Wikisource itwikisource https://it.wikisource.org/wiki/Pagina_principale MediaWiki 1.39.0-wmf.23 first-letter Media Speciale Discussione Utente Discussioni utente Wikisource Discussioni Wikisource File Discussioni file MediaWiki Discussioni MediaWiki Template Discussioni template Aiuto Discussioni aiuto Categoria Discussioni categoria Autore Discussioni autore Progetto Discussioni progetto Portale Discussioni portale Pagina Discussioni pagina Indice Discussioni indice Opera Discussioni opera TimedText TimedText talk Modulo Discussioni modulo Accessorio Discussioni accessorio Definizione accessorio Discussioni definizione accessorio Discussione:La visione di Ezechiello 1 65622 3015920 587957 2022-08-03T12:21:06Z OrbiliusMagister 129 wikitext text/x-wiki {{Infotesto | Progetto= letteratura | Edizione = ''"Canti e poemi"'' di [[Autore:Vincenzo Monti|Vincenzo Monti]]<br/>A cura di [[Autore:Giosuè Carducci|Giosuè Carducci]]<br/>Firenze, G. Barbera, 1886 | Fonte = Sito internet [http://www.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit001183/bibit001183.xml Biblioteca Italiana] | Eventuale nome del traduttore = | Nome del primo contributore =[[User:Gavagai|Gavagai]] ([[User talk:Gavagai|disc.]]) | Note = Fonte digitalizzata presente su {{GB|iikvfam4bIUC}} | Nome del rilettore = }} hyxy5bd28qorapxa9k5j6qdifpbtxns Pagina:Zibaldone di pensieri VII.djvu/416 108 134787 3016483 2535838 2022-08-04T05:39:34Z Eumolpo 3652 ortografia proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Pebbles" />{{RigaIntestazione|('''4474''')|{{sc|pensieri}}|407|riga=si}}</noinclude>idee, e nel modo il piú indefinito. Di tali frasi, e, in generale, della facoltà di esprimersi in siffatta guisa, abbondano le lingue antiche; la latina specialmente, anche piú della greca: e quindi è che la prosa latina, per l’espressione e il linguaggio (non per le idee, e lo ''stile'', come la francese) è sovente piú poetica del verso, non pur moderno, ma greco; benché il latino non abbia lingua poetica a parte (28 marzo 1829). {{ZbPensiero|4474/1}} Monosillabi lat., opposti alle voci greche corrispondenti. ''Do'' δί-δω-μι, dal disusato δόω. {{ZbPensiero|4474/2}} ''Sufficiente'' detto di uomo, ''sufficienza'' ec. - ἱκανὸς, ἱκανότης ec. {{ZbPensiero|4474/3}} Alla p. {{ZbLink|4442}}. ''Eremo'' sostantivo da ἐρημὸς aggettivo, sottinteso τόπος. ''Deserto''. Vedi {{AutoreCitato|Egidio Forcellini|Forcellini}}. ''Nulla'' (res) per ''nihil''. E per via di tali sottintendimenti, infiniti altri aggettivi, non sol di tempo o luogo, ma d’ogni genere, son passati, in ogni lingua, ad essere sostantivi, in vece de’ sostantivi originali loro corrispondenti. Del resto anche il greco abbonda di tali ellissi negli aggettivi di tempo o luogo (28 marzo 1829). {{ZbPensiero|4474/4}} Error grande, non meno che frequentissimo nella vita, credere gli uomini piú astuti e piú cattivi, e le azioni e gli andamenti loro piú doppi, di quel che sono. Quasi non minore né meno comune che il suo contrario (28 marzo 1829). {{ZbPensiero|4474/5}} ''Tanto'', inquit, ''melius''. {{AutoreCitato|Fedro|Fedro}}; - ''tant mieux, tant pis''. {{ZbPensiero|4474/6}} Ce que les intérêts particuliers ont de commun (nella società) est si peu de chose, qu’il ne balancera jamais ce qu’ils ont d’opposé. {{Sc|{{AutoreCitato|Jean-Jacques Rousseau|Rousseau}}}}, ''Pensées'', Amsterdam, 1786, première partie, p. 23 (28 marzo 1829).<noinclude> <references/> [[Categoria:Pagine con testo greco]]</noinclude> 6uayn5q1sh8ca9574yl212eq10b34o3 Pagina:Il libro dei versi (1902).djvu/53 108 198694 3016430 2419784 2022-08-03T16:52:17Z Eumolpo 3652 ortografia proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|||}}</noinclude>[[File:Il libro dei versi-054.jpg|320px|center]] {{Centrato}}LE FOGLIE </div> <hr style="width:4em; margin:auto" /> {{Blocco a destra| {{Centrato}}<poem>.... ''la première faute Fut le premier poids...''</poem> {{Sc|Victor Hugo}}</div> }} <poem>Nascean le stelle; la lontana chiesa Emanava armonie. Reprobamente Vagolando pe’ campi io le sentivo; ::::E una voce, repente, Surta dall’ombra e che parea d’un vivo Gridommi a lato: — «Tutto ciò che pesa, Uomo, ha peccato.»</poem><noinclude> {{Fine blocco}}<references/></noinclude> r7enpbbl0hl11csoncr52wmknwrvboh Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/784 108 321117 3015951 2878186 2022-08-03T13:38:00Z Dr Zimbu 1553 proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="MARIO ZANELLO" />{{RigaIntestazione|740|{{Sc|i n f e r n o{{spazi|3}}{{Sc|xxix.}}}}|[''v''. 1-12]}}</noinclude>bolgia, et ammoniscelo dell’andar più oltre, dicendo così: ''La molta gente''; ch’io vedea nella nona bolgia, ''e le diverse piaghe''; ch’io vedea nelle loro persone, ''Avean le luci mie''; cioè delli occhi, ''sì inebriate''; di lagrime, ''Che dello stare a pianger eran vaghe''; e qui nota la sua compassione e la reprensione di Virgilio, onde dice: ''Ma Virgilio mi disse: Che pur guate''; tu, Dante? ''Perchè la vista tua pur sì soffolge''; cioè si ficca, ''Là già tra l’ombre triste smozzicate''; come mostrato è nel precedente canto? ''Tu non ài fatto sì all’altre bolge''; come tu fai a questa: ''Pensa, se tu annoverar le credi''; l’anime che sono in questa bolgia, ''Che miglia ventidue la valle volge''; finge l’autore che il tondo di questa bolgia fosse ventidue miglia, per mostrare ch’era presso al centro della terra: imperò che avea a passare la x bolgia e lo nono cerchio che à dentro da sè quattro cerchi, e dentro dal quarto finge che sia lo centro, ''E già la luna''; qui l’ammonisce del procedere oltre: con ciò sia cosa che il tempo sia brieve et ànno ancora a vedere altro; e lo tempo conceduto, secondo l’autore, era una notte e un di’ infino al centro, e parte dell’altra notte quanto fosse da mattina a mezza terza dovea logorare a passare lo centro, e l’avanzo della notte dovea logorare infino appresso all’aurora a risalire e ritornare all’oriente, ove finge essere il purgatorio intorno a uno monte, nella sommità del quale finge essere lo paradiso terrestre. E così in su l’aurora finge ritornarsi quivi, et innanzi essere uscito e ritornato nell’inferno, come si mosterrà nell’ultimo canto di questa cantica; la notte era già passata e venuto tanto del di’, che la luna era girata nell’altro emisperio, passato il centro della terra: imperò che, s’ella era sotto i piedi di Dante e di Virgilio che non erano ancor giunti al centro, dunque ella era<ref>C. M. ella avea passato</ref> passato il centro e debbasi immaginare ch’ella venia contra loro. E la cagione è questa, che Dante discendendo sempre, è ito verso l’occidente; e quando à avuto a volgere à finto che sia volto a sinistra, e questa è conveniente via all’inferno, perchè la via de’ peccati è sempre in verso occidente et in verso sinistra: imperò che in verso oriente, et in verso destra si va alle virtù. E la luna, poiché à passato l’orizzonte dell’occidente, viene in verso lo levante, e pertanto immaginiamo che fosse corso più che mezza notte<ref>C. M. mezza la notte nell’</ref> nell’altro emisperio, dunque di quassù a noi era corso più che mezzo di’: imperò che tanto dovea essere corso di qua lo sole in verso l’occidente, quanto di là la luna verso l’oriente: imperò che nel tempo, che l’autore finge che questo discenso fosse, era l’equinozio vernale, pari lo di’ con la notte; onde si può comprendere che fosse tra la nona e il vespro, e però dice: ''E già la luna è sotto i nostri piedi''; nell’altro emisperio di qua dal {{Pt|cen-|}}<noinclude> <references/></noinclude> 48q0q2q62zsbag3z2l5782skmtm6kzy 3015959 3015951 2022-08-03T13:40:52Z Dr Zimbu 1553 proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="MARIO ZANELLO" />{{RigaIntestazione|740|{{Sc|i n f e r n o{{spazi|3}}{{Sc|xxix.}}}}|[''v''. 1-12]}}</noinclude>bolgia, et ammoniscelo dell’andar più oltre, dicendo così: ''La molta gente''; ch’io vedea nella nona bolgia, ''e le diverse piaghe''; ch’io vedea nelle loro persone, ''Avean le luci mie''; cioè delli occhi, ''sì inebriate''; di lagrime, ''Che dello stare a pianger eran vaghe''; e qui nota la sua compassione e la reprensione di Virgilio, onde dice: ''Ma Virgilio mi disse: Che pur guate''; tu, Dante? ''Perchè la vista tua pur sì soffolge''; cioè si ficca, ''Là già tra l’ombre triste smozzicate''; come mostrato è nel precedente canto? ''Tu non ài fatto sì all’altre bolge''; come tu fai a questa: ''Pensa, se tu annoverar le credi''; l’anime che sono in questa bolgia, ''Che miglia ventidue la valle volge''; finge l’autore che il tondo di questa bolgia fosse ventidue miglia, per mostrare ch’era presso al centro della terra: imperò che avea a passare la x bolgia e lo nono cerchio che à dentro da sè quattro cerchi, e dentro dal quarto finge che sia lo centro, ''E già la luna''; qui l’ammonisce del procedere oltre: con ciò sia cosa che il tempo sia brieve et ànno ancora a vedere altro; e lo tempo conceduto, secondo l’autore, era una notte e un di’ infino al centro, e parte dell’altra notte quanto fosse da mattina a mezza terza dovea logorare a passare lo centro, e l’avanzo della notte dovea logorare infino appresso all’aurora a risalire e ritornare all’oriente, ove finge essere il purgatorio intorno a uno monte, nella sommità del quale finge essere lo paradiso terrestre. E così in su l’aurora finge ritornarsi quivi, et innanzi essere uscito e ritornato nell’inferno, come si mosterrà nell’ultimo canto di questa cantica; la notte era già passata e venuto tanto del di’, che la luna era girata nell’altro emisperio, passato il centro della terra: imperò che, s’ella era sotto i piedi di Dante e di Virgilio che non erano ancor giunti al centro, dunque ella era<ref>C. M. ella avea passato</ref> passato il centro e debbasi immaginare ch’ella venia contra loro. E la cagione è questa, che Dante discendendo sempre, è ito verso l’occidente; e quando à avuto a volgere à finto che sia volto a sinistra, e questa è conveniente via all’inferno, perchè la via de’ peccati è sempre in verso occidente et in verso sinistra: imperò che in verso oriente, et in verso destra si va alle virtù. E la luna, poichè à passato l’orizzonte dell’occidente, viene in verso lo levante, e pertanto immaginiamo che fosse corso più che mezza notte<ref>C. 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C. XXIX — ''v''. 13-21. In questi tre ternari pone Dante la risposta, che finge che facesse a Virgilio a quel che detto fu di sopra, dicendo: ''rispuos’io''; cioè Dante, ''appresso''; cioè immantinente, ''Se tu''; cioè Virgilio, ''avessi Atteso''; cioè saputa, ''la cagion perch’io''; cioè Dante, ''guardava''; così attentamente, ''Forse m’avresti ancor lo star dimesso''; cioè m’avresti conceduto ch’io fossi stato ancora più. ''Parte''; cioè tutta via, o in quel mezzo, ''sen gìa... Lo Duca;'' cioè Virgilio se n’andava, ''et io retro gli andava''; cioè io Dante lo seguitava, ''già facendo la risposta''; che seguita, ''E soggiugnendo''; al detto di Virgilio: ''Dentro a quella cava''; cioè bolgia; ecco la risposta di Dante, ''Dov’io tenea or li occhi sì a posta, Credo che un spirto di mio sangue''; cioè di mia schiatta, ''pianga la colpa''; cioè sua, che ''laggiù'': cioè in quella bolgia, ''cotanto costa''; cioè sì grande pena è; e non ci è altra esposizione. C. XXIX — ''v''. 22-30. In questi tre ternari finge l’autore che Virgilio li togliesse via la cagione, dicendo: ''Allor disse il Maestro''; cioè Virgilio: ''Non si franga''; cioè non si rompa dall’altre cose che ài a pensare, ''Lo tuo pensier da qui inanzi sovr’ello''; cioè sopra colui che dicesti: ''Attendi ad altro''; tu, Dante, ''et el''; cioè colui di che tu dici, ''là si rimanga''; cioè in quella nona bolgia, ''Ch’io vidi lui''; dichiara Virgilio che il vide e nominalo; e questo non finge l’autore sanza cagione: imperò che questo suo parente non fu mai veduto da lui, e però finge che Virgilio che significa la ragione, come detto è di sopra, lo vedesse e nominasselo, ''appiè del ponticello''; in sul quale noi eravamo, ''Mostrarti''; cioè te Dante, ''e minacciar forte col dito'': menando il dito si minaccia, tenendol fermo si dimostra, ''Et udi’l nominar''; cioè io Virgilio,.''Geri del Bello''; questo Geri fu figlio di Giovanni del Bello, lo quale fu della progenie di Dante, e fu morto per uno della casa de’ Gerini<ref>C. M. dei Germi,</ref>, per parole che questo Giovanni avea rapportate; onde Geri suo figliuolo pensò sempre di farne vendetta. E non vedendo modo di farla, si stavano a buona guardia; quello de’ Gerini<ref>Qui il Cod. R. ci dà — Germi</ref> si contrafece a modo di uno povero lebroso, avendosi fatto dipignere sì che parea lebbroso, e passando da casa i Gerini si restò al maggior della casa che era armato, e domandolli bene per l’amore di Dio, e disse: Messere, ecco la famiglia del<noinclude> <references/></noinclude> 44b35w92ge6dymn5ewya5qpcteki1ui 3015960 3015952 2022-08-03T13:41:02Z Dr Zimbu 1553 proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="MARIO ZANELLO" />{{RigaIntestazione|[''v''. 13-30]|{{Sc|c o m m e n t o}}|741|}}</noinclude>{{Pt|tro|centro}}, come noi siamo, che ancora noi siamo giunti ad esso, ''Lo tempo è poco omai che n’è concesso'': imperò chè da passato nona a sera, sicchè poco era per rispetto di quello ch’era passato, che era la notte e più che il mezzo il di’, ''Et altro è da veder, che tu non vedi'': però ch’avea a vedere la x bolgia e il nono cerchio che n’à in sè quattro. C. XXIX — ''v''. 13-21. In questi tre ternari pone Dante la risposta, che finge che facesse a Virgilio a quel che detto fu di sopra, dicendo: ''rispuos’io''; cioè Dante, ''appresso''; cioè immantinente, ''Se tu''; cioè Virgilio, ''avessi Atteso''; cioè saputa, ''la cagion perch’io''; cioè Dante, ''guardava''; così attentamente, ''Forse m’avresti ancor lo star dimesso''; cioè m’avresti conceduto ch’io fossi stato ancora più. ''Parte''; cioè tutta via, o in quel mezzo, ''sen gìa... Lo Duca;'' cioè Virgilio se n’andava, ''et io retro gli andava''; cioè io Dante lo seguitava, ''già facendo la risposta''; che seguita, ''E soggiugnendo''; al detto di Virgilio: ''Dentro a quella cava''; cioè bolgia; ecco la risposta di Dante, ''Dov’io tenea or li occhi sì a posta, Credo che un spirto di mio sangue''; cioè di mia schiatta, ''pianga la colpa''; cioè sua, che ''laggiù'': cioè in quella bolgia, ''cotanto costa''; cioè sì grande pena è; e non ci è altra esposizione. C. XXIX — ''v''. 22-30. In questi tre ternari finge l’autore che Virgilio li togliesse via la cagione, dicendo: ''Allor disse il Maestro''; cioè Virgilio: ''Non si franga''; cioè non si rompa dall’altre cose che ài a pensare, ''Lo tuo pensier da qui inanzi sovr’ello''; cioè sopra colui che dicesti: ''Attendi ad altro''; tu, Dante, ''et el''; cioè colui di che tu dici, ''là si rimanga''; cioè in quella nona bolgia, ''Ch’io vidi lui''; dichiara Virgilio che il vide e nominalo; e questo non finge l’autore sanza cagione: imperò che questo suo parente non fu mai veduto da lui, e però finge che Virgilio che significa la ragione, come detto è di sopra, lo vedesse e nominasselo, ''appiè del ponticello''; in sul quale noi eravamo, ''Mostrarti''; cioè te Dante, ''e minacciar forte col dito'': menando il dito si minaccia, tenendol fermo si dimostra, ''Et udi’l nominar''; cioè io Virgilio,.''Geri del Bello''; questo Geri fu figlio di Giovanni del Bello, lo quale fu della progenie di Dante, e fu morto per uno della casa de’ Gerini<ref>C. 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Avvenne poi caso che uno di casa i Gerini andò potestà di Fucecchio, e con lui andò uno suo nipote che si chiamava Geremia per officiale, et andò un di’ alla cerca per l’arme, scontrò questo Geri ch’era capitato a Fucecchio per suoi fatti; e cercatolo s’elli avea arme, e non trovandogliele, lo percosse con un coltello nel petto et ucciselo, e di questo non fu mai fatto vendetta per quelli del casato di Dante; e però finge l’autore che lo minacciasse, perchè la vendetta non era fatta. E perchè questo Geri fu seminatore di scandali, però lo mette nella nona bolgia, e seguita: ''Tu eri allor''; dice Virgilio a Dante, ''si del tutto impedito Sovra colui che già tenne Altaforte''; questo fu messer Beltramo di cui fu detto di sopra, che a posta del re Giovanni, detto di sopra, tenne una fortezza che si chiamava Altaforte, che è in Inghilterra, ''Che non guardasti in là''; cioè in verso là, ''sì fu sparito''; cioè Geri detto di sopra. C. XXIX — ''v''. 31-39. In questi tre ternari l’autor nostro pone la risposta, ch’elli fìnge che facesse a Virgilio sopra quel che detto avea, e il suo processo, dicendo: ''O Duca mio''; dice Dante a Virgilio, ''la violenta morte''; del detto Geri che fu morto, come detto fu di sopra, ''Che non gli è vendicata ancor''; per alcuno di sua casa, ''diss’io''; cioò Dante, ''Per alcun che dell’onta sia consorte''; cioè per alcun de’ consorti suoi, ''Fece lui disdegnoso''; in verso di me, ''ond’el sen gìo''; cioè se n’andò, ''Sanza parlarmi, sì com’io stimo''; cioè penso io Dante, ''Et in ciò''; cioè et in questo ch’io l’ò veduto isdegnoso, ''m’à el fatto assai più pio''; cioè ch’io non sarei in verso l’inimici a non farne vendetta, che bench’io avesse in cuore di non farne vendetta, ora l’ò molto più. ''Così parlammo''; io Dante e Virgilio, ''infino al luogo primo, Che''; cioè che prima, ''da lo scoglio''; cioè dal ponte, ''l’alta valle''; cioè profonda, ''mostra, Se più lume vi fosse, tutto ad imo''; cioè tutto infino al fondo; ma perchè v’è poco lume, non si può così vedere in fino al fondo del ponte che è luogo alto; e così dimostra che sia venuto in su la decima bolgia. C. XXIX — ''v''. 40-51. In questi quattro ternari lo nostro autore dimostra come giunsono in sulla decima bolgia, e manifesta in genere le pene che vi sono, dicendo: ''Quando noi''; cioè Virgilio et io Dante, ''fummo in su l’ultima chiostra''; cioè in su l’ultima chiusura, ''Di Malebolge''; detto fu di sopra, perchè così si chiama, ''sì che i suoi conversi''; conversi chiama i peccatori che vi sono, perchè nelli chiostri stanno li conversi, e di sopra è detto l’ultima chiostra, ''Potean parere alla veduta nostra''; cioè potean apparere alli occhi nostri, ''Lamenti diversi''<ref>C. M. ''diversi saettaron me''; Dante, e dice ''diversi''</ref>; perche veniano da diverse parti, e {{Pt|per-|}}<noinclude> <references/></noinclude> jur9rx0ijppmif1c14pxnrn5ywzir5t Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/787 108 321120 3015954 2842953 2022-08-03T13:39:05Z Dr Zimbu 1553 proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Marcotk" />{{RigaIntestazione|[''v''. 52-66]|{{Sc|c o m m e n t o}}|743|}}</noinclude>{{Pt|ch’|perch’}}erano diversi, ovvero differenti, ''Che di pietà ferrati avean li strali''; continua la similitudine, poiché à detto che saettarono, finge che fossono lamenti di pianti, come li strali ferrati di ferro; e come li strali ferrati feriscono col ferro, così quelli lamenti percoteano li orecchi di Dante<ref>C. M. di Dante col pianto;</ref> con ferite di pietade; ''Ond’io li orecchi con le man copersi''; cioè per non udirli. ''Qual dolor fora''; qui fa una similitudine, che tale era quel dolore, qual sarebbe quello che s’udirebbe, se in una fossa fossono li malati che sono nelli spedali di Valdichiana, la state presso all’autunno, e li mali di Maremma e di Sardigna, e però dice: ''se delli spedali di Valdichiana''; qui parla l’autore delli spedali posti in Valdichiana, sottoposti alla casa d’Altopascio che è tra Fiorenza e Lucca e Pistoia, ''tra luglio e il settembre''; cioè d’agosto, quando le genti sono più inferme, ''E i mali di Maremma''; questo dice, perchè la Maremma suole essere più inferma in tale tempo, che li luoghi montanini, ''e di Sardigna'': Sardigna è isola molto inferma, come sa ciascuno che v’è stato, ''Fossero in una fossa tutti insembre''; cioè insieme, ''Tal era quivi''; lo dolore, ''e tal puzzo n’usciva''; di quella x bolgia, ''Qual suol venir delle marcite membre''; e così in genere à narrato la pena che v’è, che tutti finge che sieno malati e piagati, come si dirà di sotto più spezialmente. C. XXIX — ''v''. 52-57. in questi due ternari l’autor nostro finge lo suo discenso fatto in su l’altro capo dello scoglio, dicendo così: ''Noi''; cioè Virgilio et io Dante, ''descendemmo in su l’ultima riva''; cioè ripa; et intendesi di quella di là, perchè prima è detto che vennono in su l’arco dello scoglio, onde si potea vedere la bolgia infino al fondo, ''Del lungo scoglio''; cioè della pietra che sta sopra la bolgia come ponte, e perchè dice ''lungo'', mostra che la bolgia sia larga, ''pur da man sinistra''; questo dice: imperò che da man sinistra si discende ai vizi e peccati, come a man diritta si monta alla virtù, ''Et allor fu la mia vista più viva''; questo dice, perchè vide meglio, ''Giù ver lo fondo''; che prima non potea vedere, ''dove la ministra''; cioè in quella parte dove la ministra; cioè servigiale, ''Dell’alto Sire''; cioè Idio, ''infallibil Giustizia''; questa è la ministra di Dio, infallibile perchè non si può ingannare, ''Punisce i falsator''; cioè coloro che commettono falsità per qualunque modo, ''che qui registra''; cioè che qui rappresenta. C. XXIX — ''v''. 58-66. In questi tre ternari l’autor nostro fa una similitudine, presa dai poeti, della pestilenzia che fu in Egina, città del re Eaco, posta in Grezia in isola ch’era così chiamata dal nome della madre d’Eaco, ch’ebbe nome Egina; e prima era chiamata Conopia<ref>C. M. Cenopia</ref> et era posta nella contrada che si chiama Achaia, e questa<noinclude> <references/></noinclude> jp1unc0lzup4enb7f9och3n3cuuef3t 3015961 3015954 2022-08-03T13:41:23Z Dr Zimbu 1553 proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Marcotk" />{{RigaIntestazione|[''v''. 52-66]|{{Sc|c o m m e n t o}}|743|}}</noinclude>{{Pt|ch’|perch’}}erano diversi, ovvero differenti, ''Che di pietà ferrati avean li strali''; continua la similitudine, poichè à detto che saettarono, finge che fossono lamenti di pianti, come li strali ferrati di ferro; e come li strali ferrati feriscono col ferro, così quelli lamenti percoteano li orecchi di Dante<ref>C. M. di Dante col pianto;</ref> con ferite di pietade; ''Ond’io li orecchi con le man copersi''; cioè per non udirli. ''Qual dolor fora''; qui fa una similitudine, che tale era quel dolore, qual sarebbe quello che s’udirebbe, se in una fossa fossono li malati che sono nelli spedali di Valdichiana, la state presso all’autunno, e li mali di Maremma e di Sardigna, e però dice: ''se delli spedali di Valdichiana''; qui parla l’autore delli spedali posti in Valdichiana, sottoposti alla casa d’Altopascio che è tra Fiorenza e Lucca e Pistoia, ''tra luglio e il settembre''; cioè d’agosto, quando le genti sono più inferme, ''E i mali di Maremma''; questo dice, perchè la Maremma suole essere più inferma in tale tempo, che li luoghi montanini, ''e di Sardigna'': Sardigna è isola molto inferma, come sa ciascuno che v’è stato, ''Fossero in una fossa tutti insembre''; cioè insieme, ''Tal era quivi''; lo dolore, ''e tal puzzo n’usciva''; di quella x bolgia, ''Qual suol venir delle marcite membre''; e così in genere à narrato la pena che v’è, che tutti finge che sieno malati e piagati, come si dirà di sotto più spezialmente. C. XXIX — ''v''. 52-57. in questi due ternari l’autor nostro finge lo suo discenso fatto in su l’altro capo dello scoglio, dicendo così: ''Noi''; cioè Virgilio et io Dante, ''descendemmo in su l’ultima riva''; cioè ripa; et intendesi di quella di là, perchè prima è detto che vennono in su l’arco dello scoglio, onde si potea vedere la bolgia infino al fondo, ''Del lungo scoglio''; cioè della pietra che sta sopra la bolgia come ponte, e perchè dice ''lungo'', mostra che la bolgia sia larga, ''pur da man sinistra''; questo dice: imperò che da man sinistra si discende ai vizi e peccati, come a man diritta si monta alla virtù, ''Et allor fu la mia vista più viva''; questo dice, perchè vide meglio, ''Giù ver lo fondo''; che prima non potea vedere, ''dove la ministra''; cioè in quella parte dove la ministra; cioè servigiale, ''Dell’alto Sire''; cioè Idio, ''infallibil Giustizia''; questa è la ministra di Dio, infallibile perchè non si può ingannare, ''Punisce i falsator''; cioè coloro che commettono falsità per qualunque modo, ''che qui registra''; cioè che qui rappresenta. C. XXIX — ''v''. 58-66. In questi tre ternari l’autor nostro fa una similitudine, presa dai poeti, della pestilenzia che fu in Egina, città del re Eaco, posta in Grezia in isola ch’era così chiamata dal nome della madre d’Eaco, ch’ebbe nome Egina; e prima era chiamata Conopia<ref>C. M. Cenopia</ref> et era posta nella contrada che si chiama Achaia, e questa<noinclude> <references/></noinclude> 2yr8lut85tm4yyystqca7smsw1rzh69 Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/788 108 321121 3015955 2880795 2022-08-03T13:39:17Z Dr Zimbu 1553 proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Cinzia sozi" />{{RigaIntestazione|744|{{Sc|i n f e r n o{{spazi|3}}{{Sc|xxix.}}}}|[''v''. 58-66]}}</noinclude>Egina era moglie d’Asopo. Questa terra odiata da Giunone, perchè Egina era stata concubina di Giove, secondo che pone Ovidio Metamorfoseos nel {{Sc|vii}}, fu corrotta da una grande pestilenzia intanto che tutti li uomini morirono infino alli animali; e non essendo rimaso se non lo re Eaco con tre suoi figliuoli Peleo, Telamone e Foco, pregò Giove che li rendesse li cittadini morti, o elli pigliasse ancora lui. Et avuto segno da Cielo ch’elli sarebbe esaudito, e guardando presso a sè, vide una quercia tutta piena di formiche ch’andavano suso e giuso portando granella, come è di loro usanza; e vedendo questa moltitudine, pregò Giove che gli desse altri tanti cittadini; et andato a dormire, perchè era sera, vide in sogno che quelle formiche si mutavano in uomini, e la mattina svegliato, vide quelle formiche diventate uomini, e però furono chiamati ''Mirmidones'' dalla formica che si chiama così in lingua greca; e diventati uomini, vennono a lui e salutaronlo per loro re e riempierono la città. E però di questo fa comperazione l’autore, dicendo: ''Non credo''; io Dante, ''che a veder maggior tristizia Fosse in Egina''; cioè in quella città d’Eaco, ''il popol tutto infermo, Quando fu l’aere sì pien di malizia''; per la pestilenzia, ''Che li animali infino al picciol vermo Cascaron tutti, e poi le genti antiche''; di quella città Egina, ''Secondo che i poeti ànno per fermo''; quasi dica: Li poeti questo fingono, e non l’ànno se non come per fizione, e così si dee avere per li altri, ''Si ristorar di seme di formiche'': però che le formiche diventarono uomini, com’è detto di sopra, ''Ch’era a veder per quella oscura valle Languir li spirti per diverse biche''; cioè dolersi per diversi luoghi di quella bolgia, ordinati e distribuiti secondo lo più e il meno della colpa; e questa è la determinazione della comperazione, e qui finisce la prima lezione.<br /> {{spazi|5}}''Qual sopra il ventre'' ec. Questa è la seconda lezione del {{Sc|xxix}} canto, nel quale l’autor nostro tratta spezialmente delle pene che finge essere in questa {{Sc|x}} bolgia, e de’ peccatori che qui si puniscono; e dividesi in sette parte: imperò che prima pone distintamente delle pene che sono nella {{Sc|x}} bolgia, e distintamente d’alquanti peccatori; nella seconda, come Virgilio domanda due se v’è alcun latino, quivi: ''O tu, che con le dita'' ec.; nella terza, come pone la risposta di quelli due che sono latini, quivi: ''Latin siam noi'' ec.; nella quarta, come Virgilio mette Dante a domandar, quivi: ''Lo buon Maestro'' ec.; nella quinta, come l’addomandato risponde, quivi: ''Io fui d’Arezzo'' ec.; nella sesta, come Dante per alcuna cagione esce della materia, e domanda a Virgilio della condizione de’ Sanesi, e quel che vi rispose uno di quelli addomandati, quivi: ''Et io dissi al Poeta'' ec.; nella settima dichiara questo medesimo, che rispose alla domanda di Dante fatta a Virgilio chi elli è, quivi; ''Ma perchè'' {{Pt|''sap''-|}}<noinclude> <references/></noinclude> s4eod850cadoqlna5joma5j2xsbxyko 3015956 3015955 2022-08-03T13:39:32Z Dr Zimbu 1553 proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Cinzia sozi" />{{RigaIntestazione|744|{{Sc|i n f e r n o{{spazi|3}}{{Sc|xxix.}}}}|[''v''. 58-66]}}</noinclude>Egina era moglie d’Asopo. 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E però di questo fa comperazione l’autore, dicendo: ''Non credo''; io Dante, ''che a veder maggior tristizia Fosse in Egina''; cioè in quella città d’Eaco, ''il popol tutto infermo, Quando fu l’aere sì pien di malizia''; per la pestilenzia, ''Che li animali infino al picciol vermo Cascaron tutti, e poi le genti antiche''; di quella città Egina, ''Secondo che i poeti ànno per fermo''; quasi dica: Li poeti questo fingono, e non l’ànno se non come per fizione, e così si dee avere per li altri, ''Si ristorar di seme di formiche'': però che le formiche diventarono uomini, com’è detto di sopra, ''Ch’era a veder per quella oscura valle Languir li spirti per diverse biche''; cioè dolersi per diversi luoghi di quella bolgia, ordinati e distribuiti secondo lo più e il meno della colpa; e questa è la determinazione della comperazione, e qui finisce la prima lezione. ''Qual sopra il ventre'' ec. Questa è la seconda lezione del {{Sc|xxix}} canto, nel quale l’autor nostro tratta spezialmente delle pene che finge essere in questa {{Sc|x}} bolgia, e de’ peccatori che qui si puniscono; e dividesi in sette parte: imperò che prima pone distintamente delle pene che sono nella {{Sc|x}} bolgia, e distintamente d’alquanti peccatori; nella seconda, come Virgilio domanda due se v’è alcun latino, quivi: ''O tu, che con le dita'' ec.; nella terza, come pone la risposta di quelli due che sono latini, quivi: ''Latin siam noi'' ec.; nella quarta, come Virgilio mette Dante a domandar, quivi: ''Lo buon Maestro'' ec.; nella quinta, come l’addomandato risponde, quivi: ''Io fui d’Arezzo'' ec.; nella sesta, come Dante per alcuna cagione esce della materia, e domanda a Virgilio della condizione de’ Sanesi, e quel che vi rispose uno di quelli addomandati, quivi: ''Et io dissi al Poeta'' ec.; nella settima dichiara questo medesimo, che rispose alla domanda di Dante fatta a Virgilio chi elli è, quivi; ''Ma perchè'' {{Pt|''sap''-|}}<noinclude> <references/></noinclude> f1f8917qnkvhiuxaszv63fyrhz5ka5o Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/792 108 321125 3015957 2996602 2022-08-03T13:40:12Z Dr Zimbu 1553 proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="MARIO ZANELLO" />{{RigaIntestazione|748|{{Sc|i n f e r n o{{spazi|3}}{{Sc|xxix.}}}}|[''v''. 85-90]}}</noinclude>{{Pt|minerà|nominerà}} di sotto; e quivi dirò di loro condizioni, e però dice: ''Io''; cioè Dante, ''vidi due seder a sè poggiati''; che per sè non si sostengano onde ancor si nota qui la lor viltà, ''Come a scaldar s’appoggia tegghia a tegghia''; fa una similitudine che, come s’accosta sopra il fuoco testo a testo, sicché l’uno regge l’altro per scaldare, per far migliacci; così faceano costoro due, per meglio reggersi, ''Dal capo al piè di schianze maculati''; e per questo nota la loro corruzione. ''E non vidi giammai menare stregghia''; qui fa una similitudine che, come lo ragazzo che è aspettato dal signorsoo, che à fretta d’andarsene tosto a letto a dormire, mena la stregghia fortemente a stregghiare il cavallo; così costoro menavano l’unghie a grattarsi; e però fìnge, o vero dice: ''E non vidi giammai''; io Dante, ''menare stregghia''; a stregghiare lo cavallo, ''Da ragazzo aspettato dal signorso''; che voglia cavalcare, ''Nè da colui che mal volentier vegghia''; che fa in fretta per andare a dormire, ''Come ciascun''; di questi due, ''menava spesso il morso Dell’unghie sopra sè per la gran rabbia''; del pizzicore ch’avea; e qui si notano le grandi cure e sollicitudini che ànno li falsari, a dare effetto alle loro falsitadi, ''Del pizzicor, che non à più soccorso''; se non di stracciarsi con l’unghie: ''Così traeva giù l’unghia''; di colui che si grattava, ''la scabbia''; cioè la crosta della lebra, ''Come il coltel da scardova le scaglie, O d’altro pesce che più larghe l’abbia''; fa similitudine che così l’unghie faceano cadere le croste della lebbra, come lo coltello<ref>C. M. lo coltello, con che si diliscano li pesci, fa cadere da quel pescio</ref>, col quale si tolgono via le scaglie da’ pesci, le fa cadere da quel pescie, che si chiama scardova che à molto grandi scaglie e squame, ''O d’altro pesce che più larghe''; scaglie, ''l’abbia''; più che la scardova. C. XXIX — ''v''. 