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Apple/Disastri commerciali
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{{Apple}}
Questo capitolo potrebbe essere sottotitolato con un po' di ironia: Non tutte le mele escono con il buco.
Apple è sempre stata una società che ha investito ingenti risorse in ricerca e sviluppo. Questa profusione di risorse ha portato ad ottenere gradi successi come il Macintosh e l'iPod ma ha portato anche a disastri di epica portata come il Pippin o lo sfortunato Newton. Questa sezione analizzerà i maggiori disastri prodotti da Apple cercando anche di individuarne le motivazioni.
== Apple III ==
[[Image:Apple3.jpg|200px|right]]
L'Apple III detto anche Apple /// era il primo computer progettato da Apple Computer (l'Apple II venne progettato da Steve Wozniak prima di essere assunto dall'azienda nel 1976). Il progetto dell'Apple III fu avviato nel 1978 sotto la guida del Dr. Wendell Sander. Il nome in codice del progetto era "Sara". L'Apple III venne presentano nel maggio del 1980.
Il processore dell'Apple III era un 6502 a 2 MHz. Una CPU a 8-bit che come altre macchine dell'Apple utilizzava la tecnica del dividere la memoria in blocchi e attivare il blocco solo quando un programma doveva accedere ad essa. Questa tecnica era necessaria dato che il processore 6502 non era in grado di indirizzare direttamente tutta la memoria dell'Apple III. Una delle scelte tecniche più controverse è stata la decisione di non includere una ventola nel computer. Il cofondatore dell'Apple Steve Jobs era contrario alle ventole, dal suo punto di vista il computer doveva essere un oggetto silenzioso. Questa scelta non fu una scelta felice infatti l'Apple III aveva una spiccata tendenza a scaldarsi e a guastarsi per l'eccessiva temperatura interna.
Il computer fu un disastro commerciale. Non ebbe successo dato che costava molto e non vi erano programmi che sfruttassero adeguatamente le sue potenzialità e poi fu soggetto a molti problemi tecnici sia software che hardware. Un famoso aneddoto sull'Apple III racconta che una nota tecnica consigliava l'utente in caso di blocco della macchina a sollevare il computer di 75 millimetri e a lasciarlo andare. L'impatto con il tavolo avrebbe prodotto il reset di alcuni componenti della scheda madre che tendevano a bloccarsi.
Una versione migliorata, l'Apple III Plus, venne presentata il Dicembre 1983 al costo di 2995 dollari. Il III Plus risolveva i problemi hardware e portava la memoria interna a 256 KB oltre a utilizzare una tastiera simile a quella dell'Apple IIe. Nemmeno questa versione ebbe successo e quindi Apple ritirò il computer dal mercato nel 1985.
==Apple Lisa ==
[[Image:Macintosh XL.jpg|200px|right]]
Come già ampiamente discusso nei capitoli precedenti il Lisa fu un disastro commerciale per Apple. Il suo sviluppo richiese il lavoro di un nutrito team di ingegneri e programmatori per più di tre anni e portò un numero di vendite molto scarso. Il tonfo del Lisa fu talmente grande che si diffusero diverse leggende metropolitane sull'argomento. La più famosa afferma che più di diecimila macchine invendute furono interrate in un campo per liberare i magazzini della società. C'è da dire che pur essendo il Lisa un insuccesso molte sue innovazioni e buona parte dell'interfaccia grafica fu utilizzata dal Macintosh e quindi almeno una parte del denaro investito fu recuperato.
== Macintosh Portable ==
Il Macintosh Portable era il primo tentativo di realizzare un Macintosh portatile.
Presentato nel 1989 ricevette molte critiche positive da parte della stampa anche se le vendite furono in realtà molto scarse. Apple quando lo progetto non badò a spese pur di ottenere un computer con un'elevata autonomia. Utilizzò un LCD in bianco e nero non retroilluminato a basso consumo, delle SRAM a basso consumo molto costose e il 68HC000 a 16 MHz, una versione a basso consumo del 68000. Il case era formato da plastica bianca, l'LCD era integrato nel coperchio che si richiudeva sulla tastiera quando il computer non era in uso. Includeva un Floppy Disk da 1.44 MB e poteva utilizzare un hard disk a basso consumo prodotto da Connon.
[[Image:Macintosh portable.jpg|right|200px]]
Apple spese molte energie per ottenere un'elevata autonomia infatti il Portable arrivava a 10 ore di autonomia, ma non spese molti sforzi nel tentativo di ridurre il peso e la dimensione del computer. Utilizzò una versione modificata della scheda madre del Macintosh SE, i tasti erano quelli di una normale tastiera, incluse una trackball e soprattutto utilizzo delle batterie al piombo, batterie che fornivano molta potenza che erano anche molto pesanti. Il Portable pesava 7.2 kilogrammi, un peso giudicato eccessivo dalla maggior parte degli utenti potenziali e era anche molto costoso.
Nel febbraio 1991, Apple aggiunse la retroilluminazione allo schermo, e sostituì le costose SRAM con delle più economiche pseudo-SRAM per poter ridurre il prezzo del Portable. Visto lo scarso successo del modello, lo ritirò dal mercato nell'Ottobre dello stesso anno.
Nonostante le deludenti vendite Apple si rendeva conto che il settore dei portatili era un segmento di mercato in ampia crescita e quindi voleva inserirsi. Decise che invece di privilegiare la durata della batteria era meglio privilegiare le dimensioni e il peso del computer. Passo tutti gli schemi alla Sony e le pose l'obiettivo di miniaturizzare il portatile. Sony ridisegnò la scheda madre, la tastiera e il case del computer. Dal suo lavoro nacque il PowerBook 100 uno dei portatili di maggior successo Apple. Il Macintosh Portable (e il PowerBook 100) utilizzavano il Macintosh System 6.0.5 e supportano al massimo il System 7.5.5.
== Progetto Star Trek ==
Star Trek era il nome in codice di un progetto che Apple sviluppò tra il 1992 e il 1993. Ispirato nel nome alla famosa serie televisiva, era una versione del sistema operativo Macintosh in grado di essere utilizzato sulle macchine Intel-compatibili (durante quegli anni il Mac OS funzionava su macchine basate sui processori Motorola della serie 68000). Lo slogan era: "Per andare là dove nessun Mac è mai giunto prima."
Gli sviluppatori erano riusciti ad avviare un PC 486 con una versione modificata del System 7 e la rappresentazione grafica era indistinguibile da quella di un Macintosh classico. Il progetto venne cancellato a meta del 1993, non a causa di incompatibilità hardware o software ma per una scelta strategica e per carenze del personale.
Alcuni anni dopo l'abbandono del progetto Star Trek si diffuse la voce di un presunto progetto Marklar volto al porting del Mac OS X su X86. Per anni Apple ha smentito le voci ma, il 6 giugno 2005 ha confermato l'esistenza del progetto e ha dichiarato l'abbandono dei processori PowerPC in favore dei processori X86 nel giro di due anni. In realtà l'abbandono è stato molto più rapido essendo uscite le prime macchine basate su X86 appena sei mesi dopo la presentazione del progetto.
== PowerCD ==
[[Immagine:Apple PowerCD.jpg|right|200px]]
Il lettore di CD-ROM PowerCD era il primo tentativo di Apple d'entrare nel mondo della musica. Venne presentato nel 1993 e a differenza dei precedenti lettori di CD-ROM prodotti da Apple questo lettore non era rivolto esplicitamente al mondo dei personal computer ma era indirizzato anche agli utenti comuni. Infatti oltre a poter essere collegato al computer con la porta SCSI il lettore era in grado di funzionare in modo indipendente, infatti era dotato anche di un telecomando. Riconosceva i CD-ROM nello standard ISO 9660, i PhotoCD, i CD audio e i loro derivati. Era dotato di uscite audio per comandare uno stereo, aveva una uscita per le cuffie e poteva essere collegato alla televisione per mostrare i PhotoCD. La meccanica era in grado di leggere i CD alla velocità di 1X. La velocità di trasferimento verso il computer era di 2.1 MB/s. Come prodotto per il grande pubblico il PowerCD non ebbe successo, il problema principale di questo lettore era che non era né leggero né piccolo. Infatti le sue dimensioni e il suo peso ne scoraggiavano l'utilizzo fuori casa e tutta l'elettronica integrata incideva sui consumi infatti le batterie non erano in grado di fornire un'autonomia comparabile con i prodotti della concorrenza. Anche come lettore da computer non ebbe molto successo, era lento rispetto agli standard dell'epoca e tutte le funzioni aggiuntive incidevano sul costo infatti non era particolarmente economico. Visto lo scarso successo Apple decise nel giro di pochi mesi di cessare la produzione.
== Newton ==
[[Image:Newton-IMG 0320.JPG|right|200px]]
Newton Message Pad è il nome della famiglia di PDA prodotto da Apple. Nell'estate del 1993 Apple presentò il primo modello di PDA, il Newton Message Pad (OMP). Questo prodotto era il primo tentativo di Apple di entrare nel mercato dei computer palmari. Si può dire che Apple creò il mercato, dato che il suo fu il primo PDA conosciuto dal grande pubblico, mentre gli altri palmari in commercio prima del Newton erano considerati poco più che esperimenti tecnologici, data la loro pesantezza e difficoltà di utilizzo. L'accoglienza della stampa fu buona, il Newton prometteva la facilità d'uso tipica dei prodotti Apple combinata con un sistema di riconoscimento della scrittura avanzato e con una serie programmi che gli permettevano di integrarsi con Mac OS. Veniva venduto a 799 dollari, quindi non era un prodotto economico, ma essendo progettato per i manager non aveva nemmeno un costo proibitivo. Una pecca del Newton era il riconoscimento della scrittura, nonostante la pubblicità di Apple era difficile da usare e l'apprendimento non era mai perfetto. Sebbene le serie successive del Newton migliorarono notevolmente il sistema di riconoscimento della scrittura, la cattiva nomea che si era fatto agli esordi lo perseguitò fino alla fine del prodotto. Apple realizzò nel corso degli anni otto modelli diversi della serie Newton, ma nessuno di quelli riuscì mai a sfondare, anzi molti di questi riportarono ingenti perdite. La tecnologia Newton venne concessa anche in licenza a sviluppatori terzi, che la utilizzarono per fare dispositivi intelligenti tipo cellulari evoluti. Il progetto Newton costava poco e non sembrava in grado nel breve periodo di ripagarsi, Apple cercò dunque di vendere il progetto alla 3COM che, con la divisione Palm, cercava di realizzare un prodotto simile al Newton, ma questa rifiutò. Dopo 5 anni e più di 500 milioni di dollari spesi in ricerca, Apple decise di eliminare il progetto Newton e di sciogliere la divisione che se ne occupava. Nonostante la fine del progetto, il Newton continuò ad avere un certo seguito e tuttora esistono dei gruppi che si occupano di portare avanti lo sviluppo di applicazioni per il Newton.
== eWorld ==
All'inizio degli anni novanta i servizi di informazione on-line stavano diventando rapidamente popolari e Apple decise di valutare la possibilità di rimpiazzare il suo servizio on-line chiamato AppleLink. Il servizio AppleLink era un servizio nato nel 1985 e offerto da Apple in congiunzione con GE Information Services. Era un servizio dedicato alla rete di vendita e di assistenza di Apple e la sua funzione era quella di ridurre il costo di gestione della rete commerciale. Divenne rapidamente il sistema di comunicazione privilegiato tra Apple e i suoi rivenditori. John Ebbs, responsabile del supporto convinse i vertici della società che il servizio dovesse essere basato su Macintosh in modo da avvantaggiarsi dell'interfaccia grafica fornita dal Macintosh.
Prima dell'avvento di eWorld Apple avvio un servizio di supporto per gli utenti finali chiamato AppleLink Personal Edition. Il servizio si basava sui sistemi della Quantum Computer Service. Il presidente della Quantum trattò con Apple per tre mesi per convincere Apple a sub appaltare a Quantum la gestione del servizio Personal. Nel 1987 Apple autorizzo Quantum a attivare il servizio e a utilizzare il logo Apple per pubblicizzarlo. Apple avrebbe ricevuto il 10% di royalty degli incassi per il marchio e Quantum avrebbe guadagnato offrendo agli utenti un servizio a pagamento.
Il progetto di Quantum falli rapidamente. Quantum cercò di convincere Apple a fornire il software necessario per accedere a AppleLink con tutte le macchine ma i manager Apple rifiutarono. Non intendevano fornire il software per accedere a AppleLink con i nuovi Macintosh gratuitamente. Il contratto poi fissava dei vincoli troppo restrittivi per Quantum e questa allora decise di rescindere il contratto con Apple. I manager di Quantum facendo leva sul vecchio contratto riuscirono a utilizzare il logo Apple per il loro servizio on-line. Quando Apple lanciò il suo servizio on-line ovviamente cercò di rendere nullo il precedente contratto.
Nel 1991 Quantum cambio il proprio nome in America Online e apri il suo servizio on-line per Macintosh e IBM-Compatibili. Apple decise di sciogliere il suo vecchio contratto con GE dato che l'infrastruttura di AppleLink le costava soldi e America Online aveva dimostrato che i servizi on-line potevano generare soldi e non assorbire soldi. Apple decise di creare il suo servizio on-line orientato agli utenti Macintosh in competizione con America Online. Creò l'Online Service Group, questo gruppo aveva come obiettivo lo sviluppo del servizio on-line di Apple. Il gruppo comprò il software di AppleLink da America Online e lo utilizzo come base per sviluppare la metafora del mondo chiamata eWorld. Il gruppo lavorò al software sviluppandolo e introducendovi molti nuovi servizi rispetto al software comprato da America Online.
Il 5 gennaio 1994 Apple presentò eWorld. Il 20 luglio dello stesso anno il servizio divenne operativo. Il servizio eWorld era una combinazione dell'archivio di supporto tecnico del precedente AppleLink e dei servizi più tradizionali come quelli offerti da America Online o CompuServe. Il servizio era centrato su il municipio. Ogni servizio era gestito da un edificio apposito in modo da rendere semplice e veloce comprendere le distinzioni tra i vari servizi. Il software era disponibile solo per Macintosh ma Apple annunciò che una versione per Windows sarebbe stata resa disponibile nel 1995
La metafora del municipio rese semplice l'utilizzo del servizio e molte aziende che operavano nel mercato Macintosh decisero di aprire dei propri edifici virtuali dove fornire supporto e assistenza dei propri prodotti. Il portale di eWorld era collegato anche con portali di news e notizie.
I due servizi che riscossero maggiore successo furono l'eMail Center e il Community Center. Il Community Center era un servizio tipo BBS ove gli utenti di eWorld si trovavano per parlare e discutere di moltissimi argomenti. L'eMail Center era un ufficio di posta virtuale e consentiva agli utenti di inviare eMail. Il servizio ospitava anche la documentazione tecnica.
Purtroppo per Apple quando decise di attivare eWorld i servizi on-line proprietari erano al tramonto dato che l'arrivo di internet stava rendendo tutti questi servizi gratuiti e non legati al singolo fornitore.
Il servizio costava $8.95 al mese e includeva due ore gratis di navigazione notturna o nel fine settimana. Ogni ora seguente costava $4.95 nell'orario non di punta e $7.95 nell'orario di punta (6 am - 6 pm). Apple inizialmente decise di tenere delle tariffe elevate per contenere il numero di abbonati ma quando si capì che il servizio non decollava comunque la società non modificò i prezzi. Dopo un anno il servizio contava 90.000 abbonati. Nel 1995 venne fornito un limitato servizio internet e a settembre 1995 il servizio contava 115.000 abbonati, pochi se comparati a America Online che ne aveva 3.5 milioni.
La versione Windows di eWorld non venne mai rilasciata. Il servizio era disponibile solo per Macintosh e l'unico pda utilizzabile per le e-mail era il Newton. Il CEO Michael Spindler ("The Diesel") decise che il marketing per l'Online Services Group non era necessario e anche il software necessario per collegarsi che veniva regalato con i nuovi macintosh era messo in un punto poco visibile del sistema operativo. La mancanza di pubblicità del servizio rese eWorld poco popolare, molti utenti Macintosh non conoscevano il servizio oppure lo conoscevano ma in modo sommario e superficiale e quindi non riuscivano a apprezzarne il valore.
Il 31 marzo 1996 alle 12:01 Apple sospese il servizio. I manager della società decisero che l'insuccesso del progetto era dovuto al mercato che oramai era dominato da America Online e dalla sempre maggiore invadenza dei servizi gratuiti nati su Internet. Il progetto venne eliminato anche perché in quel periodo Apple cercava in tutti i modi di ridurre i costi dato che si trovava in crisi. Dopo una perdita di 68 milioni di dollari dell'ultimo quadrimestre del 1995 il consiglio di amministrazione di Apple chiede le dimissioni del CEO. Nel Gennaio del 1996 Michael Spindler si dimette e viene sostituito dal ex CEO di National Semiconductor Gil Amelio. Molti progetti e prodotti vengono cancellati pur di permettere all'azienda di tornare a essere competitiva e di riportare il bilancio in nero.
==Copland ==
Il Copland Project è un progetto promosso da Apple Computer per sviluppare una nuova versione del sistema operativo Mac OS. Nasce nel 1994 e viene abbandonato nell'Agosto del 1996.
Dopo il System 7.5 Apple si rende conto che deve realizzare una nuova versione del sistema operativo in grado di competere efficacemente con Windows e che la nuova versione dovrà apportare cambiamenti radicali al Mac OS. Il progetto incontrerà molti problemi.
[[Immagine:Copland_organization.png|thumb|right|Organizzazione del sistema operativo]]
Facciamo un passo indietro. Dopo il System 6 Apple decise che la manutenzione e l'aggiornamento del sistema operativo stava diventando sempre più problematico, era giunta l'ora di voltare pagina. Dato che sviluppare una versione innovativa del System avrebbe sicuramente richiesto molto tempo decise di creare due progetti, il progetto Blue e il progetto Pink (i progetti prendevano il nome dal colore dei fogli dove gli ingegneri scrivevano le specifiche da implementare). Nel progetto Blue finivano le innovazioni che potevano essere integrate nel System in modo rapido e questo progetto genererà il System 7. Nel progetto Pink finivano le modifiche più radicali che invece avrebbero portato al nuovo sistema operativo. Successivamente Apple siglò un'alleanza con IBM e Motorola. Questa alleanza comprendeva anche il progetto Pink che venne ceduto alla società Taligent nata per sviluppare il nuovo sistema operativo utilizzato dall'alleanza. Quando il progetto Taligent fallì Apple varò il progetto Copland. Questo progetto mirava a realizzare un sistema operativo innovativo ed a utilizzare l'emulazione per garantire agli utenti la compatibilità con le applicazioni sviluppate per il vecchio Mac OS. Il nuovo sistema operativo doveva essere basato sulla programmazione orientata agli oggetti e su una serie di nuove tecnologie. Nonostante Apple abbia presentato alcune pubbliche dimostrazioni del progetto in realtà Copland procedeva molto lentamente dato che il team di sviluppo si trovava ad affrontare costantemente una moltitudine di problemi che richiedevano molto tempo per essere risolti. I manager si resero conto che lo sviluppo del sistema operativo internamente all'Apple avrebbe richiesto troppo tempo e dopo i disastrosi risultati fiscali trimestrali del 1996 decisero di cancellare il progetto Copland.
Abbandonata l'idea di sviluppare il sistema operativo internamente, Apple varò una nuova strategia e decise di comprare un sistema operativo già esistente e di adattarlo. Apple aveva due possibilità. La prima era acquisire la NeXT, azienda fondata da Steve Jobs, uno dei fondatori dell'Apple che in seguito era stato estromesso dalla guida della società dal CEO John Sculley. La seconda alternativa era l'acquisto della Be Incorporated, società fondata da Jean-Louis Gassée un ex dipendente Apple che allora era in crisi finanziaria. Inizialmente Apple contattò Be ma quando Gassée iniziò a tirare su con il prezzo i manager Apple si ritirarono dalla trattativa. Il CEO dell'Apple Gil Amelio riteneva che l'azienda non avesse bisogno solo di una società con la tecnologia adeguata ma che servissero anche gli uomini giusti e riteneva Jobs un uomo necessario. Apple firmò con NeXT nel dicembre del 1996 per 427 milioni di dollari. Questo affare segnò il ritorno di Jobs nell'Apple.
Il team di sviluppo NeXT inizio a lavorare sul progetto "Rhapsody" che porterà allo sviluppo del Mac OS X. Il 27 luglio 1997 Amelio rassegnò le dimissioni e Jobs divenne CEO a interim. Jobs attuò una cura drastica per far tornare l'azienda a produrre profitti. Abbandonò la strategia delle licenze riacquistandole dai produttori di cloni Macintosh, cancello tutti i progetti non redditizi come, HyperCard, QuickDraw 3D e il famoso Newton MessagePad.
== Pippin ==
[[Image:Pippinfront.jpg|right|200px]]
Pippin è una tecnologia per consolle sviluppata da Apple durante la meta degli anni novanta. Era costruita intorno a un processore PowerPC 603e a 66 MHz PowerPC e a una versione modificata del Mac OS. L'obbiettivo era quello di creare un computer predisposto per i giochi, e dotato di potenzialità da network computer. Era dotato di un CD-ROM 4X e di una scheda video in grado di generare il segnale televisivo in modo da essere collegata direttamente alla televisione.
Apple non intendeva costruire la consolle, intendeva piuttosto cedere in licenza la realizzazione dell'hardware come intendeva fare anche la compagnia 3DO. L'unico licenziatario della tecnologia Pippin fu la Bandai. Quando la Bandai Pippin venne resa disponibile, (1995 per il giappone, 1996 per gli Stati Uniti) il mercato era già dominato dalle consolle Nintendo 64, Sony PlayStation, e Sega Saturn, macchine espressamente progettate per i giochi e quindi più performanti di una macchina come la Pippin che essendo derivata da un computer aveva delle limitazioni intrinseche. Oltretutto quando fu presentata il software a disposizione era poco, in fatti il principale produttore di software era la Bandai non le grandi case di videogiochi che snobbarono la macchina. Per finire era una macchina costosa, costava poco se rapportata a un Macintosh ma rispetto a una consolle qualsiasi era molto costosa e all'utente medio non offriva niente che un'altra consolle non potesse offrire.
La consolle Pippin fu anche molto sfortunata perché si trovò a combattere con la prima generazione di consolle esplicitamente pensate per la grafica tridimensionale e la sua scheda grafica non era in grado di competere con i chip custom sviluppati dalla Sony, Sega o Nintendo. Venne abbandonata dopo poco tempo dalla Bandai dato lo scarso interesse del pubblico.
== Apple Set Top Box ==
[[Image:Apple interactive television box.jpg|right|200px]]
L'Apple Set Top Box era un progetto dell'Apple Computer riguardante un terminale interattivo per la televisione digitale via cavo. Il progetto venne avviato nel 1995 e si basava su la scheda madre di un PowerBook della serie 500. Il ricevitore era in grado di decodificare filmati QuickTime e tramite una scheda integrata poteva decodificare filmati mpeg2 in tempo reale. Era dotato di un Hard disk per immagazzinare il sistema operativo e i programmi oltre ovviamente alle preferenze dell'utente. Era fornito anche di una porta seriale proprietaria in grado di trasmettere informazioni a 40 Mbit/s. L'idea che stava alla base del Set Top Box era quella di fornire all'utente la possibilità di interagire con il terminale per ricevere informazioni e per effettuare delle scelte utilizzando il telecomando. Queste scelte sarebbero state trasmesse alla centrale di trasmissione in modo da fornire una interazione tra utente e televisione. Il progetto è molto simile a quello della moderna televisione digitale terrestre solo che nella televisione digitale terrestre il segnale viaggia via onde radio mentre il Set Top Box era progettato per ricevere via cavo il segnale digitale. Il progetto distribuì anche 1000 Set Top Box per effettuare una fase di test in modo da affinare l'apparecchio. Il progetto venne abbandonato del 1996 per problemi finanziari di Apple e anche perché la messa in opera dell'infrastruttura necessaria al Set Top Box avrebbe avuto costi proibitivi.
== PowerBook 5300 ==
Il PowerBook 5300 è probabilmente il peggior portatile prodotto da Apple. Aveva seri problemi di alimentazione dato che era dotato di batterie agli ioni di litio, una tecnologia nuova che prometteva maggior durata ma che, se non adeguatamente utilizzata, poteva produrre degli incendi. Alcuni PowerBook 5300, durante dei test presero fuoco e l'Apple fu costretta a ritirare l'intera serie ed a sostituire le batterie con delle batterie all'idruro di nickel, una tecnologia meno efficiente sotto il profilo energetico ma molto più sicura. Il PowerBook 5300 aveva altri problemi legati alla scheda madre, Apple fu costretta a ritirare dal commercio il portatile e sostituire le schede madri difettose. I vari problemi del 5300 costarono all'Apple complessivamente 500 milioni di dollari e aggravarono la situazione finanziaria della società, che allora non era florida.
[[Categoria:Apple|Disastri commerciali]]
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Atletica leggera/Consigli/Potenza
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{{atletica leggera}}
La potenza è probabilmente la qualità più difficile da allenare ed in cui i risultati si riscontrano con più difficoltà. In genere negli sport che richiedono potenza il problema principale è aumentare la resistenza allo sforzo, non la potenza in sé.
== Allenamento ==
L'aumento della potenza di solito richiede allenamenti specifici, anche se un certo risultato può essere ottenuto con uno sforzo generico; ad esempio la corsa, anche di mezzofondo, se praticata con continuità, aumenta in maniera rilevante la potenza delle gambe. Il risultato migliore "dovrebbe" essere ottenuto con uno sforzo molto intenso (quasi traumatico) ripetuto molte volte. Effettivamente la potenza si allena meglio con sforzi traumatici (la corsa stessa dà questo genere di sforzo), infatti il nuoto aumenta notevolmente la resistenza e la massa muscolare ma non la potenza.
=== Potenziamento con esercizi ===
Gli allenamenti specifici per la potenza possono essere a corpo libero o con vari attrezzi. In ogni caso gli esercizi per la potenza sono svolti attraverso movimenti rapidi, è quindi bene prestare molta attenzione ai possibili infortuni. Il [[Atletica leggera/Allenamento/Riscaldamento|riscaldamento]] è molto utili per prevenire traumi, inoltre è bene fare molta attenzione alla correttezza dell'esercizio: spesso a causa di un carico eccessivo o di un'esecuzione troppo affrettata l'esercizio risulta scorretto, con conseguenze dannose e con alta possibilitá di traumi.
A differenza della palestra intesa per tonificare i muscoli, il potenziamento NON avviene con grossi carichi; se ad esempio per ingrossare il bicipite si usano manubri da 12 kg con serie da 10, per il potenziamento si usano pesi da 6/8 kg con un movimento più rapido e serie da 10-12 o anche 20. A livello di risultato il muscolo si irrobustisce lentamente, e non si "gonfia" come avviene normalmente in palestra; in effetti il muscolo gonfio è un difetto nella maggior parte degli sport in quanto è dovuto all'irrigidimento del muscolo (gli atleti non hanno una muscolatura "definita" come quella dei culturisti, perché i muscoli a riposo sono rilassati, mentre quelli del culturista rimangono un po' tesi).
==== Esercizi a corpo libero ====
Sono esercizi quali flessioni, addominali etc. che vengono effettuati rapidamente.
===== Piegamenti =====
Impropriamente chiamati flessioni (il termine flessione indica più che altro alcuni esercizi per le gambe).
Si tratta di un esercizio che allena la forza e la resistenza allo sforzo, non necessariamente deve essere visto in quest'ottica (serie lente servono alla resistenza allo sforzo).
In genere serie da 20-30, devono essere eseguite con rapidità e con un movimento reattivo quando ci si avvicina a terra (senza rallentare per prendere fiato).
====== Come si eseguono ======
La posizione delle mani può essere, a seconda dell'area che si vuole allenare, verso l'interno, verso avanti e verso l'esterno (rispetto alla posizione delle braccia); la più comune è verso l'esterno. Il busto deve rimanere dritto come una tavoletta (l'errore più comune è piegare il busto o le gambe per fare meno sforzo). Il busto e la testa (possibilmente allineati, di solito la testa tende ad andare verso il basso) devono avvicinarsi il più possibile a terra senza toccarla. I piegamenti per la potenza possono essere con le mani sempre a terra (il movimento rallenta prima di raggiungere l'altezza massima) e sono i più rapidi, oppure staccando le mani da terra (dopo la fase di spinta), in questo caso occorre spingere il più possibile in modo da sollevarsi il più possibile (solo con la spinta delle braccia) inoltre questo tipo di piegamento può essere effettuato (l'esercizio è un po' diverso in questo caso) battendo le mani nella fase di "volo" in modo da verificare che la spinta sia sufficiente (in particolare durante le serie è probabile che l'atleta tenda, anche involontariamente, a spingere di meno, con questo tipo di esercizio se ne accorge subito)
===== Addominali =====
La muscolatura addominale è probabilmente quella che risente di più del mancato allenamento, che spesso causa disfunzioni o vere e proprie patologie. Anche dal punto di vista esclusivamente del rendimento sportivo la condizione di tale muscolatura risulta determinante in quasi tutte le discipline. In una persona sedentaria l'intestino (che dovrebbe essere sostenuto dai muscoli addominali) tende ad afflosciarsi e ad invadere l'area della muscolatura addominale, di conseguenza è necessario fare molta attenzione quando si inizia l'attività fisica a non sforzare troppo questi muscoli prima di avere un'adeguata preparazione (in ogni caso un certo affaticamento muscolare non è un grosso problema, ma delle fitte di dolore non dovute propriamente allo sforzo potrebbero indicare che si stanno affrontando problemi di questo tipo). In ogni caso un'attività fisica moderata o progressiva (cioè che tenga conto dello stato dell'atleta) può risolvere questo tipo di problema.
Come al solito se si vuole aumentare la potenza gli esercizi vanno eseguiti velocemente (e correttamente). Gli addominali possono essere di vari tipi. In genere possono essere effettuati prima dell'allenamento perché non comportano un affaticamento duraturo dei muscoli, anche se durante la serie questi possono fare male (per l'affaticamento).
====== Addominali alti ======
Possono essere eseguiti sulla panca e in pendenza.
Gli addominali alti si effettuano da sdraiati. Si eseguono tenendo le gambe piegate (come nella maggior parte degli esercizi addominali, perché altrimenti si sforza la schiena più che l'addome): si sollevano solo le spalle e la testa portandole in alto senza sollevare la schiena. Si ritorna a terra possibilmente senza appoggiarsi (e si prosegue). Di norma i muscoli superiori dell'addome fanno male (a causa dell'affaticamento) durante l'esercizio, ma si rilassano subito dopo.
====== Addominali a libro ======
Anche questi possono essere eseguiti prima dell'allenamento. La posizione iniziale è sempre quella sdraiata, ma con le gambe tese. Si solleva il busto (e la testa, che si tende in avanti/giú) mentre si raccolgono le gambe per raggiungere una posizione accovacciata (appoggiati sulla parte inferiore della schiena, in corrispondenza delle ultime 2/3 vertebre), poi si ritorna sdraiati. Questo esercizio non è molto facile dal punto di vista dell'equilibrio, se ci si sbilancia leggermente è meglio finire il movimento e raccogliersi per ritrovare la posizione accovacciata piuttosto che tornare giú direttamente.
====== Addominali medi ======
Possono essere eseguiti sulla panca e in pendenza.
Come per gli addominali alti, gli addominali medi si eseguono (sempre da sdraiati) con le gambe piegate. Si solleva tutto il busto piegandolo leggermente in avanti (non rimane del tutto rigido come nelle flessioni). È consigliabile usare un sostegno per bloccare i piedi.
====== Addominali bassi ======
Possono essere eseguiti sulla panca e in pendenza.
La posizione iniziale è sempre quella sdraiata, si tengono le gambe dritte e si sollevano e abbassano (entrambe contemporaneamente, NON alternate). È consigliabile avere un supporto fisso per le mani per evitare che si sollevi il busto (per il contraccolpo).
====== Obliqui ======
Possono essere eseguiti sulla panca e in pendenza.
Sono molto più faticosi degli addominali medi perché i muscoli obliqui si usano di meno. La posizione iniziale è sempre sdraiata con le gambe piegate. Si solleva il busto (come per gli addominali medi) mentre lo si gira; in genere la rotazione, a livello di spalle, deve essere di 90 gradi rispetto alle gambe. Di solito si alternano verso destra e verso sinistra, ma si possono anche fare separatamente (sempre con le stesse serie a destra e a sinistra).
====== Laterali ======
Possono essere eseguiti sulla panca e in pendenza.
Non sono esattamente addominali perché sforzano principalmente i muscoli dei fianchi, tuttavia agiscono anche sugli addominali del lato in questione (addominali destri sul fianco destro etc.. Si effettuano da sdraiati su un fianco tenendo i piedi bloccati e sollevandosi senza ruotare il busto (che deve rimanere con la stessa inclinazione e posizione come se fosse schiacciato fra due muri). Non può essere alternato perché ci vuole troppo tempo a girarsi. Le serie a destra e a sinistra devono essere uguali (sia nel numero sia nella qualità).
===== Dorsali =====
Gli esercizi per i dorsali sono abbastanza simili agli addominali anche se meno usati, in genere perché la muscolatura dorsale si sviluppa a sufficienza con altri esercizi (per le finalità sportive) in parte perché non ha stessa influenza degli addominali sugli altri organi (ad esempio è impossibile correre con delle fitte agli addominali, che in genere non sono dovute agli addominali in quanto muscoli; ciò non succede con i dorsali). Per lo stesso motivo i dorsali sono meno vari degli addominali.
====== Dorsali alti ======
Possono essere eseguiti sulla panca e in pendenza.
La posizione è sdraiata a pancia in giú. Si solleva il più possibile il busto (con la testa che va indietro, dando l'indirizzo al busto). Si può usare un supporto per tenere fissati i piedi, anche se il risultato è leggermente diverso (senza supporto si sale di slancio, col supporto si sale di forza).
======Dorsali bassi======
Possono essere eseguiti sulla panca o in pendenza.
La posizione è sempre sraiata a pancia in giú. Si sollevano le gambe tese o leggermente inarcate (non piegate). si può usare un sostegno per le braccia.
===Esercizi con i pesi===
Gli esercizi con i pesi, per il potenziamento, non si devono eseguire con carichi eccessivi, anche per il rischio di infortunii, più elevato che con gli esercizi per la resistenza allo sforzo. Infatti vengono eseguiti più rapidamente, con movimenti "esplosivi" (non a strattoni, ma quasi di slancio) in genere imprimendo una certa velocità al peso (che normalmente viene soltanto sollevato).
=====Bicipiti=====
Gli esercizi per i bicipiti (muscoli "abduttori" delle braccia, cioè responsabili della contrazione del braccio) si possono effettuare in piedi o da seduti, per il potenziamento è meglio effettuarli da seduti per evitare danni alla schiena.
Ci si deve sedere sul bordo di un sostegno (stabile) con le gambe leggermente divaricate e le ginocchia più o meno a 90 gradi (con i piedi ben saldi sul pavimento) si appoggia il gomito del braccio col peso sulla coscia, in ujna posizione stabile ma lasciando l'avambraccio libero di muoversi, e si solleva (energicamente) il peso, abbassandolo (meno enegicamente, cioè nonlasciandolo cadere) ripetutamente, le serie dovrebbero essere circa da 20 facendo attenzione ad effettuare lo stesso numero e la stessa intensità di esercizi con entrambe le braccia.
[[Categoria:Atletica leggera]]
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Intensificazione dell'intelligenza/Velocità di lettura
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2022-08-06T15:47:14Z
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Corretto: "indietro"
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text/x-wiki
{{Intensificazione dell'intelligenza}}
=== Lettura veloce classica===
Se non avete mai pensato a come poter aumentare la vostra velocità di lettura, troverete questi suggerimenti molto interessanti. È possibile leggere, probabilmente, a velocità molto più alte senza perdere la comprensione. Il vostro cervello è più veloce rispetto ai vostri occhi. Se siete ancora scettici circa l'aumento della vostra velocità di lettura, dovreste prendere in considerazione i seguenti suggerimenti.;
Questa tecnica non dovrebbe essere utilizzata solo per aumentare la velocità di lettura, ma la percentuale di parole lette e capite.
Se imparerete a leggere velocemente potrete scegliere di continuare a leggere alla vostra vecchia velocità, ma avrete più tempo per capire il testo, con meno tempo usato per interpretare simboli. È strano che molte persone dicano di non aver bisogno di leggere più velocemente, ma nessuno voglia infine leggere più lentamente.
La lettura veloce non è adatta per molti tipi di materiale scritto. Testi complessi, concetti matematici o equazioni per esempio, devono essere letti più volte, lentamente. Materiale che descrive un complesso scenario storico può essere altrettanto complicato e difficilmente può essere capito rapidamente. Tuttavia, quando la velocità di lettura è bassa o le informazioni non sono interessanti, la mente tende a distrarsi.
La velocità di lettura delle poesie non migliorerà l'apprezzamento di esse, in parte perché con una lettura troppo rapida si perde gran parte di sfumatura della metrica poetica. Lo stesso accade anche se si tenta di recitare la poesia a 700ppm (parole per minuto).La lettura veloce tende ad essere una tecnica utile per materiale di facile lettura, ad esempio romanzi, riviste o giornali. La migliore idea, è quella di aumentare la velocità di lettura lentamente in modo da comprendere bene ciò che si sta leggendo. Ricordate di farlo a una velocità appropriata per l'apprezzamento e la corretta comprensione di ciò che si legge. Leggendo troppo velocemente, dandosi solo obbiettivi di velocità, renderà il lavoro vano, si cadrà nell'errore di incomprensione ed il mal apprezzamento delle poesie come per formule matematiche e tutto ciò' che necessita pazienza per la comprensione.
Per aumentare la vostra velocità di lettura, potrete esercitarvi facendo questo:
# Mai pronunciare le parole. La bocca deve essere assolutamente ferma.
# Non spostate la testa. Se si tenta di leggere ad una velocità mozzafiato il giorno successivo avrete un inutile torcicollo. Usate i vostri occhi e ricordate...sono più veloci del collo.
# Pratica, non permettete che i vostri occhi rileggano le stesse parole. Questo è estremamente importante. Leggete il testo e noterete come i vostri occhi tendono a guardare indietro, rileggendo ripetutamente alcune parole . All'inizio ci vorrà un sacco di tempo e concentrazione per leggere fluidamente un testo. Gli occhi leggeranno un po' di parole, poi altre ed altre ancora e cosi via. Tuttavia, non scoraggiatevi! Dovete riconoscere che alcuni testi, semplicemente, richiedono più di una lettura e dovrete rileggere, e rileggere ancora per il necessario; vedrete che la comprensione del testo andrà a buon fine. Se non avete capito qualcosa che avete appena letto, rileggetelo ancora (e ancora e ancora se necessario) prima di passare oltre. Testi ben scritti ripagano la vostra scrupolosa attenzione; ma (ovviamente) romanzi semplici o simili possono essere letti con la tecnica di lettura veloce senza alcuna problema. Ricordate che l'obiettivo della lettura veloce (e sicuramente in ogni tipo di lettura) è la comprensione, non la velocità.
