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{{gap}}Abbiamo reso quel tributo di gratitudine, di riverenza, che dovevamo, ad un Boccaccio scrivente in Napoletano, ma senza usargli parzialità. Ora ripiglieremo l'interrotto discorso della Cronica di Partenope del nostro Giovanni Villani.
{{gap}}Il Tafuri al Tom. 3. pag. 15. scrisse con così poca esattezza di critica l'articolo di questo scrittore, che ci obbliga a non trapassarlo senza correggerne gli abbagli. Egli credette essere stata scritta questa Cronica verso l'anno 1360., e non avvertì, che al cap. 27. del lib. 1., nel quale questo credulo, e favoloso Cronista fa fondatore il poeta Virgilio di un giuoco di giostra allora assai celebre, che facevasi in una amplissima strada esistente ancor oggi non lontana dal Castello di Capuana, e detta a Carbonara, dice così: ''Et hebbe principio lo dicto joco dalo menare de li citrangoli, a lo quale da pò successe lo menare de le prete, et pò ad macze; ma stavano col capo coperto con bacinetti, et ermi di coiro. Et de pò più nanci venne al tempo di anni MCCCLXXX., che quilli, chenze jocavano non obstante, che se armavano de tutte arme, infinite ce ne morevano, et è chiamato Caronara, in nel qual loco se solevano gettare le bestie morte e mondecze''. Non avvertì parimente al capo quarantesimo del lib.3, nel quale si legge: ''Perchè innanci, che scompisse uno mese da po della morte de lo Rè Louise, fò morto lo dito Messer Louise, lo quale fo atterrato in ne la Ecclesia de Santa Croce de Napoli de li Ordini de li Minori, et remase de ipso Messere Louise lo spettabile Messere Carole de {{Pt|Du-|}}''<noinclude>{{right|''rac-''}}</noinclude>
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''{{Pt|raczo|Duraczo}}, che wé è Re de Hyerusalem, et de Sicilia''. Non avvertì in fine, che in quelle
Croniche non fi parla della morte delia Regin*
Giovanna I., che feguì in. maggio dell* anno
1382., ma fi rapporta la venuta di Luigi d*
Angifr in foccorlo di lei, che feguì ai principi
di quell*’ anno tflelTo 1282., anno in cui
Carlo III. di Durazzo avera allumo il titolo
di Re…. Y.
Che diremo poi dell* incredibile contradizione, colla quale, dopo aver detto, che quella
Cronica finifce nel 1560., ne fa autore Giovanni
Rumbo, detto Villani, che morì nel
rjn., fecondo appare da una iscrizione fepolcrale, che era nella Chiefa di S. Domenico
Maggiore?
Noi incliniamo al fentimenro del’P. Agnello
Ruggiero di Salerno, e di altri fcrittori rapportati
dal Toppi, i quali credono autore di quella
Cronica un Bartolomeo Caracciolo, o per
meglio dire Carafa-, Giureconfulto, fondati fui i*
autorità d* un manofcritto di quella Cronica,
nel quale fi leggeva: La sopir adirla breve infor~
màcione traBa da diverse cronache, che farav vi
nostro Signore Kè Luise lo vostro fedeli Sm
simo vassallo Bartelomeo Caraczolo, diBo Carafa, Cavaliere de Napole. Crediamo adunque,
che ignorandoli il vero nome dello fcrittore, fu
quella Cronica chiamata di Giovanni Villani,
giacché T autore di effa altro non fece, che copiare
quanto pota dall* illoria di Giovanni Villani
Fiorentino.
Checché fieli del vero nome dello fcrittore,
quella Cronica, che vide la prima voita la luce.
delle- (lampe nel 1526. accompagnata da una
de.<noinclude></noinclude>
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''{{Pt|raczo|Duraczo}}, che mò è Re de Hyerusalem, et de Sicilia''. Non avvertì in fine, che in quelle Croniche non si parla della morte della Regina Giovanna I., che seguì in maggio dell’anno 1382., ma si rapporta la venuta di Luigi d’Angiò in soccorso di lei, che seguì ai principj di quell’anno istesso 1282., anno in cui Carlo III. di Durazzo avera assunto il titolo di Re.