85-90. In questi due ternari l’autor nostro finge che Virgilio parlasse a questi due detti di sopra, addomandando se v’era alcuno italiano, scongiurandoli per quello che a loro era caro, dicendo così: ''O tu, che con le dita ti dismaglie''; dice Virgilio all’un de’due detti di sopra; cioè ti levi la scaglia, come si leva dal coretto maglia da maglia, ''Cominciò il Duca mio''; cioè Virgilio, ''all’un di loro''; cioè di quelli due, ''E che fai d’esse''; cioè delle tue dita, ''tal volta''; cioè alcuna volta, ''tanaglie''; cioè quando afferrava e strappava, quando la scaglia era ancora verde che non si spiccava, ''Dinne''<ref>In alcune copie nel Testo per quella difficoltà, che seco arrecano le opere stampate in diverso carattere, ci è sfuggito - Dinne per Dimmi, di che speriamo ci vorrà escusati la cortesia dei lettori. ''E''.</ref>; tu a noi, ''s’alcun Latino è tra costoro''; cioè alcuno d’Italia, ''Che son quinc’entro''; cioè in questa bolgia, ''se l’unghia ti basti Eternalmente a cotesto lavoro''; scongiuralo per quello che crede che sia a lui di piacere, per cattare benivolenzia: piace al lebroso di grattarsi per lo<noinclude> <references/></noinclude> qa37hncxsr2gzl26o1ke7odsezxvd6i 3015958 3015957 2022-08-03T13:40:39Z Dr Zimbu 1553 proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="MARIO ZANELLO" />{{RigaIntestazione|748|{{Sc|i n f e r n o{{spazi|3}}{{Sc|xxix.}}}}|[''v''. 85-90]}}</noinclude>{{Pt|minerà|nominerà}} di sotto; e quivi dirò di loro condizioni, e però dice: ''Io''; cioè Dante, ''vidi due seder a sè poggiati''; che per sè non si sostengano onde ancor si nota qui la lor viltà, ''Come a scaldar s’appoggia tegghia a tegghia''; fa una similitudine che, come s’accosta sopra il fuoco testo a testo, sicchè l’uno regge l’altro per scaldare, per far migliacci; così faceano costoro due, per meglio reggersi, ''Dal capo al piè di schianze maculati''; e per questo nota la loro corruzione. ''E non vidi giammai menare stregghia''; qui fa una similitudine che, come lo ragazzo che è aspettato dal signorsoo, che à fretta d’andarsene tosto a letto a dormire, mena la stregghia fortemente a stregghiare il cavallo; così costoro menavano l’unghie a grattarsi; e però fìnge, o vero dice: ''E non vidi giammai''; io Dante, ''menare stregghia''; a stregghiare lo cavallo, ''Da ragazzo aspettato dal signorso''; che voglia cavalcare, ''Nè da colui che mal volentier vegghia''; che fa in fretta per andare a dormire, ''Come ciascun''; di questi due, ''menava spesso il morso Dell’unghie sopra sè per la gran rabbia''; del pizzicore ch’avea; e qui si notano le grandi cure e sollicitudini che ànno li falsari, a dare effetto alle loro falsitadi, ''Del pizzicor, che non à più soccorso''; se non di stracciarsi con l’unghie: ''Così traeva giù l’unghia''; di colui che si grattava, ''la scabbia''; cioè la crosta della lebra, ''Come il coltel da scardova le scaglie, O d’altro pesce che più larghe l’abbia''; fa similitudine che così l’unghie faceano cadere le croste della lebbra, come lo coltello<ref>C. 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In questi due ternari l’autor nostro finge che Virgilio parlasse a questi due detti di sopra, addomandando se v’era alcuno italiano, scongiurandoli per quello che a loro era caro, dicendo così: ''O tu, che con le dita ti dismaglie''; dice Virgilio all’un de’due detti di sopra; cioè ti levi la scaglia, come si leva dal coretto maglia da maglia, ''Cominciò il Duca mio''; cioè Virgilio, ''all’un di loro''; cioè di quelli due, ''E che fai d’esse''; cioè delle tue dita, ''tal volta''; cioè alcuna volta, ''tanaglie''; cioè quando afferrava e strappava, quando la scaglia era ancora verde che non si spiccava, ''Dinne''<ref>In alcune copie nel Testo per quella difficoltà, che seco arrecano le opere stampate in diverso carattere, ci è sfuggito - Dinne per Dimmi, di che speriamo ci vorrà escusati la cortesia dei lettori. 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Parea de’ carmi tuoi la melodia Per quell’aure ancor viva, e l’aure e l’onde {{R|12}}E le selve eran tutte un’armonia.</poem><noinclude> <references/></noinclude> ehbgqc763i69kzvhqxpxh7svvtfr5mf Autore:Giambattista Basile 102 359936 3015976 1913080 2022-08-03T15:18:30Z OrbiliusMagister 129 Gadget PopolaTestiAutore: aggiunti testi mancanti wikitext text/x-wiki <!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="Nome"/>Giambattista<section end="Nome"/> <section begin="Cognome"/>Basile<section end="Cognome"/> <section begin="Attività"/>scrittore<section end="Attività"/> <section begin="Nazionalità"/>italiano<section end="Nazionalità"/> </div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Autore | Nome = Giambattista | Cognome = Basile | Attività = scrittore | Nazionalità = italiano | Professione e nazionalità = }} == Opere == * {{Testo|Lo cunto de li cunti|Lo cunto de li cunti (Il pentamerone) di Giambattista Basile, testo conforme alla prima stampa del MDCXXXIV-VI con introduzione e note di Benedetto Croce, Vol. I., Napoli}} * {{Testo|Parsemolina}} (traduzione moderna in ampezzano) * {{Testo|Lirici marinisti/IV/Giambattista Basile|Liriche di Giambattista Basile}} ** {{Testo|Di Cristo in croce essangue}} ** {{Testo|Mentre d'ampia voragine tonante}} ** {{Testo|Pallidetta mia vita}} ** {{Testo|Sovra gli omeri bianchi}} {{Sezione note}} [[Categoria:Autori marinisti]] [[nap:Author:Giambattista Basile]] omp1nciyj58a802vqhiml30pmvkbhu3 Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, IV.djvu/397 108 408483 3016017 2865773 2022-08-03T16:12:18Z Eumolpo 3652 ortografia proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="Phe-bot" /></noinclude>394 PARTE TERZA ai timidi giovini che, senza pensare più innanzi, credettero fermamente quella bestia esser il diavolo. Onde spaventati, si misero, quanto più le gambe ne gli poterono portare, a fuggir via, tenendosi per ben avventurato colui che più forte se ne fuggiva. Giunti in dormitorio, ansando e non potendo quasi formar parola, incontrarono alcuni frati che se n'andavano al coro, tra i quali era il maestro dei novizi. Egli, veggendo, per 10 lume che tutte le notti arde in dormitorio, costoro tornarsene indietro, disse loro perché non andavano ad apprestar l’ufficio; i quali con perturbata e timida voce gli risposero che su la sepoltura de l’interrato la sera avevano visibilmente veduto il nemico de l’umana natura. 11 buon maestro, che non era perciò 11 più animoso uomo del mondo, cominciò a tremar di paura e stava fra due, se deveva discendere o no. Su questo arrivò fra Giovanni Mascarello, cantore e ottimo musico, il quale, sentendo questo, animosamente se n’andò giù. E come entrò in chiesa e vide quella bestia, che aveva distese l’orecchie per Io strepito che aveva sentito, se gli appresentò innanzi il morto e la sua malvagia vita, e subito, rivolgendo le spalle, serrò l’uscio de la sagrestia e corse di lungo di sopra, gridando quanto poteva più: — ''Patres mei'', egli è il diavolo ed il nemico de l’umana natura! — E più fiate replicava simili parole. Egli ha, come sapete, una grandissima voce e gridava si forte che non vi fu frate nel monastero che non lo sentisse. Il priore, che alora usciva fuor de la cella, si fece innanzi e a fra Giovanni disse: — Che pazzie son queste, cantore, che voi dite? Farneticate voi, o che ci è? Tacete e non fate a quest'ora cotesti romori. Che avete voi, in nome di Dio? — Padre — rispose alora il cantore, — io non farnetico, ma vi dico che il diavolo è in chiesa, ed io visibilmente con questi miei occhi l’ho veduto su la sepoltura di quell'uomo di cosi mala fama, che iersera sepellimmo. E credo che sia venuto per portarsene a l’inferno il corpo di colui. Questi dui giovini anco l’hanno veduto. — Domandato dal priore che cosa vista avessero, dissero il medemo che fra Giovanni detto aveva. Il perché il priore, pigliati seco alquanti di quei frati che quivi il romore aveva ragunati, scese giù ed entrò in<noinclude> <references/></noinclude> kjokoe9oixykgqv9zgs7iwaxk4oi380 Autore:Giulia Turco Turcati Lazzari 102 429410 3015926 3015751 2022-08-03T12:59:14Z Alex brollo 1615 wikitext text/x-wiki <!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="Nome"/>Giulia<section end="Nome"/> <section begin="Cognome"/>Turco Turcati Lazzari<section end="Cognome"/> <section begin="Attività"/>scrittrice<section end="Attività"/> <section begin="Nazionalità"/>italiana<section end="Nazionalità"/> </div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Autore | Nome = Giulia | Cognome = Turco Turcati Lazzari | Attività = scrittrice | Nazionalità = italiana | Professione e nazionalità = }} == Opere == * {{Testo|Il piccolo focolare}} * {{Testo|La fanciulla straniera}} [[Indice:Turco - La fanciulla straniera.djvu|(pagina Indice)]] * {{testo|Il passo}} [[Indice:Rivista d'Italia, Anno VI, Fasc. VI.djvu|pagina indice]] * {{testo|Fiori d'inverno}} [[Indice:Turco - Fiori d'inverno.djvu|pagina indice]] * {{testo|Oro e orpello}} [[Indice:Turco - Oro e orpello.djvu|pagina indice]] * {{testo|Il giornale intimo}} [[Indice:Turco - Il giornale intimo.djvu|pagina indice]] * {{testo|La gentilezza dell'animo}} [[Indice:Turco - La gentilezza dell'animo.djvu|pagina indice]] * [[La storia d'un ciliegio]] {{IA|la_storia_d_un_ciliegio_1895}} * [[Canzone senza parole (raccolta|Canzone senza parole)]] [[Indice:Turco - La gentilezza dell'animo.djvu|pagina indice]] ** {{testo|Canzone senza parole}} ** {{testo|Una cameriera}} ** {{testo|Salvatrice}} ** {{testo|La passione di Curzio Alvise}} ** {{testo|La cura di Manuela}} ** {{testo|Vinta}} * [[Il romanzo di Luisa Hercolani]] {{IA|il_romanzo_di_luisa_hercolani_1895}} * [[Il sacrificio di Ieronima]] {{IA|il_sacrificio_di_ieronima_1898}} * [[Impressioni e ricordi di Bayreuth]] {{IA|impressioni_e_ricordi_di_bayreuth_1897}} ; già compresi in Canzone senza parole: * [[La cura di Manuela]] {{IA|la_cura_di_manuela_1898}} * [[Canzone senza parole (1896)]] {{IA|canzone_senza_parole_1896}} * [[La passione d'Alvise]] {{IA|la_passione_d_alvise_1899}} * {{testo|Salvatrice}} [[Indice:Turco - Salvatrice.djvu|(pagina indice)]] jo36dfx0wok7tdauqe6ge7g0u5gg2g9 3015927 3015926 2022-08-03T12:59:47Z Alex brollo 1615 /* Opere */ wikitext text/x-wiki <!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="Nome"/>Giulia<section end="Nome"/> <section begin="Cognome"/>Turco Turcati Lazzari<section end="Cognome"/> <section begin="Attività"/>scrittrice<section end="Attività"/> <section begin="Nazionalità"/>italiana<section end="Nazionalità"/> </div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Autore | Nome = Giulia | Cognome = Turco Turcati Lazzari | Attività = scrittrice | Nazionalità = italiana | Professione e nazionalità = }} == Opere == * {{Testo|Il piccolo focolare}} * {{Testo|La fanciulla straniera}} [[Indice:Turco - La fanciulla straniera.djvu|(pagina Indice)]] * {{testo|Il passo}} [[Indice:Rivista d'Italia, Anno VI, Fasc. 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Quivi il tenace Ulisse, levando un altissimo grido, s’avventò, l’incalzò, come aquila a volo dal cielo. Ma scagliò allora una fumida folgore il figlio di Crono, che cadde innanzi a sua figlia, la Diva dall’occhio azzurrino. {{R|535}}E disse allor la Diva dall’occhio azzurrino ad Ulisse: «O figlio di Laerte, divino scaltrissimo Ulisse, frénati, e della guerra pon fine alla rissa funesta, ché Giove, onniveggente di Crono figliuol, non s’adiri». Disse Atena. Ubbidí col gaudio nell’anima Ulisse. {{R|540}}E quindi strinse accordi giurati fra entrambe le parti Pallade Atena, la figlia di Giove che l’egida scuote, che avea la voce assunta di Mèntore, e tutto l’aspetto. </poem> [[File:Omero - L'Odissea (Romagnoli) II-0238.png|400px|center]]<noinclude></noinclude> lx95q9gd0nzrdnlendh8su9zclxtn0n Odissea (Romagnoli)/Canto XXIV 0 462785 3015916 3012870 2022-08-03T12:03:32Z OrbiliusMagister 129 wikitext text/x-wiki {{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="sottotitolo"/>Canto XXIV<section end="sottotitolo"/> <section begin="prec"/>../Canto XXIII<section end="prec"/> <section begin="nome template"/>IncludiIntestazione<section end="nome template"/> <section begin="data"/>29 luglio 2022<section end="data"/> <section begin="avz"/>75%<section end="avz"/> <section begin="arg"/>Da definire<section end="arg"/> </div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=75%|data=29 luglio 2022|arg=Da definire}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=Canto XXIV|prec=../Canto XXIII|succ=}} <pages index="Omero - L'Odissea (Romagnoli) II.djvu" from=220 to=240 fromsection="" tosection="" /> 7835u8i8kwezz1t28k8tnuvkw99kgvv Modulo:Dati/Poesie (Monti).djvu 828 466538 3016568 2901437 2022-08-04T10:04:22Z OrbiliusMagister 129 Creazione/aggiornamento di Modulo:Dati Scribunto text/plain local d2b = {} local b2d = {} local pagine = {} d2b[1]="-" d2b[2]="-" d2b[3]="-" d2b[4]="-" d2b[5]="i" d2b[6]="ii" d2b[7]="iii" d2b[8]="iv" d2b[9]="v" d2b[10]="vi" d2b[11]="vii" d2b[12]="viii" d2b[13]="ix" d2b[14]="x" d2b[15]="xi" d2b[16]="xii" d2b[17]="1" d2b[18]="2" d2b[19]="3" d2b[20]="4" d2b[21]="5" d2b[22]="6" d2b[23]="7" d2b[24]="8" d2b[25]="9" d2b[26]="10" d2b[27]="11" d2b[28]="12" d2b[29]="13" d2b[30]="14" d2b[31]="15" d2b[32]="16" d2b[33]="17" d2b[34]="18" d2b[35]="19" d2b[36]="20" d2b[37]="21" d2b[38]="22" d2b[39]="23" d2b[40]="24" d2b[41]="25" d2b[42]="26" 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VV. - Lirici marinisti.djvu/157 108 515969 3015968 2827851 2022-08-03T15:04:41Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level4 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||{{Sc|diversi}}|151|nascondi=si}}</noinclude><section begin="s1" />{{ct|f=120%|v=1|t=4|GIAMBATTISTA BASILE}} {{Rule|2em|v=4}}<section end="s1" /> <section begin="s2" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|I}} {{ct|f=100%|v=1|SANTA CRISTINA}} <poem> Di Cristo in croce essangue amante sviscerata, nel suo duol, nel suo sangue Cristina trasformata, sente dentro al suo cor mesto e doglioso amorosa pietade, amor pietoso. Brama con lui patire e sferze e spine e croci; seco desia morire fra’ suoi tormenti atroci; e, gravida d’amor, nel cor istesso ciò che brama e desia le resta impresso. Talché ne l’alma sente i medesmi flagelli, la corona pungente, i chiodi acuti e felli e, nel suo duol cangiata acerbo e forte, prova seco ad ogni or viva la morte. </poem><section end="s2" /><noinclude></noinclude> 33haahid2bh32csevn9j3u8dx864xrr Pagina:AA. VV. - Lirici marinisti.djvu/159 108 515972 3015969 2827853 2022-08-03T15:05:01Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level4 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||{{Sc|giambattista basile}}|153}}</noinclude><section begin="s1" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|II}} {{ct|f=100%|v=1|PER L’INCENDIO DEL VESUVIO DEL 1632}} <poem> Mentre d’ampia voragine tonante fervido vedi uscir parto mal nato, piover le pietre e grandinar le piante, spinte al furor d’impetuoso fiato, e i verdi campi giá sí lievi avante coprir manto di cenere infocato, e ’l volgo saettar smorto e tremante solfurea parca, incendïoso fato: — Ahi! — con lingua di foco ei par che gridi — arde il tutto, e sei pur alma di gelo; tu nel peccar t’avanzi e ’l mar s’arretra. Non temi, e crollar senti i colli e i lidi; non cangi stato, e cangia aspetto il cielo; disfassi un monte, e piú il tuo cor s’impetra! — </poem><section end="s1" /> <section begin="s2" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|III}} {{ct|f=100%|v=1|LA BELLA CHIOMA}} <poem> Sovra gli omeri bianchi via piú che freschi gigli e pure brine, l’aureo mar ondeggiava del bel crine, e al dolce lusingar d’aura seconda rendea piú chiaro l’òr, piú ricca l’onda. Cosí, lucente e vago copre l’arena d’òr superbo il Tago, e cosí ’l Gange ancora l’illustre riva alteramente indora. </poem><section end="s2" /><noinclude></noinclude> fvesiyz3e5woseddguyntgn07g79dun Pagina:AA. VV. - Lirici marinisti.djvu/161 108 515974 3015977 1911151 2022-08-03T15:19:57Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level4 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Luigi62" />{{RigaIntestazione||{{Sc|diversi}}|155|nascondi=si}}</noinclude><section begin="s1" />{{ct|f=120%|v=1|t=4|BIAGIO CUSANO}} {{Rule|2em|v=4}}<section end="s1" /> <section begin="s2" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|I}} {{ct|f=100%|v=1|LE TRE BELLE}} <poem> O belle Parche al mio stame vitale, o separato Gerïon d’amore, o tridente gentil che nel mio core puoi con tre punte aprir piaga immortale! Ecco, nuove sirene Amor fatale ne dá, che non i corpi in salso umore, ma sommergono l’alme in dolce ardore, né canto sol, ma sguardo hanno mortale. Ecco quelle tre dee, che scorse in Ida del piú bel re troian la bella prole, piú de la greca fede al greco infida. Ecco giá da la terza eterea mole discese le tre Grazie, ove s’annida mirabilmente triplicato il sole. </poem><section end="s2" /><noinclude></noinclude> avl5puz9wyajdkhjw6iumm2u3jaeus7 Pagina:AA. VV. - Lirici marinisti.djvu/162 108 515976 3015978 2827855 2022-08-03T15:20:11Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level4 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|156|{{Sc|lirici marinisti}}}}</noinclude><section begin="s1" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|II }} {{ct|f=100%|v=1|MUSICA NOTTURNA }} <poem> Tu, che fra le caligini profonde spiri armonia, de la tranquilla notte le dolci pose dolcemente rotte che del fiume leteo stillano l’onde, ben sembri chi di Lete in su le sponde fra l’ombre giá de le tartaree grotte, per trarne le bellezze ivi condotte, sciolse dal mesto cor note gioconde. Quindi ben io l’orride pene intanto di questo scorgo invisitato inferno a sí placido suon temprarsi alquanto. Ecco, arresta la luna il moto eterno; stupisce forse, poich’un simil canto fra gli orrori ascoltò del nero Averno. </poem><section end="s1" /> <section begin="s2" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|III }} {{ct|f=100%|v=1|SEDENDO GIUDICE IN TRIBUNALE }} <poem> Io, che giudice altrui qui siedo in trono, son fatto reo di deitá terrena; io, ch’a le colpe altrui parto la pena, a chi pena mi dá, lasso, perdono. Quell’io, ne la cui man che punge e frena, e l’altrui vite e l’altrui morti sono, a l’empia feritá di tigre armena de l’egra vita mia l’imperio dono. Altri al mio spesso riverito sguardo timido agghiaccia; ed io, se miro mai un bel volto avvampar, l’adoro e n’ardo. Giudice, invero, avventurato assai, se, qual giudice Ideo, giamai riguardo di mia Venere ignuda i bianchi rai! </poem><section end="s2" /><noinclude></noinclude> 864afm917huep6cyzqaif7wvhjkf5uf Pagina:AA. VV. - Lirici marinisti.djvu/163 108 515977 3015979 2829516 2022-08-03T15:20:37Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level4 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||{{Sc|biagio cusano}}|157}}</noinclude><section begin="s1" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|IV}} {{ct|f=100%|v=1|PER I SETTE MONTI}} {{ct|f=90%|v=1|nella mano della sua donna}} <poem> Roma sembri animata a piú d’un core co’ sette bianchi tuoi monti spiranti, mano, in cui forma il Campidoglio Amore, trïonfator de’ prigionieri amanti. Anzi, pur hai di ciel vivi sembianti: ecco la bella in te via di candore, ed ecco per mirabile stupore vi miro i corsi de’ pianeti erranti. Qui, mentre del pensier dibatto l’ali, a preveder da sí bel ciel la sorte degli amorosi miei corsi vitali, ah mio destino doloroso e forte! con infausti caratteri fatali scritto in ambe le palme io leggo: {{sc|Morte}}. </poem><section end="s1" /> <section begin="s2" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|V}} {{ct|f=100%|v=1|ROMA - AMOR}} <poem> Nel Tebro andrai, fra tante moli e tante, de l’arte a contemplar gli alti stupori; meraviglie però molto maggiori scoprirá di natura il tuo sembiante. Giá non entrò con sí superbi onori nel Campidoglio mai gran trïonfante, qual tu, che porti a’ tuoi begli occhi avante novo trofeo d’incatenati cori. A Marte crescerá l’antica arsura, or ch’altra Citerea fa piú sereno il ciel de le sue belle invitte mura. E Roma, dolcemente arsa al baleno di tua beltá cosí leggiadra e pura, quel che porta nel nome avrá nel seno. </poem><section end="s2" /><noinclude></noinclude> 2gzgnwaapu922fprnih1nxss7lhkua7 Pagina:AA. VV. - Lirici marinisti.djvu/165 108 515979 3015989 2827859 2022-08-03T15:48:15Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level4 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||{{Sc|giovanni palma}}|159|nascondi=si}}</noinclude><section begin="s1" />{{ct|f=120%|v=1|t=4|GIOVANNI PALMA}} {{Rule|2em|v=4}}<section end="s1" /> <section begin="s2" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|I}} {{ct|f=100%|v=1|IL SORRISO MODESTO}} <poem> Ove il Sebeto al mar porta di pianto, piú che d’onde lucenti, argentea soma, e di folti ginepri il capo inchioma la bianca amica in sul sinistro canto; quella vid’io, che dá lume al mio canto, volger in groppi d’òr la lunga chioma; allor: — Qual piú leggiadra oggi si noma, doni a te — dissi, — o bella ninfa, il vanto! Quanti in vari composti usò natura di bello, ha messo in tuo gentile aspetto, o piú che umana angelica figura! Non può scemer l’invidia in te difetto, sí perfetta ti rende egual misura... — Ella sorrise e chinò gli occhi al petto. </poem><section end="s2" /><noinclude></noinclude> sfp2kmbuomf350tnyrdzt6jdxk5rbst Pagina:AA. VV. - Lirici marinisti.djvu/166 108 515980 3015991 2827860 2022-08-03T15:49:13Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level4 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|160|{{Sc|lirici marinisti}}}}</noinclude><section begin="s1" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|II}} {{ct|f=100%|v=1|LA BELLA PARLATRICE}} <poem> Né con sí vaghi ed amorosi accenti narra Progne a voi, selve, i suoi dolori; né Filomena i suoi secreti amori con sí facondo dir commette ai venti; né sí rotto fra sassi i piè lucenti, mormora il rio lungo il pratel de’ fiori, come la bionda mia leggiadra Clori, mentre a l’amica sua spiega i tormenti. Un fiume d’òr, che di rubini ha sponde, scogli di perle, il suo parlar simiglia; ma come arciero il cor punge e saetta. Deh, qual veggio d’amor gran meraviglia! lingua chi mosse mai sí dolce, o donde, se non forse dal ciel scesa angioletta? </poem><section end="s1" /> <section begin="s2" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|III}} {{ct|f=100%|v=1|L’AMOROSA IMAGINAZIONE}} <poem> Amor, che mal mio grado mi trasporta a far mia stanza in solitario monte, nei fior, ne l’erba, in verde faggio, in fonte mi figura colei che ’l mio cor porta. Onde io, vòlto a seguir sí fida scorta, e mirando or le luci al ferir pronte, or gli atti onesti or le bellezze conte, sento un dolce piacer che mi conforta. E mentre a le sembianze amate e belle son fiso, io veggio uscir la notte o ’l giorno, e l’un l’alba condur, l’altra le stelle; e passar fère a l’ombra, al rivo, al prato, e far gli armenti a lor magion ritorno... Me solo in un pensier tien fermo il fato. </poem><section end="s2" /><noinclude></noinclude> l98ew5mdbxjsb1uc3amougl13q6cagm Pagina:AA. VV. - Lirici marinisti.djvu/168 108 515982 3015992 2827862 2022-08-03T15:49:30Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level4 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|162|{{Sc|lirici marinisti}}|nascondi=si}}</noinclude><section begin="s1" />{{ct|f=120%|v=1|t=4|GIOVANNI ANDREA ROVETTI}} {{Rule|2em|v=4}}<section end="s1" /> <section begin="s2" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|I}} {{ct|f=100%|v=1|IL LAGO DI DIANA IN NEMI}} <poem> Lago ove Cinzia regna, Amor barcheggia, gloria del primo Augusto, onor de l’arte, occhio de la natura ond’ella sparte mille vaghezze sue lieta vagheggia, Giove sovra il tuo ciel stende la reggia, quando i consigli suoi libra e comparte; ivi danza Ciprigna e giostra Marte, quando il coro sovran lá su festeggia. Placidi sempre in te scherzano i venti, di greggi ondosi le tue ninfe appaghi, fatto speco ai pastor, specchio agli armenti. Ma quel recinto d’arboscelli vaghi, teatro illustre de’ tuoi chiari argenti, vuol dir che la corona hai tu dei laghi. </poem><section end="s2" /><noinclude></noinclude> spptcac8x7gcm648xgaqplqypwfjw3q Pagina:AA. VV. - Lirici marinisti.djvu/169 108 515983 3015993 2827863 2022-08-03T15:49:42Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level4 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||{{Sc|giovanni andrea rovetti}}|163}}</noinclude><section begin="s1" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|II}} {{ct|f=100%|v=1|IL PIANTO DEL FIGLIUOLO}} <poem> Un picciol cane, un ghiro ed un augello del tuo caro fanciullo sono, bella Lisetta, ognor trastullo. Ruzza col ghiro il cane, ne brilla il putto in vista; ma l’augel, che non tresca e becca il pane, infranto ne rimane: tu ne ridi, io ne godo, ei se n’attrista, e scaccia stizzosetto il ghiro e ’l cane e piagne l’augelletto. Se ridi, o cruda, del tuo figlio ai guai, al mio duol che farai? </poem><section end="s1" /> <section begin="s2" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|III}} {{ct|f=100%|v=1|PREMENDO IL PIEDE}} <poem> Tu chiedi quel ch’io voglio, quando a mensa talor ti premo il piede? Ah, che negli occhi ogni tuo sguardo il vede! Lusingando t’infingi e ’l bianco volto in bel rossor dipingi. Vorrei, dolce ben mio... Lasso, ch’a dirlo m’arrossisco anch’io! </poem><section end="s2" /><noinclude></noinclude> mzwo7thn9973623e9wpkfysp1br9num Pagina:AA. VV. - Lirici marinisti.djvu/170 108 515984 3015994 2827864 2022-08-03T15:50:01Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level4 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|164|{{Sc|lirici marinisti}}|nascondi=si}}</noinclude><section begin="s1" />{{ct|f=120%|v=1|t=4|BARTOLOMEO TORTOLETTI}} {{Rule|2em|v=4}}<section end="s1" /> <section begin="s2" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|I}} {{ct|f=100%|v=1|LA SEGRETEZZA}} <poem> Lilla, al comune onor piú ch’al piacere vo’ che serviam; questi passeggi e queste vanitá da fanciul son poco oneste, poco conformi a le tue doti altere. Amiamci di buon cuor; queste le vere parti son d’amor puro, amor celeste. Oh bell’inganno ad altrui fa chi veste gli amorosi pensier d’arti severe. Lilla, fa’ a modo mio; non ti dispiaccia ch’io ti venga a servir sí parcamente, ch’altri non creda i nostri amori e taccia. Patisco io piú di te; ma finalmente, dopo alcun di che non si vegga in faccia, fa vista piú soave il Sol lucente. </poem><section end="s2" /><noinclude></noinclude> rmjiezh94vj7x2m0xnjyfsb5368jgvs Pagina:AA. VV. - Lirici marinisti.djvu/171 108 515985 3015995 2827865 2022-08-03T15:50:12Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level4 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||{{Sc|bartolomeo tortoletti}}|165}}</noinclude><section begin="s1" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|II}} {{ct|f=100%|v=1|LA SOMIGLIANZA}} <poem> Ove d’avara chiostra a me s’involi, idolo mio leggiadro, il tuo splendore, maestro a vagheggiar mi guida Amore somigliante beltá che mi consoli. Tu non temer però che lá sen voli da le tue fiamme fuggitivo il core; giuroti ch’ardo piú, quanto maggiore conosco il raggio onde tu splender suoli. In lei null’altra cosa amar poss’io ch’il tuo solo ritratto: una è la bella luce d’entrambe ed uno il mio desio. Tai sono i rai del Sol ne la sorella; e se tu sole sei del giorno mio, luna esser può de la mia notte anch’ella. </poem><section end="s1" /> <section begin="s2" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|III}} {{ct|f=100%|v=1|LE ROSE GITTATE AL FUOCO}} <poem> Ite, rose lascive, ite d’amore pegni vani e nocenti, un tempo cari, e da l’arido vostro e dal pallore qual sia chi mi vi diè, per me s’impari. Tal diverrá quella beltá, ch’in fiore oggi par che non abbia al mondo pari; e deggio ancor seguirla? ancor dal core m’usciranno per lei singulti amari? Ahi, che pur troppo il mio desire insano mi fe’ soggetto; or tempo è ben che fia sciolto il laccio crudel da la mia mano. Intanto, itene voi per cotal via, ch’il rogo vostro e ’l cenere profano primo trofeo di mia vittoria sia. </poem><section end="s2" /><noinclude></noinclude> 75g25avpnmydrxufg6235x5p0sqam6r Lirici marinisti/IV/Giambattista Basile 0 515988 3015975 2827854 2022-08-03T15:17:55Z OrbiliusMagister 129 wikitext text/x-wiki {{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="autore"/>Giambattista Basile<section end="autore"/> <section begin="sottotitolo"/>Liriche di Giambattista Basile<section end="sottotitolo"/> <section begin="prec"/>../<section end="prec"/> <section begin="succ"/>../Biagio Cusano<section end="succ"/> <section begin="nome template"/>IncludiIntestazione<section end="nome template"/> <section begin="data"/>14 settembre 2021<section end="data"/> <section begin="avz"/>100%<section end="avz"/> <section begin="arg"/>Da definire<section end="arg"/> </div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=100%|data=14 settembre 2021|arg=Da definire}}{{IncludiIntestazione|autore=Giambattista Basile|sottotitolo=Liriche di Giambattista Basile|prec=../|succ=../Biagio Cusano}} <pages index="AA. VV. - Lirici marinisti.djvu" from=157 to=157 fromsection="s1" tosection="s1" /> == Indice == *{{Testo|Di Cristo in croce essangue|I. Santa Cristina|tipo=tradizionale}} *{{Testo|Mentre d'ampia voragine tonante|II. Per l'incendio del Vesuvio del 1632|tipo=tradizionale}} *{{Testo|Sovra gli omeri bianchi|III. La bella chioma|tipo=tradizionale}} *{{Testo|Pallidetta mia vita|IV. Pallore gradito|tipo=tradizionale}} 7ttkhmcx06djibu2nk2bn5kixcg9jam Lirici marinisti/IV/Biagio Cusano 0 515989 3015986 2827861 2022-08-03T15:46:37Z OrbiliusMagister 129 wikitext text/x-wiki {{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="autore"/>Biagio Cusano<section end="autore"/> <section begin="sottotitolo"/>Liriche di Biagio Cusano<section end="sottotitolo"/> <section begin="prec"/>../Giambattista Basile<section end="prec"/> <section begin="succ"/>../Giovanni Palma<section end="succ"/> <section begin="nome template"/>IncludiIntestazione<section end="nome template"/> <section begin="data"/>14 settembre 2021<section end="data"/> <section begin="avz"/>100%<section end="avz"/> <section begin="arg"/>Da definire<section end="arg"/> </div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=100%|data=14 settembre 2021|arg=Da definire}}{{IncludiIntestazione|autore=Biagio Cusano|sottotitolo=Liriche di Biagio Cusano|prec=../Giambattista Basile|succ=../Giovanni Palma}} <pages index="AA. VV. - Lirici marinisti.djvu" from=161 to=161 fromsection="s1" tosection="s1" /> == Indice == *{{Testo|O belle Parche al mio stame vitale|I. Le tre belle|tipo=tradizionale}} *{{Testo|Tu, che fra le caligini profonde|II. Musica notturna|tipo=tradizionale}} *{{Testo|Io, che giudice altrui qui siedo in trono|III. Sedendo giudice in tribunale|tipo=tradizionale}} *{{Testo|Roma sembri animata a più d'un core|IV. Per i sette monti|tipo=tradizionale}} *{{Testo|Nel Tebro andrai, fra tante moli e tante|V. Roma-Amor|tipo=tradizionale}} *{{Testo|Quella selva di peli orrida e scura|VI. All'amante, che si è raso|tipo=tradizionale}} ipi9o3x34dpwdwwu4fyot33r9qv4jdr Pagina:AA. VV. - Lirici marinisti.djvu/175 108 516121 3015996 2827871 2022-08-03T15:50:50Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level4 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||{{Sc|maffeo barberino}}|169|nascondi=si}}</noinclude><section begin="s1" />{{ct|f=120%|v=1|t=4|PAOLO GIORDANO ORSINO }} {{ct|f=90%|v=1|DUCA DI BRACCIANO}} {{Rule|2em|v=4}}<section end="s1" /> <section begin="s2" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|I}} {{ct|f=100%|v=1|LA BELLA PELLEGRINA}} <poem> La leggiadretta e vaga pellegrina, che mano ostil de l’aver suo fe’ manca, fuggendo l’arsa patria, ardita e franca venne altrove a portar luce divina. La lontana, dapoi che la vicina provincia scorse, scorre e non si stanca: intanto l’occhio nero e la man bianca fan dei semplici cor strage o rapina. Tu che rimiri ognor serrate e sole le donne di bel volto o di crin biondo e risponder altrui poche parole, non prender meraviglia, non immondo giudicare il pensier: proprio è del sole l’andar girando e illuminando il mondo. </poem><section end="s2" /><noinclude></noinclude> m86l7l2cadlqeyskw5tp3cg7ufp57sv Pagina:AA. VV. - Lirici marinisti.djvu/176 108 