# Alla fine di ogni riga, gli occhi dovranno muoversi diagonalmente (la via più corta) per la riga seguente.
# Non potete leggere se i vostri occhi si muovono. Quando leggete, i vostri occhi dovrebbero recepire un paio di parole, quindi lo sguardo andrà avanti per le prossime due parole. Quando state effettivamente leggendo, gli occhi non sono in movimento. Al fine di leggere il più rapidamente possibile, leggete quante più parole possibili in ogni occhiata. Normalmente si leggono solo due parole alla volta, ma le recenti ricerche sulla lettura dimostrano che è possibile leggere un maggior numero di parole in una sola volta. Quindi continuate ad allenarvi.
[[categoria:Intensificazione dell'intelligenza|Velocità di lettura]]{{Avanzamento|50%|3 luglio 2008}}
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Hippias
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sposto bandierina
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{{Sommario V
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*{{Modulo|Lombardo/I dialetti del lombardo}}
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*{{Modulo|Lombardo/Dizionari e Wikizionario}}
*Conversione in Nuova Ortografia Lombarda
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*Morfologia
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Disposizioni foniche di organi a canne
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Momimariani1962
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wikitext
text/x-wiki
{{Disposizioni foniche di organi a canne}}
Le disposizioni foniche attualmente presenti in questo libro sono '''3815'''.
== Per il lettore ==
Ciascun organo a canne è uno strumento a sé, con una propria dignità indissolubilmente legata alla sua unicità. Non troveremo mai un organo uguale ad un altro, neppure nei rarissimi casi di strumenti costruiti in serie: avranno sempre qualcosa che li distinguerà fra di loro.
Come poter, dunque, descrivere uno strumento unico, in maniera tale che, senza suonarlo o ascoltarlo, sia possibile capire come è fatto? Grazie alla sua disposizione fonica: essa è l'elenco dei registri che compongono lo strumento, riportati in base alla loro appartenenza alle varie "divisioni" (manuale/i ed eventualmente pedale). Pertanto si tratta di un elemento fondamentale, l'unica vera grande ed esaustiva descrizione dello strumento, dal momento che un organo si differenzia da un altro fondamentalmente per i registri che ha.
Questo wikilibro si prefigge il compito di racchiudere al suo interno le disposizioni foniche di organi del presente e del passato, raggruppate in base alla loro collocazione all'interno di edifici che, per sviluppi culturali ed esigenze liturgiche, sono per la maggior parte destinati al culto.
La presente opera si rivolge, dunque, non solo allo studioso di organaria ed organologia, ma anche al curioso che vuol sapere come è fatto l'organo della chiesa tot, all'appassionato, all'organista che ha l'esigenza di conoscere le caratteristiche di un tal organo, a chiunque, in poche parole, sia interessato all'argomento.
== Per il contributore ==
Chiunque voglia contribuire all'edificazione del presente wikilibro, è il benvenuto, ed è pregato di seguire, per amor di uniformità, lo schema che può vedere nelle pagine già presenti.
Sono tuttavia doverose alcune raccomandazioni tecniche.
Una volta inserite una o più disposizioni foniche, il contributore è pregato di aggiornare il numero all'inizio di questa pagina.
=== Dei titoli ===
I titoli delle singole pagine seguono sempre questo schema:
Continente/Stato/Regione (o altra divisione amministrativa analoga)/Provincia (o altra divisione amministrativa analoga)/Comune/Località (che può essere anche il comune stesso, comunque si ripete) - Edificio
Ad esempio:
Europa/Italia/Lombardia/Città metropolitana di Milano/Milano/Milano - Cattedrale di Santa Maria Nascente
Nei nomi delle chiese, si scrive solo: ''Chiesa di...'', oppure ''Santuario di...'', oppure ''Basilica di...'', ''Cattedrale di...'' o ''Cattedrale metropolitana di...'', non ''Basilica Cattedrale Primaziale Metropolitana Santuario Protoecclesia di...''.
Se in un edificio ci sono più organi, vanno tutti nella stessa pagina. Le singole pagine non sono per organo, ma per edificio.
=== Delle tabelle riassuntive ===
Le tabelle riassuntive a inizio pagina, seguono questo schema:
* '''Costruttore:''' [nome e] cognome del costruttore/ditta costruttrice con, in caso, tra parentesi e in corsivo, il numero d'opera
* '''Anno:''' anno di costruzione (in caso, in nota, data dell'inaugurazione)
* '''Restauri/modifiche:''' elenco: nome di chi ha fatto il restauro e, tra parentesi, anno e tipologia di intervento
* '''Registri:''' numero dei registri (in caso di registri spezzati, ciascuno vale 1 e non 1/2)
* '''Canne:''' numero di canne
* '''Trasmissione:''' meccanica/pneumatico-tubolare/elettrica/elettronica/ecc. nel caso di mista, si scrive mista e poi si specifica tra parentesi
* '''Consolle:''' tipologia della consolle (a finestra, mobile/fissa indipendente, appoggiata, rivolta, ecc.) e posizione (al centro del coro, al centro della parete anteriore della cassa, su apposita cantoria, ecc.)
* '''Tastiere:''' n° di tastiere e di note ed estensione tra parentesi
* '''Pedaliera:''' tipologia di pedaliera (a leggio, dritta, concava, concavo-radiale), n° di note ed estensione tra parentesi
* '''Collocazione:''' n° dei corpi, posizione dei corpi.
Esempio:
* '''Costruttore:''' Pinco Pallino (''Opus 100'')
* '''Anno:''' 2019-2020
* '''Restauri/modifiche:''' Tizio Caio (2102, restauro conservativo), Sempronio (2156, modifiche e ampliamento)
* '''Registri:''' 36
* '''Canne:''' 3.562
* '''Trasmissione:''' mista (meccanica per i manuali e il pedale, elettronica per i registri)
* '''Consolle:''' a finestra, al centro della parete anteriore della cassa
* '''Tastiere:''' 3 di 56 note (''Do<small>1</small>''-''Sol<small>5</small>'')
* '''Pedaliera:''' concavo-radiale di 30 note (''Do<small>1</small>''-''Fa<small>3</small>'')
* '''Collocazione:''' in due corpi contrapposti, sulla cantoria in controfacciata
Nel caso di ottave scavezze:
* '''Tastiera:''' 1 di 50 note con prima ottava scavezza (''Do<small>1</small>''-''Fa<small>5</small>'', Bassi/Soprani ''Do#<small>3</small>''/''Re<small>3</small>'')
* '''Pedaliera:''' a leggio di 18 note con prima ottava scavezza (''Do<small>1</small>''-''Sol#<small>2</small>''), priva di registri propri e costantemente unita al manuale
=== Delle disposizioni foniche ===
* I nomi delle divisioni vengono scritti nel seguente modo: '''I - ''Grand'Organo'''''; quello del pedale così: '''Pedale''';
* il nome della seconda o terza tastiera si riporta semplicemente, dopo il numero ordinale romano, come '''''Espressivo''''' e non come Recitativo, essendo un'impropria italianizzazione del francese ''Récit'';
* nel caso di aggettivi dopo il nome del manuale, essi sono riportati con la prima lettera minuscola (ad esempio: '''VI - ''Organo antico aperto''''');
* qualora i registri, sulla consolle, siano raggruppati per Concerto e Ripieno (ad esempio come avviene per la maggior parte degli organi ottocenteschi italiani), si segua questo schema ([[Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Toscana/Provincia di Siena/Montalcino/Montisi - Chiesa delle Sante Flora e Lucilla|qui un esempio]]) e, nel caso di più manuali, si premetta sempre il numero e il nome (ad esempio: '''I - Organo eco ''Concerto''''');
* all'interno di ogni divisione vi sono due colonne, divise da doppia stanghetta verticale (<code><nowiki>||</nowiki></code>), che rispettivamente, da sinistra a destra, sono: 1) nome del registro con eventualmente indicato il numero di file, 2) altezza del registro in piedi con eventualmente specificata l'appartenenza ai soli Bassi o ai soli Soprani (esempio: <code><nowiki>Ripieno 5 file || 2' Soprani</nowiki></code>);
* tutti i nomi registri sono scritti con la prima lettera maiuscola, mentre le parole seguenti devono iniziare con la minuscola (ad esempio: ''Ripieno acuto 5 file'' e '''non''' ''Ripieno Acuto 5 File''), ad eccezione delle disposizioni in tedesco o nelle lingue che richiedono la maiuscola anche per tutti i sostantivi - nel caso non sia possibile reperire l'altezza in piedi delle mutazioni composte, si sposta il numero di file nel campo dell'altezza in piedi (esempio: <code><nowiki>Ripieno || 5 file</nowiki></code>);
* le mutazioni sono scritte con il numero intero separato da quello frazionario tramite un punto, così: ''5.1/3<nowiki>'</nowiki>''; qualora l'altezza sia solo frazionaria, si omette lo ''0.'' iniziale, così: ''1/4<nowiki>'</nowiki>'' e '''non''' ''0.1/4<nowiki>'</nowiki>'';
* nel caso di mutazioni composte, l'altezza in piedi è riportata solo relativamente alla prima fila, ad eccezione di quelle a due file (per non occupare troppo spazio) - qualora le altezze delle file successive presentino delle anomalie, si inseriscono in nota.
* i registri ad ancia sono scritti in rosso quando sono riportati così sulla consolle;
* non si inserisce il numero ordinale davanti a ciascun registro;
* non si riportano le unioni e gli accoppiamenti, né gli annullatori;
* il Tremolo si riporta all'interno di ciascuna divisione;
* gli accessori (ad esempio: Uccelliera, Zampogna ecc.) si riportano nel seguente modo prima della disposizione fonica: '''Accessori''': ''Uccelliera''; ''Zampogna''.
Quindi, in poche parole, questa disposizione '''non''' va bene (mettiamo che sulla consolle i registri ad ancia siano scritti '''in nero'''):
{| border="0" cellspacing="0" cellpadding="20" style="border-collapse:collapse;"
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''Prima tastiera - ''Grand'Organo'''''
----
|-
|Principale || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|XV || 2'
|-
|XIX || 1.1/3'
|-
|XXII || 1'
|-
|Ripieno Acuto 3 File || 0.1/2'
|-
|Flauto a Camino || 8'
|-
|Sesquialtera 2 File || 2.2/3'-1.3/5'
|-
|<span style="color:#8b0000;">Tromba</span> || <span style="color:#8b0000;">8' bassi</span>
|-
|<span style="color:#8b0000;">Tromba</span> || <span style="color:#8b0000;">8' soprani</span>
|-
|Tremolo
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''Seconda tastiera - ''Espressivo'''''
----
|-
|Bordone || 8'
|-
|Viola di Gamba || 8'
|-
|Flauto a Cuspide || 4'
|-
|Nazardo || 2.2/3'
|-
|Ottavino || 2'
|-
|Decimino || 1.1/3'
|-
|Pienino 3 File || 1'-0.2/3'-0.1/2'
|-
|Voce Celeste 2 File || 8'
|-
|<span style="color:#8b0000;">Tromba Armonica</span> ||<span style="color:#8b0000;">8'</span>
|-
|Tremolo
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''Pedale'''
----
|-
|Contrabbasso || 16'
|-
|Bordone || 16'
|-
|Basso || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|<span style="color:#8b0000;">Trombone</span> || <span style="color:#8b0000;">16'</span>
|-
|<span style="color:#8b0000;">Tromba Bassa</span> || <span style="color:#8b0000;">8'</span>
|-
|}
|}
Questa, invece, va bene:
{| border="0" cellspacing="0" cellpadding="20" style="border-collapse:collapse;"
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''I - ''Grand'Organo'''''
----
|-
|Principale || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|XV || 2'
|-
|XIX || 1.1/3'
|-
|XXII || 1'
|-
|Ripieno acuto 3 file || 1/2'
|-
|Flauto a camino || 8'
|-
|Sesquialtera 2 file || 2.2/3'-1.3/5'
|-
|Tromba || 8' Bassi
|-
|Tromba || 8' Soprani
|-
|Tremolo
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''II - ''Espressivo'''''
----
|-
|Bordone || 8'
|-
|Viola di gamba || 8'
|-
|Flauto a cuspide || 4'
|-
|Nazardo || 2.2/3'
|-
|Ottavino || 2'
|-
|Decimino || 1.3/5'
|-
|Pienino 3 file || 1'
|-
|Voce celeste 2 file || 8'
|-
|Tromba armonica || 8'
|-
|Tremolo
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''Pedale'''
----
|-
|Contrabbasso || 16'
|-
|Bordone || 16'
|-
|Basso || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|Trombone || 16'
|-
|Tromba bassa || 8'
|-
|}
|}
== Libri correlati ==
* {{libro|Organo a canne}}
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Stoplists|preposizione=sulle|etichetta=disposizioni foniche di organi a canne}}
[[Categoria:Disposizioni foniche di organi a canne]]
[[Categoria:Musica]]
[[Categoria:Dewey 786]]
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{{Disposizioni foniche di organi a canne}}
Le disposizioni foniche attualmente presenti in questo libro sono '''3816'''.
== Per il lettore ==
Ciascun organo a canne è uno strumento a sé, con una propria dignità indissolubilmente legata alla sua unicità. Non troveremo mai un organo uguale ad un altro, neppure nei rarissimi casi di strumenti costruiti in serie: avranno sempre qualcosa che li distinguerà fra di loro.
Come poter, dunque, descrivere uno strumento unico, in maniera tale che, senza suonarlo o ascoltarlo, sia possibile capire come è fatto? Grazie alla sua disposizione fonica: essa è l'elenco dei registri che compongono lo strumento, riportati in base alla loro appartenenza alle varie "divisioni" (manuale/i ed eventualmente pedale). Pertanto si tratta di un elemento fondamentale, l'unica vera grande ed esaustiva descrizione dello strumento, dal momento che un organo si differenzia da un altro fondamentalmente per i registri che ha.
Questo wikilibro si prefigge il compito di racchiudere al suo interno le disposizioni foniche di organi del presente e del passato, raggruppate in base alla loro collocazione all'interno di edifici che, per sviluppi culturali ed esigenze liturgiche, sono per la maggior parte destinati al culto.
La presente opera si rivolge, dunque, non solo allo studioso di organaria ed organologia, ma anche al curioso che vuol sapere come è fatto l'organo della chiesa tot, all'appassionato, all'organista che ha l'esigenza di conoscere le caratteristiche di un tal organo, a chiunque, in poche parole, sia interessato all'argomento.
== Per il contributore ==
Chiunque voglia contribuire all'edificazione del presente wikilibro, è il benvenuto, ed è pregato di seguire, per amor di uniformità, lo schema che può vedere nelle pagine già presenti.
Sono tuttavia doverose alcune raccomandazioni tecniche.
Una volta inserite una o più disposizioni foniche, il contributore è pregato di aggiornare il numero all'inizio di questa pagina.
=== Dei titoli ===
I titoli delle singole pagine seguono sempre questo schema:
Continente/Stato/Regione (o altra divisione amministrativa analoga)/Provincia (o altra divisione amministrativa analoga)/Comune/Località (che può essere anche il comune stesso, comunque si ripete) - Edificio
Ad esempio:
Europa/Italia/Lombardia/Città metropolitana di Milano/Milano/Milano - Cattedrale di Santa Maria Nascente
Nei nomi delle chiese, si scrive solo: ''Chiesa di...'', oppure ''Santuario di...'', oppure ''Basilica di...'', ''Cattedrale di...'' o ''Cattedrale metropolitana di...'', non ''Basilica Cattedrale Primaziale Metropolitana Santuario Protoecclesia di...''.
Se in un edificio ci sono più organi, vanno tutti nella stessa pagina. Le singole pagine non sono per organo, ma per edificio.
=== Delle tabelle riassuntive ===
Le tabelle riassuntive a inizio pagina, seguono questo schema:
* '''Costruttore:''' [nome e] cognome del costruttore/ditta costruttrice con, in caso, tra parentesi e in corsivo, il numero d'opera
* '''Anno:''' anno di costruzione (in caso, in nota, data dell'inaugurazione)
* '''Restauri/modifiche:''' elenco: nome di chi ha fatto il restauro e, tra parentesi, anno e tipologia di intervento
* '''Registri:''' numero dei registri (in caso di registri spezzati, ciascuno vale 1 e non 1/2)
* '''Canne:''' numero di canne
* '''Trasmissione:''' meccanica/pneumatico-tubolare/elettrica/elettronica/ecc. nel caso di mista, si scrive mista e poi si specifica tra parentesi
* '''Consolle:''' tipologia della consolle (a finestra, mobile/fissa indipendente, appoggiata, rivolta, ecc.) e posizione (al centro del coro, al centro della parete anteriore della cassa, su apposita cantoria, ecc.)
* '''Tastiere:''' n° di tastiere e di note ed estensione tra parentesi
* '''Pedaliera:''' tipologia di pedaliera (a leggio, dritta, concava, concavo-radiale), n° di note ed estensione tra parentesi
* '''Collocazione:''' n° dei corpi, posizione dei corpi.
Esempio:
* '''Costruttore:''' Pinco Pallino (''Opus 100'')
* '''Anno:''' 2019-2020
* '''Restauri/modifiche:''' Tizio Caio (2102, restauro conservativo), Sempronio (2156, modifiche e ampliamento)
* '''Registri:''' 36
* '''Canne:''' 3.562
* '''Trasmissione:''' mista (meccanica per i manuali e il pedale, elettronica per i registri)
* '''Consolle:''' a finestra, al centro della parete anteriore della cassa
* '''Tastiere:''' 3 di 56 note (''Do<small>1</small>''-''Sol<small>5</small>'')
* '''Pedaliera:''' concavo-radiale di 30 note (''Do<small>1</small>''-''Fa<small>3</small>'')
* '''Collocazione:''' in due corpi contrapposti, sulla cantoria in controfacciata
Nel caso di ottave scavezze:
* '''Tastiera:''' 1 di 50 note con prima ottava scavezza (''Do<small>1</small>''-''Fa<small>5</small>'', Bassi/Soprani ''Do#<small>3</small>''/''Re<small>3</small>'')
* '''Pedaliera:''' a leggio di 18 note con prima ottava scavezza (''Do<small>1</small>''-''Sol#<small>2</small>''), priva di registri propri e costantemente unita al manuale
=== Delle disposizioni foniche ===
* I nomi delle divisioni vengono scritti nel seguente modo: '''I - ''Grand'Organo'''''; quello del pedale così: '''Pedale''';
* il nome della seconda o terza tastiera si riporta semplicemente, dopo il numero ordinale romano, come '''''Espressivo''''' e non come Recitativo, essendo un'impropria italianizzazione del francese ''Récit'';
* nel caso di aggettivi dopo il nome del manuale, essi sono riportati con la prima lettera minuscola (ad esempio: '''VI - ''Organo antico aperto''''');
* qualora i registri, sulla consolle, siano raggruppati per Concerto e Ripieno (ad esempio come avviene per la maggior parte degli organi ottocenteschi italiani), si segua questo schema ([[Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Toscana/Provincia di Siena/Montalcino/Montisi - Chiesa delle Sante Flora e Lucilla|qui un esempio]]) e, nel caso di più manuali, si premetta sempre il numero e il nome (ad esempio: '''I - Organo eco ''Concerto''''');
* all'interno di ogni divisione vi sono due colonne, divise da doppia stanghetta verticale (<code><nowiki>||</nowiki></code>), che rispettivamente, da sinistra a destra, sono: 1) nome del registro con eventualmente indicato il numero di file, 2) altezza del registro in piedi con eventualmente specificata l'appartenenza ai soli Bassi o ai soli Soprani (esempio: <code><nowiki>Ripieno 5 file || 2' Soprani</nowiki></code>);
* tutti i nomi registri sono scritti con la prima lettera maiuscola, mentre le parole seguenti devono iniziare con la minuscola (ad esempio: ''Ripieno acuto 5 file'' e '''non''' ''Ripieno Acuto 5 File''), ad eccezione delle disposizioni in tedesco o nelle lingue che richiedono la maiuscola anche per tutti i sostantivi - nel caso non sia possibile reperire l'altezza in piedi delle mutazioni composte, si sposta il numero di file nel campo dell'altezza in piedi (esempio: <code><nowiki>Ripieno || 5 file</nowiki></code>);
* le mutazioni sono scritte con il numero intero separato da quello frazionario tramite un punto, così: ''5.1/3<nowiki>'</nowiki>''; qualora l'altezza sia solo frazionaria, si omette lo ''0.'' iniziale, così: ''1/4<nowiki>'</nowiki>'' e '''non''' ''0.1/4<nowiki>'</nowiki>'';
* nel caso di mutazioni composte, l'altezza in piedi è riportata solo relativamente alla prima fila, ad eccezione di quelle a due file (per non occupare troppo spazio) - qualora le altezze delle file successive presentino delle anomalie, si inseriscono in nota.
* i registri ad ancia sono scritti in rosso quando sono riportati così sulla consolle;
* non si inserisce il numero ordinale davanti a ciascun registro;
* non si riportano le unioni e gli accoppiamenti, né gli annullatori;
* il Tremolo si riporta all'interno di ciascuna divisione;
* gli accessori (ad esempio: Uccelliera, Zampogna ecc.) si riportano nel seguente modo prima della disposizione fonica: '''Accessori''': ''Uccelliera''; ''Zampogna''.
Quindi, in poche parole, questa disposizione '''non''' va bene (mettiamo che sulla consolle i registri ad ancia siano scritti '''in nero'''):
{| border="0" cellspacing="0" cellpadding="20" style="border-collapse:collapse;"
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''Prima tastiera - ''Grand'Organo'''''
----
|-
|Principale || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|XV || 2'
|-
|XIX || 1.1/3'
|-
|XXII || 1'
|-
|Ripieno Acuto 3 File || 0.1/2'
|-
|Flauto a Camino || 8'
|-
|Sesquialtera 2 File || 2.2/3'-1.3/5'
|-
|<span style="color:#8b0000;">Tromba</span> || <span style="color:#8b0000;">8' bassi</span>
|-
|<span style="color:#8b0000;">Tromba</span> || <span style="color:#8b0000;">8' soprani</span>
|-
|Tremolo
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''Seconda tastiera - ''Espressivo'''''
----
|-
|Bordone || 8'
|-
|Viola di Gamba || 8'
|-
|Flauto a Cuspide || 4'
|-
|Nazardo || 2.2/3'
|-
|Ottavino || 2'
|-
|Decimino || 1.1/3'
|-
|Pienino 3 File || 1'-0.2/3'-0.1/2'
|-
|Voce Celeste 2 File || 8'
|-
|<span style="color:#8b0000;">Tromba Armonica</span> ||<span style="color:#8b0000;">8'</span>
|-
|Tremolo
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''Pedale'''
----
|-
|Contrabbasso || 16'
|-
|Bordone || 16'
|-
|Basso || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|<span style="color:#8b0000;">Trombone</span> || <span style="color:#8b0000;">16'</span>
|-
|<span style="color:#8b0000;">Tromba Bassa</span> || <span style="color:#8b0000;">8'</span>
|-
|}
|}
Questa, invece, va bene:
{| border="0" cellspacing="0" cellpadding="20" style="border-collapse:collapse;"
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''I - ''Grand'Organo'''''
----
|-
|Principale || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|XV || 2'
|-
|XIX || 1.1/3'
|-
|XXII || 1'
|-
|Ripieno acuto 3 file || 1/2'
|-
|Flauto a camino || 8'
|-
|Sesquialtera 2 file || 2.2/3'-1.3/5'
|-
|Tromba || 8' Bassi
|-
|Tromba || 8' Soprani
|-
|Tremolo
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''II - ''Espressivo'''''
----
|-
|Bordone || 8'
|-
|Viola di gamba || 8'
|-
|Flauto a cuspide || 4'
|-
|Nazardo || 2.2/3'
|-
|Ottavino || 2'
|-
|Decimino || 1.3/5'
|-
|Pienino 3 file || 1'
|-
|Voce celeste 2 file || 8'
|-
|Tromba armonica || 8'
|-
|Tremolo
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''Pedale'''
----
|-
|Contrabbasso || 16'
|-
|Bordone || 16'
|-
|Basso || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|Trombone || 16'
|-
|Tromba bassa || 8'
|-
|}
|}
== Libri correlati ==
* {{libro|Organo a canne}}
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Stoplists|preposizione=sulle|etichetta=disposizioni foniche di organi a canne}}
[[Categoria:Disposizioni foniche di organi a canne]]
[[Categoria:Musica]]
[[Categoria:Dewey 786]]
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7952
wikitext
text/x-wiki
{{Disposizioni foniche di organi a canne}}
Le disposizioni foniche attualmente presenti in questo libro sono '''3817'''.
== Per il lettore ==
Ciascun organo a canne è uno strumento a sé, con una propria dignità indissolubilmente legata alla sua unicità. Non troveremo mai un organo uguale ad un altro, neppure nei rarissimi casi di strumenti costruiti in serie: avranno sempre qualcosa che li distinguerà fra di loro.
Come poter, dunque, descrivere uno strumento unico, in maniera tale che, senza suonarlo o ascoltarlo, sia possibile capire come è fatto? Grazie alla sua disposizione fonica: essa è l'elenco dei registri che compongono lo strumento, riportati in base alla loro appartenenza alle varie "divisioni" (manuale/i ed eventualmente pedale). Pertanto si tratta di un elemento fondamentale, l'unica vera grande ed esaustiva descrizione dello strumento, dal momento che un organo si differenzia da un altro fondamentalmente per i registri che ha.
Questo wikilibro si prefigge il compito di racchiudere al suo interno le disposizioni foniche di organi del presente e del passato, raggruppate in base alla loro collocazione all'interno di edifici che, per sviluppi culturali ed esigenze liturgiche, sono per la maggior parte destinati al culto.
La presente opera si rivolge, dunque, non solo allo studioso di organaria ed organologia, ma anche al curioso che vuol sapere come è fatto l'organo della chiesa tot, all'appassionato, all'organista che ha l'esigenza di conoscere le caratteristiche di un tal organo, a chiunque, in poche parole, sia interessato all'argomento.
== Per il contributore ==
Chiunque voglia contribuire all'edificazione del presente wikilibro, è il benvenuto, ed è pregato di seguire, per amor di uniformità, lo schema che può vedere nelle pagine già presenti.
Sono tuttavia doverose alcune raccomandazioni tecniche.
Una volta inserite una o più disposizioni foniche, il contributore è pregato di aggiornare il numero all'inizio di questa pagina.
=== Dei titoli ===
I titoli delle singole pagine seguono sempre questo schema:
Continente/Stato/Regione (o altra divisione amministrativa analoga)/Provincia (o altra divisione amministrativa analoga)/Comune/Località (che può essere anche il comune stesso, comunque si ripete) - Edificio
Ad esempio:
Europa/Italia/Lombardia/Città metropolitana di Milano/Milano/Milano - Cattedrale di Santa Maria Nascente
Nei nomi delle chiese, si scrive solo: ''Chiesa di...'', oppure ''Santuario di...'', oppure ''Basilica di...'', ''Cattedrale di...'' o ''Cattedrale metropolitana di...'', non ''Basilica Cattedrale Primaziale Metropolitana Santuario Protoecclesia di...''.
Se in un edificio ci sono più organi, vanno tutti nella stessa pagina. Le singole pagine non sono per organo, ma per edificio.
=== Delle tabelle riassuntive ===
Le tabelle riassuntive a inizio pagina, seguono questo schema:
* '''Costruttore:''' [nome e] cognome del costruttore/ditta costruttrice con, in caso, tra parentesi e in corsivo, il numero d'opera
* '''Anno:''' anno di costruzione (in caso, in nota, data dell'inaugurazione)
* '''Restauri/modifiche:''' elenco: nome di chi ha fatto il restauro e, tra parentesi, anno e tipologia di intervento
* '''Registri:''' numero dei registri (in caso di registri spezzati, ciascuno vale 1 e non 1/2)
* '''Canne:''' numero di canne
* '''Trasmissione:''' meccanica/pneumatico-tubolare/elettrica/elettronica/ecc. nel caso di mista, si scrive mista e poi si specifica tra parentesi
* '''Consolle:''' tipologia della consolle (a finestra, mobile/fissa indipendente, appoggiata, rivolta, ecc.) e posizione (al centro del coro, al centro della parete anteriore della cassa, su apposita cantoria, ecc.)
* '''Tastiere:''' n° di tastiere e di note ed estensione tra parentesi
* '''Pedaliera:''' tipologia di pedaliera (a leggio, dritta, concava, concavo-radiale), n° di note ed estensione tra parentesi
* '''Collocazione:''' n° dei corpi, posizione dei corpi.
Esempio:
* '''Costruttore:''' Pinco Pallino (''Opus 100'')
* '''Anno:''' 2019-2020
* '''Restauri/modifiche:''' Tizio Caio (2102, restauro conservativo), Sempronio (2156, modifiche e ampliamento)
* '''Registri:''' 36
* '''Canne:''' 3.562
* '''Trasmissione:''' mista (meccanica per i manuali e il pedale, elettronica per i registri)
* '''Consolle:''' a finestra, al centro della parete anteriore della cassa
* '''Tastiere:''' 3 di 56 note (''Do<small>1</small>''-''Sol<small>5</small>'')
* '''Pedaliera:''' concavo-radiale di 30 note (''Do<small>1</small>''-''Fa<small>3</small>'')
* '''Collocazione:''' in due corpi contrapposti, sulla cantoria in controfacciata
Nel caso di ottave scavezze:
* '''Tastiera:''' 1 di 50 note con prima ottava scavezza (''Do<small>1</small>''-''Fa<small>5</small>'', Bassi/Soprani ''Do#<small>3</small>''/''Re<small>3</small>'')
* '''Pedaliera:''' a leggio di 18 note con prima ottava scavezza (''Do<small>1</small>''-''Sol#<small>2</small>''), priva di registri propri e costantemente unita al manuale
=== Delle disposizioni foniche ===
* I nomi delle divisioni vengono scritti nel seguente modo: '''I - ''Grand'Organo'''''; quello del pedale così: '''Pedale''';
* il nome della seconda o terza tastiera si riporta semplicemente, dopo il numero ordinale romano, come '''''Espressivo''''' e non come Recitativo, essendo un'impropria italianizzazione del francese ''Récit'';
* nel caso di aggettivi dopo il nome del manuale, essi sono riportati con la prima lettera minuscola (ad esempio: '''VI - ''Organo antico aperto''''');
* qualora i registri, sulla consolle, siano raggruppati per Concerto e Ripieno (ad esempio come avviene per la maggior parte degli organi ottocenteschi italiani), si segua questo schema ([[Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Toscana/Provincia di Siena/Montalcino/Montisi - Chiesa delle Sante Flora e Lucilla|qui un esempio]]) e, nel caso di più manuali, si premetta sempre il numero e il nome (ad esempio: '''I - Organo eco ''Concerto''''');
* all'interno di ogni divisione vi sono due colonne, divise da doppia stanghetta verticale (<code><nowiki>||</nowiki></code>), che rispettivamente, da sinistra a destra, sono: 1) nome del registro con eventualmente indicato il numero di file, 2) altezza del registro in piedi con eventualmente specificata l'appartenenza ai soli Bassi o ai soli Soprani (esempio: <code><nowiki>Ripieno 5 file || 2' Soprani</nowiki></code>);
* tutti i nomi registri sono scritti con la prima lettera maiuscola, mentre le parole seguenti devono iniziare con la minuscola (ad esempio: ''Ripieno acuto 5 file'' e '''non''' ''Ripieno Acuto 5 File''), ad eccezione delle disposizioni in tedesco o nelle lingue che richiedono la maiuscola anche per tutti i sostantivi - nel caso non sia possibile reperire l'altezza in piedi delle mutazioni composte, si sposta il numero di file nel campo dell'altezza in piedi (esempio: <code><nowiki>Ripieno || 5 file</nowiki></code>);
* le mutazioni sono scritte con il numero intero separato da quello frazionario tramite un punto, così: ''5.1/3<nowiki>'</nowiki>''; qualora l'altezza sia solo frazionaria, si omette lo ''0.'' iniziale, così: ''1/4<nowiki>'</nowiki>'' e '''non''' ''0.1/4<nowiki>'</nowiki>'';
* nel caso di mutazioni composte, l'altezza in piedi è riportata solo relativamente alla prima fila, ad eccezione di quelle a due file (per non occupare troppo spazio) - qualora le altezze delle file successive presentino delle anomalie, si inseriscono in nota.
* i registri ad ancia sono scritti in rosso quando sono riportati così sulla consolle;
* non si inserisce il numero ordinale davanti a ciascun registro;
* non si riportano le unioni e gli accoppiamenti, né gli annullatori;
* il Tremolo si riporta all'interno di ciascuna divisione;
* gli accessori (ad esempio: Uccelliera, Zampogna ecc.) si riportano nel seguente modo prima della disposizione fonica: '''Accessori''': ''Uccelliera''; ''Zampogna''.
Quindi, in poche parole, questa disposizione '''non''' va bene (mettiamo che sulla consolle i registri ad ancia siano scritti '''in nero'''):
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| colspan=2 | '''Prima tastiera - ''Grand'Organo'''''
----
|-
|Principale || 8'
|-
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|-
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|-
|XIX || 1.1/3'
|-
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|-
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|-
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|-
|Sesquialtera 2 File || 2.2/3'-1.3/5'
|-
|<span style="color:#8b0000;">Tromba</span> || <span style="color:#8b0000;">8' bassi</span>
|-
|<span style="color:#8b0000;">Tromba</span> || <span style="color:#8b0000;">8' soprani</span>
|-
|Tremolo
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
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| colspan=2 | '''Seconda tastiera - ''Espressivo'''''
----
|-
|Bordone || 8'
|-
|Viola di Gamba || 8'
|-
|Flauto a Cuspide || 4'
|-
|Nazardo || 2.2/3'
|-
|Ottavino || 2'
|-
|Decimino || 1.1/3'
|-
|Pienino 3 File || 1'-0.2/3'-0.1/2'
|-
|Voce Celeste 2 File || 8'
|-
|<span style="color:#8b0000;">Tromba Armonica</span> ||<span style="color:#8b0000;">8'</span>
|-
|Tremolo
|-
|}
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----
|-
|Contrabbasso || 16'
|-
|Bordone || 16'
|-
|Basso || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|<span style="color:#8b0000;">Trombone</span> || <span style="color:#8b0000;">16'</span>
|-
|<span style="color:#8b0000;">Tromba Bassa</span> || <span style="color:#8b0000;">8'</span>
|-
|}
|}
Questa, invece, va bene:
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{| border="0"
| colspan=2 | '''I - ''Grand'Organo'''''
----
|-
|Principale || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|XV || 2'
|-
|XIX || 1.1/3'
|-
|XXII || 1'
|-
|Ripieno acuto 3 file || 1/2'
|-
|Flauto a camino || 8'
|-
|Sesquialtera 2 file || 2.2/3'-1.3/5'
|-
|Tromba || 8' Bassi
|-
|Tromba || 8' Soprani
|-
|Tremolo
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''II - ''Espressivo'''''
----
|-
|Bordone || 8'
|-
|Viola di gamba || 8'
|-
|Flauto a cuspide || 4'
|-
|Nazardo || 2.2/3'
|-
|Ottavino || 2'
|-
|Decimino || 1.3/5'
|-
|Pienino 3 file || 1'
|-
|Voce celeste 2 file || 8'
|-
|Tromba armonica || 8'
|-
|Tremolo
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''Pedale'''
----
|-
|Contrabbasso || 16'
|-
|Bordone || 16'
|-
|Basso || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|Trombone || 16'
|-
|Tromba bassa || 8'
|-
|}
|}
== Libri correlati ==
* {{libro|Organo a canne}}
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Stoplists|preposizione=sulle|etichetta=disposizioni foniche di organi a canne}}
[[Categoria:Disposizioni foniche di organi a canne]]
[[Categoria:Musica]]
[[Categoria:Dewey 786]]
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Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Friuli-Venezia Giulia/Ente di decentramento regionale di Udine/Udine
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/* Capoluogo */
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{{Disposizioni foniche di organi a canne}}
Disposizioni foniche del comune di [[w:Udine|Udine]] raggruppate per edificio.
== Capoluogo ==
* [[Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Friuli-Venezia Giulia/Ente di decentramento regionale di Udine/Udine/Udine - Cattedrale metropolitana di Santa Maria Annunziata|Cattedrale metropolitana di Santa Maria Annunziata]]
* [[Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Friuli-Venezia Giulia/Ente di decentramento regionale di Udine/Udine/Udine - Chiesa di San Giorgio Maggiore|Chiesa di San Giorgio Maggiore]]
* [[Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Friuli-Venezia Giulia/Ente di decentramento regionale di Udine/Udine/Udine - Chiesa di San Paolino d'Aquileia|Chiesa di San Paolino d'Aquileia]]
* [[Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Friuli-Venezia Giulia/Ente di decentramento regionale di Udine/Udine/Udine - Chiesa di San Quirino|Chiesa di San Quirino]]
* [[Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Friuli-Venezia Giulia/Ente di decentramento regionale di Udine/Udine/Udine - Tempio ossario dei Caduti d'Italia|Tempio ossario dei Caduti d'Italia]]
== Frazioni ==
* [[Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Friuli-Venezia Giulia/Ente di decentramento regionale di Udine/Udine/San Gottardo - Chiesa di San Gottardo|San Gottardo - Chiesa di San Gottardo]]
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[[Categoria:Disposizioni foniche di organi a canne]]
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{{Disposizioni foniche di organi a canne}}
Disposizioni foniche del comune di [[w:Udine|Udine]] raggruppate per edificio.
== Capoluogo ==
* [[Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Friuli-Venezia Giulia/Ente di decentramento regionale di Udine/Udine/Udine - Cattedrale metropolitana di Santa Maria Annunziata|Cattedrale metropolitana di Santa Maria Annunziata]]
* [[Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Friuli-Venezia Giulia/Ente di decentramento regionale di Udine/Udine/Udine - Chiesa di San Giorgio Maggiore|Chiesa di San Giorgio Maggiore]]
* [[Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Friuli-Venezia Giulia/Ente di decentramento regionale di Udine/Udine/Udine - Chiesa di San Paolino d'Aquileia|Chiesa di San Paolino d'Aquileia]]
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== Frazioni ==
* [[Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Friuli-Venezia Giulia/Ente di decentramento regionale di Udine/Udine/San Gottardo - Chiesa di San Gottardo|San Gottardo - Chiesa di San Gottardo]]
* [[Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Friuli-Venezia Giulia/Ente di decentramento regionale di Udine/Udine/Rizzi - Chiesa di Sant'Antonio di Padova|Rizzi - Chiesa di Sant'Antonio di Padova]]
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[[Categoria:Disposizioni foniche di organi a canne]]
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Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Friuli-Venezia Giulia/Ente di decentramento regionale di Udine/Udine/Udine - Cattedrale metropolitana di Santa Maria Annunziata
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text/x-wiki
{{Disposizioni foniche di organi a canne}}
== Organo Nacchini-Dacci ==
[[File:Udine, cattedrale metropolitana di Santa Maria Annunziata - Organo Nacchini-Dacci.jpg|center|350px]]
* '''Costruttore:''' Pietro Nacchini e Francesco Dacci
* '''Anno:''' 1758
* '''Restauri/modifiche:''' Giuseppe Zanin (1969, restauro conservativo), Franz Zanin (1972, restauro)
* '''Registri:''' 27
* '''Canne:''' ?
