di Dio è satanico".<ref>Dalla ''[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2016/documents/papa-francesco-cotidie_20160914_p-jacques-hamel.html Santa Messa in suffragio di Padre Jacques Hamel]'', ''Vatican.va'', 14 settembre 2016.</ref> *[...] ognuno ha non solo la [[libertà di pensiero|libertà]] e il diritto ma anche l'obbligo di dire ciò che pensa per aiutare il bene comune. Se un deputato non dice quella pensa sia la vera strada da percorrere, non collabora al bene comune. Avere dunque questa libertà, ma senza offendere, perché è vero che non si può reagire violentemente, ma se il dottor Gasbarri {{NDR|l'organizzatore dei viaggi papali, che si trovava a fianco del Pontefice}}, che è un amico, dice una parolaccia contro mia mamma, gli aspetta un pugno. Non si può provocare, non si può insultare la fede degli altri.<ref>Dall'intervista per un giornale francese durante il volo Colombo (Sri Lanka) – Manila (Filippine); citato in Andrea Tornielli, ''[http://www.lastampa.it/2015/01/15/esteri/papa-francesco-arriva-nelle-filippine-WWimKfYYQderIrQPMpMYtK/pagina.html Il Papa: "Un'aberrazione uccidere in nome di Dio. Ma le religioni non vanno insultate"]'', ''Lastampa.it'', 15 gennaio 2015.</ref> *{{NDR|Sul [[Matrimonio fra persone dello stesso sesso]]}} Per definire il tema utilizzerei l'espressione "regresso antropologico", perché significherebbe indebolire un'istituzione millenaria che si è forgiata in accordo con la natura e l'antropologia. [...] L'omosessualità è sempre esistita. [...] Ma non era mai successo nella storia che si cercasse di darle lo stesso status del matrimonio.<ref>Da ''Il cielo e la terra'', con Abraham Skorka, a cura di Diego F. Rosemberg, Mondadori, Milano, 2014, cap. XVI, ''Sul matrimonio fra persone dello stesso sesso''.</ref> *Per questo presentiamo il messaggio del Catechismo così com'è. Colui che lo segue si salva e salva gli altri. Siamo consapevoli della sofferenza del nostro popolo, siamo consapevoli del fatto che molti bambini non possono terminare il primo ciclo d'istruzione per mancanza delle necessarie proteine. Siamo consapevoli che negli ospedali manca l'essenziale per la salute della gente. Presentare il messaggio di Gesù Cristo significa tracciare il cammino che Egli ha tracciato. Per esser degni della Sua dignità. E diciamo: ogni persona del nostro popolo ha diritto a vedere rispettata questa dignità e non a vederla calpestata. Calpestare la dignità di una donna, di un uomo, di un bambino, di un anziano è un peccato grave che grida al Cielo.<ref>Citato da Sandro Magister, ''[http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/6889 In Argentina si muore di fame. Ma non di solo pane vive l'uomo]'', ''l'Espresso'', 21 novembre 2002.</ref> *Per trovare i martiri non è necessario andare alle catacombe o al Colosseo: i martiri sono vivi adesso, in tanti Paesi. I cristiani sono perseguitati per la fede. In alcuni Paesi non possono portare la croce: sono puniti se lo fanno. Oggi, nel secolo XXI, la nostra Chiesa è una Chiesa dei martiri. <ref>dall'omelia per la [http://www.vatican.va/holy_father/francesco/cotidie/2013/it/papa-francesco-cotidie_20130406_fede-non-negoziabile_it.html Messa mattutina celebrata da Papa Francesco nella cappella della Domus Sanctae Marthae, 6 aprile 2013]</ref> *{{NDR|[[Gabriele dell'Addolorata]] era}} pieno di vita e di entusiasmo, animato da un desiderio di pienezza che lo spingeva oltre le realtà mondane ed effimere, per rifugiarsi in Cristo. Ancora oggi egli invita i giovani a riconoscere in sé stessi il desiderio di vita e di appagamento, che non può prescindere dalla ricerca di Dio, dall'incontro con la sua Parola sulla quale ancorare la propria esistenza, dal servizio ai fratelli, specialmente i più fragili.<br>Con la sua vita, breve ma intensa, ha lasciato un'impronta che perdura in tutta la sua efficacia. Possa l'esempio di questo giovane religioso passionista guidare il cammino delle persone consacrate e dei fedeli laici nella tensione di amore verso Dio e verso il prossimo.<ref>Dalla lettera per l'apertura dell'Anno giubilare a Isola del Gran Sasso; citato in ''[https://www.osservatoreromano.va/it/news/2021-02/quo-048/lo-stile-di-san-gabriele.html Lo stile di san Gabriele]'', ''osservatoreromano.va'', 27 febbraio 2021.</ref> *Preghiamo per avere un cuore che abbracci gli immigrati. Dio ci giudicherà in base a come abbiamo trattato i più bisognosi.<ref name=lamp>Citato in ''[http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-07-07/papa-visita-lampedusa-periferia-180817.shtml?uuid=AbUWp8BI Tragedie del mare, Papa Francesco a Lampedusa: siamo tutti responsabili. Il tweet: Dio ci giudica da come trattiamo gli immigrati]'', ''ilsole24ore.com'', 8 luglio 2013.</ref> *Prima di darvi la benedizione voglio ancora una volta ringraziarvi per l'esempio di amore, di carità, di accoglienza che avete dato e ancora ci date. Lampedusa sia faro per tutto il mondo, perché abbia il coraggio di accogliere quelli che cercano una vita migliore.<ref name=lamp/> *{{NDR|Parlando del rapporto di [[coppia]]}} Quando c'è qualcosa che uno fa per l'altro, sapete dire grazie? E se qualcuno dei due fa una diavoleria, sapete chiedere scusa? E se voi volete portare avanti un progetto, sapete chiedere l'opinione dell'altro? Tre parole: permesso, grazie, scusa. (ad un incontro con religiosi e seminaristi nella chiesa dell'Assunta, Tbilisi, 1° ottobre 2016<ref name="Tblisi">Citato in Andrea Tornielli, [http://www.lastampa.it/2016/10/01/vaticaninsider/ita/vaticano/oggi-c-una-guerra-mondiale-per-distruggere-il-matrimonio-KjPsoPG4uRoeQoYxRoLFKI/pagina.html ''"Oggi c'è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio"''], ''LaStampa.it'', 1° ottobre 2016.</ref>) *[...] quando il cuore è veramente aperto a una comunione universale, niente e nessuno è escluso da tale fraternità. Di conseguenza, è vero anche che l'indifferenza o la crudeltà verso le altre creature di questo mondo finiscono sempre per trasferirsi in qualche modo al trattamento che riserviamo agli altri esseri umani. Il cuore è uno solo e la stessa miseria che porta a [[maltrattamento di animali|maltrattare un animale]] non tarda a manifestarsi nella relazione con le altre persone.<ref name=Laudato/> *{{NDR|Riferito all'[[eucarestia]]}} Quando noi celebriamo la [[Messa]], noi non facciamo una rappresentazione dell'Ultima Cena: no, non è una rappresentazione. È un'altra cosa: è proprio l'Ultima Cena. È proprio vivere un'altra volta la Passione e la morte redentrice del Signore. È una teofania: il Signore si fa presente sull'altare per essere offerto al Padre per la salvezza del mondo. Noi sentiamo o diciamo: "Ma, io non posso, adesso, devo andare a Messa, devo andare a sentire Messa". La Messa non si "sente", si partecipa, e si partecipa in questa teofania, in questo mistero della presenza del Signore tra noi.<ref name=mister/> *Se noi chiudiamo la porta ai migranti, se noi togliamo il lavoro e la dignità alla gente, come si chiama questo? Si chiama [[corruzione]] e tutti noi abbiamo la possibilità di essere corrotti. Nessuno di noi può dire "io mai sarò corrotto". No, è una tentazione, è uno scivolare verso gli affari facili, verso la delinquenza dei reati, verso la corruzione. [...] Quanta corruzione c'è nel mondo: è una parola brutta, perché una cosa corrotta è una cosa sporca. Se noi troviamo un animale che è corrotto è brutto, puzza. La corruzione puzza e la società corrotta puzza, e un cristiano che fa entrare dentro di sé la corruzione non è cristiano, puzza.<ref name=nap>Durante la visita a Scampia del 21 marzo 2015; citato in ''[http://vaticaninsider.lastampa.it/news/dettaglio-articolo/articolo/francesco-napoli-39919/ «La corruzione puzza! Negare il lavoro provoca delinquenza»]'', ''Lastampa.it''.</ref> *Se un prete è pedofilo, lo è perché porta dentro di sé tale perversione da prima dell'ordinazione. Né il celibato la può curare. O la si ha o non la si ha.<ref>Da ''Papa Francesco. Il papa si racconta'', a cura di Sergio Rubín e Francesca Ambrogetti, traduzione di Gualtiero De Marinis, Claudia Marseguerra, Marina Martinotti, Maria Nicola, Salani, 2013.</ref> *Se il tuo occhio è semplice, viene da un cuore che ama, da un cuore che cerca il Signore, da un cuore umile, tutto il tuo corpo sarà luminoso. Ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. <ref>[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/cotidie/2013/it/papa-francesco-cotidie_20130621_vero-tesoro_it.html Messa nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, 21 giugno 2013]</ref> *{{NDR|[[Gaffe famose|Gaffe famosa]]}} Se ognuno di noi non accumula ricchezze soltanto per sé, ma le mette al servizio degli altri, in questo cazzo... In questo caso la provvidenza di [[Dio]] si rende visibile in questo gesto di solidarietà.<ref>Recitando l'[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/angelus/2014/documents/papa-francesco_angelus_20140302_it.html Angelus del 2 marzo 2014]; video visibile su ''[http://youmedia.fanpage.it/video/aa/UxN4OOSw76odSU6O Fanpage.it]''.</ref> *Se preferite un cuore pieno di amore, siate misericordiosi!<ref>Dall'[https://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2016/documents/papa-francesco_20160921_udienza-generale.html Udienza Generale del 21 settembre 2016].</ref> *{{NDR|Sugli [[incendi in Amazzonia del 2019]]}} Siamo tutti preoccupati per i vasti incendi che si sono sviluppati in Amazzonia. Preghiamo perché, con l'impegno di tutti, siano domati al più presto. Quel polmone di foreste è vitale per il nostro pianeta.<ref>Citato in [https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/08/25/amazzonia-in-fiamme-macron-paesi-g7-uniti-per-aiutare-i-paesi-colpiti-i-preti-brasiliani-contro-bolsonaro-basta-deliri/5407887/ ''Amazzonia in fiamme, Macron: "Paesi G7 uniti per aiutare i paesi colpiti". I preti brasiliani contro Bolsonaro: "Basta deliri"''], ''Ilfattoquotidiano.it'', 25 agosto 2019</ref> *{{NDR|Ai [[Isola di Lampedusa|lampedusani]]}} Siete una comunità piccola piccola che ha fatto qualcosa di grande...<ref>Citato in ''[http://gds.it/2016/02/09/il-sindaco-di-lampedusa-sorpresa-dalle-parole-del-papa_472237/ Il sindaco di Lampedusa: "Sorpresa dalle parole del Papa"]'', ''Gds.it'', 9 febbraio 2016.</ref> *[...] un grande nemico oggi del matrimonio, la [[teoria del gender]]. Oggi c'è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio, non si distrugge con le armi, ma con le idee. Ci sono colonizzazioni ideologiche che lo distruggono. (ad un incontro con religiosi e seminaristi nella chiesa dell'Assunta, Tbilisi, 1° ottobre 2016<ref name="Tblisi"/>) *{{NDR|Sull'idea di [[Donald Trump]] di costruire un muro tra Stati Uniti e Messico per fermare gli immigrati clandestini e deportare quelli presenti sul territorio statunitense}}<br>[...] una persona che pensa soltanto a fare muri [...] e non a fare ponti, non è cristiana. Questo non è nel [[Vangelo]]. (durante la conferenza stampa sull'aereo papale in volo di ritorno dal Messico, 18 febbraio 2016<ref name="18 febbraio 2016"/>) *Va ricordata la felice scena del film ''[[Il pranzo di Babette]]'', dove la generosa cuoca riceve un abbraccio riconoscente e un elogio: «Come delizierai gli angeli!».<ref>Da ''[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20160319_amoris-laetitia.html Amoris Laetitia]'', 19 marzo 2016, n. 129.</ref> *Voi appartenete a un popolo dalla lunga storia, attraversata da vicende complesse e drammatiche. La vita a [[Napoli]] non è mai stata facile, però non è mai stata triste! E questa la vostra grande risorsa: la gioia, l'allegria.<ref name=nap/> *Chi è felice nel presepe? La Madonna e San Giuseppe sono pieni di gioia: guardano il Bambino Gesù e sono felici perché, dopo mille preoccupazioni, hanno accolto questo Regalo di Dio, con tanta fede e tanto amore. Sono “straripanti” di santità e quindi di gioia. E voi mi direte: per forza! Sono la Madonna e San Giuseppe! Sì, ma non pensiamo che per loro sia stato facile: santi non si nasce, si diventa, e questo vale anche per loro. <ref>''[https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/december/documents/papa-francesco_20181221_dipendenti-vaticani.html Ai dipendenti della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano per lo scambio degli auguri natalizi]'', Aula Paolo VI, 21 dicembre 2018.</ref> ===Citazioni in lingua inglese=== *''Let us spray for the miners who died in Turkey and for the latest victims of shipwreck in the Mediterranean.''<ref>Citato in ''[http://www.huffingtonpost.it/2014/05/14/papa-spray-refuso-account-twitter_n_5324377.html?utm_hp_ref=italy Papa Francesco, errore nell'account Twitter inglese del Pontefice]'', ''L'Huffington Post'', 14 maggio 2014.</ref> :{{NDR|Tweet con errore di battitura, letteralmente:}} Spruzziamo per i minatori morti in Turchia e per le vittime dei naufragi di questi giorni nel Mediterraneo.<ref>L'errore di battitura è ''spray'' al posto di ''pray'': "preghiamo" e non "spruzziamo".</ref> {{intestazione|''Il mio amico don Giacomo'', 30Giorni, maggio 2012.}} *Così, per grazia, si può perseverare nel cammino, fino alla fine: l'uomo-bambino si abbandona fra le braccia di Gesù mentre chiede che passi questo calice, e viene preso e portato in braccio, con le mani giunte e gli occhi aperti. Lasciandosi sorprendere ancora una volta, per il dono più grande. *Sì, il nostro cuore si edifica sulla memoria di quegli uomini e quelle donne che ci hanno fatto avvicinare a sorgenti di vita e di speranza a cui potranno attingere anche quelli che ci seguiranno. È la memoria dell'eredità ricevuta che dobbiamo, a nostra volta, trasmettere ai nostri figli. {{intestazione|''[http://www.lanuovabq.it/it/articoli-matrimoni-gay-linvidia-del-demonio--6017.htm Matrimoni gay, l'invidia del demonio]'', traduzione di [[Massimo Introvigne]], ''La nuova Bussola Quotidiana.it'', 14 marzo 2013.<ref>Lettera dell'allora cardinale Bergoglio alle Carmelitane di Buenos Aires in occasione del voto al Senato della Repubblica Argentina sulla proposta di legge intesa a legalizzare il matrimonio e le adozioni omosessuali - Buenos Aires, 22 giugno 2010.</ref>}} *Il popolo argentino dovrà affrontare nelle prossime settimane una situazione il cui esito può seriamente ferire la famiglia. Si tratta del disegno di legge che permetterà il matrimonio a persone dello stesso sesso. È in gioco qui l'identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. È in gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati della loro maturazione umana che Dio ha voluto avvenga con un padre e con una madre. È in gioco il rifiuto totale della legge di Dio, incisa anche nei nostri cuori. *Qui pure c'è l'invidia del Demonio, attraverso la quale il peccato entrò nel mondo: un'invidia che cerca astutamente di distruggere l'immagine di Dio, cioè l'uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra. Non siamo ingenui: questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio. *Guardiamo a san Giuseppe, a Maria e al Bambino e chiediamo loro con fervore di difendere la famiglia argentina in questo particolare momento. Ricordiamo ciò che Dio stesso disse al suo popolo in un momento di grande angoscia: «Questa guerra non è vostra, ma di Dio». Che ci soccorrano, difendano e accompagnino in questa guerra di Dio. ===Citazioni tratte da interviste=== *Lei mi voleva chiedere: qual è la sua droga? Be', il [[mate]] mi aiuta. Ma non ho assaggiato la coca, questo è chiaro eh?<ref>Citato in Gian Guido Vecchi, ''[http://www.corriere.it/esteri/15_luglio_13/papa-il-nuovo-governo-greco-ha-fatto-revisione-giusta-44c523e2-2967-11e5-8a16-f989e7f12ffa.shtml Il Papa: «Il Crocifisso con falce e martello lo porto con me in Vaticano»]'', ''Corriere.it'', 13 luglio 2015.</ref> (rispondendo ai giornalisti, a proposito della sua capacità di resistenza, dopo il viaggio in Bolivia) *Sai come si [[suicidio|suicida]] un [[Argentina|argentino]]? Si arrampica sul proprio [[ego]] e poi si butta giù. (da un'intervista condotta da Valentina Alazraki, Radio Vaticana) :''¿Usted sabe cómo se suicida un argentino? [...] ¡Se sube arriba de su ego, y de ahí se tira abajo!''<ref>Citato in {{es}} Valentina Alazraki, ''[http://es.radiovaticana.va/news/2015/03/12/segundo_aniversario_de_la_elecci%C3%B3n_del_papa_francisco/1128922 Los primeros dos años de la "Era Francisco" en entrevista a Televisa]'', ''RadioVaticana.va'', 12 marzo 2015.</ref> *Io capisco i governanti che comprano le armi, io li capisco. Non li giustifico, ma li capisco. Perché dobbiamo difenderci, perché [è] lo schema [[Caino|cainista]] di [[guerra]]. Se fosse uno schema di pace, questo non sarebbe necessario. Ma noi viviamo con questo schema demoniaco, [che dice] di uccidersi l'un l’altro per voglia di potere, per voglia di sicurezza, per voglia di tante cose. (dall'[https://www.rainews.it/video/2022/04/papa-francesco-a-rai1-il-mondo--in-guerra-ha-scelto-lo-schema-di-caino-uccidere-il-fratello-98bed0d1-85f8-4274-8fb5-1590d4876944.html intervista] di [[Lorena Bianchetti]] nella trasmissione ''A Sua immagine'', Rai 1, 15 aprile 2022; citato in ''[https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2022/april/documents/20220415-a-sua-immagine-venerdisanto.html La speranza sotto assedio]'', ''vatican.va'') {{intestazione|Intervista di Stefania Falasca, ''Quello che avrei detto al concistoro'', ''30Giorni'', novembre 2007.}} *Nella [[Chiesa]] l'armonia la fa lo Spirito Santo. *Solo lo [[Spirito|Spirito Santo]] può suscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità e allo stesso tempo fare l'unità. Perché quando siamo noi a voler fare la diversità facciamo gli scismi e quando siamo noi a voler fare l'unità facciamo l'uniformità, l'omologazione. *Il restare, il rimanere fedeli implica un'uscita. Proprio se si rimane nel Signore si esce da sé stessi. Paradossalmente proprio perché si rimane, proprio se si è fedeli si cambia. Non si rimane fedeli, come i tradizionalisti o i fondamentalisti, alla lettera. La fedeltà è sempre un cambiamento, un fiorire, una crescita. *Il coraggio apostolico è seminare. Seminare la Parola. Renderla a quel lui e a quella lei per i quali è data. Dare loro la bellezza del Vangelo, lo stupore dell'incontro con Gesù... e lasciare che sia lo Spirito Santo a fare il resto. *Uscire da sé stessi è uscire anche dal recinto dell'orto dei propri convincimenti considerati inamovibili se questi rischiano di diventare un ostacolo, se chiudono l'orizzonte che è di Dio. *I preti clericalizzano i laici e i laici ci pregano di essere clericalizzati. *Come indurisce il cuore la [[coscienza]] isolata! *Le nostre certezze possono diventare un muro, un carcere che imprigiona lo Spirito Santo. *Colui che isola la sua coscienza dal cammino del popolo di Dio non conosce l'allegria dello Spirito Santo che sostiene la speranza. *Guardare la nostra gente non per come dovrebbe essere ma per com'è e vedere cosa è necessario. *In un mondo che non riusciamo a interessare con le parole che noi diciamo, solo la Sua presenza che ci ama e che ci salva può interessare. Il fervore apostolico si rinnova perché testimoni di Colui che ci ha amato per primo. {{intestazione|Intervista di Gianni Valente, ''Non siamo padroni dei doni del Signore'', ''30Giorni'', agosto 2009.}} *Il Signore opera un cambiamento in colui che gli è fedele, gli fa alzare lo sguardo da sé stesso. Questa è la missione, questa è la testimonianza. *I [[sacramenti]] sono gesti del Signore. Non sono prestazioni o territori di conquista di preti o vescovi. *I sacramenti sono per la vita degli uomini e delle donne così come sono. Che magari non fanno tanti discorsi, eppure il loro sensus fidei coglie la realtà dei sacramenti con più chiarezza di quanto succede a tanti specialisti. *Se la [[Chiesa]] segue il suo Signore, esce da sé stessa, con coraggio e misericordia: non rimane chiusa nella propria autoreferenzialità. Il Signore opera un cambiamento in colui che gli è fedele, gli fa alzare lo sguardo da sé stesso. Questa è la missione, questa è la testimonianza. {{intestazione|Intervista di [[Andrea Tornielli]], [http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/america-latina-latin-america-america-latina-12945//pag/1/ ''"Carrierismo e vanità, peccati nella Chiesa"''], ''Vatican Insider'', 14 marzo 2013.}} *I cardinali non sono gli agenti di una ONG, ma sono servitori del Signore, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, che è Colui che fa la vera differenza tra i carismi, e che allo stesso tempo nella Chiesa li conduce all'unità. Il cardinale deve entrare nella dinamica della differenza dei carismi e allo stesso tempo guardare all'unità. *Non devo scandalizzarmi, perché la [[Chiesa]] è mia madre: devo guardare ai peccati e alle mancanze come guarderei ai peccati e alle mancanze di mia mamma. E quando io mi ricordo di lei, mi ricordo innanzitutto di tante cose belle e buone che ha compiuto, non tanto delle mancanze o dei suoi difetti. Una madre si difende con il cuore pieno d'amore, prima che con la parole. Mi chiedo se nel cuore di molti che entrano in questa dinamica degli scandali ci sia l'amore per la Chiesa. {{intestazione|Intervista di Henrique Cymerman, [http://www.lavanguardia.com/internacional/20140612/54408951579/entrevista-papa-francisco.html ''Entrevista al papa Francisco: "La secesión de una nación hay que tomarla con pinzas"''], ''La Vanguardia'', 12 giugno 2014.}} *Mi preoccupa ogni tipo di divisione. L'indipendenza di un popolo attraverso la secessione equivale a uno uno smembramento. Pensiamo alla [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Jugoslavia]]. Ovviamente ci sono popoli e culture così differenti che non possono essere tenuti uniti neanche con la colla. Il caso jugoslavo è molto chiaro, ma mi chiedo se la stessa cosa valga per altri, per popoli che sono rimasti uniti fino a ora. Bisogna valutare caso per caso. La [[Scozia]], la [[Padania]], la [[Catalogna]]. Ci saranno casi giusti e casi sbagliati, ma la secessione di una nazione senza una storia di unità forzata va presa con le pinze. ===Citazioni tratte da discorsi=== ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/march/documents/papa-francesco_20130315_cardinali_it.html Udienza a tutti i Cardinali], Sala Clementina, 15 marzo 2013==== *[[Papa Benedetto XVI|Benedetto XVI]] ha acceso nel profondo dei nostri cuori una fiamma: essa continuerà ad ardere perché sarà alimentata dalla Sua preghiera, che sosterrà ancora la Chiesa nel suo cammino spirituale e missionario. *Il ministero petrino, vissuto con totale dedizione, ha avuto in [[Benedetto XVI]] un interprete sapiente e umile, con lo sguardo sempre fisso a Cristo, Cristo risorto, presente e vivo nell'Eucaristia. *La verità cristiana è attraente e persuasiva perché risponde al bisogno profondo dell'esistenza umana, annunciando in maniera convincente che Cristo è l'unico Salvatore di tutto l'uomo e di tutti gli uomini. ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/june/index_it.htm Discorso ai partecipanti al Convegno ecclesiale della diocesi di Roma], Aula Paolo VI, 17 giugno 2013==== *Andare verso i poveri non significa che noi dobbiamo diventare pauperisti, o una sorta di "barboni spirituali"! No, no, non significa questo! Significa che dobbiamo andare verso la carne di Gesù che soffre. *Il diavolo ogni giorno getta nei nostri cuori semi di pessimismo e di amarezza, e se uno si scoraggia, noi ci scoraggiamo. "Non va! Abbiamo fatto questo, non va; abbiamo fatto quell'altro e non va! E guarda quella religione come attira tanta gente e noi no!". È il diavolo che mette questo. Dobbiamo prepararci alla lotta spirituale. Questo è importante. Non si può predicare il Vangelo senza questa lotta spirituale: una lotta di tutti i giorni contro la tristezza, contro l'amarezza, contro il pessimismo; una lotta di tutti i giorni! Seminare non è facile. È più bello raccogliere, ma seminare non è facile, e questa è la lotta di tutti i giorni dei cristiani. *L'evangelizzazione chiede da noi un vero coraggio anche per questa lotta interiore, nel nostro cuore, per dire con la preghiera, con la mortificazione, con la voglia di seguire Gesù, con i Sacramenti che sono un incontro con Gesù, per dire a Gesù: ''grazie, grazie per la tua grazia. Voglio portarla agli altri.'' ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/march/documents/papa-francesco_20130320_delegati-fraterni_it.html Ai rappresentanti delle Chiese e delle Comunità Ecclesiali, e di altre Religioni], 20 marzo 2013==== *Dobbiamo tenere viva nel mondo la sete dell'assoluto, non permettendo che prevalga una visione della persona umana ad una sola dimensione, secondo cui l'uomo si riduce a ciò che produce e a ciò che consuma: è questa una delle insidie più pericolose per il nostro tempo. *Sappiamo quanta violenza abbia prodotto nella storia recente il tentativo di eliminare Dio e il divino dall'orizzonte dell'umanità, e avvertiamo il valore di testimoniare nelle nostre società l'originaria apertura alla trascendenza che è insita nel cuore dell'uomo. In ciò, sentiamo vicini anche tutti quegli uomini e donne che, pur non riconoscendosi appartenenti ad alcuna tradizione religiosa, si sentono tuttavia in ricerca della verità, della bontà e della bellezza, questa verità, bonta e bellezza di Dio, e che sono nostri preziosi alleati nell'impegno a difesa della dignità dell'uomo, nella costruzione di una convivenza pacifica fra i popoli e nel custodire con cura il creato. ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/march/documents/papa-francesco_20130322_corpo-diplomatico_it.html Al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede], 22 marzo 2013==== *Esiste anche un'altra povertà! È la povertà spirituale dei nostri giorni, che riguarda gravemente anche i Paesi considerati più ricchi. È quanto il mio Predecessore, il caro e venerato Benedetto XVI, chiama la ''"dittatura del relativismo"'', che lascia ognuno come misura di se stesso e mette in pericolo la convivenza tra gli uomini. *[[San Francesco|Francesco d'Assisi]] ci dice: lavorate per edificare la pace! Ma non vi è vera pace senza verità! Non vi può essere pace vera se ciascuno è la misura di se stesso, se ciascuno può rivendicare sempre e solo il proprio diritto, senza curarsi allo stesso tempo del bene degli altri, di tutti, a partire dalla natura che accomuna ogni essere umano su questa terra. *Non si possono, infatti, costruire ponti tra gli uomini, dimenticando Dio. Ma vale anche il contrario: non si possono vivere legami veri con Dio, ignorando gli altri. ====[http://www.news.va/it/news/testo-integrale-con-le-risposte-di-papa-francesco Veglia di Pentecoste], ''Radio Vaticana'', 19 maggio 2013==== *Il [[martirio]] non è mai una sconfitta; il martirio è il grado più alto della testimonianza che noi dobbiamo dare. *Io ho avuto la grazia di crescere in una famiglia in cui la fede si viveva in modo semplice e concreto; ma è stata soprattutto mia nonna, la mamma di mio padre, che ha segnato il mio cammino di fede. Era una donna che ci spiegava, ci parlava di Gesù, ci insegnava il Catechismo. Ricordo sempre che il Venerdì Santo ci portava, la sera, alla processione delle candele, e alla fine di questa processione arrivava il "Cristo giacente", e la nonna ci faceva – a noi bambini – inginocchiare e ci diceva: "Guardate, è morto, ma domani risuscita". Ho ricevuto il primo annuncio cristiano proprio da questa donna, da mia nonna! È bellissimo, questo! Il primo annuncio in casa, con la famiglia! E questo mi fa pensare all'amore di tante mamme e di tante nonne nella trasmissione della fede. Sono loro che trasmettono la fede. Questo avveniva anche nei primi tempi, perché san Paolo diceva a Timoteo: "Io ricordo la fede della tua mamma e della tua nonna". Tutte le mamme che sono qui, tutte le nonne, pensate a questo! Trasmettere la fede. Perché Dio ci mette accanto delle persone che aiutano il nostro cammino di fede. Noi non troviamo la fede nell'astratto; no! È sempre una persona che predica, che ci dice chi è Gesù, che ci trasmette la fede, ci dà il primo annuncio. E così è stata la prima esperienza di fede che ho avuto. *I Profeti di Israele dicevano che il Signore è come il fiore di mandorlo, il primo fiore della Primavera. Prima che vengano gli altri fiori, c'è Lui: Lui che aspetta. Il Signore ci aspetta. E quando noi Lo cerchiamo, troviamo questa realtà: che è Lui ad aspettarci per accoglierci, per darci il suo amore. E questo ti porta nel cuore uno stupore tale che non lo credi, e così va crescendo la fede! Con l'incontro con una persona, con l'incontro con il Signore. Qualcuno dirà: "No, io preferisco studiare la fede nei libri!". È importante studiarla, ma, guarda, questo solo non basta! L'importante è l'incontro con Gesù, l'incontro con Lui, e questo ti dà la fede, perché è proprio Lui che te la dà! *Si può pensare che l'[[evangelizzazione ]]dobbiamo programmarla a tavolino, pensando alle strategie, facendo dei piani. Ma questi sono strumenti, piccoli strumenti. L'importante è Gesù e lasciarsi guidare da Lui. ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/september/documents/papa-francesco_20130920_associazioni-medici-cattolici_it.html Ai partecipanti all'Incontro promosso dalla Federazione Internazionale delle Associazione dei medici Cattolici, 20 settembre 2013]==== *Una diffusa mentalità dell'utile, la "cultura dello scarto", che oggi schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti, ha un altissimo costo: richiede di eliminare esseri umani, soprattutto se fisicamente o socialmente più deboli. La nostra risposta a questa mentalità è un "sì" deciso e senza tentennamenti alla vita. *La credibilità di un [[sistema sanitario]] non si misura solo per l'efficienza, ma soprattutto per l'attenzione e l'amore verso le persone, la cui vita sempre è sacra e inviolabile. *Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente ad essere abortito, ha il volto di Gesù Cristo, ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato ha sperimentato il rifiuto del mondo. E ogni anziano, anche se infermo o alla fine dei suoi giorni, porta in sé il volto di Cristo. Non si possono scartare, come ci propone la "cultura dello scarto"! Non si possono scartare! ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/october/documents/papa-francesco_20131025_plenaria-famiglia_it.html Ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio della Famiglia, 25 ottobre 2013]==== *Il [[matrimonio]] è come se fosse un primo sacramento dell'umano, ove la persona scopre se stessa, si auto-comprende in relazione agli altri e in relazione all'amore che è capace di ricevere e di dare. L'amore sponsale e familiare rivela anche chiaramente la vocazione della persona ad amare in modo unico e per sempre, e che le prove, i sacrifici e le crisi della coppia come della stessa famiglia rappresentano dei passaggi per crescere nel bene, nella verità e nella bellezza. Nel matrimonio ci si dona completamente senza calcoli né riserve, condividendo tutto, doni e rinunce, confidando nella Provvidenza di Dio. *La [[famiglia]] è il motore del mondo e della storia. Ciascuno di noi costruisce la propria personalità in famiglia, crescendo con la mamma e il papà, i fratelli e le sorelle, respirando il calore della casa. La famiglia è il luogo dove riceviamo il nome, è il luogo degli affetti, lo spazio dell'intimità, dove si apprende l'arte del dialogo e della comunicazione interpersonale. *La [[famiglia]] non è la somma delle persone che la costituiscono, ma una «comunità di persone». E una comunità è di più che la somma delle persone. È il luogo dove si impara ad amare, il centro naturale della vita umana. È fatta di volti, di persone che amano, dialogano, si sacrificano per gli altri e difendono la vita, soprattutto quella più fragile, più debole. ====[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2014/may/documents/papa-francesco_20140509_consiglio-nazioni-unite.html Ai membri del consiglio dei capi esecutivi per il coordinamento delle nazioni unite], 9 maggio 2014==== *[...] una parte importante dell'umanità continua ad essere esclusa dai benefici del progresso e, di fatto, relegata a esseri umani di seconda categoria. *Oggi, in particolare, la coscienza della dignità di ogni fratello, la cui vita è sacra e inviolabile dal suo concepimento alla fine naturale, deve portarci a condividere, con totale gratuità, i beni che la provvidenza ha posto nelle nostre mani, siano essi ricchezze materiali che opere di intelligenza e di spirito, e a restituire con generosità e abbondanza ciò che ingiustamente possiamo aver negato agli altri. *[...] la promozione di un'apertura generosa, efficace e concreta alle necessità degli altri deve essere sempre al di sopra dei sistemi e delle teorie economiche e sociali. *[...] il progresso economico e sociale equo si può ottenere solo congiungendo le capacità scientifiche e tecniche a un impegno di solidarietà costante, accompagnato da una gratuità generosa e disinteressata a tutti i livelli. *[...] invito a promuovere insieme una vera mobilitazione etica mondiale che, al di là di ogni differenza di credo o di opinione politica, diffonda e applichi un ideale comune di fraternità e di solidarietà, specialmente verso i più poveri e gli esclusi. ====[http://it.radiovaticana.va/news/2015/06/14/papa_differenza_uomo_donna_fa_crescere_figli/1151493 Differenza uomo donna fa crescere figli. Famiglie reagiscano a colonizzazione ideologica], 14 giugno 2015==== *I nostri ragazzi, ragazzini, che incominciano a sentire queste idee strane, queste colonizzazioni ideologiche che avvelenano l'anima e la famiglia deve agire contro questo. Mi diceva, due settimane fa, una persona, un uomo molto cattolico, bravo, giovane, che i suoi ragazzini andavano in prima e seconda elementare e che la sera, lui e sua moglie tante volte dovevano "ri-catechizzare" i bambini, i ragazzi per quello che riportavano da alcuni professori della scuola o per quello che dicevano i libri che davano lì. Queste colonizzazioni ideologiche, che fanno tanto male e distruggono una società, un Paese, una famiglia. E per questo abbiamo bisogno di una vera e propria rinascita morale e spirituale. *Per un figlio non c'è insegnamento e testimonianza più grande che vedere i propri genitori che si amano con tenerezza, si rispettano, sono gentili tra di loro, si perdonano a vicenda: ciò che riempie di gioia e di felicità vera il cuore dei figli. I figli, prima di abitare una casa fatta di mattoni, abitano un'altra casa, ancora più essenziale: abitano l'amore reciproco dei genitori. *L'essere genitori si fonda nella diversità di essere, come ricorda la Bibbia, maschio e femmina. Questa è la "prima" e più fondamentale differenza, costitutiva dell'essere umano. E' una ricchezza. Le differenze sono ricchezze. C'è tanta gente che ha paura delle differenze, ma sono ricchezze. *Quando i fidanzati vengono a sposarsi, a me piace dire a lui, dopo aver parlato del Vangelo: "Ma non dimenticarti che la tua vocazione è fare la tua sposa più donna!"; e a lei dico: "La tua vocazione è fare tuo marito più uomo!". E così si amano, ma si amano nel farsi, nelle differenze, più uomo e più donna. E questo è il lavoro artigianale del matrimonio, della famiglia di ogni giorno: far crescere l'altro. Far crescere l'altro. Pensare all'altro: il marito alla moglie, la moglie al marito. Questa è comunione. *Sono sicuro che ho raccontato questa storia, una storia che io ho sentito da bambino, a casa mia. Racconto che in una famiglia il nonno abitava lì, col figlio, la nuora, i nipotini. Ma il nonno era invecchiato, aveva avuto un piccolo ictus, era anziano e quando era a tavola e mangiava, si sporcava un po'. Il papà aveva vergogna di suo padre. E diceva: "Ma, non possiamo invitare gente a casa...". E ha deciso di fare un tavolo piccolo, in cucina, perché il nonno prendesse il pasto da solo in cucina. La cosa è andata così... Alcuni giorni dopo, arriva a casa dopo il lavoro e trova suo figlio – 6-7 anni – che giocava con legni, col martello, con i chiodi... "Ma cosa fai, ragazzo?" – "Sto facendo un tavolino..." – "E perché?" – "Perché quando tu sarai vecchio, potrai mangiare da solo come mangia il nonno!". ====[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2016/may/documents/papa-francesco_20160506_premio-carlo-magno.html Discorso del 6 maggio 2016 in occasione del conferimento a papa Francesco del Premio Carlo Magno]==== *La creatività, l'ingegno, la capacità di rialzarsi e di uscire dai propri limiti appartengono all'anima dell'[[Europa]]. Nel secolo scorso, essa ha testimoniato all'umanità che un nuovo inizio era possibile: dopo anni di tragici scontri, culminati nella guerra più terribile che si ricordi, è sorta, con la grazia di Dio, una novità senza precedenti nella storia. Le ceneri delle macerie non poterono estinguere la speranza e la ricerca dell'altro, che arsero nel cuore dei Padri fondatori del progetto europeo. Essi gettarono le fondamenta di un baluardo di pace, di un edificio costruito da Stati che non si sono uniti per imposizione, ma per la libera scelta del bene comune, rinunciando per sempre a fronteggiarsi. L'Europa, dopo tante divisioni, ritrovò finalmente sé stessa e iniziò a edificare la sua casa. *La bellezza radicata in molte delle nostre città si deve al fatto che sono riuscite a conservare nel tempo le differenze di epoche, di nazioni, di stili, di visioni. Basta guardare l'inestimabile patrimonio culturale di [[Roma]] per confermare ancora una volta che la ricchezza e il valore di un popolo si radica proprio nel saper articolare tutti questi livelli in una sana convivenza. I riduzionismi e tutti gli intenti uniformanti, lungi dal generare valore, condannano i nostri popoli a una crudele povertà: quella dell'esclusione. E lungi dall'apportare grandezza, ricchezza e bellezza, l'esclusione provoca viltà, ristrettezza e brutalità. Lungi dal dare nobiltà allo spirito, gli apporta meschinità. Le radici dei nostri popoli, le radici dell'Europa si andarono consolidando nel corso della sua storia imparando a integrare in sintesi sempre nuove le culture più diverse e senza apparente legame tra loro. L'identità europea è, ed è sempre stata, un'identità dinamica e multiculturale. *Essi {{ndr|i giovani}} non sono il futuro dei nostri popoli, sono il presente; sono quelli che già oggi con i loro sogni, con la loro vita stanno forgiando lo spirito europeo. Non possiamo pensare il domani senza offrire loro una reale partecipazione come agenti di cambio e di trasformazione. Non possiamo immaginare l'[[Europa]] senza renderli partecipi e protagonisti di questo sogno. Ultimamente ho riflettuto su questo aspetto e mi sono chiesto: come possiamo fare partecipi i nostri giovani di questa costruzione quando li priviamo di lavoro; di lavori degni che permettano loro di svilupparsi per mezzo delle loro mani, della loro intelligenza e delle loro energie? Come pretendiamo di riconoscere ad essi il valore di protagonisti, quando gli indici di disoccupazione e sottoccupazione di milioni di giovani europei è in aumento? Come evitare di perdere i nostri giovani, che finiscono per andarsene altrove in cerca di ideali e senso di appartenenza perché qui, nella loro terra, non sappiamo offrire loro opportunità e valori? *Dobbiamo passare da un'economia liquida, che tende a favorire la corruzione come mezzo per ottenere profitti, a un'economia sociale che garantisce l'accesso alla terra, al tetto per mezzo del lavoro come ambito in cui le persone e le comunità possano mettere in gioco «molte dimensioni della vita: la creatività, la proiezione nel futuro, lo sviluppo delle capacità, l'esercizio dei valori, la comunicazione con gli altri, un atteggiamento di adorazione. Perciò la realtà sociale del mondo di oggi, al di là degli interessi limitati delle imprese e di una discutibile razionalità economica, esige che si continui a perseguire quale priorità l'obiettivo dell'accesso al lavoro per tutti. *Alla rinascita di un'Europa affaticata, ma ancora ricca di energie e di potenzialità, può e deve contribuire la Chiesa. Il suo compito coincide con la sua missione: l'annuncio del Vangelo, che oggi più che mai si traduce soprattutto nell'andare incontro alle ferite dell'uomo, portando la presenza forte e semplice di Gesù, la sua misericordia consolante e incoraggiante. Dio desidera abitare tra gli uomini, ma può farlo solo attraverso uomini e donne che, come i grandi evangelizzatori del continente, siano toccati da Lui e vivano il Vangelo, senza cercare altro. Solo una Chiesa ricca di testimoni potrà ridare l'acqua pura del Vangelo alle radici dell'Europa. In questo, il cammino dei cristiani verso la piena unità è un grande segno dei tempi, ma anche l'esigenza urgente di rispondere all'appello del Signore «perché tutti siano una sola cosa ([[Vangelo secondo Giovanni|Gv]] 17,21)». ====Conferenza stampa del 26 giugno 2016==== *Io credo che le intenzioni di [[Martin Lutero]] non fossero sbagliate: era un riformatore. Forse alcuni metodi non erano giusti, ma in quel tempo, se leggiamo la storia del Pastor, per esempio - un tedesco luterano che poi si è convertito quando ha visto la realtà di quel tempo, e si è fatto cattolico - vediamo che la Chiesa non era proprio un modello da imitare: c'era corruzione nella Chiesa, c'era mondanità, c'era attaccamento ai soldi e al potere. E per questo lui ha protestato. Poi era intelligente, e ha fatto un passo avanti giustificando il perché faceva questo. E oggi luterani e cattolici, con tutti i protestanti, siamo d'accordo sulla dottrina della giustificazione: su questo punto tanto importante non aveva sbagliato.<ref>[http://www.correctiofilialis.org/wp-content/uploads/2017/08/Correctio-filialis_Italiano.pdf ''Correctio filialis de haeresibus propagatis'', p. 13]. Traduzione italiana disponibile su ''CorrectioFilialis.org''.</ref> ====Intervista de ''La Civiltà Cattolica'', 28 ottobre 2016==== *Lutero voleva porre un rimedio a una situazione complessa. [...] Lutero ha fatto un grande passo per mettere la Parola di Dio nelle mani del popolo. Riforma e Scrittura sono le due cose fondamentali che possiamo approfondire guardando alla tradizione luterana.<ref>Citato in ''[http://www.askanews.it/esteri/2016/10/28/papa-francesco-in-svezia-per-i-500-anni-della-riforma-di-lutero-top10_20161028_180049/ Papa Francesco in Svezia per i 500 anni della riforma di Lutero]'', ''Askanews.it'', 28 ottobre 2016.</ref> *La vicinanza fa bene a tutti. La distanza invece ci fa ammalare.<ref>Citato in ''[https://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2016/10/28/ASfRzitE-bibbia_francesco_lutero.shtml/ Papa Francesco apre anche a Lutero: «Ha messo la Bibbia nelle mani del popolo»]'', ''Il Secolo XIX.it'', 29 ottobre 2016.</ref> *Non si può essere cattolici e settari. Bisogna tendere a stare insieme agli altri.<ref>Citato in ''[https://agensir.it/quotidiano/2016/10/28/papa-in-svezia-intervista-su-la-civilta-cattolica-non-si-puo-essere-cattolici-e-settari/ Papa in Svezia: intervista su "La Civiltà Cattolica"]'', ''Agensir.it'', 28 ottobre 2016.</ref> ====[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2017/october/documents/papa-francesco_20171011_convegno-nuova-evangelizzazione.html/ Discorso ai partecipanti all'incontro promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione], 11 ottobre 2017 ==== *Si deve affermare con forza che la condanna alla [[pena di morte]] è una misura disumana che umilia, in qualsiasi modo venga perseguita, la dignità personale. È in sé stessa contraria al Vangelo perché viene deciso volontariamente di sopprimere una vita umana che è sempre sacra agli occhi del Creatore.<ref>Citato in [https://www.avvenire.it/papa/pagine/pena-di-morte-contraria-al-vangelo-papa-francesco ''Papa Francesco: «La pena di morte è contraria al Vangelo»''], ''avvenire.it'', 11 ottobre 2017.</ref> ==== [http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/june/documents/papa-francesco_20180625_gravissimum-educationis.html Discorso ai membri della Fondazione ''Gravissimum Educationis''], 25 giugno 2018==== *Solo cambiando l'educazione si può cambiare il mondo<ref>[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/june/documents/papa-francesco_20180625_gravissimum-educationis.html Discorso] di Papa Francesco ai membri della Fondazione Gravissimum Educationis in occasione dell'incontro "Educare è trasformare", 25 giugno 2018</ref>. ====[https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2019/september/documents/papa-francesco_20190928_scholae-cantorum.html Discorso del Santo Padre Francesco alle Scholae Cantorum dell'Associazione italiana Santa Cecilia], 28 settembre 2019==== *Cantare, suonare, comporre, dirigere, fare musica nella Chiesa sono tra le cose più belle a gloria di Dio. È un privilegio, un dono di Dio esprimere l'arte musicale e aiutare la partecipazione ai divini misteri. Una bella e buona musica è strumento privilegiato per l'avvicinamento al trascendente, e spesso aiuta a capire un messaggio anche chi è distratto. *[...] la liturgia è la prima "maestra" di catechismo. *La [[musica sacra]] svolge anche un altro compito, quello di saldare insieme la storia cristiana: nella Liturgia risuonano il canto gregoriano, la polifonia, la musica popolare e quella contemporanea. È come se in quel momento a lodare Dio ci fossero tutte le generazioni passate e presenti, ognuna con la propria sensibilità. Non solo, ma la musica sacra – e la musica in genere – crea ponti, avvicina le persone, anche le più lontane; non conosce barriere di nazionalità, di etnia, di colore della pelle, ma coinvolge tutti in un linguaggio superiore, e riesce sempre a mettere in sintonia persone e gruppi di provenienze anche molto differenti. La musica sacra riduce le distanze anche con quei fratelli che a volte sentiamo non vicini. Per questo in ogni parrocchia il gruppo di canto è un gruppo dove si respira disponibilità e aiuto reciproco. ===Omelie=== ====[http://www.tempi.it/curate-la-vita-dal-principio-alla-fine-il-cristiano-non-puo-permettersi-il-lusso-di-essere-un-idiota#.UUyayTd42So Omelia nella solennità di san Raimondo Nonnato], Buenos Aires, 31 agosto 2005==== *''Chi sono io per prendermi cura degli altri?'' Questa affermazione, vi ricordate, chi l'ha fatta per primo? Caino. ''«Sono forse io colui che deve nutrire suo fratello?»'' Questa affermazione criminale, questa frase di morte è un peccato che viene dall'infanzia delle persone che crescono in un modo di pensare egoistico inculcato in loro, sono uomini e donne educati in questo modo. *Dare la vita è aprire il cuore, e prendersi cura della vita è spendersi con tenerezza e calore per gli altri, portare nel mio cuore l'interesse per gli altri. *La cultura della morte non è interessata alla vita, ma all'egoismo. Uno è interessato a sopravvivere, ma non a dare la vita, ad avere cura della vita, ad offrire la vita. *La vita è sempre un dare ed è costoso prendersi cura della vita. Oh quanto costa! Costa lacrime. Ma come è bella la cura per la vita, permettere che la vita cresca, dare la vita come Gesù, e dare in abbondanza, per non permettere che anche uno solo di questi più piccoli vada perso. *Ma è una strada piena di lupi e, forse per questo motivo, potranno condurci davanti ai tribunali, forse per questo motivo, per la cura della vita, ci potranno uccidere. Dovremmo pensare ai martiri cristiani. Li hanno uccisi perché predicavano questo Vangelo della vita, questo Vangelo che Gesù ha portato. Ma Gesù ci dà la forza. Andate avanti! Non siate sciocchi, ricordate, un cristiano non può permettersi il lusso di essere sciocco. *Non possiamo annunciare altro che la vita, dal principio alla fine. Tutti noi dobbiamo curare la vita, amare la vita, con tenerezza, calore. *Questo uomo anziano, questa donna anziana, sono inutili; scarichiamoli, cerchiamo di mandarli nelle case di cura, come si fa con l'impermeabile d'estate con tre naftaline in tasca, negli ospizi perché pensiamo che ora sono da scartare, perché sono inutili. Questo bambino che è in arrivo è un peso per la famiglia: «Oh no, a cosa serve? Non ho idea. Scartiamolo e rimandiamolo al mittente». Questo è ciò che la cultura della morte ci predica. *Se andiamo in fondo alla strada della vita ci possono accadere cose brutte, ma non importa. Ne vale la pena. Lui per primo ci ha aperto la strada. Quindi, andate avanti e non scoraggiatevi. Prendetevi cura della la vita. Ne vale la pena! ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa-francesco_20130314_omelia-cardinali_it.html Santa Messa con i Cardinali], Cappella Sistina, 14 marzo 2013==== *Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore. *Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore. *Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio. *Vorrei che tutti noi, dopo questi giorni di grazia, abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l'unica gloria: Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti. ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa-francesco_20130319_omelia-inizio-pontificato_it.html Santa Messa per l'inizio del Ministero Petrino], Piazza San Pietro, 19 marzo 2013==== *Custodire il creato, ogni uomo ed ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l'orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza! E per il credente, per noi cristiani, come [[Abramo]], come [[san Giuseppe]], la speranza che portiamo ha l'orizzonte di Dio che ci è stato aperto in Cristo, è fondata sulla roccia che è Dio. *Dio non desidera una casa costruita dall'uomo, ma desidera la fedeltà alla sua Parola, al suo disegno; ed è Dio stesso che costruisce la casa, ma di pietre vive segnate dal suo Spirito. *Il vero [[potere]] è il [[servire|servizio]]. ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa-francesco_20130324_palme_it.html Omelia nella solennità della Domenica delle Palme], Piazza San Pietro, 24 marzo 2013==== *Con Cristo il cuore non invecchia mai! *È nel dono di sé, nell'uscire da se stessi, che si ha la vera [[gioia]]. *Il trono regale di Gesù Cristo è il legno della [[Croce cristiana|Croce]]. *La [[Croce cristiana|croce di Cristo]] abbracciata con amore non porta mai alla tristezza, ma alla gioia, alla gioia di essere salvati e di fare un pochettino quel che ha fatto [[Gesù|Lui]] nel giorno della sua morte. *La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall'aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti! *Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa-francesco_20130428_omelia-cresime_it.html Omelia nella messa con i cresimandi], Piazza San Pietro, 28 aprile 2013==== *Vedete, la novità di [[Dio]] non assomiglia alle novità mondane, che sono tutte provvisorie, passano e se ne ricerca sempre di più. La novità che Dio dona alla nostra vita è definitiva, e non solo nel futuro, quando saremo con Lui, ma anche oggi: Dio sta facendo tutto nuovo, lo [[Spirito Santo]] ci trasforma veramente e vuole trasformare, anche attraverso di noi, il mondo in cui viviamo. Apriamo la porta allo Spirito, facciamoci guidare da Lui, lasciamo che l'azione continua di Dio ci renda uomini e donne nuovi, animati dall'amore di Dio, che lo [[Spirito Santo]] ci dona! Che bello se ognuno di voi, alla sera potesse dire: oggi a scuola, a casa, al lavoro, guidato da Dio, ho compiuto un gesto di amore verso un mio compagno, i miei genitori, un anziano! Che bello! *Non ci sono difficoltà, [[tribolazione|tribolazioni]], incomprensioni che ci devono far paura se rimaniamo uniti a [[Dio]] come i tralci sono uniti alla vite, se non perdiamo l'amicizia con Lui, se gli facciamo sempre più spazio nella nostra [[vita]]. Questo anche e soprattutto se ci sentiamo poveri, deboli, peccatori, perché Dio dona forza alla nostra debolezza, ricchezza alla nostra povertà, conversione e perdono al nostro peccato. *Cari amici, spalanchiamo la porta della nostra [[vita]] alla novità di [[Dio]] che ci dona lo Spirito Santo, perché ci trasformi, ci renda forti nelle [[tribolazione|tribolazioni]], rafforzi la nostra unione con il [[Gesù|Signore]], il nostro rimanere saldi in Lui: questa è una vera gioia! ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa-francesco_20131004_omelia-visita-assisi_it.html Omelia nella Santa Messa presieduta nella Visita pastorale ad Assisi], 4 ottobre 2013==== *''Chi segue Cristo, riceve la vera pace, quella che solo Lui, e non il mondo, ci può dare''. [[San Francesco]] viene associato da molti alla pace, ed è giusto, ma pochi vanno in profondità. Qual è la pace che Francesco ha accolto e vissuto e ci trasmette? Quella di Cristo, passata attraverso l'amore più grande, quello della Croce. È la pace che Gesù Risorto donò ai discepoli quando apparve in mezzo a loro. La pace francescana non è un sentimento sdolcinato. Per favore: questo san Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo... Anche questo non è francescano! Anche questo non è francescano, ma è un'idea che alcuni hanno costruito! La pace di san Francesco è quella di Cristo, e la trova chi "prende su di sé" il suo "giogo", cioè il suo comandamento: ''Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato''. E questo giogo non si può portare con arroganza, con presunzione, con superbia, ma solo si può portare con mitezza e umiltà di cuore. *Il Crocifisso non ci parla di sconfitta, di fallimento; paradossalmente ci parla di una morte che è vita, che genera vita, perché ci parla di amore, perché è l'Amore di Dio incarnato, e l'Amore non muore, anzi, sconfigge il male e la morte. Chi si lascia guardare da Gesù crocifisso viene ri-creato, diventa una «nuova creatura». ====[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2014/documents/papa-francesco_20140305_omelia-ceneri_it.html Omelia nella Santa Messa per la benedizione e imposizione delle ceneri], 5 marzo 2014==== *Il Vangelo di oggi indica gli elementi di questo cammino spirituale: la preghiera, il digiuno e l'elemosina. Tutti e tre comportano la necessità di non farsi dominare dalle cose che appaiono: quello che conta non è l'apparenza; il valore della vita non dipende dall'approvazione degli altri o dal successo, ma da quanto abbiamo dentro. ====[https://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2017/documents/papa-francesco-cotidie_20171218_uomo-della-paternita.html/ Omelia nella Messa celebrata a Santa Marta], 18 dicembre 2017 ==== *Giuseppe lottava dentro. E in quella lotta ecco la voce di Dio che gli dice: «alzati!». E proprio «alzati» ritorna «ante volte, all'inizio di una missione, nella Bibbia. Dunque La voce di Dio dice a Giuseppe: «alzati, prendi Maria, portala a casa tua; fatti carico della situazione, prendi in mano questa situazione e vai avanti». *Giuseppe non è andato dagli amici a confortarsi, non è andato dallo [[psichiatria|psichiatra]] perché interpretasse il sogno: no, credette. Ed è andato avanti, ha preso in mano la situazione. [...] Doveva farsi carico di due cose, della paternità e del [[mistero]].<ref>Citato in [http://www.famigliacristiana.it/articolo/il-papa-san-giuseppe-non-ando-dallo-psichiatra-ma-credette.aspx ''Il Papa: «San Giuseppe non andò dallo psichiatra, ma credette».''], ''Famiglia Cristiana'', 12 dicembre 2017.</ref> *Si è fatto carico di una paternità che non era sua: veniva dal Padre. E ha portato avanti la paternità con quello che significa: non solo sostenere Maria e il bambino, ma anche far crescere il bambino, insegnargli il mestiere, portarlo alla maturità di uomo. {{Int|''Evangelii gaudium''|Testo disponibile su [http://www.vatican.va/holy_father/francesco/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20131124_evangelii-gaudium_it.html ''Vatican.va''], 24 novembre 2013|h=2}} ===Incipit=== 1. La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall'isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. In questa Esortazione desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni. ===Citazioni=== *L'adorazione dell'antico [[vitello d'oro]] ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano. La crisi mondiale che investe la finanza e l'economia manifesta i propri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di un orientamento antropologico che riduce l'essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo. (55) *Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. (53) *Il [[denaro]] deve servire e non governare! (58) *Per poter interpretare un testo biblico occorre pazienza, abbandonare ogni ansietà e dare tempo, interesse e dedizione gratuita. Bisogna mettere da parte qualsiasi preoccupazione che ci assilla per entrare in un altro ambito di serena attenzione. Non vale la pena dedicarsi a leggere un testo biblico se si vogliono ottenere risultati rapidi, facili o immediati. Perciò, la preparazione della predicazione richiede amore. (146) *Certamente, per intendere adeguatamente il senso del messaggio centrale di un testo, è necessario porlo in connessione con l'insegnamento di tutta la Bibbia, trasmessa dalla Chiesa. Questo è un principio importante dell'interpretazione biblica, che tiene conto del fatto che lo Spirito Santo non ha ispirato solo una parte, ma l'intera Bibbia, e che in alcune questioni il popolo è cresciuto nella sua comprensione della volontà di Dio a partire dall'esperienza vissuta. (148) *Altra caratteristica è il linguaggio positivo. Non dice tanto quello che non si deve fare ma piuttosto propone quello che possiamo fare meglio. In ogni caso, se indica qualcosa di negativo, cerca sempre di mostrare anche un valore positivo che attragga, per non fermarsi alla lagnanza, al lamento, alla critica o al rimorso. Inoltre, una predicazione positiva offre sempre speranza, orienta verso il futuro, non ci lascia prigionieri della negatività. (159) *Nessuno può esigere da noi che releghiamo la [[religione]] alla segreta intimità delle persone, senza alcuna influenza sulla vita sociale e nazionale, senza preoccuparci per la salute delle istituzioni della società civile, senza esprimersi sugli avvenimenti che interessano i cittadini. (183) *Né il Papa né la [[Chiesa cattolica|Chiesa]] posseggono il monopolio dell'interpretazione della realtà sociale o della proposta di soluzioni per i problemi contemporanei. (184) *I piani assistenziali, che fanno fronte ad alcune urgenze, si dovrebbero considerare solo come risposte provvisorie. Finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all'autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della inequità, non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema. L'inequità è la radice dei mali sociali. (202) *Tra questi deboli, di cui la Chiesa vuole prendersi cura con predilezione, ci sono anche i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo. Frequentemente, per ridicolizzare allegramente la difesa che la Chiesa fa delle vite dei nascituri, si fa in modo di presentare la sua posizione come qualcosa di ideologico, oscurantista e conservatore. Eppure questa difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo. È un fine in sé stesso e mai un mezzo per risolvere altre difficoltà. Se cade questa convinzione, non rimangono solide e permanenti fondamenta per la difesa dei diritti umani, che sarebbero sempre soggetti alle convenienze contingenti dei potenti di turno. (213) *Esiste anche una tensione bipolare tra l'[[idea]] e la [[realtà]]. La realtà semplicemente è, l'idea si elabora. Tra le due si deve instaurare un dialogo costante, evitando che l'idea finisca per separarsi dalla realtà. È pericoloso vivere nel regno della sola parola, dell'immagine, del sofisma. Da qui si desume che occorre postulare un terzo principio: la realtà è superiore all'idea. (231) *La [[Chiesa cattolica|Chiesa]] non pretende di arrestare il mirabile progresso delle [[Scienza|scienze]]. Al contrario, si rallegra e perfino gode riconoscendo l'enorme potenziale che Dio ha dato alla mente umana. Quando il progresso delle scienze, mantenendosi con rigore accademico nel campo del loro specifico oggetto, rende evidente una determinata conclusione che la ragione non può negare, la [[fede]] non la contraddice. Tanto meno i credenti possono pretendere che un'[[scienza e religione|opinione scientifica a loro gradita]], e che non è stata neppure sufficientemente comprovata, acquisisca il peso di un dogma di fede. Però, in alcune occasioni, alcuni scienziati vanno oltre l'oggetto formale della loro disciplina e si sbilanciano con affermazioni o conclusioni che eccedono il campo propriamente scientifico. In tal caso, non è la ragione ciò che si propone, ma una determinata ideologia, che chiude la strada ad un dialogo autentico, pacifico e fruttuoso. (243) *Uno sguardo molto speciale si rivolge al popolo ebreo, la cui Alleanza con Dio non è mai stata revocata, perché «i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili» (''[[Lettera ai Romani|Rm]]'' 11,29). La [[Chiesa cattolica|Chiesa]], che condivide con l'Ebraismo una parte importante delle Sacre Scritture, considera il popolo dell'Alleanza e la sua fede come una radice sacra della propria identità cristiana (cfr [[Lettera ai Romani|Rm]] 11,16-18). Come cristiani non possiamo considerare l'Ebraismo come una religione estranea, né includiamo gli ebrei tra quanti sono chiamati ad abbandonare gli idoli per convertirsi al vero Dio (cfr [[Prima lettera ai Tessalonicesi|1 Ts]] 1,9). Crediamo insieme con loro nell'unico Dio che agisce nella storia, e accogliamo con loro la comune Parola rivelata. (247) *Che dolce è stare davanti a un crocifisso, o in ginocchio davanti al Santissimo, e semplicemente essere davanti ai suoi occhi! Quanto bene ci fa lasciare che Egli torni a toccare la nostra esistenza e ci lanci a comunicare la sua nuova vita! (264) *È urgente ricuperare uno spirito ''[[contemplazione|contemplativo]]'', che ci permetta di riscoprire ogni giorno che siamo depositari di un bene che umanizza, che aiuta a condurre una vita nuova. Non c'è niente di meglio da trasmettere agli altri. (264) *Non si può perseverare in un'evangelizzazione piena di fervore se non si resta convinti, in virtù della propria esperienza, che non è la stessa cosa aver conosciuto [[Gesù]] o non conoscerlo, non è la stessa cosa camminare con Lui o camminare a tentoni, non è la stessa cosa poterlo ascoltare o ignorare la sua Parola, non è la stessa cosa poterlo contemplare, adorare, riposare in Lui, o non poterlo fare. Non è la stessa cosa cercare di costruire il mondo con il suo Vangelo piuttosto che farlo unicamente con la propria ragione. (266) {{Int|''Lumen Fidei''|Testo disponibile su ''[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20130629_enciclica-lumen-fidei.html Vatican.va]''|h=2.}} ===[[Incipit]]=== La luce della [[fede]]: con quest'espressione, la tradizione della [[Chiesa cattolica|Chiesa]] ha indicato il grande dono portato da [[Gesù]], il quale, nel Vangelo di Giovanni, così si presenta: «Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre» (''Gv'' 12,46). ===Citazioni=== *La nuova logica della [[fede]] è centrata su Cristo. La fede in [[Cristo]] ci salva perché è in Lui che la vita si apre radicalmente a un Amore che ci precede e ci trasforma dall'interno, che agisce in noi e con noi. (20) *Il credente è trasformato dall'Amore, a cui si è aperto nella fede, e nel suo aprirsi a questo Amore che gli è offerto, la sua esistenza si dilata oltre sé. (21) *Richiamare la connessione della [[fede]] con la [[verità]] è oggi più che mai necessario, proprio per la crisi di verità in cui viviamo. Nella cultura contemporanea si tende spesso ad accettare come verità solo quella della [[tecnologia]]: è vero ciò che l'uomo riesce a costruire e misurare con la sua [[scienza]], vero perché funziona, e così rende più comoda e agevole la vita. Questa sembra oggi l'unica verità certa, l'unica condivisibile con altri, l'unica su cui si può discutere e impegnarsi insieme. (25) *Dall'altra parte vi sarebbero poi le verità del singolo, che consistono nell'essere autentici davanti a quello che ognuno sente nel suo interno, valide solo per l'individuo e che non possono essere proposte agli altri con la pretesa di servire il bene comune. (25) *Se l'[[amore]] ha bisogno della [[verità]], anche la verità ha bisogno dell'amore. Amore e verità non si possono separare. Senza amore, la verità diventa fredda, impersonale, oppressiva per la vita concreta della persona. La verità che cerchiamo, quella che offre significato ai nostri passi, ci illumina quando siamo toccati dall'amore. Chi ama capisce che l'amore è esperienza di verità, che esso stesso apre i nostri occhi per vedere tutta la realtà in modo nuovo, in unione con la persona amata. (27) *Mossi dal desiderio di illuminare tutta la realtà a partire dall'amore di [[Dio]] manifestato in [[Gesù]], cercando di [[amore|amare]] con quello stesso amore, i primi cristiani trovarono nel mondo greco, nella sua fame di verità, un partner idoneo per il dialogo. L'incontro del messaggio evangelico con il pensiero filosofico del mondo antico costituì un passaggio decisivo affinché il Vangelo arrivasse a tutti i popoli, e favorì una feconda interazione tra fede e ragione, che si è andata sviluppando nel corso dei secoli, fino ai nostri giorni. Il beato [[Giovanni Paolo II]], nella sua Lettera enciclica Fides et ratio, ha mostrato come fede e [[ragione]] si rafforzino a vicenda. (32) *È impossibile credere da soli. La fede non è solo un'opzione individuale che avviene nell'interiorità del credente, non è rapporto isolato tra l'"io" del fedele e il "Tu" divino, tra il soggetto autonomo e Dio. Essa si apre, per sua natura, al "noi", avviene sempre all'interno della comunione della Chiesa. (39) *La trasmissione della fede avviene in primo luogo attraverso il Battesimo. Potrebbe sembrare che il Battesimo sia solo un modo per simbolizzare la confessione di fede, un atto pedagogico per chi ha bisogno di immagini e gesti, ma da cui, in fondo, si potrebbe prescindere. (41) *Senza un amore affidabile nulla potrebbe tenere veramente uniti gli uomini. L'unità tra loro sarebbe concepibile solo come fondata sull'utili­tà, sulla composizione degli interessi, sulla paura, ma non sulla bontà di vivere insieme, non sulla gioia che la semplice presenza dell'altro può suscitare. (51) *Il primo ambito in cui la fede illumina la città degli uomini si trova nella famiglia. Penso anzitutto all'unione stabile dell'uomo e della donna nel matrimonio. Essa nasce dal loro amore, segno e presenza dell'amore di Dio, dal riconoscimento e dall'accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne (cfr ''[[Genesi|Gen]]'' 2,24) e sono capaci di generare una nuova vita, manifestazione della bontà del Creatore, della sua saggezza e del suo disegno di amore. (52) *I giovani hanno il desiderio di una vita grande. L'incontro con Cristo, il lasciarsi afferrare e guidare dal suo amore allarga l'orizzonte dell'esistenza, le dona una speranza solida che non delude. La fede non è un rifugio per gente senza coraggio, ma la dilatazione della vita. Essa fa scoprire una grande chiamata, la vocazione all'amore, e assicura che quest'amore è affidabile, che vale la pena di consegnarsi ad esso, perché il suo fondamento si trova nella fedeltà di Dio, più forte di ogni nostra fragilità. (53) *La fede ci insegna a vedere che in ogni uomo c'è una benedizione per me, che la luce del volto di Dio mi illumina attraverso il volto del fratello. (54) *Al centro della fede biblica, c'è l'amore di Dio, la sua cura concreta per ogni persona, il suo disegno di salvezza che abbraccia tutta l'umani­tà e l'intera creazione e che raggiunge il vertice nell'Incarnazione, Morte e Risurrezione di Gesù Cristo. Quando questa realtà viene oscurata, vie­ne a mancare il criterio per distinguere ciò che rende preziosa e unica la vita dell'uomo. Egli perde il suo posto nell'universo, si smarrisce nella natura, rinunciando alla propria responsabilità morale, oppure pretende di essere arbitro assoluto, attribuendosi un potere di manipolazione senza limiti. (54) *Non facciamoci rubare la speranza, non permettiamo che sia vanificata con soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino, che frammentano il tempo, trasformandolo in spazio. Il tempo è sempre superiore allo spazio. Lo spazio cristallizza i processi, il tempo proietta invece verso il futuro e spinge a camminare con speranza. (57) ===[[Explicit]]=== A Maria, madre della Chiesa e madre della nostra fede, ci rivolgiamo in preghiera. Aiuta, o Madre, la nostra fede!<br> Apri il nostro ascolto alla Parola, perché riconosciamo la voce di Dio e la sua chiamata.<br> Sveglia in noi il desiderio di seguire i suoi passi, uscendo dalla nostra terra e accogliendo la sua promessa.<br> Aiutaci a lasciarci toccare dal suo amore, perché possiamo toccarlo con la fede.<br> Aiutaci ad affidarci pienamente a Lui, a credere nel suo amore, soprattutto nei momenti di tribolazione e di croce, quando la nostra fede è chiamata a maturare.<br> Semina nella nostra fede la gioia del Risorto.<br> Ricordaci che chi crede non è mai solo.<br> Insegnaci a guardare con gli occhi di Gesù, affinché Egli sia luce sul nostro cammino. E che questa luce della fede cresca sempre in noi, finché arrivi quel giorno senza tramonto, che è lo stesso Cristo, il Figlio tuo, nostro Signore! {{Int|''Laudato si<nowiki>'</nowiki>''|Testo disponibile su ''[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html Vatican.va]'', 24 maggio 2015.|h=2}} ===Incipit=== «Laudato si', mi' Signore» cantava [[Francesco d'Assisi|san Francesco d'Assisi]]. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l'esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: «Laudato si', mi' Signore, per sora nostra madre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi, con coloriti flori et herba». ===Citazioni=== *Credo che Francesco sia l'esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. (Par. 11) *Questa sorella {{ndr|la "casa comune", cioè la Terra}} protesta per il male che le provochiamo, a causa dell'uso irresponsabile e dell'abuso che i beni che Dio ha posto in lei. [...] Per questo, tra i poveri più abbandonati e mal trattati c'è la nostra oppressa e devastata terra che «geme e soffre le doglie del parto (''[[Lettera ai Romani|Rm]]'' 8, 22)» (Par. 2) *Esistono forme di inquinamento che colpiscono quotidianamente le persone. L'esposizione agli inquinanti atmosferici produce un ampio spettro di effetti sulla salute, in particolare dei più poveri e provocano milioni di morti premature. (Par. 20) *Invece di risolvere i problemi dei poveri e pensare a un mondo diverso, alcuni si limitano a proporre una riduzione della natalità. [...] Incolpare l'incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi. [...] Ad ogni modo è certo che bisogna prestare attenzione allo squilibrio nella distribuzione della popolazione sul territorio, sia a livello nazionale sia a livello globale, perché l'aumento del consumo porterebbe a situazioni regionali complesse per le combinazioni di problemi legati all'inquinamento ambientale, ai trasporti, allo smaltimento dei rifiuti, alla perdita di risorse e alla qualità della vita. (Par. 50) *Su molte questioni concrete la Chiesa non ha motivo di proporre una parola definitiva e capisce che deve ascoltare e promuovere il dibattito onesto fra scienziati, rispettando le diversità di opinioni. (Par. 61) *Questa responsabilità di fronte ad una terra che è di Dio, implica che l'essere umano, dotato di intelligenza, rispetti le leggi della natura e i delicati equilibri tra gli esseri di questo mondo, perché «al suo comando sono stati creati. Li ha resi stabili nei secoli per sempre; ha fissato un decreto che non passerà» (''[[Libro dei Salmi|Sal]]'' 148,5b-6). Ne consegue il fatto che la legislazione biblica si soffermi a proporre all'essere umano diverse norme, non solo in relazione agli altri esseri umani, ma anche in relazione agli altri esseri viventi: «Se vedi l'asino di tuo fratello o il suo bue caduto lungo la strada, non fingerai di non averli scorti [...]. Quando, cammin facendo, troverai sopra un albero o per terra un nido d'uccelli con uccellini o uova e la madre che sta covando gli uccellini o le uova, non prenderai la madre che è con i figli» (''[[Deuteronomio|Dt]]'' 22, 4.6). In questa linea, il riposo del settimo giorno non è proposto solo per l'essere umano, ma anche «perché possano godere quiete il tuo bue e il tuo asino» (''[[Esodo|Es]]'' 23,12). Così ci rendiamo conto che la Bibbia non dà adito ad un antropocentrismo dispotico che non si interessi delle altre creature. (Par. 68) *Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell'incontro con l'altro diverso da sé. [...] Pertanto non è sano un atteggiamento che pretenda di "cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa" (Par. 155) *Il salvataggio ad ogni costo delle banche, facendo pagare il prezzo alla popolazione, senza la ferma decisione di rivedere e riformare l'intero sistema, riafferma un dominio assoluto della finanza che non ha futuro e che potrà solo generare nuove crisi dopo una lunga, costosa e apparente cura. La crisi finanziaria del 2007-2008 era l'occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici, e per una nuova regolamentazione dell'attività finanziaria speculativa e della ricchezza virtuale. Ma non c'è stata una reazione che abbia portato a ripensare i criteri obsoleti che continuano a governare il mondo. [...] La bolla finanziaria di solito è anche una bolla produttiva. In definitiva, ciò che non si affronta con decisione è il problema dell'economia reale, la quale rende possibile che si diversifichi e si migliori la produzione, che le imprese funzionino adeguatamente, che le piccole e medie imprese si sviluppino e creino occupazione, e così via. (Par. 189) *Se una persona, benché le condizioni economiche le permettono di consumare e spendere di più, abitualmente si copre un po' invece di accendere il riscaldamento, ciò suppone che abbia acquisito convinzioni e modi di sentire favorevoli alla cura dell'ambiente. (Par. 211) *L'educazione alla responsabilità ambientale può incoraggiare vari comportamenti che hanno un'incidenza diretta e importante nella cura per l'ambiente, come evitare l'uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via. (Par. 211) *Non bisogna pensare che questi sforzi non cambieranno il mondo. Tali azioni diffondono un bene nella società che sempre produce frutti [...] Inoltre l'esercizio di questi comportamenti {{ndr|Il riferimento è chiaramente ai comportamenti di cui al precedente par. 211}} ci restituisce il senso della nostra dignità, ci conduce a una maggiore profondità esistenziale, ci permette di sperimentare che vale la pena di passare per questo mondo. (Par. 212) *Quando leggiamo nel Vangelo che Gesù parla agli uccelli e dice che «nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio» (''[[Vangelo secondo Luca|Lc]]'', 12, 6), saremo capaci di maltrattarli e far loro del male? (Par. 221) ==Udienze== ===[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/audiences/2013/documents/papa-francesco_20130403_udienza-generale_it.html Udienza Generale 3 aprile 2013, Piazza San Pietro]=== *Anche nel nostro cammino di fede è importante sapere e sentire che Dio ci ama, non aver paura di amarlo: la fede si professa con la bocca e con il cuore, con la parola e con l'amore. *E questo è un po' la missione delle donne: delle mamme, delle donne! Dare testimonianza ai figli, ai nipotini, che Gesù è vivo, è il vivente, è risorto. Mamme e donne, avanti con questa testimonianza! Per Dio conta il cuore, quanto siamo aperti a Lui, se siamo come i bambini che si fidano. Ma questo ci fa riflettere anche su come le donne, nella Chiesa e nel cammino di fede, abbiano avuto e abbiano anche oggi un ruolo particolare nell'aprire le porte al Signore, nel seguirlo e nel comunicare il suo Volto, perché lo sguardo di fede ha sempre bisogno dello sguardo semplice e profondo dell'amore. *La Morte e la [[Risurrezione di Gesù]] sono proprio il cuore della nostra speranza. *La Risurrezione di Cristo è la nostra più grande certezza; è il tesoro più prezioso! Come non condividere con gli altri questo tesoro, questa certezza? Non è soltanto per noi, è per trasmetterla, per darla agli altri, condividerla con gli altri. È proprio la nostra testimonianza. *Purtroppo, spesso si è cercato di oscurare la fede nella Risurrezione di Gesù, e anche fra gli stessi credenti si sono insinuati dubbi. Un po' quella fede "all'acqua di rose", come diciamo noi; non è la fede forte. E questo per superficialità, a volte per indifferenza, occupati da mille cose che si ritengono più importanti della fede, oppure per una visione solo orizzontale della vita. Ma è proprio la Risurrezione che ci apre alla speranza più grande, perché apre la nostra vita e la vita del mondo al futuro eterno di Dio, alla felicità piena, alla certezza che il male, il peccato, la morte possono essere vinti. E questo porta a vivere con più fiducia le realtà quotidiane, affrontarle con coraggio e con impegno. ===[http://www.vatican.va/holy_father/francesco/audiences/2013/documents/papa-francesco_20131023_udienza-generale_it.html Udienza Generale 23 ottobre 2013, Piazza San Pietro]=== *Il "sì" di Maria, già perfetto all'inizio, è cresciuto fino all'ora della Croce. Lì la sua maternità si è dilatata abbracciando ognuno di noi, la nostra vita, per guidarci al suo Figlio. Maria è vissuta sempre immersa nel mistero del Dio fatto uomo, come sua prima e perfetta discepola, meditando ogni cosa nel suo cuore alla luce dello Spirito Santo, per comprendere e mettere in pratica tutta la volontà di Dio. *La [[Chiesa cattolica|Chiesa]] non è un negozio, non è un'agenzia umanitaria, la Chiesa non è una ONG, la Chiesa è mandata a portare a tutti Cristo e il suo Vangelo. *La fede di Maria è il compimento della fede d'Israele, in lei è proprio concentrato tutto il cammino, tutta la strada di quel popolo che aspettava la redenzione, e in questo senso è il modello della fede della Chiesa, che ha come centro Cristo, incarnazione dell'amore infinito di Dio. ===[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2014/documents/papa-francesco_20140423_udienza-generale.html Udienza Generale 23 aprile 2014, Piazza San Pietro]=== *Quando ci chiudiamo in una qualsiasi forma di egoismo o di auto-compiacimento; quando ci lasciamo sedurre dai poteri terreni e dalle cose di questo mondo, dimenticando Dio e il prossimo; quando poniamo le nostre speranze in [[vanità]] mondane, nel denaro, nel successo. Allora la Parola di Dio ci dice: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo?". Perché stai cercando lì? Quella cosa non ti può dare vita! Sì, forse ti darà un'allegria di un minuto, di un giorno, di una settimana, di un mese... e poi? *Non andiamo da tanti sepolcri che oggi ti promettono qualcosa, bellezza, e poi non ti danno niente! *A tutti i responsabili chiedo di compiere ogni sforzo di creatività e di generosità per riaccendere la speranza nei cuori di questi nostri fratelli e nel cuore di tutte le persone disoccupate a causa dello spreco e della crisi economica. ===[https://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2014/documents/papa-francesco_20141126_udienza-generale.html Udienza Generale 26 novembre 2014, Piazza San Pietro]=== *Ecco la meta a cui tende la Chiesa: è, come dice la Bibbia, la «Gerusalemme nuova», il «[[Paradiso]]». Più che di un luogo, si tratta di uno "stato" dell'anima in cui le nostre attese più profonde saranno compiute in modo sovrabbondante e il nostro essere, come creature e come figli di Dio, giungerà alla piena maturazione. Saremo finalmente rivestiti della gioia, della pace e dell'amore di Dio in modo completo, senza più alcun limite, e saremo faccia a faccia con Lui! (cfr ''[[Prima lettera ai Corinzi|1 Cor]]'' 13,12). È bello pensare questo, pensare al Cielo. Tutti noi ci troveremo lassù, tutti. È bello, dà forza all'anima. [...] Nello stesso tempo, la Sacra Scrittura ci insegna che il compimento di questo disegno meraviglioso non può non interessare anche tutto ciò che ci circonda e che è uscito dal pensiero e dal cuore di Dio. L'apostolo [[Paolo di Tarso|Paolo]] lo afferma in modo esplicito, quando dice che «anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (''[[Lettera ai Romani|Rm]]'' 8,21). Altri testi utilizzano l'immagine del «cielo nuovo» e della «terra nuova» (cfr ''[[Seconda lettera di Pietro|2 Pt]]'' 3,13; ''[[Apocalisse di Giovanni|Ap]]'' 21,1), nel senso che tutto l'universo sarà rinnovato e verrà liberato una volta per sempre da ogni traccia di male e dalla stessa morte. Quella che si prospetta, come compimento di una trasformazione che in realtà è già in atto a partire dalla morte e risurrezione di Cristo, è quindi una nuova creazione; non dunque un annientamento del cosmo e di tutto ciò che ci circonda, ma un portare ogni cosa alla sua pienezza di essere, di verità, di bellezza. ===[https://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2015/documents/papa-francesco_20150415_udienza-generale.html Udienza Generale 15 aprile 2015, Piazza San Pietro]=== *[...] io mi domando, se la cosiddetta [[teoria del gender|teoria del ''gender'']] non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione. Per risolvere i loro problemi di relazione, l'uomo e la donna devono invece parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi bene di più. Devono trattarsi con rispetto e cooperare con amicizia. Con queste basi umane, sostenute dalla grazia di Dio, è possibile progettare l'unione matrimoniale e familiare per tutta la vita. Il legame matrimoniale e familiare è una cosa seria, lo è per tutti, non solo per i credenti. ===[http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2015/documents/papa-francesco_20150422_udienza-generale.html Udienza Generale 22 aprile 2015, Piazza San Pietro]=== *La [[maschio e femmina|donna]] non è una "replica" dell'[[maschio e femmina|uomo]]; viene direttamente dal gesto creatore di Dio. L'immagine della "costola" non esprime affatto inferiorità o subordinazione, ma, al contrario, che uomo e donna sono della stessa sostanza e sono complementari e che hanno anche questa reciprocità. E il fatto che — sempre nella parabola — Dio plasmi la donna mentre l'uomo dorme, sottolinea proprio che lei non è in alcun modo una creatura dell'uomo, ma di Dio. Suggerisce anche un'altra cosa: per trovare la donna — e possiamo dire per trovare l'amore nella donna —, l'uomo prima deve sognarla e poi la trova. ===[https://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2021/documents/papa-francesco_20210421_udienza-generale.html Udienza Generale 21 aprile 2021, Biblioteca del Palazzo Apostolico]=== *Abbiamo tutti da imparare dalla costanza di quel [[Racconti di un pellegrino russo|pellegrino russo]], di cui parla una celebre opera di spiritualità, il quale ha appreso l'arte della preghiera ripetendo per infinite volte la stessa invocazione: "Gesù, Cristo, Figlio di Dio, Signore, abbi pietà di noi, peccatori!". Ripeteva solo questo. Se arriveranno grazie nella sua vita, se l'orazione si farà un giorno caldissima tanto da percepire la presenza del Regno qui in mezzo a noi, se il suo sguardo si trasformerà fino ad essere come quello di un bambino, è perché ha insistito nella recita di una semplice [[giaculatoria]] cristiana. Alla fine, essa diventa parte del suo respiro. ===[https://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2022/documents/20220202-udienza-generale.html Udienza Generale 2 febbraio 2022, Aula Paolo VI]=== *[...] la [[comunione dei santi]] non riguarda solo i fratelli e le sorelle che sono accanto a me in questo momento storico, ma riguarda anche quelli che hanno concluso il pellegrinaggio terreno e hanno varcato la soglia della morte. Anche loro sono in comunione con noi. Pensiamo, cari fratelli e sorelle: in Cristo nessuno può mai veramente separarci da coloro che amiamo perché il legame è un legame esistenziale, un legame forte che è nella nostra stessa natura; cambia solo il modo di essere insieme a ognuno di loro, ma niente e nessuno può rompere questo legame. "Padre, pensiamo a coloro che hanno rinnegato la fede, che sono degli apostati, che sono i persecutori della Chiesa, che hanno rinnegato il loro battesimo: anche questi sono a casa?". Sì, anche questi, anche i bestemmiatori, tutti. Siamo fratelli: questa è la comunione dei santi. La comunione dei santi tiene insieme la comunità dei credenti sulla terra e nel Cielo. ===[https://www.interris.it/primo-piano/papa-francesco-davanti-poveri-rimbocca-maniche-mette-pratica-fede/ Messaggio per la VI Giornata Mondiale dei Poveri 14 giugno 2022]=== *Davanti ai poveri non si fa retorica, ma ci si rimbocca le maniche e si mette in pratica la fede attraverso il coinvolgimento diretto, che non può essere delegato a nessuno. A volte, invece, può subentrare una forma di rilassatezza, che porta ad assumere comportamenti non coerenti, quale è l’indifferenza nei confronti dei poveri. [...] Ciò su cui dobbiamo riflettere è, piuttosto, il valore che il denaro possiede per noi: non può diventare un assoluto, come se fosse lo scopo principale. Un simile attaccamento impedisce di guardare con realismo alla vita di tutti i giorni e offusca lo sguardo, impedendo di vedere le esigenze degli altri. Nulla di più nocivo potrebbe accadere a un cristiano e a una comunità dell’essere abbagliati dall’idolo della ricchezza, che finisce per incatenare a una visione della vita effimera e fallimentare. Non si tratta, quindi, di avere verso i poveri un comportamento assistenzialistico, come spesso accade; è necessario invece impegnarsi perché nessuno manchi del necessario. [...] Non siamo al mondo per sopravvivere, ma perché a tutti sia consentita una vita degna e felice. [...] La povertà che uccide è la miseria, figlia dell’ingiustizia, dello sfruttamento, della violenza e della distribuzione ingiusta delle risorse. È la povertà disperata, priva di futuro, perché imposta dalla cultura dello scarto che non concede prospettive né vie d’uscita. È la miseria che, mentre costringe nella condizione di indigenza estrema, intacca anche la dimensione spirituale, che, anche se spesso è trascurata, non per questo non esiste o non conta. Quando l’unica legge diventa il calcolo del guadagno a fine giornata, allora non si hanno più freni ad adottare la logica dello sfruttamento delle persone: gli altri sono solo dei mezzi. Non esistono più giusto salario, giusto orario lavorativo, e si creano nuove forme di schiavitù, subite da persone che non hanno alternativa e devono accettare questa velenosa ingiustizia pur di racimolare il minimo per il sostentamento. ==Citazioni su papa Francesco== *A Francè, hai commissariato Congregazioni, rimosso sacerdoti, decapitato l'Ordine di Malta e i Francescani dell'Immacolata, ignorato Cardinali... ma n'do sta la tua misericordia? ([[Anonimo]]) *A Roma c'è un solo muro che non si può varcare, e sono proprio le Mura Vaticane dove il Regnante predica al mondo, ma non a casa sua, di abbattere i muri e accogliere tutti. ([[Marcello Veneziani]]) *Amo quello che quest'uomo rappresenta, sento che ciò che sta costruendo non è solo tangibile, ma moderno: sa mettersi in relazione con la gente, senza porsi al centro dell’attenzione, ma paradossalmente ogni cosa che dice o fa lo rende protagonista. ([[Joseph Fiennes]]) *Anche gli europei sono emigrati in tutte le parti del mondo. Bergoglio è andato in Argentina e lo hanno accolto. Poi lui è tornato qui e oggi è Papa. Francesco è un grande esempio per tutti, lavando i piedi agli stranieri o accogliendo i senza fissa dimora vicino San Pietro. ([[Berhaneyesus Souraphiel]]) *Apprezzo molto papa Francesco, è un vero riformatore, perché pur restando all'interno della Chiesa promuove la libertà di pensiero. ([[Norman Manea]]) *Bergoglio incarna, fin dai tempi del suo ministero in Argentina, una Chiesa assetata di giustizia, coinvolta nelle «periferie dell'esistenza», vicina agli ultimi, agli emarginati, come gli anziani abbandonati al loro destino, come i profughi ricordati nella commovente visita a Lampedusa. Una Chiesa permeata dalla «cultura dell'incontro», che sappia creare condivisione negli sterminati spazi urbani dove rischia di dissolversi ogni senso di umanità. Una Chiesa capace di costruire un autentico dialogo in un mondo globalizzato dove persone di diverse religioni e storie convivono sempre più spesso negli stessi luoghi. Soprattutto, una Chiesa che parli della misericordia di Dio. ([[Andrea Riccardi]]) *Come ribadisce Papa Francesco {{ndr|nell'enciclica ''Laudato si'''}}, il cambiamento climatico è una minaccia totalizzante [...]