{{gap}}Che diremo poi dell’incredibile contradizione, colla quale, dopo aver detto, che quella Cronica finisce nel 1560., ne fa autore Giovanni Rumbo, detto Villani, che morì nel 1311., secondo appare da una iscrizione sepolcrale, che era nella Chiesa di S. Domenico Maggiore?
{{gap}}Noi incliniamo al sentimenro del P. Agnello Ruggiero di Salerno, e di altri scrittori rapportati dal Toppi, i quali credono autore di quella Cronica un Bartolomeo Caracciolo, o per meglio dire Carafa, Giureconsulto, fondati sull’autorità d’un manoscritto di quella Cronica, nel quale si leggeva: ''La sopradircta breve informacione tracta da diverse cronache, che faravvi nostro Signore Rè Luise lo vostro fedelissimo vassallo Bartelomeo Caraczolo, dicto Carafa, Cavaliere de Napole.'' Crediamo adunque, che ignorandosi il vero nome dello scrittore, fu quella Cronica chiamata di Giovanni Villani, giacché l'autore di essa altro non fece, che copiare quanto potè dall' istoria di Giovanni Villani Fiorentino.
{{gap}}Checchésiesi del vero nome dello scrittore, quella Cronica, che vide la prima voita la luce delle stampe nel 1526. accompagnata da una<noinclude>{{right|de}}</noinclude>
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''{{Pt|raczo|Duraczo}}, che mò è Re de Hyerusalem, et de Sicilia''. Non avvertì in fine, che in quelle Croniche non si parla della morte della Regina Giovanna I., che seguì in maggio dell’anno 1382., ma si rapporta la venuta di Luigi d’Angiò in soccorso di lei, che seguì ai principj di quell’anno istesso 1282., anno in cui Carlo III. di Durazzo avera assunto il titolo di Re.
{{gap}}Che diremo poi dell’incredibile contradizione, colla quale, dopo aver detto, che quella Cronica finisce nel 1560., ne fa autore Giovanni Rumbo, detto Villani, che morì nel 1311., secondo appare da una iscrizione sepolcrale, che era nella Chiesa di S. Domenico Maggiore?
{{gap}}Noi incliniamo al sentimenro del P. Agnello Ruggiero di Salerno, e di altri scrittori rapportati dal Toppi, i quali credono autore di quella Cronica un Bartolomeo Caracciolo, o per meglio dire Carafa, Giureconsulto, fondati sull’autorità d’un manoscritto di quella Cronica, nel quale si leggeva: ''La sopradircta breve informacione tracta da diverse cronache, che faravvi nostro Signore Rè Luise lo vostro fedelissimo vassallo Bartelomeo Caraczolo, dicto Carafa, Cavaliere de Napole.'' Crediamo adunque, che ignorandosi il vero nome dello scrittore, fu quella Cronica chiamata di Giovanni Villani, giacché l’autore di essa altro non fece, che copiare quanto potè dall’istoria di Giovanni Villani Fiorentino.
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{{gap}}Che diremo poi dell’incredibile contradizione, colla quale, dopo aver detto, che quella Cronica finisce nel 1560., ne fa autore Giovanni Rumbo, detto Villani, che morì nel 1311., secondo appare da una iscrizione sepolcrale, che era nella Chiesa di S. Domenico Maggiore?
{{gap}}Noi incliniamo al sentimenro del P. Agnello Ruggiero di Salerno, e di altri scrittori rapportati dal Toppi, i quali credono autore di quella Cronica un Bartolomeo Caracciolo, o per meglio dire Carafa, Giureconsulto, fondati sull’autorità d’un manoscritto di quella Cronica, nel quale si leggeva: ''La sopradircta breve informacione tracta da diverse cronache, che faravvi nostro Signore Rè Luise lo vostro fedelissimo vassallo Bartelomeo Caraczolo, dicto Carafa, Cavaliere de Napole.'' Crediamo adunque, che ignorandosi il vero nome dello scrittore, fu quella Cronica chiamata di Giovanni Villani, giacché l’autore di essa altro non fece, che copiare quanto potè dall’istoria di Giovanni Villani Fiorentino.