516122 3015997 2827872 2022-08-03T15:51:08Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level4 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|170|{{Sc|lirici marinisti}}}}</noinclude><section begin="s1" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|II}} {{ct|f=100%|v=1|SENSO E RAGIONE}} <poem> Apria bocca vermiglia un vago riso, occhio azzurro vibrava aureo splendore, guance rosa spargea del suo colore dove piú dove meno in un bel viso. Nel mirar quel seren, da sé diviso per l’estremo diletto era ogni core; questo potea ben dirsi il dí d’amore, d’amor la primavera, il paradiso. Chiuse gli occhi il mio volto, aprigli il seno; era (oh stupor!) la primavera inverno, la rosa spina, lo splendor baleno; il breve riso, ésca di pianto eterno; notte il giorno, tempesta era il sereno, duolo il diletto, il paradiso inferno. </poem><section end="s1" /> <section begin="s2" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|III}} {{ct|f=100%|v=1|VANITAS VANITATUM}} <poem> Tu, che giamai non ti contenti e vuoi laute mense bramar sotto aurei tetti, consorte eccelsa entro a gemmati letti, esercito di servi a’ cenni tuoi; di regnar dagli espèri a’ lidi eoi, di canti e melodie dolci diletti, di cacce e di tornei giocondi aspetti, quando alla fin tutto ottenessi... E poi? In breve è nulla. Ed anco è nulla adesso se tu lo paragoni al ben ch’è vero, e sol ti sembra ben perch’è d’appresso. E corta hai tu la vista. Occhio sincero, se lo mira e multiplica in se stesso, ritroverá zero via zero, zero. </poem><section end="s2" /><noinclude></noinclude> 79kykf09dzwivg4v2n1a0ibnke47w9h Pagina:AA. VV. - Lirici marinisti.djvu/177 108 516123 3015998 2827873 2022-08-03T15:51:21Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level4 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||{{Sc|paolo giordano orsino}}|171}}</noinclude><section begin="s1" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|IV}} {{ct|f=100%|v=1|LA BUGIA}} <poem> La bugia non mai sola; uno squadrone ha sempre in compagnia de la sua setta, che le va dietro o innanzi, e l’interdetta strada corre con essa a perdizione. Se non ha gran memoria, è confusione; se tra nemici sta, calunnia è detta; s’alberga tra gli amici, è barzelletta; se versa circa ai grandi, adulazione. Riso, pianto e parlar non è sincero sempre in noi; ma il vestir verace addita se teniamo dal franco o da l’ibero. Questo nostro costume non imíta giá la bugia: ella è contraria al vero e va di veritá sempre vestita. </poem><section end="s1" /> <section begin="s2" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|V}} {{ct|f=100%|v=1|LA CITTÀ}} <poem> Ne le cittadi ove i monarchi han sede, disusato è pel tristo il bon sentiero; fassi solo apparir per bianco il nero, oprar fortuna e non virtú si vede. Quivi al torto ragion soggiace e cede, il doppio cor conculca il cor sincero, l’interesse l’onore, il falso il vero, l’odio l’amor, l’infedeltá la fede. Teco piange il tuo mal chi gusto n’ebbe, ti promette favor chi vòl vendetta, arride a te chi ’l pianto tuo vorrebbe. Ti dá il buon di chi il tuo mal anno aspetta e ti saluta chi ti caverebbe piú volentieri il cor che la berretta. </poem><section end="s2" /><noinclude></noinclude> pdjxx05zgqav7kfip5mg70eby86bt03 Pagina:AA. VV. - Lirici marinisti.djvu/180 108 516126 3015999 2828095 2022-08-03T15:51:56Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level4 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|174|{{Sc|lirici marinisti}}}}</noinclude><section begin="s1" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|II}} {{ct|f=100%|v=1|IL GIORNO DEI MORTI}} <poem> Queste pompe di morte e questi odori d’arabi incensi e queste accese faci memorie son de’ nostri dí fugaci per pianger sempre i giá commessi errori. Tu, che godi fra gli ozi e fra gli amori le lusinghe del mondo empie e fallaci, e tra i diletti addormentato giaci, ami ombre, abbracci vento e siegui orrori. Chi un tempo, carco d’amorose prede, ebbe l’ostro a le guance e l’oro al crine, deforme arido teschio, ecco, si vede. Superbi regi e la vil plebe alfine poca polve vegg’io sotto il tuo piede, oppressi e vinti da un medesmo fine. </poem><section end="s1" /> <section begin="s2" />{{ct|f=100%|v=1|t=2|III}} {{ct|f=100%|v=1|LA TEMPESTA}} <poem> Armato il ciel di tuoni e lampi ardenti, e col volto cruccioso oltre l’usato, vibrò da l’arco suo, fremendo irato, contro la terra i fulmini pungenti. Tolsero i nembi e le pruine e i venti allo stelo le frondi e l’erba al prato; e tonando da l’uno e l’altro lato, cruda guerra tra lor fean gli elementi. Da l’arenoso letto, ecco, il mar esce, ed ingombrando il mondo or vaga errante fra l’onde il cervo, or tra bei fiori il pesce; e tra diluvi e tra tempeste tante, con gl’infocati lampi il giel si mesce, e tra le nevi il cielo è fiammeggiante. </poem><section end="s2" /><noinclude></noinclude> 6ztxvxq6p2s2t4gsmeg75dgluzydfy5 Autore:Biagio Cusano 102 516481 3015988 1913079 2022-08-03T15:47:30Z OrbiliusMagister 129 Gadget PopolaTestiAutore: aggiunti testi mancanti wikitext text/x-wiki <!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="Nome"/>Biagio<section end="Nome"/> <section begin="Cognome"/>Cusano<section end="Cognome"/> <section begin="Attività"/>poeta<section end="Attività"/> <section begin="Nazionalità"/>italiano<section end="Nazionalità"/> </div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Autore | Nome = Biagio | Cognome = Cusano | Attività = poeta | Nazionalità = italiano | Professione e nazionalità = }} == Opere == * {{Testo|Lirici marinisti/IV/Biagio Cusano|Liriche di Biagio Cusano}} ** {{Testo|Io, che giudice altrui qui siedo in trono}} ** {{Testo|Nel Tebro andrai, fra tante moli e tante}} ** {{Testo|O belle Parche al mio stame vitale}} ** {{Testo|Quella selva di peli orrida e scura}} ** {{Testo|Roma sembri animata a più d'un core}} ** {{Testo|Tu, che fra le caligini profonde}} {{Sezione note}} [[Categoria:Autori marinisti]] 1eb8nbaugx8zo9p6flje69gzxkx42bl Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/95 108 606105 3015929 2937736 2022-08-03T13:32:12Z Dr Zimbu 1553 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" /></noinclude>{{ct|f=150%|t=3|v=3|w=4px|“IL SOPRAPPIÙ.„}} Il gobbetto posò la tazza vuota sul tavolino del caffè, s'accomodò sul divano e aperse un giornale. Il Comunicato, i saluti dei combattenti, l'albero di Natale pei feriti, la guerra, sempre la guerra, dovunque la guerra! Egli solo non poteva parlare della guerra, perchè quando ne discorreva con amici, conoscenti od ignoti, tutti quanti lo guardavano con un'aria di compassionevole canzonatura e se vi pensava si rodeva dentro di sè. Eppure egli sentiva gli altri ed anche se stesso supremamente ingiusti verso la sua sorte. La quale finalmente non era che la sorte di moltissimi giovani venticinquenni come lui che per varie ragioni non potevano vestire la divisa militare e recarsi a combattere. Mario Ponti non era malato di petto e sempre tossicoloso?<noinclude></noinclude> l2l5794ar6m3s2xu11wbmlv9sr92phd Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/96 108 606106 3015930 2281661 2022-08-03T13:32:17Z Dr Zimbu 1553 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|88|{{Sc|le ore inutili}}||riga=si}}</noinclude> Piero Giannoni non trascinava la gamba destra per un disastro automobilistico? Carluccio Lanzi non era mezzo cieco e del tutto ridicolo con la sua miopia che gli faceva commettere le peggiori scempiaggini? Eppure tutti costoro potevano parlare della guerra e dichiararsi senza vergogna riformati per malattia o per difetto fisico senza che a nessuno saltasse in mente di sogghignare e di sternutare comicamente come accadeva quasi ogni giorno per lui. — Caro mio, la tua non è un’insufficienza fisica — gli aveva detto una sera Mario Ponti, il mezzo tisico che aveva uno spirito maligno specialmente velenoso verso coloro che stavano benissimo. — Il tuo difetto si può invece chiamare un soprappiù. Tutti avevano riso di questa trovata e da quel giorno la sua gobba era stata battezzata “il soprappiù„. Gli amici che lo incontravano per via e al caffè gli battevano sul dorso allegramente chiedendogli notizie del “soprappiù„, consigliando a sottoporre il suo caso all’ufficio di leva perchè non era giusto che un uomo sano, giovane e provvisto per soprappiù di simile magnifica esuberanza restasse a casa mentre poteva rendersi utile al paese più di qualsiasi altro soldato diritto e mingherlino.<noinclude></noinclude> i54n7c4q9k6in3b051buwky1scvowpr Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/97 108 606107 3015931 2937737 2022-08-03T13:32:22Z Dr Zimbu 1553 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||''“Il soprappiù„''|89|riga=si}}</noinclude> Ferdinando Ducas, il gobbetto, ascoltava, sorrideva, talvolta rimbeccava, ma dentro di sè soffriva tutte le torture. Quante volte avrebbe voluto drizzarsi sulla sua piccola persona così robusta e forte non ostante il “soprappiù„ e pigliare sonoramente a schiaffi il suo sorridente insultatore! Ma anche questo onesto sfogo era riserbato ai galantuomini e ai gentiluomini almeno di media statura e di schiena a linea retta ed egli non ne poteva usufruire senza rendere sè e la sua gobba ancora più grotteschi di quanto già non fossero. Tra gli amici che più mordacemente si burlavano di lui ve n'era uno partito da un paio di settimane per la guerra il quale, sino al momento di salire in treno accompagnato da tutta la comitiva, non aveva cessato di colpirlo coi suoi frizzi e coi suoi motteggi a cui egli non s'era stancato di rispondere col più amabile sorriso e col più benevolo spirito. Questi si chiamava Giovanni Bonvicini ed era fidanzato a una cugina del gobbetto, la signorina Lauretta Ducas, graziosissima ragazza ventenne ricca e superba, corteggiata da molti ammiratori. Anche Ferdinando si sarebbe schierato con gioia da molto tempo nel numero degli adoratori più assidui e appassionati di sua cugina Lauretta, se non ci fosse stato di mezzo<noinclude></noinclude> ohbi1asgb7jhk696l55onglly23z9rz Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/98 108 606108 3015932 2281663 2022-08-03T13:32:30Z Dr Zimbu 1553 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|90|{{Sc|le ore inutili}}||riga=si}}</noinclude> ciò che anch’egli ormai chiamava come gli altri “il soprappiù„ e appena si arrischiava a darle timidamente del tu come lo autorizzava la sua parentela ed a farle due o tre visite all’anno, accolto da lei e da sua madre con una tediata indifferenza. Pareva ch’esse si vergognassero d’avere un gobbo nella loro famiglia, come se questo potesse nuocere ai futuri destini di Lauretta e gli lasciavano chiaramente comprendere che desideravano di vederlo il meno possibile. Ma quando ella si fidanzò a Gianni Bonvicini, il quale era un ottimo partito e un bellissimo ragazzo, gli si mostrarono alquanto più indulgenti e si degnarono di ammetterlo con qualche maggiore frequenza in casa loro, forse perchè Gianni si divertiva a confrontarlo così piccolo e mal costrutto con la sua magnifica aitanza di bell’ufficiale in divisa. Senonchè, partito Bonvicini per la zona di guerra fra le lagrime della fidanzata, Ferdinando non osò più mostrarsi alla cugina, come se ella dovesse ora maggiormente disprezzarlo perchè egli se ne rimaneva a godersi il suo agiato ozio e la sua sconfinata libertà, mentre Gianni passava le notti nell’umidità gelida della trincea e si esponeva ogni giorno alla morte. Il gobbetto sfogliò lentamente il giornale so-<noinclude></noinclude> 7anoq1w8l0e7buef8gwtpjj1xxj9kl0 Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/99 108 606109 3015933 2281664 2022-08-03T13:32:39Z Dr Zimbu 1553 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||''“Il soprappiù„''|91|riga=si}}</noinclude>stenuto dal bastoncino di legno trovato sul tavolo del caffè e gli venne sott’occhio nell’ultima pagina, fra gli annunzi mortuari, un nome che lo fece sobbalzare. “Gianni Bonvicini, ufficiale nel.... cadeva eroicamente sul Carso il giorno.... Costernati ma orgogliosi ne dànno l’annunzio i genitori, la sorella e il cognato, la fidanzata....„ — Ah! povera Lauretta, — esclamò Ferdinando balzando in piedi e si vide nello specchio di contro così pallido e sconvolto che si meravigliò del proprio dolore. — Povero Gianni! Così allegro e spiritoso, così bel giovane e così fortunato, — si diceva il gobbo uscendo dalla saletta fumosa e camminando senza avvedersene sotto la pioggia che cadeva a dirotto. — Morto, morto dopo quindici giorni di vita di campo. Scomparso così con un sorriso ed un frizzo dietro lo sportello di un treno per non più ritornare. Morto, lasciando tutti a piangere e a desiderarlo vivo, a ricordarlo così bello, ad amarlo così forte. Ah! che fortuna andarsene a quel modo con un addio pieno di baldanza e sparire nell’ombra con un ultimo baleno degli occhi neri, con un ultimo riso dei denti bianchi! Perchè povero Gianni? Chi più avventurato di lui? Perchè compiangerlo? Chi sa?<noinclude></noinclude> h3h8fbo1t0rfpw1zsbsz0j4sypbbbdw Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/100 108 606110 3015934 2281665 2022-08-03T13:32:58Z Dr Zimbu 1553 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|92|{{Sc|le ore inutili}}||riga=si}}</noinclude> S’era avviato in questi pensieri sotto una fila di portici dove la gente si pigiava per ripararsi dalla pioggia e d’un tratto s’accorse d’essere giunto davanti alla casa di sua cugina Lauretta. Allora si fermò e pensò che poteva salire da lei con la speranza di trovarla, per dirle il suo doloroso stupore ed alcune parole di sincero compianto. Nel salotto semibuio per l’oscurità del cielo e dei cortinaggi egli trovò sua zia tutta in lagrime intenta a narrare con molti sospiri ad un’amica matura la tragica fine del suo futuro genero. Ella salutò appena Ferdinando e non lo presentò alla signora ma egli sedette sull’orlo d’una poltrona, nell’ombra, e stette ad ascoltare i particolari di quella morte con una avidità vibrante di commozione. Quindi la visitatrice si alzò e fu chiamata Lauretta perchè venisse a salutarla. Ella si presentò sulla soglia tutta vestita a lutto come una vedova, più bella e più superba nel suo pallore senza lacrime e si lasciò baciare silenziosamente dalla matura signora che s’accomiatava. Soltanto quando questa fu uscita ella s’accorse della presenza di Ferdinando e lo guardò con due occhi foschi, senza rivolgergli la parola. — Lauretta, — egli balbettò timido e impacciato dinanzi a quel dolore così rigidamente<noinclude></noinclude> exj79xpavsz0fsz97s3j2q5brjs3rgs Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/101 108 606111 3015935 2281666 2022-08-03T13:33:01Z Dr Zimbu 1553 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||''“Il soprappiù„''|93|riga=si}}</noinclude> chiuso in se stesso, — ho letto poco fa la crudele notizia e non so dirti, non so esprimerti davvero quale profonda angoscia ne abbia provato. Ella lo ascoltava senza guardarlo, col gomito sul bracciuolo della poltrona e la guancia sulla palma, corrugando di tanto in tanto la fronte come se quella voce la infastidisse. — Tu non puoi immaginare, Lauretta, — continuava il gobbo — come mi abbia commosso la fine eroica del povero Gianni, e quanto lo ricordi come lo vidi l’ultima volta mentre partiva, così gioviale, così pieno di salute e di vivacità. Rammento persino, vedi, che le sue ultime parole furono per me. Addio, Nando, tanti saluti al “soprappiù„ mi gridò, mentre il treno si metteva in moto e tutti gli altri risero di cuore perchè aveva tanto spirito e non era cattivo neppure con me, povero Gianni! Egli ebbe un piccolo sorriso accorato sul viso pallido e ossuto e guardò sua cugina aspettando ch’ella gli rispondesse con una parola, con un cenno, con uno sguardo, con un sospiro. Ma ella rimaneva immobile col viso rivolto verso la finestra da cui scendeva fra i cortinaggi una luce grigia di giornata piovosa.<noinclude></noinclude> p4qhgedm8churhp0mj4f4fwuvnsf8kq Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/102 108 606112 3015936 2281667 2022-08-03T13:33:09Z Dr Zimbu 1553 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|94|{{Sc|le ore inutili}}||riga=si}}</noinclude> — Eppure — riprese il gobbetto incoraggiato da quel silenzio che gli permetteva di aprire tutto il suo cuore — eppure, vedi, Lauretta, la sua morte è stata così bella che io non posso trattenermi dall’invidiarlo. Perdonami questa confessione che ti parrà quasi un sacrilegio, ma io sento che quando si lascia la vita in quel modo, giovani, belli, forti, amati, non c’è compianto che per il dolore di chi resta. Quello che se ne va, così di colpo, senza sapere forse di morire, è un fortunato degno d’invidia e non di pietà. A queste parole seguì una brevissima pausa durante la quale Lauretta si alzò e gli venne vicino mostrandogli all’improvviso tutta la durezza orgogliosa e beffarda del suo viso. — Che puoi sapere tu di queste cose? — gli disse con una voce aspra che lo colpì in pieno petto. — Puoi cantare e sospirare le belle frasi, tu che te ne rimani beatamente a casa mentre gli altri si battono e cadono. È facile parlare d’invidia per uno che muore quando si ha la fortuna di possedere una gobba che salva da tutti i rischi e da tutti i pericoli. Va là, che sei ben felice di avere, come diceva Gianni, il tuo bel “soprappiù„ che ti impedisce di esporre la pelle con gli altri. Di’ la verità almeno, e non raccontare la patetica storia della tua in-<noinclude></noinclude> 5imffckgni2vhphfbrizaruce4temn9 Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/103 108 606113 3015937 2281668 2022-08-03T13:33:15Z Dr Zimbu 1553 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||''“Il soprappiù„''|95|riga=si}}</noinclude>vidia per chi se ne va. Tanto, nessuno ti crederebbe. Ella scomparve dietro una portiera e il gobbetto rimase solo, così instupidito da quelle parole che non riuscì per un poco a trovare la porta e ad andarsene. Ma quando fu nella strada, sotto la pioggia che cadeva sempre, se le ripetè ad una ad una e gli parve a un tratto che nessun destino al mondo fosse più triste del suo. Non poteva nemmeno compiangere chi rimaneva, non poteva nemmeno invidiare chi se ne andava. “Tanto, nessuno ti crederebbe„. Camminò un paio d’ore sotto la pioggia ruminando fino all’esasperazione questi pensieri e quando fu notte si fermò su un ponte di strada ferrata sotto il quale passavano continuamente treni in partenza e in arrivo. Veniva dalla stazione vicina un urlìo allegro di soldati che partivano per la zona di guerra, salutati dagli amici e dai parenti e di quando in quando lo scoppio d’una fanfara militare echeggiava più forte coprendo le grida. Ferdinando ascoltava quella musica e quelle voci con un palpito sordo nel cuore e non osava neppure più formulare un pensiero di invidia per quei giovani pieni di baldanza che potevano andare a combattere e a morire fra<noinclude></noinclude> 35se5pfilvr2h1djpjomw5w27cqc2lq Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/108 108 606118 3015939 2937610 2022-08-03T13:34:44Z Dr Zimbu 1553 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|100|{{Sc|le ore inutili}}||riga=si}}</noinclude>esangue grasso e floscio dove le sopracciglia ancora nere nella gran fronte scoperta segnavano due vasti archi pieni d’alterigia e di volontà. — Si calmi, marchesa, — l’esortò il medico prendendole il polso inerte sulla coperta di broccato azzurro e ne contò con volto assorto i battiti scuotendo il capo dall’alto al basso in segno di sodisfatta approvazione. Ma quando fu per andarsene dopo aver dato alla cameriera gli ultimi ordini, l’inferma gli afferrò la mano, lo trattenne presso di sè, gli disse con voce supplichevole: — Rimanga ancora un poco, dottore. Vorrei parlarle. Per un caso singolare ma non infrequente agli esseri già votati ad una vicina morte, la marchesa Saveria Vallarsi, la superba gentildonna che si vantava di non aver mai pregato nessuno, tranne Dio, si piegava ora a implorare consiglio ed aiuto da quel giovine medico quasi ignoto che il caso le aveva mandato a soccorrerla durante una crisi del suo male incurabile in uno dei primi giorni di villeggiatura. Egli sedette grave a piè del letto mentre la cameriera usciva, congedata da un cenno della signora. — Io ho bisogno di conoscere la verità sul<noinclude></noinclude> sm5fzbr7j9zxyo746x6p10tmmm2dy1m Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/109 108 606119 3015940 2937611 2022-08-03T13:34:48Z Dr Zimbu 1553 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||''La via ritrovata''|101|riga=si}}</noinclude>conto mio, dottore. Sono vecchia ormai e la morte non mi fa più paura. Donna Saveria pronunciò queste parole quasi duramente fissando il giovine scienziato coi suoi occhi acuti sotto il vasto arco nero dei sopraccigli corrugati. Pareva voler infondere nell’altro la convinzione che di nessuna menzogna e di nessuna pietà occorreva mascherare la risposta, qualunque essa fosse stata. — Marchesa, — rispose il medico con la medesima fermezza di volto e di espressione — la scienza non può dare quasi mai un esatto responso, solo può con una certa sicurezza prevedere l’avvenire. — L’avvenire? — ripetè donna Saveria con un sorriso d’ironica amarezza. — Esiste ancora per me un avvenire? — Tutto è relativo, — osservò il giovine stringendosi nelle spalle. — Le forze da opporre al male sono ormai molto depresse e poichè ella vuole assolutamente sapere.... Egli sostò, colpito dalla gravità della sua stessa voce che aveva la cruda freddezza d’una sentenza. Ma l’inferma lo incitò con lo sguardo, con l’ansia interrogativa di tutto il volto, con le parole impazienti: — Dica, dica, dottore. — Ebbene, — egli proseguì, — per qualche settimana, per un mese al più si potrà lottare<noinclude></noinclude> jrnbdytla7c00w0kdo0jswt6titq8ix Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/110 108 606120 3015941 2937613 2022-08-03T13:34:51Z Dr Zimbu 1553 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|102|{{Sc|le ore inutili}}||riga=si}}</noinclude>contro il morbo e illudersi forse di averlo vinto o almeno domato. Ma sarà una speranza fittizia. — E bisognerà cedere, — soggiunse donna Saveria scrutando il volto del medico. Egli sollevò le spalle con gli occhi all’alto nell’atteggiamento della rassegnazione mentre ella proseguiva: — È questo che m’occorreva conoscere. Un mese di vita, il tempo per salutare i figli di mio figlio che sono lontani, dispersi pel mondo. Per uno di essi, per il più giovane, mi sarà necessario il suo aiuto, dottore. Ella incrociò sulla coperta le dita pallide e grasse e sollevò verso di lui le mani congiunte, supplichevoli: — Bisognerà che lei scriva annunziando la mia non lontana fine e chiedendo nel nome di una moribonda la grazia di lasciarmelo rivedere prima di chiudere gli occhi per sempre. Senza di questo non potrò andarmene in pace, nè ottenere forse il riposo nell’al di là. La sua voce prima implorante s’era fatta fioca e quasi incomprensibile come s’ella parlasse ormai per sè stessa, per il bisogno di esprimere un pensiero lungamente chiuso nell’anima tormentata. Ma il medico, chino su di lei, la ricondusse al presente con un’altra domanda:<noinclude></noinclude> fcmab4xdhmt19ptj4m3zcw74ykxtkwb Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/111 108 606121 3015942 2937614 2022-08-03T13:34:57Z Dr Zimbu 1553 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||''La via ritrovata''|103|riga=si}}</noinclude> — E dove si trova questo suo nipote? — È frate, dottore; è frate della più rigida clausura, — rispose la marchesa coprendosi il volto con le palme, con un lungo sospiro doloroso. Ella trasse a fatica di sotto il guanciale un libriccino di pelle nera, ne tolse un foglietto ripiegato e lo porse al giovine: — Ecco l’indirizzo al quale deve scrivere. Questo è il nome del padre superiore, questo è il convento. Mio nipote si chiama padre Jacopo Vallarsi. E Dio voglia ch’io lo riveda prima di morire e ch’io ottenga il suo perdono. Il medico le volse un lungo sguardo indagatore, ma non manifestò alcuna curiosità e racchiuse il biglietto nel suo portafogli. Quindi tese all’inferma la sua mano ch’ella afferrò con gli occhi pieni di lagrime e strinse convulsamente. — Lei è giovane e serio come il mio Jacopo e forse per questo mi ispira tanta fiducia. Forse anche un poco somiglia a lui prima che vestisse l’abito, quell’abito ch’io stessa l’ho costretto a indossare e che fu il castigo di questi ultimi anni della mia vita. Ella sentiva il suo cuore traboccare nel bisogno di una espansione, di una confidenza,<noinclude></noinclude> ldu22j5drizvt8592pc1ddg23g89zmp Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/112 108 606122 3015943 2937615 2022-08-03T13:35:01Z Dr Zimbu 1553 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|104|{{Sc|le ore inutili}}||riga=si}}</noinclude>forse di una confessione che la sollevasse da un lungo rimpianto e da un cocente rimorso, ora fatti più acuti e più intollerabili della certezza della morte non lontana. E le pareva che accusandosi a quel giovine taciturno che l’ascoltava con una impassibile fermezza di giudice già incominciasse la sua espiazione e già l’addolcisse la speranza del perdono. — M’erano rimasti due giovinetti orfani da allevare e da educare alla morte del mio unico figlio ed io m’ero proposta di seguire le tradizioni della mia famiglia e di destinare il maggiore alla diplomazia, il minore al sacerdozio. Il dottore risedutosi a piè del letto ascoltava senza guardare l’inferma, col gomito appoggiato alla sponda e la fronte nella palma in un’attitudine raccolta di confessore. — Il primo, quieto e docile, s’avviò tranquillamente ai suoi studi, conseguì i suoi diplomi, superò i suoi concorsi ed ora è un ottimo diplomatico e un padre esemplare, lieto della sua bella carriera e della sua florida famiglia. Ma Jacopo, il minore, di parecchi anni più giovane del fratello, non seguì così docilmente la via ch’io gli avevo tracciata. D’intelligenza vivacissima e di modi pronti, si sentì subito inceppato e chiuso nelle severe costrizioni ecclesiastiche<noinclude></noinclude> eq4jd337qa48fyp63hzmkcbvvo7xft4 Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/113 108 606123 3015944 2937616 2022-08-03T13:35:24Z Dr Zimbu 1553 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||''La via ritrovata''|105|riga=si}}</noinclude>e morse lungamente il freno prima di sottomettersi alla mia volontà. Fra i miei ricordi più amari mi torna sovente al pensiero quello d’una sua crisi terribile di lacrime e di disperazione prima di pronunciare i voti che lo legavano alla Chiesa. Rammento ch’egli si attaccò alle mie ginocchia implorando almeno una dilazione di qualche anno o di qualche mese, affinchè la sua vocazione si chiarisse e s’affermasse. Ma io sapevo che questa attesa lo avrebbe distolto da ciò che reputavo ormai il suo preciso dovere dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini e fui inflessibile. Jacopo obbedì, entrò nei sacri ordini, ma non volle essere un prete secolare, un predicatore alla moda, un vescovo decorativo. Si chiuse in un convento e fu un oscuro frate tutto dedito a Dio e alla pietà. Egli ha ora quasi ventisette anni; da cinque anni non lo rivedo, non ho notizia di lui, non conosco che il luogo della sua residenza. Ignoro la vita del suo spirito, ignoro se le sue ribellioni si siano placate nella rinunzia e nella preghiera, ma so di essere stata in grave colpa dinanzi a lui e temo di averne fatto un infelice, forse un disperato. La marchesa Saveria si terse le lagrime che durante il racconto erano sgorgate senza posa dai suoi occhi e pronunciò con la voce rotta<noinclude></noinclude> tawan0juos4qd8mjt1pagut3b6jyckn Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/114 108 606124 3015945 2937617 2022-08-03T13:35:28Z Dr Zimbu 1553 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|106|{{Sc|le ore inutili}}||riga=si}}</noinclude>e quasi gemente la sua accusa. Quando tacque il medico s’alzò, disse risoluto: — Scriverò stasera stessa. Se le regole del convento lo permettono, ella rivedrà certo suo nipote. — Nessuna grazia si rifiuta a un morente — mormorò l’inferma con un mesto sorriso, e porse la mano al dottore con uno sguardo di gratitudine. {{Ct|t=2|v=2|f=150%|❦}} Scese la notte sull’antica villa e vi stese il suo velo d’ombra e di silenzio. L’ammalata volle che la finestra affacciata sul giardino rimanesse aperta, per poter contemplare dal suo letto un lembo di cielo tutto fiorito di stelle e mandare lassù all’invisibile Dio raggiante negli astri muti le sue orazioni di rammarico e di speranza. Sembrava pure pregare con un lungo trillo d’umiltà serena il coro ampio dei grilli nascosti nel buio della campagna dormente, e pareva alla vecchia anima afflitta che i piccoli coristi implorassero, col loro canto monotono, pace per il lontano e pietà per lei. A un tratto il cane di guardia, vagante per il giardino, incominciò a mugolare sordamente.<noinclude></noinclude> hnlntfln66870cg8ikfyhds2drpyc2o Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/115 108 606125 3015946 2937618 2022-08-03T13:35:32Z Dr Zimbu 1553 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||''La via ritrovata''|107|riga=si}}</noinclude>Si sentì l’ansare affrettato della sua corsa verso il cancello e la cadenza del suo galoppo sulla ghiaia scricchiolante dei viali. La marchesa Saveria, che teneva chiusi gli occhi in un leggero assopimento, sobbalzò destandosi, all’abbaiare furioso del cane; chiamò la cameriera, che dormiva tutta vestita su un piccolo divano dietro la porta e le ordinò con voce agitata: — Va’ a vedere; c’è qualcuno. Qualcuno è entrato nel giardino. Scendi subito. — Ma no, signora, — mormorò la donna, ancora assonnata, reprimendo uno sbadiglio. — Il cane abbaia a tutti i passanti. Ecco. Ha già cessato. Ma le rispose un ululato più forte e l’inferma si agitò più affannata nel suo letto, mentre l’indolente cameriera si sporgeva dalla finestra. — Ecco, vedo luce nel casino del giardiniere. Devono aver picchiato alla sua porta e chiamato qualcuno. Adesso sapremo di che si tratta. — Scimunita! — le gridò la marchesa, tremante d’ira. — Torna ad accucciarti là dietro e dormi, poichè non sai far altro. Ma essa discese ad aprire la porticina al giardiniere, che la chiamava sommessamente<noinclude></noinclude> ip0aj06c1xgf3m6ig96wgehnhjdwr3o Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/116 108 606126 3015947 2937619 2022-08-03T13:35:37Z Dr Zimbu 1553 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|108|{{Sc|le ore inutili}}||riga=si}}</noinclude>dal basso e attutiva la voce e i passi per non impressionare la padrona. Tuttavia questa, con l’udito finissimo dei malati, l’intese e gli impose di salire, di portare egli stesso l’ambasciata. — Ho un biglietto per lei, signora marchesa. Mi è stato consegnato ora attraverso il cancello da un giovine che non conosco, alto, pallido, avvolto in un mantello. Ella si sollevò sui guanciali, afferrò il suo occhialino cerchiato d’oro e decifrò a fatica le poche parole a lapis, le quali dicevano laconicamente: “Non spaventarti, cara nonna. Sono Jacopo, e approfitto del solo momento che ho per darti un saluto„. Donna Saveria incominciò a tremare per tutte le membra ed a battere i denti nel volto atterrito come se le si fosse annunziato un fantasma. Non poteva parlare, ma abbassò ripetutamente il capo rivolta al giardiniere per significargli d’introdurre il notturno visitatore, quindi attese immobile sui guanciali volgendo alla porta il volto più pallido e più floscio dove gli archi neri dei sopraccigli s’appuntivano verso la fronte in un’ansietà paurosa e interrogativa al tempo stesso. E suo nipote, il padre Jacopo Vallarsi, apparve. Aveva sulle spalle un largo mantello<noinclude></noinclude> i1uuqp3e9ltgeg97in5vo8uaeiu8um2 Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/117 108 606127 3015948 2937620 2022-08-03T13:35:40Z Dr Zimbu 1553 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||''La via ritrovata''|109|riga=si}}</noinclude>grigio e non portava cappello. Sorrideva con la testa eretta avanzando verso l’inferma e il suo passo non più ostacolato dalla tonaca sembrava ancora un poco esitante, quasi sorpreso della propria libertà. Come fu presso il letto, s’inginocchiò e baciò la mano di sua nonna con la stessa riverenza di quando era fanciullo. In quell’atto il mantello scivolò dalle sue spalle e dinanzi agli occhi sbalorditi della marchesa Saveria quell’uomo inginocchiato che le baciava la mano, Jacopo, il monaco della più rigida clausura, apparve vestito d’una divisa d’ufficiale segnato al braccio di una rossa croce. — Benedicimi, nonna, affinchè possa compiere il mio dovere sui campi di battaglia meglio di quanto non l’abbia fatto negli orti del Signore. La mano grassa ed esangue della marchesa si posò sul capo del giovine mentre il suo spirito rivolgeva a Dio una fervorosa invocazione. — Mi hanno chiamato ed eccomi qui, pronto a tutto. Soccorrerò i feriti, benedirò i morenti, affronterò io stesso la morte, — diceva Jacopo con un sorriso luminoso che sua nonna non gli conosceva, ritto accanto al letto con le mani incrociate sull’elsa della sciabola. — E<noinclude></noinclude> le1xglml2i7usm3d1r92xwszvbjeuqc Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/118 108 606128 3015949 2937621 2022-08-03T13:35:43Z Dr Zimbu 1553 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|110|{{Sc|le ore inutili}}||riga=si}}</noinclude>forse, nonna, — soggiunse fissandola in volto con uno sguardo eloquente e con un lungo sospiro represso, — forse, nonna, troverò finalmente la mia via. Allora la marchesa Saveria ebbe per la prima volta nella sua lunga vita che stava per tramontare un gesto spontaneo d’umiltà, di rimorso e d’amore. Tese a suo nipote le braccia e stringendolo a sè, con la sua vecchia testa contro la giovine spalla di Jacopo, lo supplicò piangendo di perdonarla.