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Giochi di carte/Bridge/Tressette
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Il '''Tressètte''' (o '''Tresètte''') è un [[gioco di carte]] popolare italiano, si suppone di origine [[Napoli|napoletana]], che conta moltissime varianti a seconda della località in cui viene giocato.
Benché sia uso farlo è importante specificare che in questo gioco non si possono rivelare le carte che si hanno in mano neanche tramite segni. Ci sono delle eccezioni a questa regola che verranno specificate di seguito.
== Regole ==
=== Gergo ===
* Accusare o battere: dichiarare agli altri giocatori di possedere un bongioco o una napoletana.
* Napoletana o napoli: si posseggono asso, due e tre dello stesso seme (i semi sono detti anche "pali"); ogni accusa di Napoletana, dà diritto a 3 punti extra.
* Bongioco, o buon gioco: si possiede almeno un ''tris'', o addirittura tutte e quattro le carte dello stesso valore comprese tra asso, due e tre; ogni accusa di "buon gioco", dà diritto a 3 o 4 punti extra.
* Carico: termine 'rubato' dalla briscola, indica una carta di pesante valore durante il gioco; nel trèssette, in ordine di importanza sono: il tre, il due e l'asso. Il carico può essere detto anche "base di buongioco", "pizzico" o "stillo".
* Bussare: richiesta al compagno di giocare la sua carta di maggior valore; in genere (dato che è vietato parlare) si "bussa" con un gesto o un segnale.
* Possedere 1 Bussata: quando si hanno in mano il tre ed il due di uno stesso seme.
* Possedere 1 Bussata forte: quando si hanno in mano il tre ed il due di uno stesso seme accompagnate da almeno altre 3 scartine o figure.
* Possedere 1 Liscio e busso: quando si hanno in mano il tre e l'asso di uno stesso seme.
* Lisciare, o andare liscio: giocare una carta di valore inferiore a quelle già presenti sul tavolo.
* Cappotto: avvenimento (non rarissimo) di una partita in cui tutti e 11 i punti vengono realizzati da una sola delle due squadre. Non necessariamente ciò richiede che si conquistino tutte le mani, essendo infatti possibile che gli avversari facciano una o più prese senza comunque totalizzare almeno 1 punto. Si considera cappotto anche nel caso in cui la squadra avversaria abbia usufruito di punti extra per aver accusato "bongioco o "Napoli". Frasi derivate sono: "fare cappotto", "subire cappotto".
* Base franca, o carta franca: carta non ancora giocata che ha il valore più alto di quel seme. Ad inizio partita solo i 3 sono "basi franche" (a meno che non si posseggano anche altre carte dello stesso "palo", di valore seguente consecutivo; in questo caso sarebbero tutte "carte franche"), ma durante le varie mani, persino un 4 può diventarlo.
* Chiuso in mano o calare mani o essere franco: situazione che si verifica qualora il giocatore che riesca a prendere una mano [o essendo il primo (di mano) ad inizio partita], è in grado di prendere anche tutte le successive. Le carte in mano vengono in questo caso dette 'fatte' o 'franche'.
* Compagno: l'altra persona della propria squadra
* Falliare: non essere in grado di corrispondere con una carta dello stesso seme di quella giocata per prima, quindi è una conseguenza dell'"essere piombo".
* Piombo o volo: privo di carte ad uno o più dei quattro semi. Tale eventualità può verificarsi sin dall'inizio oppure nel corso del gioco.
* Faliante, fallente, o essere "piombo": mancante.
* Piombarsi: liberarsi di tutte le carte di uno o più semi.
* Cartina o scartina: carta priva di valore ai fini del punteggio (sette, sei, cinque e quattro).
* Figura: una qualsiasi delle carte figurate [Re, fante (cavallo) e donna], però nel calcolo dei punti, anche il tre ed il due vengono considerate figure in quanto hanno tutte lo stesso valore; un terzo di punto.
* Asso: durante il gioco è al terzo posto come importanza dopo il tre ed il due, ma nella conta dei punti è la carta di maggior peso, infatti vale un intero punto.
* Ultima, ultima presa o ultima pigliata: nel calcolo dei punti, la squadra che conquista l'ultima mano, ha diritto ad un punto extra (oltre la somma dei punti nelle carte).
=== Numero di giocatori ===
Il tresette puo’ essere giocato in 2, 3, 4 o 5 giocatori. In 3 e 5 giocatori si gioca solitamente formando due squadre rispettivamente di 1 vs. 2 e 2 vs. 3 giocatori. In quattro si gioca formando 2 squadre di 2 giocatori ciascuna.
=== Tressette in 4 (2 squadre da 2 giocatori) ===
Stabilite le squadre, i giocatori si dispongono a croce, ovvero in posizioni alterne, in modo tale che gli appartenenti alla stessa squadra si trovino l'uno di fronte all'altro.
Dopo aver designato il mazziere della prima mano (in genere mediante una conta), il mazzo di carte viene da questo mischiato e successivamente tagliato dal giocatore alla sua sinistra. Si effettua quindi la distribuzione delle carte, una oppure cinque alla volta, in senso antiorario fino a che ognuno abbia in mano 10 carte.
Il giocatore che ha in mano il 4 di denari comincia il gioco (con una carta a sua scelta) e gli altri devono giocare una carta dello stesso [[palo (carte)|palo]] ([[denari (carte)|denari]], [[bastoni (carte)|bastoni]], [[spade (carte)|spade]] o [[coppe (carte)|coppe]]) in senso antiorario, a meno che non ne siano completamente privi.
La presa è effettuata dal giocatore che ha messo sul tavolo la carta più alta del palo che è stato giocato in quel turno. A tale giocatore tocca il turno successivo, che viene effettuato ponendo sul tavolo un'altra carta e così via finché non si esauriscono le carte in mano.
Da notare che colui che è di mano può chiamare al proprio compagno la carta che gli serve, alla maniera: "Dammi il tre" o "dammi il due".
Quando non si ha una carta del palo che viene giocato, ovvero si ha un ''piombo'', si è liberi di giocare qualsiasi altra carta ma, ovviamente, non si ha diritto alla presa. Per questa ragione, quando si determina un ''piombo'', in genere ci si libera delle carte di minor valore.
Nelle mani successive il mazziere cambia in senso antiorario e a cominciare il gioco è il primo ad aver ricevuto le carte.
Usualmente la partita termina quando una delle due squadre totalizza 31 oppure 41 punti (tale valore è variabile, e dipende dalle regioni italiane).
=== Scala dei valori delle carte ===
Per giocare è indispensabile avere una scala dei valori delle carte.
Ogni carta prende tutte quelle di valore inferiore (naturalmente, non può esserci parità perché il gioco si effettua un palo alla volta).
La carta più alta è il tre. Nell'ordine, seguono il due, l'asso, il re (o dieci), il fante o cavallo (o nove), la donna (o otto), il sette, il sei, il cinque e infine il quattro.
=== Punteggio delle carte ===
Il punteggio di ciascuna carta non segue la scala dei loro valori in modo che il gioco sia reso più vivo. Infatti, se il tre, che è la carta più alta (e non può perciò essere presa da nessuno), avesse anche il maggiore punteggio verrebbe meno una parte del mordente del gioco.
La scala dei punteggi di ciascuna carta è la seguente:
* L'asso vale 1 punto.
* Le "figure" (donna, fante e re) e gli altri carichi (due e tre) valgono 1/3 di punto.
* Le cartine (quattro, cinque, sei e sette) non hanno valore.
In un mazzo ci sono perciò 10 punti e 2/3.
L'ultima presa (chiamata in alcune regioni ''rete'') vale 1 punto, si assegna cioè 1 punto a chi effettua la presa della decima mano.
In ogni mano quindi è possibile fare un massimo di 11 punti, dato che i terzi di punto eccedenti non vengono conteggiati.
=== Il ''bongioco'' ===
Oltre ai punteggi propri delle carte (che comunque vanno contati a fine partita) è possibile ottenere dei punti aggiuntivi dichiarando il cosiddetto ''bongioco''. Tale dichiarazione, in ogni caso, favorisce il compagno di squadra, che viene così a conoscenza di alcuni carichi certi su cui può contare, ma in alcuni casi può anche favorire gli avversari, che vengono a loro volta a conoscenza di chi possiede i carichi.
Raramente, in dipendenza delle rimanenti carte che si hanno in mano, può accadere che sia più conveniente rinunciare a dichiarare il bongioco per non favorire troppo gli avversari, particolarmente quando è il loro turno di gioco. In alcune regioni italiane, la dichiarazione del bongioco è obbligatoria.
*Si ha ''bongioco'' (propriamente detto) quando si hanno in mano 3 assi, 3 due o 3 tre. In questo modo si guadagnano 3 punti. Il palo del carico che manca viene chiamato ''faliante''.
*Se si hanno in mano 4 assi, 4 due o 4 tre, si dice che si ''bussa da quattro'' e si guadagnano 4 punti.
*Si ''bussa la napoli'' quando si hanno in mano asso, due e tre dello stesso palo. La napoletana vale 3 punti.
È consentito dichiarare più di un ''bongioco'' e/o più di una ''napoletana'' contemporaneamente. In questo caso ovviamente i punti guadagnati vengono sommati.
A seconda delle regioni italiane, la dichiarazione di bongioco può essere semplicemente fatta a voce oppure letteralmente ''bussando'' una o più volte sul tavolo. Di carattere regionale è pure la regola che specifica quando effettuare la dichiarazione.
In genere, il giocatore che dichiara il bongioco deve farlo quando arriva il proprio turno di gioco nel corso della prima mano. Al secondo turno, chi ha la mano è autorizzato a chiedere in cosa consiste il bongioco ma deve comunque giocare la sua carta prima di saperlo. Dopo che è stata giocata la prima carta, il giocatore che ha dichiarato bongioco è obbligato a rivelare in cosa consiste. Se il bongioco non viene chiesto espressamente, è facoltà di chi lo possiede dichiararlo al proprio turno di gioco. Altrimenti, con le stesse regole, si potrà chiederlo nelle mani successive.
Con varianti regionali, è possibile o meno chiedere quale sia il carico mancante oppure il palo della napoletana.
=== Liscio e busso... ===
Ogni qualvolta qualcuno gioca un palo che non è mai stato giocato finora in quella mano, ha facoltà di dichiarare i carichi che possiede di quel palo, oppure quante carte totali ha o gli rimangono di quel palo o, infine, cosa chiede al compagno. In generale, è vietato dichiarare qualunque cosa a proposito di altri pali.
Dato che il gioco si dice essere stato inventato da 4 muti, bisogna parlare il minimo indispensabile e le espressioni usuali ogni qualvolta si gioca un nuovo palo sono queste:
* se si bussa la napoletana, si dice: "Qui busso la napoli" o qualcosa di simile;
* se si possiede un dato carico si dice: "Ho l'asso (o il due o il tre);
* se si possiedono due carichi si dice: "Voglio il tre (o il due o l'asso)"; il carico del compagno a volte si richiede indicando i propri secondo i punti della primiera del gioco della Scopa: volendo ad esempio richiedere il tre, perché si possiede l'asso ed il due, si dirà "Ho il ventotto" o per richiedere l'asso in presenza del due e del tre si dirà "Ho il venticinque";
* se non si possiedono carichi si dice: ''prima'', ''seconda'', ''terza'' e così di via a seconda di quante carte di quel palo sono ancora rimaste in mano (per esempio se ne sono rimaste in mano quattro si dice "quinta" e se la carta giocata era liscia allora si dice "quinta liscia");
* se non rimangono in mano altre carte di quel palo la carta giocata si definisce "piomba" o si dice "qui sono piombo" (in [[Toscana]]: "volo")
Visto che la carta con maggior valore è il tre: la carta con maggior valore di un palo non ancora giocata viene definita "carta tre" (per esempio se sono già usciti asso, due e tre, il re diventa "carta tre" perché è impossibile prenderla con una carta dello stesso palo).
=== Varianti del Nord d'Italia ===
Le regole descritte sono quelle usate in Italia centrale e meridionale.
Nel nord d'Italia invece il gioco è muto e si usano i segni: "Busso" "Volo" e "Striscio" ognuno con differenti significati.
* "'''busso'''" significa "cerca di prendere con la carta più alta e di ritornare prima od eventualmente poi nello stesso seme",
* "'''striscio'''" (o "liscio") significa "in questo seme ne ho altre (almeno una)" oppure, se effettuato dopo aver preso su un "busso" del compagno, "per il momento gioco così, ma non preoccuparti che ho la possibilità di ritornare nel seme da te bussato".
*"'''volo'''" significa che si sta giocando l'ultima carta del Palo o Seme.
*"'''tirarsi fuori'''" raggiunti i 31 punti il primo di mano può fermare la partita urlando "mi tiro fuori" così da impedire un'eventuale rimonta della coppia avversaria. In questa situazione vince la coppia che ha totalizzato più punti contando anche gli scartini.
Le chiamate "Busso" "Volo" o "Striscio" possono essere effettuare solo da chi è di mano (ovvero il primo che gioca in ogni singolo turno), e in origine non erano dichiarate a voce ma mediante gesti:
* "'''busso'''" picchiando con le nocche della mano sul tavolo;
* "'''volo'''" lanciando in aria la carta e facendola ricadere sul tavolo di gioco;
* "'''striscio'''" strisciando la carta sul tavolo.
Solo in seguito si è diffusa l'usanza di comunicare a voce attraverso le tre parole sopra descritte. Ancora oggi non è raro trovare giocatori che utilizzano i gesti tradizionali per segnalare il gioco. In ogni caso, parlare e dare segnali diversi da quelli descritti è esplicitamente vietato (si dice che il tressette sia ''il gioco dei muti'') e chi contravviene alla regola durante una delle mani prende cappotto.
==Suggerimenti e strategie==
Se il proprio compagno dichiara qualcosa dicendo "voglio...", è preferibile, ove possibile, accontentarlo, fare la presa e rigiocare quel palo. Ove non fosse possibile, è preferibile giocare la carta più alta che si possiede per cercare di prendere e ritornare, in modo da ''far cadere'' quella carta chiesta dal compagno.
Se si dichiara di volere l'asso, conviene farlo con il due o con il tre, perché nel caso in cui non sia il proprio compagno ad averlo, si concede 1 punto intero all'avversario.
Conviene sempre fare attenzione alle carte già giocate e cercare di memorizzarle per capire quando le carte che si hanno in mano sono carte tre o meno e quindi se giocandole ci si assicura la presa o meno.
È conveniente ricordarsi le carte che sono uscite per un altro importante motivo: se si è "piombi" al palo giocato ed il proprio compagno si è assicurato la presa magari giocando una "carta tre", la strategia migliore è dare al proprio compagno un asso (ovvero un punto intero), scegliendolo del palo di cui si hanno meno "protezioni" ovvero carte da giocare di quel palo, per evitare di farsi prendere l'asso.
Il due secondo si passa.
Qualora il proprio compagno giochi una cartina dicendo di avere il Due ed il 1° avversario non scopra il Tre, avendo in mano l'asso è conveniente giocarlo.
Ovviamente si rischia che il 2° avversario possa avere il Tre, ma è il bello del Tresette.
Qualora il proprio compagno giochi una cartina dicendo di avere il Tre ed il 1° avversario non scopra il Due, avendo in mano l'asso è non assolutamente conveniente giocarlo.
==Tressette a chiamare==
{{Vedi anche|Calabresella}}
Le regole sono le stesse della variante normale ma si gioca individualmente formando di volta in volta le squadre. Squadre composte da uno contro tutti o una coppia contro il resto, non valgono i buongiochi ne le napoli. Si può giocare da 3 a 7 giocatori.
==Tressette a perdere==
{{Vedi anche|Traversone (gioco)}}
Le regole sono le stesse della variante normale ma lo scopo è di fare meno punti possibile, non valgono i buongiochi ne le napoli, si gioca singolarmente anche in 4, 5 o 6 giocatori.
Solitamente in questa variante si cerca di restare piombo in uno o più pali o semi per scaricare, far prendere le carte di maggior valore agli/all'avversari/o.
==Tòcca==
La tòcca è una variante del tressette per tre giocatori. Si gioca togliendo un quattro dal mazzo di 40 carte e distribuendo 13 carte a testa. Il giocatore che nella prima partita possiede l'asso di denari, detto Tòcca, gioca da solo contro gli altri due, che invece formano una squadra. Chi raggiunge per primo i 31 punti vince.
== Voci correlate ==
*[[Calabresella|Calabresella, Calabrasella, Mediatore, Calabresa, Bellora, Terziglio, Quartiglio, Quadriglio, Quadrigliato, Quintiglio, Quintino, Sestiglio, Settiglio]]
*[[Ciapa no]]
*[[Traversone (gioco)|Traversone, Rovescino, Vinci-Perdi, Asso 'de mazz, Alla meno, Tressette a non prendere, Tressette a perdere]]
*[[Trionfo (gioco di carte)|Trionfo]]
[[categoria:Giochi di carte]]
[[vec:Tresete]]
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Lombardo/Preposizioni e locuzioni preposizionali
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Gat lombard
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/* Preposizioni e locuzioni preposizionali di limitazione */
wikitext
text/x-wiki
{{Avanzamento|75%|22 luglio 2021}}[[Categoria:Lombardo]]
==Elenco delle preposizioni==
Le preposizioni sono delle parole che servono per mettere in relazione dei sostantivi o delle frasi.
Vengono qui di seguito elencate le preposizioni (la lista è fatta in dialetto milanese, ma nelle tabelle vengono indicate le possibili varianti nei diversi dialetti), ai paragrafi successivi sarà spiegato il loro utilizzo.
{|width="99%" cellspacing="6" cellpadding="6"
|width="50%" valign="top"|
===de===
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!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''de''' <ref>"'''de'''" e "'''da'''" in lombardo sono varianti d'un'unica preposizione, tuttavia in dialetto milanese esiste una tendenza a usare "de" dove la lingua italiana usa "di " e "da" dove la lingua italiana usa "da".</ref>
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/de/
|-
|'''da'''
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|/da/
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<references/>
===a===
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!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''a'''
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|/a/
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|-
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|}
===in===
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!Dialetti
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|-
|'''in'''
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|/ĩ:/
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|-
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|}
===con<ref>'''cont''' prima di vocale</ref>===
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!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
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|'''con'''
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<references/>
===in su<ref>spesso abbreviata con "''su''", sempre abbreviato in [[Lombardo/I dialetti del lombardo|lombardo orientale]]</ref>===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
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|'''in su'''
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|'''in soeu'''
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|-
|'''soeu'''
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|/sø/
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<references/>
===per===
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!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
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|'''per'''
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|/per/
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|'''par'''
|{{Wt/lmo/-Lagh}}
|/par/
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|}
<references/>
===intra<ref>spesso abbreviata con "''tra''", sempre abbreviato in [[Lombardo/I dialetti del lombardo|lombardo orientale]]</ref>===
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!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
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|'''intra'''
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|'''infra'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
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|-
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|
|
|}
<references/>
===vers===
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!Variante
!Dialetti
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|-
|'''vers'''
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|'''invers'''
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|-
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|}
<references/>
===che===
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|-
|'''che'''
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|-
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|}
<references/>
===come<ref>spesso abbreviato con "'me"</ref>===
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!Dialetti
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|'''come'''
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|-
|-
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|}
<references/>
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===sora===
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!Dialetti
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|'''sora'''
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|-
|-
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|}
<references/>
===sota===
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!Dialetti
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|-
|'''sota'''
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|-
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|}
<references/>
===oltra===
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!Dialetti
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|'''voltra'''
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<references/>
===pù===
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!Dialetti
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|-
|'''pù'''
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<references/>
===asca===
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<references/>
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|-
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<references/>
===senza===
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!Variante
!Dialetti
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|-
|'''senza'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
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<references/>
===amalastant===
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!Dialetti
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|-
|'''amalastant'''
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|/amala'stã:t/
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<references/>
===condemanch===
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!Dialetti
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|-
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|}
<references/>
===entro===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
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|-
|'''entro'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/'entro/
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|}
<references/>
|}
Oltre alle preposizioni esistono delle locuzioni che svolgono il ruolo delle preposizioni ('''''locuzioni preposizionali'''''), verranno viste ai paragrafi successivi (in [[Lombardo/I dialetti del lombardo|dialetto milanese]] per conoscere le varianti dialettali si rimanda alla consultazione del [[Lombardo/Dizionari e Wikizionario|Wikizionario in lingua lombarda]].
==Preposizioni per collegare le frasi==
Come verrà detto a proposito della [[Lombardo/Costruzione della frase#Collegamento tra le frasi|Costruzione della frase]] esistono dei casi in cui le frasi possono essere collegate tra loro attraverso delle preposizioni, seguite da verbo all'[[Lombardo/Modi e tempi verbali|infinito]].
Possiamo classificare i seguenti casi:
* frasi con complemento gerundivo
* frasi di scopo
* frasi consecutive
* frasi di privazione
* frasi di necessità o convenienza
Un altro uso è quello dei verbi con funzione servile retti da preposizione, trattati nel [[Lombardo/Verbi servili|modulo sui verbi servili]]
===Frasi con complemento gerundivo===
Per queste frasi si rimanda al [[Lombardo/Gerundio e complemento gerundivo|modulo sul complemento gerundivo]]
===Frasi di scopo===
Sono frasi subordinati che specificano lo scopo per il quale viene svolto quanto descritto nella frase principale. Possono essere introdotte:
* dalla preposizione "'''de'''" quando la frase subordinata specifica il fine specifico per il quale il soggetto della frase principale è destinato.
:Esempio:
::El firlaforla l'è l'arnes '''de''' fà i bus in del mur.
::(Il trapano è lo strumento '''per''' fare i buchi nel muro)
* dalla preposizione "'''per'''" in tutti i casi di frasi di scopo, possibile anche l'utilizzo alternativo alla preposizione "de"
:Esempio:
::Son scapad via '''per''' minga fàss ciapà.
::(Sono fuggito '''per''' non farmi prendere)
::El firlaforla l'è l'arnes '''per''' fà i bus in del mur.
::(Il trapano serve '''per''' è lo strumento per fare i buchi nel muro)
*dalla locuzione preposizionale "'''cont el fin de'''" (alternativa a ''per'' quando si voglia enfatizzare che qualcosa è stato pensato prestando attenzione al raggiungimento di un certo scopo)
:Esempio:
::La Noeuva Ortografia Lombarda l'è ona grafia '''cont el fin de''' ciapà dent tute i variant locai de la lengua lombarda.
::La Nuova ortografia Lombarda è una grafia '''con lo scopo di''' comprendere tutte le varianti locali della lingua lombarda
===Frasi consecutive===
Sono frasi subordinate che rappresentano la conseguenza dell'azione specificata nella frase principale
Si costruisce inserendo avverbi tipo "tant", "inscì", "assee" nella frase principale e introducendo la frase secondaria con la preposizione "'''de'''":
:Esempio:
::L'è stad '''tant''' svelt '''de''' finì in cinch minut.
::(E' stato tanto svelto '''da''' finire in cinque minuti)
::L'hà caminad '''inscì''' tant '''de''' stracàss
::(Ha camminato '''così''' tanto '''da''' stancarsi)
===Frasi di privazione===
Sono frasi subordinate che rappresentano un'azione che non è stata svolta.
la frase secondaria è introdotta dalla preposizione "senza":
:Esempio:
::L'ha lavorad '''senza''' mangià.
::(ha lavorato '''senza''' mangiare)
===Frasi di necessità o convenienza===
Sono frasi subordinate che rappresentano un'azione che è necessario o conviniente fare.
La frase secondaria è introdotta dalla preposizione "de": Il verbo della frase principale è ''vessegh'' (''vesser'' + [[Lombardo/Particelle pronominali o avverbiali|particella avverbiale]] "''ghe''") o ''havégh''
:Esempio:
::A gh'''è'' nagot '''de''' dì
::(Non c'è niente da dire)
::(A) gh'''hoo'' nagot '''de''' fà
::(Non ho niente da fare)
....
==Preposizione per collegare i sostantivi==
===Preposizioni e locuzioni preposizionali di tempo===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Utilizzo / significato / complement
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
| rowspan="3" |(nessuna<br />preposizione)
|NO
|tempo determinato - giorni della settimana<br />(azione non abituale)
|lunedì
|lunedì
|-
|NO
|tempo determinato - giorni della settimana e fase della giornata<br />(azione non abituale)
|lunedì matina
|lunedì mattina
|-
|SI
|tempo determinato - date
|el 15 de sgiugn
|il 15 giugno
|-
| rowspan="4" |'''de'''
|NO
|tempo determinato - giorni della settimana<br />(azione abituale)
|'''de''' lunedì
|'''di''' lunedì
|-
|NO
|tempo determinato - alcune locuzioni
|'''De''' 'sti dì
|'''In''' questi giorni
|-
|NO
|tempo determinato - stagioni dell'anno<ref name="a">vanno bene sia "de" che "in"</ref>
|'''d''''estad
|'''in''' estate
|-
|SI / NO → come preposizione "a" per tempo determinato
|tempo continuato; significa "a partire da"
|Son stad 'dree a lavorà '''d'''i vot ore de la matina
|Sto lavorando '''da'''lle otto della mattina
|-
| rowspan="3" |'''a'''
|NO
|tempo determinato - giorno festivo particolare
|'''a''' Natal
|'''a''' Natale
|-
|SI
|tempo determinato - orario
|'''ai''' vundes ore
|'''a'''lle (ore) unidici
|-
|SI
|tempo determinato - davanti a un momento particolare
|'''a''' la fin de la sgiornada
|'''a'''lla fine della sgiornata
|-
|'''de ... a'''
|SI
|tempo continuato - estremi temporali di un intervallo di tempo
|'''de''' la matina a la sera
|'''da'''lla mattina '''a'''lla sera
|-
|'''de ... con'''
|SI
|tempo continuato - estremi temporali di un intervallo di tempo solo nelle epressione "d'on dì con l'alter" e simili<ref>possibile in alternativa a "d'on dì a l'alter"</ref>
|'''d''''on ann '''con''' l'alter
|'''da''' un anno '''a'''ll'altro
|-
| rowspan="3" |'''in'''
|SI (in de)
|tempo determinato - davanti a anni, secoli ...
|'''in de'''l 1985
'''in de'''l secol quell di vint
|'''ne'''l 1985
'''ne'''l ventesimo secolo
|-
|NO
|tempo determinato - davanti alle stagioni dell'anno<ref name="a" />
|'''in''' estad
|'''in''' estate
|-
|SI (in de)
|tempo determinato - davanti a parti del giorno
|'''in de''' la matina
|'''ne'''lla mattina
|-
| rowspan="1" |'''tra'''
|NO
|tempo determinato - per intendere un momento traslato avanti nel tempo
|'''tra''' des minut
|'''tra''' dieci minuti
|-
|'''de chì a''' / '''entro'''
|SI/NO → come preposizione "a" per tempo determinato
|tempo determinato - per esprimere un limite temporale massimo avanti nel tempo<br />rispetto al tempo attuale
|'''de chì a''' des minut<br />'''de chì a''' Natal
|'''entro''' dieci minuti<br />'''entro''' Natale
|-
|'''de lì a''' / '''entro'''
|SI / NO → come preposizione "a" per tempo determinato
|tempo determinato - per esprimere un limite temporale massimo avanti nel tempo<br />rispetto a un momento passato
|'''de lì a''' des minut<br />'''de lì a''' Natal
|'''entro''' dieci minuti<br />'''entro''' Natale
|-
|'''dopo / de poeu de'''
|SI / NO<br />→ come preposizione "a" per tempo determinato
|tempo determinato - dopo
|'''dopo''' la fine de la scuola / '''de poeu de''' la fin de la scuola
|'''dopo''' la fine della scuola
|-
|'''oltra'''
|SI
|tempo determinato - oltre
|'''oltra''' el mes de magg a riva l'estad
|'''oltre''' il mese di maggio arriva l'estate
|-
|'''fina a'''
|SI / NO<br />→ come preposizione "a" per tempo determinato
|tempo continuato - fino a
|'''fina a''' la fin de la scola
|'''fino a''' la fine della scuola
|-
|'''prima de / inanz de'''
|SI / NO<br />→ come preposizione "a" per tempo determinato
|tempo continuato - prima di
|'''prima de''' la fin de la scola / '''inanz de''' la fin de la scola
|'''prima de'''lla fine della scuola
|-
|'''per'''
|NO
|tempo continuato - durata
|Hoo lavorad '''per''' cinch ore
|Ho lavorato '''per''' cinque ore
|-
|'''in del cors de'''
|SI
|tempo determinato - durante
|'''in del cors de''' la partida
|'''durante''' la partita
|}
====Preposizioni per indicare approssimazione====
Per indicare un tempo approssimato nei casi in cui di norma sia richiesta preposizione "a" si può usare al suo posto la preposizione "in su" oppure "vers". (quendo si esprimono gli orari si può usare solo "vers".
::Esempio
::Se vedom ai ses ore (Ci vediamo alle sei) - [momento preciso]
::Se vedom '''vers''' i ses ore (Ci vediamo '''verso''' le sei) - [momento approssimato]
::Se vedom al calà del sol (Ci vediamo al tramonto) - [momento preciso]
::Se vedom '''in sul''' calà del sol (Ci vediamo '''verso''' il tramonto) - [momento approssimato]
<references />
===Preposizioni e locuzioni preposizionali di luogo===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
| rowspan="2" |'''a'''
|SI
|a) stato in luogo - luogo preciso non circoscritto (esclusi indirizzi e nomi di città)<br>
b) moto a luogo - luogo preciso non circoscritto (esclusi indirizzi e nomi di città)
|a) Stoo de cà '''a'''l quint pian<br>b) Voo '''a'''l quint pian
|a) Abito '''a'''l quinto piano<br>b) Vado '''a'''l quinto piano
|-
|NO
|a) stato in luogo - città e paesi
b) moto a luogo - città e paesi
|a) Stoo de cà '''a''' Milan
b) Voo '''a''' Milan
|a) Abito '''a''' Milan
b) Vado '''a''' Milano
|-
| rowspan="4" |'''de'''
|SI
|moto da luogo - escluso città e paesi<br>
|Vegni '''de'''l quint pian
|Vengo '''da'''l quinto piano
|-
|NO
|moto da luogo - città e paesi
|Son vegnud '''de''' Milan
|Sono venuto '''da''' Milano
|-
|SI
|moto per luogo - escluso città e paesi e sostantivi che indicano professioni<br>
|Passi '''de'''l quint pian
|Passo '''da'''l quinto piano
|-
|NO
|moto da luogo - città e paesi
|Passi '''de''' Milan
|Passo '''da''' Milano
|-
| rowspan="5" |'''in'''
|NO
|a) stato in luogo -indirizzi
b) moto a luogo - indirizzi
|a) '''in''' via Milan
b) '''in''' via Milan
|a) '''in''' Via Milano
b) '''in''' Via Milano
|-
|NO
|a) stato in luogo - espressioni con "campagna", "montagna" e simili
b) moto a luogo - espressioni con "campagna", "montagna" e simili
|a) Stoo de cà '''in''' campagna
b) Voo '''in''' campagna
|a) Abito '''in''' campagna
b) Vado '''in''' campagna
|-
|NO
|a) stato in luogo - espressioni con "terra" e "let"
b) moto a luogo - espressioni con "terra" e "let"
|L'è borlad sgiò '''in''' terra
L'è andad '''in''' let
|E' caduto '''a''' terra
E' andato '''a''' letto
|-
|NO
|a) stato in luogo - stati e regioni geografiche
b) moto a luogo - stati e regioni geografiche
|a) Stoo de cà '''in''' lombardia
b) Voo '''in''' Lombardia
|a) Abito '''in''' Lombardia
b) Vado '''in''' Lombardia
|-
|NO quando di parla del luogo in relazione alla sua funzione e non si vuole indicare un luogo particolare<br> SI ( → '''''in de''''') negli altri casi esclusi quelli indicati alle righe soprastanti
|a) stato in luogo - all'interno di luogo preciso cricoscritto
b) moto a luogo - all'interno di luogo preciso circoscritto
|a) Sont '''in''' ofizzi
Voo '''in''' ofizzi
b) Sont '''in''' de l'ofizzi del sindich
a1) Voo '''in de''' l'ofizzi del sindich
|a) Sono '''in''' ufficio
Vado '''in''' ufficio
b) Sono '''ne'''ll'ufficio del sindaco
a1) Vado '''ne'''ll'ufficio del sindaco
|-
|'''in de'''<ref>esiste però la tendenza a italianizzare usando semplicemente "'''de'''/'''da'''"</ref>
|SI → '''''in de'''''
|a) stato in luogo - sostantivi che indicano professioni
b) moto a luogo - sostantivi che indicano professioni
c) moto per luogo - sostantivi che indicano professioni
|a) Sont '''in de'''l sindich
b) Voo '''in de'''l sindich
c) Passi '''in de'''l sindich
|a) Sono '''da'''l sindaco
b) Vado '''da'''l sindaco
c) Passo '''da'''l sindaco
|-
|'''de'''...'''in'''
|NO
|a) moto per luogo / da luogo a luogo - attraverso luoghi dello stesso tipo
|El viagia '''de''' paes '''in''' paes
|Viaggia '''di''' paese '''in''' paese
|-
| rowspan="3" | '''per'''
|SI (escluso nomi di città)
|b) moto a luogo - con il verbo "partì" (partire)
|a) l'è partì '''per''' Milan
|a) E' partito '''per''' Milano
|-
|SI (escluso nomi di città)
|b) moto per luogo - andare in giro continuativo
|a) El sgira '''per''' la cità
|a) Gira '''per''' la città
|-
|NO
|b) Stato in luogo - solo nella locuzione "per strada"
|a) L'hoo trovad '''per''' strada
|a) L'ho trovato '''per''' strada
|-
|'''sora''' <ref>"'''sora de'''" davanti ai [[Lombardo/Pronomi personali soggetto|pronomi persoanli soggetto]]</ref>
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo / moto per luogo - sopra
|'''Sora''' 'l tecc
|'''Sopra''' il tetto
|-
| rowspan="2" |'''in su'''
|SI
|stato in luogo / moto a luogo - su
|a) '''in sul''' tavol
|a) '''sul''' tavolo
|-
|SI
|stato in luogo / moto a luogo - libri e siti internet o simili
|'''in sul''' liber<br>
'''in sul''' sit de la Wikipedia
|'''sul''' libro<br>
'''sul''' sito di wikipedia
|-
|'''de là de / oltra'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo - oltre
|La cà l'è '''de là d'''i alber
|La casa è '''oltre''' gli alberi
|-
|'''dedent de'''/'''dedent a'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo - all'interno di
|
|
|-
|'''sota'''<ref>"'''sota de'''" davanti ai [[Lombardo/Pronomi personali soggetto|pronomi personali soggetto]]</ref>
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo - sotto
|El gat l'è '''sota''' 'l tavol
|Il gatto è '''sotto''' il tavolo
|-
|'''apos a /depos a'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo - dietro (ma molto vicino/a ridosso)
|'''apos a ''' l'uss
|'''dietro''' la porta
|-
|'''arent a / visin a'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo - vicino
|El gat l'è '''arent a'''l can
|Il gatto è '''vicino a'''l cane
|-
|'''apress a / tacad a'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo - molto vicino
|Stoo de cà '''apress a''' Milan
|Abito '''molto vicino''' a Milano
|-
|'''de dree a / de dree de'''
|SI ( escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo - dietro ''(a distanza fissa)''
|El can l'è '''de dree a'''l gat
|Il cane è '''dietro''' il gatto ''(a distanza fissa)''
|-
|'''denanz a / denanz de'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo - davanti
|La gesa l'è '''denanz a'''l municipi
|La chiesa è '''davanti a'''l municipio
|-
| rowspan="2" |'''adree a'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo - dietro ''(all'inseguimento)''
|El can l'è '''adree a'''l gat
|Il cane è '''dietro''' il gatto ''(e vuole raggiungerlo)''
|-
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo - lungo
|'''Adree a''' la riva del mar
|'''Lungo''' la riva del mare
|-
|'''de fianch a / de fianch de'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo- a fianco di
|El gat l'è '''de fianch a''' la porta
|Il gatto è '''a fianco a'''lla porta
|-
|'''a travers a / a travers de'''
|SI (escluso nomi di città)
|moto per luogo - attraverso
|El gat l'è passad '''a travers d'''i cespuli
|Il gatto è passato '''attraverso''' i cespugli
|-
|'''vers'''<ref>"'''vers de'''" davanti ai [[Lombardo/Pronomi personali soggetto|pronomi personali soggetto]]</ref>
|SI (escluso nomi di città)
|moto a luogo - direzione - verso
|Semm 'dree a caminà '''vers''' Milan
|Stiamo camminando '''verso''' Milano
|-
|'''in di pagn de'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo figurato - nei panni di
|
|
|-
|'''infra / intra / tra / fra'''
|SI / NO →
come per preposizione "in"
|stato in luogo / moto a luogo - in mezzo a due o più elementi
|El gat l'è '''infra''' la cadrega 'l sofà
|Il gatto è '''tra''' la sedia e il divano
|-
|'''in mez a'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto aluogo - in mezzo a
|El gat l'è '''in mez a''' la stanza
|Il gatto è '''in mezzo a'''lla stanza
|-
|'''in fond a'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo - in fondo a
|El gat l'è '''in fond a''' la stanza
|Il gatto è '''in fondo a'''lla stanza
|-
|'''in fris a'''
|SI (escluso nomi di città)
|moto per luogo - rasente
|'''in fris a'''l Navali
|'''rasente''' il Naviglio
|-
|'''in pari a'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo- a fianco di
|El gat el corr '''in pari a'''l can
|Io cammino '''a fianco a''' l cane
|-
|'''intorna de / intorna a'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo - intorno a
|El gat el corr '''intorna a'''l tavol
|Il gatto corre '''intorno a'''l tavolo
|-
|'''lì adree a'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo - nell'intorno di
|El sta de cà '''lì adree a''' Milan
|Abita '''nell'intorno di''' Milano
|-
|'''lontan de'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo - lontano da
|El gat l'è '''lontan de'''l tavol
|Il gatto è '''lontano da'''l tavolo
|-
|'''in quell de'''
|NO
|stato in luogo / moto aluogo (solo per città, alternativa alla preposizione "a")
|Se sem incontrad in quell de Milan
|Ci siamo incontrati '''in quel di''' Milano
|-
|'''foeura de'''
|SI (escluso nomi di città, in quel caso soltanto "foeura")
|stato in luogo / moto a luogo
|'''Fuora de'''l guss
'''Foeura''' Milan
|'''Fuori da'''l guscio
'''Fuori''' (da) Milano
|-
|'''in di part de'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo approssimato per nomi geografici
|El stà de cà '''in di part de'''l Vigentin
|Abita '''dalle parti de'''l Vigentino
|-
|'''dessoravia de'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo - perfino al di sopra / appena al di sopra
|Havéghen '''dessoravia de'''l coo
|Averne fin sopra la testa
|-
|'''contra de''' / '''contra a''' /'''contra'''
|SI
|stato in luogo - contro
|
|
|}
<references />
===Preposizioni di argomento===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''de'''
|NO
|denominazione
|Sem 'dree a parlà '''de''' animai selvadigh
|Stiamo parlando '''di''' animali selvatici
|-
|'''de'''
|SI per specificare<br>NO in senso generico
|argomento - riferito a predicato
|Sem 'dree a parlà '''de''' animai selvadigh
|Stiamo parlando '''di''' animali selvatici
|-
|'''in su'''<ref name='c'>L'uso di "'''in su'''" o "'''sora'''" è indifferente</ref>
|SI
|argomento - riferito a sostantivo
|Sem 'dree a fà on discors '''in su''' animai selvadigh
|Stiamo facendo un discorso '''su'''gli animali selvatici
|-
|'''sora'''<ref name='c'/>
|SI
|argomento - riferito a sostantivo
|Sem 'dree a fà on discors '''sora''' i animai selvadigh
|Stiamo facendo un discorso '''su'''gli animali selvatici
|-
|'''a proposit de'''
|SI
|argomento - riferito a sostantivo
|Sem 'dree a fà on discors '''a proposit d''' i animai selvadigh
|Stiamo facendo un discorso '''a proposito de'''gli animali selvatici
|}
<references />
===Preposizione di origine===
Si usa la preposizione "'''de'''" che funziona come per il moto da luogo (vedi sopra).