. Mi congratulo con il Papa per la sua forte leadership morale ed etica. Abbiamo bisogno di più di tale guida ispirata. Ci vediamo al vertice sul clima a Parigi? ([[Kofi Annan]]) *È buono come [[Papa Giovanni XXIII|Papa Giovanni]], affascina la gente come [[Papa Giovanni Paolo II|Wojtyła]], è cresciuto tra i gesuiti, ha scelto di chiamarsi Francesco perché vuole la Chiesa del poverello di Assisi. Infine: è candido come una colomba ma furbo come una volpe. ([[Eugenio Scalfari]]) *È un innovatore e mi sembra che vada nella direzione di una maggiore apertura della Chiesa. ([[Giordano Bruno Guerri]]) *Francesco, se si può dire, è un Papa superiore. Francesco è un uomo, nell'accezione migliore del termine. Francesco ci stupirà ancora moltissimo. Francesco è di quelli che ti fanno pensare che ancora sopravvivono uomini giusti, coraggiosi, integri. Francesco non ha paura. Francesco ha le idee chiarissime. Francesco è necessario. Francesco ha le palle. Mi scusi, Santità, non si offenda, ma è proprio vero. Con affetto. ([[Mina (cantante)|Mina]]) *Viene dal Sudamerica e il suo stile campesino lo ha piazzato a Roma. In Sudamerica, ma anche in America con i catecumenali e altre sette la chiesa per non restare fuori dalla società, s'infila dappertutto. Appena trova uno spiraglio, zac! Il Papa somiglia a quelli della Teologia della Liberazione, del resto da quel continente lì arriva. ([[Francesco Margiotta Broglio]]) *Il più grande combattente per la pace che abbia mai conosciuto. ([[Joe Biden]]) *Il vero eroe del nostro tempo è papa Francesco. ([[Denzel Washington]]) *Incontrare Sua Santità Papa Francesco è stato l'onore di una vita. Ho lasciato il Vaticano più determinato che mai a perseguire la pace nel mondo. ([[Donald Trump]]) *Intendevo dire brevemente che in realtà anche io mi sentivo in qualche modo più vicino a [[Papa Benedetto XVI|Papa Ratzinger]], perché [...] effettivamente Ratzinger scriveva libri, aveva una certa profondità di pensiero, che mi sembra di non vedere in Papa Francesco, che è più appunto quello che viene definito un parroco di campagna, che dice delle banalità travestite da metafore religiose. Quindi da questo punto di vista a me Papa Francesco non ha mai fatto una grande impressione e soprattutto mi fa poca impressione questa specie di pauperismo che è la sua immagine. [...] In realtà il [[papa]] è letteralmente l'uomo più ricco del mondo, perché la costituzione del [[Città del Vaticano|Vaticano]] non fa distinzione fra le proprietà dello stato e le proprietà del capo di stato. ([[Piergiorgio Odifreddi]]) *Io ero assolutamente scioccato che il Papa ha fatto una visita sul territorio italiano per benedire l'arrivo illegale di immigrati illegali che arrivano per via di criminali che li mettono a bordo di barche pericolose e poi in maniera criminale li portano sulla costa italiana, e viene il Papa a benedire. [...] {{NDR|Il Papa fa queste cose}} perché ormai in Italia è diventato normale: lo Stato di diritto tanto vale seppellirlo. Questa è la stessa cosa come quando ogni turista che va a Venezia vede vu cumprà, che sono illegalmente in Italia, vendere oggetti contraffatti in maniera illegale senza licenza. E i vigili urbani ben nutriti di Venezia che chiacchierano tra di loro a piazza San Marco e fanno finta di non vedere. È la stessa cosa. O si mantiene la legalità in uno Stato o non si mantiene. ([[Edward Luttwak]]) *La misericordia... ma che se la metta nel culo. Gli omosessuali non hanno bisogno della sua misericordia. D'altra parte è un prete, è un gesuita, non può uscire da questi schemi in cui un pappone ispirato si inventa e impone un peccato per darsi il potere di perdonarlo e intascarne la penitenza dovuta.<br />Bergoglio usa parole nuove, un po' diverse, magari più accorte nella strategia del marketing ma per dire la solita stramaledetta cosa. Cioè la chiusura più totale ai gay e, tanto per cambiare, all'aborto. Non c'è nessuna volontà vera di cambiamento. ([[Aldo Busi]]) *La visione della Chiesa di Francesco è, per così dire, "federale", con un capo in cima che però non è il sommo padrone. Molti temi fondamentali che in passato sono stati accentrati in Vaticano, con Francesco sono stati prima discussi con le conferenze episcopali locali. La sua visione collegiale è stata molto evidente in quest'ultimo concistoro, perché — ancora una volta — il Papa ha scelto i nuovi cardinali con un criterio geograficamente molto ampio, per coinvolgere nel governo della Chiesa anche le diocesi più lontane da Roma. [...] vuole che i posti di responsabilità siano il più possibile diffusi geograficamente e che, lo ha sempre detto, "ogni pastore abbia l'odore delle pecore". ([[Andrea Sarubbi]]) *Lui non è più il Vicario di Cristo in terra, ma il Vicario di Dio perché Cristo non è che l'amore di Dio, non un Dio diverso che s'incarnò, visse 33 anni [...] e fu crocifisso. ([[Eugenio Scalfari]]) *Mi ha colpito tantissimo, fin dal primo momento in cui era stato nominato, il fatto che Papa Bergoglio avesse scelto come nome Francesco. Un nome dai grandi significati cui nessuno prima aveva fatto ricorso. Lui è una persona piena di energia che riesce ad entrare dritto nostri cuori. È una forza della natura che trasmette l'amore di Dio a tutti noi. ([[Carlo Conti (conduttore televisivo)|Carlo Conti]]) *Nel modo di pensare e di comunicare è un papa globale, ma la globalizzazione Francesco l'ha appresa nella sua Buenos Aires: una grande capitale globalizzata che racchiude in sé svariati microcosmi religiosi, sociali e culturali. La Shoah e l'ebraismo, l'ortodossia russa, l'Holodomor degli ucraini, il Metz Yeghern degli armeni: tutte queste realtà Bergoglio le ha conosciute, frequentate e interiorizzate nella capitale argentina. ([[Andrea Riccardi]]) *Papa Francesco è un pubblicitario strepitoso, vende il suo prodotto in maniera incredibile. Con lui non devi aspettarti cambiamenti del prodotto, ma della pubblicità. Dottrinalmente Bergoglio dice poco e nulla, si limita a cambiare la comunicazione. Concede al pubblico ciò che il pubblico vuole. ([[Piergiorgio Odifreddi]]) *Papa Francesco ha una visione generale molto precisa della società contemporanea, della Chiesa di oggi e, in ultima analisi, di tutta la storia. Mi sembra essere affetto da una sorta di iperrealismo che si pretende “pastorale”. Secondo lui, la Chiesa deve arrendersi all’evidenza: le è impossibile continuare a predicare una [[dottrina]] morale quale quella che ha predicato finora. Deve decidersi a capitolare davanti alle esigenze dell’uomo di oggi, e in conseguenza a ripensare la propria [[maternità]]. Certo, la [[Chiesa cattolica|Chiesa]] deve sempre essere madre: ma invece di esserlo trasmettendo la vita ed educando i propri figli, lo sarà nella misura in cui li saprà accettare come sono, ascoltare, comprendere ed accompagnare...Queste preoccupazioni, che non sono cattive in se stesse, vanno qui comprese in un senso nuovo e molto particolare: la Chiesa non può più imporsi, e per conseguenza non lo deve più. È passiva e si adatta. La vita ecclesiale, tale che può essere vissuta oggi, condiziona e determina la [[missione]] stessa della Chiesa, financo la sua ragion d’essere. Per esempio, poiché non può più esigere le stesse condizioni di un tempo per accedere alla Santa [[Eucaristia]], visto che l’uomo moderno vi vede un’intollerabile [[intolleranza]], la sola reazione [[realismo|realista]] e autenticamente cristiana, in questa logica, consiste ad adattarsi a questa situazione e a ridefinire le proprie esigenze. Così, per forza di cose, la [[morale]] cambia: le leggi eterne sono sottomesse ad un’[[evoluzione]] resa necessaria dalle circostanze storiche e dagli imperativi di una [[carità]] falsa e mal compresa. ([[Davide Pagliarani]]) *Papa Francesco [...] grazie alle sue origini latinoamericane, la sua grande capacità di comunicazione, la dote di leader, il suo sincero compromesso nel lavoro cristiano e la sua grande sensibilità, sta aprendo porte e costruendo una nuova mentalità, riuscendo a sensibilizzare l'intera popolazione italiana, credenti e non, rompendo stereotipi e barriere. ([[Aurora Cossio]]) *Per fortuna che c'è Papa Francesco. A Roma, l'ho conosciuto andando alle 7 di mattina a Santa Marta ad una messa dove c'erano 15 persone. Quando mi ha visto ha detto: "Hai portato il pallone?". È fantastico. Sta facendo la rivoluzione. ([[Nicolás Burdisso]]) *San Francesco, secoli fa, ci ha insegnato il rispetto per gli animali, chiamandoli e considerandoli "fratelli e sorelle". Ora abbiamo un altro Francesco, il Papa, che continua a ricordarcelo e così tanti altri sostengono il messaggio che vivere in armonia con la natura è fondamentale. ([[David Quammen]]) *Se gli esegeti entusiasti salutano la svolta di Bergoglio come un inatteso ''triumphum ecclesiae'', è molto più probabile che si delinei, in queste pagine<ref>Il riferimento qui è all'esortazione apostolica ''Evangelii gaudium'' e all'enciclica ''Laudato si<nowiki>'</nowiki>''</ref>, il suo definitivo tramonto. (Flavio Cuniberto, ''Madonna povertà'', Vicenza, Neri Pozza, 2016, pp. 9-10, ISBN 978-88-545-1286-3) *{{NDR|Sulle prospettive della Chiesa cattolica in Cina}} Sono molto grato a Papa Francesco. Ha avuto il coraggio di negoziare con la Cina e penso che sia una persona molto saggia. Credo anche che il futuro della Chiesa in Cina sarà luminoso. ([[Dalù]]) *{{NDR|Intervistatrice: Cosa cucinerebbe a papa Francesco?}} Spaghetti alla milanese. Un pizzico di burro, grana padano e prezzemolo. Finezza, eleganza e semplicità tutte qualità che ha anche il Santo Padre. ([[Gualtiero Marchesi]]) ===[[Antonio Socci]]=== *Agnostici o atei o laicisti che ascoltano Bergoglio si sentono confermati nella loro non-credenza e non certo richiamati alla conversione. Anzi questi personaggi ([[Eugenio Scalfari|Scalfari]] ne è un esempio) traggono dalle parole bergogliane nuova convinzione nella loro ostilità verso la Chiesa, sentendosi dare ragione dal papa stesso... Mentre i cattolici che ascoltano Bergoglio si omologano sempre più alla cultura laicista dominante. La "missione" di Bergoglio quindi è alla rovescia: portare le pecorelle del Signore in bocca ai lupi, cioè al Potere mondano. *Il suo magistero è cangiante come il vestito di [[Saruman]]. *Io prego per lui come cattolico, ma per mestiere devo basarmi sull'evidenza. Basta rileggersi le interviste che concede, è una situazione estremamente dolorosa, drammatica. Dire che Dio non è cattolico significa volere una super religione depurata di dogmi e sacramenti, peccato che l'orizzonte monoteista così inteso vada poi a impattare con il credo trinitario. Ed è un bel problema. Che Dio non abbia un figlio lo sostiene l'islam. *Mi entusiasma la sua libertà evangelica, la sua semplicità, il suo essere fuori dagli schemi clericali. È emozionante quando parla dello sguardo di [[Gesù]] o, come nei giorni scorsi a Guadalupe, degli occhi materni di [[Maria]]. E quando ricorda che il nostro Salvatore non vuol perdere nessuno e si prende ciascuno di noi sulle spalle. *Oggi che il despota ha ridotto alla fame il Venezuela (nonostante sia uno dei paesi più ricchi del pianeta: primo al mondo per riserve sfruttabili di petrolio), oggi che [[Nicolás Maduro|Maduro]] reprime nel sangue le proteste della piazza, il popolo e la Chiesa del Venezuela non potevano più accettare la tacita vicinanza del papa argentino al regime, così la Segreteria di Stato vaticana ha prevalso, facendo vincere oltretevere la linea dei vescovi venezuelani. Capita sempre più spesso. Dentro la Chiesa ormai il regno del "papa argentino" viene definito con termini come "sciagura", "disastro" e "flagello". *Pur con lo stile felpato degli ambienti ecclesiastici, si notano le reti di protezione della Chiesa, di autodifesa per scongiurare i colpi o limitare o rattoppare i danni incalcolabili provocati da Bergoglio e dalla sua corte. Ed è, sempre più spesso, il cardinale [[Pietro Parolin|Parolin]], Segretario di Stato vaticano, il protagonista di quest'opera di contenimento e correzione (com' è accaduto sul Venezuela). ===[[Horacio Verbitsky]]=== *Ho trovato una serie di documenti che non lasciano dubbi {{NDR|sul collaborazionismo fra [[Papa Francesco]] e il regime di [[Jorge Rafael Videla]]}}. In uno, Bergoglio firma la richiesta di rinnovo del passaporto di Jalics senza necessità che venisse dalla Germania. In un altro, il funzionario che riceve la richiesta consiglia al ministro di rifiutarla. In un altro ancora, lo stesso funzionario spiega e firma che Jalics, sospettato di contatti con i guerriglieri, ebbe conflitti con la gerarchia, problemi con le congregazioni femminili (la qual cosa è molto suggestiva), che fu detenuto nella Esma, la Escuela de Mecánica de la Armada (non dice sequestrato ma detenuto) e che si rifiutò di obbedire agli ordini. Finisce dicendo che queste informazioni gli vennero fornite proprio da Bergoglio, oggi papa Francesco. *L'attuale arcivescovo di Buenos Aires e presidente della Conferenza episcopale argentina, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, descriveva altri sacerdoti come "sovversivi" – ho trovato un documento che lo prova negli archivi del Ministero degli Esteri – negli anni della dittatura, quando una simile etichetta poteva costare la vita a chiunque. E non a caso, in seguito si è battuto strenuamente contro la politica di verità, memoria e giustizia intrapresa dai governi democratici del paese. *Non fidatevi di Bergoglio, è un grande attore. *Sarà semplice come Giovanni, severo come Paolo, sorridente come Giovanni Paolo I, iperattivo e populista come Giovanni Paolo II e sottile come Benedetto. *{{NDR|Sull'elezione di Bergoglio a papa}} Una disgrazia, per l'[[Argentina]] e per il Sudamerica. ==Note== <references/> ==Voci correlate== *''[[Chiamatemi Francesco - Il Papa della gente]]'' – film ==Altri progetti== {{interprogetto}} ===Opere=== {{Pedia|Lumen fidei||(2013)}} {{Template:Papi}} {{DEFAULTSORT:Francesco, Papa}} [[Categoria:Gesuiti argentini]] [[Categoria:Papi]] 6xpzpfit6gn8iia5yq87xhqcdz1otyc Paolo Sarpi 0 47692 1219284 1176015 2022-07-27T16:05:54Z AnjaQantina 1348 +citazione wikitext text/x-wiki {{PDA}} [[Immagine:Paolo Sarpi 1.jpg|thumb|Paolo Sarpi]] '''Paolo Sarpi''' (1552 – 1623), religioso, teologo, storico e scienziato italiano. *Può di più un generale che cento Papi.<ref>Citato da [[Giuseppe Zanardelli]] nella [https://storia.camera.it/regno/lavori/leg11/sed382.pdf Tornata del 17 maggio 1873] della Camera dei Deputati (Regno d'Italia).</ref> ==''Istoria del Concilio Tridentino''== ===[[Incipit]]=== Il proponimento mio è di scrivere l'istoria del concilio tridentino, perché, quantonque molti celebri istorici del secol nostro nelli loro scritti n'abbiano toccato qualche particolar successo, e Giovanni Sleidano, diligentissimo autore, abbia con esquisita diligenza narrate le cause antecedenti, nondimeno, poste tutte queste cose insieme, non sarebbono bastanti ad un'intiera narrazione. ===Citazioni=== *Nell'istesso regno di Boemia erano li seguaci di Giovanni Hus che si chiamavano calistini overo ''sub utraque'', li quali, fuori che in questo particolare che nella santissima communione ministravano al popolo il calice, nelle altre cose non erano molto differenti dalla dottrina della Chiesa Romana. Ma né questi venivano in considerazione, così per il loro picciol numero, come perché mancavano di erudizione, né si vedeva che desiderassero communicar la loro dottrina, né che altri fossero desiderosi d'intenderla. (da ''Libro primo'' [1500 - agosto 1544], Volume primo, p. 9) *Questo modo di cavar danari fu messo in uso doppo il 1100. Imperoché, avendo [[Papa Urbano II|papa Urbano II]] concessa [[indulgenza]] plenaria e remissione di tutti i peccati a chi andava nella milizia di Terra Santa per conquistar e liberar il sepolcro di Cristo dalle mani di maomettani, fu seguitato per più centenara d'anni dalli successori, avendo alcuni d'essi, (come sempre si aggionge alle nuove invenzioni) aggiontovi la medesima indulgenza a quelli che mantenevano un soldato, non potendo essi o non volendo personalmente andare nella milizia; e poi, col progresso, concesso le medesime indulgenze e remissioni anco per far la guerra a quelli che, se ben cristiani, non erano obedienti alla Chiesa romana; e per lo più erano fatte abondantissime essazzioni di danari sotto li pretesti detti di sopra. Li quali però erano applicati, o tutti, o la maggior parte, ad altri usi. (da ''Libro primo'' [1500 - agosto 1544], Volume primo, p. 11) *Seguendo questi essempii [[Papa Leone X|Leone]], così consegliato dal cardinal Santi Quattro, mandò un'[[indulgenza]] e remissione de peccati per tutte le regioni di cristiani, concedendola a chi contribuisse danari et estendendola anco a morti: per i quali, quando fatta l'esborsazione, voleva che fossero liberati dalle pene del purgatorio; aggiongendo anco facoltà di mangiar ova e latticini ne' giorni di digiuno, di eleggersi confessore et altre tali abilità. (da ''Libro primo'' [1500 - agosto 1544], Volume primo, p. 11) *Si aggionse la cattiva vita delli questori, i quali nelle taverne et altrove, in giuochi et altre cose più da tacere, spendevano quello che il popolo risparmiava dal suo vivere necessario per acquistare le indulgenze. Dalle quali cose eccitato [[Martin Lutero|Martino Lutero]], frate dell'ordine degli eremitani, li portò a parlar contra essi questori; prima riprendendo solamente i nuovi eccessivi abusi, poi, provocato da loro, incominciò a studiare la materia, volendo vedere i fondamenti e le radici dell'indulgenza; li quali essaminati, passando dagli abusi nuovi alli vecchi e dalla fabbrica alli fondamenti, diede fuora [[95 tesi di Lutero|95 conclusioni]] in questa materia, le quali furono proposte da esser disputate in Vitemberga; né comparendo alcuno contra di lui, se ben viste e lette, non furono da alcuno oppugnate in conferenza vocale, ma ben frate Giovanni Thecel, dell'ordine di san Domenico, ne propose altre contrarie a quelle in Francfort di Brandburg. (da''Libro primo'' [1500 - agosto 1544], Volume primo, pp. 13-14) *Queste cose così incerte allora e che non avevano altro fondamento che la bolla di [[Papa Clemente VI|Clemente VI]] fatta per il giubileo del 1350, non parevano bastanti per oppugnar la [[luteranesimo|dottrina]] di [[Martin Lutero|Martino Lutero]], risolvere le sue ragioni e convincerlo [...]. Questo diede occasione a Martino di passar dalle [[indulgenza|indulgenze]] all'autorità del pontefice, la qual essendo dagli altri predicata per suprema dalla Chiesa, da lui era sottoposta al concilio generale legitimamente celebrato, del quale diceva esservi bisogno in quella instante et urgente necessità; e continuando il calore della disputa, quanto più la potestà papale era dagli altri inalzata, tanto più da lui abbassata. [..] E per l'istessa ragione fu anco messa a campo la materia della remissione de peccati e della penitenza e del purgatorio, valendosi di tutti questi luoghi i romani per prova delle indulgenze. (da ''Libro primo'' [1500 - agosto 1544], Volume primo, pp. 15-16) *Dopo molte dispute, nelle quali i teologi attribuivano a sé soli la decisione, trattandosi di cosa di fede, et i giureconsulti se l'appropriavano quanto alla forma di giudicio, fu proposto composizione tra loro, distinguendo il negozio in tre parti: la [[luteranesimo|dottrina]], i libri e la persona. Della dottrina, concessero i canonisti che si condannasse senza citazione; della persona, persistevano in sostenere che fosse necessaria; però non potendo vincer gli altri, che insistevano con maggior acrimonia e si coprivano col scudo della religione, trovarono temperamento che a [[Martin Lutero|Martino]] fosse fatto un precetto con termine conveniente, che così si risolverebbe in citazione. Delli libri fu più che fare, volendo i teologi ceh insieme con la dottrina fossero dannati assolutamente, et i canonisti che si ponessero dal canto della persona e si comprendessero sotto il termine. Non potendosi accordar in questo, fu fatto l'uno e l'altro: prima dannati al presente, e poi dato il termine di abbruciarli. (da ''Libro primo'' [1500 - agosto 1544], Volume primo, pp. 21-22) *Primieramente [[luteranesimo|quelli]] che avevano abbracciate le opinioni di [[Martin Lutero|Lutero]] volevano il concilio con condizione che in quello tutto fosse deciso e regolato con la Scrittura, escluse tutte le constituzioni pontificie e le dottrine scolastiche, perché così tenevano certo non solo di difender la loro, ma anco che ella sola dovess'essere approvata. Ma un concilio che procedesse come era fatto per 800 anni inanzi non lo volevano, e si lasciavano intendere di non rimettersi a quel giudicio. (da ''Libro primo'' [1500 - agosto 1544], Volume primo, p. 34) *[[Lorenzo Pucci (cardinale)|Lorenzo Puccio]], fiorentino, cardinale di Santi Quattro, che fu datario di [[Papa Leone X|papa Leone]] e ministro diligente per ritrovar danari, come s'è già detto, et ora era sommo penitenziero, col parer universale riferì al [[Papa Adriano VI|pontefice]] ch'era stimata irreuscibile la proposta, e che quando fosse tentata, in luogo di rimediare alli presenti mali, n'averebbe suscitati di molto maggiori. Che le pene canoniche erano andate in disuso perché, mancato il fervor antico, non si potevano più sopportare; però, volendo ritornarle, era necessario prima ritornare l'istesso zelo e carità nella Chiesa. Che il presente secolo non era simile alli passati, ne' quali tutte le deliberazioni della Chiesa erano ricevute senza pensarci più oltre, là dove al presente ogni uno vuol farsi giudice et essaminare le ragioni. (da ''Libro primo'' [1500 - agosto 1544], Volume primo, pp. 40-41) *Ma [[Enrico VIII d'Inghilterra|Enrico]], subito veduta la sentenza, disse importare poco, perché il [[Papa Clemente VII|papa]] sarebbe vescovo di Roma, et egli unico padrone del suo regno; che l'avrebbe fatta al modo antico della Chiesa orientale, non restando d'essere buon cristiano,, né lasciando introdurre nel regno l'eresia luterana o altra; e cosí esseguí. (da ''Libro primo'' [1500 - agosto 1544], Volume primo, p. 118) *Il [[Pietro Paolo Vergerio|Vergerio]] ritornato in Germania fece l'ambasciata del [[Paolo III|pontefice]] a [[Ferdinando I d'Asburgo|Ferdinando]], prima, e poi a qualonque de' protestanti che andava a trovar quel [[Ferdinando I d'Asburgo|re]] per gli occorrenti negozii; e finalmente fece un viaggio per trattar anco con gli altri. Da nissuno d'essi ebbe altra risposta, salvo che averebbono consultato insieme nel convento che dovevano ridurre nel fine dell'anno, e di commun consenso deliberata la risposta. La proposizione del noncio conteneva che quell'era il tempo del concilio tanto desiderato, avendo il pontefice trattato con [[Carlo V d'Asburgo|Cesare]] e con tutti i re per ridurlo seriamente, e non come altre volte, in apparenza; et acciò non si differisca più, aveva risoluto d'elegger per luogo Mantova, conforme a quello che già due anni era stato risoluto con l'[[Carlo V d'Asburgo|imperatore]]. La qual città essendo di un feudatario imperiale e vicina ai confini di Cesare e de' Veneziani, potevano tenerla per sicura; senza che il pontefice e Cesare averebbono data ogni maggior cauzione. (da ''Libro primo'' [1500 - agosto 1544], Volume primo, pp. 125-126) *Ma il [[Pietro Paolo Vergerio|Vergerio]] nel principio dell'anno 1536 tornò al [[Paolo III|pontefice]] per riferire la sua legazione. Riportò in somma che i protestanti non erano per ricever alcun concilio, se non libero, in luogo opportuno, tra i confini dell'Imperio, fondandosi sopra la promessa di [[Carlo V d'Asburgo|Cesare]], e che di [[Martin Lutero|Lutero]] e degli altri suoi complici non vi era speranza alcuna, né si poteva pensar ad altro che opprimergli con la guerra. Ebbe il Vergerio per suo premio il vescovato di Capo d'Istria, sua patria, e dal pontefice fu mandato a Napoli per fare la medesima relazione all'[[Carlo V d'Asburgo|imperatore]], il qual, ottenuta la vittoria in Africa, era passato in quel regno per ordinare le cose di quello. Et udita la relazione del noncio, passò Cesare a Roma. (da ''Libro primo'' [1500 - agosto 1544], Volume primo, pp. 131-132) *Dieci giorni dopo li legati, gionse a Trento [[Diego Hurtado de Mendoza y Pacheco|don Diego di Mendozza]], ambasciatore cesareo appresso la republica di Venezia, per intervenire al [[Concilio di Trento|concilio]] con amplissimo mandato datogli il 20 febraro da Bruselles, e fu ricevuto da' legati con l'assistenza del [[Cristoforo Madruzzo|cardinale Madruccio]] e di tre vescovi, che tanti sino allora erano arrivati, quali, per essere stati i primi, è bene non tralasciare i loro nomi: e furono Tomaso Campeggio vescovo di Feltre, nepote del cardinale, Tomaso di San Felicio, vescovo della Cava, fra' Cornelio Musso franciscano, vescovo di Bitonto, il più eloquente predicatore di quei tempi. Quattro giorni dopo fece don Diego la sua proposta in scritto: conteneva la buona disposizione della [[Carlo V d'Asburgo|Maestà Cesarea]] circa la celebrazione del concilio e l'ordine dato ai prelati di Spagna per ritrovarsi, quali pensava che oramai fossero in camino; fece scusa di non essere venuto prima per le indisposizioni; ricercò che s'incominciassero le azzioni conciliari e la riforma de' costumi, come due anni prima in quel luogo medesimo era stato proposto da monsignore Gravela e da lui. (da ''Libro primo'' [1500 - agosto 1544], Volume primo, pp. 195-196) *Venne finalmente il 13 di decembre, quando in Roma il papa publicò una bolla di giubileo, dove narrava aver intimato il [[concilio di Trento|concilio]] per sanare le piaghe causate nella Chiesa dagli empi eretici. Perilché essortava ogniuno ad aiutare i padri congregati in esso con le loro preghiere appresso Dio; il che per fare più efficacemente e fruttuosamente, dovessero confessarsi e digiunare tre dì, e ne' medesimi intervenire alle processioni e poi ricevere il santissimo sacramento, concedendo perdono di tutti i peccati a chi cosí facesse. E l'istesso giorno in Trento i legati con tutti i prelati, che erano in numero 25 in abito pontificale, accompagnati da' teologi, dal clero e dal popolo forestiero e della città, fecero una solenne processione dalla chiesa della Trinità alla catedrale. (da ''Libro secondo'' [settembre 1544 - marzo 1547], Volume primo, p. 225-226) *Il [[Filippo II di Spagna|re Filippo di Spagna]] fu primo dar forma più conveniente, facendo del 1558 una legge che il catalogo de' libri proibiti dall'Inquisizione di Spagna si stampasse. Al qual essempio anco [[Paolo IV]] in Roma ordinò che da quell'officio fosse composto e stampato un [[Indice dei libri proibiti|Indice]], come fu esseguito nel 1559, nel quale furono fatti molti passi più inanzi che per lo passato, e gettati fondamenti per mantener et aggrandir l'autorità della corte romana molto maggiormente, col privar gl'uomini di quella cognizione che è necessaria per difendergli dalle usurpazioni. Sino a quel tempo si stava tra i termini de' libri de eretici, né era libro vietato, se non di autore dannato. (da ''Libro sesto'' [1 gennaio - 17 settembre 1562], Volume secondo, p. 765) *Questo [[Indice dei libri proibiti|indice]] fu diviso in tre parti: la prima contiene i nomi di quelli, l'opere de' quali tutte, di qualunque argomento siano (eziandio profano), sono vietate; et in questo numero sono riposti non solo quelli che hanno professato dottrina contraria alla romana, ma molti ancora sempre vissuti e morti nella communione di quella. Nella seconda parte si contengono nomi de' libri che particolarmente sono dannati, non proibiti gl'altri dagli stessi autori. Nella terza, alcuni scritti senza nome, oltra che, con una regola generale, sono vietati tutti quelli che non portano il nome degli autori scritti dopo il 1519 e sono dannati molti autori e libri che per 300, 200 e 100 anni erano stati per mano di tutti i letterati della romana Chiesa, sapendo e non contraddicendo i pontefici romani per tanto tempo, e de' moderni ancora furono proibiti di quelli che erano stampati in Italia, eziandio in Roma con approbazione dell'Inquisizione, et anco approbati dal papa medesimo per i suoi brevi, come le annotazioni d'[[Erasmo da Rotterdam|Erasmo]] sopra il Testamento nuovo, che da [[Papa Leone X|Leon X]], dopo averle lette, furono approbate con un suo breve, sotto il dato in Roma 1518, 10 settembre. (da ''Libro sesto'' [1 gennaio - 17 settembre 1562], Volume secondo, pp. 765-766) *Si ruppe la guerra quasi per tutte le provincie di Francia tra l'una parte e l'altra, et in quell'estate furono sino 14 esserciti formati tutti in un tempo in diverse parti del regno. Combattevano anco figliuoli contra padri, fratelli contra fratelli, e sino femine dall'una parte e l'altra presero le armi per mantener la loro religione. [...] Che dove gl'[[Ugonotti|ugonotti]] restarono vincitori, erano abbattute le immagini, destrutti gl'altari et espilate le chiese e gl'ornamenti d'oro et argento fusi per batter moneta con che pagar soldati. li catolici, dove vincevano, abbrugiavano le Bibie volgari, rebattezavano li fanciulli, costringevano a rifar di nuovo li matrimoni fatti secondo le ceremonie riformate, e più di tutti era miserevole la condizione de' chierici e de' ministri riformati, de' quali, quando capitavano in mano degl'avversarii, era fatto straccio crudele et inumano; et in termini di giustizia anco si facevano essecuzioni grandi, massime dalla parte catolica. (da ''Libro settimo'' [18 settembre 1562 - 15 maggio 1563], Volume secondo, pp. 1023-1024) *Nel luglio il parlamento di Parigi fece un arresto che fosse lecito uccidere tutti gli [[ugonotti]]; il quale per publico ordine si leggeva ogni dominica in ciascuna parochia. Aggionsero poi un altro, decchiarando ribelli, nimici publici, notati d'infamia con tutta la loro posterità e confiscati li beni di tutti quelli che avevano preso le armi in Orliens, eccettuando Condé, sotto pretesto che fosse tenuto da loro per forza. E con tutto che molte trattazioni passassero tra l'una parte e l'altra, essendosi eziandio abboccati insieme la regina madre del re et il prencipe de Condé, l'ambizione de' grandi impedì ogni componimento, sì che non fu possibile trovar modo come acquetare il moto. (da ''Libro settimo'' [18 settembre 1562 - 15 maggio 1563], Volume secondo, p. 1024) *Il [[Papa Pio IV|pontefice]], vedute le risposte dagl'ambasciatori date a' capitoli da' legati proposti, tanto più si confermò che bisognava metter fine al [[concilio di Trento|concilio]], altrimente qualche gran scandalo sarebbe seguito, et aveva per leggieri gl'incovenienti preveduti e dubitava di qualche maggior impreveduto; ma vedendo la difficoltà di metter fine senza terminar le cose perché il concilio era congregato, se i i prencipi non se ne contentavano, deliberò di far ufficio di questo con tutti. Scrisse di ciò a' noncii suoi in Germania, Francia e Spagna, ne parlò con tutti gl'ambasciatori residenti appresso di sé et anco con quei de' prencipi d'Italia; et usava questo concetto: che a chi l'avesse aiutato a finir il concilio, sarebbe più obbligato che se avessero fatto assistenza con le armi in qualche gran bisogno. (da ''Libro ottavo'' [17 maggio 1563 - 12 marzo 1565], Volume secondo, p. 1190) ==''Scritti filosofici e teologici''== ===[[Incipit]]=== Sappiamo certo e l'essere e la [[Causa (filosofia)|causa]] di quelle cose di far le quali abbiamo perfetta cognizione; di quelle, che solo conosciamo per esperienza, sappiam l'essere, ma non la causa; conghietturandola poi, cerchiamo solamente quella ch'è possibile, ma tra molte cause, che troviamo possibili, non possiamo certificarci qual sia la vera: il che si vede avvenir nelle descrizioni delle teorie celesti, ed avverrebbe a chi vedesse di prima faccia un orologio. <!--(§ 1; p. 3)--> ===Citazioni=== *Il senso del [[Tatto (senso)|tatto]] non è uno solo. Manifestasi ciò dai membri che servono alla generazione, i quali hanno un modo particolare di sentire, e dalla bocca del ventricolo, che ne ha un altro diverso. Di più questa ha un oggetto particolare, una particolar dilettazione, particolar molestia e quegli un'altra ne hanno. (§ 92; p. 27) *Quello che [[Aristotele]] dice dei sogni, cioè talvolta esser causa di altre sintomi, è vero in tutte le [[divinazione|divinazioni]], perché colui che crede alla divinazione, per quella fede si muove a far cose, delle quali causa ella diviene. Ma dei segni, come li sogni ippocratici, niuno è mai. (§ 268; p. 63) *Se uno vedesse un sol [[colore]], senza distanza né varietà di sito, tanto sarebbe il vedere quant'esser cieco. Non possiamo noi immaginar una figura senza colore, nondimeno un cieco nato se l'immagina; onde si conchiude che, se fossimo assuefatti a metterc'innanzi la specie d'un corpo, come la riceviamo dal tatto, e come dal vedere, non sarebbe la medesima in quanto corpo ancora. (§ 389; p. 86) ==[[Incipit]] di alcune opere== ===''Discorso dell'origine, forma, leggi, ed vso dell'Vfficio dell'Inquisitione nella Citta, e Dominio di Venetia''=== Eseguendo colla debita riverenza il commandamento fattomi dà V. Serenità, di ridur insieme, ed ordinare tutta la materia spettante all'Officio dell'Inquisizione contro l'Heresia, hò ritrovato il tutto essere stato cosi ben regolato ne' tempi passati, dalli Consegli della Serenissima Republica, ch'al presente non vi è altro bisogno, se non por insieme ciò che in diverse occasioni è stato determinato, ponendo ad effetto quanto deliberò l'Eccellentissimo Consiglio de i Dieci, e Gionta, del 1550. 22 Novembre. c. 8. cio è, Che in tutto il Dominio Veneto si procedi uniformemente, e conforme à ciò che si osserva in quest'Inclita Città: com'anco fu concordato trà'l sommo Pontefice Giulio III. e la Serenissima Republica del 1551. c. 18. e. 19. ===''Historia particolare delle cose passate trà il Sommo Pontefice Paolo V. E la Serenissima Republica di Venetia''=== Paolo V. dalli primi anni della sua pueritia fu dedito e nodrito in quelli studij che non hanno altro per scopo se non l'acquistare la Monarchia spirituale e temporale di tutto il mondo al Pontefice Romano, e avanzando l'ordine clericale sottrarlo dalla potestà e giurisdittione di tutti li Prencipi, inalzandolo anco sopra li Rè, e sottomettendogli i secolari in ogni genere di servigi e commodi. ==Citazioni su Paolo Sarpi== *A quel massimo degli umani intelletti, Paolo Sarpi, ragionevolmente parve lo straordinario ingegno una prontissima passività a ricevere e riprodurre in sè anco le minime impressioni degli oggetti o sensibili o intelligibili, e però non altro che una straordinaria e male invidiata malattia, la quale i moderni fisiologi nel moderno linguaggio chiamerebbero lenta encefalite. ([[Pietro Giordani]])<ref>Citato in [[Federico De Roberto]], ''Il genio e l'ingegno'', in "[http://www.liberliber.it/mediateca/libri/d/de_roberto/il_colore_del_tempo/pdf/de_roberto_il_colore_del_tempo.pdf Il colore del tempo]", R. Sandron, Milano-Palermo, 1900.</ref> *Il nome di {{sic|Frà}} Paolo è popolare in tutta l'Europa, e ciò non pertanto non abbiamo che assai imperfette notizie intorno alla sua vita. Gli articoli che la riguardano inseriti nelle raccolte biografiche sono zeppi di errori, né mi ha fatto meraviglia di leggere nella Biografia Universale stampata recentemente a Venezia, nella patria del Sarpi, spacciate sul conto suo le più grosse falsità del mondo: non mi ha fatto meraviglia, ripeto, perché la riputazione di questo grand'uomo essendo stata lungamente in mano ad un ordine di persone che lo avea sacro ad un odio fanatico, ove a loro sottratto non lo avesse il secolo che sempre va innanzi e approva tutto che egli fece e scrisse, Frà Paolo sarebbe tra quelli che giacciono oppressi dalle superstizioni della loro età, e dalla ingiustizia de' giudizi del mondo. ([[Aurelio Bianchi-Giovini]]) *Uomo enciclopedico, nato non solo all'onor dell'[[Italia]] ma della umanità. ([[Giovanni Battista Della Porta]]) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Paolo Sarpi, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/sarpi/index.htm Discorso dell'origine, forma, leggi, ed vso dell'Vfficio dell'Inquisitione nella Citta, e Dominio di Venetia]'', 1638. *Paolo Sarpi, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/sarpi/index.htm Istoria del Concilio Tridentino]'', Einaudi, Torino, 1974. *Paolo Sarpi, ''Istoria del Concilio Tridentino'', a cura di Corrado Vivanti, 2 volumi, Einaudi, Torino, 2011. ISBN 978-88-06-20875-2 *Paolo Sarpi, ''[https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=1922961 Scritti filosofici e teologici. {{small|Editi e inediti}}]'', a cura di Romano Amerio, Laterza, Bari, 1951. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Sarpi, Paolo}} [[Categoria:Scienziati italiani]] [[Categoria:Serviti italiani]] [[Categoria:Storici italiani]] [[Categoria:Teologi italiani]] onfuo7ufql1xi1b86hcqlnjyvth4s34 Salvatore Morelli 0 48557 1219308 1001558 2022-07-27T20:38:51Z AnjaQantina 1348 +immagine, +citazione wikitext text/x-wiki [[File:Morelli Salvatore.jpg|thumb|Salvatore Morelli]] '''Salvatore Morelli''' (1824 – 1880), scrittore, giornalista e politico italiano. *Il primo [[monumento]] da ristaurare è l'uomo. (citato in [[Virgilio Estival]], ''Cenno critico-biografico'', introduzione a Salvatore Morelli, ''La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale'', p. XXXV) ==''Brindisi e Ferdinando II, o Il passato, il presente e l'avvenire di Brindisi''== ===[[Incipit]]=== Le lunghe discussioni, che ànno involte le menti di coloro, che con poca critica giudicarono della origine di questo popolo, senza venire ad una chiarezza dì falto con 1'ajuto di stabili documenti, senza svegliare l'eloquio di qucll'età da cui prende cominciamento la nostra, non contengono in gran parte altro pregio fuorché i frastagli di chimeriche induzioni, capaci soltanto a rivelare la smodata boria d'uno stravagante amor cittadino — Noi per altro ci siamo studiati seguir la opinione di quei dotti, i quali chiamando lor maestro [[Gottfried Wilhelm von Leibniz|Leibnìzio]], (che dalle congetture etnografiche trasse la ragion cronologica della emigrazione de' popoli), si sono più accostati al vero, spogliando i loro pensamenti d'ogni puerile credenza. ===Citazioni=== *{{NDR|[[Brindisi]]}} Posto al termine dell'[[Italia]] signoreggia le azzurre acque Adrìatiche, le quali in varii seni dividendosi, formano dalla costa Orientale un porto illustre, per cui si rese favorita residenza de' [[Roma|Romani]] e de' [[Grecia|Greci]]. — E a chi non é dato bearsi nel suo svariato orizzonte, s'immagini per poco due valli, entro cui immettendosi l'[[Mare Adriatico|Adriatico]], racchiudono da scirocco a tramontana un vasto continente nel quale la razza [[Brindisi|Brindisina]] educata alla guerra ed al commercio à descritta la parabola della vita individua, la quale nasce, cresce, muore, e si rigenera seguendo sempre la rivoluzione de' tempi. (in ''Introduzione'', p. 10) *E degli abitanti {{NDR|di [[Brindisi]]}}, le donne leggiadre e cortesi serbano ancora la dignità matronale ereditata da' maggiori, senza mancare alla gentilezza che la civillà avvanzata imprime al costume. Gli uomini robusti e vigorosi affacciano lineamenti maschi et armonici, prontezza d'ingegno e calda immaginazione. (in ''Introduzione'', p. 11-12) *Saluterai quindi i cento Eroi che solcarono quelle placide onde, e tra questi griderai salve al generoso dei Ré — al solenne Sacerdote dell'umanità— a [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando Secondo]], che va ridonando a questa terra alto rodaggio di vita Civile e Commerciale. (in ''Introduzione'', p. 15) *Richiedere alla storia le ragioni per le quali i Romani missionati alla conquista d'un regno cosmopolito, s'indussero a soggiogare [[Brindisi]], é lo stesso che cogliere il fine ultimo delle prerogative d'una ragion di stato. (p. 23) *Nella gran successione degli avvenimenti, indeboliti ed essiccati i fonti della virtù, base fondamentale del governo civile, il nostro paese addivenne di tutti coloro, che dallo scopo dell'invasione erano al di là dalle lor sedi virulentemente trasportati. (p. 44) *I Saraceni però in questo mutarsi di cose invadendo l'Italia fecero massimamente sentire il peso del loro vandalico umore alla sede del reggimento Salentino, ''ed ogni effetto de loro caprìcci precipitarono sovr essa, non men che gli Ebrei rovesciavano sull' Irco emissario il cumulo delle iniquità d'Israele''.<br />Povera Brindisi ! vittima del furor de' barbari si vide dopo sanguinosa resistenza disertata degli oggeti più cari, e fuoco, e ferro, e braccio tutto le schiuse scena orrenda di temerario squallore! (p. 48) *Maggior rovina produsse e su [[Brindisi]], e su [[Taranto]] la novella invasione de' Longobardi. Al dir dell'anonimo di [[Bari]], la nostra città non presentava che un funesto spettacolo, il quale crebbe di vantaggio col ritorno che vi fecero le milizie Saracinesche. Invano gli Appuli tentarono allontanarli co' sanguinosi fatti d'arme sostenuti ne' dintorni di [[Oria]], questi ingagliardivano vieppiù ed alimentavano di strage la temeraria loro indole. (p. 50) {{NDR|Salvatore Morelli, ''Brindisi e Ferdinando II, o Il passato, il presente e l'avvenire di Brindisi'', ''Quadri storici'', Tip. Del Vecchio, Lecce 1848}} ==''La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale''== ===[[Incipit]]=== Dalle meditazioni dolorose sulle pubbliche ed individuali sciagure, nel dodicennio della pena politica duramente espiata pel riscatto di questa dilettissima patria, io desunsi il criterio logico dell'urgenza di un nuovo processo educativo più conforme alla giustizia ed alla civiltà. Laonde essendomi convinto che la [[società]] non si rigenera se non rigenerando la [[famiglia]], e che il mezzo più attuoso a questo scopo supremo è la [[scienza]], e l'organo trasmissorio più naturale, più diffusivo e più efficace è la [[donna]], così mi proposi intitolare questo lavoro che ne reassume il concetto, coi due simpatici nomi, nei quali è riposto il segreto di condurre a felice soluzione l'arduo problema della vita, che oramai s'impone alle monarchie, alle oligarchie, ed alle male ordinate repubbliche come una minaccia ed un pericolo permanente. ===Citazioni=== *La lettera di [[Luigi Settembrini|Settembrini]], che ancora conservo, oltre quel che un galantuomo sa dire ad un compagno di sventura, conteneva anche questa forinola: ''si deve imparare più a riflettere che a leggere''». La mi piacque, ne intesi la saviezza e l'importanza, ma non soddisfece i miei desiderii. (p. 6) *Debbo confessare dunque che discutendo con [[Giovanni de Maio]] io confirmai in me la concepita necessità di un nuovo sistema educativo mercé le tre riforme emancipatrici della [[donna]], della [[coscienza]] e del [[pensiero]]! Il suo intelletto largamente nudrito di verace sapienza m'invaghì, e stemmo uniti per circa un mese e mezzo, finché non venni assoluto dall'ultimo processo politico delle 300 bandiere per la discesa gloriosa di [[Carlo Pisacane]] e [[Giovanni Nicotera]] in [[Sapri]]. Così dopo cinque anni di penitenziale dimora su quello scoglio {{NDR|[[Ventotene]]}}, mi divisi con dolore da quei carissimi compagni. Giunto in [[Napoli]] dopo due giorni fui spedito scortato a [[Lecce]]. (p. 7) *Che cosa è dunque la [[donna]] innanzi agli occhi del buon senso risaliente al [[Platone|platonismo]] tradizionale?<br />La è l'ultima parola del genio della natura; l'ultimo atto delle sue creazioni! (p. 10) *Quel primato che apparentemente l'uomo esercita sulla donna è un usurpazione della forza sul dritto, è un grossolano controsenso, che ripugna alla logica indagatrice del vero. I due sessi costituiti nella identità d'una medesima natura, si assimilano, si uguagliano in ciò che determina in essi la umana personalità. (p. 14) *La lingua di [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] nella parola ''homo'', che valse a significare il [[maschio e femmina|maschio e la femina]] della coppia umana, riverberò la riposta idea di questa originaria egualità di natura, sebbene nelle pratiche della vita si ebbero un divario di destinazione, ed alla donna cui competea un equa reciprocanza, solo perché non isviluppata all'attività del corpo e della mente, si fece soffrire la sorte che la preponderante forza brutale impose sempre alla debolezza infelice. Sicché in tutti i tempi e presso tutt'i popoli la donna fu ''capitis deminuta''. (p. 15-16) *Gli [[Ebrei]] quando erano sazii della moglie, le faceano bere l'acqua della gelosia, consistente in una specie di ranno benedetto dal sacerdote, da cui l'infelice rimanea gonfia e morta in un attimo. Era poi per quei mariti motivo a ripudiarla l'aver cotta un po' soverchio la carne. (17) *In [[Asia]], e specialmente nell'Indous, {{NDR|la [[donna]]}} considerata al di sotto di un mobile: da che nasce anche oggidì si abusa alle catene, costringendone i teneri piedi in calzari di ferro, onde inabilitarla alla comune assuetudine di fuggir la tirannide maritale.<br />A tal uopo la notte la tengono incatenata come belva feroce presso la casa. Quando invecchiasse durante il matrimonio, il marito la strangola; quando il marito muore prima di lei, dev'essere immolata sul suo sepolcro anche dalla mano del proprio genitore, ed in taluni luoghi dev'essere seppellita viva. (p. 17) *La [[Grecia]] e [[Roma]] trasportando nella famiglia la dissolutezza filosofica, credevano onorare la Venere e le altre lascive deità pagane con la [[prostituzione]] della donna, la quale comperata come schiava, dopo aver concepito i figliuoli, potea essere cacciata ed uccisa impunemente. Gli [[Arabia|Arabi]] solevano uccidere le donne soverchie che nascevano in famiglia. I Germanesi e gli antichi Galli le dichiaravano schiave dell'uomo; laonde alla morte di costui le uccidevano sul suo sepolcro per andarlo a servire all'altro mondo, come aveano servito vivente con improbe fatiche. (p. 18) *Quel terribile sospetto del cuore che si appella [[gelosia]], à origine dalla poca fiducia, e dal poco rispetto che ànno fra loro i due sessi, ed è più gagliardo là dove si è più barbari. (p. 19) *{{NDR|Riferimento alla [[donna]]}} A nome della civiltà, a nome della gratitudine che dobbiamo avere verso quest'essere da cui riceviamo la vita, a nome di quanto vi à di più augusto, si cessi una fiata da queste turpitudini, che violando la più nobile delle creature, sono il segnale d'una cieca ed inqualificabile barbarie!!! (p. 20) {{NDR|Salvatore Morelli, ''La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale'', Società Tipografico - Editrice, Napoli 1869}} ==Citazioni su Salvatore Morelli== *L'iniziativa delle riforme chieste al Parlamento italiano dal deputato Salvatore Morelli, produsse nel mondo intelligente europeo una commozione di non lieve importanza, e non tardarono ad arrivargli le adesioni dei maestri del pensiere moderno. Dall'Inghilterra fu la voce di [[Mazzini]], di [[Stuart Mill]] e di [[Adam Smith|Smith]] che salutarono in Morelli l'uomo dei principii, e l'iniziatore d'una grande riforma. Da Bruxelles fu [[Victor Hugo]], dalla Francia fu Jules Simon, e dalla Germania fu Wolff che lo appoggiarono, e lo incoraggiarono a proseguire nella sua via ; mentre dalla Grotta di Monsummano il vecchio generale [[Garibaldi]], in una lettera notevolissima, dava egli medesimo un bellissimo sviluppo ideale ai concetti suoi. Da ciò desumerà il lettore, che se tanti uomini grandi aiutavano il Morelli, era naturale che ''la gente volgare, non comprendendolo, doveva deriderlo''. ([[Virgilio Estival]]) *Voi avete dato il primo e più potente grido di rigenerazione! ([[Giuseppe Mazzini]]) ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Morelli, Salvatore}} [[Categoria:Giornalisti italiani]] [[Categoria:Politici italiani]] [[Categoria:Scrittori italiani]] en96z8bkvyra7os3t9awtxb86460rub Virgilio Estival 0 48577 1219310 856018 2022-07-27T20:44:23Z AnjaQantina 1348 +citazione, +note wikitext text/x-wiki '''Virgilio Estival''' (1835 – 1870), patriota e scrittore francese naturalizzato italiano. *L'iniziativa delle riforme chieste al Parlamento italiano dal deputato [[Salvatore Morelli]], produsse nel mondo intelligente europeo una commozione di non lieve importanza, e non tardarono ad arrivargli le adesioni dei maestri del pensiere moderno. Dall'Inghilterra fu la voce di [[Mazzini]], di [[Stuart Mill]] e di [[Adam Smith|Smith]] che salutarono in Morelli l'uomo dei principii, e l'iniziatore d'una grande riforma. Da Bruxelles fu [[Victor Hugo]], dalla Francia fu Jules Simon, e dalla Germania fu Wolff che lo appoggiarono, e lo incoraggiarono a proseguire nella sua via ; mentre dalla Grotta di Monsummano il vecchio generale [[Garibaldi]], in una lettera notevolissima, dava egli medesimo un bellissimo sviluppo ideale ai concetti suoi. Da ciò desumerà il lettore, che se tanti uomini grandi aiutavano il Morelli, era naturale che ''la gente volgare, non comprendendolo, doveva deriderlo''.<ref>Cfr. Note alla [https://storia.camera.it/regno/lavori/leg12/sed133.pdf 1<sup>a</sup> Tornata del 14 giugno 1875], Camera dei Deputati (Regno d'Italia).</ref> ==''Cenno critico e biografico''== ===[[Incipit]]=== L'ammirazione che sentiamo per le utili scoperte, per le produzioni artistiche, o per le opere letterarie che segnano un'epoca, un progresso nell'epoca loro, ci spinge nostro malgrado, per la forza di un sentimento che non arriviamo a definire, a voler conoscere i più piccoli particolari dell'esistenza de' loro autori. ===Citazioni=== *Mettendosi con noi, l'autore di un libro amato, in diretta e misteriosa comunicazione d'idea, sviluppando nella nostra coscienza, arcani di cui ignoravamo l'esistenza, provocando l'apparizione d'idee che sentivamo ma che non giungevamo a definire, destando in noi nuovi pensieri, nuovi palpiti, cioè, nuove gioie e nuovi dolori morali, egli ci affida una parte dell'animo suo e degli stessi suoi sentimenti, egli, in una parola, ci affida una parte della sua esistenza, voglio dire il suo modo di sentire. (p. V) *Fu più la lettura delle opere di [[Giuseppe Mazzini|Mazzini]] che la sua fama di uomo politico, che mi spinse ad avvicinarlo, per vedere s'ei, personalmente, rispondeva al concetto ideale che me n'era formato. Se rimasi soddisfatto non fa d'uopo il dirlo. Trovai in lui amenità, ingegno, bontà paterna, e, ciò che non avrei mai creduto, essendomi fatto di lui un'idea su quella che ravvisava in molti de' suoi intolleranti seguaci, trovai in lui la tolleranza per le idee altrui, che è certamente il più alto segno della intelligenza umana. (VII) *Il mondo antico ebbe il suo ''Ecce Homo'' materiale ; il mondo moderno sente il bisogno dell' ''Ecce Homo'' morale. (p. VIII) *La consacrazione del genio di [[Pierre-Jean de Béranger|Beranger]] fu nell'onesta sua povertà, e che la negazione morale del genio di [[Giovanni Prati|Prati]] sta nell'aver fatto merce de' suoni della poetica e armonica sua lira ai despoti di una sventurata nazione. (p. IX) *Come tutte le esistenze sacrificate interamente al trionfo di un principio morale, la vita del [[Salvatore Morelli|Morelli]], può riassumersi con tre parole che formano davvero la sintesi dell'esistenza di tutti i martiri di una nuova fede: cioè ''egli amò'', ''soffrì'' e ''lottò'' indefessamente per le idee il cui trionfo forma ancora in oggi, l'unico scopo de' suoi pensieri e dei suoi sforzi. (pp. X-XI) *Non dirò che l'ingegno de' meridionali sia potente nella determinazione e nella definizione delle idee, come pure nella classificazione di queste idee medesime e nello impiego delle forme retto«riche colle quali le si debbono esporre al lettore, Anzi, dirò che, in generale, non sempre però, in molti scritti de' meridionali le metafore inutili e l'enfasi fanno le veci di serietà e dei nessi logici fra le idee. Severo assai potrà sembrare questo giudizio, ma dirò altresì, per debito d'imparzialità, che essi posseggono al sommo grado quella chiaroveggente intuizione dei fatti avvenire, e che concepiscono con grande facilità, quelle idee che, sviluppate da menti meno creative, ma pia idonee all'esegesi, preparano la generale diffusione de' principii civilizzatori, e ne agevolano la pratica applicazione ai bisogni della vita sociale. (p. XIII) *Io non consigliere mai ai [[Governo|governi]] che si pretendono forti, di gettare gli uomini di studio e di pensiero nel fondo di una [[prigione]]. Infatti, è nella [[solitudine]] che l'uomo d'ingegno, già illuminato dai dettami della Scienza, dalla esperienza della vita e dalla conoscenza del cuore umano, vede apparire nella sua mente i più grandi concetti intellettuali. Distaccato violentemente da tutte le mille e mille inezie della vita ordinaria, che pure, non volendo, distraggono l'intelletto e lo allontanano suo malgrado dal prefisso sul scopo, l'uomo nella prigione nutre un'idea con tal persistenza che può condurlo facilmente alla pazzia, se ei non trova la forza di svilupparla in tutte le sue logiche conseguenze. (p. XIV) *Per dare una idea sintetica di quella lunga esistenza di dolori, il riportare qui alcuni brani di una lettera l'egregio sig. [[Speranza Mazzoni]], già dal 63 scriveva al ''Popolo d'Italia'', giornale repubblicano di [[Napoli]], onde rammentare al paese i diritti del [[Salvatore Morelli|Morelli]] al risarcimento de' danni patiti, allorché il governo italiano, cui eransi lasciati i beni particolari e 24 milioni di risparmi dei Borboni, per indennizzare i prigionieri politici vittima del loro governo, offrivagli la ridicola somma di lire 34 al mese! Dopo aver riportato vari certificati di persone che attestano aver sofferto col [[Salvatore Morelli|Morelli]] e ricevuto da lui aiuti e protezione nel tempo della loro comune prigionia, il sig. [[Speranza Mazzoni|Mazzoni]] dice: «Oltracciò son testimoni le carceri di [[Lecce]] — di Campi — di [[Manduria]] — di [[Taranto]] — di [[Mottola]] — di Gioia — di [[Casamassima]] — il castello di [[Bari]] — le carceri di [[Molfetta]] — di [[Barletta]] — di [[Canosa di Puglia|Canosa]] — di [[Cerignola]] — il centrale di [[Foggia]]— le carceri di [[Bovino]] — di [[Ariano Irpino|Ariano]] — di [[Grottaminarda|Grotta Minarda]] — i criminali di Castel Capuano a [[Napoli]] — ì criminali di [[Avellino]] — le carceri di [[Baiano]] — di [[Marigliano]] — la Questura di Napoli — il bagno, le caserme e le carceri giudiziarie di [[Ponza]] — l'ergastolo del castello d'[[Ischia]] — i criminali di [[Aversa]] — il centrale di [[Santa Maria Capua Vetere|Santa Maria]] — la torre di [[Ventotene]] — luoghi infernali dove il [[Salvatore Morelli|Morelli]] passò immacolato dodici anni della sua giovinezza in olocausto alla libertà, all'unità, ed all'indipendenza italiana. (pp. XIX-XX) *La lunga prigionia deve esercitare due sorte d'influenza su gli uomini. Irascibili e pervertiti debbono uscirne gli uni, mentre migliori e più generosi ancora debbono uscirne gli altri, avvegnaché essendosi avvicinati sventure che non avrebbero mai conosciuto nel corso di un quieto vivere, essi si convincono maggiormente del bisogno di moralizzare gli uomini ''coll'esempio'' per condurli al bene: e diciamolo pure francamente, [[Salvatore Morelli|Morelli]] fu ed è fra questi ultimi credenti. ==''Garibaldi e il governo italiano''== ===[[Incipit]]=== Se per un momento il lettore vuol riportare il suo pensiero sopra i sentimenti che animavano gì'[[Italia|Italiani]] all'apertura della campagna del 1866, egli vedrà che la parte intelligente dei ventidue milioni d'abitanti, che formavano allora il regno d'Italia, non pensava che ad una cosa sola: liberare le provincie venete dall'abborrito giogo straniero, «compiere con questo fatto la grand'opera dell'unità italiana.<br />E dico qui la grand'opera; imperocché, che cosa infatti vi è di più grande e di più bello per un popolo, il quale relativamente fu sempre debole, perché sempre diviso, che di terminare l'opera principiata dai padri, completando la sua unità: nel coronare l'edifizio, come dicono per antitesi i giornali officiosi, quando parlano delle libertà che debbonsi accordare al popolo francese e ch'egli aspetta sempre! ===Citazioni=== *L'italico regno creato da [[Napoleone Bonaparte|Napoleone Primo]], fu, or sono sessant'anni, un principio di realizzazione che trasse in inganno molti [[Italia|Italiani]], e che fece sperare ad [[Ugo Foscolo]] che il paese, al quale egli aveva dedicato il cuore e l'ingegno, dovea principiare a vivere politicamente fra le nazioni. (p. 11) *Edificato su basi instabili come sono quelle della forza, questo regno scomparì colla fortuna di colui che erasi servito del di lui sangue e delle di lui ricchezze, e che avealo trascinato a lato delle armate francesi per conquistare il mondo e per dominarlo.<br />Povera [[Italia]]! come la [[Polonia]], essa sacrificava tutto alla gloria di chi l'ingannava, ed essa soccombeva. Ma questi due popoli non esistendo come potenze morali ed indipendenti in mezzo alle nazioni europee, essi non poterono nulla per impedire la caduta dell'uomo che avrebbe potuto farli vivere: ma che non volle. (p. 11) *Il vecchio [[Piemonte ]] e l'[[Austria]] impiccavano inesorabilmente quelli che pensavano all'unità. Il governo di [[Napoli]] lasciavali morire di fame nelle prigioni; dappertutto infine, in questa lotta ineguale, innalzaronsi i patiboli; e coll'esempio del sacrificio, i martiri insegnarono al popolo la via da seguirsi per rendere trionfante la grand'idea dell'unità italiana. (p. 12) *Il bel movimento del 1848 scoppiò; e se molti uomini, come il [[Francesco Domenico Guerrazzi|Guerrazzi]], commisero la colpa imperdonabile di non credere all'opportunità dell'unione delle provincie italiane; molti però, come [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] e [[Daniele Manin|Manin]], fecero conoscere all'[[Europa]] meravigliata, che l'[[Italia]] non mancava totalmente di soldati e di magistrati, che tutto tentavano, onde far prendere una forma materiale a quell'idea di [[Unità d'Italia|unità]] che principiava ad animare il pensiero delle masse. (p. 13) *Se l'[[Autria]] trionfò dopo i fatti di [[Carlo Alberto di Savoia|Carlo Alberto]], anche il popolo italiano trionfò di sé stesso, facendo scuola dei suoi errori, e comprendendo che la terribile divisione che per tanti secoli aveva fatto la sventura d'[[Italia]] deveva sparire per sempre dal pensiero di tutti. Da quel giorno, i terribili risultati di questa divisione ''fecero'' comprendere a tutti gli uomini politici che i loro sforzi non dovevano rimanere isolati, e dimenticando le rivalità che nascono sempre dalla differenza del pensare; essi si accostarono tutti col pensiero e coll'occulto operare alla bandiera del Piemonte, intorno alla quale, lo stesso [[Daniel Manin|Manin]] avea raccomandato di radunarsi. (p. 14) *Per realizzare le sue aspirazioni, il popolo [[Italia|italiano]] si sottomise volontieri alle più onerose imposte che i suoi uomini di Stato chiedevangli ogni giorno. Questo popolo rispose sempre spontaneamente ogni qual volta degli imprestiti gli furon chiesti; e se qui debbo esternare tutto il mio pensiero, non esiterò punto a dire che, in cotesta circostanza, il popolo italiano deve essere severamente biasimato; imperocché il solo sentimento di compiere la sua [[Unità d'Italia|unità]] lo acciecò sulla incapacità de' suoi uomini di Stato. (p. 16) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Virgilio Estival, ''Cenno critico e biografico'' in [[Salvatore Morelli]], ''La donna e la scienza, o, La soluzione del problema sociale'', Società Tipografico – Editrice, Napoli, 1869. *Virgilio Estival, ''Garibaldi e il governo italiano'', Tipografia sociale, Milano, 1866. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Estival, Virgilio}} [[Categoria:Garibaldini]] [[Categoria:Patrioti italiani]] [[Categoria:Scrittori italiani]] [[Categoria:Scrittori francesi]] 8suri49nt2so64nv6syce4aq3ia68sj Carlo Luigi Morichini 0 57061 1219294 1093824 2022-07-27T16:58:08Z Eumolpo 789 ortografia wikitext text/x-wiki {{PDA}} [[Immagine:Cardinale Carlo Luigi Morichini.jpg|thumb|Carlo Luigi Morichini]] '''Carlo Luigi Morichini''' (1805 – 1879), cardinale e scrittore italiano. ==Citazioni di Carlo Luigi Morichini== *Che i [[roma]]ni non temano di produr troppo, e rammentino ciò che inculcava il nostro [[Antonio Genovesi|Genovesi]]: che un popolo abbondante in grano, vigne ed olivi è da natura costituito creditore degli altri. (citato in ''Giornale arcadico di scienze, lettere, ed arti'', Volume 52, p. 246, Roma 1831) ==''Degl'istituti di pubblica carità ed istruzione primaria e delle prigioni in Roma''== ===[[Incipit]]=== Le sociali istituzioni sono fra loro di modo legate e concesse che non puoi studiarne alcune senza avere almeno una generale idea delle altre. Quindi le scienze morali sono come un grand'albero che ha folti e tortuosi rami, i quali fra loro s'incontrano ed incrocicchiano in cento guise, sicché il seguirli é opera difficile e complicata; laddove le scienze fisiche si aggirano in un campo bastevolmente determinato dalla natura stessa delle cose, e indipendente dalla varia e moltiplico volontà degli uomini. Parmi dunque cosa utile, anzi indispensabile, che prima d'imprendere a trattare le romane istituzioni dirette a soccorrere il povero nella sussistenza si tocchi della popolazione di Roma e de' mezzi onde essa vive; perché si conoscano i rapporti che ha la povertà coll'intera popolazione, e le opere pie a pro degli indigenti colle fonti della pubblica ricchezza. ===Citazioni=== *La [[Cristianesimo|Religione di Gesù Cristo]] collo stabilire il gran comandamento della [[Carità]] migliorò di molto l'infelice condizione dell'uomo. Imperocché ai gravi mali dell'indigenza, dell'ignoranza e del vizio che lo affliggono, applicò quel balsamo salutifero che gli alleviasse, sicché questa umana vita fosse meno misera e travagliata. (in prefazione, p. III) *La [[virtù]] che fu universalmente celebrata da' più remoti tempi presso tutti i popoli e posta sotto la tutela speciale degli Dei fu l'[[ospitalità]]: virtù, è vero, facile ad esercitarsi nel primiero stato degli antichi popoli, perché men frequenti n'erano allora le occasioni e poca noja recava l'accogliere in casa uno straniero anche per qualche giorno. Il mangiare insieme del pane e del sale offerto in principio della mensa costituiva una specie di rito ospitale e quindi nascevano mutui vincoli di amicizia: la cui violazione era altamente condannata dalla pubblica opinióne e spesso dalle leggi. (in prefazione, p. IX) *Innanzi il cristianesimo il solo popolo ebraico ci offre un complesso di leggi tendenti sì a prevenire e sì a soccorrere la [[povertà]]. A nome di Dio [[Mosè]] dichiarava che nel suo popolo non doveva esservi uomo indigente o mendico. Entravano gli Ebrei nella [[Cananea|Cananitide]] ricchi delle spoglie di Egitto e delle soggiogate provincie, ed era ad essi esattamente ripartila per tribù e per famiglie una terra feracissima la quale coltivata con ogni industria dava ubertosi frutti. (in prefazione, p. X-XI) *Nel primo nascere della chiesa di Cristo i novelli fedeli siccome aveano un cuor solo e un'anima sola, così non per alcuna legge che ve gli obbligasse ma di libera volontà posero in comune i loro beni. Quindi nessuna distinzione di poveri e di ricchi: il patrimonio comune provvedeva a tutti secondo i bisogni. Le comuni mense, di cui l'uso si mantenne per qualche tempo fra i cristiani si chiamavano ''agape'', appunto perché il vocabolo esprimesse non tanto l'atto del cibarsi quanto il vicendevole affetto che lo informava. (in prefazione, p. XVI) *E tanto era generosa in tutte le sue opere la cristiana [[carità]] che non mancò fra' gentili stessi chi ne abusasse, come ne fanno fede [[Agostino d'Ippona|Sant'Agostino]] e un pagano scrittore, [[Luciano di Samosata]]. (in prefazione, p. XVIII) *Così in [[Roma]] le più nobili e ricche matrone, gli uomini patrizii e consolari e sopratutti i romani pontefici erano esempi di [[carità]]. E Roma si tenne sempre carissima questa splendida eredità trasmessale da suoi avi, sicché può dirsi con sicurtà che nessun'altra città ne fosse più ricca. (in prefazione, p. XXI) *Noi confessiamo che la [[miseria]] e il [[vizio]] sono sventuratamente inerenti all'umana corrotta natura, che possono gli sforzi degli uomini dabbene temperarli, diminuirli, non spegnerli: che il verace rimedio a que' mali sta nella carità: che questa dee esercitarsi dalla Religione non dalle pubbliche amministrazioni; per impulso di virtù, non per calcolo e sistema. Il principio cui riduciamo tutte le istituzioni, la pietra diremo di paragone è il morale miglioramento del povero. (in prefazione, p. XXXI) *Se l'aria di [[Roma]] fosse di sua natura maligna nuocerebbe alla respirazione e alla ''vitalità'', per contrario in Roma vi hanno frequenti esempi di vita lunghissima e rare sono le infermità prodotte dai tristi effetti di cattiva respirazione. Le malattie dominanti sono le febbri ''reumatiche'' e le ''intermittenti'', le quali derivano da difetto di ''traspirazione'', non di ''respirazione''. (p. 9) *Un prodotto animale che in molti luoghi è senza pregio diviene in Roma una importantissima impresa, gli intestini di molte migliaja di agnelli, che nutriscono i romani alla pasqua sono diligentemente raccolti, e dopo lunghe e delicate operazioni trasformansi in corde armoniche richieste da tutti i musici d'Europa. (p. 23) *Recenti industrie di sostanze del regno animale sono una fabbrica di guanti che ne dà de' perfetti quanto que' di [[Napoli]], ed un'altra di candele dette di ''stearina'' ossia cera estratta dal grasso istituita all'uso di [[Francia]] dal signor Gabet con privativa per sei anni concessagli dal governo. (p. 23) *Il vantaggio immediato che le classi [[Povertà|povere]] traggono dalle fonti di pubblica ricchezza, che abbiamo fin qui discusse, sta né salarii. È il salario il prezzo del lavoro dell'operajo, e seguita l'universale legge economica ogni altra cosa che vendasi, cioè s'innalza quando le manifatture richieggono le braccia, si abbassa quando le braccia superano i bisogni delle manifattura. La quantità delle rendite che dà il lavoro decide la sorte delI'operajo. Imperocchè, se il salario ch'egli trae dalle sue industriose fatiche è tale che con esso possa soddisfare a tutti i bisogni della vita per sé e per la sua famigliola e fare anche qualche avanzo per porlo in serbo, egli è felice: ma se per contrario il prodotto del lavoro sia così tenue, che non solo non gli dia alcun soprappiù, ma non gli basti ai primi bisogni, allora egli è misero. (p. 27) *L'altezza e bassezza de' salarii deriva dalla maggiore o minor quantità de' capitali che si collocano nelle industrie. Sono i capitali quella parte di produzione che sopravvanza ai consumi: essi si compongono delle materie prime, degli attrezzi e macchine e de' salarii. Ora più sono larghi i capitali, e più larghi sono i salarii e migliore la condizion dell'operajo. Se non che il [[Jean-Baptiste Say|Say]] giustamente osserva che gli operai han questo svantaggio a fronte degli intraprenditori, ossia di que' che richieggono il loro lavoro. (p. 27) *[[Jean-Baptiste Say|Say]] non approva le leggi coattive proposte dal [[Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi|Sismondi]] per limitare il numero degli operai ed obbligare gli intraprenditori a mantenerlo, quando manca il lavoro. Più cresce il numero degli operai, più diminuisce la quantità del salario, quindi il [[Thomas Robert Malthus|Malthus]] nel suo ''Saggio sul principio della popolazione'' inculca la prudenza de' matrimonii e riduce cogli altri economisti la felicità del povero all'altezza del salario. Ma le cose prodotte con alti salarii costano molto e non possono acquistarsi dal povero. Or dunque mi sembra che non tanto l'altezza assoluta de' salarii, quanto un'equa proporzione fra questi e i prezzi delle cose necessarie alla vita formi il benessere economico delle classi laboriose. Donde avviene che le nuove macchine, sebben momentaneamente danneggino gli operai cui tolgono il lavoro, però nella lunghezza del tempo gli giovano, rendendo alla loro portata molte cose o utili o necessarie di che essi non avrebbero mai potuto godere stante l'altezza del prezzo. (p. 28) ==Bibliografia== *Carlo Luigi Morichini, '' Degl'istituti di pubblica carità ed istruzione primaria e delle prigioni in Roma'', [http://books.google.it/books?id=D-tLNpoK4RMC&source=gbs_navlinks_s Vol. I], Tipografia Marini e Compagno, 1842. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Morichini, Carlo Luigi}} [[Categoria:Arcivescovi italiani]] [[Categoria:Cardinali italiani]] [[Categoria:Scrittori italiani]] kxz7qpvl7l4eqg13e7zhi5d6bospabv Il principe d'Egitto 0 58590 1219341 1184200 2022-07-27T23:50:04Z 176.245.54.58 /* Explicit */ wikitext text/x-wiki {{Film |titoloalfabetico= Principe d'Egitto, Il |titoloitaliano= Il principe d'Egitto |immagine= |didascalia= |genere= animazione, biblico, musicale, drammatico |regista= [[Brenda Chapman]], [[Steve Hickner]], [[Simon Wells]] |soggetto= ''[[Libro dell'Esodo]]'' |attori= |doppiatori originali = *[[Val Kilmer]]: [[Mosè]] / Dio *[[Ralph Fiennes]]: [[Ramses II]] *[[Michelle Pfeiffer]]: [[Sefora|Zippora]] *[[Sandra Bullock]]: [[Miriam (Esodo)|Miriam]] *[[Jeff Goldblum]]: [[Aronne]] *[[Danny Glover]]: [[Ietro|Jetro]] *[[Patrick Stewart]]: [[Seti I]] *[[Helen Mirren]]: [[Tuia (regina)|Tuya]] *[[Steve Martin (attore)|Steve Martin]]: Hotep *[[Martin Short]]: Hoy *[[Ofra Haza]]: [[Iochebed|Jocabel]] *[[Amick Byram]]: Mosè (voce cantante) *[[Sally Dworsky]], [[Brenda Chapman]]: Miriam (voci cantanti) *[[Brian Stokes Mitchell]]: Jetro (voce cantante) *[[Linda Shayne]]: Tuya (voce cantante) |doppiatori italiani = *[[Roberto Pedicini]]: Mosè / Dio *[[Roberto Stafoggia]]: Mosè (canto) *[[Luca Biagini]]: Ramses II *[[Gianluca Terranova]]: Ramses II (canto) *[[Gabriella Borri]]: Zippora *[[Stefania De Francesco]]: Zippora (canto) *[[Antonella Rendina]]: Miriam *[[Tiziana Quadrelli]]: Miriam (canto) *[[Stefano De Sando]]: Aronne *[[Maurizio Mattioli]]: Jetro *[[Fabrizio Palma]]: Jetro (canto) *[[Oreste Rizzini]]: Seti I *[[Melina Martello]]: Tuya *[[Melania Giglio]]: Tuya (canto) *[[Neri Marcorè]]: Hotep *[[Francesco Vairano]]: Hoy |note= *Vincitore di un '''[[:Categoria:Film premi Oscar|Premio Oscar]] (1999)''': **Migliore canzone (''When You Believe'') }} '''''Il principe d'Egitto''''', film d'animazione statunitense del 1998 prodotto dalla Dreamworks Animation. ==Frasi ricorrenti== *Col potere di Ra! ('''Hotep''') *Io sono l'astro del mattino e della sera. ('''Ramses''') *Con questo bastone tu compirai i miei prodigi. ('''Dio''') ==[[Incipit]]== {{incipit film}} '''Guardie egiziane''': ''Fango, sabbia, acqua, paglia | Svelti! | Fango, orsù! | Sabbia, e tira! | Acqua, solleva! | Paglia!''<br>'''Guardia''': Più svelti!<br>'''Schiavi''': ''Le frustate ci piegan la schiena | e il sudore ci solca la fronte | Elohim, tu che puoi | non abbandonare noi | non lasciarci nel buio | Ascoltaci! | Nel deserto guidaci | Tu che sei il solo Dio | ricordati di noi | Ascoltaci! | E la fede ci darà | la terra che hai promesso a noi''<br>'''Jocabel''': ''Yal-di ha-tov ve ha-rach | Al ti-ra veh al tif-chad<ref>Dall'ebraico «Mio buono e tenero figlio, non aver paura, non essere spaventato.» Cfr. [http://www.ccset.net/2010/wp-content/uploads/2011/03/Prince-of-Egypt-final-script.pdf Script] in inglese, p. 1</ref> | Così, devi andare figlio mio | questo è il tempo dell'addio | ma io ti rincontrerò | se Iddio ci ascolterà''<br>'''Schiavi''': ''Ci ascolterà, | solo Lui ci aiuterà, | spezzerà quelle catene della schiavitù | Ci ascolterà, | e la fede ci darà | la terra che ha promesso a noi | la terra che ha promesso a noi''<br>'''Jocabel''' {{NDR|[[Ninna nanne dai film|ninna nanna]]}}: ''Non devi piangere mio dolce amor | il fiume ti cullerà | fa' che il mio canto ti resti nel cuor | così insieme a te crescerà. | Fiume che scorri gentile per me, | e grazie a te lui vivrà | Conosci un luogo che libero è | fiume, conducilo là''<br>'''Miriam''': ''Ora sei salvo, sicuro vivrai | La nostra speranza sei tu | Cresci fratello, ritornerai, | libererai tutti noi''<br>'''Regina Tuya''': Vieni Ramses, mosteremo al faraone il tuo fratellino: Mosè.<br>'''Schiavi''': ''Ascoltaci! | Un pastore ci guiderà | nella terra che hai promesso a noi | La terra che hai promesso a noi''<br>'''Jocabel''': ''Ascoltaci!!!'' ==Frasi== *''Chiaro nella notte | vedo tutto quel che è intorno a me | questa è la mia vita | Dolce odor d'incenso | stanze piene di regalità | questa è la mia vita | Io vivo qui | e la mia famiglia certo è la più nobile che c'è | Vivo così | qui tra le mie cose che mi fan sentire un re | Se qualcuno non lo crede dovrà sapere che | Io sono il principe d'Egitto | un figlio di una grande dinastia | questa è la realtà | Così è sempre stata la mia vita, | tutta la mia vita, | questa è la mia vita'' ('''Mosè''') *''Proprio così Mosè | qui ti portò il fiume | fu così che ti trovai | fu per amor | ora che sai tutto tu dovrai dimenticar | Se gli dei ti fanno un dono | non puoi chiedere perché'' ('''Regina Tuya''') *Ieri notte, gli dèi mi hanno donato una visione. Questo tempio non lo restaurerò solamente. Lo renderò il più grandioso, il più splendido di ogni altro monumento dell'Alto e Basso [[Egitto]]. ('''Ramses''') *''Sebbene un singolo filo | sa risplendere così | l'intreccio del ricamo | di sicuro lo nasconderà. | E la pietra che più in altro sta | a contatto con il ciel | è importante come quelle | che si trovano quaggiù. | E se alla tua vita vorrai guardar | con gran sincerità | tu dovrai sapere cos'è l'[[umiltà]]. | Sì, ci riuscirai | ci riuscirai con l'umiltà.''<br>''Un lago d'or nel deserto | non può certo dissetar, | per il gregge e il pastore | è importante più del ricco re. | Molto spesso la ricchezza | non equivale al valor | e se saprai capire | la tua vita cambierà. | Così, la tua mente si illuminerà | e presto troverai | la risposta che è già dentro di te | e ci riuscirai | sì, ci riuscirai con l'umiltà | tu ci riuscirai con l'umiltà.''<br>''E questo perché | dividiamo con te | la tua gioia ed il dolor, | e non sarai mai solo | fino a che tu lo vorrai. | Nessuno può essere libero | se non ha più la volontà, | tu la ritroverai qui con noi. | Con noi tu danzerai | sì, con noi tu danzerai''<br>''Se alla vita vorrai guardar | con gran sincerità | tu dovrai sapere che cos'è l'umiltà | e ci riuscirai, | ci riuscirai, | ci riuscirai, | ci riuscirai con l'umiltà.'' ('''Jetro''') *Silenzio! Parla il faraone! Io sono l'astro del mattino e della sera! [...] Sarà come dico io... Perdonerò per sempre tutti i crimini di cui egli è accusato, e renderemo noto che egli è nostro fratello Mosè, il principe d'Egitto! ('''Ramses''') *Mosè, ascolta quello che dico. Sono stata una schiava tutta la mia vita. Dio non ha mai risposto alle mie preghiere fino ad ora. Dio ti ha salvato dal fiume, ti ha salvato in tutte le tue peregrinazioni, perfino ora ti salva dall'ira del faraone. Dio non ti abbandonerà, fratello. Perciò tu non abbandonare noi. ('''Miriam''') *Ramses! Lascia partire il mio popolo! ('''Mosè''') *{{NDR|Straziato dalla morte del figlio, vittima dell'ultima piaga di Dio, si rivolge a Mosè}} Tu ed il tuo popolo siete liberi di partire... {{NDR|Mosè fa per toccarlo}} Lasciami!! ('''Ramses''') *Con questo bastone tu compirai i miei prodigi. ('''Dio''') *{{NDR|Dopo aver salvato il suo popolo dalle mani di Ramses, che grida furiosamente il suo nome dall'altra parte del mare}} Addio, fratello... ('''Mosè''') *Guarda. Guarda il tuo popolo, Mosè. Ora è libero. ('''Zippora''') ==Dialoghi== *'''Ramses''': Secondo nato, secondo posto!<br />'''Mosè''': Non per molto! *{{NDR|Durante la loro corsa su bighe, Ramses e Mosè hanno appena distrutto parte di un tempio}}<br />'''Ramses''': Non credi che avremo dei guai per questo, vero?<br />'''Mosè''': No, figuriamoci! *{{NDR|Alla corte del Faraone Seti}}<br />'''Seti''': Perché gli dei mi tormentano con figli tanto sconsiderati, distruttivi e blasfemi?<br />'''Ramses''': Padre, ascolta, io...<br />'''Seti''': Silenzio! Parla il Faraone! Io tento di costruire un impero, e il vostro unico, costante pensiero è quello di divertirvi ad abbatterlo! Non vi ho insegnato nulla?<br />'''Hotep''': Non devi essere severo con te stesso, Maestà, sei un ottimo maestro.<br />'''Hui''': Non è colpa tua se i tuoi figli non hanno imparato ''nulla''.<br />'''Hotep''': A essere blasfemi, sì.<br />'''Hui''': Vero. {{NDR|i due se ne vanno}}<br />'''Mosè''': Padre, la colpa è mia. Io ho incitato Ramses, perciò sono io il responsabile.<br />'''Seti''': Mmph... "Responsabile"... {{NDR|a Ramses}} Conosci il significato di questa parola, Ramses?<br />'''Ramses''': Comprendo, padre.<br />'''Seti''': E comprendi anche il compito al quale la tua nascita ti ha destinato? Le antiche tradizioni? Quando passerò all'altro mondo, diverrai tu l'astro del mattino e della sera.<br />'''Ramses''': Un tempio danneggiato non distrugge secoli di tradizione.<br />'''Seti''' {{NDR|quasi urlando}}: Ma un anello debole può spezzare la catena di una potente dinastia!! {{NDR|la regina Tuya gli da sollievo, il Faraone sospira}} Potete ritirarvi ora.<br />'''Ramses''': Padre... {{NDR|la regina lo ferma e lui se ne va, frustrato}}<br />'''Mosè''': Padre... Lo sai che è stata colpa mia. Devi essere così severo con lui?<br />'''Seti''': Mosè... Tu non porterai mai un fardello pari alla corona che io tramanderò a Ramses. Lui non deve permettere a sé stesso di farsi sviare. Nemmeno da te, figlio mio.<br />'''Mosè''': La sola cosa a cui tiene... è la tua approvazione. So che lui risponderà alle tue aspettative. Gli occorre solo un'opportunità.<br />'''Seti''': Forse... {{NDR|sospira}} Forse è così. Vai, ora. Vi vedrò entrambi questa sera. *'''Mosè''' {{NDR|fischiettando, mentre cuce una sacca}}: Ci è andata bene!<br />'''Ramses''': Vattene via...<br />'''Mosè''': Poteva andarci peggio!<br />'''Ramses''' {{NDR|sconvolto}}: L'anello debole della catena... è così che mi ha chiamato {{NDR|Seti}}!<br />'''Mosè''': Beh... ora sei patetico...<br />'''Ramses''': Irresponsabile, ignorante della tradizione... praticamente mi ha accusato di abbattere la dinastia!<br />'''Mosè''' {{NDR|ironico}}: Sì, lo vedo già: "Addio piramidi"! {{NDR|ridacchia}}<br />'''Ramses''' {{NDR|scendendo a terra}}: Tu sì che ci puoi ridere sopra!<br />'''Mosè''': Le statue si crepano e capitombolano, il Nilo inaridisce... solo soletto, riuscirai a portare il più grande impero alla rovina.<br />'''Ramses''': Dimmi una cosa Mosè, com'è che tu cominci qualcosa, sono io quello che finisce nei guai? *{{NDR|Mosè scopre guardando una pittura parietale che il faraone Seti aveva fatto strage degli Ebrei}}<br />'''Seti''': Gli Ebrei erano troppo numerosi. Potevano rivoltarcisi contro.<br />'''Mosè''': Padre, dimmi che non l'hai fatto.<br />'''Seti''': Mosè, a volte, per un bene superiore, dei sacrifici vanno affrontati.<br />'''Mosè''': Sacrifici?<br />'''Seti''' {{NDR|abbracciandolo}}: Oh, figliolo... erano solo schiavi. {{NDR|Mosè, scioccato, scappa via}} *'''Mosè''': È qui che mi avete trovato?<br />'''Regina Tuya''': Mosè, ti prego cerca di comprendere.<br />'''Mosè''': Così tutto quello che credevo, tutto quello che sono... è una menzogna.<br />'''Regina Tuya''': No! Tu sei nostro figlio e noi ti amiamo.<br />'''Mosè''': Perché avete scelto me?<br />'''Regina Tuya''': Non abbiamo scelto noi. Gli dèi hanno scelto. *{{NDR|Mosè, per difendere un vecchio Ebreo, ha ucciso accidentalmente una guardia}}<br />'''Ramses''': Mosè!<br />'''Mosè''': Lasciami andare!<br />'''Ramses''': No, aspetta!<br />'''Mosè''': Hai visto cosa è successo; ho ucciso un uomo!<br />'''Ramses''': A questo possiamo porre rimedio! Io-io farò in modo che non sia mai accaduto!<br />'''Mosè''': Qualunque cosa dirai, non cambierà quello che ho fatto!<br />'''Ramses''': Io sono l'Egitto! Sono l'astro del mattino e della sera; se io dico che "il giorno è notte" così sarà scritto! E tu sarai quello che dico io. Io dico che tu sei innocente.<br />'''Mosè''': Quello che dici tu non importa! Non capisci... non posso più restare qui!<br />'''Ramses''': Mosè!... <br /> '''Mosè''': No! Tutto quello che credevo vero, è una menzogna! Non sono quello che pensi.<br />'''Ramses''': Ma cosa stai dicendo?<br /> '''Mosè''': Chiedilo all'uomo che una volta chiamavo padre. {{NDR|fa per andarsene}}<br /> '''Ramses''': Mosè... {{NDR|Mosè si volta}} ...Ti prego... <br /> '''Mosè''': Addio, fratello. {{NDR|corre via}} <br /> '''Ramses''': Mosè!!! Mosè!!! *{{NDR|Dio si manifesta tramite il roveto infuocato}}<br>'''Dio''': Mosè...<br />'''Mosè''': ...Eccomi.<br />'''Dio''': Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa.<br />'''Mosè''': Chi sei tu?<br />'''Dio''': Io sono colui che sono.<br />'''Mosè''': Non comprendo.<br /> '''Dio''': Io sono il Dio di tuo padre. Il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe.<br /> '''Mosè''' {{NDR|dopo essersi tolto i sandali}}: Che cosa vuoi da me?<br />'''Dio''': Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto. Per farlo uscire da questo paese, verso un paese dove scorre latte e miele. Ora va'. Io ti mando dal Faraone.<br />'''Mosè''': Io? Chi sono io per guidare questo popolo? Forse non mi crederanno, non mi ascolteranno!<br />'''Dio''': Ti insegnerò quello che dovrai dire.<br />'''Mosè''': Ma io ero loro nemico. Ero il principe d'Egitto, il figlio dell'uomo che ha fatto strage dei loro figli. Hai scelto il messaggero sbagliato. Come faccio a parlare con queste persone? <br /> '''Dio''' {{NDR|il fuoco del roveto aumenta d'intensità che lo spinge all'improvviso}}: Chi ha dato una bocca all'uomo!! Chi lo rende muto, sordo, veggente o cieco! Non sono forse io? Ora va!!! {{NDR|Mosè si appoggia al muro piagnucolando impaurito, al che il fuoco si allieva e solleva Mosè con cautela}} Oh, Mosè, io sarò con te quando andrai dal re d'Egitto, ma il Faraone potrebbe non ascoltare. Stenderò dunque la mano e colpirò l'Egitto, con tutti i miei prodigi. Terrai in mano questo bastone Mosè, con il quale tu compirai i miei prodigi. Io sarò con te, Mosè. *'''Hotep e Hoy''': Col potere di Ra, Mut, Nut, Khnum, Ptah, Nephtys, Nekhbet, Sobek, Sekhmet, Sokar, Selket, Reshpu, Uadjet, Anubis, Anukis, Shesmu, Meskent, Hemsut, Tefnut, Heket, Mafdet, Ra, Mut, Nut, Ptah, Hemsut, Tefnut, Sokar, Selket, Shesmu, Reshmu, Sobek, Uadjet, Heket, Mafdet, Neptys, Nekhbet, Ra!