<noinclude></noinclude> 68z0ly3byhelcmr4uarr14ixrffi7cr Le ore inutili/La via ritrovata 0 606210 3015950 2137667 2022-08-03T13:36:03Z Dr Zimbu 1553 Porto il SAL a SAL 100% wikitext text/x-wiki {{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="sottotitolo"/>La via ritrovata<section end="sottotitolo"/> <section begin="prec"/>../Il soprappiù<section end="prec"/> <section begin="succ"/>../Il bell'Arturo<section end="succ"/> <section begin="nome template"/>IncludiIntestazione<section end="nome template"/> <section begin="data"/>3 agosto 2022<section end="data"/> <section begin="avz"/>100%<section end="avz"/> <section begin="arg"/>Da definire<section end="arg"/> </div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=100%|data=3 agosto 2022|arg=Da definire}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=La via ritrovata|prec=../Il soprappiù|succ=../Il bell'Arturo}} <pages index="Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu" from=107 to=118 fromsection="" tosection="" /> idoi1trno9718zpbbehca676hx2ao9x Le ore inutili/Il soprappiù 0 606211 3015938 2281672 2022-08-03T13:33:45Z Dr Zimbu 1553 Porto il SAL a SAL 100% wikitext text/x-wiki {{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="sottotitolo"/>“Il soprappiù„<section end="sottotitolo"/> <section begin="prec"/>../Per un bacio<section end="prec"/> <section begin="succ"/>../La via ritrovata<section end="succ"/> <section begin="nome template"/>IncludiIntestazione<section end="nome template"/> <section begin="data"/>3 agosto 2022<section end="data"/> <section begin="avz"/>100%<section end="avz"/> <section begin="arg"/>Da definire<section end="arg"/> </div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=100%|data=3 agosto 2022|arg=Da definire}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=“Il soprappiù„|prec=../Per un bacio|succ=../La via ritrovata}} <pages index="Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu" from=95 to=106 fromsection="" tosection="" /> azz2o3lus4w38l23izllan9qsqncf5c Discussioni utente:Accolturato 3 629231 3016570 3015897 2022-08-04T10:10:03Z Barbaforcuta 9144 /* Problemi fiorentini */ Risposta wikitext text/x-wiki {{benvenuto|firma=[[Utente:Accurimbono|Accurimbono]] <small>([[Discussioni_utente:Accurimbono|disc]])</small> 11:25, 6 dic 2018 (CET)}} == Risultati del concorso per il 15º compleanno di Wikisource == <div style="background: #{{Colore portale sfondo barre 3}}; background: box-shadow: 0 0 .3em; border:2px solid #A7D7F9; border-radius: .2em; margin: 1em 0 2em 0; padding: 1em;"> [[File:Nuvola_wikisource_icon_IT.png|120px|right]] Carissimo {{PAGENAME}}, '''Grazie''' per il tuo contributo a Wikisource. Grazie alla tua opera e a quella di tutti gli altri partecipanti, abbiamo riletto ben 4937 pagine in soli 14 giorni: la comunità solitamente impiega mesi a rileggere quel numero di pagine! La tua presenza ha reso questo compleanno di Wikisource una festa fantastica, e speriamo che anche tu ti sia divertito. Grazie anche per aver pazientemente aspettato l'annuncio dei vincitori: è finalmente giunto il momento tanto atteso :-) '''Vai [[Wikisource:Quindicesimo_compleanno_di_Wikisource|a questa pagina per sapere chi ha vinto]]!''' Ma vogliamo ricordarti che Wikisource non finisce qui: il progetto di una biblioteca digitale libera e collaborativa si nutre di contributi quotidiani, di utenti generosi come te. Per cui sei ufficialmente invitato a rimanere e a collaborare con noi, quanto vuoi, quando vuoi; non c'è nessun obbligo. Quando hai un dubbio puoi sempre scrivere al [[Wikisource:Bar|Bar]] o a uno di noi utenti. Infine ci piacerebbe sapere la tua opinione sul concorso: ti è piaciuto? Hai idee per migliorarlo? E' stato semplice partecipare? Scrivici pure quello che vuoi (critiche e suggerimenti) [[Wikisource:Quindicesimo_compleanno_di_Wikisource/Feedback|a questa pagina]]. A presto, e grazie ancora di aver festeggiato con noi! '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">&epsilon;</span><span style="color:blue;">&Delta;</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">&omega;</span>]]''', 01:55, 26 dic 2018 (CET) </div> <!-- Messaggio inviato da User:OrbiliusMagister@itwikisource usando l'elenco su https://it.wikisource.org/w/index.php?title=Wikisource:Quindicesimo_compleanno_di_Wikisource/Lista&oldid=2240287 --> == Toscana == Ciao, ti ringrazio della rilettura di Carocci [[I dintorni di Firenze]]; sei per caso interessato a libri sulla Toscana? Ciao --[[User:Giaccai|Susanna Giaccai]] ([[User talk:Giaccai|disc.]]) 16:17, 3 giu 2019 (CEST) : ciao sì in generale su firenze e toscana, sul territorio, storia urbanistica etc. --[[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 10:12, 5 giu 2019 (CEST) ==Wikimania a Stoccolma e la letteratura nelle lingue minori== Laurentius mi ha detto che vai a Stoccolma e che hai esperienza di Wikisouce. Avrei da chiederti un grosso favore Il programma di Wikimania è già fissato e introdurre nuovi argomenti è una impresa molto ardua: ma il 2019 è l'[https://wikimania.wikimedia.org/wiki/2019:Languages anno delle Nazioni Unite] delle lingue autoctone e una delle forme con cui i progetti Wikimedia se ne possono occupare più efficacemente è di utilizzare Wikisource per raccogliere e diffondere le opere letterarie delle lingue in pericolo. Mi sono occupato di ladino dolomitico https://wikisource.org/wiki/Main_Page/Ladin romancio https://wikisource.org/wiki/Main_Page/Rumantsch istriota https://wikisource.org/wiki/Main_Page/Istriot lombardo https://wikisource.org/wiki/Main_Page/Lumbaart Nell'area alpina italiana c'è una wikisource in veneto https://vec.wikisource.org/wiki/Pagina_prinsipale piemontese https://pms.wikisource.org/wiki/Intrada c'è una richiesta di riconoscimento per il ligure https://wikisource.org/wiki/Main_Page/Ligure Il tentativo è di compilare in inglese [https://wikimania.wikimedia.org/wiki/2019:Diversity/Submission_form il submission form] e vedere di trovare ascolto.[[User:Mizardellorsa|Mizar (ζ Ursae Maioris)]] ([[User talk:Mizardellorsa|disc.]]) 22:03, 6 lug 2019 (CEST) :{{ping|Mizardellorsa}} purtroppo ho dovuto disdire proprio oggi ed ho appena comunicato a Laurentus la mia rinuncia. : se potrò aiutarvi comunque in qualche altro modo, nei miei ritagli di tempo, lo farò volentieri. : mi spiace, --[[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 12:02, 8 lug 2019 (CEST) == Sottopagine == Ciao! Le pagine dei vari capitoli vanno create come sottopagine, ovvero "Apriti Standard!/Prefazione" e non solo "Prefazione", altrimenti si perde il legame logico tra l'intera opera e il singolo capitolo. Ti ho corretto l'indice, potresti creare di nuovo le singole sottopagine e mettere in cancellazione le vecchie (dal menu in alto, bottone Altro > Cancella)? Se hai dubbi chiedi pure. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 18:58, 28 ago 2019 (CEST) : ciao, grazie mille ! : ho capito cosa hai detto, : ora guardo se riesco a fare la modifica come da te consigliata. : magari mi ci vorrà un po, poi ho visto che anche :{{ping|Alex Brollo}} ci voleva lavorare non vorrei interferire. :Anzi vedo ora che mi sembra ci abbia pensato {{ping|OrbiliusMagister}}, che ringrazio. Per evitare di fare danni aspetterò :finchè non sono sicuro che ci sia bisogno e che non sia stato fatto. :Grazie ancora a entrambi !--[[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 09:06, 29 ago 2019 (CEST) == Quesiti == Sono un po' preoccupato di averti "puntato", spero che reggerai alla pressione senza scoraggiarti.... Una domanda: hai attivato qualche gadger opzionale? Se sì: hai attivato memoRegex e Precarica & autoNs0? --[[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]) 13:51, 29 ago 2019 (CEST) : figurati, al limite mi rimetto solo a rileggere finchè pian piano prendo confidenza :-) : Ho controllato, li ho 'spuntati' ma non li ho mai usati :--[[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 15:34, 29 ago 2019 (CEST) == Community Insights Survey == <div class="plainlinks mw-content-ltr" lang="it" dir="ltr"> '''Condividi la tua esperienza con questo sondaggio''' Gentile {{PAGENAME}}, La Wikimedia Foundation chiede il tuo parere in un sondaggio sulla tua esperienza con {{SITENAME}} e Wikimedia. Lo scopo di questo sondaggio è quello di capire come la Foundation sta supportando il tuo lavoro su wiki e come possiamo cambiare o migliorare le cose in futuro. Le tue opinioni condivise influenzeranno direttamente il lavoro attuale e futuro della Wikimedia Foundation. 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Cordialmente, </div> [[User:RMaung (WMF)|RMaung (WMF)]] 16:34, 9 set 2019 (CEST) <!-- Messaggio inviato da User:RMaung (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=CI2019List(other,act5)&oldid=19352874 --> == Il pavimento del Duomo di Siena == Ci sono ancora un po' di cose da sistemare su Commons, ma per quanto riguarda la rilettura ci siamo; mancano un paio di pagine da passare a SAL 100% (io non posso farlo, lo faresti tu per favore?) dopodichè puoi passare a SAL 100% anche in ns0 e aggiungerla alla sezione Ultimi testi riletti in pagina principale. Spero che il nuovo codice delle pagine (ritoccato) ti piaccia. --[[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]) 16:22, 13 set 2019 (CEST) :: Vedo solo ora.. ci ha pensato qualcun altro ! :: scusa ancora per i casini --[[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 08:34, 16 set 2019 (CEST) == Reminder: Community Insights Survey == <div class="plainlinks mw-content-ltr" lang="it" dir="ltr"> '''Condividi la tua esperienza con questo sondaggio''' Gentile {{PAGENAME}}, Un paio di settimane fa ti abbiamo invitato a partecipare al Community Insights Survey. È il sondaggio annuale della Wikimedia Foundation sulle nostre comunità globali. Vogliamo capire quanto bene sosteniamo il tuo lavoro su wiki. Siamo al 10% del nostro obiettivo di partecipazione. Se non hai già partecipato al sondaggio, puoi aiutarci a raggiungere il nostro obiettivo! '''La tua opinione è importante per noi.''' Per favore prenditi circa da 15 a 25 minuti per '''[https://wikimedia.qualtrics.com/jfe/form/SV_0pSrrkJAKVRXPpj?Target=CI2019List(other,act5) fornire il tuo parere tramite questo sondaggio]'''. È disponibile in varie lingue. Il sondaggio è ospitato da una terza parte e [https://foundation.wikimedia.org/wiki/Community_Insights_2019_Survey_Privacy_Statement gestita in base a questa informativa sulla privacy] (in inglese). Per [[m:Community Insights/Frequent questions|saperne di più su questo progetto]]. [mailto:surveys@wikimedia.org Inviaci una mail] se hai delle domande, o se non vuoi ricevere futuri messaggi riguardo a questo sondaggio. Cordialmente, </div> [[User:RMaung (WMF)|RMaung (WMF)]] 21:14, 20 set 2019 (CEST) <!-- Messaggio inviato da User:RMaung (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=CI2019List(other,act5)&oldid=19395141 --> == Reminder: Community Insights Survey == <div class="plainlinks mw-content-ltr" lang="it" dir="ltr"> '''Condividi la tua esperienza con questo sondaggio''' Gentile {{PAGENAME}}, Mancano solo poche settimane per partecipare al Community Insights Survey! Siamo al 30% del nostro obiettivo di partecipazione. Se non hai già partecipato al sondaggio, puoi aiutarci a raggiungere il nostro obiettivo! Con questo sondaggio, la Wikimedia Foundation raccoglierà dei pareri su come sosteniamo il tuo lavoro su wiki. Ci vorranno solo 15-25 minuti per completarlo e avrà un impatto diretto sul sostegno che forniamo. Per favore prenditi circa da 15 a 25 minuti per '''[https://wikimedia.qualtrics.com/jfe/form/SV_0pSrrkJAKVRXPpj?Target=CI2019List(other,act5) fornire il tuo parere tramite questo sondaggio]'''. È disponibile in varie lingue. Il sondaggio è ospitato da una terza parte e [https://foundation.wikimedia.org/wiki/Community_Insights_2019_Survey_Privacy_Statement gestita in base a questa informativa sulla privacy] (in inglese). Per [[m:Community Insights/Frequent questions|saperne di più su questo progetto]]. [mailto:surveys@wikimedia.org Inviaci una mail] se hai delle domande, o se non vuoi ricevere futuri messaggi riguardo a questo sondaggio. Cordialmente, </div> [[User:RMaung (WMF)|RMaung (WMF)]] 19:04, 4 ott 2019 (CEST) <!-- Messaggio inviato da User:RMaung (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=CI2019List(other,act5)&oldid=19435548 --> == scansione pagine piegate == Sono stata stamani in Biblioteca nazionale e ho fatto diverse foto alle 3 pagine; con il cellulare e con una macchina fotografica. Se mi scrivi usando la funzione nella colonna sinistra, ti mando le foto in modo che tu possa tagliare e raddrizzare quelle che ritieni migliori. Comunque il volume era sul tavolo di una impiegata che rientre dopo Befana, Siamo a tempo quindi per far fare eventualmente le foto da loro. Ciao --[[User:Giaccai|Susanna Giaccai]] ([[User talk:Giaccai|disc.]]) 12:39, 2 gen 2020 (CET) ::{{ping|Giaccai}} fantastico ! ti ringrazio tantissimo ! Senti non per non farlo, ma preferirei tu lo condividessi al Bar perchè mi pare c'era irrisolta la questione di come inserirle. Io sono poco più che un principiante e preferirei almeno avere l'avallo di qualcuno più autorevole prima di partire. Che ne dici ? --[[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 08:57, 3 gen 2020 (CET) == Cerco volontario per help e esercitazioni == Conosci [https://meet.jit.si/ jitsi]? E' il tool suggerito da Wikimedia Italia per teleconferenze e condivisione del desktop. Se imparassi ad usarlo, sarebbe semplice e molto più efficace "fare tutoraggio". Ma per imparare ad usarlo, bisogna usarlo... e bisogna essere almeno in due. Sei disponibile a esplorare il tool insieme? Basta mettersi d'accordo sugli orari di presenza. Avviare il tool è semplicissimo, basta collegarsi a un URL, non serve scaricare nè installare niente. Pwermette una visualizzazione remota del desktop (+microfono + eventuale telecamera) ma NON l'accesso a distanza al pc, quindi dovrebbe essere sicurissimo. --[[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]) 13:03, 16 gen 2020 (CET) :{{ping|Alex brollo}} no ! ora lo guardo ! ti ringrazio della proposta, mi lusinga e alletta, ma devo cercare di renderla compatibile con un paio di cosette... quando torno da qualche giorno di montagna, il 25, guardiamo di accordarci ok ? ti ringrazio intanto tantissimo. --[[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 13:08, 16 gen 2020 (CET) :: Benissimo! Io userò la "stanza" https://meet.jit.si/alex_brollo ; conoscendo il "nome stanza" chiunque può collegarsi (precisamente, mi pare, "chiedere il permesso di collegarsi"). Per creare una stanza propria, basta aggiungere un postfisso all'url (tipo https://meet.jit.si/Acculturato ) e comunicarlo a chi vuoi comunicarlo. Una semplicità sconcertante. Buone vacanze.--[[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]) 13:33, 16 gen 2020 (CET) == L'ultimo click == Manca solo un click per portare [[Studi storici sul centro di Firenze]] a SAL 100% e aggiungerlo ai nuovi arrivi.... lo lasci fare a te. Magari prima dai un'ultima occhiata; ci sono andato giù un po' pesante, ma penso che ne valesse la pena, sono abbastanza soddisfatto. Con le Note separate è stata una battaglia dura... --[[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]) 11:18, 27 mag 2021 (CEST) == Problemi fiorentini == Premessa: il testo era difficile :-) Ti elenco alla rinfusa un po' di problemi, in genere più nocivi in transclusione. * note separate. ** il codice del template era quasi sempre esatto. In qualche caso le section attorno alle note ''erano aperte ma non chiuse''. Attenzione: il codice dà un errore se la nota è presente ''nella stessa pagina del testo''; in quel caso bisogna usare il solito codice ref, anche se la resa in nsPagina è irregolare (come mi segnalavi in bar). Inoltre, le note separate ''devono essere escluse dalla transclusione''. * template Sezione note: inutile includerlo in includeonly; tanto in nsPagina non fa niente. * template Rule: inutile includerlo in un template Centrato o Ct, è centrato di default. * immagino che la transclusione delle sezioni vi abbia fatto penare; una pena a più mani. Restavano tracce di una prima strategia di transclusione in blocco delle macrosezioni. Se vuoi facciamo un'autopsia completa di qualche pagina.... la raccomandazione: anticipare la transclusione in ns0, non appena la pagina nsPagina è stata create (anche prima, volendo!) e vedere "come viene" spesso, soprattutto nei passaggi difficili. Al momento nsPagina è quasi solo un lavoro preliminare per ottenere buone pagine ns0: inutile impazzire per ottenere il meglio in entrambe le visualizzazioni; se si può senza impazzire bene, altrimenti "comanda" ns0. --[[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]) 18:27, 27 mag 2021 (CEST) :: accidenti che casino... mi dispiace, ancora non mi rigiro molto sugli effetti in transclusione. Ti ringrazio immensamente per il lavoro fatto. E per avermi scritto le note qui almeno le ricerco all'occorrenza. Per il green finale al Ns0 vedi te quando darlo, mi sembra più opportuno. Grazie ancora.[[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 09:51, 28 mag 2021 (CEST) ::: Non preoccuparti, ripeto: era un testo veramente difficile, soprattutto in transclusione. Difficilissimo documentare le soluzioni per ogni tipo di stranezza tipografica; la via maestra per risolvere i problemi, in caso di difficoltà, è fare una domanda in bar. Gli utenti più esperti sono pienamente consapevoli delle difficoltà e disponibili sia a dare una mano con suggerimenti, che a sistemare personalmente, almeno in alcune pagine "di esempio". Riguardo alle note, da un po' assegno le pagine più ostiche alla [[:Categoria:Pagine con annotazioni complesse]] per non dimenticare casi utili da studiare. Anzi, aggiungo la categoria anche a un paio di pagine del libro in questione, quelle che contengono note "miste", un po' ''ref'' e un po' ''nota separata''. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]) 10:25, 28 mag 2021 (CEST) ::::Mi intrufolo nella discussione :-) ::::Ho provato a sistemare [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Lippi_-_Malmantile_racquistato.pdf/45 questa] pagina, che dava errore al blocco a destra. Vedi un po' se va bene e, in quel caso, replicala per tutte le pagine di inizio canto.--[[User:Barbaforcuta|Barbaforcuta]] ([[User talk:Barbaforcuta|disc.]]) 11:50, 3 ago 2022 (CEST) :::::@[[Utente:Barbaforcuta|Barbaforcuta]] Perfetto! grazie davvero, vado subito a mettere l'impostazioni a tutti i canti. [[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 12:33, 3 ago 2022 (CEST) :::::@[[Utente:Barbaforcuta|Barbaforcuta]] però mi viene spostato a sinistra, non so cosa sbaglio :::::[[Lippi_-_Malmantile_racquistato.pdf/93]] [[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 12:40, 3 ago 2022 (CEST) ::::::Linkami una pagina con il problema, così posso vedere cosa c'è che non va nel codice. [[User:Barbaforcuta|Barbaforcuta]] ([[User talk:Barbaforcuta|disc.]]) 12:10, 4 ago 2022 (CEST) 626vzk17f0sxkuhhauoy2jmstphi2v9 3016572 3016570 2022-08-04T10:22:09Z Accolturato 41514 /* Problemi fiorentini */ Risposta wikitext text/x-wiki {{benvenuto|firma=[[Utente:Accurimbono|Accurimbono]] <small>([[Discussioni_utente:Accurimbono|disc]])</small> 11:25, 6 dic 2018 (CET)}} == Risultati del concorso per il 15º compleanno di Wikisource == <div style="background: #{{Colore portale sfondo barre 3}}; background: box-shadow: 0 0 .3em; border:2px solid #A7D7F9; border-radius: .2em; margin: 1em 0 2em 0; padding: 1em;"> [[File:Nuvola_wikisource_icon_IT.png|120px|right]] Carissimo {{PAGENAME}}, '''Grazie''' per il tuo contributo a Wikisource. Grazie alla tua opera e a quella di tutti gli altri partecipanti, abbiamo riletto ben 4937 pagine in soli 14 giorni: la comunità solitamente impiega mesi a rileggere quel numero di pagine! La tua presenza ha reso questo compleanno di Wikisource una festa fantastica, e speriamo che anche tu ti sia divertito. Grazie anche per aver pazientemente aspettato l'annuncio dei vincitori: è finalmente giunto il momento tanto atteso :-) '''Vai [[Wikisource:Quindicesimo_compleanno_di_Wikisource|a questa pagina per sapere chi ha vinto]]!''' Ma vogliamo ricordarti che Wikisource non finisce qui: il progetto di una biblioteca digitale libera e collaborativa si nutre di contributi quotidiani, di utenti generosi come te. Per cui sei ufficialmente invitato a rimanere e a collaborare con noi, quanto vuoi, quando vuoi; non c'è nessun obbligo. Quando hai un dubbio puoi sempre scrivere al [[Wikisource:Bar|Bar]] o a uno di noi utenti. Infine ci piacerebbe sapere la tua opinione sul concorso: ti è piaciuto? Hai idee per migliorarlo? E' stato semplice partecipare? Scrivici pure quello che vuoi (critiche e suggerimenti) [[Wikisource:Quindicesimo_compleanno_di_Wikisource/Feedback|a questa pagina]]. A presto, e grazie ancora di aver festeggiato con noi! '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">&epsilon;</span><span style="color:blue;">&Delta;</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">&omega;</span>]]''', 01:55, 26 dic 2018 (CET) </div> <!-- Messaggio inviato da User:OrbiliusMagister@itwikisource usando l'elenco su https://it.wikisource.org/w/index.php?title=Wikisource:Quindicesimo_compleanno_di_Wikisource/Lista&oldid=2240287 --> == Toscana == Ciao, ti ringrazio della rilettura di Carocci [[I dintorni di Firenze]]; sei per caso interessato a libri sulla Toscana? Ciao --[[User:Giaccai|Susanna Giaccai]] ([[User talk:Giaccai|disc.]]) 16:17, 3 giu 2019 (CEST) : ciao sì in generale su firenze e toscana, sul territorio, storia urbanistica etc. --[[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 10:12, 5 giu 2019 (CEST) ==Wikimania a Stoccolma e la letteratura nelle lingue minori== Laurentius mi ha detto che vai a Stoccolma e che hai esperienza di Wikisouce. Avrei da chiederti un grosso favore Il programma di Wikimania è già fissato e introdurre nuovi argomenti è una impresa molto ardua: ma il 2019 è l'[https://wikimania.wikimedia.org/wiki/2019:Languages anno delle Nazioni Unite] delle lingue autoctone e una delle forme con cui i progetti Wikimedia se ne possono occupare più efficacemente è di utilizzare Wikisource per raccogliere e diffondere le opere letterarie delle lingue in pericolo. Mi sono occupato di ladino dolomitico https://wikisource.org/wiki/Main_Page/Ladin romancio https://wikisource.org/wiki/Main_Page/Rumantsch istriota https://wikisource.org/wiki/Main_Page/Istriot lombardo https://wikisource.org/wiki/Main_Page/Lumbaart Nell'area alpina italiana c'è una wikisource in veneto https://vec.wikisource.org/wiki/Pagina_prinsipale piemontese https://pms.wikisource.org/wiki/Intrada c'è una richiesta di riconoscimento per il ligure https://wikisource.org/wiki/Main_Page/Ligure Il tentativo è di compilare in inglese [https://wikimania.wikimedia.org/wiki/2019:Diversity/Submission_form il submission form] e vedere di trovare ascolto.[[User:Mizardellorsa|Mizar (ζ Ursae Maioris)]] ([[User talk:Mizardellorsa|disc.]]) 22:03, 6 lug 2019 (CEST) :{{ping|Mizardellorsa}} purtroppo ho dovuto disdire proprio oggi ed ho appena comunicato a Laurentus la mia rinuncia. : se potrò aiutarvi comunque in qualche altro modo, nei miei ritagli di tempo, lo farò volentieri. : mi spiace, --[[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 12:02, 8 lug 2019 (CEST) == Sottopagine == Ciao! Le pagine dei vari capitoli vanno create come sottopagine, ovvero "Apriti Standard!/Prefazione" e non solo "Prefazione", altrimenti si perde il legame logico tra l'intera opera e il singolo capitolo. Ti ho corretto l'indice, potresti creare di nuovo le singole sottopagine e mettere in cancellazione le vecchie (dal menu in alto, bottone Altro > Cancella)? Se hai dubbi chiedi pure. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 18:58, 28 ago 2019 (CEST) : ciao, grazie mille ! : ho capito cosa hai detto, : ora guardo se riesco a fare la modifica come da te consigliata. : magari mi ci vorrà un po, poi ho visto che anche :{{ping|Alex Brollo}} ci voleva lavorare non vorrei interferire. :Anzi vedo ora che mi sembra ci abbia pensato {{ping|OrbiliusMagister}}, che ringrazio. Per evitare di fare danni aspetterò :finchè non sono sicuro che ci sia bisogno e che non sia stato fatto. :Grazie ancora a entrambi !--[[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 09:06, 29 ago 2019 (CEST) == Quesiti == Sono un po' preoccupato di averti "puntato", spero che reggerai alla pressione senza scoraggiarti.... Una domanda: hai attivato qualche gadger opzionale? Se sì: hai attivato memoRegex e Precarica & autoNs0? --[[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]) 13:51, 29 ago 2019 (CEST) : figurati, al limite mi rimetto solo a rileggere finchè pian piano prendo confidenza :-) : Ho controllato, li ho 'spuntati' ma non li ho mai usati :--[[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 15:34, 29 ago 2019 (CEST) == Community Insights Survey == <div class="plainlinks mw-content-ltr" lang="it" dir="ltr"> '''Condividi la tua esperienza con questo sondaggio''' Gentile {{PAGENAME}}, La Wikimedia Foundation chiede il tuo parere in un sondaggio sulla tua esperienza con {{SITENAME}} e Wikimedia. Lo scopo di questo sondaggio è quello di capire come la Foundation sta supportando il tuo lavoro su wiki e come possiamo cambiare o migliorare le cose in futuro. Le tue opinioni condivise influenzeranno direttamente il lavoro attuale e futuro della Wikimedia Foundation. Per favore prenditi circa da 15 a 25 minuti per '''[https://wikimedia.qualtrics.com/jfe/form/SV_0pSrrkJAKVRXPpj?Target=CI2019List(other,act5) fornire il tuo parere tramite questo sondaggio]'''. È disponibile in varie lingue. Il sondaggio è ospitato da una terza parte e [https://foundation.wikimedia.org/wiki/Community_Insights_2019_Survey_Privacy_Statement gestita in base a questa informativa sulla privacy] (in inglese). Per [[m:Community Insights/Frequent questions|saperne di più su questo progetto]]. [mailto:surveys@wikimedia.org Inviaci una mail] se hai delle domande, o se non vuoi ricevere futuri messaggi riguardo a questo sondaggio. Cordialmente, </div> [[User:RMaung (WMF)|RMaung (WMF)]] 16:34, 9 set 2019 (CEST) <!-- Messaggio inviato da User:RMaung (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=CI2019List(other,act5)&oldid=19352874 --> == Il pavimento del Duomo di Siena == Ci sono ancora un po' di cose da sistemare su Commons, ma per quanto riguarda la rilettura ci siamo; mancano un paio di pagine da passare a SAL 100% (io non posso farlo, lo faresti tu per favore?) dopodichè puoi passare a SAL 100% anche in ns0 e aggiungerla alla sezione Ultimi testi riletti in pagina principale. Spero che il nuovo codice delle pagine (ritoccato) ti piaccia. --[[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]) 16:22, 13 set 2019 (CEST) :: Vedo solo ora.. ci ha pensato qualcun altro ! :: scusa ancora per i casini --[[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 08:34, 16 set 2019 (CEST) == Reminder: Community Insights Survey == <div class="plainlinks mw-content-ltr" lang="it" dir="ltr"> '''Condividi la tua esperienza con questo sondaggio''' Gentile {{PAGENAME}}, Un paio di settimane fa ti abbiamo invitato a partecipare al Community Insights Survey. È il sondaggio annuale della Wikimedia Foundation sulle nostre comunità globali. Vogliamo capire quanto bene sosteniamo il tuo lavoro su wiki. Siamo al 10% del nostro obiettivo di partecipazione. Se non hai già partecipato al sondaggio, puoi aiutarci a raggiungere il nostro obiettivo! '''La tua opinione è importante per noi.''' Per favore prenditi circa da 15 a 25 minuti per '''[https://wikimedia.qualtrics.com/jfe/form/SV_0pSrrkJAKVRXPpj?Target=CI2019List(other,act5) fornire il tuo parere tramite questo sondaggio]'''. È disponibile in varie lingue. Il sondaggio è ospitato da una terza parte e [https://foundation.wikimedia.org/wiki/Community_Insights_2019_Survey_Privacy_Statement gestita in base a questa informativa sulla privacy] (in inglese). Per [[m:Community Insights/Frequent questions|saperne di più su questo progetto]]. [mailto:surveys@wikimedia.org Inviaci una mail] se hai delle domande, o se non vuoi ricevere futuri messaggi riguardo a questo sondaggio. Cordialmente, </div> [[User:RMaung (WMF)|RMaung (WMF)]] 21:14, 20 set 2019 (CEST) <!-- Messaggio inviato da User:RMaung (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=CI2019List(other,act5)&oldid=19395141 --> == Reminder: Community Insights Survey == <div class="plainlinks mw-content-ltr" lang="it" dir="ltr"> '''Condividi la tua esperienza con questo sondaggio''' Gentile {{PAGENAME}}, Mancano solo poche settimane per partecipare al Community Insights Survey! Siamo al 30% del nostro obiettivo di partecipazione. Se non hai già partecipato al sondaggio, puoi aiutarci a raggiungere il nostro obiettivo! Con questo sondaggio, la Wikimedia Foundation raccoglierà dei pareri su come sosteniamo il tuo lavoro su wiki. Ci vorranno solo 15-25 minuti per completarlo e avrà un impatto diretto sul sostegno che forniamo. Per favore prenditi circa da 15 a 25 minuti per '''[https://wikimedia.qualtrics.com/jfe/form/SV_0pSrrkJAKVRXPpj?Target=CI2019List(other,act5) fornire il tuo parere tramite questo sondaggio]'''. È disponibile in varie lingue. Il sondaggio è ospitato da una terza parte e [https://foundation.wikimedia.org/wiki/Community_Insights_2019_Survey_Privacy_Statement gestita in base a questa informativa sulla privacy] (in inglese). Per [[m:Community Insights/Frequent questions|saperne di più su questo progetto]]. [mailto:surveys@wikimedia.org Inviaci una mail] se hai delle domande, o se non vuoi ricevere futuri messaggi riguardo a questo sondaggio. Cordialmente, </div> [[User:RMaung (WMF)|RMaung (WMF)]] 19:04, 4 ott 2019 (CEST) <!