* '''Trasmissione:''' meccanica
* '''Consolle:''' a finestra, al centro della parete anteriore della cassa
* '''Tastiere:''' 2: ''Grand'Organo'' di 57 note con prima ottava scavezza (''Do<small>1</small>''-''Do<small>6</small>''), ''Positivo tergale'' di 23 note (''Do<small>4</small>''-''Do<small>6</small>'')
* '''Pedaliera:''' a leggio di 20 note con prima ottava scavezza (''Do<small>1</small>''-''Si<small>2</small>'', reale in ''Do<small>1</small>''-''Si<small>2</small>'')
* '''Collocazione:''' in corpo unico, su cantoria nell'ultima campata della navata di sinistra
{| border="0" cellspacing="0" cellpadding="20" style="border-collapse:collapse;"
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''I - Grand'Organo ''Ripieno'''''
----
|-
|Principale || 12' Bassi
|-
|Principale || 12' Soprani
|-
|Principale II || 12' Soprani
|-
|Ottava || 6'
|-
|Duodecima ||
|-
|Quintadecima ||
|-
|Decimasettima ||
|-
|Decimanona ||
|-
|Vigesimaseconda ||
|-
|Vigesimasesta ||
|-
|Vigesimanona ||
|-
|Trigesimaterza ||
|-
|Trigesimasesta ||
|-
|}
{| border="0"
| colspan=2 | '''Pedale'''
----
|-
|Contrabbasso || 16'
|-
|Ottava di contrabbasso || 8'
|-
|Duodecima || 5.1/3'
|-
|Tromboni
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''I - Grand'Organo ''Concerto'''''
----
|-
|Voce umana || 8'
|-
|Flauto in VIII || 4'
|-
|Flauto in XII || 2.2/3'
|-
|Tromboncini || 8' Bassi
|-
|Tromboncini || 8' Soprani
|-
|Corno da caccia || 16'<ref>da ''Do<small>3</small>'' a ''Fa#<small>4</small>''.</ref>
|-
|Principale II || 8' Bassi
|-
|}
{| border="0"
| colspan=2 | '''II - Positivo tergale'''
----
|-
|Principale || 8'
|-
|Voce umana || 8'
|-
|Regale || 8'
|-
|}
|}
== Organo Nacchini - Zanin ==
[[File:Udine, cattedrale metropolitana di Santa Maria Annunziata - Organo Nacchini-Zanin.jpg|350px|center]]
* '''Costruttore:''' Pietro Nacchini
* '''Anno:''' 1745
* '''Restauri/modifiche:''' vari, dei quali gli ultimi ad opera di Beniamino Zanin (1920, restauro e riforma), Giuseppe Zanin (1969, rifacimento), Franz Zanin (1972, restauro con parziale rifacimento dello strumento settecentesco)
* '''Registri:''' 39
* '''Canne:''' ?
* '''Trasmissione:''' meccanica
* '''Consolle:''' a finestra, al centro della parete anteriore della cassa
* '''Tastiere:''' 2 di 61 note (''Do<small>1</small>''-''Do<small>6</small>'')
* '''Pedaliera:''' concavo-radiale di 32 note (''Do<small>1</small>''-''Sol<small>3</small>'')
* '''Collocazione:''' in corpo unico, su cantoria nell'ultima campata della navata di destra
{| border="0" cellspacing="0" cellpadding="20" style="border-collapse:collapse;"
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''I - ''Positivo espressivo'''''
----
|-
|Principale || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|Quintadecima || 2'
|-
|Decimanona || 1.1/3'
|-
|Vigesimaseconda || 1'
|-
|Ripieno 2 file || 2/3'
|-
|Fiffaro || 8'
|-
|Bordone || 8'
|-
|Flauto || 4'
|-
|Flauto in XII || 2.2/3'
|-
|Ottavino || 2'
|-
|Cornetta || 1.3/5'
|-
|Cromorno || 8'
|-
|Tremolo
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''II - ''Grand'Organo'''''
----
|-
|Principale || 16'
|-
|Principale || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|Duodecima || 2.2/3'
|-
|Quintadecima || 2'
|-
|Decimanona || 1.1/3'
|-
|Vigesimaseconda || 1'
|-
|Ripieno 2 file || 2/3'
|-
|Ripieno 2 file || 1/3'
|-
|Voce umana || 16'
|-
|Flauto || 8'
|-
|Flautino in VIII || 4'
|-
|Cornetto 2 file || 2.2/3'
|-
|Fagotto || 16'
|-
|Tromba || 8'
|-
|Regale || 8'
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''Pedale'''
----
|-
|Contrabbasso || 16'
|-
|Ottava || 8'
|-
|Quintadecima || 4'
|-
|Ripieno 6 file || 2.2/3'
|-
|Subbasso || 16'
|-
|Bordone || 8'
|-
|Flauto || 4'
|-
|Trombone || 16'
|-
|Tromba || 8'
|-
|Chiarina || 4'
|-
|}
|}
== Organo Zanin ==
{{doppia immagine|center|Udine, cattedrale metropolitana di Santa Maria Annunziata - Organo Zanin, corpo corale.jpg|350|Udine, cattedrale metropolitana di Santa Maria Annunziata - Organo Zanin, consolle.jpg|421|Il corpo corale|La consolle}}
* '''Costruttore:''' Franz Zanin
* '''Anno:''' 1972
* '''Registri:''' 62
* '''Canne:''' ?
* '''Trasmissione:''' elettrica
* '''Consolle:''' mobile indipendente, a pavimento nell'aula
* '''Tastiere:''' 4 di 61 note (''Do<small>1</small>''-''Do<small>6</small>'')
* '''Pedaliera:''' concavo-radiale di 32 note (''Do<small>1</small>''-''Sol<small>3</small>'')
* '''Collocazione:''' in due corpi: ''Grand'Organo'' (secondo manuale) ed ''Espressivo'' (quarto manuale) con la relativa sezione del ''Pedale'' sono costituiti dall'organo Nacchini, entro cassa antica su cantoria nell'ultima campata della navata di destra; il ''Corale aperto'' (primo manuale) e il ''Corale espressivo'' (terzo manuale) con la relativa sezione del ''Pedale'' a pavimento alla destra del presbiterio
{| border="0" cellspacing="0" cellpadding="20" style="border-collapse:collapse;"
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''I - ''Corale aperto'''''
----
|-
|Principale || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|Quintadecima || 2'
|-
|XIX e XXII || 1.1/3'
|-
|Ripieno || 4 file
|-
|Flauto || 8'
|-
|Flauto || 4'
|-
|Sesquialtera || 2 file
|-
|Tromba || 8'
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''II - ''Grand'Organo'''''
----
|-
|Principale || 16'
|-
|Principale || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|Duodecima || 2.2/3'
|-
|Quintadecima || 2'
|-
|Decimanona || 1.1/3'
|-
|Vigesimaseconda || 1'
|-
|Ripieno || 2 file
|-
|Ripieno || 2 file
|-
|Voce umana || 16'
|-
|Flauto || 8'
|-
|Flautino in VIII || 4'
|-
|Cornetto || 2 file
|-
|Fagotto || 16'
|-
|Tromba || 8'
|-
|Regale || 8'
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''III - ''Corale espressivo'''''
----
|-
|Bordone || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|Ripieno || 4 file
|-
|Flauto || 4'
|-
|Nazardo || 2.2/3'
|-
|Silvestre || 2'
|-
|Violetta || 8'
|-
|Voce flebile || 8'
|-
|Oboe || 8'
|-
|Tremolo
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''IV - ''Espressivo'''''
----
|-
|Principale || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|Quintadecima || 2'
|-
|Decimanona || 1.1/3'
|-
|Vigesimaseconda || 1'
|-
|Ripieno || 2 file
|-
|Piffaro || 8'
|-
|Bordone || 8'
|-
|Flauto || 4'
|-
|Flauto in XII || 2.2/3'
|-
|Ottavino || 2'
|-
|Cornetta || 1.3/5'
|-
|Cromorno || 8'
|-
|Tremolo
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''Pedale'''
----
|-
|Contrabbasso || 16'
|-
|Ottava || 8'
|-
|Quintadecima || 4'
|-
|Ripieno || 6 file
|-
|Subbasso || 16'
|-
|Bordone || 8'
|-
|Flauto || 4'
|-
|Trombone || 16'
|-
|Tromba || 8'
|-
|Chiarina || 4'
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''Pedale corale'''
----
|-
|Subbasso || 16'
|-
|Basso aperto || 8'
|-
|Bordone || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|Tromba || 16'
|-
|Tuba mirabilis || 8'
|-
|Tromba stentor || 4'
|-
|}
|}
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore1=Igino Paroni|autore2=Onorio Barbina|titolo=Arte organaria in Friuli: catalogo dei 252 organi della diocesi di Udine con saggi di documentazione|città=Udine|editore=Nuova base|anno=1973|isbn=no|pp=48-50, 90-93, 226-228}}
== Altri progetti ==
{{interprogetto|w=Cattedrale di Udine|w_preposizione=sulla|w_etichetta=cattedrale metropolitana di Santa Maria Annunciata a Udine}}
{{Avanzamento|100%|29 aprile 2017}}
[[Categoria:Disposizioni foniche di organi a canne]]
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/* Altri progetti */
wikitext
text/x-wiki
{{Disposizioni foniche di organi a canne}}
== Organo Nacchini-Dacci ==
[[File:Udine, cattedrale metropolitana di Santa Maria Annunziata - Organo Nacchini-Dacci.jpg|center|350px]]
* '''Costruttore:''' Pietro Nacchini e Francesco Dacci
* '''Anno:''' 1758
* '''Restauri/modifiche:''' Giuseppe Zanin (1969, restauro conservativo), Franz Zanin (1972, restauro)
* '''Registri:''' 27
* '''Canne:''' ?
* '''Trasmissione:''' meccanica
* '''Consolle:''' a finestra, al centro della parete anteriore della cassa
* '''Tastiere:''' 2: ''Grand'Organo'' di 57 note con prima ottava scavezza (''Do<small>1</small>''-''Do<small>6</small>''), ''Positivo tergale'' di 23 note (''Do<small>4</small>''-''Do<small>6</small>'')
* '''Pedaliera:''' a leggio di 20 note con prima ottava scavezza (''Do<small>1</small>''-''Si<small>2</small>'', reale in ''Do<small>1</small>''-''Si<small>2</small>'')
* '''Collocazione:''' in corpo unico, su cantoria nell'ultima campata della navata di sinistra
{| border="0" cellspacing="0" cellpadding="20" style="border-collapse:collapse;"
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''I - Grand'Organo ''Ripieno'''''
----
|-
|Principale || 12' Bassi
|-
|Principale || 12' Soprani
|-
|Principale II || 12' Soprani
|-
|Ottava || 6'
|-
|Duodecima ||
|-
|Quintadecima ||
|-
|Decimasettima ||
|-
|Decimanona ||
|-
|Vigesimaseconda ||
|-
|Vigesimasesta ||
|-
|Vigesimanona ||
|-
|Trigesimaterza ||
|-
|Trigesimasesta ||
|-
|}
{| border="0"
| colspan=2 | '''Pedale'''
----
|-
|Contrabbasso || 16'
|-
|Ottava di contrabbasso || 8'
|-
|Duodecima || 5.1/3'
|-
|Tromboni
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''I - Grand'Organo ''Concerto'''''
----
|-
|Voce umana || 8'
|-
|Flauto in VIII || 4'
|-
|Flauto in XII || 2.2/3'
|-
|Tromboncini || 8' Bassi
|-
|Tromboncini || 8' Soprani
|-
|Corno da caccia || 16'<ref>da ''Do<small>3</small>'' a ''Fa#<small>4</small>''.</ref>
|-
|Principale II || 8' Bassi
|-
|}
{| border="0"
| colspan=2 | '''II - Positivo tergale'''
----
|-
|Principale || 8'
|-
|Voce umana || 8'
|-
|Regale || 8'
|-
|}
|}
== Organo Nacchini - Zanin ==
[[File:Udine, cattedrale metropolitana di Santa Maria Annunziata - Organo Nacchini-Zanin.jpg|350px|center]]
* '''Costruttore:''' Pietro Nacchini
* '''Anno:''' 1745
* '''Restauri/modifiche:''' vari, dei quali gli ultimi ad opera di Beniamino Zanin (1920, restauro e riforma), Giuseppe Zanin (1969, rifacimento), Franz Zanin (1972, restauro con parziale rifacimento dello strumento settecentesco)
* '''Registri:''' 39
* '''Canne:''' ?
* '''Trasmissione:''' meccanica
* '''Consolle:''' a finestra, al centro della parete anteriore della cassa
* '''Tastiere:''' 2 di 61 note (''Do<small>1</small>''-''Do<small>6</small>'')
* '''Pedaliera:''' concavo-radiale di 32 note (''Do<small>1</small>''-''Sol<small>3</small>'')
* '''Collocazione:''' in corpo unico, su cantoria nell'ultima campata della navata di destra
{| border="0" cellspacing="0" cellpadding="20" style="border-collapse:collapse;"
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''I - ''Positivo espressivo'''''
----
|-
|Principale || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|Quintadecima || 2'
|-
|Decimanona || 1.1/3'
|-
|Vigesimaseconda || 1'
|-
|Ripieno 2 file || 2/3'
|-
|Fiffaro || 8'
|-
|Bordone || 8'
|-
|Flauto || 4'
|-
|Flauto in XII || 2.2/3'
|-
|Ottavino || 2'
|-
|Cornetta || 1.3/5'
|-
|Cromorno || 8'
|-
|Tremolo
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''II - ''Grand'Organo'''''
----
|-
|Principale || 16'
|-
|Principale || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|Duodecima || 2.2/3'
|-
|Quintadecima || 2'
|-
|Decimanona || 1.1/3'
|-
|Vigesimaseconda || 1'
|-
|Ripieno 2 file || 2/3'
|-
|Ripieno 2 file || 1/3'
|-
|Voce umana || 16'
|-
|Flauto || 8'
|-
|Flautino in VIII || 4'
|-
|Cornetto 2 file || 2.2/3'
|-
|Fagotto || 16'
|-
|Tromba || 8'
|-
|Regale || 8'
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''Pedale'''
----
|-
|Contrabbasso || 16'
|-
|Ottava || 8'
|-
|Quintadecima || 4'
|-
|Ripieno 6 file || 2.2/3'
|-
|Subbasso || 16'
|-
|Bordone || 8'
|-
|Flauto || 4'
|-
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|-
|Tromba || 8'
|-
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|-
|}
|}
== Organo Zanin ==
{{doppia immagine|center|Udine, cattedrale metropolitana di Santa Maria Annunziata - Organo Zanin, corpo corale.jpg|350|Udine, cattedrale metropolitana di Santa Maria Annunziata - Organo Zanin, consolle.jpg|421|Il corpo corale|La consolle}}
* '''Costruttore:''' Franz Zanin
* '''Anno:''' 1972
* '''Registri:''' 62
* '''Canne:''' ?
* '''Trasmissione:''' elettrica
* '''Consolle:''' mobile indipendente, a pavimento nell'aula
* '''Tastiere:''' 4 di 61 note (''Do<small>1</small>''-''Do<small>6</small>'')
* '''Pedaliera:''' concavo-radiale di 32 note (''Do<small>1</small>''-''Sol<small>3</small>'')
* '''Collocazione:''' in due corpi: ''Grand'Organo'' (secondo manuale) ed ''Espressivo'' (quarto manuale) con la relativa sezione del ''Pedale'' sono costituiti dall'organo Nacchini, entro cassa antica su cantoria nell'ultima campata della navata di destra; il ''Corale aperto'' (primo manuale) e il ''Corale espressivo'' (terzo manuale) con la relativa sezione del ''Pedale'' a pavimento alla destra del presbiterio
{| border="0" cellspacing="0" cellpadding="20" style="border-collapse:collapse;"
| style="vertical-align:top" |
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| colspan=2 | '''I - ''Corale aperto'''''
----
|-
|Principale || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|Quintadecima || 2'
|-
|XIX e XXII || 1.1/3'
|-
|Ripieno || 4 file
|-
|Flauto || 8'
|-
|Flauto || 4'
|-
|Sesquialtera || 2 file
|-
|Tromba || 8'
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''II - ''Grand'Organo'''''
----
|-
|Principale || 16'
|-
|Principale || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|Duodecima || 2.2/3'
|-
|Quintadecima || 2'
|-
|Decimanona || 1.1/3'
|-
|Vigesimaseconda || 1'
|-
|Ripieno || 2 file
|-
|Ripieno || 2 file
|-
|Voce umana || 16'
|-
|Flauto || 8'
|-
|Flautino in VIII || 4'
|-
|Cornetto || 2 file
|-
|Fagotto || 16'
|-
|Tromba || 8'
|-
|Regale || 8'
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
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| colspan=2 | '''III - ''Corale espressivo'''''
----
|-
|Bordone || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|Ripieno || 4 file
|-
|Flauto || 4'
|-
|Nazardo || 2.2/3'
|-
|Silvestre || 2'
|-
|Violetta || 8'
|-
|Voce flebile || 8'
|-
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|-
|Tremolo
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
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| colspan=2 | '''IV - ''Espressivo'''''
----
|-
|Principale || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|Quintadecima || 2'
|-
|Decimanona || 1.1/3'
|-
|Vigesimaseconda || 1'
|-
|Ripieno || 2 file
|-
|Piffaro || 8'
|-
|Bordone || 8'
|-
|Flauto || 4'
|-
|Flauto in XII || 2.2/3'
|-
|Ottavino || 2'
|-
|Cornetta || 1.3/5'
|-
|Cromorno || 8'
|-
|Tremolo
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
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| colspan=2 | '''Pedale'''
----
|-
|Contrabbasso || 16'
|-
|Ottava || 8'
|-
|Quintadecima || 4'
|-
|Ripieno || 6 file
|-
|Subbasso || 16'
|-
|Bordone || 8'
|-
|Flauto || 4'
|-
|Trombone || 16'
|-
|Tromba || 8'
|-
|Chiarina || 4'
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
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| colspan=2 | '''Pedale corale'''
----
|-
|Subbasso || 16'
|-
|Basso aperto || 8'
|-
|Bordone || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|Tromba || 16'
|-
|Tuba mirabilis || 8'
|-
|Tromba stentor || 4'
|-
|}
|}
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore1=Igino Paroni|autore2=Onorio Barbina|titolo=Arte organaria in Friuli: catalogo dei 252 organi della diocesi di Udine con saggi di documentazione|città=Udine|editore=Nuova base|anno=1973|isbn=no|pp=48-50, 90-93, 226-228}}
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Duomo (Udine) - Pipe organs|commons_preposizione=sugli|commons_etichetta=organi a canne|w=Cattedrale di Udine|w_preposizione=sulla|w_etichetta=cattedrale metropolitana di Santa Maria Annunciata a Udine}}
{{Avanzamento|100%|29 aprile 2017}}
[[Categoria:Disposizioni foniche di organi a canne]]
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Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Toscana/Provincia di Arezzo/Cortona
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Momimariani1962
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wikitext
text/x-wiki
{{Disposizioni foniche di organi a canne}}
Disposizioni foniche del comune di [[w:Cortona|Cortona]] raggruppate per edificio.
== Capoluogo ==
* [[Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Toscana/Provincia di Arezzo/Cortona/Cortona - Concattedrale di Santa Maria Assunta|Concattedrale di Santa Maria Assunta]]
* [[Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Toscana/Provincia di Arezzo/Cortona/Cortona - Basilica di Santa Margherita|Basilica di Santa Margherita]]
* [[Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Toscana/Provincia di Arezzo/Cortona/Cortona - Chiesa di San Domenico|Chiesa di San Domenico]]
* [[Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Toscana/Provincia di Arezzo/Cortona/Cortona - Chiesa di Santa Maria Nuova|Chiesa di Santa Maria Nuova]]
{{Avanzamento|50%|6 agosto 2022}}
[[Categoria:Disposizioni foniche di organi a canne]]
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Hippias
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Software libero a scuola/Minetest/Comandi di Minetest
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[[Categoria:Software libero a scuola|Minetest Comandi di Minetest]]
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==Muoversi nel mondo==
*Per muoversi in avanti bisogna schiacciare "W"
*Per muoversi indietro bisogna schiacciare "S"
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==Per modificare i tasti==
Però potete anche schiacciare il tasto ''esc'' (quando siete nel mondo) e andare su cambia tasti cosi potete essere più comodi per muovervi.
==Costruire e distruggere blocchi==
Per spaccare i blocchi schiacciare tasto ''sinistro''.
Al contrario per piazzarli schiacciare tasto ''destro''
==Attività su Minetest==
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*[https://www.youtube.com/watch?v=g5la85OpesU Minetest - Primi passi] autore Salahzar Stenvaag
==Collegamenti esterni==
* [https://www.minetest.net/ Minetest]
* [https://wiki.minetest.net/Controls Guida ai comandi di base]
* [https://wiki.minetest.net/Advanced_Beginners_Guide/it Guida ai comandi avanzata]
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Rivelazione e impegno esistenziale/Capitolo 6
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Monozigote
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/* TESTI RIVELATI */ testo
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{{Rivelazione e impegno esistenziale}}
[[File:Gershom Scholem learning the Zohar (NNL 003800553).IV.jpg|550px|thumb|center|[[w:Gershom Scholem|Gershom Scholem]] studia lo ''[[Zohar]]'' nella sua [[w:sukkah|sukkah]] (1925)]]
== TESTI RIVELATI ==
Per ipotesi, il bene che ci viene presentato dai nostri testi rivelati è oscuro. Anche per ipotesi, però, non può essere del tutto oscuro, altrimenti non potremmo riconoscerlo affatto buono, e non potrebbe modellare o orientare la nostra vita. Quindi la nostra comprensione indipendente della bontà deve svolgere un ruolo nel nostro rapporto con la rivelazione. Per tutta la sottomissione fiduciosa che un insegnamento rivelato può richiederci, dobbiamo comunque rimanere autonomi in quella sottomissione. Ho già notato che principi morali, intuizioni teliche e argomentazioni metafisiche ci aiutano a definire certi incontri con un testo come esperienze di rivelazione. Ora dobbiamo esaminare in che modo questi scorci indipendenti e razionali del bene influiscono sul modo in cui riceviamo i testi rivelati nel tempo: interpretarli, incorporarli nelle nostre attività e costruire comunità insieme a interpreti e agenti con la stessa mentalità.
Che l'autonomia umana svolga un ruolo essenziale nella ricezione della rivelazione è ampiamente riconosciuto dalle stesse religioni rivelate. Mosè esorta gli israeliti a "scegliere la vita" ({{passo biblico2|Deuteronomio|30:19}}: ''scegli dunque la vita, affinché tu viva''): scegliere il sentiero della Torah. L'implicazione è che hanno quindi altre opzioni. La tradizione ebraica ha inoltre due leggende contrastanti, che insieme esprimono magnificamente il fatto che gli insegnamenti rivelati devono essere sia al di là della nostra autonomia sia dipendenti da essa. Secondo una leggenda, Dio tenne il Monte Sinai sopra le teste degli israeliti e minacciò di seppellirli sotto di esso se non avessero accettato la Torah. Secondo l'altra, Dio chiese a tutti i popoli della terra se avrebbero accettato la Torah e gli israeliti la ricevettero perché solo loro dissero di sì. Le due leggende insieme catturano il paradosso che un insegnamento rivelato deve richiedere la sottomissione ma può diventare nostro solo se lo accettiamo liberamente. Nell'ebraismo l'enfasi è infatti sulla libera accettazione, poiché la leggenda della montagna trattenuta sulla testa delle persone è seguita immediatamente da una denuncia rabbinica che una tale minaccia costituirebbe un'accusa contro il patto tra Dio e gli israeliti — nessun contratto può dipendere da una minaccia. Anche il processo rabbinico di ricezione della Torah è caratterizzato da un ragionamento autonomo.
Nei Vangeli, l'idea che l'amore di Cristo debba essere accolto liberamente emerge in un tanto citato dialogo tra Gesù e Marta. Gesù dice: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me... non morrà mai". Poi chiede a Marta: "Credi tu questo?" e lei risponde: "Sì, Signore". ({{passo biblico2|Giovanni|11:25-27}}). Chiede anche tre volte a Simon Pietro, nell'ultimo capitolo di [[w:Vangelo secondo Giovanni|Giovanni]]: "Mi ami?", e lo incarica di prendersi cura delle sue "pecore" solo dopo che Pietro risponde, ogni volta, che lo ama. Queste conversazioni racchiudono il rapporto di Gesù con i suoi seguaci e, nonostante le numerose conversioni forzate compiute dai cristiani e altri usi della violenza e della brutalità per sottomettere il mondo nel nome di Cristo, le principali chiese cristiane hanno sempre ritenuto che la fede non può essere costretta.
Il Corano, come la Torah, si presenta come un'offerta all'umanità di una scelta tra "due strade" ([https://sufi.it/il-sacro-corano/90-sura-al-balad-la-contrada/ 90:10]) e, come il cristianesimo, proclama che non ci dovrebbe essere "nessuna costrizione in materia di fede" ([https://sufi.it/il-sacro-corano/2-surat-al-baqara/#_ftn216 2:216]). In pratica, i musulmani, come i cristiani, spesso non sono stati all'altezza di questo ideale di fede libera, ma l'islam tradizionale lo ha sempre sostenuto come la modalità ideale di impegno religioso.
L'idea in ciascuna di queste tradizioni – e le religioni orientali, in particolare il buddhismo, pongono un'enfasi ancora maggiore sull'assenso individuale ai loro insegnamenti – è che la rivelazione non è affatto vera rivelazione a meno che non sia ricevuta come tale dalle persone a cui è indirizzata. Dio non può parlarmi se non ascolto, non può darmi qualcosa se mi rifiuto di prenderlo. La ricezione dell'insegnamento rivelato è quindi parte integrante del processo stesso della rivelazione. Se vogliamo ascoltare la parola di Dio, dobbiamo comprenderla, metterla in termini che abbiano senso per noi e che possiamo impiegare per plasmare la nostra vita. Non ne consegue che la parola di Dio consista in qualunque cosa ne intendiamo, come talvolta suggeriscono i credenti progressisti. Interpretare ciò che dice un oratore non è come fargli dire ciò che vorremmo sentire. Ma la comunicazione avviene solo quando l'ascoltatore cerca attivamente di dare un senso a ciò che sente; anche la comunicazione di Dio a noi richiede la nostra partecipazione.
Tutto questo va detto perché in alcune visioni religiose popolari, gli insegnamenti rivelati sono autoesplicativi e dovrebbero essere seguiti alla lettera piuttosto che attraverso un'interpretazione elaborata. Altrimenti – dicono i cosiddetti "fondamentalisti" che promuovono un tale modello – imporremo le nostre opinioni umane alla parola di Dio. Dovremmo invece essere completamente passivi in relazione a quella parola, accogliendola come se fosse trasparente, piuttosto che cercare di metterla in accordo con le altre nostre convinzioni morali, metafisiche o scientifiche. Vi sono buone ragioni per pensare che non possiamo cogliere nessun insegnamento in questo modo, tuttavia, e gli oscuri insegnamenti dei testi religiosi sono particolarmente inadatti a ciò. In ogni caso, l'idea che dovremmo essere ascoltatori del tutto passivi di un insegnamento del tutto trasparente è ''essa stessa'' un'imposizione di una teoria umana dell'interpretazione sui testi religiosi, una teoria particolarmente moderna, inoltre, senza nulla che la raccomandi alle teorie più complesse di interpretazione che in passato hanno dominato le comunità religiose.
La prima scelta che i credenti fanno nel ricevere una rivelazione riguarda semplicemente quali parti del loro testo sacro leggere. In ogni comunità religiosa, alcune parti di un testo rivelato sono ben note mentre altre languiscono nell'oscurità. Gli ebrei discutono all'infinito dell'[[w:Esodo (racconto biblico)|esodo dall'Egitto]] e lo usano come base per gran parte della loro liturgia, prestando molta meno attenzione alla piaga dei serpenti velenosi nel [[w:Libro dei Numeri|Libro dei Numeri]], o qualsiasi altra cosa nel [[w:Libro di Giobbe|Libro di Giobbe]]; i cristiani mettono in risalto gli aspetti degli insegnamenti di Gesù che si allontanano dai tradizionali rituali ebraici e prestano meno attenzione ai passaggi in cui sembra seguire tali rituali (per es. {{passo biblico2|Luca|2:21-24}}). Ebrei e cristiani condividono nominalmente un testo sacro ma spesso enfatizzano parti diverse di esso. I cristiani leggono Giobbe, per esempio, mentre gli ebrei leggono Levitico e Numeri, che molti cristiani conoscono a malapena. Queste differenze sono sintomatiche del modo in cui le due comunità religiose, più in generale, si distinguono l'una dall'altra.
Differiscono anche, ovviamente, nel modo in cui interpretano gli elementi del loro testo sacro condiviso che entrambi leggono. Anche una singola comunità religiosa può comprendere il suo testo in modo diverso in momenti diversi. Le opinioni morali che apporta al testo possono cambiare, ad esempio, e le opinioni morali che trae dal testo cambieranno di conseguenza. Il pacifismo era centrale nel cristianesimo primitivo, ma praticamente scomparve dalla pratica cristiana dopo la conversione di [[w:Costantino I|Costantino]]. Nel corso del tempo, le comunità ebraiche, cristiane e musulmane hanno attraversato ciascuna diversi atteggiamenti nei confronti dello studio della filosofia "pagana" e nei confronti dei seguaci di altre religioni. Un segno distintivo di ebrei, cristiani e musulmani tradizionali in molti luoghi oggi è la loro ostilità nei confronti dell'omosessualità, ma figure religiose di spicco in tutte e tre le tradizioni scrissero poesie omoerotiche nel Medioevo.
Ancora una volta, una religione può essere intesa in modo molto diverso da diverse sottocomunità anche nello stesso periodo di tempo. Un gruppo di aderenti può tradurre il testo principalmente in una serie di cerimonie, un altro in un'allegoria di dottrine filosofiche o mistiche, un terzo in un invito all'azione sociale. Quaccheri e cattolici, [[w:chassidismo|chassidim]] e [[w:ebraismo conservatore|ebrei conservatori]], liberali [[w:sufismo|sufi]] e simpatizzanti [[w:wahhabismo|wahhabiti]] di al-Qaeda sembrano appartenere a religioni completamente diverse, anche se considerano sacro lo stesso testo.
Tutti questi fenomeni rientrano nel discorso di come riceviamo la rivelazione. Nessun testo si autointerpreta e i testi gnomici e poetici che costituiscono la rivelazione sono più difficili da interpretare della maggior parte. Nessun codice morale si applica da sé e i codici morali incorporati in testi così oscuri sono più difficili da applicare del resto. Una comunità deve quindi avere una teoria dell'interpretazione — insieme, di solito, con una teoria morale e una teologia — se vuole essere in grado di ricevere una rivelazione. Come abbiamo visto, i fondamentalisti lo negano, sostenendo che i loro testi portano il loro significato in faccia e che qualsiasi teoria su come dovrebbero essere letti è un'interposizione illegittima tra la parola di Dio e i fedeli. Ma, ancora, questa è già una teoria su come dovrebbero essere letti i testi, una teologia e un'ermeneutica che è tanto un prodotto umano quanto quelli che comprendono i testi sacri in modo filosofico o mistico. Una modalità umana di accoglienza, in risposta alla rivelazione, non è un'opzione. È inevitabile.
È anche una buona cosa, religiosamente. Al passo con i fondamentalisti, il fatto che gli esseri umani debbano prendere decisioni su come comprendere e mettere in atto i loro testi rivelati non è una necessità deplorevole, ma parte integrante della rivelazione, qualcosa che Dio Stesso, se ha dato questi testi, deve aver inteso. La rivelazione e la sua ricezione hanno bisogno l'una dell'altra.
In un certo senso, ciò è ovvio. Se la rivelazione viene data, dobbiamo riceverla, mentre se siamo impegnati nella ricezione, ci deve essere qualcosa da ricevere. Dare e ricevere, in tutti i contesti, hanno bisogno l'uno dell'altro.
Ma c'è una connessione più ricca tra il dono della rivelazione, in particolare, e la nostra ricezione di quel dono. La rivelazione è indefinita, oscura e spigolosa, ci parla attraverso le sue proprietà estetiche tanto quanto qualsiasi altra cosa, e parla più efficacemente ad alcune persone che ad altre. Ma pretende anche di essere una visione olistica di come tutta la vita umana possa aver valore, e in tale veste dovrebbe essere in grado di parlare a ogni essere umano e imporre ai suoi seguaci un percorso che ogni essere umano può riconoscere come dignitoso e giusto. La ricezione della rivelazione mira a risolvere questa tensione, a trasformare la visione angolata e bizzarra del testo originale in qualcosa che possa essere riconosciuto come un resoconto plausibile del più alto bene umano da parte di tutta l'umanità. Nel ricevere la rivelazione, lavoriamo per darne un senso morale e per allinearlo alle nostre intuizioni teliche indipendenti. Questo processo non può offrire ciò che la rivelazione stessa fornisce – non è abbastanza oscuro o eccitante da fornire una visione soddisfacente del nostro ''telos'' – ma anche la rivelazione non ha le virtù della sua ricezione. Hanno bisogno l'uno dell'altro, come il bello e il morale, per comporre il bene supremo. Ma la rivelazione dovrebbe condurci al nostro bene supremo. Può farlo solo se il percorso che produce è modellato sia da un testo fondamentale sia da un processo in cui riceviamo attivamente quel testo.
Dobbiamo tenere separati questi momenti. La rivelazione è data in poesia ma ricevuta in prosa. È data in poesia perché è essenzialmente misteriosa. Ma qualcosa che è completamente al di là della nostra portata non è nemmeno un mistero – è semplicemente sconosciuto – e certamente non un mistero alla luce del quale possiamo vivere. Quindi la poesia della rivelazione va tradotta in prosa: un tentativo, sempre inadeguato, di dare un senso chiaro a ciò che dice. Solo così la poesia può dare un percorso. Per agire, per scegliere un insieme di pratiche e pianificare la nostra partecipazione ad esse, abbiamo bisogno di conoscerne la forma in anticipo, e per farlo in modo efficace e in accordo con la moralità, le pratiche devono essere integrate in un modo socialmente condiviso di vita. La ricezione della rivelazione lo rende possibile. Si adatta a una visione di ciò che rende la vita degna di essere vissuta in un percorso che può essere condiviso da una comunità e che promuove la decenza e la giustizia. Ma rimane un modo per ''ricevere'' una visione rivelata solo finché riconosce l'asimmetria tra il proprio operare e la rivelazione a cui risponde. La rivelazione dovrebbe fornirci una visione telica che i nostri modi di pensare ordinari non possono fornire. Dovrebbe quindi infrangere quei modi ordinari di pensare, contrastarli e mostrarne i limiti. Di conseguenza, la riceviamo come rivelazione solo nella misura in cui riconosciamo la rottura che provoca nei nostri schemi ordinari. Riconoscere qualcosa che spezza il modo in cui pensiamo normalmente significa, tuttavia, allo stesso tempo riconoscere quel modo di pensare come normale e come nostro. Ciò che è straordinario e inquietante nella rivelazione ci aiuta a vedere quanto sono importanti per noi l'ordinario e il normale, quanto ci definiscono e stabiliscono dei limiti su ciò che possiamo considerare vero o buono. In contrasto con i nostri modi di pensare ordinari, la rivelazione ci aiuta a sapere chi siamo. E la aiutiamo ad essere quella che è accettandola pur mantenendo la nostra differenza: dandole spazio per insegnarci.
Quest'ultimo punto merita enfasi. Quando interpretiamo i testi rivelati, dobbiamo preservarne l'oscurità. La stessa lotta per allinearli alla nostra moralità pre-rivelatrice e alle intuizioni teliche dovrebbe costringerci, ancora e ancora, a confrontarci con quanto siano strani e difficili — non ridurli a qualcosa che avremmo potuto produrre solo attraverso la nostra ragione. Ma questa lotta può effettivamente aiutare a promuovere il senso di straordinarietà. Chi persiste in una lotta di questo tipo, piuttosto che cancellare i testi sacri come prodotti di persone vissute tra antiche confusioni e pregiudizi, è costantemente consapevole che la sua vita è guidata da una [[:en:w:gnomic aspect|saggezza gnomica]], e non solo dalle sue facoltà naturali.
La rivelazione e la sua ricezione, quindi, si uniscono per ''contrasto''; la relazione è persa se ignoriamo le loro differenze. Questo è un errore condiviso dai movimenti religiosi progressisti e dai loro oppositori fondamentalisti. I movimenti religiosi progressisti, negli ultimi due secoli, sono giunti a considerare le sacre scritture semplicemente come tentativi umani di afferrare la volontà di Dio; considerano quindi il processo di interpretazione di questi testi come continuo con il processo attraverso il quale sono stati prodotti. In parte in reazione a questo punto di vista, alcuni tradizionalisti hanno insistito sul fatto che non solo le scritture stesse, ma le loro interpretazioni premoderne stabilite sono comunicazioni dirette da Dio, che non possono essere contestate in nome di ciò che ci sembra ragionevole. Entrambi questi punti di vista cancellano la distinzione tra la rivelazione e la sua ricezione. Il primo dissolve la rivelazione nella sua ricezione; il secondo congela la ricezione in un'ulteriore rivelazione. Ma se la rivelazione si dissolve nella sua ricezione, se la Torah o i Vangeli o il Corano stessi diventano solo uno dei tanti tentativi umani di cogliere ciò che Dio vuole da noi, piuttosto che la stessa comunicazione di Dio a noi, allora potremmo anche tornare alla nostra ragione ed esperienza da sole come fonte di comprensione del nostro bene supremo; non c'è motivo di supporre che le persone vissute molti secoli prima di noi abbiano probabilmente avuto una visione migliore di quella che abbiamo noi ora. Se la ricezione della rivelazione diventa fissa, d'altra parte, se ci sottomettiamo semplicemente ai tentativi dei nostri antenati di dare un senso alla Torah, ai Vangeli o al Corano, piuttosto che portar loro la nostra ragione ed esperienza, allora i nostri insegnamenti rivelati saranno diventati effettivamente assurdi, estranei a ciò che normalmente consideriamo buono. Ci risulteranno chiusi, piuttosto che darci accesso a un bene supremo. La rivelazione, se avviene, deve rimanere al di là di noi; la ricezione della rivelazione, se vuole essere una ricezione, deve essere nelle nostre mani.
Questo punto può essere espresso bene attraverso una distinzione che gli ebrei fanno tra una Torah orale e una scritta. La Torah orale – il lavoro degli insegnanti orali conosciuti come "[[w:rabbino|rabbini]]" – è essenzialmente ciò che finora ho chiamato ricezione. E alcuni rabbini caratterizzano la Torah orale come se fosse un altro testo fisso, dato a Mosè al Sinai e tramandato intatto nel corso delle generazioni: proprio come il testo scritto tranne che nella sua modalità di trasmissione. Ma l'idea centrale alla base della nozione di Torah orale è catturata meglio, credo, nel seguente racconto rabbinico:
{{citazione|A non-Jew came before [the famously choleric rabbi] Shammai [and] said to him, “How many Torahs do you have?” He replied, “Two: a written Torah and an oral Torah.” Said the non-Jew: “The written Torah I believe in, but the oral Torah I do not believe in. Convert me, on condition that you teach me [just] the written Torah.” Shammai rebuked him and drove him away in anger. The non-Jew then came before [the famously gentle rabbi] Hillel who converted him. The first day Hillel taught him the alphabet in the correct order, but the next day he reversed it. The man said to him, “But this isn’t what you taught me yesterday.” Hillel replied, “Do you not have to depend on me for the letters of the alphabet? So must you... depend on me for the interpretation of the Torah.”}}
Qui il punto non è che uno specifico ''contenuto'' orale debba accompagnare la Torah scritta, ma che certi ''metodi'' devono essere tramandati oralmente insieme a qualsiasi testo scritto, se vuole essere decifrabile alle generazioni future. [[w:Hillel|Hillel]] illustra la necessità di questa trasmissione di metodo dal fatto che i lettori devono imparare l'alfabeto oralmente: il che mostra chiaramente, a chi vorrebbe venire a Dio tramite un solo testo, come l'atto di decifrare i testi deve iniziare con un insegnamento orale. Ma avrebbe potuto fare lo stesso facendo appello alla necessità di imparare la grammatica della lingua in cui il testo è scritto, le regole di inferenza che il testo segue, o come segnali ironia e altro linguaggio non letterale. Oppure avrebbe potuto menzionare, se fosse stato filosoficamente propenso, il fatto che una visione telica non naturalistica deve essere resa compatibile con i bisogni naturali dei credenti di ogni generazione per integrarla nella loro vita, e che un insegnamento essenzialmente criptico, come quello che gli ebrei attribuiscono alla Torah, deve essere adattato alle diverse visioni metafisiche e morali che i credenti hanno, nel corso delle generazioni, se vogliono riconoscerla come buona.