<br>'''Hotep''': ''E così tu avresti il potere | di offuscare la nostra dignità.''<br>'''Hoy''': ''Se ti va tu con noi puoi giocare, | ma noi sappiamo poi chi perderà.''<br>'''Hotep e Hoy''': Già...<br>'''Hotep''': ''Tu stai cercando solo guai''<br>'''Hoy''': ''Stai cercando solo guai''<br>'''Hotep''': ''Non ci credi? | Basta un solo gesto''<br>'''Hotep e Hoy''': ''Per capire che tu stai cercando solo guai | Con noi tu stai cercando solo guai | Tu stai cercando solo guai''<br>'''Hotep''': ''La tua è follia''<br>'''Hoy''': ''Questa è magia''<br>'''Hotep e Hoy''': ''Non puoi fare nulla ormai!''<br>'''Hoy''': ''Raccogli il tuo bastone''<br>'''Hotep e Hoy''': ''Tu stai cercando solo guai!''<br>'''Hotep''': Ahahah!<br>'''Hotep e Hoy''': ''Tu stai cercando solo guai | tu stai cercando solo guai | L'ira degli dèi tu scatenerai, | ti inginocchierai a noi.''<br>'''Hotep''': ''Su scuotiti un po<nowiki>'</nowiki>''<br>'''Hoy''': ''Così lotterai''<br>'''Hotep''': ''Non devi aver paura sai.''<br>'''Hoy''': ''Dicci un po' quello che vuoi''<br>'''Hotep''': ''Poi tanto ti piegherai''<br>'''Hotep, Hoy e coro''': ''E non c'è più alcun dubbio, | tu stai cercando solo...stai cercando solo...stai cercando solo...Stai cercando solo guai!'' *'''Ramses''': Andiamo, Mosè! Io ti conosco. {{NDR|si leva la corona}} Di che cosa si tratta veramente?<br />'''Mosè''': Ramses, guarda. Cosa vedi?<br />'''Ramses''': Un Egitto più grandioso di quello di mio padre.<br />'''Mosè''': Non è quello che vedo io.<br />'''Ramses''': Mosè, non posso cambiare quello che vedi tu. Io devo mantenere le antiche tradizioni. Porto il peso della corona di mio padre.<br />'''Mosè''': Ancora non comprendi quello che era Seti?<br />'''Ramses''': Era una grande guida.<br />'''Mosè''': Con le mani macchiate del sangue di migliaia di bambini.<br />'''Ramses''': Mmph, schiavi.<br />'''Mosè''': Il mio popolo. E non posso più nascondermi nel deserto mentre soffre... per mano tua.<br /> '''Ramses''': Allora... tu sei tornato... solo per liberarli?<br />'''Mosè''' {{NDR|si toglie l'anello che Ramses gli aveva regalato e lo restituisce a lui stesso}}: ...Mi dispiace.<br />'''Ramses''': ...Sì... io avevo sperato... ma... {{NDR|dopo pochi secondi, fissa Mosè con rabbia e si rimette la corona}} ...Io non conosco questo Dio! E neppure lascerò partire il tuo popolo!<br />'''Mosè''': Ramses, ti prego, devi ascoltare... <br /> '''Ramses''': Io non sarò l'anello debole!!! Di' al tuo popolo che da oggi il suo carico di lavoro è stato raddoppiato, grazie al tuo Dio. O invece è grazie... a te? *'''Aronne''': Allora Mosè. Cosa si prova quando sei tu a finire a terra?<br />'''Mosè''': Non volevo causarvi altre sofferenze. Cerco solo di fare quello che Dio mi ha detto.<br />'''Aronne''': Dio? Da quando Dio ha cominciato ad occuparsi di noi? In effetti, Mosè, da quando tu hai cominciato a occuparti degli schiavi? Quando hai scoperto che eri uno di noi?<br />'''Zippora''': Non ascoltarlo.<br />'''Mosè''': No, ha ragione. Non vedevo perché non desideravo vedere. *{{NDR|Dopo che Mosè ha fatto tingere di sangue il Nilo}}<br />'''Ramses''': Abbandona questa futile missione, Mosè! Sono stato fin troppo indulgente! Questa storia adesso deve finire!<br />'''Mosè''': No, Ramses. È solo il principio.<br />'''Aronne''': Mosè, il Faraone ha ancora il potere sulla nostra vita.<br /> '''Mosè''': Sì, Aronne. È vero, il [[Faraone]] ha ancora il potere. Può portarvi via il cibo, la dimora, la libertà. Può portarvi via i figli e le figlie. Con una sola parola. Il Faraone può portarvi via la vita stessa. Ma c'è una cosa che non è in grado di portarvi via: la fede. Credete, perché vedremo i prodigi del Signore. *'''Coro''': ''Disse il Signor | Se non li lascerai andare in salvo dall'Egitto | Io manderò la peste | fin dentro le case, dentro il letto | nei tuoi fiumi, nelle strade, | dentro l'acqua, dentro il pane, | fra le bestie del tuo gregge, sopra l'erba dei tuoi prati, | nei tuoi sogni mentre dormi, fino a che non cederai | "Le piaghe io ti manderò" disse il Signor''<br />'''Mosè''': ''Ti chiamai fratello, | conoscevo la felicità | e questa era la vita''<br />'''Coro''': ''Io mando i fulmini dal cielo ed il fuoco pioverà''<br />'''Mosè''': ''E chi lo sa se Dio avesse scelto un altro, | per servire la sua volontà | Non avrei cambiato vita''<br />'''Coro''': ''Intanto tutto brucerà, dai vostri campi alle città''<br />'''Mosè''': ''Non c'è pietà, | tutta questa distruzione io la sento dentro me | Quante vittime innocenti per la tua stupidità!''<br />'''Coro''': ''Io le [[locusta|locuste]] manderò ed ogni pianta soffrirà, | più della siccità finché anche di te più nulla resterà. | "Il mio flagello manderò" disse il Signor''<br />'''Mosè''': ''Ti chiamai fratello, non ti basta quello che tu fai?''<br />'''Coro''': ''Il mio flagello manderò''<br />'''Mosè''': ''Lascia andare noi''<br />'''Coro''': ''Disse il Signor''<br />'''Mosè''': ''Disse il Signor''<br />'''Ramses''': ''Ti chiamai fratello, | come puoi odiare me così? | Per tutta la vita''<br />'''Coro''': ''Le piaghe io ti manderò''<br />'''Ramses''': ''Lasciami soffrire | E non importa quanto costerà | ma non cambierà | Io non vi darò la libertà!''<br />'''Coro''': ''Disse il Signor | Disse il Signor''<br />'''Ramses''': ''Liberi no''<br />'''Coro, Ramses e Mosè''': ''Non (vi lascerò!!!) ci lascerà!!!'' *'''Mosè''': Ramses? ...Ramses?...<br />'''Ramses''': Ah, vediamo se indovino. Vuoi che io lasci partire il tuo popolo.<br />'''Mosè''': Speravo di trovarti qui.<br />'''Ramses''' {{NDR|gli lancia addosso furiosamente il bicchiere di vino, che si frantuma a terra}}: Vai via!!<br />'''Mosè''': Ramses, dobbiamo porre fine a tutto questo... Ramses, ti prego, parla. {{NDR|Ramses non risponde}} Abbiamo sempre parlato qui... Questo posto, quanti bei ricordi... Ad esempio quella volta che tu hai scambiato le teste agli dei nel tempio di Ra.<br />'''Ramses''': Se la memoria non mi inganna, tu eri lì a scambiare le teste fianco a fianco con me.<br />'''Mosè''': No, sei stato tu. Io non l'ho fatto.<br />'''Ramses''': Oh sì, invece! Hai messo l'ippopotamo sul coccodrillo, {{NDR|scende a terra}} e il coccodrillo sul...<br />'''Mosè''': Sul falco.<br />'''Ramses''': Sì! Per il sacerdote era un orribile presagio e ha digiunato per due mesi! Nostro padre era furioso! Non facevi che cacciarmi nei guai!... Ma poi... poi ogni volta eri lì, pronto a tirarmene fuori, fratello. Perché le cose non possono tornare come prima?<br />'''Figlio di Ramses''' {{NDR|alle loro spalle}}: Padre... è tanto buio... ho paura! {{NDR|vede Mosè}} Perché lui è qui? Non è l'uomo che ha fatto tutto questo?<br />'''Ramses''': Sì. Ma bisogna chiedersi... il perché.<br /> '''Mosè''': Perché nessun regno può essere fondato sulle spalle degli schiavi. Ramses, la tua caparbietà minaccia le disgrazie sull'Egitto. Cesserebbero solamente se gli Ebrei partissero.<br />'''Ramses''': Nessuno può darmi ordini, nessuno può minacciarmi! Io sono l'astro del mattino e della sera! Io sono il [[Faraone]]! <br /> '''Mosè''': Qualcos'altro è in arrivo, di gran lunga peggiore delle altre volte. Ti prego, abbandona il tuo disprezzo per la vita prima che esso distrugga quanto ti è più caro! Pensa a tuo figlio!<br />'''Ramses''': Ci penso. Voi Ebrei rappresentate solo guai. Mio padre aveva trovato la maniera giusta di trattare il tuo popolo.<br /> '''Mosè''': Ramses!<br />'''Ramses''': Ed è arrivato il momento che io termini il lavoro!!<br />'''Mosè''': Ramses!!<br />'''Ramses''': Perciò si dimenerà un grande grido in tutto l'Egitto, quale non vi fu mai e quale mai più si ripeterà!!<br />'''Mosè''': Ramses, ne porterai il peso. *'''Miriam''': ''Molte notti noi pregammo senza chiederci | Se in quel buio fosse già la nostra verità | Paura non avrai, la fede sa proteggerci | La speranza può cambiar la nostra realtà''<br />''Vedrai miracoli, | se crederai | La fede non si può fermar | Quanti miracoli, | sono tra noi | E condividerli potrai, | potrai se crederai''<br />'''Zippora''': ''Questo è il tempo in cui sperare non è facile, | e la gioia che c'è in noi nel vento vola via''<br />'''Miriam e Zippora''': ''Ed ora sono qui | Ora sono qui | Il cuore così fragile, | cerco in me la forza che non ho avuto mai''<br />''Vedrai miracoli, | se crederai | La fede non si può fermar | Se crederai | Quanti miracoli, | sono fra noi | Sono fra noi | E condividerli potrai, | potrai se crederai''<br />'''Bambini''': ''A-shi-ra l'A-don-ai ki ga-oh ga-ah | A-shi-ra l'A-don-ai ki ga-oh ga-ah | Mi-ka mo-cha ba-elim Adonai | Mi-ka-mo-cha ne-dar-ba-ko-desh | Na-chi-tah v'-chas-d'cha am zu ga-al-ta | Na-chi-tah v'-chas-d'cha am zu ga-al-ta | A-shi-ra, a-shi-ra, a-shi-ra''<ref>Cfr. [http://www.ccset.net/2010/wp-content/uploads/2011/03/Prince-of-Egypt-final-script.pdf Script] in inglese, p. 23</ref><br />'''Ebrei''': ''Vedrai miracoli, | se crederai | La fede non si può fermar | Se crederai | Quanti miracoli, sono fra noi | Sono fra noi | E condividerli potrai, | sì potrai | potrai se crederai | potrai se crederai'' ==[[Explicit]]== {{explicit film}} ''Ascoltaci!!!'' ('''Jocabel''') {{NDR|cantando}} ==Note== <references/> ==Altri progetti== {{interprogetto|etichetta=''Il principe d'Egitto''}} [[Categoria:Film biblici]] [[Categoria:Film d'animazione]] [[Categoria:Film musicali]] [[Categoria:Film premi Oscar]] 7eqgk1m04cclfmpsckk1f3qe4r986lp Rino Formica 0 60078 1219350 1065478 2022-07-28T07:51:29Z IppolitoN 23099 /* Citazioni di Rino Formica */ wikitext text/x-wiki '''Salvatore Formica''' detto '''Rino''' (1927 — vivente), politico italiano. ==Citazioni di Rino Formica== *{{NDR|L'Assemblea Nazionale del PSI}} è una corte di nani e ballerine.<ref>Citato in Sergio Stimolo & Gianna Fregonara, ''Onorevole parli chiaro'', Rizzoli, 1994, p. 166.</ref> *{{NDR|L'[[Opus Dei|opera]]}} è una società segreta.<ref>Citato in [[Claudio Rendina]], ''I peccati del Vaticano'', Newton Compton, 2009.</ref> *Fra il referendum e la proclamazione della Repubblica c’è il tentativo del re di bloccare la proclamazione della Repubblica. Umberto resisteva al Quirinale. I tre grandi protagonisti, [[Alcide De Gasperi|De Gasperi]], [[Palmiro Togliatti|Togliatti]] e [[Pietro Nenni|Nenni]], presero la decisione di convocare il Consiglio dei Ministri e di dare i poteri di capo dello stato a De Gasperi, che era presidente del consiglio. De Gasperi andò al Quirinale sfrattò [[Umberto II di Savoia|Umberto]]. In quei giorni noi, dalle federazioni del partito socialista, chiedemmo che fare. C’era il rischio reale che si bloccasse il processo democratico. Nenni appunto diramò la disposizione: quando si rompono gli equilibri istituzionali o c’è la soluzione democratica o la parola passa alla forza.<ref name="ilmanifesto,8agosto2019" /> *Il convento è povero, ma i monaci sono ricchi.<ref>Citato in Elio Veltri, ''Da Craxi a Craxi'', Laterza, 1993, p. 208.</ref> *La politica è sangue e merda.<ref>Citato in ''Reset'', nn. 64-68, Donzelli Editore, 2001, p. 215.</ref> *[...] la politica non è l'arte del compromesso, ma l'arte di ridurre al minimo le parti inconciliabili.<ref>Citato in ''[http://invececoncita.blogautore.repubblica.it/articoli/2017/03/02/formica-e-la-sinistra-scomparsa/?ref=RHPPRB-BS-I0-C4-P1-S1.4-T1 Formica e la sinistra scomparsa]'', ''Invece Concita'', ''Repubblica.it'', 2 marzo 2017.</ref> *Oggi ci sono tribù che occupano posizioni che una volta erano del governo. Il presidente del consiglio convoca le parti sociali, ma il giorno dopo le convoca il ministro degli interni. E i sindacati vanno. Quando il sindacato non ha un interlocutore istituzionale ma va da chi lo chiama si autodeclassa a corporazione: vado ovunque si discuta dei miei interessi. Allora: non c’è un governo, perché la sua attività è stata espunta; non ci sono i partiti né i sindacati. È la crisi dei corpi dello stato. Si assiste a un deperimento anche delle ultime sentinelle, l’[[informazione]], la [[magistratura]].<ref name="ilmanifesto,8agosto2019">Citato in Daniela Preziosi, [https://ilmanifesto.it/rino-formica-e-lultima-chiamata-prima-della-guerra-civile-ora-il-presidente-parli/ ''Rino Formica: «È l’ultima chiamata prima della guerra civile. Ora il Presidente parli»''], ''il Manifesto'', 8 agosto 2019.</ref> {{Int2|1=''[https://www.repubblica.it/politica/2022/07/27/news/formica_mi_spaventa_la_svolta_autoritaria_il_loro_modello_e_orban-359312669/?ref=RHTP-VS-I335803824-P10-S8-T1 Formica: "Mi spaventa la svolta autoritaria, il loro modello è Orban"]''|2=Intervista di Concetto Vecchio, ''epubblica.it'', 27 luglio 2022.}} * Da un lato la [[Lega Nord|Lega]] è il partito degli interessi diffusi nel Nord Est, dall'altro lui {{NDR|[[Matteo Salvini]]}} l'ha trasformato in un soggetto clerico reazionario, di populismo religioso. Tra le due anime era sorto un conflitto. Ha prevalso l'anima populistica. * La destra potrà vincere, ma non riuscirà a governare, perché l'affermazione sarà troppo risicata o contraddittoria, e a quel punto tenteranno di abbandonare la democrazia parlamentare per quella del presidenzialismo. [...] Garantiranno il rispetto di tutti i vincoli internazionali, ma poi in Italia faranno come in Ungheria. * {{NDR|[[Silvio Berlusconi]]}} È convinto che nel vuoto di potere che si creerà potrà fare il Capo dello Stato facente funzione da presidente del Senato. ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Formica, Rino}} [[Categoria:Politici italiani]] 5ebymecstvdkgcsjapa4p7pui37p07a Richard Benson 0 75148 1219348 1207140 2022-07-28T06:41:48Z 5.170.39.139 /* Citazioni di Richard Benson */ wikitext text/x-wiki 1219353 1219348 2022-07-28T09:48:37Z Spinoziano 2297 Annullate le modifiche di [[Special:Contributions/5.170.39.139|5.170.39.139]] ([[User talk:5.170.39.139|discussione]]), riportata alla versione precedente di [[User:151.77.245.154|151.77.245.154]] wikitext text/x-wiki [[File:Richard Benson a Ciampino.jpg|miniatura|Richard Benson]] '''Richard Benson''' (1955 – 2022), musicista e conduttore televisivo e radiofonico italiano. ==Citazioni di Richard Benson== *Aarg! O Dio mio, {{NDR|[[Vasco Rossi]] senza cappellino}} è una cosa devastante, è una cosa devastante; non l'avevo neanche... neanche riconosciuto: non c'ha nemmeno un capello in testa; e poi criticano i miei capelli! Capito? Non c'ha nemmeno un capello in testa, è tutto pelato. È una cosa devastante, sono rimasto senza parole. (dallo ''Special'' sui Pooh, 8 maggio 2009; visibile su ''[http://www.youtube.com/watch?v=kHg9IJpNZ9Q Youtube]'') *Anche la merda avrebbe valore se l'uomo nascesse senza culo! (da ''Cocktail Micidiale''; visibile su ''[https://www.youtube.com/watch?v=oZswZr0tj5Q Youtube]'') *Anzi, questi due dischi li dedichiamo a queste donne nuove, rivoltose, a queste ragazze che dicono "Non siamo governate bene", a questi stupri continui fatti alle ragazze, a questo declassificare da parte dei potenti la figura della donna in oggi: siamo ritornati, ancora più feroci con le donne, al femminismo. Avete tutta la mia approvazione, va bene? Mi piacciono le donne che combattono, le donne combattenti per avere i loro valori, capito? [...] E poi fanno entrare tutti 'sti poveracci con le barche, aumentiamo la popolazione; tra un po' vedremo solo gente di colore in giro, niente contro la gente di colore, ma 'sti poveracci vanno messi nelle case [...]. (da ''Richard Benson''; visibile su ''[http://www.youtube.com/watch?v=yGUydkWXcmw Youtube]'') *Arriva il peggio del peggio! Arriva una cosa che mi fa stare male, arriva una cosa... {{NDR|[[Paul Gilbert]]}} era il mio chitarrista preferito! Era il mio chitarrista preferito, adesso è cambiato, ha cambiato tutto, è una cosa... cioè, ti giuro, mi sto sentendo male. [...] Guarda, una festa tra amici, due chitarre acustiche; un pezzo degli [[ABBA]] fa, fa dei pezzi che sembrano [[The Beatles|Beatles]] di ultima serie, corettini, le sue amichette che cantano in coro, qualche assoletto suo, registrato malissimo; [...] ma io devo cacciare più di venti euro per questo disco, questo è il bello! E questo non mi sta bene! (da ''Cocktail Micidiale''; visibile su ''[http://www.youtube.com/watch?v=8VfSrIs02Fs Youtube]'') *C'è bisogno di un tramite {{NDR|con [[Mu'ammar Gheddafi]]}} che non abbia cose governative che vada lì e gli dia un sacco di soldi, tanti ma tanti ma tanti soldi; solo così puoi ragionare con lui, perché lui mette questi soldi in munizioni, in armi in carri armati... Però deve salvaguardare i pozzi di petrolio assolutamente. (da ''Richard Benson''; visibile su ''[http://www.youtube.com/watch?v=M5ly37PsSds Youtube]'') *"Che cosa so io?" "So di non sapere", rispondeva [[Aristotele|Aristotile]]. E io uguale: che cosa so io? So di non sapere, va bene? (da ''Richard Benson''; visibile su ''[http://www.youtube.com/watch?v=vaHRtghYkdo Youtube]'') *Devo dire che il pubblico è attento, comunque, eh, perché ho guardato in degli occhi che hanno visto là dove è difficile guardare e guardare questa trasmissione può essere un piacere, ma può essere anche letale, perché cambia la tua percezione mentale, auditiva, discorsiva: cominci a dire altre cose, no?, come: "No, non sono uno del branco! Cancellatemi dalle vostre agende, figli dei figli, ma di quali fiori? Diluite le vostre droghe!". E poi si parla anche del Cristo Pinocchio e poi si parla anche come ammaestrare il dolore. (da ''Cocktail Micidiale''; visibile su ''[http://www.youtube.com/watch?v=AJqLmpxvILg Youtube]'') *Il padre... cioè... il figlio va dal padre e dice "Papà, sono [[omosessualità|gay]]" e il padre gli risponde "Basta che non sei frocio". Seconda cosa: ritorna dal padre e gli dici... e gli dice "Papà, io so' gay" e lui gli risponde "Basta che non sei pride", cioè per il [[Gay pride]], avete capito? Cioè, "sono gay", "basta che non sei pride". Ma 'sti [[matrimonio fra persone dello stesso sesso|matrimoni tra uomini e uomini]]... (dal concerto del 17 marzo 2012; visibile su ''[http://www.youtube.com/watch?v=e9OwIGhFJ_c Youtube]'') *''Il [[rock]] è come un [[albero]] grande, che tutti i suoi frutti ti dà: | per quanti gliene domandi, sempre uno ne troverà. | Ti dà il [[fiore]], il [[frutto]], la [[foglia]]: | il rock per te di tutto se spoglia.'' (da ''Cocktail micidiale''; disponibile su ''[https://www.youtube.com/watch?v=MwfiRIXz2Fk Youtube]'') *{{NDR|Fingendo di leggere un SMS}} In più il presidente americano mi ha... eeeh... Lo devo leggere? Mi ha offerto di essere il suo collaboratore più vicino. Questo per me vuol dire essere un grande onore, perché io e [[Obama]] siamo diventati amici per la pelle: lui sente me e io sento lui, nel senso che c'è un connubio molto molto forte. (da ''Richard Benson''; ''[http://www.youtube.com/watch?v=DoPRajByOEI Youtube]'') *"Io so' da [[Hollywood]], cioè... cioè... non posso anda' al bar, parla' col barista, anda' a... dal fornaio, parla' col fornaio, anda' al ristorante sotto casa: io devo sta' con gente tipo [[Brad Pitt]], [[George Clooney]], [[Tom Cruise]], capito? Cioè io so' uno da Hollywood, hai capito? Vedo che tu mi capisci, ehm, Benson, vedo che tu mi capisci." Ho capito: se tu mi fai sempre così, me rompi 'r cazzo e me ne vado, hai capito? No, perché mi dà fastidio. (da ''Richard Benson'', 25 gennaio 2008; visibile su ''[http://www.youtube.com/watch?v=rJgANXsQcy0 Youtube]'') *La [[morte]] ha cercato di colpirmi undici volte, ma non è mai riuscita ad arrivarmi, perché sono stato io più forte della morte [...]. La morte ci cammina dietro, vero? Mi cammini dietro, piccolina? Eh? Mi cammini dietro? Lo sai che mi sembri una micetta a volte? E tu... E tu vuoi ostacolarmi, tu vuoi mettermi delle sbarre davanti, vuoi mettermi delle prove, ma è molto difficile con me, lo sai, perché io sono più forte. (da ''Cocktail Micidiale''; visibile su ''[https://www.youtube.com/watch?v=Nlg0VpKAjKw Youtube]'') *La [[vita]] inizia co' una fregata e finisce co' una fregatura. (da ''Cocktail Micidiale'', 18 novembre 2005) *Ma la [[vita]] è il nemico, anzi, vi dirò di più, la vita è uno stato mentale. (da ''Anche la Rabbia ha un Cuore''; visibile su ''[https://www.youtube.com/watch?v=WO9pVqbIuA4 Youtube]'') *Meno c'è, meno si rompe. (da ''Cocktail Micidiale'', 25 marzo 2005; visibile su ''[https://www.youtube.com/watch?v=XYTmVo5YREg Youtube]'') *Non vi dovete offendere se vi tratto male, se vi dico delle parole fuori uso; è tutto un gioco, è tutto un gioco infernale, il gioco infernale di Richard Benson! E io chiudo così, e ci vediamo in diretta lunedì prossimo! Ciao a tutti con l'ultimo disco dei [[Necrodeath]], ciao! (da ''Rock Machine'', 3 ottobre 2011; visibile su ''[http://www.youtube.com/watch?v=r9T9k3gwqHk YouTube]'') *[[Pino Scotto]] sa che io geschis... gestisco un patrimonio multimiliardario, no? Lui lo sa benissimo questo. Lui non ha molti soldi: tira a campare dove gli porta il vento. Se io lo insulto in televisione, lui mi denuncia e si inoltra un processo contro di me da parte sua per averlo diffamato in televisione, e non mi va che nessuno mi tocca i miei soldi, capito? Lui aspetta solo quello, cioè lui sta mandando delle avvertenze continue, insulti continui nei miei confronti, aspettando che io mi incazzo a tal punto che, praticamente, lui mi può denunciare, perché io sto diffamando la sua persona via televisione. (da ''Rock Machine''; visibile su ''[http://www.youtube.com/watch?v=Ja09B3vLLBk Youtube]'') *Puntata speciale, dedicata forse al gruppo più tecnico, con più difficoltà di esecuzione da parte di tutti gli elementi, ad un gruppo dove ogni elemento non sfigura vicino all'altro: siamo ai massimi livelli della tecnica esistente al mondo, mai gruppo [[rock]] ha raggiunto i livelli tecnici dei [[Dream Theater]]. I [[Dream Theater]] sono stati un gruppo che ha rivoluzionato totalmente lo standard della musica [[rock]]. (dallo special sui Dream Theater del 19 giugno 2009; visibile su ''[http://www.youtube.com/watch?v=H7FDMoX8kMg Youtube]'') *'''Spettatori''': Richaaaard! Ce devi sagrificà 'r pollo ar demoniooo!<br>'''Richard Benson''': Che devo fa io?<br>'''Spettatori''': Ce devi sagrificà 'r pollo ar demonio! A Satanaaaaa!<br>'''Richard Benson''': Ma io mi sono già sagrificato... io sono il vero figlio del demonio! Sono io il vero figlio del demonio!<br>'''Spettatori''': Tu se'n fijo de 'na mignottaaaaa!<br>'''Richard Benson''': Non avete visto io miei occhi? Non avete visto che tutti invecchiano? Come mai io a questa età ancora non sono invecchiato?<br>'''Spettatori''': Perché c'hai 'a paruccaaaaa!<br>{{NDR|Estratto da un dialogo tra Richard e il suo pubblico al ''Coetus Pub'', 17 dicembre 2005}} *Sono un grande appassionato di [[musica]], ma sono tante altre cose anche: io costruisco giubbotti, io faccio moda, io faccio affari, io faccio... ho preso spazi su televisioni [[Stati Uniti d'America|americane]], in cui proseguo il discorso che comincio qui con Televita, in inglese... Faccio tantissime cose, capito? Ma uno dei miei mestieri migliori è il trasformismo, cioè trasformarmi, capito? (su ''Televita'' il 21 novembre 2007; visibile su ''[http://www.youtube.com/watch?v=2nhTwOWuTHA Youtube]'') *Un giorno verrà il dio del metallo e tutti lo riconosceranno perché le sue [[unghia|unghie]] saranno plettri. (citato in Chiara Barzini, ''[http://xl.repubblica.it/dettaglio/65361 Richard Benson Story]'', ''Repubblica XL'') *Un [[pollo]]! Io ho paura di sporcarmi le mani e dopo non suonare più la chitarra, altrimenti lo spezzerei; guarda, un pollo, veramente, bello 'sto pollo! Possiamo sacrificare questo pollo a [[Satana]], a Satana! Nel Natale del male! [...] Avevo chiesto un pollo e me l'hanno portato! E non potete capi' quanto mi avete fatto felice con 'sto pollo! Aspettavo però pure la capretta, capito? Perché la [[capra|capretta]] è più sintomatico der male, capito?, de caprette che se sacrificano ar Demonio, a Satana, l'erba gramigna, la betulla, il fico sacro, la canfora, le ossa dei morti buttate contro ar nemico, i gobbelini {{NDR|diminutivo di goblin}}, i coboldi, gli elfi, gli eoni, le fate... Che bello la rappresentazione del Natale del male! (dal concerto ''Natale del male''; visibile su ''[http://www.youtube.com/watch?v=V0DgNxkXH_0 Youtube]'') ==Citazioni tratte da canzoni== ===''Madre Tortura''=== '''Etichetta''': Playgame Music, 1999. *''Codice melma, decodificata in grazia, | [[Maria]] sventurata, piena di strazio! | Fiumane di figli etichettati bandiere | sono solo il liquame delle tue messe nere!'' (da ''Madre Tortura'') *''Madre, di natura ebraica, | codice internettaria della teologia laica, | sorella lunare di un padre sole, | hai tramutato la fede in corone spinose. | Seppure i poveri ti hanno reso statuina, | confondendo rivoli di [[sangue]] con gocce d'urina... | Vecchi testamenti di vecchie nelle tue mani a croce | hai circonciso la carità nella tua indole feroce...'' (da ''Madre Tortura'') ==Citazioni su Richard Benson== *C'era una volta, e c'è ancora, ma nessuno lo promuove più come lui, l'heavy metal italiano! Richard, benvenuto amico mio, siamo ad ''Avanti un altro!'', chiaro questo? ([[Paolo Bonolis]]) ==Filmografia== *''[[Maledetto il giorno che t'ho incontrato]]'' (1992), attore ==Altri progetti== {{interprogetto}} ===Opere=== {{Pedia|Madre Tortura||(1999)}} {{DEFAULTSORT:Benson, Richard}} [[Categoria:Cantanti italiani]] [[Categoria:Chitarristi italiani]] [[Categoria:Conduttori radiofonici italiani]] [[Categoria:Conduttori televisivi italiani]] [[Categoria:Musicisti italiani]] 39xlraxvnuny18ju1jc0pkc4myc8avw Jacky Ickx 0 91260 1219344 1210760 2022-07-28T02:01:24Z Danyele 19198 ampliamento / foto più inerente l'attività per il quale il soggetto è enciclopedico wikitext text/x-wiki [[File:JackyIckx1975.jpg|thumb|Jacky Ickx (1975)]] '''Jacques Bernard "Jacky" Ickx''' (1945 – vivente), ex pilota automobilistico belga. ==Citazioni di Jacky Ickx== *Come pilota, cresci fino a raggiungere il tuo apice di rendimento, e poi cerchi di mantenerlo. Non appena cali, ti indebolisci e da lì in poi cali molto rapidamente. Il declino è molto più rapido della crescita che hai avuto da giovane. [...] A volte si sente dire che vincere è facile, ma non lo è mai. Bisogna sempre avere il massimo della concentrazione.<ref>Da un'intervista a Ziggo Sport; citato in Valerio Barretta, ''[https://www.formulapassion.it/motorsport/formula-1/f1-piloti/ickx-tempo-hamilton-scadendo-617801.html Ickx: "Il tempo di Hamilton in F1 sta scadendo"]'', ''Formulapassion.it'', 16 maggio 2022.</ref> *{{NDR|Sull'incidente di Jarama 1970}} Erano le fiamme la vera insidia. Al Gran Premio di Spagna 1970, a Jarama, la mia Ferrari si trasformò in un rogo perché Jackie Oliver mi colpì sul fianco. Eravamo appena partiti e i serbatoi erano pieni. L'estintore di bordo mi dava qualche secondo di sopravvivenza ma poco dopo le fiamme mi avevano raggiunto ed io sapevo che nessuno poteva entrare in quel rogo senza una tuta di amiato. E a Jarama i commissari ne erano sprovvisti. Dovevo uscire da solo. Oppure morire.<ref>Citato in Danilo Castellarin, ''Temerari. Ricordi da corsa dei "Cavalieri del rischio"'', Giorgio Nada Editore, Vimodrone, 2014. ISBN 978-88-7911-603-9</ref> *{{NDR|Sulla sospensione del Gran Premio di Monaco 1984}} Il Gran Premio poteva continuare, ma se si fosse verificato un un grave incidente, avrebbero detto che ero un pazzo irresponsabile. Meglio bloccare la gara, perché la visibilità era inesistente, l'aderenza nulla.<ref>Citato in Cesare Maria Mannucci, ''Ayrton'', Conti Editore, Bologna, 2004. </ref> *{{NDR|Sul titolo mondiale di [[Jochen Rindt]] nel 1970}} Meglio così, non mi sarebbe piaciuto strappare il titolo a Jochen, che lo meritava pienamente.<ref>Citato in Renato D'Ulisse, ''Da Hill l'americano al computer Lauda. I ferraristi 1961-1978'', RCS Quotidiani, Milano, 2007.</ref> *Non si può fare nulla contro la fatalità. Il destino non è nelle nostre mani.<ref>Citato in [[Marco Pastonesi]] e [[Giorgio Terruzzi]], ''Palla lunga e pedalare'', Dalai Editore, 1992, p. 49. ISBN 88-8598-826-2.</ref> {{Int2|''Io Ickx''|Intervista di Philippe Toussaint, ''Autosprint'' nº 36, 4-11 settembre 1972, pp. 12-13.}} [[File:Huldiging van Jacky Ickx, rechts van hem zijn echtgenote Catherine Blaton, Bestanddeelnr 924-6665.jpg|thumb|Ickx saluta il pubblico dopo la vittoria nel Gran Premio d'Olanda 1971: «Il pubblico apprezza le mie prestazioni e ciò mi fa piacere, ma io non mi sento affatto obbligato a realizzare particolari prestazioni per lui. [...] ciò che conta nella vita di un pilota d'automobile è di durare e non quello di realizzare folli exploits in cinque Gran Premi e di sparire in una nuvola di polvere nel sesto».]] *{{NDR|«Pensa lei di diventare un campione del mondo?»}} Non è un dramma il non esserlo: ciò mi sta anche bene. Una volta consacrato campione del mondo, sarebbe in effetti augurabile smetterla con le corse. [...] Nello sport è meglio terminare la propria attività su una vittoria. Certamente è uan cosa molto difficile a farsi, ma, nel mio pensiero, una carriera sportiva è soltanto una tappa della vita. Se fossi oggi campione del mondo mi sarebbe molto difficile chiudere perché non ho alcun desiderio di rinuunciare così presto alle corse. Arrivare secondo mi dà, ogni anno, una buona scusa per continuare nella stagione seguente. *{{NDR|«Alla partenza di un Gran Premio, pensa lei di essere il migliore o talvolta non ci crede?»}} Non v'è mai alcuna garanzia di vincere o di perdere una corsa. In ciascuna prova tutto è rimesso in ballo e io mi dò completamente alla corsa stessa. Al contrario di ciò che succede per il titolo mondiale del ciclismo nel quale la corona si disputa in una sola prova e dove il valore del materiale usato ha un peso meno determinante, nell'automobilismo ci sono dodici corse nelle quali bisogna impegnarsi al massimo. È qui pertanto che risiede la difficolta della corsa al titolo e il dubbio non è compatibile con la nostra professione. *Correre è diventato un affare da esposizione nel senso più largo del termine. Non è più questione di sviluppo tecnico, o se lo è ciò avviene in misura molto tenue. Attualmente, la corsa non vive più che per gli extra-sportivi e che per certe ditte interessate a trovare sfoghi su determinati mercati. Ma la giustificazione ultima è sempre il pubblico che deve essere soddisfatto innanzi tutto. Così come i circuiti non bisogna costruirli per i piloti, ma per il pubblico. *Io non sento alcun dovere verso il pubblico, come il pubblico stesso non ne ha verso di me. Il pubblico apprezza le mie prestazioni e ciò mi fa piacere, ma io non mi sento affatto obbligato a realizzare particolari prestazioni per lui. Stimo che ciò che faccio ora si possa situare ai limiti del ragionevole e in definitiva ciò che conta nella vita di un pilota d'automobile è di durare e non quello di realizzare folli exploits in cinque Gran Premi e di sparire in una nuvola di polvere nel sesto. *{{NDR|«Qual è la sensazione essenziale che lei trova nella corsa?»}} Primo il desiderio di vincere, poi la necessità di trovare una giustificazione personale all'esistenza. [...] Avere qualcosa da fare, fissarsi un traguardo, mettere tutto in opera per realizzarlo e difendere nel modo migliore gli interessi di una casa [...]. In breve, compiere perfettamente la propria missione, o piuttosto ciò che io chiamo la "propria traiettoria terrestre". *In corsa tutti sanno che l'incidente esiste. La cosa è accettata. Questa sensazione ci permette di meglio gustare la vita e di vivere più intensamente. Si sa che ciascun minuto trascorso è estremanente prezioso. Pertanto si approfitta del presente e si ha coscienza della precarietà dell'avvenire. {{NDR|«La morte in corsa di un suo pari, rimette forse in causa il suo mestiere? [...]»}} Io volto rapidamente pagina. Questo genere di incidente mi rende, nel caso, più forte. Ciò rafforza la mia volontà di praticare questa professione piuttosto che fare marcia indietro e ciò non a causa, ma malgrado il pericolo di una catastrofe. La sfida da rilevare mi sembra molto più grande. ==Citazioni su Jacky Ickx == *Ickx: un connubio di ardimento e di calcolo. Nel primo anno in cui corse con le mie macchine maturò un'esperienza che prometteva grandi frutti. Poi, dopo una stagione di intervallo con la Brabham, per quattro anni abbiamo inseguito un titolo, mentre ci venivano attribuite polemiche spesso inconsistenti al di là del funambolismo giornalistico. Se facciamo una graduatoria dei piloti Ferrari vincitori di Gran Premi valevoli per il campionato mondiale, Ickx è terzo, insieme a Villeneuve, con sei affermazioni, dietro ad Alberto Ascari con tredici e a Lauda con quindici. Qualche suo atteggiamento, che gli valse fra i miei collaboratori l'appellativo di Pierino il terribile, non mi ha cancellato il ricordo di un ragazzo cresciuto in fretta e l'impressione di quella sua guida fine e temeraria sotto la pioggia. ([[Enzo Ferrari]]) ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Ickx, Jacky}} [[Categoria:Piloti di Formula 1 belgi]] oomi35wmxq9m31mrlmqgxrie7riao1s 1219345 1219344 2022-07-28T02:05:10Z Danyele 19198 /* Citazioni di Jacky Ickx */ correzioni wikitext text/x-wiki [[File:JackyIckx1975.jpg|thumb|Jacky Ickx (1975)]] '''Jacques Bernard "Jacky" Ickx''' (1945 – vivente), ex pilota automobilistico belga. ==Citazioni di Jacky Ickx== *Come pilota, cresci fino a raggiungere il tuo apice di rendimento, e poi cerchi di mantenerlo. Non appena cali, ti indebolisci e da lì in poi cali molto rapidamente. Il declino è molto più rapido della crescita che hai avuto da giovane. [...] A volte si sente dire che vincere è facile, ma non lo è mai. Bisogna sempre avere il massimo della concentrazione.<ref>Da un'intervista a Ziggo Sport; citato in Valerio Barretta, ''[https://www.formulapassion.it/motorsport/formula-1/f1-piloti/ickx-tempo-hamilton-scadendo-617801.html Ickx: "Il tempo di Hamilton in F1 sta scadendo"]'', ''Formulapassion.it'', 16 maggio 2022.</ref> *{{NDR|Sull'incidente di Jarama 1970}} Erano le fiamme la vera insidia. Al Gran Premio di Spagna 1970, a Jarama, la mia Ferrari si trasformò in un rogo perché Jackie Oliver mi colpì sul fianco. Eravamo appena partiti e i serbatoi erano pieni. L'estintore di bordo mi dava qualche secondo di sopravvivenza ma poco dopo le fiamme mi avevano raggiunto ed io sapevo che nessuno poteva entrare in quel rogo senza una tuta di amiato. E a Jarama i commissari ne erano sprovvisti. Dovevo uscire da solo. Oppure morire.<ref>Citato in Danilo Castellarin, ''Temerari. Ricordi da corsa dei "Cavalieri del rischio"'', Giorgio Nada Editore, Vimodrone, 2014. ISBN 978-88-7911-603-9</ref> *{{NDR|Sulla sospensione del Gran Premio di Monaco 1984}} Il Gran Premio poteva continuare, ma se si fosse verificato un un grave incidente, avrebbero detto che ero un pazzo irresponsabile. Meglio bloccare la gara, perché la visibilità era inesistente, l'aderenza nulla.<ref>Citato in Cesare Maria Mannucci, ''Ayrton'', Conti Editore, Bologna, 2004. </ref> *{{NDR|Sul titolo mondiale di [[Jochen Rindt]] nel 1970}} Meglio così, non mi sarebbe piaciuto strappare il titolo a Jochen, che lo meritava pienamente.<ref>Citato in Renato D'Ulisse, ''Da Hill l'americano al computer Lauda. I ferraristi 1961-1978'', RCS Quotidiani, Milano, 2007.</ref> *Non si può fare nulla contro la fatalità. Il destino non è nelle nostre mani.<ref>Citato in [[Marco Pastonesi]] e [[Giorgio Terruzzi]], ''Palla lunga e pedalare'', Dalai Editore, 1992, p. 49. ISBN 88-8598-826-2.</ref> {{Int2|''Io Ickx''|Intervista di Philippe Toussaint, ''Autosprint'' nº 36, 4-11 settembre 1972, pp. 12-13.}} [[File:Huldiging van Jacky Ickx, rechts van hem zijn echtgenote Catherine Blaton, Bestanddeelnr 924-6665.jpg|thumb|Ickx saluta il pubblico dopo la vittoria nel Gran Premio d'Olanda 1971: «Il pubblico apprezza le mie prestazioni e ciò mi fa piacere, ma io non mi sento affatto obbligato a realizzare particolari prestazioni per lui. [...] ciò che conta nella vita di un pilota d'automobile è di durare e non quello di realizzare folli exploits in cinque Gran Premi e di sparire in una nuvola di polvere nel sesto».]] *{{NDR|«Pensa lei di diventare un campione del mondo?»}} Non è un dramma il non esserlo: ciò mi sta anche bene. Una volta consacrato campione del mondo, sarebbe in effetti augurabile smetterla con le corse. [...] Nello sport è meglio terminare la propria attività su una vittoria. Certamente è una cosa molto difficile a farsi, ma, nel mio pensiero, una carriera sportiva è soltanto una tappa della vita. Se fossi oggi campione del mondo mi sarebbe molto difficile chiudere perché non ho alcun desiderio di rinuunciare così presto alle corse. Arrivare secondo mi dà, ogni anno, una buona scusa per continuare nella stagione seguente. *{{NDR|«Alla partenza di un Gran Premio, pensa lei di essere il migliore o talvolta non ci crede?»}} Non v'è mai alcuna garanzia di vincere o di perdere una corsa. In ciascuna prova tutto è rimesso in ballo e io mi dò completamente alla corsa stessa. Al contrario di ciò che succede per il titolo mondiale del ciclismo nel quale la corona si disputa in una sola prova e dove il valore del materiale usato ha un peso meno determinante, nell'automobilismo ci sono dodici corse nelle quali bisogna impegnarsi al massimo. È qui pertanto che risiede la grande difficoltà della corsa al titolo e il dubbio non è compatibile con la nostra professione. *Correre è diventato un affare da esposizione nel senso più largo del termine. Non è più questione di sviluppo tecnico, o se lo è ciò avviene in misura molto tenue. Attualmente, la corsa non vive più che per gli extra-sportivi e che per certe ditte interessate a trovare sfoghi su determinati mercati. Ma la giustificazione ultima è sempre il pubblico che deve essere soddisfatto innanzi tutto. Così come i circuiti non bisogna costruirli per i piloti, ma per il pubblico. *Io non sento alcun dovere verso il pubblico, come il pubblico stesso non ne ha verso di me. Il pubblico apprezza le mie prestazioni e ciò mi fa piacere, ma io non mi sento affatto obbligato a realizzare particolari prestazioni per lui. Stimo che ciò che faccio ora si possa situare ai limiti del ragionevole e in definitiva ciò che conta nella vita di un pilota d'automobile è di durare e non quello di realizzare folli exploits in cinque Gran Premi e di sparire in una nuvola di polvere nel sesto. *{{NDR|«Qual è la sensazione essenziale che lei trova nella corsa?»}} Primo il desiderio di vincere, poi la necessità di trovare una giustificazione personale all'esistenza. [...] Avere qualcosa da fare, fissarsi un traguardo, mettere tutto in opera per realizzarlo e difendere nel modo migliore gli interessi di una casa [...]. In breve, compiere perfettamente la propria missione, o piuttosto ciò che io chiamo la "propria traiettoria terrestre". *In corsa tutti sanno che l'incidente esiste. La cosa è accettata. Questa sensazione ci permette di meglio gustare la vita e di vivere più intensamente. Si sa che ciascun minuto trascorso è estremanente prezioso. Pertanto si approfitta del presente e si ha coscienza della precarietà dell'avvenire. {{NDR|«La morte in corsa di un suo pari, rimette forse in causa il suo mestiere? [...]»}} Io volto rapidamente pagina. Questo genere di incidente mi rende, nel caso, più forte. Ciò rafforza la mia volontà di praticare questa professione piuttosto che fare marcia indietro e ciò non a causa, ma malgrado il pericolo di una catastrofe. La sfida da rilevare mi sembra molto più grande. ==Citazioni su Jacky Ickx == *Ickx: un connubio di ardimento e di calcolo. Nel primo anno in cui corse con le mie macchine maturò un'esperienza che prometteva grandi frutti. Poi, dopo una stagione di intervallo con la Brabham, per quattro anni abbiamo inseguito un titolo, mentre ci venivano attribuite polemiche spesso inconsistenti al di là del funambolismo giornalistico. Se facciamo una graduatoria dei piloti Ferrari vincitori di Gran Premi valevoli per il campionato mondiale, Ickx è terzo, insieme a Villeneuve, con sei affermazioni, dietro ad Alberto Ascari con tredici e a Lauda con quindici. Qualche suo atteggiamento, che gli valse fra i miei collaboratori l'appellativo di Pierino il terribile, non mi ha cancellato il ricordo di un ragazzo cresciuto in fretta e l'impressione di quella sua guida fine e temeraria sotto la pioggia. ([[Enzo Ferrari]]) ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Ickx, Jacky}} [[Categoria:Piloti di Formula 1 belgi]] 5qvqrvb1fxfjetrq14n5gpcedse5uwm Alessandro Spina 0 110662 1219323 991492 2022-07-27T21:57:25Z Sun-crops 10277 /* Citazioni di Alessandro Spina */ Allineo wikitext text/x-wiki '''Alessandro Spina''' pseudonimo di '''Basili Khouzam''' (1927 – 2013), scrittore siriano naturalizzato italiano. ==Citazioni di Alessandro Spina== *A Isfahan visitai una volta una bottega dove dinanzi a un grande telaio verticale una donna, con alla destra e alla sinistra tre giovinette, annodava un tappeto. Udire le parole di Cristina al Collegio di Musica o sull'Aventino non è che replica di quell'immagine, sorprenderla in bottega mentre con un gran foglio davanti annoda le frasi. Il nodo è un segreto di noi orientali, che così procediamo nel compiere la tela. Per questo, Lilla<ref>Sorta di titolo onorifico con cui nelle piccole corti barbaresche dell'Africa del Nord si usava rivolgersi alle principesse reali. Cfr. G. Campo – A. Spina, ''Carteggio'', nota a p. 220 e A. Spina ''Conversazione in Piazza Sant'Anselmo e altri scritti'', p. 78.</ref> [[Cristina Campo|Cristina]], la Sua opera ci appartiene. Ha rubato il nostro tempo, cioè il nostro computo del tempo − e così ci onora.<ref>Da ''Lettera di A. Spina a C. Campo del 1 novembre '71'', in ''Cristina Campo − Alessandro Spina, Carteggio'', Editrice Morcelliana, Brescia, 2007, ISBN 9788837221850, p. 219.</ref> *{{NDR|Sulle ''Lettere a Mita''}} Come nelle fiabe da lei tanto amate, Cristina, senza neanche proporselo, entra nella gara del romanzo e stravince perché ha in mano il talismano che schiude le porte: il talento appunto.<br/> Forse l'opera che è ''anche'' un romanzo, è una delle rare possibilità oggi di scrivere un romanzo. D'altronde ogni opera d'arte ha un legame oscuro, e talvolta risolutivo con ciò che è involontario. ''Bisogna asciugare la vita a mano a mano che sgorga'', dice [[Sébastien-Roch Nicolas de Chamfort|Chamfort]]. Qui la vita ci lascia la sua ombra mobile, la vita è fuggita e l'ombra resta, come se la scrittura fosse ombra consolidata (è nell'ombra appunto che la vita si perpetua). Tutto ciò è lontano quanto mai da ogni ''progetto'' letterario [...]<ref>Da ''Fra romanzi d'''intrattenimento'' e romanzi ''castigo'', il romanzo ''ingenuo'' di Cristina Campo'', Parte seconda in ''Conversazione in Piazza Sant'Anselmo e altri scritti'', p. 162.</reF> *[[Jean de La Bruyère|La Bruyère]] scrive: <br/> «''Celui qui n'a égard en écrivant qu'au goût de son siècle songe plus à sa personne qu'à ses écrits: il faut toujours tendre à la perfection, et alors cette justice qui nous est quelquefois refusée par nos contemporaines, la posterité sait nous la rendre»''.<ref>Traduzione: «Chi, scrivendo, tiene in considerazione soltanto il gusto del proprio secolo si cura più della sua persona che dei suoi scritti: si deve sempre tendere alla perfezione, e allora questa giustizia che ci è talvolta rifiutata dai nostri contemporanei, la posterità sa rendercela.»</ref> <br/> Ecco un ritratto ''preordinato'' di Cristina. Quanto agli amici, è ovvio che sono i primi posteri.<ref>Da A. Spina ''Conversazione in Piazza Sant'Anselmo, Parte prima'', in ''Conversazione in Piazza Sant'Anselmo e altri scritti'', Editrice Morcelliana, Brescia, 2002, ISBN 8837218885, p. 84.</ref> *Parentesi sui ritratti. Deve vedere quello del conte [[Claus Schenk von Stauffenberg|Stauffenberg]] − ma la trascrizione è approssimativa, come quella dei nomi arabi −, il "congiurato" del 20 luglio 1944. Un viso che si legge e si medita come un libro. Ho mandato questo ritratto a un amico, come si segnala ''[[Robert Musil#Il giovane Törless|Törless]]'': finestre che si aprono dinanzi a noi, dalle quali non si riesce più a staccarsi.<ref>Da ''Lettera di A. Spina a C. Campo del 20 ottobre '63'', in ''Cristina Campo − Alessandro Spina, Carteggio'', p. 125.</ref> ==Note== <references/> == Altri progetti == {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Spina, Alessandro}} [[Categoria:Personalità dell'ateismo]] [[Categoria:Scrittori italiani]] [[Categoria:Scrittori siriani]] bry9vy9teid5pbs47o10ggrwz0pe6tb Utente:Mariomassone 2 110782 1219274 1219259 2022-07-27T12:27:55Z Mariomassone 17056 /* Citazioni */ wikitext text/x-wiki ==Per [[Ion Mihai Pacepa]]== [[File:Ion Mihai Pacepa 1975cr.jpg|thumb|Pacepa nel 1975]] '''Ion Mihai Pacepa''' (1928 – 2021), militare rumeno naturalizzato statunitense. ==''Orizzonti rossi''== ===Incipit=== Quando ero ancora uno dei suoi più stretti collaboratori, il presidente romeno [[Nicolae Ceaușescu|Nicolae Ceausescu]] spesso si concedeva il piacere di guardarsi il film di una manifestazione di sostegno al regime di Bucarest, che si era svolta a Washington. Nel film si vedeva, innanzitutto, una funzione religiosa, officiata da membri del clero romeno in esilio di diverse confessioni, davanti a centinaia di persone radunate intorno al monumento a George Washington. Molti dei partecipanti indossavano costumi folcloristici, ostentavano bracciali con i colori nazionali romeni, issavano cartelli che inneggiavano alla politica interna ed estera di Bucarest, all'indipendenza della Romania, alla saggezza di Ceausescu. Poi, si vedeva la folla sulle gradinate del Campidoglio; quindi, quando sfilava intorno alla Casa Bianca, accompagnata da slogan diffusi da altoparlanti portatili, che chiedevano che alla Romania fosse riconfermato lo ''status'' di nazione commercialmente privilegiata.<br>La manifestazione era stata interamente organizzata dai servizi segreti romeni, con l'aiuto di alcuni agenti ''di influenza'' ben piazzati negli Stati Uniti. Gli emigrati, molti dei quali prima non erano mai stati a Washington, erano stati espressamente convogliati nella capitale americana dalle loro chiese e dalle loro organizzazioni sociali, che erano finanziate e controllate segretamente da Bucarest. I cartelli erano stati preparati all'ambasciata romena, e così pure le cassette registrate con gli slogan diffusi dagli altoparlanti. Il film era stato girato da due tecnici, agenti dei servizi segreti, venuti apposta da Bucarest, e il commento era stato fatto dalla moglie del consigliere dell'ambasciata romena a Washington, che pure lei lavorava per il servizio di informazione romeno. ===Citazioni=== *"Orizzonte", il nome in codice scelto dallo stesso Ceausescu, fu una delle operazioni di influenza più insidiose che Ceausescu mise in piedi, un mattone dopo l'altro. Il fine era dare l'illusione all'Occidente che la Romania era un paese comunista diverso dagli altri, indipendente da chiunque, Mosca compresa, che meritava di essere sostenuto dall'Occidente, non fosse altro che per incrinare le mura che circondavano il blocco sovietico. (p. 20) *Ceausescu e [[Yasser Arafat|Arafat]] si somigliavano in modo impressionante, non solo per ragioni politiche, o per il naturale bagaglio di antisemitismo, che in Ceausescu non era minore che in Arafat. Se non fosse stato per la barba e la pelle più scura di Arafat, non avrei potuto distinguerli: la forma della faccia era identica, atteggiavano le labbra e sorridevano allo stesso modo, entrambi avevano occhi profondamente penetranti, pensavano e agivano in modo identico, erano allo stesso modo loquaci, irascibili, impulsivi, violenti, isterici. Quella forte somiglianza li aveva colpiti reciprocamente fin dal loro primo incontro, ed aveva avuto un ruolo importante nello sviluppare la loro amicizia. (p. 34) *[[Leonid Il'ič Brežnev|Breznev]] e Ceausescu, entrambi vendicativi per natura, si detestavano da molto tempo. Nel 1953, Breznev era diventato generale a due stelle e vicesegretario dell'ufficio politico dell'Armata rossa, dopo essere stato, qualche anno prima, primo segretario del comitato centrale del partito comunista della Moldavia, una regione che i sovietici avevano annesso, come Bessarabia, alla fine della seconda guerra mondiale. Perciò, essendo considerato un esperto di problemi romeni, era stato incaricato di supervisionare l'indottrinamento politico delle forze armate romene. Le sue taglienti critiche ai militari romeni avevano ferito profondamente Ceausescu, che allora aveva il suo stesso grado ed era responsabile, come membro del comitato centrale del partito comunista romeno, della sezione politica dei servizi di sicurezza dell'esercito romeni. Ceausescu non lo aveva mai dimenticato. Quando nel 1965 era arrivato al potere, aveva chiesto al DIE<ref name=die>{{Cfr}} [[:w:ro:Direcția de Informații Externe|Direcția de Informații Externe]]</ref> un'indagine approfondita sulle attività di Breznev in Moldavia. Un anno dopo, quando Breznev era venuto in visita di stato in Romania, gli aveva presentato dei documenti che provavano che tra il 1950 e il 1952, durante la russificazione della Moldavia, egli aveva fatto deportare in Siberia più di un milione di romeni, per insediare al loro posto russi e ucraini. La discussione era stata estremamente accesa, e aveva segnato una rottura nelle relazioni personali tra i due uomini. Breznev avrebbe messo di nuovo piede in Romania solo dieci anni dopo. (p. 36) *Adulare i massimi dirigenti del partito e dello stato era pratica corrente in tutti i paesi del blocco sovietico, ma in Romania l'adulazione era persino troppo eccessiva, a causa del temperamento latino dei romeni. (p. 55) *{{NDR|Su [[Elena Ceaușescu]]}} Nel 1975, ero con lei a Buenos Aires quando, affascinata dalle ambizioni politiche di [[Isabel Martínez de Perón|Isabella Peron]], aveva deciso di darsi anche lei alla vita politica attiva. E dato il culto della personalità senza precedenti che era stato creato intorno a Ceausescu, l'ascesa di Elena sulla scena politica romena era stata rapida. In breve tempo era diventata membro della Grande assemblea nazionale, del comitato centrale del partito comunista, del comitato politico esecutivo (l'equivalente del politburo sovietico), e da appena un anno era anche diventata membro dell'ufficio permanente del comitato politico esecutivo, inventato da Ceausescu per accentrare ulteriormente il potere nelle proprie mani e in dove solo il nome di Ceausescu era fisso, mentre il resto della compagnia si componeva di comparse continuamente cambiate di posto per evitare che mettessero radici e diventassero importanti. (p. 57) *{{NDR|Su [[Zoia Ceaușescu]]}} La sua colpa più grave era stata quella di rifiutare ostinatamente i candidati alla sua mano che la madre le sceglieva accuratamente. Zoia, da parte sua, era decisa a scegliersi liberamente il marito, ma tutti i nomi che lei aveva proposto avevano incontrato la fiera opposizione della madre, perché giudicati non sufficientemente degni della futura dinastia dei Ceausescu. Quello era stato l'inizio di una amara lotta con Elena, che alla fine aveva deciso di far srvegliare la vita privata della figlia minuto per minuto. Ovunque intorno a Zoia erano stati installati dei microfoni, dalla camera da letto al bagno del suo appartamento, dal suo studio alla sua bianca Mercedes coupé, ben nota alla gioventù dorata di Bucarest, e Zoia era stata sottoposta a un pedinamento di ventiquattro ore su ventiquattro dagli agenti del DIE<ref name=die/>. Dal 1977, occuparmi di Zoia era diventato uno dei miei compiti in quanto capo del DIE. (p. 68) *La differenza tra [[Nicu Ceaușescu|Nicu]] e gli altri due figli di Ceausescu non poteva essere maggiore. Ancora bambino, Nicu detestava la scuola e preferiva molto di più passare il suo tempo con le guardie del corpo e con gli agenti della sicurezza che pullulavano intorno alla residenza presidenziale, e imitarne gli atteggiamenti e il modo di esprimersi. Da adolescente era deriso da Valentin e da Zoia, che non lo vedevano mai con un libro in mano. Ma il padre e la madre vegliavano su di lui, e da loro Nicu otteneva tutto ciò che voleva alzando semplicemente la voce. A quattordici anni era stato lodato per avere virilmente disonorato, violentandola, una compagna di classe, e aveva tosto avuto la sua prima auto. A quindici, aveva avuto la sua prima barca. A sedici, era diventato un ubriacone attaccabrighe, che scandalizzava tutta Bucarest con i suoi incidenti automobilistici e le sue violenze sessuali. Le voci sulla "nausea esistenziale" di Nicu erano arrivate anche all'orecchio di Ceausescu, la cui consueta ricetta per curare le tare della società romena era: «Bisogna lavorare di più e più duramente». Perciò, quando aveva trovato qualche minuto da dedicargli, tutto l'aiuto che aveva dato al figlio era stato di dirgli: «Basta bere, e mettiti a lavorare». (p. 69) *Così come avevano fatto con Mosca, Budapest, Praga, Varsavia, Sofia o Berlino est, i comunisti avevano trasformato anche Bucarest in un mercato dello spionaggio. Negli alberghi riservati ai turisti, i telefoni venivano messi sotto ascolto girando un semplice interruttore, i microfoni nascosti in ogni camera venivano attivati appena il cliente vi entrava, circuiti televisivi interni permettevano di sorvegliare i ristoranti, i corridoi e tutte le altre parti comuni. Telecamere e attrezzature ai raggi infrarossi piazzate fuori dei grandi alberghi come l'Intercontinental, l'Athenee Palace, il Lido e il Nord, erano usate per controllare i movimenti esterni dei stranieri. Agenti di sorveglianza camuffati da maîtres o da cammerieri attivavano i microfoni nascosti nei portacenere in ceramica posti sui tavoli degli ospiti stranieri nei principali ristoranti della città. Un vero e proprio esercito di prostitute al soldo dei servizi di informazione veniva mandato ogni giorno nei night club, negli altri degli alberghi, nei ristoranti, nei teatri, all'opera, ai concerti, nei circhi, nei parchi e nelle strade. Studenti stranieri delle università romene che erano stati reclutati come agenti della Securitate – la maggior parte erano africani neri – avevano per compito di sollecitare dagli stranieri il cambio illegale di valuta pregiata o relazioni omosessuali. (p. 71) *Ceausescu in tutta la sua vita non ricevette mai un centesimo di salario. Prima della seconda guerra mondiale, era stato apprendista da un calzolaio che lo compensava con cibo e alloggio, e con sommarie lezioni di marxismo. Durante la guerra, era vissuto in prigione o in clandestinità, e al termine del conflitto era diventato funzionario del partito. Da quando era diventato il leader supremo della Romania, per lui era motivo di orgoglio ricordare con enfasi che mai era stato pagato per quello che aveva fatto: «Tutta la mia vita è stata consacrata solo alla vittoria mondiale del proletariato», era la definizione preferita che egli dava di se stesso. (p. 82) *Ceausescu rimase affascinato da [[Muʿammar Gheddafi|Gheddafi]] da quando questi nel 1969 prese il potere in Libia, all'età di 27 anni. Il suo interesse per Gheddafi era in parte dovuto al fatto che egli stesso era stato considerato un giovane quando nel 1965 era arrivato al potere, a quarantasette anni, cioè in un'età relativamente molto giovane se paragonata a quella dei dirigenti del Cremlino. Inoltre, come Gheddafi, anche Ceausescu aveva cominciato la carriera politica nell'esercito, ed era pure lui di carattere mutevole. Ma ciò che più di ogni altra cosa rendeva simili due uomini, erano i loro sogni. Gheddafi aveva dei piani giganteschi per far diventare la Libia una potenza internazionale e per imporsi come guida incontestata del mondo islamico. Ceausescu, da parte sua, voleva porre la Romania al centro della scena politica mondiale, imporsi come una personalità di livello internazionale, e diventare la guida del Terzo mondo. Comunque, Ceausescu aveva messo ai primi posti del suo elenco delle ammirevoli qualità di Gheddafi, anche le sue immense rendite petrolifere. (p. 103) *Il segreto che governa le attività dei servizi di informazione, tanto nel mondo libero quanto nei paesi a regime totalitario, impedisce agli agenti dei servizi di informazione di parlare del loro lavoro con i profani. Però, c'è anche una regola non scritta, per cui quando due agenti dei servizi di informazione si incontrano, la sola cosa di cui possono parlare è del loro lavoro clandestino. (p. 115) *Una regola, introdotta molto tempo prima dal [[Komitet gosudarstvennoj bezopasnosti|Kgb]], imponeva che gli uffici e le residenze private dei dirigenti comunisti fossero regolarmente e sistematicamente ispezionati per rilevare l'eventuale presenza di dispositivi di ascolto telefonico o di altro materiale spionistico dei servizi occidentali. Tutti i telefoni venivano sostituiti ogni mattina con altri identici controllati e sigillati; le linee telefoniche venivano verificate per individuare eventuali inserimenti estranei, e il sistema di rilevamento di radiazioni camuffato nello stipite della porta veniva provato, come pure i contatori geiger e tutte le altre apparecchiature per controllare le radiazioni camuffate nell'ufficio. Inoltre, le pareti, i soffitti e gli impiantiti venivano passati una volta alla settimana ai raggi X per individuare eventuali microfoni nascosti. (p. 117) *Nonostante il suo gusto personale per i lunghi discorsi e la sua tendenza alla chiacchiera, Ceausescu non apprezzava la verbosità altrui. (p. 118) *La funzione principale dei servizi di disinformazione dei paesi del blocco sovietico è quella di nascondere la reale consistenza delle loro forze armate, di minimizzare l'importanza delle nuove armi di cui si dotano, di ingannare i governi ed i mezzi di comunicazione occidentali sulle reali finalità del comunismo con storie inventate di sana pianta, di diffondere voci false a precisi fini tattici. Ceausescu aveva trasformato a poco a poco il servizio di disinformazione romeno in un suo personale "villaggio Potemkin". Così come il maresciallo Potemkin aveva costruito per Caterina la Grande falsi villaggi modello per farle vedere la Russia così come lei voleva che fosse, anche il servizio "D" di Ceausescu produceva falsi documenti confidenziali "occidentali" che presentavano la Romania come un paese indipendente, isolato in mezzo al blocco sovietico. (p. 124) ===Explicit=== ==Bibliografia== *Ion Mihai Pacepa, ''Orizzonti rossi. {{small|Memorie di un capo delle spie comuniste. La vera storia della vita e dei crimini di Elena e Nicolae Ceausescu}}'', traduzione di Antonio Pitamitz, L'Editore, 1991, ISBN 88-7165-065-4 ==Per [[Jennifer Connelly]]== *{{NDR|Su ''[[Phenomena]]''}} Ero devastata lavorando con lo scimpanzé. [...] Ero una grande amante delle scimmie da bambina. [...] Mi si spezzò il cuore. Mi ha morso. [...] Quello fu solo l'inizio. [...] S'imbestialiva con me dopo questo, e ogni volta che mi vedeva perdeva completamente la testa.<ref>Da un'intervista in ''Late Night with Conan O'Brien'', 10 dicembre 2008.</ref> :''I was devastated working with the chimpanzee. [...] I was a huge primate lover as a child. [...] It was heartbreaking. She bit me. [...] That was just the beginning. [...] She got completely vicious with me after that, and any time she saw me she would get into a real tizzy.'' ==Per [[Dario Argento]]== {{Int|Da ''[https://www.vulture.com/2022/06/dario-argento-on-acting-witchcraft-and-directing-a-chimp.html Dario Argento on Acting for Gaspar Noé, Witchcraft, and Directing Chimpanzees]''|Intervista di Simon Abrams, ''Vulture.com'', 23 giugno 2022.}} *{{NDR|Su ''[[Vortex (film 2021)|Vortex]]''}} Quando Gaspar mi ha fatto visita a Roma per chiedermi se avrei voluto essere nel film, la mia risposta immediata era "No". Non me la sentivo di fare l'attore. Ma ha trascorso tutta la giornata in casa mia. Non se n'è andato. E poi ha detto le parole magiche, che l'intero film sarebbe stato improvvisato. Quella parola in particolare, ''improvvisato'', mi fece sobbalzare. Dopotutto, sono un figlio del neorealismo italiano, quindi sono in un certo senso abituato alla pratica dell'improvvisazione. :''When Gaspar came to my house in Rome to ask me if I would be in the movie, my immediate answer was "No." I didn't feel like being an actor. But he spent the entire day at my house. He wouldn't leave. And then he said the magic words, that the entire film would be improvised. That word in particular,'' improvised, ''rang a bell. After all, I am a child of Italian neorealism, so I am sort of accustomed to the practice of improvisation.'' *Per quanto riguarda l'umorismo, m'ispiro ad Alfred Hitchcock, che ha molto umorismo nei suoi film. Mi piace quel tipo di umorismo britannico; è un genere di umorismo molto raffinato. Vorrei che l'umorismo nei miei film siano così, un po' elegante. Non il genere di umorismo che si basa su una linea di dialogo buffa o una battuta qua e là. :''In terms of humor, I'm inspired by Alfred Hitchcock, who has a lot of humor in his films. I like that kind of British humor; it's a very refined sort of humor. I want the humor in my movies to be like that, kind of classy. Not the kind of humor that is about a funny line or quip here and there.'' *''Suspiria'', a quanto pare, s'ispira da storie vere di streghe e altri libri e scritture. ''Inferno'' è molto più enigmatico; lascia tanto all'interpretazione. :Suspiria'' is inspired by supposedly true stories of witches, as well as other books and writing.'' Inferno ''is much more enigmatic; it leaves a lot up to interpretation.'' *Il terzo film, ''[[La terza madre]]'', è un film molto violento perché le streghe in quel film sono più feroci e più numerose che nei film precedenti. :''The third film,'' Mother of Tears, ''is a very violent film because the witches in that movie are more ferocious and more numerous than they were in the previous movies.'' *{{NDR|Sulla scena finale di ''[[Phenomena]]''}} Fu l'ultima scena che girammo e, ripensandoci, fu piuttosto rischioso. Non so se lo sapete, ma gli scimpanzé sono incredibilmente forti. Ho perfino dovuto usare una controfigura per Jennifer in quella scena, perché lei e lo scimpanzé spesso non andavano daccordo. Lo scimpanzé le afferrava il braccio e Jennifer urlava e si agitava. Anche lo scimpanzé si agitava un po', ma io ero fortunato. Parlavo con lo scimpanzé in italiano mentre stavo preparando la scena in cui lo scimpanzé doveva guardare attraverso le tende veneziane. Ho anche portato lo scimpanzé alla finestra con le tende veneziane e l'ho mostrato con le mani ciò che volevo facesse, e come doveva fare a pezzi le tende per poi semplicemente romperle. Lo scimpanzé mi guardò con aria molto seria. Quando abbiamo cominciato le riprese, lo posizionai e ha fatto esattamente ciò che gli avevo mostrato. Compensò per il suo buon comportamento il giorno successivo. Stavamo girando una scena presso una foresta e lo scimpanzé è fuggito. Mancava all'appello per tre giorni. Abbiamo dovuto chiamare la guardia forestale per rintracciarlo. Sapevano che lo scimpanzé avrebbe eventualmente avuto fame e lo presero quando è venuto a mangiare. :''That was the last scene we shot, which, in hindsight, was kind of risky. I don’t know if you know this, but chimpanzees are incredibly strong. I had to use a body double for that scene as well, for Jennifer, because she and the chimpanzee fought a lot. The chimp would grab her arm and Jennifer would scream and become very agitated. The chimp also became a little agitated, but I was lucky. I spoke to the chimpanzee in Italian when I was preparing for a scene where the chimp has to peer through Venetian blinds. I also brought the chimp to the window with the Venetian blinds and showed her, with my hands, what I wanted her to do, and how she was supposed to tear apart the Venetian blinds, and then just break them. The chimp looked at me very seriously. When we began the shoot, I put her in place and she did exactly what I had shown her. She made up for her good behavior the next day. We were shooting a scene near a forest and the chimp escaped. She was missing in action for three days. We had to call in the forest rangers to find her. They knew that the chimp would eventually get hungry, so they placed food around the forest and caught her when she came out to feed.'' ________________ [[File:Kyrylo Budanov, head of the HUR MOU (cropped).jpg|thumb|Budanov nel 2020]] '''Kirilo Oleksijovič Budanov''' (1986 – vivente), militare ucraino. ==Citazioni di Kirilo Budanov== *Ci sono ragioni per credere che {{NDR|la Russia}} possa tentare di imporre una linea di separazione tra le regioni occupate e non occupate del nostro Paese, [...] un tentativo di creare la Corea del Sud e del Nord in Ucraina.<ref>Citato in [https://www.rainews.it/articoli/2022/03/putin-vuole-dividere-lucraina-come-la-corea-del-nord-e-la-corea-del-sud-caa6f361-cab3-4a6d-98a2-967f3cd3ff2f.html ''Putin vuole dividere l'Ucraina in due Stati come la Corea''], ''Rainews.it'', 28 marzo 2022.</ref> *{{NDR|Sulle [[Forze terrestri russe]]}} Questa potenza russa così pubblicizzata è un mito. Non è così potente, è un’orda di persone con le armi. (da un'intervista di Dominic Waghorn, 14 maggio 2022)<ref>Citato in [https://www.open.online/2022/05/13/capo-intelligence-ucraina-fine-guerra-entro-anno/ ''Il capo dell’intelligence militare di Kiev: «La guerra finirà entro la fine dell’anno: conosciamo tutti i piani russi»''], ''open.online'', 13 maggio 2022.</ref> ==Note== <references/> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Budanov, Kirilo}} [[Categoria:Militari ucraini]] ---------------------------------- '''David W. Macdonald''' (...), zoologo britannico. ==''Running with the fox''== *I lupi cacciano prede grandi; infatti, un alce può pesare 600 chili, dieci volte il peso del lupo più grande. Da solo, il lupo non sarebbe altro che pula per i palchi dell'alce. Un branco, però, può radunare la forza collettiva dei suoi membri. Infatti, lavorando in gruppo si trasformano in una nuova creatura, un super predatore la cui capacità collettiva oltrepassa l'abilità venatoria degli individui coinvolti. La volpe, al contrario, è circa 300 volte più pesante di un topo. La caccia volpina non comporta alcuna maratona affannante, nessuno squartamento, nessun duello contro gli zoccoli. Piuttosto, astuzia, agilità, un balzo aggraziato e un morsetto preciso segnano il destino del topo. :''Wolves hunt large prey; indeed, a moose may weigh 600 kg, ten-fold the weight of the largest wolf. Alone, the wolf would be little more than chaff to the moose's antlers. A pack, however, can muster the collective might of its members. Indeed, by working as a team they are transformed into a new creature, a super-predator whose summed capability exceeds the hunting prowess of the individuals involved. A fox, in contrast, is some 300 times heavier than a mouse. The vulpine hunt involves no lung-bursting marathon, no rip and rend, no sparring against hoofs. Rather, stealth, agility, a graceful leap and a precision nip seal the mouse's fate.'' (p. 10) *Le persone mi chiedono spesso perché ho scelto di lavorare con le volpi. Solitamente rispondo che questa specie offre il migliore di molti mondi: il brivido di osservare comportamenti raramente segnalati, la soddisfazione della lotta intellettuale per spiegare perché l'evoluzione ha lavorato ogni sfumatura strutturale in queste incredibili creature, e la convinzione che questa nuova conoscenza sarà utile, contribuendo alle soluzioni di problemi grandi quanto la rabbia e piccoli (ma irritanti) quanto la decapitazione di un pollo di cortile. Questa risposta è onesta, e le motivazioni alla base sono solide. Per dare un'altra risposta, però, non meno importante: io studio le volpi perché sono ancora impressionato dalla loro straordinaria bellezza, perché mi superano in astuzia, perché mantengono il vento e la pioggia sul mio volto, e perché mi conducono alla solitudine soddisfacente della campagna; tutto sommato – perché è divertente. :''People often ask why I chose to work with foxes. Generally I reply that this species offers the best of many worlds: the thrill of observing behaviour rarely seen before, the satisfaction of the intellectual wrestle to explain why evolution has worked each nuance of design into these remarkable creatures, and the conviction that this new knowledge will be useful, contributing to the solutions of problems as grand as rabies and as small (but annoying) as the beheading of a barnyard fowl. This reply is honest, and the arguments underlying it are robust. However, to give another answer, no less important: I study foxes because I am still awed by their extraordinary beauty, because they outwit me, because they keep the wind and rain on my face, and because they lead me to the satisfying solitude of the countryside; all of which is to say – because it's fun.'' (p. 15) *Sconfiggere le volpi in astuzia ha messo alla prova l'ingegno dell'uomo per almeno 2.000 anni. [...] Forse, allora, migliaia di generazioni di persecuzione (specialmente quando l'avversario ricorre a trucchi sporchi come marinare i gatti nell'orina) ha plasmato le volpi con le loro quasi sconcertanti abilità di evitare l'uomo e i suoi stratagemmi. :''Outwitting foxes has stretched man's ingenuity for at least 2,000 years. [...] Perhaps then, thousands of generations of persecution (especially when the opposition resorts to dirty tricks like marinading cats in urine) have fashioned foxes with their almost uncanny abilities to avoid man and his devices.'' (p. 16) *Rainardo è una volpe che ha avuto un impatto più grande sulla cultura e la sensibilità europea di qualsiasi altro animale selvatico. Adorna i rinfianchi delle chiese medievali, da Birmingham a Bucarest, ghignando dalle pagine dei salteri, e ha trionfato come genio malefico in più di un milione di poemi epici e di bestiari. Prospera nelle storie per bambini contemporanee e ha infiltrato le nostre lingue e perciò le nostre percezioni dei suoi cugini selvatici: poche sono le lingue in Europa in cui la parola "volpino" non è sinonimo di furbizia e inganno. :''Reynard is a fox who has had a greater influence upon European culture and perceptions than any other wild creature. He adorns the spandrels of mediaeval churches from Birmingham to Bucharest, leers from the pages of psalters, and has triumphed as an evil genius in more than a millennium of epic poems and bestiaries. He thrives in contemporary children's stories and has infiltrated our languages and thus our perception of his wild cousins: there is hardly a language in Europe in which the word "foxy" is not synonymous with trickery and deceit.'' (p. 32) *Tentare di catalogare l'umore e il risultato delle interazioni delle volpi non è sempre semplice. In particolare, l'osservatore si interroga molto sulla dalla somiglianza esteriore tra l'aggressione e il gioco. Il problema è che la lotta nel gioco ha gli stessi ingredienti della lotta sul serio, tranne per il paradosso che nessuno si ferisce. :''Attempting to categorize the mood and outcome of fox interactions is not always straightforward. In particular, the observer is bedevilled by the superficial similarity of aggression and play. The problem is that fighting in play has the same ingredients as fighting in earnest, except for the paradox that nobody gets injured.'' (p. 45) *Se c'è una cosa nella società delle volpi che "non si fa", è di avvicinarsi a qualcuno che sta mangiando. Sotto questo aspetto, il vecchio contrasto con i lupi suona veritiero: i lupi talvolta mangiano una preda fianco a fianco in relativa armonia; le volpi solitamente fanno di tutto per evitare anche di essere viste con del cibo e, nel peggiore dei casi, volteranno almeno le spalle l'una all'altra mentre mangiano. Questo contrasto è particolarmente marcato tra i giovani: i cuccioli di volpe invariabilmente lottano con ferocia sorprendente per il cibo e possono infliggere ferite gravi, i cuccioli di lupo sono più tolleranti. Ovviamente, come qualsiasi altra generalizzazione sulle volpi, ci sono eccezioni alla regola: le volpi maschio nutrono le loro compagne e gli adulti nutrono i cuccioli. :''If there is one thing in fox society that is "not done'", it is to approach somebody who is eating. In this respect, the old contrast with wolves holds true: wolves sometimes feed from a kill side by side in relative harmony; foxes generally do everything possible to avoid even being seen with food and, if the worst comes to the worst, will at least turn their backs to each other while eating. This contrast is especially marked among youngsters: fox cubs invariably fight with astonishing savagery over food and can inflict serious injury, wolf pups are much more tolerant. Of course, as with every other generalization about foxes, there are exceptions to the rule: dog foxes feed their vixens and adults feed cubs.'' (p. 45) *Ci sono poche cose affascinanti quanto un cucciolo di volpe, quindi la tentazione di allevarne uno come animale da compagnia è grande. Tuttavia, la gran maggioranza dei "salvataggi" finisce male per tutti i coinvolti. La maggior parte delle persone non ha idea del tempo, strutture, abilità, e soprattutto, tolleranza necessari per allevare una volpe. Da poppanti hanno bisogno di latte ogni quattro ore, giorno e notte, ma questo è un gioco da ragazzi in confronto al loro comportamento una volta svezzati: ogni cucciolo di volpe che ho conosciuto ha avuto una passione sia per il cuoio che per i cavi elettrici. La prima finisce con la distruzione dei portafogli, borsette, scarpe, giacche di camoscio e di montone, mentre la seconda devasta i cavi elettrici. Mi è sempre piaciuto l'odore persistente dell'orina di volpe, ma vale la pena notare che una proprietaria non poté trovare un altro inquilino per diversi mesi dopo che io e la mia volpe lasciammo la proprietà. :''There are few things as enchanting as a fox cub, so the temptation to rear one as a pet is great. Nonetheless, the great majority of "rescues" come to a sad end for all concerned. Most people have no idea of the time, dedication, facilities, skill and, above all, tolerance required to rear a fox. As sucklings they require milk at four hour intervals day and night, but this is a trifling difficulty compared with their behaviour once weaned: every fox cub I have known has had a passion for both leather and electric cables. The former results in destruction of wallets, handbags, shoes, suede or sheepskin coats, the latter wreaks havoc with household wiring. I have always rather liked the lingering smell of fox urine, but it is noteworthy that one landlady was unable to find another tenant for several months after my fox and I vacated the property.'' (p. 56) *I costumi della società delle volpi dettano che non c'è amicizia così profonda da poter anche solo tollerare il pensare al cibo di un altro. :''The mores of fox society dictate that there is no friendship so deep as to countenance even thinking about somebody else's food.'' (p. 58) *Penso che molto della vita di una volpe passa sul filo del rasoio, sommersa dall'acutezza dei suoi sensi. Nella volpe, l'evoluzione ha modellato una creatura per cui ogni stimolo viene elevato alla massima sensibilità: per la volpe c'è l'immagine fulminea della palpebra che si chiude di un coniglio, lo squittio chiassoso di un topo distante venti metri, il tanfo spaventoso dell'orma vecchia di un giorno di un cane. :''I think much of a fox's life is spent on a knife-edge, deluged by the acuteness of its senses. In the fox, evolution has fashioned a creature for which every input is turned to maximum sensitivity: for the fox there is the jolting image of a rabbit's blinking eyelid, the clamorous squeak of a mouse 20 metres off, the dreadful reek of a dog's day-old pawprint.'' (p. 61) *L'industria della selvaggina è probabilmente in gran parte responsabile per la morte spesso sgradevole nell'ordine di 100.000 volpi all'anno in Gran Bretagna, ma contro di questi bisogna valutare il fatto che questa industria fornisce il maggior incentivo per la conservazione dell'habitat su terre agricole. :''The game shooting industry is probably largely responsible for the frequently unpleasant deaths in the order of 100,000 foxes annually in Britain, but against these must be weighed the fact that this industry provides the major incentive for habitat conservation on farmland.'' (p. 173) *Le volpi urbane e i gatti si incontrano molto spesso ed è comune vederli insieme, spesso mangiando fianco a fianco. Se c'è una rissa per il cibo, il gatto di solito scaccia la volpe. Casi autentici di volpi che uccidono i gatti tendono a coinvolgere i gattini. Quindi, sebbene sia chiaro che la maggior parte delle volpi non uccidono i gatti, certe lo fanno. Il rischio però è molto meno significativo del rischio che corre il gatto di venire investito sulla strada dal traffico. :''Urban foxes and cats meet very frequently and it is commonplace to see them in a close company, often feeding side by side. If there is a squabble over food, the cat generally displaces the fox. Authenticated cases of foxes killing cats generally involve kittens. So, although it is clear that most foxes do not kill cats, some do so. However, this risk must rank very low amongst the worries besetting the urban cat-owner, and certainly is much less significant than the risk of the cat being killed on the road by traffic.'' (p. 181) *Scorte di cibo più ricche conducono a territori più piccoli e scorte di cibo più irregolari (eterogene) permettono gruppi più grandi. Un elevatissimo tasso di mortalità conduce a gruppi più piccoli e una proporzione più piccola di femmine sterili, probabilmente insieme a territori più grandi. Un tasso di mortalità intermedio può risultare insufficiente per diminuire sostanzialmente la grandezza d'un gruppo, me tuttavia può disturbare la stabilità sociale fino al punto di diminuire la proporzione di femmine sterili e perciò aumentare la produttività generale di cuccioli per ogni femmina, e probabilmente territori più piccoli. :''Richer food supplies lead to smaller territories and more patchy (heterogeneous) food supplies permit larger groups. A very high death rate leads to smaller groups and a smaller proportion of barren vixens, probably together with larger territories. An intermediate death rate may be insufficient to reduce group size substantially, but nonetheless may disrupt social stability sufficiently to diminish the proportion of barren vixens and thereby increase the overall productivity of cubs per female, and probably smaller territories.'' (p. 210) * :<nowiki>''''</nowiki> (p. ) * :<nowiki>''''</nowiki> (p. ) * :<nowiki>''''</nowiki> (p. ) * :<nowiki>''''</nowiki> (p. ) ------------------- [[File:Ras Mangasha 1.jpg|thumb|Mangascià nel 1894]] '''Mangascià Giovanni''' (1868 – 1907), militare etiope. ==Citazioni su Mangascià Giovanni== *Era bello Mangascià, di una eleganza un po' femminile che non lo abbandonava neppure quando indossava lo sciamma di guerra, la criniera di leone e in battaglia impugnava la Remington finemente damascato. Anche se si comportava con l'aspra maestà di re, si intuiva subito che quell'energia era finta, mancava di una vera forza interiore. Il ras recitava il ruolo di principe battagliero e irriducibile, ma dentro era fiacco e floscio. ([[Domenico Quirico]]) *Era figlio di negus e non avrebbe mai dimenticato che il trono doveva toccare a lui. Sapeva che nella sua corte c'era un partito di irriducibili che lo istigava a battersi fino alla morte per riottenere il trono, che mormorava contro la vergognosa servitù nei confronti degli scioani, popolo debole, imbelle, che si era sempre prosternato quando passavano i tigrini. ([[Domenico Quirico]]) my1mgeueg5an2tve2yvqsdukxxk7kgp 1219278 1219274 2022-07-27T13:07:37Z Mariomassone 17056 /* Citazioni */ wikitext text/x-wiki ==Per [[Ion Mihai Pacepa]]== [[File:Ion Mihai Pacepa 1975cr.jpg|thumb|Pacepa nel 1975]] '''Ion Mihai Pacepa''' (1928 – 2021), militare rumeno naturalizzato statunitense. ==''Orizzonti rossi''== ===Incipit=== Quando ero ancora uno dei suoi più stretti collaboratori, il presidente romeno [[Nicolae Ceaușescu|Nicolae Ceausescu]] spesso si concedeva il piacere di guardarsi il film di una manifestazione di sostegno al regime di Bucarest, che si era svolta a Washington. Nel film si vedeva, innanzitutto, una funzione religiosa, officiata da membri del clero romeno in esilio di diverse confessioni, davanti a centinaia di persone radunate intorno al monumento a George Washington. Molti dei partecipanti indossavano costumi folcloristici, ostentavano bracciali con i colori nazionali romeni, issavano cartelli che inneggiavano alla politica interna ed estera di Bucarest, all'indipendenza della Romania, alla saggezza di Ceausescu. Poi, si vedeva la folla sulle gradinate del Campidoglio; quindi, quando sfilava intorno alla Casa Bianca, accompagnata da slogan diffusi da altoparlanti portatili, che chiedevano che alla Romania fosse riconfermato lo ''status'' di nazione commercialmente privilegiata.