-- Messaggio inviato da User:RMaung (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=CI2019List(other,act5)&oldid=19435548 --> == scansione pagine piegate == Sono stata stamani in Biblioteca nazionale e ho fatto diverse foto alle 3 pagine; con il cellulare e con una macchina fotografica. Se mi scrivi usando la funzione nella colonna sinistra, ti mando le foto in modo che tu possa tagliare e raddrizzare quelle che ritieni migliori. Comunque il volume era sul tavolo di una impiegata che rientre dopo Befana, Siamo a tempo quindi per far fare eventualmente le foto da loro. Ciao --[[User:Giaccai|Susanna Giaccai]] ([[User talk:Giaccai|disc.]]) 12:39, 2 gen 2020 (CET) ::{{ping|Giaccai}} fantastico ! ti ringrazio tantissimo ! Senti non per non farlo, ma preferirei tu lo condividessi al Bar perchè mi pare c'era irrisolta la questione di come inserirle. Io sono poco più che un principiante e preferirei almeno avere l'avallo di qualcuno più autorevole prima di partire. Che ne dici ? --[[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 08:57, 3 gen 2020 (CET) == Cerco volontario per help e esercitazioni == Conosci [https://meet.jit.si/ jitsi]? E' il tool suggerito da Wikimedia Italia per teleconferenze e condivisione del desktop. Se imparassi ad usarlo, sarebbe semplice e molto più efficace "fare tutoraggio". Ma per imparare ad usarlo, bisogna usarlo... e bisogna essere almeno in due. Sei disponibile a esplorare il tool insieme? Basta mettersi d'accordo sugli orari di presenza. Avviare il tool è semplicissimo, basta collegarsi a un URL, non serve scaricare nè installare niente. Pwermette una visualizzazione remota del desktop (+microfono + eventuale telecamera) ma NON l'accesso a distanza al pc, quindi dovrebbe essere sicurissimo. --[[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]) 13:03, 16 gen 2020 (CET) :{{ping|Alex brollo}} no ! ora lo guardo ! ti ringrazio della proposta, mi lusinga e alletta, ma devo cercare di renderla compatibile con un paio di cosette... quando torno da qualche giorno di montagna, il 25, guardiamo di accordarci ok ? ti ringrazio intanto tantissimo. --[[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 13:08, 16 gen 2020 (CET) :: Benissimo! Io userò la "stanza" https://meet.jit.si/alex_brollo ; conoscendo il "nome stanza" chiunque può collegarsi (precisamente, mi pare, "chiedere il permesso di collegarsi"). Per creare una stanza propria, basta aggiungere un postfisso all'url (tipo https://meet.jit.si/Acculturato ) e comunicarlo a chi vuoi comunicarlo. Una semplicità sconcertante. Buone vacanze.--[[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]) 13:33, 16 gen 2020 (CET) == L'ultimo click == Manca solo un click per portare [[Studi storici sul centro di Firenze]] a SAL 100% e aggiungerlo ai nuovi arrivi.... lo lasci fare a te. Magari prima dai un'ultima occhiata; ci sono andato giù un po' pesante, ma penso che ne valesse la pena, sono abbastanza soddisfatto. Con le Note separate è stata una battaglia dura... --[[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]) 11:18, 27 mag 2021 (CEST) == Problemi fiorentini == Premessa: il testo era difficile :-) Ti elenco alla rinfusa un po' di problemi, in genere più nocivi in transclusione. * note separate. ** il codice del template era quasi sempre esatto. In qualche caso le section attorno alle note ''erano aperte ma non chiuse''. Attenzione: il codice dà un errore se la nota è presente ''nella stessa pagina del testo''; in quel caso bisogna usare il solito codice ref, anche se la resa in nsPagina è irregolare (come mi segnalavi in bar). Inoltre, le note separate ''devono essere escluse dalla transclusione''. * template Sezione note: inutile includerlo in includeonly; tanto in nsPagina non fa niente. * template Rule: inutile includerlo in un template Centrato o Ct, è centrato di default. * immagino che la transclusione delle sezioni vi abbia fatto penare; una pena a più mani. Restavano tracce di una prima strategia di transclusione in blocco delle macrosezioni. Se vuoi facciamo un'autopsia completa di qualche pagina.... la raccomandazione: anticipare la transclusione in ns0, non appena la pagina nsPagina è stata create (anche prima, volendo!) e vedere "come viene" spesso, soprattutto nei passaggi difficili. Al momento nsPagina è quasi solo un lavoro preliminare per ottenere buone pagine ns0: inutile impazzire per ottenere il meglio in entrambe le visualizzazioni; se si può senza impazzire bene, altrimenti "comanda" ns0. --[[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]) 18:27, 27 mag 2021 (CEST) :: accidenti che casino... mi dispiace, ancora non mi rigiro molto sugli effetti in transclusione. Ti ringrazio immensamente per il lavoro fatto. E per avermi scritto le note qui almeno le ricerco all'occorrenza. Per il green finale al Ns0 vedi te quando darlo, mi sembra più opportuno. Grazie ancora.[[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 09:51, 28 mag 2021 (CEST) ::: Non preoccuparti, ripeto: era un testo veramente difficile, soprattutto in transclusione. Difficilissimo documentare le soluzioni per ogni tipo di stranezza tipografica; la via maestra per risolvere i problemi, in caso di difficoltà, è fare una domanda in bar. Gli utenti più esperti sono pienamente consapevoli delle difficoltà e disponibili sia a dare una mano con suggerimenti, che a sistemare personalmente, almeno in alcune pagine "di esempio". Riguardo alle note, da un po' assegno le pagine più ostiche alla [[:Categoria:Pagine con annotazioni complesse]] per non dimenticare casi utili da studiare. Anzi, aggiungo la categoria anche a un paio di pagine del libro in questione, quelle che contengono note "miste", un po' ''ref'' e un po' ''nota separata''. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]) 10:25, 28 mag 2021 (CEST) ::::Mi intrufolo nella discussione :-) ::::Ho provato a sistemare [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Lippi_-_Malmantile_racquistato.pdf/45 questa] pagina, che dava errore al blocco a destra. Vedi un po' se va bene e, in quel caso, replicala per tutte le pagine di inizio canto.--[[User:Barbaforcuta|Barbaforcuta]] ([[User talk:Barbaforcuta|disc.]]) 11:50, 3 ago 2022 (CEST) :::::@[[Utente:Barbaforcuta|Barbaforcuta]] Perfetto! grazie davvero, vado subito a mettere l'impostazioni a tutti i canti. [[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 12:33, 3 ago 2022 (CEST) :::::@[[Utente:Barbaforcuta|Barbaforcuta]] però mi viene spostato a sinistra, non so cosa sbaglio :::::[[Lippi_-_Malmantile_racquistato.pdf/93]] [[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 12:40, 3 ago 2022 (CEST) ::::::Linkami una pagina con il problema, così posso vedere cosa c'è che non va nel codice. [[User:Barbaforcuta|Barbaforcuta]] ([[User talk:Barbaforcuta|disc.]]) 12:10, 4 ago 2022 (CEST) :::::::@[[Utente:Barbaforcuta|Barbaforcuta]] mmm ora sono su un altro pc e lo vedo bene... sono confuso, quando ho lle idee chiare ti ridisturbo. grazie e scusa. [[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 12:22, 4 ago 2022 (CEST) 72rnrjwjr8h2bjcn3lyyyqhtz6zvv9q Pagina:Il buon cuore - Anno X, n. 47 - 18 novembre 1911.pdf/1 108 811886 3016499 2878721 2022-08-04T07:33:45Z Spinoziano 7520 proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Yiyi" /></noinclude><section begin="1" />{{Il buon cuore - Intestazione|Annata=X|Data=Sabato, 18 Novembre 1911|Numero=47}} {{Colonna}} {{Il buon cuore - Sommario|Annata=X|Data=18 novembre 1911|Numero=47|Ordine fisso=no|1={{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=X|Data=18 novembre 1911|Numero=47|Titolo=Beneficenza|Testo=Adunanza del Comitato per la Fiera dell’Asilo Infantile dei Ciechi ― Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi ― La Benedizione e l’Inaugurazione dell’Asilo Infantile Uboldi a Dugnano.}} {{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=X|Data=18 novembre 1911|Numero=47|Titolo=Religione|Testo=R. B. Vangelo della domenica seconda d’Avvento ― {{sc|L. Meregalli}}. Origine d’un curioso ricorso al Protomartire.}} {{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=X|Data=18 novembre 1911|Numero=47|Titolo=Educazione ed Istruzione|Testo={{sc|A. Baldacci}}. La Tripolitania e la Cirenaica.}} {{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=X|Data=18 novembre 1911|Numero=47|Titolo=Società Amici del bene|Testo=Francobolli usati.}} {{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=X|Data=18 novembre 1911|Numero=47|Titolo=Notiziario|Testo=Necrologio settimanale ― Diario ― Piccola posta.}} }}<section end="1" /> <section begin="2" />{{Il buon cuore - Titolo sommario|Beneficenza}} {{centrato|{{larger|'''ADUNANZA DEL COMITATO'''}}}} {{centrato|{{larger|'''per la Fiera dell’Asilo Infantile dei Ciechi'''}}}} {{FI |file = Il buon cuore - Anno XI, n. 43 - 26 ottobre 1912 (page 6 crop 2).jpg | width = 40% | float = center | caption = }} Giovedì, nel Salone dell’Istituto dei Ciechi, si radunò il Comitato delle Signore per l’''Asilo Infantile dei Ciechi'', per provvedere affinchè la Fiera di beneficenza in favore dello stesso Asilo, che avrà luogo nei primi giorni del prossimo Dicembre, possa conseguire l’esito migliore. Al banco della Presidenza era presente il Rettore dell’Istituto colla segretaria del Comitato, signorina Matelda Cajrati. Mancava chi era sempre presente, nelle adunanze precedenti, l’economo cassiere, cav. Vespasiano Ghisi, repentinamente morto nei primi giorni del passato agosto. Questa assenza era notata e sentita nel cuore da tutti i presenti, e il Rettore dell’Istituto, facendosi interprete del sentimento comune, disse parole di compianto per l’estinto, che opera tanto amorosa e sollecita aveva sempre prestato in favore dell’Asilo, specialmente pel buon esito delle fiere precedenti; aggiungendo un pensiero di condoglianza per la vedova, sì crudelmente colpita dalla perdita grave. Il signor Cornelio, vice-segretario del Comitato, si associò alle parole del Presidente, ricordando qual vivo e intelligente interesse il sig. Ghisi aveva sempre portato all’opera dell’Asilo Infantile, contribuendo in modo notevole ed efficace alla sua fondazione ed al suo incremento. Il Rettore diede poi conto di alcuni mutamenti{{AltraColonna}} avvenuti in seno del Comitato: la signora Ricciarda Guy venne sostituita nel posto di capo-gruppo, dalla signora Pazzini Sayno; e la contessa Ottavia Revel dalla contessa Biandrà di Reaglie, che non potè poi conservare il posto gentilmente accettato: il banco rimasto improvvisamente vacante, venne assunto da una rappresentanza della Società ''pro Esercito'', lieta di concorrere al buon esito della Fiera, in vista della deliberazione presa che un terzo dell’introito della Fiera stessa andrà a favore del Comitato pei feriti e i morti nella guerra in Tripolitania. Questo elemento patriotico introdotto nella Fiera, da tutti accettato e altamente applaudito, venne salutato come una garanzia di esito splendido per il risultato della Fiera. Sul banco della Presidenza era poi depositato, visibile a tutti, un astuccio contenente un servizio completo in argento per caffè, dono di S. M. la Regina Madre. È annunciato anche l’invio del dono di S. M. la Regina Elena, in una coppa di valore. I due doni verranno separatamente sorteggiati con biglietti di lotteria da L. 2. Il distintivo alla Fiera per le capo-gruppi e le aderenti, in rapporto al momento patriotico, sarà formato da un nastro trecolori. Prima di chiudere l’adunanza, il Rettore facendosi interprete del voto di tutti, mandò un augurio alla presidente assente, marchesa Maria Trotti, già da tempo incomodata di salute, perchè possa ben presto riaversi, e almeno con una breve apparizione, venga a rallegrare di sua presenza la Fiera, per la quale ebbe sempre tanto interesse, e che all’opera sua doveva nel passato tanta parte dei suoi introiti eccezionali. {{FI |file = Il buon cuore - Anno IX, n. 24 - 11 giugno 1910 (page 5 crop).jpg | width = 50% | float = center | caption = }} {{centrato|{{larger|'''Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi'''}}}} {{Rule|6em|000}} {{centrato|{{larger|'''OFFERTE PER LA FIERA'''}}}} Sig. Enrichetta Hensemberger Rivolta, capi d’indumenti n. 36. Signora Gigina Viganoni Benaglia, n. 20 scampoli colorati. {{Rule|100%|000}} {{Rule|100%|000}} '''Il libro più bello, più completo, più divertente che possiate regalare è l’''Enciclopedia dei Ragazzi''.''' {{nop}} {{FineColonna}}<section end="2" /><noinclude><references/></noinclude> baagycud2qg1fdq04ckqxvzosvi7pfy Pagina:Il buon cuore - Anno XI, n. 27 - 6 luglio 1912.pdf/1 108 812211 3016502 2975281 2022-08-04T07:47:57Z MARIO ZANELLO 54906 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="MARIO ZANELLO" /></noinclude><section begin="1" />{{Il buon cuore - Intestazione|Annata=XI|Data=Sabato, 6 Luglio 1912|Numero=27}} {{Colonna}} {{Il buon cuore - Sommario|Annata=XI|Data=6 luglio 1912|Numero=27|Ordine fisso=no|1={{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=XI|Data=6 luglio 1912|Numero=27|Titolo=Beneficenza|Testo=Il benefico pesce d’Aprile 1912 pro Ospedale Bambini — Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi— Casa di riposo pei Ciechi vecchi.}} {{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=XI|Data=6 luglio 1912|Numero=27|Titolo=Religione|Testo=R. B., Vangelo della domenica sesta dopo Pentecoste - La persecuzione religiosa nelle colonie portoghesi continua.}} {{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=XI|Data=6 luglio 1912|Numero=27|Titolo=Necrologio|Testo={{sc|A. M. Cornelio}}, Mons. Venanzio Meroni.}} {{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=XI|Data=6 luglio 1912|Numero=27|Titolo=Educazione ed Istruzione|Testo=Onoranze ad un Gentiluomo Lombardo — Riti funebri presso i Tonga — {{sc|Federico Bussi}}, Ai Giardin pubblich — {{sc|Ranieri Venerosi}}, La colonizzazione della Patagonia e l’emigrazione italiana — {{sc|Edmondo De Amicis}}, L’Arte.}} {{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=XI|Data=6 luglio 1912|Numero=27|Titolo=Società Amici del bene|Testo=Francobolli usati.}} {{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=XI|Data=6 luglio 1912|Numero=27|Titolo=Notiziario|Testo=Necrologio settimanale — Diario.}} |Cornice=no }}{{FI |file = Il buon cuore - Anno XI, n. 15 - 13 aprile 1912 (page 1 crop).jpg | width = 100% | float = center | caption = }}<section end="1" /> <section begin="2" />{{Il buon cuore - Titolo sommario|Beneficenza}} {{centrato|{{larger|'''Il benefico pesce d’Aprile 1912'''}}}} {{centrato|'''pro Ospedale Bambini - Milano, via Castelvetro'''}} Due felici e bravi ragazzetti sentirono in cuor loro, come la vita possa esser triste anche nei piccoli; e con santo entusiasmo si proposero venire in aiuto dei loro fratellini sventurati. Come poi si confà a bambini, trovarono una forma gaia per dar vita al loro pensiero generoso, ed al primo aprile 1912 inviarono all’Ospedale dei Bambini un gran pesce, nelle cui viscere racchiudevasi scudi e foglietti, che manifestavano adesioni e concorso di persone di buon cuore, e l’oblazione era da dividersi coi bambini dei richiamati. I bravi ragazzetti vogliono rinnovare ogni anno la loro geniale sorpresa, e bambini e bambine si sono già organizzati con loro, perchè generosa riesca l’elargizione. Non dubitiamo che i bambini «di buon cuore», ne seguiranno l’esempio, dando il loro appoggio all’opera del benefico pesce d’aprile. {{centrato|'''Regolamento.'''}} 1. — L’Associazione conta un numero indeterminato di Soci: fanciulli, fanciulle, giovinetti e signorine. 2. — Ogni Socio si obbliga a versare ogni anno L. 1 per spese d’Associazione ed a raccogliere almeno L. 5 all’anno. 3. — Ogni Socio all’atto dell’iscrizione riceverà{{AltraColonna}} piccolo distintivo ed apposito libretto per le sottoscrizioni, che dovrà ritornare colle offerte non più tardi del 15 marzo 1913. 4. — Ogni Socio è invitato ad indicare, consegnando il libretto, a quale Istituzione proteggitrice del fanciullo, desidererebbe assegnato il quinto delle somme raccolte. L’Istituzione che raccoglierà il maggior numero di voti, sarà la preferita. 5. — Il Socio che procurerà cinque nuovi Soci, sarà dichiarato Socio Fondatore e regalato di speciale distintivo in argento. 6. — Tutti gli anni verrà assegnata una speciale medaglia di benemerenza al Socio Fondatore, che avrà procurato nell’annata il maggior numero di Soci. 7. — Il Socio Fondatore dovrà provvedere alla sostituzione qualora volesse dimettersi. 8. — La prima Domenica d’aprile: Festa del «Pesce» e consegna dei distintivi ai Soci Fondatori e della medaglia di benemerenza. 9. — Le iscrizioni dei Soci e la consegna dei libretti si ricevono presso: Signorina Antonietta Bareggi, via Gorani, 5 — Signorino Egidio Torrani, Piazza Castello, 17 — Signora Anna Torrani Aliprandi, Piazza Castello, 17. 10. — I Signori Bareggi e Torrani renderanno noto ogni anno con apposita circolare l’esito dell’introito e delle Istituzioni raccomandate. {{FI |file = Il buon cuore - Anno IX, n. 24 - 11 giugno 1910 (page 5 crop).jpg | width = 50% | float = center | caption = }} {{centrato|{{larger|'''Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi'''}}}} {{Rule|8em|000}} {{centrato|OBLAZIONI.}} {{Vi|titolo=La Famiglia Cajrati, per un letto che porti il nome dell’Ing. Arch.<br/>''Michele Cajrati''|pagina=L. 100 — }} {{Vi|titolo=N. N., per un letto che porti la scritta: Dottor ''Edoardo Grandi''|pagina=» 100 ―}} {{FI |file = Il buon cuore - Anno IX, n. 06 - 5 febbraio 1910 (page 4 crop).jpg | width = 50% | float = center | caption = }} {{centrato|{{larger|'''CASA DI RIPOSO PEI CIECHI VECCHI'''}}}} {{A destra|Somma retro L. 7282 — }} {{Vi|titolo=La Famiglia Cajrati, in memoria dell’Ing. Architetto<br/>''Michele Cajrati''|pagina=» 100 — }} {|align=right |Totale||style="border-top:1px solid #000000; padding-right:0px"|L. 7382 — |} {{FineColonna}}<section end="2" /><noinclude><references/></noinclude> en5lz9gbkis5vs96vtxurnoindso9uc Pagina:Il buon cuore - Anno XI, n. 28 - 13 luglio 1912.pdf/1 108 812215 3016504 2880661 2022-08-04T07:52:43Z MARIO ZANELLO 54906 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="MARIO ZANELLO" /></noinclude><section begin="1" />{{Il buon cuore - Intestazione|Annata=XI|Data=Sabato, 13 Luglio 1912|Numero=28}} {{Colonna}} {{Il buon cuore - Sommario|Annata=XI|Data=13 luglio 1912|Numero=28|Ordine fisso=no|1={{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=XI|Data=13 luglio 1912|Numero=28|Titolo=Religione|Testo=R. B., Vangelo della domenica settima dopo Pentecoste — {{sc|L. Meregalli}}, «Noli me tangere....» (per la festività di Santa Maria Maddalena) ― La Divina Misericordia e la Maddalena del Vangelo.}} {{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=XI|Data=13 luglio 1912|Numero=28|Titolo=Necrologio|Testo=In memoria della Nobildonna Teresa Landriani.}} {{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=XI|Data=13 luglio 1912|Numero=28|Titolo=Educazione ed Istruzione|Testo={{sc|Ranieri Venerosi}}, La colonizzazione della Patagonia e l’emigrazione italiana ― {{sc|Samarita}}, Rodi (poesia).}} {{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=XI|Data=13 luglio 1912|Numero=28|Titolo=Società Amici del bene|Testo=Francobolli usati.}} {{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=XI|Data=13 luglio 1912|Numero=28|Titolo=Notiziario|Testo=Necrologio settimanale ― Diario}} }}<section end="1" /> <section begin="2" />{{Il buon cuore - Titolo sommario|Religione}} {{centrato|{{larger|'''Vangelo della domenica settima dopo Pentecoste'''}}}} {{Rule|8em|000}} {{centrato|'''Testo del Vangelo.'''}} ''Uscendo il Signore Gesù co’ suoi Discepoli da Gerico, andò dietro a lui una gran turba di popolo. Quand’ecco che due ciechi, i quali stavano a sedere lungo la strada, avendo udito dire che passava Gesù, alzaron la voce, dicendo: Signore, figliuolo di David, abbi pietà di noi. Ma il popolo li sgridava perché tacessero. Eglino però più forte gridavano, dicendo: Signore, figliuol di Davide, abbi pietà di noi. E Gesù soffermossi, li chiamò e disse loro: che volete ch’io vi faccia? Signore, risposero essi, che si aprano gli occhi nostri. E Gesù, mosso a compassione di essi, toccò i loro occhi: e subito videro e lo seguitarono.'' {{A destra|margine=1em|{{smaller|S. MATTEO, cap. 20.}}}} {{centrato|'''Pensieri.'''}} In un confronto fra la turba che lascia le comodità di Gerico per seguire Gesù, udirne la santa parola di vita ed osservare la potenza dell’opere, e i due ciechi, che tranquilli aspettano Cristo lunghesso la strada, si può ben trarre un’osservazione — comune se si vuole — ma assai pratica. Quando si è sentito Gesù, quando se ne è gustata la dolcezza che da lui emana, e se n’è provata la soavità dell’opere, non è tanto facile staccarsi e sciogliersi da lui. Una folla, mista d’uomini e di donne, assuefatti ai comodi, ai vantaggi della città — lascia il luogo{{AltraColonna}} istesso di quei comodi, lascia le case proprie, le proprie abitudini — quasi seconda vita — i parenti, per seguire Gesù, da cui nulla possono sperare, giacchè — povero come Egli è — nulla di materiale vantaggio può dare, ma solo le parole del vero e la gran ’suggestione della carità e dell’amore. Eppur una forza misteriosa dietro li trae e li lega a Gesù, spezzando catene per uso e tempo saldissime. Contrariamente i due ciechi non si muovono dalla strada. Là, sfruttando il via vai delle turbe, ci avevano passato la loro vita, grama e stentata: ci avevano fatto l’osso: la piccola elemosina soddisfaceva i loro minimi bisogni, quindi non si muovono: non sentono il bisogno di Cristo: non pregano di condurli.... al più grideranno quando Cristo passerà.... così buono, darà loro una maggior elemosina. Oh! Cristo non è cercato, non è desiderato da chi vive lungo la strada dove è tanto passare di gente, di sesso, di condizione, età diversa.... La strada divaga, distrae, non dà modo di pensare alle proprie miserie, debolezze, bisogni, intenti come siamo ad osservare gli altri. La strada non è il luogo di raccoglimento, meditazione, ecc. Il vivere sulla strada è il vivere divagato, dissipato, è il luogo dell’anime frivole, leggere... è il luogo dove tutto si mette in vista per essere osservati, dove è impossibile la riflessione, dove è impossibile trovare Cristo, che suole darsi, manifestarsi, scoprirsi solo a coloro che lo cercano, che lo sentono, che lo sanno abitare non fra il tumulto delle passioni, ma nel chiuso del cuore, dello spirito:'' Non in commotione Dominus!'' disse il profeta. {{Asterismo}} Quando s’avvedono di Gesù — l’han loro suggerito gli amici, i buoni, coloro che già conoscevano Cristo — gridano a lui «...abbi pietà». Chiedono in genere pietà, forse l’elemosina.. sono così avviliti, che a lui dicono il solito grido, non sanno che cosa domandare mentre di tutto hanno bisogno. Sì, il peccatore tante volte non chiede nulla. Sente il cumulo delle miserie: grida per le sofferenze del momento ma non osa.... non sa. Che stato terribile d’incoscienza, d’abbrutimento, di ben dura rassegnazione! La turba tenta farli tacere: il mondo, l’ambiente, i{{FineColonna}}<section end="2" /><noinclude><references/></noinclude> 7bd39q5d5rpgt6tflj7j9b7xcnxxo9z Pagina:Il buon cuore - Anno XI, n. 29 - 20 luglio 1912.pdf/1 108 812218 3016516 2880670 2022-08-04T07:57:00Z MARIO ZANELLO 54906 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="MARIO ZANELLO" /></noinclude><section begin="1" />{{Il buon cuore - Intestazione|Annata=XI|Data=Sabato, 20 Luglio 1912|Numero=29}} {{Colonna}} {{Il buon cuore - Sommario|Annata=XI|Data=20 luglio 1912|Numero=29|Ordine fisso=no|1={{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=XI|Data=20 luglio 1912|Numero=29|Titolo=Religione|Testo=R. B., Vangelo della domenica ottava dopo Pentecoste — Il Congresso Eucaristico di Vienna — Un nuovo pellegrinaggio popolare a prezzi ridottissimi — Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi.}} {{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=XI|Data=20 luglio 1912|Numero=29|Titolo=Educazione ed Istruzione|Testo={{sc|Eugenio Bonardelli}}, L’emigrazione italiana in California.}} {{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=XI|Data=20 luglio 1912|Numero=29|Titolo=Notiziario|Testo=Necrologio settimanale — Diario.}} }}<section end="1" /> <section begin="2" />{{Il buon cuore - Titolo sommario|Religione}} {{centrato|{{larger|'''Vangelo della domenica ottava dopo Pentecoste'''}}}} {{Rule|8em|000}} {{centrato|'''Testo del Vangelo.'''}} ''In quel tempo andavano accostandosi a Gesù dei pubblicani e dei peccatori per udirlo. E i Farisei e gli Scribi ne mormoravano dicendo: Costui si addomestica coi peccatori, e mangia con essi. Ed egli propose loro questa parabola, e disse: Chi è tra di voi che avendo cento pecore, e avendone smarrita una, non lasci nel deserto le altre novantanove, e non vada a cercare quella che si è smarrita, fino a tanto che la trovi? E trovatala se la pone sulle spalle allegramente e tornato a casa chiama gli amici e i vicini dicendo loro: Rallegratevi meco, perchè,ho trovato la mia pecorella che si è smarrita? Vi dico, che nello stesso modo si farà più festa in cielo per un peccatore che fa penitenza che per novantanove giusti che non hanno bisogno di penitenza. Ovvero qual’è quella donna, la quale avendo dieci dramme, perdutane una, non accenda la lucerna e non iscopi la casa, e non cerchi diligentemente fino a che l’abbia trovata? E trovatala, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi meco, perchè ho trovata la dramma perduta. Così vi dico, faranno festa gli angeli di Dio per un peccatore che faccia penitenza.'' {{A destra|margine=1em|{{smaller|S. LUCA, cap. 14.}}}} {{centrato|'''Pensieri.'''}} La parabola di Cristo — in risposta alle malignità dei Farisei — è commoventissima. È l’opera della bontà e giustizia divina in pro’ del peccatore. Questi non conosce Dio, da lui si allontana cercando la luce nelle{{AltraColonna}} tenebre e la propria soddisfazione nel lezzo delle proprie passioni. Nè solo così si smarrisce forse per errore: Dio aumenta la sua bontà nel sostenere, oh! non quelli che traviano incoscienti, ma ancor quelli che a lui si ribellano ingrati ai suoi benefici: quelli ancor che — ripudiando i suoi doni — d’essi usano a maggior vituperio ed ingiuria verso Dio: quelli — più ripugnanti — che sprezzano ed irridono alla voce della sua carità e misericordia. Allarghiamola la parabola. Gesù ne fa smarrita una sola mentre ha assicurato nel chiuso le novantanove. Ma dove sono le salve? dove sono e come sicure le altre? Nella nostra società non si può dire — oggidì — che forse una sola va salva, mentre destinate a fatale ruina e precipizio corrono l’altre tutte, trasportate da mille forze, da mille errori, pregiudizi, violenze di passioni, urtate e sospinte da un torrente d’iniquità e corruzione che tutto che tocca inquina ed infetta? Solo una va salva? E l’altre tutte? {{Asterismo}} L’osservazione — la più superficiale — dovrebbe indurci a disperazione. Rotto ogni freno morale, la legge viene calpestata ed infranta con una leggerezza inconcepibile, ed il vuoto della mente — digiuna del vero, realtà esistente — si riempie delle chimere, dei sogni e dell’oscuro, dell’errore, del pregiudizio. Come va la cosa innanzi all’inesorabile giustizia di Dio?! Nella sua infinita giustizia trova modo di riuscire il buono e tenero pastore dell’anima nostra. Non lo abbandona: segue l’anima peccatrice giù per le balze, nelle valli del vizio: lo avvicina superbo e colla voce del rimorso, colla parola dei sacerdoti, colle letture sante, colle malattie, colle afflizioni, coll’irrequietezza dello spirito e l’ansia del cuore lo cerca, lo chiama. Sempre l’insegue: mai si dà riposo e sa turbare l’anima errante nei sonni suoi, nel riposo, durante i conviti, fin là nell’allegria, creando una nausea indefinibile allato al piacere che egli cerca nell’atto di colpa. Oh! l’infinita e soave azione divina! azione tranquilla, azione delicata per cui non umiliati ma vinti volontieri ci chiniamo al giogo di Dio.{{FineColonna}}<section end="2" /><noinclude><references/></noinclude> h9fu8sq9jtikoyiibj3pn5h763pqh1u Pagina:Il buon cuore - Anno XI, n. 30 - 27 luglio 1912.pdf/1 108 812221 3016518 2975699 2022-08-04T08:01:49Z MARIO ZANELLO 54906 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="MARIO ZANELLO" /></noinclude><section begin="1" />{{Il buon cuore - Intestazione|Annata=XI|Data=Sabato, 27 Luglio 1912|Numero=30}} {{Colonna}} {{Il buon cuore - Sommario|Annata=XI|Data=27 luglio 1912|Numero=30|Ordine fisso=no|1={{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=XI|Data=27 luglio 1912|Numero=30|Titolo=Beneficenza|Testo=Resoconto annuale (1911) del sodalizio di S. Pietro Claver per le Missioni africane.}} {{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=XI|Data=27 luglio 1912|Numero=30|Titolo=Religione|Testo=R. B., Vangelo della domenica nona dopo Pentecoste.}} {{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=XI|Data=27 luglio 1912|Numero=30|Titolo=Educazione ed Istruzione|All’''Italica Gens'' dalle Americhe — {{sc|Luigi Ambrosini}}, Il carteggio di Alessandro Manzoni.}} {{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=XI|Data=27 luglio 1912|Numero=30|Titolo=Società Amici del bene|Testo=Francobolli usati.}} {{Il buon cuore/Titoli sommario|Annata=XI|Data=27 luglio 1912|Numero=30|Titolo=Notiziario|Testo=Necrologio settimanale — Diario.}} |Cornice=no }}{{FI |file = Il buon cuore - Anno XI, n. 15 - 13 aprile 1912 (page 1 crop).jpg | width = 100% | float = center | caption = }}<section end="1" /> <section begin="2" />{{Il buon cuore - Titolo sommario|Beneficenza}} {{centrato|{{larger|'''RESOCONTO ANNUALE (1911)'''}}}} {|align=center width=80% |{{larger|'''del Sodalizio di S. Pietro Claver'''}} |- |align=right|{{larger|'''per le Missioni africane.'''}} |} Questo resoconto dato come supplemento all’''Eco dell’Africa'' (bollettino mensile illustrato, abbonam. annuo L. 1.50, Roma, Via dell’Olmata, 16) contiene le seguenti notizie atte a convincere gli amici dell’Opera, che l’interesse da loro provato pel Sodalizio Claveriano, ''Società ausiliare delle Missioni africane'' è pienamente giustificato. Il Sodalizio possiede finora 2 case centrali, 4 centri, 11 succursali e 49 depositi, sparsi quasi per tutta l’Europa, ed inoltre un deposito in America e nell’isola Maurizio. Il numero degli zelatori crebbe durante l’anno, di 718, raggiungendo la cifra di 40.000. Con la parola e gli scritti il Sodalizio si diede ad un lavorìo infaticabile a beneficio dell’Africa, per modo da prendere l’iniziativa di 48 discorsi e 61 conferenze in varie lingue e con proiezioni, 16 recite, 3 esposizioni di arredi sacri, parecchi bazars di carità e feste. L’organo principale dell’Opera l’''Eco dell’Africa'' comparve in otto lingue europee con una tiratura complessiva di 40.000 copie al mese, mentre il secondo bollettino per la gioventù «la Bibliotechina africana» che dal 1912 esce sotto il titolo di «Fanciullo negro», si pubblicò in 15.000 copie al mese in italiano e tedesco. Nella propaganda scritta va pure citato l’«Almanacco di S. Pietro Claver» e quello delle «Missioni per i fanciulli» in lingua tedesca; inoltre altri opuscoli in diverse lingue europee ed africane.{{AltraColonna}} Il Sodalizio preparò molte feste sacre per la ricorrenza dei suoi patroni: Madonna del buon Consiglio (26 aprile) e {{wl|Q167458|S. Pietro Claver}} (9 settembre). Il frutto del suo lavoro di propaganda fu la distribuzione ai Missionari africani senza distinzione di nazionalità e congregazione, di 282.390,01 corone. Fra le numerose congregazioni in Africa che ricevettero sovvenzioni, vanno nominate le seguenti: {|align=center width=80% | {{Vi|titolo=PP. dello Spirito Santo|pagina=Cor. 35.677,86}} {{Vi|titolo=PP. Bianchi|pagina=» 25.016,84}} {{Vi|titolo=PP. Gesuiti|pagina=» 35.672,64}} {{Vi|titolo=PP. Cappuccini|pagina=» 13.045,48}} {{Vi|titolo=Oblati di Maria Immacolata|pagina=» 14.493,05}} {{Vi|titolo=Oblati di S. Francesco di Sales|pagina=» 10.265,46}} {{Vi|titolo=Missionari di Lione|pagina=» 17.461,87}} |} Ebbero inoltre sussidi per redimere 282 schiavi, 491 negri ebbero danaro dai padrini in occasione del Battesimo; 1 moretto, 4 seminaristi, ed 1 catechista negro furono adottati; 28.188,06 corone andarono a costituire borse di studio per seminaristi indigeni. Inoltre furono spediti nelle varie Missioni oggetti per l’importo di corone 19.900. Per maggiori schiarimenti, rivolgersi alla Contessa Ledóchowska, Direttrice generale del Sodalizio di San Pietro Claver a Roma, via dell’Olmata 16, e procurarsi ivi l’opuscolo ''La vocazione di un’ausiliatrice delle Missioni africane''. Prezzo franco di posta L. 0.30. {{FI |file = Il buon cuore - Anno V n 19 - 5 maggio 1906 (page 5 crop).jpg | width = 100% | float = center | caption = }}<section end="2" /> <section begin="3" />{{Il buon cuore - Titolo sommario|Religione}} {{centrato|{{larger|'''Vangelo della domenica nona dopo Pentecoste'''}}}} {{Rule|8em|000}} {{centrato|'''Testo del Vangelo.'''}} ''In quel tempo, mentre intorno a Gesù si affollavano le turbe per udire la parola di Dio, egli se ne stava presso il lago di Genezaret. E vide due barche ferme a riva del lago: e ne erano usciti i pescatori, e lavavano le reti. Ed entrato in una barca, che era quella di Simone, lo richiese di allontanarsi alquanto da terra. E stando a sedere, insegnava dalla barca alle turbe.''