In ogni caso, un insegnamento criptico reclama un'interpretazione figurativa se vuole orientare la nostra vita. Se la rivelazione funziona nella nostra vita come il consiglio impartito dal nostro amico Alessio nel Capitolo 1, possiamo apprezzarne il senso solo quando ci allontaniamo dal suo significato letterale più ovvio. Si consideri la storia di [[w:Giuseppe e i suoi fratelli|Giuseppe e dei suoi fratelli]]. Nei sogni viene detto a [[w:Giuseppe (patriarca)|Giuseppe]] che otterrà un grande potere sui suoi fratelli — ma solo dopo che sia lui che i fratelli hanno subito molti cambiamenti possono finalmente estrarre un significato moralmente decente da quel messaggio onirico: un significato che possono plausibilmente pensare che Dio abbia inteso. Similmente, suggerisco che l'intera Torah, e altri pretendenti alla rivelazione, possono arrivare ad avere per noi un significato moralmente dignitoso e plausibilmente divino solo se è unita a un processo orale che adegua il significato del testo all'esperienza dei suoi aderenti. Il testo fisso e trascendente, e il processo flessibile e immanente dell'interpretazione orale, si illuminano a vicenda. È in questo senso, e solo in questo senso, che entrambi sono essenziali alla rivelazione di Dio. In quanto ebreo impegnato, penso che sia vero che la Torah scritta e quella orale insieme costituiscono la rivelazione (furono "date al Sinai" congiuntamente, come ama dire la nostra tradizione). Ma si uniscono in un'unione di ''opposti'' e svolgono ruoli nettamente diversi nella comunicazione di Dio con noi. Hanno bisogno l'uno dell'altro ma non sono uguali.
Vediamo ora alcuni esempi di ricezione, tratti dalla tradizione interpretativa ebraica poiché è quella che conosco meglio.
La Torah contiene un brano che istruisce i genitori con "un figlio ostinato e ribelle" a portare quel figlio agli anziani che tengono la corte alle porte della città e annunciare: "Questo nostro figlio è caparbio e ribelle; non vuole ubbidire alla nostra voce; è un ghiottone e un ubriacone"; allora tutti gli uomini della sua città lo lapideranno ed egli morirà ({{passo biblico2|Dt|21:18-21}}). Difficilmente potrebbe esserci una prescrizione più spaventosa. Come molti lettori, rabbrividisco quando incontro questo passaggio e sono propenso a revocare la mia fiducia che la Torah riveli un bene supremo. Cosa si può fare se si vuole mantenere tale fiducia e continuare a considerare la Torah come una fonte di saggezza etica? Ebbene, in primo luogo, come notato nel [[Rivelazione e impegno esistenziale/Capitolo 4|Capitolo 4]], i credenti confidano in un testo religioso in virtù della ''visione telica generale'' che vi trovano, non di un'ispirazione che ricevono da ogni versetto; in questo e in altri modi la fede religiosa è olistica. Quindi si può, e ogni ebreo oggi lo fa, sottolineare parti del testo diverse da questi versetti, rifiutarsi di considerare i propri figli come "testardi e ribelli" nel senso pertinente, e quindi ignorare il passaggio a tutti gli effetti pratici. Tuttavia, è difficile capire perché un testo dato da Dio contenga un passaggio che meriti di essere ignorato, ed è difficile vedere come letture analogiche e altri strumenti di interpretazione non letterale possano far sì che questo passaggio produca un significato eticamente stimolante.
Ciò che i Rabbini del Talmud fanno con il brano è mostrare come può essere usato per sfidare la nostra stessa idea di interpretazione letterale. Suggeriscono che "ghiottone e ubriacone" dovrebbe essere inteso in modo tale che si potrebbe qualificarsi solo se si mangia l'equivalente di un intero bue e si beve un'intera cassa di vino. Sottolineano che il figlio in questione dovrebbe rientrare in una fascia di età molto ristretta. Se è solo un bambino, non è responsabile delle sue azioni (la legge ebraica, come altri sistemi legali, richiede maturità prima che una persona possa essere ritenuta responsabile di atti illeciti). Ma se è abbastanza maturo per essere responsabile delle sue azioni, nella maggior parte dei casi sarà fuori da casa e dal controllo dei suoi genitori. Al tempo del Talmud, avrebbe potuto avere una famiglia tutta sua all'età di quattordici anni. Quindi la finestra in cui una legge come questa potrebbe applicarsi deve essere molto ristretta: i Rabbini decidono che deve essere un periodo di pochi mesi proprio intorno alla maturità. Poi i Rabbini aggiungono che affinché i genitori dicano che "nostro figlio... non obbedisce alla nostra voce" – "voce" è singolare, in ebraico – devono parlare con la ''stessa'' voce. Ciò è impossibile, tuttavia: uomini e donne non hanno lo stesso tipo di voce. Quindi la legge non può essere applicata. I Rabbini concludono che non c'è mai stato e non ci sarà mai un figlio testardo e ribelle, nel senso presupposto da questi versetti, e che lo scopo del passaggio non è affatto dare legge ma fornire un'opportunità per l'insegnamento morale. Quale insegnamento morale? Non lo dicono in modo esplicito, ma forse proprio quell'insegnamento di cui uno ha bisogno per portare saldi valori morali e la volontà di impegnarsi in un'interpretazione paziente e creativa, a passaggi scioccanti come questo. Un comando apparentemente immorale, nella Torah scritta, si trasforma così in una fonte di intuizione morale nella Torah orale.
Ora è abbastanza ovvio che la lettura del testo da parte dei Rabbini è guidata da preoccupazioni morali di fondo, anche se non lo dicono mai espressamente. Tuttavia i Rabbini non si limitano a ''liquidare'' il passaggio come ovviamente ridicolo o inadatto all'insegnamento religioso. Piuttosto, lo leggono con molta attenzione ai suoi dettagli, evidenziando così fortemente il suo senso letterale da far emergere una contraddizione pratica. Forniscono, cioè, un insieme plausibile di ragioni per intendere il testo come ''inteso'', da Dio, a provocare in noi una reazione che annulli la sua prescrizione apparente, e ci porti alle riflessioni morali che tale annullamento ispira.
Questa è una forma di ricezione di un testo sacro, non rara nelle tradizioni interpretative premoderne. Cattura squisitamente l'equilibrio di cui uno ha bisogno, se si vuole trarre un percorso morale-bello da un testo oscuro, tra l'estrema riverenza per i suoi dettagli e uno sforzo creativo per allinearlo alle proprie intuizioni morali. I Rabbini del Talmud rappresentano molto bene questa sensibilità e la usano per ammorbidire le implicazioni di molti passaggi inquietanti della Torah. Così facendo, non agiscono in malafede, né sostituiscono il proprio giudizio a ciò che considerano la parola di Dio. Piuttosto, proprio ''perché'' è la parola di Dio, credono che debba essere capace di significare tutto ciò che un interprete umano ingegnoso e moralmente guidato può scoprire.
E questo è corretto. Se si vede un testo come prodotto da un essere umano, che ha vissuto come tutti gli esseri umani in un luogo particolare in un momento particolare, la gamma delle sue letture plausibili sarà limitata da ciò che qualcuno in quel contesto storico avrebbe plausibilmente inteso. Niente scritto da una persona vissuta nel XV secolo poteva essere un commentario ai ''[[w:Philosophiae Naturalis Principia Mathematica|Principia]]'' di Newton, per esempio, né uno scrittore romano del I secolo avrebbe potuto esaltare il gusto dei [[w:Solanum lycopersicum|pomodori]] (arrivati in Europa solo nel 1540). Ma se si suppone che l'autore di un testo sia ''Dio'', la storia non limita la portata dei suoi significati. Un testo scritto da Dio può indirizzarmi intenzionalmente in questo momento, anche se è stato prodotto millenni fa. I limiti a ciò che Dio potrebbe dire sono logici ed etici, non storici. Possiamo intendere la parola di Dio come rivolta a qualsiasi epoca storica. Quello che non possiamo fare è intenderlo come inteso a insegnare qualcosa di ridicolo o di malvagio.
Pertanto, i Rabbini del Talmud, seguendo implicitamente saldi valori morali, eliminano dalla pratica ebraica la legge che chiede la distruzione dei figli testardi e ribelli. E fanno qualcosa di simile altrove. I passaggi "occhio per occhio" nella Torah sono tradotti in uno strumento per determinare il risarcimento finanziario per lesioni personali. La pena capitale è talmente ricoperta di precondizioni che Rabbi [[w:Eleazar ben Azariah|Eleazar ben Azariah]] poteva descrivere un [[w:Sinedrio|Sinedrio]] che aveva condannato a morte una sola persona in settant'anni come un Sinedrio sanguinario. I Rabbini trovarono anche il modo per garantire che le donne acconsentissero al matrimonio e avessero il diritto al divorzio, senza alcuna base testuale per tali requisiti nella Torah. Sotto questi e molti altri aspetti, la ricezione rabbinica della Torah attenua le dure richieste che il testo stesso sembra porre, e modella le sue leggi in qualcosa di più rispettoso della dignità di ogni individuo — una norma che il testo può contenere implicitamente ma che non enfatizza esplicitamente. I Rabbini adeguano la Torah alla giustizia e alla misericordia; non trovano quelle virtù che semplicemente saltano da sole fuori dalla pagina.
Negli ultimi due millenni, le comunità ebraiche hanno portato avanti questa ricezione rabbinica della Torah e, nel tempo, ciò ha portato a una concezione riccamente moralizzata delle leggi della Torah. Dal punto di vista rabbinico, perseguire con tutto il cuore il sentiero della Torah richiederà necessariamente e promuoverà virtù di onestà, gentilezza e umiltà. E nel complesso, i rabbini interpretano la legge della Torah in modo che favorisca queste virtù. Ciò non significa che abbiano prodotto una tradizione del tutto giusta o dignitosa. I critici morali dell'ebraismo tradizionale oggi spesso sottolineano il suo sessismo, in particolare. Eppure c'è motivo di sperare che anche questa mancanza possa essere superata dall'interno dell'approccio rabbinico. L'ebraismo rabbinico ha già distanziato le comunità ebraiche dal sessismo che segna il livello superficiale della Torah. I Rabbini del Talmud hanno introdotto leggi che vietano lo stupro coniugale e danno alle donne il diritto di chiedere il divorzio; recentemente, anche le tradizioni che tengono le donne lontane dallo studio della Torah e le posizioni di leadership nella comunità ebraica hanno iniziato a cambiare. Il processo è lento e ostacolato da un contraccolpo reazionario che rifiuta proprio la visione flessibile della ricezione che ho difeso. Ma negli ultimi decenni le donne hanno ottenuto ruoli rafforzati anche in ambienti molto tradizionali, e c'è motivo di aspettarsi che questo processo continui. E il metodo rabbinico di interpretare la Torah offre una ricca gamma di risorse per promuovere tale processo.
Sia per quanto riguarda la moralità che più in generale, il Talmud è un esempio straordinariamente ponderato di come ricevere un testo sacro. Funziona versetto per versetto, tuttavia, o legge per legge; non fornisce grandi interpretazioni della Torah nel suo insieme. Ciò è avvenuto più tardi, nella tradizione ebraica tradizionale, ma i filosofi e i mistici che si sono impegnati in interpretazioni così radicali sono stati ispirati, durante la lettura di passaggi particolari, dai metodi del Talmud. [[Maimonide]] e i suoi seguaci consideravano inintelligibile e favorevole al male che Dio fosse inteso antropomorficamente. Cercarono quindi di mostrare che ogni frammento del linguaggio antropomorfo della Bibbia su Dio può essere inteso come metaforico. I [[w:Cabala ebraica|cabalisti]] hanno prodotto una visione quasi opposta, con una visione di Dio altamente antropomorfica. Ma entrambe le scuole hanno utilizzato le stesse tecniche creative per estrarre le loro opinioni dal testo che abbiamo visto nel racconto talmudico del figlio testardo e ribelle. In effetti, i cabalisti insistevano sul fatto che ''solo'' questo tipo di lettura creativa è appropriato per un testo sacro:
{{citazione|Rabbi Simeon said: Alas for the man who regards the Torah as a book of mere tales and [worldly] matters. If this were so, we might even today write a Torah dealing in such matters and still more excellent... The tales of the Torah are only her outward garments. If anyone should suppose that the Torah herself is this garment and nothing else, let him give up the ghost. Such a man will have no share in the world to come. That is why David said [Psalm 119:18]: “Open thou mine eyes, that I may behold wondrous things out of thy Torah,” namely, that which is beneath the garment of the Torah... [W]hen fools see a man in a garment that seems beautiful to them, they do not look more closely. But more important than the garment is the body, and more important than the body is the soul. So likewise the Torah has a body, which consists of the commandments and ordinances of the Torah, which are called ''gufe torah'' [“bodies of the Torah”: used standardly in rabbinic literature, but not here, to mean what is most important in the Torah]. This body is cloaked in garments, which consist of worldly stories. Fools see only the garment, which is the narrative part of the Torah... Those who know more see not only the garment but also the body that is under the garment. But the truly wise, the servants of the Supreme King, those who stood at the foot of Mount Sinai, look only upon the soul, which is the true foundation of the entire Torah, and one day indeed it will be given them to behold the innermost soul of the Torah.}}
Su questo argomento, penso che i cabalisti abbiano ragione. La tradizione ebraica distingue tra ''pshat'' – lettura approssimativamente "letterale" o "semplice" – e ''drash'', che letteralmente significa "ciò che è stato cercato" ed è usato per caratterizzare modalità interpretative complesse e creative che si muovono lontano dalla superficie o livello diretto del testo. Usando questi termini, suggerisco che il ''drash'' è la chiave di ogni sensibilità religiosa. Se la visione del bene supremo offerto da un testo rivelato è necessariamente oscura, ne consegue che il significato più profondo di quel testo ''non'' è necessariamente qualcosa che si manifesta alla sua superficie. Una volta accettato che tali testi dovrebbero fornirci un percorso attraverso il quale possiamo trasformare gli aspetti di noi stessi che ci impediscono di cogliere il nostro bene supremo, ha anche senso che impareremo nel tempo a trovare in essi significati più profondi di quelli che troviamo inizialmente. L'amico di Alessio impara a cambiare il significato del consiglio che gli è stato dato e ad attribuire un nuovo significato alla parola "tesoro" nella frase "C'è un tesoro nel villaggio sulle montagne". In una storia più complicata, con un percorso più complicato da seguire, ci saranno molti più cambiamenti e molte più trasformazioni di parole. I percorsi tracciati dalle religioni rivelate sono proprio percorsi così complicati. Quello che esattamente significano ''deve'' quindi essere aperto, costantemente, a una reinterpretazione visionaria ed energetica. Solo un credente aperto a tali mutamenti – aperto alla sensibilità del ''drash'' – può cogliere ciò che un testo sacro ha da insegnargli: può permettergli di trasformarlo e trovarvi significati trasformati quando lo fa.
Possiamo aggiungere che i testi sacri vengono ad esistere in un particolare momento nel tempo, ma si pensa che contengano una visione che vale per tutto il tempo. L'idea stessa di rivelazione, come qui intesa, implica questo. Implica che un particolare insieme di parole, un po' oscure per noi quando lo ascoltiamo per la prima volta, può guidarci al nostro ''telos'' se ci fidiamo di esso, e alla luce del percorso che ci apre, comprenderlo meglio. Ma ciò significa che l'insegnamento telico di cui ci fidiamo deve essere racchiuso nelle parole particolari, pronunciate o scritte in un momento particolare, che prendiamo per rivelarlo, anche se la nostra comprensione di quelle parole cambia nel tempo. È in questo senso che la religione rivelata è necessariamente ''storica'' (è spesso chiamata "religione storica" invece di religione rivelata). L'espressione originale considerata come rivelata – la Torah o i Veda o i detti del Buddha – deve essere espressa in termini che abbiano un senso per i suoi ascoltatori in quel momento, ma quei termini non avranno lo stesso senso per gli ascoltatori successivi. Al livello più semplice, il Buddha porta esempi sul modo in cui funzionano i carri e la Torah parla di antichi modi di vestire che hanno cessato di esistere da tempo. Testi antichi come questi presuppongono anche modalità di culto o di matrimonio radicalmente diverse da quelle delle generazioni successive. Se questi aspetti del testo devono ancora parlare ai credenti successivi – come devono, se l'autore del testo è Dio, o un essere umano con una visione soprannaturale di tutta la natura – quei credenti successivi devono reinterpretarli e presumere che i loro il significato fosse inteso, dal loro autore soprannaturale, a cambiare nel tempo. [[Maimonide]] suggerì che Dio si adeguasse alle tendenze idolatriche del popolo israelita consentendo loro di adorarLo mediante il sacrificio – che la Torah volesse svezzare gli israeliti dalle loro tendenze idolatriche reindirizzando il sacrificio dal servizio di molti dei al servizio dell'unico Creatore. Alcuni ebrei moderni sostengono che le tendenze sessiste della Torah possono essere intese come un adeguamento simile e che l'ebraismo ora può allontanarsi da esse nello stesso modo in cui si è allontanato dal sacrificio. Come intendere esattamente "adeguamento", e quali potrebbero essere i suoi limiti, è una domanda disputata a cui non cercherò di rispondere. Ma un Dio che ci rivela la Sua volontà deve farlo all'interno delle norme della cultura che riceve la Sua rivelazione, anche se vuole che quella cultura cambi: altrimenti tale cultura non Lo capirà. Ciò rafforza la centralità del ''drash'' nella sensibilità di coloro che ricevono la rivelazione. I destinatari devono presumere che il significato di ciò che è stato loro insegnato cambierà man mano che i loro valori cambiano, che è stato detto in un certo modo a persone che hanno vissuto in un certo tempo e il suo significato per le generazioni successive sarà necessariamente in qualche modo diverso.
{{Vedi anche|Serie delle interpretazioni|Serie dei sentimenti|Serie letteratura moderna|Serie maimonidea|Serie misticismo ebraico|Serie cristologica}}
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[[Categoria:Rivelazione e impegno esistenziale|Capitolo 6]]
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{{Rivelazione e impegno esistenziale}}
[[File:Gershom Scholem learning the Zohar (NNL 003800553).IV.jpg|550px|thumb|center|[[w:Gershom Scholem|Gershom Scholem]] studia lo ''[[Zohar]]'' nella sua [[w:sukkah|sukkah]] (1925)]]
== TESTI RIVELATI ==
Per ipotesi, il bene che ci viene presentato dai nostri testi rivelati è oscuro. Anche per ipotesi, però, non può essere del tutto oscuro, altrimenti non potremmo riconoscerlo affatto buono, e non potrebbe modellare o orientare la nostra vita. Quindi la nostra comprensione indipendente della bontà deve svolgere un ruolo nel nostro rapporto con la rivelazione. Per tutta la sottomissione fiduciosa che un insegnamento rivelato può richiederci, dobbiamo comunque rimanere autonomi in quella sottomissione. Ho già notato che principi morali, intuizioni teliche e argomentazioni metafisiche ci aiutano a definire certi incontri con un testo come esperienze di rivelazione. Ora dobbiamo esaminare in che modo questi scorci indipendenti e razionali del bene influiscono sul modo in cui riceviamo i testi rivelati nel tempo: interpretarli, incorporarli nelle nostre attività e costruire comunità insieme a interpreti e agenti con la stessa mentalità.
Che l'autonomia umana svolga un ruolo essenziale nella ricezione della rivelazione è ampiamente riconosciuto dalle stesse religioni rivelate. Mosè esorta gli israeliti a "scegliere la vita" ({{passo biblico2|Deuteronomio|30:19}}: ''scegli dunque la vita, affinché tu viva''): scegliere il sentiero della Torah. L'implicazione è che hanno quindi altre opzioni. La tradizione ebraica ha inoltre due leggende contrastanti, che insieme esprimono magnificamente il fatto che gli insegnamenti rivelati devono essere sia al di là della nostra autonomia sia dipendenti da essa. Secondo una leggenda, Dio tenne il Monte Sinai sopra le teste degli israeliti e minacciò di seppellirli sotto di esso se non avessero accettato la Torah. Secondo l'altra, Dio chiese a tutti i popoli della terra se avrebbero accettato la Torah e gli israeliti la ricevettero perché solo loro dissero di sì. Le due leggende insieme catturano il paradosso che un insegnamento rivelato deve richiedere la sottomissione ma può diventare nostro solo se lo accettiamo liberamente. Nell'ebraismo l'enfasi è infatti sulla libera accettazione, poiché la leggenda della montagna trattenuta sulla testa delle persone è seguita immediatamente da una denuncia rabbinica che una tale minaccia costituirebbe un'accusa contro il patto tra Dio e gli israeliti — nessun contratto può dipendere da una minaccia. Anche il processo rabbinico di ricezione della Torah è caratterizzato da un ragionamento autonomo.
Nei Vangeli, l'idea che l'amore di Cristo debba essere accolto liberamente emerge in un tanto citato dialogo tra Gesù e Marta. Gesù dice: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me... non morrà mai". Poi chiede a Marta: "Credi tu questo?" e lei risponde: "Sì, Signore". ({{passo biblico2|Giovanni|11:25-27}}). Chiede anche tre volte a Simon Pietro, nell'ultimo capitolo di [[w:Vangelo secondo Giovanni|Giovanni]]: "Mi ami?", e lo incarica di prendersi cura delle sue "pecore" solo dopo che Pietro risponde, ogni volta, che lo ama. Queste conversazioni racchiudono il rapporto di Gesù con i suoi seguaci e, nonostante le numerose conversioni forzate compiute dai cristiani e altri usi della violenza e della brutalità per sottomettere il mondo nel nome di Cristo, le principali chiese cristiane hanno sempre ritenuto che la fede non può essere costretta.
Il Corano, come la Torah, si presenta come un'offerta all'umanità di una scelta tra "due strade" ([https://sufi.it/il-sacro-corano/90-sura-al-balad-la-contrada/ 90:10]) e, come il cristianesimo, proclama che non ci dovrebbe essere "nessuna costrizione in materia di fede" ([https://sufi.it/il-sacro-corano/2-surat-al-baqara/#_ftn216 2:216]). In pratica, i musulmani, come i cristiani, spesso non sono stati all'altezza di questo ideale di fede libera, ma l'islam tradizionale lo ha sempre sostenuto come la modalità ideale di impegno religioso.
L'idea in ciascuna di queste tradizioni – e le religioni orientali, in particolare il buddhismo, pongono un'enfasi ancora maggiore sull'assenso individuale ai loro insegnamenti – è che la rivelazione non è affatto vera rivelazione a meno che non sia ricevuta come tale dalle persone a cui è indirizzata. Dio non può parlarmi se non ascolto, non può darmi qualcosa se mi rifiuto di prenderlo. La ricezione dell'insegnamento rivelato è quindi parte integrante del processo stesso della rivelazione. Se vogliamo ascoltare la parola di Dio, dobbiamo comprenderla, metterla in termini che abbiano senso per noi e che possiamo impiegare per plasmare la nostra vita. Non ne consegue che la parola di Dio consista in qualunque cosa ne intendiamo, come talvolta suggeriscono i credenti progressisti. Interpretare ciò che dice un oratore non è come fargli dire ciò che vorremmo sentire. Ma la comunicazione avviene solo quando l'ascoltatore cerca attivamente di dare un senso a ciò che sente; anche la comunicazione di Dio a noi richiede la nostra partecipazione.
Tutto questo va detto perché in alcune visioni religiose popolari, gli insegnamenti rivelati sono autoesplicativi e dovrebbero essere seguiti alla lettera piuttosto che attraverso un'interpretazione elaborata. Altrimenti – dicono i cosiddetti "fondamentalisti" che promuovono un tale modello – imporremo le nostre opinioni umane alla parola di Dio. Dovremmo invece essere completamente passivi in relazione a quella parola, accogliendola come se fosse trasparente, piuttosto che cercare di metterla in accordo con le altre nostre convinzioni morali, metafisiche o scientifiche. Vi sono buone ragioni per pensare che non possiamo cogliere nessun insegnamento in questo modo, tuttavia, e gli oscuri insegnamenti dei testi religiosi sono particolarmente inadatti a ciò. In ogni caso, l'idea che dovremmo essere ascoltatori del tutto passivi di un insegnamento del tutto trasparente è ''essa stessa'' un'imposizione di una teoria umana dell'interpretazione sui testi religiosi, una teoria particolarmente moderna, inoltre, senza nulla che la raccomandi alle teorie più complesse di interpretazione che in passato hanno dominato le comunità religiose.
La prima scelta che i credenti fanno nel ricevere una rivelazione riguarda semplicemente quali parti del loro testo sacro leggere. In ogni comunità religiosa, alcune parti di un testo rivelato sono ben note mentre altre languiscono nell'oscurità. Gli ebrei discutono all'infinito dell'[[w:Esodo (racconto biblico)|esodo dall'Egitto]] e lo usano come base per gran parte della loro liturgia, prestando molta meno attenzione alla piaga dei serpenti velenosi nel [[w:Libro dei Numeri|Libro dei Numeri]], o qualsiasi altra cosa nel [[w:Libro di Giobbe|Libro di Giobbe]]; i cristiani mettono in risalto gli aspetti degli insegnamenti di Gesù che si allontanano dai tradizionali rituali ebraici e prestano meno attenzione ai passaggi in cui sembra seguire tali rituali (per es. {{passo biblico2|Luca|2:21-24}}). Ebrei e cristiani condividono nominalmente un testo sacro ma spesso enfatizzano parti diverse di esso. I cristiani leggono Giobbe, per esempio, mentre gli ebrei leggono Levitico e Numeri, che molti cristiani conoscono a malapena. Queste differenze sono sintomatiche del modo in cui le due comunità religiose, più in generale, si distinguono l'una dall'altra.
Differiscono anche, ovviamente, nel modo in cui interpretano gli elementi del loro testo sacro condiviso che entrambi leggono. Anche una singola comunità religiosa può comprendere il suo testo in modo diverso in momenti diversi. Le opinioni morali che apporta al testo possono cambiare, ad esempio, e le opinioni morali che trae dal testo cambieranno di conseguenza. Il pacifismo era centrale nel cristianesimo primitivo, ma praticamente scomparve dalla pratica cristiana dopo la conversione di [[w:Costantino I|Costantino]]. Nel corso del tempo, le comunità ebraiche, cristiane e musulmane hanno attraversato ciascuna diversi atteggiamenti nei confronti dello studio della filosofia "pagana" e nei confronti dei seguaci di altre religioni. Un segno distintivo di ebrei, cristiani e musulmani tradizionali in molti luoghi oggi è la loro ostilità nei confronti dell'omosessualità, ma figure religiose di spicco in tutte e tre le tradizioni scrissero poesie omoerotiche nel Medioevo.
Ancora una volta, una religione può essere intesa in modo molto diverso da diverse sottocomunità anche nello stesso periodo di tempo. Un gruppo di aderenti può tradurre il testo principalmente in una serie di cerimonie, un altro in un'allegoria di dottrine filosofiche o mistiche, un terzo in un invito all'azione sociale. Quaccheri e cattolici, [[w:chassidismo|chassidim]] e [[w:ebraismo conservatore|ebrei conservatori]], liberali [[w:sufismo|sufi]] e simpatizzanti [[w:wahhabismo|wahhabiti]] di al-Qaeda sembrano appartenere a religioni completamente diverse, anche se considerano sacro lo stesso testo.
Tutti questi fenomeni rientrano nel discorso di come riceviamo la rivelazione. Nessun testo si autointerpreta e i testi gnomici e poetici che costituiscono la rivelazione sono più difficili da interpretare della maggior parte. Nessun codice morale si applica da sé e i codici morali incorporati in testi così oscuri sono più difficili da applicare del resto. Una comunità deve quindi avere una teoria dell'interpretazione — insieme, di solito, con una teoria morale e una teologia — se vuole essere in grado di ricevere una rivelazione. Come abbiamo visto, i fondamentalisti lo negano, sostenendo che i loro testi portano il loro significato in faccia e che qualsiasi teoria su come dovrebbero essere letti è un'interposizione illegittima tra la parola di Dio e i fedeli. Ma, ancora, questa è già una teoria su come dovrebbero essere letti i testi, una teologia e un'ermeneutica che è tanto un prodotto umano quanto quelli che comprendono i testi sacri in modo filosofico o mistico. Una modalità umana di accoglienza, in risposta alla rivelazione, non è un'opzione. È inevitabile.
È anche una buona cosa, religiosamente. Al passo con i fondamentalisti, il fatto che gli esseri umani debbano prendere decisioni su come comprendere e mettere in atto i loro testi rivelati non è una necessità deplorevole, ma parte integrante della rivelazione, qualcosa che Dio Stesso, se ha dato questi testi, deve aver inteso. La rivelazione e la sua ricezione hanno bisogno l'una dell'altra.
In un certo senso, ciò è ovvio. Se la rivelazione viene data, dobbiamo riceverla, mentre se siamo impegnati nella ricezione, ci deve essere qualcosa da ricevere. Dare e ricevere, in tutti i contesti, hanno bisogno l'uno dell'altro.
Ma c'è una connessione più ricca tra il dono della rivelazione, in particolare, e la nostra ricezione di quel dono. La rivelazione è indefinita, oscura e spigolosa, ci parla attraverso le sue proprietà estetiche tanto quanto qualsiasi altra cosa, e parla più efficacemente ad alcune persone che ad altre. Ma pretende anche di essere una visione olistica di come tutta la vita umana possa aver valore, e in tale veste dovrebbe essere in grado di parlare a ogni essere umano e imporre ai suoi seguaci un percorso che ogni essere umano può riconoscere come dignitoso e giusto. La ricezione della rivelazione mira a risolvere questa tensione, a trasformare la visione angolata e bizzarra del testo originale in qualcosa che possa essere riconosciuto come un resoconto plausibile del più alto bene umano da parte di tutta l'umanità. Nel ricevere la rivelazione, lavoriamo per darne un senso morale e per allinearlo alle nostre intuizioni teliche indipendenti. Questo processo non può offrire ciò che la rivelazione stessa fornisce – non è abbastanza oscuro o eccitante da fornire una visione soddisfacente del nostro ''telos'' – ma anche la rivelazione non ha le virtù della sua ricezione. Hanno bisogno l'uno dell'altro, come il bello e il morale, per comporre il bene supremo. Ma la rivelazione dovrebbe condurci al nostro bene supremo. Può farlo solo se il percorso che produce è modellato sia da un testo fondamentale sia da un processo in cui riceviamo attivamente quel testo.
Dobbiamo tenere separati questi momenti. La rivelazione è data in poesia ma ricevuta in prosa. È data in poesia perché è essenzialmente misteriosa. Ma qualcosa che è completamente al di là della nostra portata non è nemmeno un mistero – è semplicemente sconosciuto – e certamente non un mistero alla luce del quale possiamo vivere. Quindi la poesia della rivelazione va tradotta in prosa: un tentativo, sempre inadeguato, di dare un senso chiaro a ciò che dice. Solo così la poesia può dare un percorso. Per agire, per scegliere un insieme di pratiche e pianificare la nostra partecipazione ad esse, abbiamo bisogno di conoscerne la forma in anticipo, e per farlo in modo efficace e in accordo con la moralità, le pratiche devono essere integrate in un modo socialmente condiviso di vita. La ricezione della rivelazione lo rende possibile. Si adatta a una visione di ciò che rende la vita degna di essere vissuta in un percorso che può essere condiviso da una comunità e che promuove la decenza e la giustizia. Ma rimane un modo per ''ricevere'' una visione rivelata solo finché riconosce l'asimmetria tra il proprio operare e la rivelazione a cui risponde. La rivelazione dovrebbe fornirci una visione telica che i nostri modi di pensare ordinari non possono fornire. Dovrebbe quindi infrangere quei modi ordinari di pensare, contrastarli e mostrarne i limiti. Di conseguenza, la riceviamo come rivelazione solo nella misura in cui riconosciamo la rottura che provoca nei nostri schemi ordinari. Riconoscere qualcosa che spezza il modo in cui pensiamo normalmente significa, tuttavia, allo stesso tempo riconoscere quel modo di pensare come normale e come nostro. Ciò che è straordinario e inquietante nella rivelazione ci aiuta a vedere quanto sono importanti per noi l'ordinario e il normale, quanto ci definiscono e stabiliscono dei limiti su ciò che possiamo considerare vero o buono. In contrasto con i nostri modi di pensare ordinari, la rivelazione ci aiuta a sapere chi siamo. E la aiutiamo ad essere quella che è accettandola pur mantenendo la nostra differenza: dandole spazio per insegnarci.
Quest'ultimo punto merita enfasi. Quando interpretiamo i testi rivelati, dobbiamo preservarne l'oscurità. La stessa lotta per allinearli alla nostra moralità pre-rivelatrice e alle intuizioni teliche dovrebbe costringerci, ancora e ancora, a confrontarci con quanto siano strani e difficili — non ridurli a qualcosa che avremmo potuto produrre solo attraverso la nostra ragione. Ma questa lotta può effettivamente aiutare a promuovere il senso di straordinarietà. Chi persiste in una lotta di questo tipo, piuttosto che cancellare i testi sacri come prodotti di persone vissute tra antiche confusioni e pregiudizi, è costantemente consapevole che la sua vita è guidata da una [[:en:w:gnomic aspect|saggezza gnomica]], e non solo dalle sue facoltà naturali.
La rivelazione e la sua ricezione, quindi, si uniscono per ''contrasto''; la relazione è persa se ignoriamo le loro differenze. Questo è un errore condiviso dai movimenti religiosi progressisti e dai loro oppositori fondamentalisti. I movimenti religiosi progressisti, negli ultimi due secoli, sono giunti a considerare le sacre scritture semplicemente come tentativi umani di afferrare la volontà di Dio; considerano quindi il processo di interpretazione di questi testi come continuo con il processo attraverso il quale sono stati prodotti. In parte in reazione a questo punto di vista, alcuni tradizionalisti hanno insistito sul fatto che non solo le scritture stesse, ma le loro interpretazioni premoderne stabilite sono comunicazioni dirette da Dio, che non possono essere contestate in nome di ciò che ci sembra ragionevole. Entrambi questi punti di vista cancellano la distinzione tra la rivelazione e la sua ricezione. Il primo dissolve la rivelazione nella sua ricezione; il secondo congela la ricezione in un'ulteriore rivelazione. Ma se la rivelazione si dissolve nella sua ricezione, se la Torah o i Vangeli o il Corano stessi diventano solo uno dei tanti tentativi umani di cogliere ciò che Dio vuole da noi, piuttosto che la stessa comunicazione di Dio a noi, allora potremmo anche tornare alla nostra ragione ed esperienza da sole come fonte di comprensione del nostro bene supremo; non c'è motivo di supporre che le persone vissute molti secoli prima di noi abbiano probabilmente avuto una visione migliore di quella che abbiamo noi ora. Se la ricezione della rivelazione diventa fissa, d'altra parte, se ci sottomettiamo semplicemente ai tentativi dei nostri antenati di dare un senso alla Torah, ai Vangeli o al Corano, piuttosto che portar loro la nostra ragione ed esperienza, allora i nostri insegnamenti rivelati saranno diventati effettivamente assurdi, estranei a ciò che normalmente consideriamo buono. Ci risulteranno chiusi, piuttosto che darci accesso a un bene supremo. La rivelazione, se avviene, deve rimanere al di là di noi; la ricezione della rivelazione, se vuole essere una ricezione, deve essere nelle nostre mani.
Questo punto può essere espresso bene attraverso una distinzione che gli ebrei fanno tra una Torah orale e una scritta. La Torah orale – il lavoro degli insegnanti orali conosciuti come "[[w:rabbino|rabbini]]" – è essenzialmente ciò che finora ho chiamato ricezione. E alcuni rabbini caratterizzano la Torah orale come se fosse un altro testo fisso, dato a Mosè al Sinai e tramandato intatto nel corso delle generazioni: proprio come il testo scritto tranne che nella sua modalità di trasmissione. Ma l'idea centrale alla base della nozione di Torah orale è catturata meglio, credo, nel seguente racconto rabbinico:
{{citazione|A non-Jew came before [the famously choleric rabbi] Shammai [and] said to him, “How many Torahs do you have?” He replied, “Two: a written Torah and an oral Torah.” Said the non-Jew: “The written Torah I believe in, but the oral Torah I do not believe in. Convert me, on condition that you teach me [just] the written Torah.” Shammai rebuked him and drove him away in anger. The non-Jew then came before [the famously gentle rabbi] Hillel who converted him. The first day Hillel taught him the alphabet in the correct order, but the next day he reversed it. The man said to him, “But this isn’t what you taught me yesterday.” Hillel replied, “Do you not have to depend on me for the letters of the alphabet? So must you... depend on me for the interpretation of the Torah.”}}
Qui il punto non è che uno specifico ''contenuto'' orale debba accompagnare la Torah scritta, ma che certi ''metodi'' devono essere tramandati oralmente insieme a qualsiasi testo scritto, se vuole essere decifrabile alle generazioni future. [[w:Hillel|Hillel]] illustra la necessità di questa trasmissione di metodo dal fatto che i lettori devono imparare l'alfabeto oralmente: il che mostra chiaramente, a chi vorrebbe venire a Dio tramite un solo testo, come l'atto di decifrare i testi deve iniziare con un insegnamento orale. Ma avrebbe potuto fare lo stesso facendo appello alla necessità di imparare la grammatica della lingua in cui il testo è scritto, le regole di inferenza che il testo segue, o come segnali ironia e altro linguaggio non letterale. Oppure avrebbe potuto menzionare, se fosse stato filosoficamente propenso, il fatto che una visione telica non naturalistica deve essere resa compatibile con i bisogni naturali dei credenti di ogni generazione per integrarla nella loro vita, e che un insegnamento essenzialmente criptico, come quello che gli ebrei attribuiscono alla Torah, deve essere adattato alle diverse visioni metafisiche e morali che i credenti hanno, nel corso delle generazioni, se vogliono riconoscerla come buona.