<br>La manifestazione era stata interamente organizzata dai servizi segreti romeni, con l'aiuto di alcuni agenti ''di influenza'' ben piazzati negli Stati Uniti. Gli emigrati, molti dei quali prima non erano mai stati a Washington, erano stati espressamente convogliati nella capitale americana dalle loro chiese e dalle loro organizzazioni sociali, che erano finanziate e controllate segretamente da Bucarest. I cartelli erano stati preparati all'ambasciata romena, e così pure le cassette registrate con gli slogan diffusi dagli altoparlanti. Il film era stato girato da due tecnici, agenti dei servizi segreti, venuti apposta da Bucarest, e il commento era stato fatto dalla moglie del consigliere dell'ambasciata romena a Washington, che pure lei lavorava per il servizio di informazione romeno. ===Citazioni=== *"Orizzonte", il nome in codice scelto dallo stesso Ceausescu, fu una delle operazioni di influenza più insidiose che Ceausescu mise in piedi, un mattone dopo l'altro. Il fine era dare l'illusione all'Occidente che la Romania era un paese comunista diverso dagli altri, indipendente da chiunque, Mosca compresa, che meritava di essere sostenuto dall'Occidente, non fosse altro che per incrinare le mura che circondavano il blocco sovietico. (p. 20) *Ceausescu e [[Yasser Arafat|Arafat]] si somigliavano in modo impressionante, non solo per ragioni politiche, o per il naturale bagaglio di antisemitismo, che in Ceausescu non era minore che in Arafat. Se non fosse stato per la barba e la pelle più scura di Arafat, non avrei potuto distinguerli: la forma della faccia era identica, atteggiavano le labbra e sorridevano allo stesso modo, entrambi avevano occhi profondamente penetranti, pensavano e agivano in modo identico, erano allo stesso modo loquaci, irascibili, impulsivi, violenti, isterici. Quella forte somiglianza li aveva colpiti reciprocamente fin dal loro primo incontro, ed aveva avuto un ruolo importante nello sviluppare la loro amicizia. (p. 34) *[[Leonid Il'ič Brežnev|Breznev]] e Ceausescu, entrambi vendicativi per natura, si detestavano da molto tempo. Nel 1953, Breznev era diventato generale a due stelle e vicesegretario dell'ufficio politico dell'Armata rossa, dopo essere stato, qualche anno prima, primo segretario del comitato centrale del partito comunista della Moldavia, una regione che i sovietici avevano annesso, come Bessarabia, alla fine della seconda guerra mondiale. Perciò, essendo considerato un esperto di problemi romeni, era stato incaricato di supervisionare l'indottrinamento politico delle forze armate romene. Le sue taglienti critiche ai militari romeni avevano ferito profondamente Ceausescu, che allora aveva il suo stesso grado ed era responsabile, come membro del comitato centrale del partito comunista romeno, della sezione politica dei servizi di sicurezza dell'esercito romeni. Ceausescu non lo aveva mai dimenticato. Quando nel 1965 era arrivato al potere, aveva chiesto al DIE<ref name=die>{{Cfr}} [[:w:ro:Direcția de Informații Externe|Direcția de Informații Externe]]</ref> un'indagine approfondita sulle attività di Breznev in Moldavia. Un anno dopo, quando Breznev era venuto in visita di stato in Romania, gli aveva presentato dei documenti che provavano che tra il 1950 e il 1952, durante la russificazione della Moldavia, egli aveva fatto deportare in Siberia più di un milione di romeni, per insediare al loro posto russi e ucraini. La discussione era stata estremamente accesa, e aveva segnato una rottura nelle relazioni personali tra i due uomini. Breznev avrebbe messo di nuovo piede in Romania solo dieci anni dopo. (p. 36) *Adulare i massimi dirigenti del partito e dello stato era pratica corrente in tutti i paesi del blocco sovietico, ma in Romania l'adulazione era persino troppo eccessiva, a causa del temperamento latino dei romeni. (p. 55) *{{NDR|Su [[Elena Ceaușescu]]}} Nel 1975, ero con lei a Buenos Aires quando, affascinata dalle ambizioni politiche di [[Isabel Martínez de Perón|Isabella Peron]], aveva deciso di darsi anche lei alla vita politica attiva. E dato il culto della personalità senza precedenti che era stato creato intorno a Ceausescu, l'ascesa di Elena sulla scena politica romena era stata rapida. In breve tempo era diventata membro della Grande assemblea nazionale, del comitato centrale del partito comunista, del comitato politico esecutivo (l'equivalente del politburo sovietico), e da appena un anno era anche diventata membro dell'ufficio permanente del comitato politico esecutivo, inventato da Ceausescu per accentrare ulteriormente il potere nelle proprie mani e in dove solo il nome di Ceausescu era fisso, mentre il resto della compagnia si componeva di comparse continuamente cambiate di posto per evitare che mettessero radici e diventassero importanti. (p. 57) *{{NDR|Su [[Zoia Ceaușescu]]}} La sua colpa più grave era stata quella di rifiutare ostinatamente i candidati alla sua mano che la madre le sceglieva accuratamente. Zoia, da parte sua, era decisa a scegliersi liberamente il marito, ma tutti i nomi che lei aveva proposto avevano incontrato la fiera opposizione della madre, perché giudicati non sufficientemente degni della futura dinastia dei Ceausescu. Quello era stato l'inizio di una amara lotta con Elena, che alla fine aveva deciso di far srvegliare la vita privata della figlia minuto per minuto. Ovunque intorno a Zoia erano stati installati dei microfoni, dalla camera da letto al bagno del suo appartamento, dal suo studio alla sua bianca Mercedes coupé, ben nota alla gioventù dorata di Bucarest, e Zoia era stata sottoposta a un pedinamento di ventiquattro ore su ventiquattro dagli agenti del DIE<ref name=die/>. Dal 1977, occuparmi di Zoia era diventato uno dei miei compiti in quanto capo del DIE. (p. 68) *La differenza tra [[Nicu Ceaușescu|Nicu]] e gli altri due figli di Ceausescu non poteva essere maggiore. Ancora bambino, Nicu detestava la scuola e preferiva molto di più passare il suo tempo con le guardie del corpo e con gli agenti della sicurezza che pullulavano intorno alla residenza presidenziale, e imitarne gli atteggiamenti e il modo di esprimersi. Da adolescente era deriso da Valentin e da Zoia, che non lo vedevano mai con un libro in mano. Ma il padre e la madre vegliavano su di lui, e da loro Nicu otteneva tutto ciò che voleva alzando semplicemente la voce. A quattordici anni era stato lodato per avere virilmente disonorato, violentandola, una compagna di classe, e aveva tosto avuto la sua prima auto. A quindici, aveva avuto la sua prima barca. A sedici, era diventato un ubriacone attaccabrighe, che scandalizzava tutta Bucarest con i suoi incidenti automobilistici e le sue violenze sessuali. Le voci sulla "nausea esistenziale" di Nicu erano arrivate anche all'orecchio di Ceausescu, la cui consueta ricetta per curare le tare della società romena era: «Bisogna lavorare di più e più duramente». Perciò, quando aveva trovato qualche minuto da dedicargli, tutto l'aiuto che aveva dato al figlio era stato di dirgli: «Basta bere, e mettiti a lavorare». (p. 69) *Così come avevano fatto con Mosca, Budapest, Praga, Varsavia, Sofia o Berlino est, i comunisti avevano trasformato anche Bucarest in un mercato dello spionaggio. Negli alberghi riservati ai turisti, i telefoni venivano messi sotto ascolto girando un semplice interruttore, i microfoni nascosti in ogni camera venivano attivati appena il cliente vi entrava, circuiti televisivi interni permettevano di sorvegliare i ristoranti, i corridoi e tutte le altre parti comuni. Telecamere e attrezzature ai raggi infrarossi piazzate fuori dei grandi alberghi come l'Intercontinental, l'Athenee Palace, il Lido e il Nord, erano usate per controllare i movimenti esterni dei stranieri. Agenti di sorveglianza camuffati da maîtres o da cammerieri attivavano i microfoni nascosti nei portacenere in ceramica posti sui tavoli degli ospiti stranieri nei principali ristoranti della città. Un vero e proprio esercito di prostitute al soldo dei servizi di informazione veniva mandato ogni giorno nei night club, negli altri degli alberghi, nei ristoranti, nei teatri, all'opera, ai concerti, nei circhi, nei parchi e nelle strade. Studenti stranieri delle università romene che erano stati reclutati come agenti della Securitate – la maggior parte erano africani neri – avevano per compito di sollecitare dagli stranieri il cambio illegale di valuta pregiata o relazioni omosessuali. (p. 71) *Ceausescu in tutta la sua vita non ricevette mai un centesimo di salario. Prima della seconda guerra mondiale, era stato apprendista da un calzolaio che lo compensava con cibo e alloggio, e con sommarie lezioni di marxismo. Durante la guerra, era vissuto in prigione o in clandestinità, e al termine del conflitto era diventato funzionario del partito. Da quando era diventato il leader supremo della Romania, per lui era motivo di orgoglio ricordare con enfasi che mai era stato pagato per quello che aveva fatto: «Tutta la mia vita è stata consacrata solo alla vittoria mondiale del proletariato», era la definizione preferita che egli dava di se stesso. (p. 82) *Ceausescu rimase affascinato da [[Muʿammar Gheddafi|Gheddafi]] da quando questi nel 1969 prese il potere in Libia, all'età di 27 anni. Il suo interesse per Gheddafi era in parte dovuto al fatto che egli stesso era stato considerato un giovane quando nel 1965 era arrivato al potere, a quarantasette anni, cioè in un'età relativamente molto giovane se paragonata a quella dei dirigenti del Cremlino. Inoltre, come Gheddafi, anche Ceausescu aveva cominciato la carriera politica nell'esercito, ed era pure lui di carattere mutevole. Ma ciò che più di ogni altra cosa rendeva simili due uomini, erano i loro sogni. Gheddafi aveva dei piani giganteschi per far diventare la Libia una potenza internazionale e per imporsi come guida incontestata del mondo islamico. Ceausescu, da parte sua, voleva porre la Romania al centro della scena politica mondiale, imporsi come una personalità di livello internazionale, e diventare la guida del Terzo mondo. Comunque, Ceausescu aveva messo ai primi posti del suo elenco delle ammirevoli qualità di Gheddafi, anche le sue immense rendite petrolifere. (p. 103) *Il segreto che governa le attività dei servizi di informazione, tanto nel mondo libero quanto nei paesi a regime totalitario, impedisce agli agenti dei servizi di informazione di parlare del loro lavoro con i profani. Però, c'è anche una regola non scritta, per cui quando due agenti dei servizi di informazione si incontrano, la sola cosa di cui possono parlare è del loro lavoro clandestino. (p. 115) *Una regola, introdotta molto tempo prima dal [[Komitet gosudarstvennoj bezopasnosti|Kgb]], imponeva che gli uffici e le residenze private dei dirigenti comunisti fossero regolarmente e sistematicamente ispezionati per rilevare l'eventuale presenza di dispositivi di ascolto telefonico o di altro materiale spionistico dei servizi occidentali. Tutti i telefoni venivano sostituiti ogni mattina con altri identici controllati e sigillati; le linee telefoniche venivano verificate per individuare eventuali inserimenti estranei, e il sistema di rilevamento di radiazioni camuffato nello stipite della porta veniva provato, come pure i contatori geiger e tutte le altre apparecchiature per controllare le radiazioni camuffate nell'ufficio. Inoltre, le pareti, i soffitti e gli impiantiti venivano passati una volta alla settimana ai raggi X per individuare eventuali microfoni nascosti. (p. 117) *Nonostante il suo gusto personale per i lunghi discorsi e la sua tendenza alla chiacchiera, Ceausescu non apprezzava la verbosità altrui. (p. 118) *La funzione principale dei servizi di disinformazione dei paesi del blocco sovietico è quella di nascondere la reale consistenza delle loro forze armate, di minimizzare l'importanza delle nuove armi di cui si dotano, di ingannare i governi ed i mezzi di comunicazione occidentali sulle reali finalità del comunismo con storie inventate di sana pianta, di diffondere voci false a precisi fini tattici. Ceausescu aveva trasformato a poco a poco il servizio di disinformazione romeno in un suo personale "villaggio Potemkin". Così come il maresciallo Potemkin aveva costruito per Caterina la Grande falsi villaggi modello per farle vedere la Russia così come lei voleva che fosse, anche il servizio "D" di Ceausescu produceva falsi documenti confidenziali "occidentali" che presentavano la Romania come un paese indipendente, isolato in mezzo al blocco sovietico. (pp. 123-124) *La Dgto<ref>''Direcția generală de technica operativă''</ref> disponeva di un enorme materiale tecnico. Era incaricata delle intercettazioni microfoniche e telefoniche e della censura postale in tutto il paese, e delle registrazioni clandestine nelle abitazioni private e nelle sedi delle istituzioni pubbliche. Sorvegliava anche tutte le ambasciate e le altre rappresentanze occidentali in Romania, comprese le loro comunicazioni radio e telex, e controllava pure le comunicazioni della Nato intercettabili in Romania. (p. 129) *Nel 1965, quando Ceausescu divenne il leader supremo, il controllo della popolazione romena assunse dimensioni di massa senza precedenti. Centinaia di migliaia di nuovi microfoni furono collocati clandestinamente e fatti lavorare dai loro nascondigli negli uffici e nelle camere da letto, a cominciare da quelle dei membri del politburo. Come in Unione Sovietica e negli altri paesi comunisti, anche in Romania la corruzione e la prostituzione imperversavano ai massimi livelli, e tutto veniva registrato attraverso i microfoni. Come [[Nikita Sergeevič Chruščёv|Kruscev]], anche Ceausescu si fece attrezzare vicino al suo ufficio una sala speciale per poter controllare personalmente le registrazioni. I microfoni erano la sua chiave del potere. (pp. 129-130) ===Explicit=== ==Bibliografia== *Ion Mihai Pacepa, ''Orizzonti rossi. {{small|Memorie di un capo delle spie comuniste. La vera storia della vita e dei crimini di Elena e Nicolae Ceausescu}}'', traduzione di Antonio Pitamitz, L'Editore, 1991, ISBN 88-7165-065-4 ==Per [[Jennifer Connelly]]== *{{NDR|Su ''[[Phenomena]]''}} Ero devastata lavorando con lo scimpanzé. [...] Ero una grande amante delle scimmie da bambina. [...] Mi si spezzò il cuore. Mi ha morso. [...] Quello fu solo l'inizio. [...] S'imbestialiva con me dopo questo, e ogni volta che mi vedeva perdeva completamente la testa.<ref>Da un'intervista in ''Late Night with Conan O'Brien'', 10 dicembre 2008.</ref> :''I was devastated working with the chimpanzee. [...] I was a huge primate lover as a child. [...] It was heartbreaking. She bit me. [...] That was just the beginning. [...] She got completely vicious with me after that, and any time she saw me she would get into a real tizzy.'' ==Per [[Dario Argento]]== {{Int|Da ''[https://www.vulture.com/2022/06/dario-argento-on-acting-witchcraft-and-directing-a-chimp.html Dario Argento on Acting for Gaspar Noé, Witchcraft, and Directing Chimpanzees]''|Intervista di Simon Abrams, ''Vulture.com'', 23 giugno 2022.}} *{{NDR|Su ''[[Vortex (film 2021)|Vortex]]''}} Quando Gaspar mi ha fatto visita a Roma per chiedermi se avrei voluto essere nel film, la mia risposta immediata era "No". Non me la sentivo di fare l'attore. Ma ha trascorso tutta la giornata in casa mia. Non se n'è andato. E poi ha detto le parole magiche, che l'intero film sarebbe stato improvvisato. Quella parola in particolare, ''improvvisato'', mi fece sobbalzare. Dopotutto, sono un figlio del neorealismo italiano, quindi sono in un certo senso abituato alla pratica dell'improvvisazione. :''When Gaspar came to my house in Rome to ask me if I would be in the movie, my immediate answer was "No." I didn't feel like being an actor. But he spent the entire day at my house. He wouldn't leave. And then he said the magic words, that the entire film would be improvised. That word in particular,'' improvised, ''rang a bell. After all, I am a child of Italian neorealism, so I am sort of accustomed to the practice of improvisation.'' *Per quanto riguarda l'umorismo, m'ispiro ad Alfred Hitchcock, che ha molto umorismo nei suoi film. Mi piace quel tipo di umorismo britannico; è un genere di umorismo molto raffinato. Vorrei che l'umorismo nei miei film siano così, un po' elegante. Non il genere di umorismo che si basa su una linea di dialogo buffa o una battuta qua e là. :''In terms of humor, I'm inspired by Alfred Hitchcock, who has a lot of humor in his films. I like that kind of British humor; it's a very refined sort of humor. I want the humor in my movies to be like that, kind of classy. Not the kind of humor that is about a funny line or quip here and there.'' *''Suspiria'', a quanto pare, s'ispira da storie vere di streghe e altri libri e scritture. ''Inferno'' è molto più enigmatico; lascia tanto all'interpretazione. :Suspiria'' is inspired by supposedly true stories of witches, as well as other books and writing.'' Inferno ''is much more enigmatic; it leaves a lot up to interpretation.'' *Il terzo film, ''[[La terza madre]]'', è un film molto violento perché le streghe in quel film sono più feroci e più numerose che nei film precedenti. :''The third film,'' Mother of Tears, ''is a very violent film because the witches in that movie are more ferocious and more numerous than they were in the previous movies.'' *{{NDR|Sulla scena finale di ''[[Phenomena]]''}} Fu l'ultima scena che girammo e, ripensandoci, fu piuttosto rischioso. Non so se lo sapete, ma gli scimpanzé sono incredibilmente forti. Ho perfino dovuto usare una controfigura per Jennifer in quella scena, perché lei e lo scimpanzé spesso non andavano daccordo. Lo scimpanzé le afferrava il braccio e Jennifer urlava e si agitava. Anche lo scimpanzé si agitava un po', ma io ero fortunato. Parlavo con lo scimpanzé in italiano mentre stavo preparando la scena in cui lo scimpanzé doveva guardare attraverso le tende veneziane. Ho anche portato lo scimpanzé alla finestra con le tende veneziane e l'ho mostrato con le mani ciò che volevo facesse, e come doveva fare a pezzi le tende per poi semplicemente romperle. Lo scimpanzé mi guardò con aria molto seria. Quando abbiamo cominciato le riprese, lo posizionai e ha fatto esattamente ciò che gli avevo mostrato. Compensò per il suo buon comportamento il giorno successivo. Stavamo girando una scena presso una foresta e lo scimpanzé è fuggito. Mancava all'appello per tre giorni. Abbiamo dovuto chiamare la guardia forestale per rintracciarlo. Sapevano che lo scimpanzé avrebbe eventualmente avuto fame e lo presero quando è venuto a mangiare. :''That was the last scene we shot, which, in hindsight, was kind of risky. I don’t know if you know this, but chimpanzees are incredibly strong. I had to use a body double for that scene as well, for Jennifer, because she and the chimpanzee fought a lot. The chimp would grab her arm and Jennifer would scream and become very agitated. The chimp also became a little agitated, but I was lucky. I spoke to the chimpanzee in Italian when I was preparing for a scene where the chimp has to peer through Venetian blinds. I also brought the chimp to the window with the Venetian blinds and showed her, with my hands, what I wanted her to do, and how she was supposed to tear apart the Venetian blinds, and then just break them. The chimp looked at me very seriously. When we began the shoot, I put her in place and she did exactly what I had shown her. She made up for her good behavior the next day. We were shooting a scene near a forest and the chimp escaped. She was missing in action for three days. We had to call in the forest rangers to find her. They knew that the chimp would eventually get hungry, so they placed food around the forest and caught her when she came out to feed.'' ________________ [[File:Kyrylo Budanov, head of the HUR MOU (cropped).jpg|thumb|Budanov nel 2020]] '''Kirilo Oleksijovič Budanov''' (1986 – vivente), militare ucraino. ==Citazioni di Kirilo Budanov== *Ci sono ragioni per credere che {{NDR|la Russia}} possa tentare di imporre una linea di separazione tra le regioni occupate e non occupate del nostro Paese, [...] un tentativo di creare la Corea del Sud e del Nord in Ucraina.<ref>Citato in [https://www.rainews.it/articoli/2022/03/putin-vuole-dividere-lucraina-come-la-corea-del-nord-e-la-corea-del-sud-caa6f361-cab3-4a6d-98a2-967f3cd3ff2f.html ''Putin vuole dividere l'Ucraina in due Stati come la Corea''], ''Rainews.it'', 28 marzo 2022.</ref> *{{NDR|Sulle [[Forze terrestri russe]]}} Questa potenza russa così pubblicizzata è un mito. Non è così potente, è un’orda di persone con le armi. (da un'intervista di Dominic Waghorn, 14 maggio 2022)<ref>Citato in [https://www.open.online/2022/05/13/capo-intelligence-ucraina-fine-guerra-entro-anno/ ''Il capo dell’intelligence militare di Kiev: «La guerra finirà entro la fine dell’anno: conosciamo tutti i piani russi»''], ''open.online'', 13 maggio 2022.</ref> ==Note== <references/> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Budanov, Kirilo}} [[Categoria:Militari ucraini]] ---------------------------------- '''David W. Macdonald''' (...), zoologo britannico. ==''Running with the fox''== *I lupi cacciano prede grandi; infatti, un alce può pesare 600 chili, dieci volte il peso del lupo più grande. Da solo, il lupo non sarebbe altro che pula per i palchi dell'alce. Un branco, però, può radunare la forza collettiva dei suoi membri. Infatti, lavorando in gruppo si trasformano in una nuova creatura, un super predatore la cui capacità collettiva oltrepassa l'abilità venatoria degli individui coinvolti. La volpe, al contrario, è circa 300 volte più pesante di un topo. La caccia volpina non comporta alcuna maratona affannante, nessuno squartamento, nessun duello contro gli zoccoli. Piuttosto, astuzia, agilità, un balzo aggraziato e un morsetto preciso segnano il destino del topo. :''Wolves hunt large prey; indeed, a moose may weigh 600 kg, ten-fold the weight of the largest wolf. Alone, the wolf would be little more than chaff to the moose's antlers. A pack, however, can muster the collective might of its members. Indeed, by working as a team they are transformed into a new creature, a super-predator whose summed capability exceeds the hunting prowess of the individuals involved. A fox, in contrast, is some 300 times heavier than a mouse. The vulpine hunt involves no lung-bursting marathon, no rip and rend, no sparring against hoofs. Rather, stealth, agility, a graceful leap and a precision nip seal the mouse's fate.'' (p. 10) *Le persone mi chiedono spesso perché ho scelto di lavorare con le volpi. Solitamente rispondo che questa specie offre il migliore di molti mondi: il brivido di osservare comportamenti raramente segnalati, la soddisfazione della lotta intellettuale per spiegare perché l'evoluzione ha lavorato ogni sfumatura strutturale in queste incredibili creature, e la convinzione che questa nuova conoscenza sarà utile, contribuendo alle soluzioni di problemi grandi quanto la rabbia e piccoli (ma irritanti) quanto la decapitazione di un pollo di cortile. Questa risposta è onesta, e le motivazioni alla base sono solide. Per dare un'altra risposta, però, non meno importante: io studio le volpi perché sono ancora impressionato dalla loro straordinaria bellezza, perché mi superano in astuzia, perché mantengono il vento e la pioggia sul mio volto, e perché mi conducono alla solitudine soddisfacente della campagna; tutto sommato – perché è divertente. :''People often ask why I chose to work with foxes. Generally I reply that this species offers the best of many worlds: the thrill of observing behaviour rarely seen before, the satisfaction of the intellectual wrestle to explain why evolution has worked each nuance of design into these remarkable creatures, and the conviction that this new knowledge will be useful, contributing to the solutions of problems as grand as rabies and as small (but annoying) as the beheading of a barnyard fowl. This reply is honest, and the arguments underlying it are robust. However, to give another answer, no less important: I study foxes because I am still awed by their extraordinary beauty, because they outwit me, because they keep the wind and rain on my face, and because they lead me to the satisfying solitude of the countryside; all of which is to say – because it's fun.'' (p. 15) *Sconfiggere le volpi in astuzia ha messo alla prova l'ingegno dell'uomo per almeno 2.000 anni. [...] Forse, allora, migliaia di generazioni di persecuzione (specialmente quando l'avversario ricorre a trucchi sporchi come marinare i gatti nell'orina) ha plasmato le volpi con le loro quasi sconcertanti abilità di evitare l'uomo e i suoi stratagemmi. :''Outwitting foxes has stretched man's ingenuity for at least 2,000 years. [...] Perhaps then, thousands of generations of persecution (especially when the opposition resorts to dirty tricks like marinading cats in urine) have fashioned foxes with their almost uncanny abilities to avoid man and his devices.'' (p. 16) *Rainardo è una volpe che ha avuto un impatto più grande sulla cultura e la sensibilità europea di qualsiasi altro animale selvatico. Adorna i rinfianchi delle chiese medievali, da Birmingham a Bucarest, ghignando dalle pagine dei salteri, e ha trionfato come genio malefico in più di un milione di poemi epici e di bestiari. Prospera nelle storie per bambini contemporanee e ha infiltrato le nostre lingue e perciò le nostre percezioni dei suoi cugini selvatici: poche sono le lingue in Europa in cui la parola "volpino" non è sinonimo di furbizia e inganno. :''Reynard is a fox who has had a greater influence upon European culture and perceptions than any other wild creature. He adorns the spandrels of mediaeval churches from Birmingham to Bucharest, leers from the pages of psalters, and has triumphed as an evil genius in more than a millennium of epic poems and bestiaries. He thrives in contemporary children's stories and has infiltrated our languages and thus our perception of his wild cousins: there is hardly a language in Europe in which the word "foxy" is not synonymous with trickery and deceit.'' (p. 32) *Tentare di catalogare l'umore e il risultato delle interazioni delle volpi non è sempre semplice. In particolare, l'osservatore si interroga molto sulla dalla somiglianza esteriore tra l'aggressione e il gioco. Il problema è che la lotta nel gioco ha gli stessi ingredienti della lotta sul serio, tranne per il paradosso che nessuno si ferisce. :''Attempting to categorize the mood and outcome of fox interactions is not always straightforward. In particular, the observer is bedevilled by the superficial similarity of aggression and play. The problem is that fighting in play has the same ingredients as fighting in earnest, except for the paradox that nobody gets injured.'' (p. 45) *Se c'è una cosa nella società delle volpi che "non si fa", è di avvicinarsi a qualcuno che sta mangiando. Sotto questo aspetto, il vecchio contrasto con i lupi suona veritiero: i lupi talvolta mangiano una preda fianco a fianco in relativa armonia; le volpi solitamente fanno di tutto per evitare anche di essere viste con del cibo e, nel peggiore dei casi, volteranno almeno le spalle l'una all'altra mentre mangiano. Questo contrasto è particolarmente marcato tra i giovani: i cuccioli di volpe invariabilmente lottano con ferocia sorprendente per il cibo e possono infliggere ferite gravi, i cuccioli di lupo sono più tolleranti. Ovviamente, come qualsiasi altra generalizzazione sulle volpi, ci sono eccezioni alla regola: le volpi maschio nutrono le loro compagne e gli adulti nutrono i cuccioli. :''If there is one thing in fox society that is "not done'", it is to approach somebody who is eating. In this respect, the old contrast with wolves holds true: wolves sometimes feed from a kill side by side in relative harmony; foxes generally do everything possible to avoid even being seen with food and, if the worst comes to the worst, will at least turn their backs to each other while eating. This contrast is especially marked among youngsters: fox cubs invariably fight with astonishing savagery over food and can inflict serious injury, wolf pups are much more tolerant. Of course, as with every other generalization about foxes, there are exceptions to the rule: dog foxes feed their vixens and adults feed cubs.'' (p. 45) *Ci sono poche cose affascinanti quanto un cucciolo di volpe, quindi la tentazione di allevarne uno come animale da compagnia è grande. Tuttavia, la gran maggioranza dei "salvataggi" finisce male per tutti i coinvolti. La maggior parte delle persone non ha idea del tempo, strutture, abilità, e soprattutto, tolleranza necessari per allevare una volpe. Da poppanti hanno bisogno di latte ogni quattro ore, giorno e notte, ma questo è un gioco da ragazzi in confronto al loro comportamento una volta svezzati: ogni cucciolo di volpe che ho conosciuto ha avuto una passione sia per il cuoio che per i cavi elettrici. La prima finisce con la distruzione dei portafogli, borsette, scarpe, giacche di camoscio e di montone, mentre la seconda devasta i cavi elettrici. Mi è sempre piaciuto l'odore persistente dell'orina di volpe, ma vale la pena notare che una proprietaria non poté trovare un altro inquilino per diversi mesi dopo che io e la mia volpe lasciammo la proprietà. :''There are few things as enchanting as a fox cub, so the temptation to rear one as a pet is great. Nonetheless, the great majority of "rescues" come to a sad end for all concerned. Most people have no idea of the time, dedication, facilities, skill and, above all, tolerance required to rear a fox. As sucklings they require milk at four hour intervals day and night, but this is a trifling difficulty compared with their behaviour once weaned: every fox cub I have known has had a passion for both leather and electric cables. The former results in destruction of wallets, handbags, shoes, suede or sheepskin coats, the latter wreaks havoc with household wiring. I have always rather liked the lingering smell of fox urine, but it is noteworthy that one landlady was unable to find another tenant for several months after my fox and I vacated the property.'' (p. 56) *I costumi della società delle volpi dettano che non c'è amicizia così profonda da poter anche solo tollerare il pensare al cibo di un altro. :''The mores of fox society dictate that there is no friendship so deep as to countenance even thinking about somebody else's food.'' (p. 58) *Penso che molto della vita di una volpe passa sul filo del rasoio, sommersa dall'acutezza dei suoi sensi. Nella volpe, l'evoluzione ha modellato una creatura per cui ogni stimolo viene elevato alla massima sensibilità: per la volpe c'è l'immagine fulminea della palpebra che si chiude di un coniglio, lo squittio chiassoso di un topo distante venti metri, il tanfo spaventoso dell'orma vecchia di un giorno di un cane. :''I think much of a fox's life is spent on a knife-edge, deluged by the acuteness of its senses. In the fox, evolution has fashioned a creature for which every input is turned to maximum sensitivity: for the fox there is the jolting image of a rabbit's blinking eyelid, the clamorous squeak of a mouse 20 metres off, the dreadful reek of a dog's day-old pawprint.'' (p. 61) *L'industria della selvaggina è probabilmente in gran parte responsabile per la morte spesso sgradevole nell'ordine di 100.000 volpi all'anno in Gran Bretagna, ma contro di questi bisogna valutare il fatto che questa industria fornisce il maggior incentivo per la conservazione dell'habitat su terre agricole. :''The game shooting industry is probably largely responsible for the frequently unpleasant deaths in the order of 100,000 foxes annually in Britain, but against these must be weighed the fact that this industry provides the major incentive for habitat conservation on farmland.'' (p. 173) *Le volpi urbane e i gatti si incontrano molto spesso ed è comune vederli insieme, spesso mangiando fianco a fianco. Se c'è una rissa per il cibo, il gatto di solito scaccia la volpe. Casi autentici di volpi che uccidono i gatti tendono a coinvolgere i gattini. Quindi, sebbene sia chiaro che la maggior parte delle volpi non uccidono i gatti, certe lo fanno. Il rischio però è molto meno significativo del rischio che corre il gatto di venire investito sulla strada dal traffico. :''Urban foxes and cats meet very frequently and it is commonplace to see them in a close company, often feeding side by side. If there is a squabble over food, the cat generally displaces the fox. Authenticated cases of foxes killing cats generally involve kittens. So, although it is clear that most foxes do not kill cats, some do so. However, this risk must rank very low amongst the worries besetting the urban cat-owner, and certainly is much less significant than the risk of the cat being killed on the road by traffic.'' (p. 181) *Scorte di cibo più ricche conducono a territori più piccoli e scorte di cibo più irregolari (eterogene) permettono gruppi più grandi. Un elevatissimo tasso di mortalità conduce a gruppi più piccoli e una proporzione più piccola di femmine sterili, probabilmente insieme a territori più grandi. Un tasso di mortalità intermedio può risultare insufficiente per diminuire sostanzialmente la grandezza d'un gruppo, me tuttavia può disturbare la stabilità sociale fino al punto di diminuire la proporzione di femmine sterili e perciò aumentare la produttività generale di cuccioli per ogni femmina, e probabilmente territori più piccoli. :''Richer food supplies lead to smaller territories and more patchy (heterogeneous) food supplies permit larger groups. A very high death rate leads to smaller groups and a smaller proportion of barren vixens, probably together with larger territories. An intermediate death rate may be insufficient to reduce group size substantially, but nonetheless may disrupt social stability sufficiently to diminish the proportion of barren vixens and thereby increase the overall productivity of cubs per female, and probably smaller territories.'' (p. 210) * :<nowiki>''''</nowiki> (p. ) * :<nowiki>''''</nowiki> (p. ) * :<nowiki>''''</nowiki> (p. ) * :<nowiki>''''</nowiki> (p. ) ------------------- [[File:Ras Mangasha 1.jpg|thumb|Mangascià nel 1894]] '''Mangascià Giovanni''' (1868 – 1907), militare etiope. ==Citazioni su Mangascià Giovanni== *Era bello Mangascià, di una eleganza un po' femminile che non lo abbandonava neppure quando indossava lo sciamma di guerra, la criniera di leone e in battaglia impugnava la Remington finemente damascato. Anche se si comportava con l'aspra maestà di re, si intuiva subito che quell'energia era finta, mancava di una vera forza interiore. Il ras recitava il ruolo di principe battagliero e irriducibile, ma dentro era fiacco e floscio. ([[Domenico Quirico]]) *Era figlio di negus e non avrebbe mai dimenticato che il trono doveva toccare a lui. Sapeva che nella sua corte c'era un partito di irriducibili che lo istigava a battersi fino alla morte per riottenere il trono, che mormorava contro la vergognosa servitù nei confronti degli scioani, popolo debole, imbelle, che si era sempre prosternato quando passavano i tigrini. ([[Domenico Quirico]]) qc5ax0973waq27f1quqhqg7r8gav65k 1219299 1219278 2022-07-27T19:18:40Z Mariomassone 17056 /* Citazioni */ wikitext text/x-wiki ==Per [[Ion Mihai Pacepa]]== [[File:Ion Mihai Pacepa 1975cr.jpg|thumb|Pacepa nel 1975]] '''Ion Mihai Pacepa''' (1928 – 2021), militare rumeno naturalizzato statunitense. ==''Orizzonti rossi''== ===Incipit=== Quando ero ancora uno dei suoi più stretti collaboratori, il presidente romeno [[Nicolae Ceaușescu|Nicolae Ceausescu]] spesso si concedeva il piacere di guardarsi il film di una manifestazione di sostegno al regime di Bucarest, che si era svolta a Washington. Nel film si vedeva, innanzitutto, una funzione religiosa, officiata da membri del clero romeno in esilio di diverse confessioni, davanti a centinaia di persone radunate intorno al monumento a George Washington. Molti dei partecipanti indossavano costumi folcloristici, ostentavano bracciali con i colori nazionali romeni, issavano cartelli che inneggiavano alla politica interna ed estera di Bucarest, all'indipendenza della Romania, alla saggezza di Ceausescu. Poi, si vedeva la folla sulle gradinate del Campidoglio; quindi, quando sfilava intorno alla Casa Bianca, accompagnata da slogan diffusi da altoparlanti portatili, che chiedevano che alla Romania fosse riconfermato lo ''status'' di nazione commercialmente privilegiata.<br>La manifestazione era stata interamente organizzata dai servizi segreti romeni, con l'aiuto di alcuni agenti ''di influenza'' ben piazzati negli Stati Uniti. Gli emigrati, molti dei quali prima non erano mai stati a Washington, erano stati espressamente convogliati nella capitale americana dalle loro chiese e dalle loro organizzazioni sociali, che erano finanziate e controllate segretamente da Bucarest. I cartelli erano stati preparati all'ambasciata romena, e così pure le cassette registrate con gli slogan diffusi dagli altoparlanti. Il film era stato girato da due tecnici, agenti dei servizi segreti, venuti apposta da Bucarest, e il commento era stato fatto dalla moglie del consigliere dell'ambasciata romena a Washington, che pure lei lavorava per il servizio di informazione romeno. ===Citazioni=== *"Orizzonte", il nome in codice scelto dallo stesso Ceausescu, fu una delle operazioni di influenza più insidiose che Ceausescu mise in piedi, un mattone dopo l'altro. Il fine era dare l'illusione all'Occidente che la Romania era un paese comunista diverso dagli altri, indipendente da chiunque, Mosca compresa, che meritava di essere sostenuto dall'Occidente, non fosse altro che per incrinare le mura che circondavano il blocco sovietico. (p. 20) *Ceausescu e [[Yasser Arafat|Arafat]] si somigliavano in modo impressionante, non solo per ragioni politiche, o per il naturale bagaglio di antisemitismo, che in Ceausescu non era minore che in Arafat. Se non fosse stato per la barba e la pelle più scura di Arafat, non avrei potuto distinguerli: la forma della faccia era identica, atteggiavano le labbra e sorridevano allo stesso modo, entrambi avevano occhi profondamente penetranti, pensavano e agivano in modo identico, erano allo stesso modo loquaci, irascibili, impulsivi, violenti, isterici. Quella forte somiglianza li aveva colpiti reciprocamente fin dal loro primo incontro, ed aveva avuto un ruolo importante nello sviluppare la loro amicizia. (p. 34) *[[Leonid Il'ič Brežnev|Breznev]] e Ceausescu, entrambi vendicativi per natura, si detestavano da molto tempo. Nel 1953, Breznev era diventato generale a due stelle e vicesegretario dell'ufficio politico dell'Armata rossa, dopo essere stato, qualche anno prima, primo segretario del comitato centrale del partito comunista della Moldavia, una regione che i sovietici avevano annesso, come Bessarabia, alla fine della seconda guerra mondiale. Perciò, essendo considerato un esperto di problemi romeni, era stato incaricato di supervisionare l'indottrinamento politico delle forze armate romene. Le sue taglienti critiche ai militari romeni avevano ferito profondamente Ceausescu, che allora aveva il suo stesso grado ed era responsabile, come membro del comitato centrale del partito comunista romeno, della sezione politica dei servizi di sicurezza dell'esercito romeni. Ceausescu non lo aveva mai dimenticato. Quando nel 1965 era arrivato al potere, aveva chiesto al DIE<ref name=die>{{Cfr}} [[:w:ro:Direcția de Informații Externe|Direcția de Informații Externe]]</ref> un'indagine approfondita sulle attività di Breznev in Moldavia. Un anno dopo, quando Breznev era venuto in visita di stato in Romania, gli aveva presentato dei documenti che provavano che tra il 1950 e il 1952, durante la russificazione della Moldavia, egli aveva fatto deportare in Siberia più di un milione di romeni, per insediare al loro posto russi e ucraini. La discussione era stata estremamente accesa, e aveva segnato una rottura nelle relazioni personali tra i due uomini. Breznev avrebbe messo di nuovo piede in Romania solo dieci anni dopo. (p. 36) *Adulare i massimi dirigenti del partito e dello stato era pratica corrente in tutti i paesi del blocco sovietico, ma in Romania l'adulazione era persino troppo eccessiva, a causa del temperamento latino dei romeni. (p. 55) *{{NDR|Su [[Elena Ceaușescu]]}} Nel 1975, ero con lei a Buenos Aires quando, affascinata dalle ambizioni politiche di [[Isabel Martínez de Perón|Isabella Peron]], aveva deciso di darsi anche lei alla vita politica attiva. E dato il culto della personalità senza precedenti che era stato creato intorno a Ceausescu, l'ascesa di Elena sulla scena politica romena era stata rapida. In breve tempo era diventata membro della Grande assemblea nazionale, del comitato centrale del partito comunista, del comitato politico esecutivo (l'equivalente del politburo sovietico), e da appena un anno era anche diventata membro dell'ufficio permanente del comitato politico esecutivo, inventato da Ceausescu per accentrare ulteriormente il potere nelle proprie mani e in dove solo il nome di Ceausescu era fisso, mentre il resto della compagnia si componeva di comparse continuamente cambiate di posto per evitare che mettessero radici e diventassero importanti. (p. 57) *{{NDR|Su [[Zoia Ceaușescu]]}} La sua colpa più grave era stata quella di rifiutare ostinatamente i candidati alla sua mano che la madre le sceglieva accuratamente. Zoia, da parte sua, era decisa a scegliersi liberamente il marito, ma tutti i nomi che lei aveva proposto avevano incontrato la fiera opposizione della madre, perché giudicati non sufficientemente degni della futura dinastia dei Ceausescu. Quello era stato l'inizio di una amara lotta con Elena, che alla fine aveva deciso di far srvegliare la vita privata della figlia minuto per minuto. Ovunque intorno a Zoia erano stati installati dei microfoni, dalla camera da letto al bagno del suo appartamento, dal suo studio alla sua bianca Mercedes coupé, ben nota alla gioventù dorata di Bucarest, e Zoia era stata sottoposta a un pedinamento di ventiquattro ore su ventiquattro dagli agenti del DIE<ref name=die/>. Dal 1977, occuparmi di Zoia era diventato uno dei miei compiti in quanto capo del DIE. (p. 68) *La differenza tra [[Nicu Ceaușescu|Nicu]] e gli altri due figli di Ceausescu non poteva essere maggiore. Ancora bambino, Nicu detestava la scuola e preferiva molto di più passare il suo tempo con le guardie del corpo e con gli agenti della sicurezza che pullulavano intorno alla residenza presidenziale, e imitarne gli atteggiamenti e il modo di esprimersi. Da adolescente era deriso da Valentin e da Zoia, che non lo vedevano mai con un libro in mano. Ma il padre e la madre vegliavano su di lui, e da loro Nicu otteneva tutto ciò che voleva alzando semplicemente la voce. A quattordici anni era stato lodato per avere virilmente disonorato, violentandola, una compagna di classe, e aveva tosto avuto la sua prima auto. A quindici, aveva avuto la sua prima barca. A sedici, era diventato un ubriacone attaccabrighe, che scandalizzava tutta Bucarest con i suoi incidenti automobilistici e le sue violenze sessuali. Le voci sulla "nausea esistenziale" di Nicu erano arrivate anche all'orecchio di Ceausescu, la cui consueta ricetta per curare le tare della società romena era: «Bisogna lavorare di più e più duramente». Perciò, quando aveva trovato qualche minuto da dedicargli, tutto l'aiuto che aveva dato al figlio era stato di dirgli: «Basta bere, e mettiti a lavorare». (p. 69) *Così come avevano fatto con Mosca, Budapest, Praga, Varsavia, Sofia o Berlino est, i comunisti avevano trasformato anche Bucarest in un mercato dello spionaggio. Negli alberghi riservati ai turisti, i telefoni venivano messi sotto ascolto girando un semplice interruttore, i microfoni nascosti in ogni camera venivano attivati appena il cliente vi entrava, circuiti televisivi interni permettevano di sorvegliare i ristoranti, i corridoi e tutte le altre parti comuni. Telecamere e attrezzature ai raggi infrarossi piazzate fuori dei grandi alberghi come l'Intercontinental, l'Athenee Palace, il Lido e il Nord, erano usate per controllare i movimenti esterni dei stranieri. Agenti di sorveglianza camuffati da maîtres o da cammerieri attivavano i microfoni nascosti nei portacenere in ceramica posti sui tavoli degli ospiti stranieri nei principali ristoranti della città. Un vero e proprio esercito di prostitute al soldo dei servizi di informazione veniva mandato ogni giorno nei night club, negli altri degli alberghi, nei ristoranti, nei teatri, all'opera, ai concerti, nei circhi, nei parchi e nelle strade. Studenti stranieri delle università romene che erano stati reclutati come agenti della Securitate – la maggior parte erano africani neri – avevano per compito di sollecitare dagli stranieri il cambio illegale di valuta pregiata o relazioni omosessuali. (p. 71) *Ceausescu in tutta la sua vita non ricevette mai un centesimo di salario. Prima della seconda guerra mondiale, era stato apprendista da un calzolaio che lo compensava con cibo e alloggio, e con sommarie lezioni di marxismo. Durante la guerra, era vissuto in prigione o in clandestinità, e al termine del conflitto era diventato funzionario del partito. Da quando era diventato il leader supremo della Romania, per lui era motivo di orgoglio ricordare con enfasi che mai era stato pagato per quello che aveva fatto: «Tutta la mia vita è stata consacrata solo alla vittoria mondiale del proletariato», era la definizione preferita che egli dava di se stesso. (p. 82) *Ceausescu rimase affascinato da [[Muʿammar Gheddafi|Gheddafi]] da quando questi nel 1969 prese il potere in Libia, all'età di 27 anni. Il suo interesse per Gheddafi era in parte dovuto al fatto che egli stesso era stato considerato un giovane quando nel 1965 era arrivato al potere, a quarantasette anni, cioè in un'età relativamente molto giovane se paragonata a quella dei dirigenti del Cremlino. Inoltre, come Gheddafi, anche Ceausescu aveva cominciato la carriera politica nell'esercito, ed era pure lui di carattere mutevole. Ma ciò che più di ogni altra cosa rendeva simili due uomini, erano i loro sogni. Gheddafi aveva dei piani giganteschi per far diventare la Libia una potenza internazionale e per imporsi come guida incontestata del mondo islamico. Ceausescu, da parte sua, voleva porre la Romania al centro della scena politica mondiale, imporsi come una personalità di livello internazionale, e diventare la guida del Terzo mondo. Comunque, Ceausescu aveva messo ai primi posti del suo elenco delle ammirevoli qualità di Gheddafi, anche le sue immense rendite petrolifere. (p. 103) *Il segreto che governa le attività dei servizi di informazione, tanto nel mondo libero quanto nei paesi a regime totalitario, impedisce agli agenti dei servizi di informazione di parlare del loro lavoro con i profani. Però, c'è anche una regola non scritta, per cui quando due agenti dei servizi di informazione si incontrano, la sola cosa di cui possono parlare è del loro lavoro clandestino. (p. 115) *Una regola, introdotta molto tempo prima dal [[Komitet gosudarstvennoj bezopasnosti|Kgb]], imponeva che gli uffici e le residenze private dei dirigenti comunisti fossero regolarmente e sistematicamente ispezionati per rilevare l'eventuale presenza di dispositivi di ascolto telefonico o di altro materiale spionistico dei servizi occidentali. Tutti i telefoni venivano sostituiti ogni mattina con altri identici controllati e sigillati; le linee telefoniche venivano verificate per individuare eventuali inserimenti estranei, e il sistema di rilevamento di radiazioni camuffato nello stipite della porta veniva provato, come pure i contatori geiger e tutte le altre apparecchiature per controllare le radiazioni camuffate nell'ufficio. Inoltre, le pareti, i soffitti e gli impiantiti venivano passati una volta alla settimana ai raggi X per individuare eventuali microfoni nascosti. (p. 117) *Nonostante il suo gusto personale per i lunghi discorsi e la sua tendenza alla chiacchiera, Ceausescu non apprezzava la verbosità altrui. (p. 118) *La funzione principale dei servizi di disinformazione dei paesi del blocco sovietico è quella di nascondere la reale consistenza delle loro forze armate, di minimizzare l'importanza delle nuove armi di cui si dotano, di ingannare i governi ed i mezzi di comunicazione occidentali sulle reali finalità del comunismo con storie inventate di sana pianta, di diffondere voci false a precisi fini tattici. Ceausescu aveva trasformato a poco a poco il servizio di disinformazione romeno in un suo personale "villaggio Potemkin". Così come il maresciallo Potemkin aveva costruito per Caterina la Grande falsi villaggi modello per farle vedere la Russia così come lei voleva che fosse, anche il servizio "D" di Ceausescu produceva falsi documenti confidenziali "occidentali" che presentavano la Romania come un paese indipendente, isolato in mezzo al blocco sovietico. (pp. 123-124) *La Dgto<ref>''Direcția generală de technica operativă''</ref> disponeva di un enorme materiale tecnico. Era incaricata delle intercettazioni microfoniche e telefoniche e della censura postale in tutto il paese, e delle registrazioni clandestine nelle abitazioni private e nelle sedi delle istituzioni pubbliche. Sorvegliava anche tutte le ambasciate e le altre rappresentanze occidentali in Romania, comprese le loro comunicazioni radio e telex, e controllava pure le comunicazioni della Nato intercettabili in Romania. (p. 129) *Nel 1965, quando Ceausescu divenne il leader supremo, il controllo della popolazione romena assunse dimensioni di massa senza precedenti. Centinaia di migliaia di nuovi microfoni furono collocati clandestinamente e fatti lavorare dai loro nascondigli negli uffici e nelle camere da letto, a cominciare da quelle dei membri del politburo. Come in Unione Sovietica e negli altri paesi comunisti, anche in Romania la corruzione e la prostituzione imperversavano ai massimi livelli, e tutto veniva registrato attraverso i microfoni. Come [[Nikita Sergeevič Chruščёv|Kruscev]], anche Ceausescu si fece attrezzare vicino al suo ufficio una sala speciale per poter controllare personalmente le registrazioni. I microfoni erano la sua chiave del potere. (pp. 129-130) *Poco dopo essere arrivato al potere, Ceausescu decise che tutti i membri della vecchia guardia, sia quelli rimossi che quelli rimasti in carica, dovevano essere sottoposti a controllo elettronico fino alla fine dei loro giorni. Ordinò anche segretamente di sorvegliare a mezzo di microfoni piazzati nei loro uffici e nelle loro case i nuovi membri del politburo e i ministri, da quando entravano in carica fino a quando venivano rimossi, dopo di che dovevano essere trattati come i membri della vecchia guardia. «Finché non abbiamo controllato i loro pensieri, dobbiamo diffidare di tutti, anche dei membri della nostra famiglia», mi disse nel 1972, quando mi nominò sovrintendente dell'unità che sorvegliava i membri del politburo e quelli della vecchia guardia. (pp. 131-132) ===Explicit=== ==Bibliografia== *Ion Mihai Pacepa, ''Orizzonti rossi. {{small|Memorie di un capo delle spie comuniste. La vera storia della vita e dei crimini di Elena e Nicolae Ceausescu}}'', traduzione di Antonio Pitamitz, L'Editore, 1991, ISBN 88-7165-065-4 ==Per [[Jennifer Connelly]]== *{{NDR|Su ''[[Phenomena]]''}} Ero devastata lavorando con lo scimpanzé. [...] Ero una grande amante delle scimmie da bambina. [...] Mi si spezzò il cuore. Mi ha morso. [...] Quello fu solo l'inizio. [...] S'imbestialiva con me dopo questo, e ogni volta che mi vedeva perdeva completamente la testa.<ref>Da un'intervista in ''Late Night with Conan O'Brien'', 10 dicembre 2008.</ref> :''I was devastated working with the chimpanzee. [...] I was a huge primate lover as a child. [...] It was heartbreaking. She bit me. [...] That was just the beginning. [...] She got completely vicious with me after that, and any time she saw me she would get into a real tizzy.'' ==Per [[Dario Argento]]== {{Int|Da ''[https://www.vulture.com/2022/06/dario-argento-on-acting-witchcraft-and-directing-a-chimp.html Dario Argento on Acting for Gaspar Noé, Witchcraft, and Directing Chimpanzees]''|Intervista di Simon Abrams, ''Vulture.com'', 23 giugno 2022.}} *{{NDR|Su ''[[Vortex (film 2021)|Vortex]]''}} Quando Gaspar mi ha fatto visita a Roma per chiedermi se avrei voluto essere nel film, la mia risposta immediata era "No". Non me la sentivo di fare l'attore. Ma ha trascorso tutta la giornata in casa mia. Non se n'è andato. E poi ha detto le parole magiche, che l'intero film sarebbe stato improvvisato. Quella parola in particolare, ''improvvisato'', mi fece sobbalzare. Dopotutto, sono un figlio del neorealismo italiano, quindi sono in un certo senso abituato alla pratica dell'improvvisazione. :''When Gaspar came to my house in Rome to ask me if I would be in the movie, my immediate answer was "No." I didn't feel like being an actor. But he spent the entire day at my house. He wouldn't leave. And then he said the magic words, that the entire film would be improvised. That word in particular,'' improvised, ''rang a bell. After all, I am a child of Italian neorealism, so I am sort of accustomed to the practice of improvisation.'' *Per quanto riguarda l'umorismo, m'ispiro ad Alfred Hitchcock, che ha molto umorismo nei suoi film. Mi piace quel tipo di umorismo britannico; è un genere di umorismo molto raffinato. Vorrei che l'umorismo nei miei film siano così, un po' elegante. Non il genere di umorismo che si basa su una linea di dialogo buffa o una battuta qua e là. :''In terms of humor, I'm inspired by Alfred Hitchcock, who has a lot of humor in his films. I like that kind of British humor; it's a very refined sort of humor. I want the humor in my movies to be like that, kind of classy. Not the kind of humor that is about a funny line or quip here and there.'' *''Suspiria'', a quanto pare, s'ispira da storie vere di streghe e altri libri e scritture. ''Inferno'' è molto più enigmatico; lascia tanto all'interpretazione. :Suspiria'' is inspired by supposedly true stories of witches, as well as other books and writing.'' Inferno ''is much more enigmatic; it leaves a lot up to interpretation.'' *Il terzo film, ''[[La terza madre]]'', è un film molto violento perché le streghe in quel film sono più feroci e più numerose che nei film precedenti. :''The third film,'' Mother of Tears, ''is a very violent film because the witches in that movie are more ferocious and more numerous than they were in the previous movies.'' *{{NDR|Sulla scena finale di ''[[Phenomena]]''}} Fu l'ultima scena che girammo e, ripensandoci, fu piuttosto rischioso. Non so se lo sapete, ma gli scimpanzé sono incredibilmente forti. Ho perfino dovuto usare una controfigura per Jennifer in quella scena, perché lei e lo scimpanzé spesso non andavano daccordo. Lo scimpanzé le afferrava il braccio e Jennifer urlava e si agitava. Anche lo scimpanzé si agitava un po', ma io ero fortunato. Parlavo con lo scimpanzé in italiano mentre stavo preparando la scena in cui lo scimpanzé doveva guardare attraverso le tende veneziane. Ho anche portato lo scimpanzé alla finestra con le tende veneziane e l'ho mostrato con le mani ciò che volevo facesse, e come doveva fare a pezzi le tende per poi semplicemente romperle. Lo scimpanzé mi guardò con aria molto seria. Quando abbiamo cominciato le riprese, lo posizionai e ha fatto esattamente ciò che gli avevo mostrato. Compensò per il suo buon comportamento il giorno successivo. Stavamo girando una scena presso una foresta e lo scimpanzé è fuggito. Mancava all'appello per tre giorni. Abbiamo dovuto chiamare la guardia forestale per rintracciarlo. Sapevano che lo scimpanzé avrebbe eventualmente avuto fame e lo presero quando è venuto a mangiare. :''That was the last scene we shot, which, in hindsight, was kind of risky. I don’t know if you know this, but chimpanzees are incredibly strong. I had to use a body double for that scene as well, for Jennifer, because she and the chimpanzee fought a lot. The chimp would grab her arm and Jennifer would scream and become very agitated. The chimp also became a little agitated, but I was lucky. I spoke to the chimpanzee in Italian when I was preparing for a scene where the chimp has to peer through Venetian blinds. I also brought the chimp to the window with the Venetian blinds and showed her, with my hands, what I wanted her to do, and how she was supposed to tear apart the Venetian blinds, and then just break them. The chimp looked at me very seriously. When we began the shoot, I put her in place and she did exactly what I had shown her. She made up for her good behavior the next day. We were shooting a scene near a forest and the chimp escaped. She was missing in action for three days. We had to call in the forest rangers to find her. They knew that the chimp would eventually get hungry, so they placed food around the forest and caught her when she came out to feed.'' ________________ [[File:Kyrylo Budanov, head of the HUR MOU (cropped).jpg|thumb|Budanov nel 2020]] '''Kirilo Oleksijovič Budanov''' (1986 – vivente), militare ucraino. ==Citazioni di Kirilo Budanov== *Ci sono ragioni per credere che {{NDR|la Russia}} possa tentare di imporre una linea di separazione tra le regioni occupate e non occupate del nostro Paese, [...] un tentativo di creare la Corea del Sud e del Nord in Ucraina.<ref>Citato in [https://www.rainews.it/articoli/2022/03/putin-vuole-dividere-lucraina-come-la-corea-del-nord-e-la-corea-del-sud-caa6f361-cab3-4a6d-98a2-967f3cd3ff2f.html ''Putin vuole dividere l'Ucraina in due Stati come la Corea''], ''Rainews.it'', 28 marzo 2022.</ref> *{{NDR|Sulle [[Forze terrestri russe]]}} Questa potenza russa così pubblicizzata è un mito. Non è così potente, è un’orda di persone con le armi. (da un'intervista di Dominic Waghorn, 14 maggio 2022)<ref>Citato in [https://www.open.online/2022/05/13/capo-intelligence-ucraina-fine-guerra-entro-anno/ ''Il capo dell’intelligence militare di Kiev: «La guerra finirà entro la fine dell’anno: conosciamo tutti i piani russi»''], ''open.online'', 13 maggio 2022.</ref> ==Note== <references/> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Budanov, Kirilo}} [[Categoria:Militari ucraini]] ---------------------------------- '''David W. Macdonald''' (...), zoologo britannico. ==''Running with the fox''== *I lupi cacciano prede grandi; infatti, un alce può pesare 600 chili, dieci volte il peso del lupo più grande. Da solo, il lupo non sarebbe altro che pula per i palchi dell'alce. Un branco, però, può radunare la forza collettiva dei suoi membri. Infatti, lavorando in gruppo si trasformano in una nuova creatura, un super predatore la cui capacità collettiva oltrepassa l'abilità venatoria degli individui coinvolti. La volpe, al contrario, è circa 300 volte più pesante di un topo. La caccia volpina non comporta alcuna maratona affannante, nessuno squartamento, nessun duello contro gli zoccoli. Piuttosto, astuzia, agilità, un balzo aggraziato e un morsetto preciso segnano il destino del topo. :''Wolves hunt large prey; indeed, a moose may weigh 600 kg, ten-fold the weight of the largest wolf. Alone, the wolf would be little more than chaff to the moose's antlers. A pack, however, can muster the collective might of its members. Indeed, by working as a team they are transformed into a new creature, a super-predator whose summed capability exceeds the hunting prowess of the individuals involved. A fox, in contrast, is some 300 times heavier than a mouse. The vulpine hunt involves no lung-bursting marathon, no rip and rend, no sparring against hoofs. Rather, stealth, agility, a graceful leap and a precision nip seal the mouse's fate.'' (p. 10) *Le persone mi chiedono spesso perché ho scelto di lavorare con le volpi. Solitamente rispondo che questa specie offre il migliore di molti mondi: il brivido di osservare comportamenti raramente segnalati, la soddisfazione della lotta intellettuale per spiegare perché l'evoluzione ha lavorato ogni sfumatura strutturale in queste incredibili creature, e la convinzione che questa nuova conoscenza sarà utile, contribuendo alle soluzioni di problemi grandi quanto la rabbia e piccoli (ma irritanti) quanto la decapitazione di un pollo di cortile. Questa risposta è onesta, e le motivazioni alla base sono solide. Per dare un'altra risposta, però, non meno importante: io studio le volpi perché sono ancora impressionato dalla loro straordinaria bellezza, perché mi superano in astuzia, perché mantengono il vento e la pioggia sul mio volto, e perché mi conducono alla solitudine soddisfacente della campagna; tutto sommato – perché è divertente. :''People often ask why I chose to work with foxes. Generally I reply that this species offers the best of many worlds: the thrill of observing behaviour rarely seen before, the satisfaction of the intellectual wrestle to explain why evolution has worked each nuance of design into these remarkable creatures, and the conviction that this new knowledge will be useful, contributing to the solutions of problems as grand as rabies and as small (but annoying) as the beheading of a barnyard fowl. This reply is honest, and the arguments underlying it are robust. However, to give another answer, no less important: I study foxes because I am still awed by their extraordinary beauty, because they outwit me, because they keep the wind and rain on my face, and because they lead me to the satisfying solitude of the countryside; all of which is to say – because it's fun.'' (p. 15) *Sconfiggere le volpi in astuzia ha messo alla prova l'ingegno dell'uomo per almeno 2.000 anni. [...] Forse, allora, migliaia di generazioni di persecuzione (specialmente quando l'avversario ricorre a trucchi sporchi come marinare i gatti nell'orina) ha plasmato le volpi con le loro quasi sconcertanti abilità di evitare l'uomo e i suoi stratagemmi. :''Outwitting foxes has stretched man's ingenuity for at least 2,000 years. [...] Perhaps then, thousands of generations of persecution (especially when the opposition resorts to dirty tricks like marinading cats in urine) have fashioned foxes with their almost uncanny abilities to avoid man and his devices.'' (p. 16) *Rainardo è una volpe che ha avuto un impatto più grande sulla cultura e la sensibilità europea di qualsiasi altro animale selvatico. Adorna i rinfianchi delle chiese medievali, da Birmingham a Bucarest, ghignando dalle pagine dei salteri, e ha trionfato come genio malefico in più di un milione di poemi epici e di bestiari. Prospera nelle storie per bambini contemporanee e ha infiltrato le nostre lingue e perciò le nostre percezioni dei suoi cugini selvatici: poche sono le lingue in Europa in cui la parola "volpino" non è sinonimo di furbizia e inganno. :''Reynard is a fox who has had a greater influence upon European culture and perceptions than any other wild creature. He adorns the spandrels of mediaeval churches from Birmingham to Bucharest, leers from the pages of psalters, and has triumphed as an evil genius in more than a millennium of epic poems and bestiaries. He thrives in contemporary children's stories and has infiltrated our languages and thus our perception of his wild cousins: there is hardly a language in Europe in which the word "foxy" is not synonymous with trickery and deceit.'' (p. 32) *Tentare di catalogare l'umore e il risultato delle interazioni delle volpi non è sempre semplice. In particolare, l'osservatore si interroga molto sulla dalla somiglianza esteriore tra l'aggressione e il gioco. Il problema è che la lotta nel gioco ha gli stessi ingredienti della lotta sul serio, tranne per il paradosso che nessuno si ferisce. :''Attempting to categorize the mood and outcome of fox interactions is not always straightforward. In particular, the observer is bedevilled by the superficial similarity of aggression and play. The problem is that fighting in play has the same ingredients as fighting in earnest, except for the paradox that nobody gets injured.'' (p. 45) *Se c'è una cosa nella società delle volpi che "non si fa", è di avvicinarsi a qualcuno che sta mangiando. Sotto questo aspetto, il vecchio contrasto con i lupi suona veritiero: i lupi talvolta mangiano una preda fianco a fianco in relativa armonia; le volpi solitamente fanno di tutto per evitare anche di essere viste con del cibo e, nel peggiore dei casi, volteranno almeno le spalle l'una all'altra mentre mangiano. Questo contrasto è particolarmente marcato tra i giovani: i cuccioli di volpe invariabilmente lottano con ferocia sorprendente per il cibo e possono infliggere ferite gravi, i cuccioli di lupo sono più tolleranti. Ovviamente, come qualsiasi altra generalizzazione sulle volpi, ci sono eccezioni alla regola: le volpi maschio nutrono le loro compagne e gli adulti nutrono i cuccioli. :''If there is one thing in fox society that is "not done'", it is to approach somebody who is eating. In this respect, the old contrast with wolves holds true: wolves sometimes feed from a kill side by side in relative harmony; foxes generally do everything possible to avoid even being seen with food and, if the worst comes to the worst, will at least turn their backs to each other while eating. This contrast is especially marked among youngsters: fox cubs invariably fight with astonishing savagery over food and can inflict serious injury, wolf pups are much more tolerant. Of course, as with every other generalization about foxes, there are exceptions to the rule: dog foxes feed their vixens and adults feed cubs.'' (p. 45) *Ci sono poche cose affascinanti quanto un cucciolo di volpe, quindi la tentazione di allevarne uno come animale da compagnia è grande. Tuttavia, la gran maggioranza dei "salvataggi" finisce male per tutti i coinvolti. La maggior parte delle persone non ha idea del tempo, strutture, abilità, e soprattutto, tolleranza necessari per allevare una volpe. Da poppanti hanno bisogno di latte ogni quattro ore, giorno e notte, ma questo è un gioco da ragazzi in confronto al loro comportamento una volta svezzati: ogni cucciolo di volpe che ho conosciuto ha avuto una passione sia per il cuoio che per i cavi elettrici. La prima finisce con la distruzione dei portafogli, borsette, scarpe, giacche di camoscio e di montone, mentre la seconda devasta i cavi elettrici. Mi è sempre piaciuto l'odore persistente dell'orina di volpe, ma vale la pena notare che una proprietaria non poté trovare un altro inquilino per diversi mesi dopo che io e la mia volpe lasciammo la proprietà. :''There are few things as enchanting as a fox cub, so the temptation to rear one as a pet is great. Nonetheless, the great majority of "rescues" come to a sad end for all concerned. Most people have no idea of the time, dedication, facilities, skill and, above all, tolerance required to rear a fox. As sucklings they require milk at four hour intervals day and night, but this is a trifling difficulty compared with their behaviour once weaned: every fox cub I have known has had a passion for both leather and electric cables. The former results in destruction of wallets, handbags, shoes, suede or sheepskin coats, the latter wreaks havoc with household wiring. I have always rather liked the lingering smell of fox urine, but it is noteworthy that one landlady was unable to find another tenant for several months after my fox and I vacated the property.'' (p. 56) *I costumi della società delle volpi dettano che non c'è amicizia così profonda da poter anche solo tollerare il pensare al cibo di un altro. :''The mores of fox society dictate that there is no friendship so deep as to countenance even thinking about somebody else's food.'' (p. 58) *Penso che molto della vita di una volpe passa sul filo del rasoio, sommersa dall'acutezza dei suoi sensi. Nella volpe, l'evoluzione ha modellato una creatura per cui ogni stimolo viene elevato alla massima sensibilità: per la volpe c'è l'immagine fulminea della palpebra che si chiude di un coniglio, lo squittio chiassoso di un topo distante venti metri, il tanfo spaventoso dell'orma vecchia di un giorno di un cane. :''I think much of a fox's life is spent on a knife-edge, deluged by the acuteness of its senses. In the fox, evolution has fashioned a creature for which every input is turned to maximum sensitivity: for the fox there is the jolting image of a rabbit's blinking eyelid, the clamorous squeak of a mouse 20 metres off, the dreadful reek of a dog's day-old pawprint.'' (p. 61) *L'industria della selvaggina è probabilmente in gran parte responsabile per la morte spesso sgradevole nell'ordine di 100.000 volpi all'anno in Gran Bretagna, ma contro di questi bisogna valutare il fatto che questa industria fornisce il maggior incentivo per la conservazione dell'habitat su terre agricole. :''The game shooting industry is probably largely responsible for the frequently unpleasant deaths in the order of 100,000 foxes annually in Britain, but against these must be weighed the fact that this industry provides the major incentive for habitat conservation on farmland.'' (p. 173) *Le volpi urbane e i gatti si incontrano molto spesso ed è comune vederli insieme, spesso mangiando fianco a fianco. Se c'è una rissa per il cibo, il gatto di solito scaccia la volpe. Casi autentici di volpi che uccidono i gatti tendono a coinvolgere i gattini. Quindi, sebbene sia chiaro che la maggior parte delle volpi non uccidono i gatti, certe lo fanno. Il rischio però è molto meno significativo del rischio che corre il gatto di venire investito sulla strada dal traffico. :''Urban foxes and cats meet very frequently and it is commonplace to see them in a close company, often feeding side by side. If there is a squabble over food, the cat generally displaces the fox. Authenticated cases of foxes killing cats generally involve kittens. So, although it is clear that most foxes do not kill cats, some do so. However, this risk must rank very low amongst the worries besetting the urban cat-owner, and certainly is much less significant than the risk of the cat being killed on the road by traffic.'' (p. 181) *Scorte di cibo più ricche conducono a territori più piccoli e scorte di cibo più irregolari (eterogene) permettono gruppi più grandi. Un elevatissimo tasso di mortalità conduce a gruppi più piccoli e una proporzione più piccola di femmine sterili, probabilmente insieme a territori più grandi. Un tasso di mortalità intermedio può risultare insufficiente per diminuire sostanzialmente la grandezza d'un gruppo, me tuttavia può disturbare la stabilità sociale fino al punto di diminuire la proporzione di femmine sterili e perciò aumentare la produttività generale di cuccioli per ogni femmina, e probabilmente territori più piccoli. :''Richer food supplies lead to smaller territories and more patchy (heterogeneous) food supplies permit larger groups. A very high death rate leads to smaller groups and a smaller proportion of barren vixens, probably together with larger territories. An intermediate death rate may be insufficient to reduce group size substantially, but nonetheless may disrupt social stability sufficiently to diminish the proportion of barren vixens and thereby increase the overall productivity of cubs per female, and probably smaller territories.'' (p. 210) * :<nowiki>''''</nowiki> (p. ) * :<nowiki>''''</nowiki> (p. ) * :<nowiki>''''</nowiki> (p. ) * :<nowiki>''''</nowiki> (p. ) ------------------- [[File:Ras Mangasha 1.jpg|thumb|Mangascià nel 1894]] '''Mangascià Giovanni''' (1868 – 1907), militare etiope. ==Citazioni su Mangascià Giovanni== *Era bello Mangascià, di una eleganza un po' femminile che non lo abbandonava neppure quando indossava lo sciamma di guerra, la criniera di leone e in battaglia impugnava la Remington finemente damascato. Anche se si comportava con l'aspra maestà di re, si intuiva subito che quell'energia era finta, mancava di una vera forza interiore. Il ras recitava il ruolo di principe battagliero e irriducibile, ma dentro era fiacco e floscio. ([[Domenico Quirico]]) *Era figlio di negus e non avrebbe mai dimenticato che il trono doveva toccare a lui. Sapeva che nella sua corte c'era un partito di irriducibili che lo istigava a battersi fino alla morte per riottenere il trono, che mormorava contro la vergognosa servitù nei confronti degli scioani, popolo debole, imbelle, che si era sempre prosternato quando passavano i tigrini. ([[Domenico Quirico]]) 013qmmle9x1tnmkgbje13hqv9zvwizc 1219301 1219299 2022-07-27T19:44:03Z Mariomassone 17056 /* Citazioni */ wikitext text/x-wiki ==Per [[Ion Mihai Pacepa]]== [[File:Ion Mihai Pacepa 1975cr.jpg|thumb|Pacepa nel 1975]] '''Ion Mihai Pacepa''' (1928 – 2021), militare rumeno naturalizzato statunitense. ==''Orizzonti rossi''== ===Incipit=== Quando ero ancora uno dei suoi più stretti collaboratori, il presidente romeno [[Nicolae Ceaușescu|Nicolae Ceausescu]] spesso si concedeva il piacere di guardarsi il film di una manifestazione di sostegno al regime di Bucarest, che si era svolta a Washington. Nel film si vedeva, innanzitutto, una funzione religiosa, officiata da membri del clero romeno in esilio di diverse confessioni, davanti a centinaia di persone radunate intorno al monumento a George Washington. Molti dei partecipanti indossavano costumi folcloristici, ostentavano bracciali con i colori nazionali romeni, issavano cartelli che inneggiavano alla politica interna ed estera di Bucarest, all'indipendenza della Romania, alla saggezza di Ceausescu. Poi, si vedeva la folla sulle gradinate del Campidoglio; quindi, quando sfilava intorno alla Casa Bianca, accompagnata da slogan diffusi da altoparlanti portatili, che chiedevano che alla Romania fosse riconfermato lo ''status'' di nazione commercialmente privilegiata.<br>La manifestazione era stata interamente organizzata dai servizi segreti romeni, con l'aiuto di alcuni agenti ''di influenza'' ben piazzati negli Stati Uniti. Gli emigrati, molti dei quali prima non erano mai stati a Washington, erano stati espressamente convogliati nella capitale americana dalle loro chiese e dalle loro organizzazioni sociali, che erano finanziate e controllate segretamente da Bucarest. I cartelli erano stati preparati all'ambasciata romena, e così pure le cassette registrate con gli slogan diffusi dagli altoparlanti. Il film era stato girato da due tecnici, agenti dei servizi segreti, venuti apposta da Bucarest, e il commento era stato fatto dalla moglie del consigliere dell'ambasciata romena a Washington, che pure lei lavorava per il servizio di informazione romeno. ===Citazioni=== *"Orizzonte", il nome in codice scelto dallo stesso Ceausescu, fu una delle operazioni di influenza più insidiose che Ceausescu mise in piedi, un mattone dopo l'altro. Il fine era dare l'illusione all'Occidente che la Romania era un paese comunista diverso dagli altri, indipendente da chiunque, Mosca compresa, che meritava di essere sostenuto dall'Occidente, non fosse altro che per incrinare le mura che circondavano il blocco sovietico. (p. 20) *Ceausescu e [[Yasser Arafat|Arafat]] si somigliavano in modo impressionante, non solo per ragioni politiche, o per il naturale bagaglio di antisemitismo, che in Ceausescu non era minore che in Arafat. Se non fosse stato per la barba e la pelle più scura di Arafat, non avrei potuto distinguerli: la forma della faccia era identica, atteggiavano le labbra e sorridevano allo stesso modo, entrambi avevano occhi profondamente penetranti, pensavano e agivano in modo identico, erano allo stesso modo loquaci, irascibili, impulsivi, violenti, isterici. Quella forte somiglianza li aveva colpiti reciprocamente fin dal loro primo incontro, ed aveva avuto un ruolo importante nello sviluppare la loro amicizia. (p. 34) *[[Leonid Il'ič Brežnev|Breznev]] e Ceausescu, entrambi vendicativi per natura, si detestavano da molto tempo. Nel 1953, Breznev era diventato generale a due stelle e vicesegretario dell'ufficio politico dell'Armata rossa, dopo essere stato, qualche anno prima, primo segretario del comitato centrale del partito comunista della Moldavia, una regione che i sovietici avevano annesso, come Bessarabia, alla fine della seconda guerra mondiale. Perciò, essendo considerato un esperto di problemi romeni, era stato incaricato di supervisionare l'indottrinamento politico delle forze armate romene. Le sue taglienti critiche ai militari romeni avevano ferito profondamente Ceausescu, che allora aveva il suo stesso grado ed era responsabile, come membro del comitato centrale del partito comunista romeno, della sezione politica dei servizi di sicurezza dell'esercito romeni. Ceausescu non lo aveva mai dimenticato. Quando nel 1965 era arrivato al potere, aveva chiesto al DIE<ref name=die>{{Cfr}} [[:w:ro:Direcția de Informații Externe|Direcția de Informații Externe]]</ref> un'indagine approfondita sulle attività di Breznev in Moldavia. Un anno dopo, quando Breznev era venuto in visita di stato in Romania, gli aveva presentato dei documenti che provavano che tra il 1950 e il 1952, durante la russificazione della Moldavia, egli aveva fatto deportare in Siberia più di un milione di romeni, per insediare al loro posto russi e ucraini. La discussione era stata estremamente accesa, e aveva segnato una rottura nelle relazioni personali tra i due uomini. Breznev avrebbe messo di nuovo piede in Romania solo dieci anni dopo. (p. 36) *Adulare i massimi dirigenti del partito e dello stato era pratica corrente in tutti i paesi del blocco sovietico, ma in Romania l'adulazione era persino troppo eccessiva, a causa del temperamento latino dei romeni. (p. 55) *{{NDR|Su [[Elena Ceaușescu]]}} Nel 1975, ero con lei a Buenos Aires quando, affascinata dalle ambizioni politiche di [[Isabel Martínez de Perón|Isabella Peron]], aveva deciso di darsi anche lei alla vita politica attiva. E dato il culto della personalità senza precedenti che era stato creato intorno a Ceausescu, l'ascesa di Elena sulla scena politica romena era stata rapida. In breve tempo era diventata membro della Grande assemblea nazionale, del comitato centrale del partito comunista, del comitato politico esecutivo (l'equivalente del politburo sovietico), e da appena un anno era anche diventata membro dell'ufficio permanente del comitato politico esecutivo, inventato da Ceausescu per accentrare ulteriormente il potere nelle proprie mani e in dove solo il nome di Ceausescu era fisso, mentre il resto della compagnia si componeva di comparse continuamente cambiate di posto per evitare che mettessero radici e diventassero importanti. (p. 57) *{{NDR|Su [[Zoia Ceaușescu]]}} La sua colpa più grave era stata quella di rifiutare ostinatamente i candidati alla sua mano che la madre le sceglieva accuratamente. Zoia, da parte sua, era decisa a scegliersi liberamente il marito, ma tutti i nomi che lei aveva proposto avevano incontrato la fiera opposizione della madre, perché giudicati non sufficientemente degni della futura dinastia dei Ceausescu. Quello era stato l'inizio di una amara lotta con Elena, che alla fine aveva deciso di far srvegliare la vita privata della figlia minuto per minuto. Ovunque intorno a Zoia erano stati installati dei microfoni, dalla camera da letto al bagno del suo appartamento, dal suo studio alla sua bianca Mercedes coupé, ben nota alla gioventù dorata di Bucarest, e Zoia era stata sottoposta a un pedinamento di ventiquattro ore su ventiquattro dagli agenti del DIE<ref name=die/>. Dal 1977, occuparmi di Zoia era diventato uno dei miei compiti in quanto capo del DIE. (p. 68) *La differenza tra [[Nicu Ceaușescu|Nicu]] e gli altri due figli di Ceausescu non poteva essere maggiore. Ancora bambino, Nicu detestava la scuola e preferiva molto di più passare il suo tempo con le guardie del corpo e con gli agenti della sicurezza che pullulavano intorno alla residenza presidenziale, e imitarne gli atteggiamenti e il modo di esprimersi. Da adolescente era deriso da Valentin e da Zoia, che non lo vedevano mai con un libro in mano. Ma il padre e la madre vegliavano su di lui, e da loro Nicu otteneva tutto ciò che voleva alzando semplicemente la voce. A quattordici anni era stato lodato per avere virilmente disonorato, violentandola, una compagna di classe, e aveva tosto avuto la sua prima auto. A quindici, aveva avuto la sua prima barca. A sedici, era diventato un ubriacone attaccabrighe, che scandalizzava tutta Bucarest con i suoi incidenti automobilistici e le sue violenze sessuali. Le voci sulla "nausea esistenziale" di Nicu erano arrivate anche all'orecchio di Ceausescu, la cui consueta ricetta per curare le tare della società romena era: «Bisogna lavorare di più e più duramente». Perciò, quando aveva trovato qualche minuto da dedicargli, tutto l'aiuto che aveva dato al figlio era stato di dirgli: «Basta bere, e mettiti a lavorare». (p. 69) *Così come avevano fatto con Mosca, Budapest, Praga, Varsavia, Sofia o Berlino est, i comunisti avevano trasformato anche Bucarest in un mercato dello spionaggio. Negli alberghi riservati ai turisti, i telefoni venivano messi sotto ascolto girando un semplice interruttore, i microfoni nascosti in ogni camera venivano attivati appena il cliente vi entrava, circuiti televisivi interni permettevano di sorvegliare i ristoranti, i corridoi e tutte le altre parti comuni. Telecamere e attrezzature ai raggi infrarossi piazzate fuori dei grandi alberghi come l'Intercontinental, l'Athenee Palace, il Lido e il Nord, erano usate per controllare i movimenti esterni dei stranieri. Agenti di sorveglianza camuffati da maîtres o da cammerieri attivavano i microfoni nascosti nei portacenere in ceramica posti sui tavoli degli ospiti stranieri nei principali ristoranti della città. Un vero e proprio esercito di prostitute al soldo dei servizi di informazione veniva mandato ogni giorno nei night club, negli altri degli alberghi, nei ristoranti, nei teatri, all'opera, ai concerti, nei circhi, nei parchi e nelle strade. Studenti stranieri delle università romene che erano stati reclutati come agenti della Securitate – la maggior parte erano africani neri – avevano per compito di sollecitare dagli stranieri il cambio illegale di valuta pregiata o relazioni omosessuali. (p. 71) *Ceausescu in tutta la sua vita non ricevette mai un centesimo di salario. Prima della seconda guerra mondiale, era stato apprendista da un calzolaio che lo compensava con cibo e alloggio, e con sommarie lezioni di marxismo. Durante la guerra, era vissuto in prigione o in clandestinità, e al termine del conflitto era diventato funzionario del partito. Da quando era diventato il leader supremo della Romania, per lui era motivo di orgoglio ricordare con enfasi che mai era stato pagato per quello che aveva fatto: «Tutta la mia vita è stata consacrata solo alla vittoria mondiale del proletariato», era la definizione preferita che egli dava di se stesso. (p. 82) *Ceausescu rimase affascinato da [[Muʿammar Gheddafi|Gheddafi]] da quando questi nel 1969 prese il potere in Libia, all'età di 27 anni. Il suo interesse per Gheddafi era in parte dovuto al fatto che egli stesso era stato considerato un giovane quando nel 1965 era arrivato al potere, a quarantasette anni, cioè in un'età relativamente molto giovane se paragonata a quella dei dirigenti del Cremlino. Inoltre, come Gheddafi, anche Ceausescu aveva cominciato la carriera politica nell'esercito, ed era pure lui di carattere mutevole. Ma ciò che più di ogni altra cosa rendeva simili due uomini, erano i loro sogni. Gheddafi aveva dei piani giganteschi per far diventare la Libia una potenza internazionale e per imporsi come guida incontestata del mondo islamico. Ceausescu, da parte sua, voleva porre la Romania al centro della scena politica mondiale, imporsi come una personalità di livello internazionale, e diventare la guida del Terzo mondo. Comunque, Ceausescu aveva messo ai primi posti del suo elenco delle ammirevoli qualità di Gheddafi, anche le sue immense rendite petrolifere. (p. 103) *Il segreto che governa le attività dei servizi di informazione, tanto nel mondo libero quanto nei paesi a regime totalitario, impedisce agli agenti dei servizi di informazione di parlare del loro lavoro con i profani. Però, c'è anche una regola non scritta, per cui quando due agenti dei servizi di informazione si incontrano, la sola cosa di cui possono parlare è del loro lavoro clandestino. (p. 115) *Una regola, introdotta molto tempo prima dal [[Komitet gosudarstvennoj bezopasnosti|Kgb]], imponeva che gli uffici e le residenze private dei dirigenti comunisti fossero regolarmente e sistematicamente ispezionati per rilevare l'eventuale presenza di dispositivi di ascolto telefonico o di altro materiale spionistico dei servizi occidentali. Tutti i telefoni venivano sostituiti ogni mattina con altri identici controllati e sigillati; le linee telefoniche venivano verificate per individuare eventuali inserimenti estranei, e il sistema di rilevamento di radiazioni camuffato nello stipite della porta veniva provato, come pure i contatori geiger e tutte le altre apparecchiature per controllare le radiazioni camuffate nell'ufficio. Inoltre, le pareti, i soffitti e gli impiantiti venivano passati una volta alla settimana ai raggi X per individuare eventuali microfoni nascosti. (p. 117) *Nonostante il suo gusto personale per i lunghi discorsi e la sua tendenza alla chiacchiera, Ceausescu non apprezzava la verbosità altrui. (p. 118) *La funzione principale dei servizi di disinformazione dei paesi del blocco sovietico è quella di nascondere la reale consistenza delle loro forze armate, di minimizzare l'importanza delle nuove armi di cui si dotano, di ingannare i governi ed i mezzi di comunicazione occidentali sulle reali finalità del comunismo con storie inventate di sana pianta, di diffondere voci false a precisi fini tattici. Ceausescu aveva trasformato a poco a poco il servizio di disinformazione romeno in un suo personale "villaggio Potemkin". Così come il maresciallo Potemkin aveva costruito per Caterina la Grande falsi villaggi modello per farle vedere la Russia così come lei voleva che fosse, anche il servizio "D" di Ceausescu produceva falsi documenti confidenziali "occidentali" che presentavano la Romania come un paese indipendente, isolato in mezzo al blocco sovietico. (pp. 123-124) *La Dgto<ref>''Direcția generală de technica operativă''</ref> disponeva di un enorme materiale tecnico. Era incaricata delle intercettazioni microfoniche e telefoniche e della censura postale in tutto il paese, e delle registrazioni clandestine nelle abitazioni private e nelle sedi delle istituzioni pubbliche. Sorvegliava anche tutte le ambasciate e le altre rappresentanze occidentali in Romania, comprese le loro comunicazioni radio e telex, e controllava pure le comunicazioni della Nato intercettabili in Romania. (p. 129) *Nel 1965, quando Ceausescu divenne il leader supremo, il controllo della popolazione romena assunse dimensioni di massa senza precedenti. Centinaia di migliaia di nuovi microfoni furono collocati clandestinamente e fatti lavorare dai loro nascondigli negli uffici e nelle camere da letto, a cominciare da quelle dei membri del politburo. Come in Unione Sovietica e negli altri paesi comunisti, anche in Romania la corruzione e la prostituzione imperversavano ai massimi livelli, e tutto veniva registrato attraverso i microfoni. Come [[Nikita Sergeevič Chruščёv|Kruscev]], anche Ceausescu si fece attrezzare vicino al suo ufficio una sala speciale per poter controllare personalmente le registrazioni. I microfoni erano la sua chiave del potere. (pp. 129-130) *Poco dopo essere arrivato al potere, Ceausescu decise che tutti i membri della vecchia guardia, sia quelli rimossi che quelli rimasti in carica, dovevano essere sottoposti a controllo elettronico fino alla fine dei loro giorni. Ordinò anche segretamente di sorvegliare a mezzo di microfoni piazzati nei loro uffici e nelle loro case i nuovi membri del politburo e i ministri, da quando entravano in carica fino a quando venivano rimossi, dopo di che dovevano essere trattati come i membri della vecchia guardia. «Finché non abbiamo controllato i loro pensieri, dobbiamo diffidare di tutti, anche dei membri della nostra famiglia», mi disse nel 1972, quando mi nominò sovrintendente dell'unità che sorvegliava i membri del politburo e quelli della vecchia guardia. (pp. 131-132) *Ceausescu fu sempre un nazionalista fanatico, e questo fatto risultava quanto mai evidente dalla sua politica dei quadri. Solo ai romeni di terza generazione che fossero nati in Romania era permesso di ricoprire incarichi nel partito e nel governo che fossero in relazione con la difesa nazionale. I romeni di altra origine etnica, anche se appartenevano a famiglie che vivevano in Romania da generazioni, erano rigorosamente esclusi da posti di responsabilità nelle sezioni per la difesa nazionale del comitato centrale del partito comunista, nel DIE, nel quartier generale della Securitate o nel comando supremo delle forze armate, e anche i romeni coniugati con persona di altra etnia vennero discretamente allontanati dai posti di responsabilità quando egli arrivò al potere. Solo pochi ebrei ungheresi e tedeschi furono simbolicamente lasciati in posti di rilievo per ragioni propagandistiche, ma, nonostante i loro titoli altisonanti, non ebbero mai accesso ai segreti di Ceausescu. I suoi incessanti sforzi per avere un governo di puro sangue romeno, riportano sinistramente alla memoria i tentativi di Hitler di creare una pura razza ariana. (p. 142) *Per sbarazzarsi di taluni suoi critici condannati al carcere con imputazioni di diritto comune, Ceausescu usava il servizio "K" della Securitate, che era una unità relativamente piccola incaricata del lavoro di controspionaggio nel sistema carcerario nazionale. In Romania, il servizio "K", invece che dipendere dal Ministero della giustizia, dipendeva da quello degli interni. Organizzato dai sovietici nel 1950 sul modello del KGB, il servizio "K" svolgeva il lavoro più sporco contro i prigionieri politici, organizzando lo spionaggio microfonico e mandando nelle celle "soffioni" per carpire informazioni compromettenti ai detenuti al fine di poterli incriminare. Il servizio "K" aveva anche liquidato segretamente alcuni detenuti, inscenando suicidi o usando un veleno che portava a una morte "naturale". Nella primavera del 1970, il servizio "K" aveva lo stesso Ceausescu a battezzare quel metodo con il nome di "Radu", e solo lui poteva ordinare: «Date "Radu"». Si presumeva che una dose attentamente calcolata di radiazioni generasse forme letali di cancro. (p. 144) ===Explicit=== ==Bibliografia== *Ion Mihai Pacepa, ''Orizzonti rossi. {{small|Memorie di un capo delle spie comuniste. La vera storia della vita e dei crimini di Elena e Nicolae Ceausescu}}'', traduzione di Antonio Pitamitz, L'Editore, 1991, ISBN 88-7165-065-4 ==Per [[Jennifer Connelly]]== *{{NDR|Su ''[[Phenomena]]''}} Ero devastata lavorando con lo scimpanzé. [...] Ero una grande amante delle scimmie da bambina. [...] Mi si spezzò il cuore. Mi ha morso. [...] Quello fu solo l'inizio. [...] S'imbestialiva con me dopo questo, e ogni volta che mi vedeva perdeva completamente la testa.