{{FineColonna}}<section end="3" /><noinclude><references/></noinclude> tvp7wi32i18qg34q3uqyijhokx5cqjn Pagina:Il buon cuore - Anno IX, n. 15 - 9 aprile 1910.pdf/2 108 813308 3016521 2988200 2022-08-04T08:08:54Z MARIO ZANELLO 54906 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="MARIO ZANELLO" />{{RigaIntestazione|114|IL BUON CUORE|}} {{Rule|100%}} {{Rule|100%}}</noinclude>{{Colonna}} nazioni europee. Vogliamo dire la Legge 3o maggio 1908. Essa è la prima legge che negli Stati Uniti afferma il principio della responsabilità diretta del padrone di fronte all’operaio vittima di infortunio, ma quella per ora non si estende che agli operai che sono al servizio del Governo federale. Tal condizione della legislazione è noto come renda difficile la equa compensazione e risarcimento delle disgrazie e dei danni subiti a causa di infortunio: ed in modo speciale ciò si manifesta nel riguardo dei nostri emigrati, che in gran parte sono poco istruiti e non sanno come fare per iniziare procedure a questo scopo: tanto più poi se la famiglia di taluno, che ha perduto la vita in un disastro in America, si trova in Italia. Il nostro governo che si è reso conto della cosa ed ha visto come queste siano contingenze in cui il nostro emigrato più abbisogna di aiuto, ha provvidamente istituito in alcuni centri più importanti dei ''Legal Bureaus'' per l’assistenza legale agli italiani. La frequenza, con cui purtroppo tali casi incresciosi ricorrono, ci fa augurare che esso intensifichi ed allarghi questa sua opera: e mette in luce frattanto uno dei compiti di assistenza in cui i nostri segretariati potranno rendere dei servigi utilissimi; specialmente quando essi saranno completamente e perfettamente organizzati. Infatti questi potranno dare consigli in simili casi ai disgraziati che ne abbisognano, ed aiuto legale diretto per mezzo di patrocinatori aderenti all’''Italica Gens''; inoltre sarà provvidenziale l’opera di conforto e di sollievo che essi stessi potranno esplicare nella loro qualità di missionari e di ministri di religione per l’aiuto morale alle famiglie derelitte ed ai feriti; poichè non deve dimenticarsi che la gran parte dei nostri emigrati conservano la religione della patria, la quale, anche se sopita e trascurata per qualche tempo, si ravviva e si fa sentire potentemente nei momenti di sventura quando la morte si mostra dappresso. Nel recente disastro di Cherry, si ricordi che gruppi di uomini salvati dopo molti giorni di disperata sepoltura furono trovati recitando preghiere: erano Polacchi, Ungheresi, Italiani, tutti avevano sentito il bisogno di implorare la divinità. E qui è giusto che segnaliamo al plauso l’opera di un sacerdote, direttore del nostro’ segretariato in Granville III, presso Cherry, il sac. Pietro Delo, che in occasione di quel disastro mostrò di aver compreso altamente la sua missione, e con encomiabile zelo fece tutto ciò che fu a lui possibile per soccorrere i colpiti, ed all’aiuto materiale unì il conforto morale portando pace e rassegnazione fra i morenti e le loro famiglie in preda alla disperazione. {{Rule|100%}} {{Rule|100%}} '''Ricordatevi di comperare il 13.{{smaller|<sup>mo</sup>}} fascicolo dell’''ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI'' che esce in questa settimana.''' {{Rule|100%}} {{Rule|100%}} '''La ''NONNA'' è un capolavoro di una freschezza e di una originalità assoluta.''' {{Rule|100%}} {{Rule|100%}} {{AltraColonna}} {{Centrato|{{Larger|'''Le Chiese gemelle di Milano'''}}}} {{FI |file = Il buon cuore - Anno XI, n. 02 - 13 gennaio 1912 (page 3 crop 2).jpg | width = 40% | float = center | caption = }} Uno dei punti su cui l’Autorità ecclesiastica fu più remissiva, indulgente, è quello che riguarda la costruzione di Chiese, lo stile, e tante accidentalità architettoniche delle medesime. Ai puritani intransigenti sa male che non siasi fatto un obbligo di attenersi sempre e dovunque allo stile basilicale romano, o almeno allo stile lombardo e gotico, le tre maniere che — a voler essere schietti — meglio rispondono al nostro culto. Sa male che pochi freni si applicassero a tante voglie bizzarre di fondatori e architetti di Chiese, i quali, specialmente in un passato molto remoto, poterono impunemente dar sfogo al capriccio, alla fantasia, ai gusti paganeggianti ''et similia'' con solo ed esclusivo guadagno in favore dell’Arte e della Libertà figlie del cielo. Senza parlare di Chiese ''duple'' e ''triple'', sovrapposte, l’una all’altra, come quella di S. Francesco ad Assisi, e il Santuario di Lourdes; vorremmo richiamare l’attenzione alle ''Chiese gemelle'', di cui in Milano ce n’ha almeno tre. Un genere di architettura sacra di gusto molto discutibile, che abolisce il concetto di unità e di concentramento, che disorienta e buongustai dell’arte e divoti. Giacchè, come lo suggerisce il termine qualificativo e come molti dei miei lettori possono aver visto, le ''Chiese gemelle'' sono realmente due Chiese in una, riunite e comunicanti tra di loro attraverso longitudinali arcate aperte, poggianti su pilastroni, con due altari principali, due pulpiti, due presbiteri (almeno una volta) due entrate, ma una sola facciata. Fortunatamente però questo genere di Chiese del secolo XV non attecchì; per cui ora è molto difficile trovarne esemplari. A Milano tuttavia n’abbiamo tre, fu già detto, ma bastanti, fin troppo, per darcene idea, e sono: ''S. Cristoforo'', l’''Incoronata'' e ''S. Michele'' alla Chiusa. Lusingandomi che ai lettori possa interessare conoscere queste Chiese oltre che di nome, passo a fornirne i pochi cenni che mi fu dato raccogliere. Il ''S. Cristoforo'' è fuori porta Ticinese, sulla sponda destra del Naviglio, per chi esce di città. Fin dal secolo XII ed anche prima, sull’area del ''S. Cristoforo'' sorgeva un ospedale, dotato dai signori di Milano e dal popolo di sufficienti entrate. Prima del 1400 dovea esservi la Chiesa di S. Cristoforo esclusivamente poichè, secondo una lettera ducale del 1398 si concedeva alla città di Milano di costruire un ponte sul Naviglio perchè dall’altra riva non c’era un transito comodo alla detta Chiesa. E nel 1400 i Visconti fecero innalzare al fianco meridionale un’altra Chiesa che portava il nome di Cappella ducale; in seguito ebbe dai duchi Giovanni Maria Visconti, Filippo Visconti e Giovan Galeazzo Sforza nuovi abbellimenti e dotazioni. Di essa prima ebbero governo i Monaci di S. Vincenzo in Prato fino al 1789; poi le Parrocchie di S. Gottardo e di S. Maria al Naviglio. Si ammirano porzioni della cara architettura lombarda originale tanto che bastano a far rimpiangere e le manomissioni vandaliche dei nostri antenati, e a far {{Pt|de-}} {{FineColonna}}<noinclude><references/></noinclude> roxf1pcw51n74wukbp6jvjo6zodtb3v Pagina:Il buon cuore - Anno IX, n. 15 - 9 aprile 1910.pdf/3 108 813309 3016525 2950765 2022-08-04T08:14:26Z MARIO ZANELLO 54906 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="MARIO ZANELLO" />{{RigaIntestazione||IL BUON CUORE|115}} {{Rule|100%}} {{Rule|100%}}</noinclude>{{Colonna}} {{Pt|siderare|desiderare}} un giudizioso pronto ristauro. Nell’interno, sulla parete sovrastante la porta d’entrata vedesi tuttora un prezioso affresco dell’epoca in cui fu costruito la Chiesa, d’un pregio e d’una dolcezza d’espressione che bisognerebbe contemplarlo in ginocchio; ma anch’esso domanda un ristauro sapiente, che fu ben riconosciuto, ma che non viene mai per difetto di denaro. Il ''S. Cristoforo'' è una Chiesa votiva in ringraziamento d’esser stata la Milano d’allora liberata dalla peste. Così, mentre fino a quest’epoca, l’unico che proteggeva dalla peste era S. Rocco, si ebbe anche S. Cristoforo e più tardi si avrà S. Sebastiano. ''Funiculus triplex difficile rumpitur''. Tanto più curioso questo benefico intervento di S. Cristoforo in quanto il suo nome lo farebbe passare per un semplice missionario; e tutt’al più, il leggendario mestiere da lui esercitato prima di cader martire sotto Giuliano l’apostata, per un filantropo qualunque. Si sa che oriundo Cananeo, peregrinò di qua, di là; finchè, giunto presse un fiume molto largo e profondo, sprovvisto di ponti e di barche, pensò di stabilirvisi, ad esercitare una carità fiorita col tragittare per amor di Dio di qua e di là i viandanti, mettendo a contributo la sua gigantesca e poderosa statura. La festa del Santo fissata al 25 luglio, attirava un mondo di gente; e i milanesi più di tutti vi accorrevano, se non a sdebitarsi d’una solidale riconoscenza, ad approfittare di quello svago campestre che offriva mille vantaggi di distrazione, e di munizione di aria più pura e ossigenata. Altra Chiesa gemella è l’''Incoronata'', a P. Garibaldi. Non si sa bene se fu chiamata così in onore dell’incoronazione di Maria a regina del Cielo, o piuttosto a celebrare il fatto che il fondatore Francesco Sforza Visconti ottenne la corona ducale, o magari l’una e l’altra versione. La prima parte della Chiesa dedicata alla Vergine, fu costruita dal Duca nel 1451; e nove anni dopo la moglie dello Sforza, Bianca Maria, faceva costruire l’altra dedicandola a S. Nicolao da Tolentino in riconoscimento di molte grazie ricevute da esso. Si vuole anche che i fondatori volessero simboleggiata in questa Chiesa gemella la loro unione maritale. La forma architettonica originale in stile lombardo ormai è quasi irriconoscibile, se si eccettui il lato di mezzodì, relativamente ben conservato. Assai ragguardevole al lato sinistro la cappella di S. Agostino, che come si sa, fu voluta dai primi monaci chiamati a reggere questa Chiesa, gli Eremitani di S. Agostino. L’immagine del Santo che ha sloggiato nella cappella vicina all’altare, per lasciar posto al simulacro di S. Nicolao, è di Siro Ferri, e gli affreschi sono del Perugino, del Procaccino e del Montalti. All’altare della Madonna si vede un affresco pure considerevole. Nel 1654 vi fu il primo radicale ristauro per architettura d’ordine ionico. Come tutte le Chiese, anche l’''Incoronata'' corse molte vicende. Nel 1455 furono chiamati a reggerla gli Eremitani di S. Agostino; nel 1805, soppressi gli Ordini religiosi, passava sussidiaria di S. Simpliciano, e nel 1858 veniva eretta in Parrocchia. {{AltraColonna}} ''S. Michele alla Chiusa'' è la terza ''Chiesa gemella'' di cui ci occupiamo. Quanto alla denominazione, dovremmo intendere che quì sia stata qualche parte dei muri della città rovinata dal Barbarossa, e poi ristorata alla meglio e detta ''Chiusa'' secondo la iscrizione ''Monasterium hoc in postdiruptum oppressum?'' O che si radunassero quì le acque sotterranee, o che i conciatori di cuoi arrestassero quì le acque per i loro usi? La Chiesa in origine è di stile lombardo. Anteriore la Chiesa di S. Michele, aggiunta in seguito l’altra, dedicata alla Vergine, la cui immagine ora venerata all’altare principale, un tempo era collocata verso strada, e circondata di venerazione pei miracoli operati. Governata un tempo da due parroci e la Chiesa della Madonna da deputati amministratori delle offerte, nel tempo di S. Carlo restò un sol parroco, ed ora è sussidiaria di S. Lorenzo. Per quanto infelicemente trasformata, è sempre preziosa, anche per alcune tele d’altari, fra cui S. Antonio di Padova dello Storer, tedesco, visibile nella parete destra della Cappella vicina alla sagrestia. {{A destra|margine=1em|{{Sc|L. Meregalli.}}}} {{FI |file = Il buon cuore - Anno V n 19 - 5 maggio 1906 (page 10 crop).jpg | width = 100% | float = center}} {{Centrato|{{Larger|'''LA GIOVINE MADRE'''}}}} {{Rule|8em|000}} {{Centrato|'''Adolfo Deschamps'''}} {{Rule|8em|000}} :Dolce è il tuo sonno, o bel fanciullo biondo! ::Appien rivela che soltanto, al mondo, :::Tu distingui de’ miei baci ’l romor! ::Il tuo sereno aspetto agli immortali ::Fa dubitar ch’io ti nasconda l’ali, :::E un angelo tu sia, simile a lor! :Mentre tu dormi, così dolcemente, ::Vie più t’imbianchi, e, sotto il ciglio ardente, :::Le amate guancie tingi di rossor: ::Le tue palpebre poi cosi serrate ::Pajon l’ali d’un’ape dispiegate :::Sui petali d’un giglio, ai primi albor! :Il tuo viso infantil, tutto vaghezza, ::Mi sembra un ciel di pace e di purezza, :::In cui dell’alma tua brilli ’l fulgor! ::Desso è specchio fedel, che non inganna, ::E l’aura di quaggiù mai non l’appanna :::Perchè Iddio ti riguarda con amor. :No! il ciel non abbandona alma sì bella ::Del mondo impuro alla crudel procella, :::Che i bimbi strugge, come strugge i fior! ::Una lagrima a Dio spunta in sul ciglio, ::Quand’Egli mira nel terrestre esiglio :::Che un fior sì fresco inaridisce e muor! :Ma quand’io sul mio sen ti stringo, in pianto, ::E t’offro a Lui come olocausto santo, :::O mio pargolo bello, o mio tesor, ::Allor ti guardo, e, nella prece mia, ::Sento che grata è a Lui l’offerta pia, :::Che invio dall’ara del materno cor. {{FineColonna}}<noinclude><references/></noinclude> 7ynryw62gcz9xzvowfbvn9wv7djr6x0 Pagina:Il buon cuore - Anno IX, n. 15 - 9 aprile 1910.pdf/4 108 813395 3016527 2988204 2022-08-04T08:19:31Z MARIO ZANELLO 54906 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="MARIO ZANELLO" />{{RigaIntestazione|116|IL BUON CUORE|}} {{Rule|100%}} {{Rule|100%}}</noinclude><section begin="1" />{{Colonna}} :Io prego allora la bontà infinita ::A far blando il sentier della tua vita, :::E a ricovrirti ognor del suo favor, ::Poi, largo premio del mio vivo affetto, ::Io chieggo a Dio che solo un sorrisetto :::Da te mi venga, e attesti ’1 tuo candor. :Oh! possa, in mezzo a fior’più lusinghieri, ::Nelle danze ridenti e nei piaceri, :::Possa io mostrarti l’infernale orror ::’Ve inabissa, con gelido blasfema, ::Chi non vide tra i fior dell’anatèma :::Raggiar di due sinistri occhi ’1 baglior! :O mio bambino, al Dio, che t’ha creato ::Serba sempre il tuo labbro intemerato, :::E la prece, che schietta ergi al Signor, ::Come, a sera, si addorme verginale ::Tal si desti, in sull’alba mattinale, :::De’ fior’di miele col soave odor. :E la croce che al collo io t’ho sospesa, ::T’apprenda del peccar quant’è l’offesa, :::E perché Iddio fu oppresso dai dolor’: ::T’apprenda, o caro, come tante pene ::Ei le sofferse per il nostro bene, :::Ed amarlo tu dei con santo ardor. :O bimbo mio!... Congiungi le manine ::E, affilando alle imagini divine :::Di tue pupille il cerulo splendor, ::T’inginocchia, e, con santa cortesia, ::Ai dolci nomi di Gesù e Maria :::Deh! impara a far sul mio grembiule onor! {{A destra|margine=1em|{{Sc|Pietro Caliari.}}}} {{FI |file = Il buon cuore - Anno V n 19 - 5 maggio 1906 (page 11 crop).jpg | width = 50% | float = center}} {{Centrato|'''Offerte per l’Opera Pia Catena'''}} {{Centrato|(CURA DI SALSOMAGGIORE).}} {{Vi|titolo=Sandra invocando una benedizione nel suo giorno nuziale|pagina=L. 50 ―}} {{Vi|titolo=Baglia Bambergi Giulia|pagina=» 10 ―}} {{Vi|titolo=Bernasconi Maria|pagina=» 200 ―}} {{Vi|titolo=Colombo Maria|pagina=» 10 ―}} {{Vi|titolo=Clotilde Riva|pagina=» 10 ―}} {{Vi|titolo=''Banco Ambrosiano''|pagina=» 150 ―}} {{Vi|titolo=''Banca Popolare''|pagina=» 250 ―}} {{Vi|titolo=Winghen Gianetto Margherita|pagina=» 10 ―}} {{Centrato|NUOVE PATRONESSE.}} Colombo Maria — Winghen Gianetto Margherita. {{FI |file = Il buon cuore - Anno V n 19 - 5 maggio 1906 (page 11 crop).jpg | width = 50% | float = center}} {{Centrato|'''PENSIONE FAMIGLIA PER IMPIEGATE'''}} {{Rule|8em|000}} {{A destra|Somma retro L. 5490 ―}} {{Vi|titolo=Sig. Lodovico Hess (già Socio fondatore) un’azione|pagina=» 10 ―}} {{Vi|titolo=Ing. Italo Locatelli, altre due azioni|pagina=» 20 ―}} {{Vi|titolo=Signora Clerici marchesa Giuditta|pagina=» 10 ―}} {{Vi|titolo=» Robecchi|pagina=» 10 ―}} {{Vi|titolo=Donna Maria Craven|pagina=» 10 ―}} {{Vi|titolo=» Giulia Craven|pagina=» 5 ―}} {{Vi|titolo=Don Luigi Craven|pagina=» 5 ―}} {{Vi|titolo=''Banca Popolare''|pagina=» 200 ―}} {{Vi|titolo=N. N.|pagina=» 2 ―}} {{Vi|titolo=Signor Mario Misetti|pagina=» 5 ―}} {{Vi|titolo=Gian-Franco Banfi|pagina=» 5 ―}} {{Vi|titolo=Signora Giuditta Conti Bisleri|pagina=» 10 ―}} {{RuleRight|8em|000}} {{RigaIntestazione|(Continua)||Totale L. 5782 — }} <section end="1" /> <section begin="2" />{{AltraColonna}} {{Il buon cuore - Titolo sommario|Religione}} {{Centrato|{{Larger|'''Vangelo della seconda domenica dopo Pasqua'''}}}} {{Rule|8em|000}} {{Centrato|'''Testo del Vangelo.'''}} ''Giovanni vide Gesù, che veniva gli incontro, e disse: Ecco l’Agnello di Dio: ecco colui che toglie i peccati del mondo. Questo è colui, del quale ho detto: Dopo di me, viene uno, che è da più di me, perché era prima di me. E io nol conosceva; ma affinché egli fosse riconosciuto in Israele, per questo io sono venuto a battezzare nell’acqua. E Giovanni rendette testimonianza dicendo: Ho veduto lo spirito scendere dal cielo in forma di colomba, e si fermò sopra di lui. E io nol conosceva; ma chi mandommi a battezzare nell’acqua, mi disse: Colui sopra del quale vedrai discendere e fermarsi lo Spirito, quegli è colui che battezza nello Spirito Santo. E io ho veduto: e ho attestato com’egli è il Figliuolo di Dio.'' {{A destra|margine=1em|{{smaller|S. GIOVANNI, Cap. {{sc|i}}.}}}} {{Centrato|'''Pensieri.'''}} ''Ecce agnus Dei!'' Gesù Cristo riveste per i credenti in lui il carattere di vittima. Noi non possiamo quasi pensare un giusto senza pensarlo martire — quanto più il giusto per eccellenza! Ogni uomo grande è segnato da questo destino di dolore.... e, direi, ciò si comprende, ciò è quasi fatale. L’uomo grande è un profeta, che spinge l’occhio sovrano, sicuro e lontano e vede ciò che la massa dei suoi contemporanei non vede.... Ne viene solitudine austera all’uomo superiore; un senso di nostalgia verso una patria più elevata e degna; ne viene lo sforzo di attuare la propria visione.... Il pensiero profondo stimola all’azione costante, efficace, sovvertitrice all’occhio dei miopi che circondano il veggente ed essi si volgon contro il perturbatore.... Ma a questa guerra, frutto di cecità e d’ignoranza, e, fino a un certo punto, inevitabile, s’aggiunge quella delle passioni eccitate, degli interessi urtati..... la lotta dell’insipienza si complica di male e diventa immorale e indegna! Rammento l’impressione profonda provata quando, per la prima volta, s’affacciò al mio pensiero, questo seguito di dolore che è retaggio d’ogni superiorità.... Fu però una ben triste ora quella in cui vidi che non solo la luce, non solo la verità scientifica può essere fatta bersaglio ai colpi degli inetti e dei cattivi, ma anche la bontà, la virtù..... Eppure, meditando, anche ciò si spiega... Che cosa umiliante per noi poter spiegarci certe brutture, oh, Signore! — L’uomo giusto, adora la verità, nulla lo rende vacillante davanti alla virtù; egli si piegherà ai miseri, non si inchinerà mai ai potenti; egli aiuterà i bisognosi, non tratterà mai con i vani, bramosi di privilegi;.... la sua virtù crea il vuoto intorno a lui e — tranne che per pochi — benedetti d’una benedizione ineffabile, egli è il nemico che va demolito, soppresso. Oh la visione dell’umanità accanita contro quanto {{FineColonna}}<section end="2" /><noinclude><references/></noinclude> bvu8xojavm83cnn2q8gn2mf5j3vrtuh Pagina:Il buon cuore - Anno IX, n. 15 - 9 aprile 1910.pdf/5 108 813397 3016530 2988208 2022-08-04T08:24:27Z MARIO ZANELLO 54906 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="MARIO ZANELLO" />{{RigaIntestazione||IL BUON CUORE|117}} {{Rule|100%}} {{Rule|100%}}</noinclude>{{Colonna}} in essa v’ha di migliore! Intenta a martirizzare i suoi eroi! Giunta fino a crocifiggere Gesù!.... Ma i martiri, ma il martire per eccellenza, sono vittime per quelli che poi li riconoscono e il loro martirio è fonte di bene alla società che li ha confitti in croce! È riparazione tarda la venerazione che si volge alle tombe gloriose dei grandi, dei santi,.... ma non è riparazione vana: essa dice un’ascensione verso il bene, verso il vero..... Per questa ascensione i martiri certo esultano al di là della tomba, al di là della morte! {{Asterismo}} Il Cristianesimo in quanto religione non poteva essere senza sacrificio, perchè religione senza sacrificio è inconcepibile, come è inconcepibile religione senza preghiera. La preghiera (la preghiera ideale insegnata e praticata da Gesù e da’ suoi santi) attrae a sè la divinità. Il sacrificio porta l’uomo in Dio. Ma il cristianesimo ha come vittima del sacrificio il suo stesso fondatore. Pensiamo bene a tutte le conseguenze pratiche di questo fatto. Il Cristiano non può onorare Iddio in altro modo che col diventare egli stesso olocausto alla divinità come Gesù Cristo. Rammentiamolo, quando pare si sia tentati di credere che basti offrire a Dio le cose nostre, serbando a noi noi stessi! Già i profeti d’Israele ammonivano che Dio non si beava di sacrifici, ma solo dei cuori mondi e puri; l’insegnamento profetico è ripetuto, e quanto più efficacemente, a noi cristiani dal Maestro nostro divino, pendente dalla croce. È con il cuor nostro scevro d’ogni bruttura, pronto a tutto per la verità e per il bene, cioè per Dio, che noi possiamo rendergli onore degno! {{Asterismo}} Il sacrificio di Gesù al Padre fu sacrificio ''razionale'', perchè consistette in un atto sublime di ''obbedienza'': factus obbediens usque ad mortem. Un simile sacrificio annullava quelli di animali e di cose visibili che per sè non hanno alcun valore: Rimane, dopo la morte di Gesù, un solo sacrificio accetto: ''compiere la volontà del Padre!'' Questo completa il precedente punto della nostra meditazione: Noi dobbiamo offrir noi stessi al Padre e l’offerta nostra sarà piena, degna, accetta, quando noi compiremo la volontà del Padre. Noi dobbiamo compiere il volere di Dio, attuare i suoi disegni sopra di noi. Unica nostra preoccupazione, se noi siam cristiani, religiosi per davvero, non dovrebbe essere che quella di conoscere questa volontà. Iddio vuole il vero, il bene... questo da tutti. Ma che vuole in particolare da noi? Dalle circostanze esteriori noi vedremo la volontà del Signore: in ogni contingenza, ascoltando e seguendo il suggerimento che ci spinge alla bontà, noi attueremo il volere divino. {{AltraColonna}} Quante volte, volendo fare così, noi ce ne dovremo rimanere umili e sereni e calmi fra le amarezze più crude; noi dovremo portare la croce, amando sempre le persone che con la loro incomprensione, con il loro contegno, ce la spingon ognor più dentro nel cuore; quante volte per seguire la voce divina, bisognerà vincere noi stessi, costringerci, fino quasi ad annientarci... Eppure solo così noi compiremo la volontà del Padre; — solo così arriveremo alla piena unione con Dio, di conseguenza alla nostra felicità...: felicità austera, ma ineffabile, ma grande; — quella felicità che faceva esclamare all’Apostolo: Io sovrabbondo di gaudio in ogni mia tribolazione! {{FI |file = Il buon cuore - Anno XI, n. 16 - 20 aprile 1912 (page 6 crop).jpg | float = center | caption = }} {{Centrato|{{Larger|'''Don MICHELE RUA'''}}}} {{FI |file = Il buon cuore - Anno XI, n. 16 - 20 aprile 1912 (page 6 crop).jpg | width = 20% | float = center | caption = }} È spirato mercoledì all’alba, dopo un’agonia tranquilla, l’agonia di un santo che, fino all’ultimo momento, si mostra noncurante di se stesso e tutto asservito alla beneficenza nella più sublime estrinsecazione. Sì, {{wl|Q1351154|don Rua}}, come {{wl|Q146183|don Bosco}}, fu un gran santo, fu un grande benefattore, fu un grande italiano che seppe e volle, con fervore d’apostolo e con ardente amor patrio, estendere anche alle terre più lontane i benefici della civiltà e della carità ispirata ai più alti ideali. Era nato il 9 gennaio 1837, poco lungi dalla località in cui sorse più tardi il primo oratorio salesiano. Ivi era allora la Fucina delle canne dello Stato sardo, nella quale Giovanni Rua, suo padre, era impiegato; ed ivi ebbe poveri ed oscuri natali. La morte di don Michele Rua avrà larga eco anche fuori del mondo cattolico, perchè egli aveva conoscenti e ammiratori fra uomini di partito e di fede diversa. Basta, a provarlo, questo episodio, fra i molti, che a Torino a suo tempo menò molto rumore. Da tre mesi durava uno sciopero in un notissimo cotonificio della città; i proprietari non volevano assolutamente scendere a patti con la maestranza di oltre mille operai nè a discussione coi rappresentanti di questa. Erano avvenuti vari tumulti e clamorose dimostrazioni sia davanti allo stabilimento cinto di una specie di assedio giorno e notte, sia sotto le case di alcuni cosidetti ''krumiri''. In più di una famiglia si soffriva anche la fame. Prefetto, sindaco, questore e le altre autorità avevano dato inutilmente la loro opera pacificatrice. Don Rua chiamò un giorno nella sua povera celletta i proprietari dello stabilimento e i rappresentanti degli operai, e ciò che non avevano potuto le autorità cittadine con promesse o minacce, potè ottenere con la sua parola l’umile sacerdote. La vertenza fu concordemente risolta e la pace e il lavoro ritornarono in tutta una legione di lavoratori. La figura di don Rua, alta, esile, quasi mistica, e la sua parola semplice, i suoi modi bonari, ricordavano il fondatore dell’opera salesiana, don Bosco, del quale sin da giovinetto egli godette l’illimitata fiducia e la protezione. {{Nop}} {{FineColonna}}<noinclude><references/></noinclude> 2d4k4ojgafsfacdaadgtgqkx8lk8nml Pagina:Il buon cuore - Anno IX, n. 15 - 9 aprile 1910.pdf/6 108 813400 3016534 2988211 2022-08-04T08:29:41Z MARIO ZANELLO 54906 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="MARIO ZANELLO" />{{RigaIntestazione|118|IL BUON CUORE|}} {{Rule|100%}} {{Rule|100%}}</noinclude>{{Colonna}} Già, anche mentre don Bosco era in vita, egli ne era stato preconizzato successore, e già molti anni prima della morte di lui — avvenuta il 31 gennaio 1888 — era l’anima di tutta la vasta società, ne conosceva l’amministrazione, gli ordinamenti, l’inviluppo degli affari e dei disegni. Nel 1885 don Bosco stesso lo nominò suo vicario con diritto di successione. Morto don Bosco, la devozione e la simpatia che circondavano questo nome — che la Chiesa due anni dopo elencava fra i suoi venerabili — si riversarono su don Rua, mentre un atto di Leone XIII in data 11 febbraio dello stesso anno, lo confermava nella carica di superiore generale della Società salesiana. Don Bosco vide per la prima volta Michele Rua quando questi, bambino di otto anni, frequentava la scuola di Santa Barbara, retta dai fratelli delle Scuole Cristiane. Da quei giorni incominciò la devozione del piccino per il fondatore dell’opera salesiana e Michele Rua prese quasi subito a frequentare l’oratorio di Valdocco. Fu in quella visita, prendendo parte ad una processione — così raccontò egli stesso — che vide fra i devoti colla torcia in una mano e nell’altra uno dei libri di preghiere distribuiti da don Bosco, il conte di Cavour. Don Rua anche molti, molti anni dopo, diceva: — Me ne ricordo ancora, come se lo vedessi oggi.... Don Rua vestiva l’abito chiericale il 3 ottobre 1852 in una chiesetta nei pressi di Castelnuovo d’Asti, dove nacque don Bosco. Qualche anno dopo il suo protettore gli dava un segno della sua predilezione: morta la propria madre, chiamava a sostituirla nell’ufficio di custode, di economa-amministratrice della sua casa di Valdocco, la madre di Michele Rua. Nel 1858, la prima volta che don Bosco andò a Roma per essere ricevuto da Pio IX, condusse seco come segretario il giovanetto chierico. Fu in quella occasione che don Bosco, ritiratosi don Rua, chiese al Papa che gli concedesse le basi di una istituzione compatibile coi tempi e coi luoghi. Due anni dopo il chierico finiva gli studi teologici e fu chiesta al Vaticano la dispensa della sua giovane età per la sacra ordinazione del giovanetto. E’ caratteristica la risposta del Papa, il quale, per dare speciale prova della sua benevolenza, concedeva «all’ottimo cooperatore dell’Opera di carità e religione», la grazia chiesta per semplice rescritto. Occorreva, però, per l’esecuzione del rescritto il ''placet'' del Governo, che don Rua dovette attendere ancora per due mesi. Ma il 29 settembre 1860 egli veniva insignito del carattere sacerdotale e il 30 settembre celebrava nell’oratorio suddetto senza speciale solennità. Don Rua fin dall’ora teneva in mano gran parte della gestione dell’oratorio con la sua invincibile fermezza di carattere. In lui le qualità più eminenti si congiungevano ad una profonda umiltà, che fu dote costante della sua lunga vita. La Società è l’opera di don Bosco sotto don Rua — durante i 22 anni in cui ne tenne la direzione generale — raggiunse il massimo sviluppo specialmente all’estero. A ciò contribuiva la perfetta conoscenza che egli si {{AltraColonna}} procurava delle istituzioni, visitandone buon numero in tutta Europa, nell’Africa del Nord, nella Turchia e nella Palestina. Per le case d’America si manteneva in tale corrispondenza personale coi superiori e persino con le persone di servizio sì da poterne avere un concetto esattissimo e particolareggiato. Alla morte di don Bosco la Società contava circa 500 soci; oggi ne ha oltre 4000. Gli stabilimenti educativi lasciati da don Bosco erano circa un centinaio e don Rua li portò ad oltre trecento. In tale cifra non sono compresi quelli riguardanti gli istituti della Società di Maria Ausiliatrice, che procedette sempre con eguale sviluppo di quello dei Salesiani la cui direzione venne fino a questi ultimi tempi, tenuta da don Rua. L’opera dei Salesiani oltre i confini della patria è caratterizzata da uno schietto senso di italianità, il quale induce a credere che nessun altro degli Istituti in questo notevole periodo d’anni abbia maggiormente contribuito a diffondere all’estero, e specialmente nell’America meridionale e centrale, lo spirito di italianità e la conoscenza della lingua madre quanto la Società salesiana diretta da don Rua. Una documentata rivelazione di questo fatto si ebbe all’Esposizione di Milano nel 1906, ove l’opera di don Bosco figurava nel ramo degli Italiani all’Estero, riportando il Gran Premio e il più sincero elogio della giuria, la quale rese omaggio alla grandiosità del lavoro compiuto all’estero dai Salesiani. Rilevavasi allora da una statistica sommaria che la massima parte delle Case salesiane erano in America e negli altri paesi extra-europei e che in tutte si insegnava l’italiano, si inalberava la bandiera italiana e si faceva opera di patriottismo diffondendo con ogni mezzo la nostra cultura. L’opera di don Rua all’Esposizione di Milano si presentava divisa in quattro grandi sezioni: Istruzione, educazione e beneficenza fra i popoli civili; Missioni religiose e colonizzazione fra i popoli selvaggi; Assistenza e scuola fra gli emigrati italiani; Missioni varie lavori di italiani all’estero. Notevole è il lavoro compiuto sotto la direzione di don Rua nella civilizzazione dei popoli selvaggi e nella colonizzazione dei vasti territori da questi occupati. La conquista della Patagonia alla civiltà è merito dei Salesiani, i quali in due vastissimi vicariati hanno piantato una trentina di case coloniche agricole, scuole di arti e mestieri, studi di vario genere e persino qualche fiorente osservatorio astronomico e meteorologico che presta preziosi servizi alla scienza in quelle lontane e sconfinate regioni. Questa impresa di civilizzazione don Rua iniziò in questi anni nel Matto Grosso al Brasile, ottenendo in mezzo a tribù selvagge dei risultati mirabili, che vengono apprezzati dal Governo di quella giovane repubblica. Persino la cura e l’assistenza dei lebbrosi don Rua volle impiantare da qualche anno in America. La stampa italiana ha avuto ripetute occasioni di occuparsi dei lazzaretti per i lebbrosi che egli fece costruire ad Agua de Dios ed a Contratacion dove molti dei Salesiani si sono isolati dal mondo civile, votandosi ad una vita di sacrifici ad una sorte che mette raccapriccio al solo pensarvi. {{Nop}} {{FineColonna}}<noinclude><references/></noinclude> tm7kqkxfp3hlto6ogkgwmjorwknreke Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1844.djvu/196 108 813985 3015990 2884718 2022-08-03T15:48:57Z Eumolpo 3652 sistemo un po' proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="Isabellaperego" /></noinclude>— 492 9’ t; SOiSha i ÆM L’allro decreto prescrive clic il canto dovrà insegnarsi ] in tutte le scuole della città, e per quanto sarà possi-: bile, anche in quelle de’ villaggi. — Dresda. Bianca e Gualtiero, opera nuova del “AT signor Alessandro Lwoff, generale e ajutanle di campo (y>,j dell’imperatore di Russia, è stata qui rappresentata il © 13 ottobre, con un successo tale, die alla line dell’opera tutto il personale die vi aveva preso parte fu evocato sul proscenio in un col compositore. L etichetta non permettendo jmiilo al generale di rendersi agli inviti del pubblico, per quanto lusinghieri fossero, ne fece le veci il Direttore. Quanto alla nuova partizione, i giornali ne fanno i più grandi elogi; si citano fia gli alili pezzi un duetto ira Bianca e Gualtiero, ed una pie-; ghiera con coro, che vuoisi di superba bellezza. — Il 19 ottobre. Gli avanzi mortali di Darlo Maria 1 Weber arrivarono in questa capitale; ove furono trasportati dal figlio di questo celebre compositore, signor Massimiliano Weber, uno de’ nostri più distinti pittori. Sabato passalo le esequie del grande artista sono state celebrale nella chiesa di S. Maria in presenza di tutto che Dresda racchiude di persone distinte nelle scienze, nelle lettere e nelle arti. Il //cr/uicrzi, che venne eseguito in questa circostanza, era stato assegnalo da una estrazione a sorte, per la quale si aveva messo in un’urna i nomi di Jomclli, Mozart e Cherubini. Quest’ultimo nome è uscito dall’urna, e, per conseguenza, venne eseguito il Requiem, di Cherubini. Dopo la cerimonia funebre, il feietro fu portato al cimitero cattolico di Dresda, ove venne seppellito. La comitiva si com! poneva di più di ottocento persone. j — Ghatz. Alfredo Jaell, il giovane pianista di ondi i anni, che già da due mesi trovasi in questa città coi suoi genitori, si fece sentire il 20 ottobre nella sala delI’ Unione Musicale, ed il 24 in teatro. Egli suonò un Notturno di Dohler, una Fantasia di Thaiberg e un pezzo di Liszt. Alfredo Jaell sorprende eseguendo le più difficili composizioni con franchezza, espressione e sentimento. — M vmum Scrivesi da questa città al Monde musical: o Come mai volete dare un’idea dello straordinario entusiasmo eccitato da Liszt! È una vera frenesia. Il trionfo di Liszt è lauto più glorioso, in quanto che qui, ad eccezione di quei pochi che I ebbero sentito a Parigi, era pressocché sconosciuto. Inoltre Liszt aveva a lottare contro una fortissima prevenzione avversa all istrumento che egli tratta così meravigliosamente. Il pianoforte in Ispagna non è stalo considerato finora che come un semplice istromento d’accompagnamento, e tulli disapprovavano l’arditezza di colui che, con un pianoforte, e solo, pretendesse interessare un uditorio. Ma Liszt non ebbe che a comparire e farsi sentire per riportare una completa vittoria. Al suo concerto, che ebbe luogo nella sala del Liceo, non appena aveva egli Unito il suo primo pezzo, V ouverture del Guglielmo Teli, che vi fu un’esplosione interniinabile d’applausi e di braco. Al secondo pezzo, la sua fantasia sulla Aorma, l’entusiasmo si è raddoppialo, ed i gridi di bis, le chiamate, gli applausi, cominciarono per non più cessare fino alla fine del concerto, che c stato una continua ovazione. - Liszt ha ora sottoscritto col direttore del gran teatro del Circo un contratto per quattro concerti, per ognun dei quali egli riceverà una somma di 20,000 reali. Vi terrò informato dei successi di questo grande artista, successi che per quanto clamorosi siano stati, non possono che vieppiù accrescersi, perocché vi devo ripetere che la vigilia Liszt era pressocché sconosciuto per Madrid, mentre il suo nome vola ora di bocca in bocca». — Mosca. Quel teatro italiano diè principio alle sue rappresentazioni colla Lucrezia Borgia. Musica ed esecuzione ebbero il più lusinghiero successo, e di alcuni pezzi si volle pur la replica. 