Esempio:
:(italiano) E' nato '''da''' un padre piemontese
:(lmobardo) L'è nassud '''d''''on pader piemontes
===Preposizioni e locuzioni preposizionali di relazione===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''con'''
|SI (escluso nomi di città)
|relazione con un altro individuo
|'''Cont''' el Giovann voo minga d'acord
|'''Con''' giovanni non vado d'accordo
|-
|'''infra''' / '''intra''' / '''fra''' / '''tra'''<ref>infra de prima dei [[Lombardo|Pronomi personali soggetto]]</ref>
|SI (escluso nomi di città)
|relazione all'interno di un gruppo
|'''Infra de''' num andem minga dacord
|'''Tra di''' noi non andiamo d'accordo
|-
|'''in di confront de'''
|SI (escluso nomi di città)
|relazione nei confronti di un altro individuo
|Te se see minga comèportad ben '''in di confront de'''l Giovann
|Non ti sei comportato bene '''nei confronti di''' Giovanni
|}
<references />
===Preposizioni per costruire i comparativi===
"'''de'''", "'''che'''", '''come''', '''compagn de''', '''istess de''', '''al pari de'''; per il loro utilizzo guarda ►►► "'''[[Lombardo/Gradi dell'aggettivo|gradi dell'aggettivo]]'''"
===Preposizioni e locuzioni preposizionali di agente / causa / causa efficiente / dipendenza===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
| rowspan="3" |'''de'''
|SI (escluso nomi di città)
|agente / causa efficiente
|L'edifizzi l'è stad trad sgiò '''de'''l teremot
|L'edificio è stato abbattutto '''da'''l terremoto
|-
|
|SI (escluso nomi di città)
|dipendenza
|El prezzi de la benzina el dipend '''de'''l prezzi del petroli
|Il prezzo della benzina dipende '''da'''l prezzo del petrolio
|-
|SI/NO
|causa (solo per sentimenti o disagi fisici)
|El barbon l'è mort '''de'''(l) frecc
|Il barbone è morto '''per''' il / '''di''' / '''da'''l freddo
|-
|'''per'''
|SI (escluso nomi di città)
|causa (sempre)
|El barbon l'è mort '''per''' el frecc
|Il barbone è morto '''per''' il / '''da'''l freddo
|-
|'''per via de'''
|NO quando il sostantivo segue è plurale e di norma sarebbe preceduto da un [[Lombardo/Articoli|articolo partitivo]], oppure nei casi di norma non preceduti da [[Lombardo/Articoli|articolo]]
SI negli altri casi
|causa (sempre)
|El barbon l'è mort '''per via de'''l frecc
|Il barbone è morto '''a causa de'''l freddo
|-
|'''a caosa de'''
|NO quando il sostantivo segue è plurale e di norma sarebbe preceduto da un [[Lombardo/Articoli|articolo partitivo]], oppure nei casi di norma non preceduti da [[Lombardo/Articoli|articolo]]
SI negli altri casi
|causa (sempre)
|El barbon l'è mort '''a caosa de'''l frecc
|Il barbone è morto '''a causa de'''l freddo
|-
|'''in reson de'''
|NO quando il sostantivo segue è plurale e di norma sarebbe preceduto da un [[Lombardo/Articoli|articolo partitivo]], oppure nei casi di norma non preceduti da [[Lombardo/Articoli|articolo]]
SI negli altri casi
|causa
|
|'''in ragione di'''
|}
<references/>
===Preposizioni e locuzioni preposizionali di mezzo===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''con'''<ref>"'''cont'''" prima di vocale</ref>
|NO nei casi di norma non preceduti da articolo
SI negli altri casi
|mezzo (strumento utilizzato)
|Hoo fad el bus '''cont''' el firlaforla
|Ho fatto il buco '''co'''l trapano
|-
|'''in'''
|NO
|mezzo (di trasporto)
|Voo a cà '''in''' machina
|Vado a casa '''in''' macchina / '''con''' la macchina
|-
|'''per'''
|NO
|mezzo (di telecomunicazione)
|El parla '''per''' television
|Parla '''per''' televisione
|-
|'''grazzie a'''
|NO quando il sostantivo segue è plurale e di norma sarebbe preceduto da un [[Lombardo/Articoli|articolo partitivo]], oppure nei casi di norma non preceduti da [[Lombardo/Articoli|articolo]]
SI negli altri casi
|mezzo (generico), con enfasi su un vantaggio ricavato
|L'hà riessid a passà l'esam '''grazzie a''' quell liber là.
|E' riuscito a passare l'esame '''grazie a''' quel libro
|-
|'''per mez de'''
|NO quando il sostantivo segue è plurale e di norma sarebbe preceduto da un articolo partitivo oppure nei casi di norma non preceduti da articolo
SI negli altri casi
|mezzo (generico)
|I hann menad inanz la soa ricerca '''per mez de''' espriment
|Hanno portanto avanti la loro ricerca '''mediante''' esprimenti
|-
|rowspan="2"|'''de'''
|SI
|mezzo (quando il mezzo ha permesso o permette di apprendere, capire, riconoscere ... qualcosa)
|L'hoo riconossud '''de''' la vos
|L'ho riconosciuto '''da'''lla voce
|-
|NO
|in qualche altra rara espressione
|Tegnì '''de''' man
|Tenere '''per''' mano
|}
<references />
===Preposizioni di abbondanza e mancanza===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|rowspan="2"|'''de'''
|NO quando il sostantivo segue è plurale e di norma sarebbe preceduto da un [[Lombardo/Articoli|articolo partitivo]], oppure nei casi di norma non preceduti da [[Lombardo/Articoli|articolo]]
SI negli altri casi
|abbondanza
|El cavagn l'è pien '''de''' nos<br>
El cavagn l'è pien '''di''' nos che t'hee comprad
|Il cesto è pieno '''d'''i noci<br>
Il cesto è pieno '''de'''lle noci che hai comprato
|-
|NO quando il sostantivo segue è plurale e di norma sarebbe preceduto da un [[Lombardo/Articoli|articolo partitivo]], oppure nei casi di norma non preceduti da [[Lombardo/Articoli|articolo]]
SI negli altri casi
|mancanza
|
|
|}
<references />
===Preposizioni di privazione===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''de'''
|NO nei casi di norma non preceduti da [[Lombardo/Articoli|articolo]]
SI negli altri casi
|privazione
|Privà on quaivun '''de'''l pan<br>
|Privare qualcuno '''d'''el pane<br>
|}
===Preposizioni e locuzioni preposizionali di compagnia e unione===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''con'''
|SI
|compagnia e unione
|Mi son '''con''' la mia morosa
|Io sono '''con''' la mia fidanzata
|-
|'''insema a'''
|SI
|compagnia
|Mi son '''insema a''' la mia morosa
|IO sono '''insieme a'''lla mia fidanzata
|-
|'''intra'''/'''intra''' / '''tra''' / '''fra'''<ref>costruzione con "intra" è uno "stato in luogo" che in senso figurato rappresenta compagnia</ref>
|SI
|compagnia
|L'è '''intra''' i tosane
|E' '''tra''' le ragazze
|}
<references />
===Preposizioni concessive===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''con'''
|SI
|concessiva
|'''Cont''' el frecc che faseva sont sortid istess
|'''Con''' il freddo che faceva sono uscito comunque
|-
|'''amalastant'''
|SI
|concessiva
|'''Amalastant''' el frecc che faseva sont sortid istess
|'''Nonostante''' il freddo che faceva sono uscito comunque
|-
|'''a dispet de'''
|SI
|concessiva
|'''A dispet''' de la sua apparenza era diverso
|'''A dispetto de'''lla sua aopparenza era diverso
|}
<references />
===Preposizioni di denominazione===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''de'''
|NO
|denominazione
|La cità '''de''' Milan
|la città '''di''' Milano
|}
<references />
===Preposizioni di distanza===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''a''' (...'''de''')
|NO davanti a nomi di città
SI negli altri casi
|distanza
|Sem rivad '''a''' des chilometri '''de''' Vares
|Siamo arrivati a 10 chilometri da Varese
|}
<references />
===Preposizioni distributive===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''a''' ...'''a'''
|NO
|distributivo - in qualche altra locuzione
|Caminèm '''a''' duu '''a''' duu
|Camminiamo '''a''' due '''a''' due
|-
|rowspan="2"|'''per'''
|NO
|distributivo - in qualche altra locuzione
|Caminèm in fila '''per''' duu
|Camminiamo in fila '''per''' due
|-
|NO
|distributivo - distribuzione di qualcosa
|Ghe n'è assee '''per''' tucc
|Ce n'è abbastanza '''per''' tutti
|}
<references />
===Preposizioni di materia===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''de'''
|NO
|materia
|El rampin l'è '''de''' ferr
|Il gancio è '''di''' ferro / '''in''' ferro
|}
<references />
===Preposizioni di aggiunta===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''asca'''
|SI
|aggiunta - vuol dire "e poi c'è da aggiungere anche"
|Cent franch asca i interess
|Cento franchi '''oltre a'''gli interessi
|-
|'''pù'''
|SI
|aggiunta - vuol dire "che si sommano a"
|Cent franch '''pù''' i interess
|Cento franchi '''più''' gli interessi
|}
<references />
===Preposizioni e locuzion preposizionali di esclusione e privazione===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''senza'''<ref>"senza de" prima dei [[Lombardo|prronomi personali soggetto]]</ref>
|SI
|privazione - senza
|'''Senza de''' mi el ghe sariss mai stad
|'''Senza di''' me non ci sarebbe mai stato
|-
|'''foeura che''' / '''via che'''
|SI
|esclusione - eccetto
|Tucc i dialet de la lombardai '''foeura che''' / '''via che''' 'l Mantovan i partegnen a la lengua lombarda.
|Tutti i dialetti della lombardia eccetto il mantovano appartengono alla lingua lombarda.
|-
|'''condemanch'''
|SI
|esclusione - eccetto
|
|
|}
<references />
===Preposizioni di qualità===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''de'''
|NO
|qualità
|L'è on oget '''de''' valor
|e un oggetto '''di''' valore
|-
|'''con'''
|NO
|qualità (derivante da qualcosa di posseduto o apprtenente)
|On om '''cont''' ona barba longa
|Un uomo '''con''' una barba lunga
|}
<references />
===Preposizioni di pena===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''a'''
|NO
|pena da scontare
|L'è stad condanad '''a''' des ann de prison
|E' stato condannato '''a''' dieci anni di prigione
|-
|'''de'''
|NO
|pena da scontare
|L'è stad multad '''de''' desmila euro
|E' stato multato '''per''' diecimila euro
|}
<references />
===Preposizioni partitive===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''de'''
|NO nei casi di norma non preceduti da articolo
SI negli altri casi
|distributivo
|Domà trii '''de''' lor a inn boni de scriver
|Solo tre '''di''' loro sono in grado di scrivere
|-
|'''intra''' /'''infra''' / '''tra''' /'''fra'''<ref>'''infra de'''.. davanti ai [[Lombardo/Pronomi personali soggetto|pronomi personali soggetto]]</ref><ref>costruzione con '''infra''' è "stato in luogo" che in senso figurato ha funzione partitiva"</ref>
|NO nei casi di norma non preceduti da articolo
SI negli altri casi
|distributivo
|Domà trii '''infra de''' lor a inn boni de scriver
|Solo tre '''tra''' di loro sono in grado di scrivere
|}
<references />
===Preposizioni e locuzioni preposizionali di limitazione===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''de'''
|NO
|limitazione - qualcosa posseduto dal soggetto
|L'è curt '''de''' cervell
|E' corto '''di''' cervello
|-
|'''in quant a'''
|SI
|limitazione - generale
|'''In quant a''' la matematica l'è assee bravo
|'''Quanto a'''lla matematica è abbastanza bravo
|-
|'''per'''
|SI
|limitazione - opinioni
|'''Per''' el Giovann l'è inscì
|'''Per''' Giovanni è così
|-
|'''second''' /'''segond'''
|SI
|limitazione - opinioni
|'''Second''' el Giovann l'è inscì
|'''Secondo''' Giovanni è così
|-
|'''a segonda de''' (abbr. ''segonda''') /'''a seconda de''' (abbr. ''seconda'')
|SI
|limitazione
|'''a segonda de'''
|'''a seconda di'''
|}
<references />
===Preposizioni di oggetto e di termine===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|rowspan="2"|(nessuna<br>preposizione)
|SI (escluso nomi di città)
|oggetto - forma affermativa
|El gat l'hà mangiad '''la''' polpeta<br>
El gat l'hà mangia '''ona''' polpeta
|Il gatto ha mangiato '''la''' polpetta<br>
Il gatto ha mangiato '''una''' polpetta
|-
|SI (escluso nomi di città)
|oggetto - forma negativa nei casi in cui l'oggetto specifico<br>che quindi voglia l'[[Lombardo/Articoli|articolo determinativo]]<br>o indeterminativo nel senso di tutto eccetto uno o qualcuno
|El gat l'hà mangiad minga '''la''' polpeta
El gat l'hà mangiad nò '''ona''' polpeta
|Il gatto ha mangiato minga '''la''' polpetta
Il gatto non ha mangiato '''una''' polpetta (le ha mangiate tutte tranne una)
|-
|'''de'''
|NO
|oggetto - negativa negli altri casi
|El gat l'hà mangiad minga '''de''' polpete<br>
|Il gatto non ha mangiato polpette
|-
|'''a'''
|SI (escluso nomi di città)
|termine (sempre)
|Gh'hoo dad ona polpeta '''a'''l gat<br>
|Ho dato una polpetta '''a'''l gatto
|}
<references />
===Preposizioni di scopo e di vantaggio===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''de'''
|NO
|scopo - quando si vuole indicare che l'oggetto è designato apposta per quello scopo
|I scarpe '''de''' tenis
|Le scarpe '''da''' tennis
|-
|rowspan ="2"|'''per'''
|SI (escluso nomi di città e paesi)
|scopo - quando si vuole indicare che l'azione descritta dal predicato è svolta per uno scopo
|El lavora '''per''' la soa vita
|Lavora '''per''' la sua vita
|-
|SI (escluso nomi di città e paesi)
|vantaggio (a vantaggio di)
|El lavora '''per''' i sò fioeul
|Lavora '''per''' i suoi figli
|}
===Locuzioni preposizionali di svantaggio===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''contra de''' / '''contra a''' /'''contra'''
|SI
|svantaggio - contro
|
|
|-
|'''a svantagg de''' / '''a dagn de'''
|SI
|svantaggio - a svantaggio di / a danno di
|
|
|}
===Preposizioni di separazione e allontanamento===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|rowspan="2"|'''de'''
|SI (eccetto nomi di città)
|separazione
|Separém i boni '''d'''i cativ
|Separiamo i buoni '''da'''i cattivi
|-
|SI (eccetto nomi di città)
|allontanamento
|I boni s'inn slontanad '''d'''i cativ
|I buoni si sono allontanmati '''da'''i cattivi
|}
===Preposizioni per costruire il complemento predicativo===
Di solito il complemento predicativo del soggetto non è introdotto da preposizione:
:Esempi:<br>
::El Lessi l'è considerad on geni (Alessio è considerato un genio)<br>
::El Valeri l'è stad elegiud sindich (Valerio è stato eletto sindaco)
Ci sono però dei casi dove si utilizzano delle preposizioni per esempio
→ preposizione "'''come'''"<br>
:Esempio:<br>
::L'è stad ciapad '''come''' garzon (E' stato preso '''come''' apprendista)
→ preposizione "'''de'''"<br>
:Esempio:<br>
::El fa '''de''' testimoni (Fà '''da''' testimone)
===Preposizioni di quantità===
====Preposizioni per indicare il numero di elementi costituenti un'entità====
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''de'''
|NO
|quantità (riferita delle entità costituenti l'entità rappresentata dal sostantivo che precede)
|Ona partida '''de''' des toch<br>La partida l'era de des toch
|Una partita '''da''' dieci pezzi<br>La partita era da dieci pezzi
|-
|'''in'''
|NO
|quantità (numero degli elementi che costituiscono un gruppo)
|Serom '''in''' trii
|Eravamo '''in''' tre
|-
|(nessuna<br>preposizione)
|NO
|quantità (numero degli elementi indipendente dall'idea del gruppo)
|I eren trii
|Erano tre
|}
====Preposizione per indicare il numero di parti in cui dividere un'entità====
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|in
|NO
|quantità (numero di parti in cui un'entità viene divisa)
|Spartì '''in''' trè part
|Dividere '''in''' tre parti
|-
|}
====Preposizioni per indicare il prezzo====
Per indicare il prezzo di un oggetto non si usano preposizioni:
:Esempi:<br>
::El compiuter el costa cinchcent euro (Il compiuter costa 500 euro)<br>
Per indicare il prezzo a la quale è venduto o comprato qualcosa si usa la preposizione "'''a'''"
:Esempio:<br>
::L'hoo comprad '''a''' cinchcent euro (L'ho comprato '''a''' / '''per''' 500 euro)
::L'hoo vendud '''a''' cinchcent euro (L'ho venduto '''a''' / '''per''' 500 euro)
<references />
====Preposizioni per indicare approssimazione====
Nelle stime, nelle misure e nelle supposizioni ove non sia richiesta preposizione l'introduzione della preposizione "'''in su'''" equivale a dire "pressappoco", "supergiù", "circa"
::Esempio
::El pesa '''in sui''' sessanta chilogram (Pesa pressappoco sessanta chilogramnmi, Pesa sui sessanta chilogrammi)
Se si vuole invece indicare un intervallo si usa '''"infra"''' / "intra" / "tra " / "fra" .... '''"e"'''
::Esempio
::El palazz l'è alt '''intra''' i trii '''e''' i quindes metri (Il palazzo è alto '''tra''' i tre '''e''' i quindici metri)
===Preposizioni di stima===
Per indicare il valore stimato di un oggetto si usa la preposizione "'''per'''":
:Esempio:<br>
::Quest anell chì l'è stad stimae '''per''' cinchcent milion (Questo anello è stato stimato '''per''' 500 milioni)
vale quanto detto sopra per le approssimazioni ('''in su''') e gli intervalli ('''infra...e''')
<references />
===Preposizioni per indicare l'età===
Per indicare l'eta di una persona non si usano preposizioni:
:Esempi:<br>
::El Lessi el gh'hà quarant'ann (Alessio ha quarant'anni)<br>
Per indicare l'età alla quale è successo qualcosa si usa la preposizione "'''a'''"
:Esempio:<br>
::L'è andad in spos '''a''' vint ann (Si è sposato '''a''' vent'anni)
Allo stesso modo può essere indicata un'età approssimata facendo precedere la preposizione "'''in su'''"
<references />
===Preposizioni di trasformazione===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''in'''
|NO
|trasformazioni di varia natura
|El liber l'è stad tradot '''in''' lombard
|Il libro è stato tradotto '''in''' lombardo
|}
===Preposizioni e locuzioni preposizionali di scambio e sostituzione===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''per'''
|NO
|scambio
|L'hà scambiad ona roba '''per''' l'altra
|Ha scambiato una cosa '''per''' / '''con''' l'altra
|-
|'''inveci de''' /'''inscambi de'''
|NO
|scambio
|L'hà ciapad ona roba '''inveci de''' l'altra
|Ha preso una cosa una cosa '''invece de'''ll'altra
|-
|'''al post de'''
|NO
|sostituzione
|L'hà metud on roba '''al post de''' l'altra
|ha messo una cosa al '''posto de'''ll'altra
|}
===Preposizioni di modo===
I complementi di modo sono di solito espressi attraverso avverbi, a volte sono anche espressi con locuzioni avverbiali che possono essere formate da:
'''con''' + sostantivo
:Esempio:
::Hoo lavorad '''''con''' impegn'' (Ho lavorato '''''con''' impegno'')
'''de''' + aggettivo
:Esempio
::Hoo lavorad '''''de''' crapon'' (Ho lavorato ''ostinat'''amente''''')
esistono tuttavia numerose locuzione costruite con altre preposizioni.
Esempi:
sul seri → sul serio
per nom → per nome
====Preposizioni per indicare sentimenti o condizioni====
Di solito stati d'animo o condizione vengono espressi mediante aggettivi
:Esempi:<br>
::El Lessi l'è feliz (Alessio è felice)<br>
talvolta si usa scrivere "'''in'''" + sentimento / condizione
:Esempio:<br>
::El paes l'è in agitazzion (Il paese è '''in''' agitazione)
<references />
===Preposizioni di circostanza===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''con'''
|NO
|circostanza
|El pioveva '''co'''l sol
|Pioveva '''co'''l sole
|}
===Locuzioni preposizionali di relazione===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''a l'uso de'''
|NO
|relazione (somiglianza) - a immagine di
|
|
|-
|'''front a'''
|NO
|relazione (con qualcosa o qualcuno da fronteggiare)<br>- nei confronti di
|
|
|-
|'''in di confront de'''
|NO
|relazione - nei confronti di
|
|
|}
==Preposizioni per formare i verbi frasali==
Alcuni verbi cambiano il loro significato quando sono succeduti da preposizione o da alcuni avverbi.<br>
►►► guarda ►►► '''[[Lombardo/Verbi frasali]]'''
lklee559aizsjygyjo0g12nvmaphdce
431764
431763
2022-08-19T07:19:54Z
Gat lombard
43691
/* Preposizioni e locuzioni preposizionali di limitazione */
wikitext
text/x-wiki
{{Avanzamento|75%|22 luglio 2021}}[[Categoria:Lombardo]]
==Elenco delle preposizioni==
Le preposizioni sono delle parole che servono per mettere in relazione dei sostantivi o delle frasi.
Vengono qui di seguito elencate le preposizioni (la lista è fatta in dialetto milanese, ma nelle tabelle vengono indicate le possibili varianti nei diversi dialetti), ai paragrafi successivi sarà spiegato il loro utilizzo.
{|width="99%" cellspacing="6" cellpadding="6"
|width="50%" valign="top"|
===de===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''de''' <ref>"'''de'''" e "'''da'''" in lombardo sono varianti d'un'unica preposizione, tuttavia in dialetto milanese esiste una tendenza a usare "de" dove la lingua italiana usa "di " e "da" dove la lingua italiana usa "da".</ref>
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/de/
|-
|'''da'''
|{{Wt/lmo/-Br}}{{Wt/lmo/°TI}}
|/da/
|-
|
|
|
|}
<references/>
===a===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''a'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/a/
|-
|
|
|
|-
|
|
|
|}
===in===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''in'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/ĩ:/
|-
|
|
|
|-
|
|
|
|}
===con<ref>'''cont''' prima di vocale</ref>===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''con'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/cũ:/
|-
|
|
|
|-
|
|
|
|}
<references/>
===in su<ref>spesso abbreviata con "''su''", sempre abbreviato in [[Lombardo/I dialetti del lombardo|lombardo orientale]]</ref>===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''in su'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/ĩ:sy/
|-
|'''in soeu'''
|{{Wt/lmo/-Lagh}}
|/ĩ:sø/
|-
|-
|'''soeu'''
|{{Wt/lmo/+BG}}
|/sø/
|}
<references/>
===per===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''per'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/per/
|-
|'''par'''
|{{Wt/lmo/-Lagh}}
|/par/
|-
|-
|
|
|
|}
<references/>
===intra<ref>spesso abbreviata con "''tra''", sempre abbreviato in [[Lombardo/I dialetti del lombardo|lombardo orientale]]</ref>===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''intra'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/'ĩ:tra/
|-
|'''infra'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/'ĩ:fra/
|-
|-
|
|
|
|}
<references/>
===vers===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''vers'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/'vɛrs/
|-
|'''invers'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/ĩ:'vɛrs/
|-
|-
|
|
|
|}
<references/>
===che===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''che'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/ke/
|-
|'''ca'''
|{{Wt/lmo/-VA}}
|/ka/
|-
|-
|
|
|
|}
<references/>
===come<ref>spesso abbreviato con "'me"</ref>===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''come'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/'kume/
|-
|
|
|
|-
|-
|
|
|
|}
<references/>
|width="50%" valign="top"|
===sora===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''sora'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/'sura/
|-
|
|
|
|-
|-
|
|
|
|}
<references/>
===sota===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''sota'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/'sɔta/
|-
|
|
|
|-
|-
|
|
|
|}
<references/>
===oltra===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''oltra'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/'ultra/
|-
|'''olter'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/'ulter/
|-
|'''voltra'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/'vultra/
|}
<references/>
===pù===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''pù'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/'py/
|-
|
|
|
|-
|
|
|
|}
<references/>
===asca===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''asca'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/'aska/
|-
|
|
|
|-
|
|
|
|}
<references/>
===second===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''second'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/'se'kũ:t/
|-
|'''segond'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/'se'gũ:t/
|-
|
|
|
|}
<references/>
===senza===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''senza'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/'sẽ:sa/
|-
|
|
|
|-
|
|
|
|}
<references/>
===amalastant===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''amalastant'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/amala'stã:t/
|-
|
|
|
|-
|
|
|
|}
<references/>
===condemanch===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''condemanch'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/kũ:de'maŋk/
|-
|
|
|
|-
|
|
|
|}
<references/>
===entro===
{| class="wikitable"
!Variante
!Dialetti
!Pronuncia [[:wikipedia:it:Alfabeto Fonetico Internazionale|IPA]]
|-
|'''entro'''
|{{Wt/lmo/-MI}}
|/'entro/
|-
|
|
|
|-
|
|
|
|}
<references/>
|}
Oltre alle preposizioni esistono delle locuzioni che svolgono il ruolo delle preposizioni ('''''locuzioni preposizionali'''''), verranno viste ai paragrafi successivi (in [[Lombardo/I dialetti del lombardo|dialetto milanese]] per conoscere le varianti dialettali si rimanda alla consultazione del [[Lombardo/Dizionari e Wikizionario|Wikizionario in lingua lombarda]].
==Preposizioni per collegare le frasi==
Come verrà detto a proposito della [[Lombardo/Costruzione della frase#Collegamento tra le frasi|Costruzione della frase]] esistono dei casi in cui le frasi possono essere collegate tra loro attraverso delle preposizioni, seguite da verbo all'[[Lombardo/Modi e tempi verbali|infinito]].
Possiamo classificare i seguenti casi:
* frasi con complemento gerundivo
* frasi di scopo
* frasi consecutive
* frasi di privazione
* frasi di necessità o convenienza
Un altro uso è quello dei verbi con funzione servile retti da preposizione, trattati nel [[Lombardo/Verbi servili|modulo sui verbi servili]]
===Frasi con complemento gerundivo===
Per queste frasi si rimanda al [[Lombardo/Gerundio e complemento gerundivo|modulo sul complemento gerundivo]]
===Frasi di scopo===
Sono frasi subordinati che specificano lo scopo per il quale viene svolto quanto descritto nella frase principale. Possono essere introdotte:
* dalla preposizione "'''de'''" quando la frase subordinata specifica il fine specifico per il quale il soggetto della frase principale è destinato.
:Esempio:
::El firlaforla l'è l'arnes '''de''' fà i bus in del mur.
::(Il trapano è lo strumento '''per''' fare i buchi nel muro)
* dalla preposizione "'''per'''" in tutti i casi di frasi di scopo, possibile anche l'utilizzo alternativo alla preposizione "de"
:Esempio:
::Son scapad via '''per''' minga fàss ciapà.
::(Sono fuggito '''per''' non farmi prendere)
::El firlaforla l'è l'arnes '''per''' fà i bus in del mur.
::(Il trapano serve '''per''' è lo strumento per fare i buchi nel muro)
*dalla locuzione preposizionale "'''cont el fin de'''" (alternativa a ''per'' quando si voglia enfatizzare che qualcosa è stato pensato prestando attenzione al raggiungimento di un certo scopo)
:Esempio:
::La Noeuva Ortografia Lombarda l'è ona grafia '''cont el fin de''' ciapà dent tute i variant locai de la lengua lombarda.
::La Nuova ortografia Lombarda è una grafia '''con lo scopo di''' comprendere tutte le varianti locali della lingua lombarda
===Frasi consecutive===
Sono frasi subordinate che rappresentano la conseguenza dell'azione specificata nella frase principale
Si costruisce inserendo avverbi tipo "tant", "inscì", "assee" nella frase principale e introducendo la frase secondaria con la preposizione "'''de'''":
:Esempio:
::L'è stad '''tant''' svelt '''de''' finì in cinch minut.
::(E' stato tanto svelto '''da''' finire in cinque minuti)
::L'hà caminad '''inscì''' tant '''de''' stracàss
::(Ha camminato '''così''' tanto '''da''' stancarsi)
===Frasi di privazione===
Sono frasi subordinate che rappresentano un'azione che non è stata svolta.
la frase secondaria è introdotta dalla preposizione "senza":
:Esempio:
::L'ha lavorad '''senza''' mangià.
::(ha lavorato '''senza''' mangiare)
===Frasi di necessità o convenienza===
Sono frasi subordinate che rappresentano un'azione che è necessario o conviniente fare.
La frase secondaria è introdotta dalla preposizione "de": Il verbo della frase principale è ''vessegh'' (''vesser'' + [[Lombardo/Particelle pronominali o avverbiali|particella avverbiale]] "''ghe''") o ''havégh''
:Esempio:
::A gh'''è'' nagot '''de''' dì
::(Non c'è niente da dire)
::(A) gh'''hoo'' nagot '''de''' fà
::(Non ho niente da fare)
....
==Preposizione per collegare i sostantivi==
===Preposizioni e locuzioni preposizionali di tempo===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Utilizzo / significato / complement
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
| rowspan="3" |(nessuna<br />preposizione)
|NO
|tempo determinato - giorni della settimana<br />(azione non abituale)
|lunedì
|lunedì
|-
|NO
|tempo determinato - giorni della settimana e fase della giornata<br />(azione non abituale)
|lunedì matina
|lunedì mattina
|-
|SI
|tempo determinato - date
|el 15 de sgiugn
|il 15 giugno
|-
| rowspan="4" |'''de'''
|NO
|tempo determinato - giorni della settimana<br />(azione abituale)
|'''de''' lunedì
|'''di''' lunedì
|-
|NO
|tempo determinato - alcune locuzioni
|'''De''' 'sti dì
|'''In''' questi giorni
|-
|NO
|tempo determinato - stagioni dell'anno<ref name="a">vanno bene sia "de" che "in"</ref>
|'''d''''estad
|'''in''' estate
|-
|SI / NO → come preposizione "a" per tempo determinato
|tempo continuato; significa "a partire da"
|Son stad 'dree a lavorà '''d'''i vot ore de la matina
|Sto lavorando '''da'''lle otto della mattina
|-
| rowspan="3" |'''a'''
|NO
|tempo determinato - giorno festivo particolare
|'''a''' Natal
|'''a''' Natale
|-
|SI
|tempo determinato - orario
|'''ai''' vundes ore
|'''a'''lle (ore) unidici
|-
|SI
|tempo determinato - davanti a un momento particolare
|'''a''' la fin de la sgiornada
|'''a'''lla fine della sgiornata
|-
|'''de ... a'''
|SI
|tempo continuato - estremi temporali di un intervallo di tempo
|'''de''' la matina a la sera
|'''da'''lla mattina '''a'''lla sera
|-
|'''de ... con'''
|SI
|tempo continuato - estremi temporali di un intervallo di tempo solo nelle epressione "d'on dì con l'alter" e simili<ref>possibile in alternativa a "d'on dì a l'alter"</ref>
|'''d''''on ann '''con''' l'alter
|'''da''' un anno '''a'''ll'altro
|-
| rowspan="3" |'''in'''
|SI (in de)
|tempo determinato - davanti a anni, secoli ...
|'''in de'''l 1985
'''in de'''l secol quell di vint
|'''ne'''l 1985
'''ne'''l ventesimo secolo
|-
|NO
|tempo determinato - davanti alle stagioni dell'anno<ref name="a" />
|'''in''' estad
|'''in''' estate
|-
|SI (in de)
|tempo determinato - davanti a parti del giorno
|'''in de''' la matina
|'''ne'''lla mattina
|-
| rowspan="1" |'''tra'''
|NO
|tempo determinato - per intendere un momento traslato avanti nel tempo
|'''tra''' des minut
|'''tra''' dieci minuti
|-
|'''de chì a''' / '''entro'''
|SI/NO → come preposizione "a" per tempo determinato
|tempo determinato - per esprimere un limite temporale massimo avanti nel tempo<br />rispetto al tempo attuale
|'''de chì a''' des minut<br />'''de chì a''' Natal
|'''entro''' dieci minuti<br />'''entro''' Natale
|-
|'''de lì a''' / '''entro'''
|SI / NO → come preposizione "a" per tempo determinato
|tempo determinato - per esprimere un limite temporale massimo avanti nel tempo<br />rispetto a un momento passato
|'''de lì a''' des minut<br />'''de lì a''' Natal
|'''entro''' dieci minuti<br />'''entro''' Natale
|-
|'''dopo / de poeu de'''
|SI / NO<br />→ come preposizione "a" per tempo determinato
|tempo determinato - dopo
|'''dopo''' la fine de la scuola / '''de poeu de''' la fin de la scuola
|'''dopo''' la fine della scuola
|-
|'''oltra'''
|SI
|tempo determinato - oltre
|'''oltra''' el mes de magg a riva l'estad
|'''oltre''' il mese di maggio arriva l'estate
|-
|'''fina a'''
|SI / NO<br />→ come preposizione "a" per tempo determinato
|tempo continuato - fino a
|'''fina a''' la fin de la scola
|'''fino a''' la fine della scuola
|-
|'''prima de / inanz de'''
|SI / NO<br />→ come preposizione "a" per tempo determinato
|tempo continuato - prima di
|'''prima de''' la fin de la scola / '''inanz de''' la fin de la scola
|'''prima de'''lla fine della scuola
|-
|'''per'''
|NO
|tempo continuato - durata
|Hoo lavorad '''per''' cinch ore
|Ho lavorato '''per''' cinque ore
|-
|'''in del cors de'''
|SI
|tempo determinato - durante
|'''in del cors de''' la partida
|'''durante''' la partita
|}
====Preposizioni per indicare approssimazione====
Per indicare un tempo approssimato nei casi in cui di norma sia richiesta preposizione "a" si può usare al suo posto la preposizione "in su" oppure "vers". (quendo si esprimono gli orari si può usare solo "vers".
::Esempio
::Se vedom ai ses ore (Ci vediamo alle sei) - [momento preciso]
::Se vedom '''vers''' i ses ore (Ci vediamo '''verso''' le sei) - [momento approssimato]
::Se vedom al calà del sol (Ci vediamo al tramonto) - [momento preciso]
::Se vedom '''in sul''' calà del sol (Ci vediamo '''verso''' il tramonto) - [momento approssimato]
<references />
===Preposizioni e locuzioni preposizionali di luogo===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
| rowspan="2" |'''a'''
|SI
|a) stato in luogo - luogo preciso non circoscritto (esclusi indirizzi e nomi di città)<br>
b) moto a luogo - luogo preciso non circoscritto (esclusi indirizzi e nomi di città)
|a) Stoo de cà '''a'''l quint pian<br>b) Voo '''a'''l quint pian
|a) Abito '''a'''l quinto piano<br>b) Vado '''a'''l quinto piano
|-
|NO
|a) stato in luogo - città e paesi
b) moto a luogo - città e paesi
|a) Stoo de cà '''a''' Milan
b) Voo '''a''' Milan
|a) Abito '''a''' Milan
b) Vado '''a''' Milano
|-
| rowspan="4" |'''de'''
|SI
|moto da luogo - escluso città e paesi<br>
|Vegni '''de'''l quint pian
|Vengo '''da'''l quinto piano
|-
|NO
|moto da luogo - città e paesi
|Son vegnud '''de''' Milan
|Sono venuto '''da''' Milano
|-
|SI
|moto per luogo - escluso città e paesi e sostantivi che indicano professioni<br>
|Passi '''de'''l quint pian
|Passo '''da'''l quinto piano
|-
|NO
|moto da luogo - città e paesi
|Passi '''de''' Milan
|Passo '''da''' Milano
|-
| rowspan="5" |'''in'''
|NO
|a) stato in luogo -indirizzi
b) moto a luogo - indirizzi
|a) '''in''' via Milan
b) '''in''' via Milan
|a) '''in''' Via Milano
b) '''in''' Via Milano
|-
|NO
|a) stato in luogo - espressioni con "campagna", "montagna" e simili
b) moto a luogo - espressioni con "campagna", "montagna" e simili
|a) Stoo de cà '''in''' campagna
b) Voo '''in''' campagna
|a) Abito '''in''' campagna
b) Vado '''in''' campagna
|-
|NO
|a) stato in luogo - espressioni con "terra" e "let"
b) moto a luogo - espressioni con "terra" e "let"
|L'è borlad sgiò '''in''' terra
L'è andad '''in''' let
|E' caduto '''a''' terra
E' andato '''a''' letto
|-
|NO
|a) stato in luogo - stati e regioni geografiche
b) moto a luogo - stati e regioni geografiche
|a) Stoo de cà '''in''' lombardia
b) Voo '''in''' Lombardia
|a) Abito '''in''' Lombardia
b) Vado '''in''' Lombardia
|-
|NO quando di parla del luogo in relazione alla sua funzione e non si vuole indicare un luogo particolare<br> SI ( → '''''in de''''') negli altri casi esclusi quelli indicati alle righe soprastanti
|a) stato in luogo - all'interno di luogo preciso cricoscritto
b) moto a luogo - all'interno di luogo preciso circoscritto
|a) Sont '''in''' ofizzi
Voo '''in''' ofizzi
b) Sont '''in''' de l'ofizzi del sindich
a1) Voo '''in de''' l'ofizzi del sindich
|a) Sono '''in''' ufficio
Vado '''in''' ufficio
b) Sono '''ne'''ll'ufficio del sindaco
a1) Vado '''ne'''ll'ufficio del sindaco
|-
|'''in de'''<ref>esiste però la tendenza a italianizzare usando semplicemente "'''de'''/'''da'''"</ref>
|SI → '''''in de'''''
|a) stato in luogo - sostantivi che indicano professioni
b) moto a luogo - sostantivi che indicano professioni
c) moto per luogo - sostantivi che indicano professioni
|a) Sont '''in de'''l sindich
b) Voo '''in de'''l sindich
c) Passi '''in de'''l sindich
|a) Sono '''da'''l sindaco
b) Vado '''da'''l sindaco
c) Passo '''da'''l sindaco
|-
|'''de'''...'''in'''
|NO
|a) moto per luogo / da luogo a luogo - attraverso luoghi dello stesso tipo
|El viagia '''de''' paes '''in''' paes
|Viaggia '''di''' paese '''in''' paese
|-
| rowspan="3" | '''per'''
|SI (escluso nomi di città)
|b) moto a luogo - con il verbo "partì" (partire)
|a) l'è partì '''per''' Milan
|a) E' partito '''per''' Milano
|-
|SI (escluso nomi di città)
|b) moto per luogo - andare in giro continuativo
|a) El sgira '''per''' la cità
|a) Gira '''per''' la città
|-
|NO
|b) Stato in luogo - solo nella locuzione "per strada"
|a) L'hoo trovad '''per''' strada
|a) L'ho trovato '''per''' strada
|-
|'''sora''' <ref>"'''sora de'''" davanti ai [[Lombardo/Pronomi personali soggetto|pronomi persoanli soggetto]]</ref>
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo / moto per luogo - sopra
|'''Sora''' 'l tecc
|'''Sopra''' il tetto
|-
| rowspan="2" |'''in su'''
|SI
|stato in luogo / moto a luogo - su
|a) '''in sul''' tavol
|a) '''sul''' tavolo
|-
|SI
|stato in luogo / moto a luogo - libri e siti internet o simili
|'''in sul''' liber<br>
'''in sul''' sit de la Wikipedia
|'''sul''' libro<br>
'''sul''' sito di wikipedia
|-
|'''de là de / oltra'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo - oltre
|La cà l'è '''de là d'''i alber
|La casa è '''oltre''' gli alberi
|-
|'''dedent de'''/'''dedent a'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo - all'interno di
|
|
|-
|'''sota'''<ref>"'''sota de'''" davanti ai [[Lombardo/Pronomi personali soggetto|pronomi personali soggetto]]</ref>
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo - sotto
|El gat l'è '''sota''' 'l tavol
|Il gatto è '''sotto''' il tavolo
|-
|'''apos a /depos a'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo - dietro (ma molto vicino/a ridosso)
|'''apos a ''' l'uss
|'''dietro''' la porta
|-
|'''arent a / visin a'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo - vicino
|El gat l'è '''arent a'''l can
|Il gatto è '''vicino a'''l cane
|-
|'''apress a / tacad a'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo - molto vicino
|Stoo de cà '''apress a''' Milan
|Abito '''molto vicino''' a Milano
|-
|'''de dree a / de dree de'''
|SI ( escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo - dietro ''(a distanza fissa)''
|El can l'è '''de dree a'''l gat
|Il cane è '''dietro''' il gatto ''(a distanza fissa)''
|-
|'''denanz a / denanz de'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo - davanti
|La gesa l'è '''denanz a'''l municipi
|La chiesa è '''davanti a'''l municipio
|-
| rowspan="2" |'''adree a'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo - dietro ''(all'inseguimento)''
|El can l'è '''adree a'''l gat
|Il cane è '''dietro''' il gatto ''(e vuole raggiungerlo)''
|-
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo - lungo
|'''Adree a''' la riva del mar
|'''Lungo''' la riva del mare
|-
|'''de fianch a / de fianch de'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo- a fianco di
|El gat l'è '''de fianch a''' la porta
|Il gatto è '''a fianco a'''lla porta
|-
|'''a travers a / a travers de'''
|SI (escluso nomi di città)
|moto per luogo - attraverso
|El gat l'è passad '''a travers d'''i cespuli
|Il gatto è passato '''attraverso''' i cespugli
|-
|'''vers'''<ref>"'''vers de'''" davanti ai [[Lombardo/Pronomi personali soggetto|pronomi personali soggetto]]</ref>
|SI (escluso nomi di città)
|moto a luogo - direzione - verso
|Semm 'dree a caminà '''vers''' Milan
|Stiamo camminando '''verso''' Milano
|-
|'''in di pagn de'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo figurato - nei panni di
|
|
|-
|'''infra / intra / tra / fra'''
|SI / NO →
come per preposizione "in"
|stato in luogo / moto a luogo - in mezzo a due o più elementi
|El gat l'è '''infra''' la cadrega 'l sofà
|Il gatto è '''tra''' la sedia e il divano
|-
|'''in mez a'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto aluogo - in mezzo a
|El gat l'è '''in mez a''' la stanza
|Il gatto è '''in mezzo a'''lla stanza
|-
|'''in fond a'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo - in fondo a
|El gat l'è '''in fond a''' la stanza
|Il gatto è '''in fondo a'''lla stanza
|-
|'''in fris a'''
|SI (escluso nomi di città)
|moto per luogo - rasente
|'''in fris a'''l Navali
|'''rasente''' il Naviglio
|-
|'''in pari a'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo- a fianco di
|El gat el corr '''in pari a'''l can
|Io cammino '''a fianco a''' l cane
|-
|'''intorna de / intorna a'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo - intorno a
|El gat el corr '''intorna a'''l tavol
|Il gatto corre '''intorno a'''l tavolo
|-
|'''lì adree a'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo - nell'intorno di
|El sta de cà '''lì adree a''' Milan
|Abita '''nell'intorno di''' Milano
|-
|'''lontan de'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo - lontano da
|El gat l'è '''lontan de'''l tavol
|Il gatto è '''lontano da'''l tavolo
|-
|'''in quell de'''
|NO
|stato in luogo / moto aluogo (solo per città, alternativa alla preposizione "a")
|Se sem incontrad in quell de Milan
|Ci siamo incontrati '''in quel di''' Milano
|-
|'''foeura de'''
|SI (escluso nomi di città, in quel caso soltanto "foeura")
|stato in luogo / moto a luogo
|'''Fuora de'''l guss
'''Foeura''' Milan
|'''Fuori da'''l guscio
'''Fuori''' (da) Milano
|-
|'''in di part de'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo / moto a luogo approssimato per nomi geografici
|El stà de cà '''in di part de'''l Vigentin
|Abita '''dalle parti de'''l Vigentino
|-
|'''dessoravia de'''
|SI (escluso nomi di città)
|stato in luogo - perfino al di sopra / appena al di sopra
|Havéghen '''dessoravia de'''l coo
|Averne fin sopra la testa
|-
|'''contra de''' / '''contra a''' /'''contra'''
|SI
|stato in luogo - contro
|
|
|}
<references />
===Preposizioni di argomento===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''de'''
|NO
|denominazione
|Sem 'dree a parlà '''de''' animai selvadigh
|Stiamo parlando '''di''' animali selvatici
|-
|'''de'''
|SI per specificare<br>NO in senso generico
|argomento - riferito a predicato
|Sem 'dree a parlà '''de''' animai selvadigh
|Stiamo parlando '''di''' animali selvatici
|-
|'''in su'''<ref name='c'>L'uso di "'''in su'''" o "'''sora'''" è indifferente</ref>
|SI
|argomento - riferito a sostantivo
|Sem 'dree a fà on discors '''in su''' animai selvadigh
|Stiamo facendo un discorso '''su'''gli animali selvatici
|-
|'''sora'''<ref name='c'/>
|SI
|argomento - riferito a sostantivo
|Sem 'dree a fà on discors '''sora''' i animai selvadigh
|Stiamo facendo un discorso '''su'''gli animali selvatici
|-
|'''a proposit de'''
|SI
|argomento - riferito a sostantivo
|Sem 'dree a fà on discors '''a proposit d''' i animai selvadigh
|Stiamo facendo un discorso '''a proposito de'''gli animali selvatici
|}
<references />
===Preposizione di origine===
Si usa la preposizione "'''de'''" che funziona come per il moto da luogo (vedi sopra).