<ref>Da un'intervista in ''Late Night with Conan O'Brien'', 10 dicembre 2008.</ref> :''I was devastated working with the chimpanzee. [...] I was a huge primate lover as a child. [...] It was heartbreaking. She bit me. [...] That was just the beginning. [...] She got completely vicious with me after that, and any time she saw me she would get into a real tizzy.'' ==Per [[Dario Argento]]== {{Int|Da ''[https://www.vulture.com/2022/06/dario-argento-on-acting-witchcraft-and-directing-a-chimp.html Dario Argento on Acting for Gaspar Noé, Witchcraft, and Directing Chimpanzees]''|Intervista di Simon Abrams, ''Vulture.com'', 23 giugno 2022.}} *{{NDR|Su ''[[Vortex (film 2021)|Vortex]]''}} Quando Gaspar mi ha fatto visita a Roma per chiedermi se avrei voluto essere nel film, la mia risposta immediata era "No". Non me la sentivo di fare l'attore. Ma ha trascorso tutta la giornata in casa mia. Non se n'è andato. E poi ha detto le parole magiche, che l'intero film sarebbe stato improvvisato. Quella parola in particolare, ''improvvisato'', mi fece sobbalzare. Dopotutto, sono un figlio del neorealismo italiano, quindi sono in un certo senso abituato alla pratica dell'improvvisazione. :''When Gaspar came to my house in Rome to ask me if I would be in the movie, my immediate answer was "No." I didn't feel like being an actor. But he spent the entire day at my house. He wouldn't leave. And then he said the magic words, that the entire film would be improvised. That word in particular,'' improvised, ''rang a bell. After all, I am a child of Italian neorealism, so I am sort of accustomed to the practice of improvisation.'' *Per quanto riguarda l'umorismo, m'ispiro ad Alfred Hitchcock, che ha molto umorismo nei suoi film. Mi piace quel tipo di umorismo britannico; è un genere di umorismo molto raffinato. Vorrei che l'umorismo nei miei film siano così, un po' elegante. Non il genere di umorismo che si basa su una linea di dialogo buffa o una battuta qua e là. :''In terms of humor, I'm inspired by Alfred Hitchcock, who has a lot of humor in his films. I like that kind of British humor; it's a very refined sort of humor. I want the humor in my movies to be like that, kind of classy. Not the kind of humor that is about a funny line or quip here and there.'' *''Suspiria'', a quanto pare, s'ispira da storie vere di streghe e altri libri e scritture. ''Inferno'' è molto più enigmatico; lascia tanto all'interpretazione. :Suspiria'' is inspired by supposedly true stories of witches, as well as other books and writing.'' Inferno ''is much more enigmatic; it leaves a lot up to interpretation.'' *Il terzo film, ''[[La terza madre]]'', è un film molto violento perché le streghe in quel film sono più feroci e più numerose che nei film precedenti. :''The third film,'' Mother of Tears, ''is a very violent film because the witches in that movie are more ferocious and more numerous than they were in the previous movies.'' *{{NDR|Sulla scena finale di ''[[Phenomena]]''}} Fu l'ultima scena che girammo e, ripensandoci, fu piuttosto rischioso. Non so se lo sapete, ma gli scimpanzé sono incredibilmente forti. Ho perfino dovuto usare una controfigura per Jennifer in quella scena, perché lei e lo scimpanzé spesso non andavano daccordo. Lo scimpanzé le afferrava il braccio e Jennifer urlava e si agitava. Anche lo scimpanzé si agitava un po', ma io ero fortunato. Parlavo con lo scimpanzé in italiano mentre stavo preparando la scena in cui lo scimpanzé doveva guardare attraverso le tende veneziane. Ho anche portato lo scimpanzé alla finestra con le tende veneziane e l'ho mostrato con le mani ciò che volevo facesse, e come doveva fare a pezzi le tende per poi semplicemente romperle. Lo scimpanzé mi guardò con aria molto seria. Quando abbiamo cominciato le riprese, lo posizionai e ha fatto esattamente ciò che gli avevo mostrato. Compensò per il suo buon comportamento il giorno successivo. Stavamo girando una scena presso una foresta e lo scimpanzé è fuggito. Mancava all'appello per tre giorni. Abbiamo dovuto chiamare la guardia forestale per rintracciarlo. Sapevano che lo scimpanzé avrebbe eventualmente avuto fame e lo presero quando è venuto a mangiare. :''That was the last scene we shot, which, in hindsight, was kind of risky. I don’t know if you know this, but chimpanzees are incredibly strong. I had to use a body double for that scene as well, for Jennifer, because she and the chimpanzee fought a lot. The chimp would grab her arm and Jennifer would scream and become very agitated. The chimp also became a little agitated, but I was lucky. I spoke to the chimpanzee in Italian when I was preparing for a scene where the chimp has to peer through Venetian blinds. I also brought the chimp to the window with the Venetian blinds and showed her, with my hands, what I wanted her to do, and how she was supposed to tear apart the Venetian blinds, and then just break them. The chimp looked at me very seriously. When we began the shoot, I put her in place and she did exactly what I had shown her. She made up for her good behavior the next day. We were shooting a scene near a forest and the chimp escaped. She was missing in action for three days. We had to call in the forest rangers to find her. They knew that the chimp would eventually get hungry, so they placed food around the forest and caught her when she came out to feed.'' ________________ [[File:Kyrylo Budanov, head of the HUR MOU (cropped).jpg|thumb|Budanov nel 2020]] '''Kirilo Oleksijovič Budanov''' (1986 – vivente), militare ucraino. ==Citazioni di Kirilo Budanov== *Ci sono ragioni per credere che {{NDR|la Russia}} possa tentare di imporre una linea di separazione tra le regioni occupate e non occupate del nostro Paese, [...] un tentativo di creare la Corea del Sud e del Nord in Ucraina.<ref>Citato in [https://www.rainews.it/articoli/2022/03/putin-vuole-dividere-lucraina-come-la-corea-del-nord-e-la-corea-del-sud-caa6f361-cab3-4a6d-98a2-967f3cd3ff2f.html ''Putin vuole dividere l'Ucraina in due Stati come la Corea''], ''Rainews.it'', 28 marzo 2022.</ref> *{{NDR|Sulle [[Forze terrestri russe]]}} Questa potenza russa così pubblicizzata è un mito. Non è così potente, è un’orda di persone con le armi. (da un'intervista di Dominic Waghorn, 14 maggio 2022)<ref>Citato in [https://www.open.online/2022/05/13/capo-intelligence-ucraina-fine-guerra-entro-anno/ ''Il capo dell’intelligence militare di Kiev: «La guerra finirà entro la fine dell’anno: conosciamo tutti i piani russi»''], ''open.online'', 13 maggio 2022.</ref> ==Note== <references/> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Budanov, Kirilo}} [[Categoria:Militari ucraini]] ---------------------------------- '''David W. Macdonald''' (...), zoologo britannico. ==''Running with the fox''== *I lupi cacciano prede grandi; infatti, un alce può pesare 600 chili, dieci volte il peso del lupo più grande. Da solo, il lupo non sarebbe altro che pula per i palchi dell'alce. Un branco, però, può radunare la forza collettiva dei suoi membri. Infatti, lavorando in gruppo si trasformano in una nuova creatura, un super predatore la cui capacità collettiva oltrepassa l'abilità venatoria degli individui coinvolti. La volpe, al contrario, è circa 300 volte più pesante di un topo. La caccia volpina non comporta alcuna maratona affannante, nessuno squartamento, nessun duello contro gli zoccoli. Piuttosto, astuzia, agilità, un balzo aggraziato e un morsetto preciso segnano il destino del topo. :''Wolves hunt large prey; indeed, a moose may weigh 600 kg, ten-fold the weight of the largest wolf. Alone, the wolf would be little more than chaff to the moose's antlers. A pack, however, can muster the collective might of its members. Indeed, by working as a team they are transformed into a new creature, a super-predator whose summed capability exceeds the hunting prowess of the individuals involved. A fox, in contrast, is some 300 times heavier than a mouse. The vulpine hunt involves no lung-bursting marathon, no rip and rend, no sparring against hoofs. Rather, stealth, agility, a graceful leap and a precision nip seal the mouse's fate.'' (p. 10) *Le persone mi chiedono spesso perché ho scelto di lavorare con le volpi. Solitamente rispondo che questa specie offre il migliore di molti mondi: il brivido di osservare comportamenti raramente segnalati, la soddisfazione della lotta intellettuale per spiegare perché l'evoluzione ha lavorato ogni sfumatura strutturale in queste incredibili creature, e la convinzione che questa nuova conoscenza sarà utile, contribuendo alle soluzioni di problemi grandi quanto la rabbia e piccoli (ma irritanti) quanto la decapitazione di un pollo di cortile. Questa risposta è onesta, e le motivazioni alla base sono solide. Per dare un'altra risposta, però, non meno importante: io studio le volpi perché sono ancora impressionato dalla loro straordinaria bellezza, perché mi superano in astuzia, perché mantengono il vento e la pioggia sul mio volto, e perché mi conducono alla solitudine soddisfacente della campagna; tutto sommato – perché è divertente. :''People often ask why I chose to work with foxes. Generally I reply that this species offers the best of many worlds: the thrill of observing behaviour rarely seen before, the satisfaction of the intellectual wrestle to explain why evolution has worked each nuance of design into these remarkable creatures, and the conviction that this new knowledge will be useful, contributing to the solutions of problems as grand as rabies and as small (but annoying) as the beheading of a barnyard fowl. This reply is honest, and the arguments underlying it are robust. However, to give another answer, no less important: I study foxes because I am still awed by their extraordinary beauty, because they outwit me, because they keep the wind and rain on my face, and because they lead me to the satisfying solitude of the countryside; all of which is to say – because it's fun.'' (p. 15) *Sconfiggere le volpi in astuzia ha messo alla prova l'ingegno dell'uomo per almeno 2.000 anni. [...] Forse, allora, migliaia di generazioni di persecuzione (specialmente quando l'avversario ricorre a trucchi sporchi come marinare i gatti nell'orina) ha plasmato le volpi con le loro quasi sconcertanti abilità di evitare l'uomo e i suoi stratagemmi. :''Outwitting foxes has stretched man's ingenuity for at least 2,000 years. [...] Perhaps then, thousands of generations of persecution (especially when the opposition resorts to dirty tricks like marinading cats in urine) have fashioned foxes with their almost uncanny abilities to avoid man and his devices.'' (p. 16) *Rainardo è una volpe che ha avuto un impatto più grande sulla cultura e la sensibilità europea di qualsiasi altro animale selvatico. Adorna i rinfianchi delle chiese medievali, da Birmingham a Bucarest, ghignando dalle pagine dei salteri, e ha trionfato come genio malefico in più di un milione di poemi epici e di bestiari. Prospera nelle storie per bambini contemporanee e ha infiltrato le nostre lingue e perciò le nostre percezioni dei suoi cugini selvatici: poche sono le lingue in Europa in cui la parola "volpino" non è sinonimo di furbizia e inganno. :''Reynard is a fox who has had a greater influence upon European culture and perceptions than any other wild creature. He adorns the spandrels of mediaeval churches from Birmingham to Bucharest, leers from the pages of psalters, and has triumphed as an evil genius in more than a millennium of epic poems and bestiaries. He thrives in contemporary children's stories and has infiltrated our languages and thus our perception of his wild cousins: there is hardly a language in Europe in which the word "foxy" is not synonymous with trickery and deceit.'' (p. 32) *Tentare di catalogare l'umore e il risultato delle interazioni delle volpi non è sempre semplice. In particolare, l'osservatore si interroga molto sulla dalla somiglianza esteriore tra l'aggressione e il gioco. Il problema è che la lotta nel gioco ha gli stessi ingredienti della lotta sul serio, tranne per il paradosso che nessuno si ferisce. :''Attempting to categorize the mood and outcome of fox interactions is not always straightforward. In particular, the observer is bedevilled by the superficial similarity of aggression and play. The problem is that fighting in play has the same ingredients as fighting in earnest, except for the paradox that nobody gets injured.'' (p. 45) *Se c'è una cosa nella società delle volpi che "non si fa", è di avvicinarsi a qualcuno che sta mangiando. Sotto questo aspetto, il vecchio contrasto con i lupi suona veritiero: i lupi talvolta mangiano una preda fianco a fianco in relativa armonia; le volpi solitamente fanno di tutto per evitare anche di essere viste con del cibo e, nel peggiore dei casi, volteranno almeno le spalle l'una all'altra mentre mangiano. Questo contrasto è particolarmente marcato tra i giovani: i cuccioli di volpe invariabilmente lottano con ferocia sorprendente per il cibo e possono infliggere ferite gravi, i cuccioli di lupo sono più tolleranti. Ovviamente, come qualsiasi altra generalizzazione sulle volpi, ci sono eccezioni alla regola: le volpi maschio nutrono le loro compagne e gli adulti nutrono i cuccioli. :''If there is one thing in fox society that is "not done'", it is to approach somebody who is eating. In this respect, the old contrast with wolves holds true: wolves sometimes feed from a kill side by side in relative harmony; foxes generally do everything possible to avoid even being seen with food and, if the worst comes to the worst, will at least turn their backs to each other while eating. This contrast is especially marked among youngsters: fox cubs invariably fight with astonishing savagery over food and can inflict serious injury, wolf pups are much more tolerant. Of course, as with every other generalization about foxes, there are exceptions to the rule: dog foxes feed their vixens and adults feed cubs.'' (p. 45) *Ci sono poche cose affascinanti quanto un cucciolo di volpe, quindi la tentazione di allevarne uno come animale da compagnia è grande. Tuttavia, la gran maggioranza dei "salvataggi" finisce male per tutti i coinvolti. La maggior parte delle persone non ha idea del tempo, strutture, abilità, e soprattutto, tolleranza necessari per allevare una volpe. Da poppanti hanno bisogno di latte ogni quattro ore, giorno e notte, ma questo è un gioco da ragazzi in confronto al loro comportamento una volta svezzati: ogni cucciolo di volpe che ho conosciuto ha avuto una passione sia per il cuoio che per i cavi elettrici. La prima finisce con la distruzione dei portafogli, borsette, scarpe, giacche di camoscio e di montone, mentre la seconda devasta i cavi elettrici. Mi è sempre piaciuto l'odore persistente dell'orina di volpe, ma vale la pena notare che una proprietaria non poté trovare un altro inquilino per diversi mesi dopo che io e la mia volpe lasciammo la proprietà. :''There are few things as enchanting as a fox cub, so the temptation to rear one as a pet is great. Nonetheless, the great majority of "rescues" come to a sad end for all concerned. Most people have no idea of the time, dedication, facilities, skill and, above all, tolerance required to rear a fox. As sucklings they require milk at four hour intervals day and night, but this is a trifling difficulty compared with their behaviour once weaned: every fox cub I have known has had a passion for both leather and electric cables. The former results in destruction of wallets, handbags, shoes, suede or sheepskin coats, the latter wreaks havoc with household wiring. I have always rather liked the lingering smell of fox urine, but it is noteworthy that one landlady was unable to find another tenant for several months after my fox and I vacated the property.'' (p. 56) *I costumi della società delle volpi dettano che non c'è amicizia così profonda da poter anche solo tollerare il pensare al cibo di un altro. :''The mores of fox society dictate that there is no friendship so deep as to countenance even thinking about somebody else's food.'' (p. 58) *Penso che molto della vita di una volpe passa sul filo del rasoio, sommersa dall'acutezza dei suoi sensi. Nella volpe, l'evoluzione ha modellato una creatura per cui ogni stimolo viene elevato alla massima sensibilità: per la volpe c'è l'immagine fulminea della palpebra che si chiude di un coniglio, lo squittio chiassoso di un topo distante venti metri, il tanfo spaventoso dell'orma vecchia di un giorno di un cane. :''I think much of a fox's life is spent on a knife-edge, deluged by the acuteness of its senses. In the fox, evolution has fashioned a creature for which every input is turned to maximum sensitivity: for the fox there is the jolting image of a rabbit's blinking eyelid, the clamorous squeak of a mouse 20 metres off, the dreadful reek of a dog's day-old pawprint.'' (p. 61) *L'industria della selvaggina è probabilmente in gran parte responsabile per la morte spesso sgradevole nell'ordine di 100.000 volpi all'anno in Gran Bretagna, ma contro di questi bisogna valutare il fatto che questa industria fornisce il maggior incentivo per la conservazione dell'habitat su terre agricole. :''The game shooting industry is probably largely responsible for the frequently unpleasant deaths in the order of 100,000 foxes annually in Britain, but against these must be weighed the fact that this industry provides the major incentive for habitat conservation on farmland.'' (p. 173) *Le volpi urbane e i gatti si incontrano molto spesso ed è comune vederli insieme, spesso mangiando fianco a fianco. Se c'è una rissa per il cibo, il gatto di solito scaccia la volpe. Casi autentici di volpi che uccidono i gatti tendono a coinvolgere i gattini. Quindi, sebbene sia chiaro che la maggior parte delle volpi non uccidono i gatti, certe lo fanno. Il rischio però è molto meno significativo del rischio che corre il gatto di venire investito sulla strada dal traffico. :''Urban foxes and cats meet very frequently and it is commonplace to see them in a close company, often feeding side by side. If there is a squabble over food, the cat generally displaces the fox. Authenticated cases of foxes killing cats generally involve kittens. So, although it is clear that most foxes do not kill cats, some do so. However, this risk must rank very low amongst the worries besetting the urban cat-owner, and certainly is much less significant than the risk of the cat being killed on the road by traffic.'' (p. 181) *Scorte di cibo più ricche conducono a territori più piccoli e scorte di cibo più irregolari (eterogene) permettono gruppi più grandi. Un elevatissimo tasso di mortalità conduce a gruppi più piccoli e una proporzione più piccola di femmine sterili, probabilmente insieme a territori più grandi. Un tasso di mortalità intermedio può risultare insufficiente per diminuire sostanzialmente la grandezza d'un gruppo, me tuttavia può disturbare la stabilità sociale fino al punto di diminuire la proporzione di femmine sterili e perciò aumentare la produttività generale di cuccioli per ogni femmina, e probabilmente territori più piccoli. :''Richer food supplies lead to smaller territories and more patchy (heterogeneous) food supplies permit larger groups. A very high death rate leads to smaller groups and a smaller proportion of barren vixens, probably together with larger territories. An intermediate death rate may be insufficient to reduce group size substantially, but nonetheless may disrupt social stability sufficiently to diminish the proportion of barren vixens and thereby increase the overall productivity of cubs per female, and probably smaller territories.'' (p. 210) * :<nowiki>''''</nowiki> (p. ) * :<nowiki>''''</nowiki> (p. ) * :<nowiki>''''</nowiki> (p. ) * :<nowiki>''''</nowiki> (p. ) ------------------- [[File:Ras Mangasha 1.jpg|thumb|Mangascià nel 1894]] '''Mangascià Giovanni''' (1868 – 1907), militare etiope. ==Citazioni su Mangascià Giovanni== *Era bello Mangascià, di una eleganza un po' femminile che non lo abbandonava neppure quando indossava lo sciamma di guerra, la criniera di leone e in battaglia impugnava la Remington finemente damascato. Anche se si comportava con l'aspra maestà di re, si intuiva subito che quell'energia era finta, mancava di una vera forza interiore. Il ras recitava il ruolo di principe battagliero e irriducibile, ma dentro era fiacco e floscio. ([[Domenico Quirico]]) *Era figlio di negus e non avrebbe mai dimenticato che il trono doveva toccare a lui. Sapeva che nella sua corte c'era un partito di irriducibili che lo istigava a battersi fino alla morte per riottenere il trono, che mormorava contro la vergognosa servitù nei confronti degli scioani, popolo debole, imbelle, che si era sempre prosternato quando passavano i tigrini. ([[Domenico Quirico]]) n5frblfe6k1xupnjn996xgzc2vln7cl 1219307 1219301 2022-07-27T20:34:50Z Mariomassone 17056 /* Citazioni */ wikitext text/x-wiki ==Per [[Ion Mihai Pacepa]]== [[File:Ion Mihai Pacepa 1975cr.jpg|thumb|Pacepa nel 1975]] '''Ion Mihai Pacepa''' (1928 – 2021), militare rumeno naturalizzato statunitense. ==''Orizzonti rossi''== ===Incipit=== Quando ero ancora uno dei suoi più stretti collaboratori, il presidente romeno [[Nicolae Ceaușescu|Nicolae Ceausescu]] spesso si concedeva il piacere di guardarsi il film di una manifestazione di sostegno al regime di Bucarest, che si era svolta a Washington. Nel film si vedeva, innanzitutto, una funzione religiosa, officiata da membri del clero romeno in esilio di diverse confessioni, davanti a centinaia di persone radunate intorno al monumento a George Washington. Molti dei partecipanti indossavano costumi folcloristici, ostentavano bracciali con i colori nazionali romeni, issavano cartelli che inneggiavano alla politica interna ed estera di Bucarest, all'indipendenza della Romania, alla saggezza di Ceausescu. Poi, si vedeva la folla sulle gradinate del Campidoglio; quindi, quando sfilava intorno alla Casa Bianca, accompagnata da slogan diffusi da altoparlanti portatili, che chiedevano che alla Romania fosse riconfermato lo ''status'' di nazione commercialmente privilegiata.<br>La manifestazione era stata interamente organizzata dai servizi segreti romeni, con l'aiuto di alcuni agenti ''di influenza'' ben piazzati negli Stati Uniti. Gli emigrati, molti dei quali prima non erano mai stati a Washington, erano stati espressamente convogliati nella capitale americana dalle loro chiese e dalle loro organizzazioni sociali, che erano finanziate e controllate segretamente da Bucarest. I cartelli erano stati preparati all'ambasciata romena, e così pure le cassette registrate con gli slogan diffusi dagli altoparlanti. Il film era stato girato da due tecnici, agenti dei servizi segreti, venuti apposta da Bucarest, e il commento era stato fatto dalla moglie del consigliere dell'ambasciata romena a Washington, che pure lei lavorava per il servizio di informazione romeno. ===Citazioni=== *"Orizzonte", il nome in codice scelto dallo stesso Ceausescu, fu una delle operazioni di influenza più insidiose che Ceausescu mise in piedi, un mattone dopo l'altro. Il fine era dare l'illusione all'Occidente che la Romania era un paese comunista diverso dagli altri, indipendente da chiunque, Mosca compresa, che meritava di essere sostenuto dall'Occidente, non fosse altro che per incrinare le mura che circondavano il blocco sovietico. (p. 20) *Ceausescu e [[Yasser Arafat|Arafat]] si somigliavano in modo impressionante, non solo per ragioni politiche, o per il naturale bagaglio di antisemitismo, che in Ceausescu non era minore che in Arafat. Se non fosse stato per la barba e la pelle più scura di Arafat, non avrei potuto distinguerli: la forma della faccia era identica, atteggiavano le labbra e sorridevano allo stesso modo, entrambi avevano occhi profondamente penetranti, pensavano e agivano in modo identico, erano allo stesso modo loquaci, irascibili, impulsivi, violenti, isterici. Quella forte somiglianza li aveva colpiti reciprocamente fin dal loro primo incontro, ed aveva avuto un ruolo importante nello sviluppare la loro amicizia. (p. 34) *[[Leonid Il'ič Brežnev|Breznev]] e Ceausescu, entrambi vendicativi per natura, si detestavano da molto tempo. Nel 1953, Breznev era diventato generale a due stelle e vicesegretario dell'ufficio politico dell'Armata rossa, dopo essere stato, qualche anno prima, primo segretario del comitato centrale del partito comunista della Moldavia, una regione che i sovietici avevano annesso, come Bessarabia, alla fine della seconda guerra mondiale. Perciò, essendo considerato un esperto di problemi romeni, era stato incaricato di supervisionare l'indottrinamento politico delle forze armate romene. Le sue taglienti critiche ai militari romeni avevano ferito profondamente Ceausescu, che allora aveva il suo stesso grado ed era responsabile, come membro del comitato centrale del partito comunista romeno, della sezione politica dei servizi di sicurezza dell'esercito romeni. Ceausescu non lo aveva mai dimenticato. Quando nel 1965 era arrivato al potere, aveva chiesto al DIE<ref name=die>{{Cfr}} [[:w:ro:Direcția de Informații Externe|Direcția de Informații Externe]]</ref> un'indagine approfondita sulle attività di Breznev in Moldavia. Un anno dopo, quando Breznev era venuto in visita di stato in Romania, gli aveva presentato dei documenti che provavano che tra il 1950 e il 1952, durante la russificazione della Moldavia, egli aveva fatto deportare in Siberia più di un milione di romeni, per insediare al loro posto russi e ucraini. La discussione era stata estremamente accesa, e aveva segnato una rottura nelle relazioni personali tra i due uomini. Breznev avrebbe messo di nuovo piede in Romania solo dieci anni dopo. (p. 36) *Adulare i massimi dirigenti del partito e dello stato era pratica corrente in tutti i paesi del blocco sovietico, ma in Romania l'adulazione era persino troppo eccessiva, a causa del temperamento latino dei romeni. (p. 55) *{{NDR|Su [[Elena Ceaușescu]]}} Nel 1975, ero con lei a Buenos Aires quando, affascinata dalle ambizioni politiche di [[Isabel Martínez de Perón|Isabella Peron]], aveva deciso di darsi anche lei alla vita politica attiva. E dato il culto della personalità senza precedenti che era stato creato intorno a Ceausescu, l'ascesa di Elena sulla scena politica romena era stata rapida. In breve tempo era diventata membro della Grande assemblea nazionale, del comitato centrale del partito comunista, del comitato politico esecutivo (l'equivalente del politburo sovietico), e da appena un anno era anche diventata membro dell'ufficio permanente del comitato politico esecutivo, inventato da Ceausescu per accentrare ulteriormente il potere nelle proprie mani e in dove solo il nome di Ceausescu era fisso, mentre il resto della compagnia si componeva di comparse continuamente cambiate di posto per evitare che mettessero radici e diventassero importanti. (p. 57) *{{NDR|Su [[Zoia Ceaușescu]]}} La sua colpa più grave era stata quella di rifiutare ostinatamente i candidati alla sua mano che la madre le sceglieva accuratamente. Zoia, da parte sua, era decisa a scegliersi liberamente il marito, ma tutti i nomi che lei aveva proposto avevano incontrato la fiera opposizione della madre, perché giudicati non sufficientemente degni della futura dinastia dei Ceausescu. Quello era stato l'inizio di una amara lotta con Elena, che alla fine aveva deciso di far srvegliare la vita privata della figlia minuto per minuto. Ovunque intorno a Zoia erano stati installati dei microfoni, dalla camera da letto al bagno del suo appartamento, dal suo studio alla sua bianca Mercedes coupé, ben nota alla gioventù dorata di Bucarest, e Zoia era stata sottoposta a un pedinamento di ventiquattro ore su ventiquattro dagli agenti del DIE<ref name=die/>. Dal 1977, occuparmi di Zoia era diventato uno dei miei compiti in quanto capo del DIE. (p. 68) *La differenza tra [[Nicu Ceaușescu|Nicu]] e gli altri due figli di Ceausescu non poteva essere maggiore. Ancora bambino, Nicu detestava la scuola e preferiva molto di più passare il suo tempo con le guardie del corpo e con gli agenti della sicurezza che pullulavano intorno alla residenza presidenziale, e imitarne gli atteggiamenti e il modo di esprimersi. Da adolescente era deriso da Valentin e da Zoia, che non lo vedevano mai con un libro in mano. Ma il padre e la madre vegliavano su di lui, e da loro Nicu otteneva tutto ciò che voleva alzando semplicemente la voce. A quattordici anni era stato lodato per avere virilmente disonorato, violentandola, una compagna di classe, e aveva tosto avuto la sua prima auto. A quindici, aveva avuto la sua prima barca. A sedici, era diventato un ubriacone attaccabrighe, che scandalizzava tutta Bucarest con i suoi incidenti automobilistici e le sue violenze sessuali. Le voci sulla "nausea esistenziale" di Nicu erano arrivate anche all'orecchio di Ceausescu, la cui consueta ricetta per curare le tare della società romena era: «Bisogna lavorare di più e più duramente». Perciò, quando aveva trovato qualche minuto da dedicargli, tutto l'aiuto che aveva dato al figlio era stato di dirgli: «Basta bere, e mettiti a lavorare». (p. 69) *Così come avevano fatto con Mosca, Budapest, Praga, Varsavia, Sofia o Berlino est, i comunisti avevano trasformato anche Bucarest in un mercato dello spionaggio. Negli alberghi riservati ai turisti, i telefoni venivano messi sotto ascolto girando un semplice interruttore, i microfoni nascosti in ogni camera venivano attivati appena il cliente vi entrava, circuiti televisivi interni permettevano di sorvegliare i ristoranti, i corridoi e tutte le altre parti comuni. Telecamere e attrezzature ai raggi infrarossi piazzate fuori dei grandi alberghi come l'Intercontinental, l'Athenee Palace, il Lido e il Nord, erano usate per controllare i movimenti esterni dei stranieri. Agenti di sorveglianza camuffati da maîtres o da cammerieri attivavano i microfoni nascosti nei portacenere in ceramica posti sui tavoli degli ospiti stranieri nei principali ristoranti della città. Un vero e proprio esercito di prostitute al soldo dei servizi di informazione veniva mandato ogni giorno nei night club, negli altri degli alberghi, nei ristoranti, nei teatri, all'opera, ai concerti, nei circhi, nei parchi e nelle strade. Studenti stranieri delle università romene che erano stati reclutati come agenti della [[Securitate]] – la maggior parte erano africani neri – avevano per compito di sollecitare dagli stranieri il cambio illegale di valuta pregiata o relazioni omosessuali. (p. 71) *Ceausescu in tutta la sua vita non ricevette mai un centesimo di salario. Prima della seconda guerra mondiale, era stato apprendista da un calzolaio che lo compensava con cibo e alloggio, e con sommarie lezioni di marxismo. Durante la guerra, era vissuto in prigione o in clandestinità, e al termine del conflitto era diventato funzionario del partito. Da quando era diventato il leader supremo della Romania, per lui era motivo di orgoglio ricordare con enfasi che mai era stato pagato per quello che aveva fatto: «Tutta la mia vita è stata consacrata solo alla vittoria mondiale del proletariato», era la definizione preferita che egli dava di se stesso. (p. 82) *Ceausescu rimase affascinato da [[Muʿammar Gheddafi|Gheddafi]] da quando questi nel 1969 prese il potere in Libia, all'età di 27 anni. Il suo interesse per Gheddafi era in parte dovuto al fatto che egli stesso era stato considerato un giovane quando nel 1965 era arrivato al potere, a quarantasette anni, cioè in un'età relativamente molto giovane se paragonata a quella dei dirigenti del Cremlino. Inoltre, come Gheddafi, anche Ceausescu aveva cominciato la carriera politica nell'esercito, ed era pure lui di carattere mutevole. Ma ciò che più di ogni altra cosa rendeva simili due uomini, erano i loro sogni. Gheddafi aveva dei piani giganteschi per far diventare la Libia una potenza internazionale e per imporsi come guida incontestata del mondo islamico. Ceausescu, da parte sua, voleva porre la Romania al centro della scena politica mondiale, imporsi come una personalità di livello internazionale, e diventare la guida del Terzo mondo. Comunque, Ceausescu aveva messo ai primi posti del suo elenco delle ammirevoli qualità di Gheddafi, anche le sue immense rendite petrolifere. (p. 103) *Il segreto che governa le attività dei servizi di informazione, tanto nel mondo libero quanto nei paesi a regime totalitario, impedisce agli agenti dei servizi di informazione di parlare del loro lavoro con i profani. Però, c'è anche una regola non scritta, per cui quando due agenti dei servizi di informazione si incontrano, la sola cosa di cui possono parlare è del loro lavoro clandestino. (p. 115) *Una regola, introdotta molto tempo prima dal [[Komitet gosudarstvennoj bezopasnosti|Kgb]], imponeva che gli uffici e le residenze private dei dirigenti comunisti fossero regolarmente e sistematicamente ispezionati per rilevare l'eventuale presenza di dispositivi di ascolto telefonico o di altro materiale spionistico dei servizi occidentali. Tutti i telefoni venivano sostituiti ogni mattina con altri identici controllati e sigillati; le linee telefoniche venivano verificate per individuare eventuali inserimenti estranei, e il sistema di rilevamento di radiazioni camuffato nello stipite della porta veniva provato, come pure i contatori geiger e tutte le altre apparecchiature per controllare le radiazioni camuffate nell'ufficio. Inoltre, le pareti, i soffitti e gli impiantiti venivano passati una volta alla settimana ai raggi X per individuare eventuali microfoni nascosti. (p. 117) *Nonostante il suo gusto personale per i lunghi discorsi e la sua tendenza alla chiacchiera, Ceausescu non apprezzava la verbosità altrui. (p. 118) *La funzione principale dei servizi di disinformazione dei paesi del blocco sovietico è quella di nascondere la reale consistenza delle loro forze armate, di minimizzare l'importanza delle nuove armi di cui si dotano, di ingannare i governi ed i mezzi di comunicazione occidentali sulle reali finalità del comunismo con storie inventate di sana pianta, di diffondere voci false a precisi fini tattici. Ceausescu aveva trasformato a poco a poco il servizio di disinformazione romeno in un suo personale "villaggio Potemkin". Così come il maresciallo Potemkin aveva costruito per Caterina la Grande falsi villaggi modello per farle vedere la Russia così come lei voleva che fosse, anche il servizio "D" di Ceausescu produceva falsi documenti confidenziali "occidentali" che presentavano la Romania come un paese indipendente, isolato in mezzo al blocco sovietico. (pp. 123-124) *La Dgto<ref>''Direcția generală de technica operativă''</ref> disponeva di un enorme materiale tecnico. Era incaricata delle intercettazioni microfoniche e telefoniche e della censura postale in tutto il paese, e delle registrazioni clandestine nelle abitazioni private e nelle sedi delle istituzioni pubbliche. Sorvegliava anche tutte le ambasciate e le altre rappresentanze occidentali in Romania, comprese le loro comunicazioni radio e telex, e controllava pure le comunicazioni della Nato intercettabili in Romania. (p. 129) *Nel 1965, quando Ceausescu divenne il leader supremo, il controllo della popolazione romena assunse dimensioni di massa senza precedenti. Centinaia di migliaia di nuovi microfoni furono collocati clandestinamente e fatti lavorare dai loro nascondigli negli uffici e nelle camere da letto, a cominciare da quelle dei membri del politburo. Come in Unione Sovietica e negli altri paesi comunisti, anche in Romania la corruzione e la prostituzione imperversavano ai massimi livelli, e tutto veniva registrato attraverso i microfoni. Come [[Nikita Sergeevič Chruščёv|Kruscev]], anche Ceausescu si fece attrezzare vicino al suo ufficio una sala speciale per poter controllare personalmente le registrazioni. I microfoni erano la sua chiave del potere. (pp. 129-130) *Poco dopo essere arrivato al potere, Ceausescu decise che tutti i membri della vecchia guardia, sia quelli rimossi che quelli rimasti in carica, dovevano essere sottoposti a controllo elettronico fino alla fine dei loro giorni. Ordinò anche segretamente di sorvegliare a mezzo di microfoni piazzati nei loro uffici e nelle loro case i nuovi membri del politburo e i ministri, da quando entravano in carica fino a quando venivano rimossi, dopo di che dovevano essere trattati come i membri della vecchia guardia. «Finché non abbiamo controllato i loro pensieri, dobbiamo diffidare di tutti, anche dei membri della nostra famiglia», mi disse nel 1972, quando mi nominò sovrintendente dell'unità che sorvegliava i membri del politburo e quelli della vecchia guardia. (pp. 131-132) *Ceausescu fu sempre un nazionalista fanatico, e questo fatto risultava quanto mai evidente dalla sua politica dei quadri. Solo ai romeni di terza generazione che fossero nati in Romania era permesso di ricoprire incarichi nel partito e nel governo che fossero in relazione con la difesa nazionale. I romeni di altra origine etnica, anche se appartenevano a famiglie che vivevano in Romania da generazioni, erano rigorosamente esclusi da posti di responsabilità nelle sezioni per la difesa nazionale del comitato centrale del partito comunista, nel DIE<ref name=die/>, nel quartier generale della Securitate o nel comando supremo delle forze armate, e anche i romeni coniugati con persona di altra etnia vennero discretamente allontanati dai posti di responsabilità quando egli arrivò al potere. Solo pochi ebrei ungheresi e tedeschi furono simbolicamente lasciati in posti di rilievo per ragioni propagandistiche, ma, nonostante i loro titoli altisonanti, non ebbero mai accesso ai segreti di Ceausescu. I suoi incessanti sforzi per avere un governo di puro sangue romeno, riportano sinistramente alla memoria i tentativi di Hitler di creare una pura razza ariana. (p. 142) *Per sbarazzarsi di taluni suoi critici condannati al carcere con imputazioni di diritto comune, Ceausescu usava il servizio "K" della Securitate, che era una unità relativamente piccola incaricata del lavoro di controspionaggio nel sistema carcerario nazionale. In Romania, il servizio "K", invece che dipendere dal Ministero della giustizia, dipendeva da quello degli interni. Organizzato dai sovietici nel 1950 sul modello del KGB, il servizio "K" svolgeva il lavoro più sporco contro i prigionieri politici, organizzando lo spionaggio microfonico e mandando nelle celle "soffioni" per carpire informazioni compromettenti ai detenuti al fine di poterli incriminare. Il servizio "K" aveva anche liquidato segretamente alcuni detenuti, inscenando suicidi o usando un veleno che portava a una morte "naturale". Nella primavera del 1970, il servizio "K" aveva lo stesso Ceausescu a battezzare quel metodo con il nome di "Radu", e solo lui poteva ordinare: «Date "Radu"». Si presumeva che una dose attentamente calcolata di radiazioni generasse forme letali di cancro. (p. 144) ===Explicit=== ==Bibliografia== *Ion Mihai Pacepa, ''Orizzonti rossi. {{small|Memorie di un capo delle spie comuniste. La vera storia della vita e dei crimini di Elena e Nicolae Ceausescu}}'', traduzione di Antonio Pitamitz, L'Editore, 1991, ISBN 88-7165-065-4 ==Per [[Jennifer Connelly]]== *{{NDR|Su ''[[Phenomena]]''}} Ero devastata lavorando con lo scimpanzé. [...] Ero una grande amante delle scimmie da bambina. [...] Mi si spezzò il cuore. Mi ha morso. [...] Quello fu solo l'inizio. [...] S'imbestialiva con me dopo questo, e ogni volta che mi vedeva perdeva completamente la testa.<ref>Da un'intervista in ''Late Night with Conan O'Brien'', 10 dicembre 2008.</ref> :''I was devastated working with the chimpanzee. [...] I was a huge primate lover as a child. [...] It was heartbreaking. She bit me. [...] That was just the beginning. [...] She got completely vicious with me after that, and any time she saw me she would get into a real tizzy.'' ==Per [[Dario Argento]]== {{Int|Da ''[https://www.vulture.com/2022/06/dario-argento-on-acting-witchcraft-and-directing-a-chimp.html Dario Argento on Acting for Gaspar Noé, Witchcraft, and Directing Chimpanzees]''|Intervista di Simon Abrams, ''Vulture.com'', 23 giugno 2022.}} *{{NDR|Su ''[[Vortex (film 2021)|Vortex]]''}} Quando Gaspar mi ha fatto visita a Roma per chiedermi se avrei voluto essere nel film, la mia risposta immediata era "No". Non me la sentivo di fare l'attore. Ma ha trascorso tutta la giornata in casa mia. Non se n'è andato. E poi ha detto le parole magiche, che l'intero film sarebbe stato improvvisato. Quella parola in particolare, ''improvvisato'', mi fece sobbalzare. Dopotutto, sono un figlio del neorealismo italiano, quindi sono in un certo senso abituato alla pratica dell'improvvisazione. :''When Gaspar came to my house in Rome to ask me if I would be in the movie, my immediate answer was "No." I didn't feel like being an actor. But he spent the entire day at my house. He wouldn't leave. And then he said the magic words, that the entire film would be improvised. That word in particular,'' improvised, ''rang a bell. After all, I am a child of Italian neorealism, so I am sort of accustomed to the practice of improvisation.'' *Per quanto riguarda l'umorismo, m'ispiro ad Alfred Hitchcock, che ha molto umorismo nei suoi film. Mi piace quel tipo di umorismo britannico; è un genere di umorismo molto raffinato. Vorrei che l'umorismo nei miei film siano così, un po' elegante. Non il genere di umorismo che si basa su una linea di dialogo buffa o una battuta qua e là. :''In terms of humor, I'm inspired by Alfred Hitchcock, who has a lot of humor in his films. I like that kind of British humor; it's a very refined sort of humor. I want the humor in my movies to be like that, kind of classy. Not the kind of humor that is about a funny line or quip here and there.'' *''Suspiria'', a quanto pare, s'ispira da storie vere di streghe e altri libri e scritture. ''Inferno'' è molto più enigmatico; lascia tanto all'interpretazione. :Suspiria'' is inspired by supposedly true stories of witches, as well as other books and writing.'' Inferno ''is much more enigmatic; it leaves a lot up to interpretation.'' *Il terzo film, ''[[La terza madre]]'', è un film molto violento perché le streghe in quel film sono più feroci e più numerose che nei film precedenti. :''The third film,'' Mother of Tears, ''is a very violent film because the witches in that movie are more ferocious and more numerous than they were in the previous movies.'' *{{NDR|Sulla scena finale di ''[[Phenomena]]''}} Fu l'ultima scena che girammo e, ripensandoci, fu piuttosto rischioso. Non so se lo sapete, ma gli scimpanzé sono incredibilmente forti. Ho perfino dovuto usare una controfigura per Jennifer in quella scena, perché lei e lo scimpanzé spesso non andavano daccordo. Lo scimpanzé le afferrava il braccio e Jennifer urlava e si agitava. Anche lo scimpanzé si agitava un po', ma io ero fortunato. Parlavo con lo scimpanzé in italiano mentre stavo preparando la scena in cui lo scimpanzé doveva guardare attraverso le tende veneziane. Ho anche portato lo scimpanzé alla finestra con le tende veneziane e l'ho mostrato con le mani ciò che volevo facesse, e come doveva fare a pezzi le tende per poi semplicemente romperle. Lo scimpanzé mi guardò con aria molto seria. Quando abbiamo cominciato le riprese, lo posizionai e ha fatto esattamente ciò che gli avevo mostrato. Compensò per il suo buon comportamento il giorno successivo. Stavamo girando una scena presso una foresta e lo scimpanzé è fuggito. Mancava all'appello per tre giorni. Abbiamo dovuto chiamare la guardia forestale per rintracciarlo. Sapevano che lo scimpanzé avrebbe eventualmente avuto fame e lo presero quando è venuto a mangiare. :''That was the last scene we shot, which, in hindsight, was kind of risky. I don’t know if you know this, but chimpanzees are incredibly strong. I had to use a body double for that scene as well, for Jennifer, because she and the chimpanzee fought a lot. The chimp would grab her arm and Jennifer would scream and become very agitated. The chimp also became a little agitated, but I was lucky. I spoke to the chimpanzee in Italian when I was preparing for a scene where the chimp has to peer through Venetian blinds. I also brought the chimp to the window with the Venetian blinds and showed her, with my hands, what I wanted her to do, and how she was supposed to tear apart the Venetian blinds, and then just break them. The chimp looked at me very seriously. When we began the shoot, I put her in place and she did exactly what I had shown her. She made up for her good behavior the next day. We were shooting a scene near a forest and the chimp escaped. She was missing in action for three days. We had to call in the forest rangers to find her. They knew that the chimp would eventually get hungry, so they placed food around the forest and caught her when she came out to feed.'' ________________ [[File:Kyrylo Budanov, head of the HUR MOU (cropped).jpg|thumb|Budanov nel 2020]] '''Kirilo Oleksijovič Budanov''' (1986 – vivente), militare ucraino. ==Citazioni di Kirilo Budanov== *Ci sono ragioni per credere che {{NDR|la Russia}} possa tentare di imporre una linea di separazione tra le regioni occupate e non occupate del nostro Paese, [...] un tentativo di creare la Corea del Sud e del Nord in Ucraina.<ref>Citato in [https://www.rainews.it/articoli/2022/03/putin-vuole-dividere-lucraina-come-la-corea-del-nord-e-la-corea-del-sud-caa6f361-cab3-4a6d-98a2-967f3cd3ff2f.html ''Putin vuole dividere l'Ucraina in due Stati come la Corea''], ''Rainews.it'', 28 marzo 2022.</ref> *{{NDR|Sulle [[Forze terrestri russe]]}} Questa potenza russa così pubblicizzata è un mito. Non è così potente, è un’orda di persone con le armi. (da un'intervista di Dominic Waghorn, 14 maggio 2022)<ref>Citato in [https://www.open.online/2022/05/13/capo-intelligence-ucraina-fine-guerra-entro-anno/ ''Il capo dell’intelligence militare di Kiev: «La guerra finirà entro la fine dell’anno: conosciamo tutti i piani russi»''], ''open.online'', 13 maggio 2022.</ref> ==Note== <references/> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Budanov, Kirilo}} [[Categoria:Militari ucraini]] ---------------------------------- '''David W. Macdonald''' (...), zoologo britannico. ==''Running with the fox''== *I lupi cacciano prede grandi; infatti, un alce può pesare 600 chili, dieci volte il peso del lupo più grande. Da solo, il lupo non sarebbe altro che pula per i palchi dell'alce. Un branco, però, può radunare la forza collettiva dei suoi membri. Infatti, lavorando in gruppo si trasformano in una nuova creatura, un super predatore la cui capacità collettiva oltrepassa l'abilità venatoria degli individui coinvolti. La volpe, al contrario, è circa 300 volte più pesante di un topo. La caccia volpina non comporta alcuna maratona affannante, nessuno squartamento, nessun duello contro gli zoccoli. Piuttosto, astuzia, agilità, un balzo aggraziato e un morsetto preciso segnano il destino del topo. :''Wolves hunt large prey; indeed, a moose may weigh 600 kg, ten-fold the weight of the largest wolf. Alone, the wolf would be little more than chaff to the moose's antlers. A pack, however, can muster the collective might of its members. Indeed, by working as a team they are transformed into a new creature, a super-predator whose summed capability exceeds the hunting prowess of the individuals involved. A fox, in contrast, is some 300 times heavier than a mouse. The vulpine hunt involves no lung-bursting marathon, no rip and rend, no sparring against hoofs. Rather, stealth, agility, a graceful leap and a precision nip seal the mouse's fate.'' (p. 10) *Le persone mi chiedono spesso perché ho scelto di lavorare con le volpi. Solitamente rispondo che questa specie offre il migliore di molti mondi: il brivido di osservare comportamenti raramente segnalati, la soddisfazione della lotta intellettuale per spiegare perché l'evoluzione ha lavorato ogni sfumatura strutturale in queste incredibili creature, e la convinzione che questa nuova conoscenza sarà utile, contribuendo alle soluzioni di problemi grandi quanto la rabbia e piccoli (ma irritanti) quanto la decapitazione di un pollo di cortile. Questa risposta è onesta, e le motivazioni alla base sono solide. Per dare un'altra risposta, però, non meno importante: io studio le volpi perché sono ancora impressionato dalla loro straordinaria bellezza, perché mi superano in astuzia, perché mantengono il vento e la pioggia sul mio volto, e perché mi conducono alla solitudine soddisfacente della campagna; tutto sommato – perché è divertente. :''People often ask why I chose to work with foxes. Generally I reply that this species offers the best of many worlds: the thrill of observing behaviour rarely seen before, the satisfaction of the intellectual wrestle to explain why evolution has worked each nuance of design into these remarkable creatures, and the conviction that this new knowledge will be useful, contributing to the solutions of problems as grand as rabies and as small (but annoying) as the beheading of a barnyard fowl. This reply is honest, and the arguments underlying it are robust. However, to give another answer, no less important: I study foxes because I am still awed by their extraordinary beauty, because they outwit me, because they keep the wind and rain on my face, and because they lead me to the satisfying solitude of the countryside; all of which is to say – because it's fun.'' (p. 15) *Sconfiggere le volpi in astuzia ha messo alla prova l'ingegno dell'uomo per almeno 2.000 anni. [...] Forse, allora, migliaia di generazioni di persecuzione (specialmente quando l'avversario ricorre a trucchi sporchi come marinare i gatti nell'orina) ha plasmato le volpi con le loro quasi sconcertanti abilità di evitare l'uomo e i suoi stratagemmi. :''Outwitting foxes has stretched man's ingenuity for at least 2,000 years. [...] Perhaps then, thousands of generations of persecution (especially when the opposition resorts to dirty tricks like marinading cats in urine) have fashioned foxes with their almost uncanny abilities to avoid man and his devices.'' (p. 16) *Rainardo è una volpe che ha avuto un impatto più grande sulla cultura e la sensibilità europea di qualsiasi altro animale selvatico. Adorna i rinfianchi delle chiese medievali, da Birmingham a Bucarest, ghignando dalle pagine dei salteri, e ha trionfato come genio malefico in più di un milione di poemi epici e di bestiari. Prospera nelle storie per bambini contemporanee e ha infiltrato le nostre lingue e perciò le nostre percezioni dei suoi cugini selvatici: poche sono le lingue in Europa in cui la parola "volpino" non è sinonimo di furbizia e inganno. :''Reynard is a fox who has had a greater influence upon European culture and perceptions than any other wild creature. He adorns the spandrels of mediaeval churches from Birmingham to Bucharest, leers from the pages of psalters, and has triumphed as an evil genius in more than a millennium of epic poems and bestiaries. He thrives in contemporary children's stories and has infiltrated our languages and thus our perception of his wild cousins: there is hardly a language in Europe in which the word "foxy" is not synonymous with trickery and deceit.'' (p. 32) *Tentare di catalogare l'umore e il risultato delle interazioni delle volpi non è sempre semplice. In particolare, l'osservatore si interroga molto sulla dalla somiglianza esteriore tra l'aggressione e il gioco. Il problema è che la lotta nel gioco ha gli stessi ingredienti della lotta sul serio, tranne per il paradosso che nessuno si ferisce. :''Attempting to categorize the mood and outcome of fox interactions is not always straightforward. In particular, the observer is bedevilled by the superficial similarity of aggression and play. The problem is that fighting in play has the same ingredients as fighting in earnest, except for the paradox that nobody gets injured.'' (p. 45) *Se c'è una cosa nella società delle volpi che "non si fa", è di avvicinarsi a qualcuno che sta mangiando. Sotto questo aspetto, il vecchio contrasto con i lupi suona veritiero: i lupi talvolta mangiano una preda fianco a fianco in relativa armonia; le volpi solitamente fanno di tutto per evitare anche di essere viste con del cibo e, nel peggiore dei casi, volteranno almeno le spalle l'una all'altra mentre mangiano. Questo contrasto è particolarmente marcato tra i giovani: i cuccioli di volpe invariabilmente lottano con ferocia sorprendente per il cibo e possono infliggere ferite gravi, i cuccioli di lupo sono più tolleranti. Ovviamente, come qualsiasi altra generalizzazione sulle volpi, ci sono eccezioni alla regola: le volpi maschio nutrono le loro compagne e gli adulti nutrono i cuccioli. :''If there is one thing in fox society that is "not done'", it is to approach somebody who is eating. In this respect, the old contrast with wolves holds true: wolves sometimes feed from a kill side by side in relative harmony; foxes generally do everything possible to avoid even being seen with food and, if the worst comes to the worst, will at least turn their backs to each other while eating. This contrast is especially marked among youngsters: fox cubs invariably fight with astonishing savagery over food and can inflict serious injury, wolf pups are much more tolerant. Of course, as with every other generalization about foxes, there are exceptions to the rule: dog foxes feed their vixens and adults feed cubs.'' (p. 45) *Ci sono poche cose affascinanti quanto un cucciolo di volpe, quindi la tentazione di allevarne uno come animale da compagnia è grande. Tuttavia, la gran maggioranza dei "salvataggi" finisce male per tutti i coinvolti. La maggior parte delle persone non ha idea del tempo, strutture, abilità, e soprattutto, tolleranza necessari per allevare una volpe. Da poppanti hanno bisogno di latte ogni quattro ore, giorno e notte, ma questo è un gioco da ragazzi in confronto al loro comportamento una volta svezzati: ogni cucciolo di volpe che ho conosciuto ha avuto una passione sia per il cuoio che per i cavi elettrici. La prima finisce con la distruzione dei portafogli, borsette, scarpe, giacche di camoscio e di montone, mentre la seconda devasta i cavi elettrici. Mi è sempre piaciuto l'odore persistente dell'orina di volpe, ma vale la pena notare che una proprietaria non poté trovare un altro inquilino per diversi mesi dopo che io e la mia volpe lasciammo la proprietà. :''There are few things as enchanting as a fox cub, so the temptation to rear one as a pet is great. Nonetheless, the great majority of "rescues" come to a sad end for all concerned. Most people have no idea of the time, dedication, facilities, skill and, above all, tolerance required to rear a fox. As sucklings they require milk at four hour intervals day and night, but this is a trifling difficulty compared with their behaviour once weaned: every fox cub I have known has had a passion for both leather and electric cables. The former results in destruction of wallets, handbags, shoes, suede or sheepskin coats, the latter wreaks havoc with household wiring. I have always rather liked the lingering smell of fox urine, but it is noteworthy that one landlady was unable to find another tenant for several months after my fox and I vacated the property.'' (p. 56) *I costumi della società delle volpi dettano che non c'è amicizia così profonda da poter anche solo tollerare il pensare al cibo di un altro. :''The mores of fox society dictate that there is no friendship so deep as to countenance even thinking about somebody else's food.'' (p. 58) *Penso che molto della vita di una volpe passa sul filo del rasoio, sommersa dall'acutezza dei suoi sensi. Nella volpe, l'evoluzione ha modellato una creatura per cui ogni stimolo viene elevato alla massima sensibilità: per la volpe c'è l'immagine fulminea della palpebra che si chiude di un coniglio, lo squittio chiassoso di un topo distante venti metri, il tanfo spaventoso dell'orma vecchia di un giorno di un cane. :''I think much of a fox's life is spent on a knife-edge, deluged by the acuteness of its senses. In the fox, evolution has fashioned a creature for which every input is turned to maximum sensitivity: for the fox there is the jolting image of a rabbit's blinking eyelid, the clamorous squeak of a mouse 20 metres off, the dreadful reek of a dog's day-old pawprint.'' (p. 61) *L'industria della selvaggina è probabilmente in gran parte responsabile per la morte spesso sgradevole nell'ordine di 100.000 volpi all'anno in Gran Bretagna, ma contro di questi bisogna valutare il fatto che questa industria fornisce il maggior incentivo per la conservazione dell'habitat su terre agricole. :''The game shooting industry is probably largely responsible for the frequently unpleasant deaths in the order of 100,000 foxes annually in Britain, but against these must be weighed the fact that this industry provides the major incentive for habitat conservation on farmland.'' (p. 173) *Le volpi urbane e i gatti si incontrano molto spesso ed è comune vederli insieme, spesso mangiando fianco a fianco. Se c'è una rissa per il cibo, il gatto di solito scaccia la volpe. Casi autentici di volpi che uccidono i gatti tendono a coinvolgere i gattini. Quindi, sebbene sia chiaro che la maggior parte delle volpi non uccidono i gatti, certe lo fanno. Il rischio però è molto meno significativo del rischio che corre il gatto di venire investito sulla strada dal traffico. :''Urban foxes and cats meet very frequently and it is commonplace to see them in a close company, often feeding side by side. If there is a squabble over food, the cat generally displaces the fox. Authenticated cases of foxes killing cats generally involve kittens. So, although it is clear that most foxes do not kill cats, some do so. However, this risk must rank very low amongst the worries besetting the urban cat-owner, and certainly is much less significant than the risk of the cat being killed on the road by traffic.'' (p. 181) *Scorte di cibo più ricche conducono a territori più piccoli e scorte di cibo più irregolari (eterogene) permettono gruppi più grandi. Un elevatissimo tasso di mortalità conduce a gruppi più piccoli e una proporzione più piccola di femmine sterili, probabilmente insieme a territori più grandi. Un tasso di mortalità intermedio può risultare insufficiente per diminuire sostanzialmente la grandezza d'un gruppo, me tuttavia può disturbare la stabilità sociale fino al punto di diminuire la proporzione di femmine sterili e perciò aumentare la produttività generale di cuccioli per ogni femmina, e probabilmente territori più piccoli. :''Richer food supplies lead to smaller territories and more patchy (heterogeneous) food supplies permit larger groups. A very high death rate leads to smaller groups and a smaller proportion of barren vixens, probably together with larger territories. An intermediate death rate may be insufficient to reduce group size substantially, but nonetheless may disrupt social stability sufficiently to diminish the proportion of barren vixens and thereby increase the overall productivity of cubs per female, and probably smaller territories.'' (p. 210) * :<nowiki>''''</nowiki> (p. ) * :<nowiki>''''</nowiki> (p. ) * :<nowiki>''''</nowiki> (p. ) * :<nowiki>''''</nowiki> (p. ) ------------------- [[File:Ras Mangasha 1.jpg|thumb|Mangascià nel 1894]] '''Mangascià Giovanni''' (1868 – 1907), militare etiope. ==Citazioni su Mangascià Giovanni== *Era bello Mangascià, di una eleganza un po' femminile che non lo abbandonava neppure quando indossava lo sciamma di guerra, la criniera di leone e in battaglia impugnava la Remington finemente damascato. Anche se si comportava con l'aspra maestà di re, si intuiva subito che quell'energia era finta, mancava di una vera forza interiore. Il ras recitava il ruolo di principe battagliero e irriducibile, ma dentro era fiacco e floscio. ([[Domenico Quirico]]) *Era figlio di negus e non avrebbe mai dimenticato che il trono doveva toccare a lui. Sapeva che nella sua corte c'era un partito di irriducibili che lo istigava a battersi fino alla morte per riottenere il trono, che mormorava contro la vergognosa servitù nei confronti degli scioani, popolo debole, imbelle, che si era sempre prosternato quando passavano i tigrini. ([[Domenico Quirico]]) oie6rc5w65ij0pcekvbk96dfz0ixdz3 Johnnie Cochran 0 118024 1219346 928862 2022-07-28T04:21:25Z FMSky 85354 wikitext text/x-wiki [[File:Johnnie cochran 2001 cropped retouched.jpg|thumb|Johnnie Cochran nel 2001]] '''Johnnie L Cochran, Jr.''' (1937 – 2005), avvocato statunitense. ==Citazioni di Johnnie Cochran== *{{NDR|Sulla condizione degli afroamericani}} Essendo cresciuti in America, ogni afroamericano ve lo confermerà, abbiamo imparato che dobbiamo correre più veloce, saltare più in alto e lavorare di più per fare la stessa cosa che fanno gli altri. :''Growing up in America, any African American will tell you that, we know we have to run faster, jump higher, work harder, to do the same that anyone else has to do.'' (durante un discorso tenuto per la Black Journalists Association of Southern California<ref>Visibile nella terza parte del documentario ''[[O.J.: Made in America]]'' (2016), regia di [[Ezra Edelman]].</ref>) *{{NDR|riferendosi al guanto indossato da chi ha commesso il delitto}} Se non calza dovete assolverlo. :''If it doesn't fit you must acquit.'' (28 settembre 1995, durante il processo ''[[Caso O. J. Simpson|People of the State of California v. Orenthal James Simpson]]''<ref>Visibile in {{en}} [https://www.youtube.com/watch?v=NH-VuP_5cA4 ''(RAW) O.J. Simpson defense: "If it doesn't fit, you must acquit"''], YouTube, 9 giugno 2014; citato in {{en}} [https://web.archive.org/web/20101002095605/http://articles.cnn.com/1995-09-28/us/OJ_daily_9-27_8pm_1_cap-from-two-blocks-robert-heidstra-johnnie-cochran?_s=PM:US ''If it doesnt fit, you must acquit''], ''Cnn.com'', Los Angeles, 28 settembre 1995.</ref>) ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto|w|w_site=en}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Cochran, Johnnie}} [[Categoria:Avvocati statunitensi]] qyf22m0xbf17a9tpx6ahcdvy02vkg5b Batman v Superman: Dawn of Justice 0 122788 1219295 1218466 2022-07-27T17:45:38Z Smashfanful 64280 Fix wikitext text/x-wiki {{Film |immagine = Batman vs Superman (24907768243).jpg |titoloitaliano = Batman v Superman: Dawn of Justice |linguaoriginale = inglese, giapponese, russo |paese = Stati Uniti d'America |anno = 2016 |genere = azione, fantascienza, drammatico, avventura |regista = [[Zack Snyder]] |soggetto = [[Jerry Siegel]], [[Joe Shuster]], [[Bob Kane]], [[Bill Finger]] |sceneggiatore = [[Chris Terrio]], [[David S. Goyer]] |produttore = [[Charles Roven]], [[Deborah Snyder]] |attori = *[[Ben Affleck]]: Bruce Wayne / Batman *[[Henry Cavill]]: Kal-El / Clark Kent / Superman *[[Gal Gadot]]: Diana Prince / Wonder Woman *[[Amy Adams]]: Lois Lane *[[Jesse Eisenberg]]: Lex Luthor *[[Robin Atkin Downes]]: Doomsday *[[Diane Lane]]: Martha Clark *[[Kevin Costner]]: Jonathan Kent *[[Laurence Fishburne]]: Perry White *[[Jeremy Irons]]: Alfred Pennyworth *[[Holly Hunter]]: June Finch *[[Scoot McNairy]]: Wallace Keefe *[[Callan Mulvey]]: Anatoli Knyazev *[[Tao Okamoto]]: Mercy Graves |doppiatoriitaliani = *[[Riccardo Rossi (doppiatore)|Riccardo Rossi]]: Bruce Wayne / Batman *[[Gianfranco Miranda]]: Kal-El / Clark Kent / Superman *[[Claudia Catani]]: Diana Prince / Wonder Woman *[[Ilaria Latini]]: Lois Lane *[[Davide Perino]]: Lex Luthor *[[Roberta Pellini]]: Martha Kent *[[Michele Gammino]]: Jonathan Kent *[[Massimo Corvo]]: Perry White *[[Mario Cordova]]: Alfred Pennyworth *[[Cinzia De Carolis]]: June Finch *[[Edoardo Stoppacciaro]]: Wallace Keefe *[[Enrico Chirico]]: Anatoli Knyazev *[[Jun Ichikawa]]: Mercy Graves }} '''''Batman v Superman: Dawn of Justice''''', film statunitense del 2016 con [[Ben Affleck]], [[Henry Cavill]], [[Gal Gadot]], [[Amy Adams]] e [[Jesse Eisenberg]], regia di [[Zack Snyder]]. ==[[Incipit]]== {{incipit film}} C'è stato un tempo incontaminato, un tempo precedente. Esisteva la perfezione, l'assoluto adamantino. Come precipitano le cose. Le cose sulla Terra. E ciò che cade... è caduto. [...] Nel sogno, mi portavano verso la luce. Una splendida bugia. ('''Bruce Wayne''') {{NDR|voce fuori campo}} ==Frasi== {{cronologico}} *{{NDR|[[Ultime parole dal DC Extended Universe|Ultime parole]]}} Martha... ('''Thomas Wayne''') *{{NDR|[[Ultime parole dal DC Extended Universe|Ultime parole]]}} Sta tranquilla, Lois. ('''Jimmy Olsen''') *Ignoranza non vuol dire necessariamente innocenza, signorina Lane. ('''Generale''') *Una cosa l'abbiamo imparata, giusto? I diavoli non vengono dall'inferno sotto di noi, no... no, vengono dal cielo. ('''Lex Luthor''') *Spero che la prossima generazione di Wayne non erediti una cantina di bottiglie vuote... non che ci sia in vista nemmeno l'ombra di una prossima generazione... ('''Alfred''') *Il tormento agrodolce degli uomini: avere la conoscenza senza il potere. Perchè è paradossale. Grazie a tutti voi. ('''Lex''') *Noi, come abitanti di questo pianeta, stiamo cercando un salvatore. Il 90% delle persone crede in un potere superiore. Ogni religione crede in una sorta di figura messianica. E quando questo personaggio arriva davvero sulla Terra, vogliamo che si attenga alle nostre regole? Dobbiamo capire che si tratta di uno slittamento del paradigma, cominciare a pensare oltre la politica. ('''Vikram Gandhi''') *Ci sono dei vincoli morali con questa persona? Noi abbiamo un diritto internazionale. Sulla Terra, ogni atto è un atto politico. ('''Andrew Sullivan''') *Il genere umano ha dei precedenti terribili nel seguire persone di grande potere per vie che hanno condotto ad atrocità inaudite. ('''Glen Woodburn''') *Abbiamo sempre creato delle icone a nostra immagine. Abbiamo semplicemente proiettato noi stessi su di lui. Ma forse non è nè una figura demoniaca nè un messia, ma solo uno che cerca di fare la cosa più giusta. ('''Vikram Gandhi''') *Parliamo di un essere che con la sua stessa esistenza, mette alla prova il nostro senso di priorità nell'universo. Partiamo da Copernico che ha rimesso il Sole al centro dell'universo conosciuto al posto della Terra, e arriviamo all'evoluzione darwiniana per scoprire che siamo una fra le tante forme di vita su questa Terra. Ora scopriamo che non siamo speciali neanche in tutto l'universo, perchè c'è Superman. Ecco, un alieno fra noi. Non siamo soli. ('''Neil Degrasse Tyson''') *A nessuno interessa Clark Kent che sfida Batman. ('''Perry White''') *é sempre rubare se si ruba ad un altro ladro? ('''Diana''') *Lei era il mio mondo. E tu me l'hai portata via. ('''Superman''' rivolto a Batman) *Bruce ! Bruce ! Ascoltami adesso: è Lois, è Lois Lane, è lei la chiave. Sono troppo in anticipo? Sono in anticipo? Hai ragione su di lui. Hai sempre avuto ragione. Devi temerlo. Trovaci Bruce. Devi trovarci. ('''Flash''') *Signor Wayne, dall'età di sette anni lei è stato per l'arte dell'inganno ciò che Mozart è stato per il clavicembalo, ma non è mai stato un portento nel mentire a me. ('''Alfred''') *Sa qual è la bugia più vecchia in America? Che il potere può essere innocente. Buona fortuna. ('''Lex Luthor''') *Come determiniamo che cosa è bene? In una democrazia il bene è il dialogo, non una decisione unilaterale. ('''Senatrice Finch''') *Le persone odiano quello che non capiscono, ma vedono quello che fai e sanno chi sei. Non sei un assassino, una minaccia. Io non volevo che ti rivelassi al mondo. Sii il loro eroe, Clark, il loro monumento, il loro angelo, tutto ciò che hanno bisogno che tu sia. O non essere nulla. Tu non devi niente a questo mondo. Ne ora ne mai. ('''Martha''') *{{NDR|[[Ultime parole dal DC Extended Universe|Ultime parole]]}} Prima di cominciare voglio ringraziare il nostro testimone per essere qui oggi. é così che funziona una democrazia: si instaura un dialogo, si agisce secondo il consenso dei governati, signore. Ho già detto in questa sede che interventi non autorizzati non saranno tollerati da questa commissione, E neanche le menzogne. Perchè oggi, oggi è il giorno della verità. Perchè solo parlando... Solo quando lavoriamo insieme possiamo... possiamo... noi possiamo creare una società... {{NDR|vede un "the alla pesca della nonna", e l'aula esplode}} ('''Senatrice Finch''') *{{NDR|Rivolto a Lex Luthor}} Ti sbatto dentro senza farti a pezzi, il che è più di quanto meriti! ('''Superman''') *Se Dio è onnipotente non può essere solo bontà... e se è solo bontà allora non può essere onnipotente. ('''Lex Luthor''') *Nero e blu. Notte di battaglia. La più grande sfida tra gladiatori nella storia del mondo. Dio contro l'uomo. Il giorno contro la notte. Il figlio di Krypton contro il pipistrello di Gotham. ('''Lex Luthor''') *Nessuno resta buono in questo mondo. ('''Superman''') *{{NDR|Rivolto a Batman}} Sta' giù! Se l'avessi voluto, saresti già morto! ('''Superman''') *{{NDR|Rivolto a Superman}} Respira. Questa è paura. Non sei coraggioso. Gli uomini lo sono. ('''Batman''') *{{NDR|Rivolto a Superman}} I tuoi genitori ti avranno insegnato che sei importante... che sei qui per un motivo. I miei mi hanno insegnato un'altra lezione... morendo nei bassifondi senza alcun motivo. Mi hanno insegnato che il mondo ha senso solo... se lo costringi ad averlo. ('''Batman''') *Ti faccio una promessa: Martha non morirà. ('''Batman''') ==Dialoghi== {{cronologico}} *'''Lois''': Lei è un terrorista, generale? <br> '''Generale''': Non ha detto che l'intervista era con una signora. <br> '''Lois''': Non sono una signora, sono una giornalista. <br> '''Generale''': Io sono solo un uomo che non ha altro a parte l'amore per la mia gente. <br> '''Lois''': Chi paga per questi mercenari, generale? <br> '''Generale''': Chi paga i droni che ci passano sulla testa di notte? Una domanda ne tira un altra, giusto? <br> '''Lois''': Cosa sta insinuando, generale? [...] Gli Stati Uniti si manterranno neutrali nella vostra guerra civile, e da un punto di vista politico e in linea di principio. [...] <br> '''Generale''': Le bugie che gli americani raccontano come se fossero verità. [...] Uomini di potere non obbediscono ne alla politica ne ai principi, signorina Lane. Nessuno è diverso. Nessuno è neutrale. *'''Senatrice Finch''': Il mondo è così rapito da ciò che Superman può fare che nessuno si chiede cosa dovrebbe fare. Sia messo a verbale che la Commissione lo ritiene responsabile. <br> '''Kahina Ziri''': Non renderà mai conto a voi. Lui non rende conto a nessuno, nemmeno a Dio secondo me. *'''Bruce''': Ancora al lavoro? Con la vecchiaia diventi lento, Alfred. <br> '''Alfred''': Arriva per tutti, signor Wayne. Perfino lei è troppo vecchio per morire giovane. E non che non ci abbia provato. *'''Alfred''' {{NDR|mostrandogli la prima pagina del giornale, con un criminale marchiato col simbolo di Batman}}: Nuove regole? <br> '''Bruce''': Siamo criminali, Alfred, lo siamo sempre stati, non è cambiato niente. <br> '''Alfred''': Si, invece signore. È cambiato tutto. Gli uomini cadono dal cielo, gli Dei scagliano fulmini, degli innocenti muoiono. È così che comincia, signore: la smania, il furore, il senso di completa impotenza, che rende gli uomini buoni... crudeli. *'''Alfred''': Batman ha interrogato 6 persone e non ha ottenuto niente, è stato Bruce Wayne che ha avuto l'informazione. <br> '''Bruce''': Beh, Bruce Wayne non può intrufolarsi in casa di Lex Luthor. <br> '''Alfred''': Bruce Wayne non ne avrà bisogno: è stato invitato. *'''Bruce''': Bella ragazza, brutte abitudini. Ma questo non lo scriva. <br /> '''Clark''': Cosa ne pensa del bat-vigilante di Gotham? <br /> '''Bruce''': Il Daily Planet... ma è di mia proprietà? O era quell'altro? <br /> '''Clark''': Da voi i diritti civili vengono calpestati. Gli onesti vivono nel terrore. <br /> '''Bruce''': Non creda a quello che sente, giovanotto. <br /> '''Clark''': Io l'ho visto, signor Wayne. Si crede al di sopra della legge. <br /> '''Bruce''': Il Daily Planet che critica chi si crede al di sopra della legge... è un po' ipocrita, non le pare? Considerato che quando il vostro eroe salva un gattino su un albero scrivete un editoriale trionfale su un alieno che, se volesse, potrebbe ridurre il pianeta in cenere. E noi non potremmo fare niente per fermarlo. <br /> '''Clark''': La maggior parte del mondo non condivide la sua opinione. <br /> '''Bruce''': Forse è la Gotham City che è in me. Abbiamo dei brutti trascorsi con gli squilibrati vestiti da clown. *'''Intervistatore''': Ma è davvero sorprendente che l'uomo più potente del mondo sia una figura così controversa? <br /> '''Senatrice Finch''': Che un solo individuo si occupi di interventi di livello nazionale dovrebbe darci qualche perplessità *'''Clark''': Se non ci pensa la polizia, la stampa deve fare ciò che è giusto. <br /> '''Perry White''': Non decidi tu cosa è giusto. *'''Bruce''': Lei non mi conosce. Ma io ne ho conosciute tante come lei. <br /> '''Diana''': Mmm... Non credo abbia mai conosciuto una come me... In fondo è vero quello che si dice dei maschietti: nascono senza la minima inclinazione a condividere. Non ho rubato il suo drive, l'ho preso in prestito. Lo troverà nella sua auto, nel porta oggetti.... *'''Alfred''': Vuole entrare in guerra?<br /> '''Bruce''': Quel bastardo ha portato la guerra qui, da noi, due anni fa. Dio santo, conta i morti: migliaia di persone. E poi quante? Milioni? Lui ha il potere di spazzare via l'intera razza umana, e se c'è anche una probabilità su cento che sia nostro nemico la dobbiamo considerare un'assoluta certezza! E dobbiamo distruggerlo.<br> '''Alfred''': Ma lui non è nostro nemico!<br /> '''Bruce''': Non oggi. Vent'anni a Gotham, Alfred... abbiamo visto le promesse quanto valgono. Quante brave persone restano? Quante non sono cambiate? *'''Superman''': {{NDR|Apre in due la Batmobile e Batman esce}} La prossima volta che vedi il tuo simbolo in cielo, non rispondere. Il Pipistrello è morto. Seppelliscilo. Considerala magnanimità. <br /> '''Batman''': Dimmi. Tu sanguini? {{NDR|Superman vola via}} Gronderai. *'''Superman''': Tutto questo tempo ho vissuto seguendo la visione di mio padre, l'ideale di un fantasma, pensando a fare del bene. Superman non è mai stato reale, era solo il sogno di un contadino del Kansas. <br /> '''Lois Lane''': Quel sogno è tutto ciò che tante persone possiedono, è quello che dà loro speranza. Questo significa qualcosa? {{NDR|Il simbolo della "S"}} <br /> '''Superman''': Nel mondo da cui provengo, ma il mio mondo non esiste più. *'''Alfred''': Lei sa che non può vincere, è un suicidio. <br /> '''Bruce''': Sono più vecchio di quanto mio padre non sia mai stato. Potrebbe essere l'unica cosa importante che avrò fatto.<br> '''Alfred''': Vent'anni di lotta alla criminalità non contano?<br /> '''Bruce''': I criminali sono come le erbacce: ne strappi una e ne ricresce subito un'altra. Questo è per il futuro del mondo. È il mio retaggio. Mio padre mi mise a sedere qui, e mi raccontò come era nata la fortuna dei Wayne. <br> '''Alfred''': Ferrovie, beni immobili e petrolio. <br /> '''Bruce''': La prima generazione si arricchì commerciando con i francesi: pelli, pellicce. Erano cacciatori.<br> '''Alfred''': Così cade il casato dei Wayne. *'''Lois''': Lei è [[psicopatia|psicopatico]].<br /> '''Lex''': Cinque sillabe valide per ogni pensiero inadatto a menti ristrette. *'''Batman''': Tu non sei mai stato un Dio. E non sei mai stato un uomo. <br /> '''Superman''': Così tu gli permetti di uccidere Martha. <br /> '''Batman''': Che cosa significa? Perchè hai detto quel nome? <br /> '''Superman''': Trovalo subito. Salva Martha. *'''Batman''': Io non ti merito, Alfred. <br /> '''Alfred''': No, signore, è la verità. *'''Knyazev''' {{NDR|[[Ultime parole dal DC Extended Universe|ultime parole]]}}: Buttala. Ho detto "buttala"!!! Io la ammazzo! Credimi, lo faccio!!! <br /> '''Batman''': Io ti credo. *'''Batman''': Stia tranquilla. Sono amico di suo figlio. <br /> '''Martha''': L'avevo capito... dal mantello. *'''Superman''': Hai perso. <br /> '''Lex''': Non posso lasciarti vincere! Ho dato a Batman una possibilità ma non ha avuto la forza! Quindi, se l'uomo non uccide Dio, lo farà il Diavolo! [...] Un'antica deformità Kryptoniana! E adesso, sangue del mio sangue! È nato per distruggerti! Si chiama Doomsday! Adesso Dio è come se... fosse morto! *'''Wonder Woman''' {{NDR|riferita a Doomsday}}: Questa cosa, questa creatura, sembra si nutra di energia! <br /> '''Superman''': Quella "cosa" viene da un altro mondo. Il mio mondo. <br /> '''Wonder Woman''': Ho già ucciso cose che venivano da altri mondi. <br /> '''Superman''' {{NDR|a Batman, riferendosi a Wonder Woman}}: Lei è con te? <br /> '''Batman''': Credevo fosse con te. {{NDR|i tre eroi si preparano a combattere con Doomsday}} *'''Superman''': Io ti amo. <br /> '''Lois''': No. No Clark, non puoi. <br /> '''Superman''': Questo è il mio mondo. <br /> '''Lois''': No Clark, non farlo. <br /> '''Superman''': Tu sei il mio mondo. <br /> '''Lois''': No, ti prego! Clark!!! *'''Bruce''': Tutto il circo è lì a celebrare una bara vuota. <br /> '''Diana''': Non sanno come onorarlo, se non come un soldato. <br /> '''Bruce''': Io l'ho tradito, da vivo... non lo tradirò da morto. Aiutami a trovare gli altri come te. <br /> '''Diana''': Forse non vogliono essere trovati. <br /> '''Bruce''': Invece sì... e combatteranno, dobbiamo rimanere uniti. <br /> '''Diana''': Cento anni fa decisi di abbandonare l'umanità... e un secolo pieno di orrori. L'uomo ha creato un mondo dove restare uniti è impossibile. <br /> '''Bruce''': Gli uomini sono ancora buoni. Combattiamo, uccidiamo, ci tradiamo a vicenda. Ma possiamo ricostruire. Possiamo fare di meglio. Lo faremo. Dobbiamo farlo. <br /> '''Diana''': Gli altri come me... Perché hai detto che dovranno combattere? <br /> '''Bruce''': Una sensazione... ==[[Explicit]]== {{explicit film}} '''Batman''': Qualunque cosa farai, in qualunque posto andrai, io ti sorveglierò! {{NDR|gli tira fuori sul pugno un metallo rovente del suo simbolo}} <br /> '''Lex Luthor''': Ma... la campana ha già suonato. E l'hanno sentita, la nelle tenebre in mezzo alle stelle. Din-don, il Dio è morto. {{NDR|Batman afferra Lex, e colpisce furiosamente invece sul muro alle spalle, marchiandolo col suo simbolo. Lui sparisce, e tutte le celle cominciano a chiudersi}} La campana!! Ormai non si può più fermare!! Lui ha fame, è riuscito a trovarci! E sta arrivando!!! Din din din din din din din din din. Din din din din din din din din din. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{Batman}} {{Superman}} {{DC Extended Universe}} [[Categoria:Film di Superman]] [[Categoria:Film di Batman]] [[Categoria:Film del DC Extended Universe]] [[Categoria:Film d'azione]] gxxnloyj5knde53jto2u1xjlj634s7p 1219338 1219295 2022-07-27T23:13:52Z Sun-crops 10277 Annullate le modifiche di [[Special:Contributions/Smashfanful|Smashfanful]] ([[User talk:Smashfanful|discussione]]), riportata alla versione precedente di [[User:176.243.233.188|176.243.233.188]] wikitext text/x-wiki {{Film |immagine = Batman vs Superman (24907768243).jpg |titoloitaliano = Batman v Superman: Dawn of Justice |linguaoriginale = inglese, giapponese, russo |paese = Stati Uniti d'America |anno = 2016 |genere = azione, fantascienza, drammatico, avventura |regista = [[Zack Snyder]] |soggetto = [[Jerry Siegel]], [[Joe Shuster]], [[Bob Kane]], [[Bill Finger]] |sceneggiatore = [[Chris Terrio]], [[David S. Goyer]] |produttore = [[Charles Roven]], [[Deborah Snyder]] |attori = *[[Ben Affleck]]: Bruce Wayne / Batman *[[Henry Cavill]]: Kal-El / Clark Kent / Superman *[[Gal Gadot]]: Diana Prince / Wonder Woman *[[Amy Adams]]: Lois Lane *[[Jesse Eisenberg]]: Lex Luthor *[[Robin Atkin Downes]]: Doomsday *[[Diane Lane]]: Martha Clark *[[Kevin Costner]]: Jonathan Kent *[[Laurence Fishburne]]: Perry White *[[Jeremy Irons]]: Alfred Pennyworth *[[Holly Hunter]]: June Finch *[[Scoot McNairy]]: Wallace Keefe *[[Callan Mulvey]]: Anatoli Knyazev *[[Tao Okamoto]]: Mercy Graves |doppiatoriitaliani = *[[Riccardo Rossi (doppiatore)|Riccardo Rossi]]: Bruce Wayne / Batman *[[Gianfranco Miranda]]: Kal-El / Clark Kent / Superman *[[Claudia Catani]]: Diana Prince / Wonder Woman *[[Ilaria Latini]]: Lois Lane *[[Davide Perino]]: Lex Luthor *[[Roberta Pellini]]: Martha Kent *[[Michele Gammino]]: Jonathan Kent *[[Massimo Corvo]]: Perry White *[[Mario Cordova]]: Alfred Pennyworth *[[Cinzia De Carolis]]: June Finch *[[Edoardo Stoppacciaro]]: Wallace Keefe *[[Enrico Chirico]]: Anatoli Knyazev *[[Jun Ichikawa]]: Mercy Graves }} '''''Batman v Superman: Dawn of Justice''''', film statunitense del 2016 con [[Ben Affleck]], [[Henry Cavill]], [[Gal Gadot]], [[Amy Adams]] e [[Jesse Eisenberg]], regia di [[Zack Snyder]]. ==[[Incipit]]== {{incipit film}} C'è stato un tempo incontaminato, un tempo precedente. Esisteva la perfezione, l'assoluto adamantino. Come precipitano le cose. Le cose sulla Terra. E ciò che cade... è caduto. [...] Nel sogno, mi portavano verso la luce. Una splendida bugia. ('''Bruce Wayne''') {{NDR|voce fuori campo}} ==Frasi== {{cronologico}} *{{NDR|[[Ultime parole dal DC Extended Universe|Ultime parole]]}} Martha... ('''Thomas Wayne''') *{{NDR|[[Ultime parole dal DC Extended Universe|Ultime parole]]}} Sta tranquilla, Lois. ('''Jimmy Olsen''') *Ignoranza non vuol dire necessariamente innocenza, signorina Lane. ('''Generale''') *Una cosa l'abbiamo imparata, giusto? I diavoli non vengono dall'inferno sotto di noi, no... no, vengono dal cielo. ('''Lex Luthor''') *Spero che la prossima generazione di Wayne non erediti una cantina di bottiglie vuote... non che ci sia in vista nemmeno l'ombra di una prossima generazione... ('''Alfred''') *Il tormento agrodolce degli uomini: avere la conoscenza senza il potere. Perchè è paradossale. Grazie a tutti voi. ('''Lex''') *Noi, come abitanti di questo pianeta, stiamo cercando un salvatore. Il 90% delle persone crede in un potere superiore. Ogni religione crede in una sorta di figura messianica. E quando questo personaggio arriva davvero sulla Terra, vogliamo che si attenga alle nostre regole? Dobbiamo capire che si tratta di uno slittamento del paradigma, cominciare a pensare oltre la politica. ('''Vikram Gandhi''') *Ci sono dei vincoli morali con questa persona? Noi abbiamo un diritto internazionale. Sulla Terra, ogni atto è un atto politico. ('''Andrew Sullivan''') *Il genere umano ha dei precedenti terribili nel seguire persone di grande potere per vie che hanno condotto ad atrocità inaudite. ('''Glen Woodburn''') *Abbiamo sempre creato delle icone a nostra immagine. Abbiamo semplicemente proiettato noi stessi su di lui. Ma forse non è nè una figura demoniaca nè un messia, ma solo uno che cerca di fare la cosa più giusta. ('''Vikram Gandhi''') *Parliamo di un essere che con la sua stessa esistenza, mette alla prova il nostro senso di priorità nell'universo. Partiamo da Copernico che ha rimesso il Sole al centro dell'universo conosciuto al posto della Terra, e arriviamo all'evoluzione darwiniana per scoprire che siamo una fra le tante forme di vita su questa Terra. Ora scopriamo che non siamo speciali neanche in tutto l'universo, perchè c'è Superman. Ecco, un alieno fra noi. Non siamo soli. ('''Neil Degrasse Tyson''') *A nessuno interessa Clark Kent che sfida Batman. ('''Perry White''') *é sempre rubare se si ruba ad un altro ladro? ('''Diana''') *Lei era il mio mondo. E tu me l'hai portata via. ('''Superman''' rivolto a Batman) *Bruce ! Bruce ! Ascoltami adesso: è Lois, è Lois Lane, è lei la chiave. Sono troppo in anticipo? Sono in anticipo? Hai ragione su di lui. Hai sempre avuto ragione. Devi temerlo. Trovaci Bruce. Devi trovarci. ('''Flash''') *Signor Wayne, dall'età di sette anni lei è stato per l'arte dell'inganno ciò che Mozart è stato per il clavicembalo, ma non è mai stato un portento nel mentire a me. ('''Alfred''') *Sa qual è la bugia più vecchia in America? Che il potere può essere innocente. Buona fortuna. ('''Lex Luthor''') *Come determiniamo che cosa è bene? In una democrazia il bene è il dialogo, non una decisione unilaterale. ('''Senatrice Finch''') *Le persone odiano quello che non capiscono, ma vedono quello che fai e sanno chi sei. Non sei un assassino, una minaccia. Io non volevo che ti rivelassi al mondo. Sii il loro eroe, Clark, il loro monumento, il loro angelo, tutto ciò che hanno bisogno che tu sia. O non essere nulla. Tu non devi niente a questo mondo. Ne ora ne mai. ('''Martha''') *{{NDR|[[Ultime parole dal DC Extended Universe|Ultime parole]]}} Prima di cominciare voglio ringraziare il nostro testimone per essere qui oggi. é così che funziona una democrazia: si instaura un dialogo, si agisce secondo il consenso dei governati, signore. Ho già detto in questa sede che interventi non autorizzati non saranno tollerati da questa commissione, E neanche le menzogne. Perchè oggi, oggi è il giorno della verità. Perchè solo parlando... Solo quando lavoriamo insieme possiamo... possiamo... noi possiamo creare una società... {{NDR|vede un "the alla pesca della nonna", e l'aula esplode}} ('''Senatrice Finch''') *{{NDR|Rivolto a Lex Luthor}} Ti sbatto dentro senza farti a pezzi, il che è più di quanto meriti! ('''Superman''') *Se Dio è onnipotente non può essere solo bontà... e se è solo bontà allora non può essere onnipotente. ('''Lex Luthor''') *Nero e blu. Notte di battaglia. La più grande sfida tra gladiatori nella storia del mondo. Dio contro l'uomo. Il giorno contro la notte. Il figlio di Krypton contro il pipistrello di Gotham. ('''Lex Luthor''') *Nessuno resta buono in questo mondo. ('''Superman''') *{{NDR|Rivolto a Batman}} Sta' giù! Se l'avessi voluto, saresti già morto! ('''Superman''') *{{NDR|Rivolto a Superman}} Respira. Questa è paura. Non sei coraggioso. Gli uomini lo sono. ('''Batman''') *{{NDR|Rivolto a Superman}} I tuoi genitori ti avranno insegnato che sei importante... che sei qui per un motivo. I miei mi hanno insegnato un'altra lezione... morendo nei bassifondi senza alcun motivo. Mi hanno insegnato che il mondo ha senso solo... se lo costringi ad averlo. ('''Batman''') *Ti faccio una promessa: Martha non morirà. ('''Batman''') ==Dialoghi== {{cronologico}} *'''Lois''': Lei è un terrorista, generale? <br> '''Generale''': Non ha detto che l'intervista era con una signora. <br> '''Lois''': Non sono una signora, sono una giornalista. <br> '''Generale''': Io sono solo un uomo che non ha altro a parte l'amore per la mia gente. <br> '''Lois''': Chi paga per questi mercenari, generale? <br> '''Generale''': Chi paga i droni che ci passano sulla testa di notte? Una domanda ne tira un altra, giusto? <br> '''Lois''': Cosa sta insinuando, generale? [...] Gli Stati Uniti si manterranno neutrali nella vostra guerra civile, e da un punto di vista politico e in linea di principio. [...] <br> '''Generale''': Le bugie che gli americani raccontano come se fossero verità. [...] Uomini di potere non obbediscono ne alla politica ne ai principi, signorina Lane. Nessuno è diverso. Nessuno è neutrale. *'''Senatrice Finch''': Il mondo è così rapito da ciò che Superman può fare che nessuno si chiede cosa dovrebbe fare. Sia messo a verbale che la Commissione lo ritiene responsabile. <br> '''Kahina Ziri''': Non renderà mai conto a voi. Lui non rende conto a nessuno, nemmeno a Dio secondo me. *'''Bruce''': Ancora al lavoro? Con la vecchiaia diventi lento, Alfred. <br> '''Alfred''': Arriva per tutti, signor Wayne. Perfino lei è troppo vecchio per morire giovane. E non che non ci abbia provato. *'''Alfred''' {{NDR|mostrandogli la prima pagina del giornale, con un criminale marchiato col simbolo di Batman}}: Nuove regole? <br> '''Bruce''': Siamo criminali, Alfred, lo siamo sempre stati, non è cambiato niente. <br> '''Alfred''': Si, invece signore. È cambiato tutto. Gli uomini cadono dal cielo, gli Dei scagliano fulmini, degli innocenti muoiono. È così che comincia, signore: la smania, il furore, il senso di completa impotenza, che rende gli uomini buoni... crudeli. *'''Alfred''': Batman ha interrogato 6 persone e non ha ottenuto niente, è stato Bruce Wayne che ha avuto l'informazione. <br> '''Bruce''': Beh, Bruce Wayne non può intrufolarsi in casa di Lex Luthor. <br> '''Alfred''': Bruce Wayne non ne avrà bisogno: è stato invitato. *'''Bruce''': Bella ragazza, brutte abitudini. Ma questo non lo scriva. <br /> '''Clark''': Cosa ne pensa del bat-vigilante di Gotham? <br /> '''Bruce''': Il Daily Planet... ma è di mia proprietà? O era quell'altro? <br /> '''Clark''': Da voi i diritti civili vengono calpestati. Gli onesti vivono nel terrore. <br /> '''Bruce''': Non creda a quello che sente, giovanotto. <br /> '''Clark''': Io l'ho visto, signor Wayne. Si crede al di sopra della legge. <br /> '''Bruce''': Il Daily Planet che critica chi si crede al di sopra della legge... è un po' ipocrita, non le pare? Considerato che quando il vostro eroe salva un gattino su un albero scrivete un editoriale trionfale su un alieno che, se volesse, potrebbe ridurre il pianeta in cenere. E noi non potremmo fare niente per fermarlo. <br /> '''Clark''': La maggior parte del mondo non condivide la sua opinione. <br /> '''Bruce''': Forse è la Gotham City che è in me. Abbiamo dei brutti trascorsi con gli squilibrati vestiti da clown. *'''Intervistatore''': Ma è davvero sorprendente che l'uomo più potente del mondo sia una figura così controversa? <br /> '''Senatrice Finch''': Che un solo individuo si occupi di interventi di livello nazionale dovrebbe darci qualche perplessità *'''Clark''': Se non ci pensa la polizia, la stampa deve fare ciò che è giusto. <br /> '''Perry White''': Non decidi tu cosa è giusto. *'''Bruce''': Lei non mi conosce. Ma io ne ho conosciute tante come lei. <br /> '''Diana''': Mmm... Non credo abbia mai conosciuto una come me... In fondo è vero quello che si dice dei maschietti: nascono senza la minima inclinazione a condividere. Non ho rubato il suo drive, l'ho preso in prestito. Lo troverà nella sua auto, nel porta oggetti.... *'''Alfred''': Vuole entrare in guerra?<br /> '''Bruce''': Quel bastardo ha portato la guerra qui, da noi, due anni fa. Dio santo, conta i morti: migliaia di persone. E poi quante? Milioni? Lui ha il potere di spazzare via l'intera razza umana, e se c'è anche una probabilità su cento che sia nostro nemico la dobbiamo considerare un'assoluta certezza! E dobbiamo distruggerlo.<br> '''Alfred''': Ma lui non è nostro nemico!<br /> '''Bruce''': Non oggi. Vent'anni a Gotham, Alfred... abbiamo visto le promesse quanto valgono. Quante brave persone restano? Quante non sono cambiate? *'''Superman''': {{NDR|Apre in due la Batmobile e Batman esce}} La prossima volta che vedi il tuo simbolo in cielo, non rispondere. Il Pipistrello è morto. Seppelliscilo. Considerala magnanimità. <br /> '''Batman''': Dimmi. Tu sanguini? {{NDR|Superman vola via}} Gronderai. *'''Superman''': Tutto questo tempo ho vissuto seguendo la visione di mio padre, l'ideale di un fantasma, pensando a fare del bene. Superman non è mai stato reale, era solo il sogno di un contadino del Kansas. <br /> '''Lois Lane''': Quel sogno è tutto ciò che tante persone possiedono, è quello che dà loro speranza. Questo significa qualcosa? {{NDR|Il simbolo della "S"}} <br /> '''Superman''': Nel mondo da cui provengo, ma il mio mondo non esiste più. *'''Alfred''': Lei sa che non può vincere, è un suicidio. <br /> '''Bruce''': Sono più vecchio di quanto mio padre non sia mai stato. Potrebbe essere l'unica cosa importante che avrò fatto.<br> '''Alfred''': Vent'anni di lotta alla criminalità non contano?<br /> '''Bruce''': I criminali sono come le erbacce: ne strappi una e ne ricresce subito un'altra. Questo è per il futuro del mondo. È il mio retaggio. Mio padre mi mise a sedere qui, e mi raccontò come era nata la fortuna dei Wayne. <br> '''Alfred''': Ferrovie, beni immobili e petrolio. <br /> '''Bruce''': La prima generazione si arricchì commerciando con i francesi: pelli, pellicce. Erano cacciatori.<br> '''Alfred''': Così cade il casato dei Wayne. *'''Lois''': Lei è [[psicopatia|psicopatico]].<br /> '''Lex''': Cinque sillabe valide per ogni pensiero inadatto a menti ristrette. *'''Batman''': Tu non sei mai stato un Dio. E non sei mai stato un uomo. <br /> '''Superman''': Così tu gli permetti di uccidere Martha. <br /> '''Batman''': Che cosa significa? Perchè hai detto quel nome? <br /> '''Superman''': Trovalo subito. Salva Martha. *'''Batman''': Io non ti merito, Alfred. <br /> '''Alfred''': No, signore, è la verità. *'''Knyazev''' {{NDR|[[Ultime parole dal DC Extended Universe|ultime parole]]}}: Buttala. Ho detto "buttala"!!! Io la ammazzo! Credimi, lo faccio!!! <br /> '''Batman''': Io ti credo. *'''Batman''': Stia tranquilla. Sono amico di suo figlio. <br /> '''Martha''': L'avevo capito... dal mantello. *'''Superman''': Hai perso. <br /> '''Lex''': Non posso lasciarti vincere! Ho dato a Batman una possibilità ma non ha avuto la forza! Quindi, se l'uomo non uccide Dio, lo farà il Diavolo! [...] Un'antica deformità Kryptoniana! E adesso, sangue del mio sangue! È nato per distruggerti! Si chiama Doomsday! Adesso Dio è come se... fosse morto! *'''Wonder Woman''' {{NDR|riferita a Doomsday}}: Questa cosa, questa creatura, sembra si nutra di energia! <br /> '''Superman''': Quella "cosa" viene da un altro mondo. Il mio mondo. <br /> '''Wonder Woman''': Ho già ucciso cose che venivano da altri mondi. <br /> '''Superman''' {{NDR|a Batman, riferendosi a Wonder Woman}}: Lei è con te? <br /> '''Batman''': Credevo fosse con te. {{NDR|i tre eroi si preparano a combattere con Doomsday}} *'''Superman''': Io ti amo. <br /> '''Lois''': No. No Clack, non puoi. <br /> '''Superman''': Questo è il mio mondo. <br /> '''Lois''': No Clark, non farlo. <br /> '''Superman''': Tu sei il mio mondo. <br /> '''Lois''': No, ti prego! Clark!!! *'''Bruce''': Tutto il circo è lì a celebrare una bara vuota. <br /> '''Diana''': Non sanno come onorarlo, se non come un soldato. <br /> '''Bruce''': Io l'ho tradito, da vivo... non lo tradirò da morto. Aiutami a trovare gli altri come te. <br /> '''Diana''': Forse non vogliono essere trovati. <br /> '''Bruce''': Invece sì... e combatteranno, dobbiamo rimanere uniti. <br /> '''Diana''': Cento anni fa decisi di abbandonare l'umanità... e un secolo pieno di orrori. L'uomo ha creato un mondo dove restare uniti è impossibile. <br /> '''Bruce''': Gli uomini sono ancora buoni. Combattiamo, uccidiamo, ci tradiamo a vicenda. Ma possiamo ricostruire. Possiamo fare di meglio. Lo faremo. Dobbiamo farlo. <br /> '''Diana''': Gli altri come me... Perché hai detto che dovranno combattere? <br /> '''Bruce''': Una sensazione... ==[[Explicit]]== {{explicit film}} '''Batman''': Qualunque cosa farai, in qualunque posto andrai, io ti sorveglierò! {{NDR|gli tira fuori sul pugno un metallo rovente del suo simbolo}} <br /> '''Lex Luthor''': Ma... la campana ha già suonato. E l'hanno sentita, la nelle tenebre in mezzo alle stelle. Din-don, il Dio è morto. {{NDR|Batman afferra Lex, e colpisce furiosamente invece sul muro alle spalle, marchiandolo col suo simbolo. Lui sparisce, e tutte le celle cominciano a chiudersi}} La campana!! Ormai non si può più fermare!! Lui ha fame, è riuscito a trovarci! E sta arrivando!!! Din din din din din din din din din. Din din din din din din din din din. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{Batman}} {{Superman}} {{DC Extended Universe}} [[Categoria:Film di Superman]] [[Categoria:Film di Batman]] [[Categoria:Film del DC Extended Universe]] [[Categoria:Film d'azione]] giq5gq7mw9bi1v7s7f0mtkqzldxkyuc 1219339 1219338 2022-07-27T23:16:26Z Sun-crops 10277 Annullata la modifica 1219338 di [[Special:Contributions/Sun-crops|Sun-crops]] ([[User talk:Sun-crops|discussione]]) errore wikitext text/x-wiki {{Film |immagine = Batman vs Superman (24907768243).jpg |titoloitaliano = Batman v Superman: Dawn of Justice |linguaoriginale = inglese, giapponese, russo |paese = Stati Uniti d'America |anno = 2016 |genere = azione, fantascienza, drammatico, avventura |regista = [[Zack Snyder]] |soggetto = [[Jerry Siegel]], [[Joe Shuster]], [[Bob Kane]], [[Bill Finger]] |sceneggiatore = [[Chris Terrio]], [[David S. Goyer]] |produttore = [[Charles Roven]], [[Deborah Snyder]] |attori = *[[Ben Affleck]]: Bruce Wayne / Batman *[[Henry Cavill]]: Kal-El / Clark Kent / Superman *[[Gal Gadot]]: Diana Prince / Wonder Woman *[[Amy Adams]]: Lois Lane *[[Jesse Eisenberg]]: Lex Luthor *[[Robin Atkin Downes]]: Doomsday *[[Diane Lane]]: Martha Clark *[[Kevin Costner]]: Jonathan Kent *[[Laurence Fishburne]]: Perry White *[[Jeremy Irons]]: Alfred Pennyworth *[[Holly Hunter]]: June Finch *[[Scoot McNairy]]: Wallace Keefe *[[Callan Mulvey]]: Anatoli Knyazev *[[Tao Okamoto]]: Mercy Graves |doppiatoriitaliani = *[[Riccardo Rossi (doppiatore)|Riccardo Rossi]]: Bruce Wayne / Batman *[[Gianfranco Miranda]]: Kal-El / Clark Kent / Superman *[[Claudia Catani]]: Diana Prince / Wonder Woman *[[Ilaria Latini]]: Lois Lane *[[Davide Perino]]: Lex Luthor *[[Roberta Pellini]]: Martha Kent *[[Michele Gammino]]: Jonathan Kent *[[Massimo Corvo]]: Perry White *[[Mario Cordova]]: Alfred Pennyworth *[[Cinzia De Carolis]]: June Finch *[[Edoardo Stoppacciaro]]: Wallace Keefe *[[Enrico Chirico]]: Anatoli Knyazev *[[Jun Ichikawa]]: Mercy Graves }} '''''Batman v Superman: Dawn of Justice''''', film statunitense del 2016 con [[Ben Affleck]], [[Henry Cavill]], [[Gal Gadot]], [[Amy Adams]] e [[Jesse Eisenberg]], regia di [[Zack Snyder]]. ==[[Incipit]]== {{incipit film}} C'è stato un tempo incontaminato, un tempo precedente. Esisteva la perfezione, l'assoluto adamantino. Come precipitano le cose. Le cose sulla Terra. E ciò che cade... è caduto. [...] Nel sogno, mi portavano verso la luce. Una splendida bugia. ('''Bruce Wayne''') {{NDR|voce fuori campo}} ==Frasi== {{cronologico}} *{{NDR|[[Ultime parole dal DC Extended Universe|Ultime parole]]}} Martha... ('''Thomas Wayne''') *{{NDR|[[Ultime parole dal DC Extended Universe|Ultime parole]]}} Sta tranquilla, Lois. ('''Jimmy Olsen''') *Ignoranza non vuol dire necessariamente innocenza, signorina Lane. ('''Generale''') *Una cosa l'abbiamo imparata, giusto? I diavoli non vengono dall'inferno sotto di noi, no... no, vengono dal cielo. ('''Lex Luthor''') *Spero che la prossima generazione di Wayne non erediti una cantina di bottiglie vuote... non che ci sia in vista nemmeno l'ombra di una prossima generazione... ('''Alfred''') *Il tormento agrodolce degli uomini: avere la conoscenza senza il potere. Perchè è paradossale. Grazie a tutti voi. ('''Lex''') *Noi, come abitanti di questo pianeta, stiamo cercando un salvatore. Il 90% delle persone crede in un potere superiore. Ogni religione crede in una sorta di figura messianica. E quando questo personaggio arriva davvero sulla Terra, vogliamo che si attenga alle nostre regole? Dobbiamo capire che si tratta di uno slittamento del paradigma, cominciare a pensare oltre la politica. ('''Vikram Gandhi''') *Ci sono dei vincoli morali con questa persona? Noi abbiamo un diritto internazionale. Sulla Terra, ogni atto è un atto politico. ('''Andrew Sullivan''') *Il genere umano ha dei precedenti terribili nel seguire persone di grande potere per vie che hanno condotto ad atrocità inaudite. ('''Glen Woodburn''') *Abbiamo sempre creato delle icone a nostra immagine. Abbiamo semplicemente proiettato noi stessi su di lui. Ma forse non è nè una figura demoniaca nè un messia, ma solo uno che cerca di fare la cosa più giusta. ('''Vikram Gandhi''') *Parliamo di un essere che con la sua stessa esistenza, mette alla prova il nostro senso di priorità nell'universo. Partiamo da Copernico che ha rimesso il Sole al centro dell'universo conosciuto al posto della Terra, e arriviamo all'evoluzione darwiniana per scoprire che siamo una fra le tante forme di vita su questa Terra. Ora scopriamo che non siamo speciali neanche in tutto l'universo, perchè c'è Superman. Ecco, un alieno fra noi. Non siamo soli. ('''Neil Degrasse Tyson''') *A nessuno interessa Clark Kent che sfida Batman. ('''Perry White''') *é sempre rubare se si ruba ad un altro ladro? ('''Diana''') *Lei era il mio mondo. E tu me l'hai portata via. ('''Superman''' rivolto a Batman) *Bruce ! Bruce ! Ascoltami adesso: è Lois, è Lois Lane, è lei la chiave. Sono troppo in anticipo? Sono in anticipo? Hai ragione su di lui. Hai sempre avuto ragione. Devi temerlo. Trovaci Bruce. Devi trovarci. ('''Flash''') *Signor Wayne, dall'età di sette anni lei è stato per l'arte dell'inganno ciò che Mozart è stato per il clavicembalo, ma non è mai stato un portento nel mentire a me. ('''Alfred''') *Sa qual è la bugia più vecchia in America? Che il potere può essere innocente. Buona fortuna. ('''Lex Luthor''') *Come determiniamo che cosa è bene? In una democrazia il bene è il dialogo, non una decisione unilaterale. ('''Senatrice Finch''') *Le persone odiano quello che non capiscono, ma vedono quello che fai e sanno chi sei. Non sei un assassino, una minaccia. Io non volevo che ti rivelassi al mondo. Sii il loro eroe, Clark, il loro monumento, il loro angelo, tutto ciò che hanno bisogno che tu sia. O non essere nulla. Tu non devi niente a questo mondo. Ne ora ne mai. ('''Martha''') *{{NDR|[[Ultime parole dal DC Extended Universe|Ultime parole]]}} Prima di cominciare voglio ringraziare il nostro testimone per essere qui oggi. é così che funziona una democrazia: si instaura un dialogo, si agisce secondo il consenso dei governati, signore. Ho già detto in questa sede che interventi non autorizzati non saranno tollerati da questa commissione, E neanche le menzogne. Perchè oggi, oggi è il giorno della verità. Perchè solo parlando... Solo quando lavoriamo insieme possiamo... possiamo... noi possiamo creare una società... {{NDR|vede un "the alla pesca della nonna", e l'aula esplode}} ('''Senatrice Finch''') *{{NDR|Rivolto a Lex Luthor}} Ti sbatto dentro senza farti a pezzi, il che è più di quanto meriti! ('''Superman''') *Se Dio è onnipotente non può essere solo bontà... e se è solo bontà allora non può essere onnipotente. ('''Lex Luthor''') *Nero e blu. Notte di battaglia. La più grande sfida tra gladiatori nella storia del mondo. Dio contro l'uomo. Il giorno contro la notte. Il figlio di Krypton contro il pipistrello di Gotham. ('''Lex Luthor''') *Nessuno resta buono in questo mondo. ('''Superman''') *{{NDR|Rivolto a Batman}} Sta' giù! Se l'avessi voluto, saresti già morto! ('''Superman''') *{{NDR|Rivolto a Superman}} Respira. Questa è paura. Non sei coraggioso. Gli uomini lo sono. ('''Batman''') *{{NDR|Rivolto a Superman}} I tuoi genitori ti avranno insegnato che sei importante... che sei qui per un motivo. I miei mi hanno insegnato un'altra lezione... morendo nei bassifondi senza alcun motivo. Mi hanno insegnato che il mondo ha senso solo... se lo costringi ad averlo. ('''Batman''') *Ti faccio una promessa: Martha non morirà. ('''Batman''') ==Dialoghi== {{cronologico}} *'''Lois''': Lei è un terrorista, generale? <br> '''Generale''': Non ha detto che l'intervista era con una signora. <br> '''Lois''': Non sono una signora, sono una giornalista. <br> '''Generale''': Io sono solo un uomo che non ha altro a parte l'amore per la mia gente. <br> '''Lois''': Chi paga per questi mercenari, generale? <br> '''Generale''': Chi paga i droni che ci passano sulla testa di notte? Una domanda ne tira un altra, giusto? <br> '''Lois''': Cosa sta insinuando, generale? [...] Gli Stati Uniti si manterranno neutrali nella vostra guerra civile, e da un punto di vista politico e in linea di principio. [...] <br> '''Generale''': Le bugie che gli americani raccontano come se fossero verità. [...] Uomini di potere non obbediscono ne alla politica ne ai principi, signorina Lane. Nessuno è diverso. Nessuno è neutrale. *'''Senatrice Finch''': Il mondo è così rapito da ciò che Superman può fare che nessuno si chiede cosa dovrebbe fare. Sia messo a verbale che la Commissione lo ritiene responsabile. <br> '''Kahina Ziri''': Non renderà mai conto a voi. Lui non rende conto a nessuno, nemmeno a Dio secondo me. *'''Bruce''': Ancora al lavoro? Con la vecchiaia diventi lento, Alfred. <br> '''Alfred''': Arriva per tutti, signor Wayne. Perfino lei è troppo vecchio per morire giovane. E non che non ci abbia provato. *'''Alfred''' {{NDR|mostrandogli la prima pagina del giornale, con un criminale marchiato col simbolo di Batman}}: Nuove regole? <br> '''Bruce''': Siamo criminali, Alfred, lo siamo sempre stati, non è cambiato niente. <br> '''Alfred''': Si, invece signore. È cambiato tutto. Gli uomini cadono dal cielo, gli Dei scagliano fulmini, degli innocenti muoiono. È così che comincia, signore: la smania, il furore, il senso di completa impotenza, che rende gli uomini buoni... crudeli. *'''Alfred''': Batman ha interrogato 6 persone e non ha ottenuto niente, è stato Bruce Wayne che ha avuto l'informazione. <br> '''Bruce''': Beh, Bruce Wayne non può intrufolarsi in casa di Lex Luthor. <br> '''Alfred''': Bruce Wayne non ne avrà bisogno: è stato invitato. *'''Bruce''': Bella ragazza, brutte abitudini. Ma questo non lo scriva. <br /> '''Clark''': Cosa ne pensa del bat-vigilante di Gotham? <br /> '''Bruce''': Il Daily Planet... ma è di mia proprietà? O era quell'altro? <br /> '''Clark''': Da voi i diritti civili vengono calpestati. Gli onesti vivono nel terrore. <br /> '''Bruce''': Non creda a quello che sente, giovanotto. <br /> '''Clark''': Io l'ho visto, signor Wayne. Si crede al di sopra della legge. <br /> '''Bruce''': Il Daily Planet che critica chi si crede al di sopra della legge... è un po' ipocrita, non le pare? Considerato che quando il vostro eroe salva un gattino su un albero scrivete un editoriale trionfale su un alieno che, se volesse, potrebbe ridurre il pianeta in cenere. E noi non potremmo fare niente per fermarlo. <br /> '''Clark''': La maggior parte del mondo non condivide la sua opinione. <br /> '''Bruce''': Forse è la Gotham City che è in me. Abbiamo dei brutti trascorsi con gli squilibrati vestiti da clown. *'''Intervistatore''': Ma è davvero sorprendente che l'uomo più potente del mondo sia una figura così controversa? <br /> '''Senatrice Finch''': Che un solo individuo si occupi di interventi di livello nazionale dovrebbe darci qualche perplessità *'''Clark''': Se non ci pensa la polizia, la stampa deve fare ciò che è giusto. <br /> '''Perry White''': Non decidi tu cosa è giusto. *'''Bruce''': Lei non mi conosce. Ma io ne ho conosciute tante come lei. <br /> '''Diana''': Mmm... Non credo abbia mai conosciuto una come me... In fondo è vero quello che si dice dei maschietti: nascono senza la minima inclinazione a condividere. Non ho rubato il suo drive, l'ho preso in prestito. Lo troverà nella sua auto, nel porta oggetti.... *'''Alfred''': Vuole entrare in guerra?<br /> '''Bruce''': Quel bastardo ha portato la guerra qui, da noi, due anni fa. Dio santo, conta i morti: migliaia di persone. E poi quante? Milioni? Lui ha il potere di spazzare via l'intera razza umana, e se c'è anche una probabilità su cento che sia nostro nemico la dobbiamo considerare un'assoluta certezza! E dobbiamo distruggerlo.<br> '''Alfred''': Ma lui non è nostro nemico!<br /> '''Bruce''': Non oggi. Vent'anni a Gotham, Alfred... abbiamo visto le promesse quanto valgono. Quante brave persone restano? Quante non sono cambiate? *'''Superman''': {{NDR|Apre in due la Batmobile e Batman esce}} La prossima volta che vedi il tuo simbolo in cielo, non rispondere. Il Pipistrello è morto. Seppelliscilo. Considerala magnanimità. <br /> '''Batman''': Dimmi. Tu sanguini? {{NDR|Superman vola via}} Gronderai. *'''Superman''': Tutto questo tempo ho vissuto seguendo la visione di mio padre, l'ideale di un fantasma, pensando a fare del bene. Superman non è mai stato reale, era solo il sogno di un contadino del Kansas. <br /> '''Lois Lane''': Quel sogno è tutto ciò che tante persone possiedono, è quello che dà loro speranza. Questo significa qualcosa? {{NDR|Il simbolo della "S"}} <br /> '''Superman''': Nel mondo da cui provengo, ma il mio mondo non esiste più. *'''Alfred''': Lei sa che non può vincere, è un suicidio. <br /> '''Bruce''': Sono più vecchio di quanto mio padre non sia mai stato. Potrebbe essere l'unica cosa importante che avrò fatto.<br> '''Alfred''': Vent'anni di lotta alla criminalità non contano?<br /> '''Bruce''': I criminali sono come le erbacce: ne strappi una e ne ricresce subito un'altra. Questo è per il futuro del mondo. È il mio retaggio. Mio padre mi mise a sedere qui, e mi raccontò come era nata la fortuna dei Wayne. <br> '''Alfred''': Ferrovie, beni immobili e petrolio. <br /> '''Bruce''': La prima generazione si arricchì commerciando con i francesi: pelli, pellicce. Erano cacciatori.<br> '''Alfred''': Così cade il casato dei Wayne. *'''Lois''': Lei è [[psicopatia|psicopatico]].<br /> '''Lex''': Cinque sillabe valide per ogni pensiero inadatto a menti ristrette. *'''Batman''': Tu non sei mai stato un Dio. E non sei mai stato un uomo. <br /> '''Superman''': Così tu gli permetti di uccidere Martha. <br /> '''Batman''': Che cosa significa? Perchè hai detto quel nome? <br /> '''Superman''': Trovalo subito. Salva Martha. *'''Batman''': Io non ti merito, Alfred. <br /> '''Alfred''': No, signore, è la verità. *'''Knyazev''' {{NDR|[[Ultime parole dal DC Extended Universe|ultime parole]]}}: Buttala. Ho detto "buttala"!!! Io la ammazzo! Credimi, lo faccio!!! <br /> '''Batman''': Io ti credo. *'''Batman''': Stia tranquilla. Sono amico di suo figlio. <br /> '''Martha''': L'avevo capito... dal mantello. *'''Superman''': Hai perso. <br /> '''Lex''': Non posso lasciarti vincere! Ho dato a Batman una possibilità ma non ha avuto la forza! Quindi, se l'uomo non uccide Dio, lo farà il Diavolo! [...] Un'antica deformità Kryptoniana! E adesso, sangue del mio sangue! È nato per distruggerti! Si chiama Doomsday! Adesso Dio è come se... fosse morto! *'''Wonder Woman''' {{NDR|riferita a Doomsday}}: Questa cosa, questa creatura, sembra si nutra di energia! <br /> '''Superman''': Quella "cosa" viene da un altro mondo. Il mio mondo. <br /> '''Wonder Woman''': Ho già ucciso cose che venivano da altri mondi. <br /> '''Superman''' {{NDR|a Batman, riferendosi a Wonder Woman}}: Lei è con te? <br /> '''Batman''': Credevo fosse con te. {{NDR|i tre eroi si preparano a combattere con Doomsday}} *'''Superman''': Io ti amo. <br /> '''Lois''': No. No Clark, non puoi. <br /> '''Superman''': Questo è il mio mondo. <br /> '''Lois''': No Clark, non farlo. <br /> '''Superman''': Tu sei il mio mondo. <br /> '''Lois''': No, ti prego! Clark!!! *'''Bruce''': Tutto il circo è lì a celebrare una bara vuota. <br /> '''Diana''': Non sanno come onorarlo, se non come un soldato. <br /> '''Bruce''': Io l'ho tradito, da vivo... non lo tradirò da morto. Aiutami a trovare gli altri come te. <br /> '''Diana''': Forse non vogliono essere trovati. <br /> '''Bruce''': Invece sì... e combatteranno, dobbiamo rimanere uniti. <br /> '''Diana''': Cento anni fa decisi di abbandonare l'umanità... e un secolo pieno di orrori. L'uomo ha creato un mondo dove restare uniti è impossibile. <br /> '''Bruce''': Gli uomini sono ancora buoni. Combattiamo, uccidiamo, ci tradiamo a vicenda. Ma possiamo ricostruire. Possiamo fare di meglio. Lo faremo. Dobbiamo farlo. <br /> '''Diana''': Gli altri come me... Perché hai detto che dovranno combattere? <br /> '''Bruce''': Una sensazione... ==[[Explicit]]== {{explicit film}} '''Batman''': Qualunque cosa farai, in qualunque posto andrai, io ti sorveglierò! {{NDR|gli tira fuori sul pugno un metallo rovente del suo simbolo}} <br /> '''Lex Luthor''': Ma... la campana ha già suonato. E l'hanno sentita, la nelle tenebre in mezzo alle stelle. Din-don, il Dio è morto. {{NDR|Batman afferra Lex, e colpisce furiosamente invece sul muro alle spalle, marchiandolo col suo simbolo. Lui sparisce, e tutte le celle cominciano a chiudersi}} La campana!! Ormai non si può più fermare!! Lui ha fame, è riuscito a trovarci! E sta arrivando!!! Din din din din din din din din din. Din din din din din din din din din. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{Batman}} {{Superman}} {{DC Extended Universe}} [[Categoria:Film di Superman]] [[Categoria:Film di Batman]] [[Categoria:Film del DC Extended Universe]] [[Categoria:Film d'azione]] gxxnloyj5knde53jto2u1xjlj634s7p 1219340 1219339 2022-07-27T23:25:05Z Sun-crops 10277 /* Dialoghi */ fix, e non ho ben capito come sia capitato l'errore precedente, perché non ricordo d'aver messo mano su questa voce prima d'ora. Non mi è chiaro. wikitext text/x-wiki {{Film |immagine = Batman vs Superman (24907768243).jpg |titoloitaliano = Batman v Superman: Dawn of Justice |linguaoriginale = inglese, giapponese, russo |paese = Stati Uniti d'America |anno = 2016 |genere = azione, fantascienza, drammatico, avventura |regista = [[Zack Snyder]] |soggetto = [[Jerry Siegel]], [[Joe Shuster]], [[Bob Kane]], [[Bill Finger]] |sceneggiatore = [[Chris Terrio]], [[David S. Goyer]] |produttore = [[Charles Roven]], [[Deborah Snyder]] |attori = *[[Ben Affleck]]: Bruce Wayne / Batman *[[Henry Cavill]]: Kal-El / Clark Kent / Superman *[[Gal Gadot]]: Diana Prince / Wonder Woman *[[Amy Adams]]: Lois Lane *[[Jesse Eisenberg]]: Lex Luthor *[[Robin Atkin Downes]]: Doomsday *[[Diane Lane]]: Martha Clark *[[Kevin Costner]]: Jonathan Kent *[[Laurence Fishburne]]: Perry White *[[Jeremy Irons]]: Alfred Pennyworth *[[Holly Hunter]]: June Finch *[[Scoot McNairy]]: Wallace Keefe *[[Callan Mulvey]]: Anatoli Knyazev *[[Tao Okamoto]]: Mercy Graves |doppiatoriitaliani = *[[Riccardo Rossi (doppiatore)|Riccardo Rossi]]: Bruce Wayne / Batman *[[Gianfranco Miranda]]: Kal-El / Clark Kent / Superman *[[Claudia Catani]]: Diana Prince / Wonder Woman *[[Ilaria Latini]]: Lois Lane *[[Davide Perino]]: Lex Luthor *[[Roberta Pellini]]: Martha Kent *[[Michele Gammino]]: Jonathan Kent *[[Massimo Corvo]]: Perry White *[[Mario Cordova]]: Alfred Pennyworth *[[Cinzia De Carolis]]: June Finch *[[Edoardo Stoppacciaro]]: Wallace Keefe *[[Enrico Chirico]]: Anatoli Knyazev *[[Jun Ichikawa]]: Mercy Graves }} '''''Batman v Superman: Dawn of Justice''''', film statunitense del 2016 con [[Ben Affleck]], [[Henry Cavill]], [[Gal Gadot]], [[Amy Adams]] e [[Jesse Eisenberg]], regia di [[Zack Snyder]]. ==[[Incipit]]== {{incipit film}} C'è stato un tempo incontaminato, un tempo precedente. Esisteva la perfezione, l'assoluto adamantino. Come precipitano le cose. Le cose sulla Terra. E ciò che cade... è caduto. [...] Nel sogno, mi portavano verso la luce. Una splendida bugia. ('''Bruce Wayne''') {{NDR|voce fuori campo}} ==Frasi== {{cronologico}} *{{NDR|[[Ultime parole dal DC Extended Universe|Ultime parole]]}} Martha... ('''Thomas Wayne''') *{{NDR|[[Ultime parole dal DC Extended Universe|Ultime parole]]}} Sta tranquilla, Lois. ('''Jimmy Olsen''') *Ignoranza non vuol dire necessariamente innocenza, signorina Lane. ('''Generale''') *Una cosa l'abbiamo imparata, giusto? I diavoli non vengono dall'inferno sotto di noi, no... no, vengono dal cielo. ('''Lex Luthor''') *Spero che la prossima generazione di Wayne non erediti una cantina di bottiglie vuote... non che ci sia in vista nemmeno l'ombra di una prossima generazione... ('''Alfred''') *Il tormento agrodolce degli uomini: avere la conoscenza senza il potere. Perchè è paradossale. Grazie a tutti voi. ('''Lex''') *Noi, come abitanti di questo pianeta, stiamo cercando un salvatore. Il 90% delle persone crede in un potere superiore. Ogni religione crede in una sorta di figura messianica. E quando questo personaggio arriva davvero sulla Terra, vogliamo che si attenga alle nostre regole? Dobbiamo capire che si tratta di uno slittamento del paradigma, cominciare a pensare oltre la politica. ('''Vikram Gandhi''') *Ci sono dei vincoli morali con questa persona? Noi abbiamo un diritto internazionale. Sulla Terra, ogni atto è un atto politico. ('''Andrew Sullivan''') *Il genere umano ha dei precedenti terribili nel seguire persone di grande potere per vie che hanno condotto ad atrocità inaudite. ('''Glen Woodburn''') *Abbiamo sempre creato delle icone a nostra immagine. Abbiamo semplicemente proiettato noi stessi su di lui. Ma forse non è nè una figura demoniaca nè un messia, ma solo uno che cerca di fare la cosa più giusta. ('''Vikram Gandhi''') *Parliamo di un essere che con la sua stessa esistenza, mette alla prova il nostro senso di priorità nell'universo. Partiamo da Copernico che ha rimesso il Sole al centro dell'universo conosciuto al posto della Terra, e arriviamo all'evoluzione darwiniana per scoprire che siamo una fra le tante forme di vita su questa Terra. Ora scopriamo che non siamo speciali neanche in tutto l'universo, perchè c'è Superman. Ecco, un alieno fra noi. Non siamo soli. ('''Neil Degrasse Tyson''') *A nessuno interessa Clark Kent che sfida Batman. ('''Perry White''') *é sempre rubare se si ruba ad un altro ladro? ('''Diana''') *Lei era il mio mondo. E tu me l'hai portata via. ('''Superman''' rivolto a Batman) *Bruce ! Bruce ! Ascoltami adesso: è Lois, è Lois Lane, è lei la chiave. Sono troppo in anticipo? Sono in anticipo? Hai ragione su di lui. Hai sempre avuto ragione. Devi temerlo. Trovaci Bruce. Devi trovarci. ('''Flash''') *Signor Wayne, dall'età di sette anni lei è stato per l'arte dell'inganno ciò che Mozart è stato per il clavicembalo, ma non è mai stato un portento nel mentire a me. ('''Alfred''') *Sa qual è la bugia più vecchia in America? Che il potere può essere innocente. Buona fortuna. ('''Lex Luthor''') *Come determiniamo che cosa è bene? In una democrazia il bene è il dialogo, non una decisione unilaterale. ('''Senatrice Finch''') *Le persone odiano quello che non capiscono, ma vedono quello che fai e sanno chi sei. Non sei un assassino, una minaccia. Io non volevo che ti rivelassi al mondo. Sii il loro eroe, Clark, il loro monumento, il loro angelo, tutto ciò che hanno bisogno che tu sia. O non essere nulla. Tu non devi niente a questo mondo. Ne ora ne mai. ('''Martha''') *{{NDR|[[Ultime parole dal DC Extended Universe|Ultime parole]]}} Prima di cominciare voglio ringraziare il nostro testimone per essere qui oggi. é così che funziona una democrazia: si instaura un dialogo, si agisce secondo il consenso dei governati, signore. Ho già detto in questa sede che interventi non autorizzati non saranno tollerati da questa commissione, E neanche le menzogne. Perchè oggi, oggi è il giorno della verità. Perchè solo parlando... Solo quando lavoriamo insieme possiamo... possiamo... noi possiamo creare una società... {{NDR|vede un "the alla pesca della nonna", e l'aula esplode}} ('''Senatrice Finch''') *{{NDR|Rivolto a Lex Luthor}} Ti sbatto dentro senza farti a pezzi, il che è più di quanto meriti! ('''Superman''') *Se Dio è onnipotente non può essere solo bontà... e se è solo bontà allora non può essere onnipotente. ('''Lex Luthor''') *Nero e blu. Notte di battaglia. La più grande sfida tra gladiatori nella storia del mondo. Dio contro l'uomo. Il giorno contro la notte. Il figlio di Krypton contro il pipistrello di Gotham. ('''Lex Luthor''') *Nessuno resta buono in questo mondo. ('''Superman''') *{{NDR|Rivolto a Batman}} Sta' giù! Se l'avessi voluto, saresti già morto! ('''Superman''') *{{NDR|Rivolto a Superman}} Respira. Questa è paura. Non sei coraggioso. Gli uomini lo sono. ('''Batman''') *{{NDR|Rivolto a Superman}} I tuoi genitori ti avranno insegnato che sei importante... che sei qui per un motivo. I miei mi hanno insegnato un'altra lezione... morendo nei bassifondi senza alcun motivo. Mi hanno insegnato che il mondo ha senso solo... se lo costringi ad averlo. ('''Batman''') *Ti faccio una promessa: Martha non morirà. ('''Batman''') ==Dialoghi== {{cronologico}} *'''Lois''': Lei è un terrorista, generale? <br> '''Generale''': Non ha detto che l'intervista era con una signora. <br> '''Lois''': Non sono una signora, sono una giornalista. <br> '''Generale''': Io sono solo un uomo che non ha altro a parte l'amore per la mia gente. <br> '''Lois''': Chi paga per questi mercenari, generale? <br> '''Generale''': Chi paga i droni che ci passano sulla testa di notte? Una domanda ne tira un altra, giusto? <br> '''Lois''': Cosa sta insinuando, generale? [...] Gli Stati Uniti si manterranno neutrali nella vostra guerra civile, e da un punto di vista politico e in linea di principio. [...] <br> '''Generale''': Le bugie che gli americani raccontano come se fossero verità. [...] Uomini di potere non obbediscono ne alla politica ne ai principi, signorina Lane. Nessuno è diverso. Nessuno è neutrale. *'''Senatrice Finch''': Il mondo è così rapito da ciò che Superman può fare che nessuno si chiede cosa dovrebbe fare. Sia messo a verbale che la Commissione lo ritiene responsabile. <br> '''Kahina Ziri''': Non renderà mai conto a voi. Lui non rende conto a nessuno, nemmeno a Dio secondo me. *'''Bruce''': Ancora al lavoro? Con la vecchiaia diventi lento, Alfred. <br> '''Alfred''': Arriva per tutti, signor Wayne. Perfino lei è troppo vecchio per morire giovane. E non che non ci abbia provato. *'''Alfred''' {{NDR|mostrandogli la prima pagina del giornale, con un criminale marchiato col simbolo di Batman}}: Nuove regole? <br> '''Bruce''': Siamo criminali, Alfred, lo siamo sempre stati, non è cambiato niente. <br> '''Alfred''': Si, invece signore. È cambiato tutto. Gli uomini cadono dal cielo, gli Dei scagliano fulmini, degli innocenti muoiono. È così che comincia, signore: la smania, il furore, il senso di completa impotenza, che rende gli uomini buoni... crudeli. *'''Alfred''': Batman ha interrogato 6 persone e non ha ottenuto niente, è stato Bruce Wayne che ha avuto l'informazione. <br> '''Bruce''': Beh, Bruce Wayne non può intrufolarsi in casa di Lex Luthor. <br> '''Alfred''': Bruce Wayne non ne avrà bisogno: è stato invitato. *'''Bruce''': Bella ragazza, brutte abitudini. Ma questo non lo scriva. <br /> '''Clark''': Cosa ne pensa del bat-vigilante di Gotham? <br /> '''Bruce''': Il Daily Planet... ma è di mia proprietà? O era quell'altro? <br /> '''Clark''': Da voi i diritti civili vengono calpestati. Gli onesti vivono nel terrore. <br /> '''Bruce''': Non creda a quello che sente, giovanotto. <br /> '''Clark''': Io l'ho visto, signor Wayne. Si crede al di sopra della legge. <br /> '''Bruce''': Il Daily Planet che critica chi si crede al di sopra della legge... è un po' ipocrita, non le pare? Considerato che quando il vostro eroe salva un gattino su un albero scrivete un editoriale trionfale su un alieno che, se volesse, potrebbe ridurre il pianeta in cenere. E noi non potremmo fare niente per fermarlo. <br /> '''Clark''': La maggior parte del mondo non condivide la sua opinione. <br /> '''Bruce''': Forse è la Gotham City che è in me. Abbiamo dei brutti trascorsi con gli squilibrati vestiti da clown. *'''Intervistatore''': Ma è davvero sorprendente che l'uomo più potente del mondo sia una figura così controversa? <br /> '''Senatrice Finch''': Che un solo individuo si occupi di interventi di livello nazionale dovrebbe darci qualche perplessità. *'''Clark''': Se non ci pensa la polizia, la stampa deve fare ciò che è giusto. <br /> '''Perry White''': Non decidi tu cosa è giusto. *'''Bruce''': Lei non mi conosce. Ma io ne ho conosciute tante come lei. <br /> '''Diana''': Mmm... Non credo abbia mai conosciuto una come me... In fondo è vero quello che si dice dei maschietti: nascono senza la minima inclinazione a condividere. Non ho rubato il suo drive, l'ho preso in prestito. Lo troverà nella sua auto, nel porta oggetti.... *'''Alfred''': Vuole entrare in guerra?<br /> '''Bruce''': Quel bastardo ha portato la guerra qui, da noi, due anni fa. Dio santo, conta i morti: migliaia di persone. E poi quante? Milioni? Lui ha il potere di spazzare via l'intera razza umana, e se c'è anche una probabilità su cento che sia nostro nemico la dobbiamo considerare un'assoluta certezza! E dobbiamo distruggerlo.<br> '''Alfred''': Ma lui non è nostro nemico!<br /> '''Bruce''': Non oggi. Vent'anni a Gotham, Alfred... abbiamo visto le promesse quanto valgono. Quante brave persone restano? Quante non sono cambiate? *'''Superman''': {{NDR|Apre in due la Batmobile e Batman esce}} La prossima volta che vedi il tuo simbolo in cielo, non rispondere. Il Pipistrello è morto. Seppelliscilo. Considerala magnanimità. <br /> '''Batman''': Dimmi. Tu sanguini? {{NDR|Superman vola via}} Gronderai. *'''Superman''': Tutto questo tempo ho vissuto seguendo la visione di mio padre, l'ideale di un fantasma, pensando a fare del bene. Superman non è mai stato reale, era solo il sogno di un contadino del Kansas. <br /> '''Lois Lane''': Quel sogno è tutto ciò che tante persone possiedono, è quello che dà loro speranza. Questo significa qualcosa? {{NDR|Il simbolo della "S"}} <br /> '''Superman''': Nel mondo da cui provengo, ma il mio mondo non esiste più. *'''Alfred''': Lei sa che non può vincere, è un suicidio. <br /> '''Bruce''': Sono più vecchio di quanto mio padre non sia mai stato. Potrebbe essere l'unica cosa importante che avrò fatto.<br> '''Alfred''': Vent'anni di lotta alla criminalità non contano?<br /> '''Bruce''': I criminali sono come le erbacce: ne strappi una e ne ricresce subito un'altra. Questo è per il futuro del mondo. È il mio retaggio. Mio padre mi mise a sedere qui, e mi raccontò come era nata la fortuna dei Wayne. <br> '''Alfred''': Ferrovie, beni immobili e petrolio. <br /> '''Bruce''': La prima generazione si arricchì commerciando con i francesi: pelli, pellicce. Erano cacciatori.<br> '''Alfred''': Così cade il casato dei Wayne. *'''Lois''': Lei è [[psicopatia|psicopatico]].<br /> '''Lex''': Cinque sillabe valide per ogni pensiero inadatto a menti ristrette. *'''Batman''': Tu non sei mai stato un Dio. E non sei mai stato un uomo. <br /> '''Superman''': Così tu gli permetti di uccidere Martha. <br /> '''Batman''': Che cosa significa? Perchè hai detto quel nome? <br /> '''Superman''': Trovalo subito. Salva Martha. *'''Batman''': Io non ti merito, Alfred. <br /> '''Alfred''': No, signore, è la verità. *'''Knyazev''' {{NDR|[[Ultime parole dal DC Extended Universe|ultime parole]]}}: Buttala. Ho detto "buttala"!!! Io la ammazzo! Credimi, lo faccio!!! <br /> '''Batman''': Io ti credo. *'''Batman''': Stia tranquilla. Sono amico di suo figlio. <br /> '''Martha''': L'avevo capito... dal mantello. *'''Superman''': Hai perso. <br /> '''Lex''': Non posso lasciarti vincere! Ho dato a Batman una possibilità ma non ha avuto la forza! Quindi, se l'uomo non uccide Dio, lo farà il Diavolo! [...] Un'antica deformità Kryptoniana! E adesso, sangue del mio sangue! È nato per distruggerti! Si chiama Doomsday! Adesso Dio è come se... fosse morto! *'''Wonder Woman''' {{NDR|riferita a Doomsday}}: Questa cosa, questa creatura, sembra si nutra di energia! <br /> '''Superman''': Quella "cosa" viene da un altro mondo. Il mio mondo. <br /> '''Wonder Woman''': Ho già ucciso cose che venivano da altri mondi. <br /> '''Superman''' {{NDR|a Batman, riferendosi a Wonder Woman}}: Lei è con te? <br /> '''Batman''': Credevo fosse con te. {{NDR|i tre eroi si preparano a combattere con Doomsday}} *'''Superman''': Io ti amo. <br /> '''Lois''': No. No Clark, non puoi. <br /> '''Superman''': Questo è il mio mondo. <br /> '''Lois''': No Clark, non farlo. <br /> '''Superman''': Tu sei il mio mondo. <br /> '''Lois''': No, ti prego! Clark!!! *'''Bruce''': Tutto il circo è lì a celebrare una bara vuota. <br /> '''Diana''': Non sanno come onorarlo, se non come un soldato. <br /> '''Bruce''': Io l'ho tradito, da vivo... non lo tradirò da morto. Aiutami a trovare gli altri come te. <br /> '''Diana''': Forse non vogliono essere trovati. <br /> '''Bruce''': Invece sì... e combatteranno, dobbiamo rimanere uniti. <br /> '''Diana''': Cento anni fa decisi di abbandonare l'umanità... e un secolo pieno di orrori. L'uomo ha creato un mondo dove restare uniti è impossibile. <br /> '''Bruce''': Gli uomini sono ancora buoni. Combattiamo, uccidiamo, ci tradiamo a vicenda. Ma possiamo ricostruire. Possiamo fare di meglio. Lo faremo. Dobbiamo farlo. <br /> '''Diana''': Gli altri come me... Perché hai detto che dovranno combattere? <br /> '''Bruce''': Una sensazione... ==[[Explicit]]== {{explicit film}} '''Batman''': Qualunque cosa farai, in qualunque posto andrai, io ti sorveglierò! {{NDR|gli tira fuori sul pugno un metallo rovente del suo simbolo}} <br /> '''Lex Luthor''': Ma... la campana ha già suonato. E l'hanno sentita, la nelle tenebre in mezzo alle stelle. Din-don, il Dio è morto. {{NDR|Batman afferra Lex, e colpisce furiosamente invece sul muro alle spalle, marchiandolo col suo simbolo. Lui sparisce, e tutte le celle cominciano a chiudersi}} La campana!! Ormai non si può più fermare!! Lui ha fame, è riuscito a trovarci! E sta arrivando!!! Din din din din din din din din din. Din din din din din din din din din. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{Batman}} {{Superman}} {{DC Extended Universe}} [[Categoria:Film di Superman]] [[Categoria:Film di Batman]] [[Categoria:Film del DC Extended Universe]] [[Categoria:Film d'azione]] lig9gcbj41qmc1k8wr6r7tgk09i4ti4 1219359 1219340 2022-07-28T10:55:15Z Smashfanful 64280 Ma si chiama Clark, non Clack. Perchè annullarmi la modifica, per troll? wikitext text/x-wiki {{Film |immagine = Batman vs Superman (24907768243).jpg |titoloitaliano = Batman v Superman: Dawn of Justice |linguaoriginale = inglese, giapponese, russo |paese = Stati Uniti d'America |anno = 2016 |genere = azione, fantascienza, drammatico, avventura |regista = [[Zack Snyder]] |soggetto = [[Jerry Siegel]], [[Joe Shuster]], [[Bob Kane]], [[Bill Finger]] |sceneggiatore = [[Chris Terrio]], [[David S. Goyer]] |produttore = [[Charles Roven]], [[Deborah Snyder]] |attori = *[[Ben Affleck]]: Bruce Wayne / Batman *[[Henry Cavill]]: Kal-El / Clark Kent / Superman *[[Gal Gadot]]: Diana Prince / Wonder Woman *[[Amy Adams]]: Lois Lane *[[Jesse Eisenberg]]: Lex Luthor *[[Robin Atkin Downes]]: Doomsday *[[Diane Lane]]: Martha Clark *[[Kevin Costner]]: Jonathan Kent *[[Laurence Fishburne]]: Perry White *[[Jeremy Irons]]: Alfred Pennyworth *[[Holly Hunter]]: June Finch *[[Scoot McNairy]]: Wallace Keefe *[[Callan Mulvey]]: Anatoli Knyazev *[[Tao Okamoto]]: Mercy Graves |doppiatoriitaliani = *[[Riccardo Rossi (doppiatore)|Riccardo Rossi]]: Bruce Wayne / Batman *[[Gianfranco Miranda]]: Kal-El / Clark Kent / Superman *[[Claudia Catani]]: Diana Prince / Wonder Woman *[[Ilaria Latini]]: Lois Lane *[[Davide Perino]]: Lex Luthor *[[Roberta Pellini]]: Martha Kent *[[Michele Gammino]]: Jonathan Kent *[[Massimo Corvo]]: Perry White *[[Mario Cordova]]: Alfred Pennyworth *[[Cinzia De Carolis]]: June Finch *[[Edoardo Stoppacciaro]]: Wallace Keefe *[[Enrico Chirico]]: Anatoli Knyazev *[[Jun Ichikawa]]: Mercy Graves }} '''''Batman v Superman: Dawn of Justice''''', film statunitense del 2016 con [[Ben Affleck]], [[Henry Cavill]], [[Gal Gadot]], [[Amy Adams]] e [[Jesse Eisenberg]], regia di [[Zack Snyder]]. ==[[Incipit]]== {{incipit film}} C'è stato un tempo incontaminato, un tempo precedente. Esisteva la perfezione, l'assoluto adamantino. Come precipitano le cose. Le cose sulla Terra. E ciò che cade... è caduto. [...] Nel sogno, mi portavano verso la luce. Una splendida bugia. ('''Bruce Wayne''') {{NDR|voce fuori campo}} ==Frasi== {{cronologico}} *{{NDR|[[Ultime parole dal DC Extended Universe|Ultime parole]]}} Martha... ('''Thomas Wayne''') *{{NDR|[[Ultime parole dal DC Extended Universe|Ultime parole]]}} Sta tranquilla, Lois. ('''Jimmy Olsen''') *Ignoranza non vuol dire necessariamente innocenza, signorina Lane. ('''Generale''') *Una cosa l'abbiamo imparata, giusto? I diavoli non vengono dall'inferno sotto di noi, no... no, vengono dal cielo. ('''Lex Luthor''') *Spero che la prossima generazione di Wayne non erediti una cantina di bottiglie vuote... non che ci sia in vista nemmeno l'ombra di una prossima generazione... ('''Alfred''') *Il tormento agrodolce degli uomini: avere la conoscenza senza il potere. Perchè è paradossale. Grazie a tutti voi. ('''Lex''') *Noi, come abitanti di questo pianeta, stiamo cercando un salvatore. Il 90% delle persone crede in un potere superiore. Ogni religione crede in una sorta di figura messianica. E quando questo personaggio arriva davvero sulla Terra, vogliamo che si attenga alle nostre regole? Dobbiamo capire che si tratta di uno slittamento del paradigma, cominciare a pensare oltre la politica. ('''Vikram Gandhi''') *Ci sono dei vincoli morali con questa persona? Noi abbiamo un diritto internazionale. Sulla Terra, ogni atto è un atto politico. ('''Andrew Sullivan''') *Il genere umano ha dei precedenti terribili nel seguire persone di grande potere per vie che hanno condotto ad atrocità inaudite. ('''Glen Woodburn''') *Abbiamo sempre creato delle icone a nostra immagine. Abbiamo semplicemente proiettato noi stessi su di lui. Ma forse non è nè una figura demoniaca nè un messia, ma solo uno che cerca di fare la cosa più giusta. ('''Vikram Gandhi''') *Parliamo di un essere che con la sua stessa esistenza, mette alla prova il nostro senso di priorità nell'universo. Partiamo da Copernico che ha rimesso il Sole al centro dell'universo conosciuto al posto della Terra, e arriviamo all'evoluzione darwiniana per scoprire che siamo una fra le tante forme di vita su questa Terra. Ora scopriamo che non siamo speciali neanche in tutto l'universo, perchè c'è Superman. Ecco, un alieno fra noi. Non siamo soli. ('''Neil Degrasse Tyson''') *A nessuno interessa Clark Kent che sfida Batman. ('''Perry White''') *é sempre rubare se si ruba ad un altro ladro? ('''Diana''') *Lei era il mio mondo. E tu me l'hai portata via. ('''Superman''' rivolto a Batman) *Bruce ! Bruce ! Ascoltami adesso: è Lois, è Lois Lane, è lei la chiave. Sono troppo in anticipo? Sono in anticipo? Hai ragione su di lui. Hai sempre avuto ragione. Devi temerlo. Trovaci Bruce. Devi trovarci. ('''Flash''') *Signor Wayne, dall'età di sette anni lei è stato per l'arte dell'inganno ciò che Mozart è stato per il clavicembalo, ma non è mai stato un portento nel mentire a me. ('''Alfred''') *Sa qual è la bugia più vecchia in America? Che il potere può essere innocente. Buona fortuna. ('''Lex Luthor''') *Come determiniamo che cosa è bene? In una democrazia il bene è il dialogo, non una decisione unilaterale. ('''Senatrice Finch''') *Le persone odiano quello che non capiscono, ma vedono quello che fai e sanno chi sei. Non sei un assassino, una minaccia. Io non volevo che ti rivelassi al mondo. Sii il loro eroe, Clark, il loro monumento, il loro angelo, tutto ciò che hanno bisogno che tu sia. O non essere nulla. Tu non devi niente a questo mondo. Ne ora ne mai. ('''Martha''') *{{NDR|[[Ultime parole dal DC Extended Universe|Ultime parole]]}} Prima di cominciare voglio ringraziare il nostro testimone per essere qui oggi. é così che funziona una democrazia: si instaura un dialogo, si agisce secondo il consenso dei governati, signore. Ho già detto in questa sede che interventi non autorizzati non saranno tollerati da questa commissione, E neanche le menzogne. Perchè oggi, oggi è il giorno della verità. Perchè solo parlando... Solo quando lavoriamo insieme possiamo... possiamo... noi possiamo creare una società... {{NDR|vede un "the alla pesca della nonna", e l'aula esplode}} ('''Senatrice Finch''') *{{NDR|Rivolto a Lex Luthor}} Ti sbatto dentro senza farti a pezzi, il che è più di quanto meriti! ('''Superman''') *Se Dio è onnipotente non può essere solo bontà... e se è solo bontà allora non può essere onnipotente. ('''Lex Luthor''') *Nero e blu. Notte di battaglia. La più grande sfida tra gladiatori nella storia del mondo. Dio contro l'uomo. Il giorno contro la notte. Il figlio di Krypton contro il pipistrello di Gotham. ('''Lex Luthor''') *Nessuno resta buono in questo mondo. ('''Superman''') *{{NDR|Rivolto a Batman}} Sta' giù! Se l'avessi voluto, saresti già morto! ('''Superman''') *{{NDR|Rivolto a Superman}} Respira. Questa è paura. Non sei coraggioso. Gli uomini lo sono. ('''Batman''') *{{NDR|Rivolto a Superman}} I tuoi genitori ti avranno insegnato che sei importante... che sei qui per un motivo. I miei mi hanno insegnato un'altra lezione... morendo nei bassifondi senza alcun motivo. Mi hanno insegnato che il mondo ha senso solo... se lo costringi ad averlo. ('''Batman''') *Ti faccio una promessa: Martha non morirà. ('''Batman''') ==Dialoghi== {{cronologico}} *'''Lois''': Lei è un terrorista, generale? <br> '''Generale''': Non ha detto che l'intervista era con una signora. <br> '''Lois''': Non sono una signora, sono una giornalista. <br> '''Generale''': Io sono solo un uomo che non ha altro a parte l'amore per la mia gente. <br> '''Lois''': Chi paga per questi mercenari, generale? <br> '''Generale''': Chi paga i droni che ci passano sulla testa di notte? Una domanda ne tira un altra, giusto? <br> '''Lois''': Cosa sta insinuando, generale? [...] Gli Stati Uniti si manterranno neutrali nella vostra guerra civile, e da un punto di vista politico e in linea di principio. [...] <br> '''Generale''': Le bugie che gli americani raccontano come se fossero verità. [...] Uomini di potere non obbediscono ne alla politica ne ai principi, signorina Lane. Nessuno è diverso. Nessuno è neutrale. *'''Senatrice Finch''': Il mondo è così rapito da ciò che Superman può fare che nessuno si chiede cosa dovrebbe fare. Sia messo a verbale che la Commissione lo ritiene responsabile. <br> '''Kahina Ziri''': Non renderà mai conto a voi. Lui non rende conto a nessuno, nemmeno a Dio secondo me. *'''Bruce''': Ancora al lavoro? Con la vecchiaia diventi lento, Alfred. <br> '''Alfred''': Arriva per tutti, signor Wayne. Perfino lei è troppo vecchio per morire giovane. E non che non ci abbia provato. *'''Alfred''' {{NDR|mostrandogli la prima pagina del giornale, con un criminale marchiato col simbolo di Batman}}: Nuove regole? <br> '''Bruce''': Siamo criminali, Alfred, lo siamo sempre stati, non è cambiato niente. <br> '''Alfred''': Si, invece signore. È cambiato tutto. Gli uomini cadono dal cielo, gli Dei scagliano fulmini, degli innocenti muoiono. È così che comincia, signore: la smania, il furore, il senso di completa impotenza, che rende gli uomini buoni... crudeli. *'''Alfred''': Batman ha interrogato 6 persone e non ha ottenuto niente, è stato Bruce Wayne che ha avuto l'informazione. <br> '''Bruce''': Beh, Bruce Wayne non può intrufolarsi in casa di Lex Luthor. <br> '''Alfred''': Bruce Wayne non ne avrà bisogno: è stato invitato. *'''Bruce''': Bella ragazza, brutte abitudini. Ma questo non lo scriva. <br /> '''Clark''': Cosa ne pensa del bat-vigilante di Gotham? <br /> '''Bruce''': Il Daily Planet... ma è di mia proprietà? O era quell'altro? <br /> '''Clark''': Da voi i diritti civili vengono calpestati. Gli onesti vivono nel terrore. <br /> '''Bruce''': Non creda a quello che sente, giovanotto. <br /> '''Clark''': Io l'ho visto, signor Wayne. Si crede al di sopra della legge. <br /> '''Bruce''': Il Daily Planet che critica chi si crede al di sopra della legge... è un po' ipocrita, non le pare? Considerato che quando il vostro eroe salva un gattino su un albero scrivete un editoriale trionfale su un alieno che, se volesse, potrebbe ridurre il pianeta in cenere. E noi non potremmo fare niente per fermarlo. <br /> '''Clark''': La maggior parte del mondo non condivide la sua opinione. <br /> '''Bruce''': Forse è la Gotham City che è in me. Abbiamo dei brutti trascorsi con gli squilibrati vestiti da clown. *'''Intervistatore''': Ma è davvero sorprendente che l'uomo più potente del mondo sia una figura così controversa? <br /> '''Senatrice Finch''': Che un solo individuo si occupi di interventi di livello nazionale dovrebbe darci qualche perplessità *'''Clark''': Se non ci pensa la polizia, la stampa deve fare ciò che è giusto. <br /> '''Perry White''': Non decidi tu cosa è giusto. *'''Bruce''': Lei non mi conosce. Ma io ne ho conosciute tante come lei. <br /> '''Diana''': Mmm... Non credo abbia mai conosciuto una come me... In fondo è vero quello che si dice dei maschietti: nascono senza la minima inclinazione a condividere. Non ho rubato il suo drive, l'ho preso in prestito. Lo troverà nella sua auto, nel porta oggetti.... *'''Alfred''': Vuole entrare in guerra?<br /> '''Bruce''': Quel bastardo ha portato la guerra qui, da noi, due anni fa. Dio santo, conta i morti: migliaia di persone. E poi quante? Milioni? Lui ha il potere di spazzare via l'intera razza umana, e se c'è anche una probabilità su cento che sia nostro nemico la dobbiamo considerare un'assoluta certezza! E dobbiamo distruggerlo.<br> '''Alfred''': Ma lui non è nostro nemico!<br /> '''Bruce''': Non oggi. Vent'anni a Gotham, Alfred... abbiamo visto le promesse quanto valgono. Quante brave persone restano? Quante non sono cambiate? *'''Superman''': {{NDR|Apre in due la Batmobile e Batman esce}} La prossima volta che vedi il tuo simbolo in cielo, non rispondere. Il Pipistrello è morto. Seppelliscilo. Considerala magnanimità. <br /> '''Batman''': Dimmi. Tu sanguini? {{NDR|Superman vola via}} Gronderai. *'''Superman''': Tutto questo tempo ho vissuto seguendo la visione di mio padre, l'ideale di un fantasma, pensando a fare del bene. Superman non è mai stato reale, era solo il sogno di un contadino del Kansas. <br /> '''Lois Lane''': Quel sogno è tutto ciò che tante persone possiedono, è quello che dà loro speranza. Questo significa qualcosa? {{NDR|Il simbolo della "S"}} <br /> '''Superman''': Nel mondo da cui provengo, ma il mio mondo non esiste più. *'''Alfred''': Lei sa che non può vincere, è un suicidio. <br /> '''Bruce''': Sono più vecchio di quanto mio padre non sia mai stato. Potrebbe essere l'unica cosa importante che avrò fatto.<br> '''Alfred''': Vent'anni di lotta alla criminalità non contano?<br /> '''Bruce''': I criminali sono come le erbacce: ne strappi una e ne ricresce subito un'altra. Questo è per il futuro del mondo. È il mio retaggio. Mio padre mi mise a sedere qui, e mi raccontò come era nata la fortuna dei Wayne. <br> '''Alfred''': Ferrovie, beni immobili e petrolio. <br /> '''Bruce''': La prima generazione si arricchì commerciando con i francesi: pelli, pellicce. Erano cacciatori.<br> '''Alfred''': Così cade il casato dei Wayne. *'''Lois''': Lei è [[psicopatia|psicopatico]].<br /> '''Lex''': Cinque sillabe valide per ogni pensiero inadatto a menti ristrette. *'''Batman''': Tu non sei mai stato un Dio. E non sei mai stato un uomo. <br /> '''Superman''': Così tu gli permetti di uccidere Martha. <br /> '''Batman''': Che cosa significa? Perchè hai detto quel nome? <br /> '''Superman''': Trovalo subito. Salva Martha. *'''Batman''': Io non ti merito, Alfred. <br /> '''Alfred''': No, signore, è la verità. *'''Knyazev''' {{NDR|[[Ultime parole dal DC Extended Universe|ultime parole]]}}: Buttala. Ho detto "buttala"!!! Io la ammazzo! Credimi, lo faccio!!! <br /> '''Batman''': Io ti credo. *'''Batman''': Stia tranquilla. Sono amico di suo figlio. <br /> '''Martha''': L'avevo capito... dal mantello. *'''Superman''': Hai perso. <br /> '''Lex''': Non posso lasciarti vincere! Ho dato a Batman una possibilità ma non ha avuto la forza! Quindi, se l'uomo non uccide Dio, lo farà il Diavolo! [...] Un'antica deformità Kryptoniana! E adesso, sangue del mio sangue! È nato per distruggerti! Si chiama Doomsday! Adesso Dio è come se... fosse morto! *'''Wonder Woman''' {{NDR|riferita a Doomsday}}: Questa cosa, questa creatura, sembra si nutra di energia! <br /> '''Superman''': Quella "cosa" viene da un altro mondo. Il mio mondo. <br /> '''Wonder Woman''': Ho già ucciso cose che venivano da altri mondi. <br /> '''Superman''' {{NDR|a Batman, riferendosi a Wonder Woman}}: Lei è con te? <br /> '''Batman''': Credevo fosse con te. {{NDR|i tre eroi si preparano a combattere con Doomsday}} *'''Superman''': Io ti amo. <br /> '''Lois''': No. No Clark, non puoi. <br /> '''Superman''': Questo è il mio mondo. <br /> '''Lois''': No Clark, non farlo. <br /> '''Superman''': Tu sei il mio mondo. <br /> '''Lois''': No, ti prego! Clark!!! *'''Bruce''': Tutto il circo è lì a celebrare una bara vuota. <br /> '''Diana''': Non sanno come onorarlo, se non come un soldato. <br /> '''Bruce''': Io l'ho tradito, da vivo... non lo tradirò da morto. Aiutami a trovare gli altri come te. <br /> '''Diana''': Forse non vogliono essere trovati. <br /> '''Bruce''': Invece sì... e combatteranno, dobbiamo rimanere uniti. <br /> '''Diana''': Cento anni fa decisi di abbandonare l'umanità... e un secolo pieno di orrori. L'uomo ha creato un mondo dove restare uniti è impossibile. <br /> '''Bruce''': Gli uomini sono ancora buoni. Combattiamo, uccidiamo, ci tradiamo a vicenda. Ma possiamo ricostruire. Possiamo fare di meglio. Lo faremo. Dobbiamo farlo. <br /> '''Diana''': Gli altri come me... Perché hai detto che dovranno combattere? <br /> '''Bruce''': Una sensazione... ==[[Explicit]]== {{explicit film}} '''Batman''': Qualunque cosa farai, in qualunque posto andrai, io ti sorveglierò! {{NDR|gli tira fuori sul pugno un metallo rovente del suo simbolo}} <br /> '''Lex Luthor''': Ma... la campana ha già suonato. E l'hanno sentita, la nelle tenebre in mezzo alle stelle. Din-don, il Dio è morto. {{NDR|Batman afferra Lex, e colpisce furiosamente invece sul muro alle spalle, marchiandolo col suo simbolo. Lui sparisce, e tutte le celle cominciano a chiudersi}} La campana!! Ormai non si può più fermare!! Lui ha fame, è riuscito a trovarci! E sta arrivando!!! Din din din din din din din din din. Din din din din din din din din din. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{Batman}} {{Superman}} {{DC Extended Universe}} [[Categoria:Film di Superman]] [[Categoria:Film di Batman]] [[Categoria:Film del DC Extended Universe]] [[Categoria:Film d'azione]] gxxnloyj5knde53jto2u1xjlj634s7p Ultime parole dal Marvel Cinematic Universe 0 143077 1219347 1219199 2022-07-28T06:28:24Z DoctorMorte 68277 /* Fase Tre */ wikitext text/x-wiki {{Raccolta}} Raccolta delle '''ultime parole''' pronunciate dai personaggi dei film del '''''[[Marvel Cinematic Universe]]''''' in punto di morte. ==Film== {{torna a|Ultime parole dai film}} ===''Saga dell'Infinito''=== {{cronologico}} ====''Fase Uno''==== *Non sprecarla... non sprecare la tua vita... ('''Ho Yinsen''') ::{{spiegazione|Nel film ''[[Iron Man (film)|Iron Man]]'' (2008), Yinsen pronuncia le sue ultime parole a Tony Stark poco prima di morire dopo essersi sacrificato per salvare da un gruppo di terroristi.}} *Se siamo ancora in affari...io darò a voi i questi disegni in dono. E in cambio...spero che tu mi ripagherai...donandomi soldati di ferro. ('''Raza''') ::{{spiegazione|Nel film ''[[Iron Man (film)|Iron Man]]'' (2008), Raza, capo del gruppo di terroristi, noto come i "Dieci Anelli", che ha rapito Tony Stark e Ho Yinsen, pronuncia le sue ultime parole prima di venire ucciso dal suo capo, Obadiah Stane, alias, Iron Monger, per punirlo a causa del suo tradimento.}} *Mi dispiace. Posso darti solo il mio sapere. ('''Anton Vanko''') ::{{spiegazione|Nel film ''[[Iron Man 2]]'' (2010). Ormai morente dalla malattia grave, l'anziano Anton Vanko consegna al figlio Ivan i progetti del reattore Arc, su cui aveva lavorato insieme a Howard Stark pur non ricevendone alcun merito, per poi spirare, scatenando la furia vendicativa del figlio.}} *Si dice che puoi ancora sentire e vedere ciò che si manifesta intorno a te, spero che sia vero, così potrai sapere che la tua morte è giunta per mano di Laufey! ('''Laufey''') ::{{spiegazione|Nel film ''[[Thor (film)|Thor]]'' (2011), le ultime parole di Laufey sono rivolte a Odino, poco dopo di venire ucciso a tradimento dal suo figlio naturale Loki.}} *Il primo di tanti... Taglia una testa... e altre due spuntano fuori! Hail... HYDRA! ('''Heinz Kruger''') ::{{spiegazione|Nel film ''[[Captain America - Il primo Vendicatore]]'' (2011), Steve Rogers, alias, Captain America, ferma il doppiogiochista agente Heinz Kruger. Dopo che Rogers ha chiesto a Kruger chi è, quest'ultimo dichiara di appartenere all'organizzazione terroristica HYDRA, per poi avvelenarsi con il cianuro, morendo.}} *Tutto a posto, capo. Quella squadra non funzionerà mai... se loro non avranno qualcosa... da... ('''Philip "Phil" Coulson''') ::{{spiegazione|Nel film ''[[The Avengers (film 2012)|The Avengers]]'' (2012), Phil Coulson riferisce queste parole a Nick Fury, dopo essere stato ferito gravemente da Loki.}} ====''Fase Due''==== *Ora basta con le maschere! Avevi detto di volere il Mandarino... ce l'hai qui davanti! Sono sempre stato io, Tony, fin dall'inizio! Io sono il Mandarino!!! ('''Aldrich Killian/Extremis Man/Il Mandarino''') ::{{spiegazione|Nel film ''[[Iron Man 3]]'' (2013), il folle scienziato Aldrich Killian riferisce queste parole a Tony Stark prima di un duro e violento scontro con Pepper Potts nel quale perderà la vita.}} *Non te lo dirò mai! ('''Frigga''') ::{{spiegazione|Nel film ''[[Thor: The Dark World]]'' (2013), Frigga pronuncia queste ultime parole prima di essere uccisa dal mostruoso Kurse, per ordine di Malekith.}} *Lui è un nemico di Asgard. Era prigioniero nei loro sotterranei. ('''Kurse''') ::{{spiegazione|Nel film ''[[Thor: The Dark World]]'' (2013). Kurse, lo sgherro di Malekith, pronuncia queste ultime parole al suo padrone riferito a Loki, prima della battaglia tra lui con gli scagnozzi di Malekith e Thor con Loki, al termine della quale è sul punto di uccidere Thor. Tuttavia, Loki riesce a trafiggerlo di spalle e ad attaccarlo con una delle sue stesse bombe, e Kurse muore dissolvendosi.}} *Se pensi di fermarlo, sei un illuso. L'Aether non può essere distrutto. ('''Malekith''') ::{{spiegazione|Nel film ''[[Thor: The Dark World]]'' (2013), durante la battaglia, Malekith, il malvagio signore degli Elfi Oscuri, con il potere della Gemma della Realtà, noto come l'Aether, tenta di crescere l'Oscurità per distruggere l'universo, viene però raggiunto dal suo nemico giurato Thor. I due hanno una resa in cui l'Elfo Oscuro dichiara la propria superiorità. Mentre il Dio del Tuono riesce a sconfiggere definitivamente Malekith, spedendo all'altro posto che viene schiacciato a morte con la sua stessa nave.}} *Cosa?! Sei impazzito?! È una pessima idea! Pessima credimi!... ('''Jasper Sitwell''') ::{{spiegazione|Nel film ''[[Captain America: The Winter Soldier]]'' (2014), per ottenere maggiori informazioni sull'HYDRA, Steve Rogers, Natasha Romanoff e Sam Wilson catturano uno dei loro agenti, Jasper Sitwell. A bordo della macchina di Wilson, i tre lo interrogano, e vengono a sapere dello sviluppo di una super arma in grado di eliminare ogni individuo identificato come possibile minaccia per l'HYDRA. Poco dopo il soldato d'Inverno gli attacca, e butta giù Sitwell dalla macchina, provocando la sua morte.}} *Hail...HYDRA. ('''Alexander Pierce''') ::{{spiegazione|Nel film ''[[Captain America: The Winter Soldier]]'' (2014), Pierce in fin di vita, dopo essere stato ferito da Nick Fury, pronuncia le sue ultime parole.}} *Dammi la mano...! ('''Meredith Quill''') ::{{spiegazione|Nel film ''[[Guardiani della Galassia (film)|Guardiani della Galassia]]'' (2014), Meredith Quill pronuncia queste parole all'amato figlio Peter, prima di morire.}} *Modera il tuo tono!!! Io posso...! ('''Altro''') ::{{spiegazione|Nel film ''[[Guardiani della Galassia (film)|Guardiani della Galassia]]'' (2014), l'Altro, il portavoce di Thanos, cerca inutilmente di abbassare la voce a Ronan l'Accusatore, ma lui, purtroppo, lo uccide seccato con il potere del suo martello.}} *Io non sarò più la tua schiava! ('''Carina Walters''') ::{{spiegazione|Nel film ''[[Guardiani della Galassia (film)|Guardiani della Galassia]]'' (2014), Carina Walters, la schiava del Collezionista, si rivolge al suo padrone prima di ribellarsi, toccando la Gemma del Potere, contenuta nell'Orb, morendo annientata.}} *Non riuscirete mai a raggiungere Ronan! ('''Korath''') ::{{spiegazione|Nel film ''[[Guardiani della Galassia (film)|Guardiani della Galassia]]'' (2014), durante lo scontro, Korath rivolge queste ultime parole agli altri tre membri dei Guardiani della Galassia, poco prima di venire ucciso da Drax il Distruttore.}} *Siete mortali! Come è...?! ('''Ronan l'Accusatore''') ::{{spiegazione|Nel film ''[[Guardiani della Galassia (film)|Guardiani della Galassia]]'' (2014) Ronan l'Accusatore si rivolge così ai Guardiani della Galassia, poco prima di essere definitivamente annientato dalla Gemma del Potere, contenuta nell'Orb.}} *Sei incredibilmente ingenuo. ('''Ultron''') ::{{spiegazione|Nel film ''[[Avengers: Age of Ultron]]'' (2015), Ultron è scappato da Sokovia, ormai distrutta, e si è rifugiato in un bosco vicino. Poco dopo Ultron, raggiunto da Visione, pronuncia quest'ultime parole e cerca di uccidere il suo nemico, ma Visione grazie al potere della Gemma della Mente incastrata nella sua testa, riesce a distruggere il robot malvagio.}} *Mi dispiace, tesoro, devi aiutare papà a pagare tutti per i suoi errori. ('''Darren Cross/Calabrone''') ::{{spiegazione|Nel film ''[[Ant-Man (film)|Ant-Man]]'' (2015), Darren Cross, alias il Calabrone, rivolge queste parole quando è sul punto di uccidere Cassie Lang e il poliziotto Jim Paxton. Tuttavia Scott Lang, alias Ant-Man, riesce a sabotare la tuta del Clabarone provocandone la morte.}} ====''Fase Tre''==== *E tu verrai con me! ('''Brock Rumlow/Crossbones''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Captain America: Civil War]]'' (2016). Quando gli Avengers intercettano lo spietato mercenario Brock Rumlow, alias Crossbones, che aveva rubato un'arma biologica a Lagos, in Nigeria. Una volta sconfitto e catturato, durante nel loro combattimento, Rogers interroga Rumlow, chiedendogli chi è il compratore: Rumlow risponde che è il vecchio amico di Rogers, Bucky Barnes, alias, il Soldato d'Inverno. Approfittando della sua distrazione per un momento, Rumlow spiega come stanno le cose, e accende una granata per uccidere se stesso e Rogers. Tuttavia Scarlet blocca la granata, e spinge Rumlow verso un palazzo, uccidendo lui e, accidentalmente, diverse persone del Wakanda.}} *Nessuno lo è. Noi non scegliamo il nostro tempo. La morte dà significato alla vita. Sapere che i tuoi giorni termineranno. Che il tuo tempo è breve. Pensi che dopo questo tempo, io sia pronta. Ma guardami. Sto prolungando questo momento solo per poter guardare la neve. ('''Antico''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Doctor Strange (film)|Doctor Strange]]'' (2016). L'Antico, dopo essere stata ferita da Kaecilius, rivolge queste ultime parole al dottor Stephen Strange.}} *Che succede? ('''Kaecilius''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Doctor Strange (film)|Doctor Strange]]'' (2016). Kaecilius è intento a distruggere la Terra. Tuttavia il Dottor Strange riesce a stringere un patto con Dormammu, grazie al potere della Gemma del Tempo, Kaecilius e i suoi zeloti vengono quindi inceneriti a morte dal malvagio Signore della Dimensione Oscura.}} *Chiedo solo una cosa, che la vostra Alta Sacerdotessa gli dica il nome dell'uomo che ha segnato il suo destino: Taserface! ('''Taserface''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Guardiani della Galassia Vol. 2]]'' (2017). Taserface si rivolge con queste parole ad una Sovereign, poco prima di morire a causa dell'esplosione della sua nave.}} *No, basta! Senti, ascolta!! Tu sei un dio! Se mi uccidi, sarai solo un comune mortale come tutti gli altri! ('''Ego il Pianeta Vivente''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Guardiani della Galassia Vol. 2]]'' (2017). La versione umana di Ego il Pianeta Vivente pronuncia queste parole cercando ancora di portare Peter dalla sua parte. Peter però si rifiuta, e Baby Groot ripone una bomba nel cervello di Ego, provocandone la morte.}} *Ti avrà anche generato magari, ma non era tuo padre! Scusa, non ne ho combinata una giusta. È stata una fortuna averti come figlio. ('''Yondu Udonta''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Guardiani della Galassia Vol. 2]]'' (2017). Dopo l'uccisione e la distruzione di Ego il Pianeta Vivente, Yondu pronuncia queste parole riferendosi a Peter e fa indossare al ragazzo una tuta spaziale. Yondu, pentitosi delle cattive azioni compiute, muore congelato nello spazio.}} *Cosa? ('''Jackson "Montana" Brice/Shocker''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Spider-Man: Homecoming]]'' (2017). Jackson Brice, rivolge confuso questa parola a suo capo Adrian Toomes, alias l'Avvoltoio, poco dopo di venire ucciso accidentalmente da quest'ultimo con un'arma dei Chitauri, praticamente stanco della sua incompetenza.}} *Guardate. Ricordate questo posto. Casa. ('''Odino''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Thor: Ragnarok]]'' (2017). Odino, prima di morire svanendo dalla vecchiaia, rivolge queste ultime parole a suoi figli Thor e Loki.}} *Tornatene nella caverna da cui sei strisciata fuori! Schifoso demone malvagio! ('''Hogun''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Thor: Ragnarok]]'' (2017). Hogun, uno dei Tre Guerrieri, pronuncia queste ultime parole a Hela, prima di venire ucciso dalla Dea della Morte.}} *Per Asgard. Hela! ('''Skurge''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Thor: Ragnarok]]'' (2017). Skurge, alias l'Esecutore, prima di combattere l'esercito di Hela, rivolge queste ultime parole alla sua ex padrona Hela, poco prima di venire ucciso dalla Dea della Morte per il suo tradimento.}} *Ah, e io ero convito che fossi un americano pazzo. ('''Ulysses Klaue/Klaw''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Black Panther (film)|Black Panther]]'' (2018). Il mercenario Ulysses Klaue rivolge queste ultime parole ad Erik Killmonger poco prima di venire ucciso a tradimento da quest'ultimo con una pistola.}} *Io sono la causa della morte di tuo padre. Non lui. Prendi me. ('''Zuri''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Black Panther (film)|Black Panther]]'' (2018). Durante il primo epico scontro tra la Pantera Nera ed Erik Killmonger, il saggio stregone Zuri pronuncia queste parole prima di essere ucciso dallo stesso Killmonger.}} *Perché? Per potermi rinchiudere? Nah. Seppelliscimi nell'oceano... come i miei antenati che si buttavano dalle navi. Sapevano che la schiavitù era peggio della morte. ('''N'Jakada\Erik Stevens/Killmonger''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Black Panther (film)|Black Panther]]'' (2018). Dopo una violenta lotta, le ultime parole di N'Jadaka, alias Erik Killmonger, sono rivolte a suo cugino T'Challa, alias la Pantera Nera, rifiutando il suo aiuto prima di morire estraendosi la lancia dal petto, per essersi pugnalato da lui stesso durante lo scontro.}} *Padre degli dei... lasciate che la magia oscura scorra attraverso me per un'ultima... volta. ('''Heimdall''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Avengers: Infinity War]]'' (2018). Heimdall, ormai privo di forze per la lotta contro Thanos e l'Ordine Nero, teletrasporta Hulk sulla terra in modo da avvertire i loro compagni dell'imminente arrivo di Thanos. Subito dopo il Titano Pazzo, con la lancia di Gamma Corvi, trafigge Heimdall al cuore, poiché l'aveva fatto.}} *Tu... non sarai mai... un dio. ('''Loki Laufeyson\Odinson''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Avengers: Infinity War]]'' (2018). Dopo la morte di Heimdall e la sparizione di Hulk, Loki, il Dio dell'Inganno, all'inizio si finge di allearsi con Thanos, lasciando a morire il fratello adottivo Thor nelle sue mani. Tuttavia, appena si avvicina al titano cerca di pugnalarlo, in quanto il suo era solo un tentativo per ucciderlo: Thanos, fermando il coltello, afferra Loki e lo strangola a morte sotto gli occhi disperati del fratello adottivo Thor.}} *No. Questo non è amore. ('''Gamora del 2018''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Avengers: Infinity War]]'' (2018). Thanos e Gamora raggiungono il pianeta Vormir in cui si nasconde la Gemma dell'Anima, custodita da Teschio Rosso. Sull'orlo di un abisso, Teschio Rosso spiega a Thanos che dovrà sacrificare una persona amata per ottenere la gemma: con le lacrime agli occhi, Thanos si ritrova costretto a gettare giù dal precipizio la figlia, Gamora, che morendo gli fa ottenere la gemma.}} *Io ora devo distruggere questo motore prima che lo trovino! ('''Mar-Vell''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Captain Marvel (film)|Captain Marvel]]'' (2019). Nel 1989 Carol Danvers e la sua maestra, la dottoressa Wendy Lawson, il cui vero nome è Mar-Vell stanno facendo un giro di ricognizione, fino a quando vengono intercettate da Yon-Rogg che vuole distruggere il motore segreto di Mar-Vell, da lei creato per aiutare gli Skrull. Yon-Rogg abbatte la loro navicella, e Mar-Vell si appresta a distruggere il motore, ma prima che possa farlo Yon-Rogg la uccide, non avendo fermato però Danvers che riesce lei a distruggere il motore, in cui diviene la futura Capitan Marvel.}} *Troppo tardi. ('''Norex''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Captain Marvel (film)|Captain Marvel]]'' (2019). Yon-Rogg sopraggiunge sulla Terra per riportare ad Hala, Carol Danvers. Arrivato lì, scopre che quella non è la vera Danvers ma Norex, uno Skrull che ha preso la forma della ragazza. Yon-Rogg scopre inoltre che Danvers è nello spazio insieme a Nick Fury, Talos, Maria Rambeau e Goose e sta per scoprire quello che ha sempre cercato di nascondergli. Prima di lasciare la Terra, Yon-Rogg uccide furiosamente Norex per poi andarsene.}} *Subito. ('''Minn-Erva''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Captain Marvel (film)|Captain Marvel]]'' (2019). Yon-Rogg e la Starforce riescono a rintracciare Danvers e i suoi nuovi compagni, riuscendogli a imprigionargli. Carol riesce però a liberarsi così come i suoi compagni, e iniziano una battaglia contro Yon-Rogg e la Starforce. In seguito, Yon-Rogg ordina a Minn-Erva di seguire Nick Fury, Maria Rambeau, Goose, Talos e gli Skrull che stanno scappando. Ma Fury e Rambeau riescono a distruggere la sua navicella, uccidendola.}} *Va bene. ('''Natasha Romanoff/Vedova Nera''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Avengers: Endgame]]'' (2019). Mentre Natasha Romanoff, alias la Vedova Nera, e Clint Barton, alias Occhio di Falco (divenuto anche Ronin), sono a Volmir per recuperare la Gemma dell'Anima, incontrano Teschio Rosso, il guardiano della Gemma, che gli spiega il sacrificio che serve per recuperare la Gemma, ovvero una vita. Entrambi gli eroi vogliono sacrificarsi per l'altro, ma alla fine è Vedova Nera che sceglie di morire gettandosi dal dirupo su cui si trova Teschio Rosso, essendo consapevole che il collega potrà stare con la sua famiglia se il loro piano riesce: subito dopo, il commosso e disperato Clint si ritrova con la Gemma.}} *Non me lo permetterà. ('''Nebula del 2014''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Avengers: Endgame]]'' (2019). Recuperate le Gemme dell'Infinito, gli Avengers creano un nuovo Guanto dell'Infinito e devono decidere chi sarà a schioccare le dita per riportare in vita tutti quelli morti. Alla fine è Hulk a schioccare le dita, ma subito dopo il gruppo viene raggiunto dal Thanos del passato che distrugge la loro base. Mentre Hulk, Ant-Man, Rocket Raccoon e War Machine sono imprigionati sotto le macerie della base, e Iron Man, Capitan America e Thor combattono contro Thanos, Occhio di Falco cerca di proteggere il guanto dai servitori del Titano Pazzo. Tuttavia, viene raggiunto dalla Nebula del passato, intenzionata ad impossessarsi del guanto per poterlo dare a Thanos. Fortunatamente, Occhio di Falco viene raggiunto dalla Gamora del passato e dalla Nebula del presente, dove quest'ultima uccide la sua controparte del passato.}} *Io sono... ineluttabile. ('''Thanos del 2014''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Avengers: Endgame]]'' (2019). Durante la battaglia finale, nonostante l'aiuto di tutti i supereroi, il perfido Thanos proveniente dal passato riesce ad impossessarsi del Guanto dell'Infinito costruito dagli Avengers per schioccare di nuovo le dita, ma viene raggiunto da Iron Man che gli ruba le gemme dal guanto e schiocca lui stesso le dita: in questo modo, il Titano Pazzo svanisce polverizzandosi, insieme con il suo esercito e l'Ordine Nero, dopo essersi accasciato a terra contemplando il suo fallimento.}} *Vedrai, Peter. La gente... ha bisogno di credere. Di questi tempi... crede a qualsiasi cosa. ('''Quentin Beck/Mysterio''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Spider-Man: Far from Home]]'' (2019). Peter Parker, alias, Spider-Man, viene reclutato da Nick Fury per contrastare la minaccia degli Elementali, creature provenienti da altre dimensioni che stanno spargendo il caos in tutto il mondo. Nel corso della missione, però, Peter scopre che il loro nuovo alleato Quentin Beck alias Mysterio, è un truffatore: gli Elementali sono infatti solo una sua creazione. Peter combatte così contro il malvagio Mysterio a Londra, dove dopo aver ingaggiato una lotta, Beck viene sconfitto e muore apparentemente.}} ===''Saga del Multiverso''=== ====''Fase Quattro''==== {{cronologico}} *È sull'ala!!! Muovetevi!! Che state aspettando?! ('''Generale Dreykov''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Black Widow]]'' (2021). Lo spietato generale russo Dreykov, leader dell'organizzazione segreta delle Vedove Nere, la ''Stanza Rossa'', fa per fuggire dalla sua base volante insieme ai suoi scagnozzi: il suo elicottero però viene intercettato da Yelena Belova, sorella di Natasha Romanoff che fa esplodere il suo elicottero con delle granate, uccidendolo e vendicando tutte le ragazze finite sotto il suo controllo.}} *Fammi solo... Riprendere fiato. ('''May Parker''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Spider-Man: No Way Home]]'' (2021). Rimasta ferita nello scontro tra il nipote Peter e il terribile Goblin, May Parker esorta il nipote ad accettare le conseguenze delle sue azioni, ricordando al nipote che "da grandi poteri derivano grandi responsabilità": purtroppo il Goblin ha ferito May gravemente con la lama del suo aliante dietro a schiena e pertanto la donna muore tra le braccia del povero Peter.}} *Lei era lì per causa tua! Io l'avrò pure colpita, ma tu... Tu sei quello che l'ha uccisa! ('''Goblin della Terra-96283''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Spider-Man: No Way Home]]'' (2021). Al termine della prima parte dello scontro finale tra i tre Spider-Man del multiverso e i Terribili Quattro, il folle supercriminale Goblin provoca la collera del Peter Parker dell'universo principale ad ucciderlo, provocandolo con la morte di sua zia May: seppur tentato di ucciderlo col suo stesso aliante, Peter dà ascolto alle sue controparti alternative e si limita ad iniettare al Goblin un siero in grado di annullare la sua personalità maligna, eliminando la minaccia una volta per tutte che libera finalmente Norman Osborn.}} *Lo so. Ma nel grande calcolo del multiverso, il tuo sacrificio vale più della tua vi... ('''Stephen Strange/Defender Strange della Terra-617''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Doctor Strange nel Multiverso della Follia]]'' (2022). In fuga nel multiverso, la giovane America Chaver e una versione alternativa del Dottor Strange, noto come il Defender Strange, vengono bloccati dal mostro dimensionale che gli dà la caccia. Non trovando altra soluzione, Strange decide di sacrificare la vita di America assorbendo il suo potere di viaggiare nel multiverso in modo da impedire al mostro di ottenerlo: prima di poter portare a termine l'ingrato compito però Defender Strange viene trafitto alla schiena dal mostro e non può fare altro che scagliare America in un portale dimensionale prima di morire.}} *Sono pronto. ('''Stephen Strange/Supreme Strange della Terra-838''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Doctor Strange nel Multiverso della Follia]]'' (2022). In un flashback, gli Illuminati della Terra-838 raccontano al Dottor Strange la fine della sua controparte del loro universo, Supreme Strange: questi, nel tentativo di fermare Thanos, utilizzò il libro di magia nera del Darkhold per viaggiare nel multiverso, ma finì per provocare accidentalmente l'incursione tra due universi. Una volta fermato Thanos, Supreme Strange accettò la decisione dei suoi compagni di essere giustiziato per i suoi crimini: pertanto il collega Freccia Nera, seppur estremamente riluttante e dispiaciuto, lo disintegrò con la sua voce supersonica.