1 cantanti principali erano le signore Assandri e Viotti ed i signori Salvie Corradi-Setli. — I’iiugi. Leggesi nella France Musicale. • Venerdì l.° corrente si e eseguito all Accadcmia realedi musica il capo lavoro di Haydn, La Creazione del Móndo, che non si era sentito a Parigi dopo il 3 gennajo, anno IX.- | In generale non si mostrò grande entusiasmo per questa composizione: se si eccettuano due o tre pezzi che vivamente si applaudirono, il resto dell’opera fu accolto un po’ freddamente. Ci si dira che il pubblico non é fatto per comprendere delle opere di tanta importanza; e noi rispondei orno che ciò non é fuori di proposito, e! che quello che. é stato composto per un pubblico del 179S non potrebbe intieramente convenire al gusto ed alle abitudini del pubblico del 1844. - Pressoché seicento artisti presero parte a questa imponente esecuzione, ed il signor llabeneek può a buon dritto andar superbo! d’aver saputo raccoglici e con tanta abilità una cosi forMorelli, sono stati applaudilissiini. La Persiani pareva un po’ affaticata; troppo spesso ella sostituisce delle frasi sue, d’altronde sempre ben adatte alla musica di Donizclli; ed il pubblico approva questi cambiamenti. Ronconi fu superiore ad ogni elogio nel finale del secondo atto, e Mario che aveva in prima rifiutala la parte d’Edgardo, può essersi nuovamente convinto che non vi ha parte di tenore nel repertorio italiano ove egli non possa spiegare e far ammirare le sue biillanti qualità d’attore e cantante. — L’opera che probabilmente sarà rappresentata dopo la Maria Stuart, è intitolata Aal’m. La partizione sarà del signor Enrico Reber, già noto per delle sinfonie, dei terzetti e delle melodie di gran merito. — S. A. R. il principe di Joinville ha di buon grado accettalo il patrocinio della Società degli artistesmusiciens. Il principe e la principessa, come anche il duca d’Aumale, hanno onorato di loro presenza il gran concerto dato giorni sono all’Opéra. — Il concerto del signor Giorgio Kastner avrà luogo il 24 corrente nella sala del Conservatorio. Vi si eseguirà una grand’opera biblica di sua composizione, intitolata le Dernier roi de Judo. — l’ixis, il celebre pianista, è di ritorno a Parigi, ove rimarrà lutto I’ inverno. — Pestìi. intercali, il celebre professore e virtuoso sul mandolino, che qui trovasi da alcuni giorni, si farà quanto prima sentire in pubblico. — PitESBiiioo. Il 24 novembre l’Unione di musica sacra celebrerà la festa annuale di S. Cecilia coll’esecuzione della seconda ed ultima messa in ile dell’immortale Beelhoven. All’Unione è quindi concesso per la seconda volta l’esclusivo onore di eseguire questa messa, che finora non venne eseguita intiera in nessun luogo, con un personale di circa 2ùo cooperanti. — Vienna. La grande riunione di canto, sotto la direzione del signor A. Schmidt, direttore di quella Gazzetta Musicale, ha ricevuto l’autorizzazione dell’imperatore. Sua.Maestà si è degnala accettare una serenata che é stata data da tutti i membri della riunione, nella sua villa di Schonbrunn. Fra i maestri di cui furono eseguite delle produzioni, si rimarcano, oltre Mozart, Meyerbeer, Ilalévy, Mendelsslion, i signori Kiickcn, Reissiger, A. Schaeffer. ALTRE COSE — Il violinista Ernst, dopo aver suonato in un’accademia di corte di S. Altezza R. il Duca di Nassau, ha continuato il suo viaggio artistico alla volta di Weimar, ove diede già un concerto con mollo successo. Alla fine dei corrente mese pensa di recarsi a leiina, dopo che avrà dati dei concerti a Lipsia, Dresda e Praga. — Scrivesi da Amsterdam al Journal des Débats:» li celebre violoncellista Giacomo Franco-Mendez ricevette ultimamente, da S. M. la Regina Teresa di Baviera, una ricca spilla di brillanti, accompagnata da una lettera la più lusinghiera, quale testimonianza della sua soddisfazione per una composizione intitolala fiéwrie per violoncello e pianoforte, della quale S. M. aveva accettata la dedica. - Questo artista ha pure teste composto un grande Concerto per violoncello con grande orchestra, la dedica del quale fu accettata dal Principe d Orange nel modo d più gentile. Il sig. Franco-Mendez si propone nel prossimo inverno di portarsi a Parigi». — Thaiberg è stato nominato membro dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, con un decreto di Sua Maestà in data del 21 settembre passato. — Leggesi nella llevue et Gazelle Musicale». Il signor Wolfsolm ha teste inventalo una nuova specie di diapason che ci pare offrire incontestabili vantaggi sull’antico modello; quasi’ ultimo e generalmente di suono debole, di poca durata, e talvolta anche di equivoca esattezza. Quello del sig. Wolfsolm, al contrario, avendo la forma d’un piccolo cilindro diritto, rende un suono puro, forte, inalterabile, che si prolunga a piacere. Per la modicità del prezzo, questo nuovo diapason può convenire a chicchessia, e diventerà certamente il cade mecum di tutti i musicanti». — Il Débats dice che a Dresda si ha il progetto di innalzare a Weber in una delle pubbliche piazze una statua in bronzo. I IH mentii TIt.K.IllïA El K ICA o DI FRANCESCO H A RI A PIAVE POSTA IN MUSICA DAL MAESTRO GmSs min Pezzi ridotti per Canto con accompagnamento di Pianoforte dal Maestro Luigi Truzzi. 16798 16799 1680I 16802 16805 1680 U 16805 1680(5 16814 16811 16815 16813 Scena e Cavatina, Dal più remolo esilio, per Tcn. Scena, fioro e Cavatina, Tu al cui sguardo onnipossente, per S. Scena c Romanza, O vecchio cor, che bulli, per Bar. Scena e. Duello-Finale 1, Tu pur lo sai, che giudice, per S. e Bar. Preludio, Scena e Preghiera, Allo II, Aon maledirmi, o prode, per T. Scena e Duello, Ao, non morrai, ch.è i perfidi, per S. e T. Scena e Terzetto,.Ve/ tuo paterno amplesso, per S., T. e Bar. Scena c Quartetto, Ah sì, il tempo, per S., T., Bar. e B. Scena ed Aria, Più non vive!... /’innocente, per S. Scena c Barcarola, Tace il vento, c quêta T onda. Scena ed Aria, All’infelice veglio, per Tcn. Scena ed Aria finale, Questa dunque è Piniqua mercede, per Bar. Data della pubblicazione 12 Novembre 1844. 25 detto 50 dello Il rimanente a completamento dell’Opcra verrà pubblicalo in seguito alle epoche fisse che verranno indicate. Contemporaneamente ai suddetti pezzi per Canto verranno pubblicali anche i Pezzi per Pianoforte HO1<>, ridotti dal Maestro Luigi ’Truzzi, e (pianto prima le altre riduzioni. FANTASIA CONCERTANTE per Pianoforte e Flauto SOPRA MOTIVI DELL’OPERA DEL M.° VERDI COMPOSTA DA 16772 Op. 74 Fr. 7 — FANTASIA MARZIALE /><?>• Pianoforte COMPOSTA DA urna I midabile armala La sala offriva un colpo d occino maraviglioso. Gli esecutori, disposti sopra un tavolato a gradini, arrivavano fino ai fregi del fondo della scena, e sul primo piano i coristi, uomini e donne, stavano in gruppo intorno ai capi dei cori e dei cantanti. Non vi fu un momento d’esitazione; da un capo all’altro l’esecuzione e stata perfetta. Le signore Cinti-Damoreau e Dorus Gras hanno alternativamente cantato la parte di Gabriele; i signori Duprez e Roger quella di Uriele; i signori Levasseur e Barroilhet qu&lla di Rafaele; il signor Hermann Leon e madamigella Dobrée quelle di Adamo ed Èva. - Commetteremmo una grave (immissione se non annunziassimo l’immenso successo della ouverture d’Obéron, eseguita in modo splendido dall’orchestra e soprattutto dai ventiquattro primi violini, e del coro di Giuda Maccabeo» Chantons victoire «. in cui i coristi hanno mostrato una potenza sonora ed una unità d’esecuzione di cui non vi fu mai esempio. Malgrado l’ora avanzata, questi due pezzi sono stali replicati, fra tale clamore di applausi da far crollare la sala». — Teatro Italiano. Si è ripresa la Lucia. Questa bellissima opera é ognora accolta con entusiasmo; epperò questa volti il pubblico ha più che mai manifestato la sua soddisfazione. La Persiani, Mai io, Ronconi, «DOVE PUBBLICAZIONI MLSIlALI DELL!. R. STABILIMENTO NAZIONALE PR1V1LEG. Di C4IOVAXXI RICORDI Eì 1È® B SECONDO DIVERTIMENTO 4G106 Op. 40. F. 2 40 Il lOffl DI Tragedia lirica in 4 parti tli Fr. Cistitii POSTA IN MUSICA DA ^10= 16746 per Piauofofte COMPOSTO DA Op. 73. Fr. 3 — TEOD’JLC 1UBBLLIÏÏI Ne sono pubblicati nove pezzi ridotti per Canto con accompagnamento di Pianoforte. Dall’I. R. Stabilimento Nazionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di Giovava! Ricordi Ed. Pr. Contrada degli Omcnoni N. 1720, e Rotto il.portico di fianco all’I. R. Teatro alla Scala* GIOVANNI RICORDI E 1> I TOIIT-PllOP KILTAR1O<noinclude><references/></noinclude> o7ulnrsjoiph6d58p0o5v5g0c5uyu89 Pagina:Il buon cuore - Anno IX, n. 15 - 9 aprile 1910.pdf/8 108 815878 3016537 2988219 2022-08-04T08:34:28Z MARIO ZANELLO 54906 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="MARIO ZANELLO" />{{RigaIntestazione|120|IL BUON CUORE|}} {{Rule|100%}} {{Rule|100%}}</noinclude>{{Colonna|33%}}{{pt|simo|nobilissimo}} di quella divina parola consolatrice che più si cerca e si sente nei momenti supremi della vita. L’eloquenza sua, riflesso della sua mente e del suo cuore, aveva un particolar pregio di severa elettezza di forma e di pensiero; era religione viva, non enfasi di vuota parola. Forse perciò fu poco noto. Scompare con lui un altro di quella eletta schiera, ormai esigua, del vecchio clero milanese che colla intelligenza, colla integrità della vita, col saper conciliare le più alte idealità, coll’adempiere all’ufficio sacerdotale non mai come professione ma come ministero, operò cosi profondamente nelle famiglie e nella società, che ogni giorno più lo cerca con ansia e lo desidera. Di Gaspare Ferrari gli amici fedeli conserveranno nel cuore la memoria benedetta. {{A destra|margine=1em|{{sc|A. De-Marchi.}}}} {{FI |file = Il buon cuore - Anno XI, n. 01 - 6 gennaio 1912 (page 7 crop).jpg | width = 50% | float = center | caption = }} Dopo lunga e penosa malattia, moriva nella nostra città il prof. ''Francesco Ardissone'', ordinario di botanica nella scuola superiore di agricoltura — dove ebbe la direzione fin dal 1898 — e direttore dell’Orto Botanico di Brera. Il prof. Ardissone fu uno dei più dotti botanici che abbiano illustrata I’ Italia dalla seconda metà del secolo scorso, noto e ammirato non solo da noi ma anche all’estero. Studioso appassionato della crittogamia e dell’algologia, le sue memorie sulle alghe siciliane, liguri, marchigiane e della Terra del fuoco, gli valsero la nomina a membro effettivo del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, e la laurea dell’Istituto di Francia. Amantissimo della montagna, illustrò con monografie interessanti la flora alpina, e come il Parlatore ebbe note speciali per il nostro modesto ma bellissimo monte Barro. Valentissimo pure nella fotografia, si compiaceva di offrire agli amici le più belle, artistiche vedute, da lui prese nei punti più culminanti e sviluppate con rara perfezione. Membro corrispondente ed onorario di numerose accademie scientifiche, come quelle di Torino, Bordeaux, Vienna, Dresda, Cherbourg, Ratisbona, Breslavia, Algeri, diede prova d’indefessa attività e di fedeltà al lavoro fino all’ultimo di una vita intemerata dedita tutta alla famiglia, agli scolari, agli studi prediletti. Le nostre amichevoli condoglianze ai superstiti, specie al figlio medico, dott. Adolfo. {{FI |file = Il buon cuore - Anno XI, n. 01 - 6 gennaio 1912 (page 7 crop).jpg | width = 50% | float = center | caption = }} A Milano, la signora ''Margherita Floreanini-Rocca'', notissima per la sua attiva partecipazone ad opere di carità. — A Canicatti (Girgenti), il barone ''Francesco Lombardo-Gangitano'', si adoperò instancabilmente per la redenzione politica e morale della provincia di Girgenti. Agricoltore intelligente, che trasformò in modo mirabile i suoi estesi latifondi, costruendovi{{altraColonna|33%|style=vertical-align:top;}} strade e case coloniche; fu anche assai munifico avendo, pochi mesi prima di morire, elargito all’ospedale di Canicatti la cospicua somma di 325 mila lire. — A Como, ''Margherita Costantini vedova Bernasconi'', pia signora che morendo destinava 20 mila lire all’ospedale di S. Anna pei poveri di Borgo Vico, 15 mila lire all’ospedale di Mendrisio pei poveri di Chiasso e altre 6 mila lire per alcune istituzioni benefiche di Como. — A Spalato, ''Enrico Chiudina'', intelligente uomo di legge, che aveva consacrato tutta la vita, con modestia e tenacia, all’opera di salvazione dell’italianità dalmata. Istituì erede del suo patrimonio — circa 100 mila corone — la sezione di Spalato della Lega nazionale, la quale ha per iscopo la difesa della lingua italiana. {{Rule|100%|000}} {{Rule|100%|000}} {{centrato|{{larger|DIARIO ECCLESIASTICO}}}} {{Rule|6em|000}} {{Mlb|'''10 aprile''' — Domenica seconda dopo Pasqua — S. Anselmo vesc. di Lucca. '''11, lunedi''' — S. Leone Magno papa. '''12, martedi''' — S. Zenone vesc. m. '''13, mercoledi''' — S. Ermenegildo re. '''14, giovedi''' — S. Giustino filosofo. '''15, venerdi''' — Ss. Basilissa e Anastasia mm. '''16, sabato''' — Ss. Calisto e Carisio mm.}} {{centrato|''Adorazione del SS. Sacramento.''}} {{Mlb|Continua a S. Calimero. '''12, martedi''' — A S. M. al Paradiso. '''16, sabato''' — A S. Sofia.}} {{Il buon cuore/Gerente responsabile}} {{FI |file = Il buon cuore - Anno IX, n. 11 - 12 marzo 1910 (page 8 crop).jpg | width = 100% | float = center | caption = }} {{altraColonna|33%|style=vertical-align:top;}} {{FI |file = Il buon cuore - Anno IX, n. 09 - 26 febbraio 1910 (page 8 crop 3).jpg | width = 100% | float = center | caption = }} {{FineColonna}}{{FineColonna}}<noinclude><references/></noinclude> dc52rqe4sec0r1rmv0w8pjgktqu1u71 Pagina:Il buon cuore - Anno X, n. 47 - 18 novembre 1911.pdf/2 108 827478 3016519 2955905 2022-08-04T08:01:57Z Spinoziano 7520 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Spinoziano" />{{RigaIntestazione|370|{{Sc|il buon cuore}}||riga=si}}</noinclude>{{Colonna}}{{centrato|{{larger|'''La Benedizione e l’Inaugurazione dell’Asilo Infantile UBOLDI'''}}}} {{centrato|{{larger|a Paderno Dugnano}}}} {{Rule|6em|000}} {{centrato|{{larger|''(12 Novembre 1911)''}}}} {{Rule|6em|000}} Domenica, fra l’esultanza dell’intera borgata che, accolse le Autorità e la folla degli invitati al suono quiste che rinsaldano i migliori rapporti tra le diverse della ''Marcia Reale'' — si è benedetto con rito solenne dal Rev.mo Monsignor G. Polvara — per speciale delegazione dell’Emin. signor Cardinale Arcivescovo di Milano: — e si è inaugurato questo magnifico Asilo. Esso onora il nome della nobil famiglia Uboldi, e ne testimonia l’illuminata beneficenza. — Questa parola che spesso commuove ed esalta, ha avuto nel forbito e limpido discorso inaugurale del cav. Ferdinando Uboldi — il quale con la madre, donna Angelina Uboldi Cavallotti, ostenne tutte le spese — la più simpatica illustrazione. Accennati gli inconvenienti dell’urbanesimo, e ricordata l’opportunità di un discentramento della beneficenza, per meglio aiutare i bisogni dei piccoli comuni, mentre i grandi centri trovano nel loro crescente sviluppo di energie i mezzi sufficienti per provvedere alle varie forme di assistenza, il cav. Uboldi disse le ragioni che già da tempo premevano sul cuore della madre sua e di lui, perchè anche a Paderno sorgesse un Asilo infantile. Pur lodando il fervore delle numerose benefiche iniziative che si sono segnalate in questi ultimi anni, la mentò la soverchia specializzazione della beneficenza, la quale appunto va a danno di coloro che si vogliono beneficare. L’opera dei buoni dovrebbe più specialmente raccogliersi intorno alle istituzioni che più specialmente provvedono agli ammalati, ai vecchi, e ai bambini. E dando rilievo alla dolcezza del sentimento che la Regina Elena, grande protettrice dell’infanzia, ed affermato che non vi debbono essere fanciulli cattivi, il cav. Uboldi fece un inno alla bellezza e alla poesia del fanciullo. Con quella geniale erudizione che viene dal cuore, egli fece una rapida sintesi dell’amore e del culto pei bambini attraverso la storia e i popoli più antichi e più rozzi. E fini tra applausi ricordando la necessità del concetto educativo e morale, che deve campeggiare nella vita di un Asilo: integrazione dell’opera della famiglia, la quale non deve mai sottrarsi ai doveri che le incombono anche rispetto alla società. Il Prefetto, sen. Panizzardi, espresse la sua viva {{pt|com-}}{{altraColonna}}{{pt|piacenza|compiacenza}} di dover di frequente assistere a feste inaugurali che documentano il progresso civile, lo spirito di iniziativa e di beneficenza delle popolazioni lombarde. Tutto ciò costituisce la più schietta manifestazione di sana democrazia, che si palesa più specialmente nella beneficenza da parte dell classi dirigenti, intesa con alto sentimento di solidarietà umana. Sono queste con classi sociali. Chiuse il suo discorso, applauditissimo, con un plauso alle benemerenze antiche della casa Uboldi e ai generosi donatori. Il Rev.mo Monsignor Polvara, data comunicazione di una lettera dell’Emin. signor Cardinale Arcivescovo bene augurando ai generosi donatori, aggiunse una serie di apprezzate considerazioni intorno all’ obbligo di educare cristianamente la prole — e, manifestata tutta la sua compiacenza di presenziare tanta solennità, imsplorava le più elette benedizioni dal Cielo sulla nobil famiglia Uboldi e sull’opera loro. Parlarono quindi — pure applauditi — il dott. Maga, sindaco del Comune, facendosi interprete della riconoscenza del paese, l’onorevole Taverna con poche ma vibrate parole dimostrò come la formazione del cittadino si debba curare fin dalla prima infanzia, affinchè le nuove generazioni sieno cresciute nel sentimento del dovere e mirino alla grandezza della Patria. La cerimonia si è chiusa con un nuovo plauso espresso dal Rev. sig. Parroco locale — e coll’offerta di una artistica pergamena con una medaglia d’oro al cav. Ferdinando Uboldi da parte dei suoi coloni a testimonianza dei buoni ed antichi rapporti che intercedono fra i coloni e la famiglia Uboldi. Erano fra gli intervenuti il comm. Giuseppe De Capitani d’Arzago, l’on. Dozzio, i fratelli baroni Bagatti Valsecchi, il marchese Stanga, il conte Bazzero, il generale Costantini, il cav. Gavazzi per la Provincia, l’ispettore prof. cav. Fontana pel Provveditore agli studi, molte e molte signore della nostra aristocrazia; e rispettabili famiglie della città e dintorni. La direzione dell’Asilo è affidata alle Religiose della Piccola Casa della divina Provvidenza (Cottolengo). L’Emin. signor Cardinale Arcivescovo faceva tenere alla nobil famiglia Uboldi in sì fausta occasione il prezioso suo autografo: {{smaller|Fausta quæque ac prospera a Domino atque ex animo ominamur Asylo, quod puerulis juste et religiose curandis, Paderni ad Mediolanum munifice nuper extructum Angela Cavallotti et {{pt|Fer-}}}}{{fineColonna}} {{FI |file = Il buon cuore - Anno X, n. 47 - 18 novembre 1911 (page 2 crop).jpg | width = | float = center | caption = {{smaller|Prospetto generale della facciata Asilo Uboldi a Dugnano.}} }}<noinclude><references/></noinclude> 4al2onpgcbyepit6t09jz9tnhil8o1d 3016520 3016519 2022-08-04T08:07:23Z Spinoziano 7520 proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Spinoziano" />{{RigaIntestazione|370|{{Sc|il buon cuore}}||riga=si}}</noinclude>{{Colonna}}{{centrato|{{larger|'''La Benedizione e l’Inaugurazione dell’Asilo Infantile UBOLDI'''}}}} {{centrato|{{larger|a Paderno Dugnano}}}} {{Rule|6em|000}} {{centrato|{{larger|''(12 Novembre 1911)''}}}} {{Rule|6em|000}} Domenica, fra l’esultanza dell’intera borgata che, accolse le Autorità e la folla degli invitati al suono quiste che rinsaldano i migliori rapporti tra le diverse della ''Marcia Reale'' — si è benedetto con rito solenne dal Rev.mo Monsignor G. Polvara — per speciale delegazione dell’Emin. signor Cardinale Arcivescovo di Milano: — e si è inaugurato questo magnifico Asilo. Esso onora il nome della nobil famiglia Uboldi, e ne testimonia l’illuminata beneficenza. — Questa parola che spesso commuove ed esalta, ha avuto nel forbito e limpido discorso inaugurale del cav. Ferdinando Uboldi — il quale con la madre, donna Angelina Uboldi Cavallotti, ostenne tutte le spese — la più simpatica illustrazione. Accennati gli inconvenienti dell’urbanesimo, e ricordata l’opportunità di un discentramento della beneficenza, per meglio aiutare i bisogni dei piccoli comuni, mentre i grandi centri trovano nel loro crescente sviluppo di energie i mezzi sufficienti per provvedere alle varie forme di assistenza, il cav. Uboldi disse le ragioni che già da tempo premevano sul cuore della madre sua e di lui, perchè anche a Paderno sorgesse un Asilo infantile. Pur lodando il fervore delle numerose benefiche iniziative che si sono segnalate in questi ultimi anni, la mentò la soverchia specializzazione della beneficenza, la quale appunto va a danno di coloro che si vogliono beneficare. L’opera dei buoni dovrebbe più specialmente raccogliersi intorno alle istituzioni che più specialmente provvedono agli ammalati, ai vecchi, e ai bambini. E dando rilievo alla dolcezza del sentimento che la Regina Elena, grande protettrice dell’infanzia, ed affermato che non vi debbono essere fanciulli cattivi, il cav. Uboldi fece un inno alla bellezza e alla poesia del fanciullo. Con quella geniale erudizione che viene dal cuore, egli fece una rapida sintesi dell’amore e del culto pei bambini attraverso la storia e i popoli più antichi e più rozzi. E fini tra applausi ricordando la necessità del concetto educativo e morale, che deve campeggiare nella vita di un Asilo: integrazione dell’opera della famiglia, la quale non deve mai sottrarsi ai doveri che le incombono anche rispetto alla società. Il Prefetto, sen. Panizzardi, espresse la sua viva {{pt|com-}}{{altraColonna}}{{pt|piacenza|compiacenza}} di dover di frequente assistere a feste inaugurali che documentano il progresso civile, lo spirito di iniziativa e di beneficenza delle popolazioni lombarde. Tutto ciò costituisce la più schietta manifestazione di sana democrazia, che si palesa più specialmente nella beneficenza da parte delle classi dirigenti, intesa con alto sentimento di solidarietà umana. Sono queste con classi sociali. Chiuse il suo discorso, applauditissimo, con un plauso alle benemerenze antiche della casa Uboldi e ai generosi donatori. Il Rev.mo Monsignor Polvara, data comunicazione di una lettera dell’Emin. signor Cardinale Arcivescovo bene augurando ai generosi donatori, aggiunse una serie di apprezzate considerazioni intorno all’ obbligo di educare cristianamente la prole — e, manifestata tutta la sua compiacenza di presenziare tanta solennità, imsplorava le più elette benedizioni dal Cielo sulla nobil famiglia Uboldi e sull’opera loro. Parlarono quindi — pure applauditi — il dott. Maga, sindaco del Comune, facendosi interprete della riconoscenza del paese, l’onorevole Taverna con poche ma vibrate parole dimostrò come la formazione del cittadino si debba curare fin dalla prima infanzia, affinchè le nuove generazioni sieno cresciute nel sentimento del dovere e mirino alla grandezza della Patria. La cerimonia si è chiusa con un nuovo plauso espresso dal Rev. sig. Parroco locale — e coll’offerta di una artistica pergamena con una medaglia d’oro al cav. Ferdinando Uboldi da parte dei suoi coloni a testimonianza dei buoni ed antichi rapporti che intercedono fra i coloni e la famiglia Uboldi. Erano fra gli intervenuti il comm. Giuseppe De Capitani d’Arzago, l’on. Dozzio, i fratelli baroni Bagatti-Valsecchi, il marchese Stanga, il conte Bazzero, il generale Costantini, il cav. Gavazzi per la Provincia, l’ispettore prof. cav. Fontana pel Provveditore agli studi, molte e molte signore della nostra aristocrazia; e rispettabili famiglie della città e dintorni. La direzione dell’Asilo è affidata alle Religiose della Piccola Casa della divina Provvidenza (Cottolengo). L’Emin. signor Cardinale Arcivescovo faceva tenere alla nobil famiglia Uboldi in sì fausta occasione il prezioso suo autografo: {{smaller|Fausta quæque ac prospera a Domino atque ex animo ominamur Asylo, quod puerulis juste et religiose curandis, Paderni ad Mediolanum munifice nuper extructum Angela Cavallotti et {{pt|Fer-}}}} {{fineColonna}} {{FI |file = Il buon cuore - Anno X, n. 47 - 18 novembre 1911 (page 2 crop).jpg | width = 75% | float = center | caption = {{smaller|Prospetto generale della facciata Asilo Uboldi a Dugnano.}} }}<noinclude><references/></noinclude> 3s08ms0ls2cijx6uh0cpe4bs8agmkui Pagina:Garibaldi - I Mille.djvu/228 108 835654 3016500 2989481 2022-08-04T07:38:01Z MARIO ZANELLO 54906 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="MARIO ZANELLO" />{{RigaIntestazione|204|{{Sc|i mille}}}}</noinclude> avrebbe rischiato la propria vita per salvarla, ma qui il caso era troppo terribile e al disopra del coraggio e del sangue freddo della giovinetta avvolta in tali frangenti, e da far raccapricciare i marini più valorosi. Il fatto sta che Manlio e Lisa in un solo gruppo nuotarono nei gorghi del fiume, scomparendo e ricomparendo alla superficie in modo lamentevole e fatale. Alla Contessa vi volle la catastrofe, la freschezza dell’onda ed il prospetto della morte, per distrarla dallo stato di disperato stupore e maledizione della vita in cui l’avevano immersa ministri del demonio. Essa mai disse se si pentiva in quel momento d’aver abbandonato la casa materna, e cercato il pericolo e la morte; — e dall’abbandono, dalla rassegnazione con cui essa si avvolse nel suo sciallo, e si abbandonò all’orrendo suo fato, senza un grido od uno sforzo per salvarsi, si poteva congetturare, esser essa disposta a finire una sventurata esistenza. Ma non era giunta l’ora finale della bella infelice. Mentre travolta nei gorghi, la sua salma ora abbandonata ai capricci dei flutti, ed il suo spirito forse già rivolgevasi a quell’Infinito che tutto racchiude, e che probabilmente tutto regge — quell’Infinito da sostituirsi ragionevolmente alle menzogne dei preti, il di cui culto può solo, propagato dalla scienza, illuminare ed affratellare tutte queste razze d’insetti che brulicano sulla superficie d’uno dei mondi minori — in<noinclude></noinclude> n1w4zw6xt113ryreiryhuouhtfi66pt Pagina:Garibaldi - I Mille.djvu/229 108 835655 3016501 2989482 2022-08-04T07:39:39Z MARIO ZANELLO 54906 /* Riletta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="4" user="MARIO ZANELLO" />{{RigaIntestazione||{{Sc|capitolo xxxix}}|205}}</noinclude> quel mentre, dico, una mano d’acciaio la stringeva sul destro braccio e la sollevava come una bambina dall’onda, per riposarla sul marciapiede d’una scalinata di granito alla sponda destra del Tevere. Nel forte della tempesta, quel sito era rimasto deserto, ma siccome i nembi estivi non sono durevoli, presto la calma successe al temporale, e la gente ricominciò a circolare anche nel luogo della catastrofe; per cui la bella naufraga fu presto trasportata al coperto. La prima casa vicina accolse la vezzosa svenuta , ed alcuni cordiali la resero alla vita. — Un giovane di marziali fattezze stava ai suo capezzale, e per sorte, nella folla che circondava il suo letto, colui fu il primo su cui fissaronsi gli occhi della contessa quando tornò in sè. Aprir gli occhi, fissarli sul suo salvatore, scuotersi e tentar di spingersi verso di lui, fu tutto un momento. E chi avea detto alla sedotta dal gesuita che colui l’avea tratta dall’onda, da morte certa, col pericolo della propria vita? L’avea essa scorto mentre travolta nei frangenti? Impossibile ! forse ''quella corrispondenza d’amorosi sensi, celeste dote degli umani'', di cui ci narra Foscolo, avea penetrato, o trovavasi senza dubbio nell’anima della sventurata nobile romana? — Forse in quei sogni di felicità che cullano ogni creatura, essa avea sognato, veduto nel delirio della immaginazione esaltata, tale bellissima e fiera figura, e s’era fatto un idolo di colui che ora è realmente davanti ad essa?<noinclude></noinclude> 22841br6d05wrzbej43ewzpqj22subn Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/252 108 835906 3015918 2989993 2022-08-03T12:08:49Z Accurimbono 14 proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Piaz1606" /></noinclude><section begin="s1" />{{Centrato|{{larger|LIBRO TERZO}}}} {{rule|4em}} <section end="s1" /> {{Centrato|CAPO PRIMO.}} {{Centrato|{{Sc|{{AutoreCitato|Platone|Platone}}}}.