Esempio:
:(italiano) E' nato '''da''' un padre piemontese
:(lmobardo) L'è nassud '''d''''on pader piemontes
===Preposizioni e locuzioni preposizionali di relazione===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''con'''
|SI (escluso nomi di città)
|relazione con un altro individuo
|'''Cont''' el Giovann voo minga d'acord
|'''Con''' giovanni non vado d'accordo
|-
|'''infra''' / '''intra''' / '''fra''' / '''tra'''<ref>infra de prima dei [[Lombardo|Pronomi personali soggetto]]</ref>
|SI (escluso nomi di città)
|relazione all'interno di un gruppo
|'''Infra de''' num andem minga dacord
|'''Tra di''' noi non andiamo d'accordo
|-
|'''in di confront de'''
|SI (escluso nomi di città)
|relazione nei confronti di un altro individuo
|Te se see minga comèportad ben '''in di confront de'''l Giovann
|Non ti sei comportato bene '''nei confronti di''' Giovanni
|}
<references />
===Preposizioni per costruire i comparativi===
"'''de'''", "'''che'''", '''come''', '''compagn de''', '''istess de''', '''al pari de'''; per il loro utilizzo guarda ►►► "'''[[Lombardo/Gradi dell'aggettivo|gradi dell'aggettivo]]'''"
===Preposizioni e locuzioni preposizionali di agente / causa / causa efficiente / dipendenza===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
| rowspan="3" |'''de'''
|SI (escluso nomi di città)
|agente / causa efficiente
|L'edifizzi l'è stad trad sgiò '''de'''l teremot
|L'edificio è stato abbattutto '''da'''l terremoto
|-
|
|SI (escluso nomi di città)
|dipendenza
|El prezzi de la benzina el dipend '''de'''l prezzi del petroli
|Il prezzo della benzina dipende '''da'''l prezzo del petrolio
|-
|SI/NO
|causa (solo per sentimenti o disagi fisici)
|El barbon l'è mort '''de'''(l) frecc
|Il barbone è morto '''per''' il / '''di''' / '''da'''l freddo
|-
|'''per'''
|SI (escluso nomi di città)
|causa (sempre)
|El barbon l'è mort '''per''' el frecc
|Il barbone è morto '''per''' il / '''da'''l freddo
|-
|'''per via de'''
|NO quando il sostantivo segue è plurale e di norma sarebbe preceduto da un [[Lombardo/Articoli|articolo partitivo]], oppure nei casi di norma non preceduti da [[Lombardo/Articoli|articolo]]
SI negli altri casi
|causa (sempre)
|El barbon l'è mort '''per via de'''l frecc
|Il barbone è morto '''a causa de'''l freddo
|-
|'''a caosa de'''
|NO quando il sostantivo segue è plurale e di norma sarebbe preceduto da un [[Lombardo/Articoli|articolo partitivo]], oppure nei casi di norma non preceduti da [[Lombardo/Articoli|articolo]]
SI negli altri casi
|causa (sempre)
|El barbon l'è mort '''a caosa de'''l frecc
|Il barbone è morto '''a causa de'''l freddo
|-
|'''in reson de'''
|NO quando il sostantivo segue è plurale e di norma sarebbe preceduto da un [[Lombardo/Articoli|articolo partitivo]], oppure nei casi di norma non preceduti da [[Lombardo/Articoli|articolo]]
SI negli altri casi
|causa
|
|'''in ragione di'''
|}
<references/>
===Preposizioni e locuzioni preposizionali di mezzo===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''con'''<ref>"'''cont'''" prima di vocale</ref>
|NO nei casi di norma non preceduti da articolo
SI negli altri casi
|mezzo (strumento utilizzato)
|Hoo fad el bus '''cont''' el firlaforla
|Ho fatto il buco '''co'''l trapano
|-
|'''in'''
|NO
|mezzo (di trasporto)
|Voo a cà '''in''' machina
|Vado a casa '''in''' macchina / '''con''' la macchina
|-
|'''per'''
|NO
|mezzo (di telecomunicazione)
|El parla '''per''' television
|Parla '''per''' televisione
|-
|'''grazzie a'''
|NO quando il sostantivo segue è plurale e di norma sarebbe preceduto da un [[Lombardo/Articoli|articolo partitivo]], oppure nei casi di norma non preceduti da [[Lombardo/Articoli|articolo]]
SI negli altri casi
|mezzo (generico), con enfasi su un vantaggio ricavato
|L'hà riessid a passà l'esam '''grazzie a''' quell liber là.
|E' riuscito a passare l'esame '''grazie a''' quel libro
|-
|'''per mez de'''
|NO quando il sostantivo segue è plurale e di norma sarebbe preceduto da un articolo partitivo oppure nei casi di norma non preceduti da articolo
SI negli altri casi
|mezzo (generico)
|I hann menad inanz la soa ricerca '''per mez de''' espriment
|Hanno portanto avanti la loro ricerca '''mediante''' esprimenti
|-
|rowspan="2"|'''de'''
|SI
|mezzo (quando il mezzo ha permesso o permette di apprendere, capire, riconoscere ... qualcosa)
|L'hoo riconossud '''de''' la vos
|L'ho riconosciuto '''da'''lla voce
|-
|NO
|in qualche altra rara espressione
|Tegnì '''de''' man
|Tenere '''per''' mano
|}
<references />
===Preposizioni di abbondanza e mancanza===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|rowspan="2"|'''de'''
|NO quando il sostantivo segue è plurale e di norma sarebbe preceduto da un [[Lombardo/Articoli|articolo partitivo]], oppure nei casi di norma non preceduti da [[Lombardo/Articoli|articolo]]
SI negli altri casi
|abbondanza
|El cavagn l'è pien '''de''' nos<br>
El cavagn l'è pien '''di''' nos che t'hee comprad
|Il cesto è pieno '''d'''i noci<br>
Il cesto è pieno '''de'''lle noci che hai comprato
|-
|NO quando il sostantivo segue è plurale e di norma sarebbe preceduto da un [[Lombardo/Articoli|articolo partitivo]], oppure nei casi di norma non preceduti da [[Lombardo/Articoli|articolo]]
SI negli altri casi
|mancanza
|
|
|}
<references />
===Preposizioni di privazione===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''de'''
|NO nei casi di norma non preceduti da [[Lombardo/Articoli|articolo]]
SI negli altri casi
|privazione
|Privà on quaivun '''de'''l pan<br>
|Privare qualcuno '''d'''el pane<br>
|}
===Preposizioni e locuzioni preposizionali di compagnia e unione===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''con'''
|SI
|compagnia e unione
|Mi son '''con''' la mia morosa
|Io sono '''con''' la mia fidanzata
|-
|'''insema a'''
|SI
|compagnia
|Mi son '''insema a''' la mia morosa
|IO sono '''insieme a'''lla mia fidanzata
|-
|'''intra'''/'''intra''' / '''tra''' / '''fra'''<ref>costruzione con "intra" è uno "stato in luogo" che in senso figurato rappresenta compagnia</ref>
|SI
|compagnia
|L'è '''intra''' i tosane
|E' '''tra''' le ragazze
|}
<references />
===Preposizioni concessive===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''con'''
|SI
|concessiva
|'''Cont''' el frecc che faseva sont sortid istess
|'''Con''' il freddo che faceva sono uscito comunque
|-
|'''amalastant'''
|SI
|concessiva
|'''Amalastant''' el frecc che faseva sont sortid istess
|'''Nonostante''' il freddo che faceva sono uscito comunque
|-
|'''a dispet de'''
|SI
|concessiva
|'''A dispet''' de la sua apparenza era diverso
|'''A dispetto de'''lla sua aopparenza era diverso
|}
<references />
===Preposizioni di denominazione===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''de'''
|NO
|denominazione
|La cità '''de''' Milan
|la città '''di''' Milano
|}
<references />
===Preposizioni di distanza===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''a''' (...'''de''')
|NO davanti a nomi di città
SI negli altri casi
|distanza
|Sem rivad '''a''' des chilometri '''de''' Vares
|Siamo arrivati a 10 chilometri da Varese
|}
<references />
===Preposizioni distributive===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''a''' ...'''a'''
|NO
|distributivo - in qualche altra locuzione
|Caminèm '''a''' duu '''a''' duu
|Camminiamo '''a''' due '''a''' due
|-
|rowspan="2"|'''per'''
|NO
|distributivo - in qualche altra locuzione
|Caminèm in fila '''per''' duu
|Camminiamo in fila '''per''' due
|-
|NO
|distributivo - distribuzione di qualcosa
|Ghe n'è assee '''per''' tucc
|Ce n'è abbastanza '''per''' tutti
|}
<references />
===Preposizioni di materia===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''de'''
|NO
|materia
|El rampin l'è '''de''' ferr
|Il gancio è '''di''' ferro / '''in''' ferro
|}
<references />
===Preposizioni di aggiunta===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''asca'''
|SI
|aggiunta - vuol dire "e poi c'è da aggiungere anche"
|Cent franch asca i interess
|Cento franchi '''oltre a'''gli interessi
|-
|'''pù'''
|SI
|aggiunta - vuol dire "che si sommano a"
|Cent franch '''pù''' i interess
|Cento franchi '''più''' gli interessi
|}
<references />
===Preposizioni e locuzion preposizionali di esclusione e privazione===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''senza'''<ref>"senza de" prima dei [[Lombardo|prronomi personali soggetto]]</ref>
|SI
|privazione - senza
|'''Senza de''' mi el ghe sariss mai stad
|'''Senza di''' me non ci sarebbe mai stato
|-
|'''foeura che''' / '''via che'''
|SI
|esclusione - eccetto
|Tucc i dialet de la lombardai '''foeura che''' / '''via che''' 'l Mantovan i partegnen a la lengua lombarda.
|Tutti i dialetti della lombardia eccetto il mantovano appartengono alla lingua lombarda.
|-
|'''condemanch'''
|SI
|esclusione - eccetto
|
|
|}
<references />
===Preposizioni di qualità===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''de'''
|NO
|qualità
|L'è on oget '''de''' valor
|e un oggetto '''di''' valore
|-
|'''con'''
|NO
|qualità (derivante da qualcosa di posseduto o apprtenente)
|On om '''cont''' ona barba longa
|Un uomo '''con''' una barba lunga
|}
<references />
===Preposizioni di pena===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''a'''
|NO
|pena da scontare
|L'è stad condanad '''a''' des ann de prison
|E' stato condannato '''a''' dieci anni di prigione
|-
|'''de'''
|NO
|pena da scontare
|L'è stad multad '''de''' desmila euro
|E' stato multato '''per''' diecimila euro
|}
<references />
===Preposizioni partitive===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''de'''
|NO nei casi di norma non preceduti da articolo
SI negli altri casi
|distributivo
|Domà trii '''de''' lor a inn boni de scriver
|Solo tre '''di''' loro sono in grado di scrivere
|-
|'''intra''' /'''infra''' / '''tra''' /'''fra'''<ref>'''infra de'''.. davanti ai [[Lombardo/Pronomi personali soggetto|pronomi personali soggetto]]</ref><ref>costruzione con '''infra''' è "stato in luogo" che in senso figurato ha funzione partitiva"</ref>
|NO nei casi di norma non preceduti da articolo
SI negli altri casi
|distributivo
|Domà trii '''infra de''' lor a inn boni de scriver
|Solo tre '''tra''' di loro sono in grado di scrivere
|}
<references />
===Preposizioni e locuzioni preposizionali di limitazione===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''de'''
|NO
|limitazione - qualcosa posseduto dal soggetto
|L'è curt '''de''' cervell
|E' corto '''di''' cervello
|-
|'''in quant a'''
|SI
|limitazione - generale
|'''In quant a''' la matematica l'è assee bravo
|'''Quanto a'''lla matematica è abbastanza bravo
|-
|'''per'''
|SI
|limitazione - opinioni
|'''Per''' el Giovann l'è inscì
|'''Per''' Giovanni è così
|-
|'''second''' /'''segond'''
|SI
|limitazione - opinioni
|'''Second''' el Giovann l'è inscì
|'''Secondo''' Giovanni è così
|-
|'''a segonda de''' (abbr. ''segonda'') /'''a seconda de''' (abbr. ''seconda'')
|SI
|limitazione
|'''a segonda de'''
|'''a seconda di'''
|}
<references />
===Preposizioni di oggetto e di termine===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|rowspan="2"|(nessuna<br>preposizione)
|SI (escluso nomi di città)
|oggetto - forma affermativa
|El gat l'hà mangiad '''la''' polpeta<br>
El gat l'hà mangia '''ona''' polpeta
|Il gatto ha mangiato '''la''' polpetta<br>
Il gatto ha mangiato '''una''' polpetta
|-
|SI (escluso nomi di città)
|oggetto - forma negativa nei casi in cui l'oggetto specifico<br>che quindi voglia l'[[Lombardo/Articoli|articolo determinativo]]<br>o indeterminativo nel senso di tutto eccetto uno o qualcuno
|El gat l'hà mangiad minga '''la''' polpeta
El gat l'hà mangiad nò '''ona''' polpeta
|Il gatto ha mangiato minga '''la''' polpetta
Il gatto non ha mangiato '''una''' polpetta (le ha mangiate tutte tranne una)
|-
|'''de'''
|NO
|oggetto - negativa negli altri casi
|El gat l'hà mangiad minga '''de''' polpete<br>
|Il gatto non ha mangiato polpette
|-
|'''a'''
|SI (escluso nomi di città)
|termine (sempre)
|Gh'hoo dad ona polpeta '''a'''l gat<br>
|Ho dato una polpetta '''a'''l gatto
|}
<references />
===Preposizioni di scopo e di vantaggio===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''de'''
|NO
|scopo - quando si vuole indicare che l'oggetto è designato apposta per quello scopo
|I scarpe '''de''' tenis
|Le scarpe '''da''' tennis
|-
|rowspan ="2"|'''per'''
|SI (escluso nomi di città e paesi)
|scopo - quando si vuole indicare che l'azione descritta dal predicato è svolta per uno scopo
|El lavora '''per''' la soa vita
|Lavora '''per''' la sua vita
|-
|SI (escluso nomi di città e paesi)
|vantaggio (a vantaggio di)
|El lavora '''per''' i sò fioeul
|Lavora '''per''' i suoi figli
|}
===Locuzioni preposizionali di svantaggio===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''contra de''' / '''contra a''' /'''contra'''
|SI
|svantaggio - contro
|
|
|-
|'''a svantagg de''' / '''a dagn de'''
|SI
|svantaggio - a svantaggio di / a danno di
|
|
|}
===Preposizioni di separazione e allontanamento===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|rowspan="2"|'''de'''
|SI (eccetto nomi di città)
|separazione
|Separém i boni '''d'''i cativ
|Separiamo i buoni '''da'''i cattivi
|-
|SI (eccetto nomi di città)
|allontanamento
|I boni s'inn slontanad '''d'''i cativ
|I buoni si sono allontanmati '''da'''i cattivi
|}
===Preposizioni per costruire il complemento predicativo===
Di solito il complemento predicativo del soggetto non è introdotto da preposizione:
:Esempi:<br>
::El Lessi l'è considerad on geni (Alessio è considerato un genio)<br>
::El Valeri l'è stad elegiud sindich (Valerio è stato eletto sindaco)
Ci sono però dei casi dove si utilizzano delle preposizioni per esempio
→ preposizione "'''come'''"<br>
:Esempio:<br>
::L'è stad ciapad '''come''' garzon (E' stato preso '''come''' apprendista)
→ preposizione "'''de'''"<br>
:Esempio:<br>
::El fa '''de''' testimoni (Fà '''da''' testimone)
===Preposizioni di quantità===
====Preposizioni per indicare il numero di elementi costituenti un'entità====
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''de'''
|NO
|quantità (riferita delle entità costituenti l'entità rappresentata dal sostantivo che precede)
|Ona partida '''de''' des toch<br>La partida l'era de des toch
|Una partita '''da''' dieci pezzi<br>La partita era da dieci pezzi
|-
|'''in'''
|NO
|quantità (numero degli elementi che costituiscono un gruppo)
|Serom '''in''' trii
|Eravamo '''in''' tre
|-
|(nessuna<br>preposizione)
|NO
|quantità (numero degli elementi indipendente dall'idea del gruppo)
|I eren trii
|Erano tre
|}
====Preposizione per indicare il numero di parti in cui dividere un'entità====
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|in
|NO
|quantità (numero di parti in cui un'entità viene divisa)
|Spartì '''in''' trè part
|Dividere '''in''' tre parti
|-
|}
====Preposizioni per indicare il prezzo====
Per indicare il prezzo di un oggetto non si usano preposizioni:
:Esempi:<br>
::El compiuter el costa cinchcent euro (Il compiuter costa 500 euro)<br>
Per indicare il prezzo a la quale è venduto o comprato qualcosa si usa la preposizione "'''a'''"
:Esempio:<br>
::L'hoo comprad '''a''' cinchcent euro (L'ho comprato '''a''' / '''per''' 500 euro)
::L'hoo vendud '''a''' cinchcent euro (L'ho venduto '''a''' / '''per''' 500 euro)
<references />
====Preposizioni per indicare approssimazione====
Nelle stime, nelle misure e nelle supposizioni ove non sia richiesta preposizione l'introduzione della preposizione "'''in su'''" equivale a dire "pressappoco", "supergiù", "circa"
::Esempio
::El pesa '''in sui''' sessanta chilogram (Pesa pressappoco sessanta chilogramnmi, Pesa sui sessanta chilogrammi)
Se si vuole invece indicare un intervallo si usa '''"infra"''' / "intra" / "tra " / "fra" .... '''"e"'''
::Esempio
::El palazz l'è alt '''intra''' i trii '''e''' i quindes metri (Il palazzo è alto '''tra''' i tre '''e''' i quindici metri)
===Preposizioni di stima===
Per indicare il valore stimato di un oggetto si usa la preposizione "'''per'''":
:Esempio:<br>
::Quest anell chì l'è stad stimae '''per''' cinchcent milion (Questo anello è stato stimato '''per''' 500 milioni)
vale quanto detto sopra per le approssimazioni ('''in su''') e gli intervalli ('''infra...e''')
<references />
===Preposizioni per indicare l'età===
Per indicare l'eta di una persona non si usano preposizioni:
:Esempi:<br>
::El Lessi el gh'hà quarant'ann (Alessio ha quarant'anni)<br>
Per indicare l'età alla quale è successo qualcosa si usa la preposizione "'''a'''"
:Esempio:<br>
::L'è andad in spos '''a''' vint ann (Si è sposato '''a''' vent'anni)
Allo stesso modo può essere indicata un'età approssimata facendo precedere la preposizione "'''in su'''"
<references />
===Preposizioni di trasformazione===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''in'''
|NO
|trasformazioni di varia natura
|El liber l'è stad tradot '''in''' lombard
|Il libro è stato tradotto '''in''' lombardo
|}
===Preposizioni e locuzioni preposizionali di scambio e sostituzione===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''per'''
|NO
|scambio
|L'hà scambiad ona roba '''per''' l'altra
|Ha scambiato una cosa '''per''' / '''con''' l'altra
|-
|'''inveci de''' /'''inscambi de'''
|NO
|scambio
|L'hà ciapad ona roba '''inveci de''' l'altra
|Ha preso una cosa una cosa '''invece de'''ll'altra
|-
|'''al post de'''
|NO
|sostituzione
|L'hà metud on roba '''al post de''' l'altra
|ha messo una cosa al '''posto de'''ll'altra
|}
===Preposizioni di modo===
I complementi di modo sono di solito espressi attraverso avverbi, a volte sono anche espressi con locuzioni avverbiali che possono essere formate da:
'''con''' + sostantivo
:Esempio:
::Hoo lavorad '''''con''' impegn'' (Ho lavorato '''''con''' impegno'')
'''de''' + aggettivo
:Esempio
::Hoo lavorad '''''de''' crapon'' (Ho lavorato ''ostinat'''amente''''')
esistono tuttavia numerose locuzione costruite con altre preposizioni.
Esempi:
sul seri → sul serio
per nom → per nome
====Preposizioni per indicare sentimenti o condizioni====
Di solito stati d'animo o condizione vengono espressi mediante aggettivi
:Esempi:<br>
::El Lessi l'è feliz (Alessio è felice)<br>
talvolta si usa scrivere "'''in'''" + sentimento / condizione
:Esempio:<br>
::El paes l'è in agitazzion (Il paese è '''in''' agitazione)
<references />
===Preposizioni di circostanza===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''con'''
|NO
|circostanza
|El pioveva '''co'''l sol
|Pioveva '''co'''l sole
|}
===Locuzioni preposizionali di relazione===
{| class="wikitable"
!Preposizione
!+ articolo?
!Complemento / utilizzo
!Esempio
!Esempio in italiano
|-
|'''a l'uso de'''
|NO
|relazione (somiglianza) - a immagine di
|
|
|-
|'''front a'''
|NO
|relazione (con qualcosa o qualcuno da fronteggiare)<br>- nei confronti di
|
|
|-
|'''in di confront de'''
|NO
|relazione - nei confronti di
|
|
|}
==Preposizioni per formare i verbi frasali==
Alcuni verbi cambiano il loro significato quando sono succeduti da preposizione o da alcuni avverbi.<br>
►►► guarda ►►► '''[[Lombardo/Verbi frasali]]'''
2wi8iztxa2wyy5f17rem8wyzk8tmexu
Saeculum Mirabilis/Note
0
51895
431757
431638
2022-08-18T16:04:19Z
Monozigote
19063
/* Capitolo 2 */ riff
wikitext
text/x-wiki
{{Saeculum Mirabilis}}
[[File:Albert-einstein-image.jpg|540px|thumb|center|Albert Einstein (anni '30)]]
== NOTE ==
=== Il Carteggio Einstein ===
Albert Einstein lasciò le sue carte personali all'[[w:Università Ebraica di Gerusalemme|Università Ebraica di Gerusalemme]], dove sono conservate nell'Albert Einstein Archive (AEA). Nei riferimenti ogni elemento è citato con la data, numero di fascicolo AEA, numero di documento. Molti manoscritti originali furono dattiloscritti dalla segretaria di Einstein, [[w:Helen Dukas|Helen Dukas]], e una quantità considerevole venne tradotta in {{Lingue|en}}. Quando in {{Lingue|de}} – ed in alcuni casi in {{Lingue|fr}} – gli originali sono rimasti intradotti e così li ho lasciati nel mio studio (se invece ho necessitato di fornirne una traduzione per motivi interpretativi, allora lo specifico con "tradotto da [[Utente:Monozigote|Monozigote]]").
=== [[Saeculum Mirabilis/Introduzione|Introduzione]] ===
# Lo scienziato e romanziere britannico [[w:Charles Percy Snow|C. P. Snow]], che conosceva Einstein, tentò di rispondere alla domanda sul perché solo Einstein, piuttosto che, diciamo, Rutherford o Bohr, fosse "nella classe Bradman" e concluse che se Einstein non fosse esistito la fisica del ventesimo secolo sarebbe stata diversa: "this one could say of no one else, not even Rutherford or Bohr". Snow suggerì inoltre che a Rutherford mancasse "Einsteinʼs moral independence or resource" e, sebbene Bohr poteva possedere queste qualità, non poteva proiettarle. C. P. Snow, ''Variety of Men: Statesmen, Scientists and Writers'' (Harmondsworth: Penguin Books, 1969), 79, 90.
# Si veda Abraham Pais, ''ʻSubtle is the Lordʼ: The Science and the Life of Albert Einstein'' (Oxford: Oxford University Press, 1982), 7–8.
# ''Einstein to Sigmund Freud, 10 May 1931'', Albert Einstein Archive, Hebrew University, Gerusalemme (d'ora in poi AEA), 32–559; rist. in Albert Einstein, ''Ideas and Opinions'' (New York: Crown Publishers, 1954), 104–5, e anche, ma con altra traduzione, in David E. Rowe e Robert Schulmann (eds), ''Einstein on Politics: His Private Thoughts and Public Stands on Nationalism, Zionism, War, Peace, and the Bomb'' (Princeton: Princeton University Press, 2007), 421–2. Questa lettera, descritta nella sua forma pubblicata come scritta nel tardo 1931 o primi 1932, è stata ora datata definitivamente. Per una discussione molto interessante su Einstein e Freud, sia sulla loro relazione personale che sugli elementi paralleli del loro status iconico nel ventesimo secolo, si veda John Forrester, ʻA Tale of Two Icons: “The Jews all over the World Boast of My Name, Pairing me with Einstein” (Freud, 1926)ʼ, ''Psychoanalysis and History'', 7/2 (2005), 205–26. Un avvincente studio completo dei contributi di Einstein e Freud alle rivoluzioni intellettuali del ventesimo secolo sta in Richard Panek, ''The Invisible Century: Einstein, Freud, and the Search for Hidden Universes'' (Londra: Penguin Books, 2004).
# Verranno forniti riferimenti completi a questa letteratura secondaria man mano che i temi verranno discussi nel corso del libro. Di seguito vengono citate alcune delle opere principali. Ronald W. Clark, ''Einstein: His Life and Times'' (Londra: Hodder and Stoughton, 1971); Albrecht Főlsing, ''Albert Einstein'' (Harmondsworth: Penguin Books, 1998); Walter Isaacson, ''Einstein: His Life and Universe'' (New York: Simon and Schuster, 2008), a cui ho fatto spesso riferimento per le informazioni generali. Tra le biografie, Pais, ''ʻSubtle is the Lordʼ: The Science and the Life of Albert Einstein'', ha per me un posto speciale: Principalmente interessato alla scienza, contiene anche alcune importanti intuizioni sul carattere di Einstein e sugli atteggiamenti politici basati sull'amicizia dell'autore con Einstein. Si vedano specialmente i capitoli 1, 3, e 27. Abbastanza recente è la breve biografia di Steven Gimbel, ''Einstein: His Space and Times'' (New Haven: Yale University Press, 2015). Cfr. anche Peter L. Galison, Gerald Holton, e Silvan S. Schweber (eds), ''Einstein for the Twenty-First Century: His Legacy in Science, Art, and Modern Culture'' (Princeton: Princeton University Press, 2008); Alexander Vucinich, ''Einstein and Soviet Ideology'' (Stanford, CA: Stanford University Press, 2001); Fred Jerome, ''The Einstein File: J. Edgar Hooverʼs War against the Worldʼs Most Famous Scientist'' (New York: St Martinʼs Press, 2002); Max Jammer, ''Einstein and Religion'' (Princeton: Princeton University Press, 1999); Fritz Stern, ''Einsteinʼs German World'' (Harmondsworth: Penguin, 2001); Zeʼev Rosenkranz, ''Einstein before Israel: Zionist Icon or Iconoclast?'' (Princeton: Princeton University Press, 2011); Jamie Sayen, ''Einstein in America: The Scientistʼs Conscience in the Age of Hitler and Hiroshima'' (New York: Crown Publishers, 1985).
# Otto Nathan e Heinz Norden (eds), ''Einstein on Peace'' (1960; New York: Schocken, 1968). Rowe e Schulmann (eds), ''Einstein on Politics'', citazione a p. xxi.
# Tuttavia, l'introduzione storica a Rowe e Schulmann (eds), ''Einstein on Politics'', rappresenta fino ad oggi il resoconto più completo delle opinioni politiche di Einstein nel loro insieme ed è una lettura essenziale.
# Non pretendo che questi pochi paragrafi possano rappresentare una storia completa del liberalismo; sono solo riferimenti alle principali associazioni del termine. Una storia recente e completa del liberalismo, in effetti il primo resoconto storico completo in inglese da molti anni, è quello di Edmund Fawcett, ''Liberalism: The Life of an Idea'' (Princeton: Princeton University Press, 2014), specialmente la Parte II sul periodo 1880–1945. Per la citazione da Friedrich Hayek, cfr. ''The Road to Serfdom'' (Londra: George Routledge and Sons, 1944), 10, e , da Karl Mannheim, ''Diagnosis of our Time: Wartime Essays of a Sociologist'' (Londra: Kegan Paul, 1943), 5.
# David Armitage, ʻThe “International Turn” in Intellectual Historyʼ, ''Global Journal'', 15, 22 gennaio 2013, 22–5. Una versione più completa si trova in Darrin M. McMahon e Samuel Moyn (eds), ''Rethinking Modern European Intellectual History'' (New York: Oxford University Press, 2014), 232–52.
=== [[Saeculum Mirabilis/Capitolo 1|Capitolo 1]] ===
# Susan Neiman, ʻSubversive Einsteinʼ, in Galison, Holton, and Schweber (eds), Einstein for the Twenty-First Century, 62.
# Cfr. Nathan & Norden (eds), ''Einstein on Peace''.
# Jagdish Mehra, ʻEinsteinʼs Philosophy of Lifeʼ, typescript, n.d., AEA 60-492.
# Einstein to Mehra, 2 July 1952, AEA 60-491.
# Einstein to Michele Besso, 21 April 1946, AEA 7-381.
# Gimbel, Einstein, 10.
# Maja Winteler-Einstein, ʻAlbert Einstein—Beitrag fűr sein Lebensbild,ʼ in Collected Papers of Albert Einstein (hereafter CPAE), i, p. lxiii.
# See Winteler-Einstein, ʻAlbert Einsteinʼ, in CPAE i, pp. lxiii–lxiv.
# CPAE i. 12, doc. 7, editorial introduction.
# CPAE i. 239 n. 1, editorial note on Swiss citizenship.
# Főlsing, Albert Einstein, 67.
# Cfr. Peter L. Galison, ʻThe Assassin of Relativityʼ, in Galison, Holton, and Schweber (eds), Einstein for the Twenty-First Century, 187.
# Cfr. Galison, ʻThe Assassin of Relativityʼ, 185–204.
# Quoted in Galison, ʻThe Assassin of Relativityʼ, 189.
# One example is the compilation of Einsteinʼs speeches and writings, The World As I See It (New York: Philosophical Library, 1949; repr. New York: Citadel Press, 1995).
# Dewey to Einstein, Western Union Telegram, 6 December 1937, AEA 52‐810.
# Einstein to Dewey, 7 December 1937, AEA 75-468 (translation by RC).
# Stefan Collini in ''Absent Minds: Intellectuals in Britain'' (Oxford: Oxford University Press, 2006), Introduction & Part I.
# R. R. Palmer, ''The Age of the Democratic Revolution'' (2 vols; Princeton: Princeton University Press, 1959, 1964).
# Paul Kennedy in ''The Parliament of Man'' (New York: Vintage Books, 2007), cap. 1.
# Margaret Macmillan, ''Peacemakers: Six Months that Changed the World'' (London: John Murray, 2003).
# Daniel Gorman, The Emergence of International Society in the 1920s (Cambridge: Cambridge University Press, 2014), 2.
# Cfr. David James Fisher, Romain Rolland and the Politics of Intellectual Engagement (Berkeley and Los Angeles: University of California Press, 1988), 61.
# Fisher, Romain Rolland, ch. 4.
# H. G. Wells, ''The Open Conspiracy and Other Writings'' (London: Waterlow and Sons, 1933), 14–15.
# Bertrand Russell, ''The Autobiography of Bertrand Russell'', ii. 1914–1944 (London: George Allen and Unwin, 1968), 180.
# George Bernard Shaw (1856–1950), John Dewey (1859–1952), Romain Rolland (1866–1944), H. G. Wells (1866–1946), Gandhi (1869–1948), Bertrand Russell (1872–1970), Thomas Mann (1875–1955), Albert Schweitzer (1875–1965), and Einstein himself (1879–1955).
# Bertrand Russell, in Albert Einstein et al, ''Living Philosophies: A Series of Intimate Credos'' (New York: Simon and Schuster, 1931), 13–14; John Dewey, ''ibid.'' , p. 34. Cfr. anche John Dewey, ''Reconstruction in Philosophy'' (New York: Henry Holt, 1920).
# Albert Schweitzer, ''The Decay and Restoration of Civilization'', pt I di ''The Philosophy of Civilization'', trans. C. T. Campion (1923; London: A & C Black, 1932), 3. Cfr. anche Schweitzer, ''Civilization and Ethics'', pt II di ''The Philosophy of Civilization'' (1923; 3rd edn; London: A & C Black, 1946), capp. XXI e XXII. Cfr. anche James Brabazon, ''Schweitzer: A Biography'' (New York: G. P. Putnam, 1975), chs 15–16.
# Russell, Autobiography, ii. 38.
# Fisher, Romain Rolland, 200.
# Michael Holroyd, Bernard Shaw, ii. 1898–1918: The Pursuit of Power (London: Chatto and Windus, 1989), 43.
# Russell, Autobiography, ii. 102, 107; the retrospective essay is ʻWhy I am not a Communistʼ in Russell, Portraits from Memory and Other Essays (London: George Allen and Unwin, 1956), 212.
# Michael Holroyd, Bernard Shaw, iii. 1918–1950: The Lure of Fantasy (London: Chatto and Windus, 1991), 254.
# Su Russell, cfr. ''Bolshevism, Theory and Practice'' (New York: Harcourt Brace, 1920) e Russell, ''Autobiography'', ii, cap. 2. Su Shaw, cfr. Holroyd, ''Bernard Shaw'', iii, ch. 4, pt (1); su Rolland, cfr. Fisher, ''Romain Rolland'', 53–6, 244–50; su Wells, cfr. ''Russia in the Shadows and H. G. Wells, Experiment in Autobiography: Discoveries and Conclusions of a Very Ordinary Brain (since 1866)'' (2 vols; London: Victor Gollancz, 1934); on Dewey, see Impressions of Soviet Russia and the Revolutionary World: Mexico—China—Turkey (New York: New Republic, 1929) and Richard Crockatt, ʻJohn Dewey and Modern Revolutionsʼ, REAL: Yearbook of Research in English and American Literature, 7 (1990), 208–13.
# Einstein to Coudenhove-Kalergi, 6 July 1932 in Nathan and Norden (eds), Einstein on Peace, 204.
# Einstein to Gandhi, n.d., AEA 32-588; Gandhi to Einstein, 18 October 1931, AEA 32-587.
# Contribution to a seventieth-birthday volume for Gandhi, AEA 32-599.1.
# Statement on Schweitzer for a new edition of Mein Weltbild (not used) dated 1953, AEA 33-223.
# Einstein, Ideas and Opinions, 53; Schweitzer, The Decay and Restoration of Civilization, p. vi.
# Brabazon, Albert Schweitzer, 381.
# Schweitzer to Einstein, 30 April 1948, AEA 33-218; Einstein to Schweitzer, 25 September 1948, AEA 33-220. Einstein claimed that he had met Schweitzer twice, but there is evidence for only one meeting.
# ''The text of Schweitzerʼs lecture is online at the Nobel Prize website''.
# Einstein to Russell, 4 March 1955, AEA 33-205. ''Schweitzer was initially reluctant to make a public statement about the bomb, but in 1954 a letter by Schweitzer was published by the London Daily Herald urging scientists to speak out against the bomb.'' Cfr. Brabazon, ''Albert Schweitzer'', 419.
# George Marshall & David Poling, ''Schweitzer: A Biography'' (New York: Pillar Books, 1975), 240–2; Brabazon, ''Albert Schweitzer'', 429–35.
# Philipp Frank, Einstein, his Life and Times (1947; Cambridge, MA: Da Capo Press, 2002), 158.
# Einstein to Rolland, 22 March 1915, in CPAE viii. 103, pt A, doc. 65.
# Russell, Autobiography, ii. 38.
# ''In 1921, while on a tour of Japan, Russell was asked to recommend another lecturer for the following year and named Einstein and Lenin as the most significant minds in the world. Einstein did indeed go to Japan the following year. Lenin, Einsteinʼs biographer notes, was ʻotherwise engagedʼ'' (Főlsing, Albert Einstein, 524–5).
# Vorwort zu Russell, Politische Ideale, in AEA 33-152; statement about Russellʼs History of Western Philosophy, AEA 33-186.
# Cfr. ''Einstein to Russell, October 1931, AEA 33-156; Russell to Einstein, 7 January 1935, AEA 33-160; Einstein to Russell, March 14, 1940, AEA 33-166, published in abbreviated form in Nathan and Norden (eds), Einstein on Peace, 310.''
# Einstein to Mann, 29 April 1933, AEA 32-663; Einsteinʼs statement on presentation of the Einstein Medal to Mann, 28 January 1939, AEA 32-673; Einsteinʼs tribute to Mann, 9 June 1945, AEA 32-686; Mann obituary notice of Einstein, April 1955, AEA 32-706.
# Thomas Mann, ʻWarum ich nicht nach Deutschland zurűckgeheʼ, Aufbau, 39 (28 September 1945), in AEA 32-691.
# ''For Wellsʼs anticipation of Einstein and a well-grounded discussion of the relations between science and science fiction, see R. J. Lambourne, M. J. Shallis, and M. Shortland, Close Encounters?: Science and Science Fiction (Bristol: Adam Hilger, 1990), especially 56. Among the many conspiracy theories, which go far beyond the question of Wells and Einstein, see Christopher Jon Bjerknes, Albert Einstein: Unmaking the Myth, i. The Special Theory of Relativity, 2000–2001.''
# H. G. Wells with H Wickam Steed, Viscount Grey, Gilbert Murray, Lionel Curtis, J. A. Spender, William Archer (secretary), A. E. Zimmern, Viscount Bryce, The Idea of a League of Nations (Boston: Atlantic Monthly Press, 1919).
# Einstein to Wells, 20 April 1932, AEA34-294.
# H. G. Wells, in Einstein et al., Living Philosophies, 91.
# Quoted in John S. Partington, Building Cosmopolis: The Political Thought of H. G. Wells (London: Ashgate, 2003), 106–7.
# Einstein address at a conference on ʻEducators and World Peaceʼ, 23 November 1934, in Nathan and Norden (eds), Einstein on Peace, 253.
# Henderson, ʻHenderson Recalls Shawʼ, Einstein Association, Durham Morning Herald, 21 August 1955, in AEA 33-257.
# Einstein to Hedwig Fischer, n.d., 1928, AEA 33-246; Einstein to Besso, 5 January 1929, AEA 33-247.
# George Bernard Shaw, Savoy Hotel Fund-Raising Dinner, 28 October 1930, in Albert Einstein: Historical Recordings 1930–1947, British Library Sound Archive, 2005.
# Einstein to Shaw, 20 September 1950, AEA 33-256.
# Cfr. Einstein to Michele Besso, 21 July 1916, ʻLieber Onkel Toby…ʼ, in Albert Einstein–Michele Besso, Correspondance 1903–1955 (in German with French translation), ed. Pierre Speziali (Paris: Hermann, 1972), 75.
# Cfr. Einstein to Stone, 12 May 1952, AEA 61-489, and Stoneʼs reply, 16 May 1952, AEA 61-490.
# In Nathan and Norden (eds), Einstein on Peace, 3–4.
# ʻManifesto to the Europeansʼ, mid-October 1914, in CPAE vi. 69, 70, doc. 8 (translation by RC).
# See Nathan and Norden (eds), Einstein on Peace, 8.
# Theo F. Lentz to Einstein, 15 August 1949, AEA 57-626.
# Einstein to Lentz, 20 August 1949, AEA 57-627.
# Silvan S. Schweber, ʻEinstein and Nuclear Weaponsʼ, in Galison, Holton, and Schweber (eds), Einstein for the Twenty-First Century, 95–6.
# Einstein to Leo Huberman, 19 May 1952, AEA 61-492.
# On Einsteinʼs visit to America in 1921, see Marshall Missner, ʻWhy Einstein Became Famous in Americaʼ, Social Studies of Science, 15 (1985), 267–91. Cfr. anche Jamie Sayen, ''Einstein in America: The Scientistʼs Conscience in the Age of Hitler and Hiroshima'' (New York: Crown Publishers, 1985).
# Rosenkranz, ''Einstein before Israel'', cap. 3.
# ''Einsteinʼs critical comments about America were first published in the Niewe Rotterdamsche Courant, 4 July 1921, and reported at length in the New York Times. A full English translation is to be found in CPAE vii. 623–5, app. D; the quoted section is on p. 624. A partial German translation appeared in the Berlin Tageblatt, 7 July 1921, repr. in English translation in CPAE vii. 626–7, app. D. Einsteinʼs clarification and partial retraction appeared in the Vossische Zeitung, 10 July 1921, repr. in English translation in CPAE vii. 628–30, app. E.''
# ''In July 1922 Gilbert Murray, a British member of the committee, wrote to Einstein that ʻthe Committee, as I understand it, is not intended to represent national points of view. It consists of individuals chosen for their own qualifications from various nationsʼ (Murray to Einstein, 17 July 1922, in CPAE xiii. 418–19, doc. 296).''
# Einstein to Pierre Comert, between 12 and 19 July 1922, in CPAE xiii. 405, doc. 281.
# Bertrand Russell, The Autobiography of Bertrand Russell, iii. 1944–1967 (London: George Allen and Unwin, 1969), 99.
# ''Einstein to Sigmund Freud, 10 May 1931, AEA 32-559. Einsteinʼs exchange of views with Freud about war is discussed in Chapter 2 and again, in a different light, in Chapter 3.''
