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|-
|<ref>''Jannetta''. È così chiaro, che la lettera è scritta a nome d’un uomo, e non già d’una donna, che non può dubitarsi dell’error de’ copisti, giacchè replicatamente si dice ''io mediemo'', e se fosse stato lo scrivente donna, dovea dirli ''io medema'': si fa dal Boccaccio dire
allo scrivente ''figlio meo va alla scuola'', cosa che non potea dirsi ad una donna. E pure il Biscioni erudito diligentissimo usò tanta oscitanza
nel pubblicar questa lettera, che fermamente la dice scritta a nome d’una gentildonna amica del Boccàccio, e del Bardi.</ref> Jannetta de Parise<ref>''Parise'' è cognome d’una famiglia nostra nobilissima, della quale trova menzione fin dal tempo delle Crociate nella persona di M. Roggiero di Parisi Signore di Castelluccio delli Schiavi, e della Pietra di Monte Corvino, che offrì servizio d’uomini d’arme in una Crociata intrapresa l’anno 1187. Oggi non è ascritta alle Piazze di Napoli, avendo lasciato di soggiornat nella Capitale; ma ciò non ne diminuisce punto la gloria, o la nobiltà.</ref> della Ruoccia<ref name="p106">Quantunque questa Pistola non portò data di anno, la lettera, con cui il Boccaccio l’accompagnò, indirizzata a Francesco di Messer Alessandro de’ Bardi Mercatante Fiorentino abitante a Gaeta, publicata per la prima volta in un rarissimo libro itnitolato: ''Prose antiche di''</ref>.
|{{gap}}||<i>Jannetto de Parise della Rocca</i>.<ref group="upper-alpha" name="Ap106"></ref>
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Ruthven
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<noinclude><pagequality level="2" user="Ruthven" />{{Rh|84|{{Type|f=110%|l=4px|DIALETTO}}|}}</noinclude>{{gap}}Daremo ora la traduzione di quella memoranda Epistola nel linguaggio, e nell’ortografia corrente.
<ref follow="p106">
''Dante, Petrarca, e Boccaccio, e di molti altri nobili, e virtuosi ingegni nuovamente raccolti'' (in Fiorenza appresso il Doni 1547. in 4.) si trova segnata: Di Napoli- alli XV. Maggio MCCCXLIX. In essa ecco quel che se ne dice. <i>E perchè forse di questi così lieti riposi, cioè che ti allegrino, e non offendono, non sè costà fornito, come ti bisognerebbe, uno piccolo, e nondimeno leggieri, ma pure per una volta atto a potere dare luogo agli amari pensieri per ha presente lettera te ne mandiamo: il quale ne’ termini più atti e convenevoli ti preghiamo con quello animo leggilo, che noi per
diporto di noi medesimi ti scriviamo.</i></ref><noinclude>{{right|A}}
----
<references />
{{gap}}(A) Anton Maria Biscioni, che fu il primo a publicar quella Pistola Napoletana, dice
di esserei servito di tre codici Manoscritti, uno nella Laurenziana Banco 42. cod. 10., l’altre, della stessa Banco 43. cod. 26. il terzo dell’Abate Anton Maria Salvini. Il Conte Mazzuocchelli, oltre ai due codici della Laurenziana, cita anche i dodici della Riccardiana Banco O.II. num. 26 in 4. R. III. num. 12. in fol. S.III. num. 45., e 46. in fol. A noi è mancato il tempo di pregar qualche amico erudito in Firenze di far il confronto delle varianti lezioni di quelli codici, ed emendar così i molti errori de’ copisti. Ma non mancherà chi potrà ora farlo, e con felice successo venendo guidato dalla {{Pt|cor-|}}</noinclude>
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''Dante, Petrarca, e Boccaccio, e di molti altri nobili, e virtuosi ingegni nuovamente raccolti'' (in Fiorenza appresso il Doni 1547. in 4.) si trova segnata: Di Napoli- alli XV. Maggio MCCCXLIX. In essa ecco quel che se ne dice. <i>E perchè forse di questi così lieti riposi, cioè che ti allegrino, e non offendono, non sè costà fornito, come ti bisognerebbe, uno piccolo, e nondimeno leggieri, ma pure per una volta atto a potere dare luogo agli amari pensieri per ha presente lettera te ne mandiamo: il quale ne’ termini più atti e convenevoli ti preghiamo con quello animo leggilo, che noi per