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{{gap}}Che diremo poi dell’incredibile contradizione, colla quale, dopo aver detto, che quella Cronica finisce nel 1560., ne fa autore Giovanni Rumbo, detto Villani, che morì nel 1311., secondo appare da una iscrizione sepolcrale, che era nella Chiesa di S. Domenico Maggiore?
{{gap}}Noi incliniamo al sentimenro del P. Agnello Ruggiero di Salerno, e di altri scrittori rapportati dal Toppi, i quali credono autore di quella Cronica un Bartolomeo Caracciolo, o per meglio dire Carafa, Giureconsulto, fondati sull’autorità d’un manoscritto di quella Cronica, nel quale si leggeva: ''La sopradircta breve informacione tracta da diverse cronache, che faravvi nostro Signore Rè Luise lo vostro fedelissimo vassallo Bartelomeo Caraczolo, dicto Carafa, Cavaliere de Napole.'' Crediamo adunque, che ignorandosi il vero nome dello scrittore, fu quella Cronica chiamata di Giovanni Villani, giacché l’autore di essa altro non fece, che copiare quanto potè dall’istoria di Giovanni Villani Fiorentino.
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la quale forfè di diverfo, e pili antico fcrittore, certo che lo ftile della medefima non
è di tanta femplicità, e purità, quanto quella
dello Spinello. Il cronica fecondo il gufio già
cominciato nel fuo tempo, forzandofi a parlar
con eleganza, e dpttamente, vi mefehia innumerabili
latinifmi, i quali 1 evidentemente non
erano ufuali al volgar dialetto, ma formavano
quella lingua nobile, e culta, in cuh fi fcriveva. Rimarchevole che vi s* incontrino non
pochi Francefifmi oggi difufati affatto, e che
allora il nofiro linguaggio avea contratti dalla
frequentazione co’ Francefi, regnando- tra noi la
linea d’Angiò de’ Conti di Provenza. Così vi
fi vede ufata la voce ostieri per dinotar abitazione
dal Francefe hostel v, che oggi fcrivefi
hótel, le voci re quest a, requisì per dinotar ricerca, ricercati, dalle Francefi requéte, requis 9j
ed altre-.
r Per dare un faggio dello ftile di quello croniffa, non men che della fua incredibile credulità, feempiaggine ed. ignoranza della fioria antica, rapporteremo qui ì capitoli 17., 18.,
19., e 10. del libro primo, dove fi deferivono i
benefizi, che per arte magica Virgilio fece ai
Napoletani
■#* *
Cornea Virgilio per la piacevolezza del
Aero de Napole ce compose la
Georgica. Gap. XVII..
De la qua! Citò de Napoli: Virgilio- molto
pili chiaro de tutti li Poeti non p’b tacere im"
per oc h è ori fu Officiale, O* ivi script e il libro<noinclude></noinclude>
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la quale sorsè di diverso, e pili antico scrittore, certo che lo stile della medesima non
è di tanta semplicità, e purità, quanto quella
dello Spinello. Il cronica secondo il gusio già
cominciato nel suo tempo, forzandosi a parlar
con eleganza, e dpttamente, vi mesehia innumerabili
latinismi, i quali 1 evidentemente non
erano usuali al volgar dialetto, ma formavano
quella lingua nobile, e culta, in cuh si scriveva. Rimarchevole che vi s* incontrino non
pochi Francesismi oggi disusati affatto, e che
allora il nosiro linguaggio avea contratti dalla
frequentazione co’ Francesi, regnando- tra noi la
linea d’Angiò de’ Conti di Provenza. Così vi
si vede usata la voce ostieri per dinotar abitazione
dal Francese hostel v, che oggi scrivesi
hótel, le voci re quest a, requisì per dinotar ricerca, ricercati, dalle Francesi requéte, requis 9j
ed altre-.
r Per dare un saggio dello stile di quello cronissa, non men che della sua incredibile credulità, seempiaggine ed. ignoranza della fioria antica, rapporteremo qui ì capitoli 17., 18.,
19., e 10. del libro primo, dove si deferivono i
benefizi, che per arte magica Virgilio fece ai
Napoletani
■#* *
Cornea Virgilio per la piacevolezza del
Aero de Napole ce compose la
Georgica. Gap. XVII..