# ʻAntworten auf Fragen z. 60 Geburtstageʼ, 14 March 1939, AEA 28-473.
# Albert Einstein, ʻA Message to Intellectualsʼ, in Out of my Later Years (New York: Philosophical Library, 1950), 152.
# Einstein to O. John Rogge, 19 June 1951, AEA 61-133.
# ''The letter to Roosevelt, dated 2 August 1939, is available in Rowe and Schulmann (eds), Einstein on Politics, 359–61. The original typescript is in AEA 33-088. This letter and the consequences that flowed from it are discussed in Chapter 5.''
=== [[Saeculum Mirabilis/Capitolo 2|Capitolo 2]] ===
# ''There is a curious background to the award of the Nobel Prize to Einstein. He had been nominated a number of times since 1910 and pressure was rising to recognize his obvious achievement. While he was awarded the prize for 1921, it was not announced until 1922 because of disagreements among influential members of the Nobel Committee about whetherthe theory of relativity really satisfied Nobelʼs criteria, which included the requirement that the prize be given for a ʻdiscovery or inventionʼ. Despite the experimental proof of the General Theory in 1919, some committee members refused to accept its validity. It was decided initially not to award the prize for 1921, but a change of mind ensued when it was suggested that Einstein be awarded the prize for the ʻdiscoveryʼ of the law of the photoelectric eect rather than for the theory of relativity. So Einstein received the 1921 prize. The following year it was awarded to Niels Bohr.'' Da Főlsing, ''Albert Einstein'', 535–42.
# Frank, Einstein, p. xv.
# Albert Einstein, ''Űber die spezielle und allgemeine Relativitätstheorie'' (Braunschweig: Verlag Friedrich Vieweg & Sohn, 1916; {{en}} in 1920 da Methuen, Londra & Henry Holt a New York).
# Katy Price, ''Loving Faster than Light: Romance and Readers in Einsteinʼs Universe'' (Chicago: University of Chicago Press, 2012), 8.
# ''Quoted in Clark, Einstein, 267. Katy Price notes ʻmoralsʼ as an alternative to ʻmoraleʼ in Loving Faster than Light, 35.''
# ''A most intriguing effort is in Max Jammer, Einstein and Religion (Princeton: Princeton University Press, 1999), ch. 3. Jammer notes in introducing the topic that ʻthe idea of drawing theological consequences from physics has a long historyʼ (p. 157).''
# ''In the English-speaking world, the most famous critic was Herbert Butterfield in The Whig Interpretation of History (London: G. Bell, 1931).''
# Einstein to Lentz, 20 August 1949, AEA 57-627.
# ''Interview with Hannah Loewy in the Public Broadcasting System programme ʻAlbert Einstein: How I See the Worldʼ.''
# Quoted in Gerald Holton, ʻEinstein and the Shaping of our Imaginationʼ, in Gerald Holton and Yehuda Elkana (eds), Albert Einstein, Historical and Cultural Perspectives: The Centennial Symposium in Jerusalem (Princeton: Princeton University Press, 1982), p. xii.
# ''Albert Einstein, ʻThe World As I See Itʼ, in Ideas and Opinions, 8. This article has a complicated publishing history. The original was written in German in 1929/30, a handwritten copy of which is in the Albert Einstein Archive in file 29-028. The first English version appeared in the magazine Forum and Century (October 1930), 193–4, under the title ʻWhat I Believeʼ, and was reprinted in Einstein et al., Living Philosophies, 3–7. This English version, which is the text reprinted by Rowe and Schulmann (eds) in their Einstein on Politics, 226–30, differed in certain respects from the German original, notably in the paragraphing and the placing of certain sentences. The published German version in the collection of Einsteinʼs writings called Mein Weltbild (1934) follows the original handwritten text, as does the later English translation in Ideas and Opinions (1954). Throughout this book I use the text as published in Ideas and Opinions, on the grounds that it reflects most closely Einsteinʼs original German draft. I must thank Barbara Wolff of the Albert Einstein Archive and Professor Robert Schulmann for alerting me to important details regarding this question.''
# Frederic Golden, ʻAlbert Einstein: Person of the Centuryʼ, Time Magazine, 31 December 1999, 34.
# A good example is Yehuda Elkana, ʻThe Myth of Simplicityʼ, in Holton and Elkana (eds), Albert Einstein, 221–4.
# Einstein, ʻPrinciples of Researchʼ, in Ideas and Opinions, 226.
# See the interesting discussion of ʻEinstein and Languageʼ by Roman Jakobson in Holton and Elkana (eds), Albert Einstein,142.
# Ernst G. Straus, ʻReminiscencesʼ, in Holton and Elkana (eds), Albert Einstein, 418.
# Cfr. Főlsing, Albert Einstein, 29–35.
# Albert Einstein, ʻOn the Theory of Relativityʼ, in Ideas and Opinions, 246.
# Quoted in Rowe and Schulmann (eds), Einstein on Politics, 337.
# Rowe and Schulmann (eds), Einstein on Politics, 338.
# Einstein to A. J. Muste, 31 October 1949, AEA 58-574.
# ''Einsteinʼs doggedness has been vindicated in the eyes of many physicists who now see Einsteinʼs questioning of quantum mechanics as insightful and prescient. A gripping account of the Einstein–Bohr debate is contained in Manjit Kumar, Quantum: Einstein, Bohr and the Great Debate about the Nature of Reality (2008; London: Icon Books, 2014). The letter is Einstein to Max Born, 4 December 1926, in The Born–Einstein Letters, 1916–1955: Friendship, Politics and Physics in Uncertain Times (1971; Houndmills: Macmillan, 2005), 88.''
# Kahol to Einstein, 13 December 1949, AEA 32-611.
# Einstein to Kahol, 22 December 1949, AEA 32-612.
# Kahol to Einstein, 1 January 1950, AEA 32-613; and 3 March 1950, AEA 32-614.
# Nathan and Norden (eds), Einstein on Peace, 188–90; Freudʼs reply is on pp. 188–202. The typescript of Einsteinʼs letter to Freud is in AEA 32-543 (six pages). Freudʼs reply, headed ʻWien [Vienna] in September 1932ʼ, is in AEA 32-548 (seventeen pages). Quotations are from the English version in Nathan and Norden. For an important but rather different take on Why War? that emphasizes a personal element in the exchange, see Forrester, ʻA Tale of Two Icons,ʼ, 217–20, especially 219.
# Nathan and Norden (eds), Einstein on Peace, 196, 198, 200–1, 202.
# Yaron Ezrahi, ʻEinsteinʼs Unintended Legacy: The Critique of Common-Sense Realism and Post-Modern Politicsʼ, in Galison, Holton, and Schweber (eds), Einstein for the Twenty-First Century, 50.
# ''Ezrahi, ʻEinsteinʼs Unintended Legacyʼ, 52. Ezrahi links these observations with a larger thesis about the erosion of transparency in democratic communities, a development that he says is due not only to the advances of the physical sciences but also to the complex effects of new communications media.''
# Lincoln Barnett, The Universe and Dr Einstein, with a foreword by Albert Einstein (1948; New York: Signet Books, 1964), 58.
# Einstein, Ideas and Opinions, 261.
# Barnett, The Universe and Dr Einstein, 23, 18.
# Walter Lippmann to Newton D. Baker, 15 May 1929, in Lipmann, Public Philosopher: Selected Letters of Walter Lippmann, ed. John Morton Blum (New York: Ticknor and Fields, 1985), 241.
# Susan Neiman, ʻSubversive Einsteinʼ, 70.
# Einstein, ʻThe Laws of Science and the Laws of Ethicsʼ, in Out of my Later Years, 114.
# Einstein, ʻThe Laws of Science and the Laws of Ethicsʼ, in Out of my Later Years, 115.
# Einstein, ʻThe Common Language of Scienceʼ, in Out of my Later Years, 113.
# Einstein, ʻThe Laws of Science and the Laws of Ethicsʼ, in Out of my Later Years, 115.
# Stern, Einsteinʼs German World, 120. See also Thomas Levenson, Einstein in Berlin (New York: Bantam Books, 2004), 121–4.
# Főlsing, Albert Einstein, 347–8.
# ''Főlsing, Albert Einstein, 402, 413. It may be that in the scientific mind there is a disjunction between appreciation of the beauty of a solution to a complex problem—an appreciation of ʻscience for scienceʼs sakeʼ—and any possible practical uses to which an innovation might be put. It is reported that, when Edward Teller described the principle of the ʻsuperʼ or H-bomb to J. Robert Oppenheimer, Oppenheimer (who became a firm opponent of its production) said ʻitʼs technically sweetʼ.''
# Einstein, ʻThe World As I See Itʼ, in Ideas and Opinions, 9.
# See, e.g., Főlsing, Albert Einstein, 394–5; and Isaacson, Einstein, 185–6.
# ''On Einsteinʼs affairs, see Főlsing, Albert Einstein, 548, 616–17. In 2006 the Albert Einstein Archive at the Hebrew University, Jerusalem, released over 1,000 private letters showing that Einstein had had affairs with six women after his marriage to Elsa.''
# Einstein to Born, 12 April 1949, in The Born–Einstein Letters, 182.
# Einstein, ʻThe World As I See Itʼ, in Ideas and Opinions, 11; the German text is in Einstein, Mein Weltbild, ed. Carl Seelig (Amsterdam, 1934; enlarged edn, Zurich, 1953; repr. Berlin: Ullstein, 2005), 12.
# Einstein, Ideas and Opinions, 12.
# Einstein, ʻPrinciples of Researchʼ, in Ideas and Opinions, 225.
# Einstein, ʻAutobiographical Notesʼ, in Paul Arthur Schilpp (ed.), Albert Einstein: Philosopher–Scientist (The Library of Living Philosophers; 2nd edn; New York: Tudor Publishing Company, 1951), 5.
# ''Einstein, ʻAutobiographical Notesʼ, 17. Einstein was aware that in describing the process of his embrace of science and reason over religion he might be imposing an artificial simplicity on his past, but he concluded (p. 7) that, given the need for brevity, it was as close to the truth as he could get.''
# Einstein, ʻReligion and Scienceʼ, in Ideas and Opinions, 39.
# Einstein, ʻThe Religious Spirit of Scienceʼ, in Ideas and Opinions, 40.
# Einstein, ʻThe World As I See Itʼ, in Ideas and Opinions, 11.
# ''In 2011 a Tennessee legislator invoked Einstein (employing an evidently apocryphal or manufactured quote) in support of a bill to require teachers to present controversial scientific ideas—including evolution, global warming, human cloning, and others—in a critical fashion. The bill was regarded by its opponents as a means devised by the religious lobby of ensuring that creationism and intelligent design would be taught as scientific theory. The statement attributed to Einstein was: ʻA little knowledge would turn your head towards atheism, while a broader knowledge would turn your head toward Christianity.ʼ''
# Einstein, ʻScience and Religionʼ, in Ideas and Opinions, 47, 48.
# ''The reaction to this address in newspapers and private letters is described in detail in Jammer, Einstein and Religion, 92.''
# ''Einstein to Erich Gutkind, 3 January 1954, AEA 59-897 (translation by RC). He also said in this letter that the Jewish religion, like all other religions, was ʻan incarnation of primitive superstitionʼ. The publication of this letter was generally held to resolve the question of whether Einstein was a believer in God, but, as the Tennessee example above shows, this story continues to run and run.''
# Einstein to Guy Raner, 25 September 1949, AEA 58-702.
# Quoted in Jammer, Einstein and Religion, 49.
# Einstein, ʻScience and Religionʼ, in Ideas and Opinions, 44–5.
# Einstein, ʻReligion and Scienceʼ, in Ideas and Opinions, 39; ʻScience and Religionʼ, in Ideas and Opinions, 42.
# ''Einsteinʼs correspondence with Besso has been collected in Albert Einstein–Michele Besso, Correspondance; for Born, see The Born–Einstein Letters; Einsteinʼs exchange of letters with Heinrich Zangger has been collected in Seelenverwandte: Der Briefwechsel zwischen Albert Einstein und Heinrich Zangger, 1910–1947, ed. Robert Schumann (Zurich: Verlag Neue Zűrcher Zeitung, 2012); the correspondence with Műhsam can be followed in AEA 38-338–38-451; for accounts of Einsteinʼs memorable first meeting with Ehrenfest, see Főlsing, Albert Einstein, 294–5 and Isaacson, Einstein, 167–8. The correspondence in the Einstein Archive between Einstein and Ehrenfest is extensive. It ends in 1933 with Ehrenfestʼs suicide.''
# ''For a brief account of Einsteinʼs relations with Queen Elisabeth, see Főlsing, Albert Einstein, 631–2; for the letters to David Rothman, see AEA 56-048, 56-041, 56-055, and 56-061. See also the fascinating article by Spencer Rumsey, ʻEinsteinʼs Long Island Summer of ʼ39ʼ, in Long Island Press, 1 February 2013, for a touching account of Einsteinʼs relationship with Rothman.''
# ''Isaiah Berlin, ʻEinstein and Israelʼ, in Berlin, Personal Impressions, ed. Henry Hardy (Harmondsworth: Penguin, 1982), 154. It should be said that this comment comes towards the end of a warm and admiring portrait of Einstein.
# Born, Born–Einstein Letters, 125.''
# Einstein, ʻThe World As I See Itʼ, in ''Ideas and Opinions'', 9.
# Frank, Einstein, 49.
# Albert Einstein, ''Travel Diaries, 30 November 1930, AEA 29-134.10 (translation by RC).''
# Albert Einstein, ''Historic Recordings 1930–1947, British Library Sound Archive (London: British Library Board, 2005).''
# ''Besides his journalism, which included articles about the solar eclipse on which the proof of the General Theory of Relativity was based, Moszkowski was the author of books on humour and the occult. He had befriended Einstein in Berlin during the war. See Főlsing, Albert Einstein, 469–71; and Isaacson, Einstein, 269–71. Moszkowskiʼs book was published in Germany under the title Einstein, Einblicke in Seine Gedankenwelt: Gemeinverständliche Betrachtungen űber die Relativitätstheorie und ein neues Weltsystem, entwickelt aus Gespräche mit Einstein (Berlin: Fontane, 1920), and in English as Einstein, the Searcher: His Work Explained from Dialogues with Einstein (New York: E. P. Dutton, 1921).''
# ''Hedwig Born to Einstein, 7 October 1920, and Max Born to Einstein, 13 October 1920, in Born, The Born–Einstein Letters, 37, 39.''
# Born, The Born–Einstein Letters, 41. See also Főlsing, Albert Einstein, 468–71, and Isaacson, Einstein, 269–71.
# Cfr. Born, ''The Born–Einstein Letters'', 41.
=== [[Saeculum Mirabilis/Capitolo 3|Capitolo 3]] ===
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[[Categoria: Saeculum Mirabilis|Introduzione]]
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== NOTE ==
<div style="color: #990000; text-align: left; font-size: 0.9em;">''['''Tutte le note e i riferimenti sono lasciati negli originali {{Lingue|de|en|fr}}''']''</div>
=== Il Carteggio Einstein ===
Albert Einstein lasciò le sue carte personali all'[[w:Università Ebraica di Gerusalemme|Università Ebraica di Gerusalemme]], dove sono conservate nell'Albert Einstein Archive (AEA). Nei riferimenti ogni elemento è citato con la data, numero di fascicolo AEA, numero di documento. Molti manoscritti originali furono dattiloscritti dalla segretaria di Einstein, [[w:Helen Dukas|Helen Dukas]], e una quantità considerevole venne tradotta in {{Lingue|en}}. Quando in {{Lingue|de}} – ed in alcuni casi in {{Lingue|fr}} – gli originali sono rimasti intradotti e così li ho lasciati nel mio studio (se invece ho necessitato di fornirne una traduzione per motivi interpretativi, allora lo specifico con "tradotto da [[Utente:Monozigote|Monozigote]]").
=== [[Saeculum Mirabilis/Introduzione|Introduzione]] ===
# Lo scienziato e romanziere britannico [[w:Charles Percy Snow|C. P. Snow]], che conosceva Einstein, tentò di rispondere alla domanda sul perché solo Einstein, piuttosto che, diciamo, Rutherford o Bohr, fosse "nella classe Bradman" e concluse che se Einstein non fosse esistito la fisica del ventesimo secolo sarebbe stata diversa: "this one could say of no one else, not even Rutherford or Bohr". Snow suggerì inoltre che a Rutherford mancasse "Einsteinʼs moral independence or resource" e, sebbene Bohr poteva possedere queste qualità, non poteva proiettarle. C. P. Snow, ''Variety of Men: Statesmen, Scientists and Writers'' (Harmondsworth: Penguin Books, 1969), 79, 90.
# Si veda Abraham Pais, ''ʻSubtle is the Lordʼ: The Science and the Life of Albert Einstein'' (Oxford: Oxford University Press, 1982), 7–8.
# ''Einstein to Sigmund Freud, 10 May 1931'', Albert Einstein Archive, Hebrew University, Gerusalemme (d'ora in poi AEA), 32–559; rist. in Albert Einstein, ''Ideas and Opinions'' (New York: Crown Publishers, 1954), 104–5, e anche, ma con altra traduzione, in David E. Rowe e Robert Schulmann (eds), ''Einstein on Politics: His Private Thoughts and Public Stands on Nationalism, Zionism, War, Peace, and the Bomb'' (Princeton: Princeton University Press, 2007), 421–2. Questa lettera, descritta nella sua forma pubblicata come scritta nel tardo 1931 o primi 1932, è stata ora datata definitivamente. Per una discussione molto interessante su Einstein e Freud, sia sulla loro relazione personale che sugli elementi paralleli del loro status iconico nel ventesimo secolo, si veda John Forrester, ʻA Tale of Two Icons: “The Jews all over the World Boast of My Name, Pairing me with Einstein” (Freud, 1926)ʼ, ''Psychoanalysis and History'', 7/2 (2005), 205–26. Un avvincente studio completo dei contributi di Einstein e Freud alle rivoluzioni intellettuali del ventesimo secolo sta in Richard Panek, ''The Invisible Century: Einstein, Freud, and the Search for Hidden Universes'' (Londra: Penguin Books, 2004).
# Verranno forniti riferimenti completi a questa letteratura secondaria man mano che i temi verranno discussi nel corso del libro. Di seguito vengono citate alcune delle opere principali. Ronald W. Clark, ''Einstein: His Life and Times'' (Londra: Hodder and Stoughton, 1971); Albrecht Főlsing, ''Albert Einstein'' (Harmondsworth: Penguin Books, 1998); Walter Isaacson, ''Einstein: His Life and Universe'' (New York: Simon and Schuster, 2008), a cui ho fatto spesso riferimento per le informazioni generali. Tra le biografie, Pais, ''ʻSubtle is the Lordʼ: The Science and the Life of Albert Einstein'', ha per me un posto speciale: Principalmente interessato alla scienza, contiene anche alcune importanti intuizioni sul carattere di Einstein e sugli atteggiamenti politici basati sull'amicizia dell'autore con Einstein. Si vedano specialmente i capitoli 1, 3, e 27. Abbastanza recente è la breve biografia di Steven Gimbel, ''Einstein: His Space and Times'' (New Haven: Yale University Press, 2015). Cfr. anche Peter L. Galison, Gerald Holton, e Silvan S. Schweber (eds), ''Einstein for the Twenty-First Century: His Legacy in Science, Art, and Modern Culture'' (Princeton: Princeton University Press, 2008); Alexander Vucinich, ''Einstein and Soviet Ideology'' (Stanford, CA: Stanford University Press, 2001); Fred Jerome, ''The Einstein File: J. Edgar Hooverʼs War against the Worldʼs Most Famous Scientist'' (New York: St Martinʼs Press, 2002); Max Jammer, ''Einstein and Religion'' (Princeton: Princeton University Press, 1999); Fritz Stern, ''Einsteinʼs German World'' (Harmondsworth: Penguin, 2001); Zeʼev Rosenkranz, ''Einstein before Israel: Zionist Icon or Iconoclast?'' (Princeton: Princeton University Press, 2011); Jamie Sayen, ''Einstein in America: The Scientistʼs Conscience in the Age of Hitler and Hiroshima'' (New York: Crown Publishers, 1985).
# Otto Nathan e Heinz Norden (eds), ''Einstein on Peace'' (1960; New York: Schocken, 1968). Rowe e Schulmann (eds), ''Einstein on Politics'', citazione a p. xxi.
# Tuttavia, l'introduzione storica a Rowe e Schulmann (eds), ''Einstein on Politics'', rappresenta fino ad oggi il resoconto più completo delle opinioni politiche di Einstein nel loro insieme ed è una lettura essenziale.
# Non pretendo che questi pochi paragrafi possano rappresentare una storia completa del liberalismo; sono solo riferimenti alle principali associazioni del termine. Una storia recente e completa del liberalismo, in effetti il primo resoconto storico completo in inglese da molti anni, è quello di Edmund Fawcett, ''Liberalism: The Life of an Idea'' (Princeton: Princeton University Press, 2014), specialmente la Parte II sul periodo 1880–1945. Per la citazione da Friedrich Hayek, cfr. ''The Road to Serfdom'' (Londra: George Routledge and Sons, 1944), 10, e , da Karl Mannheim, ''Diagnosis of our Time: Wartime Essays of a Sociologist'' (Londra: Kegan Paul, 1943), 5.
# David Armitage, ʻThe “International Turn” in Intellectual Historyʼ, ''Global Journal'', 15, 22 gennaio 2013, 22–5. Una versione più completa si trova in Darrin M. McMahon e Samuel Moyn (eds), ''Rethinking Modern European Intellectual History'' (New York: Oxford University Press, 2014), 232–52.
=== [[Saeculum Mirabilis/Capitolo 1|Capitolo 1]] ===
# Susan Neiman, ʻSubversive Einsteinʼ, in Galison, Holton, and Schweber (eds), Einstein for the Twenty-First Century, 62.
# Cfr. Nathan & Norden (eds), ''Einstein on Peace''.
# Jagdish Mehra, ʻEinsteinʼs Philosophy of Lifeʼ, typescript, n.d., AEA 60-492.
# Einstein to Mehra, 2 July 1952, AEA 60-491.
# Einstein to Michele Besso, 21 April 1946, AEA 7-381.
# Gimbel, Einstein, 10.
# Maja Winteler-Einstein, ʻAlbert Einstein—Beitrag fűr sein Lebensbild,ʼ in Collected Papers of Albert Einstein (hereafter CPAE), i, p. lxiii.
# See Winteler-Einstein, ʻAlbert Einsteinʼ, in CPAE i, pp. lxiii–lxiv.
# CPAE i. 12, doc. 7, editorial introduction.
# CPAE i. 239 n. 1, editorial note on Swiss citizenship.
# Főlsing, Albert Einstein, 67.
# Cfr. Peter L. Galison, ʻThe Assassin of Relativityʼ, in Galison, Holton, and Schweber (eds), Einstein for the Twenty-First Century, 187.
# Cfr. Galison, ʻThe Assassin of Relativityʼ, 185–204.
# Quoted in Galison, ʻThe Assassin of Relativityʼ, 189.
# One example is the compilation of Einsteinʼs speeches and writings, The World As I See It (New York: Philosophical Library, 1949; repr. New York: Citadel Press, 1995).
# Dewey to Einstein, Western Union Telegram, 6 December 1937, AEA 52‐810.
# Einstein to Dewey, 7 December 1937, AEA 75-468 (translation by RC).
# Stefan Collini in ''Absent Minds: Intellectuals in Britain'' (Oxford: Oxford University Press, 2006), Introduction & Part I.
# R. R. Palmer, ''The Age of the Democratic Revolution'' (2 vols; Princeton: Princeton University Press, 1959, 1964).
# Paul Kennedy in ''The Parliament of Man'' (New York: Vintage Books, 2007), cap. 1.
# Margaret Macmillan, ''Peacemakers: Six Months that Changed the World'' (London: John Murray, 2003).
# Daniel Gorman, The Emergence of International Society in the 1920s (Cambridge: Cambridge University Press, 2014), 2.
# Cfr. David James Fisher, Romain Rolland and the Politics of Intellectual Engagement (Berkeley and Los Angeles: University of California Press, 1988), 61.
# Fisher, Romain Rolland, ch. 4.
# H. G. Wells, ''The Open Conspiracy and Other Writings'' (London: Waterlow and Sons, 1933), 14–15.
# Bertrand Russell, ''The Autobiography of Bertrand Russell'', ii. 1914–1944 (London: George Allen and Unwin, 1968), 180.
# George Bernard Shaw (1856–1950), John Dewey (1859–1952), Romain Rolland (1866–1944), H. G. Wells (1866–1946), Gandhi (1869–1948), Bertrand Russell (1872–1970), Thomas Mann (1875–1955), Albert Schweitzer (1875–1965), and Einstein himself (1879–1955).
# Bertrand Russell, in Albert Einstein et al, ''Living Philosophies: A Series of Intimate Credos'' (New York: Simon and Schuster, 1931), 13–14; John Dewey, ''ibid.'' , p. 34. Cfr. anche John Dewey, ''Reconstruction in Philosophy'' (New York: Henry Holt, 1920).
# Albert Schweitzer, ''The Decay and Restoration of Civilization'', pt I di ''The Philosophy of Civilization'', trans. C. T. Campion (1923; London: A & C Black, 1932), 3. Cfr. anche Schweitzer, ''Civilization and Ethics'', pt II di ''The Philosophy of Civilization'' (1923; 3rd edn; London: A & C Black, 1946), capp. XXI e XXII. Cfr. anche James Brabazon, ''Schweitzer: A Biography'' (New York: G. P. Putnam, 1975), chs 15–16.
# Russell, Autobiography, ii. 38.
# Fisher, Romain Rolland, 200.
# Michael Holroyd, Bernard Shaw, ii. 1898–1918: The Pursuit of Power (London: Chatto and Windus, 1989), 43.
# Russell, Autobiography, ii. 102, 107; the retrospective essay is ʻWhy I am not a Communistʼ in Russell, Portraits from Memory and Other Essays (London: George Allen and Unwin, 1956), 212.
# Michael Holroyd, Bernard Shaw, iii. 1918–1950: The Lure of Fantasy (London: Chatto and Windus, 1991), 254.
# Su Russell, cfr. ''Bolshevism, Theory and Practice'' (New York: Harcourt Brace, 1920) e Russell, ''Autobiography'', ii, cap. 2. Su Shaw, cfr. Holroyd, ''Bernard Shaw'', iii, ch. 4, pt (1); su Rolland, cfr. Fisher, ''Romain Rolland'', 53–6, 244–50; su Wells, cfr. ''Russia in the Shadows and H. G. Wells, Experiment in Autobiography: Discoveries and Conclusions of a Very Ordinary Brain (since 1866)'' (2 vols; London: Victor Gollancz, 1934); on Dewey, see Impressions of Soviet Russia and the Revolutionary World: Mexico—China—Turkey (New York: New Republic, 1929) and Richard Crockatt, ʻJohn Dewey and Modern Revolutionsʼ, REAL: Yearbook of Research in English and American Literature, 7 (1990), 208–13.
# Einstein to Coudenhove-Kalergi, 6 July 1932 in Nathan and Norden (eds), Einstein on Peace, 204.
# Einstein to Gandhi, n.d., AEA 32-588; Gandhi to Einstein, 18 October 1931, AEA 32-587.
# Contribution to a seventieth-birthday volume for Gandhi, AEA 32-599.1.
# Statement on Schweitzer for a new edition of Mein Weltbild (not used) dated 1953, AEA 33-223.
# Einstein, Ideas and Opinions, 53; Schweitzer, The Decay and Restoration of Civilization, p. vi.
# Brabazon, Albert Schweitzer, 381.
# Schweitzer to Einstein, 30 April 1948, AEA 33-218; Einstein to Schweitzer, 25 September 1948, AEA 33-220. Einstein claimed that he had met Schweitzer twice, but there is evidence for only one meeting.
# ''The text of Schweitzerʼs lecture is online at the Nobel Prize website''.
# Einstein to Russell, 4 March 1955, AEA 33-205. ''Schweitzer was initially reluctant to make a public statement about the bomb, but in 1954 a letter by Schweitzer was published by the London Daily Herald urging scientists to speak out against the bomb.'' Cfr. Brabazon, ''Albert Schweitzer'', 419.
# George Marshall & David Poling, ''Schweitzer: A Biography'' (New York: Pillar Books, 1975), 240–2; Brabazon, ''Albert Schweitzer'', 429–35.
# Philipp Frank, Einstein, his Life and Times (1947; Cambridge, MA: Da Capo Press, 2002), 158.
# Einstein to Rolland, 22 March 1915, in CPAE viii. 103, pt A, doc. 65.
# Russell, Autobiography, ii. 38.
# ''In 1921, while on a tour of Japan, Russell was asked to recommend another lecturer for the following year and named Einstein and Lenin as the most significant minds in the world. Einstein did indeed go to Japan the following year. Lenin, Einsteinʼs biographer notes, was ʻotherwise engagedʼ'' (Főlsing, Albert Einstein, 524–5).
# Vorwort zu Russell, Politische Ideale, in AEA 33-152; statement about Russellʼs History of Western Philosophy, AEA 33-186.
# Cfr. ''Einstein to Russell, October 1931, AEA 33-156; Russell to Einstein, 7 January 1935, AEA 33-160; Einstein to Russell, March 14, 1940, AEA 33-166, published in abbreviated form in Nathan and Norden (eds), Einstein on Peace, 310.''
# Einstein to Mann, 29 April 1933, AEA 32-663; Einsteinʼs statement on presentation of the Einstein Medal to Mann, 28 January 1939, AEA 32-673; Einsteinʼs tribute to Mann, 9 June 1945, AEA 32-686; Mann obituary notice of Einstein, April 1955, AEA 32-706.
# Thomas Mann, ʻWarum ich nicht nach Deutschland zurűckgeheʼ, Aufbau, 39 (28 September 1945), in AEA 32-691.
# ''For Wellsʼs anticipation of Einstein and a well-grounded discussion of the relations between science and science fiction, see R. J. Lambourne, M. J. Shallis, and M. Shortland, Close Encounters?: Science and Science Fiction (Bristol: Adam Hilger, 1990), especially 56. Among the many conspiracy theories, which go far beyond the question of Wells and Einstein, see Christopher Jon Bjerknes, Albert Einstein: Unmaking the Myth, i. The Special Theory of Relativity, 2000–2001.''
# H. G. Wells with H Wickam Steed, Viscount Grey, Gilbert Murray, Lionel Curtis, J. A. Spender, William Archer (secretary), A. E. Zimmern, Viscount Bryce, The Idea of a League of Nations (Boston: Atlantic Monthly Press, 1919).
# Einstein to Wells, 20 April 1932, AEA34-294.
# H. G. Wells, in Einstein et al., Living Philosophies, 91.
# Quoted in John S. Partington, Building Cosmopolis: The Political Thought of H. G. Wells (London: Ashgate, 2003), 106–7.
# Einstein address at a conference on ʻEducators and World Peaceʼ, 23 November 1934, in Nathan and Norden (eds), Einstein on Peace, 253.
# Henderson, ʻHenderson Recalls Shawʼ, Einstein Association, Durham Morning Herald, 21 August 1955, in AEA 33-257.
# Einstein to Hedwig Fischer, n.d., 1928, AEA 33-246; Einstein to Besso, 5 January 1929, AEA 33-247.
# George Bernard Shaw, Savoy Hotel Fund-Raising Dinner, 28 October 1930, in Albert Einstein: Historical Recordings 1930–1947, British Library Sound Archive, 2005.
# Einstein to Shaw, 20 September 1950, AEA 33-256.
# Cfr. Einstein to Michele Besso, 21 July 1916, ʻLieber Onkel Toby…ʼ, in Albert Einstein–Michele Besso, Correspondance 1903–1955 (in German with French translation), ed. Pierre Speziali (Paris: Hermann, 1972), 75.
# Cfr. Einstein to Stone, 12 May 1952, AEA 61-489, and Stoneʼs reply, 16 May 1952, AEA 61-490.
# In Nathan and Norden (eds), Einstein on Peace, 3–4.
# ʻManifesto to the Europeansʼ, mid-October 1914, in CPAE vi. 69, 70, doc. 8 (translation by RC).
# See Nathan and Norden (eds), Einstein on Peace, 8.
# Theo F. Lentz to Einstein, 15 August 1949, AEA 57-626.
# Einstein to Lentz, 20 August 1949, AEA 57-627.
# Silvan S. Schweber, ʻEinstein and Nuclear Weaponsʼ, in Galison, Holton, and Schweber (eds), Einstein for the Twenty-First Century, 95–6.
# Einstein to Leo Huberman, 19 May 1952, AEA 61-492.
# On Einsteinʼs visit to America in 1921, see Marshall Missner, ʻWhy Einstein Became Famous in Americaʼ, Social Studies of Science, 15 (1985), 267–91. Cfr. anche Jamie Sayen, ''Einstein in America: The Scientistʼs Conscience in the Age of Hitler and Hiroshima'' (New York: Crown Publishers, 1985).
# Rosenkranz, ''Einstein before Israel'', cap. 3.
# ''Einsteinʼs critical comments about America were first published in the Niewe Rotterdamsche Courant, 4 July 1921, and reported at length in the New York Times. A full English translation is to be found in CPAE vii. 623–5, app. D; the quoted section is on p. 624. A partial German translation appeared in the Berlin Tageblatt, 7 July 1921, repr. in English translation in CPAE vii. 626–7, app. D. Einsteinʼs clarification and partial retraction appeared in the Vossische Zeitung, 10 July 1921, repr. in English translation in CPAE vii. 628–30, app. E.''
# ''In July 1922 Gilbert Murray, a British member of the committee, wrote to Einstein that ʻthe Committee, as I understand it, is not intended to represent national points of view. It consists of individuals chosen for their own qualifications from various nationsʼ (Murray to Einstein, 17 July 1922, in CPAE xiii. 418–19, doc. 296).''
# Einstein to Pierre Comert, between 12 and 19 July 1922, in CPAE xiii. 405, doc. 281.
# Bertrand Russell, The Autobiography of Bertrand Russell, iii. 1944–1967 (London: George Allen and Unwin, 1969), 99.
# ''Einstein to Sigmund Freud, 10 May 1931, AEA 32-559. Einsteinʼs exchange of views with Freud about war is discussed in Chapter 2 and again, in a different light, in Chapter 3.''
# ʻAntworten auf Fragen z. 60 Geburtstageʼ, 14 March 1939, AEA 28-473.
# Albert Einstein, ʻA Message to Intellectualsʼ, in Out of my Later Years (New York: Philosophical Library, 1950), 152.
# Einstein to O. John Rogge, 19 June 1951, AEA 61-133.
# ''The letter to Roosevelt, dated 2 August 1939, is available in Rowe and Schulmann (eds), Einstein on Politics, 359–61. The original typescript is in AEA 33-088. This letter and the consequences that flowed from it are discussed in Chapter 5.''
=== [[Saeculum Mirabilis/Capitolo 2|Capitolo 2]] ===
# ''There is a curious background to the award of the Nobel Prize to Einstein. He had been nominated a number of times since 1910 and pressure was rising to recognize his obvious achievement. While he was awarded the prize for 1921, it was not announced until 1922 because of disagreements among influential members of the Nobel Committee about whetherthe theory of relativity really satisfied Nobelʼs criteria, which included the requirement that the prize be given for a ʻdiscovery or inventionʼ. Despite the experimental proof of the General Theory in 1919, some committee members refused to accept its validity. It was decided initially not to award the prize for 1921, but a change of mind ensued when it was suggested that Einstein be awarded the prize for the ʻdiscoveryʼ of the law of the photoelectric eect rather than for the theory of relativity. So Einstein received the 1921 prize. The following year it was awarded to Niels Bohr.'' Da Főlsing, ''Albert Einstein'', 535–42.
# Frank, Einstein, p. xv.
# Albert Einstein, ''Űber die spezielle und allgemeine Relativitätstheorie'' (Braunschweig: Verlag Friedrich Vieweg & Sohn, 1916; {{en}} in 1920 da Methuen, Londra & Henry Holt a New York).
# Katy Price, ''Loving Faster than Light: Romance and Readers in Einsteinʼs Universe'' (Chicago: University of Chicago Press, 2012), 8.
# ''Quoted in Clark, Einstein, 267. Katy Price notes ʻmoralsʼ as an alternative to ʻmoraleʼ in Loving Faster than Light, 35.''
# ''A most intriguing effort is in Max Jammer, Einstein and Religion (Princeton: Princeton University Press, 1999), ch. 3. Jammer notes in introducing the topic that ʻthe idea of drawing theological consequences from physics has a long historyʼ (p. 157).''
# ''In the English-speaking world, the most famous critic was Herbert Butterfield in The Whig Interpretation of History (London: G. Bell, 1931).''
# Einstein to Lentz, 20 August 1949, AEA 57-627.
# ''Interview with Hannah Loewy in the Public Broadcasting System programme ʻAlbert Einstein: How I See the Worldʼ.''
# Quoted in Gerald Holton, ʻEinstein and the Shaping of our Imaginationʼ, in Gerald Holton and Yehuda Elkana (eds), Albert Einstein, Historical and Cultural Perspectives: The Centennial Symposium in Jerusalem (Princeton: Princeton University Press, 1982), p. xii.
# ''Albert Einstein, ʻThe World As I See Itʼ, in Ideas and Opinions, 8. This article has a complicated publishing history. The original was written in German in 1929/30, a handwritten copy of which is in the Albert Einstein Archive in file 29-028. The first English version appeared in the magazine Forum and Century (October 1930), 193–4, under the title ʻWhat I Believeʼ, and was reprinted in Einstein et al., Living Philosophies, 3–7. This English version, which is the text reprinted by Rowe and Schulmann (eds) in their Einstein on Politics, 226–30, differed in certain respects from the German original, notably in the paragraphing and the placing of certain sentences. The published German version in the collection of Einsteinʼs writings called Mein Weltbild (1934) follows the original handwritten text, as does the later English translation in Ideas and Opinions (1954). Throughout this book I use the text as published in Ideas and Opinions, on the grounds that it reflects most closely Einsteinʼs original German draft. I must thank Barbara Wolff of the Albert Einstein Archive and Professor Robert Schulmann for alerting me to important details regarding this question.''
# Frederic Golden, ʻAlbert Einstein: Person of the Centuryʼ, Time Magazine, 31 December 1999, 34.
# A good example is Yehuda Elkana, ʻThe Myth of Simplicityʼ, in Holton and Elkana (eds), Albert Einstein, 221–4.
# Einstein, ʻPrinciples of Researchʼ, in Ideas and Opinions, 226.
# See the interesting discussion of ʻEinstein and Languageʼ by Roman Jakobson in Holton and Elkana (eds), Albert Einstein,142.
# Ernst G. Straus, ʻReminiscencesʼ, in Holton and Elkana (eds), Albert Einstein, 418.
# Cfr. Főlsing, Albert Einstein, 29–35.
# Albert Einstein, ʻOn the Theory of Relativityʼ, in Ideas and Opinions, 246.
# Quoted in Rowe and Schulmann (eds), Einstein on Politics, 337.
# Rowe and Schulmann (eds), Einstein on Politics, 338.
# Einstein to A. J. Muste, 31 October 1949, AEA 58-574.
# ''Einsteinʼs doggedness has been vindicated in the eyes of many physicists who now see Einsteinʼs questioning of quantum mechanics as insightful and prescient. A gripping account of the Einstein–Bohr debate is contained in Manjit Kumar, Quantum: Einstein, Bohr and the Great Debate about the Nature of Reality (2008; London: Icon Books, 2014). The letter is Einstein to Max Born, 4 December 1926, in The Born–Einstein Letters, 1916–1955: Friendship, Politics and Physics in Uncertain Times (1971; Houndmills: Macmillan, 2005), 88.''
# Kahol to Einstein, 13 December 1949, AEA 32-611.
# Einstein to Kahol, 22 December 1949, AEA 32-612.
# Kahol to Einstein, 1 January 1950, AEA 32-613; and 3 March 1950, AEA 32-614.
# Nathan and Norden (eds), Einstein on Peace, 188–90; Freudʼs reply is on pp. 188–202. The typescript of Einsteinʼs letter to Freud is in AEA 32-543 (six pages). Freudʼs reply, headed ʻWien [Vienna] in September 1932ʼ, is in AEA 32-548 (seventeen pages). Quotations are from the English version in Nathan and Norden. For an important but rather different take on Why War? that emphasizes a personal element in the exchange, see Forrester, ʻA Tale of Two Icons,ʼ, 217–20, especially 219.
# Nathan and Norden (eds), Einstein on Peace, 196, 198, 200–1, 202.
# Yaron Ezrahi, ʻEinsteinʼs Unintended Legacy: The Critique of Common-Sense Realism and Post-Modern Politicsʼ, in Galison, Holton, and Schweber (eds), Einstein for the Twenty-First Century, 50.
# ''Ezrahi, ʻEinsteinʼs Unintended Legacyʼ, 52. Ezrahi links these observations with a larger thesis about the erosion of transparency in democratic communities, a development that he says is due not only to the advances of the physical sciences but also to the complex effects of new communications media.''
# Lincoln Barnett, The Universe and Dr Einstein, with a foreword by Albert Einstein (1948; New York: Signet Books, 1964), 58.
# Einstein, Ideas and Opinions, 261.
# Barnett, The Universe and Dr Einstein, 23, 18.
# Walter Lippmann to Newton D. Baker, 15 May 1929, in Lipmann, Public Philosopher: Selected Letters of Walter Lippmann, ed. John Morton Blum (New York: Ticknor and Fields, 1985), 241.
# Susan Neiman, ʻSubversive Einsteinʼ, 70.
# Einstein, ʻThe Laws of Science and the Laws of Ethicsʼ, in Out of my Later Years, 114.
# Einstein, ʻThe Laws of Science and the Laws of Ethicsʼ, in Out of my Later Years, 115.
# Einstein, ʻThe Common Language of Scienceʼ, in Out of my Later Years, 113.
# Einstein, ʻThe Laws of Science and the Laws of Ethicsʼ, in Out of my Later Years, 115.
# Stern, Einsteinʼs German World, 120. See also Thomas Levenson, Einstein in Berlin (New York: Bantam Books, 2004), 121–4.
# Főlsing, Albert Einstein, 347–8.
# ''Főlsing, Albert Einstein, 402, 413. It may be that in the scientific mind there is a disjunction between appreciation of the beauty of a solution to a complex problem—an appreciation of ʻscience for scienceʼs sakeʼ—and any possible practical uses to which an innovation might be put. It is reported that, when Edward Teller described the principle of the ʻsuperʼ or H-bomb to J. Robert Oppenheimer, Oppenheimer (who became a firm opponent of its production) said ʻitʼs technically sweetʼ.''