}} *Wanda, Black Bolt potrebbe ucciderti con un sussurro dalla sua bocca. ('''Reed Richards/Mister Fantastic della Terra-838''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Doctor Strange nel Multiverso della Follia]]'' (2022). Deciso a far ragionare Wanda Maximoff, desiderosa di rapire America per viaggiare nel multiverso, il membro degli Illuminati, Reed Richards, alias Mister Fantastic, prova a farla ragionare minacciandola con i poteri di Freccia Nera: Wanda per tutta risposta uccide quest'ultimo e, afferrando un terrorizzato Mister Fantastic con i suoi poteri telecinetici, squaglia meticolosamente il suo corpo per poi finirlo facendogli esplodere la testa.}} *Ho tutto il giorno libero! ('''Peggy Carter/Capitan Carter della Terra-838''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Doctor Strange nel Multiverso della Follia]]'' (2022). Per fermare Wanda, l'illuminata Peggy Carter, alias Capitan Carter, prova ad affrontarla in uno scontro diretto lanciandole contro il suo scudo: Wanda però riesce a bloccarlo e glielo lancia nuovamente contro tranciandola a metà.}} *Esci subito dal mio universo! ('''Maria Rambeau/Capitan Marvel della Terra-838''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Doctor Strange nel Multiverso della Follia]]'' (2022). Furiosa per la morte dei compagni Illuminati, Maria Rambeau affronta a sua volta Wanda Maximoff, ma come gli altri supereroi ha presto la peggio e viene sconfitta dalla strega, che le dà il colpo di grazia schiacciandola con una statua con la sua effige.}} *Wanda Maximoff, la tua mente è tenuta in ostaggio dal tuo sé alternativo. Forza, dammi la mano! Forse se riuscissi a liberarti dalle macerie l'incantesimo finirebbe! ('''Charles Xavier/Professor X della Terra-838''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Doctor Strange nel Multiverso della Follia]]'' (2022). Utilizzando i suoi poteri telepatici, il leader degli Illuminati, il professor Charles Xavier riesce ad entrare nella mente di Wanda Maximoff, nel tentativo di liberare la sua controparte della Terra-838 posseduta dalla strega: sfortunatamente Wanda glielo impedisce e uccide la sua mente spezzandogli il collo, provocando la sua morte anche nella realtà.}} *Lo immaginavo! ('''Stephen Strange/Sinister Strange della Terra-199999''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Doctor Strange nel Multiverso della Follia]]'' (2022). Cacciato da Wanda in un altro universo alternativo, il Dottor Strange si ritrova ad affrontare una sua controparte sadica e malvagia nota come il Sinister Strange, colpevole di essersi lasciato corrompere dal Darkhold: dopo uno scontro in cui i due stregoni utilizzano le note musicali è la controparte buona ad avere la meglio, scagliando il Sinister Strange fuori da una finestra e facendolo impalare con orrore ad una delle cancellate.}} *Io ho aperto il Darkhold, e io devo richiuderlo. Nessuno sarà più tentato dal Darkhold! ('''Wanda Maximoff/Scarlet Witch''') ::{{spiegazione|Personaggio di ''[[Doctor Strange nel Multiverso della Follia]]'' (2022). Su suggerimento del Dottor Strange, America fa incontrare Wanda con i suoi figli provenienti da un altro universo, che tuttavia sono terrorizzati dalla sua natura spietata: comprendendo disperatamente di essersi lasciata corrompere dal male che ha compiuta, Wanda decide di rimediare distruggendo la caverna contenente il Darkhold e distruggendo ogni copia del libro presente nel multiverso, perdendo apparentemente la vita nel processo.}} ==Serie televisive Netflix== {{cronologico}} ===''[[Daredevil (serie televisiva)|Daredevil]]''=== ====''Prima stagione''==== *Avresti dovuto uccidermi, vigliacco! ('''John Healy''') ::{{spiegazione|Dopo essere stato prosciolto grazie ad una giuria corrotta, il sicario John Healy viene attaccato da Daredevil, che picchiandolo lo interroga su chi sia il mandante del suo ultimo omicidio. Per via di tutte quelle violenze, Healy confessa, ma vedendo che il vigilante non lo uccide si suicida sbattendo la faccia contro un pezzo di ferro, essendo consapevole che il suo mandante farebbe uccidere lui e la sua famiglia in caso venisse a sapere della spiata.}} *Aiutami...Ti prego...Aiutami... ('''Anatoly Ranskahov''') ::{{spiegazione|Deciso ad accettare gli accordi con Wilson Fisk, il gangster russo Anatoly Ranskahov si reca da lui: sfortunatamente, il russo arriva proprio nel bel mezzo della cena fra Fisk e Vanessa Marianna, rovinandola. Salito in macchina con Fisk, Anatoly inizia ad affermare le proprie ragioni, ma inaspettatamente l'auto si forma in un luogo isolato. Stupito, il gangster russo viene tirato fuori dall'auto e malmenato da un furioso Fisk, che inizia a sbattere sua testa contro la portiera della macchina: nonostante cerchi di supplicarlo, Fisk decapita brutalmente Anatoly con la portiera, furioso per l'appuntamento mancato.}} *Signorina Page... ('''James Wesley''') ::{{spiegazione|Dopo che Vanessa si è ripresa, il braccio destro di Fisk, James Wesley, viene a sapere che Karen Page ha fatto visita alla madre del proprio capo. Deciso a non arrecargli un ulteriore dispiacere, Wesley agisce di persona, rapendo Karen e portandola in un magazzino per interrogarla. Minacciata con la morte dei propri amici, Karen riesce a prendere la pistola del criminale: Wesley prova a farla ragionare, ma Karen istintivamente lo crivella di colpi.}} *Ho scritto tante storie nel corso dei miei anni... e sa quante volte mi hanno minacciato perché io mi tappassi la bocca? ('''Ben Urich''') ::{{spiegazione|Mentre si prepara a scrivere un articolo su Wilson Fisk, il giornalista Ben Urich riceve la visita del gangster in persona. Questi dichiara di rispettarlo, e di non crederlo responsabile della morte di Wesley. Tuttavia, Fisk è comunque arrabbiato per il coinvolgimento della propria madre: Urich dichiara stoicamente di essere comunque insensibile alle minacce, ma Fisk inaspettatamente lo strangola con violenza uccidendolo.}} *Aspetta, aspetta! ('''Leland Owlsley''') ::{{spiegazione|Venuto a sapere del coinvolgimento del proprio contabile Leland Owlsley nell'attentato all'amata Vanessa, Fisk lo convoca in un palazzo abbandonato: qui, dopo avergli rivelato di conoscere tutta la verità, lo scaraventa con violenza nella tromba dell'ascensore del palazzo, spezzandogli il collo.}} ====''Seconda stagione''==== *Chiunque ci ostacolerà, noi dipingeremo le strade di rosso col loro sangue. E quando se ne andranno, renderemo orgoglioso tuo padre. E ci libereremo degli sporchi traditori che hanno tradito i loro compagni. Hell's Kitchen sarà di nuovo nostra! ('''Nesbit''') ::{{spiegazione|Uscito dopo molto tempo dalla prigione un suo associato, il gangster Nesbit organizza per lui una festa nel suo pub, insieme ad altri scagnozzi. Finita la cena, Nesbit annuncia i loro piani di conquista del quartiere ora che Wilson Fisk è stato sconfitto, ma in quel momento Nesbit viene ucciso da un colpo di mitra: tutti gli scagnozzi infatti vengono crivellati di colpi, ad eccezione di un uomo, Grotto.}} *Non "sono"... lui... è un uomo solo! ('''Trafficante Messicano''') ::{{spiegazione|Indagando sulla pista della strage nel pub di Nesbit, Matt risale ad un gruppo di spacciatori messicani, rivali degli irlandesi. Indossati i panni di Daredevil, il vigilante si reca nel loro covo, ma qui trova solo i cadaveri dei trafficanti. Trovandone uno vivo, Matt gli chiede quali uomini abbiano potuto compiere una strage del genere, ma il trafficante specifica che è stato un solo uomo a fare tutto, per poi spirare.}} *Perché... Non l'hai... Fermato? ('''Grotto''') ::{{spiegazione|Matt viene incatenato da Frank Castle al camino di un palazzo, dove nel frattempo Frank ha portato anche Grotto, il gangster scampato alla strage degli irlandesi e protetto da Matt, Karen e Foggy. Dopo una serie di discussioni sui metodi dei due vigilanti, Frank dà a Daredevil un ultimatum: con la pistola che Castle gli ha legato alle mani, Matt dovrà decidere se sparare a Frank per impedirgli di uccidere Grotto o se lasciargli giustiziare il criminale. Matt tuttavia non vuole macchiarsi del sangue di nessuno, e spara quindi alla catena che lo lega, cercando poi di slanciarsi contro Frank: purtroppo, il violento vigilante fa in tempo a sparare a Grotto, che muore tra le braccia di Matt.}} *E a chi importa? ('''Finn Cooley''') ::{{spiegazione|Deciso a vendicare il figlio, morto la notte in cui Frank Castle massacrò gli uomini di Nesbit, il folle gangster irlandese Finn Cooley rapisce il vigilante e lo tortura. Tuttavia, grazie ad un diversivo ordito dallo stesso Castle e all'intervento di Daredevil, Frank sovverte la situazione e con un fucile a pompa minaccia Cooley, chiedendogli informazioni sugli assassini della sua famiglia, ma il criminale preferisce insultare sprezzante il vigilante: come risposta, Frank spara in piena faccia a Cooley.}} *Ho sentito di te, le notizie corrono veloce, ma quel giorno c'erano molti criminali e ogni dito ha premuto un grilletto. Pensi che questa tua crociata non finirà mai, vero? Vero? ('''Dutton''') ::{{spiegazione|Finito in prigione, grazie all'aiuto di Wilson Fisk Frank può accedere alla cella di Dutton, capo dei detenuti nonché uno degli ultimi superstiti tra gli uomini che massacrarono la famiglia Castle. Uccise le sue guardie del corpo, Frank interroga Dutton chiedendogli chi abbia materialmente sparato i colpi che uccisero i suo famigliari: il capo dei detenuti tuttavia non può dargli informazioni e insulta Frank dicendogli che la sua crociata non avrà fine. Desideroso di vendetta, Frank pugnala Dutton.}} *Tu, stupido figlio di... ('''Ray Schoonover''') ::{{spiegazione|Rivelatosi il trafficante Blacksmith, che ordinò la morte della famiglia Castle, l'ex superiore di Frank Ray Schoonover prende in ostaggio Karen e si prepara a fuggire. Tuttavia, i due vengono intercettati da Castle, creduto morto, che sottomette l'ex ufficiale e si fa portare nel suo rifugio. Qui, dopo averlo pestato e averlo interrogato, Frank uccide Schoonover con un colpo di pistola alla testa.}} *Finitelo! ('''Nobou''') ::{{spiegazione|Grazie al sacrificio dell'amata Elektra e il supporto di Frank Castle, Daredevil riesce a sconfiggere gli uomini della Mano, sfidando poi a duello il loro comandante, il vecchio alleato di Wilson Fisk Nobou, con cui si era già scontrato in precedenza. Dopo un duro ma decisivo scontro, il supereroe riesce a scaraventare giù dal palazzo in cui si trovavano il ninja. Nobou prova allora a fuggire mentre Daredevil aiuta gli ostaggi, ma viene raggiunto e ucciso da Stick.}} ===''[[Jessica Jones (serie televisiva)|Jessica Jones]]''=== ====''Prima stagione''==== *'''Barbara Shotlman''': Grazie. <br/>'''Bob Shlotman''': Grazie, signorina Jones. ::{{spiegazione|Jessica riesce a liberare la giovane Hope Shlotman dalle grinfie del suo persecutore Killgrave. Dopo averla riconsegnata ai genitori tutto sembra andare per il meglio, ma improvvisamente Hope uccide entrambi i genitori, essendo costretta ad ubbidire ad un'ultima direttiva di Killgrave}} *Perchè la amo. ('''Ruben''') ::{{spiegazione|Killgrave sta facendo un sopralluogo in casa di Jessica quando entra il timido vicino di Jessica, Ruben. Incuriosito, Killgrave obbliga il giovane a confessare la sua cotta per Jessica: geloso, Killgrave ordina a Ruben di tagliarsi la gola.}} Killgrave mi ha detto di darle questo. ('''Signora DeLuca''') ::{{spiegazione|Dopo che Jessica riesce a stordire Killgrave, l'investigatrice si imbatte nel poliziotto suo alleato Will Simpson , il quale le propone di uccidere il criminale. Jessica però vuole Killgrave vivo per poterlo interrogare, e quindi stende Simpson e due suoi colleghi e scappa. Irritato, Simpson viene avvicinato dalla vicina di casa dei Jones, la signora DeLuca, che dichiara di dovergli consegnare un pacchetto da parte di Killgrave. All'interno, Simpson trova la bomba che aveva provato a inserire nella casa di Killgrave in precedenza: prima di poter fare qualsiasi cosa la bomba scoppia ferendo gravemente Simpson e uccidendo i suoi colleghi e la signora DeLuca.}} *Tu sei una nostra responsabilità... Noi dobbiamo fermarti! ('''Louise Thompson''') ::{{spiegazione|Per far confessare Killgrave, Jessica porta nella sua cella i suoi genitori, Albert e Louise. Dopo un'aspra discussione Louise rivela il proprio scopo: ella ritiene il figlio solamente un mostro, e perciò ha portato delle forbici con cui ucciderlo. Deluso e furente per il comportamento della madre, Killgrave ordina ai genitori di suicidarsi: Jessica allora irrompe nella cella e riesce a salvare Albert, ma non Louise, che si pugnala ripetutamente con le stesse forbici che voleva usare per uccidere il figlio.}} *In un hotel sulla Washington, di fronte a Barbuto. ('''Detective Oscar Clemmons''') ::{{spiegazione|Mentre Jessica va alla caccia di Killgrave con Trish, il Detective Oscar Clemmons, passato dalla loro parte dopo aver assistito all'incontro tra il criminale e i genitori, rimane nel loro covo: dopo poco tempo arriva però Will Simpson, che puntandogli una pistola contro gli chiede dove siano andate le ragazze. Poiché il detective non parla, Simpson abbassa la pistola e gli fa capire di essere dalla loro parte: Clemmons allora gli rivela la loro posizione, ma Simpson improvvisamente estrae la pistola e gli spara a sangue freddo in testa.}} *26... 27...28...29! ('''Wendy Ross-Hogarth''') ::{{spiegazione|Killgrave e l'avvocato Jeri Hogarth fanno un accordo: il criminale costringerà Wendy, ex moglie di Jeri, a firmare le carte del divorzio ed in cambio Jeri gli fornirà il feto abortito da Hope, rimasta incinta. L'accordo va a buon fine, ma sentendo una discussione tra Jeri e Wendy Killgrave crede che ad avere ragione sia quest'ultima e gli ordina di uccidere Jeri con 100 pugnalate: contenta, Wendy inizia a pugnalare l'ex moglie con una forbice. Quando è arrivata circa alle trenta pugnalate arriva però Pam, attuale amante di Jeri: le due rivali hanno quindi una colluttazione, e Wendy sbatte contro uno spigolo di un tavolo morendo.}} *Ora puoi ucciderlo. Dimmi che lo farai! Dimmelo... dimmelo... ('''Hope Shotlman''') ::{{spiegazione|Jessica va ad un appuntamento ricevuto da Killgrave in un ristorante e si ritrova davanti una scena inquietante: il criminale ha infatti rapito la sua vecchia vittima Hope e si trova seduto con lei ad un tavolo, mentre alcuni membri del gruppo di sostegno organizzato da Trish stanno per impiccarsi sul bancone del bar. Il criminale dice a jessica che se non verrà con lui si terrà Hope, ma improvvisamente la ragazza si pugnala con un coltello: mentre Killgrave fugge utilizando come diversivo i membri del gruppo di recupero, Hope muore tra le braccia di Jessica, dicendole che ora è libera di uccidere il criminale.}} *Ora è più forte: non ascoltarlo, non guardarlo in faccia. Ti farà uccidere! ('''Albert Thompson''') ::{{spiegazione|Entrata nell'appartamento in cui Killgrave si è nascosto col padre Albert, ovvero la casa di una coppia gay, Jessica si ritrova davanti una scena brutale: sul pavimento vi sono infatti il cadavere di uno dei due ragazzi gay e Albert, privo di arti, mentre l'altro ragazzo sta facendo a pezzi i suoi arti in stato di trance. Dopo che Jessica lo ferma, si concentra sul povero Albert, che rinviene: agonizzante, il vecchio fa appena in tempo ad avvisare Jessica dei nuovi poteri ottenuti dal figlio, per poi spirare.}} *Dimmi che mi ami! ('''Kevin Thompson/Killgrave''') ::{{spiegazione|Deciso ad abbandonare la città, il criminale Killgrave prende il controllo di molte persone al porto. All'arrivo di Jessica e della sua amica Trish, Killgrave prende il controllo di quest'ultima, deciso a portarla via per far soffrire Jessica. L'investigatrice tuttavia non ha alcuna reazione alla notizia: Convinto che anche lei sia finita sotto il controllo, Killgrave la costringe a sorridergli e a baciarlo. Tuttavia, quando Jessica gli si avvicina lo afferra per il collo: facendogli capire di non essere più sotto il suo controllo, Jessica spezza il collo di Killgrave uccidendolo.}} ==Serie televisive Disney+== {{torna a|Ultime parole dalle serie televisive}} {{cronologico}} ===''[[WandaVision]]''=== *Arrivederci, amore. ('''[[Visione (Marvel Comics)|Visione]]''') ::{{spiegazione|Si tratta di una versione alternativa di Visione, ricreato da Wanda Maximoff all'interno di una cupola magica che intrappola la cittadina di Westview. Alla fine Wanda accetta di far dissolvere la cupola per liberare la città e Visione la saluta prima di scomparire.}} ===''[[Loki (serie televisiva)|Loki]]''=== *Gloriosi propositi! ('''Loki Classico''') ::{{spiegazione|È una Variante anziana di Loki sopravvissuto agli eventi di ''[[Avengers: Infinity War]]'' che, dopo anni passati in solitudine, è stato "falciato" dalla Time Variance Authority e portato nella dimensione Vuoto per aver cercato di ricongiungersi con il fratello Thor. A causa di ciò, si è ormai rassegnato al fatto che tutti i Loki siano condannati ad essere dei reietti malvagi in ogni loro Variante, impossibili da redimere. Nonostante l'iniziale rifiuto, interviene all'ultimo creando un'illusione di Asgard per ingannare la creatura chiamata Alioth, salvando così la Variante Loki del 2012 e Sylvie e permettendo loro di controllare la creatura ma sacrificandosi nel tentativo. Dice questa frase poco prima di essere consumato da Alioth, rendendosi conto di aver effettivamente raggiunto la redenzione che riteneva impossibile.}} *Ci rivedremo presto. ('''Colui che rimane''') ::{{spiegazione|Giunti alla Cittadella alla Fine del Tempo, Loki e Sylvie scoprono che la vera mente dietro la TVA è un individuo chiamato "Colui che rimane", il quale li ha appositamente condotti lì manipolando gli eventi. Egli spiega che hanno due opzioni: prendere il suo posto come governatore della TVA per mantenere intatta la Sacra Linea Temporale o ucciderlo, in quest'ultimo caso permettendo il libero arbitrio di ogni essere nell'universo ma scatenando una Guerra Multiversale tra sue Varianti malvagie. Nonostante Loki cerchi di fermarla, Sylvie, assetata di vendetta, non crede alle sue parole e riesce a uccidere Colui che Rimane con la sua spada. L'uomo pronuncia queste parole alla donna prima di spirare, preannunciando l'arrivo delle sue Varianti pericolose.}} ===''[[What if...?|What If...?]]''=== *Peter... sorridi. Sorridi per me, okay? ('''Wasp''') {{Marvel Cinematic Universe}} [[Categoria:Marvel Cinematic Universe]] [[Categoria:Ultime parole dai media| Marvel Cinematic Universe]] grgdl8nd215stxyd17h7fhpx4m5cmrw Discussioni utente:Smashfanful 3 144519 1219361 1173631 2022-07-28T11:57:39Z Sun-crops 10277 /* Modifica annullata */ nuova sezione wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 15:33, 21 mar 2018 (CET)}} == Citazioni troppo lunghe == Ciao :-) ti chiederei di tagliare i dialoghi che hai aggiunto in [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Giuseppe_il_re_dei_sogni&curid=104666&diff=966287&oldid=963637&diffmode=source Giuseppe il re dei sogni]. Tieni presente che bisognerebbe mettere solo le citazioni più significative senza esagerare (anche per questioni di copyright). --'''[[Utente:Superchilum|<span style="color:#209090;">Superchilum</span>]]'''<sup>([[Discussioni_utente:Superchilum|scrivimi]])</sup> 22:03, 4 gen 2019 (CET) :Nuovamente, ti invito a non inserire dialoghi troppo lunghi, ma solo quelli che contengono citazioni significative. Quello che hai inserito ne [[Il gladiatore]] l'ho rimosso perché troppo lungo. Lìmitati, per favore. --'''[[Utente:Superchilum|<span style="color:#209090;">Superchilum</span>]]'''<sup>([[Discussioni_utente:Superchilum|scrivimi]])</sup> 15:46, 10 gen 2019 (CET) ::Ancora. Ho accorciato l'ultimo dialogo da [[Il gigante di ferro]] perché troppo lungo. Cosa non ti è chiaro del fatto che, anche e soprattutto per questioni legali e di copyright, non ci è permesso inserire interi brani lunghi? --'''[[Utente:Superchilum|<span style="color:#209090;">Superchilum</span>]]'''<sup>([[Discussioni_utente:Superchilum|scrivimi]])</sup> 13:07, 11 gen 2019 (CET) == Un eccellente lavoro con i film == Ciao, fai sempre un ottimo lavoro quindi permettimi di segnalarti alcune minuzie: come corretto [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Fearless_(film_2006)&curid=156787&diff=993188&oldid=982752 qui] gli NDR nei dialoghi vanno prima e non dopo i due punti; l'iniziale va minuscola (tranne quando l'NDR precede l'intera citazione). Ti ricordo inoltre, perché mi sembra di avertelo visto fare in qualche altra voce, che non bisogna mai scrivere tutto maiuscolo, ma semmai usare più punti esclamativi (ad es. non "STAI ZITTO" ma "Stai zitto!!!"). Ultima cosetta: la voce non era collegata su Wikidata, com'è possibile che uno come te non sappia ancora collegare le voci su Wikidata? :-) A farlo c'è anche il vantaggio che alcuni campi dell'infobox si riempiono da soli, e questa innovazione tecnologica avviene solo su Wikiquote, non su Wikipedia. A proposito di Wikipedia, prendi nota che il template Interprogetto non va [https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Fearless_%28film_2006%29&type=revision&diff=104757606&oldid=104708720 dopo] i Collegamenti esterni, ma prima. Se la voce è collegata su Wikidata, anche su Wikipedia l'interprogetto si riempie da solo, senza bisogno di mettere "q". Se/quando hai bisogno di ulteriori chiarimenti fammi un fischio. -- [[Utente:Spinoziano|Spinoziano]] ([[Discussioni utente:Spinoziano|msg]]) 14:52, 27 giu 2019 (CEST) == NDR == Ciao, ti ricordo che nei dialoghi gli NDR vanno prima dei due punti e con l'iniziale minuscola, esempi: *'''Simba''' {{NDR|guardando il riflesso nell'acqua}}: {{ottimo lavoro}} giusto *'''Simba''': {{NDR|Guardando il riflesso nell'acqua}} {{caos}} sbagliato *'''Simba''' {{NDR|Guardando il riflesso nell'acqua}}: {{caos}} sbagliato -- [[Utente:Spinoziano|Spinoziano]] ([[Discussioni utente:Spinoziano|msg]]) 18:18, 9 set 2019 (CEST) == Roberto Genovesi == Ciao, ho visto che hai creato la pagina di [[Roberto Genovesi]], che al momento sembra solo abbozzata. Se posso permettermi, suggerisco in questi casi di mettere il segnale di ''work in progress'' al primissimo rigo della pagina, cioè <nowiki>{{WIP|Smashfanful}}</nowiki> da togliere una volta che la pagina sarà completata; altre info alla pagina [[Template:WIP]].<br>Buon lavoro, e non esitare a chiedere. --[[Utente:AnjaQantina|AnjaQantina]] ([[Discussioni utente:AnjaQantina|scrivimi]]) 22:47, 3 dic 2019 (CET) == [[Conn Iggulden]] == Buongiorno non ci sarebbe modo di accorciare un po' l'incipit di ''Cesare, padrone di Roma''? Così è davvero troppo. Magari si limiti a poche righe e se reputa qualche altro stralcio come significativo lo inserisce sotto forma di citazione.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 07:07, 24 mar 2020 (CET) ==Messaggi== Buongiorno. Non è il caso di parlare con toni così accesi. Di questa pagina finora ho visionato la sola tua modifica. Ho semplicemente cercato di farti capire che quell'a capo è tempo perso per te. Se a te sta bene perdere tempo, fai pure. Solo, ti invito ad interloquire in termini corretti, sempre e con qualsiasi utente. Non mi sono mai permesso di rivolgermi a te in modo duro, aggressivo o polemico, che io sappia. Buona giornata. --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 14:46, 19 nov 2020 (CET) P.S. Aggiungerei, inoltre, che questa questione tanto banale non meriterebbe neppure di essere discussa, tanto meno in toni accesi e, soprattutto, considerando che la mia modifica non incideva in nessun modo sul tuo inserimento e che era dettata dalla sola volontà di agevolare il tuo lavoro, come si evince con la massima chiarezza dai miei oggetti di modifica in [[Valerio Massimo Manfredi]]. Saluti. --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 14:58, 19 nov 2020 (CET) :Ciao, sono veramente contento di sapere che i tuoi toni non volevano essere polemici. Per quanto riguarda la mia modifica, è semplicissimo: premesso che il risultato conclusivo è il medesimo, nella stragrande maggioranza degli inserimenti non si va a capo dopo il <nowiki><br /></nowiki> per la semplice ragione che non è necessario, questa operazione avviene in automatico dopo il <nowiki><br /></nowiki>. Farla anche "a mano" mi sembra, per l'utente che lo fa, una complicazione inutile. Tutto qui, poi, se l'utente preferisce così... è padrone del suo tempo e delle sue energie. Le altre sezioni non le ho visionate, quindi la mia non era una modifica "ad personam", era solo, ripeto, un modo di agevolare il tuo lavoro, facendoti evitare in futuro un passaggio inutile. Spero che tutto sia chiaro, ora. Ciao. --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 16:16, 19 nov 2020 (CET) == [[Wikiquote:SheSaid 2021‎]] == Ciao, consentimi di prendere solo un po' del tuo tempo per informarti – se non ne sei al corrente – di questa iniziativa di Wiki Loves Women in corso dal 20 ottobre al 20 dicembre: l'obiettivo è il riequilibro dell'attuale sbilanciamento del numero di voci dedicate a donne rispetto a quelle relative ad uomini. Potrebbe farti piacere partecipare creando voci o migliorando quelle esistenti. L'utente che partecipa riporterà il proprio contributo o, se più d'uno, i propri contributi, nella pagina dedicata all'iniziativa ed avrà così, per il lavoro svolto, un immediato riscontro e riconoscimento che resterà registrato per sempre, come vedrai nella pagina [[Wikiquote:SheSaid 2020]] della prima edizione. Chiaramente tutto è rimesso alla libera iniziativa dell'utente; assolutamente nulla di obbligatorio, ma se hai piacere e ti è possibile partecipare all'iniziativa, darai un importante contributo al suo successo. Grazie. Ciao, --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 15:24, 21 ott 2021 (CEST) == Modifica annullata == Ciao. Per cortesia, leggi questi oggetti di modifica [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Batman_v_Superman:_Dawn_of_Justice&diff=prev&oldid=1219340], forse troverai la risposta. Vedo che hai rimosso un punto fermo. Non andava bene? Ti saluto. --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 13:57, 28 lug 2022 (CEST) 10xslj8wr61dlawi28fwpqqma0a7fx3 Pellegrino Rossi 0 144640 1219280 1213568 2022-07-27T15:41:23Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni di Pellegrino Rossi */ +1 wikitext text/x-wiki [[File:Il Mondo Illustrato 1847 - Pellegrino Rossi.jpg|thumb|Pellegrino Rossi, da ''Il Mondo Illustrato'', 1847]] '''Pellegrino Rossi''' (1787 – 1848), economista, giurista, docente, diplomatico e politico italiano. ==Citazioni di Pellegrino Rossi== *Il governo rappresentativo può senza fatica stabilirsi, lodevolmente procedere, a poco a poco perfezionarsi, e, se ci sia d'uopo, allargarsi per tutto in Italia; che di ciò m'assicurano l'impegno italiano, la crescente civiltà di questi popoli, e più ancora la loro politica condizione. Servi erano tutti in Italia, piccioli e grandi, poveri e ricchi, e quindi tutti gli ordini dello Stato debbono portare lo stesso amore alla libertà. Qui non v'hanno antiche gare, vecchi odi, acerbe reminiscenze, desideri di vendetta fra un ordine e un altro. I privilegi dei signori erano tal fumo che non può lasciar, dissipandosi, né profondi rancori né pericolosi desideri. Fruisca l'Italia di questo singolare benefizio, e non guasti, per stolta impazienza e vane ambizioni, un'opera ad essa più agevole che non lo è stata ad ogni altra nazione.<ref name="Lettere">Da ''Lettere di un dilettante di politica sulla Germania, la Francia e l'Italia''; in Carlo Alberto Biggini, ''Il pensiero politico di Pellegrino Rossi di fronte ai problemi del Risorgimento italiano'', Roma 1937, pp. 173-74, 182-83, 185, 188-89; citato in [[Denis Mack Smith]], ''Il Risorgimento italiano. {{small|Storia e testi}}'', Gius. Laterza & Figli, 1968; edizione Club del Libro, 1981, pp. 286-289.</ref> *L'inviolabilità della persona di un sovrano, senza la responsabilità degli agenti, sarebbe il potere assoluto e dispotico.<ref>Citato da [[Pasquale Stanislao Mancini]] nella [https://storia.camera.it/regno/lavori/leg11/sed027.pdf Tornata del 3 febbraio 1871] della Camera dei Deputati (Regno d'Italia).</ref> *Lascio allo scrutatore infallibile de' cuori il decidere se, nel tentare discretamente più vie, l'illustre pontefice {{NDR|[[Papa Pio IX|Pio IX]]}} abbia seguito i consigli di una politica profondamente premeditata, o non piuttosto i vari impulsi del suo animo mansueto, religiosissimo e italiano. Affermo bensì che se l'Italia non ebbe da Pio tutto quanto da molti speravasi, molto ebbe però e tanto, che senz'esso il risorgimento d'Italia non poteva essere saviamente tentato; non poteva senza la preparazione e l'aiuto morale di Pio IX, come non poteva senza le armi di [[Carlo Alberto di Savoia|Carlo Alberto]].<ref name="Lettere"/> *Non v'ha in Italia che lo [[Stato Pontificio]] che per le sue peculiari condizioni sembra opporre ostacoli di qualche rilievo al sincero stabilimento del governo costituzionale.<ref name="Lettere"/> *Se la [[monarchia]] è utile altrove, all'Italia è necessaria. Monarchia è unità, è possanza. E di questi rimedi non può privare l'Italia chi ne ha cara la salute, l'indipendenza, la gloria. Unità, rimedio ai pericoli interni, possanza agli esterni. Né il secondo può stare senza il primo. Chi il primo {{sic|niega}}, niega il secondo, e vuol l'Italia serva dei forestieri.<ref name="Lettere"/> ==Citazioni su Pellegrino Rossi== *Dotato di uno di quegli ingegni fervidi, versatili, assimilatori, pieghevoli a tutto, dei quali cosi numerosi esemplari si riscontrano nella storia d'Italia, specie nel cinquecento, quali ad esempio Leon Battista Alberti, Leonardo da Vinci, Benvenuto Cellini, Giulio Pippi<ref>Più noto come [[Giulio Romano]], architetto e pittore italiano.</ref> – per non parlare dei sommi come Raffaello, Michelangelo, Niccolò Machiavelli – Pellegrino Rossi era agitato dal desiderio febbrile di effondere tutta quella potenza di cui si sentiva investito e quindi esplicava un'attività veramente prodigiosa negli studi e, fra una scrittura forense di materia civile e un dibattimento penale, apprendeva la lingua e la letteratura inglese e si arricchiva di estese e profonde cognizioni nella storia, nella filosofia, nell'economia e nel diritto. ([[Raffaello Giovagnoli]]) *Fu sin dal principio un fautore di [[Papa Pio IX|Pio IX]] fino a partecipare di persona alle manifestazioni popolari in suo favore, ma vide subito la pochezza e ambiguità dell'uomo e ne denunziò i pericoli. ([[Indro Montanelli]]) *Rossi era un toscano della Lunigiana, ma solo all'anagrafe. Come formazione e mentalità, apparteneva ancora a quel tipo di {{sic|apòlidi}} che l'Italia del Settecento sfornava doviziosamente e che, non trovando in patria un terreno per i loro talenti, andavano da mercenari a investirli all'estero. Professore d'Università a poco più di vent'anni, poi commissario di [[Gioacchino Murat|Murat]] al tempo del suo infelice tentativo di unificare l'Italia sotto il suo scettro, era l'unico cattolico cui l'Accademia calvinista di Ginevra avesse mai affidato una cattedra. ([[Indro Montanelli]]) *Rossi voleva riedificare il primato papale, dandogli a barbacane, non la monarchia Sabauda, come era stata intenzione di Gioberti, ma la Borbonica; voleva raffrenare gli istinti generosi, irrequieti e bellicosi della democrazia, creando, ad esempio di quel che fece Filippo Orleanese in Francia, una borghesia taccagna e paciona; voleva rimettere a nuovo il feudo ecclesiastico introducendovi quanto più potesse di modernità col lasciar passare della benedizione papale. I quali intendimenti gli rovesciavano addosso le ire dello universale. ([[Giuseppe Montanelli]]) ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Rossi, Pellegrino}} [[Categoria:Diplomatici italiani]] [[Categoria:Economisti italiani]] [[Categoria:Giuristi italiani]] [[Categoria:Politici italiani]] kysutjhjza41o4ywcnaf0x63tewvfo2 Template:Lingue/Dati 10 148341 1219324 1219221 2022-07-27T21:58:18Z ItwikiBot 66727 Bot: aggiornamento dati wikitext text/x-wiki {{#switch:{{{1}}} |lingua1 = it |voci1 = 43882 |lingua2 = en |voci2 = 43082 |lingua3 = pl |voci3 = 24711 |lingua4 = ru |voci4 = 15110 |lingua5 = cs |voci5 = 12067 |lingua6 = et |voci6 = 10001 |lingua7 = pt |voci7 = 9127 |lingua8 = fa |voci8 = 9097 }} k0pnwca0ccls2bvbqe0sbg8l6orwb48 Oscar Niemeyer 0 156643 1219326 1067386 2022-07-27T22:08:26Z Sun-crops 10277 wikitext text/x-wiki [[File:Oscarniemeyer.jpg|thumb|Oscar Niemeyer]] '''Oscar Niemeyer''' (1907 – 2012), architetto brasiliano. ==Citazioni di Oscar Niemeyer== *Non è l'angolo retto che mi attira né la linea retta, dura, inflessibile inventata dall'uomo. Mi attira solamente la linea curva libera e sensuale, la curva che si incontra nelle montagne del mio Paese, nei corsi sinuosi dei suoi fiumi, nelle onde del mare, nel corpo della donna amata. Di curve è fatto l'universo, l'universo curvo di [[Albert Einstein|Einstein]].<ref>Da ''Permanance et invention'', Editions du Moniteur, Parigi, 2007; citato in Nicoletta Trasi, ''Libertà plastica'', in AA.VV. , ''Teorie figure architetti del {{sic|Modernocontemporaneo}}'', Gangemi, Roma, [https://books.google.it/books?id=Umu0CgAAQBAJ&lpg=PA279&dq=&pg=PA279#v=onepage&q&f=false p. 279]. ISBN 978-88-492-9398-2</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Niemeyer, Oscar}} [[Categoria:Architetti brasiliani]] b287nrfkerw5rhk9rg366n62k3ldz2p Émile Bertaux (storico) 0 156891 1219329 1079515 2022-07-27T22:40:26Z Sun-crops 10277 fix vari wikitext text/x-wiki [[File:Ramon Casas - MNAC- Émile Bertaux- 027293-D 006448.jpg|thumb|Émile Bertaux]] '''Émile Bertaux''' (1869 – 1917), storico dell'arte francese. ==''L'art dans l'Italie méridionale''== *Una sola città, in Italia, poté resistere, fino al tempo di Diocleziano, all'unità romana. Reggio e Taranto avevano già dimenticato il greco, quando Napoli lo parlava ancora. Mentre le città del litorale ionio erano entrate nell'oscurità in cui dovevano restare sommerse fino all'VIII° secolo dell'era cristiana, mentre Capua, ancora ricca e popolosa, declinava lentamente dal giorno in cui, rivale di [[Roma]], era stata abbattuta per sempre, [[Napoli]] non aveva cessato di crescere sotto il dominio romano senza acquistare la sua prosperità a prezzo di una rinuncia a tutte le sue tradizioni elleniche. La città erede dell'antico splendore di Cuma conservò sotto l'Impero forme di gorverno che la stessa Grecia aveva perdute: i cittadini continuarono a ripartirsi entro ''fratrie'' ad imitazione di Atene; imperatori, come Tito e Adriano, si onorarono di portare il titolo di ''demarca'' di Napoli. Le stesse magistrature romane rivestirono nomi ellenici; il duumviro fu un ''arconte'', e l'edile un ''agoranomo''. Giochi di origine antica furono magnificamente restaurati in onore di Augusto e salutati dai poeti e dai retori delle scuole greche, che attirarono in Campania fino alla fine del IV° secolo, come gli ultimi giochi olimpici. È a Napoli che Nerone andò per ricevere al teatro la corona poetica perché contava di trovarvi una società affrancata dai pregiudizi romani e, per dirla tutta, con l'espressione stessa di Tacito, una città greca. :''Une seule ville, en Italie, résista, jusqu'au temps de Dioclétien, à l'unité romaine. Rhégion et Tarente avaient achevé d'oublier le grec, que Naples le parlait encore. Tandis que les villes du littoral ionien étaient entrées dans l'obscurité où elles devaient rester plongées jusqu'au VIII<sup>e</sup> siècle de l'ère chrétienne, tandis que Capoue, riche encore et peuplée, déclinait lentement, depuis le jour où, rivale de Rome, elle avait été abattue pour jamais, Naples n'avait cessé de grandir sous la domination romaine, sans acheter sa prospérité au prix d'une renonciation à toutes ses traditions helléniques. La ville héritière de l'antique splendeur de Cumes garda sous l'Empire des formes de gouvernement que la Grèce même avait perdues : les citadins continuèrent à se partager entre des ''phratries'' imitées d'Athènes; des empereurs, comme Titus et Hadrien, s'honorèrent de porter le titre de ''démarque'' de Naples. Il n'est pas jusqu'aux magistratures romaines qui ne revêtirent des noms helléniques ; le duumvir fui un ''archonte'', et l'édile un ''agoranome''. Des jeux d'origine ancienne furent restaurés magnifiquement en l'honneur d'Auguste et salués par les poètes et les rhéteurs des écoles grecques, qu'ils attirèrent en Campanie, jusqu'à la fin du IV<sup>e</sup> siècle, comme les derniers jeux olympiques C'est à Naples que Néron alla recevoir au théâtre la couronne poétique, parce qu'il comptait y trouver une société affranchie des préjugés romains, et, pour tout dire, avec l'expression même de Tacite, une ville grecque.'' (pp. 24-25) *L'eruzione dell'anno 79 ed i terremoti che si ad essa si accompagnarono non rattristarono che per pochi anni il sempre sorridente golfo. Dopo Costantino e Giuliano, anche dopo Teodosio, Napoli e i suoi dintorni non hanno perso il fascino che aveva sedotto i contemporanei di Augusto. Nelle lettere di Simmaco come nei versi di Orazio non si parla d'altro che delle delizie di Baia e del suo golfo in miniatura. [[Cecina Decio Albino|Decio]] aveva fama di rinnovare nella sua villa le magnifiche follie di Lucullo. :''L'éruption de l'an 79 les tremblements de terre dont elle fut accompagnée n'attristèrent que pour peu d'années le golfe toujours souriant. Après Constantin et Julien, même après Théodose, Naples et ses environs n'ont pas perdu l'attrait qui avait séduit les contemporains d'Auguste. Il n'est bruit, dans les lettres de Symmaque comme dans les vers d'Horace, que des délices de Baies et de son golfe en miniature. Decius, préfet de Rome, passait, à la fin du IV<sup>e</sup> siècle, pour renouveler dans sa villa les magnifiques folies de Lucullus.'' (pp. 25-26) *{{NDR|[[Villa Rufolo|Palazzo Rufolo]]}} Un palazzo intero, costruito e decorato nello stile siculo-campano del XIII secolo, è ancora in piedi a fianco della [[Duomo di Ravello|Cattedrale di Ravello]]. Eretto da un membro della famiglia Rufolo, appartiene da quasi un secolo ad una famiglia scozzese che, pur curando file di viali e piante regolari vicino alle abitazioni, ha lasciato che una parte delle antiche costruzioni prendesse il pittoresco aspetto di rovina delle «fabbriche» destinate a figurare in un giardino inglese. È difficile oggi studiare le muraglie, i colonnati e le torri per metà sepolti nella vegetazione fiorita o invase dalle piante rampicanti. È senza dubbio gradevole gustare, in un viaggio di piacere, il fascino un po' artificiale di queste rovine leggere e graziose, in mezzo a questa vegetazione sapientemente incolta. :''Un palais tout entier, bâti et décoré dans le style siculo-campanien du xmf siècle, est encore debout à côté de la cathédrale de Ravello. Élevé par un des Rufolo, il appartient depuis près d'un siècle à une famille écossaise, qui, tout en entretenant près des habitations des lignes d'allées et de plants réguliers, a laissé une partie des constructions anciennes prendre l'aspect ruineux et pittoresque de « fabriques» destinées à figurer dans un jardin anglais. Il est difficile aujourd'hui d'étudier les murailles, les colonnades et les tours à demi ensevelies dans la verdure fleurie ou envahies par les plantes grimpantes. Sans doute il y a plaisir à goûter, dans un voyage d'agrément, le charme un peu artificiel de ces ruines légères et gracieuses, au milieu de cette végétation savamment inculte'' (p. 626) ==Bibliografia== *{{fr}} Émile Bertaux, ''[https://ia903409.us.archive.org/9/items/gri_33125008384642/gri_33125008384642.pdf L'art dans l'Italie méridionale: {{small|de la fin de l'Empire Romain à la conquête de Charles d'Anjou}}]'', vol. I, Fontemoing, Parigi, 1904. ==Altri progetti== {{interprogetto|w=Émile Bertaux (historien)|w_site=fr}} {{DEFAULTSORT:Bertaux, Émile}} [[Categoria:Storici dell'arte francesi]] 30mhyxp4c0tu6f7f47x6wvlxkcyxxcc Villa Rufolo 0 156896 1219327 1066604 2022-07-27T22:11:42Z Sun-crops 10277 abc wikitext text/x-wiki {{Voce tematica}} [[File:Villa Rufolo Ravello 7.JPG|thumb|Villa Rufolo]] Citazioni su '''Villa Rufolo'''. *Un palazzo intero, costruito e decorato nello stile siculo-campano del XIII secolo, è ancora in piedi a fianco della [[Duomo di Ravello|Cattedrale di Ravello]]. Eretto da un membro della famiglia Rufolo, appartiene da quasi un secolo ad una famiglia scozzese che, pur curando file di viali e piante regolari vicino alle abitazioni, ha lasciato che una parte delle antiche costruzioni prendesse il pittoresco aspetto di rovina delle «fabbriche» destinate a figurare in un giardino inglese. È difficile oggi studiare le muraglie, i colonnati e le torri per metà sepolti nella vegetazione fiorita o invase dalle piante rampicanti. È senza dubbio gradevole gustare, in un viaggio di piacere, il fascino un po' artificiale di queste rovine leggere e graziose, in mezzo a questa vegetazione sapientemente incolta. ([[Émile Bertaux (storico)|Émile Bertaux]]) ==Voci correlate== *[[Campania]] *[[Ravello]] ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=su}} {{s}} [[Categoria:Luoghi della Campania]] [[Categoria:Ville d'Italia|Rufolo]] olai84abgvvhmpt6nie6mvfv2mreev5 Sylvain Tesson 0 157026 1219325 983094 2022-07-27T22:00:35Z Sun-crops 10277 + una categoria wikitext text/x-wiki '''Sylvain Tesson''' (1972 – vivente), scrittore e viaggiatore francese. ==Citazioni di Sylvain Tesson== *A [[Parigi]], ai piedi di [[Cattedrale di Notre-Dame|Notre-Dame]], pensavo spesso ai contadini del XIII secolo che dall'Hurepoix o dal Gâtinais venivano in pellegrinaggio a Parigi e scoprivano, all'improvviso, quel mostro di pietra con la sua guglia che svettava a cento metri d'altezza. Per noi era solo una cattedrale gotica; loro avevano la visione di una nave carica di misteri e di diavolerie, di un insetto fossile chiuso in una città di legno.<ref>Da ''Beresina. {{small|In sidecar con [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]]}}'', traduzione di Roberta Ferrara, Sellerio, Palerno, 2016, [https://books.google.it/books?id=GK0yDAAAQBAJ&lpg=PT32&dq=&pg=PT32#v=onepage&q&f=false p. 32].</ref> *Gli inglesi hanno una parola per definire l'arte di sottrarsi al confronto: ''escapism''. Davanti all'ostacolo, l'[[escapismo|escapista]] opta per la fuga. Come le stelle cadenti, come i cavalli allo stato brado o come i torrenti d'acqua limpida, non sopporta gli urti, gli sfregamenti, la bruttura del contatto. Trova volgare persino l'arguzia. Sceglie di fare dietro-front; si riconosce nella grazia della ballerina che traversa il palcoscenico da una quinta all'altra con quattro balzi da cerbiatta. Alla carica del quadrupede preferisce lo svolazzare della farfalla.<ref>Da ''Beresina'', [https://books.google.it/books?id=GK0yDAAAQBAJ&lpg=PT32&hl=it&pg=PT31#v=onepage&q&f=false p. 31].</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Tesson, Sylvain}} [[Categoria:Scrittori francesi]] [[Categoria:Viaggiatori]] 94z4euimrw8p18bmjk4txdvcjnvz0ap 1219343 1219325 2022-07-28T01:34:50Z Ahti-Saku 90970 Immagine wikitext text/x-wiki [[File:Sylvain Tesson en 2011- P1160238.jpg|thumb|Sylvain Tesson (2011)]] '''Sylvain Tesson''' (1972 – vivente), scrittore e viaggiatore francese. ==Citazioni di Sylvain Tesson== *A [[Parigi]], ai piedi di [[Cattedrale di Notre-Dame|Notre-Dame]], pensavo spesso ai contadini del XIII secolo che dall'Hurepoix o dal Gâtinais venivano in pellegrinaggio a Parigi e scoprivano, all'improvviso, quel mostro di pietra con la sua guglia che svettava a cento metri d'altezza. Per noi era solo una cattedrale gotica; loro avevano la visione di una nave carica di misteri e di diavolerie, di un insetto fossile chiuso in una città di legno.<ref>Da ''Beresina. {{small|In sidecar con [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]]}}'', traduzione di Roberta Ferrara, Sellerio, Palerno, 2016, [https://books.google.it/books?id=GK0yDAAAQBAJ&lpg=PT32&dq=&pg=PT32#v=onepage&q&f=false p. 32].</ref> *Gli inglesi hanno una parola per definire l'arte di sottrarsi al confronto: ''escapism''. Davanti all'ostacolo, l'[[escapismo|escapista]] opta per la fuga. Come le stelle cadenti, come i cavalli allo stato brado o come i torrenti d'acqua limpida, non sopporta gli urti, gli sfregamenti, la bruttura del contatto. Trova volgare persino l'arguzia. Sceglie di fare dietro-front; si riconosce nella grazia della ballerina che traversa il palcoscenico da una quinta all'altra con quattro balzi da cerbiatta. Alla carica del quadrupede preferisce lo svolazzare della farfalla.<ref>Da ''Beresina'', [https://books.google.it/books?id=GK0yDAAAQBAJ&lpg=PT32&hl=it&pg=PT31#v=onepage&q&f=false p. 31].</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Tesson, Sylvain}} [[Categoria:Scrittori francesi]] [[Categoria:Viaggiatori]] 6lggi92cfpa2qp525rt6l2pux9ii072 James Lovelock 0 157759 1219296 1218829 2022-07-27T18:19:56Z 93.46.103.33 wikitext text/x-wiki [[File:James Lovelock in 2005.jpg|thumb|James Lovelock (2005)]] '''James Ephraim Lovelock''' (1919 – 2022), chimico britannico. *L'evoluzione è un ballo di coppia a stretto contatto tra la vita e l'ambiente materiale. Dalla danza emerge l'entità Gaia.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della scienza'', traduzione di Martina Dominici e Olga Amagliani, Gribaudo, 2018, p. 315. ISBN 9788858015001</ref> *Se vi fosse una guerra nucleare e l'umanità sparisse, la Terra tirerebbe un sospiro di sollievo.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro dell'ecologia'', traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2019, p. 216. ISBN 9788858024362</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{Stub}} {{DEFAULTSORT:Lovelock, James}} [[Categoria:Chimici britannici]] al1y2z4jc6fm3ywnwbxl8b2ii3u857i Claus Schenk von Stauffenberg 0 158074 1219321 987971 2022-07-27T21:54:13Z Sun-crops 10277 fix wikitext text/x-wiki '''Claus Philipp Maria Schenk Graf von Stauffenberg''' (1907 – 1944), ufficiale tedesco. ==Citazioni su Claus Schenk von Stauffenberg== *Parentesi sui ritratti. Deve vedere<ref>A. Spina scrive a [[Cristina Campo]].</ref>quello del conte Stauffenberg − ma la trascrizione è approssimativa, come quella dei nomi arabi −, il "congiurato" del 20 luglio 1944. Un viso che si legge e si medita come un libro. Ho mandato questo ritratto a un amico, come si segnala ''Törless'': finestre che si aprono dinanzi a noi, dalle quali non si riesce più a staccarsi. ([[Alessandro Spina]]) ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Stauffenberg, Claus Schenk von}} [[Categoria:Militari tedeschi]] 9i16l22axabgzwyw30ymzcde9bbrvje 1219322 1219321 2022-07-27T21:56:18Z Sun-crops 10277 wikitext text/x-wiki '''Claus Philipp Maria Schenk Graf von Stauffenberg''' (1907 – 1944), ufficiale tedesco. ==Citazioni su Claus Schenk von Stauffenberg== *Parentesi sui ritratti. Deve vedere<ref>A. Spina scrive a [[Cristina Campo]].</ref>quello del conte Stauffenberg − ma la trascrizione è approssimativa, come quella dei nomi arabi −, il "congiurato" del 20 luglio 1944. Un viso che si legge e si medita come un libro. Ho mandato questo ritratto a un amico, come si segnala ''[[Robert Musil#Il giovane Törless|Törless]]'': finestre che si aprono dinanzi a noi, dalle quali non si riesce più a staccarsi. ([[Alessandro Spina]]) ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Stauffenberg, Claus Schenk von}} [[Categoria:Militari tedeschi]] ajsy1l77tl1k1q47k9mmmsuvfrxr7qk Nave di Oseberg 0 158108 1219320 988241 2022-07-27T21:52:39Z Sun-crops 10277 fix, categoria wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} Citazioni sulla '''Nave di Oseberg''' *Come presso i celti, il motivo dell'intreccio svolge anche qui una funzione importante; lo si trova riprodotto più volte sul legno. È quasi impossibile che queste figure siano sorte da un puro spirito d'invenzione. Piuttosto, sembra fissato qui un complesso di linee scaturite fluidamente dall'indifferenziato, qualcosa di inafferrabile da un punto di vista artigianale, tale che si sottrae anche a ogni riduzione a formula. Questo intrecciamento cela forze che vanno ben al di là dell'ambito estetico. È la fitta rete del destino, ancora indivisa. Tutti questi fabbri, questi tessitori, questi costruttori di navi e di carri erano anche maghi. Ciò che la mano creava prendeva vita; il verso era formula magica. È in questa luce che bisogna vedere questo tipo di nave con il suo equipaggio, come un drago possente che fende le onde, sicuro della sua meta. ([[Ernst Jünger]]) ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=sulla|w_preposizione=riguardante la}} {{s}} [[Categoria:Mezzi di trasporto nell'acqua]] mpecvvxww34nzhmqopbgpoc6hubveyo Elena Poniatowska 0 158572 1219282 1067529 2022-07-27T16:03:22Z Sun-crops 10277 fix wikitext text/x-wiki [[File:YampolskyBookPresentation16.JPG|thumb|Elena Poniatowska]] Principessa '''Hélène Elizabeth Louise Amélie Paula Dolores Poniatowska Amor''', nota come '''Elena Poniatowska''' (1932 – vivente), scrittrice e giornalista messicana. ==Citazioni di Elena Poniatowska== *Non penserei mai di [[suicidio|uccidermi]] – interviene Leonora – Ho troppa curiosità di sapere ciò che succederà domani. :''Jamás pensaría en matarme – interviene Leonora – Tengo demasiada curiosidad por saber lo que va a suceder mañana.''<ref>Da ''Leonora'', {{es}} citato in Eduardo Guerrero del Río, ''Diccionario de citas literarias IV'', RIL Editores, Santiago, 2014, [https://books.google.it/books?id=B5iLBQAAQBAJ&lpg=PP1&dq=&pg=PA114#v=onepage&q&f=false pp. 114-115]. ISBN 978-956-01-0052-8</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Poniatowska, Elena}} [[Categoria:Giornalisti]] [[Categoria:Scrittori messicani]] ok89ham6nmjib82lr4kta44uycc9hdl Alfredo Bryce Echenique 0 158595 1219283 1201361 2022-07-27T16:04:37Z Sun-crops 10277 fix wikitext text/x-wiki [[File:Alfredo Bryce Echenique.jpg|thumb|Alfredo Bryce Echenique nel 2007]] '''Alfredo Marcelo Bryce Echenique''' (1939 – vivente), scrittore peruviano. ==Citazioni di Alfredo Bryce Echenique== *Le tue [[mano|mani]] sono troppo perfette. Dovresti fare qualcosa perché sembrino più reali. Sono troppo intellettuali. :''Tus manos son demasiado perfectas. Deberías hacer algo para que parecieran más reales. Son demasiado intelectuales.''<ref>{{es}} Da ''Tantas veces Pedro'', {{es}} citato in Eduardo Guerrero del Río, ''Diccionario de citas literarias IV'', RIL Editores, Santiago, 2014, [https://books.google.it/books?id=B5iLBQAAQBAJ&lpg=PP1&dq=&pg=PA114#v=onepage&q&f=false p. 114]. ISBN 978-956-01-0052-8</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto|w|w_site=es}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Bryce Echenique, Alfredo}} [[Categoria:Scrittori peruviani]] 1p9ngk0fyue8waamd87blteixu1r0hq Antoine Furetière 0 159168 1219285 1066563 2022-07-27T16:06:04Z Sun-crops 10277 fix wikitext text/x-wiki [[File:Antoine Furetière.png|thumb|Antoine Furetière]] '''Antoine Furetière''' (1619 – 1688), abate, scrittore, poeta e lessicografo francese. ==Citazioni di Antoine Furetière== *''Centro'' Significa anche il luogo verso cui tendono tutti i propri piaceri, i propri agi. Quando un ubriaco è nella taverna, quando un innamorato è con la sua amante, sono nel loro centro. :'' ''Centre''. Signifie aussi le lieu où tendent tous ses plaisirs, ses commodités. Quand un {{sic|yvrogne}} est au cabaret, quand un amant est avec sa {{sic|maistresse}}, ils sont en leur centre.''<ref>{{fr}} Da ''Dictionnaire universel'', 1690. {{fr}} Citato in [[Jean Pruvost]], ''Citations de la langue française'', Bordas, Parigi, 2008, [https://books.google.it/books?id=WoeNAmpHcgoC&lpg=PA191&dq=&pg=PA120#v=onepage&q&f=false p. 120]. ISBN 978-2-04-760252-2</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Furetière, Antoine}} [[Categoria:Abati francesi]] [[Categoria:Poeti francesi]] [[Categoria:Scrittori francesi]] 7tepvo7859tynbjisezkjn9rn21b96f 1219286 1219285 2022-07-27T16:08:38Z Sun-crops 10277 fix, wlink wikitext text/x-wiki [[File:Antoine Furetière.png|thumb|Antoine Furetière]] '''Antoine Furetière''' (1619 – 1688), abate, scrittore, poeta e lessicografo francese. ==Citazioni di Antoine Furetière== *''[[Centro]].'' Significa anche il luogo verso cui tendono tutti i propri piaceri, i propri agi. Quando un ubriaco è nella taverna, quando un innamorato è con la sua amante, sono nel loro centro. :'' ''Centre''. Signifie aussi le lieu où tendent tous ses plaisirs, ses commodités. Quand un {{sic|yvrogne}} est au cabaret, quand un amant est avec sa {{sic|maistresse}}, ils sont en leur centre.''<ref>{{fr}} Da ''Dictionnaire universel'', 1690. {{fr}} Citato in [[Jean Pruvost]], ''Citations de la langue française'', Bordas, Parigi, 2008, [https://books.google.it/books?id=WoeNAmpHcgoC&lpg=PA191&dq=&pg=PA120#v=onepage&q&f=false p. 120]. ISBN 978-2-04-760252-2</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Furetière, Antoine}} [[Categoria:Abati francesi]] [[Categoria:Poeti francesi]] [[Categoria:Scrittori francesi]] pyjmtx6jjzao61glra7lpkfyki0dtib Cattedrale di Santa Maria (Sigüenza) 0 169461 1219317 1070356 2022-07-27T21:46:39Z Sun-crops 10277 fix wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Catedral2-rectangular.jpg|thumb|La cattedrale di Santa Maria]] Citazioni sulla '''cattedrale di Santa Maria (Sigüenza)'''. *Una vecchia cattedrale a pianta romanica con due torri fosche, merlate, due castelli guerreschi, costruiti per dominare sulla terra, gravi, con le loro quattro pareti lisce, senza aspirazioni irrealizzabili. Quel terreno è tanto accidentato che, alla luce tremante dell'alba, assumeva un'ondulazione simile a quella del mare, e la cattedrale, tutta olivastra e rosa, mi sembrava una nave che per quel mare veniva a portarmi la tradizione religiosa della mia razza condensata nel reliquiario del suo tabernacolo.<br>La cattedrale di Sigüenza è, più o meno, contemporanea del venerabile ''Cantare del mio Cid'' [...]. Entrambe, religione e poesia, sono qui gravide, terrene, affermatrici di questo mondo. [...] L'uno e l'altro, tempio e cantare si contentano di circoscrivere una parte di vita. La religione e la poesia non pretendono di soppiantare questa vita, ma, con discrezione, la servono e le fanno da diacono: sono per la vita. ([[Ortega y Gasset]]) ==Voci correlate== *[[Spagna]] ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=sulla|w_preposizione=riguardante la}} {{s}} [[Categoria:Architetture religiose]] [[Categoria:Spagna]] m2hd8i24tg57bt7kjntvpuqhkg8nhq6 Joseph Vendryes 0 169814 1219332 1062735 2022-07-27T22:57:08Z Sun-crops 10277 wikitext text/x-wiki '''Joseph Vendryes''' (1875 – 1960), linguista francese. ==Citazioni di Joseph Vendryes== *È la convenzione che fissa il carattere onesto o indecente delle parole. La parola ''[[Orinatoio|Pissoir]]'' è meno sconveniente in tedesco che in francese. Il prestito straniero attenua la brutalità della cosa che si vuole esprimere, esso gioca il ruolo di un eufemismo. :''C'est la convention qui fixe le caractère honnête ou indécent des mots. Le mot ''Pissoir'' est moins choquant en allemand qu'en français. L'emprunt étranger atténue la brutalité de la chose qu'on veut exprimer; il joue le rôle d'un euphémisme.''<ref>{{fr}} Da ''Le langage: {{small|introduction linguistique à l'histoire}}'', ''La Renaissance du livre'', Parigi, 1921, [https://archive.org/details/lelangageintrodu00venduoft/page/256/mode/2up/search/pissoir pp. 17-18]</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Vendreys, Joseph}} [[Categoria:Linguisti francesi]] 3u1asaql9ncng3hdepnpbya7p6vt8vl 1219333 1219332 2022-07-27T22:57:51Z Sun-crops 10277 fix wikitext text/x-wiki '''Joseph Vendryes''' (1875 – 1960), linguista francese. ==Citazioni di Joseph Vendryes== *È la convenzione che fissa il carattere onesto o indecente delle parole. La parola ''[[Orinatoio|Pissoir]]'' è meno sconveniente in tedesco che in francese. Il prestito straniero attenua la brutalità della cosa che si vuole esprimere, esso gioca il ruolo di un eufemismo. :''C'est la convention qui fixe le caractère honnête ou indécent des mots. Le mot ''Pissoir'' est moins choquant en allemand qu'en français. L'emprunt étranger atténue la brutalité de la chose qu'on veut exprimer; il joue le rôle d'un euphémisme.''<ref>{{fr}} Da ''Le langage: {{small|introduction linguistique à l'histoire}}'', ''La Renaissance du livre'', Parigi, 1921, [https://archive.org/details/lelangageintrodu00venduoft/page/256/mode/2up/search/pissoir pp. 17-18].</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Vendreys, Joseph}} [[Categoria:Linguisti francesi]] jerp6gjzj2n63xoa40ftqm1473gu9cx Speranza Scappucci 0 176218 1219336 1215645 2022-07-27T23:10:09Z Sun-crops 10277 /* Citazioni di Speranza Scappucci */ wlinks wikitext text/x-wiki '''Speranza Scappucci''' (1973 – vivente), direttore d'orchestra e pianista italiana. ==Citazioni di Speranza Scappucci== *Alla ragazzina che ci legge dico di credere e studiare, oltre al pianoforte, un altro strumento, ad arco oppure a fiato. Studiare duro, perché quella del direttore d'orchestra non è la bacchetta di Harry Potter!<ref name=great>Dall'intervista a Farian Sabahi, ''[https://www.iodonna.it/personaggi/interviste-gallery/2016/04/05/scappucci-ragazze-studiate-la-bacchetta-del-direttore-dorchestra-non-e-quella-di-harry-potter/%7C Speranza Scappucci, professione direttrice d'orchestra]'', ''iodonna.it'', 5 aprile 2016.</ref> *Chiaro che non posso piacere a tutti: lo so dal principio. Però vado alle prove rigorosamente preparata, ed è ciò che conta. Se un maestro sa quel che vuole e ha una visione solida l'orchestra lo segue, non importa se sia uomo o donna.<ref name=dono/> *L'estensione del pensiero musicale passa attraverso il braccio. Dono istintivo, che non si può costruire. Quest'innata vocazione tuttavia è solo l'inizio di un lavoro enorme.<ref name=dono>Citato in Leonetta Bentivoglio, ''[https://d.repubblica.it/attualita/2016/02/08/news/speranza_scappucci_direttore_d_orchestra_musica-2956660/ Musica maestra!]'', ''d.repubblica.it'', 8 febbraio 2016.</ref> *{{NDR|La [[musica]] è un dono}} Lo è, per tutti noi. Tocca l'anima: se esci da un concerto senza pensare alla tragedie che ci circondano, allora vuol dire che la musica ti ha emozionato. Tocca corde che non pensiamo nemmeno di avere.<ref name=great /> *[...] per scrittura e costruzione musicale l'[[opera italiana]] di Bellini, Donizetti e anche di molte opere verdiane, inclusa ''La traviata'', può apparentemente sembrare "facile". Le caratteristiche di immediatezza e stringatezza di strutture basate su un tracciato melodico e un accompagnamento orchestrale a prima vista scarno, sono lette talvolta con eccesso di superficialità. Il pregiudizio della "Zum-pa-pa musik" <ref>Formula ottocentesca coniata dei wagneriani per denigrare la musica di Verdi. {{cfr}} Andrea Penna, ''La bacchetta magica di Speranza Scappucci''.</ref> è ancora dietro l'angolo. Al contrario per il direttore è necessario scavare, trovare i colori orchestrali, con fatica e studio, battuta per battuta.<ref>Dall'intervista ad Andrea Penna, ''[https://ilmanifesto.it/la-bacchetta-magica-di-speranza-scappucci/ La bacchetta magica di Speranza Scappucci]'', ''ilmanifesto.it'', 8 agosto 2014.</ref> ==Citazioni su Speranza Scappucci== *Oggi su 100 direttori 3 sono donne, fra poco saremo di più. In Italia c'è Speranza Scappucci, brava e nota. ([[Oksana Lyniv]]) ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Scappucci, Speranza}} [[Categoria:Direttori d'orchestra italiani]] [[Categoria:Pianisti italiani]] bx8enfyh3cyvdn2ktjli11wpj9yaplm Anne-Sophie Mutter 0 176243 1219335 1215263 2022-07-27T23:06:28Z Sun-crops 10277 fix wikitext text/x-wiki '''Anne-Sophie Mutter''' (1963 – vivente), violinista tedesca. {{Int|Da ''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/08/20/incontro.html l'incontro]''|Intervista di Leonetta Bentivoglio, ''repubblica.it'', 20 agosto 2006}} *Non devi schiacciare il viso contro il legno, ma solo poggiarlo [...] Il [[violino]] è vivo, sensuale. Un prolungamento del corpo. Per questo, da sempre, suono indossando vestiti senza maniche e con le spalle nude: mi piace sentirlo sulla pelle. Se non sei tesa, se ti abbandoni a lui, ti accompagnerà senza farti male. *{{NDR|[[Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]]}} [...] mi allarga il cuore e mi fa sentire un'eletta. Difficile spiegare quanto mi emozionino la purezza e la linearità del suo linguaggio. Ha una levità fantastica, con addensamenti improvvisi e zone d'ombra: la notte e il giorno, l'intimamente umano e il senso del divino, ambivalenze che appartengono a noi tutti. *Mi è sempre piaciuta l'idea di creare il suono io stessa, con le mani. Posso modellarlo con un'arcata, come uno scultore. E poi il violino è uno strumento che ha la magia della voce, il suo colore. Anche il tocco è ammaliante. Con la mano sinistra, nell'uso del vibrato, ho la sensazione di muovere davvero il suono. *{{NDR|La musica di Mozart}} [...] è una musica generosa ed essenziale, mai ridondante, limitata al numero necessario di note. Delicata e molto esposta. Per questo è tanto difficile da eseguire. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Mutter, Anne-Sophie}} [[Categoria:Violinisti tedeschi]] hl0yc7rqqlgri6yvzfuyk9dl0tb6ibx 1219342 1219335 2022-07-28T01:30:49Z Ahti-Saku 90970 Immagine wikitext text/x-wiki [[File:Anne-Sophie Mutter B10-13 (cropped).jpg|thumb|Anne-Sophie Mutter (2013)]] '''Anne-Sophie Mutter''' (1963 – vivente), violinista tedesca. {{Int|Da ''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/08/20/incontro.html l'incontro]''|Intervista di Leonetta Bentivoglio, ''repubblica.it'', 20 agosto 2006}} *Non devi schiacciare il viso contro il legno, ma solo poggiarlo [...] Il [[violino]] è vivo, sensuale. Un prolungamento del corpo. Per questo, da sempre, suono indossando vestiti senza maniche e con le spalle nude: mi piace sentirlo sulla pelle. Se non sei tesa, se ti abbandoni a lui, ti accompagnerà senza farti male. *{{NDR|[[Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]]}} [...] mi allarga il cuore e mi fa sentire un'eletta. Difficile spiegare quanto mi emozionino la purezza e la linearità del suo linguaggio. Ha una levità fantastica, con addensamenti improvvisi e zone d'ombra: la notte e il giorno, l'intimamente umano e il senso del divino, ambivalenze che appartengono a noi tutti. *Mi è sempre piaciuta l'idea di creare il suono io stessa, con le mani. Posso modellarlo con un'arcata, come uno scultore. E poi il violino è uno strumento che ha la magia della voce, il suo colore. Anche il tocco è ammaliante. Con la mano sinistra, nell'uso del vibrato, ho la sensazione di muovere davvero il suono. *{{NDR|La musica di Mozart}} [...] è una musica generosa ed essenziale, mai ridondante, limitata al numero necessario di note. Delicata e molto esposta. Per questo è tanto difficile da eseguire. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Mutter, Anne-Sophie}} [[Categoria:Violinisti tedeschi]] 3iqbwva1ftprkyx5oums7k9cd3ks4u3 Mitsuko Uchida 0 176658 1219334 1215623 2022-07-27T23:05:32Z Sun-crops 10277 fix wikitext text/x-wiki '''Mitsuko Uchida''' (1948 – vivente), pianista giapponese. ==Citazioni di Mitsuko Uchida== *{{NDR|Il momento di entrare in scena}} È il momento della verità. Tutto il resto è finzione. È per questo che devi esibirti davanti al pubblico. Lavori in modo diverso. Impari cose diverse. Sulla scena devi rischiare la vita. Per questo le esecuzioni dal vivo sono più interessanti. :''That's the moment of truth. All the rest is pretending. That's why you have to perform. You work differently. You learn different things. You have to risk your life on stage. That's why live performances are more interesting.''<ref>{{en}} Dall'intervista di Fiona Maddocks, ''[https://www.theguardian.com/music/2018/dec/04/mitsuko-uchida-pianist-schubert-mozart-70th-birthday-interview Mitsuko Uchida: "You have to risk your life on stage"]'', ''theguardian.com'', 4 dicembre 2018.</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Uchida, Mitsuko}} [[Categoria:Giapponesi]] [[Categoria:Pianisti]] nbzujz98isuxjsfd33f2z7s1ihyb924 Aldo Ciccolini 0 178241 1219315 1216078 2022-07-27T21:36:25Z Sun-crops 10277 abc wikitext text/x-wiki '''Aldo Ciccolini''' (1925 – 2015), pianista italiano naturalizzato francese. ==Citazioni di Aldo Ciccolini== *[...] io considero l'interpretazione qualcosa di strettamente connesso al testo. Anzi, andrei ancora più lontano. Potremmo dire che ciò che noi chiamiamo interpretazione non è mica la colomba dello Spirito Santo che si pone sulla nostra spalla sinistra durante il concerto; no, per niente, è un certo momento nel quale siamo tentati di credere che stiamo riproponendo il pensiero dell'autore.<ref>Da Dario Candela, ''Conversazioni con Aldo Ciccolini: {{small|con un'appendice sullo studio del pianoforte ed esercizi di tecnica}}'', Curci, Milano, 2012, [https://books.google.it/books?id=p5SJCssmK8oC&lpg=PA9&dq=&pg=PA29#v=onepage&q&f=false p. 29]. ISBN 9788863951219</ref> *Qual è il miracolo della [[musica]]? che la musica può {{sic|spiazzare}}; da altezze inconcepibili della spiritualità la più straordinaria, fino alle cose più basse, le più vili che ci sono [...]. La musica è un'arte completa, non afferma nulla, e suggerisce tutto.<ref>Da Pierangelo Fevola, ''ALDO CICCOLINI a Napoli il 18.09.2007'', [https://www.youtube.com/watch?v=ix0VRvhcYfA Video] disponibile su ''youtube.com'', min: 6:23-7:02</ref> *[...] se in [[Fryderyk Chopin|Chopin]] la sofferenza è profondamente sentita e palpabile, in [[Franz Schubert]] questo dolore è mascherato da euforia, come diceva [[Robert Schumann|Schumann]], il sorriso tra le lacrime; e questo me lo rende ancora più caro, perché Schubert non mi chiede né comprensione né pietà, ma offre bellezza, tutto ciò che egli non ha avuto.<ref>Da ''Conversazioni con Aldo Ciccolini'', p. 32.</ref> *Sono interessato alla [[dodecafonia]] e ho suonato con piacere il Concerto di [[Arnold Schönberg|Schönberg]]. Così come ho avuto interesse per Casella, Malipiero, Dallapiccola. Poi mi sono fermato. Ho avuto l'impressione che si scrivesse sempre più una [[musica]] avulsa dall'umano, ridotta a semplice fenomeno sonoro. Ma di per sé la musica non può esistere. Deve sempre parlare all'uomo.<ref>Dall'intervista di Alessandro Beltrami, ''[https://www.avvenire.it/agora/pagine/intervista_ciccolini_201008130833442200000 INCONTRO CON IL MAESTRO. Gli 85 anni di Ciccolini il poeta del pianoforte]'', ''avvenire.it'', 13 agosto 2010.</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Ciccolini, Aldo}} [[Categoria:Pianisti francesi]] [[Categoria:Pianisti italiani]] omjfvt54c2up0wut1eqrmeix9thggvi 1219319 1219315 2022-07-27T21:52:01Z Ahti-Saku 90970 Immagine wikitext text/x-wiki [[File:Aldo Ciccolini cropped.JPG|thumb|Aldo Ciccolini nel 2005]] '''Aldo Ciccolini''' (1925 – 2015), pianista italiano naturalizzato francese. ==Citazioni di Aldo Ciccolini== *[...] io considero l'interpretazione qualcosa di strettamente connesso al testo. Anzi, andrei ancora più lontano. Potremmo dire che ciò che noi chiamiamo interpretazione non è mica la colomba dello Spirito Santo che si pone sulla nostra spalla sinistra durante il concerto; no, per niente, è un certo momento nel quale siamo tentati di credere che stiamo riproponendo il pensiero dell'autore.<ref>Da Dario Candela, ''Conversazioni con Aldo Ciccolini: {{small|con un'appendice sullo studio del pianoforte ed esercizi di tecnica}}'', Curci, Milano, 2012, [https://books.google.it/books?id=p5SJCssmK8oC&lpg=PA9&dq=&pg=PA29#v=onepage&q&f=false p. 29]. ISBN 9788863951219</ref> *Qual è il miracolo della [[musica]]? che la musica può {{sic|spiazzare}}; da altezze inconcepibili della spiritualità la più straordinaria, fino alle cose più basse, le più vili che ci sono [...]. La musica è un'arte completa, non afferma nulla, e suggerisce tutto.<ref>Da Pierangelo Fevola, ''ALDO CICCOLINI a Napoli il 18.09.2007'', [https://www.youtube.com/watch?v=ix0VRvhcYfA Video] disponibile su ''youtube.com'', min: 6:23-7:02</ref> *[...] se in [[Fryderyk Chopin|Chopin]] la sofferenza è profondamente sentita e palpabile, in [[Franz Schubert]] questo dolore è mascherato da euforia, come diceva [[Robert Schumann|Schumann]], il sorriso tra le lacrime; e questo me lo rende ancora più caro, perché Schubert non mi chiede né comprensione né pietà, ma offre bellezza, tutto ciò che egli non ha avuto.<ref>Da ''Conversazioni con Aldo Ciccolini'', p. 32.</ref> *Sono interessato alla [[dodecafonia]] e ho suonato con piacere il Concerto di [[Arnold Schönberg|Schönberg]]. Così come ho avuto interesse per Casella, Malipiero, Dallapiccola. Poi mi sono fermato. Ho avuto l'impressione che si scrivesse sempre più una [[musica]] avulsa dall'umano, ridotta a semplice fenomeno sonoro. Ma di per sé la musica non può esistere. Deve sempre parlare all'uomo.<ref>Dall'intervista di Alessandro Beltrami, ''[https://www.avvenire.it/agora/pagine/intervista_ciccolini_201008130833442200000 INCONTRO CON IL MAESTRO. Gli 85 anni di Ciccolini il poeta del pianoforte]'', ''avvenire.it'', 13 agosto 2010.</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Ciccolini, Aldo}} [[Categoria:Pianisti francesi]] [[Categoria:Pianisti italiani]] amodcdww5kd2l8lyxtxgpngj1l2g9x9 Ultima Cena 0 180954 1219314 1207748 2022-07-27T21:29:37Z Sun-crops 10277 fix wikitext text/x-wiki {{nota disambigua|il dipinto di Leonardo da Vinci|[[Ultima Cena (Leonardo)]]}} {{voce tematica}} Citazioni sull''''Ultima Cena'''. *Prima delle parole dell'istituzione vengono i gesti: quello dello spezzare il pane e quello dell'offrire il vino. Chi spezza il pane e passa il calice è anzitutto il capofamiglia, che accoglie alla sua mensa i familiari, ma questi gesti sono anche quelli dell'ospitalità, dell'accoglienza alla comunione conviviale dello straniero, che non fa parte della casa. Questi stessi gesti, nella cena con la quale Gesù si congeda dai suoi, acquistano una profondità del tutto nuova: Egli dà un segno visibile dell'accoglienza alla mensa in cui Dio si dona. Gesù nel pane e nel vino offre e comunica Se stesso.<br>Ma come può realizzarsi tutto questo? Come può Gesù dare, in quel momento, Se stesso? Gesù sa che la vita sta per essergli tolta attraverso il supplizio della croce, la pena capitale degli uomini non liberi, quella che Cicerone definiva la ''mors turpissima crucis''. Con il dono del pane e del vino che offre nell'Ultima Cena, Gesù anticipa la sua morte e la sua risurrezione realizzando ciò che aveva detto nel discorso del Buon Pastore: «Io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio» (''Gv'' 10,17-18). Egli quindi offre in anticipo la vita che gli sarà tolta e in questo modo trasforma la sua morte violenta in un atto libero di donazione di sé per gli altri e agli altri. La violenza subita si trasforma in un sacrificio attivo, libero e redentivo.<br>Ancora una volta nella preghiera, iniziata secondo le forme rituali della tradizione biblica, Gesù mostra la sua identità e la determinazione a compiere fino in fondo la sua missione di amore totale, di offerta in obbedienza alla volontà del Padre. La profonda originalità del dono di Sé ai suoi, attraverso il memoriale eucaristico, è il culmine della preghiera che contrassegna la cena di addio con i suoi. ([[Papa Benedetto XVI]]) *''Triste l'anima mia fino alla morte. | Eppure ardentemente | l'anima mia desiderava | questo momento | e ancora un poco | stare con voi | finché venga la sera | e la grande ombra. | Tu non temere | piccolo gregge. | Il tuo pastore pascolo perenne | si fa per te: | qui le limpide acque | e la frescura | e la voce che chiama nella sera | e il quieto calore dell'ovile. | Ecco che vi ho lasciato | il sangue mio | e la mia carne. | E il cuore che vi ama, | il cuore mio | non lo porto con me. | Ma nessuno mi chiede | «dove vai», | nessuno che mi dica | «vengo con te» | o solamente | «addio». | Ah come | scende la sera! | È l'ora. Andiamo. | E forse per le strade | stanno ancora | appassiti | i fiori che per me furono colti | e le palme e gli ulivi.'' ([[Elena Bono]]) ==Voci correlate== *[[Lavanda dei piedi]] *[[Pasqua]] *[[Passione di Gesù]] *[[Sabato santo]] *[[Via Crucis]] ==Altri progetti== {{interprogetto|w_preposizione=riguardante l'|commons_preposizione=sull'}} {{s}} [[Categoria:Cristologia]] [[Categoria:Festività cristiane]] dubvvqcvt2c5fqgdy72ixnt2fkluxsp Anne-Josèphe Bonnier de La Mosson 0 184757 1219302 1160087 2022-07-27T19:49:12Z 31.125.215.135 La Mosson = title. wikitext text/x-wiki [[File:The Duchess of Chaulnes (Anne Josèphe Bonnier, 1718-1787) by Jean Marc Nattier depicted as the goddess Hebe.jpg|miniatura|Anne Josèphe Bonnier, duchessa di Chaulnes]] '''Anne Josèphe Bonnier''', duchessa di Chaulnes (1718 - 1787), nobildonna francese. *Una [[Duca|duchessa]] non ha mai per un borghese più di trent'anni.<ref>Citato in [[Stendhal]], ''De l'amour. Considerazioni sull'amore'', traduzione di Massimo Bontempelli, Mondadori, Milano, 1952, p. 34.</ref> ==Note== <references /> {{s}} {{DEFAULTSORT:Bonnier de La Mosson, Anne-Josèphe}} [[Categoria:Nobili francesi]] odu1tsb8syh7idvodcdywpeuvsfssu2 1219304 1219302 2022-07-27T20:11:17Z Dread83 47 Annullate le modifiche di [[Special:Contributions/31.125.215.135|31.125.215.135]] ([[User talk:31.125.215.135|discussione]]), riportata alla versione precedente di [[User:Sun-crops|Sun-crops]] wikitext text/x-wiki [[File:The Duchess of Chaulnes (Anne Josèphe Bonnier, 1718-1787) by Jean Marc Nattier depicted as the goddess Hebe.jpg|miniatura|Anne-Josèphe Bonnier de La Mosson]] '''Anne-Josèphe Bonnier de La Mosson''', duchessa di Chaulnes (1718 - 1787), nobildonna francese. *Una [[Duca|duchessa]] non ha mai per un borghese più di trent'anni.<ref>Citato in [[Stendhal]], ''De l'amour. Considerazioni sull'amore'', traduzione di Massimo Bontempelli, Mondadori, Milano, 1952, p. 34.</ref> ==Note== <references /> {{s}} {{DEFAULTSORT:Bonnier de La Mosson, Anne-Josèphe}} [[Categoria:Nobili francesi]] e78ym4u1eg4lgayhu0ybgzvfeub8z9s Massimo Lopez 0 188485 1219300 1179471 2022-07-27T19:42:35Z StomboyCarGeek 87114 wikitext text/x-wiki [[immagine:Massimo Lopez IMG 5265.JPG|miniatura|Massimo Lopez nel 2015]] '''Massimo Lopez''' (1952 – vivente), attore, comico, doppiatore, imitatore e conduttore televisivo italiano, ha fatto parte del [[Il Trio|Trio]] con [[Anna Marchesini]] e [[Tullio Solenghi]]. ==Citazioni di Massimo Lopez== *[…] il palcoscenico mi aiuta molto ad essere me stesso, perché io non penso al teatro o allo spettacolo come finzione. Per me il teatro è verità. Poi dipende, se tu reciti un copione è chiaro che stai fingendo, perché interpreti un altro te stesso.<ref>Dall'intervista di Gianfranco Gramola, ''[http://www.intervisteromane.net/Interviste%20pronte%201/massimo_lopez.htm Massimo Lopez (attore, doppiatore) ]'', ''intervisteromane.net'', 21 giugno 2019.</ref> *[[Il Trio]] è nato sulle basi di quel rapporto che ancora prima di essere professionale era personale. Ci venne naturale dirci "Perché non lavorare insieme visto che ci si capisce al volo ed abbiamo la stessa lunghezza d'onda?". Quando si perde "una sorella" come era Anna, rimane un vuoto grande. E poi c'era questo modo di lavorare: era lei quella più certosina, sempre alla ricerca della perfezione, che voleva sempre riscrivere i testi ed organizzare quello che di fatto era già organizzato. C'era sempre una grande disponibilità al confronto reciproco, una alchimia unica dove ci si aiutava moltissimo. Sul palco è ancora riconoscibile quel marchio di fabbrica tipico del Trio.<ref>Dall'intervista di Lorenzo Ceccarelli, ''[https://www.centropagina.it/senigallia/lopez-solenghi-show-teatro-senigallia-intervista-massimo-lopez/ "Lopez & Solenghi show”" a Senigallia. «È una rinascita perché la vita fuori dal palco ci fa spegnere»]'', ''centropagina.it'', 3 settembre 2021.</ref> *Non ho mai imitato personaggi con l'intento di essere irriverente e cerco di essere sempre rispettoso dei personaggi che imito. Anche l'imitazione se realizzata bene può essere un omaggio.<ref>Dall'intervista di Simone Intermite, ''[https://www.domanipress.it/il-palcoscenico-mi-manca-ma-la-mia-mente-creativa-mi-aiuta-il-talento-e-unistinto-che-puo-salvarti-la-vita/ Massimo Lopez: «Il palcoscenico mi manca, ma la mia mente creativa mi aiuta. Il talento è un’istinto che può salvarti la vita»]'', ''domanipress.it'', 15 marzo 2021.</ref> ==Note== <references/> ==Filmografia== *''[[Ciao nemico]]'' (1981) *''[[L'ultima sfida di Bruce Lee]]'' (1981) – doppiaggio *''[[I promessi sposi (miniserie televisiva 1990)|I promessi sposi]]'' (1990) *''[[Banzai]]'' (1997) – doppiaggio *''[[Austin Powers - La spia che ci provava]]'' (1999) – doppiaggio *''[[Frozen - Il regno di ghiaccio]]'' (2013) – doppiaggio *''[[Lo Hobbit - La desolazione di Smaug]]'' (2013) – doppiaggio *''[[Boxtrolls - Le scatole magiche]]'' (2014) – doppiaggio *''[[I Simpson]]'' (2014 - in corso) – doppiaggio *''[[Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate]]'' (2014) – doppiaggio *''[[Daredevil (serie televisiva)|Daredevil]]'' (2015 - in corso) *''[[La grande scommessa]]'' (2015) – doppiaggio *''[[Mad Max: Fury Road]]'' (2015) – doppiaggio *''[[Zootropolis]]'' (2016) – doppiaggio *''[[Il corriere - The Mule]]'' (2018) – doppiaggio *''[[Frozen II - Il segreto di Arendelle]]'' (2019) – doppiaggio ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Lopez, Massimo}} [[Categoria:Attori italiani]] [[Categoria:Comici italiani]] [[Categoria:Conduttori televisivi italiani]] [[Categoria:Doppiatori italiani]] b6tbpy6yivdf3nth3fsm9rgo2zn1508 Ashley Graham 0 188919 1219360 1184460 2022-07-28T10:56:17Z Spinoziano 2297 +1 wikitext text/x-wiki [[File:Ashley Graham 2018.png|thumb|Ashley Graham (2018)]] '''Ashley Graham''' (1987 – vivente), modella e conduttrice televisiva statunitense. ==Citazioni di Ashley Graham== *Non è sempre facile amare ogni centimetro del tuo corpo. Ho imparato che è una pratica quotidiana, non solo un traguardo.<ref>Citato in Giusy Dente, ''[https://donna.fanpage.it/il-messaggio-body-positive-di-ashley-graham-amarsi-e-una-pratica-quotidiana-non-un-traguardo/ Il messaggio body positive di Ashley Graham: "Amarsi è una pratica quotidiana non un traguardo"]'', ''donna.fanpage.it'', 27 gennaio 2021.</ref> *Per me la bellezza coincide con la sicurezza. Se una donna è sicura di sé, appare bella. E lo è.<ref>Dall'intervista di Ilaria Ravarino, ''[https://www.elle.com/it/magazine/a22967839/ashley-graham-oggi/ "Sono Ashley Graham e anche se un tempo mi vedevo brutta, oggi sono orgogliosa della donna che sono diventata"]'', ''elle.com'', 6 settembre 2018.</ref> {{Int2|1=''[https://www.vanityfair.it/people/mondo/2018/08/25/ashley-graham-modella-curvy-peso-vita-privata-fidanzata-intervista-foto-gossip Ashley Graham: «La felicità non si pesa sulla bilancia»]''|2=Intervista di Carla Bardelli, ''vanityfair.it'', 25 agosto 2018.}} *È una questione di potere. La taglia media delle americane è la 50, non la 36. Vogliamo accedere a prodotti di moda e di lusso, gli stilisti devono tenerne conto. Perché siamo tante e vogliamo far capire che anche noi esistiamo. *Ho provato di tutto per perdere peso, ma non ci sono mai riuscita. Per questo ho deciso di rinunciare. Non possiamo essere perennemente in guerra con noi stesse, alla ricerca di un ideale che ci obbliga a misure innaturali. *Sono riuscita a relativizzare, a convincermi che quello che pensiamo oggi sarebbe stato assurdo negli anni Cinquanta, per non parlare di altri periodi storici che hanno espresso altri canoni del corpo femminile. E poi, sono sicura: ciò che è nel cuore e nella testa delle persone è l'espressione più interessante, quella da coltivare e affermare. Difficile crederci, ma il fattore peso è davvero irrilevante. Non è per i numeri che leggi sulla bilancia che la gente ti ama, ma per quello che riesci a esprimere. *Mia madre è stata fondamentale: una figura forte e positiva, che si è sostituita a un padre aggressivo. Il suo essere solare e ottimista è stato determinante. L'amore e la sua presenza mi hanno sostenuta in molte occasioni e quando cadevo, come è successo nei complicati inizi della mia carriera, con alcol, sesso e droga che stavano per distruggermi, c’era sempre lei a darmi la forza per rialzarmi. ==Note== <references/> ==Altri progetti== {{interprogetto|w=Ashley Graham (model)|w_site=en}} {{DEFAULTSORT:Graham, Ashley}} [[Categoria:Conduttori televisivi statunitensi]] [[Categoria:Modelli statunitensi]] lhr1did02ra3d3oo5art4hgrkzfx63a Spider-Man: No Way Home 0 192745 1219318 1219188 2022-07-27T21:48:13Z 176.245.54.58 /* Dialoghi */ wikitext text/x-wiki {{Film |titolo italiano = Spider-Man: No Way Home |genere = azione/avventura/fantascienza |regista = [[Jon Watts]] |soggetto = [[Stan Lee]], [[Steve Ditko]] <small>(personaggio)</small> |sceneggiatore = [[Chris McKenna (sceneggiatore)|Chris McKenna]], [[Erik Sommers]] |attori = * [[Tom Holland (attore)|Tom Holland]]: Peter "Uno" Parker / Spider-Man * [[Zendaya]]: Michelle "MJ" Jones-Watson * [[Benedict Cumberbatch]]: Dr. Stephen Strange * [[Jacob Batalon]]: Ned Leeds * [[Jon Favreau]]: Harold "Happy" Hogan * [[Jamie Foxx]]: Max Dillon / Electro * [[Willem Dafoe]]: Norman Osborn / Goblin * [[Alfred Molina]]: Otto Octavius / Dottor Octopus * [[Benedict Wong]]: Wong * [[Tony Revolori]]: Eugene "Flash" Thompson * [[Marisa Tomei]]: May Parker * [[Andrew Garfield]]: Peter "Tre" Parker / Amazing Spider-Man * [[Tobey Maguire]]: Peter "Due" Parker / Amichevole Spider-Man di quartiere |doppiatori italiani = * [[Alex Polidori]]: Peter "Uno" Parker / Spider-Man * [[Emanuela Ionica]]: Michelle "MJ" Jones-Watson * [[Francesco Bulckaen]]: Dr. Stephen Strange * [[Francesco Ferri]]: Ned Leeds * [[Enrico Chirico]]: Harold "Happy" Hogan * [[Franco Mannella]]: Max Dillon / Electro * [[Francesco Pannofino]]: Norman Osborn / Goblin * [[Massimo Lodolo]]: Otto Octavius / Dottor Octopus * [[Carlo Cosolo]]: Wong * [[Mattia Nissolino]]: Eugene "Flash" Thompson * [[Barbara De Bortoli]]: May Parker * [[Lorenzo De Angelis]]: Peter "Tre" Parker / Amazing Spider-Man * [[Marco Vivio]]: Peter "Due" Parker / Amichevole Spider-Man di quartiere |fotografo = [[Mauro Fiore]] |montatore = [[Jeffrey Ford]], [[Leigh Folsom Boyd]] |effetti speciali = [[Kelly Port]], [[Chris Waegner]], [[Scott Edelstein]], [[Dan Sudick]] |musicista = [[Michael Giacchino]] |scenografo = [[Rosemary Brandenburg]], [[Emmanuelle Hoessly]] |costumista = [[Sanja Milkovic Hays]] }} '''''Spider-Man: No Way Home''''', film statunitense del 2021 con [[Tom Holland (attore)|Tom Holland]], [[Tobey Maguire]], [[Andrew Garfield]], [[Benedict Cumberbatch]], [[Zendaya]], [[Jacob Batalon]], [[Willem Dafoe]], [[Alfred Molina]] e [[Jamie Foxx]], regia di [[Jon Watts]]. ==Frasi== *In poche parole, tutti quelli che sapevano che ero Spider-Man, dovrebbero saperlo ancora!!! ('''Peter Parker''') *{{NDR|Rivolto a Spider-Man}} Pensi che la tua nuova tuta ti salverà?! ('''Dottor Octopus''') *{{NDR|A Peter e MJ, indicando Lizard}} Oh, quello è un dinosauro? ('''Ned Leeds''') *{{NDR|Rivolto a Peter, a nome dei suoi tentacoli}} Siamo stanchi delle tue domande, ragazzo!!! ('''Dottor Octopus''') *Un Peter diverso. Strano. ('''Uomo Sabbia''') *{{NDR|Prima di intrappolare il Dottor Strange nella Dimensione Specchio in modo per curare i supercriminali multiversali}} Mi dispiace, signore, ma... devo provarci. ('''Spider-Man''') *Posso aiutarti. Sai, anch'io sarei una specie di scienziato. ('''Norman Osborn''') *Fidati, Peter. Quando cerchi di riparare le persone, ci sono sempre conseguenze. ('''Lizard''') *Be', io... io non voglio essere ucciso, soprattutto da uno vestito alla ''[[Dungeons & Dragons]]''. {{NDR|riferendosi al Dottor Strange}} Perciò qual è il piano? ('''Electro''') *{{NDR|Colpito dallo stile di coraggio di MJ}} È impossibile che sia la sua ragazza, è impossibile. ('''Lizard''') *{{NDR|Rivolto a Spider-Man}} Be', io ci sto. Ma, se qualcosa va storto, ti friggo dentro e fuori. ('''Electro''') *Ci ucciderà tutti. ('''Dottor Octopus''') *Oh, queste umiliazioni non finiscono mai?! Tieni il tuo giochino scientifico lontano da me! ('''Dottor Octopus''') *{{NDR|Rivolto a Spider-Man, dopo aver preso il controllo mentale di Norman}} È un bel trucchetto, il tuo senso ragnesco. ('''Goblin''') *{{NDR|Rivolto a Spider-Man}} Ti ho osservato profondamente, attraverso gli occhi codardi di Norman. Che lotti, per avere tutto quello che vuoi, mentre il mondo cerca di farti scegliere. Gli dei non devono scegliere. Noi prendiamo. ('''Goblin''') *{{NDR|Rivolto a Spider-Man}} Visto quando parlavo delle conseguenze!! ('''Lizard''') *Peter, Peter, Peter. A fare del bene ci si rimette sempre. Puoi ringraziarmi dopo. ('''Goblin''') *{{NDR|[[Ultime parole dal Marvel Cinematic Universe|Ultime parole]]}} Fammi solo... riprendere fiato. ('''May Parker''') *Come va, Peter. Ti piace il nuovo me? Senti, tu dammela. La distruggerò {{NDR|sghignazza}}, ma ti lascerò vivere. Non costringermi ad ucciderti. ('''Electro''') *Mi dispiace, Sandman, nessuno torna a casa! ('''Electro''') *{{NDR|Dopo aver curato l'Uomo Sabbia}} A posto, Flint. Ti porteremo a casa. Tu resta qui. ('''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''') *{{NDR|Dopo aver curato Lizard}} Dottor Connors? Bentornato, signore. ('''Peter Parker/Spider-Man''') *Spider-Man può venire a giocare?! ('''Goblin''') *{{NDR|Alla Cappa della Levitazione del Dottor Strange}} Grazie, Mister Mantello! ('''Ned Leeds''') *{{NDR|[[Ultime parole dal Marvel Cinematic Universe|Ultime parole]] rivolto a Peter, riferendosi a May}} Lei era lì per causa tua! Io l'avrò pure colpita, ma tu... {{NDR|ridendo in modo maniacale}} Tu sei quello che l'ha uccisa! ('''Goblin''') *{{NDR|Dopo essere stato curato da Peter}} Peter? {{NDR|guardando con rimorso il Peter Parker del suo universo, sdraiato a terra, ferito}} Cosa ho fatto? ('''Norman Osborn''') *A poche settimane dal disastro della Statua della Libertà, i seguaci di Spider-Man seguitano a sostenere che il vile vigilante sia un eroe! Ma se fosse un eroe, si toglierebbe la maschera e ci direbbe di chi è veramente, perché solo un codardo cela la propria identità. Solo un codardo nasconde le proprie vere intenzioni. Siatene certi, signore e signori, il sottoscritto scoprirà quelle intenzioni, con le buone e le cattive! ('''J. Jonah Jameson''') ==Dialoghi== *'''Matt Murdock''': Bene, ho delle buone notizie: nessuna delle accuse contro di te reggerà.