In ogni caso, un insegnamento criptico reclama un'interpretazione figurativa se vuole orientare la nostra vita. Se la rivelazione funziona nella nostra vita come il consiglio impartito dal nostro amico Alessio nel Capitolo 1, possiamo apprezzarne il senso solo quando ci allontaniamo dal suo significato letterale più ovvio. Si consideri la storia di [[w:Giuseppe e i suoi fratelli|Giuseppe e dei suoi fratelli]]. Nei sogni viene detto a [[w:Giuseppe (patriarca)|Giuseppe]] che otterrà un grande potere sui suoi fratelli — ma solo dopo che sia lui che i fratelli hanno subito molti cambiamenti possono finalmente estrarre un significato moralmente decente da quel messaggio onirico: un significato che possono plausibilmente pensare che Dio abbia inteso. Similmente, suggerisco che l'intera Torah, e altri pretendenti alla rivelazione, possono arrivare ad avere per noi un significato moralmente dignitoso e plausibilmente divino solo se è unita a un processo orale che adegua il significato del testo all'esperienza dei suoi aderenti. Il testo fisso e trascendente, e il processo flessibile e immanente dell'interpretazione orale, si illuminano a vicenda. È in questo senso, e solo in questo senso, che entrambi sono essenziali alla rivelazione di Dio. In quanto ebreo impegnato, penso che sia vero che la Torah scritta e quella orale insieme costituiscono la rivelazione (furono "date al Sinai" congiuntamente, come ama dire la nostra tradizione). Ma si uniscono in un'unione di ''opposti'' e svolgono ruoli nettamente diversi nella comunicazione di Dio con noi. Hanno bisogno l'uno dell'altro ma non sono uguali.
Vediamo ora alcuni esempi di ricezione, tratti dalla tradizione interpretativa ebraica poiché è quella che conosco meglio.
La Torah contiene un brano che istruisce i genitori con "un figlio ostinato e ribelle" a portare quel figlio agli anziani che tengono la corte alle porte della città e annunciare: "Questo nostro figlio è caparbio e ribelle; non vuole ubbidire alla nostra voce; è un ghiottone e un ubriacone"; allora tutti gli uomini della sua città lo lapideranno ed egli morirà ({{passo biblico2|Dt|21:18-21}}). Difficilmente potrebbe esserci una prescrizione più spaventosa. Come molti lettori, rabbrividisco quando incontro questo passaggio e sono propenso a revocare la mia fiducia che la Torah riveli un bene supremo. Cosa si può fare se si vuole mantenere tale fiducia e continuare a considerare la Torah come una fonte di saggezza etica? Ebbene, in primo luogo, come notato nel [[Rivelazione e impegno esistenziale/Capitolo 4|Capitolo 4]], i credenti confidano in un testo religioso in virtù della ''visione telica generale'' che vi trovano, non di un'ispirazione che ricevono da ogni versetto; in questo e in altri modi la fede religiosa è olistica. Quindi si può, e ogni ebreo oggi lo fa, sottolineare parti del testo diverse da questi versetti, rifiutarsi di considerare i propri figli come "testardi e ribelli" nel senso pertinente, e quindi ignorare il passaggio a tutti gli effetti pratici. Tuttavia, è difficile capire perché un testo dato da Dio contenga un passaggio che meriti di essere ignorato, ed è difficile vedere come letture analogiche e altri strumenti di interpretazione non letterale possano far sì che questo passaggio produca un significato eticamente stimolante.
Ciò che i Rabbini del Talmud fanno con il brano è mostrare come può essere usato per sfidare la nostra stessa idea di interpretazione letterale. Suggeriscono che "ghiottone e ubriacone" dovrebbe essere inteso in modo tale che si potrebbe qualificarsi solo se si mangia l'equivalente di un intero bue e si beve un'intera cassa di vino. Sottolineano che il figlio in questione dovrebbe rientrare in una fascia di età molto ristretta. Se è solo un bambino, non è responsabile delle sue azioni (la legge ebraica, come altri sistemi legali, richiede maturità prima che una persona possa essere ritenuta responsabile di atti illeciti). Ma se è abbastanza maturo per essere responsabile delle sue azioni, nella maggior parte dei casi sarà fuori da casa e dal controllo dei suoi genitori. Al tempo del Talmud, avrebbe potuto avere una famiglia tutta sua all'età di quattordici anni. Quindi la finestra in cui una legge come questa potrebbe applicarsi deve essere molto ristretta: i Rabbini decidono che deve essere un periodo di pochi mesi proprio intorno alla maturità. Poi i Rabbini aggiungono che affinché i genitori dicano che "nostro figlio... non obbedisce alla nostra voce" – "voce" è singolare, in ebraico – devono parlare con la ''stessa'' voce. Ciò è impossibile, tuttavia: uomini e donne non hanno lo stesso tipo di voce. Quindi la legge non può essere applicata. I Rabbini concludono che non c'è mai stato e non ci sarà mai un figlio testardo e ribelle, nel senso presupposto da questi versetti, e che lo scopo del passaggio non è affatto dare legge ma fornire un'opportunità per l'insegnamento morale. Quale insegnamento morale? Non lo dicono in modo esplicito, ma forse proprio quell'insegnamento di cui uno ha bisogno per portare saldi valori morali e la volontà di impegnarsi in un'interpretazione paziente e creativa, a passaggi scioccanti come questo. Un comando apparentemente immorale, nella Torah scritta, si trasforma così in una fonte di intuizione morale nella Torah orale.
Ora è abbastanza ovvio che la lettura del testo da parte dei Rabbini è guidata da preoccupazioni morali di fondo, anche se non lo dicono mai espressamente. Tuttavia i Rabbini non si limitano a ''liquidare'' il passaggio come ovviamente ridicolo o inadatto all'insegnamento religioso. Piuttosto, lo leggono con molta attenzione ai suoi dettagli, evidenziando così fortemente il suo senso letterale da far emergere una contraddizione pratica. Forniscono, cioè, un insieme plausibile di ragioni per intendere il testo come ''inteso'', da Dio, a provocare in noi una reazione che annulli la sua prescrizione apparente, e ci porti alle riflessioni morali che tale annullamento ispira.
Questa è una forma di ricezione di un testo sacro, non rara nelle tradizioni interpretative premoderne. Cattura squisitamente l'equilibrio di cui uno ha bisogno, se si vuole trarre un percorso morale-bello da un testo oscuro, tra l'estrema riverenza per i suoi dettagli e uno sforzo creativo per allinearlo alle proprie intuizioni morali. I Rabbini del Talmud rappresentano molto bene questa sensibilità e la usano per ammorbidire le implicazioni di molti passaggi inquietanti della Torah. Così facendo, non agiscono in malafede, né sostituiscono il proprio giudizio a ciò che considerano la parola di Dio. Piuttosto, proprio ''perché'' è la parola di Dio, credono che debba essere capace di significare tutto ciò che un interprete umano ingegnoso e moralmente guidato può scoprire.
E questo è corretto. Se si vede un testo come prodotto da un essere umano, che ha vissuto come tutti gli esseri umani in un luogo particolare in un momento particolare, la gamma delle sue letture plausibili sarà limitata da ciò che qualcuno in quel contesto storico avrebbe plausibilmente inteso. Niente scritto da una persona vissuta nel XV secolo poteva essere un commentario ai ''[[w:Philosophiae Naturalis Principia Mathematica|Principia]]'' di Newton, per esempio, né uno scrittore romano del I secolo avrebbe potuto esaltare il gusto dei [[w:Solanum lycopersicum|pomodori]] (arrivati in Europa solo nel 1540). Ma se si suppone che l'autore di un testo sia ''Dio'', la storia non limita la portata dei suoi significati. Un testo scritto da Dio può indirizzarmi intenzionalmente in questo momento, anche se è stato prodotto millenni fa. I limiti a ciò che Dio potrebbe dire sono logici ed etici, non storici. Possiamo intendere la parola di Dio come rivolta a qualsiasi epoca storica. Quello che non possiamo fare è intenderlo come inteso a insegnare qualcosa di ridicolo o di malvagio.
Pertanto, i Rabbini del Talmud, seguendo implicitamente saldi valori morali, eliminano dalla pratica ebraica la legge che chiede la distruzione dei figli testardi e ribelli. E fanno qualcosa di simile altrove. I passaggi "occhio per occhio" nella Torah sono tradotti in uno strumento per determinare il risarcimento finanziario per lesioni personali. La pena capitale è talmente ricoperta di precondizioni che Rabbi [[w:Eleazar ben Azariah|Eleazar ben Azariah]] poteva descrivere un [[w:Sinedrio|Sinedrio]] che aveva condannato a morte una sola persona in settant'anni come un Sinedrio sanguinario. I Rabbini trovarono anche il modo per garantire che le donne acconsentissero al matrimonio e avessero il diritto al divorzio, senza alcuna base testuale per tali requisiti nella Torah. Sotto questi e molti altri aspetti, la ricezione rabbinica della Torah attenua le dure richieste che il testo stesso sembra porre, e modella le sue leggi in qualcosa di più rispettoso della dignità di ogni individuo — una norma che il testo può contenere implicitamente ma che non enfatizza esplicitamente. I Rabbini adeguano la Torah alla giustizia e alla misericordia; non trovano quelle virtù che semplicemente saltano da sole fuori dalla pagina.
Negli ultimi due millenni, le comunità ebraiche hanno portato avanti questa ricezione rabbinica della Torah e, nel tempo, ciò ha portato a una concezione riccamente moralizzata delle leggi della Torah. Dal punto di vista rabbinico, perseguire con tutto il cuore il sentiero della Torah richiederà necessariamente e promuoverà virtù di onestà, gentilezza e umiltà. E nel complesso, i rabbini interpretano la legge della Torah in modo che favorisca queste virtù. Ciò non significa che abbiano prodotto una tradizione del tutto giusta o dignitosa. I critici morali dell'ebraismo tradizionale oggi spesso sottolineano il suo sessismo, in particolare. Eppure c'è motivo di sperare che anche questa mancanza possa essere superata dall'interno dell'approccio rabbinico. L'ebraismo rabbinico ha già distanziato le comunità ebraiche dal sessismo che segna il livello superficiale della Torah. I Rabbini del Talmud hanno introdotto leggi che vietano lo stupro coniugale e danno alle donne il diritto di chiedere il divorzio; recentemente, anche le tradizioni che tengono le donne lontane dallo studio della Torah e le posizioni di leadership nella comunità ebraica hanno iniziato a cambiare. Il processo è lento e ostacolato da un contraccolpo reazionario che rifiuta proprio la visione flessibile della ricezione che ho difeso. Ma negli ultimi decenni le donne hanno ottenuto ruoli rafforzati anche in ambienti molto tradizionali, e c'è motivo di aspettarsi che questo processo continui. E il metodo rabbinico di interpretare la Torah offre una ricca gamma di risorse per promuovere tale processo.
Sia per quanto riguarda la moralità che più in generale, il Talmud è un esempio straordinariamente ponderato di come ricevere un testo sacro. Funziona versetto per versetto, tuttavia, o legge per legge; non fornisce grandi interpretazioni della Torah nel suo insieme. Ciò è avvenuto più tardi, nella tradizione ebraica tradizionale, ma i filosofi e i mistici che si sono impegnati in interpretazioni così radicali sono stati ispirati, durante la lettura di passaggi particolari, dai metodi del Talmud. [[Maimonide]] e i suoi seguaci consideravano inintelligibile e favorevole al male che Dio fosse inteso antropomorficamente. Cercarono quindi di mostrare che ogni frammento del linguaggio antropomorfo della Bibbia su Dio può essere inteso come metaforico. I [[w:Cabala ebraica|cabalisti]] hanno prodotto una visione quasi opposta, con una visione di Dio altamente antropomorfica. Ma entrambe le scuole hanno utilizzato le stesse tecniche creative per estrarre le loro opinioni dal testo che abbiamo visto nel racconto talmudico del figlio testardo e ribelle. In effetti, i cabalisti insistevano sul fatto che ''solo'' questo tipo di lettura creativa è appropriato per un testo sacro:
{{citazione|Rabbi Simeon said: Alas for the man who regards the Torah as a book of mere tales and [worldly] matters. If this were so, we might even today write a Torah dealing in such matters and still more excellent... The tales of the Torah are only her outward garments. If anyone should suppose that the Torah herself is this garment and nothing else, let him give up the ghost. Such a man will have no share in the world to come. That is why David said [Psalm 119:18]: “Open thou mine eyes, that I may behold wondrous things out of thy Torah,” namely, that which is beneath the garment of the Torah... [W]hen fools see a man in a garment that seems beautiful to them, they do not look more closely. But more important than the garment is the body, and more important than the body is the soul. So likewise the Torah has a body, which consists of the commandments and ordinances of the Torah, which are called ''gufe torah'' [“bodies of the Torah”: used standardly in rabbinic literature, but not here, to mean what is most important in the Torah]. This body is cloaked in garments, which consist of worldly stories. Fools see only the garment, which is the narrative part of the Torah... Those who know more see not only the garment but also the body that is under the garment. But the truly wise, the servants of the Supreme King, those who stood at the foot of Mount Sinai, look only upon the soul, which is the true foundation of the entire Torah, and one day indeed it will be given them to behold the innermost soul of the Torah.}}
Su questo argomento, penso che i cabalisti abbiano ragione. La tradizione ebraica distingue tra ''pshat'' – lettura approssimativamente "letterale" o "semplice" – e ''drash'', che letteralmente significa "ciò che è stato cercato" ed è usato per caratterizzare modalità interpretative complesse e creative che si muovono lontano dalla superficie o livello diretto del testo. Usando questi termini, suggerisco che il ''drash'' è la chiave di ogni sensibilità religiosa. Se la visione del bene supremo offerto da un testo rivelato è necessariamente oscura, ne consegue che il significato più profondo di quel testo ''non'' è necessariamente qualcosa che si manifesta alla sua superficie. Una volta accettato che tali testi dovrebbero fornirci un percorso attraverso il quale possiamo trasformare gli aspetti di noi stessi che ci impediscono di cogliere il nostro bene supremo, ha anche senso che impareremo nel tempo a trovare in essi significati più profondi di quelli che troviamo inizialmente. L'amico di Alessio impara a cambiare il significato del consiglio che gli è stato dato e ad attribuire un nuovo significato alla parola "tesoro" nella frase "C'è un tesoro nel villaggio sulle montagne". In una storia più complicata, con un percorso più complicato da seguire, ci saranno molti più cambiamenti e molte più trasformazioni di parole. I percorsi tracciati dalle religioni rivelate sono proprio percorsi così complicati. Quello che esattamente significano ''deve'' quindi essere aperto, costantemente, a una reinterpretazione visionaria ed energetica. Solo un credente aperto a tali mutamenti – aperto alla sensibilità del ''drash'' – può cogliere ciò che un testo sacro ha da insegnargli: può permettergli di trasformarlo e trovarvi significati trasformati quando lo fa.
Possiamo aggiungere che i testi sacri vengono ad esistere in un particolare momento nel tempo, ma si pensa che contengano una visione che vale per tutto il tempo. L'idea stessa di rivelazione, come qui intesa, implica questo. Implica che un particolare insieme di parole, un po' oscure per noi quando lo ascoltiamo per la prima volta, può guidarci al nostro ''telos'' se ci fidiamo di esso, e alla luce del percorso che ci apre, comprenderlo meglio. Ma ciò significa che l'insegnamento telico di cui ci fidiamo deve essere racchiuso nelle parole particolari, pronunciate o scritte in un momento particolare, che prendiamo per rivelarlo, anche se la nostra comprensione di quelle parole cambia nel tempo. È in questo senso che la religione rivelata è necessariamente ''storica'' (è spesso chiamata "religione storica" invece di religione rivelata). L'espressione originale considerata come rivelata – la Torah o i Veda o i detti del Buddha – deve essere espressa in termini che abbiano un senso per i suoi ascoltatori in quel momento, ma quei termini non avranno lo stesso senso per gli ascoltatori successivi. Al livello più semplice, il Buddha porta esempi sul modo in cui funzionano i carri e la Torah parla di antichi modi di vestire che hanno cessato di esistere da tempo. Testi antichi come questi presuppongono anche modalità di culto o di matrimonio radicalmente diverse da quelle delle generazioni successive. Se questi aspetti del testo devono ancora parlare ai credenti successivi – come devono, se l'autore del testo è Dio, o un essere umano con una visione soprannaturale di tutta la natura – quei credenti successivi devono reinterpretarli e presumere che i loro il significato fosse inteso, dal loro autore soprannaturale, a cambiare nel tempo. [[Maimonide]] suggerì che Dio si adeguasse alle tendenze idolatriche del popolo israelita consentendo loro di adorarLo mediante il sacrificio – che la Torah volesse svezzare gli israeliti dalle loro tendenze idolatriche reindirizzando il sacrificio dal servizio di molti dei al servizio dell'unico Creatore. Alcuni ebrei moderni sostengono che le tendenze sessiste della Torah possono essere intese come un adeguamento simile e che l'ebraismo ora può allontanarsi da esse nello stesso modo in cui si è allontanato dal sacrificio. Come intendere esattamente "adeguamento", e quali potrebbero essere i suoi limiti, è una domanda disputata a cui non cercherò di rispondere. Ma un Dio che ci rivela la Sua volontà deve farlo all'interno delle norme della cultura che riceve la Sua rivelazione, anche se vuole che quella cultura cambi: altrimenti tale cultura non Lo capirà. Ciò rafforza la centralità del ''drash'' nella sensibilità di coloro che ricevono la rivelazione. I destinatari devono presumere che il significato di ciò che è stato loro insegnato cambierà man mano che i loro valori cambiano, che è stato detto in un certo modo a persone che hanno vissuto in un certo tempo e il suo significato per le generazioni successive sarà necessariamente in qualche modo diverso.
Vale a dire che Dio stesso, se si rivela in un testo, deve volere che ci impegniamo nel ''drash''. I Rabbini dichiarano che "la Torah parla nella lingua dell'uomo": che nel creare la Torah, Dio stesso impiegò le stranezze e i colloquialismi di una lingua come l'[[w:lingua ebraica|ebraico]]. Questa è una supposizione teologica audace. Perché l'Essere eterno, fonte e principio strutturante dell'intero universo, dovrebbe esprimersi in un linguaggio umano particolare, storico? Un tale Essere non parlerebbe forse, se parlasse, in un linguaggio perfetto che qualsiasi creatura pensante ovunque potrebbe capire, un linguaggio che ''trascende'' "il linguaggio dell'uomo"? C'è qui un paradosso molto simile a quello che i cristiani vedono nell'idea di Dio che si fa uomo; l'idea di Dio che parla è, infatti, una forma di "incarnazione". Eppure l'affermazione paradossale è vera, almeno così credono ebrei e cristiani devoti. In effetti, considerano la fede in questo paradosso cruciale per le loro religioni. Una religione con un paradosso al centro, tuttavia, ha bisogno di una costante reinterpretazione: un costante ''drash''. Quindi Dio, se appare deliberatamente in modo paradossale, come deve infatti fare se Egli appare storicamente, deve volere che ci impegniamo nel ''drash''.
Possiamo aggiungere che nel lottare per estrarre un significato eterno e universale da un testo collocato storicamente, modelliamo il tipo di relazione etica che tutti gli esseri umani, religiosi o laici, devono avere con le loro comunità. Da un lato, abbiamo doveri di affetto, gratitudine e lealtà verso le persone con cui condividiamo una comunità. Dall'altro, abbiamo dei doveri verso tutta l'umanità che trascendono i nostri doveri verso le nostre comunità. Notoriamente, queste diverse esigenze nei nostri confronti – il richiamo all'appartenenza da un lato e il richiamo all'umanesimo dall'altro – possono entrare in conflitto l'una con l'altra. Nel negoziare un percorso tra di loro, generalmente scopriamo che dobbiamo lavorare ''all’interno'' dei modi di vivere stabiliti dalla nostra comunità, anche se cerchiamo di aprire quei modi a nuove idee. Facciamo appello a un aspetto delle nostre norme condivise come parte del nostro caso per la revisione di altri aspetti di tali norme; cerchiamo in ogni caso sia di onorare la nostra comunità che di trascenderla. Nel frattempo, una comunità dignitosa solleciterà i cambiamenti sui suoi singoli membri allo stesso modo: mostrando rispetto per le loro abitudini e interessi consolidati anche mentre cerca di alterarli. Così gli individui e le loro comunità sono impegnati in un processo costante di spostamento tra dove si trovano storicamente e dove aspirano ad essere eticamente: proprio la lotta in cui una persona impegnata in una religione rivelata deve impegnarsi per quanto riguarda il suo testo sacro. E mentre si impegnano in questo processo, il loro linguaggio etico cambia; la loro interpretazione dei propri testi morali e politici basilari cambia di conseguenza. Il processo stesso per raggiungere standard etici che trascendono la storia, che stanno al di là degli standard che ci capita di avere in un particolare momento, richiede quindi che il significato di testi autorevoli, sia secolari che sacri, cambi nel tempo.
Ho cominciato a sottolineare il posto della comunità nella ricezione. La ricezione è prima di tutto un compito individuale – nessun testo ''sarà'' per me una rivelazione a meno che ''io'' non lo consideri tale – ma la rivelazione è pienamente ricevuta solo in comunità. Questo, per due ragioni. In primo luogo, per umiliarmsi davanti a un testo, ho bisogno di confrontare la mia comprensione di esso con quella di altre persone. Altrimenti è probabile che lo adatti in modo che mi dica solo ciò che voglio sentire e finisca per seguire i dettami dei miei desideri e delle mie convinzioni. Solo sottomettendomi alla guida degli altri posso veramente aprirmi a un insegnamento al di là di me stesso. In secondo luogo, quello che dovrei ottenere da questo testo è un punto di orientamento per tutta la mia attività esistenziale. Ma quasi tutte le mie azioni sono condivise con gli altri. Allevo figli con gli altri; lavoro con e per gli altri; la maggior parte del mio divertimento ottengo da altri o condivido con altri; e posso proteggere e valorizzare il mio prossimo solo insieme agli altri. Se la mia visione telica non influenza nessuna di queste attività, difficilmente può influenzare la mia vita. E se influisce su queste attività, allora delinea necessariamente un modo distintivo di essere sociale, di avere una comunità e chiunque sia impegnato nella rivelazione vorrà e dovrebbe cercare una comunità con altri che condividono tale impegno. Le rivelazioni invitano quindi i loro aderenti a formare comunità, a portare i loro insegnamenti in uno stile di vita sociale.
{{Vedi anche|Serie delle interpretazioni|Serie dei sentimenti|Serie letteratura moderna|Serie maimonidea|Serie misticismo ebraico|Serie cristologica}}
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[[Categoria:Rivelazione e impegno esistenziale|Capitolo 6]]
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{{Rivelazione e impegno esistenziale}}
[[File:Gershom Scholem learning the Zohar (NNL 003800553).IV.jpg|550px|thumb|center|[[w:Gershom Scholem|Gershom Scholem]] studia lo ''[[Zohar]]'' nella sua [[w:sukkah|sukkah]] (1925)]]
== TESTI RIVELATI ==
Per ipotesi, il bene che ci viene presentato dai nostri testi rivelati è oscuro. Anche per ipotesi, però, non può essere del tutto oscuro, altrimenti non potremmo riconoscerlo affatto buono, e non potrebbe modellare o orientare la nostra vita. Quindi la nostra comprensione indipendente della bontà deve svolgere un ruolo nel nostro rapporto con la rivelazione. Per tutta la sottomissione fiduciosa che un insegnamento rivelato può richiederci, dobbiamo comunque rimanere autonomi in quella sottomissione. Ho già notato che principi morali, intuizioni teliche e argomentazioni metafisiche ci aiutano a definire certi incontri con un testo come esperienze di rivelazione. Ora dobbiamo esaminare in che modo questi scorci indipendenti e razionali del bene influiscono sul modo in cui riceviamo i testi rivelati nel tempo: interpretarli, incorporarli nelle nostre attività e costruire comunità insieme a interpreti e agenti con la stessa mentalità.
Che l'autonomia umana svolga un ruolo essenziale nella ricezione della rivelazione è ampiamente riconosciuto dalle stesse religioni rivelate. Mosè esorta gli israeliti a "scegliere la vita" ({{passo biblico2|Deuteronomio|30:19}}: ''scegli dunque la vita, affinché tu viva''): scegliere il sentiero della Torah. L'implicazione è che hanno quindi altre opzioni. La tradizione ebraica ha inoltre due leggende contrastanti, che insieme esprimono magnificamente il fatto che gli insegnamenti rivelati devono essere sia al di là della nostra autonomia sia dipendenti da essa. Secondo una leggenda, Dio tenne il Monte Sinai sopra le teste degli israeliti e minacciò di seppellirli sotto di esso se non avessero accettato la Torah. Secondo l'altra, Dio chiese a tutti i popoli della terra se avrebbero accettato la Torah e gli israeliti la ricevettero perché solo loro dissero di sì. Le due leggende insieme catturano il paradosso che un insegnamento rivelato deve richiedere la sottomissione ma può diventare nostro solo se lo accettiamo liberamente. Nell'ebraismo l'enfasi è infatti sulla libera accettazione, poiché la leggenda della montagna trattenuta sulla testa delle persone è seguita immediatamente da una denuncia rabbinica che una tale minaccia costituirebbe un'accusa contro il patto tra Dio e gli israeliti — nessun contratto può dipendere da una minaccia. Anche il processo rabbinico di ricezione della Torah è caratterizzato da un ragionamento autonomo.
Nei Vangeli, l'idea che l'amore di Cristo debba essere accolto liberamente emerge in un tanto citato dialogo tra Gesù e Marta. Gesù dice: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me... non morrà mai". Poi chiede a Marta: "Credi tu questo?" e lei risponde: "Sì, Signore". ({{passo biblico2|Giovanni|11:25-27}}). Chiede anche tre volte a Simon Pietro, nell'ultimo capitolo di [[w:Vangelo secondo Giovanni|Giovanni]]: "Mi ami?", e lo incarica di prendersi cura delle sue "pecore" solo dopo che Pietro risponde, ogni volta, che lo ama. Queste conversazioni racchiudono il rapporto di Gesù con i suoi seguaci e, nonostante le numerose conversioni forzate compiute dai cristiani e altri usi della violenza e della brutalità per sottomettere il mondo nel nome di Cristo, le principali chiese cristiane hanno sempre ritenuto che la fede non può essere costretta.
Il Corano, come la Torah, si presenta come un'offerta all'umanità di una scelta tra "due strade" ([https://sufi.it/il-sacro-corano/90-sura-al-balad-la-contrada/ 90:10]) e, come il cristianesimo, proclama che non ci dovrebbe essere "nessuna costrizione in materia di fede" ([https://sufi.it/il-sacro-corano/2-surat-al-baqara/#_ftn216 2:216]). In pratica, i musulmani, come i cristiani, spesso non sono stati all'altezza di questo ideale di fede libera, ma l'islam tradizionale lo ha sempre sostenuto come la modalità ideale di impegno religioso.
L'idea in ciascuna di queste tradizioni – e le religioni orientali, in particolare il buddhismo, pongono un'enfasi ancora maggiore sull'assenso individuale ai loro insegnamenti – è che la rivelazione non è affatto vera rivelazione a meno che non sia ricevuta come tale dalle persone a cui è indirizzata. Dio non può parlarmi se non ascolto, non può darmi qualcosa se mi rifiuto di prenderlo. La ricezione dell'insegnamento rivelato è quindi parte integrante del processo stesso della rivelazione. Se vogliamo ascoltare la parola di Dio, dobbiamo comprenderla, metterla in termini che abbiano senso per noi e che possiamo impiegare per plasmare la nostra vita. Non ne consegue che la parola di Dio consista in qualunque cosa ne intendiamo, come talvolta suggeriscono i credenti progressisti. Interpretare ciò che dice un oratore non è come fargli dire ciò che vorremmo sentire. Ma la comunicazione avviene solo quando l'ascoltatore cerca attivamente di dare un senso a ciò che sente; anche la comunicazione di Dio a noi richiede la nostra partecipazione.
Tutto questo va detto perché in alcune visioni religiose popolari, gli insegnamenti rivelati sono autoesplicativi e dovrebbero essere seguiti alla lettera piuttosto che attraverso un'interpretazione elaborata. Altrimenti – dicono i cosiddetti "fondamentalisti" che promuovono un tale modello – imporremo le nostre opinioni umane alla parola di Dio. Dovremmo invece essere completamente passivi in relazione a quella parola, accogliendola come se fosse trasparente, piuttosto che cercare di metterla in accordo con le altre nostre convinzioni morali, metafisiche o scientifiche. Vi sono buone ragioni per pensare che non possiamo cogliere nessun insegnamento in questo modo, tuttavia, e gli oscuri insegnamenti dei testi religiosi sono particolarmente inadatti a ciò. In ogni caso, l'idea che dovremmo essere ascoltatori del tutto passivi di un insegnamento del tutto trasparente è ''essa stessa'' un'imposizione di una teoria umana dell'interpretazione sui testi religiosi, una teoria particolarmente moderna, inoltre, senza nulla che la raccomandi alle teorie più complesse di interpretazione che in passato hanno dominato le comunità religiose.
La prima scelta che i credenti fanno nel ricevere una rivelazione riguarda semplicemente quali parti del loro testo sacro leggere. In ogni comunità religiosa, alcune parti di un testo rivelato sono ben note mentre altre languiscono nell'oscurità. Gli ebrei discutono all'infinito dell'[[w:Esodo (racconto biblico)|esodo dall'Egitto]] e lo usano come base per gran parte della loro liturgia, prestando molta meno attenzione alla piaga dei serpenti velenosi nel [[w:Libro dei Numeri|Libro dei Numeri]], o qualsiasi altra cosa nel [[w:Libro di Giobbe|Libro di Giobbe]]; i cristiani mettono in risalto gli aspetti degli insegnamenti di Gesù che si allontanano dai tradizionali rituali ebraici e prestano meno attenzione ai passaggi in cui sembra seguire tali rituali (per es. {{passo biblico2|Luca|2:21-24}}). Ebrei e cristiani condividono nominalmente un testo sacro ma spesso enfatizzano parti diverse di esso. I cristiani leggono Giobbe, per esempio, mentre gli ebrei leggono Levitico e Numeri, che molti cristiani conoscono a malapena. Queste differenze sono sintomatiche del modo in cui le due comunità religiose, più in generale, si distinguono l'una dall'altra.
Differiscono anche, ovviamente, nel modo in cui interpretano gli elementi del loro testo sacro condiviso che entrambi leggono. Anche una singola comunità religiosa può comprendere il suo testo in modo diverso in momenti diversi. Le opinioni morali che apporta al testo possono cambiare, ad esempio, e le opinioni morali che trae dal testo cambieranno di conseguenza. Il pacifismo era centrale nel cristianesimo primitivo, ma praticamente scomparve dalla pratica cristiana dopo la conversione di [[w:Costantino I|Costantino]]. Nel corso del tempo, le comunità ebraiche, cristiane e musulmane hanno attraversato ciascuna diversi atteggiamenti nei confronti dello studio della filosofia "pagana" e nei confronti dei seguaci di altre religioni. Un segno distintivo di ebrei, cristiani e musulmani tradizionali in molti luoghi oggi è la loro ostilità nei confronti dell'omosessualità, ma figure religiose di spicco in tutte e tre le tradizioni scrissero poesie omoerotiche nel Medioevo.
Ancora una volta, una religione può essere intesa in modo molto diverso da diverse sottocomunità anche nello stesso periodo di tempo. Un gruppo di aderenti può tradurre il testo principalmente in una serie di cerimonie, un altro in un'allegoria di dottrine filosofiche o mistiche, un terzo in un invito all'azione sociale. Quaccheri e cattolici, [[w:chassidismo|chassidim]] e [[w:ebraismo conservatore|ebrei conservatori]], liberali [[w:sufismo|sufi]] e simpatizzanti [[w:wahhabismo|wahhabiti]] di al-Qaeda sembrano appartenere a religioni completamente diverse, anche se considerano sacro lo stesso testo.
Tutti questi fenomeni rientrano nel discorso di come riceviamo la rivelazione. Nessun testo si autointerpreta e i testi gnomici e poetici che costituiscono la rivelazione sono più difficili da interpretare della maggior parte. Nessun codice morale si applica da sé e i codici morali incorporati in testi così oscuri sono più difficili da applicare del resto. Una comunità deve quindi avere una teoria dell'interpretazione — insieme, di solito, con una teoria morale e una teologia — se vuole essere in grado di ricevere una rivelazione. Come abbiamo visto, i fondamentalisti lo negano, sostenendo che i loro testi portano il loro significato in faccia e che qualsiasi teoria su come dovrebbero essere letti è un'interposizione illegittima tra la parola di Dio e i fedeli. Ma, ancora, questa è già una teoria su come dovrebbero essere letti i testi, una teologia e un'ermeneutica che è tanto un prodotto umano quanto quelli che comprendono i testi sacri in modo filosofico o mistico. Una modalità umana di accoglienza, in risposta alla rivelazione, non è un'opzione. È inevitabile.
È anche una buona cosa, religiosamente. Al passo con i fondamentalisti, il fatto che gli esseri umani debbano prendere decisioni su come comprendere e mettere in atto i loro testi rivelati non è una necessità deplorevole, ma parte integrante della rivelazione, qualcosa che Dio Stesso, se ha dato questi testi, deve aver inteso. La rivelazione e la sua ricezione hanno bisogno l'una dell'altra.
In un certo senso, ciò è ovvio. Se la rivelazione viene data, dobbiamo riceverla, mentre se siamo impegnati nella ricezione, ci deve essere qualcosa da ricevere. Dare e ricevere, in tutti i contesti, hanno bisogno l'uno dell'altro.
Ma c'è una connessione più ricca tra il dono della rivelazione, in particolare, e la nostra ricezione di quel dono. La rivelazione è indefinita, oscura e spigolosa, ci parla attraverso le sue proprietà estetiche tanto quanto qualsiasi altra cosa, e parla più efficacemente ad alcune persone che ad altre. Ma pretende anche di essere una visione olistica di come tutta la vita umana possa aver valore, e in tale veste dovrebbe essere in grado di parlare a ogni essere umano e imporre ai suoi seguaci un percorso che ogni essere umano può riconoscere come dignitoso e giusto. La ricezione della rivelazione mira a risolvere questa tensione, a trasformare la visione angolata e bizzarra del testo originale in qualcosa che possa essere riconosciuto come un resoconto plausibile del più alto bene umano da parte di tutta l'umanità. Nel ricevere la rivelazione, lavoriamo per darne un senso morale e per allinearlo alle nostre intuizioni teliche indipendenti. Questo processo non può offrire ciò che la rivelazione stessa fornisce – non è abbastanza oscuro o eccitante da fornire una visione soddisfacente del nostro ''telos'' – ma anche la rivelazione non ha le virtù della sua ricezione. Hanno bisogno l'uno dell'altro, come il bello e il morale, per comporre il bene supremo. Ma la rivelazione dovrebbe condurci al nostro bene supremo. Può farlo solo se il percorso che produce è modellato sia da un testo fondamentale sia da un processo in cui riceviamo attivamente quel testo.
Dobbiamo tenere separati questi momenti. La rivelazione è data in poesia ma ricevuta in prosa. È data in poesia perché è essenzialmente misteriosa. Ma qualcosa che è completamente al di là della nostra portata non è nemmeno un mistero – è semplicemente sconosciuto – e certamente non un mistero alla luce del quale possiamo vivere. Quindi la poesia della rivelazione va tradotta in prosa: un tentativo, sempre inadeguato, di dare un senso chiaro a ciò che dice. Solo così la poesia può dare un percorso. Per agire, per scegliere un insieme di pratiche e pianificare la nostra partecipazione ad esse, abbiamo bisogno di conoscerne la forma in anticipo, e per farlo in modo efficace e in accordo con la moralità, le pratiche devono essere integrate in un modo socialmente condiviso di vita. La ricezione della rivelazione lo rende possibile. Si adatta a una visione di ciò che rende la vita degna di essere vissuta in un percorso che può essere condiviso da una comunità e che promuove la decenza e la giustizia. Ma rimane un modo per ''ricevere'' una visione rivelata solo finché riconosce l'asimmetria tra il proprio operare e la rivelazione a cui risponde. La rivelazione dovrebbe fornirci una visione telica che i nostri modi di pensare ordinari non possono fornire. Dovrebbe quindi infrangere quei modi ordinari di pensare, contrastarli e mostrarne i limiti. Di conseguenza, la riceviamo come rivelazione solo nella misura in cui riconosciamo la rottura che provoca nei nostri schemi ordinari. Riconoscere qualcosa che spezza il modo in cui pensiamo normalmente significa, tuttavia, allo stesso tempo riconoscere quel modo di pensare come normale e come nostro. Ciò che è straordinario e inquietante nella rivelazione ci aiuta a vedere quanto sono importanti per noi l'ordinario e il normale, quanto ci definiscono e stabiliscono dei limiti su ciò che possiamo considerare vero o buono. In contrasto con i nostri modi di pensare ordinari, la rivelazione ci aiuta a sapere chi siamo. E la aiutiamo ad essere quella che è accettandola pur mantenendo la nostra differenza: dandole spazio per insegnarci.
Quest'ultimo punto merita enfasi. Quando interpretiamo i testi rivelati, dobbiamo preservarne l'oscurità. La stessa lotta per allinearli alla nostra moralità pre-rivelatrice e alle intuizioni teliche dovrebbe costringerci, ancora e ancora, a confrontarci con quanto siano strani e difficili — non ridurli a qualcosa che avremmo potuto produrre solo attraverso la nostra ragione. Ma questa lotta può effettivamente aiutare a promuovere il senso di straordinarietà. Chi persiste in una lotta di questo tipo, piuttosto che cancellare i testi sacri come prodotti di persone vissute tra antiche confusioni e pregiudizi, è costantemente consapevole che la sua vita è guidata da una [[:en:w:gnomic aspect|saggezza gnomica]], e non solo dalle sue facoltà naturali.
La rivelazione e la sua ricezione, quindi, si uniscono per ''contrasto''; la relazione è persa se ignoriamo le loro differenze. Questo è un errore condiviso dai movimenti religiosi progressisti e dai loro oppositori fondamentalisti. I movimenti religiosi progressisti, negli ultimi due secoli, sono giunti a considerare le sacre scritture semplicemente come tentativi umani di afferrare la volontà di Dio; considerano quindi il processo di interpretazione di questi testi come continuo con il processo attraverso il quale sono stati prodotti. In parte in reazione a questo punto di vista, alcuni tradizionalisti hanno insistito sul fatto che non solo le scritture stesse, ma le loro interpretazioni premoderne stabilite sono comunicazioni dirette da Dio, che non possono essere contestate in nome di ciò che ci sembra ragionevole. Entrambi questi punti di vista cancellano la distinzione tra la rivelazione e la sua ricezione. Il primo dissolve la rivelazione nella sua ricezione; il secondo congela la ricezione in un'ulteriore rivelazione. Ma se la rivelazione si dissolve nella sua ricezione, se la Torah o i Vangeli o il Corano stessi diventano solo uno dei tanti tentativi umani di cogliere ciò che Dio vuole da noi, piuttosto che la stessa comunicazione di Dio a noi, allora potremmo anche tornare alla nostra ragione ed esperienza da sole come fonte di comprensione del nostro bene supremo; non c'è motivo di supporre che le persone vissute molti secoli prima di noi abbiano probabilmente avuto una visione migliore di quella che abbiamo noi ora. Se la ricezione della rivelazione diventa fissa, d'altra parte, se ci sottomettiamo semplicemente ai tentativi dei nostri antenati di dare un senso alla Torah, ai Vangeli o al Corano, piuttosto che portar loro la nostra ragione ed esperienza, allora i nostri insegnamenti rivelati saranno diventati effettivamente assurdi, estranei a ciò che normalmente consideriamo buono. Ci risulteranno chiusi, piuttosto che darci accesso a un bene supremo. La rivelazione, se avviene, deve rimanere al di là di noi; la ricezione della rivelazione, se vuole essere una ricezione, deve essere nelle nostre mani.