diporto di noi medesimi ti scriviamo.</i></ref>
<ref group="upper-alpha" follow="Ap106">{{gap}}(A) Anton Maria Biscioni, che fu il primo a publicar quella Pistola Napoletana, dice di esserei servito di tre codici Manoscritti, uno nella Laurenziana Banco 42. cod. 10., l’altre, della stessa Banco 43. cod. 26. il terzo dell’Abate Anton Maria Salvini. Il Conte Mazzuocchelli, oltre ai due codici della Laurenziana, cita anche i dodici della Riccardiana Banco O.II. num. 26 in 4. R. III. num. 12. in fol. S.III. num. 45., e 46. in fol. A noi è mancato il tempo di pregar qualche amico erudito in Firenze di far il confronto delle varianti lezioni di quelli codici, ed emendar così i molti errori de’ copisti. Ma non mancherà chi potrà ora farlo, e con felice successo venendo guidato dalla {{Pt|cor-|}}</ref><noinclude>{{right|A}}
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Ruthven
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{{Centrato|A Francisco de li Barde.}}
Facimmote addonca caro fratiello, a sapere ca lo primo juorno de sto mese de Decembre Machinti figliaje, e appe no bello figlio mascolo, che Dio nce lo guarde, e le dia vita a tiempo, e a bell’anne. E pe chello, che nne dice la mammana, che lo pigliale, nella
nfanzia tutto s’assomiglia a lo patre. E pe Diso credimmolo, ca nce dice lo patino, che
la canosce, ca è bona persona. Oh biva Dio,
{{right|che}}
----
<references />
wzione, che noi Culla pratica, che abbiamo dèi
nomo naturai dialetto diamo qui imprefsa. Intanto
fe a taluno piacerà imprender quefta ricerca, -Ho preghiamo d’®fserv»ar fe il ’nome dell*
eroina della lettera Machi»ti non conteneCse
qualche error de’copifti. Certamente quefta voce
non mai inteCa non forma fenfo in niuna fingua. Noi fofpettiamo, che debba leggerli Me
chance, parola. FranceCe ed epiteto, che anche
©ggi da quella Nazione per vezzo- fi dà alle
fanciulle furbette, e amabilmente dirpettofe
Abbondavano le Francefi ne’rempi del Boccacci
tra nor allor quando la. Provenza era fottopofta
* noftrr Sovranr. ed il quartiere, in cui abitavano
vicmifirmo alla Loggia de’ Fiorentini, conferva;
ancor oggr il nome di Chiazza Franzefe.
Sicché: è a fsai-, credibile, che il Boccaccio e il
Slg ’.^ BCefco de> Bardi s* intendefsero -di- qual
amabii donna volefsero Cotto quello Copraanome<noinclude></noinclude>
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Ruthven
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{{Centrato|A Francisco de li Barde.}}
Facimmote addonca caro fratiello, a sapere ca lo primo juorno de sto mese de Decembre Machinti figliaje, e appe no bello figlio mascolo, che Dio nce lo guarde, e le dia vita a tiempo, e a bell’anne. E pe chello, che nne dice la mammana, che lo pigliale, nella
nfanzia tutto s’assomiglia a lo patre. E pe Diso credimmolo, ca nce dice lo patino, che
la canosce, ca è bona persona. Oh biva Dio,
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rezione, che noi sulla pratica, che abbiamo dèi
nomo naturai dialetto diamo qui imprefsa. Intanto
fe a taluno piacerà imprender quefta ricerca, -Ho preghiamo d’®fserv»ar fe il ’nome dell*
eroina della lettera Machi»ti non conteneCse
qualche error de’copifti. Certamente quefta voce
non mai inteCa non forma fenfo in niuna fingua. Noi fofpettiamo, che debba leggerli Me
chance, parola. FranceCe ed epiteto, che anche
©ggi da quella Nazione per vezzo- fi dà alle
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Abbondavano le Francefi ne’rempi del Boccacci
tra nor allor quando la. Provenza era fottopofta
* noftrr Sovranr. ed il quartiere, in cui abitavano
vicmifirmo alla Loggia de’ Fiorentini, conferva;
ancor oggr il nome di Chiazza Franzefe.
Sicché: è a fsai-, credibile, che il Boccaccio e il
Slg ’.^ BCefco de> Bardi s* intendefsero -di- qual
amabii donna volefsero Cotto quello Copraanome</ref><noinclude>
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