De la qua! Citò de Napoli: Virgilio- molto
pili chiaro de tutti li Poeti non p’b tacere im"
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{{gap}}Per dare un saggio dello stile di quello cronista, non men che della sua incredibile credulità, scempiaggine ed ignoranza della storia antica, rapporteremo qui i capitoli 17., 18., 19., e 10. del libro primo, dove si descrivono i benefizi, che per arte magica Virgilio fece ai Napoletani.
<i><b>{{Centrato|Come Virgilio per la piacevolezza del
Aero de Napole ce compose la
Georgica. Gap. XVII.}}
{{gap}}De la qual Cità de Napoli: Virgilio molto più chiaro de tutti li Poeti non pò tacere imperochè vi fu Officiale, et ivi scripse il libro</b></i><noinclude></noinclude>
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{{gap}}Per dare un saggio dello stile di quello cronista, non men che della sua incredibile credulità, scempiaggine ed ignoranza della storia antica, rapporteremo qui i capitoli 17., 18., 19., e 10. del libro primo, dove si descrivono i benefizi, che per arte magica Virgilio fece ai Napoletani.
<i><b>{{Centrato|Come Virgilio per la piacevolezza del
Aero de Napole ce compose la
Georgica. Gap. XVII.}}
{{gap}}De la qual Cità de Napoli: Virgilio molto più chiaro de tutti li Poeti non pò tacere imperochè vi fu Officiale, et ivi scripse il libro</b></i><noinclude></noinclude>
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Paggena:Del dialetto napoletano - Ferdinando Galliani (1789).djvu/114
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="1" user="Ruthven" />{{Rh||{{Type|f=110%|l=4px|NAPOLETANO}}|91}}</noinclude>{{Pt|bro|libro}} de la Georgica . In nel tempo quando OR*.
vigno ordenao JMarcello Duca de li N apoi et a-
_ ni , in nel tempo dii qual Marcello , essendo
Consili ario . & quasi Rettore suo , o vero
Maistro , (i) lui homo sagace , O discipulo
de le Muse chiamato • Virgilio • Mantuano , si
forano fatte le chiaviche sotto terra , avendo
curso al Mare . E li puzi publici con li con -
dutti d‘ acque per diverse vie , & con sottile
artificio congregate in uno • alto monticello chia-
mato S. Pietro a Cancellaria ,, correno a le
fontane pablice fatte , & edificate in ne la di-
tta Città per la capacità dii qual Marcello ,
e per pregarle del ditto Virgilio , Ottaviano
chiamò Napoli Donna de Nova Cita Oppido
Castello murato (z)
Come.
. (i) I' fondamenti dorici fui quali quedo
cronifta pianta quede fue carote, fono- 1* aver ve-
ramente foggio™ aro, Virgilio. Ungo tempo in
Napoli e l* averci; comporta la Georgica ; 1 * ef-
fere dato da Augudo incaricato dell’ educazione,
ed idruzione del giovai» Marcello figlio della
fua figlia , e dall* avo- dedinaro; all* Impero , le
immatura morte, non P a vede rapito j e l’ efleift
infine a' gara pregiate le Citrà amiche , e le
Colonie de’ Romani dt dare gli onori delle lo-
ro m2gidrature non meno a: quedo giovane
Marcello, che ai Cefari Cajo e Lncio per
fer piacere ad Augudo ; come potrà legger-
d rie’ Cenotafj Pifani dell’ eruditiffimo Cardinal.
Noris .
(2). La.*fconcia: efprefltòne di quedo 1 luogo
non-
L
Digitizei
/<noinclude></noinclude>
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