Questo punto può essere espresso bene attraverso una distinzione che gli ebrei fanno tra una Torah orale e una scritta. La Torah orale – il lavoro degli insegnanti orali conosciuti come "[[w:rabbino|rabbini]]" – è essenzialmente ciò che finora ho chiamato ricezione. E alcuni rabbini caratterizzano la Torah orale come se fosse un altro testo fisso, dato a Mosè al Sinai e tramandato intatto nel corso delle generazioni: proprio come il testo scritto tranne che nella sua modalità di trasmissione. Ma l'idea centrale alla base della nozione di Torah orale è catturata meglio, credo, nel seguente racconto rabbinico:
{{citazione|A non-Jew came before [the famously choleric rabbi] Shammai [and] said to him, “How many Torahs do you have?” He replied, “Two: a written Torah and an oral Torah.” Said the non-Jew: “The written Torah I believe in, but the oral Torah I do not believe in. Convert me, on condition that you teach me [just] the written Torah.” Shammai rebuked him and drove him away in anger. The non-Jew then came before [the famously gentle rabbi] Hillel who converted him. The first day Hillel taught him the alphabet in the correct order, but the next day he reversed it. The man said to him, “But this isn’t what you taught me yesterday.” Hillel replied, “Do you not have to depend on me for the letters of the alphabet? So must you... depend on me for the interpretation of the Torah.”}}
Qui il punto non è che uno specifico ''contenuto'' orale debba accompagnare la Torah scritta, ma che certi ''metodi'' devono essere tramandati oralmente insieme a qualsiasi testo scritto, se vuole essere decifrabile alle generazioni future. [[w:Hillel|Hillel]] illustra la necessità di questa trasmissione di metodo dal fatto che i lettori devono imparare l'alfabeto oralmente: il che mostra chiaramente, a chi vorrebbe venire a Dio tramite un solo testo, come l'atto di decifrare i testi deve iniziare con un insegnamento orale. Ma avrebbe potuto fare lo stesso facendo appello alla necessità di imparare la grammatica della lingua in cui il testo è scritto, le regole di inferenza che il testo segue, o come segnali ironia e altro linguaggio non letterale. Oppure avrebbe potuto menzionare, se fosse stato filosoficamente propenso, il fatto che una visione telica non naturalistica deve essere resa compatibile con i bisogni naturali dei credenti di ogni generazione per integrarla nella loro vita, e che un insegnamento essenzialmente criptico, come quello che gli ebrei attribuiscono alla Torah, deve essere adattato alle diverse visioni metafisiche e morali che i credenti hanno, nel corso delle generazioni, se vogliono riconoscerla come buona.
In ogni caso, un insegnamento criptico reclama un'interpretazione figurativa se vuole orientare la nostra vita. Se la rivelazione funziona nella nostra vita come il consiglio impartito dal nostro amico Alessio nel Capitolo 1, possiamo apprezzarne il senso solo quando ci allontaniamo dal suo significato letterale più ovvio. Si consideri la storia di [[w:Giuseppe e i suoi fratelli|Giuseppe e dei suoi fratelli]]. Nei sogni viene detto a [[w:Giuseppe (patriarca)|Giuseppe]] che otterrà un grande potere sui suoi fratelli — ma solo dopo che sia lui che i fratelli hanno subito molti cambiamenti possono finalmente estrarre un significato moralmente decente da quel messaggio onirico: un significato che possono plausibilmente pensare che Dio abbia inteso. Similmente, suggerisco che l'intera Torah, e altri pretendenti alla rivelazione, possono arrivare ad avere per noi un significato moralmente dignitoso e plausibilmente divino solo se è unita a un processo orale che adegua il significato del testo all'esperienza dei suoi aderenti. Il testo fisso e trascendente, e il processo flessibile e immanente dell'interpretazione orale, si illuminano a vicenda. È in questo senso, e solo in questo senso, che entrambi sono essenziali alla rivelazione di Dio. In quanto ebreo impegnato, penso che sia vero che la Torah scritta e quella orale insieme costituiscono la rivelazione (furono "date al Sinai" congiuntamente, come ama dire la nostra tradizione). Ma si uniscono in un'unione di ''opposti'' e svolgono ruoli nettamente diversi nella comunicazione di Dio con noi. Hanno bisogno l'uno dell'altro ma non sono uguali.
Vediamo ora alcuni esempi di ricezione, tratti dalla tradizione interpretativa ebraica poiché è quella che conosco meglio.
La Torah contiene un brano che istruisce i genitori con "un figlio ostinato e ribelle" a portare quel figlio agli anziani che tengono la corte alle porte della città e annunciare: "Questo nostro figlio è caparbio e ribelle; non vuole ubbidire alla nostra voce; è un ghiottone e un ubriacone"; allora tutti gli uomini della sua città lo lapideranno ed egli morirà ({{passo biblico2|Dt|21:18-21}}). Difficilmente potrebbe esserci una prescrizione più spaventosa. Come molti lettori, rabbrividisco quando incontro questo passaggio e sono propenso a revocare la mia fiducia che la Torah riveli un bene supremo. Cosa si può fare se si vuole mantenere tale fiducia e continuare a considerare la Torah come una fonte di saggezza etica? Ebbene, in primo luogo, come notato nel [[Rivelazione e impegno esistenziale/Capitolo 4|Capitolo 4]], i credenti confidano in un testo religioso in virtù della ''visione telica generale'' che vi trovano, non di un'ispirazione che ricevono da ogni versetto; in questo e in altri modi la fede religiosa è olistica. Quindi si può, e ogni ebreo oggi lo fa, sottolineare parti del testo diverse da questi versetti, rifiutarsi di considerare i propri figli come "testardi e ribelli" nel senso pertinente, e quindi ignorare il passaggio a tutti gli effetti pratici. Tuttavia, è difficile capire perché un testo dato da Dio contenga un passaggio che meriti di essere ignorato, ed è difficile vedere come letture analogiche e altri strumenti di interpretazione non letterale possano far sì che questo passaggio produca un significato eticamente stimolante.
Ciò che i Rabbini del Talmud fanno con il brano è mostrare come può essere usato per sfidare la nostra stessa idea di interpretazione letterale. Suggeriscono che "ghiottone e ubriacone" dovrebbe essere inteso in modo tale che si potrebbe qualificarsi solo se si mangia l'equivalente di un intero bue e si beve un'intera cassa di vino. Sottolineano che il figlio in questione dovrebbe rientrare in una fascia di età molto ristretta. Se è solo un bambino, non è responsabile delle sue azioni (la legge ebraica, come altri sistemi legali, richiede maturità prima che una persona possa essere ritenuta responsabile di atti illeciti). Ma se è abbastanza maturo per essere responsabile delle sue azioni, nella maggior parte dei casi sarà fuori da casa e dal controllo dei suoi genitori. Al tempo del Talmud, avrebbe potuto avere una famiglia tutta sua all'età di quattordici anni. Quindi la finestra in cui una legge come questa potrebbe applicarsi deve essere molto ristretta: i Rabbini decidono che deve essere un periodo di pochi mesi proprio intorno alla maturità. Poi i Rabbini aggiungono che affinché i genitori dicano che "nostro figlio... non obbedisce alla nostra voce" – "voce" è singolare, in ebraico – devono parlare con la ''stessa'' voce. Ciò è impossibile, tuttavia: uomini e donne non hanno lo stesso tipo di voce. Quindi la legge non può essere applicata. I Rabbini concludono che non c'è mai stato e non ci sarà mai un figlio testardo e ribelle, nel senso presupposto da questi versetti, e che lo scopo del passaggio non è affatto dare legge ma fornire un'opportunità per l'insegnamento morale. Quale insegnamento morale? Non lo dicono in modo esplicito, ma forse proprio quell'insegnamento di cui uno ha bisogno per portare saldi valori morali e la volontà di impegnarsi in un'interpretazione paziente e creativa, a passaggi scioccanti come questo. Un comando apparentemente immorale, nella Torah scritta, si trasforma così in una fonte di intuizione morale nella Torah orale.
Ora è abbastanza ovvio che la lettura del testo da parte dei Rabbini è guidata da preoccupazioni morali di fondo, anche se non lo dicono mai espressamente. Tuttavia i Rabbini non si limitano a ''liquidare'' il passaggio come ovviamente ridicolo o inadatto all'insegnamento religioso. Piuttosto, lo leggono con molta attenzione ai suoi dettagli, evidenziando così fortemente il suo senso letterale da far emergere una contraddizione pratica. Forniscono, cioè, un insieme plausibile di ragioni per intendere il testo come ''inteso'', da Dio, a provocare in noi una reazione che annulli la sua prescrizione apparente, e ci porti alle riflessioni morali che tale annullamento ispira.
Questa è una forma di ricezione di un testo sacro, non rara nelle tradizioni interpretative premoderne. Cattura squisitamente l'equilibrio di cui uno ha bisogno, se si vuole trarre un percorso morale-bello da un testo oscuro, tra l'estrema riverenza per i suoi dettagli e uno sforzo creativo per allinearlo alle proprie intuizioni morali. I Rabbini del Talmud rappresentano molto bene questa sensibilità e la usano per ammorbidire le implicazioni di molti passaggi inquietanti della Torah. Così facendo, non agiscono in malafede, né sostituiscono il proprio giudizio a ciò che considerano la parola di Dio. Piuttosto, proprio ''perché'' è la parola di Dio, credono che debba essere capace di significare tutto ciò che un interprete umano ingegnoso e moralmente guidato può scoprire.
E questo è corretto. Se si vede un testo come prodotto da un essere umano, che ha vissuto come tutti gli esseri umani in un luogo particolare in un momento particolare, la gamma delle sue letture plausibili sarà limitata da ciò che qualcuno in quel contesto storico avrebbe plausibilmente inteso. Niente scritto da una persona vissuta nel XV secolo poteva essere un commentario ai ''[[w:Philosophiae Naturalis Principia Mathematica|Principia]]'' di Newton, per esempio, né uno scrittore romano del I secolo avrebbe potuto esaltare il gusto dei [[w:Solanum lycopersicum|pomodori]] (arrivati in Europa solo nel 1540). Ma se si suppone che l'autore di un testo sia ''Dio'', la storia non limita la portata dei suoi significati. Un testo scritto da Dio può indirizzarmi intenzionalmente in questo momento, anche se è stato prodotto millenni fa. I limiti a ciò che Dio potrebbe dire sono logici ed etici, non storici. Possiamo intendere la parola di Dio come rivolta a qualsiasi epoca storica. Quello che non possiamo fare è intenderlo come inteso a insegnare qualcosa di ridicolo o di malvagio.
Pertanto, i Rabbini del Talmud, seguendo implicitamente saldi valori morali, eliminano dalla pratica ebraica la legge che chiede la distruzione dei figli testardi e ribelli. E fanno qualcosa di simile altrove. I passaggi "occhio per occhio" nella Torah sono tradotti in uno strumento per determinare il risarcimento finanziario per lesioni personali. La pena capitale è talmente ricoperta di precondizioni che Rabbi [[w:Eleazar ben Azariah|Eleazar ben Azariah]] poteva descrivere un [[w:Sinedrio|Sinedrio]] che aveva condannato a morte una sola persona in settant'anni come un Sinedrio sanguinario. I Rabbini trovarono anche il modo per garantire che le donne acconsentissero al matrimonio e avessero il diritto al divorzio, senza alcuna base testuale per tali requisiti nella Torah. Sotto questi e molti altri aspetti, la ricezione rabbinica della Torah attenua le dure richieste che il testo stesso sembra porre, e modella le sue leggi in qualcosa di più rispettoso della dignità di ogni individuo — una norma che il testo può contenere implicitamente ma che non enfatizza esplicitamente. I Rabbini adeguano la Torah alla giustizia e alla misericordia; non trovano quelle virtù che semplicemente saltano da sole fuori dalla pagina.
Negli ultimi due millenni, le comunità ebraiche hanno portato avanti questa ricezione rabbinica della Torah e, nel tempo, ciò ha portato a una concezione riccamente moralizzata delle leggi della Torah. Dal punto di vista rabbinico, perseguire con tutto il cuore il sentiero della Torah richiederà necessariamente e promuoverà virtù di onestà, gentilezza e umiltà. E nel complesso, i rabbini interpretano la legge della Torah in modo che favorisca queste virtù. Ciò non significa che abbiano prodotto una tradizione del tutto giusta o dignitosa. I critici morali dell'ebraismo tradizionale oggi spesso sottolineano il suo sessismo, in particolare. Eppure c'è motivo di sperare che anche questa mancanza possa essere superata dall'interno dell'approccio rabbinico. L'ebraismo rabbinico ha già distanziato le comunità ebraiche dal sessismo che segna il livello superficiale della Torah. I Rabbini del Talmud hanno introdotto leggi che vietano lo stupro coniugale e danno alle donne il diritto di chiedere il divorzio; recentemente, anche le tradizioni che tengono le donne lontane dallo studio della Torah e le posizioni di leadership nella comunità ebraica hanno iniziato a cambiare. Il processo è lento e ostacolato da un contraccolpo reazionario che rifiuta proprio la visione flessibile della ricezione che ho difeso. Ma negli ultimi decenni le donne hanno ottenuto ruoli rafforzati anche in ambienti molto tradizionali, e c'è motivo di aspettarsi che questo processo continui. E il metodo rabbinico di interpretare la Torah offre una ricca gamma di risorse per promuovere tale processo.
Sia per quanto riguarda la moralità che più in generale, il Talmud è un esempio straordinariamente ponderato di come ricevere un testo sacro. Funziona versetto per versetto, tuttavia, o legge per legge; non fornisce grandi interpretazioni della Torah nel suo insieme. Ciò è avvenuto più tardi, nella tradizione ebraica tradizionale, ma i filosofi e i mistici che si sono impegnati in interpretazioni così radicali sono stati ispirati, durante la lettura di passaggi particolari, dai metodi del Talmud. [[Maimonide]] e i suoi seguaci consideravano inintelligibile e favorevole al male che Dio fosse inteso antropomorficamente. Cercarono quindi di mostrare che ogni frammento del linguaggio antropomorfo della Bibbia su Dio può essere inteso come metaforico. I [[w:Cabala ebraica|cabalisti]] hanno prodotto una visione quasi opposta, con una visione di Dio altamente antropomorfica. Ma entrambe le scuole hanno utilizzato le stesse tecniche creative per estrarre le loro opinioni dal testo che abbiamo visto nel racconto talmudico del figlio testardo e ribelle. In effetti, i cabalisti insistevano sul fatto che ''solo'' questo tipo di lettura creativa è appropriato per un testo sacro:
{{citazione|Rabbi Simeon said: Alas for the man who regards the Torah as a book of mere tales and [worldly] matters. If this were so, we might even today write a Torah dealing in such matters and still more excellent... The tales of the Torah are only her outward garments. If anyone should suppose that the Torah herself is this garment and nothing else, let him give up the ghost. Such a man will have no share in the world to come. That is why David said [Psalm 119:18]: “Open thou mine eyes, that I may behold wondrous things out of thy Torah,” namely, that which is beneath the garment of the Torah... [W]hen fools see a man in a garment that seems beautiful to them, they do not look more closely. But more important than the garment is the body, and more important than the body is the soul. So likewise the Torah has a body, which consists of the commandments and ordinances of the Torah, which are called ''gufe torah'' [“bodies of the Torah”: used standardly in rabbinic literature, but not here, to mean what is most important in the Torah]. This body is cloaked in garments, which consist of worldly stories. Fools see only the garment, which is the narrative part of the Torah... Those who know more see not only the garment but also the body that is under the garment. But the truly wise, the servants of the Supreme King, those who stood at the foot of Mount Sinai, look only upon the soul, which is the true foundation of the entire Torah, and one day indeed it will be given them to behold the innermost soul of the Torah.}}
Su questo argomento, penso che i cabalisti abbiano ragione. La tradizione ebraica distingue tra ''pshat'' – lettura approssimativamente "letterale" o "semplice" – e ''drash'', che letteralmente significa "ciò che è stato cercato" ed è usato per caratterizzare modalità interpretative complesse e creative che si muovono lontano dalla superficie o livello diretto del testo. Usando questi termini, suggerisco che il ''drash'' è la chiave di ogni sensibilità religiosa. Se la visione del bene supremo offerto da un testo rivelato è necessariamente oscura, ne consegue che il significato più profondo di quel testo ''non'' è necessariamente qualcosa che si manifesta alla sua superficie. Una volta accettato che tali testi dovrebbero fornirci un percorso attraverso il quale possiamo trasformare gli aspetti di noi stessi che ci impediscono di cogliere il nostro bene supremo, ha anche senso che impareremo nel tempo a trovare in essi significati più profondi di quelli che troviamo inizialmente. L'amico di Alessio impara a cambiare il significato del consiglio che gli è stato dato e ad attribuire un nuovo significato alla parola "tesoro" nella frase "C'è un tesoro nel villaggio sulle montagne". In una storia più complicata, con un percorso più complicato da seguire, ci saranno molti più cambiamenti e molte più trasformazioni di parole. I percorsi tracciati dalle religioni rivelate sono proprio percorsi così complicati. Quello che esattamente significano ''deve'' quindi essere aperto, costantemente, a una reinterpretazione visionaria ed energetica. Solo un credente aperto a tali mutamenti – aperto alla sensibilità del ''drash'' – può cogliere ciò che un testo sacro ha da insegnargli: può permettergli di trasformarlo e trovarvi significati trasformati quando lo fa.
Possiamo aggiungere che i testi sacri vengono ad esistere in un particolare momento nel tempo, ma si pensa che contengano una visione che vale per tutto il tempo. L'idea stessa di rivelazione, come qui intesa, implica questo. Implica che un particolare insieme di parole, un po' oscure per noi quando lo ascoltiamo per la prima volta, può guidarci al nostro ''telos'' se ci fidiamo di esso, e alla luce del percorso che ci apre, comprenderlo meglio. Ma ciò significa che l'insegnamento telico di cui ci fidiamo deve essere racchiuso nelle parole particolari, pronunciate o scritte in un momento particolare, che prendiamo per rivelarlo, anche se la nostra comprensione di quelle parole cambia nel tempo. È in questo senso che la religione rivelata è necessariamente ''storica'' (è spesso chiamata "religione storica" invece di religione rivelata). L'espressione originale considerata come rivelata – la Torah o i Veda o i detti del Buddha – deve essere espressa in termini che abbiano un senso per i suoi ascoltatori in quel momento, ma quei termini non avranno lo stesso senso per gli ascoltatori successivi. Al livello più semplice, il Buddha porta esempi sul modo in cui funzionano i carri e la Torah parla di antichi modi di vestire che hanno cessato di esistere da tempo. Testi antichi come questi presuppongono anche modalità di culto o di matrimonio radicalmente diverse da quelle delle generazioni successive. Se questi aspetti del testo devono ancora parlare ai credenti successivi – come devono, se l'autore del testo è Dio, o un essere umano con una visione soprannaturale di tutta la natura – quei credenti successivi devono reinterpretarli e presumere che i loro il significato fosse inteso, dal loro autore soprannaturale, a cambiare nel tempo. [[Maimonide]] suggerì che Dio si adeguasse alle tendenze idolatriche del popolo israelita consentendo loro di adorarLo mediante il sacrificio – che la Torah volesse svezzare gli israeliti dalle loro tendenze idolatriche reindirizzando il sacrificio dal servizio di molti dei al servizio dell'unico Creatore. Alcuni ebrei moderni sostengono che le tendenze sessiste della Torah possono essere intese come un adeguamento simile e che l'ebraismo ora può allontanarsi da esse nello stesso modo in cui si è allontanato dal sacrificio. Come intendere esattamente "adeguamento", e quali potrebbero essere i suoi limiti, è una domanda disputata a cui non cercherò di rispondere. Ma un Dio che ci rivela la Sua volontà deve farlo all'interno delle norme della cultura che riceve la Sua rivelazione, anche se vuole che quella cultura cambi: altrimenti tale cultura non Lo capirà. Ciò rafforza la centralità del ''drash'' nella sensibilità di coloro che ricevono la rivelazione. I destinatari devono presumere che il significato di ciò che è stato loro insegnato cambierà man mano che i loro valori cambiano, che è stato detto in un certo modo a persone che hanno vissuto in un certo tempo e il suo significato per le generazioni successive sarà necessariamente in qualche modo diverso.
Vale a dire che Dio stesso, se si rivela in un testo, deve volere che ci impegniamo nel ''drash''. I Rabbini dichiarano che "la Torah parla nella lingua dell'uomo": che nel creare la Torah, Dio stesso impiegò le stranezze e i colloquialismi di una lingua come l'[[w:lingua ebraica|ebraico]]. Questa è una supposizione teologica audace. Perché l'Essere eterno, fonte e principio strutturante dell'intero universo, dovrebbe esprimersi in un linguaggio umano particolare, storico? Un tale Essere non parlerebbe forse, se parlasse, in un linguaggio perfetto che qualsiasi creatura pensante ovunque potrebbe capire, un linguaggio che ''trascende'' "il linguaggio dell'uomo"? C'è qui un paradosso molto simile a quello che i cristiani vedono nell'idea di Dio che si fa uomo; l'idea di Dio che parla è, infatti, una forma di "incarnazione". Eppure l'affermazione paradossale è vera, almeno così credono ebrei e cristiani devoti. In effetti, considerano la fede in questo paradosso cruciale per le loro religioni. Una religione con un paradosso al centro, tuttavia, ha bisogno di una costante reinterpretazione: un costante ''drash''. Quindi Dio, se appare deliberatamente in modo paradossale, come deve infatti fare se Egli appare storicamente, deve volere che ci impegniamo nel ''drash''.
Possiamo aggiungere che nel lottare per estrarre un significato eterno e universale da un testo collocato storicamente, modelliamo il tipo di relazione etica che tutti gli esseri umani, religiosi o laici, devono avere con le loro comunità. Da un lato, abbiamo doveri di affetto, gratitudine e lealtà verso le persone con cui condividiamo una comunità. Dall'altro, abbiamo dei doveri verso tutta l'umanità che trascendono i nostri doveri verso le nostre comunità. Notoriamente, queste diverse esigenze nei nostri confronti – il richiamo all'appartenenza da un lato e il richiamo all'umanesimo dall'altro – possono entrare in conflitto l'una con l'altra. Nel negoziare un percorso tra di loro, generalmente scopriamo che dobbiamo lavorare ''all’interno'' dei modi di vivere stabiliti dalla nostra comunità, anche se cerchiamo di aprire quei modi a nuove idee. Facciamo appello a un aspetto delle nostre norme condivise come parte del nostro caso per la revisione di altri aspetti di tali norme; cerchiamo in ogni caso sia di onorare la nostra comunità che di trascenderla. Nel frattempo, una comunità dignitosa solleciterà i cambiamenti sui suoi singoli membri allo stesso modo: mostrando rispetto per le loro abitudini e interessi consolidati anche mentre cerca di alterarli. Così gli individui e le loro comunità sono impegnati in un processo costante di spostamento tra dove si trovano storicamente e dove aspirano ad essere eticamente: proprio la lotta in cui una persona impegnata in una religione rivelata deve impegnarsi per quanto riguarda il suo testo sacro. E mentre si impegnano in questo processo, il loro linguaggio etico cambia; la loro interpretazione dei propri testi morali e politici basilari cambia di conseguenza. Il processo stesso per raggiungere standard etici che trascendono la storia, che stanno al di là degli standard che ci capita di avere in un particolare momento, richiede quindi che il significato di testi autorevoli, sia secolari che sacri, cambi nel tempo.
Ho cominciato a sottolineare il posto della comunità nella ricezione. La ricezione è prima di tutto un compito individuale – nessun testo ''sarà'' per me una rivelazione a meno che ''io'' non lo consideri tale – ma la rivelazione è pienamente ricevuta solo in comunità. Questo, per due ragioni. In primo luogo, per umiliarmsi davanti a un testo, ho bisogno di confrontare la mia comprensione di esso con quella di altre persone. Altrimenti è probabile che lo adatti in modo che mi dica solo ciò che voglio sentire e finisca per seguire i dettami dei miei desideri e delle mie convinzioni. Solo sottomettendomi alla guida degli altri posso veramente aprirmi a un insegnamento al di là di me stesso. In secondo luogo, quello che dovrei ottenere da questo testo è un punto di orientamento per tutta la mia attività esistenziale. Ma quasi tutte le mie azioni sono condivise con gli altri. Allevo figli con gli altri; lavoro con e per gli altri; la maggior parte del mio divertimento ottengo da altri o condivido con altri; e posso proteggere e valorizzare il mio prossimo solo insieme agli altri. Se la mia visione telica non influenza nessuna di queste attività, difficilmente può influenzare la mia vita. E se influisce su queste attività, allora delinea necessariamente un modo distintivo di essere sociale, di avere una comunità e chiunque sia impegnato nella rivelazione vorrà e dovrebbe cercare una comunità con altri che condividono tale impegno. Le rivelazioni invitano quindi i loro aderenti a formare comunità, a portare i loro insegnamenti in uno stile di vita sociale.
Non è un caso, quindi, che il percorso di ogni religione rivelata consista in gran parte in pratiche condivise a livello comunitario. In misura considerevole, infatti, la pratica comunitaria modella il percorso molto più di quanto non faccia il testo rivelato. I testi rivelati spesso non tracciano espressamente granché di un percorso. La Torah ha leggi che toccano ogni ambito della vita umana, ma il Nuovo Testamento inveisce ampiamente ''contro'' questa concezione della vita governata dalla legge. E il ''Tao Te Ching'' è scritto in una maniera eterea che disdegna le prescrizioni pratiche. Eppure le religioni associate a tutti e tre questi testi hanno discipline rituali dettagliate. I cristiani prendono alcune delle azioni di Gesù per indicare un percorso che dovrebbero seguire. Mangiava pane e beveva vino durante l'Ultima Cena, quindi uno stilizzato mangiare pane e bere vino divenne un atto centrale per le comunità cristiane. Una forma di preghiera da lui raccomandata divenne parte integrante della liturgia cristiana e la sua nascita e morte sono commemorate nelle principali festività. Sono state sviluppate anche modalità specificamente cristiane di matrimonio e sepoltura, nonché cerimonie per celebrare la nascita e l'ingresso nella comunità cristiana. Il Nuovo Testamento stesso non prescrive nessuna di queste cose (accenna alla comunione), ma se si vogliono sviluppare modi di pregare specificamente cristiani, affermare la comunione con i compagni di fede e segnare gli eventi del ciclo di vita, questi sembrano modi ragionevoli come qualsiasi altro.
Inoltre, nonostante tutte le differenze tra cristianesimo ed ebraismo, la ''[[w:halakhah|halakhah]]'' – il percorso che gli ebrei traggono dalla Torah – si è sviluppata in modo del tutto simile. A dire il vero, i comandi rituali espliciti occupano molto più spazio nella Torah che nei Vangeli, ma le pratiche che gli ebrei traggono dal loro testo sacro differiscono notevolmente da ciò che dice esplicitamente e includono molti rituali che in essa non si trovano. La Torah impone una sorta di astensione dal lavoro il settimo giorno della settimana, ma ci è voluto un elaborato processo di interpretazione per stabilire cosa significhi esattamente. La Torah non dice nulla su come si dovrebbe condurre una cerimonia di matrimonio, ma la tradizione ebraica – giudicando, ragionevolmente, che un percorso religioso dovrebbe segnare eventi come questo – ha costruito una tale cerimonia. E la liturgia ebraica, come la liturgia cristiana, attinge molto da elementi delle Scritture Ebraiche, ma non si limita alle preghiere esplicite che vi si trovano.
Quindi la connessione tra una rivelazione e un percorso pratico non deve essere tratta dal testo rivelato stesso; può invece essere sviluppata dalla comunità degli aderenti a quel testo, mentre cercano di incorporare i suoi insegnamenti nel loro modo di vivere. In una certa misura, un processo comunitario domina davvero la pratica di ogni religione rivelata. Per integrare un insegnamento rivelato nelle pratiche continuative della nostra vita, che sono in modo schiacciante definite dalle nostre società, e per garantire che la visione telica di quell'insegnamento sia coerente con la moralità, abbiamo bisogno di una comunità di credenti che la pensano allo stesso modo. In questo senso, l'accoglienza da parte di una comunità è essenziale per la rivelazione: non può altrimenti modellare la nostra vita.
Ma questo non vuol dire che la ricezione sia ''solo'' una questione comunitaria. Alla fin fine, ognuno di noi deve assumersi la responsabilità delle proprie vite individuali, e accettiamo visioni teliche, se invero lo facciamo, perché crediamo, come individui, che comprendano meglio il valore o il punto complessivo di tali vite. In effetti, ho separato il telico dagli aspetti morali dell'etica nel [[Rivelazione e impegno esistenziale/Capitolo 2|Capitolo 2]] proprio perché la moralità è diretta ai bisogni di una comunità e per questo motivo non è in grado di risolvere la questione di cosa dia un senso o uno scopo alle nostre vite individuali. La rivelazione viene prima di tutto per soddisfare questo bisogno individuale e la comunità religiosa entra in gioco solo perché gli individui hanno bisogno di lavorare insieme se vogliono tradurre in pratica quelle visioni rivelate. Il fatto che le nostre comunità religiose siano alla fine un mezzo per la realizzazione di una visione che accettiamo come individui implica che non possiamo mai rinunciare alla nostra responsabilità di assicurarci che quella visione sia coerente con le nostre intuizioni morali e teliche individuali. Ciò che prendiamo dalle nostre comunità religiose deve avere un senso per noi come individui. È sempre possibile che la nostra comunità abbia sbagliato, si sia corrotta o illusa o altrimenti caduta preda di tendenze che, secondo la nostra stessa visione religiosa, impediscono agli esseri umani di cogliere il loro bene supremo con le sole facoltà naturali. Un ebreo deve preoccuparsi costantemente della possibilità che la sua comunità sia caduta nell'idolatria; un cristiano, che si è allontanato da Cristo; un indù, che si è ritirato in ''[[w:māyā|māyā]]''.
Le nostre comunità religiose non sono quindi come le nostre comunità politiche o le nostre famiglie: imposteci dalla legge, o dateci dal sentimento naturale. Piuttosto, in quanto siamo religiosi, le scegliamo e le modelliamo, e siamo obbligati dal nostro stesso impegno religioso a lasciarle o a cercare di alterarle se pensiamo che siano andate in errore. Le comunità religiose sono e dovrebbero essere modellate dalle scelte individuali dei loro membri, anche se le comunità modellano anche le scelte di quei membri. In pratica, il ruolo individuale nella formazione delle comunità si manifesta quando le persone si spostano da un tipo di comunità all'altro (diventano un ebreo riformista invece che un ebreo ortodosso, per esempio, o viceversa), o si convertono a una religione diversa, o iniziano o si uniscono movimenti dissidenti ("eresie") all'interno della loro comunità. In modo meno drastico, alcune persone semplicemente adattano la loro pratica, rendendola più severa o più indulgente, più orientata alla preghiera o allo studio, più mistica o più interessata ai bisogni umani pratici. Tutte queste possibilità mettono in evidenza il fatto che la ricezione è individuale oltre che comunitaria e che esiste un'interazione complessa e dinamica tra le due.
Ho fornito esempi di ricezione dalla tradizione ebraica, ma i punti che ho esposto valgono altrettanto per le altre religioni. Le differenze tra le versioni razionaliste e mistiche dell'islam sono vaste, ma entrambe emergono da tradizioni condivise su come interpretare il Corano, come fanno anche le varie scuole di diritto islamico, e movimenti moderni per riformare l'islam in direzioni più liberali o purificarlo da tendenze liberali. Nelle mani di [[w:Meister Eckhart|Meister Eckhart]] e [[w:Teresa d'Avila|Teresa d'Avila]], la Scrittura Cristiana sembra molto diversa da quella di [[w:Tommaso d'Aquino|Tommaso d'Aquino]], e appare ancora più diversa nelle mani di [[w:Martin Lutero|Lutero]], [[w:Giovanni Calvino|Calvino]], [[w:George Fox|George Fox]] o [[w:John Wesley|John Wesley]]. Tutti rappresentano modi di ricevere lo stesso testo cristiano, tuttavia, e tutti hanno formato comunità di credenti che la pensano allo stesso modo e che perseguono un percorso che si accorda con il loro modo di interpretare quel testo. Più o meno lo stesso accade nelle comunità buddhiste: si pensi per esempio alle differenze tra il [[w:buddhismo theravāda|buddhismo theravada]] e quello [[w:Buddhismo Mahāyāna|mahāyāna]], o le differenze, all'interno di quest'ultimo, tra le pratiche tibetane e giapponesi. In tutti i casi, la ricezione combina un modo di interpretare i testi con modalità di pratica, e modi di formare e mantenere le comunità. Nessun testo può avere un impatto sulle nostre vite senza questo processo e nessun testo può avere un'influenza continua sulle nostre vite a meno che il processo non sia fluido, rispondendo a differenze nelle circostanze e nelle prospettive di una comunità nel tempo. Quindi, se Dio ha dato a un gruppo di esseri umani un testo che dovrebbe plasmare la loro vita nel tempo, Dio deve aver voluto che quel testo fosse accettato e tramandato in un fluido processo di ricezione.
Tuttavia, esattamente a quale funzione religiosa serva la ricezione può essere intesa in modo diverso nelle diverse tradizioni. Gli ebrei possono facilmente caratterizzare l'importanza della ricezione dicendo che Dio vuole che riceviamo la Sua parola in modo autonomo. La Torah indica ripetutamente che Dio apprezza l'autonomia umana. Abramo chiede a Dio stesso di rendere conto se davvero Egli intenda spazzare via i malvagi insieme agli innocenti in Sodoma: "Lungi da Te il far morire il giusto con l'empio, così che il giusto sia trattato come l'empio; lungi da Te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?" ({{passo biblico2|Genesi|18:25}}). Anche Mosè discute con Dio, come anche Giona e Giobbe, e Giacobbe addirittura lotta con Dio. In questa prospettiva, gli aspetti moralmente impegnativi della Torah, come il brano sul figlio testardo e ribelle, possono essere considerati come inviti di Dio a interpretare autonomamente le Sue parole. Possiamo anche dire che uno degli ''scopi'' della rivelazione è quello di provocarci a un'interpretazione libera e creativa. Le sfide morali nel testo, i segni del radicamento culturale della Torah che devono essere reinterpretati nel tempo, sono granelli di sabbia che hanno dato origine alla perla della ricca tradizione interpretativa nell'ebraismo. Attraverso queste sfide nel testo, possiamo dire, Dio chiama gli ebrei a lavorare insieme a Lui per mettere in atto la visione telica che Egli ha loro fornito.
Ma altre tradizioni potrebbero preferire una diversa comprensione della ricezione. Per i musulmani, forse la necessità per gli esseri umani di capire da soli cosa significa Dio nel Corano è un loro modo di sperimentare più profondamente la propria sottomissione alla volontà di Dio. Per i cristiani, il processo ricettivo può essere espressione della loro gratitudine per la salvezza. Per i buddhisti, può essere un modo per le persone di rielaborare i loro consueti modi di pensare in modo da afferrare veramente gli insegnamenti che portano all'illuminazione. La particolare comprensione che ciascuna tradizione sostiene del motivo per cui la rivelazione deve essere ricevuta attivamente, e in che cosa consiste tale ricezione, è essa stessa parte del loro processo di ricezione e differirà in base alle loro diverse visioni teliche. Ma nessuna tradizione può onestamente sostenere che la rivelazione si autointerpreta o si presenta in modo trasparente a credenti totalmente passivi. La ricezione è un processo attivo, mediante il quale noi esseri umani modelliamo gli insegnamenti rivelati che crediamo ci siano stati dati, in base a una visione plausibile di ciò che la rivelazione può realizzare.
{{Vedi anche|Serie delle interpretazioni|Serie dei sentimenti|Serie letteratura moderna|Serie maimonidea|Serie misticismo ebraico|Serie cristologica}}
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[[Categoria:Rivelazione e impegno esistenziale|Capitolo 6]]
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{{Rivelazione e impegno esistenziale}}
[[File:Gershom Scholem learning the Zohar (NNL 003800553).IV.jpg|550px|thumb|center|[[w:Gershom Scholem|Gershom Scholem]] studia lo ''[[Zohar]]'' nella sua [[w:sukkah|sukkah]] (1925)]]
== TESTI RIVELATI ==
Per ipotesi, il bene che ci viene presentato dai nostri testi rivelati è oscuro. Anche per ipotesi, però, non può essere del tutto oscuro, altrimenti non potremmo riconoscerlo affatto buono, e non potrebbe modellare o orientare la nostra vita. Quindi la nostra comprensione indipendente della bontà deve svolgere un ruolo nel nostro rapporto con la rivelazione. Per tutta la sottomissione fiduciosa che un insegnamento rivelato può richiederci, dobbiamo comunque rimanere autonomi in quella sottomissione. Ho già notato che principi morali, intuizioni teliche e argomentazioni metafisiche ci aiutano a definire certi incontri con un testo come esperienze di rivelazione. Ora dobbiamo esaminare in che modo questi scorci indipendenti e razionali del bene influiscono sul modo in cui riceviamo i testi rivelati nel tempo: interpretarli, incorporarli nelle nostre attività e costruire comunità insieme a interpreti e agenti con la stessa mentalità.
Che l'autonomia umana svolga un ruolo essenziale nella ricezione della rivelazione è ampiamente riconosciuto dalle stesse religioni rivelate. Mosè esorta gli israeliti a "scegliere la vita" ({{passo biblico2|Deuteronomio|30:19}}: ''scegli dunque la vita, affinché tu viva''): scegliere il sentiero della Torah. L'implicazione è che hanno quindi altre opzioni. La tradizione ebraica ha inoltre due leggende contrastanti, che insieme esprimono magnificamente il fatto che gli insegnamenti rivelati devono essere sia al di là della nostra autonomia sia dipendenti da essa. Secondo una leggenda, Dio tenne il Monte Sinai sopra le teste degli israeliti e minacciò di seppellirli sotto di esso se non avessero accettato la Torah. Secondo l'altra, Dio chiese a tutti i popoli della terra se avrebbero accettato la Torah e gli israeliti la ricevettero perché solo loro dissero di sì. Le due leggende insieme catturano il paradosso che un insegnamento rivelato deve richiedere la sottomissione ma può diventare nostro solo se lo accettiamo liberamente. Nell'ebraismo l'enfasi è infatti sulla libera accettazione, poiché la leggenda della montagna trattenuta sulla testa delle persone è seguita immediatamente da una denuncia rabbinica che una tale minaccia costituirebbe un'accusa contro il patto tra Dio e gli israeliti — nessun contratto può dipendere da una minaccia. Anche il processo rabbinico di ricezione della Torah è caratterizzato da un ragionamento autonomo.
Nei Vangeli, l'idea che l'amore di Cristo debba essere accolto liberamente emerge in un tanto citato dialogo tra Gesù e Marta. Gesù dice: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me... non morrà mai". Poi chiede a Marta: "Credi tu questo?" e lei risponde: "Sì, Signore". ({{passo biblico2|Giovanni|11:25-27}}). Chiede anche tre volte a Simon Pietro, nell'ultimo capitolo di [[w:Vangelo secondo Giovanni|Giovanni]]: "Mi ami?", e lo incarica di prendersi cura delle sue "pecore" solo dopo che Pietro risponde, ogni volta, che lo ama. Queste conversazioni racchiudono il rapporto di Gesù con i suoi seguaci e, nonostante le numerose conversioni forzate compiute dai cristiani e altri usi della violenza e della brutalità per sottomettere il mondo nel nome di Cristo, le principali chiese cristiane hanno sempre ritenuto che la fede non può essere costretta.