# Einstein, ʻThe World As I See Itʼ, in Ideas and Opinions, 9.
# See, e.g., Főlsing, Albert Einstein, 394–5; and Isaacson, Einstein, 185–6.
# ''On Einsteinʼs affairs, see Főlsing, Albert Einstein, 548, 616–17. In 2006 the Albert Einstein Archive at the Hebrew University, Jerusalem, released over 1,000 private letters showing that Einstein had had affairs with six women after his marriage to Elsa.''
# Einstein to Born, 12 April 1949, in The Born–Einstein Letters, 182.
# Einstein, ʻThe World As I See Itʼ, in Ideas and Opinions, 11; the German text is in Einstein, Mein Weltbild, ed. Carl Seelig (Amsterdam, 1934; enlarged edn, Zurich, 1953; repr. Berlin: Ullstein, 2005), 12.
# Einstein, Ideas and Opinions, 12.
# Einstein, ʻPrinciples of Researchʼ, in Ideas and Opinions, 225.
# Einstein, ʻAutobiographical Notesʼ, in Paul Arthur Schilpp (ed.), Albert Einstein: Philosopher–Scientist (The Library of Living Philosophers; 2nd edn; New York: Tudor Publishing Company, 1951), 5.
# ''Einstein, ʻAutobiographical Notesʼ, 17. Einstein was aware that in describing the process of his embrace of science and reason over religion he might be imposing an artificial simplicity on his past, but he concluded (p. 7) that, given the need for brevity, it was as close to the truth as he could get.''
# Einstein, ʻReligion and Scienceʼ, in Ideas and Opinions, 39.
# Einstein, ʻThe Religious Spirit of Scienceʼ, in Ideas and Opinions, 40.
# Einstein, ʻThe World As I See Itʼ, in Ideas and Opinions, 11.
# ''In 2011 a Tennessee legislator invoked Einstein (employing an evidently apocryphal or manufactured quote) in support of a bill to require teachers to present controversial scientific ideas—including evolution, global warming, human cloning, and others—in a critical fashion. The bill was regarded by its opponents as a means devised by the religious lobby of ensuring that creationism and intelligent design would be taught as scientific theory. The statement attributed to Einstein was: ʻA little knowledge would turn your head towards atheism, while a broader knowledge would turn your head toward Christianity.ʼ''
# Einstein, ʻScience and Religionʼ, in Ideas and Opinions, 47, 48.
# ''The reaction to this address in newspapers and private letters is described in detail in Jammer, Einstein and Religion, 92.''
# ''Einstein to Erich Gutkind, 3 January 1954, AEA 59-897 (translation by RC). He also said in this letter that the Jewish religion, like all other religions, was ʻan incarnation of primitive superstitionʼ. The publication of this letter was generally held to resolve the question of whether Einstein was a believer in God, but, as the Tennessee example above shows, this story continues to run and run.''
# Einstein to Guy Raner, 25 September 1949, AEA 58-702.
# Quoted in Jammer, Einstein and Religion, 49.
# Einstein, ʻScience and Religionʼ, in Ideas and Opinions, 44–5.
# Einstein, ʻReligion and Scienceʼ, in Ideas and Opinions, 39; ʻScience and Religionʼ, in Ideas and Opinions, 42.
# ''Einsteinʼs correspondence with Besso has been collected in Albert Einstein–Michele Besso, Correspondance; for Born, see The Born–Einstein Letters; Einsteinʼs exchange of letters with Heinrich Zangger has been collected in Seelenverwandte: Der Briefwechsel zwischen Albert Einstein und Heinrich Zangger, 1910–1947, ed. Robert Schumann (Zurich: Verlag Neue Zűrcher Zeitung, 2012); the correspondence with Műhsam can be followed in AEA 38-338–38-451; for accounts of Einsteinʼs memorable first meeting with Ehrenfest, see Főlsing, Albert Einstein, 294–5 and Isaacson, Einstein, 167–8. The correspondence in the Einstein Archive between Einstein and Ehrenfest is extensive. It ends in 1933 with Ehrenfestʼs suicide.''
# ''For a brief account of Einsteinʼs relations with Queen Elisabeth, see Főlsing, Albert Einstein, 631–2; for the letters to David Rothman, see AEA 56-048, 56-041, 56-055, and 56-061. See also the fascinating article by Spencer Rumsey, ʻEinsteinʼs Long Island Summer of ʼ39ʼ, in Long Island Press, 1 February 2013, for a touching account of Einsteinʼs relationship with Rothman.''
# ''Isaiah Berlin, ʻEinstein and Israelʼ, in Berlin, Personal Impressions, ed. Henry Hardy (Harmondsworth: Penguin, 1982), 154. It should be said that this comment comes towards the end of a warm and admiring portrait of Einstein.
# Born, Born–Einstein Letters, 125.''
# Einstein, ʻThe World As I See Itʼ, in ''Ideas and Opinions'', 9.
# Frank, Einstein, 49.
# Albert Einstein, ''Travel Diaries, 30 November 1930, AEA 29-134.10 (translation by RC).''
# Albert Einstein, ''Historic Recordings 1930–1947, British Library Sound Archive (London: British Library Board, 2005).''
# ''Besides his journalism, which included articles about the solar eclipse on which the proof of the General Theory of Relativity was based, Moszkowski was the author of books on humour and the occult. He had befriended Einstein in Berlin during the war. See Főlsing, Albert Einstein, 469–71; and Isaacson, Einstein, 269–71. Moszkowskiʼs book was published in Germany under the title Einstein, Einblicke in Seine Gedankenwelt: Gemeinverständliche Betrachtungen űber die Relativitätstheorie und ein neues Weltsystem, entwickelt aus Gespräche mit Einstein (Berlin: Fontane, 1920), and in English as Einstein, the Searcher: His Work Explained from Dialogues with Einstein (New York: E. P. Dutton, 1921).''
# ''Hedwig Born to Einstein, 7 October 1920, and Max Born to Einstein, 13 October 1920, in Born, The Born–Einstein Letters, 37, 39.''
# Born, The Born–Einstein Letters, 41. See also Főlsing, Albert Einstein, 468–71, and Isaacson, Einstein, 269–71.
# Cfr. Born, ''The Born–Einstein Letters'', 41.
=== [[Saeculum Mirabilis/Capitolo 3|Capitolo 3]] ===
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=== [[Saeculum Mirabilis/Capitolo 4|Capitolo 4]] ===
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=== [[Saeculum Mirabilis/Capitolo 5|Capitolo 5]] ===
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=== [[Saeculum Mirabilis/Capitolo 6|Capitolo 6]] ===
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=== [[Saeculum Mirabilis/Capitolo 7|Capitolo 7]] ===
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=== [[Saeculum Mirabilis/Conclusione|Conclusione]] ===
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{{Vedi anche|Serie delle interpretazioni|Serie dei sentimenti|Serie letteratura moderna|Serie misticismo ebraico}}
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[[Categoria: Saeculum Mirabilis|Introduzione]]
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Saeculum Mirabilis/Capitolo 2
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{{Saeculum Mirabilis}}
[[File:Leonid Pasternak - Albert Einstein (1924).jpg|540px|thumb|center|''Ritratto di Albert Einstein'', di [[w:Leonid Osipovič Pasternak|Leonid Pasternak]] (1924)]]
== I fondamenti del pensiero ==
=== La difficoltà di Einstein ===
Dopo aver esaminato il ruolo di Einstein nel discorso pubblico del suo tempo, passiamo ora alle qualità intellettuali ed emotive distintive che egli apportò a questi dibattiti. Per quanto condividesse molte idee con i suoi colleghi internazionalisti liberali, non c'era modo di nascondere le differenze tra loro che derivavano dal temperamento, dalle origini sociali e nazionali, nonché dall'istruzione e dall'esperienza di vita più in generale. Una qualità che differenziava Einstein da tutte le altre figure esaminate nel Capitolo precedente era che, nonostante il mezzo con cui lavoravano professionalmente fosse il linguaggio, quello specifico di Einstein era la matematica. Certo, anche Russell poteva rivendicare la matematica, ma con l'inizio della Prima guerra mondiale si allontanò decisamente dalla sua precedente specializzazione in filosofia della matematica verso le aree meno tecniche della filosofia generale e sociale. Il Premio Nobel di Russell, assegnato nel 1950, era dopotutto per la letteratura. Einstein, premiato nel 1921, fu per i servizi alla fisica e soprattutto per la sua scoperta della legge dell'[[w:Effetto fotoelettrico|effetto fotoelettrico]].<sup>1</sup> Il linguaggio, il discorso pubblico, era, per così dire, la seconda lingua di Einstein. Che il suo primo linguaggio fosse la matematica ebbe un effetto decisivo sui suoi rapporti con il pubblico.
Biografi e commentatori hanno spesso lottato per riconciliare Einstein, il personaggio pubblico, con Einstein lo scienziato, che, a causa dell'astrusità delle sue scoperte, proiettava un'aura di lontananza e mistero. Uno dei primi biografi osservò che per molti "the word ‘Einstein’ [was] equivalent to ‘incomprehensible’".<sup>2</sup> Inevitabilmente l'incomprensibilità si riferiva alla sua [[w:teoria della relatività|teoria della relatività]]. Persino le divulgazioni, di cui ce n'erano molte sin dall'inizio, non ultima quella di Einstein stesso, che fu pubblicata nel 1916, solo un anno dopo il completamento della Teoria Generale, fecero scervellare i lettori.<sup>3</sup> Era sufficiente per la maggior parte dei non-scienziati sapere che Einstein aveva rimodellato le nozioni di tempo e spazio; la sua teoria aveva lo ''status'' di metafora piuttosto che di conoscenza del funzionamento dell'universo. Servendo come magazzino di nuove immagini associate al cambiamento rapido e sconcertante dopo la Prima guerra mondiale, la teoria della relatività "resonated with changed class and sex relations and with new technologies of mass entertainment during the early 1920s, becoming an apt symbol for an uncanny modern world in which exciting possibilities were matched by new risks and hazards".<sup>4</sup>
Lo stesso Einstein si oppose all'applicazione della teoria della relatività a sfere più ampie. In un famoso scambio con l'arcivescovo di Canterbury durante una conversazione a cena a Londra nel 1921, Einstein respinse il suggerimento, reso popolare dal politico e filosofo Visconte Haldane, che la teoria della relatività avrebbe fatto "a great difference to our morale [or in some accounts ‘morals’]". Einstein ribatté: "Relativity makes no difference... It is purely abstract science". Sarebbe avventato considerare questa osservazione come il pensiero completo o definitivo di Einstein sulla questione dei rapporti tra scienza ed etica o tra scienza e religione. Più tardi nella sua vita, come vedremo, riflettè molto su questo problema, anche se non coinvolse i dettagli della teoria della relatività stessa. Potrebbe essere stata la modestia, come suggerisce [[:en:w:Ronald W. Clark|Ronald Clark]], a pronunciare la sua risposta all'arcivescovo, sebbene alcuni anni dopo abbia ripetuto l'affermazione in modo un po' più esteso, sottolineando quanto spesso la relatività fosse fraintesa.<sup>5</sup> Più probabilmente era proprio questa preoccupazione che la teoria della relatività nelle mani dei non-scienziati avesse poca relazione con la cosa reale a spingerlo a resistere alla sua più ampia applicazione. Altri, tra cui alcuni fisici, insistettero tuttavia nel fare collegamenti tra la teoria della relatività e le altre sfere della vita, come era del tutto naturale e prevedibile.<sup>6</sup> Come poteva la mente umana resistere al tentativo di adattarsi a quella che in effetti era una nuova cosmologia? Il purismo di Einstein è, tuttavia, indicativo della difficoltà concettuale e tecnica della teoria stessa, soprattutto che potesse esprimersi pienamente solo nel linguaggio della matematica. La sua versione "popolare" era minimamente matematica, ma comunque in luoghi ostici ai non-matematici. In breve, per Einstein tradurre la teoria in un linguaggio che i laici potessero facilmente comprendere sarebbe stato travisarla.
Al contrario, Einstein espresse le sue opinioni politiche ed etiche con un linguaggio comprensibile a tutti, e sperò certamente che avrebbero fatto differenza. Nella sfera della politica e dell'etica Einstein si rivolse naturalmente ai modi di pensiero e di espressione popolari. È significativo che, come abbiamo visto, Einstein dovesse raccomandare agli educatori la storia del mondo di H. G. Wells piuttosto che il lavoro di uno storico "scientifico" professionista. Sicuramente questo non era solo perché Wells era un abile comunicatore, ma anche perché proponeva una filosofia del progresso liberale congeniale a Einstein, e questo in un momento in cui alcuni storici professionisti mettevano in dubbio la "[[:en:w:Whig history|Whig interpretation of history]]" come non sufficientemente rigorosa, parziale al pensiero teleologico ed eccessivamente desiderosa di dare giudizi morali.<sup>7</sup> Può sembrare irrilevante che al di fuori della scienza Einstein non abbia applicato principi scientifici, ma il divario è così evidente da richiedere una spiegazione. Dopotutto, ci si potrebbe aspettare che un atteggiamento scientifico si ripercuota in una certa misura su questioni politiche e di altro tipo. Qual è esattamente il rapporto tra la sua scienza e la sua politica?
=== Il paradosso di Einstein ===
Fin dall'inizio ci troviamo di fronte a un paradosso che sta alla radice del suo essere. Una metà del paradosso
assume la forma di una disgiunzione radicale tra i processi mentali che utilizzava per affrontare problemi scientifici e quelli che impiegava per affrontare questioni morali, sociali e politiche. Abbiamo già fatto riferimento nel [[Saeculum Mirabilis/Capitolo 1|Capitolo 1]] alla sua stessa percezione del divario tra le sue idee scientifiche e morali nella risposta che diede a un corrispondente che voleva stabilire la natura morale della ricerca scientifica. Scrisse: "My scientific work is motivated by an irresistible longing to understand the secrets of nature and by no other feelings. My love for justice and the striving to contribute to the improvement of human conditions are quite independent from my scientific interests".<sup>8</sup> Questo Einstein sembra essere un individuo compartimentalizzato i cui sé separati operavano quasi indipendentemente l'uno dall'altro. L'altra metà del paradosso sta nell'apparentemente irriducibile unità dell'essere che egli proietta nell'ambito delle sue attività. Einstein non si comportava come un individuo diviso o nonintegrato. Un amico di Einstein ribadì: "the combination of that vast... inner detachment [which lay behind his scientific work] and enormous ethical commitment was a very wonderful thing because it was totally integrated into one flesh and bones and I think that’s a very rare
thing".<sup>9</sup>
Questa impressione di integrazione andò ben oltre il volto che presentava al mondo; si estendeva ad alcuni dei suoi presupposti filosofici più basilari. C'è una lotta per unità, armonia e semplicità in tutta la gamma del pensiero di Einstein, sia in campo fisico che non-scientifico. Nel suo lavoro scientifico la spinta all'unità e all'armonia è forse più visibile nella ricerca di una teoria dei campi unificata, che collegherebbe la teoria generale della relatività con l'elettromagnetismo per produrre un quadro generale di comprensione per tutte le forze fisiche basilari; nel campo non-scientifico lo stesso impulso è visibile nella sua difesa del governo mondiale o, come preferiva dirlo, di una "supranational authority" che mitigasse gli effetti distruttivi e divisivi della concorrenza tra le nazioni. La semplicità era allo stesso modo un valore centrale per Einstein nella scienza come in altre sfere. L'essenza della teoria della relatività, disse a un giornalista durante la sua prima visita negli Stati Uniti, era "the logical simplicity with which it explained apparently conflicting facts in the operation of natural law".<sup>10</sup> Più in generale, la semplicità era al centro del suo atteggiamento nei confronti della vita. Nel suo credo personale, ''"The World As I See It"'' (1931), disse: "I... believe that a simple and unassuming life is good for everybody, physically and mentally".<sup>11</sup> In tutti i suoi scritti non scientifici cercò la chiarezza e l'immediatezza dell'espressione. Tuttavia, la semplicità che cercava parimenti nella sua vita intellettuale e quotidiana non è da confondere con l'immagine popolare, o meglio la caricatura, di lui come un genio infantile, il maldestro innocente cervello che inciampò nelle grandi verità della natura e divenne, nel parole del profilo "Person of the Century" di ''Time magazine'': "the cartoonist’s dream come true".<sup>12</sup> La semplicità di Einstein era una qualità morale composta sia da fiducia in se stessi e modestia sia da una notevole immunità a ciò che gli altri pensavano di lui, negativo o positivo che fosse.
[[File:Max Planck (1858-1947).jpg|240px|thumb|right|[[w:Max Planck|Max Planck]] nel 1930]]
Anche la facoltà di intuizione era pertinente ad entrambe le sfere della sua attività. Quando discutono del percorso intrapreso da Einstein verso la teoria della relatività, gli scienziati annotano regolarmente gli straordinari salti intuitivi che lo portarono da un'impasse concettuale verso una soluzione.<sup>13</sup> Lo stesso Einstein disse, in una conferenza che celebrava il sessantesimo compleanno di [[w:Max Planck|Max Planck]], che "the supreme task of the physicist is to arrive at those universal elementary laws from which the cosmos can be built up by pure deduction. There is no logical path to these laws; only intuition, resting on sympathetic understanding of experience, can reach them".<sup>14</sup> Einstein, che era un oratore instancabile, descriveva i suoi processi di pensiero come prevalentemente non verbali nella fase creativa e spesso basati su immagini e forme visive; anzi, suggerì che legare concetti troppo strettamente a parole particolari, i cui significati erano diventati stantii e fissi, fosse fonte di molti errori nella scienza.<sup>15</sup>
I principi di Einstein in politica ed etica sembrano anche fortemente dipendenti dall'intuizione, nel senso che erano radicati in presupposti profondi che erano considerati ovvi. Tuttavia, c'è una differenza nel ruolo che l'intuizione gioca nei due reami della sua attività, che ci porta dall'altra parte del paradosso di Einstein: la sensazione che ci siano due Einstein. I percorsi dall'intuizione alle conclusioni finali sono ben distinti nelle due sfere della sua attività intellettuale. A differenza delle sue intuizioni scientifiche, i suoi principi intuiti nell'etica, nella società e nella politica sono raramente messi in discussione. Mentre le sue intuizioni scientifiche sono punti di partenza per spiegazioni di anomalie nel mondo naturale o elementi costitutivi per immagini dettagliate di come funzionano i sistemi fisici, nella vita sociale e politica i principi morali intuiti, come li trattava Einstein, sono verità evidenti. C'è un resoconto sorprendente fatto da [[:en:w:Ernst G. Straus|Ernst G. Straus]] sulle differenze nel modo in cui Einstein trattava le idee scientifiche e quelle politiche. In qualità di studente e assistente di Einstein per diversi anni negli anni '40, Straus fu in grado di osservare Einstein da vicino. Einstein disse a Straus: "There are absolutely no good ideas in politics. The ideas are all obvious, the only problem is to get people to act on them". Straus rifletté:
{{citazione|[Einstein] would turn every scientific idea in all directions, never ceasing to look at it from a new angle, to criticize it again, to pick it up again, and to examine it. In his political ideas, on the other hand, he felt that the idea is clear, the only problem is to state it. I think that the constant preoccupation that marked his scientific work simply did not happen in his political and social thought.<sup>16</sup>}}
Cosa dobbiamo pensare del paradosso sopra descritto? La sua apparente mancanza di riflessività nel campo dell'etica e della politica, rispetto al suo studio della fisica, significa forse che le sue idee sociali e politiche sono quindi di scarso rilievo? Dobbiamo intendere l'apparente spaccatura in Einstein semplicemente come un fatto della sua vita su cui sorvoliamo rapidamente o come qualcosa che richiede una spiegazione? Guardando dall'altra parte del paradosso, c'è davvero un'unità alla base del suo pensiero in entrambi i campi o è semplicemente un riflesso dell'urgenza dei commentatori di legare tutti i fili in una disperata ricerca di coerenza nel loro argomento? Se c'è unità, come è meglio descriverla e spiegarla?
=== L'argomento dell'unità ===
C'è chiaramente molto da dire sul lato dell'unità e dell'integrazione, più ovviamente nell'integrazione manifesta della personalità di Einstein. Come è già stato suggerito, non era turbato da dubbi sulla sua identità di scienziato o di essere etico e politico. L'una attività raramente influiva sull'altra in un modo che gli causasse difficoltà, con la singolare eccezione del suo ruolo indiretto nell'inizio del Progetto Manhattan, e in questo caso le difficoltà nacquero meno da un qualsiasi conflitto nella sua mente che dall'irritazione per il modo in cui il suo ruolo fu ritratto pubblicamente. Più tipico del collegamento tra il suo ruolo di scienziato e la sua attività politica è stata la sua presidenza del [[w:Emergency Committee of Atomic Scientists|Emergency Committee of Atomic Scientists]] negli anni '40 e più in generale le sue campagne a favore del disarmo nucleare e della pace mondiale nell'immediato dopoguerra. Qui la sua competenza scientifica e il senso di responsabilità pubblica si rafforzarono a vicenda. Se è vero che a volte era irritato dal tempo e dall'energia che questo comitato gli costava, non aveva dubbi nella sua mente sull'importanza della causa, che era quella di educare il pubblico sulle questioni atomiche e in particolare sul pericolo di una guerra nucleare.
Altri fisici avevano scelte più difficili da fare rispetto a Einstein. In quanto teorico fondamentale, in ogni caso estraneo alla fabbricazione della bomba atomica, non si trovò di fronte al tipo di scelta affrontata da alcuni fisici del Progetto Manhattan per i quali la consapevolezza di aver contribuito a creare l'arma più distruttiva mai vista provocò decisioni che cambiano la vita. Leo Szilard, una figura chiave all'inizio del Progetto Manhattan – fu determinante nel sollecitare Einstein a redigere la lettera a Roosevelt nel 1939 – e anche nella fabbricazione della bomba stessa, dopo la guerra passò alla [[w:biologia molecolare|biologia molecolare]] per orrore verso la distruttività delle armi nucleari. Uno scienziato molto più giovane del Progetto Manhattan, [[w:Józef Rotblat|Józef Rotblat]], passò alla fisica medica e per il resto della sua lunga vita fece una campagna per il disarmo nucleare. Ricevette il Premio Nobel per la Pace nel 1995. Einstein riuscì a rimanere in un certo senso al di sopra della battaglia in virtù della sua età, profilo scientifico e temperamento.
Un'altra caratteristica del carattere di Einstein che mantiene l'accento sull'unità del suo essere è la sua capacità in tutti i campi della sua attività intellettuale e politica di distinguersi dalla massa. La sua indipendenza d'animo si manifestò sin dall'inizio in seguito al trasferimento dei genitori in Italia quando aveva solo 15 anni, lasciandolo a Monaco alle cure di parenti lontani per completare gli studi superiori. Con allarme dei suoi genitori, dopo poco tempo decise di lasciare la Germania. Sembra che un membro della famiglia gli abbia suggerito di completare la sua formazione presso il Politecnico Federale Svizzero di Zurigo, ma la decisione su cosa studiare fu presa dallo stesso Einstein. A questo punto era già preso dalla passione per la fisica che in seguito portò avanti la sua carriera.<sup>17</sup> Importante quanto la passione, tuttavia, era la sua capacità di mettere in discussione i presupposti più fondamentali della sua materia, di seguire le sue argomentazioni ovunque potessero portare e di mantenere le sue conclusioni di fronte allo scetticismo o all'aperta opposizione dei colleghi scienziati. Per quanto Einstein fosse rispettoso dei suoi più grandi predecessori e contemporanei, non si tirò mai indietro dal mettere in discussione le loro conclusioni. La misura della sua fiducia in se stesso è ampiamente illustrata dalla produzione delle famose carte del 1905 nel campo della fisica teorica che intraprese mentre lavorava presso l'ufficio brevetti di Zurigo. La teoria della relatività speciale, che relegava le precedenti certezze della visione del mondo newtoniana a quella di un caso speciale all'interno di un quadro molto più ampio e complesso, era solo il più noto dei quattro contributi fondamentali. Di pari significato furono i saggi sull'effetto fotoelettrico, che fu infatti l'argomento che gli valse il Premio Nobel nel 1921, e sull'equivalenza massa-energia, che sfociò nella formula più citata nella scienza: [[w:E=mc²|E=mc²]] . Un ulteriore documento fornì la spiegazione più completa fino ad oggi del [[w:moto browniano|moto browniano]]. Ognuno di questi documenti, preso da sé, sarebbe stato considerato di fondamentale importanza. Nel loro insieme costituiscono una sfida sorprendente alle ipotesi esistenti sugli argomenti centrali della fisica.
Einstein mostrò un'analoga indipendenza mentale nella sua etica e politica. Anche qui si dimostrò in grado di ergersi al di fuori del consenso prevalente e di adottare posizioni radicali che lo rendevano spesso vulnerabile agli attacchi dell'establishment. Come abbiamo visto, era uno dei pochissimi suoi coetanei che protestarono contro la Prima guerra mondiale e continuò con lo stesso spirito per il resto della sua vita a prendere posizioni di opposizione su grandi questioni pubbliche, in particolare quelle legate a guerra e armamenti. Abbracciò anche una serie di altre cause impopolari, inclusi i diritti civili dei neri in America, molto prima che la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti del 1954 stimolasse il movimento verso la [[w:desegregazione|desegregazione]].
[[File:Max Born.jpg|240px|right|thumb|[[w:Max Born|Max Born]] (ca. 1935)]]
Tuttavia, Einstein non era un bastian contrario inveterato né un oppositore dell'autorità per il gusto di farlo. La sua indipendenza mentale non lo rendeva automaticamente contrario. Volle sempre riconoscere i contributi dei suoi grandi predecessori scientifici, i deceduti da tempo come Newton, Faraday e Maxwell e i vivi come Max Planck, Hendrik A. Lorentz e altri. Scrisse nel 1921: "The theory of relativity may indeed be said to have put a sort of finishing touch to the mighty intellectual edifice of Maxwell and Lorentz". La teoria, osservò, non costituiva un atto rivoluyzionario "but the natural continuation of a line that can be traced through centuries".<sup>18</sup> Anche in politica, Einstein, sebbene eminentemente in grado di sfidare l'autorità su questioni di principio, era pronto ad accogliere una leadership illuminata quando la incontrava, ovviamente nel caso di [[w:Franklin Delano Roosevelt|Franklin Roosevelt]], per il quale provava sincera ammirazione e affetto. "I’m so sorry Roosevelt is president—otherwise I would visit him more often", disse Einstein a un amico.<sup>19</sup> In una dichiarazione commemorativa dopo la morte di Roosevelt nell'aprile 1945, Einstein scrisse che "for all people of good will Roosevelt’s death will be felt like that of an old and dear friend. May he have a lasting influence on our thoughts and convictions".<sup>20</sup> Che questo fosse qualcosa di più di un semplice sentimento è chiaro dal suo appoggio alla spinta fondamentale della politica estera statunitense sotto Roosevelt e dal suo corrispondente sgomento per ciò che seguì sotto [[w:Harry S. Truman|Truman]]. Einstein era uno di quelli convinti che con la morte di Roosevelt sarebbe morta anche ogni possibilità di una politica "ragionevole" nei confronti dell'Unione Sovietica.<sup>21</sup> In breve, Einstein aveva una mente tutta sua in politica come in fisica.
C'è un'altra caratteristica comune dell'approccio di Einstein alla scienza e alla politica che merita di essere menzionata: una certa testardaggine nel mantenere un'idea anche quando c'erano molte prove contro di essa. In politica, per Einstein, i fondamenti generalmente non erano in discussione; i valori centrali, come abbiamo visto, erano ritenuti evidenti, anche se circostanze alterate potevano imporre cambiamenti tattici (come nell'area del pacifismo, che sarà trattata in un Capitolo successivo). Nella scienza, nonostante l'infinita ingegnosità con cui Einstein lottò con la teoria della relatività, sarebbe arrivato un punto, raggiunto nel dibattito con Niels Bohr e altri sulla meccanica quantistica, in cui si sarebbe semplicemente bloccato e rifiutato di muoversi. Non avrebbe accettato l'elemento di casualità richiesto dalla teoria statistica della meccanica quantistica né dalla teoria dell'incertezza che sembrava negare l'esistenza indipendente di un mondo fisico conoscibile. "He [God] does not play dice", scrisse in una lettera al suo amico [[w:Max Born|Max Born]] — enunciazione che, presa in profondità, si rivelerà comunque vera...se concediamo a Dio una mente infinita!<sup>22</sup>
=== L'Einstein compartimentalizzato ===
Tuttavia, una volta che questi punti sono stati esplicati riguardo all'unità del carattere e dell'approccio di Einstein in tutta la gamma delle sue attività, si raggiunge un limite oltre il quale possono essere addotte solo più generalità. A un livello di dettaglio significativo, la fisica non illumina la politica; né il contrario. Più significative per la comprensione dei suoi contributi distintivi sono le differenze nei modi in cui operò in ambito scientifico e altrove.
La convinzione di Einstein che la sua scienza e i suoi valori politici avessero radici abbastanza diverse era una caratteristica della sua mente e della sua personalità che lasciò perplessi alcuni osservatori che presumevano che dovessero essere interdipendenti. C'è un esempio sorprendente, anche se eccentrico, di questo in uno scambio di lettere con uno studioso indiano che lo rimproverava per la sua ammirazione pubblicamente espressa per Gandhi. Un certo professor Kahol chiese nel dicembre 1949, all'indomani dell'assassinio di Gandhi: "how a rationalist like you could have even the slightest regard for an irrationalist of the type of Gandhi..." Inoltre, continuò Kahol, Einstein sapeva forse che gli assassini di Gandhi erano grandi ammiratori di lui [Einstein], avevano studiato le sue teorie mentre erano in prigione e che tra gli oggetti restituiti alle loro famiglie dopo le loro esecuzioni c'era "‘a great deal of scientific and mathematical literature, especially the Theory of Relativity"?<sup>23</sup> Come lo psicologo che scrisse ad Einstein chiedendogli se avesse pensieri umanitari quando pensava alla relatività, il professor Kahol presumeva che ci dovesse essere una semplice consonanza tra il pensiero scientifico e politico di Einstein: un credente nella validità della logica matematica e nell'esistenza di una realtà fisica indipendente dal soggetto umano doveva sicuramente respingere l'irrazionalismo di uno come Gandhi. Einstein rispose con toni senza dubbio più educati e moderati di quanto in effetti pensasse: "I can well understand your attitude but cannot agree with it. It is true that Gandhi was to some extent anti-rationalist or at least a man who did not believe in the independent value of knowledge. But the unique greatness of Gandhi lies in his moral fervour and in his unparalleled devotion to it".<sup>24</sup> Naturalmente, in questo scambio c'era molto più di una discussione su scienza ed etica, almeno da parte del professor Kahol. Divenne chiaro da due lettere successive a Einstein, alle quali Einstein non rispose, che Kahol era un fanatico, convinto che Gandhi non fosse diverso da Hitler se non nei suoi vestiti e nella sua "smoke-screen of non-violence".<sup>25</sup> Per i nostri scopi, tuttavia, il significato dello scambio sta nella riaffermazione di Einstein del primato dei valori morali nel suo approccio alle questioni non-scientifiche e nel suo rifiuto di elidere la scienza con questioni politiche ed etiche.
[[File:Sigmund Freud 1926 (cropped).jpg|240px|right|thumb|[[w:Sigmund Freud|Sigmund Freud]] (1926)]]
Un'illustrazione più sostanziale della differenza tra il trattamento di Einstein delle idee etiche e il suo modo di fare scienza risiede nel suo scambio pubblico di lettere con [[w:Sigmund Freud|Sigmund Freud]] sulle cause della guerra. In questo caso, Freud era lo scienziato che applicava il metodo a un problema sociale e psicologico, mentre lo scienziato Einstein era appena in evidenza. A Einstein fu chiesto dall'Istituto Internazionale di Cooperazione Intellettuale della Società delle Nazioni di impegnarsi in uno scambio pubblico di opinioni con una personalità di sua scelta su un argomento di grande importanza per il futuro della civiltà. Scelse di invitare Freud a discutere la domanda: "Is there any way of delivering mankind from the menace of war?" Einstein aprì lo scambio con una breve lettera che poneva una serie di domande esponendo inoltre una serie di ipotesi. In un certo senso iniziò alla fine del problema offrendo una soluzione. Posto che la guerra fosse il risultato di un conflitto tra nazioni, Einstein affermò poi quello che chiamava l'"assioma" che "the quest for international security involves the unconditional surrender by every nation, in a certain measure, of its liberty of action—its sovereignty that is to say..." Solo allora, attingendo liberamente allo stesso Freud come per invogliare lo psicoanalista a prendere l'avvio, considerò i "strong psychological factors" che stavano dietro il mancato raggiungimento della soluzione voluta. Tra questi spiccava la "brama di potere" che portava alcuni umani ad affermare il dominio sugli altri, producendo disuguaglianze nella società e il governo nelle mani di piccole consorterie. Ma le radici dell'aggressività non erano tutte nella struttura sociale. I governanti erano in grado di sfruttare le emozioni delle masse così facilmente perché "man has within him a lust for hatred and destruction". Infine, rifletté cupamente che non era bene che l'intellighenzia mettesse in ballo la ragione, perché "they are most apt to yield to these disastrous collective suggestions, since the intellectual has no direct contact with life in the raw but encounters it in its easiest synthetic form—upon the printed page".<sup>26</sup>
Tralasciando il fatto che quest'ultimo punto apparentemente contrasta con gli sforzi da lui regolarmente compiuti per portare le opinioni di intellettuali come lui sulle questioni pubbliche del giorno, ciò che colpisce nella sua lettera è il grado in cui l'analisi è guidata dal punto finale dell'argomento: in questo caso la convinzione che solo un'autorità sovranazionale può risolvere la questione della guerra. Il problema non è se abbia ragione o torto, ma piuttosto il contrasto con la procedura di Freud. Quella di Freud è l'opposto di quella di Einstein in quanto Freud inizia con le fonti della violenza nelle prime forme di società umane in cui si trovano le condizioni più primitive. Quando arriva alla proposta di Einstein per il controllo centrale del sistema politico internazionale, le carte sono già impilate contro la soluzione di Einstein. Anche una tale soluzione "ideale", sottolinea Freud, dovrebbe fare molto affidamento sulla violenza affinché funzioni. In realtà, Freud si sforza di stabilire un terreno comune con Einstein per quanto può, e questo è ciò che ci si aspetterebbe da un'impresa come questa. Fa approcci empatici sull'idea di un controllo sovranazionale e suggerisce che entrambi sono arrivati a una destinazione simile per rotte diverse. Ma l'agenda di Freud e la sua metodologia sono essenzialmente differenti, come Freud ben sapeva.
Scrive Freud:
{{citazione|You are interested, I know, in the prevention of war, not in our theories, and I keep this fact in mind. Yet I would like to dwell a little longer on [the] destructive instinct which is seldom given the attention that its importance warrants.}}
Segue una discussione dettagliata sul "death instinct" e sulla sua relazione con l'"erotic instinct".
Forse la cosa più eloquente di tutte, Freud conclude con una domanda che, osserva, "is not mooted in your letter’", ma che lo interessa molto. Perché, chiede, protestiamo con tanta veemenza contro la guerra "instead of just accepting it as another of life’s odious importunities"? Tutto ciò che sappiamo su Einstein indica che per lui non si può concepire di intrattenere tale possibilità. La guerra è evidentemente errata. Freud, tuttavia, ha l'atteggiamento dello scienziato per il quale anche le verità apparentemente più ovvie devono essere contestate. Freud sostiene che la guerra è stata accettata nelle società umane come un'estensione del principio che "every man has a right over his own life", tuttavia, poiché l'uomo si vergogna dei suoi istinti omicidi e poiché la guerra è così distruttiva per le società umane, l'uomo ha cercato nel tempo di controllare l'istinto aggressivo. Il successo è solo parziale, tuttavia, poiché le nazioni e gli imperi continuano a cercare l'autoconservazione contro i nemici e l'estensione del loro potere. Il risultato è un lento processo di cambiamento culturale in cui vi è un "progressive rejection of instinctive ends and a scaling down of instinctive reactions". Pertanto, per una serie di ragioni culturali e storiche, gli individui e le società umane hanno iniziato a superare gli impulsi violenti provocati dagli istinti primitivi ereditati e la continuazione e l'espansione graduale di questo processo porterà nel tempo, suggerisce, alla fine desiderata. Conclude: "Whatever makes for cultural development is working also against war".<sup>27</sup>
Freud mette in chiaro che anche lui si considera un "pacifista", ma la sua disponibilità a intrattenere e ad approfondire una questione come questa – cioè che a pensarci bene potrebbe facilmente produrre un risultato diverso – indica un elemento di distacco analitico che non si riscontra nella trattazione di Einstein di questi problemi, in netto contrasto con il suo modo di fare scienza. In breve, Freud analizza le fonti della guerra nel modo in cui Einstein analizza un enigma teorico o un'anomalia osservata nel mondo fisico. Significativamente, inoltre, la visione freudiana della guerra è considerevolmente più lontana dalle questioni di politica rispetto a quella di Einstein. Freud ha investito di più nella comprensione delle fonti della guerra nella natura umana e nelle società umane che nella ricerca di modi per sbarazzarsene. La "soluzione" di Einstein è di per sé poco pratica nel tipo di tempistica abitualmente impiegata dai politici, ma il suo approccio è quello dell'attivista, per il quale la priorità chiave è portare avanti il dibattito in un modo che sfidi direttamente la pratica attuale. Freud non ha in vista tale fine. La sua priorità è la comprensione scientifica.
[[File:Professor Yaron Ezrahi.jpg|240px|thumb|right|[[:en:w:Yaron Ezrahi|Yaron Ezrahi]]]]
Ulteriori indizi sul significato della differenza tra la produzione scientifica e non scientifica di Einstein possono essere ricavati da un semplice confronto tra la pronta accessibilità dei suoi scritti sociali e politici con l'estrema difficoltà e astrattezza del suo lavoro scientifico. La sua scienza rappresenta una continua messa in discussione dei fondamenti stessi del buon senso. La meccanica dell'universo newtoniano era, al contrario, comprensibile in linea di principio a qualsiasi osservatore, anche se i suoi meccanismi dettagliati non lo erano. La [[w:Isaac Newton|scienza newtoniana]] era compatibile con il realismo popolare o di senso comune e, in effetti, nella persuasiva argomentazione di [[:en:w:Yaron Ezrahi|Yaron Ezrahi]], con la democrazia che, come si sviluppò alla fine del diciottesimo secolo, era in sintonia con le "leggi della natura". Come dice Ezrahi: "the history of modern social science and particularly of political science indicates the extent to which the example of Newtonian physics, especially in its popular versions, has been transferred to the spheres of society and politics, suggestively implying that society and politics can be described and explained in terms of observable facts and objective events".<sup>28</sup> Con la relatività e la rivoluzione quantistica, queste certezze e connessioni tra scienza e principi politici e sociali si sono dissolte. "The sciences have long departed, from the common visual and experiential domain they shared with laymen, which lent them authority and presence as critics", osserva Ezrahi.<sup>29</sup>
Non era chiaramente intenzione di Einstein coltivare l'incomprensibilità, e non risparmiò nessuno sforzo nel cercare di rendere la sua scienza comprensibile al laico, sia attraverso i suoi scritti sia attraverso l'approvazione del lavoro di altri. Né il suo stesso lavoro incarnava l'affermazione che le conclusioni di Newton fossero obsolete. "elativity does not contradict classical physics", scrisse [[:en:w:Lincoln Barnett|Lincoln Barnett]] in uno dei tentativi di maggior successo di divulgazione della rivoluzione einsteiniana. "It simply regards the old concepts as limiting cases that apply solely to the experiences of man".<sup>30</sup> Einstein non si stancava mai di lodare le conquiste di Newton e si preoccupava di dimostrare che, come disse in una conferenza sul 200° anniversario della morte di Newton, "the whole evolution of our ideas about the processes of nature... might be regarded as an organic development of Newton’s ideas".<sup>31</sup> Tuttavia, non si può negare che la comprensione della struttura dell'universo fisico ora poggiava su una comprensione della nuova fisica. Era anche chiaro che il linguaggio della scienza aveva ora interrotto qualsiasi connessione avesse avuto con il linguaggio ordinario. La scienza di Newton era anche fortemente matematica, ma i suoi principi erano più facilmente traducibili in termini di comprensione comuni rispetto ai risultati della nuova fisica del primo Novecento. C'era un riconoscibile "adattamento" tra la meccanica celeste di Newton e l'osservazione empirica della natura. Nel verso memorabile di [[w:Alexander Pope|Alexander Pope]] nel ''[[:en:w:An Essay on Man|Essay on Man]]'' (1734): "God said, ‘Let Newton be!’ and all was light". La generazione di [[w:Benjamin Franklin|Benjamin Franklin]] e [[w:Thomas Jefferson|Thomas Jefferson]] fu probabilmente l'ultima per la quale un'ampia comprensione della scienza più avanzata poteva essere considerata come parte dell'educazione generale dell'élite sociale e intellettuale. Entrambi avevano familiarità con i contorni delle scienze naturali come con la filosofia, la letteratura e la politica; Franklin, ovviamente, diede il proprio contributo alla scienza attraverso i suoi esperimenti sull'elettricità. Un secolo e mezzo dopo, nessun commercio così facile con la scienza fu possibile, non da ultimo a causa di ciò che Lincoln Barnett ha chiamato "science’s retreat from mechanical explanation toward mathematical abstraction". Anche le divulgazioni della teoria della relatività e della rivoluzione quantistica hanno messo a dura prova i cervelli di coloro che non sono formati in matematica. Barnett osserva: "In accepting a mathematical description of nature, physicists have been forced to abandon the ordinary world of our experience, the world of sense perceptions".<sup>32</sup>
Agli occhi di alcuni commentatori contemporanei la questione andava ben oltre la comprensibilità. Il giornalista e filosofo politico americano [[w:Walter Lippmann|Walter Lippmann]] era preoccupato del fatto che, con l'avvento della fisica einsteiniana, si fosse rotto un legame storico fondamentale tra le idee politiche e le visioni prevalenti della scienza. Il newtonismo era stato sostituito dal [[w:darwinismo|darwinismo]] come moda intellettuale prevalente, e ciascuno aveva fornito una base per il pensiero politico del loro tempo, ma tale era l'impenetrabilità della fisica di Einstein che "simply does not lend itself to mythmaking, with the consequence that our political thinking today has no intellectual foundation".<sup>33</sup> Questo evidentemente non preoccupò lo stesso Einstein, per il quale nessuna nuova idea della scienza, tanto meno la sua fisica, sembrava necessaria come base per le sue idee politiche. Gli scritti non scientifici di Einstein abitano un universo newtoniano in cui si possono osservare cause ed effetti, in consonanza con un reame pubblico in cui le grandi decisioni vengono dibattute e prese allo scoperto. [[:en:w:Susan Neiman|Susan Neiman]] ha ragione nell'acclamare il "subversive Einstein" degli scritti sociali e politici come "a genuine Enlightenment hero", ma l'affermazione ha un'ulteriore piccantezza se riflettiamo sul fatto che la sua scienza puntava lontano dai presupposti fiduciosi e trasparenti dell'Illuminismo verso un mondo nuovo e meno prevedibile.<sup>34</sup> Nel frattempo, ironia della sorte, molti scienziati sociali stavano imparando dalla rivoluzione scientifica dell'inizio del ventesimo secolo e portando le scienze sociali professionali in nuovi reami di complessità e astrusità tecnica e concettuale. Il loro linguaggio, in parte imitando il crescente prestigio delle scienze naturali, era sempre più lontano dal linguaggio ordinario. Einstein, invece, scelse nei suoi scritti sociali e politici di comunicare liberamente. Rimase un newtoniano in politica anche quando gettò le basi scientifiche per l'epoca per la quale il suo stesso nome divenne l'etichetta: ''l’età di Einstein''.