<br />'''Peter Parker''' {{NDR|sorridendo di gioia}}: Dai, sul serio?!<br />'''May Parker''': Ah, lo sapevo!<br />'''Happy Hogan''': Grande!<br />'''Peter Parker''': Oh, mio Dio, signor Murdock, la ringrazio!<br />'''May Parker''': Grazie, Matt!<br />'''Peter Parker''': È incredibile!<br />'''Matt Murdock''': Prego.<br />'''Happy Hogan''': Perfetto.<br />'''Matt Murdock''': Tuttavia, signor Hogan?<br />'''Happy Hogan''': Sì.<br />'''Matt Murdock''': I federali stanno indagando sulla tecnologia scomparsa. Io comprendo la sua lealtà verso il signor Stark e a al suo retaggio, ma se fossi coinvolto...<br />'''Happy Hogan''': Se fossi coinvolto?!<br />'''Matt Murdock''': Si procuri un avvocato.<br />'''Happy Hogan''': Mi serve un avvocato, perché sono sotto inchiesta?! Pensavo che... Ha detto nessuna accusa. Potrei dire su un consiglio del mio legale che rifiuto rispettosamente di rispondere alla domanda perché la responsabilità potrebbe incriminarmi. Lo dicono quei in ''Bravi ragazzi''? Cosa dicono quei in ''Bravi ragazzi''?<br />'''May Parker''': Happy, Happy, lo so cosa stai pensando. Calmati. Sentiamo cosa ha da dire. Matt?<br />'''Matt Murdock''': Deve procurarsi di un avvocato eccellente. Peter, avrai eppure evitato i problemi illegali per ora, ma è solo l'inizio. C'è ancora il tribunale dell'opinione pubblica. {{NDR|dalla finestra viene lanciato un mattone verso Peter, ma Matt lo afferra subito}}<br />'''Peter Parker''' {{NDR|sorpreso}}: Come è riuscito a farlo!?<br />'''Matt Murdock''': Sono un avvocato eccellente.<br />'''May Parker''': Ci occorre un luogo più sicuro dove vivere. *'''Dottor Strange''': Allora, Peter, a cosa devo il piacere?<br />'''Peter Parker''': Ah, giusto. Mi dispiace disturbarla, signore, ma...<br />'''Dottor Strange''': Per favore, abbiamo salvato mezzo universo insieme, puoi evitare di chiamarmi "signore".<br />'''Peter Parker''': Okay, ah, Stephen.<br />'''Dottor Strange''': Suona strano, ma te lo concedo. *'''Dottor Octopus''': Ciao, Peter.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|confuso}}: Ciao! Noi ci... La conosco?<br />'''Dottor Octopus''': Cosa hai fatto al mio apparecchio?<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Ah, il suo apparecchio? Non so di cosa stia parlando! Non so... Quale apparecchio?<br />'''Dottor Octopus''': La potenza del sole nel palmo della mia mano. È sparita!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Ascolti, signore, se la smette di devastare auto, potremmo lavorare insieme e la aiuterò a trovare il suo apparecchio!<br />'''Dottor Octopus''': Vuoi giocare con me?! {{NDR|solleva le due auto}} Prendile!! {{NDR|lo attacca}} *'''Dottor Octopus''' {{NDR|si [[Spider-Man 2|riferisce però a Mary Jane]]}}: Avrei dovuto uccidere la tua fidanzatina quando potevo! {{NDR|Spider-Man fuoriesce le zampe meccaniche della sua tuta nanotecnologica}}<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|visibilmente infuriato, credendo che fosse Michelle Jones}}: Che cosa ha detto?!<br />'''Dottor Octopus''' {{NDR|ai suoi tentacoli}}: Pare che ci sia una gara. {{NDR|iniziano a combattersi}} *'''Dottor Octopus''': Nanotecnologia. Ah, hai superato te stesso, Peter. Ti ho sottovalutato. Ma ora morirai. {{NDR|cerca di ucciderlo con una lama del tentacolo, ma la tuta nanotecnologica difende Peter nel petto che però mostra il suo volto, Doc Ock si toglie gli occhiali da sole per vederlo meglio che ne rimane confuso}} Tu non sei Peter Parker.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|esterrefatto}}: Sono davvero confuso, ora. *'''Dottor Strange''': Devi stare attento a ciò che desideri, Parker!<br />'''Dottor Octopus''' {{NDR|imprigionato nella cella magica}}: Fatemi uscire!!!<br />'''Peter Parker''': Potrebbe spiegarmi, per favore, che cosa succede?<br />'''Dottor Strange''': Sai l'incantesimo che hai rovinato che doveva far dimenticare a tutti che Peter Parker è Spider-Man? Sta attirando tutti coloro che sanno che Peter Parker è Spider-Man, da ogni universo fino al nostro.<br />'''Peter Parker''': Da ogni universo?<br />'''Dottor Octopus''' {{NDR|rivolto al Dottor Strange}}: Chi sei tu? E dove mi trovo?<br />'''Dottor Strange''': Penso sia meglio non coinvolgerli, perché francamente il multiverso è un concerto di cui sappiamo spaventosamente poco.<br />'''Peter Parker''': Il multiverso esiste?<br />'''Dottor Strange''' {{NDR|sospira}}: Non dovrebbe nemmeno essere possibile.<br />'''Peter Parker''': Ma aveva fermato l'incantesimo?<br />'''Dottor Strange''': No, lo contenuto. Ma pare che qualcuno di loro siano riusciti a passare. Quando sei andato via, ho rilevato una presenza ultraterrena, l'ho seguita nelle fogne, e dove ho trovato quel... {{NDR|indicando Lizard che è anche lui imprigionato}} viscido meticcio verdastro.<br />'''Dottor Octopus''': Incantesimo?! Come nella magia? Che cos'è? Una festa di compleanno?! Chi è questo pagliaccio?! Cos'è questa follia?!<br />'''Dottor Strange''': Guarda. Conosci un Peter Parker che è Spider-Man?<br />'''Dottor Octopus''': Sì.<br />'''Dottor Strange''' {{NDR|indica il Peter di questo universo}}: È lui?<br />'''Dottor Octopus''': No!<br />'''Dottor Strange''': Visto? Okay, ecco cosa dobbiamo fare. Non so di quanti visitatori ci siano arri...<br />'''Peter Parker''': Io ne ho visto un altro. Sul ponte. Ero tipo... era tipo un elfo verde volante. {{NDR|si riferisce al Goblin}}<br />'''Dottor Strange''': Sembra gioioso. Perché non cominci da lui. Li devi catturare e portali qui, intanto io capisco come rispedirli indietro prima che distruggano il tessuto della realtà, o peggio, che Wong lo scopra. *'''Dottor Octopus''' {{NDR|sbalordito di aver visto, per la prima volta, lanciare un incantesimo a Peter}}: Come ci sei riuscito?!?<br />'''Dottor Strange''': Tante feste di compleanno! *'''Dottor Octopus''' {{NDR|parlando di Norman}}: Non può essere lui.<br />'''Michelle Jones''': Perché?<br />'''Dottor Octopus''': Perché Norman Osborn è morto anni fa. O abbiamo visto qualcun altro, oppure stai per volare nell'oscurità a combattere un fantasma. *'''Uomo Sabbia''' {{NDR|finito nella cella magica}}: Che succede?!<br />'''Electro''': Hai scelto la parte sbagliata. {{NDR|Lizard si mette a ridacchiare per averlo riconosciuto}} Connors?<br />'''Dottor Octopus''': Aspetta. Conosci questa creatura?<br />'''Electro''': No no no no, non una creatura. Un uomo.<br />'''Ned Leeds''': Oh, gli stessi universi.<br />'''Electro''': Il dottor Curt Connors era uno scienziato di Oscorp, quando lavoravo lì. Uno scienziato brillante che si è trasformato in una lucertola. Poi voleva trasformare tutta la città in lucertole. Roba da pazzi.<br />'''Lizard''': Quale roba da pazzi, Max?! Era il prossimo passo nell'evoluzione umana!<ref>Riferimento al film ''[[The Amazing Spider-Man (film)|The Amazing Spider-Man]]'' (2012).</ref><br />'''Ned Leeds''' {{NDR|sottovoce a MJ}}: Il dinosauro parla.<br />'''Michelle Jones''': È una lucertola.<br />'''Ned Leeds''': Giusto.<br />'''Lizard''': A proposito, a te cos'è successo? Ti ricordavo con i denti marci, gli occhiali e il riporto ai capelli. Ti sei rifatto di sana pianta? Sei vuoi, te lo posso farti io, di sana pianta.<br />'''Electro''': Mi trasformi in lucertola?<br />'''Lizard''': Esatto!<br />'''Uomo Sabbia''': Voi due fatela finita! *'''Ned Leeds''' {{NDR|a MJ}}: Ehi, mi chiedi se questo è un mostro albero oppure uno scienziato che si è trasformato un albero.<br />'''Electro''': È solamente un albero. Solo un albero. *'''Goblin''': Vigliacco! Abbiamo un nuovo mondo da conquistare! Mi dai il voltastomaco!<br />'''Norman Osborn''' {{NDR|ormai impaurito}}: Lasciami in pace, ti prego.<br />'''Goblin''': Ti nascondi nell'ombra! Ti nascondi da chi sei veramente!!<br />'''Norman Osborn''': No!<br />'''Goblin''': Non puoi scappare da te stesso!!! *'''Peter Parker/Spider-Man''': Ragazzi, lui è il signor Orsborn.<br />'''Norman Osborn''': Ehi, dottore.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Scusi, il dottor Osborn. Loro sono i miei amici: lui è Ned e MJ.<br />'''Norman Osborn''' {{NDR|confuso}}: "Mary Jane"?<br />'''Michelle Jones''': È Michelle Jones, in verità.<br />'''Norman Osborn''': Affascinante.<br />'''Ned Leeds''': Dici che ci sono altri Ned Leeds? *'''Norman Osborn''': Octavius?<br />'''Dottor Octopus''': Osborn?<br />'''Norman Osborn''': Cosa... Cosa ti è successo?<br />'''Dottor Octopus''': Cosa è successo a me?! Sei il morto vivente!<br />'''Norman Osborn''': Che... che vuoi dire?<br />'''Dottor Octopus''': Sei morto, Norman. Anni fa.<br />'''Norman Osborn''' {{NDR|continuando non capire}}: Tu sei pazzo.<br />'''Electro''' {{NDR|ridacchiando}}: Adoro questo universo!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Di che sta parlando? Lui era qui, non può...<br />'''Uomo Sabbia''': Morti. Sono morti entrambi, combattendo Spider-Man. Ne parlarono i notiziari. Green Goblin, trafitto dallo stesso aliante su cui volavi.<ref>Riferimento al film ''[[Spider-Man (film)|Spider-Man]]'' (2002).</ref> E, un paio di anni dopo, tu, Doc Ock, annegato nel fiume con il tuo apparecchio.<ref>Riferimento al film ''[[Spider-Man 2]]'' (2004).</ref><br />'''Dottor Octopus''': Sono sciocchezze! Spider-Man stava cercando di fermare il mio reattore a fusione! E io ho fermato lui! L'ho avevo per la gola e poi io... {{NDR|realizzando di essere sfuggito nel suo destino, comprendendo all'Uomo Sabbia che dicesse la verità}} Poi ero qui.<br />'''Electro''': Oh, mai dai! Non sai una cosa? Io stavo pestando Spider-Man! Fatelo dire! E lui ha causato un sovraccarico, ero bloccato nella griglia, assorbivo dati, stavo per trasformami in energia pura, e poi... e poi... e... {{NDR|realizzando di aver subito anche lui il suo destino}} E poi... Oh, cazzo! Stavo per morire.<ref>Riferimento al film ''[[The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro]]'' (2014).</ref><br />'''Lizard''' {{NDR|in preda dalla paura}}: Max, tu sai? Che io morirò? *'''Dottor Octopus''' {{NDR|rivolto sorpreso a Peter per il rifiuto di lasciare gli alcuni cattivi a morire nei loro universi}}: Avresti potuto lasciarci a morire. Perché non l'hai fatto?<br />'''Michelle Jones''': Perché lui è diverso. *'''Electro''': Guarda questo posto e quante possibilità.<br />'''Uomo Sabbia''': Cosa? L'appartamento?<br />'''Electro''' {{NDR|ridacchiando}}: Sì, sì, l'appartamento! Mi piace il dancing dell'open space, no! No, amico. Sto parlando del mondo. A me piace come sono qui. E tutta quell'energia potrei essere molto di più. Perché ti sei aggregato?<br />'''Uomo Sabbia''': Ho una figlia {{NDR|Penny}}. E voglio vederla. {{NDR|parlando del Peter di questo universo}} A lui non rimarrà a casa, fin quando non avrà finito il suo piccolo progetto.<br />'''Electro''': Ti fidi lui?<br />'''Uomo Sabbia''': Non mi fido di nessuno. Ma come hai fatto finire?<br />'''Electro''': Ah, dove lavoravo prima, facevano esperimenti con l'elettricità creata dagli organismi viventi e poi sono caduto in una vasca di anguille elettriche.<br />'''Uomo Sabbia''': Scherzi?! Io sono caduto in un super collisore.<br />'''Electro''': Accidenti, devi stare attento a dove cadi. *'''Otto Octavius/Dottor Octopus''' {{NDR|dopo essere stato curato da Peter}}: Che silenzio. Quelle voci nella mia testa... l'avevo dimenticate.<br />'''Norman Osborn''': Otto.<br />'''Otto Octavius/Dottor Octopus''' {{NDR|sorridendo}}: Sì, Norman. Sono io.<br />'''Uomo Sabbia''': Ma guarda un po'.<br />'''Otto Octavius/Dottor Octopus''' {{NDR|stringendo la mano a Peter}}: Ti ringrazio, ragazzo. Davvero.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Si figuri. *'''Peter Parker/Spider-Man''': È tutta colpa mia, May. Avrei dovuto dare ascolto a Strange a lasciare che li mandasse...<br />'''May Parker''': No, no, no, no, hai fatto la cosa giusta. Sarebbero stati uccisi. Hai fatto la cosa giusta.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Non è una mia responsabilità, May.<br />'''May Parker''': Oh, quello che ha detto Norman? La missione morale? No.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': No, May, tu non devi...<br />'''May Parker''': No, no, no. Peter, ascoltami bene. Tu hai un dono. Tu hai un potere. E da un grande potere derivano anche grandi responsabilità. *'''Michelle Jones''': Chi diavolo sei?<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Sono Peter Parker.<br />'''Michelle Jones''': Non è possibile.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Sono Spider-Man, nel mio mondo. Ma poi, ieri, io mi sono... E mi sono ritrovato qui. *'''Ned Leeds''': Allora anche tu sei Spider-Man? Perché non l'hai detto subito?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Di solito non vado in giro a pubblicizzarlo. Sennò l'anonimato del supereroe finirebbe.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man e Michelle Jones''': Ha detto la stessa cosa. *'''Michelle Jones''' {{NDR|lei e Ned confortano Peter per la morte della zia May}}: Mi dispiace. Peter, ci sono... Ci sono delle persone qui.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Cosa?! {{NDR|vede arrivare le sue due varianti dei loro universi alternativi}} Ehi, ehi, aspetta, aspetta! Wow! Cosa...?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Mi dispiace... per May.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Sì, condoglianze. Credo di sapere che cosa stai provando...<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|interrompendolo dall'angoscia}}: No, no, no, non dirmi che cosa sto provando.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''' {{NDR|esterrefatto}}: Okay...<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Lei non c'è più. Ed è tutta colpa mia. È morta invano. Perciò farei quello che avrei dovuto fare fin dall'inizio.<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Peter...<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Ti prego, no! Non dovreste essere qui. Nessuno dei due, vi rispedisco a casa. Quei tipi provengono dai vostri mondi, giusto? Vedetevela voi. Se moriranno, se li ucciderete... dipenderà da voi. Non è un mio problema. Non m'interessa più. Ho chiuso. Mi dispiace di avervi trascinato in questa cosa. Ma ora dovete tornare a casa. Buona fortuna.<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Mio zio Ben è stato ucciso. È stata colpa mia.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Ho perso... Ho perso Gwen, era la mia... Era la mia MJ. Non ho potuto salvarla. Non potrò mai perdonarlo per questo. Ho continuato, ho cercato di andare avanti, ho cercato di essere l'amichevole Spider-Man di quartiere, perché so che lei l'avrebbe voluto, ma... ad un certo punto non ho più usato mezzo misure. Sono diventato rabbioso. Mi sono inasprito. Non voglio che tu finisca come me.<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': La notte in cui morì Ben, cercai l'uomo che ritenevo colpevole. Lo volevo morto. Ho raggiunto il mio obbiettivo. Non mi ha fatto sentire meglio. Ci ho messo molto tempo a... imparare a uscire dall'oscurità.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|riferendosi amaramente al Goblin}}: Io voglio ucciderlo. Voglio farlo a pezzi. Ho ancora la sua voce nelle orecchie. Anche dopo che è stata ferita, mi ha detto che abbiamo fatto una cosa giusta. Mi ha detto che da un grande potere...<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': ...derivano grandi responsabilità.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Aspetta, cosa, come fai a saperlo?!?<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Lo disse zio Ben.<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Il giorno in cui morì. {{NDR|commosso}} Forse non è morta invano, Peter. *'''Ned Leeds''': Ehm, voi ce l'avete un migliore amico?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''' {{NDR|riguardo proprio a Harry Osborn}}: Ce l'avevo.<br />'''Ned Leeds''': Ce l'avevi?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': È morto tra le mie braccia, dopo che ha provato di uccidermi. È stato atroce.<ref>Riferimento al film ''[[Spider-Man 3]]'' (2007).</ref> *'''Peter Parker/Spider-Man''': Ehi, quali sono i cattivi più assurdi che avete dovuto combattere?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Tu ne avrai conosciuto parecchio.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''' {{NDR|ridacchiando}}: Bella domanda!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Si, io ho combattuto un alieno fatto di gelatina nera, una volta. {{NDR|si riferisce a Venom in ''[[Spider-Man 3]]''}}<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Oh, ma dai! Anch'io ho combattuto un alieno. Sulla Terra e nello spazio.<ref>Riferimento ai film ''[[Avengers: Infinity War]]'' (2018) e ''[[Avengers: Endgame]]'' (2019).</ref><br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Ah.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Sì, era viola. {{NDR|si riferisce a Thanos}}<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Io vorrei combattere un alieno!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Io, io sono stupito che tu abbia combattuto un alieno nello spazio?!<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''' {{NDR|sospira}}: Io non posso competere. Ho combattuto un russo dentro una macchina da rinoceronte. {{NDR|si riferisce a Rhino in ''[[The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro|The Amazing Spider-Man 2]]''}}<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Aspetta, perché stai dicendo che tu non puoi competere? Secondo me non è vero.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Ah, grazie, l'apprezzo, non dico che faccio schifo...<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': È solo la tua voce interiore... Io dico che non dovresti...<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Ecco, lo so, lo so... Io...<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Tu sei... Tu sei incredibile. Devi soltanto convincertene.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Sì, sì, devo convincerne! Posso farlo!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Tu sei incredibile.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Posso farlo.<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Sei incredibile.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Sì, grazie!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Lo dirai.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Mi è bastato sentirtelo dire, grazie! *'''Uomo Sabbia''': Dov'è la scatola, Peter?<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Flint, possiamo aiutare tutti!<br />'''Uomo Sabbia''': Non m'interessa! *{{NDR|Durante lo scontro con Electro, Lizard e l'Uomo Sabbia}}<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Ma che sta succedendo?! Continuavo a chiamare Peter Due, Peter Due, Peter Due!!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Ehi, ehi, ehi, ehi!!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Lo so, ma pensavo che fossi tu Peter Due!<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Cosa?! Io non sono Peter Due!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Basta litigare!! Ascoltate Peter Uno! Sentite, è chiaro che non sappiamo lavorare insieme!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Sì!<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Lo so, lo so, facciamo pena! Io... io non so come si lavora in squadra!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Nemmeno io!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Beh, io sì! Io sono stato in una squadra, okay!? Non voglio vantarmi, ma lo farò, ero negli Avengers!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Gli Avengers, grandioso!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Grazie!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Ma chi sono?<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Non conoscete gli Avengers!?<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': È... è una band? Tu sei in una band?<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': No, non sono una band! No! Gli Avengers sono, ehm, i più potenti eroi... {{NDR|durante il dialogo viene interrotto dai colpi di Electro in mezzo alla statua}}<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''' {{NDR|continuando nervosamente a non capire}}: Non è di aiuto!!!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Sentite, non è importante! Dobbiamo solo concentrarci, fidarsi del prurito e coordinarsi ai nostri attacchi!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''' {{NDR|con onore}}: Sì, okay. Scegliamo un bersaglio.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Giusto!<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''' {{NDR|autoconvinto}}: Li togliamo alla lista una alla volta.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Adesso ci siamo! Peter Uno, Peter Due!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Peter Due.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Peter Tre!<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''' {{NDR|un po' imbarazzato}}: Peter Tre!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Va bene! Andiamoci dentro!<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Fermi, fermi, fermi, fermi!! Vi voglio bene, ragazzi!<br />'''Peter Parker/Spider-Man e Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''' {{NDR|un po' confusi}}: Grazie!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Avanti, al lavoro!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere e Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Andiamo! {{NDR|riprendono lo scontro con i tre supercriminali}} *'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Ehi, dottor Connors!<br />'''Lizard''': Salve, Peter! *{{NDR|Dopo che Max è stato curato da Octavius}}<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Max? Maaax?<br />'''Max Dillon/Electro''': Tranquillo, sono a secco.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Ne sei sicuro?<br />'''Max Dillon/Electro''': Torno ad essere nessuno.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Non sei mai stato un nessuno.<br />'''Max Dillon/Electro''': No, no, no. Sì, lo sono stato. Tu non mi hai visto. {{NDR|ridacchia}} Pero, posso dirti una cosa?<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Sì.<br />'''Max Dillon/Electro''': Hai una bella faccia. Sei giovane. {{NDR|Peter-Tre ammette con timidezza}} Vieni dai Queens. Hai quella tuta. Aiuti molta povera gente. Pensavo solo che fossi nero.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Oh, mi dispiace, scusa.<br />'''Max Dillon/Electro''': Oh, non scusarti. Ci sarà uno Spider-Ma nero<ref>Riferimento a [[Miles Morales]], il giovane erede di Peter Parker.</ref> da qualche parte. {{NDR|Peter gll offre una mano}} Maledette anguille. {{NDR|si stringono la mano}} *'''Otto Octavius/Dottor Octopus''' {{NDR|guardando ammirato il reattore ARC di Iron Man}}: La potenza del sole...<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': ...Nel palmo della tua mano<br />'''Otto Octavius/Dottor Octopus''': Peter?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''' {{NDR|si toglie la maschera per essere quello dell'universo di Doc Ock}}: Otto.<br />'''Otto Octavius/Dottor Octopus''': Ah, che piacere vederti, ragazzo.<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Il piacere è mio.<br />'''Otto Octavius/Dottor Octopus''': Sei cresciuto. {{NDR|sorridendo}} Come stai?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Un po' meno pigro. *'''Peter Parker/Spider-Man''': Strange, aspetta!! Ci sono quasi!<br />'''Dottor Strange''': Finiscila!!! Sono stato appeso sopra al Grand Canyon per dodici ore!!!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Lo so, lo so! Ehm... Ehm... {{NDR|Strange guarda sbalordito gli altri due Spider-Man}} Per quello le chiedo scusa, signore! Be', insomma...<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''' {{NDR|con tono sorpreso}}: È andato al Grand Canyon?!<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Non avrebbe dovuto aiutarlo?<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': No, no, no! A posto, a posto! E loro sono i miei nuovi amici. Lui è Peter Parker, Peter Parker! Spider-Man, Spider-Man! Loro sono me di altri universi! Sono qui per aiutare!<br />'''Dottor Strange''' {{NDR|tra sé e sé, non sapendo come avrebbe fatto}}: No, no, no.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Lui è lo stregone di cui vi parlavo prima.<br />'''Dottor Strange''': Senti, sono sorpreso che tu sia riuscito a dargli una seconda occasione, ragazzo. Ma devono andarsene, ora. *{{NDR|Dopo che Peter-Tre ha salvato MJ dalla caduta per non subire la [[The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro|stessa sorte di Gwen]]}}<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Stai bene?<br />'''Michelle Jones''': Sì, sto bene! Tu stai bene? {{NDR|Peter-Tre annuisce commosso}} *'''Goblin''' {{NDR|con falso dispiacere}}: Povero Peter! Troppo debole per mandarmi a casa a morire!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|furibondo}}: No, voglio solo ucciderti con le mie mani.<br />'''Goblin''' {{NDR|sorridendo malignamente impressionato}}: Bravissimo. {{NDR|inizia il combattimento finale}} *'''Peter Parker/Spider-Man''': Che succede?<br />'''Dottor Strange''': Cominciano ad arrivare e non riesco a fermarli!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Dev'esserci qualcosa che possiamo fare? Non potrebbe lanciare di nuovo l'incantesimo? Ma nella forma originale, prima che io lo rovinasse!<br />'''Dottor Strange''': Ormai è troppo tardi! Sono qui! Sono qui per causa tua!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': E se tutti dimenticassero chi sono?<br />'''Dottor Strange''': Cosa!?<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Vengono qui per causa mia, giusto? Perché io sono Peter Parker. Allora lancia un nuovo incantesimo, ma stavolta che tutti dimenticano chi è Peter Parker! Che tutti dimentichi... chi sono.<br />'''Dottor Strange''': No...<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Ma funzionerebbe, giusto?<br />'''Dottor Strange''': Sì, funzionerebbe. Ma devi comprendere che tutti quelli che ti conoscono e ti amano... noi... non avremo ricordo di te. Sarebbe come se non fossi mai esistito.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Lo so. Lo faccia.<br />'''Dottor Strange''': Okay, meglio che tu vada a salutare tutti, non hai molto tempo.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Grazie, signore.<br />'''Dottor Strange''': Chiamami "Stephen".<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Grazie, Stephen.<br />'''Dottor Strange''' {{NDR|ridacchiando}}: Sì, mi suona ancora strano.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|sorride}}: Allora ci vediamo. {{NDR|si allontana}}<br />'''Dottor Strange''' {{NDR|tra sé e sé, emozionato}}: Addio, ragazzo. *'''Michelle Jones''' {{NDR|tristemente}}: Odio questa magia.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Sì, anch'io. ==[[Explicit]]== {{Explicit film}} {{NDR|Nella scena finale dopo i titoli di coda, che narra dopo gli eventi di ''[[Venom - La furia di Carnage]]''}}<br />'''Eddie Brock''' {{NDR|al barista spagnolo, parlando degli Avengers}}: Okay. Okay, okay, credo di aver capito. Stai dicendo che in questo posto, ci... ci sono tantissime... superpersone.<br />'''Venom''': Te l'ho stavi per dirlo da ore!<br />'''Eddie Brock''': Va bene. Dimmelo di nuovo. Scusa, sono idiota. {{NDR|si riferisce ad Iron Man}} C'era un miliardario che ha un armatura di latta che poteva volare. Giusto? {{NDR|il barista fa il segno della croce per [[Avengers: Endgame|la morte di Iron Man]]}} Mmh. Okay, e c'era un uomo verde molto arrabbiato.<br />'''Barista''': Hulk.<br />'''Eddie Brock''': Hulk!<br />'''Venom''': E dicevi che il Protettore Letale era un nome di merda!!<br />'''Eddie Brock''': Sì, perché lo è. Allora parlami di nuovo dell'alieno viola che ama le gemme. {{NDR|si riferisce a Thanos e il Guanto dell'Infinito}} Perché sai una cosa, ''amigo'': gli alieni non amano le gemme.<br />'''Venom''': Eddie, per favore!<br />'''Eddie Brock''': No, loro non amano le gemme! Sai che amano gli alieni? Mangiare cervelli! Perché questo che fanno! Va bene?<br />'''Barista''': ''Señor'', li ha fatti sparire la mia famiglia, per cinque anni.<br />'''Eddie Brock''': Cinque anni? Sono tanti. Insomma, forse... forse dovrei andare a New York a parlare con questo... Spider-Man.<br />'''Venom''': Eddie! Siamo sbronzi! {{NDR|rutta}} Facciamo il bagno nudi!<br />'''Eddie Brock''': Non faremo il bagno nudi.<br />'''Barista''': ''Señor'', deve pagare il conto.<br />'''Venom''' {{NDR|succede nuovamente le stesso incantesimo del Dottor Strange nei loro corpi}}: Ma che succede?! No! No! Siamo appena arrivati!! Non di nuovo!! {{NDR|Eddie e Venom svaniscono anche loro per ritornare nel loro universo natale}}<br />'''Barista''': Ecco, è sparito. Non ha pagato il conto, niente mancia, niente. {{NDR|sul balcone del bar si vede ancora il pezzo del simbionte nero che si muove}} ==Note== <references/> ==Voci correlate== *[[Uomo Ragno]] *[[Spider-Man (film)]] *[[Spider-Man 2]] *[[Spider-Man 3]] *[[The Amazing Spider-Man (film)]] *[[The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro]] *[[Spider-Man: Homecoming]] *[[Spider-Man: Far from Home]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{Spider-Man}} {{Marvel Cinematic Universe}} {{Sony Pictures Universe of Marvel Characters}} [[Categoria:Film dell'Uomo Ragno]] agsj8326yq365xq5tggowo1i2chdqwn 1219337 1219318 2022-07-27T23:12:57Z Sun-crops 10277 Annullata la modifica 1219318 di [[Special:Contributions/176.245.54.58|176.245.54.58]] ([[User talk:176.245.54.58|discussione]]) Gentile Utente: "comprendendo all'Uomo Sabbia che dicesse la verità", non è molto chiaro, può per favore riscriverlo in modo che si possa comprendere? Grazie wikitext text/x-wiki {{Film |titolo italiano = Spider-Man: No Way Home |genere = azione/avventura/fantascienza |regista = [[Jon Watts]] |soggetto = [[Stan Lee]], [[Steve Ditko]] <small>(personaggio)</small> |sceneggiatore = [[Chris McKenna (sceneggiatore)|Chris McKenna]], [[Erik Sommers]] |attori = * [[Tom Holland (attore)|Tom Holland]]: Peter "Uno" Parker / Spider-Man * [[Zendaya]]: Michelle "MJ" Jones-Watson * [[Benedict Cumberbatch]]: Dr. Stephen Strange * [[Jacob Batalon]]: Ned Leeds * [[Jon Favreau]]: Harold "Happy" Hogan * [[Jamie Foxx]]: Max Dillon / Electro * [[Willem Dafoe]]: Norman Osborn / Goblin * [[Alfred Molina]]: Otto Octavius / Dottor Octopus * [[Benedict Wong]]: Wong * [[Tony Revolori]]: Eugene "Flash" Thompson * [[Marisa Tomei]]: May Parker * [[Andrew Garfield]]: Peter "Tre" Parker / Amazing Spider-Man * [[Tobey Maguire]]: Peter "Due" Parker / Amichevole Spider-Man di quartiere |doppiatori italiani = * [[Alex Polidori]]: Peter "Uno" Parker / Spider-Man * [[Emanuela Ionica]]: Michelle "MJ" Jones-Watson * [[Francesco Bulckaen]]: Dr. Stephen Strange * [[Francesco Ferri]]: Ned Leeds * [[Enrico Chirico]]: Harold "Happy" Hogan * [[Franco Mannella]]: Max Dillon / Electro * [[Francesco Pannofino]]: Norman Osborn / Goblin * [[Massimo Lodolo]]: Otto Octavius / Dottor Octopus * [[Carlo Cosolo]]: Wong * [[Mattia Nissolino]]: Eugene "Flash" Thompson * [[Barbara De Bortoli]]: May Parker * [[Lorenzo De Angelis]]: Peter "Tre" Parker / Amazing Spider-Man * [[Marco Vivio]]: Peter "Due" Parker / Amichevole Spider-Man di quartiere |fotografo = [[Mauro Fiore]] |montatore = [[Jeffrey Ford]], [[Leigh Folsom Boyd]] |effetti speciali = [[Kelly Port]], [[Chris Waegner]], [[Scott Edelstein]], [[Dan Sudick]] |musicista = [[Michael Giacchino]] |scenografo = [[Rosemary Brandenburg]], [[Emmanuelle Hoessly]] |costumista = [[Sanja Milkovic Hays]] }} '''''Spider-Man: No Way Home''''', film statunitense del 2021 con [[Tom Holland (attore)|Tom Holland]], [[Tobey Maguire]], [[Andrew Garfield]], [[Benedict Cumberbatch]], [[Zendaya]], [[Jacob Batalon]], [[Willem Dafoe]], [[Alfred Molina]] e [[Jamie Foxx]], regia di [[Jon Watts]]. ==Frasi== *In poche parole, tutti quelli che sapevano che ero Spider-Man, dovrebbero saperlo ancora!!! ('''Peter Parker''') *{{NDR|Rivolto a Spider-Man}} Pensi che la tua nuova tuta ti salverà?! ('''Dottor Octopus''') *{{NDR|A Peter e MJ, indicando Lizard}} Oh, quello è un dinosauro? ('''Ned Leeds''') *{{NDR|Rivolto a Peter, a nome dei suoi tentacoli}} Siamo stanchi delle tue domande, ragazzo!!! ('''Dottor Octopus''') *Un Peter diverso. Strano. ('''Uomo Sabbia''') *{{NDR|Prima di intrappolare il Dottor Strange nella Dimensione Specchio in modo per curare i supercriminali multiversali}} Mi dispiace, signore, ma... devo provarci. ('''Spider-Man''') *Posso aiutarti. Sai, anch'io sarei una specie di scienziato. ('''Norman Osborn''') *Fidati, Peter. Quando cerchi di riparare le persone, ci sono sempre conseguenze. ('''Lizard''') *Be', io... io non voglio essere ucciso, soprattutto da uno vestito alla ''[[Dungeons & Dragons]]''. {{NDR|riferendosi al Dottor Strange}} Perciò qual è il piano? ('''Electro''') *{{NDR|Colpito dallo stile di coraggio di MJ}} È impossibile che sia la sua ragazza, è impossibile. ('''Lizard''') *{{NDR|Rivolto a Spider-Man}} Be', io ci sto. Ma, se qualcosa va storto, ti friggo dentro e fuori. ('''Electro''') *Ci ucciderà tutti. ('''Dottor Octopus''') *Oh, queste umiliazioni non finiscono mai?! Tieni il tuo giochino scientifico lontano da me! ('''Dottor Octopus''') *{{NDR|Rivolto a Spider-Man, dopo aver preso il controllo mentale di Norman}} È un bel trucchetto, il tuo senso ragnesco. ('''Goblin''') *{{NDR|Rivolto a Spider-Man}} Ti ho osservato profondamente, attraverso gli occhi codardi di Norman. Che lotti, per avere tutto quello che vuoi, mentre il mondo cerca di farti scegliere. Gli dei non devono scegliere. Noi prendiamo. ('''Goblin''') *{{NDR|Rivolto a Spider-Man}} Visto quando parlavo delle conseguenze!! ('''Lizard''') *Peter, Peter, Peter. A fare del bene ci si rimette sempre. Puoi ringraziarmi dopo. ('''Goblin''') *{{NDR|[[Ultime parole dal Marvel Cinematic Universe|Ultime parole]]}} Fammi solo... riprendere fiato. ('''May Parker''') *Come va, Peter. Ti piace il nuovo me? Senti, tu dammela. La distruggerò {{NDR|sghignazza}}, ma ti lascerò vivere. Non costringermi ad ucciderti. ('''Electro''') *Mi dispiace, Sandman, nessuno torna a casa! ('''Electro''') *{{NDR|Dopo aver curato l'Uomo Sabbia}} A posto, Flint. Ti porteremo a casa. Tu resta qui. ('''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''') *{{NDR|Dopo aver curato Lizard}} Dottor Connors? Bentornato, signore. ('''Peter Parker/Spider-Man''') *Spider-Man può venire a giocare?! ('''Goblin''') *{{NDR|Alla Cappa della Levitazione del Dottor Strange}} Grazie, Mister Mantello! ('''Ned Leeds''') *{{NDR|[[Ultime parole dal Marvel Cinematic Universe|Ultime parole]] rivolto a Peter, riferendosi a May}} Lei era lì per causa tua! Io l'avrò pure colpita, ma tu... {{NDR|ridendo in modo maniacale}} Tu sei quello che l'ha uccisa! ('''Goblin''') *{{NDR|Dopo essere stato curato da Peter}} Peter? {{NDR|guardando con rimorso il Peter Parker del suo universo, sdraiato a terra, ferito}} Cosa ho fatto? ('''Norman Osborn''') *A poche settimane dal disastro della Statua della Libertà, i seguaci di Spider-Man seguitano a sostenere che il vile vigilante sia un eroe! Ma se fosse un eroe, si toglierebbe la maschera e ci direbbe di chi è veramente, perché solo un codardo cela la propria identità. Solo un codardo nasconde le proprie vere intenzioni. Siatene certi, signore e signori, il sottoscritto scoprirà quelle intenzioni, con le buone e le cattive! ('''J. Jonah Jameson''') ==Dialoghi== *'''Matt Murdock''': Bene, ho delle buone notizie: nessuna delle accuse contro di te reggerà.<br />'''Peter Parker''' {{NDR|sorridendo di gioia}}: Dai, sul serio?!<br />'''May Parker''': Ah, lo sapevo!<br />'''Happy Hogan''': Grande!<br />'''Peter Parker''': Oh, mio Dio, signor Murdock, la ringrazio!<br />'''May Parker''': Grazie, Matt!<br />'''Peter Parker''': È incredibile!<br />'''Matt Murdock''': Prego.<br />'''Happy Hogan''': Perfetto.<br />'''Matt Murdock''': Tuttavia, signor Hogan?<br />'''Happy Hogan''': Sì.<br />'''Matt Murdock''': I federali stanno indagando sulla tecnologia scomparsa. Io comprendo la sua lealtà verso il signor Stark e a al suo retaggio, ma se fossi coinvolto...<br />'''Happy Hogan''': Se fossi coinvolto?!<br />'''Matt Murdock''': Si procuri un avvocato.<br />'''Happy Hogan''': Mi serve un avvocato, perché sono sotto inchiesta?! Pensavo che... Ha detto nessuna accusa. Potrei dire su un consiglio del mio legale che rifiuto rispettosamente di rispondere alla domanda perché la responsabilità potrebbe incriminarmi. Lo dicono quei in ''Bravi ragazzi''? Cosa dicono quei in ''Bravi ragazzi''?<br />'''May Parker''': Happy, Happy, lo so cosa stai pensando. Calmati. Sentiamo cosa ha da dire. Matt?<br />'''Matt Murdock''': Deve procurarsi di un avvocato eccellente. Peter, avrai eppure evitato i problemi illegali per ora, ma è solo l'inizio. C'è ancora il tribunale dell'opinione pubblica. {{NDR|dalla finestra viene lanciato un mattone verso Peter, ma Matt lo afferra subito}}<br />'''Peter Parker''' {{NDR|sorpreso}}: Come è riuscito a farlo!?<br />'''Matt Murdock''': Sono un avvocato eccellente.<br />'''May Parker''': Ci occorre un luogo più sicuro dove vivere. *'''Dottor Strange''': Allora, Peter, a cosa devo il piacere?<br />'''Peter Parker''': Ah, giusto. Mi dispiace disturbarla, signore, ma...<br />'''Dottor Strange''': Per favore, abbiamo salvato mezzo universo insieme, puoi evitare di chiamarmi "signore".<br />'''Peter Parker''': Okay, ah, Stephen.<br />'''Dottor Strange''': Suona strano, ma te lo concedo. *'''Dottor Octopus''': Ciao, Peter.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|confuso}}: Ciao! Noi ci... La conosco?<br />'''Dottor Octopus''': Cosa hai fatto al mio apparecchio?<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Ah, il suo apparecchio? Non so di cosa stia parlando! Non so... Quale apparecchio?<br />'''Dottor Octopus''': La potenza del sole nel palmo della mia mano. È sparita!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Ascolti, signore, se la smette di devastare auto, potremmo lavorare insieme e la aiuterò a trovare il suo apparecchio!<br />'''Dottor Octopus''': Vuoi giocare con me?! {{NDR|solleva le due auto}} Prendile!! {{NDR|lo attacca}} *'''Dottor Octopus''' {{NDR|si [[Spider-Man 2|riferisce però a Mary Jane]]}}: Avrei dovuto uccidere la tua fidanzatina quando potevo! {{NDR|Spider-Man fuoriesce le zampe meccaniche della sua tuta nanotecnologica}}<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|visibilmente infuriato, credendo che fosse Michelle Jones}}: Che cosa ha detto?!<br />'''Dottor Octopus''' {{NDR|ai suoi tentacoli}}: Pare che ci sia una gara. {{NDR|iniziano a combattersi}} *'''Dottor Octopus''': Nanotecnologia. Ah, hai superato te stesso, Peter. Ti ho sottovalutato. Ma ora morirai. {{NDR|cerca di ucciderlo con una lama del tentacolo, ma la tuta nanotecnologica difende Peter nel petto che però mostra il suo volto, Doc Ock si toglie gli occhiali da sole per vederlo meglio che ne rimane confuso}} Tu non sei Peter Parker.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|esterrefatto}}: Sono davvero confuso, ora. *'''Dottor Strange''': Devi stare attento a ciò che desideri, Parker!<br />'''Dottor Octopus''' {{NDR|imprigionato nella cella magica}}: Fatemi uscire!!!<br />'''Peter Parker''': Potrebbe spiegarmi, per favore, che cosa succede?<br />'''Dottor Strange''': Sai l'incantesimo che hai rovinato che doveva far dimenticare a tutti che Peter Parker è Spider-Man? Sta attirando tutti coloro che sanno che Peter Parker è Spider-Man, da ogni universo fino al nostro.<br />'''Peter Parker''': Da ogni universo?<br />'''Dottor Octopus''' {{NDR|rivolto al Dottor Strange}}: Chi sei tu? E dove mi trovo?<br />'''Dottor Strange''': Penso sia meglio non coinvolgerli, perché francamente il multiverso è un concerto di cui sappiamo spaventosamente poco.<br />'''Peter Parker''': Il multiverso esiste?<br />'''Dottor Strange''' {{NDR|sospira}}: Non dovrebbe nemmeno essere possibile.<br />'''Peter Parker''': Ma aveva fermato l'incantesimo?<br />'''Dottor Strange''': No, lo contenuto. Ma pare che qualcuno di loro siano riusciti a passare. Quando sei andato via, ho rilevato una presenza ultraterrena, l'ho seguita nelle fogne, e dove ho trovato quel... {{NDR|indicando Lizard che è anche lui imprigionato}} viscido meticcio verdastro.<br />'''Dottor Octopus''': Incantesimo?! Come nella magia? Che cos'è? Una festa di compleanno?! Chi è questo pagliaccio?! Cos'è questa follia?!<br />'''Dottor Strange''': Guarda. Conosci un Peter Parker che è Spider-Man?<br />'''Dottor Octopus''': Sì.<br />'''Dottor Strange''' {{NDR|indica il Peter di questo universo}}: È lui?<br />'''Dottor Octopus''': No!<br />'''Dottor Strange''': Visto? Okay, ecco cosa dobbiamo fare. Non so di quanti visitatori ci siano arri...<br />'''Peter Parker''': Io ne ho visto un altro. Sul ponte. Ero tipo... era tipo un elfo verde volante. {{NDR|si riferisce al Goblin}}<br />'''Dottor Strange''': Sembra gioioso. Perché non cominci da lui. Li devi catturare e portali qui, intanto io capisco come rispedirli indietro prima che distruggano il tessuto della realtà, o peggio, che Wong lo scopra. *'''Dottor Octopus''' {{NDR|sbalordito di aver visto, per la prima volta, lanciare un incantesimo a Peter}}: Come ci sei riuscito?!?<br />'''Dottor Strange''': Tante feste di compleanno! *'''Dottor Octopus''' {{NDR|parlando di Norman}}: Non può essere lui.<br />'''Michelle Jones''': Perché?<br />'''Dottor Octopus''': Perché Norman Osborn è morto anni fa. O abbiamo visto qualcun altro, oppure stai per volare nell'oscurità a combattere un fantasma. *'''Uomo Sabbia''' {{NDR|finito nella cella magica}}: Che succede?!<br />'''Electro''': Hai scelto la parte sbagliata. {{NDR|Lizard si mette a ridacchiare per averlo riconosciuto}} Connors?<br />'''Dottor Octopus''': Aspetta. Conosci questa creatura?<br />'''Electro''': No no no no, non una creatura. Un uomo.<br />'''Ned Leeds''': Oh, gli stessi universi.<br />'''Electro''': Il dottor Curt Connors era uno scienziato di Oscorp, quando lavoravo lì. Uno scienziato brillante che si è trasformato in una lucertola. Poi voleva trasformare tutta la città in lucertole. Roba da pazzi.<br />'''Lizard''': Quale roba da pazzi, Max?! Era il prossimo passo nell'evoluzione umana!<ref>Riferimento al film ''[[The Amazing Spider-Man (film)|The Amazing Spider-Man]]'' (2012).</ref><br />'''Ned Leeds''' {{NDR|sottovoce a MJ}}: Il dinosauro parla.<br />'''Michelle Jones''': È una lucertola.<br />'''Ned Leeds''': Giusto.<br />'''Lizard''': A proposito, a te cos'è successo? Ti ricordavo con i denti marci, gli occhiali e il riporto ai capelli. Ti sei rifatto di sana pianta? Sei vuoi, te lo posso farti io, di sana pianta.<br />'''Electro''': Mi trasformi in lucertola?<br />'''Lizard''': Esatto!<br />'''Uomo Sabbia''': Voi due fatela finita! *'''Ned Leeds''' {{NDR|a MJ}}: Ehi, mi chiedi se questo è un mostro albero oppure uno scienziato che si è trasformato un albero.<br />'''Electro''': È solamente un albero. Solo un albero. *'''Goblin''': Vigliacco! Abbiamo un nuovo mondo da conquistare! Mi dai il voltastomaco!<br />'''Norman Osborn''' {{NDR|ormai impaurito}}: Lasciami in pace, ti prego.<br />'''Goblin''': Ti nascondi nell'ombra! Ti nascondi da chi sei veramente!!<br />'''Norman Osborn''': No!<br />'''Goblin''': Non puoi scappare da te stesso!!! *'''Peter Parker/Spider-Man''': Ragazzi, lui è il signor Orsborn.<br />'''Norman Osborn''': Ehi, dottore.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Scusi, il dottor Osborn. Loro sono i miei amici: lui è Ned e MJ.<br />'''Norman Osborn''' {{NDR|confuso}}: "Mary Jane"?<br />'''Michelle Jones''': È Michelle Jones, in verità.<br />'''Norman Osborn''': Affascinante.<br />'''Ned Leeds''': Dici che ci sono altri Ned Leeds? *'''Norman Osborn''': Octavius?<br />'''Dottor Octopus''': Osborn?<br />'''Norman Osborn''': Cosa... Cosa ti è successo?<br />'''Dottor Octopus''': Cosa è successo a me?! Sei il morto vivente!<br />'''Norman Osborn''': Che... che vuoi dire?<br />'''Dottor Octopus''': Sei morto, Norman. Anni fa.<br />'''Norman Osborn''' {{NDR|continuando non capire}}: Tu sei pazzo.<br />'''Electro''' {{NDR|ridacchiando}}: Adoro questo universo!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Di che sta parlando? Lui era qui, non può...<br />'''Uomo Sabbia''': Morti. Sono morti entrambi, combattendo Spider-Man. Ne parlarono i notiziari. Green Goblin, trafitto dallo stesso aliante su cui volavi.<ref>Riferimento al film ''[[Spider-Man (film)|Spider-Man]]'' (2002).</ref> E, un paio di anni dopo, tu, Doc Ock, annegato nel fiume con il tuo apparecchio.<ref>Riferimento al film ''[[Spider-Man 2]]'' (2004).</ref><br />'''Dottor Octopus''': Sono sciocchezze! Spider-Man stava cercando di fermare il mio reattore a fusione! E io ho fermato lui! L'ho avevo per la gola e poi io... {{NDR|realizzando di essere sfuggito nel suo destino}} Poi ero qui.<br />'''Electro''': Oh, mai dai! Non sai una cosa? Io stavo pestando Spider-Man! Fatelo dire! E lui ha causato un sovraccarico, ero bloccato nella griglia, assorbivo dati, stavo per trasformami in energia pura, e poi... e poi... e... {{NDR|realizzando di aver subito anche lui il suo destino}} E poi... Oh, cazzo! Stavo per morire.<ref>Riferimento al film ''[[The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro]]'' (2014).</ref><br />'''Lizard''' {{NDR|in preda dalla paura}}: Max, tu sai? Che io morirò? *'''Dottor Octopus''' {{NDR|rivolto sorpreso a Peter per il rifiuto di lasciare gli alcuni cattivi a morire nei loro universi}}: Avresti potuto lasciarci a morire. Perché non l'hai fatto?<br />'''Michelle Jones''': Perché lui è diverso. *'''Electro''': Guarda questo posto e quante possibilità.<br />'''Uomo Sabbia''': Cosa? L'appartamento?<br />'''Electro''' {{NDR|ridacchiando}}: Sì, sì, l'appartamento! Mi piace il dancing dell'open space, no! No, amico. Sto parlando del mondo. A me piace come sono qui. E tutta quell'energia potrei essere molto di più. Perché ti sei aggregato?<br />'''Uomo Sabbia''': Ho una figlia {{NDR|Penny}}. E voglio vederla. {{NDR|parlando del Peter di questo universo}} A lui non rimarrà a casa, fin quando non avrà finito il suo piccolo progetto.<br />'''Electro''': Ti fidi lui?<br />'''Uomo Sabbia''': Non mi fido di nessuno. Ma come hai fatto finire?<br />'''Electro''': Ah, dove lavoravo prima, facevano esperimenti con l'elettricità creata dagli organismi viventi e poi sono caduto in una vasca di anguille elettriche.<br />'''Uomo Sabbia''': Scherzi?! Io sono caduto in un super collisore.<br />'''Electro''': Accidenti, devi stare attento a dove cadi. *'''Otto Octavius/Dottor Octopus''' {{NDR|dopo essere stato curato da Peter}}: Che silenzio. Quelle voci nella mia testa... l'avevo dimenticate.<br />'''Norman Osborn''': Otto.<br />'''Otto Octavius/Dottor Octopus''' {{NDR|sorridendo}}: Sì, Norman. Sono io.<br />'''Uomo Sabbia''': Ma guarda un po'.<br />'''Otto Octavius/Dottor Octopus''' {{NDR|stringendo la mano a Peter}}: Ti ringrazio, ragazzo. Davvero.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Si figuri. *'''Peter Parker/Spider-Man''': È tutta colpa mia, May. Avrei dovuto dare ascolto a Strange a lasciare che li mandasse...<br />'''May Parker''': No, no, no, no, hai fatto la cosa giusta. Sarebbero stati uccisi. Hai fatto la cosa giusta.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Non è una mia responsabilità, May.<br />'''May Parker''': Oh, quello che ha detto Norman? La missione morale? No.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': No, May, tu non devi...<br />'''May Parker''': No, no, no. Peter, ascoltami bene. Tu hai un dono. Tu hai un potere. E da un grande potere derivano anche grandi responsabilità. *'''Michelle Jones''': Chi diavolo sei?<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Sono Peter Parker.<br />'''Michelle Jones''': Non è possibile.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Sono Spider-Man, nel mio mondo. Ma poi, ieri, io mi sono... E mi sono ritrovato qui. *'''Ned Leeds''': Allora anche tu sei Spider-Man? Perché non l'hai detto subito?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Di solito non vado in giro a pubblicizzarlo. Sennò l'anonimato del supereroe finirebbe.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man e Michelle Jones''': Ha detto la stessa cosa. *'''Michelle Jones''' {{NDR|lei e Ned confortano Peter per la morte della zia May}}: Mi dispiace. Peter, ci sono... Ci sono delle persone qui.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Cosa?! {{NDR|vede arrivare le sue due varianti dei loro universi alternativi}} Ehi, ehi, aspetta, aspetta! Wow! Cosa...?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Mi dispiace... per May.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Sì, condoglianze. Credo di sapere che cosa stai provando...<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|interrompendolo dall'angoscia}}: No, no, no, non dirmi che cosa sto provando.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''' {{NDR|esterrefatto}}: Okay...<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Lei non c'è più. Ed è tutta colpa mia. È morta invano. Perciò farei quello che avrei dovuto fare fin dall'inizio.<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Peter...<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Ti prego, no! Non dovreste essere qui. Nessuno dei due, vi rispedisco a casa. Quei tipi provengono dai vostri mondi, giusto? Vedetevela voi. Se moriranno, se li ucciderete... dipenderà da voi. Non è un mio problema. Non m'interessa più. Ho chiuso. Mi dispiace di avervi trascinato in questa cosa. Ma ora dovete tornare a casa. Buona fortuna.<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Mio zio Ben è stato ucciso. È stata colpa mia.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Ho perso... Ho perso Gwen, era la mia... Era la mia MJ. Non ho potuto salvarla. Non potrò mai perdonarlo per questo. Ho continuato, ho cercato di andare avanti, ho cercato di essere l'amichevole Spider-Man di quartiere, perché so che lei l'avrebbe voluto, ma... ad un certo punto non ho più usato mezzo misure. Sono diventato rabbioso. Mi sono inasprito. Non voglio che tu finisca come me.<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': La notte in cui morì Ben, cercai l'uomo che ritenevo colpevole. Lo volevo morto. Ho raggiunto il mio obbiettivo. Non mi ha fatto sentire meglio. Ci ho messo molto tempo a... imparare a uscire dall'oscurità.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|riferendosi amaramente al Goblin}}: Io voglio ucciderlo. Voglio farlo a pezzi. Ho ancora la sua voce nelle orecchie. Anche dopo che è stata ferita, mi ha detto che abbiamo fatto una cosa giusta. Mi ha detto che da un grande potere...<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': ...derivano grandi responsabilità.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Aspetta, cosa, come fai a saperlo?!?<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Lo disse zio Ben.<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Il giorno in cui morì. {{NDR|commosso}} Forse non è morta invano, Peter. *'''Ned Leeds''': Ehm, voi ce l'avete un migliore amico?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''' {{NDR|riguardo proprio a Harry Osborn}}: Ce l'avevo.<br />'''Ned Leeds''': Ce l'avevi?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': È morto tra le mie braccia, dopo che ha provato di uccidermi. È stato atroce.<ref>Riferimento al film ''[[Spider-Man 3]]'' (2007).</ref> *'''Peter Parker/Spider-Man''': Ehi, quali sono i cattivi più assurdi che avete dovuto combattere?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Tu ne avrai conosciuto parecchio.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''' {{NDR|ridacchiando}}: Bella domanda!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Si, io ho combattuto un alieno fatto di gelatina nera, una volta. {{NDR|si riferisce a Venom in ''[[Spider-Man 3]]''}}<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Oh, ma dai! Anch'io ho combattuto un alieno. Sulla Terra e nello spazio.<ref>Riferimento ai film ''[[Avengers: Infinity War]]'' (2018) e ''[[Avengers: Endgame]]'' (2019).</ref><br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Ah.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Sì, era viola. {{NDR|si riferisce a Thanos}}<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Io vorrei combattere un alieno!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Io, io sono stupito che tu abbia combattuto un alieno nello spazio?!<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''' {{NDR|sospira}}: Io non posso competere. Ho combattuto un russo dentro una macchina da rinoceronte. {{NDR|si riferisce a Rhino in ''[[The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro|The Amazing Spider-Man 2]]''}}<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Aspetta, perché stai dicendo che tu non puoi competere? Secondo me non è vero.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Ah, grazie, l'apprezzo, non dico che faccio schifo...<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': È solo la tua voce interiore... Io dico che non dovresti...<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Ecco, lo so, lo so... Io...<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Tu sei... Tu sei incredibile. Devi soltanto convincertene.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Sì, sì, devo convincerne! Posso farlo!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Tu sei incredibile.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Posso farlo.<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Sei incredibile.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Sì, grazie!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Lo dirai.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Mi è bastato sentirtelo dire, grazie! *'''Uomo Sabbia''': Dov'è la scatola, Peter?<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Flint, possiamo aiutare tutti!<br />'''Uomo Sabbia''': Non m'interessa! *{{NDR|Durante lo scontro con Electro, Lizard e l'Uomo Sabbia}}<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Ma che sta succedendo?! Continuavo a chiamare Peter Due, Peter Due, Peter Due!!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Ehi, ehi, ehi, ehi!!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Lo so, ma pensavo che fossi tu Peter Due!<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Cosa?! Io non sono Peter Due!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Basta litigare!! Ascoltate Peter Uno! Sentite, è chiaro che non sappiamo lavorare insieme!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Sì!<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Lo so, lo so, facciamo pena! Io... io non so come si lavora in squadra!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Nemmeno io!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Beh, io sì! Io sono stato in una squadra, okay!? Non voglio vantarmi, ma lo farò, ero negli Avengers!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Gli Avengers, grandioso!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Grazie!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Ma chi sono?<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Non conoscete gli Avengers!?<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': È... è una band? Tu sei in una band?<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': No, non sono una band! No! Gli Avengers sono, ehm, i più potenti eroi... {{NDR|durante il dialogo viene interrotto dai colpi di Electro in mezzo alla statua}}<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''' {{NDR|continuando nervosamente a non capire}}: Non è di aiuto!!!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Sentite, non è importante! Dobbiamo solo concentrarci, fidarsi del prurito e coordinarsi ai nostri attacchi!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''' {{NDR|con onore}}: Sì, okay. Scegliamo un bersaglio.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Giusto!<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''' {{NDR|autoconvinto}}: Li togliamo alla lista una alla volta.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Adesso ci siamo! Peter Uno, Peter Due!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Peter Due.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Peter Tre!<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''' {{NDR|un po' imbarazzato}}: Peter Tre!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Va bene! Andiamoci dentro!<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Fermi, fermi, fermi, fermi!! Vi voglio bene, ragazzi!<br />'''Peter Parker/Spider-Man e Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''' {{NDR|un po' confusi}}: Grazie!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Avanti, al lavoro!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere e Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Andiamo! {{NDR|riprendono lo scontro con i tre supercriminali}} *'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Ehi, dottor Connors!<br />'''Lizard''': Salve, Peter! *{{NDR|Dopo che Max è stato curato da Octavius}}<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Max? Maaax?<br />'''Max Dillon/Electro''': Tranquillo, sono a secco.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Ne sei sicuro?<br />'''Max Dillon/Electro''': Torno ad essere nessuno.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Non sei mai stato un nessuno.<br />'''Max Dillon/Electro''': No, no, no. Sì, lo sono stato. Tu non mi hai visto. {{NDR|ridacchia}} Pero, posso dirti una cosa?<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Sì.<br />'''Max Dillon/Electro''': Hai una bella faccia. Sei giovane. {{NDR|Peter-Tre ammette con timidezza}} Vieni dai Queens. Hai quella tuta. Aiuti molta povera gente. Pensavo solo che fossi nero.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Oh, mi dispiace, scusa.<br />'''Max Dillon/Electro''': Oh, non scusarti. Ci sarà uno Spider-Ma nero<ref>Riferimento a [[Miles Morales]], il giovane erede di Peter Parker.</ref> da qualche parte. {{NDR|Peter gll offre una mano}} Maledette anguille. {{NDR|si stringono la mano}} *'''Otto Octavius/Dottor Octopus''' {{NDR|guardando ammirato il reattore ARC di Iron Man}}: La potenza del sole...<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': ...Nel palmo della tua mano<br />'''Otto Octavius/Dottor Octopus''': Peter?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''' {{NDR|si toglie la maschera per essere quello dell'universo di Doc Ock}}: Otto.<br />'''Otto Octavius/Dottor Octopus''': Ah, che piacere vederti, ragazzo.<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Il piacere è mio.<br />'''Otto Octavius/Dottor Octopus''': Sei cresciuto. {{NDR|sorridendo}} Come stai?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Un po' meno pigro. *'''Peter Parker/Spider-Man''': Strange, aspetta!! Ci sono quasi!<br />'''Dottor Strange''': Finiscila!!! Sono stato appeso sopra al Grand Canyon per dodici ore!!!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Lo so, lo so! Ehm... Ehm... {{NDR|Strange guarda sbalordito gli altri due Spider-Man}} Per quello le chiedo scusa, signore! Be', insomma...<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''' {{NDR|con tono sorpreso}}: È andato al Grand Canyon?!<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Non avrebbe dovuto aiutarlo?<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': No, no, no! A posto, a posto! E loro sono i miei nuovi amici. Lui è Peter Parker, Peter Parker! Spider-Man, Spider-Man! Loro sono me di altri universi! Sono qui per aiutare!<br />'''Dottor Strange''' {{NDR|tra sé e sé, non sapendo come avrebbe fatto}}: No, no, no.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Lui è lo stregone di cui vi parlavo prima.<br />'''Dottor Strange''': Senti, sono sorpreso che tu sia riuscito a dargli una seconda occasione, ragazzo. Ma devono andarsene, ora. *{{NDR|Dopo che Peter-Tre ha salvato MJ dalla caduta per non subire la [[The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro|stessa sorte di Gwen]]}}<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Stai bene?<br />'''Michelle Jones''': Sì, sto bene! Tu stai bene? {{NDR|Peter-Tre annuisce commosso}} *'''Goblin''' {{NDR|con falso dispiacere}}: Povero Peter! Troppo debole per mandarmi a casa a morire!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|furibondo}}: No, voglio solo ucciderti con le mie mani.<br />'''Goblin''' {{NDR|sorridendo malignamente impressionato}}: Bravissimo. {{NDR|inizia il combattimento finale}} *'''Peter Parker/Spider-Man''': Che succede?<br />'''Dottor Strange''': Cominciano ad arrivare e non riesco a fermarli!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Dev'esserci qualcosa che possiamo fare? Non potrebbe lanciare di nuovo l'incantesimo? Ma nella forma originale, prima che io lo rovinasse!<br />'''Dottor Strange''': Ormai è troppo tardi! Sono qui! Sono qui per causa tua!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': E se tutti dimenticassero chi sono?<br />'''Dottor Strange''': Cosa!?<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Vengono qui per causa mia, giusto? Perché io sono Peter Parker. Allora lancia un nuovo incantesimo, ma stavolta che tutti dimenticano chi è Peter Parker! Che tutti dimentichi... chi sono.<br />'''Dottor Strange''': No...<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Ma funzionerebbe, giusto?<br />'''Dottor Strange''': Sì, funzionerebbe. Ma devi comprendere che tutti quelli che ti conoscono e ti amano... noi... non avremo ricordo di te. Sarebbe come se non fossi mai esistito.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Lo so. Lo faccia.<br />'''Dottor Strange''': Okay, meglio che tu vada a salutare tutti, non hai molto tempo.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Grazie, signore.<br />'''Dottor Strange''': Chiamami "Stephen".<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Grazie, Stephen.<br />'''Dottor Strange''' {{NDR|ridacchiando}}: Sì, mi suona ancora strano.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|sorride}}: Allora ci vediamo. {{NDR|si allontana}}<br />'''Dottor Strange''' {{NDR|tra sé e sé, emozionato}}: Addio, ragazzo. *'''Michelle Jones''' {{NDR|tristemente}}: Odio questa magia.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Sì, anch'io. ==[[Explicit]]== {{Explicit film}} {{NDR|Nella scena finale dopo i titoli di coda, che narra dopo gli eventi di ''[[Venom - La furia di Carnage]]''}}<br />'''Eddie Brock''' {{NDR|al barista spagnolo, parlando degli Avengers}}: Okay. Okay, okay, credo di aver capito. Stai dicendo che in questo posto, ci... ci sono tantissime... superpersone.<br />'''Venom''': Te l'ho stavi per dirlo da ore!<br />'''Eddie Brock''': Va bene. Dimmelo di nuovo. Scusa, sono idiota. {{NDR|si riferisce ad Iron Man}} C'era un miliardario che ha un armatura di latta che poteva volare. Giusto? {{NDR|il barista fa il segno della croce per [[Avengers: Endgame|la morte di Iron Man]]}} Mmh. Okay, e c'era un uomo verde molto arrabbiato.<br />'''Barista''': Hulk.<br />'''Eddie Brock''': Hulk!<br />'''Venom''': E dicevi che il Protettore Letale era un nome di merda!!<br />'''Eddie Brock''': Sì, perché lo è. Allora parlami di nuovo dell'alieno viola che ama le gemme. {{NDR|si riferisce a Thanos e il Guanto dell'Infinito}} Perché sai una cosa, ''amigo'': gli alieni non amano le gemme.<br />'''Venom''': Eddie, per favore!<br />'''Eddie Brock''': No, loro non amano le gemme! Sai che amano gli alieni? Mangiare cervelli! Perché questo che fanno! Va bene?<br />'''Barista''': ''Señor'', li ha fatti sparire la mia famiglia, per cinque anni.<br />'''Eddie Brock''': Cinque anni? Sono tanti. Insomma, forse... forse dovrei andare a New York a parlare con questo... Spider-Man.<br />'''Venom''': Eddie! Siamo sbronzi! {{NDR|rutta}} Facciamo il bagno nudi!<br />'''Eddie Brock''': Non faremo il bagno nudi.<br />'''Barista''': ''Señor'', deve pagare il conto.<br />'''Venom''' {{NDR|succede nuovamente le stesso incantesimo del Dottor Strange nei loro corpi}}: Ma che succede?! No! No! Siamo appena arrivati!! Non di nuovo!! {{NDR|Eddie e Venom svaniscono anche loro per ritornare nel loro universo natale}}<br />'''Barista''': Ecco, è sparito. Non ha pagato il conto, niente mancia, niente. {{NDR|sul balcone del bar si vede ancora il pezzo del simbionte nero che si muove}} ==Note== <references/> ==Voci correlate== *[[Uomo Ragno]] *[[Spider-Man (film)]] *[[Spider-Man 2]] *[[Spider-Man 3]] *[[The Amazing Spider-Man (film)]] *[[The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro]] *[[Spider-Man: Homecoming]] *[[Spider-Man: Far from Home]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{Spider-Man}} {{Marvel Cinematic Universe}} {{Sony Pictures Universe of Marvel Characters}} [[Categoria:Film dell'Uomo Ragno]] kj5gtrw4maf46t8y5cfenim8zknu1r3 Gruppo di UR 0 195035 1219297 1219126 2022-07-27T19:02:39Z Paroll 68749 wikitext text/x-wiki '''Gruppo di UR''', sodalizio [[esoterismo|esoterico]] attivo in Italia nella seconda metà degli anni venti, i cui aderenti tra cui [[Julius Evola]], [[Arturo Reghini]], [[Giovanni Colazza]], pubblicarono dietro pseudonimo una serie di fascicoli, a cadenza mensile, sulle riviste ''UR'' (1927-28) e ''KRUR'' (1929), poi ristampati nel 1955 e nel 1971 nella raccolta in tre volumi intitolata ''Introduzione alla [[Magia]] quale Scienza dell'Io''. ==Citazioni del Gruppo di UR== *Nella vita di alcuni uomini vi sono momenti, in cui essi sentono vacillare tutte le loro certezze, venir meno tutte le loro luci, tacere le voci delle passioni e degli affetti e di quanto altro animava e muoveva la loro esistenza. Ricondotto al proprio centro, l'individuo avverte allora a nudo il problema di ogni problema: ''Che sono, io?'' [...] In alcuni casi una [[crisi]] del genere può avere un esito catastrofico. In altri si reagisce. [...] Un'altra soluzione equivalente è il passivo rimettersi a strutture tradizionalistiche, a forme dogmatiche svuotate di un contenuto vivente e presentantesi come semplici complessi dogmatici e devozionali. Altri, però, tengono fermo. Qualcosa di nuovo e di irrevocabile si è determinato nella loro vita. [...] :Questo è uno dei modi con i quali, soprattutto nell'epoca moderna, alcuni possono avvicinarsi alle discipline che, in genere, sono designate come [[iniziazione|iniziatiche]]. (''Introduzione'', su ''UR'', 1927) *«La «Materia dell'[[Alchimia|Opera]]» è qui, nella brama tua, nella tua [[volontà]] profonda, più vicina di quel che a te tu non sii vicino. Eccitala, dèstala. Creale resistenza. (Abraxa, ''La conoscenza delle acque'', su ''UR'', 1927) *Alla sera, prima di addormentarsi, in uno stato calmo, non stanco, tersa la mente da assilli, si realizzi meditativamente che ci si trova nelle prime ore della [[notte]] ai piedi di un [[montagna|monte]], e che si inizia l'ascesa – lentamente mentre le caligini a poco a poco si dileguano e le prime luci, e poi il [[Sole]], sorgono. Si continuerà ad ascendere pensando all’ascendere simultaneo del Sole in cielo, al crescente trionfare ed espandersi e folgorare della sua [[luce]] sulla cose, e, nel momento di sentirsi sulla vetta del monte, si realizzi che il Sole è allo Zenit, al vertice della sua ascesa, nel cielo sgombro e tutto luce. Si arresti la contemplazione a questo punto e si realizzi il tutto come senso di quel che effettivamente accadrà interiormente di là della soglia del [[sonno]], sino a metà della notte. Naturalmente l'ascendere di me sul monte e del Sole dall'alba al meriggio debbono essere vissuti in una stretta correlazione e il tutto va assunto in una progressione di risveglio che al limite della vetta deve dar luogo ad un senso di identificazione con la stessa luce meridiana – radiosa, silente, compiuta purità di luce nell'essere senza limiti. :Alla mattina, appena desti, sgombra la mente da ogni residuo di sonnolenza, ci si riprenda contemplativamente dalla cima del monte al meriggio, in cui si era rimasti, e ci si veda discendere lentamente fino alla pianura. Nel contempo anche il Sole discende, volge al [[tramonto]] ed ogni luce sarà scomparsa quando la pianura sarà da noi raggiunta. Ciò sia imaginato, ricordato, come il significato del tratto fra la metà della notte e il mattino. Nell'oscurità del giorno, in cui ci si trova svegliandosi, permanga pertanto l'eco della Luce dall'alto, del ''Sole di mezzanotte'', nel senso, che ''io sono il portatore di questa Luce'', che essa ora è nel centro di me nel cuore. (Luce e Leo, ''Glosse all'«Opus magicum» pel II capitolo'', su ''UR'', 1927) *Varrebbe tracciare un parallelo fra i metodi della «via secca» e della «via umida». [...] Nell'un caso come nell'altro bisogna destare un ''[[fuoco]]'', uno stato di intensa vibrazione o [[emozione]] che, trasportandoci di là da se stessi, renda possibile ad una forza della [[personalità]] lo ''spezzare'' la personalità stessa. I mistici qui agiscono col disgusto del mondo, con l'angoscia, la preghiera, l'orrore per sé stessi, la fede nel [[Cristo]] e l'ardente dedizione a [[Dio]]. La caratteristica del [[mistico]] è di attibuire a tutto ciò un significato religioso e morale, anziché pragmatico e tecnico. Manca, in altre parole, l'attitudine ''[[scienza|scientifica]]'' e manca chi diriga l'operazione (il «regime del Fuoco») sapendo perfettamente perché fa ciò che fa - come accade invece nella «via secca». Considerando che lo scopo positivo è di produrre quello stato di «esaltazione», nel quale avviene il «salto» e l'«uscita» [...], tutti i metodi, dato che riescano, sono da dirsi egualmente legittimi. (Arvo ed Ea, ''La dottrina esoterica dei centri segreti del corpo in un mistico cristiano'', su ''UR'', 1928) *''Agli [[Dèi]] bisogna farsi simili: non già agli uomini da bene. Non l'essere esenti dal [[peccato]], ma l'essere un [[Dio]] – è il fine.''<ref>Trad. da ''[[Enneadi]]'', I, II, 6-7.</ref> Queste massime staccano nettamente la via dell'iniziato dalla via degli uomini. La «[[virtù]]» degli uomini, in ultima analisi, è cosa indifferente: imagine di una imagine – dice [[Plotino]]. La «[[moralità]]» non ha a che vedere con l'[[iniziazione]]. L'iniziazione è una trasformazione radicale di uno stato di [[esistenza]] in un altro stato di esistenza. Un «Dio» non è un «modello morale»: è un altro essere. L'uomo buono non cessa di essere «[[uomo]]» per il suo esser «buono». In qualsiasi tempo e luogo si sia capito che significhi «iniziazione», l'idea è stata sempre la stessa. (Plotino, ''Massime di saggezza pagana'', su ''KRUR'', 1929) *Sulla fine del 1913 cominciarono a manifestarsi segni, che qualcosa di ''nuovo'' richiamava le forze della tradizione italica. Questi segni, ci furono direttamente palesi. Nel nostro «studio», senza che mai si potesse spiegare per quali vie fosse giunto, rinvenimmo, in quel periodo, un foglietto. Vi era tracciata, schematicamente, una via, una direzione, un luogo. Una via oltre la [[Roma]] moderna; un luogo, là dove nel nome e nelle silenti auguste vestigia sussiste la presenza dell'[[Roma (città antica)|Urbe antica]]. [...] Sulla benda, erano tracciati i segni di un [[rito]]. :Ed il rito fu celebrato per mesi e mesi, ogni notte, senza sosta. E noi sentimmo, meravigliati, accorrervi forze di [[guerra]] e forze di [[vittoria]]; e vedemmo balenar nella sua luce le figure vetuste ed auguste degli «[[Eroi]]» della razza [[civiltà romana|romana]]; e un «segno che non può fallire» fu sigillo per il ponte di salda pietra che uomini sconosciuti costruivano per essi nel silenzio profondo della notte, giorno per giorno. :La [[prima guerra mondiale|guerra immane]], che divampò nel 1914, inaspettata per ogni altro, noi la presentimmo. L'esito, lo conoscevamo. L'una e l'altra furono visti là dove le cose sono, prima di essere reali. E vedemmo l'azione di [[potenza]] che una [[occulto|occulta]] forza volle dal mistero di un sepolcro romano; e possedemmo e possediamo il breve simbolo regale che le aprì ermeticamente le vie del mondo degli uomini. (Ekatlos, ''La «Grande Orma»: la scena e le quinte'', su ''KRUR'', 1929) ==Citazioni sul Gruppo di UR== *Fra gli appartenenti a questo gruppo operativo due elementi almeno erano dotati di reali poteri. Quanto alle finalità, quella più immediata era il destare una [[spirito|forza superiore]] da servire d'ausilio al lavoro individuale di ciascuno, forza di cui eventualmente ciascuno potesse far uso. Vi era però anche un fine più ambizioso, cioè l'idea che su quella specie di [[eggregora|corpo psichico]] che si voleva creare potesse innestarsi, per evocazione, una vera influenza dall'alto. In tal caso non sarebbe stata esclusa la possibilità di esercitare, da dietro le quinte, un'azione perfino sulle forze predominanti nell'ambiente generale di allora. Quanto alla direzione di tale azione, i punti principali di riferimento sarebbero stati più o meno quelli di ''Imperialismo Pagano'' e degli [[ideale|ideali]] «[[religione romana|romani]]» di [[Arturo Reghini]]. ([[Julius Evola]])<ref>[[Julius Evola]], [https://books.google.it/books?id=6KHLCQAAQBAJ&newbks=1&newbks_redir=0&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q=finalit%C3%A0%20immediata%20forza%20superiore%20ausilio%20lavoro%20ciascuno%20%22corpo%20psichico%22%20influenza%20alto%20azione%20%22ambiente%20generale%22&f=false ''Il Cammino del Cinabro'', cap. 5, ''"Il Gruppo di Ur"'', terza edizione corretta e aumentata], a cura di [[Gianfranco de Turris]], Andrea Scarabelli, Giovanni Sessa, Roma, Edizioni Mediterranee, 2014.</ref> ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Gruppo di UR, [https://books.google.it/books?id=v17KwnSmRhAC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false ''Introduzione alla magia'' (1971), volume primo] (raccolta dei fascicoli su ''UR'' del 1927), Roma, Mediterranee, 2004<sup>4</sup> ISBN 978-8827209592. *Gruppo di UR, [https://books.google.it/books?id=j2mtU_ym1_UC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false ''Introduzione alla magia'' (1971), volume secondo] (raccolta dei fascicoli su ''UR'' del 1928), Roma, Mediterranee, 2006<sup>3</sup> ISBN 978-8827201732. *Gruppo di UR, [https://books.google.it/books?id=JLOnuzXtx2UC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false ''Introduzione alla magia'' (1971), volume terzo] (raccolta dei fascicoli su ''KRUR'' del 1929), Roma, Mediterranee, 2006<sup>3</sup> ISBN 978-8827209608. ==Voci correlate== *[[Julius Evola]] *[[Magia]] *[[Occulto]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} [[Categoria:Cultura dell'Italia]] [[Categoria:Esoterismo]] [[Categoria:Magia]] [[Categoria:Società segrete]] [[Categoria:Spiritualità]] 1myry6m790bg11j8212vmocr78qy9ms Marco Faustino Gagliuffi 0 195058 1219292 1219239 2022-07-27T16:30:43Z Gaux 18878 /* Citazioni su Marco Faustino Gagliuffi */ ampliamento wikitext text/x-wiki '''Marco Faustino Gagliuffi''' (1765 – 1834), umanista, poeta e latinista italiano. ==Citazioni su Marco Faustino Gagliuffi== *Il mondo letterario non conobbe mai uomo che gareggiasse Gagliuffi, nell'arte di improvvisare in aureo latino. Gagliuffi, fu l'unico genio a cui la natura abbia concesso un dono e un privilegio così straordinario.<br>Egli ne diede le prime prove in Urbino, ventenne appena; al momento che provocavasi al canto improvviso, la sua faccia diveniva inspirata, virgolava col pollice della destra alquanto nel ciuffetto che gli pendeva in mezzo alla fronte e quindi prorompeva con un tale fuoco e con tale grazia da scuotere ogni animo. Al moto delle sue labbra, al gesto, alla pronuncia persino gli ignari del latino idioma vedevano uscire dipinto dalla parola il sentimento. ([[Luigi Rava]]) *Tanta è la perizia nella lingua latina di cui è fornito il Gagliuffi, tanta la franchezza con cui egli mette il suo piede nelle orme dei poeti del Lazio, che non esitò a ridurre in versi elegiaci le leggi emanate da Napoleone<ref>Il ''Codice napoleonico''.</ref>. E ben lungi dal cader nella barbarie o nel triviale, egli si mostrò espertissimo nell'applicare i modi e le frasi latine eziandio a que' soggetti che non furono mai trattati da Poeti Romani. ([[Ambrogio Levati]]) *Una specialità aveva il suo ingegno: improvvisare versi in latino e riassumere in latino elegante le poesie e i discorsi che udiva recitare. E soleva farlo in Arcadia in gara con la celebre Amarilli Etrusca<ref>Nome arcadico della poetessa [[Teresa Bandettini]].</ref> che improvvisava in italiano. ([[Luigi Rava]]) ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Gagliuffi, Marco Faustino}} [[Categoria:Latinisti italiani]] [[Categoria:Poeti italiani]] [[Categoria:Umanisti italiani]] ab8gkvota5n3t1gmztzpe7dtdgzv7rx Luigi Rava 0 195074 1219290 1219234 2022-07-27T16:29:25Z Gaux 18878 /* Citazioni di Luigi Rava */ ampliamento wikitext text/x-wiki [[File:Ritratto del Ministro Luigi Rava.jpg|thumb|Luigi Rava in un ritratto di Giuseppe Pennasilico (1921)]] '''Luigi Rava''' (1860 – 1938), giurista e politico italiano. ==Citazioni di Luigi Rava== *{{NDR|[[Marco Faustino Gagliuffi]]}} Una specialità aveva il suo ingegno: improvvisare versi in latino e riassumere in latino elegante le poesie e i discorsi che udiva recitare. E soleva farlo in Arcadia in gara con la celebre Amarilli Etrusca<ref>Nome arcadico della poetessa [[Teresa Bandettini]].</ref> che improvvisava in italiano.<ref>Da ''Il cittadino Gagliuffi raguseo'', in ''Nuova Antologia di lettere, scienze ed arti'', sesta serie, volume CCI della raccolta CCLXXXV, Direzione della Nuova Antologia, Roma, 1919, [https://archive.org/details/sim_nuova-antologia-revista-di-lettere-scienze-ed-arti_may-june-1919_285/page/147/mode/1up p. 147].</ref> *Il mondo letterario non conobbe mai uomo che gareggiasse Gagliuffi, nell'arte di improvvisare in aureo latino. Gagliuffi, fu l'unico genio a cui la natura abbia concesso un dono e un privilegio così straordinario.<br>Egli ne diede le prime prove in Urbino, ventenne appena; al momento che provocavasi al canto improvviso, la sua faccia diveniva inspirata, virgolava col pollice della destra alquanto nel ciuffetto che gli pendeva in mezzo alla fronte e quindi prorompeva con un tale fuoco e con tale grazia da scuotere ogni animo. Al moto delle sue labbra, al gesto, alla pronuncia persino gli ignari del latino idioma vedevano uscire dipinto dalla parola il sentimento.<ref>Da ''Il cittadino Gagliuffi raguseo'', in ''Nuova Antologia di lettere, scienze ed arti'', sesta serie, volume CCI della raccolta CCLXXXV, Direzione della Nuova Antologia, Roma, 1919, [https://archive.org/details/sim_nuova-antologia-revista-di-lettere-scienze-ed-arti_may-june-1919_285/page/148/mode/1up p. 148].</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Rava, Luigi}} [[Categoria:Giuristi italiani]] [[Categoria:Politici italiani]] 022bcdl4q6wvec2hge8hxjp2c3fgr09 Discussioni utente:Gamfura 3 195086 1219277 2022-07-27T13:00:29Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 15:00, 27 lug 2022 (CEST)}} h08m849dh0uids6gleno3ndisnrq81l Centro 0 195087 1219288 2022-07-27T16:22:12Z Sun-crops 10277 Inserimento in voce tematica. wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} Citazioni sul '''centro'''. *''Centro''. Significa anche il luogo verso cui tendono tutti i propri piaceri, i propri agi. Quando un ubriaco è nella taverna, quando un innamorato è con la sua amante, sono nel loro centro. ([[Antoine Furetière]]) ==Altri progetti== {{interprogetto|wikt|preposizione=sul|w_preposizione=riguardante il}} {{s}} [[Categoria:Spazi]] 4447o6dugggxesac7la4h9o06ae77qt Discussioni utente:Ariacor 3 195088 1219298 2022-07-27T19:10:12Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 21:10, 27 lug 2022 (CEST)}} tgk9e27qqi9qahxt290aanbctqak5ou Daniel Jousse 0 195089 1219305 2022-07-27T20:21:52Z AnjaQantina 1348 Nuova pagina wikitext text/x-wiki [[File:Jean-Baptiste Perronneau - Portrait of the Lawyer Daniel Jousse - WGA17217.jpg|thumb|Daniel Jousse]] '''Daniel Jousse''' (1704 – 1781), giurista e penalista francese. *La [[prigione]] è sovente un male irreparabile a motivo del suo rigore e del disonore che vi è attaccato.<ref>Citato da Paolo Ercole nella [https://storia.camera.it/regno/lavori/leg12/sed105.pdf Tornata del 14 maggio 1875] della Camera dei Deputati (Regno d'Italia).</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Jousse, Daniel}} [[Categoria:Giuristi francesi]] abwmwz3e03ita5cye0gu1p8dw81cioy 1219311 1219305 2022-07-27T20:54:32Z AnjaQantina 1348 /* Altri progetti */ +w_site=fr wikitext text/x-wiki [[File:Jean-Baptiste Perronneau - Portrait of the Lawyer Daniel Jousse - WGA17217.jpg|thumb|Daniel Jousse]] '''Daniel Jousse''' (1704 – 1781), giurista e penalista francese. *La [[prigione]] è sovente un male irreparabile a motivo del suo rigore e del disonore che vi è attaccato.<ref>Citato da Paolo Ercole nella [https://storia.camera.it/regno/lavori/leg12/sed105.pdf Tornata del 14 maggio 1875] della Camera dei Deputati (Regno d'Italia).</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto|w|w_site=fr}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Jousse, Daniel}} [[Categoria:Giuristi francesi]] 3poiscunrfs00k2hfffyckd58vlbe38 Discussioni utente:Iwaru(iopfox) 3 195090 1219309 2022-07-27T20:40:09Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 22:40, 27 lug 2022 (CEST)}} 1095c7s7wj5ic3f883aobfpkdy6ibex Discussioni utente:Opencross 3 195091 1219312 2022-07-27T21:00:12Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 23:00, 27 lug 2022 (CEST)}} 65elytcdt6shrc84vimgj91medt41iy Charles Giraud 0 195092 1219313 2022-07-27T21:01:22Z AnjaQantina 1348 Nuova pagina wikitext text/x-wiki [[File:Giraud, Charles.jpg|thumb|Charles Giraud]] '''Charles Joseph Barthélémy Giraud''' (1802 – 1881), giurista e politico francese. *Lo spirito moderno va debitore al diritto canonico della sua emancipazione e di quella spinta vigorosa, che trasformò i giureconsulti in pubblicisti.<ref>Citato da Augusto Pierantoni nella [https://storia.camera.it/regno/lavori/leg12/sed203.pdf Tornata del 17 maggio 1876] della Camera dei Deputati (Regno d'Italia).</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto|w|w_site=fr}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Giraud, Charles}} [[Categoria:Giuristi francesi]] [[Categoria:Politici francesi]] 7al5kck3x1y5qn2xoyzmdrnsdhrsanw Discussioni utente:Terrickisaiah555 3 195093 1219349 2022-07-28T07:25:51Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 09:25, 28 lug 2022 (CEST)}} k3aohyb5v5lyadlywz9vwzw41xihtle Discussioni utente:JeffereyHolcomb 3 195094 1219352 2022-07-28T08:30:10Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 10:30, 28 lug 2022 (CEST)}} jjebq8x8hs5g7fjvy95uggnsec5xyae Discussioni utente:AdelaFaunce5968 3 195095 1219354 2022-07-28T10:15:22Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 12:15, 28 lug 2022 (CEST)}} 5uow73iqs7696d0om5y8hcyg40wj8th Discussioni utente:Dprets 3 195096 1219357 2022-07-28T10:30:02Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 12:30, 28 lug 2022 (CEST)}} sigo2t9ze009uacif3dejkidznwld4s Discussioni utente:JeannaFraley 3 195097 1219358 2022-07-28T10:40:20Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 12:40, 28 lug 2022 (CEST)}} 94on357biz8v14ydc0f62de5csgt21b