Il Corano, come la Torah, si presenta come un'offerta all'umanità di una scelta tra "due strade" ([https://sufi.it/il-sacro-corano/90-sura-al-balad-la-contrada/ 90:10]) e, come il cristianesimo, proclama che non ci dovrebbe essere "nessuna costrizione in materia di fede" ([https://sufi.it/il-sacro-corano/2-surat-al-baqara/#_ftn216 2:216]). In pratica, i musulmani, come i cristiani, spesso non sono stati all'altezza di questo ideale di fede libera, ma l'islam tradizionale lo ha sempre sostenuto come la modalità ideale di impegno religioso.
L'idea in ciascuna di queste tradizioni – e le religioni orientali, in particolare il buddhismo, pongono un'enfasi ancora maggiore sull'assenso individuale ai loro insegnamenti – è che la rivelazione non è affatto vera rivelazione a meno che non sia ricevuta come tale dalle persone a cui è indirizzata. Dio non può parlarmi se non ascolto, non può darmi qualcosa se mi rifiuto di prenderlo. La ricezione dell'insegnamento rivelato è quindi parte integrante del processo stesso della rivelazione. Se vogliamo ascoltare la parola di Dio, dobbiamo comprenderla, metterla in termini che abbiano senso per noi e che possiamo impiegare per plasmare la nostra vita. Non ne consegue che la parola di Dio consista in qualunque cosa ne intendiamo, come talvolta suggeriscono i credenti progressisti. Interpretare ciò che dice un oratore non è come fargli dire ciò che vorremmo sentire. Ma la comunicazione avviene solo quando l'ascoltatore cerca attivamente di dare un senso a ciò che sente; anche la comunicazione di Dio a noi richiede la nostra partecipazione.
Tutto questo va detto perché in alcune visioni religiose popolari, gli insegnamenti rivelati sono autoesplicativi e dovrebbero essere seguiti alla lettera piuttosto che attraverso un'interpretazione elaborata. Altrimenti – dicono i cosiddetti "fondamentalisti" che promuovono un tale modello – imporremo le nostre opinioni umane alla parola di Dio. Dovremmo invece essere completamente passivi in relazione a quella parola, accogliendola come se fosse trasparente, piuttosto che cercare di metterla in accordo con le altre nostre convinzioni morali, metafisiche o scientifiche. Vi sono buone ragioni per pensare che non possiamo cogliere nessun insegnamento in questo modo, tuttavia, e gli oscuri insegnamenti dei testi religiosi sono particolarmente inadatti a ciò. In ogni caso, l'idea che dovremmo essere ascoltatori del tutto passivi di un insegnamento del tutto trasparente è ''essa stessa'' un'imposizione di una teoria umana dell'interpretazione sui testi religiosi, una teoria particolarmente moderna, inoltre, senza nulla che la raccomandi alle teorie più complesse di interpretazione che in passato hanno dominato le comunità religiose.
La prima scelta che i credenti fanno nel ricevere una rivelazione riguarda semplicemente quali parti del loro testo sacro leggere. In ogni comunità religiosa, alcune parti di un testo rivelato sono ben note mentre altre languiscono nell'oscurità. Gli ebrei discutono all'infinito dell'[[w:Esodo (racconto biblico)|esodo dall'Egitto]] e lo usano come base per gran parte della loro liturgia, prestando molta meno attenzione alla piaga dei serpenti velenosi nel [[w:Libro dei Numeri|Libro dei Numeri]], o qualsiasi altra cosa nel [[w:Libro di Giobbe|Libro di Giobbe]]; i cristiani mettono in risalto gli aspetti degli insegnamenti di Gesù che si allontanano dai tradizionali rituali ebraici e prestano meno attenzione ai passaggi in cui sembra seguire tali rituali (per es. {{passo biblico2|Luca|2:21-24}}). Ebrei e cristiani condividono nominalmente un testo sacro ma spesso enfatizzano parti diverse di esso. I cristiani leggono Giobbe, per esempio, mentre gli ebrei leggono Levitico e Numeri, che molti cristiani conoscono a malapena. Queste differenze sono sintomatiche del modo in cui le due comunità religiose, più in generale, si distinguono l'una dall'altra.
Differiscono anche, ovviamente, nel modo in cui interpretano gli elementi del loro testo sacro condiviso che entrambi leggono. Anche una singola comunità religiosa può comprendere il suo testo in modo diverso in momenti diversi. Le opinioni morali che apporta al testo possono cambiare, ad esempio, e le opinioni morali che trae dal testo cambieranno di conseguenza. Il pacifismo era centrale nel cristianesimo primitivo, ma praticamente scomparve dalla pratica cristiana dopo la conversione di [[w:Costantino I|Costantino]]. Nel corso del tempo, le comunità ebraiche, cristiane e musulmane hanno attraversato ciascuna diversi atteggiamenti nei confronti dello studio della filosofia "pagana" e nei confronti dei seguaci di altre religioni. Un segno distintivo di ebrei, cristiani e musulmani tradizionali in molti luoghi oggi è la loro ostilità nei confronti dell'omosessualità, ma figure religiose di spicco in tutte e tre le tradizioni scrissero poesie omoerotiche nel Medioevo.
Ancora una volta, una religione può essere intesa in modo molto diverso da diverse sottocomunità anche nello stesso periodo di tempo. Un gruppo di aderenti può tradurre il testo principalmente in una serie di cerimonie, un altro in un'allegoria di dottrine filosofiche o mistiche, un terzo in un invito all'azione sociale. Quaccheri e cattolici, [[w:chassidismo|chassidim]] e [[w:ebraismo conservatore|ebrei conservatori]], liberali [[w:sufismo|sufi]] e simpatizzanti [[w:wahhabismo|wahhabiti]] di al-Qaeda sembrano appartenere a religioni completamente diverse, anche se considerano sacro lo stesso testo.
Tutti questi fenomeni rientrano nel discorso di come riceviamo la rivelazione. Nessun testo si autointerpreta e i testi gnomici e poetici che costituiscono la rivelazione sono più difficili da interpretare della maggior parte. Nessun codice morale si applica da sé e i codici morali incorporati in testi così oscuri sono più difficili da applicare del resto. Una comunità deve quindi avere una teoria dell'interpretazione — insieme, di solito, con una teoria morale e una teologia — se vuole essere in grado di ricevere una rivelazione. Come abbiamo visto, i fondamentalisti lo negano, sostenendo che i loro testi portano il loro significato in faccia e che qualsiasi teoria su come dovrebbero essere letti è un'interposizione illegittima tra la parola di Dio e i fedeli. Ma, ancora, questa è già una teoria su come dovrebbero essere letti i testi, una teologia e un'ermeneutica che è tanto un prodotto umano quanto quelli che comprendono i testi sacri in modo filosofico o mistico. Una modalità umana di accoglienza, in risposta alla rivelazione, non è un'opzione. È inevitabile.
È anche una buona cosa, religiosamente. Al passo con i fondamentalisti, il fatto che gli esseri umani debbano prendere decisioni su come comprendere e mettere in atto i loro testi rivelati non è una necessità deplorevole, ma parte integrante della rivelazione, qualcosa che Dio Stesso, se ha dato questi testi, deve aver inteso. La rivelazione e la sua ricezione hanno bisogno l'una dell'altra.
In un certo senso, ciò è ovvio. Se la rivelazione viene data, dobbiamo riceverla, mentre se siamo impegnati nella ricezione, ci deve essere qualcosa da ricevere. Dare e ricevere, in tutti i contesti, hanno bisogno l'uno dell'altro.
Ma c'è una connessione più ricca tra il dono della rivelazione, in particolare, e la nostra ricezione di quel dono. La rivelazione è indefinita, oscura e spigolosa, ci parla attraverso le sue proprietà estetiche tanto quanto qualsiasi altra cosa, e parla più efficacemente ad alcune persone che ad altre. Ma pretende anche di essere una visione olistica di come tutta la vita umana possa aver valore, e in tale veste dovrebbe essere in grado di parlare a ogni essere umano e imporre ai suoi seguaci un percorso che ogni essere umano può riconoscere come dignitoso e giusto. La ricezione della rivelazione mira a risolvere questa tensione, a trasformare la visione angolata e bizzarra del testo originale in qualcosa che possa essere riconosciuto come un resoconto plausibile del più alto bene umano da parte di tutta l'umanità. Nel ricevere la rivelazione, lavoriamo per darne un senso morale e per allinearlo alle nostre intuizioni teliche indipendenti. Questo processo non può offrire ciò che la rivelazione stessa fornisce – non è abbastanza oscuro o eccitante da fornire una visione soddisfacente del nostro ''telos'' – ma anche la rivelazione non ha le virtù della sua ricezione. Hanno bisogno l'uno dell'altro, come il bello e il morale, per comporre il bene supremo. Ma la rivelazione dovrebbe condurci al nostro bene supremo. Può farlo solo se il percorso che produce è modellato sia da un testo fondamentale sia da un processo in cui riceviamo attivamente quel testo.
Dobbiamo tenere separati questi momenti. La rivelazione è data in poesia ma ricevuta in prosa. È data in poesia perché è essenzialmente misteriosa. Ma qualcosa che è completamente al di là della nostra portata non è nemmeno un mistero – è semplicemente sconosciuto – e certamente non un mistero alla luce del quale possiamo vivere. Quindi la poesia della rivelazione va tradotta in prosa: un tentativo, sempre inadeguato, di dare un senso chiaro a ciò che dice. Solo così la poesia può dare un percorso. Per agire, per scegliere un insieme di pratiche e pianificare la nostra partecipazione ad esse, abbiamo bisogno di conoscerne la forma in anticipo, e per farlo in modo efficace e in accordo con la moralità, le pratiche devono essere integrate in un modo socialmente condiviso di vita. La ricezione della rivelazione lo rende possibile. Si adatta a una visione di ciò che rende la vita degna di essere vissuta in un percorso che può essere condiviso da una comunità e che promuove la decenza e la giustizia. Ma rimane un modo per ''ricevere'' una visione rivelata solo finché riconosce l'asimmetria tra il proprio operare e la rivelazione a cui risponde. La rivelazione dovrebbe fornirci una visione telica che i nostri modi di pensare ordinari non possono fornire. Dovrebbe quindi infrangere quei modi ordinari di pensare, contrastarli e mostrarne i limiti. Di conseguenza, la riceviamo come rivelazione solo nella misura in cui riconosciamo la rottura che provoca nei nostri schemi ordinari. Riconoscere qualcosa che spezza il modo in cui pensiamo normalmente significa, tuttavia, allo stesso tempo riconoscere quel modo di pensare come normale e come nostro. Ciò che è straordinario e inquietante nella rivelazione ci aiuta a vedere quanto sono importanti per noi l'ordinario e il normale, quanto ci definiscono e stabiliscono dei limiti su ciò che possiamo considerare vero o buono. In contrasto con i nostri modi di pensare ordinari, la rivelazione ci aiuta a sapere chi siamo. E la aiutiamo ad essere quella che è accettandola pur mantenendo la nostra differenza: dandole spazio per insegnarci.
Quest'ultimo punto merita enfasi. Quando interpretiamo i testi rivelati, dobbiamo preservarne l'oscurità. La stessa lotta per allinearli alla nostra moralità pre-rivelatrice e alle intuizioni teliche dovrebbe costringerci, ancora e ancora, a confrontarci con quanto siano strani e difficili — non ridurli a qualcosa che avremmo potuto produrre solo attraverso la nostra ragione. Ma questa lotta può effettivamente aiutare a promuovere il senso di straordinarietà. Chi persiste in una lotta di questo tipo, piuttosto che cancellare i testi sacri come prodotti di persone vissute tra antiche confusioni e pregiudizi, è costantemente consapevole che la sua vita è guidata da una [[:en:w:gnomic aspect|saggezza gnomica]], e non solo dalle sue facoltà naturali.
La rivelazione e la sua ricezione, quindi, si uniscono per ''contrasto''; la relazione è persa se ignoriamo le loro differenze. Questo è un errore condiviso dai movimenti religiosi progressisti e dai loro oppositori fondamentalisti. I movimenti religiosi progressisti, negli ultimi due secoli, sono giunti a considerare le sacre scritture semplicemente come tentativi umani di afferrare la volontà di Dio; considerano quindi il processo di interpretazione di questi testi come continuo con il processo attraverso il quale sono stati prodotti. In parte in reazione a questo punto di vista, alcuni tradizionalisti hanno insistito sul fatto che non solo le scritture stesse, ma le loro interpretazioni premoderne stabilite sono comunicazioni dirette da Dio, che non possono essere contestate in nome di ciò che ci sembra ragionevole. Entrambi questi punti di vista cancellano la distinzione tra la rivelazione e la sua ricezione. Il primo dissolve la rivelazione nella sua ricezione; il secondo congela la ricezione in un'ulteriore rivelazione. Ma se la rivelazione si dissolve nella sua ricezione, se la Torah o i Vangeli o il Corano stessi diventano solo uno dei tanti tentativi umani di cogliere ciò che Dio vuole da noi, piuttosto che la stessa comunicazione di Dio a noi, allora potremmo anche tornare alla nostra ragione ed esperienza da sole come fonte di comprensione del nostro bene supremo; non c'è motivo di supporre che le persone vissute molti secoli prima di noi abbiano probabilmente avuto una visione migliore di quella che abbiamo noi ora. Se la ricezione della rivelazione diventa fissa, d'altra parte, se ci sottomettiamo semplicemente ai tentativi dei nostri antenati di dare un senso alla Torah, ai Vangeli o al Corano, piuttosto che portar loro la nostra ragione ed esperienza, allora i nostri insegnamenti rivelati saranno diventati effettivamente assurdi, estranei a ciò che normalmente consideriamo buono. Ci risulteranno chiusi, piuttosto che darci accesso a un bene supremo. La rivelazione, se avviene, deve rimanere al di là di noi; la ricezione della rivelazione, se vuole essere una ricezione, deve essere nelle nostre mani.
Questo punto può essere espresso bene attraverso una distinzione che gli ebrei fanno tra una Torah orale e una scritta. La Torah orale – il lavoro degli insegnanti orali conosciuti come "[[w:rabbino|rabbini]]" – è essenzialmente ciò che finora ho chiamato ricezione. E alcuni rabbini caratterizzano la Torah orale come se fosse un altro testo fisso, dato a Mosè al Sinai e tramandato intatto nel corso delle generazioni: proprio come il testo scritto tranne che nella sua modalità di trasmissione. Ma l'idea centrale alla base della nozione di Torah orale è catturata meglio, credo, nel seguente racconto rabbinico:
{{citazione|A non-Jew came before [the famously choleric rabbi] Shammai [and] said to him, “How many Torahs do you have?” He replied, “Two: a written Torah and an oral Torah.” Said the non-Jew: “The written Torah I believe in, but the oral Torah I do not believe in. Convert me, on condition that you teach me [just] the written Torah.” Shammai rebuked him and drove him away in anger. The non-Jew then came before [the famously gentle rabbi] Hillel who converted him. The first day Hillel taught him the alphabet in the correct order, but the next day he reversed it. The man said to him, “But this isn’t what you taught me yesterday.” Hillel replied, “Do you not have to depend on me for the letters of the alphabet? So must you... depend on me for the interpretation of the Torah.”}}
Qui il punto non è che uno specifico ''contenuto'' orale debba accompagnare la Torah scritta, ma che certi ''metodi'' devono essere tramandati oralmente insieme a qualsiasi testo scritto, se vuole essere decifrabile alle generazioni future. [[w:Hillel|Hillel]] illustra la necessità di questa trasmissione di metodo dal fatto che i lettori devono imparare l'alfabeto oralmente: il che mostra chiaramente, a chi vorrebbe venire a Dio tramite un solo testo, come l'atto di decifrare i testi deve iniziare con un insegnamento orale. Ma avrebbe potuto fare lo stesso facendo appello alla necessità di imparare la grammatica della lingua in cui il testo è scritto, le regole di inferenza che il testo segue, o come segnali ironia e altro linguaggio non letterale. Oppure avrebbe potuto menzionare, se fosse stato filosoficamente propenso, il fatto che una visione telica non naturalistica deve essere resa compatibile con i bisogni naturali dei credenti di ogni generazione per integrarla nella loro vita, e che un insegnamento essenzialmente criptico, come quello che gli ebrei attribuiscono alla Torah, deve essere adattato alle diverse visioni metafisiche e morali che i credenti hanno, nel corso delle generazioni, se vogliono riconoscerla come buona.
In ogni caso, un insegnamento criptico reclama un'interpretazione figurativa se vuole orientare la nostra vita. Se la rivelazione funziona nella nostra vita come il consiglio impartito dal nostro amico Alessio nel Capitolo 1, possiamo apprezzarne il senso solo quando ci allontaniamo dal suo significato letterale più ovvio. Si consideri la storia di [[w:Giuseppe e i suoi fratelli|Giuseppe e dei suoi fratelli]]. Nei sogni viene detto a [[w:Giuseppe (patriarca)|Giuseppe]] che otterrà un grande potere sui suoi fratelli — ma solo dopo che sia lui che i fratelli hanno subito molti cambiamenti possono finalmente estrarre un significato moralmente decente da quel messaggio onirico: un significato che possono plausibilmente pensare che Dio abbia inteso. Similmente, suggerisco che l'intera Torah, e altri pretendenti alla rivelazione, possono arrivare ad avere per noi un significato moralmente dignitoso e plausibilmente divino solo se è unita a un processo orale che adegua il significato del testo all'esperienza dei suoi aderenti. Il testo fisso e trascendente, e il processo flessibile e immanente dell'interpretazione orale, si illuminano a vicenda. È in questo senso, e solo in questo senso, che entrambi sono essenziali alla rivelazione di Dio. In quanto ebreo impegnato, penso che sia vero che la Torah scritta e quella orale insieme costituiscono la rivelazione (furono "date al Sinai" congiuntamente, come ama dire la nostra tradizione). Ma si uniscono in un'unione di ''opposti'' e svolgono ruoli nettamente diversi nella comunicazione di Dio con noi. Hanno bisogno l'uno dell'altro ma non sono uguali.
Vediamo ora alcuni esempi di ricezione, tratti dalla tradizione interpretativa ebraica poiché è quella che conosco meglio.
La Torah contiene un brano che istruisce i genitori con "un figlio ostinato e ribelle" a portare quel figlio agli anziani che tengono la corte alle porte della città e annunciare: "Questo nostro figlio è caparbio e ribelle; non vuole ubbidire alla nostra voce; è un ghiottone e un ubriacone"; allora tutti gli uomini della sua città lo lapideranno ed egli morirà ({{passo biblico2|Dt|21:18-21}}). Difficilmente potrebbe esserci una prescrizione più spaventosa. Come molti lettori, rabbrividisco quando incontro questo passaggio e sono propenso a revocare la mia fiducia che la Torah riveli un bene supremo. Cosa si può fare se si vuole mantenere tale fiducia e continuare a considerare la Torah come una fonte di saggezza etica? Ebbene, in primo luogo, come notato nel [[Rivelazione e impegno esistenziale/Capitolo 4|Capitolo 4]], i credenti confidano in un testo religioso in virtù della ''visione telica generale'' che vi trovano, non di un'ispirazione che ricevono da ogni versetto; in questo e in altri modi la fede religiosa è olistica. Quindi si può, e ogni ebreo oggi lo fa, sottolineare parti del testo diverse da questi versetti, rifiutarsi di considerare i propri figli come "testardi e ribelli" nel senso pertinente, e quindi ignorare il passaggio a tutti gli effetti pratici. Tuttavia, è difficile capire perché un testo dato da Dio contenga un passaggio che meriti di essere ignorato, ed è difficile vedere come letture analogiche e altri strumenti di interpretazione non letterale possano far sì che questo passaggio produca un significato eticamente stimolante.
Ciò che i Rabbini del Talmud fanno con il brano è mostrare come può essere usato per sfidare la nostra stessa idea di interpretazione letterale. Suggeriscono che "ghiottone e ubriacone" dovrebbe essere inteso in modo tale che si potrebbe qualificarsi solo se si mangia l'equivalente di un intero bue e si beve un'intera cassa di vino. Sottolineano che il figlio in questione dovrebbe rientrare in una fascia di età molto ristretta. Se è solo un bambino, non è responsabile delle sue azioni (la legge ebraica, come altri sistemi legali, richiede maturità prima che una persona possa essere ritenuta responsabile di atti illeciti). Ma se è abbastanza maturo per essere responsabile delle sue azioni, nella maggior parte dei casi sarà fuori da casa e dal controllo dei suoi genitori. Al tempo del Talmud, avrebbe potuto avere una famiglia tutta sua all'età di quattordici anni. Quindi la finestra in cui una legge come questa potrebbe applicarsi deve essere molto ristretta: i Rabbini decidono che deve essere un periodo di pochi mesi proprio intorno alla maturità. Poi i Rabbini aggiungono che affinché i genitori dicano che "nostro figlio... non obbedisce alla nostra voce" – "voce" è singolare, in ebraico – devono parlare con la ''stessa'' voce. Ciò è impossibile, tuttavia: uomini e donne non hanno lo stesso tipo di voce. Quindi la legge non può essere applicata. I Rabbini concludono che non c'è mai stato e non ci sarà mai un figlio testardo e ribelle, nel senso presupposto da questi versetti, e che lo scopo del passaggio non è affatto dare legge ma fornire un'opportunità per l'insegnamento morale. Quale insegnamento morale? Non lo dicono in modo esplicito, ma forse proprio quell'insegnamento di cui uno ha bisogno per portare saldi valori morali e la volontà di impegnarsi in un'interpretazione paziente e creativa, a passaggi scioccanti come questo. Un comando apparentemente immorale, nella Torah scritta, si trasforma così in una fonte di intuizione morale nella Torah orale.
Ora è abbastanza ovvio che la lettura del testo da parte dei Rabbini è guidata da preoccupazioni morali di fondo, anche se non lo dicono mai espressamente. Tuttavia i Rabbini non si limitano a ''liquidare'' il passaggio come ovviamente ridicolo o inadatto all'insegnamento religioso. Piuttosto, lo leggono con molta attenzione ai suoi dettagli, evidenziando così fortemente il suo senso letterale da far emergere una contraddizione pratica. Forniscono, cioè, un insieme plausibile di ragioni per intendere il testo come ''inteso'', da Dio, a provocare in noi una reazione che annulli la sua prescrizione apparente, e ci porti alle riflessioni morali che tale annullamento ispira.
Questa è una forma di ricezione di un testo sacro, non rara nelle tradizioni interpretative premoderne. Cattura squisitamente l'equilibrio di cui uno ha bisogno, se si vuole trarre un percorso morale-bello da un testo oscuro, tra l'estrema riverenza per i suoi dettagli e uno sforzo creativo per allinearlo alle proprie intuizioni morali. I Rabbini del Talmud rappresentano molto bene questa sensibilità e la usano per ammorbidire le implicazioni di molti passaggi inquietanti della Torah. Così facendo, non agiscono in malafede, né sostituiscono il proprio giudizio a ciò che considerano la parola di Dio. Piuttosto, proprio ''perché'' è la parola di Dio, credono che debba essere capace di significare tutto ciò che un interprete umano ingegnoso e moralmente guidato può scoprire.
E questo è corretto. Se si vede un testo come prodotto da un essere umano, che ha vissuto come tutti gli esseri umani in un luogo particolare in un momento particolare, la gamma delle sue letture plausibili sarà limitata da ciò che qualcuno in quel contesto storico avrebbe plausibilmente inteso. Niente scritto da una persona vissuta nel XV secolo poteva essere un commentario ai ''[[w:Philosophiae Naturalis Principia Mathematica|Principia]]'' di Newton, per esempio, né uno scrittore romano del I secolo avrebbe potuto esaltare il gusto dei [[w:Solanum lycopersicum|pomodori]] (arrivati in Europa solo nel 1540). Ma se si suppone che l'autore di un testo sia ''Dio'', la storia non limita la portata dei suoi significati. Un testo scritto da Dio può indirizzarmi intenzionalmente in questo momento, anche se è stato prodotto millenni fa. I limiti a ciò che Dio potrebbe dire sono logici ed etici, non storici. Possiamo intendere la parola di Dio come rivolta a qualsiasi epoca storica. Quello che non possiamo fare è intenderlo come inteso a insegnare qualcosa di ridicolo o di malvagio.
Pertanto, i Rabbini del Talmud, seguendo implicitamente saldi valori morali, eliminano dalla pratica ebraica la legge che chiede la distruzione dei figli testardi e ribelli. E fanno qualcosa di simile altrove. I passaggi "occhio per occhio" nella Torah sono tradotti in uno strumento per determinare il risarcimento finanziario per lesioni personali. La pena capitale è talmente ricoperta di precondizioni che Rabbi [[w:Eleazar ben Azariah|Eleazar ben Azariah]] poteva descrivere un [[w:Sinedrio|Sinedrio]] che aveva condannato a morte una sola persona in settant'anni come un Sinedrio sanguinario. I Rabbini trovarono anche il modo per garantire che le donne acconsentissero al matrimonio e avessero il diritto al divorzio, senza alcuna base testuale per tali requisiti nella Torah. Sotto questi e molti altri aspetti, la ricezione rabbinica della Torah attenua le dure richieste che il testo stesso sembra porre, e modella le sue leggi in qualcosa di più rispettoso della dignità di ogni individuo — una norma che il testo può contenere implicitamente ma che non enfatizza esplicitamente. I Rabbini adeguano la Torah alla giustizia e alla misericordia; non trovano quelle virtù che semplicemente saltano da sole fuori dalla pagina.
Negli ultimi due millenni, le comunità ebraiche hanno portato avanti questa ricezione rabbinica della Torah e, nel tempo, ciò ha portato a una concezione riccamente moralizzata delle leggi della Torah. Dal punto di vista rabbinico, perseguire con tutto il cuore il sentiero della Torah richiederà necessariamente e promuoverà virtù di onestà, gentilezza e umiltà. E nel complesso, i rabbini interpretano la legge della Torah in modo che favorisca queste virtù. Ciò non significa che abbiano prodotto una tradizione del tutto giusta o dignitosa. I critici morali dell'ebraismo tradizionale oggi spesso sottolineano il suo sessismo, in particolare. Eppure c'è motivo di sperare che anche questa mancanza possa essere superata dall'interno dell'approccio rabbinico. L'ebraismo rabbinico ha già distanziato le comunità ebraiche dal sessismo che segna il livello superficiale della Torah. I Rabbini del Talmud hanno introdotto leggi che vietano lo stupro coniugale e danno alle donne il diritto di chiedere il divorzio; recentemente, anche le tradizioni che tengono le donne lontane dallo studio della Torah e le posizioni di leadership nella comunità ebraica hanno iniziato a cambiare. Il processo è lento e ostacolato da un contraccolpo reazionario che rifiuta proprio la visione flessibile della ricezione che ho difeso. Ma negli ultimi decenni le donne hanno ottenuto ruoli rafforzati anche in ambienti molto tradizionali, e c'è motivo di aspettarsi che questo processo continui. E il metodo rabbinico di interpretare la Torah offre una ricca gamma di risorse per promuovere tale processo.
Sia per quanto riguarda la moralità che più in generale, il Talmud è un esempio straordinariamente ponderato di come ricevere un testo sacro. Funziona versetto per versetto, tuttavia, o legge per legge; non fornisce grandi interpretazioni della Torah nel suo insieme. Ciò è avvenuto più tardi, nella tradizione ebraica tradizionale, ma i filosofi e i mistici che si sono impegnati in interpretazioni così radicali sono stati ispirati, durante la lettura di passaggi particolari, dai metodi del Talmud. [[Maimonide]] e i suoi seguaci consideravano inintelligibile e favorevole al male che Dio fosse inteso antropomorficamente. Cercarono quindi di mostrare che ogni frammento del linguaggio antropomorfo della Bibbia su Dio può essere inteso come metaforico. I [[w:Cabala ebraica|cabalisti]] hanno prodotto una visione quasi opposta, con una visione di Dio altamente antropomorfica. Ma entrambe le scuole hanno utilizzato le stesse tecniche creative per estrarre le loro opinioni dal testo che abbiamo visto nel racconto talmudico del figlio testardo e ribelle. In effetti, i cabalisti insistevano sul fatto che ''solo'' questo tipo di lettura creativa è appropriato per un testo sacro:
{{citazione|Rabbi Simeon said: Alas for the man who regards the Torah as a book of mere tales and [worldly] matters. If this were so, we might even today write a Torah dealing in such matters and still more excellent... The tales of the Torah are only her outward garments. If anyone should suppose that the Torah herself is this garment and nothing else, let him give up the ghost. Such a man will have no share in the world to come. That is why David said [Psalm 119:18]: “Open thou mine eyes, that I may behold wondrous things out of thy Torah,” namely, that which is beneath the garment of the Torah... [W]hen fools see a man in a garment that seems beautiful to them, they do not look more closely. But more important than the garment is the body, and more important than the body is the soul. So likewise the Torah has a body, which consists of the commandments and ordinances of the Torah, which are called ''gufe torah'' [“bodies of the Torah”: used standardly in rabbinic literature, but not here, to mean what is most important in the Torah]. This body is cloaked in garments, which consist of worldly stories. Fools see only the garment, which is the narrative part of the Torah... Those who know more see not only the garment but also the body that is under the garment. But the truly wise, the servants of the Supreme King, those who stood at the foot of Mount Sinai, look only upon the soul, which is the true foundation of the entire Torah, and one day indeed it will be given them to behold the innermost soul of the Torah.}}
Su questo argomento, penso che i cabalisti abbiano ragione. La tradizione ebraica distingue tra ''pshat'' – lettura approssimativamente "letterale" o "semplice" – e ''drash'', che letteralmente significa "ciò che è stato cercato" ed è usato per caratterizzare modalità interpretative complesse e creative che si muovono lontano dalla superficie o livello diretto del testo. Usando questi termini, suggerisco che il ''drash'' è la chiave di ogni sensibilità religiosa. Se la visione del bene supremo offerto da un testo rivelato è necessariamente oscura, ne consegue che il significato più profondo di quel testo ''non'' è necessariamente qualcosa che si manifesta alla sua superficie. Una volta accettato che tali testi dovrebbero fornirci un percorso attraverso il quale possiamo trasformare gli aspetti di noi stessi che ci impediscono di cogliere il nostro bene supremo, ha anche senso che impareremo nel tempo a trovare in essi significati più profondi di quelli che troviamo inizialmente. L'amico di Alessio impara a cambiare il significato del consiglio che gli è stato dato e ad attribuire un nuovo significato alla parola "tesoro" nella frase "C'è un tesoro nel villaggio sulle montagne". In una storia più complicata, con un percorso più complicato da seguire, ci saranno molti più cambiamenti e molte più trasformazioni di parole. I percorsi tracciati dalle religioni rivelate sono proprio percorsi così complicati. Quello che esattamente significano ''deve'' quindi essere aperto, costantemente, a una reinterpretazione visionaria ed energetica. Solo un credente aperto a tali mutamenti – aperto alla sensibilità del ''drash'' – può cogliere ciò che un testo sacro ha da insegnargli: può permettergli di trasformarlo e trovarvi significati trasformati quando lo fa.
Possiamo aggiungere che i testi sacri vengono ad esistere in un particolare momento nel tempo, ma si pensa che contengano una visione che vale per tutto il tempo. L'idea stessa di rivelazione, come qui intesa, implica questo. Implica che un particolare insieme di parole, un po' oscure per noi quando lo ascoltiamo per la prima volta, può guidarci al nostro ''telos'' se ci fidiamo di esso, e alla luce del percorso che ci apre, comprenderlo meglio. Ma ciò significa che l'insegnamento telico di cui ci fidiamo deve essere racchiuso nelle parole particolari, pronunciate o scritte in un momento particolare, che prendiamo per rivelarlo, anche se la nostra comprensione di quelle parole cambia nel tempo. È in questo senso che la religione rivelata è necessariamente ''storica'' (è spesso chiamata "religione storica" invece di religione rivelata). L'espressione originale considerata come rivelata – la Torah o i Veda o i detti del Buddha – deve essere espressa in termini che abbiano un senso per i suoi ascoltatori in quel momento, ma quei termini non avranno lo stesso senso per gli ascoltatori successivi. Al livello più semplice, il Buddha porta esempi sul modo in cui funzionano i carri e la Torah parla di antichi modi di vestire che hanno cessato di esistere da tempo. Testi antichi come questi presuppongono anche modalità di culto o di matrimonio radicalmente diverse da quelle delle generazioni successive. Se questi aspetti del testo devono ancora parlare ai credenti successivi – come devono, se l'autore del testo è Dio, o un essere umano con una visione soprannaturale di tutta la natura – quei credenti successivi devono reinterpretarli e presumere che i loro il significato fosse inteso, dal loro autore soprannaturale, a cambiare nel tempo. [[Maimonide]] suggerì che Dio si adeguasse alle tendenze idolatriche del popolo israelita consentendo loro di adorarLo mediante il sacrificio – che la Torah volesse svezzare gli israeliti dalle loro tendenze idolatriche reindirizzando il sacrificio dal servizio di molti dei al servizio dell'unico Creatore. Alcuni ebrei moderni sostengono che le tendenze sessiste della Torah possono essere intese come un adeguamento simile e che l'ebraismo ora può allontanarsi da esse nello stesso modo in cui si è allontanato dal sacrificio. Come intendere esattamente "adeguamento", e quali potrebbero essere i suoi limiti, è una domanda disputata a cui non cercherò di rispondere. Ma un Dio che ci rivela la Sua volontà deve farlo all'interno delle norme della cultura che riceve la Sua rivelazione, anche se vuole che quella cultura cambi: altrimenti tale cultura non Lo capirà. Ciò rafforza la centralità del ''drash'' nella sensibilità di coloro che ricevono la rivelazione. I destinatari devono presumere che il significato di ciò che è stato loro insegnato cambierà man mano che i loro valori cambiano, che è stato detto in un certo modo a persone che hanno vissuto in un certo tempo e il suo significato per le generazioni successive sarà necessariamente in qualche modo diverso.
Vale a dire che Dio stesso, se si rivela in un testo, deve volere che ci impegniamo nel ''drash''. I Rabbini dichiarano che "la Torah parla nella lingua dell'uomo": che nel creare la Torah, Dio stesso impiegò le stranezze e i colloquialismi di una lingua come l'[[w:lingua ebraica|ebraico]]. Questa è una supposizione teologica audace. Perché l'Essere eterno, fonte e principio strutturante dell'intero universo, dovrebbe esprimersi in un linguaggio umano particolare, storico? Un tale Essere non parlerebbe forse, se parlasse, in un linguaggio perfetto che qualsiasi creatura pensante ovunque potrebbe capire, un linguaggio che ''trascende'' "il linguaggio dell'uomo"? C'è qui un paradosso molto simile a quello che i cristiani vedono nell'idea di Dio che si fa uomo; l'idea di Dio che parla è, infatti, una forma di "incarnazione". Eppure l'affermazione paradossale è vera, almeno così credono ebrei e cristiani devoti. In effetti, considerano la fede in questo paradosso cruciale per le loro religioni. Una religione con un paradosso al centro, tuttavia, ha bisogno di una costante reinterpretazione: un costante ''drash''. Quindi Dio, se appare deliberatamente in modo paradossale, come deve infatti fare se Egli appare storicamente, deve volere che ci impegniamo nel ''drash''.
Possiamo aggiungere che nel lottare per estrarre un significato eterno e universale da un testo collocato storicamente, modelliamo il tipo di relazione etica che tutti gli esseri umani, religiosi o laici, devono avere con le loro comunità. Da un lato, abbiamo doveri di affetto, gratitudine e lealtà verso le persone con cui condividiamo una comunità. Dall'altro, abbiamo dei doveri verso tutta l'umanità che trascendono i nostri doveri verso le nostre comunità. Notoriamente, queste diverse esigenze nei nostri confronti – il richiamo all'appartenenza da un lato e il richiamo all'umanesimo dall'altro – possono entrare in conflitto l'una con l'altra. Nel negoziare un percorso tra di loro, generalmente scopriamo che dobbiamo lavorare ''all’interno'' dei modi di vivere stabiliti dalla nostra comunità, anche se cerchiamo di aprire quei modi a nuove idee. Facciamo appello a un aspetto delle nostre norme condivise come parte del nostro caso per la revisione di altri aspetti di tali norme; cerchiamo in ogni caso sia di onorare la nostra comunità che di trascenderla. Nel frattempo, una comunità dignitosa solleciterà i cambiamenti sui suoi singoli membri allo stesso modo: mostrando rispetto per le loro abitudini e interessi consolidati anche mentre cerca di alterarli. Così gli individui e le loro comunità sono impegnati in un processo costante di spostamento tra dove si trovano storicamente e dove aspirano ad essere eticamente: proprio la lotta in cui una persona impegnata in una religione rivelata deve impegnarsi per quanto riguarda il suo testo sacro. E mentre si impegnano in questo processo, il loro linguaggio etico cambia; la loro interpretazione dei propri testi morali e politici basilari cambia di conseguenza. Il processo stesso per raggiungere standard etici che trascendono la storia, che stanno al di là degli standard che ci capita di avere in un particolare momento, richiede quindi che il significato di testi autorevoli, sia secolari che sacri, cambi nel tempo.
Ho cominciato a sottolineare il posto della comunità nella ricezione. La ricezione è prima di tutto un compito individuale – nessun testo ''sarà'' per me una rivelazione a meno che ''io'' non lo consideri tale – ma la rivelazione è pienamente ricevuta solo in comunità. Questo, per due ragioni. In primo luogo, per umiliarmsi davanti a un testo, ho bisogno di confrontare la mia comprensione di esso con quella di altre persone. Altrimenti è probabile che lo adatti in modo che mi dica solo ciò che voglio sentire e finisca per seguire i dettami dei miei desideri e delle mie convinzioni. Solo sottomettendomi alla guida degli altri posso veramente aprirmi a un insegnamento al di là di me stesso. In secondo luogo, quello che dovrei ottenere da questo testo è un punto di orientamento per tutta la mia attività esistenziale. Ma quasi tutte le mie azioni sono condivise con gli altri. Allevo figli con gli altri; lavoro con e per gli altri; la maggior parte del mio divertimento ottengo da altri o condivido con altri; e posso proteggere e valorizzare il mio prossimo solo insieme agli altri. Se la mia visione telica non influenza nessuna di queste attività, difficilmente può influenzare la mia vita. E se influisce su queste attività, allora delinea necessariamente un modo distintivo di essere sociale, di avere una comunità e chiunque sia impegnato nella rivelazione vorrà e dovrebbe cercare una comunità con altri che condividono tale impegno. Le rivelazioni invitano quindi i loro aderenti a formare comunità, a portare i loro insegnamenti in uno stile di vita sociale.