Dietro la differenza di linguaggio nelle due sfere di attività di Einstein c'è una distinzione filosofica. Il suo orientamento verso le questioni etiche e le relative questioni sociali e politiche conservava una qualità emotiva che egli desiderava eliminare il più possibile dal suo studio della natura. I concetti usati per costruire spiegazioni scientifiche coerenti, disse, "are not expressing emotions, since the scientist is concerned with relations which are thought to exist independently of the searching individual".<sup>35</sup> Anche se questo non significa che la scienza come ''metodo'' è irrilevante per l'etica – "ethical premises play a similar role in ethics to that played by axioms in mathematics"<sup>36</sup> – la scienza può essa stessa, afferma Einstein, fornire solo mezzi, non obiettivi.<sup>37</sup> In termini di filosofia della scienza, Einstein era un realista inveterato per il quale la verità delle affermazioni sul mondo naturale era di un ordine diverso dalle verità dell'etica. Le prime erano vere indipendentemente dai desideri o dall'esperienza degli individui, mentre le seconde derivavano, scrisse, "from our inborn tendencies to avoid pain and annihilation, and from the accumulated emotional reaction of individuals to the behaviour of their neighbours".<sup>38</sup> Le nozioni etiche, cioè, sono tratte proprio dall'esperienza; sono i risultati, in parte appresi direttamente e in parte accettati dall'autorità, dell'esperienza di ciò che funziona in circostanze particolari per garantire la sopravvivenza di una società.
Certo, dietro tali affermazioni sommarie si nascondono volumi di possibile dibattito sulle origini precise e sullo sviluppo dell'etica, ma il punto principale dovrebbe essere chiaro: le idee di Einstein sui rapporti tra scienza ed etica presupponevano una disgiunzione radicale tra affermazioni di fatto e affermazioni di valore. La posizione di Einstein rappresentava il "buon senso" della questione in grande stile. Per la maggior parte delle persone, la scienza è un reame a parte in cui la conoscenza è certa, priva di opinioni e pregiudizi. Che per la maggior parte delle persone tali certezze siano assunte sulla fiducia, mentre per scienziati come Einstein siano la conseguenza del pensiero e dell'esperimento, non nega il terreno comune tra le loro posizioni. Mentre nella sua scienza Einstein sfidò la comprensione comune nei modi più radicali e sconvolgenti, nel suo approccio ai problemi della vita sociale e dell'etica (se non necessariamente nel contenuto effettivo delle sue opinioni politiche) rimase con la comprensione comune che si atteneva a idee piuttosto "semplici" e intuitive di giusto e sbagliato, buono e cattivo — idee che avevano una facile diffusione nel mercato della vita pubblica e potevano essere prontamente sostenute o contrastate. Privo delle sue dimensioni filosofiche e intriso delle sue qualità personali uniche, il realismo di Einstein era il suo passaporto per influenzare il reame pubblico.
Torniamo così, per un percorso indiretto, al primo polo del paradosso di Einstein: il senso della sua unità d'essere. O meglio, si arriva alla conclusione che esiste una possibile riconciliazione tra l'Einstein compartimentalizzato e quello integrato. I due elementi possono essere considerati complementari. Come fisico era l'immagine stessa di ciò che lo scienziato era comunemente considerato — un individuo di suprema intelligenza che trafficava in idee che erano ai margini della comprensione ma erano ritenute fondamentali. In quanto essere etico e politico, aveva un istinto per il nucleo emotivo di un problema e un senso intuitivo di come comunicare quella comprensione. Se avesse interpretato lo scienziato nei suoi commentari su questioni di politica ed etica, se, vale a dire, per ripetere le parole di E. G. Straus, "he had turned every... idea in all directions, never ceasing to look at it from a new angle, to criticize it again, to pick it up again, and to examine it" — è dubbio che avrebbe raggiunto il pubblico in quel modo. In breve, Einstein si conformava agli stereotipi popolari sia dello scienziato che del filosofo domestico le cui espressioni non erano tanto opinioni personali quanto espressioni di verità generali. Nonostante tutte le loro evidenti differenze, ciò che lo scienziato e il filosofo domestico avevano in comune era una visione che andava oltre il personale.
=== Il paradosso di Einstein in pratica ===
=== Una questione di temperamento: il personale e il politico ===
=== Andare oltre il personale: il ruolo della religione ===
=== Vite private e costruzione di un sé pubblico ===
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== Note ==
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[[Categoria: Saeculum Mirabilis|Capitolo 2]]
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{{Saeculum Mirabilis}}
[[File:Leonid Pasternak - Albert Einstein (1924).jpg|540px|thumb|center|''Ritratto di Albert Einstein'', di [[w:Leonid Osipovič Pasternak|Leonid Pasternak]] (1924)]]
== I fondamenti del pensiero ==
=== La difficoltà di Einstein ===
Dopo aver esaminato il ruolo di Einstein nel discorso pubblico del suo tempo, passiamo ora alle qualità intellettuali ed emotive distintive che egli apportò a questi dibattiti. Per quanto condividesse molte idee con i suoi colleghi internazionalisti liberali, non c'era modo di nascondere le differenze tra loro che derivavano dal temperamento, dalle origini sociali e nazionali, nonché dall'istruzione e dall'esperienza di vita più in generale. Una qualità che differenziava Einstein da tutte le altre figure esaminate nel Capitolo precedente era che, nonostante il mezzo con cui lavoravano professionalmente fosse il linguaggio, quello specifico di Einstein era la matematica. Certo, anche Russell poteva rivendicare la matematica, ma con l'inizio della Prima guerra mondiale si allontanò decisamente dalla sua precedente specializzazione in filosofia della matematica verso le aree meno tecniche della filosofia generale e sociale. Il Premio Nobel di Russell, assegnato nel 1950, era dopotutto per la letteratura. Einstein, premiato nel 1921, fu per i servizi alla fisica e soprattutto per la sua scoperta della legge dell'[[w:Effetto fotoelettrico|effetto fotoelettrico]].<sup>1</sup> Il linguaggio, il discorso pubblico, era, per così dire, la seconda lingua di Einstein. Che il suo primo linguaggio fosse la matematica ebbe un effetto decisivo sui suoi rapporti con il pubblico.
Biografi e commentatori hanno spesso lottato per riconciliare Einstein, il personaggio pubblico, con Einstein lo scienziato, che, a causa dell'astrusità delle sue scoperte, proiettava un'aura di lontananza e mistero. Uno dei primi biografi osservò che per molti "the word ‘Einstein’ [was] equivalent to ‘incomprehensible’".<sup>2</sup> Inevitabilmente l'incomprensibilità si riferiva alla sua [[w:teoria della relatività|teoria della relatività]]. Persino le divulgazioni, di cui ce n'erano molte sin dall'inizio, non ultima quella di Einstein stesso, che fu pubblicata nel 1916, solo un anno dopo il completamento della Teoria Generale, fecero scervellare i lettori.<sup>3</sup> Era sufficiente per la maggior parte dei non-scienziati sapere che Einstein aveva rimodellato le nozioni di tempo e spazio; la sua teoria aveva lo ''status'' di metafora piuttosto che di conoscenza del funzionamento dell'universo. Servendo come magazzino di nuove immagini associate al cambiamento rapido e sconcertante dopo la Prima guerra mondiale, la teoria della relatività "resonated with changed class and sex relations and with new technologies of mass entertainment during the early 1920s, becoming an apt symbol for an uncanny modern world in which exciting possibilities were matched by new risks and hazards".<sup>4</sup>
Lo stesso Einstein si oppose all'applicazione della teoria della relatività a sfere più ampie. In un famoso scambio con l'arcivescovo di Canterbury durante una conversazione a cena a Londra nel 1921, Einstein respinse il suggerimento, reso popolare dal politico e filosofo Visconte Haldane, che la teoria della relatività avrebbe fatto "a great difference to our morale [or in some accounts ‘morals’]". Einstein ribatté: "Relativity makes no difference... It is purely abstract science". Sarebbe avventato considerare questa osservazione come il pensiero completo o definitivo di Einstein sulla questione dei rapporti tra scienza ed etica o tra scienza e religione. Più tardi nella sua vita, come vedremo, riflettè molto su questo problema, anche se non coinvolse i dettagli della teoria della relatività stessa. Potrebbe essere stata la modestia, come suggerisce [[:en:w:Ronald W. Clark|Ronald Clark]], a pronunciare la sua risposta all'arcivescovo, sebbene alcuni anni dopo abbia ripetuto l'affermazione in modo un po' più esteso, sottolineando quanto spesso la relatività fosse fraintesa.<sup>5</sup> Più probabilmente era proprio questa preoccupazione che la teoria della relatività nelle mani dei non-scienziati avesse poca relazione con la cosa reale a spingerlo a resistere alla sua più ampia applicazione. Altri, tra cui alcuni fisici, insistettero tuttavia nel fare collegamenti tra la teoria della relatività e le altre sfere della vita, come era del tutto naturale e prevedibile.<sup>6</sup> Come poteva la mente umana resistere al tentativo di adattarsi a quella che in effetti era una nuova cosmologia? Il purismo di Einstein è, tuttavia, indicativo della difficoltà concettuale e tecnica della teoria stessa, soprattutto che potesse esprimersi pienamente solo nel linguaggio della matematica. La sua versione "popolare" era minimamente matematica, ma comunque in luoghi ostici ai non-matematici. In breve, per Einstein tradurre la teoria in un linguaggio che i laici potessero facilmente comprendere sarebbe stato travisarla.
Al contrario, Einstein espresse le sue opinioni politiche ed etiche con un linguaggio comprensibile a tutti, e sperò certamente che avrebbero fatto differenza. Nella sfera della politica e dell'etica Einstein si rivolse naturalmente ai modi di pensiero e di espressione popolari. È significativo che, come abbiamo visto, Einstein dovesse raccomandare agli educatori la storia del mondo di H. G. Wells piuttosto che il lavoro di uno storico "scientifico" professionista. Sicuramente questo non era solo perché Wells era un abile comunicatore, ma anche perché proponeva una filosofia del progresso liberale congeniale a Einstein, e questo in un momento in cui alcuni storici professionisti mettevano in dubbio la "[[:en:w:Whig history|Whig interpretation of history]]" come non sufficientemente rigorosa, parziale al pensiero teleologico ed eccessivamente desiderosa di dare giudizi morali.<sup>7</sup> Può sembrare irrilevante che al di fuori della scienza Einstein non abbia applicato principi scientifici, ma il divario è così evidente da richiedere una spiegazione. Dopotutto, ci si potrebbe aspettare che un atteggiamento scientifico si ripercuota in una certa misura su questioni politiche e di altro tipo. Qual è esattamente il rapporto tra la sua scienza e la sua politica?
=== Il paradosso di Einstein ===
Fin dall'inizio ci troviamo di fronte a un paradosso che sta alla radice del suo essere. Una metà del paradosso
assume la forma di una disgiunzione radicale tra i processi mentali che utilizzava per affrontare problemi scientifici e quelli che impiegava per affrontare questioni morali, sociali e politiche. Abbiamo già fatto riferimento nel [[Saeculum Mirabilis/Capitolo 1|Capitolo 1]] alla sua stessa percezione del divario tra le sue idee scientifiche e morali nella risposta che diede a un corrispondente che voleva stabilire la natura morale della ricerca scientifica. Scrisse: "My scientific work is motivated by an irresistible longing to understand the secrets of nature and by no other feelings. My love for justice and the striving to contribute to the improvement of human conditions are quite independent from my scientific interests".<sup>8</sup> Questo Einstein sembra essere un individuo compartimentalizzato i cui sé separati operavano quasi indipendentemente l'uno dall'altro. L'altra metà del paradosso sta nell'apparentemente irriducibile unità dell'essere che egli proietta nell'ambito delle sue attività. Einstein non si comportava come un individuo diviso o nonintegrato. Un amico di Einstein ribadì: "the combination of that vast... inner detachment [which lay behind his scientific work] and enormous ethical commitment was a very wonderful thing because it was totally integrated into one flesh and bones and I think that’s a very rare
thing".<sup>9</sup>
Questa impressione di integrazione andò ben oltre il volto che presentava al mondo; si estendeva ad alcuni dei suoi presupposti filosofici più basilari. C'è una lotta per unità, armonia e semplicità in tutta la gamma del pensiero di Einstein, sia in campo fisico che non-scientifico. Nel suo lavoro scientifico la spinta all'unità e all'armonia è forse più visibile nella ricerca di una teoria dei campi unificata, che collegherebbe la teoria generale della relatività con l'elettromagnetismo per produrre un quadro generale di comprensione per tutte le forze fisiche basilari; nel campo non-scientifico lo stesso impulso è visibile nella sua difesa del governo mondiale o, come preferiva dirlo, di una "supranational authority" che mitigasse gli effetti distruttivi e divisivi della concorrenza tra le nazioni. La semplicità era allo stesso modo un valore centrale per Einstein nella scienza come in altre sfere. L'essenza della teoria della relatività, disse a un giornalista durante la sua prima visita negli Stati Uniti, era "the logical simplicity with which it explained apparently conflicting facts in the operation of natural law".<sup>10</sup> Più in generale, la semplicità era al centro del suo atteggiamento nei confronti della vita. Nel suo credo personale, ''"The World As I See It"'' (1931), disse: "I... believe that a simple and unassuming life is good for everybody, physically and mentally".<sup>11</sup> In tutti i suoi scritti non scientifici cercò la chiarezza e l'immediatezza dell'espressione. Tuttavia, la semplicità che cercava parimenti nella sua vita intellettuale e quotidiana non è da confondere con l'immagine popolare, o meglio la caricatura, di lui come un genio infantile, il maldestro innocente cervello che inciampò nelle grandi verità della natura e divenne, nel parole del profilo "Person of the Century" di ''Time magazine'': "the cartoonist’s dream come true".<sup>12</sup> La semplicità di Einstein era una qualità morale composta sia da fiducia in se stessi e modestia sia da una notevole immunità a ciò che gli altri pensavano di lui, negativo o positivo che fosse.
[[File:Max Planck (1858-1947).jpg|240px|thumb|right|[[w:Max Planck|Max Planck]] nel 1930]]
Anche la facoltà di intuizione era pertinente ad entrambe le sfere della sua attività. Quando discutono del percorso intrapreso da Einstein verso la teoria della relatività, gli scienziati annotano regolarmente gli straordinari salti intuitivi che lo portarono da un'impasse concettuale verso una soluzione.<sup>13</sup> Lo stesso Einstein disse, in una conferenza che celebrava il sessantesimo compleanno di [[w:Max Planck|Max Planck]], che "the supreme task of the physicist is to arrive at those universal elementary laws from which the cosmos can be built up by pure deduction. There is no logical path to these laws; only intuition, resting on sympathetic understanding of experience, can reach them".<sup>14</sup> Einstein, che era un oratore instancabile, descriveva i suoi processi di pensiero come prevalentemente non verbali nella fase creativa e spesso basati su immagini e forme visive; anzi, suggerì che legare concetti troppo strettamente a parole particolari, i cui significati erano diventati stantii e fissi, fosse fonte di molti errori nella scienza.<sup>15</sup>
I principi di Einstein in politica ed etica sembrano anche fortemente dipendenti dall'intuizione, nel senso che erano radicati in presupposti profondi che erano considerati ovvi. Tuttavia, c'è una differenza nel ruolo che l'intuizione gioca nei due reami della sua attività, che ci porta dall'altra parte del paradosso di Einstein: la sensazione che ci siano due Einstein. I percorsi dall'intuizione alle conclusioni finali sono ben distinti nelle due sfere della sua attività intellettuale. A differenza delle sue intuizioni scientifiche, i suoi principi intuiti nell'etica, nella società e nella politica sono raramente messi in discussione. Mentre le sue intuizioni scientifiche sono punti di partenza per spiegazioni di anomalie nel mondo naturale o elementi costitutivi per immagini dettagliate di come funzionano i sistemi fisici, nella vita sociale e politica i principi morali intuiti, come li trattava Einstein, sono verità evidenti. C'è un resoconto sorprendente fatto da [[:en:w:Ernst G. Straus|Ernst G. Straus]] sulle differenze nel modo in cui Einstein trattava le idee scientifiche e quelle politiche. In qualità di studente e assistente di Einstein per diversi anni negli anni '40, Straus fu in grado di osservare Einstein da vicino. Einstein disse a Straus: "There are absolutely no good ideas in politics. The ideas are all obvious, the only problem is to get people to act on them". Straus rifletté:
{{citazione|[Einstein] would turn every scientific idea in all directions, never ceasing to look at it from a new angle, to criticize it again, to pick it up again, and to examine it. In his political ideas, on the other hand, he felt that the idea is clear, the only problem is to state it. I think that the constant preoccupation that marked his scientific work simply did not happen in his political and social thought.<sup>16</sup>}}
Cosa dobbiamo pensare del paradosso sopra descritto? La sua apparente mancanza di riflessività nel campo dell'etica e della politica, rispetto al suo studio della fisica, significa forse che le sue idee sociali e politiche sono quindi di scarso rilievo? Dobbiamo intendere l'apparente spaccatura in Einstein semplicemente come un fatto della sua vita su cui sorvoliamo rapidamente o come qualcosa che richiede una spiegazione? Guardando dall'altra parte del paradosso, c'è davvero un'unità alla base del suo pensiero in entrambi i campi o è semplicemente un riflesso dell'urgenza dei commentatori di legare tutti i fili in una disperata ricerca di coerenza nel loro argomento? Se c'è unità, come è meglio descriverla e spiegarla?
=== L'argomento dell'unità ===
C'è chiaramente molto da dire sul lato dell'unità e dell'integrazione, più ovviamente nell'integrazione manifesta della personalità di Einstein. Come è già stato suggerito, non era turbato da dubbi sulla sua identità di scienziato o di essere etico e politico. L'una attività raramente influiva sull'altra in un modo che gli causasse difficoltà, con la singolare eccezione del suo ruolo indiretto nell'inizio del Progetto Manhattan, e in questo caso le difficoltà nacquero meno da un qualsiasi conflitto nella sua mente che dall'irritazione per il modo in cui il suo ruolo fu ritratto pubblicamente. Più tipico del collegamento tra il suo ruolo di scienziato e la sua attività politica è stata la sua presidenza del [[w:Emergency Committee of Atomic Scientists|Emergency Committee of Atomic Scientists]] negli anni '40 e più in generale le sue campagne a favore del disarmo nucleare e della pace mondiale nell'immediato dopoguerra. Qui la sua competenza scientifica e il senso di responsabilità pubblica si rafforzarono a vicenda. Se è vero che a volte era irritato dal tempo e dall'energia che questo comitato gli costava, non aveva dubbi nella sua mente sull'importanza della causa, che era quella di educare il pubblico sulle questioni atomiche e in particolare sul pericolo di una guerra nucleare.
Altri fisici avevano scelte più difficili da fare rispetto a Einstein. In quanto teorico fondamentale, in ogni caso estraneo alla fabbricazione della bomba atomica, non si trovò di fronte al tipo di scelta affrontata da alcuni fisici del Progetto Manhattan per i quali la consapevolezza di aver contribuito a creare l'arma più distruttiva mai vista provocò decisioni che cambiano la vita. Leo Szilard, una figura chiave all'inizio del Progetto Manhattan – fu determinante nel sollecitare Einstein a redigere la lettera a Roosevelt nel 1939 – e anche nella fabbricazione della bomba stessa, dopo la guerra passò alla [[w:biologia molecolare|biologia molecolare]] per orrore verso la distruttività delle armi nucleari. Uno scienziato molto più giovane del Progetto Manhattan, [[w:Józef Rotblat|Józef Rotblat]], passò alla fisica medica e per il resto della sua lunga vita fece una campagna per il disarmo nucleare. Ricevette il Premio Nobel per la Pace nel 1995. Einstein riuscì a rimanere in un certo senso al di sopra della battaglia in virtù della sua età, profilo scientifico e temperamento.
Un'altra caratteristica del carattere di Einstein che mantiene l'accento sull'unità del suo essere è la sua capacità in tutti i campi della sua attività intellettuale e politica di distinguersi dalla massa. La sua indipendenza d'animo si manifestò sin dall'inizio in seguito al trasferimento dei genitori in Italia quando aveva solo 15 anni, lasciandolo a Monaco alle cure di parenti lontani per completare gli studi superiori. Con allarme dei suoi genitori, dopo poco tempo decise di lasciare la Germania. Sembra che un membro della famiglia gli abbia suggerito di completare la sua formazione presso il Politecnico Federale Svizzero di Zurigo, ma la decisione su cosa studiare fu presa dallo stesso Einstein. A questo punto era già preso dalla passione per la fisica che in seguito portò avanti la sua carriera.<sup>17</sup> Importante quanto la passione, tuttavia, era la sua capacità di mettere in discussione i presupposti più fondamentali della sua materia, di seguire le sue argomentazioni ovunque potessero portare e di mantenere le sue conclusioni di fronte allo scetticismo o all'aperta opposizione dei colleghi scienziati. Per quanto Einstein fosse rispettoso dei suoi più grandi predecessori e contemporanei, non si tirò mai indietro dal mettere in discussione le loro conclusioni. La misura della sua fiducia in se stesso è ampiamente illustrata dalla produzione delle famose carte del 1905 nel campo della fisica teorica che intraprese mentre lavorava presso l'ufficio brevetti di Zurigo. La teoria della relatività speciale, che relegava le precedenti certezze della visione del mondo newtoniana a quella di un caso speciale all'interno di un quadro molto più ampio e complesso, era solo il più noto dei quattro contributi fondamentali. Di pari significato furono i saggi sull'effetto fotoelettrico, che fu infatti l'argomento che gli valse il Premio Nobel nel 1921, e sull'equivalenza massa-energia, che sfociò nella formula più citata nella scienza: [[w:E=mc²|E=mc²]] . Un ulteriore documento fornì la spiegazione più completa fino ad oggi del [[w:moto browniano|moto browniano]]. Ognuno di questi documenti, preso da sé, sarebbe stato considerato di fondamentale importanza. Nel loro insieme costituiscono una sfida sorprendente alle ipotesi esistenti sugli argomenti centrali della fisica.
Einstein mostrò un'analoga indipendenza mentale nella sua etica e politica. Anche qui si dimostrò in grado di ergersi al di fuori del consenso prevalente e di adottare posizioni radicali che lo rendevano spesso vulnerabile agli attacchi dell'establishment. Come abbiamo visto, era uno dei pochissimi suoi coetanei che protestarono contro la Prima guerra mondiale e continuò con lo stesso spirito per il resto della sua vita a prendere posizioni di opposizione su grandi questioni pubbliche, in particolare quelle legate a guerra e armamenti. Abbracciò anche una serie di altre cause impopolari, inclusi i diritti civili dei neri in America, molto prima che la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti del 1954 stimolasse il movimento verso la [[w:desegregazione|desegregazione]].
[[File:Max Born.jpg|240px|right|thumb|[[w:Max Born|Max Born]] (ca. 1935)]]
Tuttavia, Einstein non era un bastian contrario inveterato né un oppositore dell'autorità per il gusto di farlo. La sua indipendenza mentale non lo rendeva automaticamente contrario. Volle sempre riconoscere i contributi dei suoi grandi predecessori scientifici, i deceduti da tempo come Newton, Faraday e Maxwell e i vivi come Max Planck, Hendrik A. Lorentz e altri. Scrisse nel 1921: "The theory of relativity may indeed be said to have put a sort of finishing touch to the mighty intellectual edifice of Maxwell and Lorentz". La teoria, osservò, non costituiva un atto rivoluyzionario "but the natural continuation of a line that can be traced through centuries".<sup>18</sup> Anche in politica, Einstein, sebbene eminentemente in grado di sfidare l'autorità su questioni di principio, era pronto ad accogliere una leadership illuminata quando la incontrava, ovviamente nel caso di [[w:Franklin Delano Roosevelt|Franklin Roosevelt]], per il quale provava sincera ammirazione e affetto. "I’m so sorry Roosevelt is president—otherwise I would visit him more often", disse Einstein a un amico.<sup>19</sup> In una dichiarazione commemorativa dopo la morte di Roosevelt nell'aprile 1945, Einstein scrisse che "for all people of good will Roosevelt’s death will be felt like that of an old and dear friend. May he have a lasting influence on our thoughts and convictions".<sup>20</sup> Che questo fosse qualcosa di più di un semplice sentimento è chiaro dal suo appoggio alla spinta fondamentale della politica estera statunitense sotto Roosevelt e dal suo corrispondente sgomento per ciò che seguì sotto [[w:Harry S. Truman|Truman]]. Einstein era uno di quelli convinti che con la morte di Roosevelt sarebbe morta anche ogni possibilità di una politica "ragionevole" nei confronti dell'Unione Sovietica.<sup>21</sup> In breve, Einstein aveva una mente tutta sua in politica come in fisica.
C'è un'altra caratteristica comune dell'approccio di Einstein alla scienza e alla politica che merita di essere menzionata: una certa testardaggine nel mantenere un'idea anche quando c'erano molte prove contro di essa. In politica, per Einstein, i fondamenti generalmente non erano in discussione; i valori centrali, come abbiamo visto, erano ritenuti evidenti, anche se circostanze alterate potevano imporre cambiamenti tattici (come nell'area del pacifismo, che sarà trattata in un Capitolo successivo). Nella scienza, nonostante l'infinita ingegnosità con cui Einstein lottò con la teoria della relatività, sarebbe arrivato un punto, raggiunto nel dibattito con Niels Bohr e altri sulla meccanica quantistica, in cui si sarebbe semplicemente bloccato e rifiutato di muoversi. Non avrebbe accettato l'elemento di casualità richiesto dalla teoria statistica della meccanica quantistica né dalla teoria dell'incertezza che sembrava negare l'esistenza indipendente di un mondo fisico conoscibile. "He [God] does not play dice", scrisse in una lettera al suo amico [[w:Max Born|Max Born]] — enunciazione che, presa in profondità, si rivelerà comunque vera...se concediamo a Dio una mente infinita!<sup>22</sup>
=== L'Einstein compartimentalizzato ===
Tuttavia, una volta che questi punti sono stati esplicati riguardo all'unità del carattere e dell'approccio di Einstein in tutta la gamma delle sue attività, si raggiunge un limite oltre il quale possono essere addotte solo più generalità. A un livello di dettaglio significativo, la fisica non illumina la politica; né il contrario. Più significative per la comprensione dei suoi contributi distintivi sono le differenze nei modi in cui operò in ambito scientifico e altrove.
La convinzione di Einstein che la sua scienza e i suoi valori politici avessero radici abbastanza diverse era una caratteristica della sua mente e della sua personalità che lasciò perplessi alcuni osservatori che presumevano che dovessero essere interdipendenti. C'è un esempio sorprendente, anche se eccentrico, di questo in uno scambio di lettere con uno studioso indiano che lo rimproverava per la sua ammirazione pubblicamente espressa per Gandhi. Un certo professor Kahol chiese nel dicembre 1949, all'indomani dell'assassinio di Gandhi: "how a rationalist like you could have even the slightest regard for an irrationalist of the type of Gandhi..." Inoltre, continuò Kahol, Einstein sapeva forse che gli assassini di Gandhi erano grandi ammiratori di lui [Einstein], avevano studiato le sue teorie mentre erano in prigione e che tra gli oggetti restituiti alle loro famiglie dopo le loro esecuzioni c'era "‘a great deal of scientific and mathematical literature, especially the Theory of Relativity"?<sup>23</sup> Come lo psicologo che scrisse ad Einstein chiedendogli se avesse pensieri umanitari quando pensava alla relatività, il professor Kahol presumeva che ci dovesse essere una semplice consonanza tra il pensiero scientifico e politico di Einstein: un credente nella validità della logica matematica e nell'esistenza di una realtà fisica indipendente dal soggetto umano doveva sicuramente respingere l'irrazionalismo di uno come Gandhi. Einstein rispose con toni senza dubbio più educati e moderati di quanto in effetti pensasse: "I can well understand your attitude but cannot agree with it. It is true that Gandhi was to some extent anti-rationalist or at least a man who did not believe in the independent value of knowledge. But the unique greatness of Gandhi lies in his moral fervour and in his unparalleled devotion to it".<sup>24</sup> Naturalmente, in questo scambio c'era molto più di una discussione su scienza ed etica, almeno da parte del professor Kahol. Divenne chiaro da due lettere successive a Einstein, alle quali Einstein non rispose, che Kahol era un fanatico, convinto che Gandhi non fosse diverso da Hitler se non nei suoi vestiti e nella sua "smoke-screen of non-violence".<sup>25</sup> Per i nostri scopi, tuttavia, il significato dello scambio sta nella riaffermazione di Einstein del primato dei valori morali nel suo approccio alle questioni non-scientifiche e nel suo rifiuto di elidere la scienza con questioni politiche ed etiche.
[[File:Sigmund Freud 1926 (cropped).jpg|240px|right|thumb|[[w:Sigmund Freud|Sigmund Freud]] (1926)]]
Un'illustrazione più sostanziale della differenza tra il trattamento di Einstein delle idee etiche e il suo modo di fare scienza risiede nel suo scambio pubblico di lettere con [[w:Sigmund Freud|Sigmund Freud]] sulle cause della guerra. In questo caso, Freud era lo scienziato che applicava il metodo a un problema sociale e psicologico, mentre lo scienziato Einstein era appena in evidenza. A Einstein fu chiesto dall'Istituto Internazionale di Cooperazione Intellettuale della Società delle Nazioni di impegnarsi in uno scambio pubblico di opinioni con una personalità di sua scelta su un argomento di grande importanza per il futuro della civiltà. Scelse di invitare Freud a discutere la domanda: "Is there any way of delivering mankind from the menace of war?" Einstein aprì lo scambio con una breve lettera che poneva una serie di domande esponendo inoltre una serie di ipotesi. In un certo senso iniziò alla fine del problema offrendo una soluzione. Posto che la guerra fosse il risultato di un conflitto tra nazioni, Einstein affermò poi quello che chiamava l'"assioma" che "the quest for international security involves the unconditional surrender by every nation, in a certain measure, of its liberty of action—its sovereignty that is to say..." Solo allora, attingendo liberamente allo stesso Freud come per invogliare lo psicoanalista a prendere l'avvio, considerò i "strong psychological factors" che stavano dietro il mancato raggiungimento della soluzione voluta. Tra questi spiccava la "brama di potere" che portava alcuni umani ad affermare il dominio sugli altri, producendo disuguaglianze nella società e il governo nelle mani di piccole consorterie. Ma le radici dell'aggressività non erano tutte nella struttura sociale. I governanti erano in grado di sfruttare le emozioni delle masse così facilmente perché "man has within him a lust for hatred and destruction". Infine, rifletté cupamente che non era bene che l'intellighenzia mettesse in ballo la ragione, perché "they are most apt to yield to these disastrous collective suggestions, since the intellectual has no direct contact with life in the raw but encounters it in its easiest synthetic form—upon the printed page".<sup>26</sup>
Tralasciando il fatto che quest'ultimo punto apparentemente contrasta con gli sforzi da lui regolarmente compiuti per portare le opinioni di intellettuali come lui sulle questioni pubbliche del giorno, ciò che colpisce nella sua lettera è il grado in cui l'analisi è guidata dal punto finale dell'argomento: in questo caso la convinzione che solo un'autorità sovranazionale può risolvere la questione della guerra. Il problema non è se abbia ragione o torto, ma piuttosto il contrasto con la procedura di Freud. Quella di Freud è l'opposto di quella di Einstein in quanto Freud inizia con le fonti della violenza nelle prime forme di società umane in cui si trovano le condizioni più primitive. Quando arriva alla proposta di Einstein per il controllo centrale del sistema politico internazionale, le carte sono già impilate contro la soluzione di Einstein. Anche una tale soluzione "ideale", sottolinea Freud, dovrebbe fare molto affidamento sulla violenza affinché funzioni. In realtà, Freud si sforza di stabilire un terreno comune con Einstein per quanto può, e questo è ciò che ci si aspetterebbe da un'impresa come questa. Fa approcci empatici sull'idea di un controllo sovranazionale e suggerisce che entrambi sono arrivati a una destinazione simile per rotte diverse. Ma l'agenda di Freud e la sua metodologia sono essenzialmente differenti, come Freud ben sapeva.
Scrive Freud:
{{citazione|You are interested, I know, in the prevention of war, not in our theories, and I keep this fact in mind. Yet I would like to dwell a little longer on [the] destructive instinct which is seldom given the attention that its importance warrants.}}
Segue una discussione dettagliata sul "death instinct" e sulla sua relazione con l'"erotic instinct".
Forse la cosa più eloquente di tutte, Freud conclude con una domanda che, osserva, "is not mooted in your letter’", ma che lo interessa molto. Perché, chiede, protestiamo con tanta veemenza contro la guerra "instead of just accepting it as another of life’s odious importunities"? Tutto ciò che sappiamo su Einstein indica che per lui non si può concepire di intrattenere tale possibilità. La guerra è evidentemente errata. Freud, tuttavia, ha l'atteggiamento dello scienziato per il quale anche le verità apparentemente più ovvie devono essere contestate. Freud sostiene che la guerra è stata accettata nelle società umane come un'estensione del principio che "every man has a right over his own life", tuttavia, poiché l'uomo si vergogna dei suoi istinti omicidi e poiché la guerra è così distruttiva per le società umane, l'uomo ha cercato nel tempo di controllare l'istinto aggressivo. Il successo è solo parziale, tuttavia, poiché le nazioni e gli imperi continuano a cercare l'autoconservazione contro i nemici e l'estensione del loro potere. Il risultato è un lento processo di cambiamento culturale in cui vi è un "progressive rejection of instinctive ends and a scaling down of instinctive reactions". Pertanto, per una serie di ragioni culturali e storiche, gli individui e le società umane hanno iniziato a superare gli impulsi violenti provocati dagli istinti primitivi ereditati e la continuazione e l'espansione graduale di questo processo porterà nel tempo, suggerisce, alla fine desiderata. Conclude: "Whatever makes for cultural development is working also against war".<sup>27</sup>
Freud mette in chiaro che anche lui si considera un "pacifista", ma la sua disponibilità a intrattenere e ad approfondire una questione come questa – cioè che a pensarci bene potrebbe facilmente produrre un risultato diverso – indica un elemento di distacco analitico che non si riscontra nella trattazione di Einstein di questi problemi, in netto contrasto con il suo modo di fare scienza. In breve, Freud analizza le fonti della guerra nel modo in cui Einstein analizza un enigma teorico o un'anomalia osservata nel mondo fisico. Significativamente, inoltre, la visione freudiana della guerra è considerevolmente più lontana dalle questioni di politica rispetto a quella di Einstein. Freud ha investito di più nella comprensione delle fonti della guerra nella natura umana e nelle società umane che nella ricerca di modi per sbarazzarsene. La "soluzione" di Einstein è di per sé poco pratica nel tipo di tempistica abitualmente impiegata dai politici, ma il suo approccio è quello dell'attivista, per il quale la priorità chiave è portare avanti il dibattito in un modo che sfidi direttamente la pratica attuale. Freud non ha in vista tale fine. La sua priorità è la comprensione scientifica.
[[File:Professor Yaron Ezrahi.jpg|240px|thumb|right|[[:en:w:Yaron Ezrahi|Yaron Ezrahi]]]]
Ulteriori indizi sul significato della differenza tra la produzione scientifica e non scientifica di Einstein possono essere ricavati da un semplice confronto tra la pronta accessibilità dei suoi scritti sociali e politici con l'estrema difficoltà e astrattezza del suo lavoro scientifico. La sua scienza rappresenta una continua messa in discussione dei fondamenti stessi del buon senso. La meccanica dell'universo newtoniano era, al contrario, comprensibile in linea di principio a qualsiasi osservatore, anche se i suoi meccanismi dettagliati non lo erano. La [[w:Isaac Newton|scienza newtoniana]] era compatibile con il realismo popolare o di senso comune e, in effetti, nella persuasiva argomentazione di [[:en:w:Yaron Ezrahi|Yaron Ezrahi]], con la democrazia che, come si sviluppò alla fine del diciottesimo secolo, era in sintonia con le "leggi della natura". Come dice Ezrahi: "the history of modern social science and particularly of political science indicates the extent to which the example of Newtonian physics, especially in its popular versions, has been transferred to the spheres of society and politics, suggestively implying that society and politics can be described and explained in terms of observable facts and objective events".<sup>28</sup> Con la relatività e la rivoluzione quantistica, queste certezze e connessioni tra scienza e principi politici e sociali si sono dissolte. "The sciences have long departed, from the common visual and experiential domain they shared with laymen, which lent them authority and presence as critics", osserva Ezrahi.<sup>29</sup>
Non era chiaramente intenzione di Einstein coltivare l'incomprensibilità, e non risparmiò nessuno sforzo nel cercare di rendere la sua scienza comprensibile al laico, sia attraverso i suoi scritti sia attraverso l'approvazione del lavoro di altri. Né il suo stesso lavoro incarnava l'affermazione che le conclusioni di Newton fossero obsolete. "elativity does not contradict classical physics", scrisse [[:en:w:Lincoln Barnett|Lincoln Barnett]] in uno dei tentativi di maggior successo di divulgazione della rivoluzione einsteiniana. "It simply regards the old concepts as limiting cases that apply solely to the experiences of man".<sup>30</sup> Einstein non si stancava mai di lodare le conquiste di Newton e si preoccupava di dimostrare che, come disse in una conferenza sul 200° anniversario della morte di Newton, "the whole evolution of our ideas about the processes of nature... might be regarded as an organic development of Newton’s ideas".<sup>31</sup> Tuttavia, non si può negare che la comprensione della struttura dell'universo fisico ora poggiava su una comprensione della nuova fisica. Era anche chiaro che il linguaggio della scienza aveva ora interrotto qualsiasi connessione avesse avuto con il linguaggio ordinario. La scienza di Newton era anche fortemente matematica, ma i suoi principi erano più facilmente traducibili in termini di comprensione comuni rispetto ai risultati della nuova fisica del primo Novecento. C'era un riconoscibile "adattamento" tra la meccanica celeste di Newton e l'osservazione empirica della natura. Nel verso memorabile di [[w:Alexander Pope|Alexander Pope]] nel ''[[:en:w:An Essay on Man|Essay on Man]]'' (1734): "God said, ‘Let Newton be!’ and all was light". La generazione di [[w:Benjamin Franklin|Benjamin Franklin]] e [[w:Thomas Jefferson|Thomas Jefferson]] fu probabilmente l'ultima per la quale un'ampia comprensione della scienza più avanzata poteva essere considerata come parte dell'educazione generale dell'élite sociale e intellettuale. Entrambi avevano familiarità con i contorni delle scienze naturali come con la filosofia, la letteratura e la politica; Franklin, ovviamente, diede il proprio contributo alla scienza attraverso i suoi esperimenti sull'elettricità. Un secolo e mezzo dopo, nessun commercio così facile con la scienza fu possibile, non da ultimo a causa di ciò che Lincoln Barnett ha chiamato "science’s retreat from mechanical explanation toward mathematical abstraction". Anche le divulgazioni della teoria della relatività e della rivoluzione quantistica hanno messo a dura prova i cervelli di coloro che non sono formati in matematica. Barnett osserva: "In accepting a mathematical description of nature, physicists have been forced to abandon the ordinary world of our experience, the world of sense perceptions".<sup>32</sup>
Agli occhi di alcuni commentatori contemporanei la questione andava ben oltre la comprensibilità. Il giornalista e filosofo politico americano [[w:Walter Lippmann|Walter Lippmann]] era preoccupato del fatto che, con l'avvento della fisica einsteiniana, si fosse rotto un legame storico fondamentale tra le idee politiche e le visioni prevalenti della scienza. Il newtonismo era stato sostituito dal [[w:darwinismo|darwinismo]] come moda intellettuale prevalente, e ciascuno aveva fornito una base per il pensiero politico del loro tempo, ma tale era l'impenetrabilità della fisica di Einstein che "simply does not lend itself to mythmaking, with the consequence that our political thinking today has no intellectual foundation".<sup>33</sup> Questo evidentemente non preoccupò lo stesso Einstein, per il quale nessuna nuova idea della scienza, tanto meno la sua fisica, sembrava necessaria come base per le sue idee politiche. Gli scritti non scientifici di Einstein abitano un universo newtoniano in cui si possono osservare cause ed effetti, in consonanza con un reame pubblico in cui le grandi decisioni vengono dibattute e prese allo scoperto. [[:en:w:Susan Neiman|Susan Neiman]] ha ragione nell'acclamare il "subversive Einstein" degli scritti sociali e politici come "a genuine Enlightenment hero", ma l'affermazione ha un'ulteriore piccantezza se riflettiamo sul fatto che la sua scienza puntava lontano dai presupposti fiduciosi e trasparenti dell'Illuminismo verso un mondo nuovo e meno prevedibile.<sup>34</sup> Nel frattempo, ironia della sorte, molti scienziati sociali stavano imparando dalla rivoluzione scientifica dell'inizio del ventesimo secolo e portando le scienze sociali professionali in nuovi reami di complessità e astrusità tecnica e concettuale. Il loro linguaggio, in parte imitando il crescente prestigio delle scienze naturali, era sempre più lontano dal linguaggio ordinario. Einstein, invece, scelse nei suoi scritti sociali e politici di comunicare liberamente. Rimase un newtoniano in politica anche quando gettò le basi scientifiche per l'epoca per la quale il suo stesso nome divenne l'etichetta: ''l’età di Einstein''.