Non è un caso, quindi, che il percorso di ogni religione rivelata consista in gran parte in pratiche condivise a livello comunitario. In misura considerevole, infatti, la pratica comunitaria modella il percorso molto più di quanto non faccia il testo rivelato. I testi rivelati spesso non tracciano espressamente granché di un percorso. La Torah ha leggi che toccano ogni ambito della vita umana, ma il Nuovo Testamento inveisce ampiamente ''contro'' questa concezione della vita governata dalla legge. E il ''Tao Te Ching'' è scritto in una maniera eterea che disdegna le prescrizioni pratiche. Eppure le religioni associate a tutti e tre questi testi hanno discipline rituali dettagliate. I cristiani prendono alcune delle azioni di Gesù per indicare un percorso che dovrebbero seguire. Mangiava pane e beveva vino durante l'Ultima Cena, quindi uno stilizzato mangiare pane e bere vino divenne un atto centrale per le comunità cristiane. Una forma di preghiera da lui raccomandata divenne parte integrante della liturgia cristiana e la sua nascita e morte sono commemorate nelle principali festività. Sono state sviluppate anche modalità specificamente cristiane di matrimonio e sepoltura, nonché cerimonie per celebrare la nascita e l'ingresso nella comunità cristiana. Il Nuovo Testamento stesso non prescrive nessuna di queste cose (accenna alla comunione), ma se si vogliono sviluppare modi di pregare specificamente cristiani, affermare la comunione con i compagni di fede e segnare gli eventi del ciclo di vita, questi sembrano modi ragionevoli come qualsiasi altro.
Inoltre, nonostante tutte le differenze tra cristianesimo ed ebraismo, la ''[[w:halakhah|halakhah]]'' – il percorso che gli ebrei traggono dalla Torah – si è sviluppata in modo del tutto simile. A dire il vero, i comandi rituali espliciti occupano molto più spazio nella Torah che nei Vangeli, ma le pratiche che gli ebrei traggono dal loro testo sacro differiscono notevolmente da ciò che dice esplicitamente e includono molti rituali che in essa non si trovano. La Torah impone una sorta di astensione dal lavoro il settimo giorno della settimana, ma ci è voluto un elaborato processo di interpretazione per stabilire cosa significhi esattamente. La Torah non dice nulla su come si dovrebbe condurre una cerimonia di matrimonio, ma la tradizione ebraica – giudicando, ragionevolmente, che un percorso religioso dovrebbe segnare eventi come questo – ha costruito una tale cerimonia. E la liturgia ebraica, come la liturgia cristiana, attinge molto da elementi delle Scritture Ebraiche, ma non si limita alle preghiere esplicite che vi si trovano.
Quindi la connessione tra una rivelazione e un percorso pratico non deve essere tratta dal testo rivelato stesso; può invece essere sviluppata dalla comunità degli aderenti a quel testo, mentre cercano di incorporare i suoi insegnamenti nel loro modo di vivere. In una certa misura, un processo comunitario domina davvero la pratica di ogni religione rivelata. Per integrare un insegnamento rivelato nelle pratiche continuative della nostra vita, che sono in modo schiacciante definite dalle nostre società, e per garantire che la visione telica di quell'insegnamento sia coerente con la moralità, abbiamo bisogno di una comunità di credenti che la pensano allo stesso modo. In questo senso, l'accoglienza da parte di una comunità è essenziale per la rivelazione: non può altrimenti modellare la nostra vita.
Ma questo non vuol dire che la ricezione sia ''solo'' una questione comunitaria. Alla fin fine, ognuno di noi deve assumersi la responsabilità delle proprie vite individuali, e accettiamo visioni teliche, se invero lo facciamo, perché crediamo, come individui, che comprendano meglio il valore o il punto complessivo di tali vite. In effetti, ho separato il telico dagli aspetti morali dell'etica nel [[Rivelazione e impegno esistenziale/Capitolo 2|Capitolo 2]] proprio perché la moralità è diretta ai bisogni di una comunità e per questo motivo non è in grado di risolvere la questione di cosa dia un senso o uno scopo alle nostre vite individuali. La rivelazione viene prima di tutto per soddisfare questo bisogno individuale e la comunità religiosa entra in gioco solo perché gli individui hanno bisogno di lavorare insieme se vogliono tradurre in pratica quelle visioni rivelate. Il fatto che le nostre comunità religiose siano alla fine un mezzo per la realizzazione di una visione che accettiamo come individui implica che non possiamo mai rinunciare alla nostra responsabilità di assicurarci che quella visione sia coerente con le nostre intuizioni morali e teliche individuali. Ciò che prendiamo dalle nostre comunità religiose deve avere un senso per noi come individui. È sempre possibile che la nostra comunità abbia sbagliato, si sia corrotta o illusa o altrimenti caduta preda di tendenze che, secondo la nostra stessa visione religiosa, impediscono agli esseri umani di cogliere il loro bene supremo con le sole facoltà naturali. Un ebreo deve preoccuparsi costantemente della possibilità che la sua comunità sia caduta nell'idolatria; un cristiano, che si è allontanato da Cristo; un indù, che si è ritirato in ''[[w:māyā|māyā]]''.
Le nostre comunità religiose non sono quindi come le nostre comunità politiche o le nostre famiglie: imposteci dalla legge, o dateci dal sentimento naturale. Piuttosto, in quanto siamo religiosi, le scegliamo e le modelliamo, e siamo obbligati dal nostro stesso impegno religioso a lasciarle o a cercare di alterarle se pensiamo che siano andate in errore. Le comunità religiose sono e dovrebbero essere modellate dalle scelte individuali dei loro membri, anche se le comunità modellano anche le scelte di quei membri. In pratica, il ruolo individuale nella formazione delle comunità si manifesta quando le persone si spostano da un tipo di comunità all'altro (diventano un ebreo riformista invece che un ebreo ortodosso, per esempio, o viceversa), o si convertono a una religione diversa, o iniziano o si uniscono movimenti dissidenti ("eresie") all'interno della loro comunità. In modo meno drastico, alcune persone semplicemente adattano la loro pratica, rendendola più severa o più indulgente, più orientata alla preghiera o allo studio, più mistica o più interessata ai bisogni umani pratici. Tutte queste possibilità mettono in evidenza il fatto che la ricezione è individuale oltre che comunitaria e che esiste un'interazione complessa e dinamica tra le due.
Ho fornito esempi di ricezione dalla tradizione ebraica, ma i punti che ho esposto valgono altrettanto per le altre religioni. Le differenze tra le versioni razionaliste e mistiche dell'islam sono vaste, ma entrambe emergono da tradizioni condivise su come interpretare il Corano, come fanno anche le varie scuole di diritto islamico, e movimenti moderni per riformare l'islam in direzioni più liberali o purificarlo da tendenze liberali. Nelle mani di [[w:Meister Eckhart|Meister Eckhart]] e [[w:Teresa d'Avila|Teresa d'Avila]], la Scrittura Cristiana sembra molto diversa da quella di [[w:Tommaso d'Aquino|Tommaso d'Aquino]], e appare ancora più diversa nelle mani di [[w:Martin Lutero|Lutero]], [[w:Giovanni Calvino|Calvino]], [[w:George Fox|George Fox]] o [[w:John Wesley|John Wesley]]. Tutti rappresentano modi di ricevere lo stesso testo cristiano, tuttavia, e tutti hanno formato comunità di credenti che la pensano allo stesso modo e che perseguono un percorso che si accorda con il loro modo di interpretare quel testo. Più o meno lo stesso accade nelle comunità buddhiste: si pensi per esempio alle differenze tra il [[w:buddhismo theravāda|buddhismo theravada]] e quello [[w:Buddhismo Mahāyāna|mahāyāna]], o le differenze, all'interno di quest'ultimo, tra le pratiche tibetane e giapponesi. In tutti i casi, la ricezione combina un modo di interpretare i testi con modalità di pratica, e modi di formare e mantenere le comunità. Nessun testo può avere un impatto sulle nostre vite senza questo processo e nessun testo può avere un'influenza continua sulle nostre vite a meno che il processo non sia fluido, rispondendo a differenze nelle circostanze e nelle prospettive di una comunità nel tempo. Quindi, se Dio ha dato a un gruppo di esseri umani un testo che dovrebbe plasmare la loro vita nel tempo, Dio deve aver voluto che quel testo fosse accettato e tramandato in un fluido processo di ricezione.
Tuttavia, esattamente a quale funzione religiosa serva la ricezione può essere intesa in modo diverso nelle diverse tradizioni. Gli ebrei possono facilmente caratterizzare l'importanza della ricezione dicendo che Dio vuole che riceviamo la Sua parola in modo autonomo. La Torah indica ripetutamente che Dio apprezza l'autonomia umana. Abramo chiede a Dio stesso di rendere conto se davvero Egli intenda spazzare via i malvagi insieme agli innocenti in Sodoma: "Lungi da Te il far morire il giusto con l'empio, così che il giusto sia trattato come l'empio; lungi da Te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?" ({{passo biblico2|Genesi|18:25}}). Anche Mosè discute con Dio, come anche Giona e Giobbe, e Giacobbe addirittura lotta con Dio. In questa prospettiva, gli aspetti moralmente impegnativi della Torah, come il brano sul figlio testardo e ribelle, possono essere considerati come inviti di Dio a interpretare autonomamente le Sue parole. Possiamo anche dire che uno degli ''scopi'' della rivelazione è quello di provocarci a un'interpretazione libera e creativa. Le sfide morali nel testo, i segni del radicamento culturale della Torah che devono essere reinterpretati nel tempo, sono granelli di sabbia che hanno dato origine alla perla della ricca tradizione interpretativa nell'ebraismo. Attraverso queste sfide nel testo, possiamo dire, Dio chiama gli ebrei a lavorare insieme a Lui per mettere in atto la visione telica che Egli ha loro fornito.
Ma altre tradizioni potrebbero preferire una diversa comprensione della ricezione. Per i musulmani, forse la necessità per gli esseri umani di capire da soli cosa significa Dio nel Corano è un loro modo di sperimentare più profondamente la propria sottomissione alla volontà di Dio. Per i cristiani, il processo ricettivo può essere espressione della loro gratitudine per la salvezza. Per i buddhisti, può essere un modo per le persone di rielaborare i loro consueti modi di pensare in modo da afferrare veramente gli insegnamenti che portano all'illuminazione. La particolare comprensione che ciascuna tradizione sostiene del motivo per cui la rivelazione deve essere ricevuta attivamente, e in che cosa consiste tale ricezione, è essa stessa parte del loro processo di ricezione e differirà in base alle loro diverse visioni teliche. Ma nessuna tradizione può onestamente sostenere che la rivelazione si autointerpreta o si presenta in modo trasparente a credenti totalmente passivi. La ricezione è un processo attivo, mediante il quale noi esseri umani modelliamo gli insegnamenti rivelati che crediamo ci siano stati dati, in base a una visione plausibile di ciò che la rivelazione può realizzare.
È importante mantenere la ricezione religiosa della rivelazione separata dallo studio storico dei presunti testi rivelati. Chi riceve un testo come rivelazione religiosa lo vede come l'incarnazione di una saggezza divina, o comunque sovrumana, per quanto possa essere necessaria un'interpretazione libera e creativa per estrarre quella saggezza. Chi considera un testo del genere puramente come il prodotto di un essere umano o di un gruppo di esseri umani cerca, al contrario, esattamente ciò che significava per quella persona o gruppo di persone nel loro tempo e nel loro luogo. Ciò non significa che gli storici dei testi religiosi non possano essere religiosi, ma significa che assumono una posizione radicalmente diversa nei confronti del loro testo quando lo trattano religiosamente rispetto a quando lo studiano storicamente, e che non dovrebbero aspettarsi che il loro studio storico sia a loro particolarmente utile religiosamente.
[[File:Modern document hypothesis.svg|thumb|upright=1.6|Possibile schema dell'"[[w:Ipotesi documentale|ipotesi documentaria]]" per la formazione del [[w:Pentateuco|Pentateuco]]:<br />'J': tradizione ''Jahvista''<br />'E': tradizione ''Elohista''<br />'D': tradizione ''Deuteronomista''<br />'P': tradizione ''Sacerdotale''<br />'R': "Redattore" che ha compilato le fonti<br />'DH': Storia deuteronomistica<br />* include la maggior parte del Levitico<br />† include la maggior parte del Deuteronomio<br />‡ include Giosuè, Giudici, Samuele 1&2, Re 1&2]]
Una persona religiosa può facilmente concedere che il suo testo sacro sia stato prodotto da vari esseri umani, con tutti i loro limiti. Un ebreo non deve negare, per esempio, che le fonti conosciute dagli studiosi storici della Bibbia come J, E, P, H e D scrissero la Torah piuttosto che Mosè. Ma per un ebreo religioso – uno impegnato a ricevere il suo ''telos'' dalla Torah – Dio deve aver operato ''attraverso'' questi autori umani e deve essere l'autore ultimo della Torah, non importa come sia nata storicamente. Solo allora avrà qualche inclinazione ad umiliarsi di fronte al testo, a presumere che contenga una saggezza al di là della sua anche quando sembra erroneo o confuso, a presumere che il lettore, piuttosto che l'autore, sia erroneo o confuso. Tuttavia, uno storico non può umiliare il suo giudizio davanti alle convinzioni morali o teliche delle persone che studia, o rifiutare la possibilità che quelle persone si siano sbagliate o confuse. Uno storico non può nemmeno ''identificare'' la visione del mondo di J o P a meno che non cerchi gli interessi o i pregiudizi che contraddistinguono quell'autore dalle altre persone e lo allinei con le opinioni condivise da una particolare cultura o sottocultura, in un particolare momento e luogo. Questo può essere molto interessante e un credente religioso può essere affascinato come chiunque altro da tali dettagli storici. Ma ''come'' credente religioso – come credente, più precisamente, nella religione rivelata definita da questo testo – non ha senso per lui guidare la sua vita secondo il testo, a meno che non rappresenti una saggezza telica che trascende il tempo e il luogo. Perché mai dovrei supporre che qualche antico cortigiano o sacerdote israelita, assalito da tutti gli errori e i pregiudizi del suo tempo e luogo, avesse intuizione del bene supremo che io non sono capace di avere da solo? Mi fido degli autori della Torah perché penso che abbiano parlato per conto di ''Dio'', non per se stessi, e perché confido che la sapienza di Dio trascenda di gran lunga la mia, in modo tale che posso sperare di afferrarla, anche in parte, solo se prima provo prima a seguirla fedelmente. Ma ciò vuol dire che la Torah si trasforma per me quando la tratto come rivelazione (trasformata in qualcosa che può trasformarmi), e che tale atteggiamento nei suoi confronti è incompatibile con il trattarla come un mero prodotto storico, al pari di altri scritti umani. [[:en:w:James Kugel|James Kugel]], uno studioso storico della Bibbia ebraica che è anche un ebreo religioso, esprime magnificamente questo punto:
{{citazione|The person who seeks to learn ''from'' the Bible is smaller than the text; he crouches at its feet, waiting for its instructions or insights. Learning about the text generates the opposite posture. The text moves from subject to object; it no longer speaks but is spoken about, analyzed, and acted upon. The insights are now all the reader’s, not the text’s and anyone can see the results.}}
Non intendo escludere ogni possibilità che lo studio storico possa illuminare un testo religioso. A volte sapere di più su come le parole di un passaggio sono state usate nel loro antico contesto può aiutarmi a vedere in esso un significato in che posso comodamente attribuire a Dio. Ma sarà una coincidenza quando questo accadrà. È più probabile che troverò un'analisi telica più profonda del testo applicandogli un quadro kantiano, freudiano o marxista. Ma alcuni teologi hanno dato maggiore importanza allo studio storico dei testi sacri. Tuttavia hanno avuto la tendenza a vedere il progresso della storia come una forma di rivelazione. [[w:Georg Wilhelm Friedrich Hegel|Hegel]] ha difeso tale punto di vista e ha influenzato una lunga serie di teologi che hanno inteso la Bibbia ebraica e il Nuovo Testamento come fasi di un processo di rivelazione che continua fino ai nostri giorni. È chiaro perché qualcuno con questo punto di vista potrebbe considerare lo studio del proprio testo sacro come un artefatto storico essenziale per la corretta ricezione della rivelazione. La maggior parte di noi, tuttavia, considera la storia come un affare molto più casuale, senza un chiaro significato filosofico, e per noi è difficile capire perché la concatenazione di incidenti che, diciamo, portò un gruppo di sacerdoti in Giudea a comporre parti della Genesi e dei Numeri, dovrebbe essere di un qualsiasi valore nel determinare i nostri ideali più elevati.
In sintesi, si può dire che la ricezione di un testo rivelato deve trarre da esso un modo di vivere fruibile in comune, moralmente ammirevole e spiritualmente ispirato, che allo stesso tempo rifletta abbastanza per noi il livello letterale del testo per potere, in buona fede, ritenere di seguire tale testo. Un'accoglienza sincera e ponderata, determinata a tirare fuori dalla sua fonte criptica qualcosa che i credenti possano accettare come visione del sommo bene, consisterà così in un delicato equilibrio tra considerazioni che assecondano la fonte alle esigenze autonome della ragione umana e considerazioni che mantengono i credenti umiliati davanti all'intuizione sovrumana che attribuiscono al testo. La natura stessa della rivelazione richiede che la ricezione segua questa linea delicata: che si innesti e trascenda le nostre convinzioni indipendenti sulla bontà.
L'accoglienza deve anche essere comunitaria e allo stesso tempo avere un senso per ogni singolo credente. Deve essere comunitaria perché deve dare un percorso che gli individui possono percorrere insieme agli altri, e perché umiliarsi davanti a una comunità è il modo più diretto e forte per raggiungere l'umiltà più in generale. Ma deve avere senso anche per ogni individuo se la comunità non vuole deviare dalla sua visione e/o permettere che la sua autorità diventi un veicolo per i programmi personali dei leader della comunità.
Inoltre, l'accoglienza deve essere tradizionale, tramandata (''traditio'') da ogni generazione di credenti alla successiva, adattandosi simultaneamente alle diverse esigenze di persone che vivono in luoghi e tempi diversi. Deve essere tradizionale più o meno per le stesse ragioni per cui deve essere comunitaria: perché una comunità può mantenere un percorso nel tempo solo se c'è una notevole continuità tra ciò che fa in una generazione e ciò che fa nella successiva, e perché le comunità possono meglio umiliarsi davanti a un insegnamento al di là di se stessi se confrontano i loro modi di interpretazione con quelli dei loro antenati. Ma l'accoglienza deve allo stesso tempo rispondere ai nuovi bisogni, scoperte e cambiamenti di prospettiva di ogni generazione, se vuole riflettere la comprensione di quella generazione. Quindi un'accoglienza sincera e ponderata consoliderà la deferenza al passato con la sensibilità al presente così come bilancia il rispetto per la comunità con il rispetto per gli individui che la compongono, e il rispetto per le condizioni razionali sulla rivelazione con il rispetto per gli elementi di rivelazione che trascendono la razionalità.
Tutti questi equilibri sono difficili da definire con precisione. Non ci sono certamente regole rigide per determinare come dovrebbe essere una buona interpretazione. Il filosofo [[w:Ludwig Wittgenstein|Ludwig Wittgenstein]] ha sostenuto in modo convincente che le regole non possono fissare l'interpretazione di nessun tipo di discorso. Dopotutto, qualsiasi regola che guidi l'interpretazione dovrebbe essere interpretata e se troviamo una regola che guidi l'interpretazione di ''quella'' regola, la nuova regola a sua volta dovrà essere interpretata... L'interpretazione, che riguardi o meno testi religiosi, è quindi un processo che non possiamo, nemmeno in linea di principio, definire con precisione. Tuttavia, qualsiasi comunità che condivida una pratica interpretativa dichiarerà che alcune interpretazioni sono vicine al testo e altre lontane; alcune si adattano alla visione generale e agli ideali della comunità, mentre altre tradiscono quella visione; alcune sono intelligenti o profonde e altre sciocche o superficiali. Esprimiamo giudizi di questo tipo ogni volta che ci impegniamo nell'interpretazione legale o letteraria, e i membri di una comunità che condivide una pratica di interpretazione legale o letteraria possono concordare prontamente su molti di questi giudizi — concordare almeno sul fatto che alcune interpretazioni sono plausibili, altre meno, e altre ancora così stravaganti che non contano affatto come interpretazioni. ''Dobbiamo'' essere d'accordo in molti di questi giudizi altrimenti non potremmo formare comunità di interpretazione: non potremmo condividere modi di applicare le leggi o leggere la letteratura. Questo era in effetti il punto di Wittgenstein: che l'interpretazione condivisa va avanti attraverso pratiche comuni condivise anche in assenza di regole che potrebbero fondarla. Ma i credenti impegnati nello stesso testo religioso sono solo un esempio di una comunità interpretativa. Devono quindi essere in grado di raggiungere una sorta di consenso di giudizio, anche se il loro modo di interpretare i loro testi non può essere dedotto da una regola.
E i singoli credenti arrivano o si allontanano da una particolare comunità interpretativa secondo il loro giudizio individuale su ciò che costituisce un buon giudizio. Usiamo tutti il nostro giudizio, tra le altre cose, per accertare se gli altri hanno un buon giudizio — questo è ciò che ci guida verso alcune comunità letterarie e legali e lontano da altre. Ancora una volta, il giudizio religioso è solo un esempio di questo fenomeno più generale. I credenti giudicano se un modo particolare di interpretare il loro testo sacro è in buona fede, e quindi gravitano verso alcune comunità di co-fedeli e lontano da altre.
Ho fornito tre implicazioni del resoconto della ricezione:
In primo luogo, è essenziale, a parte coloro che pensano che Dio dovrebbe comunicare in modi cristallini, che la rivelazione ''non'' sia chiara, che ciò che significa non può essere pienamente disponibile alla sua superficie. Le rivelazioni sono essenzialmente misteriose e dobbiamo preservare il mistero in esse se crediamo che il bene che presentano sia qualcosa che non possiamo trovare solo con le nostre facoltà naturali. Una conseguenza è che nessun momento di ricezione sarà mai del tutto adeguato alla rivelazione che sta cercando di cogliere; il processo di ricezione va avanti all'infinito. Questo è come in effetti dovrebbe essere. Se la promessa della santità è che saremo per sempre in grado di trovare il mondo affascinante, nuovo, inaspettato, misterioso, allora è essenziale che la rivelazione che non sia mai completa, non mostrerà mai alla sua superficie tutta la bontà che promette. C'è una tensione tra la completezza del bene che dovrebbe essere rivelato e la necessità che quel bene prometta una ricorrenza dell'inaspettato o del nuovo. Risolviamo questa tensione capendo che i nostri testi rivelati ci offrono un bene pieno solo nel tempo: dispiegando il loro vero significato, non in un solo momento, ma per tutto il tempo, forse infinito, in cui li consideriamo la nostra guida. Il momento iniziale della rivelazione è quello in cui otteniamo solo un accenno o un assaggio del nostro bene supremo. Questo è sufficiente per farci intraprendere un percorso che ci riporta continuamente, con maggiore comprensione, alla visione intravista. Questo è anche sufficiente per farci lottare con la nostra fonte di rivelazione in modo interpretativo — il che è di per sé parte del motivo per cui la troviamo bella, parte di ciò che ci ispira ad amarla e della sua visione della nostra vita. Quindi la santità, il potere bello-morale, della rivelazione emerge pienamente solo quando cerchiamo di viverne le implicazioni e lottiamo con ciò che significa. Potremmo dire: la rivelazione stessa ha bisogno di essere continuamente rivelata. O, meno paradossalmente: il testo rivelatore, fonte della rivelazione, diventa rivelazione piena solo nell'infinito processo di ricezione. Un essere eterno può parlarci attraverso il tempo, quindi se Dio è la fonte del nostro testo rivelato, allora possiamo vedere Dio che ci parla, attraverso quel testo, in ogni generazione.
Dovrebbe quindi essere anche chiaro – questa è la seconda implicazione – che la ricezione di una rivelazione varierà da comunità a comunità. Il significato e il percorso pratico che le persone traggono da un insegnamento inteso a presentare la loro bene supremo di necessità varieranno in base ai loro diversi ideali morali e alle teorie della metafisica e dell'interpretazione. Ha quindi perfettamente senso che alcuni ebrei saranno razionalisti e alcuni mistici, che alcuni cristiani troveranno Tommaso d'Aquino, altri Lutero o Calvino, la loro migliore chiave per i misteri del loro testo sacro. Ed ha senso che questi vari ebrei e cristiani, come i musulmani sufi e non-sufi, o gli hindu [[w:visnuismo|vaisnava]] e [[w:scivaismo|shaiviti]], formino diversi tipi di comunità all'interno delle loro tradizioni. Un Dio, o un essere umano soprannaturalmente saggio, che ci rivela il nostro obiettivo più alto, dovrebbe aspettarsi che riceveremo la Sua parola in questi modi diversi. Nella misura in cui Dio vuole il meglio per noi, Dio deve davvero volere che la nostra comprensione delle Sue parole vari in questo modo.
Infine, dovrebbe essere chiaro che la varietà e la fluidità essenziali per la ricezione consentono tutto il progresso morale che i credenti liberali vogliono raggiungere, per quanto riguarda la fede e le pratiche delle loro tradizioni. Non c'è bisogno di emendare i testi rivelati o sacri centrali per l'ebraismo, il cristianesimo o l'islam, o per degradarli dal loro ''status'' sacro e dichiararli un mero artefatto della storia umana. Se si suppone che un testo sacro riveli il bene supremo per tutta l'umanità, allora deve essere in grado di riflettere i nostri ideali morali più elevati. Se Dio, o un essere umano soprannaturalmente saggio, è la sua fonte, allora il suo significato deve trascendere la storia ed essere in grado di incorporare tutto ciò che oggi riteniamo essenziale per il bene, non solo ciò che è stato visto in quel modo quando fu scritto. Quindi il processo di ricezione, il processo attraverso il quale interpretiamo e implementiamo i nostri testi sacri, può far emergere questi ideali anche laddove il testo stesso, alla sua superficie, non lo fa. E in effetti, questo approccio astorico e moralizzato ai testi sacri ha modellato a lungo la loro ricezione nelle comunità religiose di tutto il mondo.
Come notato in precedenza, sia gli amici che i nemici della religione rivelata tendono oggi a ignorare o negare l'importanza della ricezione. I diversi modi in cui i testi sacri vengono interpretati o implementati sembrano al nostro mondo di mentalità storica una mera aggiunta a quei testi, che riproietta su di essi le credenze delle generazioni successive e distorce il loro significato "reale" – che, si presume, deve essere il significato che avevano per i loro scrittori o lettori iniziali. I credenti religiosi tradizionali hanno la stessa visione storicista, ma affermano o che il significato dei loro testi è trasparente o che la loro comunità ha ricevuto da Dio un modo specifico di interpretare il suo testo, insieme al testo stesso. Contro entrambi questi punti di vista ho sostenuto che un processo di ricezione ricco e fluido è essenziale per far emergere il bene nella rivelazione ed è, in ogni caso, inevitabile. Ogni generazione e ogni comunità usa la sua comprensione morale e scientifica del mondo per ricevere il testo o l'insegnamento necessario per rivelarlo. La questione è solo se riconosce che lo sta facendo.
La rivelazione non è data finché non è stata ricevuta, e il suo donatore, se onnisciente, deve averlo saputo. Ne consegue che i molteplici tentativi umani di dare un senso ai testi sacri devono essi stessi essere ''parte'' della rivelazione, non un semplice accompagnamento ad essa, per non parlare di un suo tradimento. Dando il dovuto rispetto alla ricezione della rivelazione, stiamo ''inter alia'' ripristinando qualcosa di essenziale alla rivelazione stessa. Solo attraverso la sua ricezione — cioè le sue molteplici, variegate, fluide ricezioni, nelle diverse comunità che vi si impegnano — una visione rivelata può acquisire per noi significato: può orientare e plasmare la nostra vita.
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Rivelazione e impegno esistenziale/Capitolo 7
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[[File:Yemenite Jewish elders at study, 1906–1918, in Israel.jpg|540px|thumb|center|Anziani ebrei yemeniti studiano la Torah ([[w:Siria ottomana|Palestina Ottomana]], 1918)]]
== DIVERSITÀ E RISPETTO ==
Se esistono una varietà di ricezioni, per ogni rivelazione, potrebbe esserci anche una varietà di rivelazioni? O c'è solo una vera rivelazione? E se c'è una vera rivelazione – una visione corretta del bene supremo per tutta l'umanità – cosa dovremmo dire degli esseri umani che non accettano quella visione? Sono dannati, o condannati a sofferenze infinite, o comunque meno che esseri umani pienamente buoni? O potrebbero essere salvati loro malgrado, o capaci di una vita pienamente buona, anche se non capiscono che aspetto ha una vita pienamente buona? Queste sono le questioni della diversità religiosa, e vorrei chiudere questo mio libro con alcune riflessioni su di esse.
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Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Toscana/Provincia di Arezzo/Cortona/Cortona - Basilica di Santa Margherita
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{{disposizioni foniche di organi a canne}}
{{Doppia immagine |center|Guidonia M. Tempio degli Angeli Organo Tamburini.jpg|400|Tempio degli Angeli Guidonia consolle.jpg|225}}
* '''Costruttore:''' Mascioni (''Opus 941'')
* '''Anno:''' 1972
* '''Restauri/modifiche:''' realizzato, in origine, per la parrocchia di Figline Valdarno (Fi)
* '''Registri:'''
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* '''Tastiere:''' 2 di 61 note (''Do<small>1</small>''-''Do<small>6</small>'')
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== Note ==
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{{disposizioni foniche di organi a canne}}
* '''Costruttore:''' Mascioni (''Opus 941'')
* '''Anno:''' 1972
* '''Restauri/modifiche:''' realizzato, in origine, per la parrocchia di Figline Valdarno (Fi)
* '''Registri:''' 28
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* '''Costruttore:''' Mascioni (''Opus 941'')
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* '''Restauri/modifiche:''' realizzato, in origine, per la parrocchia di Figline Valdarno (Fi)
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[[Categoria:Disposizioni foniche di organi a canne]]
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{{disposizioni foniche di organi a canne}}
{{Doppia immagine|center|Cortona-S.Margherita organo Mascioni.jpg|400|Cortona-S.Margherita-consolle organo Mascioni.jpg|224|}}
* '''Costruttore:''' Mascioni (''Opus 941'')
* '''Anno:''' 1972
* '''Restauri/modifiche:''' realizzato, in origine, per la parrocchia di Figline Valdarno (Fi)
* '''Registri:''' 28
* '''Canne:'''
* '''Trasmissione:''' elettrica
* '''Consolle:''' mobile indipendente, sotto l'ultima arcata di sinistra tra le navate
* '''Tastiere:''' 2 di 61 note (''Do<small>1</small>''-''Do<small>6</small>'')
* '''Pedaliera:''' concavo-radiale di 32 note (''Do<small>1</small>''-''Sol<small>3</small>'')
* '''Collocazione:''' in corpo unico, su cantoria in controfacciata
{| border="0" cellspacing="0" cellpadding="22" style="border-collapse:collapse;"
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''I - ''Grand'Organo'''''
----
|-
|Principale || 8'
|-
|Bordone || 8'
|-
|Dulciana || 8'
|-
|Flauto || 4'
|-
|Ottava || 4'
|-
|Decimaquinta || 2'
|-
|Ripieno || 4 file
|-
|Voce umana || 8'
|-
|<span style="color:#8b0000;">Tromba</span> || <span style="color:#8b0000;">8'</span>
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''II - ''Espressivo'''''
----
|-
|Bordone || 8'
|-
|Salicionale || 8'
|-
|Flauto || 4'
|-
|Nazardo || 2.2/3'
|-
|Flautino || 2'
|-
|Decimino || 1.3/5'
|-
|Cembalo || 3 file
|-
|Voce Celeste || 8'
|-
|<span style="color:#8b0000;">Cromorno</span> || <span style="color:#8b0000;">8'</span>
|-
|Tremolo
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''Pedale'''
----
|-
|Bordone || 16'
|-
|Subbasso || 16'
|-
|Basso || 8'
|-
|Bordone || 8'
|-
|Dolce || 8'
|-
|Flauto || 4'
|-
|<span style="color:#8b0000;">Bombarda</span> || <span style="color:#8b0000;">16'</span>
|-
|<span style="color:#8b0000;">Cromorno</span> || <span style="color:#8b0000;">8'</span>
|-
|<span style="color:#8b0000;">Tromba</span> || <span style="color:#8b0000;">8'</span>
|-
|<span style="color:#8b0000;">Chiarina</span> || <span style="color:#8b0000;">4'</span>
|}
|}
== Altri progetti ==
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{{Avanzamento|100%|6 agosto 2022}}
[[Categoria:Disposizioni foniche di organi a canne]]
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Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Friuli-Venezia Giulia/Ente di decentramento regionale di Udine/Udine/Udine - Chiesa di San Giorgio Maggiore
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Nuova pagina: {{Disposizioni foniche di organi a canne}} [[File:Udine, chiesa di San Giorgio Maggiore - Organo a canne.jpg|center|300px]] * '''Costruttore:''' Gaetano Callido (''Opus 375'') * '''Anno:''' 1800 * '''Restauri/modifiche:''' Francesco Zanin (1977, restauro conservativo) * '''Registri:''' 16 * '''Canne:''' ? * '''Trasmissione:''' meccanica * '''Consolle:''' a finestra, al centro della parte anteriore della cassa * '''Tastiere:''' 1 di 45 note con prima ottava scavezza (''Do<sma...
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text/x-wiki
{{Disposizioni foniche di organi a canne}}
[[File:Udine, chiesa di San Giorgio Maggiore - Organo a canne.jpg|center|300px]]
* '''Costruttore:''' Gaetano Callido (''Opus 375'')
* '''Anno:''' 1800
* '''Restauri/modifiche:''' Francesco Zanin (1977, restauro conservativo)
* '''Registri:''' 16
* '''Canne:''' ?
* '''Trasmissione:''' meccanica
* '''Consolle:''' a finestra, al centro della parte anteriore della cassa
* '''Tastiere:''' 1 di 45 note con prima ottava scavezza (''Do<small>1</small>''-''Do<small>5</small>'')
* '''Pedaliera:''' a leggio di 17 note (''Do<small>1</small>''-''Sol#<small>2</small>''), costantemente unita al manuale
* '''Collocazione:''' in corpo unico, al centro della cantoria in controfacciata
* '''Accessori:''' ''Tiratutti''
{| border="0" cellspacing="0" cellpadding="20" style="border-collapse:collapse;"
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''Colonna di sinistra - ''Concerto'''''
----
|-
|Voce umana || 8' Soprani
|-
|Violoncello || 8' Bassi
|-
|Violoncello || 8' Soprani
|-
|Flauto in VIII || 4'
|-
|Flauto in XII || 2.2/3'
|-
|Cornetta || 1.3/5'
|-
|Tromboncini || 8' Bassi
|-
|Tromboncini || 8' Soprani
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''Colonna di destra - ''Ripieno'''''
----
|-
|Principale || 8' Bassi
|-
|Principale || 8' Soprani
|-
|Ottava || 4'
|-
|Quintadecima || 2'
|-
|Decima nona || 1.1/3'
|-
|Vigesima seconda || 1'
|-
|Vigesima sesta || 2/3'
|-
|Vigesima nona || 1/2'
|-
|Trigesima terza || 1/3'
|-
|Contrabasso con ottava || 16'+8' <small>(al Pedale)</small>
|-
|}
|}
== Altri progetti ==
{{interprogetto|w=Chiesa di San Giorgio (Udine)|w_preposizione=sulla|etichetta=chiesa di San Giorgio Maggiore a Udine|commons=Category:San Giorgio Maggiore (Udine) - Pipe organ|commons_preposizione=sull'|commons_etichetta=organo a canne}}
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|url=http://orgbase.nl/scripts/ogb.exe?database=ob2&%250=2065792&LGE=EN&LIJST=lang|titolo=Udine, Italia (Udine) - Chiesa di San Giorgio|sito=orgbase.nl|lingua=de, en, fr, nl|accesso=6 agosto 2022}}
{{Avanzamento|100%|29 giugno 2015}}
[[Categoria:Disposizioni foniche di organi a canne]]
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Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Friuli-Venezia Giulia/Ente di decentramento regionale di Udine/Udine/Rizzi - Chiesa di Sant'Antonio di Padova
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Nuova pagina: {{Disposizioni foniche di organi a canne}} {{Tripla immagine|center|Udine, Quartiere Rizzi, Chiesa di Sant'Antonio da Padova, Organo Francesco Zanin (cropped).jpg|306|Udine, Quartiere Rizzi, Chiesa di Sant'Antonio da Padova, Organo Francesco Zanin, corpo grand'organo e consolle.jpg|268|Udine, Quartiere Rizzi, Chiesa di Sant'Antonio da Padova, Organo Francesco Zanin, consolle.jpg|241|}} * '''Costruttore:''' Gustavo Zanin (''Opus 845'') * '''Anno:''' 1990 * '''Restauri/modific...
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text/x-wiki
{{Disposizioni foniche di organi a canne}}
{{Tripla immagine|center|Udine, Quartiere Rizzi, Chiesa di Sant'Antonio da Padova, Organo Francesco Zanin (cropped).jpg|306|Udine, Quartiere Rizzi, Chiesa di Sant'Antonio da Padova, Organo Francesco Zanin, corpo grand'organo e consolle.jpg|268|Udine, Quartiere Rizzi, Chiesa di Sant'Antonio da Padova, Organo Francesco Zanin, consolle.jpg|241|}}
* '''Costruttore:''' Gustavo Zanin (''Opus 845'')
* '''Anno:''' 1990
* '''Restauri/modifiche:''' no
* '''Registri:''' 25
* '''Canne:''' 1314
* '''Trasmissione:''' mista meccanica ed elettrica per i manuali, il pedale e i registri
* '''Consolle:''' a finestra
* '''Tastiere:''' 2 di 58 note (''Do<small>1</small>''-''La<small>5</small>'')
* '''Pedaliera:''' concavo-parallela di 30 note (''Do<small>1</small>''-''Fa<small>5</small>'')
* '''Collocazione:''' in più corpi nell'abside
{| border="0" cellspacing="0" cellpadding="20" style="border-collapse:collapse;"
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''I - ''Grand'Organo'''''
----
|-
|Principale || 8'
|-
|Ottava || 4'
|-
|Quintadecima || 2'
|-
|Ripieno 2 file|| 1.1/3'
|-
|Ripieno 2 file|| 2/3'
|-
|Flauto tappato || 8'
|-
|Flauto a caminetto || 4'
|-
|Tromba || 8'
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''II - ''Espressivo'''''
----
|-
|Bordone || 8'
|-
|Flauto a cuspide || 4'
|-
|Nazardo || 2.2/3'
|-
|Flauto in XII || 2.2/3'
|-
|Flauto || 2'
|-
|Sesquialtera 2 file || 2.2/3'
|-
|Ripieno 2 file || 1.1/3'
|-
|Viola || 8'
|-
|Voce celeste || 8'
|-
|Oboe || 8'
|-
|Tremolo
|-
|}
| style="vertical-align:top" |
{| border="0"
| colspan=2 | '''Pedale'''
----
|-
|Subbasso || 16'
|-
|Basso forte || 8'
|-
|Basso dolce || 8'
|-
|Ottava || 8'
|-
|Quinta || 5.1/3'
|-
|Fagotto || 16'
|-
|Trombone || 8'
|-
|Clarone || 4'
|-
|}
|}
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Sant'Antonio di Padova (Rizzi, Udine) - Pipe organ|commons_preposizione=sull'|commons_etichetta=organo a canne|w=Chiesa di Sant'Antonio di Padova (Udine)|w_preposizione=sulla|w_etichetta=chiesa di Sant'Antonio di Padova a Rizzi}}
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|url=https://organindex.de/index.php?title=Udine/Rizzi,_Chiesa_di_Sant%27Antonio_di_Padova|titolo=Udine<nowiki>/</nowiki>Rizzi, Chiesa di Sant'Antonio di Padova|sito=organindex.de|lingua=de|accesso=6 agosto 2022}}
{{Avanzamento|100%|17 maggio 2015}}
[[Categoria:Disposizioni foniche di organi a canne]]
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