Dietro la differenza di linguaggio nelle due sfere di attività di Einstein c'è una distinzione filosofica. Il suo orientamento verso le questioni etiche e le relative questioni sociali e politiche conservava una qualità emotiva che egli desiderava eliminare il più possibile dal suo studio della natura. I concetti usati per costruire spiegazioni scientifiche coerenti, disse, "are not expressing emotions, since the scientist is concerned with relations which are thought to exist independently of the searching individual".<sup>35</sup> Anche se questo non significa che la scienza come ''metodo'' è irrilevante per l'etica – "ethical premises play a similar role in ethics to that played by axioms in mathematics"<sup>36</sup> – la scienza può essa stessa, afferma Einstein, fornire solo mezzi, non obiettivi.<sup>37</sup> In termini di filosofia della scienza, Einstein era un realista inveterato per il quale la verità delle affermazioni sul mondo naturale era di un ordine diverso dalle verità dell'etica. Le prime erano vere indipendentemente dai desideri o dall'esperienza degli individui, mentre le seconde derivavano, scrisse, "from our inborn tendencies to avoid pain and annihilation, and from the accumulated emotional reaction of individuals to the behaviour of their neighbours".<sup>38</sup> Le nozioni etiche, cioè, sono tratte proprio dall'esperienza; sono i risultati, in parte appresi direttamente e in parte accettati dall'autorità, dell'esperienza di ciò che funziona in circostanze particolari per garantire la sopravvivenza di una società.
Certo, dietro tali affermazioni sommarie si nascondono volumi di possibile dibattito sulle origini precise e sullo sviluppo dell'etica, ma il punto principale dovrebbe essere chiaro: le idee di Einstein sui rapporti tra scienza ed etica presupponevano una disgiunzione radicale tra affermazioni di fatto e affermazioni di valore. La posizione di Einstein rappresentava il "buon senso" della questione in grande stile. Per la maggior parte delle persone, la scienza è un reame a parte in cui la conoscenza è certa, priva di opinioni e pregiudizi. Che per la maggior parte delle persone tali certezze siano assunte sulla fiducia, mentre per scienziati come Einstein siano la conseguenza del pensiero e dell'esperimento, non nega il terreno comune tra le loro posizioni. Mentre nella sua scienza Einstein sfidò la comprensione comune nei modi più radicali e sconvolgenti, nel suo approccio ai problemi della vita sociale e dell'etica (se non necessariamente nel contenuto effettivo delle sue opinioni politiche) rimase con la comprensione comune che si atteneva a idee piuttosto "semplici" e intuitive di giusto e sbagliato, buono e cattivo — idee che avevano una facile diffusione nel mercato della vita pubblica e potevano essere prontamente sostenute o contrastate. Privo delle sue dimensioni filosofiche e intriso delle sue qualità personali uniche, il realismo di Einstein era il suo passaporto per influenzare il reame pubblico.
Torniamo così, per un percorso indiretto, al primo polo del paradosso di Einstein: il senso della sua unità d'essere. O meglio, si arriva alla conclusione che esiste una possibile riconciliazione tra l'Einstein compartimentalizzato e quello integrato. I due elementi possono essere considerati complementari. Come fisico era l'immagine stessa di ciò che lo scienziato era comunemente considerato — un individuo di suprema intelligenza che trafficava in idee che erano ai margini della comprensione ma erano ritenute fondamentali. In quanto essere etico e politico, aveva un istinto per il nucleo emotivo di un problema e un senso intuitivo di come comunicare quella comprensione. Se avesse interpretato lo scienziato nei suoi commentari su questioni di politica ed etica, se, vale a dire, per ripetere le parole di E. G. Straus, "he had turned every... idea in all directions, never ceasing to look at it from a new angle, to criticize it again, to pick it up again, and to examine it" — è dubbio che avrebbe raggiunto il pubblico in quel modo. In breve, Einstein si conformava agli stereotipi popolari sia dello scienziato che del filosofo domestico le cui espressioni non erano tanto opinioni personali quanto espressioni di verità generali. Nonostante tutte le loro evidenti differenze, ciò che lo scienziato e il filosofo domestico avevano in comune era una visione che andava oltre il personale.
=== Il paradosso di Einstein in pratica ===
[[File:Fritz Haber.png|240px|thumb|right|[[w:Fritz Haber|Fritz Haber]] (ca. 1919)]]
La curiosa compresenza nella personalità di Einstein di compartimentazione e integrazione si manifestò forse in modo più sorprendente nella capacità di tollerare quelle che per molti sarebbero state contraddizioni inaccettabili nel reame della pratica. Abbiamo notato la sua intransigente opposizione allo scoppio della Prima guerra mondiale, avvenuta proprio nell'anno in cui fu chiamato a Berlino per ricoprire uno degli incarichi più prestigiosi nel suo campo. Nella sua qualità di membro dell'[[w:Accademia Reale Prussiana delle Scienze|Accademia Reale Prussiana delle Scienze]], era un impiegato dell'Impero tedesco. Inoltre, ricopriva incarichi di Professore presso l'Università Friedrich-Wilhelm e Direttore dell'Istituto di Fisica sotto gli auspici della [[w:Società Kaiser Wilhelm|Società Kaiser Wilhelm]]. Così, in un momento in cui la guerra lo poneva politicamente ai margini, era al centro dell'establishment scientifico tedesco. In più, durante la guerra mantenne relazioni amichevoli con figure di spicco come il fisico Max Planck e il chimico fisico [[w:Walther Nernst|Walther Nernst]], che insieme erano stati determinanti nel portare Einstein a Berlino nel 1914 ed erano entrambi ferventi patrioti tedeschi. Forse la cosa più significativa è che ci fu poco affievolimento nella sua amicizia con il chimico [[w:Fritz Haber|Fritz Haber]], che guidò lo sforzo tedesco per produrre [[w:Chemical weapons in World War I|gas velenoso durante la guerra]]. Né Haber era semplicemente uno scienziato dietro le quinte. Supervisionò personalmente il primo utilizzo del [[:en:w:Chlorine#Use as a weapon|gas cloro]] da parte dei tedeschi nel 1915 durante la [[w:Prima battaglia di Ypres|Prima battaglia di Ypres]]. La guerra dimostrò, come ha affermato uno dei suoi biografi, "Einstein’s remarkable gift for dividing his life into separate compartments, with the result that his political beliefs put no serious strain on his scientific work or his personal relations". C'era un processo a due vie coinvolto nell'equilibrio di Einstein: collaboratori stretti come Planck, Nernst e Haber non volevano che la politica si frapponesse tra loro ed Einstein più di quanto non volesse Einstein, e questo per ragioni personali oltre che scientifiche. Tolleravano o ignoravano le sue opinioni politiche, proprio come lui faceva con le loro. In quanto dissidente, Einstein era in una posizione apparentemente esposta nei confronti dei poteri costituiti, ma riuscì a sopravvivere quasi indenne, non ultimo perché non era cittadino tedesco, ma sicuramente anche perché, una volta fatta la protesta iniziale, Einstein non dava dichiarazioni incendiarie e poiché era troppo prezioso per le autorità. In effetti, Einstein diede un contributo allo sforzo bellico tedesco tramite il suo lavoro sulla [[w:girobussola|bussola giroscopica]], uno strumento che facilitava la navigazione nei sottomarini dove le bussole magnetiche convenzionali non funzionavano. Scrive il biografo di Einstein [[:en:w:Albrecht Fölsing|Albrecht Fölsing]]: "It seems odd that, as a convinced pacifist, Einstein was evidently indifferent to the military implications of such work". Il punto ha ancora più forza se si considera il ruolo bellico dei sottomarini tedeschi nel portare la guerra in mare a nuovi estremi distruttivi e nel provocare l'ingresso in guerra degli Stati Uniti.
=== Una questione di temperamento: il personale e il politico ===
=== Andare oltre il personale: il ruolo della religione ===
=== Vite private e costruzione di un sé pubblico ===
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== Note ==
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{{Vedi anche|Serie delle interpretazioni|Serie dei sentimenti|Serie letteratura moderna}}
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[[Categoria: Saeculum Mirabilis|Capitolo 2]]
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[[File:Leonid Pasternak - Albert Einstein (1924).jpg|540px|thumb|center|''Ritratto di Albert Einstein'', di [[w:Leonid Osipovič Pasternak|Leonid Pasternak]] (1924)]]
== I fondamenti del pensiero ==
=== La difficoltà di Einstein ===
Dopo aver esaminato il ruolo di Einstein nel discorso pubblico del suo tempo, passiamo ora alle qualità intellettuali ed emotive distintive che egli apportò a questi dibattiti. Per quanto condividesse molte idee con i suoi colleghi internazionalisti liberali, non c'era modo di nascondere le differenze tra loro che derivavano dal temperamento, dalle origini sociali e nazionali, nonché dall'istruzione e dall'esperienza di vita più in generale. Una qualità che differenziava Einstein da tutte le altre figure esaminate nel Capitolo precedente era che, nonostante il mezzo con cui lavoravano professionalmente fosse il linguaggio, quello specifico di Einstein era la matematica. Certo, anche Russell poteva rivendicare la matematica, ma con l'inizio della Prima guerra mondiale si allontanò decisamente dalla sua precedente specializzazione in filosofia della matematica verso le aree meno tecniche della filosofia generale e sociale. Il Premio Nobel di Russell, assegnato nel 1950, era dopotutto per la letteratura. Einstein, premiato nel 1921, fu per i servizi alla fisica e soprattutto per la sua scoperta della legge dell'[[w:Effetto fotoelettrico|effetto fotoelettrico]].<sup>1</sup> Il linguaggio, il discorso pubblico, era, per così dire, la seconda lingua di Einstein. Che il suo primo linguaggio fosse la matematica ebbe un effetto decisivo sui suoi rapporti con il pubblico.
Biografi e commentatori hanno spesso lottato per riconciliare Einstein, il personaggio pubblico, con Einstein lo scienziato, che, a causa dell'astrusità delle sue scoperte, proiettava un'aura di lontananza e mistero. Uno dei primi biografi osservò che per molti "the word ‘Einstein’ [was] equivalent to ‘incomprehensible’".<sup>2</sup> Inevitabilmente l'incomprensibilità si riferiva alla sua [[w:teoria della relatività|teoria della relatività]]. Persino le divulgazioni, di cui ce n'erano molte sin dall'inizio, non ultima quella di Einstein stesso, che fu pubblicata nel 1916, solo un anno dopo il completamento della Teoria Generale, fecero scervellare i lettori.<sup>3</sup> Era sufficiente per la maggior parte dei non-scienziati sapere che Einstein aveva rimodellato le nozioni di tempo e spazio; la sua teoria aveva lo ''status'' di metafora piuttosto che di conoscenza del funzionamento dell'universo. Servendo come magazzino di nuove immagini associate al cambiamento rapido e sconcertante dopo la Prima guerra mondiale, la teoria della relatività "resonated with changed class and sex relations and with new technologies of mass entertainment during the early 1920s, becoming an apt symbol for an uncanny modern world in which exciting possibilities were matched by new risks and hazards".<sup>4</sup>
Lo stesso Einstein si oppose all'applicazione della teoria della relatività a sfere più ampie. In un famoso scambio con l'arcivescovo di Canterbury durante una conversazione a cena a Londra nel 1921, Einstein respinse il suggerimento, reso popolare dal politico e filosofo Visconte Haldane, che la teoria della relatività avrebbe fatto "a great difference to our morale [or in some accounts ‘morals’]". Einstein ribatté: "Relativity makes no difference... It is purely abstract science". Sarebbe avventato considerare questa osservazione come il pensiero completo o definitivo di Einstein sulla questione dei rapporti tra scienza ed etica o tra scienza e religione. Più tardi nella sua vita, come vedremo, riflettè molto su questo problema, anche se non coinvolse i dettagli della teoria della relatività stessa. Potrebbe essere stata la modestia, come suggerisce [[:en:w:Ronald W. Clark|Ronald Clark]], a pronunciare la sua risposta all'arcivescovo, sebbene alcuni anni dopo abbia ripetuto l'affermazione in modo un po' più esteso, sottolineando quanto spesso la relatività fosse fraintesa.<sup>5</sup> Più probabilmente era proprio questa preoccupazione che la teoria della relatività nelle mani dei non-scienziati avesse poca relazione con la cosa reale a spingerlo a resistere alla sua più ampia applicazione. Altri, tra cui alcuni fisici, insistettero tuttavia nel fare collegamenti tra la teoria della relatività e le altre sfere della vita, come era del tutto naturale e prevedibile.<sup>6</sup> Come poteva la mente umana resistere al tentativo di adattarsi a quella che in effetti era una nuova cosmologia? Il purismo di Einstein è, tuttavia, indicativo della difficoltà concettuale e tecnica della teoria stessa, soprattutto che potesse esprimersi pienamente solo nel linguaggio della matematica. La sua versione "popolare" era minimamente matematica, ma comunque in luoghi ostici ai non-matematici. In breve, per Einstein tradurre la teoria in un linguaggio che i laici potessero facilmente comprendere sarebbe stato travisarla.
Al contrario, Einstein espresse le sue opinioni politiche ed etiche con un linguaggio comprensibile a tutti, e sperò certamente che avrebbero fatto differenza. Nella sfera della politica e dell'etica Einstein si rivolse naturalmente ai modi di pensiero e di espressione popolari. È significativo che, come abbiamo visto, Einstein dovesse raccomandare agli educatori la storia del mondo di H. G. Wells piuttosto che il lavoro di uno storico "scientifico" professionista. Sicuramente questo non era solo perché Wells era un abile comunicatore, ma anche perché proponeva una filosofia del progresso liberale congeniale a Einstein, e questo in un momento in cui alcuni storici professionisti mettevano in dubbio la "[[:en:w:Whig history|Whig interpretation of history]]" come non sufficientemente rigorosa, parziale al pensiero teleologico ed eccessivamente desiderosa di dare giudizi morali.<sup>7</sup> Può sembrare irrilevante che al di fuori della scienza Einstein non abbia applicato principi scientifici, ma il divario è così evidente da richiedere una spiegazione. Dopotutto, ci si potrebbe aspettare che un atteggiamento scientifico si ripercuota in una certa misura su questioni politiche e di altro tipo. Qual è esattamente il rapporto tra la sua scienza e la sua politica?
=== Il paradosso di Einstein ===
Fin dall'inizio ci troviamo di fronte a un paradosso che sta alla radice del suo essere. Una metà del paradosso
assume la forma di una disgiunzione radicale tra i processi mentali che utilizzava per affrontare problemi scientifici e quelli che impiegava per affrontare questioni morali, sociali e politiche. Abbiamo già fatto riferimento nel [[Saeculum Mirabilis/Capitolo 1|Capitolo 1]] alla sua stessa percezione del divario tra le sue idee scientifiche e morali nella risposta che diede a un corrispondente che voleva stabilire la natura morale della ricerca scientifica. Scrisse: "My scientific work is motivated by an irresistible longing to understand the secrets of nature and by no other feelings. My love for justice and the striving to contribute to the improvement of human conditions are quite independent from my scientific interests".<sup>8</sup> Questo Einstein sembra essere un individuo compartimentalizzato i cui sé separati operavano quasi indipendentemente l'uno dall'altro. L'altra metà del paradosso sta nell'apparentemente irriducibile unità dell'essere che egli proietta nell'ambito delle sue attività. Einstein non si comportava come un individuo diviso o nonintegrato. Un amico di Einstein ribadì: "the combination of that vast... inner detachment [which lay behind his scientific work] and enormous ethical commitment was a very wonderful thing because it was totally integrated into one flesh and bones and I think that’s a very rare
thing".<sup>9</sup>
Questa impressione di integrazione andò ben oltre il volto che presentava al mondo; si estendeva ad alcuni dei suoi presupposti filosofici più basilari. C'è una lotta per unità, armonia e semplicità in tutta la gamma del pensiero di Einstein, sia in campo fisico che non-scientifico. Nel suo lavoro scientifico la spinta all'unità e all'armonia è forse più visibile nella ricerca di una teoria dei campi unificata, che collegherebbe la teoria generale della relatività con l'elettromagnetismo per produrre un quadro generale di comprensione per tutte le forze fisiche basilari; nel campo non-scientifico lo stesso impulso è visibile nella sua difesa del governo mondiale o, come preferiva dirlo, di una "supranational authority" che mitigasse gli effetti distruttivi e divisivi della concorrenza tra le nazioni. La semplicità era allo stesso modo un valore centrale per Einstein nella scienza come in altre sfere. L'essenza della teoria della relatività, disse a un giornalista durante la sua prima visita negli Stati Uniti, era "the logical simplicity with which it explained apparently conflicting facts in the operation of natural law".<sup>10</sup> Più in generale, la semplicità era al centro del suo atteggiamento nei confronti della vita. Nel suo credo personale, ''"The World As I See It"'' (1931), disse: "I... believe that a simple and unassuming life is good for everybody, physically and mentally".<sup>11</sup> In tutti i suoi scritti non scientifici cercò la chiarezza e l'immediatezza dell'espressione. Tuttavia, la semplicità che cercava parimenti nella sua vita intellettuale e quotidiana non è da confondere con l'immagine popolare, o meglio la caricatura, di lui come un genio infantile, il maldestro innocente cervello che inciampò nelle grandi verità della natura e divenne, nel parole del profilo "Person of the Century" di ''Time magazine'': "the cartoonist’s dream come true".<sup>12</sup> La semplicità di Einstein era una qualità morale composta sia da fiducia in se stessi e modestia sia da una notevole immunità a ciò che gli altri pensavano di lui, negativo o positivo che fosse.
[[File:Max Planck (1858-1947).jpg|240px|thumb|right|[[w:Max Planck|Max Planck]] nel 1930]]
Anche la facoltà di intuizione era pertinente ad entrambe le sfere della sua attività. Quando discutono del percorso intrapreso da Einstein verso la teoria della relatività, gli scienziati annotano regolarmente gli straordinari salti intuitivi che lo portarono da un'impasse concettuale verso una soluzione.<sup>13</sup> Lo stesso Einstein disse, in una conferenza che celebrava il sessantesimo compleanno di [[w:Max Planck|Max Planck]], che "the supreme task of the physicist is to arrive at those universal elementary laws from which the cosmos can be built up by pure deduction. There is no logical path to these laws; only intuition, resting on sympathetic understanding of experience, can reach them".<sup>14</sup> Einstein, che era un oratore instancabile, descriveva i suoi processi di pensiero come prevalentemente non verbali nella fase creativa e spesso basati su immagini e forme visive; anzi, suggerì che legare concetti troppo strettamente a parole particolari, i cui significati erano diventati stantii e fissi, fosse fonte di molti errori nella scienza.<sup>15</sup>
I principi di Einstein in politica ed etica sembrano anche fortemente dipendenti dall'intuizione, nel senso che erano radicati in presupposti profondi che erano considerati ovvi. Tuttavia, c'è una differenza nel ruolo che l'intuizione gioca nei due reami della sua attività, che ci porta dall'altra parte del paradosso di Einstein: la sensazione che ci siano due Einstein. I percorsi dall'intuizione alle conclusioni finali sono ben distinti nelle due sfere della sua attività intellettuale. A differenza delle sue intuizioni scientifiche, i suoi principi intuiti nell'etica, nella società e nella politica sono raramente messi in discussione. Mentre le sue intuizioni scientifiche sono punti di partenza per spiegazioni di anomalie nel mondo naturale o elementi costitutivi per immagini dettagliate di come funzionano i sistemi fisici, nella vita sociale e politica i principi morali intuiti, come li trattava Einstein, sono verità evidenti. C'è un resoconto sorprendente fatto da [[:en:w:Ernst G. Straus|Ernst G. Straus]] sulle differenze nel modo in cui Einstein trattava le idee scientifiche e quelle politiche. In qualità di studente e assistente di Einstein per diversi anni negli anni '40, Straus fu in grado di osservare Einstein da vicino. Einstein disse a Straus: "There are absolutely no good ideas in politics. The ideas are all obvious, the only problem is to get people to act on them". Straus rifletté:
{{citazione|[Einstein] would turn every scientific idea in all directions, never ceasing to look at it from a new angle, to criticize it again, to pick it up again, and to examine it. In his political ideas, on the other hand, he felt that the idea is clear, the only problem is to state it. I think that the constant preoccupation that marked his scientific work simply did not happen in his political and social thought.<sup>16</sup>}}
Cosa dobbiamo pensare del paradosso sopra descritto? La sua apparente mancanza di riflessività nel campo dell'etica e della politica, rispetto al suo studio della fisica, significa forse che le sue idee sociali e politiche sono quindi di scarso rilievo? Dobbiamo intendere l'apparente spaccatura in Einstein semplicemente come un fatto della sua vita su cui sorvoliamo rapidamente o come qualcosa che richiede una spiegazione? Guardando dall'altra parte del paradosso, c'è davvero un'unità alla base del suo pensiero in entrambi i campi o è semplicemente un riflesso dell'urgenza dei commentatori di legare tutti i fili in una disperata ricerca di coerenza nel loro argomento? Se c'è unità, come è meglio descriverla e spiegarla?
=== L'argomento dell'unità ===
C'è chiaramente molto da dire sul lato dell'unità e dell'integrazione, più ovviamente nell'integrazione manifesta della personalità di Einstein. Come è già stato suggerito, non era turbato da dubbi sulla sua identità di scienziato o di essere etico e politico. L'una attività raramente influiva sull'altra in un modo che gli causasse difficoltà, con la singolare eccezione del suo ruolo indiretto nell'inizio del Progetto Manhattan, e in questo caso le difficoltà nacquero meno da un qualsiasi conflitto nella sua mente che dall'irritazione per il modo in cui il suo ruolo fu ritratto pubblicamente. Più tipico del collegamento tra il suo ruolo di scienziato e la sua attività politica è stata la sua presidenza del [[w:Emergency Committee of Atomic Scientists|Emergency Committee of Atomic Scientists]] negli anni '40 e più in generale le sue campagne a favore del disarmo nucleare e della pace mondiale nell'immediato dopoguerra. Qui la sua competenza scientifica e il senso di responsabilità pubblica si rafforzarono a vicenda. Se è vero che a volte era irritato dal tempo e dall'energia che questo comitato gli costava, non aveva dubbi nella sua mente sull'importanza della causa, che era quella di educare il pubblico sulle questioni atomiche e in particolare sul pericolo di una guerra nucleare.
Altri fisici avevano scelte più difficili da fare rispetto a Einstein. In quanto teorico fondamentale, in ogni caso estraneo alla fabbricazione della bomba atomica, non si trovò di fronte al tipo di scelta affrontata da alcuni fisici del Progetto Manhattan per i quali la consapevolezza di aver contribuito a creare l'arma più distruttiva mai vista provocò decisioni che cambiano la vita. Leo Szilard, una figura chiave all'inizio del Progetto Manhattan – fu determinante nel sollecitare Einstein a redigere la lettera a Roosevelt nel 1939 – e anche nella fabbricazione della bomba stessa, dopo la guerra passò alla [[w:biologia molecolare|biologia molecolare]] per orrore verso la distruttività delle armi nucleari. Uno scienziato molto più giovane del Progetto Manhattan, [[w:Józef Rotblat|Józef Rotblat]], passò alla fisica medica e per il resto della sua lunga vita fece una campagna per il disarmo nucleare. Ricevette il Premio Nobel per la Pace nel 1995. Einstein riuscì a rimanere in un certo senso al di sopra della battaglia in virtù della sua età, profilo scientifico e temperamento.
Un'altra caratteristica del carattere di Einstein che mantiene l'accento sull'unità del suo essere è la sua capacità in tutti i campi della sua attività intellettuale e politica di distinguersi dalla massa. La sua indipendenza d'animo si manifestò sin dall'inizio in seguito al trasferimento dei genitori in Italia quando aveva solo 15 anni, lasciandolo a Monaco alle cure di parenti lontani per completare gli studi superiori. Con allarme dei suoi genitori, dopo poco tempo decise di lasciare la Germania. Sembra che un membro della famiglia gli abbia suggerito di completare la sua formazione presso il Politecnico Federale Svizzero di Zurigo, ma la decisione su cosa studiare fu presa dallo stesso Einstein. A questo punto era già preso dalla passione per la fisica che in seguito portò avanti la sua carriera.<sup>17</sup> Importante quanto la passione, tuttavia, era la sua capacità di mettere in discussione i presupposti più fondamentali della sua materia, di seguire le sue argomentazioni ovunque potessero portare e di mantenere le sue conclusioni di fronte allo scetticismo o all'aperta opposizione dei colleghi scienziati. Per quanto Einstein fosse rispettoso dei suoi più grandi predecessori e contemporanei, non si tirò mai indietro dal mettere in discussione le loro conclusioni. La misura della sua fiducia in se stesso è ampiamente illustrata dalla produzione delle famose carte del 1905 nel campo della fisica teorica che intraprese mentre lavorava presso l'ufficio brevetti di Zurigo. La teoria della relatività speciale, che relegava le precedenti certezze della visione del mondo newtoniana a quella di un caso speciale all'interno di un quadro molto più ampio e complesso, era solo il più noto dei quattro contributi fondamentali. Di pari significato furono i saggi sull'effetto fotoelettrico, che fu infatti l'argomento che gli valse il Premio Nobel nel 1921, e sull'equivalenza massa-energia, che sfociò nella formula più citata nella scienza: [[w:E=mc²|E=mc²]] . Un ulteriore documento fornì la spiegazione più completa fino ad oggi del [[w:moto browniano|moto browniano]]. Ognuno di questi documenti, preso da sé, sarebbe stato considerato di fondamentale importanza. Nel loro insieme costituiscono una sfida sorprendente alle ipotesi esistenti sugli argomenti centrali della fisica.
Einstein mostrò un'analoga indipendenza mentale nella sua etica e politica. Anche qui si dimostrò in grado di ergersi al di fuori del consenso prevalente e di adottare posizioni radicali che lo rendevano spesso vulnerabile agli attacchi dell'establishment. Come abbiamo visto, era uno dei pochissimi suoi coetanei che protestarono contro la Prima guerra mondiale e continuò con lo stesso spirito per il resto della sua vita a prendere posizioni di opposizione su grandi questioni pubbliche, in particolare quelle legate a guerra e armamenti. Abbracciò anche una serie di altre cause impopolari, inclusi i diritti civili dei neri in America, molto prima che la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti del 1954 stimolasse il movimento verso la [[w:desegregazione|desegregazione]].
[[File:Max Born.jpg|240px|right|thumb|[[w:Max Born|Max Born]] (ca. 1935)]]
Tuttavia, Einstein non era un bastian contrario inveterato né un oppositore dell'autorità per il gusto di farlo. La sua indipendenza mentale non lo rendeva automaticamente contrario. Volle sempre riconoscere i contributi dei suoi grandi predecessori scientifici, i deceduti da tempo come Newton, Faraday e Maxwell e i vivi come Max Planck, Hendrik A. Lorentz e altri. Scrisse nel 1921: "The theory of relativity may indeed be said to have put a sort of finishing touch to the mighty intellectual edifice of Maxwell and Lorentz". La teoria, osservò, non costituiva un atto rivoluyzionario "but the natural continuation of a line that can be traced through centuries".<sup>18</sup> Anche in politica, Einstein, sebbene eminentemente in grado di sfidare l'autorità su questioni di principio, era pronto ad accogliere una leadership illuminata quando la incontrava, ovviamente nel caso di [[w:Franklin Delano Roosevelt|Franklin Roosevelt]], per il quale provava sincera ammirazione e affetto. "I’m so sorry Roosevelt is president—otherwise I would visit him more often", disse Einstein a un amico.<sup>19</sup> In una dichiarazione commemorativa dopo la morte di Roosevelt nell'aprile 1945, Einstein scrisse che "for all people of good will Roosevelt’s death will be felt like that of an old and dear friend. May he have a lasting influence on our thoughts and convictions".<sup>20</sup> Che questo fosse qualcosa di più di un semplice sentimento è chiaro dal suo appoggio alla spinta fondamentale della politica estera statunitense sotto Roosevelt e dal suo corrispondente sgomento per ciò che seguì sotto [[w:Harry S. Truman|Truman]]. Einstein era uno di quelli convinti che con la morte di Roosevelt sarebbe morta anche ogni possibilità di una politica "ragionevole" nei confronti dell'Unione Sovietica.<sup>21</sup> In breve, Einstein aveva una mente tutta sua in politica come in fisica.
C'è un'altra caratteristica comune dell'approccio di Einstein alla scienza e alla politica che merita di essere menzionata: una certa testardaggine nel mantenere un'idea anche quando c'erano molte prove contro di essa. In politica, per Einstein, i fondamenti generalmente non erano in discussione; i valori centrali, come abbiamo visto, erano ritenuti evidenti, anche se circostanze alterate potevano imporre cambiamenti tattici (come nell'area del pacifismo, che sarà trattata in un Capitolo successivo). Nella scienza, nonostante l'infinita ingegnosità con cui Einstein lottò con la teoria della relatività, sarebbe arrivato un punto, raggiunto nel dibattito con Niels Bohr e altri sulla meccanica quantistica, in cui si sarebbe semplicemente bloccato e rifiutato di muoversi. Non avrebbe accettato l'elemento di casualità richiesto dalla teoria statistica della meccanica quantistica né dalla teoria dell'incertezza che sembrava negare l'esistenza indipendente di un mondo fisico conoscibile. "He [God] does not play dice", scrisse in una lettera al suo amico [[w:Max Born|Max Born]] — enunciazione che, presa in profondità, si rivelerà comunque vera...se concediamo a Dio una mente infinita!<sup>22</sup>
=== L'Einstein compartimentalizzato ===
Tuttavia, una volta che questi punti sono stati esplicati riguardo all'unità del carattere e dell'approccio di Einstein in tutta la gamma delle sue attività, si raggiunge un limite oltre il quale possono essere addotte solo più generalità. A un livello di dettaglio significativo, la fisica non illumina la politica; né il contrario. Più significative per la comprensione dei suoi contributi distintivi sono le differenze nei modi in cui operò in ambito scientifico e altrove.
La convinzione di Einstein che la sua scienza e i suoi valori politici avessero radici abbastanza diverse era una caratteristica della sua mente e della sua personalità che lasciò perplessi alcuni osservatori che presumevano che dovessero essere interdipendenti. C'è un esempio sorprendente, anche se eccentrico, di questo in uno scambio di lettere con uno studioso indiano che lo rimproverava per la sua ammirazione pubblicamente espressa per Gandhi. Un certo professor Kahol chiese nel dicembre 1949, all'indomani dell'assassinio di Gandhi: "how a rationalist like you could have even the slightest regard for an irrationalist of the type of Gandhi..." Inoltre, continuò Kahol, Einstein sapeva forse che gli assassini di Gandhi erano grandi ammiratori di lui [Einstein], avevano studiato le sue teorie mentre erano in prigione e che tra gli oggetti restituiti alle loro famiglie dopo le loro esecuzioni c'era "‘a great deal of scientific and mathematical literature, especially the Theory of Relativity"?<sup>23</sup> Come lo psicologo che scrisse ad Einstein chiedendogli se avesse pensieri umanitari quando pensava alla relatività, il professor Kahol presumeva che ci dovesse essere una semplice consonanza tra il pensiero scientifico e politico di Einstein: un credente nella validità della logica matematica e nell'esistenza di una realtà fisica indipendente dal soggetto umano doveva sicuramente respingere l'irrazionalismo di uno come Gandhi. Einstein rispose con toni senza dubbio più educati e moderati di quanto in effetti pensasse: "I can well understand your attitude but cannot agree with it. It is true that Gandhi was to some extent anti-rationalist or at least a man who did not believe in the independent value of knowledge. But the unique greatness of Gandhi lies in his moral fervour and in his unparalleled devotion to it".<sup>24</sup> Naturalmente, in questo scambio c'era molto più di una discussione su scienza ed etica, almeno da parte del professor Kahol. Divenne chiaro da due lettere successive a Einstein, alle quali Einstein non rispose, che Kahol era un fanatico, convinto che Gandhi non fosse diverso da Hitler se non nei suoi vestiti e nella sua "smoke-screen of non-violence".<sup>25</sup> Per i nostri scopi, tuttavia, il significato dello scambio sta nella riaffermazione di Einstein del primato dei valori morali nel suo approccio alle questioni non-scientifiche e nel suo rifiuto di elidere la scienza con questioni politiche ed etiche.
[[File:Sigmund Freud 1926 (cropped).jpg|240px|right|thumb|[[w:Sigmund Freud|Sigmund Freud]] (1926)]]
Un'illustrazione più sostanziale della differenza tra il trattamento di Einstein delle idee etiche e il suo modo di fare scienza risiede nel suo scambio pubblico di lettere con [[w:Sigmund Freud|Sigmund Freud]] sulle cause della guerra. In questo caso, Freud era lo scienziato che applicava il metodo a un problema sociale e psicologico, mentre lo scienziato Einstein era appena in evidenza. A Einstein fu chiesto dall'Istituto Internazionale di Cooperazione Intellettuale della Società delle Nazioni di impegnarsi in uno scambio pubblico di opinioni con una personalità di sua scelta su un argomento di grande importanza per il futuro della civiltà. Scelse di invitare Freud a discutere la domanda: "Is there any way of delivering mankind from the menace of war?" Einstein aprì lo scambio con una breve lettera che poneva una serie di domande esponendo inoltre una serie di ipotesi. In un certo senso iniziò alla fine del problema offrendo una soluzione. Posto che la guerra fosse il risultato di un conflitto tra nazioni, Einstein affermò poi quello che chiamava l'"assioma" che "the quest for international security involves the unconditional surrender by every nation, in a certain measure, of its liberty of action—its sovereignty that is to say..." Solo allora, attingendo liberamente allo stesso Freud come per invogliare lo psicoanalista a prendere l'avvio, considerò i "strong psychological factors" che stavano dietro il mancato raggiungimento della soluzione voluta. Tra questi spiccava la "brama di potere" che portava alcuni umani ad affermare il dominio sugli altri, producendo disuguaglianze nella società e il governo nelle mani di piccole consorterie. Ma le radici dell'aggressività non erano tutte nella struttura sociale. I governanti erano in grado di sfruttare le emozioni delle masse così facilmente perché "man has within him a lust for hatred and destruction". Infine, rifletté cupamente che non era bene che l'intellighenzia mettesse in ballo la ragione, perché "they are most apt to yield to these disastrous collective suggestions, since the intellectual has no direct contact with life in the raw but encounters it in its easiest synthetic form—upon the printed page".<sup>26</sup>
Tralasciando il fatto che quest'ultimo punto apparentemente contrasta con gli sforzi da lui regolarmente compiuti per portare le opinioni di intellettuali come lui sulle questioni pubbliche del giorno, ciò che colpisce nella sua lettera è il grado in cui l'analisi è guidata dal punto finale dell'argomento: in questo caso la convinzione che solo un'autorità sovranazionale può risolvere la questione della guerra. Il problema non è se abbia ragione o torto, ma piuttosto il contrasto con la procedura di Freud. Quella di Freud è l'opposto di quella di Einstein in quanto Freud inizia con le fonti della violenza nelle prime forme di società umane in cui si trovano le condizioni più primitive. Quando arriva alla proposta di Einstein per il controllo centrale del sistema politico internazionale, le carte sono già impilate contro la soluzione di Einstein. Anche una tale soluzione "ideale", sottolinea Freud, dovrebbe fare molto affidamento sulla violenza affinché funzioni. In realtà, Freud si sforza di stabilire un terreno comune con Einstein per quanto può, e questo è ciò che ci si aspetterebbe da un'impresa come questa. Fa approcci empatici sull'idea di un controllo sovranazionale e suggerisce che entrambi sono arrivati a una destinazione simile per rotte diverse. Ma l'agenda di Freud e la sua metodologia sono essenzialmente differenti, come Freud ben sapeva.
Scrive Freud:
{{citazione|You are interested, I know, in the prevention of war, not in our theories, and I keep this fact in mind. Yet I would like to dwell a little longer on [the] destructive instinct which is seldom given the attention that its importance warrants.}}
Segue una discussione dettagliata sul "death instinct" e sulla sua relazione con l'"erotic instinct".
Forse la cosa più eloquente di tutte, Freud conclude con una domanda che, osserva, "is not mooted in your letter’", ma che lo interessa molto. Perché, chiede, protestiamo con tanta veemenza contro la guerra "instead of just accepting it as another of life’s odious importunities"? Tutto ciò che sappiamo su Einstein indica che per lui non si può concepire di intrattenere tale possibilità. La guerra è evidentemente errata. Freud, tuttavia, ha l'atteggiamento dello scienziato per il quale anche le verità apparentemente più ovvie devono essere contestate. Freud sostiene che la guerra è stata accettata nelle società umane come un'estensione del principio che "every man has a right over his own life", tuttavia, poiché l'uomo si vergogna dei suoi istinti omicidi e poiché la guerra è così distruttiva per le società umane, l'uomo ha cercato nel tempo di controllare l'istinto aggressivo. Il successo è solo parziale, tuttavia, poiché le nazioni e gli imperi continuano a cercare l'autoconservazione contro i nemici e l'estensione del loro potere. Il risultato è un lento processo di cambiamento culturale in cui vi è un "progressive rejection of instinctive ends and a scaling down of instinctive reactions". Pertanto, per una serie di ragioni culturali e storiche, gli individui e le società umane hanno iniziato a superare gli impulsi violenti provocati dagli istinti primitivi ereditati e la continuazione e l'espansione graduale di questo processo porterà nel tempo, suggerisce, alla fine desiderata. Conclude: "Whatever makes for cultural development is working also against war".<sup>27</sup>
Freud mette in chiaro che anche lui si considera un "pacifista", ma la sua disponibilità a intrattenere e ad approfondire una questione come questa – cioè che a pensarci bene potrebbe facilmente produrre un risultato diverso – indica un elemento di distacco analitico che non si riscontra nella trattazione di Einstein di questi problemi, in netto contrasto con il suo modo di fare scienza. In breve, Freud analizza le fonti della guerra nel modo in cui Einstein analizza un enigma teorico o un'anomalia osservata nel mondo fisico. Significativamente, inoltre, la visione freudiana della guerra è considerevolmente più lontana dalle questioni di politica rispetto a quella di Einstein. Freud ha investito di più nella comprensione delle fonti della guerra nella natura umana e nelle società umane che nella ricerca di modi per sbarazzarsene. La "soluzione" di Einstein è di per sé poco pratica nel tipo di tempistica abitualmente impiegata dai politici, ma il suo approccio è quello dell'attivista, per il quale la priorità chiave è portare avanti il dibattito in un modo che sfidi direttamente la pratica attuale. Freud non ha in vista tale fine. La sua priorità è la comprensione scientifica.
[[File:Professor Yaron Ezrahi.jpg|240px|thumb|right|[[:en:w:Yaron Ezrahi|Yaron Ezrahi]]]]
Ulteriori indizi sul significato della differenza tra la produzione scientifica e non scientifica di Einstein possono essere ricavati da un semplice confronto tra la pronta accessibilità dei suoi scritti sociali e politici con l'estrema difficoltà e astrattezza del suo lavoro scientifico. La sua scienza rappresenta una continua messa in discussione dei fondamenti stessi del buon senso. La meccanica dell'universo newtoniano era, al contrario, comprensibile in linea di principio a qualsiasi osservatore, anche se i suoi meccanismi dettagliati non lo erano. La [[w:Isaac Newton|scienza newtoniana]] era compatibile con il realismo popolare o di senso comune e, in effetti, nella persuasiva argomentazione di [[:en:w:Yaron Ezrahi|Yaron Ezrahi]], con la democrazia che, come si sviluppò alla fine del diciottesimo secolo, era in sintonia con le "leggi della natura". Come dice Ezrahi: "the history of modern social science and particularly of political science indicates the extent to which the example of Newtonian physics, especially in its popular versions, has been transferred to the spheres of society and politics, suggestively implying that society and politics can be described and explained in terms of observable facts and objective events".<sup>28</sup> Con la relatività e la rivoluzione quantistica, queste certezze e connessioni tra scienza e principi politici e sociali si sono dissolte. "The sciences have long departed, from the common visual and experiential domain they shared with laymen, which lent them authority and presence as critics", osserva Ezrahi.<sup>29</sup>
Non era chiaramente intenzione di Einstein coltivare l'incomprensibilità, e non risparmiò nessuno sforzo nel cercare di rendere la sua scienza comprensibile al laico, sia attraverso i suoi scritti sia attraverso l'approvazione del lavoro di altri. Né il suo stesso lavoro incarnava l'affermazione che le conclusioni di Newton fossero obsolete. "elativity does not contradict classical physics", scrisse [[:en:w:Lincoln Barnett|Lincoln Barnett]] in uno dei tentativi di maggior successo di divulgazione della rivoluzione einsteiniana. "It simply regards the old concepts as limiting cases that apply solely to the experiences of man".<sup>30</sup> Einstein non si stancava mai di lodare le conquiste di Newton e si preoccupava di dimostrare che, come disse in una conferenza sul 200° anniversario della morte di Newton, "the whole evolution of our ideas about the processes of nature... might be regarded as an organic development of Newton’s ideas".<sup>31</sup> Tuttavia, non si può negare che la comprensione della struttura dell'universo fisico ora poggiava su una comprensione della nuova fisica. Era anche chiaro che il linguaggio della scienza aveva ora interrotto qualsiasi connessione avesse avuto con il linguaggio ordinario. La scienza di Newton era anche fortemente matematica, ma i suoi principi erano più facilmente traducibili in termini di comprensione comuni rispetto ai risultati della nuova fisica del primo Novecento. C'era un riconoscibile "adattamento" tra la meccanica celeste di Newton e l'osservazione empirica della natura. Nel verso memorabile di [[w:Alexander Pope|Alexander Pope]] nel ''[[:en:w:An Essay on Man|Essay on Man]]'' (1734): "God said, ‘Let Newton be!’ and all was light". La generazione di [[w:Benjamin Franklin|Benjamin Franklin]] e [[w:Thomas Jefferson|Thomas Jefferson]] fu probabilmente l'ultima per la quale un'ampia comprensione della scienza più avanzata poteva essere considerata come parte dell'educazione generale dell'élite sociale e intellettuale. Entrambi avevano familiarità con i contorni delle scienze naturali come con la filosofia, la letteratura e la politica; Franklin, ovviamente, diede il proprio contributo alla scienza attraverso i suoi esperimenti sull'elettricità. Un secolo e mezzo dopo, nessun commercio così facile con la scienza fu possibile, non da ultimo a causa di ciò che Lincoln Barnett ha chiamato "science’s retreat from mechanical explanation toward mathematical abstraction". Anche le divulgazioni della teoria della relatività e della rivoluzione quantistica hanno messo a dura prova i cervelli di coloro che non sono formati in matematica. Barnett osserva: "In accepting a mathematical description of nature, physicists have been forced to abandon the ordinary world of our experience, the world of sense perceptions".<sup>32</sup>
Agli occhi di alcuni commentatori contemporanei la questione andava ben oltre la comprensibilità. Il giornalista e filosofo politico americano [[w:Walter Lippmann|Walter Lippmann]] era preoccupato del fatto che, con l'avvento della fisica einsteiniana, si fosse rotto un legame storico fondamentale tra le idee politiche e le visioni prevalenti della scienza. Il newtonismo era stato sostituito dal [[w:darwinismo|darwinismo]] come moda intellettuale prevalente, e ciascuno aveva fornito una base per il pensiero politico del loro tempo, ma tale era l'impenetrabilità della fisica di Einstein che "simply does not lend itself to mythmaking, with the consequence that our political thinking today has no intellectual foundation".<sup>33</sup> Questo evidentemente non preoccupò lo stesso Einstein, per il quale nessuna nuova idea della scienza, tanto meno la sua fisica, sembrava necessaria come base per le sue idee politiche. Gli scritti non scientifici di Einstein abitano un universo newtoniano in cui si possono osservare cause ed effetti, in consonanza con un reame pubblico in cui le grandi decisioni vengono dibattute e prese allo scoperto. [[:en:w:Susan Neiman|Susan Neiman]] ha ragione nell'acclamare il "subversive Einstein" degli scritti sociali e politici come "a genuine Enlightenment hero", ma l'affermazione ha un'ulteriore piccantezza se riflettiamo sul fatto che la sua scienza puntava lontano dai presupposti fiduciosi e trasparenti dell'Illuminismo verso un mondo nuovo e meno prevedibile.<sup>34</sup> Nel frattempo, ironia della sorte, molti scienziati sociali stavano imparando dalla rivoluzione scientifica dell'inizio del ventesimo secolo e portando le scienze sociali professionali in nuovi reami di complessità e astrusità tecnica e concettuale. Il loro linguaggio, in parte imitando il crescente prestigio delle scienze naturali, era sempre più lontano dal linguaggio ordinario. Einstein, invece, scelse nei suoi scritti sociali e politici di comunicare liberamente. Rimase un newtoniano in politica anche quando gettò le basi scientifiche per l'epoca per la quale il suo stesso nome divenne l'etichetta: ''l’età di Einstein''.
Dietro la differenza di linguaggio nelle due sfere di attività di Einstein c'è una distinzione filosofica. Il suo orientamento verso le questioni etiche e le relative questioni sociali e politiche conservava una qualità emotiva che egli desiderava eliminare il più possibile dal suo studio della natura. I concetti usati per costruire spiegazioni scientifiche coerenti, disse, "are not expressing emotions, since the scientist is concerned with relations which are thought to exist independently of the searching individual".<sup>35</sup> Anche se questo non significa che la scienza come ''metodo'' è irrilevante per l'etica – "ethical premises play a similar role in ethics to that played by axioms in mathematics"<sup>36</sup> – la scienza può essa stessa, afferma Einstein, fornire solo mezzi, non obiettivi.<sup>37</sup> In termini di filosofia della scienza, Einstein era un realista inveterato per il quale la verità delle affermazioni sul mondo naturale era di un ordine diverso dalle verità dell'etica. Le prime erano vere indipendentemente dai desideri o dall'esperienza degli individui, mentre le seconde derivavano, scrisse, "from our inborn tendencies to avoid pain and annihilation, and from the accumulated emotional reaction of individuals to the behaviour of their neighbours".<sup>38</sup> Le nozioni etiche, cioè, sono tratte proprio dall'esperienza; sono i risultati, in parte appresi direttamente e in parte accettati dall'autorità, dell'esperienza di ciò che funziona in circostanze particolari per garantire la sopravvivenza di una società.
Certo, dietro tali affermazioni sommarie si nascondono volumi di possibile dibattito sulle origini precise e sullo sviluppo dell'etica, ma il punto principale dovrebbe essere chiaro: le idee di Einstein sui rapporti tra scienza ed etica presupponevano una disgiunzione radicale tra affermazioni di fatto e affermazioni di valore. La posizione di Einstein rappresentava il "buon senso" della questione in grande stile. Per la maggior parte delle persone, la scienza è un reame a parte in cui la conoscenza è certa, priva di opinioni e pregiudizi. Che per la maggior parte delle persone tali certezze siano assunte sulla fiducia, mentre per scienziati come Einstein siano la conseguenza del pensiero e dell'esperimento, non nega il terreno comune tra le loro posizioni. Mentre nella sua scienza Einstein sfidò la comprensione comune nei modi più radicali e sconvolgenti, nel suo approccio ai problemi della vita sociale e dell'etica (se non necessariamente nel contenuto effettivo delle sue opinioni politiche) rimase con la comprensione comune che si atteneva a idee piuttosto "semplici" e intuitive di giusto e sbagliato, buono e cattivo — idee che avevano una facile diffusione nel mercato della vita pubblica e potevano essere prontamente sostenute o contrastate. Privo delle sue dimensioni filosofiche e intriso delle sue qualità personali uniche, il realismo di Einstein era il suo passaporto per influenzare il reame pubblico.
Torniamo così, per un percorso indiretto, al primo polo del paradosso di Einstein: il senso della sua unità d'essere. O meglio, si arriva alla conclusione che esiste una possibile riconciliazione tra l'Einstein compartimentalizzato e quello integrato. I due elementi possono essere considerati complementari. Come fisico era l'immagine stessa di ciò che lo scienziato era comunemente considerato — un individuo di suprema intelligenza che trafficava in idee che erano ai margini della comprensione ma erano ritenute fondamentali. In quanto essere etico e politico, aveva un istinto per il nucleo emotivo di un problema e un senso intuitivo di come comunicare quella comprensione. Se avesse interpretato lo scienziato nei suoi commentari su questioni di politica ed etica, se, vale a dire, per ripetere le parole di E. G. Straus, "he had turned every... idea in all directions, never ceasing to look at it from a new angle, to criticize it again, to pick it up again, and to examine it" — è dubbio che avrebbe raggiunto il pubblico in quel modo. In breve, Einstein si conformava agli stereotipi popolari sia dello scienziato che del filosofo grezzo le cui espressioni non erano tanto opinioni personali quanto espressioni di verità generali. Nonostante tutte le loro evidenti differenze, ciò che lo scienziato e il filosofo grezzo avevano in comune era una visione che andava oltre il personale.
=== Il paradosso di Einstein in pratica ===
[[File:Fritz Haber.png|240px|thumb|right|[[w:Fritz Haber|Fritz Haber]] (ca. 1919)]]
La curiosa compresenza nella personalità di Einstein di compartimentazione e integrazione si manifestò forse in modo più sorprendente nella capacità di tollerare quelle che per molti sarebbero state contraddizioni inaccettabili nel reame della pratica. Abbiamo notato la sua intransigente opposizione allo scoppio della Prima guerra mondiale, avvenuta proprio nell'anno in cui fu chiamato a Berlino per ricoprire uno degli incarichi più prestigiosi nel suo campo. Nella sua qualità di membro dell'[[w:Accademia Reale Prussiana delle Scienze|Accademia Reale Prussiana delle Scienze]], era un impiegato dell'Impero tedesco. Inoltre, ricopriva incarichi di Professore presso l'Università Friedrich-Wilhelm e Direttore dell'Istituto di Fisica sotto gli auspici della [[w:Società Kaiser Wilhelm|Società Kaiser Wilhelm]]. Così, in un momento in cui la guerra lo poneva politicamente ai margini, era al centro dell'establishment scientifico tedesco. In più, durante la guerra mantenne relazioni amichevoli con figure di spicco come il fisico Max Planck e il chimico fisico [[w:Walther Nernst|Walther Nernst]], che insieme erano stati determinanti nel portare Einstein a Berlino nel 1914 ed erano entrambi ferventi patrioti tedeschi. Forse la cosa più significativa è che ci fu poco affievolimento nella sua amicizia con il chimico [[w:Fritz Haber|Fritz Haber]], che guidò lo sforzo tedesco per produrre [[w:Chemical weapons in World War I|gas velenoso durante la guerra]]. Né Haber era semplicemente uno scienziato dietro le quinte. Supervisionò personalmente il primo utilizzo del [[:en:w:Chlorine#Use as a weapon|gas cloro]] da parte dei tedeschi nel 1915 durante la [[w:Prima battaglia di Ypres|Prima battaglia di Ypres]]. La guerra dimostrò, come ha affermato uno dei suoi biografi, "Einstein’s remarkable gift for dividing his life into separate compartments, with the result that his political beliefs put no serious strain on his scientific work or his personal relations". C'era un processo a due vie coinvolto nell'equilibrio di Einstein: collaboratori stretti come Planck, Nernst e Haber non volevano che la politica si frapponesse tra loro ed Einstein più di quanto non volesse Einstein, e questo per ragioni personali oltre che scientifiche. Tolleravano o ignoravano le sue opinioni politiche, proprio come lui faceva con le loro. In quanto dissidente, Einstein era in una posizione apparentemente esposta nei confronti dei poteri costituiti, ma riuscì a sopravvivere quasi indenne, non ultimo perché non era cittadino tedesco, ma sicuramente anche perché, una volta fatta la protesta iniziale, Einstein non dava dichiarazioni incendiarie e poiché era troppo prezioso per le autorità. In effetti, Einstein diede un contributo allo sforzo bellico tedesco tramite il suo lavoro sulla [[w:girobussola|bussola giroscopica]], uno strumento che facilitava la navigazione nei sottomarini dove le bussole magnetiche convenzionali non funzionavano. Scrive il biografo di Einstein [[:en:w:Albrecht Fölsing|Albrecht Fölsing]]: "It seems odd that, as a convinced pacifist, Einstein was evidently indifferent to the military implications of such work". Il punto ha ancora più forza se si considera il ruolo bellico dei sottomarini tedeschi nel portare la guerra in mare a nuovi estremi distruttivi e nel provocare l'ingresso in guerra degli Stati Uniti.
=== Una questione di temperamento: il personale e il politico ===
=== Andare oltre il personale: il ruolo della religione ===
=== Vite private e costruzione di un sé pubblico ===
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== Note ==
''[[Saeculum Mirabilis/Note#Capitolo 2|(Note e riferimenti a fine libro)]]''
{{Vedi anche|Serie delle interpretazioni|Serie dei sentimenti|Serie letteratura moderna}}
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[[Categoria: Saeculum Mirabilis|Capitolo 2]]
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Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Sicilia/Provincia di Agrigento/Canicattì/Canicattì - Chiesa di San Pancrazio di Antiochia (Chiesa Madre)
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{{Disposizioni foniche di organi a canne}}
* '''Costruttore:''' F.lli Ruffatti padova
* '''Anno:''' 1956
* '''Restauri/modifiche:''' no
* '''Registri:''' 17
* '''Canne:''' ?
* '''Trasmissione:''' elettrica
* '''Consolle:''' Mobile indipendente, nei pressi del corpo d'organo
* '''Tastiere:''' 2 di 61 note (''Do<small>1</small>''-''Do<small>6</small>'')
* '''Pedaliera:''' concavo-radiale di 32 note (''Do<small>1</small>''-''Sol<small>2</small>'')
* '''Collocazione:''' in corpo unico, a pavimento nel transetto sinistro
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|Voce umana || 8'
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| colspan=2 | '''II - ''Espressivo'''''
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|Principalino || 8'
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|-
|Viola Gamba || 8'
|-
|Flauto Camino || 4'
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|Coro viole || 3 File 8'
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|Tremolo
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[[Categoria:Disposizioni foniche di organi a canne|Canicattì - Chiesa di San Pancrazio di Antiochia (Chiesa Madre)]]
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{{Disposizioni foniche di organi a canne}}
* '''Costruttore:''' F.lli Ruffatti padova
* '''Anno:''' 1956
* '''Restauri/modifiche:''' no
* '''Registri:''' 17
* '''Canne:''' 1316
* '''Trasmissione:''' elettrica
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[[Categoria:Disposizioni foniche di organi a canne|Canicattì - Chiesa di San Pancrazio di Antiochia (Chiesa Madre)]]
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Le Ferrovie dello Stato italiane e il trasporto delle merci dal 1970 a oggi/Gli interporti e la logistica
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{{Le Ferrovie dello Stato italiane e il trasporto delle merci dal 1970 a oggi}}
[[Categoria:Le Ferrovie dello Stato italiane e il trasporto delle merci dal 1970 a oggi|Gli interporti e la logistica]]
{{Avanzamento|50%|16 agosto 2022}}
==Premessa le manovre ferroviarie==
[[https://it.wikipedia.org/wiki/Manovra_(ferrovia)|Le manovre ferriviarie]] sono state un impegno sia a partenza sia a destino su ogni scalo per mettere il carro o i carri al piano di carico di scarico ai mittenti e destinatari. Quindi avendo, così come hanno avuto durante gli anni 70, circa 1500 scali merci da organizzare. Erano occorsi squadre di monovratori in ogni scalo e mezzi di trazione come i carrelli.
Inoltre a queste operazioni durante il percorso dei carri, questi erano assoggettati a scomposizioni e ricomposizioni nei vari scali di smistamento al fine di comporre treni completi. Queste operazioni sono state necessarie e facilitate fino a quando il numero dei carri era molto numeroso. Mano a mano che gli scali sono stati ridotti si pensava a comporre i treni e quindi i carri sostavano fino a quando non erano in numero tale da formare il treno completo. Si ricorda che negli 70 le f.s. detenevano circa il 10% dei trasporti.
==Il container come tecnologia vincente==
Interessante è la [[https://it.wikipedia.org/wiki/Container|storia del container]] per la quale si rimanda a wikipedia. A titolo di cronaca due sono i tempi l’intuizione e l’utilizzo pratico. Tanto è vero che non si ritrovano traccia nelle foto relative alla movimentazione delle merci inviate dagli USA in Italia con gli aiuti ERP (Europian rrecovery plain)
L’introduzione del [http://L’introduzione%20del%20container%20nei%20trasporti%20delle%20merci%20ha%20creato%20una%20vera%20e%20propria%20rivoluzione. container nei trasporti delle merci ha creato una vera e propria rivoluzione.]
Per quanto riguarda l’intuizione si ricorda e si riporta il fatto di aver veduto a Livorno (anno 1973 ?) nell’ambito del convegno organizzato dalle F.S. per far conoscere agli operatori portuali il Controllo Centralizzato Rotabili, venne presentato l’ing. Guerra, un vecchio signore a riposo dal Servizio Materiale e Trazione, che si avvicinò al palco dell’organizzazione, appoggiandosi ad un bastone, nell’occasione furono proiettate due diapositive, datate 1925, di un cassone del tutto simile ad un moderno container posizionato su un carro pianale ferroviario e lo stesso cassone posto a terra. In quelle proiezioni non vi era altro che l’archetipo del moderno container, allora i tempi non erano maturi per la utilizzazione da parte degli utenti. [https://blog.si-log.net/trasporto-container-tutto-quello-che-devi-sapere Per quanto riguarda il container si rimanda a quello che vi è da conoscere.]
Circa il traffico merci ferroviario con la tecnologia container a livello internazionale si cita il [https://blog.sbbcargo.com/it/12938/mit-dem-containerzug-durch-europa/#jp-carousel-12968 corridoio europeo per il trasporto ferroviario delle merci] [[Utente:Cinianto|Cinianto]] ([[Discussioni utente:Cinianto|disc.]])
La svolta dell'interporto.
==La nascita dell'interporto a Padova==
[https://www.interportopd.it/storia/ L'interporto nasce a Padova nel 1973 durante la edizione del Tramag], a cura del dottor Mauro Ferretti ideatore sia del nome e della funzionalità per rendere il servizio camionistico complementare a quello ferroviario, quindi superando la concorrenza, direttore del Servizio Commerciale e Traffico dell'Azienda autonoma delle F.S., e del presidente della Camera di commercio. Prof. Mario Volpato di Padova che in soli tre anni lo realizza.
==Verso una logistica integrata==
Naturalmente questo nuova struttura, chiamato [[ihttps://it.wikipedia.org/wiki/Interporto|interporto]], aveva avuto per le F.S. il pregio di concentrare le manovre in un solo scalo e con la formazione di treni completi fra interporti avendo anche eliminato del tutto le manovre durante il viaggio dei carri. Altro vantaggio è stato quello di avere negli interporti i carri vuoti da caricare, avendo eliminato del tutto lo smistamento dei carri vuoti chiamata ripartizione, operazione che doveva tenere conto delle prenotazioni in stazioni diverse e dei carri da inviare in altrettante destinazioni differenti, spesso le F.S. non erano in condizioni di assegnare i carri nel giorno della richiesta di carico. Mentre negli interporti le F.S. saranno sempre più in condizioni del giorno di partenza del treno così da favorire le operazioni di carico delle merci, avendo in questo moderno scalo tutte le attrezzature necessarie per essere facilitate. Altrettanto agevolate le operazioni di scarico, conoscendo gli orari dei treni con i carri in arrivo. Anche le disposisoni internazionali, non solo ferroviarie, ma anche doganali trovano nelle CIM la loro piena attuazione [[REGOLE UNIFORMI CONCERNENTI IL CONTRATTO DI TRASPORTO INTERNAZIONALE FERROVIARIO DI MERCI (CIM) |le CIM sono rinnovate a integrazione con il trasporto stradale.]]
==Vantaggi della complementarietà==
Per concludere sintetizzando l'interporti per trasporto merci a carro risulta la principale e risolutiva innovazione negli anni 70, in termini dei costi, rendendolo competitivo. I containers sono gli strumenti di varie capacità intergrano sono il trasporto trasporto marittimo, con quello ferroviario e stradale, le cui operazioni di smistamnto avvengono appunto negli interporti
[http://dati.mit.gov.it/catalog/dataset/interporti Nel 1990 è lo Stato italiano che inserisce e tutela l’interporto come soggetto della mobilità sostenibile.]
== Lo sviluppo ed i soliti ritardi italiani ==
Interessante fino al 2022, [https://iusletter.com/boom-di-traffici-negli-interporti-rete-italiana-ai-vertici-europei/ lo sviluppo nel numero degli interporti in Italia e dei traffici] anche nei confronti delle strutture europee.
Purtroppo vanno ricordati anche [https://www.corrieredellacalabria.it/2022/01/28/porto-di-gioia-tauro-luci-e-ombre-ritardi-nel-concreto-avvio-della-zes/ i ritardi impensabili mali tutti italiani] come burocrazia, corruzione e mafia. [[https://it.wikipedia.org/wiki/Porto_di_Gioia_Tauro|come quello di Gioia Tauro che nel 1998]] ebbe l’attracco della prima nave inter containers mentre [https://www.trasportoeuropa.it/notizie/marittimo/nasce-il-comprensorio-ferroviario-di-gioia-tauro/ l’allacciamento alle F.S., come gestore unico],si realizza ben oltre venti anni dopo ovvero nel 2021.
== L'importanza della aree disimpegnate dagli scali ferroviari.==
[https://www.rai.it/programmi/report/news/2019/12/Milano-e-la-trasformazione-urbanistica-degli-ex-scali-ferroviari-e8676230-fc0e-4227-94dc-7dba35b7518d.html Si riporta a titolo di esemplificazione la situazione milanese].
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/* Il container come tecnologia vincente */ inserimento casse mobili
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{{Le Ferrovie dello Stato italiane e il trasporto delle merci dal 1970 a oggi}}
[[Categoria:Le Ferrovie dello Stato italiane e il trasporto delle merci dal 1970 a oggi|Gli interporti e la logistica]]
{{Avanzamento|50%|16 agosto 2022}}
==Premessa le manovre ferroviarie==
[[https://it.wikipedia.org/wiki/Manovra_(ferrovia)|Le manovre ferriviarie]] sono state un impegno sia a partenza sia a destino su ogni scalo per mettere il carro o i carri al piano di carico di scarico ai mittenti e destinatari. Quindi avendo, così come hanno avuto durante gli anni 70, circa 1500 scali merci da organizzare. Erano occorsi squadre di monovratori in ogni scalo e mezzi di trazione come i carrelli.
Inoltre a queste operazioni durante il percorso dei carri, questi erano assoggettati a scomposizioni e ricomposizioni nei vari scali di smistamento al fine di comporre treni completi. Queste operazioni sono state necessarie e facilitate fino a quando il numero dei carri era molto numeroso. Mano a mano che gli scali sono stati ridotti si pensava a comporre i treni e quindi i carri sostavano fino a quando non erano in numero tale da formare il treno completo. Si ricorda che negli 70 le f.s. detenevano circa il 10% dei trasporti.
==Il container come tecnologia vincente==
Interessante è la [[https://it.wikipedia.org/wiki/Container|storia del container]] per la quale si rimanda a wikipedia. A titolo di cronaca due sono i tempi l’intuizione e l’utilizzo pratico. Tanto è vero che non si ritrovano traccia nelle foto relative alla movimentazione delle merci inviate dagli USA in Italia con gli aiuti ERP (Europian rrecovery plain)
L’introduzione del [http://L’introduzione%20del%20container%20nei%20trasporti%20delle%20merci%20ha%20creato%20una%20vera%20e%20propria%20rivoluzione. container nei trasporti delle merci ha creato una vera e propria rivoluzione.]
Per quanto riguarda l’intuizione si ricorda e si riporta il fatto di aver veduto a Livorno (anno 1973 ?) nell’ambito del convegno organizzato dalle F.S. per far conoscere agli operatori portuali il Controllo Centralizzato Rotabili, venne presentato l’ing. Guerra, un vecchio signore a riposo dal Servizio Materiale e Trazione, che si avvicinò al palco dell’organizzazione, appoggiandosi ad un bastone, nell’occasione furono proiettate due diapositive, datate 1925, di un cassone del tutto simile ad un moderno container posizionato su un carro pianale ferroviario e lo stesso cassone posto a terra. In quelle proiezioni non vi era altro che l’archetipo del moderno container, allora i tempi non erano maturi per la utilizzazione da parte degli utenti. [https://blog.si-log.net/trasporto-container-tutto-quello-che-devi-sapere Per quanto riguarda il container si rimanda a quello che vi è da conoscere.]
Circa il traffico merci ferroviario con la tecnologia container a livello internazionale si cita il [https://blog.sbbcargo.com/it/12938/mit-dem-containerzug-durch-europa/#jp-carousel-12968 corridoio europeo per il trasporto ferroviario delle merci] [[Utente:Cinianto|Cinianto]] ([[Discussioni utente:Cinianto|disc.]])
La svolta dell'interporto.
Un accenno va fatto alle [https://sicurezzadelcarico.it/index.php/unita-di-trasporto/cassa-mo casse mobili], utilizzate essenzialmente per il trasporto combinato strada rotaia, meno costose dei containers ed idonee allo stivaggio e movimentazione delle merci senza rotture di carico.
==La nascita dell'interporto a Padova==
[https://www.interportopd.it/storia/ L'interporto nasce a Padova nel 1973 durante la edizione del Tramag], a cura del dottor Mauro Ferretti ideatore sia del nome e della funzionalità per rendere il servizio camionistico complementare a quello ferroviario, quindi superando la concorrenza, direttore del Servizio Commerciale e Traffico dell'Azienda autonoma delle F.S., e del presidente della Camera di commercio. Prof. Mario Volpato di Padova che in soli tre anni lo realizza.
==Verso una logistica integrata==
Naturalmente questo nuova struttura, chiamato [[ihttps://it.wikipedia.org/wiki/Interporto|interporto]], aveva avuto per le F.S. il pregio di concentrare le manovre in un solo scalo e con la formazione di treni completi fra interporti avendo anche eliminato del tutto le manovre durante il viaggio dei carri. Altro vantaggio è stato quello di avere negli interporti i carri vuoti da caricare, avendo eliminato del tutto lo smistamento dei carri vuoti chiamata ripartizione, operazione che doveva tenere conto delle prenotazioni in stazioni diverse e dei carri da inviare in altrettante destinazioni differenti, spesso le F.S. non erano in condizioni di assegnare i carri nel giorno della richiesta di carico. Mentre negli interporti le F.S. saranno sempre più in condizioni del giorno di partenza del treno così da favorire le operazioni di carico delle merci, avendo in questo moderno scalo tutte le attrezzature necessarie per essere facilitate. Altrettanto agevolate le operazioni di scarico, conoscendo gli orari dei treni con i carri in arrivo. Anche le disposisoni internazionali, non solo ferroviarie, ma anche doganali trovano nelle CIM la loro piena attuazione [[REGOLE UNIFORMI CONCERNENTI IL CONTRATTO DI TRASPORTO INTERNAZIONALE FERROVIARIO DI MERCI (CIM) |le CIM sono rinnovate a integrazione con il trasporto stradale.]]
==Vantaggi della complementarietà==
Per concludere sintetizzando l'interporti per trasporto merci a carro risulta la principale e risolutiva innovazione negli anni 70, in termini dei costi, rendendolo competitivo. I containers sono gli strumenti di varie capacità intergrano sono il trasporto trasporto marittimo, con quello ferroviario e stradale, le cui operazioni di smistamnto avvengono appunto negli interporti
[http://dati.mit.gov.it/catalog/dataset/interporti Nel 1990 è lo Stato italiano che inserisce e tutela l’interporto come soggetto della mobilità sostenibile.]
== Lo sviluppo ed i soliti ritardi italiani ==
Interessante fino al 2022, [https://iusletter.com/boom-di-traffici-negli-interporti-rete-italiana-ai-vertici-europei/ lo sviluppo nel numero degli interporti in Italia e dei traffici] anche nei confronti delle strutture europee.
Purtroppo vanno ricordati anche [https://www.corrieredellacalabria.it/2022/01/28/porto-di-gioia-tauro-luci-e-ombre-ritardi-nel-concreto-avvio-della-zes/ i ritardi impensabili mali tutti italiani] come burocrazia, corruzione e mafia. [[https://it.wikipedia.org/wiki/Porto_di_Gioia_Tauro|come quello di Gioia Tauro che nel 1998]] ebbe l’attracco della prima nave inter containers mentre [https://www.trasportoeuropa.it/notizie/marittimo/nasce-il-comprensorio-ferroviario-di-gioia-tauro/ l’allacciamento alle F.S., come gestore unico],si realizza ben oltre venti anni dopo ovvero nel 2021.
== L'importanza della aree disimpegnate dagli scali ferroviari.==
[https://www.rai.it/programmi/report/news/2019/12/Milano-e-la-trasformazione-urbanistica-degli-ex-scali-ferroviari-e8676230-fc0e-4227-94dc-7dba35b7518d.html Si riporta a titolo di esemplificazione la situazione milanese].
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Cinianto
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{{Le Ferrovie dello Stato italiane e il trasporto delle merci dal 1970 a oggi}}
[[Categoria:Le Ferrovie dello Stato italiane e il trasporto delle merci dal 1970 a oggi|Gli interporti e la logistica]]
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==Premessa le manovre ferroviarie==
[[https://it.wikipedia.org/wiki/Manovra_(ferrovia)|Le manovre ferriviarie]] sono state un impegno sia a partenza sia a destino su ogni scalo per mettere il carro o i carri al piano di carico di scarico ai mittenti e destinatari. Quindi avendo, così come hanno avuto durante gli anni 70, circa 1500 scali merci da organizzare. Erano occorsi squadre di monovratori in ogni scalo e mezzi di trazione come i carrelli.
Inoltre a queste operazioni durante il percorso dei carri, questi erano assoggettati a scomposizioni e ricomposizioni nei vari scali di smistamento al fine di comporre treni completi. Queste operazioni sono state necessarie e facilitate fino a quando il numero dei carri era molto numeroso. Mano a mano che gli scali sono stati ridotti si pensava a comporre i treni e quindi i carri sostavano fino a quando non erano in numero tale da formare il treno completo. Si ricorda che negli 70 le f.s. detenevano circa il 10% dei trasporti.
==Il container come tecnologia vincente==
Interessante è la [[https://it.wikipedia.org/wiki/Container|storia del container]] per la quale si rimanda a wikipedia. A titolo di cronaca due sono i tempi l’intuizione e l’utilizzo pratico. Tanto è vero che non si ritrovano traccia nelle foto relative alla movimentazione delle merci inviate dagli USA in Italia con gli aiuti ERP (Europian rrecovery plain)
L’introduzione del [http://L’introduzione%20del%20container%20nei%20trasporti%20delle%20merci%20ha%20creato%20una%20vera%20e%20propria%20rivoluzione. container nei trasporti delle merci ha creato una vera e propria rivoluzione.]
Per quanto riguarda l’intuizione si ricorda e si riporta il fatto di aver veduto a Livorno (anno 1973 ?) nell’ambito del convegno organizzato dalle F.S. per far conoscere agli operatori portuali il Controllo Centralizzato Rotabili, venne presentato l’ing. Guerra, un vecchio signore a riposo dal Servizio Materiale e Trazione, che si avvicinò al palco dell’organizzazione, appoggiandosi ad un bastone, nell’occasione furono proiettate due diapositive, datate 1925, di un cassone del tutto simile ad un moderno container posizionato su un carro pianale ferroviario e lo stesso cassone posto a terra. In quelle proiezioni non vi era altro che l’archetipo del moderno container, allora i tempi non erano maturi per la utilizzazione da parte degli utenti. [https://blog.si-log.net/trasporto-container-tutto-quello-che-devi-sapere Per quanto riguarda il container si rimanda a quello che vi è da conoscere.]
Circa il traffico merci ferroviario con la tecnologia container a livello internazionale si cita il [https://blog.sbbcargo.com/it/12938/mit-dem-containerzug-durch-europa/#jp-carousel-12968 corridoio europeo per il trasporto ferroviario delle merci] [[Utente:Cinianto|Cinianto]] ([[Discussioni utente:Cinianto|disc.]])
La svolta dell'interporto.
Un accenno va fatto alle [https://sicurezzadelcarico.it/index.php/unita-di-trasporto/cassa-mo casse mobili], utilizzate essenzialmente per il trasporto combinato strada rotaia, ma anche utilizzate per fare concorrenza alla strada, quando sono utilizzate con la ferrovia in abbinamento ai traghetti. Attrezzature meno costose dei containers ed idonee allo stivaggio e movimentazione delle merci senza rotture di carico.[[Utente:Cinianto|Cinianto]] ([[Discussioni utente:Cinianto|disc.]])
==La nascita dell'interporto a Padova==
[https://www.interportopd.it/storia/ L'interporto nasce a Padova nel 1973 durante la edizione del Tramag], a cura del dottor Mauro Ferretti ideatore sia del nome e della funzionalità per rendere il servizio camionistico complementare a quello ferroviario, quindi superando la concorrenza, direttore del Servizio Commerciale e Traffico dell'Azienda autonoma delle F.S., e del presidente della Camera di commercio. Prof. Mario Volpato di Padova che in soli tre anni lo realizza.
==Verso una logistica integrata==
Naturalmente questo nuova struttura, chiamato [[ihttps://it.wikipedia.org/wiki/Interporto|interporto]], aveva avuto per le F.S. il pregio di concentrare le manovre in un solo scalo e con la formazione di treni completi fra interporti avendo anche eliminato del tutto le manovre durante il viaggio dei carri. Altro vantaggio è stato quello di avere negli interporti i carri vuoti da caricare, avendo eliminato del tutto lo smistamento dei carri vuoti chiamata ripartizione, operazione che doveva tenere conto delle prenotazioni in stazioni diverse e dei carri da inviare in altrettante destinazioni differenti, spesso le F.S. non erano in condizioni di assegnare i carri nel giorno della richiesta di carico. Mentre negli interporti le F.S. saranno sempre più in condizioni del giorno di partenza del treno così da favorire le operazioni di carico delle merci, avendo in questo moderno scalo tutte le attrezzature necessarie per essere facilitate. Altrettanto agevolate le operazioni di scarico, conoscendo gli orari dei treni con i carri in arrivo. Anche le disposisoni internazionali, non solo ferroviarie, ma anche doganali trovano nelle CIM la loro piena attuazione [[REGOLE UNIFORMI CONCERNENTI IL CONTRATTO DI TRASPORTO INTERNAZIONALE FERROVIARIO DI MERCI (CIM) |le CIM sono rinnovate a integrazione con il trasporto stradale.]]
==Vantaggi della complementarietà==
Per concludere sintetizzando l'interporti per trasporto merci a carro risulta la principale e risolutiva innovazione negli anni 70, in termini dei costi, rendendolo competitivo. I containers sono gli strumenti di varie capacità intergrano sono il trasporto trasporto marittimo, con quello ferroviario e stradale, le cui operazioni di smistamnto avvengono appunto negli interporti
[http://dati.mit.gov.it/catalog/dataset/interporti Nel 1990 è lo Stato italiano che inserisce e tutela l’interporto come soggetto della mobilità sostenibile.]
== Lo sviluppo ed i soliti ritardi italiani ==
Interessante fino al 2022, [https://iusletter.com/boom-di-traffici-negli-interporti-rete-italiana-ai-vertici-europei/ lo sviluppo nel numero degli interporti in Italia e dei traffici] anche nei confronti delle strutture europee.
Purtroppo vanno ricordati anche [https://www.corrieredellacalabria.it/2022/01/28/porto-di-gioia-tauro-luci-e-ombre-ritardi-nel-concreto-avvio-della-zes/ i ritardi impensabili mali tutti italiani] come burocrazia, corruzione e mafia. [[https://it.wikipedia.org/wiki/Porto_di_Gioia_Tauro|come quello di Gioia Tauro che nel 1998]] ebbe l’attracco della prima nave inter containers mentre [https://www.trasportoeuropa.it/notizie/marittimo/nasce-il-comprensorio-ferroviario-di-gioia-tauro/ l’allacciamento alle F.S., come gestore unico],si realizza ben oltre venti anni dopo ovvero nel 2021.
== L'importanza della aree disimpegnate dagli scali ferroviari.==
[https://www.rai.it/programmi/report/news/2019/12/Milano-e-la-trasformazione-urbanistica-degli-ex-scali-ferroviari-e8676230-fc0e-4227-94dc-7dba35b7518d.html Si riporta a titolo di esemplificazione la situazione milanese].
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2022-08-19T10:42:46Z
Cinianto
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/* Il container come tecnologia vincente */
wikitext
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{{Le Ferrovie dello Stato italiane e il trasporto delle merci dal 1970 a oggi}}
[[Categoria:Le Ferrovie dello Stato italiane e il trasporto delle merci dal 1970 a oggi|Gli interporti e la logistica]]
{{Avanzamento|50%|16 agosto 2022}}
==Premessa le manovre ferroviarie==
[[https://it.wikipedia.org/wiki/Manovra_(ferrovia)|Le manovre ferriviarie]] sono state un impegno sia a partenza sia a destino su ogni scalo per mettere il carro o i carri al piano di carico di scarico ai mittenti e destinatari. Quindi avendo, così come hanno avuto durante gli anni 70, circa 1500 scali merci da organizzare. Erano occorsi squadre di monovratori in ogni scalo e mezzi di trazione come i carrelli.
Inoltre a queste operazioni durante il percorso dei carri, questi erano assoggettati a scomposizioni e ricomposizioni nei vari scali di smistamento al fine di comporre treni completi. Queste operazioni sono state necessarie e facilitate fino a quando il numero dei carri era molto numeroso. Mano a mano che gli scali sono stati ridotti si pensava a comporre i treni e quindi i carri sostavano fino a quando non erano in numero tale da formare il treno completo. Si ricorda che negli 70 le f.s. detenevano circa il 10% dei trasporti.
==Il container come tecnologia vincente==
Interessante è la [[https://it.wikipedia.org/wiki/Container|storia del container]] per la quale si rimanda a wikipedia. A titolo di cronaca due sono i tempi l’intuizione e l’utilizzo pratico. Tanto è vero che non si ritrovano traccia nelle foto relative alla movimentazione delle merci inviate dagli USA in Italia con gli aiuti ERP (Europian rrecovery plain)
L’introduzione del [http://L’introduzione%20del%20container%20nei%20trasporti%20delle%20merci%20ha%20creato%20una%20vera%20e%20propria%20rivoluzione. container nei trasporti delle merci ha creato una vera e propria rivoluzione.]
Per quanto riguarda l’intuizione si ricorda e si riporta il fatto di aver veduto a Livorno (anno 1973 ?) nell’ambito del convegno organizzato dalle F.S. per far conoscere agli operatori portuali il Controllo Centralizzato Rotabili, venne presentato l’ing. Guerra, un vecchio signore a riposo dal Servizio Materiale e Trazione, che si avvicinò al palco dell’organizzazione, appoggiandosi ad un bastone, nell’occasione furono proiettate due diapositive, datate 1925, di un cassone del tutto simile ad un moderno container posizionato su un carro pianale ferroviario e lo stesso cassone posto a terra. In quelle proiezioni non vi era altro che l’archetipo del moderno container, allora i tempi non erano maturi per la utilizzazione da parte degli utenti. [https://blog.si-log.net/trasporto-container-tutto-quello-che-devi-sapere Per quanto riguarda il container si rimanda a quello che vi è da conoscere.]
Circa il traffico merci ferroviario con la tecnologia container a livello internazionale si cita il [https://blog.sbbcargo.com/it/12938/mit-dem-containerzug-durch-europa/#jp-carousel-12968 corridoio europeo per il trasporto ferroviario delle merci] [[Utente:Cinianto|Cinianto]] ([[Discussioni utente:Cinianto|disc.]])
La svolta dell'interporto.
Un accenno va fatto alle [https://sicurezzadelcarico.it/index.php/unita-di-trasporto/cassa-mo casse mobili], utilizzate essenzialmente per il trasporto combinato strada rotaia, ma anche utilizzate per fare concorrenza alla strada, quando sono utilizzate con la ferrovia in abbinamento ai traghetti. Attrezzature meno costose dei containers ed idonee allo stivaggio e movimentazione delle merci senza rotture di carico.[[Utente:Cinianto|Cinianto]] ([[Discussioni utente:Cinianto|disc.]])
==La nascita dell'interporto a Padova==
[https://www.interportopd.it/storia/ L'interporto nasce a Padova nel 1973 durante la edizione del Tramag], a cura del dottor Mauro Ferretti ideatore sia del nome e della funzionalità per rendere il servizio camionistico complementare a quello ferroviario, quindi superando la concorrenza, direttore del Servizio Commerciale e Traffico dell'Azienda autonoma delle F.S., e del presidente della Camera di commercio. Prof. Mario Volpato di Padova che in soli tre anni lo realizza.
==Verso una logistica integrata==
Naturalmente questo nuova struttura, chiamato [[ihttps://it.wikipedia.org/wiki/Interporto|interporto]], aveva avuto per le F.S. il pregio di concentrare le manovre in un solo scalo e con la formazione di treni completi fra interporti avendo anche eliminato del tutto le manovre durante il viaggio dei carri. Altro vantaggio è stato quello di avere negli interporti i carri vuoti da caricare, avendo eliminato del tutto lo smistamento dei carri vuoti chiamata ripartizione, operazione che doveva tenere conto delle prenotazioni in stazioni diverse e dei carri da inviare in altrettante destinazioni differenti, spesso le F.S. non erano in condizioni di assegnare i carri nel giorno della richiesta di carico. Mentre negli interporti le F.S. saranno sempre più in condizioni del giorno di partenza del treno così da favorire le operazioni di carico delle merci, avendo in questo moderno scalo tutte le attrezzature necessarie per essere facilitate. Altrettanto agevolate le operazioni di scarico, conoscendo gli orari dei treni con i carri in arrivo. Anche le disposisoni internazionali, non solo ferroviarie, ma anche doganali trovano nelle CIM la loro piena attuazione [[REGOLE UNIFORMI CONCERNENTI IL CONTRATTO DI TRASPORTO INTERNAZIONALE FERROVIARIO DI MERCI (CIM) |le CIM sono rinnovate a integrazione con il trasporto stradale.]]
==Vantaggi della complementarietà==
Per concludere sintetizzando l'interporti per trasporto merci a carro risulta la principale e risolutiva innovazione negli anni 70, in termini dei costi, rendendolo competitivo. I containers sono gli strumenti di varie capacità intergrano sono il trasporto trasporto marittimo, con quello ferroviario e stradale, le cui operazioni di smistamnto avvengono appunto negli interporti
[http://dati.mit.gov.it/catalog/dataset/interporti Nel 1990 è lo Stato italiano che inserisce e tutela l’interporto come soggetto della mobilità sostenibile.]
== Lo sviluppo ed i soliti ritardi italiani ==
Interessante fino al 2022, [https://iusletter.com/boom-di-traffici-negli-interporti-rete-italiana-ai-vertici-europei/ lo sviluppo nel numero degli interporti in Italia e dei traffici] anche nei confronti delle strutture europee.
Purtroppo vanno ricordati anche [https://www.corrieredellacalabria.it/2022/01/28/porto-di-gioia-tauro-luci-e-ombre-ritardi-nel-concreto-avvio-della-zes/ i ritardi impensabili mali tutti italiani] come burocrazia, corruzione e mafia. [[https://it.wikipedia.org/wiki/Porto_di_Gioia_Tauro|come quello di Gioia Tauro che nel 1998]] ebbe l’attracco della prima nave inter containers mentre [https://www.trasportoeuropa.it/notizie/marittimo/nasce-il-comprensorio-ferroviario-di-gioia-tauro/ l’allacciamento alle F.S., come gestore unico],si realizza ben oltre venti anni dopo ovvero nel 2021.
== L'importanza della aree disimpegnate dagli scali ferroviari.==
[https://www.rai.it/programmi/report/news/2019/12/Milano-e-la-trasformazione-urbanistica-degli-ex-scali-ferroviari-e8676230-fc0e-4227-94dc-7dba35b7518d.html Si riporta a titolo di esemplificazione la situazione milanese].
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