}} I. Platone, ateniese, era figlio di Aristone e della Perittiona, o Potona, la quale traeva origine da {{AutoreCitato|Solone|Solone}}. Imperocchè di costui era fratello Dropide e da Dropide era nato Crizia; da Crizia Callesero; da Callesero Crizia, che fu dei trenta, e Glaucone; da Glaucone Carotide e la Perittiona, dalla quale e da Aristone, Platone, sesto dopo Solone. Solone poi traeva origine da Neleo e da Nettuno; poichè è fama che suo padre venisse da Codro, figlio di Melanto, i quali secondo Trasilo si dicono discesi da Nettuno. Speusippo nel libro intitolato ''Banchetto funebre di Platone'', Clearco nell’''Encomio di Platone'', e Anassilide nel secondo ''Dei filosofi,'' raccontano: che era voce in Atene, che alla Perittiona, fatta matura, volle usar forza Aristone, e non vi riuscì; e che cessando dalla violenza vide in sogno<noinclude><references/></noinclude> 078ujl4pck67zw8cofe34f9xb1qeny6 Vite dei filosofi/Libro Nono 0 842148 3016564 3011422 2022-08-04T09:42:26Z Piaz1606 10206 Porto il SAL a SAL 75% wikitext text/x-wiki {{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="sottotitolo"/>Libro Nono<section end="sottotitolo"/> <section begin="prec"/>../Libro Ottavo/Annotazioni<section end="prec"/> <section begin="succ"/>../Libro Nono/Vita di Eraclito<section end="succ"/> <section begin="nome template"/>IncludiIntestazione<section end="nome template"/> <section begin="data"/>4 agosto 2022<section end="data"/> <section begin="avz"/>75%<section end="avz"/> <section begin="arg"/>Da definire<section end="arg"/> </div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=75%|data=4 agosto 2022|arg=Da definire}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=Libro Nono|prec=../Libro Ottavo/Annotazioni|succ=../Libro Nono/Vita di Eraclito}} <pages index="Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu" from="282" to="282" fromsection="s1" tosection="s1" /> * {{testo|/Vita di Eraclito}} * {{testo|/Vita di Senofane}} * {{testo|/Vita di Parmenide}} * {{testo|/Vita di Melisso}} * {{testo|/Vita di Zenone eleate}} * {{testo|/Vita di Leucippo}} * {{testo|/Vita di Democrito}} * {{testo|/Vita di Protagora}} * {{testo|/Vita di Diogene appoloniate}} * {{testo|/Vita di Anassarco}} * {{testo|/Vita di Pirrone}} * {{testo|/Vita di Timone}} * {{testo|/Annotazioni}} ipv2p3b8kz8gf3fzkaiz6jkzcqau8wn Discussioni autore:Giulia Turco Turcati Lazzari 103 842198 3015919 3015854 2022-08-03T12:14:31Z Alex brollo 1615 /* Elenco caricamenti */ Risposta wikitext text/x-wiki == Opere dalla Biblioteca di Trento == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Direi di usare questa pagina come centrale operativa per il caricamento delle opere dell'autrice. Raccomando di "pingarmi" alrrimenti rischio di farmi sfuggire il messaggio e rispondere in ritardo :-( .... [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 07:45, 25 lug 2022 (CEST) :@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] d'accordo Alex, sarà fatto! :) [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 11:25, 25 lug 2022 (CEST) == workflow caricamento su Commons == # apro il sito https://ia-upload.wmcloud.org/, mi chiede di accedere al sistema di autenticazione OAuth di Commons, eseguo. # imposto, nella maschera, l'id di internet archive per il libro :la_fanciulla_straniera, e un nume per il file su Commons (imposto Turco - La fanciulla straniera.djvu). clicco su "Ottieni metadata". # sbagliato! l'id giusto è la_fanciulla_straniera_1905, l'altro porta solo a una immagine singola, non a un libro. Riprovo, ok. # la pagina mi propone un codice per il caricamento su commons, questo: <pre> == {{int:filedesc}} == {{Book | Author = Jacopo Turco | Editor = | Translator = | Illustrator = | Title = Jacopo Turco - La fanciulla straniera | Subtitle = | Series title = | Volume = | Edition = | Publisher = | Printer = | Date = 1905 | City = | Language = {{language|it}} | Description = <div>"La fanciulla straniera" is a short story written by Jacopo Turco, alias of the Italian writer Giulia Turcati Lazzari (1848-1912). </div><div>The short story was published in 1905 in the journal "Rivista d'Italia" (Rome, Italy). </div> | Source = {{IA|la_fanciulla_straniera_1905}} | Image = {{PAGENAME}} | Image page = | Permission = | OCLC = | Other versions = | Wikisource = s:it:Index:{{PAGENAME}} | Homecat = | Wikidata = }} {{Djvu}} == {{int:license-header}} == {{PD-scan}} [[Category:Uploaded with IA Upload]] [[Category:1905 books]] [[Category:DjVu files in Italian]]</pre> meglio eseguire qualche ritocco, soprattutto importanti i template copyright e categorie. Questo il testo ritoccato, usando il nome vero e non lo pseudonimo dell'autrice: <pre> == {{int:filedesc}} == {{Book | Author = {{Creator:Giulia Turco Turcati Lazzari}} | Editor = | Translator = | Illustrator = | Title = La fanciulla straniera | Subtitle = | Series title = | Volume = | Edition = | Publisher = | Printer = Unione Cooperativa Editrice | Date = 1905 | City = roma | Language = {{language|it}} | Description = {{en|1="La fanciulla straniera" is a short story written by Jacopo Turco, alias of the Italian writer Giulia Turcati Lazzari (1848-1912).  The short story was published in 1905 in the journal "Rivista d'Italia" (Rome, Italy). }} | Source = {{IA|la_fanciulla_straniera_1905}} | Image = {{PAGENAME}} | Image page = | Permission = | OCLC = | Other versions = | Wikisource = s:it:Index:{{PAGENAME}} | Homecat = | Wikidata = }} {{Djvu}} == {{int:license-header}} == {{PD-old-auto|deathyear=1912}} {{PD-US-expired}} [[Category:Giulia Turco Turcati Lazzari]] [[Category:Uploaded with IA Upload]] [[Category:1905 books]] [[Category:DjVu files in Italian]] </pre> # Via! [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 11:32, 25 lug 2022 (CEST) == passo due: da commons a wikisource == [[:File:Turco - La fanciulla straniera.djvu]]: ok, il tool ia upload ha fatto il suo, dai dati di internet archive ha costruito un file djvu con strato ocr, e possiamo creare la pagina Indice, che sarà [[Indice:Turco - La fanciulla straniera.djvu]]. Vedi che il nome della pagina Indice è esattamente uguale al nome del file. verifica di aver attivato, fra le tue Preferenze->Accessori, il gadget '''Precompila indice da book''', mi piacerebbe che la pagina indice la creassi tu.... confermami quando sei pronta, intanto verifico che tutto sia a posto. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 14:11, 25 lug 2022 (CEST) : Verifica ok. puoi provare a cliccare il link rosso alla pagina indice. Tieni conto che qualsiasi errore, sia su wikisource che su common, ouò essere corretto.... quindi, '''be bold'''. --[[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 14:47, 25 lug 2022 (CEST) ::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Ti rispondo qui.... ma stupidamente non potevi saperlo: ho dimenticato il ping. vai col click sul link rosso, '''dopo''' aver verificato di aver attivato il gadget come suggerito il messaggio sopra, e se tutto va bene il gadget dovrebbe precompilare la pagina con i dati di Commons. salva, cl solito criterio '''be beld'''. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 09:16, 26 lug 2022 (CEST) :::@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] aah ecco il barbatrucco, nessun problema ho recuperato i messaggi :) dovrei essere riuscita a creare la pagina indice, me lo confermi? https://it.wikisource.org/wiki/Indice:Turco_-_La_fanciulla_straniera.djvu [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 09:26, 26 lug 2022 (CEST) ::::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] confermo :). via con il passo tre. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 10:34, 26 lug 2022 (CEST) == Passo tre: rifinire la pagina Indice == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Creata la pagina Indice, bisogna sistemare per bene due campi, che vedi in modifica: il campo Lista delle pagine e il campo Sommario. Entrambi sono importanti perchè la loro corretta compilazione è la base per utilissimi automatismi. Lo faccio io, tu osserva il risultato e chiedimi spiegazioni di qualsiasi cosa non ti sia chiara. Controlla che anche il gadget "Precarica e autoNs0" sia attivato. presto ci sarà molto utile. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 10:42, 26 lug 2022 (CEST) :@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] ottimo! Gadget attivo, confermo [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 10:46, 26 lug 2022 (CEST) ::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Intoppo imprevisto, ci mancava. Qualcosa è andato storto, il djvu prodotto da IA Upload è ''privo di strato ocr''. Non so spiegarmi perchè, pazienza: lo sostituisco con un djvu prodotto in altro modo e sicuramente dotato di strato ocr. Nel frattempo, se vuoi, entra in creazione di qualche pagina, il campo di edit resterà vuoto perchè non trova lo strato ocr dentro il djvu, ma tu puoi ottenerlo al volo con il tool "Trascrivi il testo". Salva o non salvare a tua scelta. ti lascio il vecchio djvu fallato per una mezz'oretta, è istruttivo. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 11:00, 26 lug 2022 (CEST) :::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Fatto. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 11:32, 26 lug 2022 (CEST) ::::@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] ottimo, nella scorsa mezz'ora ho dato un'occhiata. [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 11:35, 26 lug 2022 (CEST) ::::: @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Quindi un suggerimento... procurati pdf2djvu, esiste sia per windows che per linux, va benissimo per convertire in djvu al volo i file pdf di internet archive. Io preferisco la versione "a riga di comando". https://jwilk.net/software/pdf2djvu . se IA Upload fallisce. è bene avere sottomano un'alternativa. Bene.... è l'ora di cominciare la trascrizione e correzione del testo. ci sono molti gadget per fare meglio e prima, ma non è male iniziare facendo tutto a mano. Sistemo un paio di pagine per darti qualcosa <del>da scopiazzare</del> da cui prendere ispirazione :-). --[[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 13:03, 26 lug 2022 (CEST) :::::: @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Uffa, trascrivendo un paio di pagine trovo che l'ocr è buono, ma le immagini non lo sono affatto, sono "sfuocate". Vado avanti ancora un po'. se mi stufo sostituisco il djvu con un altro migliore. Un certo deterioramento delle immagini originali è inevitabile, ma il troppo stroppia.... [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 15:03, 26 lug 2022 (CEST) :::::::@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] effettivamente, lo sto notando anche io... come mai la qualità si è deteriorata così? E soprattutto, c'è modo di rimediare e/o di risolvere il problema prima di procedere con gli altri testi di Giulia/Jacopo? [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 15:19, 26 lug 2022 (CEST) ::::::::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Non me lo spiego, è inusuale. Già era strano che IA Upload avesse fallito: che poi anche pdf2djvu abbia dato un risultato insoddisfacente è misterioso. Troveremo una soluzione. Nel frattempo le scansioni stanno là, in Internet archive, associate a un ottimo OCR.... il che è un'ottima cosa. Provo a caricare il nuovo djvu (ottenuto con abbyy finereader dalle immagini jp2 di Internet Archive) [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 15:40, 26 lug 2022 (CEST) :::::::::@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] tecnologia, non è più affidabile di questi tempi (con un sospiro di sconforto) [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 08:36, 27 lug 2022 (CEST) == Elenco caricamenti == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] '''Help!''' Dissodato il primo gruppo, ho affrontato il secondo, e trovo che uno dei titoli, Canzone senza parole, è una ponderosa raccolta, che comprende anche alcune voci duplicate. Si tratta di edizioni diverse, ma lascerei comunque i doppioni in sospeso. Puoi verificare, per favore, se l'elenco dei vostri caricamenti su IA è completo? [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 23:19, 2 ago 2022 (CEST) :Ciao @[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]]! Ti confermo che l'elenco dei caricamenti su IA è completo. Alcune novelle della raccolta "Canzone senza parole", è vero, sono state pubblicate anche a sé stanti, prima del gruppo unico pubblicato nel 1901. Nei nostri piani però volevamo che andasse tutto tutto su WikiSource [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 09:38, 3 ago 2022 (CEST) ::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Niente impedisce di caricare qui edizioni diverse della stessa opera. Io lascio semplicemente i doppioni per ultimi. ovvio che il caricamento (che sto facendo proprio adesso) di [[Canzone senza parole]] dà maggiore soddisfazione.... :-) [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 14:14, 3 ago 2022 (CEST) l5p53c8accxoqfhz7vfr26kh9syaxii 3016522 3015919 2022-08-04T08:11:26Z Alex brollo 1615 /* facciamo il punto */ nuova sezione wikitext text/x-wiki == Opere dalla Biblioteca di Trento == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Direi di usare questa pagina come centrale operativa per il caricamento delle opere dell'autrice. Raccomando di "pingarmi" alrrimenti rischio di farmi sfuggire il messaggio e rispondere in ritardo :-( .... [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 07:45, 25 lug 2022 (CEST) :@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] d'accordo Alex, sarà fatto! :) [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 11:25, 25 lug 2022 (CEST) == workflow caricamento su Commons == # apro il sito https://ia-upload.wmcloud.org/, mi chiede di accedere al sistema di autenticazione OAuth di Commons, eseguo. # imposto, nella maschera, l'id di internet archive per il libro :la_fanciulla_straniera, e un nume per il file su Commons (imposto Turco - La fanciulla straniera.djvu). clicco su "Ottieni metadata". # sbagliato! l'id giusto è la_fanciulla_straniera_1905, l'altro porta solo a una immagine singola, non a un libro. Riprovo, ok. # la pagina mi propone un codice per il caricamento su commons, questo: <pre> == {{int:filedesc}} == {{Book | Author = Jacopo Turco | Editor = | Translator = | Illustrator = | Title = Jacopo Turco - La fanciulla straniera | Subtitle = | Series title = | Volume = | Edition = | Publisher = | Printer = | Date = 1905 | City = | Language = {{language|it}} | Description = <div>"La fanciulla straniera" is a short story written by Jacopo Turco, alias of the Italian writer Giulia Turcati Lazzari (1848-1912). </div><div>The short story was published in 1905 in the journal "Rivista d'Italia" (Rome, Italy). </div> | Source = {{IA|la_fanciulla_straniera_1905}} | Image = {{PAGENAME}} | Image page = | Permission = | OCLC = | Other versions = | Wikisource = s:it:Index:{{PAGENAME}} | Homecat = | Wikidata = }} {{Djvu}} == {{int:license-header}} == {{PD-scan}} [[Category:Uploaded with IA Upload]] [[Category:1905 books]] [[Category:DjVu files in Italian]]</pre> meglio eseguire qualche ritocco, soprattutto importanti i template copyright e categorie. Questo il testo ritoccato, usando il nome vero e non lo pseudonimo dell'autrice: <pre> == {{int:filedesc}} == {{Book | Author = {{Creator:Giulia Turco Turcati Lazzari}} | Editor = | Translator = | Illustrator = | Title = La fanciulla straniera | Subtitle = | Series title = | Volume = | Edition = | Publisher = | Printer = Unione Cooperativa Editrice | Date = 1905 | City = roma | Language = {{language|it}} | Description = {{en|1="La fanciulla straniera" is a short story written by Jacopo Turco, alias of the Italian writer Giulia Turcati Lazzari (1848-1912).  The short story was published in 1905 in the journal "Rivista d'Italia" (Rome, Italy). }} | Source = {{IA|la_fanciulla_straniera_1905}} | Image = {{PAGENAME}} | Image page = | Permission = | OCLC = | Other versions = | Wikisource = s:it:Index:{{PAGENAME}} | Homecat = | Wikidata = }} {{Djvu}} == {{int:license-header}} == {{PD-old-auto|deathyear=1912}} {{PD-US-expired}} [[Category:Giulia Turco Turcati Lazzari]] [[Category:Uploaded with IA Upload]] [[Category:1905 books]] [[Category:DjVu files in Italian]] </pre> # Via! [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 11:32, 25 lug 2022 (CEST) == passo due: da commons a wikisource == [[:File:Turco - La fanciulla straniera.djvu]]: ok, il tool ia upload ha fatto il suo, dai dati di internet archive ha costruito un file djvu con strato ocr, e possiamo creare la pagina Indice, che sarà [[Indice:Turco - La fanciulla straniera.djvu]]. Vedi che il nome della pagina Indice è esattamente uguale al nome del file. verifica di aver attivato, fra le tue Preferenze->Accessori, il gadget '''Precompila indice da book''', mi piacerebbe che la pagina indice la creassi tu.... confermami quando sei pronta, intanto verifico che tutto sia a posto. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 14:11, 25 lug 2022 (CEST) : Verifica ok. puoi provare a cliccare il link rosso alla pagina indice. Tieni conto che qualsiasi errore, sia su wikisource che su common, ouò essere corretto.... quindi, '''be bold'''. --[[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 14:47, 25 lug 2022 (CEST) ::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Ti rispondo qui.... ma stupidamente non potevi saperlo: ho dimenticato il ping. vai col click sul link rosso, '''dopo''' aver verificato di aver attivato il gadget come suggerito il messaggio sopra, e se tutto va bene il gadget dovrebbe precompilare la pagina con i dati di Commons. salva, cl solito criterio '''be beld'''. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 09:16, 26 lug 2022 (CEST) :::@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] aah ecco il barbatrucco, nessun problema ho recuperato i messaggi :) dovrei essere riuscita a creare la pagina indice, me lo confermi? https://it.wikisource.org/wiki/Indice:Turco_-_La_fanciulla_straniera.djvu [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 09:26, 26 lug 2022 (CEST) ::::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] confermo :). via con il passo tre. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 10:34, 26 lug 2022 (CEST) == Passo tre: rifinire la pagina Indice == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Creata la pagina Indice, bisogna sistemare per bene due campi, che vedi in modifica: il campo Lista delle pagine e il campo Sommario. Entrambi sono importanti perchè la loro corretta compilazione è la base per utilissimi automatismi. Lo faccio io, tu osserva il risultato e chiedimi spiegazioni di qualsiasi cosa non ti sia chiara. Controlla che anche il gadget "Precarica e autoNs0" sia attivato. presto ci sarà molto utile. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 10:42, 26 lug 2022 (CEST) :@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] ottimo! Gadget attivo, confermo [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 10:46, 26 lug 2022 (CEST) ::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Intoppo imprevisto, ci mancava. Qualcosa è andato storto, il djvu prodotto da IA Upload è ''privo di strato ocr''. Non so spiegarmi perchè, pazienza: lo sostituisco con un djvu prodotto in altro modo e sicuramente dotato di strato ocr. Nel frattempo, se vuoi, entra in creazione di qualche pagina, il campo di edit resterà vuoto perchè non trova lo strato ocr dentro il djvu, ma tu puoi ottenerlo al volo con il tool "Trascrivi il testo". Salva o non salvare a tua scelta. ti lascio il vecchio djvu fallato per una mezz'oretta, è istruttivo. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 11:00, 26 lug 2022 (CEST) :::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Fatto. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 11:32, 26 lug 2022 (CEST) ::::@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] ottimo, nella scorsa mezz'ora ho dato un'occhiata. [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 11:35, 26 lug 2022 (CEST) ::::: @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Quindi un suggerimento... procurati pdf2djvu, esiste sia per windows che per linux, va benissimo per convertire in djvu al volo i file pdf di internet archive. Io preferisco la versione "a riga di comando". https://jwilk.net/software/pdf2djvu . se IA Upload fallisce. è bene avere sottomano un'alternativa. Bene.... è l'ora di cominciare la trascrizione e correzione del testo. ci sono molti gadget per fare meglio e prima, ma non è male iniziare facendo tutto a mano. Sistemo un paio di pagine per darti qualcosa <del>da scopiazzare</del> da cui prendere ispirazione :-). --[[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 13:03, 26 lug 2022 (CEST) :::::: @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Uffa, trascrivendo un paio di pagine trovo che l'ocr è buono, ma le immagini non lo sono affatto, sono "sfuocate". Vado avanti ancora un po'. se mi stufo sostituisco il djvu con un altro migliore. Un certo deterioramento delle immagini originali è inevitabile, ma il troppo stroppia.... [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 15:03, 26 lug 2022 (CEST) :::::::@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] effettivamente, lo sto notando anche io... come mai la qualità si è deteriorata così? E soprattutto, c'è modo di rimediare e/o di risolvere il problema prima di procedere con gli altri testi di Giulia/Jacopo? [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 15:19, 26 lug 2022 (CEST) ::::::::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Non me lo spiego, è inusuale. Già era strano che IA Upload avesse fallito: che poi anche pdf2djvu abbia dato un risultato insoddisfacente è misterioso. Troveremo una soluzione. Nel frattempo le scansioni stanno là, in Internet archive, associate a un ottimo OCR.... il che è un'ottima cosa. Provo a caricare il nuovo djvu (ottenuto con abbyy finereader dalle immagini jp2 di Internet Archive) [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 15:40, 26 lug 2022 (CEST) :::::::::@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] tecnologia, non è più affidabile di questi tempi (con un sospiro di sconforto) [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 08:36, 27 lug 2022 (CEST) == Elenco caricamenti == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] '''Help!''' Dissodato il primo gruppo, ho affrontato il secondo, e trovo che uno dei titoli, Canzone senza parole, è una ponderosa raccolta, che comprende anche alcune voci duplicate. Si tratta di edizioni diverse, ma lascerei comunque i doppioni in sospeso. Puoi verificare, per favore, se l'elenco dei vostri caricamenti su IA è completo? [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 23:19, 2 ago 2022 (CEST) :Ciao @[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]]! Ti confermo che l'elenco dei caricamenti su IA è completo. Alcune novelle della raccolta "Canzone senza parole", è vero, sono state pubblicate anche a sé stanti, prima del gruppo unico pubblicato nel 1901. Nei nostri piani però volevamo che andasse tutto tutto su WikiSource [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 09:38, 3 ago 2022 (CEST) ::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Niente impedisce di caricare qui edizioni diverse della stessa opera. Io lascio semplicemente i doppioni per ultimi. ovvio che il caricamento (che sto facendo proprio adesso) di [[Canzone senza parole]] dà maggiore soddisfazione.... :-) [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 14:14, 3 ago 2022 (CEST) == facciamo il punto == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] @[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]] Per ora ho seguito una strategia banale: caricare tutto quello che è stato caricato su IA, tale e quale, stesso nome file e stesso contenuto in scansioni. Ci sono problemi da risolvere. 1. alcuni file rappresentano un estratto da fascicoli di una rivista. 2. altri file rappresentano un fascicolo, più o meno completo, di una rivista, ma il nome e i metadati si riferiscono a uno solo dei contenuti, e precisamente a quelli a firma Jacopo Turco. 3. altri file rappresentano, invece, veri e propri "libri", in particolare [[Canzone senza parole (raccolta)]], classificabile con certezza come "raccolta di novelle". 4. ci sono alcuni doppioni (edizioni diverse della stessa opera). Bisogna fare ordine, e senza par passare troppo tempo.... mi scuso se il mio approccio è stato precipitoso. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 10:11, 4 ago 2022 (CEST) 2duqmbjnuzenswb3px3k8hcwzpk7cyl 3016523 3016522 2022-08-04T08:13:04Z Isabelawliet 62037 /* facciamo il punto */ Risposta wikitext text/x-wiki == Opere dalla Biblioteca di Trento == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Direi di usare questa pagina come centrale operativa per il caricamento delle opere dell'autrice. Raccomando di "pingarmi" alrrimenti rischio di farmi sfuggire il messaggio e rispondere in ritardo :-( .... [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 07:45, 25 lug 2022 (CEST) :@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] d'accordo Alex, sarà fatto! :) [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 11:25, 25 lug 2022 (CEST) == workflow caricamento su Commons == # apro il sito https://ia-upload.wmcloud.org/, mi chiede di accedere al sistema di autenticazione OAuth di Commons, eseguo. # imposto, nella maschera, l'id di internet archive per il libro :la_fanciulla_straniera, e un nume per il file su Commons (imposto Turco - La fanciulla straniera.djvu). clicco su "Ottieni metadata". # sbagliato! l'id giusto è la_fanciulla_straniera_1905, l'altro porta solo a una immagine singola, non a un libro. Riprovo, ok. # la pagina mi propone un codice per il caricamento su commons, questo: <pre> == {{int:filedesc}} == {{Book | Author = Jacopo Turco | Editor = | Translator = | Illustrator = | Title = Jacopo Turco - La fanciulla straniera | Subtitle = | Series title = | Volume = | Edition = | Publisher = | Printer = | Date = 1905 | City = | Language = {{language|it}} | Description = <div>"La fanciulla straniera" is a short story written by Jacopo Turco, alias of the Italian writer Giulia Turcati Lazzari (1848-1912). </div><div>The short story was published in 1905 in the journal "Rivista d'Italia" (Rome, Italy). </div> | Source = {{IA|la_fanciulla_straniera_1905}} | Image = {{PAGENAME}} | Image page = | Permission = | OCLC = | Other versions = | Wikisource = s:it:Index:{{PAGENAME}} | Homecat = | Wikidata = }} {{Djvu}} == {{int:license-header}} == {{PD-scan}} [[Category:Uploaded with IA Upload]] [[Category:1905 books]] [[Category:DjVu files in Italian]]</pre> meglio eseguire qualche ritocco, soprattutto importanti i template copyright e categorie. Questo il testo ritoccato, usando il nome vero e non lo pseudonimo dell'autrice: <pre> == {{int:filedesc}} == {{Book | Author = {{Creator:Giulia Turco Turcati Lazzari}} | Editor = | Translator = | Illustrator = | Title = La fanciulla straniera | Subtitle = | Series title = | Volume = | Edition = | Publisher = | Printer = Unione Cooperativa Editrice | Date = 1905 | City = roma | Language = {{language|it}} | Description = {{en|1="La fanciulla straniera" is a short story written by Jacopo Turco, alias of the Italian writer Giulia Turcati Lazzari (1848-1912).  The short story was published in 1905 in the journal "Rivista d'Italia" (Rome, Italy). }} | Source = {{IA|la_fanciulla_straniera_1905}} | Image = {{PAGENAME}} | Image page = | Permission = | OCLC = | Other versions = | Wikisource = s:it:Index:{{PAGENAME}} | Homecat = | Wikidata = }} {{Djvu}} == {{int:license-header}} == {{PD-old-auto|deathyear=1912}} {{PD-US-expired}} [[Category:Giulia Turco Turcati Lazzari]] [[Category:Uploaded with IA Upload]] [[Category:1905 books]] [[Category:DjVu files in Italian]] </pre> # Via! [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 11:32, 25 lug 2022 (CEST) == passo due: da commons a wikisource == [[:File:Turco - La fanciulla straniera.djvu]]: ok, il tool ia upload ha fatto il suo, dai dati di internet archive ha costruito un file djvu con strato ocr, e possiamo creare la pagina Indice, che sarà [[Indice:Turco - La fanciulla straniera.djvu]]. Vedi che il nome della pagina Indice è esattamente uguale al nome del file. verifica di aver attivato, fra le tue Preferenze->Accessori, il gadget '''Precompila indice da book''', mi piacerebbe che la pagina indice la creassi tu.... confermami quando sei pronta, intanto verifico che tutto sia a posto. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 14:11, 25 lug 2022 (CEST) : Verifica ok. puoi provare a cliccare il link rosso alla pagina indice. Tieni conto che qualsiasi errore, sia su wikisource che su common, ouò essere corretto.... quindi, '''be bold'''. --[[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 14:47, 25 lug 2022 (CEST) ::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Ti rispondo qui.... ma stupidamente non potevi saperlo: ho dimenticato il ping. vai col click sul link rosso, '''dopo''' aver verificato di aver attivato il gadget come suggerito il messaggio sopra, e se tutto va bene il gadget dovrebbe precompilare la pagina con i dati di Commons. salva, cl solito criterio '''be beld'''. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 09:16, 26 lug 2022 (CEST) :::@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] aah ecco il barbatrucco, nessun problema ho recuperato i messaggi :) dovrei essere riuscita a creare la pagina indice, me lo confermi? https://it.wikisource.org/wiki/Indice:Turco_-_La_fanciulla_straniera.djvu [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 09:26, 26 lug 2022 (CEST) ::::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] confermo :). via con il passo tre. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 10:34, 26 lug 2022 (CEST) == Passo tre: rifinire la pagina Indice == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Creata la pagina Indice, bisogna sistemare per bene due campi, che vedi in modifica: il campo Lista delle pagine e il campo Sommario. Entrambi sono importanti perchè la loro corretta compilazione è la base per utilissimi automatismi. Lo faccio io, tu osserva il risultato e chiedimi spiegazioni di qualsiasi cosa non ti sia chiara. Controlla che anche il gadget "Precarica e autoNs0" sia attivato. presto ci sarà molto utile. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 10:42, 26 lug 2022 (CEST) :@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] ottimo! Gadget attivo, confermo [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 10:46, 26 lug 2022 (CEST) ::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Intoppo imprevisto, ci mancava. Qualcosa è andato storto, il djvu prodotto da IA Upload è ''privo di strato ocr''. Non so spiegarmi perchè, pazienza: lo sostituisco con un djvu prodotto in altro modo e sicuramente dotato di strato ocr. Nel frattempo, se vuoi, entra in creazione di qualche pagina, il campo di edit resterà vuoto perchè non trova lo strato ocr dentro il djvu, ma tu puoi ottenerlo al volo con il tool "Trascrivi il testo". Salva o non salvare a tua scelta. ti lascio il vecchio djvu fallato per una mezz'oretta, è istruttivo. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 11:00, 26 lug 2022 (CEST) :::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Fatto. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 11:32, 26 lug 2022 (CEST) ::::@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] ottimo, nella scorsa mezz'ora ho dato un'occhiata. [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 11:35, 26 lug 2022 (CEST) ::::: @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Quindi un suggerimento... procurati pdf2djvu, esiste sia per windows che per linux, va benissimo per convertire in djvu al volo i file pdf di internet archive. Io preferisco la versione "a riga di comando". https://jwilk.net/software/pdf2djvu . se IA Upload fallisce. è bene avere sottomano un'alternativa. Bene.... è l'ora di cominciare la trascrizione e correzione del testo. ci sono molti gadget per fare meglio e prima, ma non è male iniziare facendo tutto a mano. Sistemo un paio di pagine per darti qualcosa <del>da scopiazzare</del> da cui prendere ispirazione :-). --[[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 13:03, 26 lug 2022 (CEST) :::::: @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Uffa, trascrivendo un paio di pagine trovo che l'ocr è buono, ma le immagini non lo sono affatto, sono "sfuocate". Vado avanti ancora un po'. se mi stufo sostituisco il djvu con un altro migliore. Un certo deterioramento delle immagini originali è inevitabile, ma il troppo stroppia.... [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 15:03, 26 lug 2022 (CEST) :::::::@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] effettivamente, lo sto notando anche io... come mai la qualità si è deteriorata così? E soprattutto, c'è modo di rimediare e/o di risolvere il problema prima di procedere con gli altri testi di Giulia/Jacopo? [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 15:19, 26 lug 2022 (CEST) ::::::::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Non me lo spiego, è inusuale. Già era strano che IA Upload avesse fallito: che poi anche pdf2djvu abbia dato un risultato insoddisfacente è misterioso. Troveremo una soluzione. Nel frattempo le scansioni stanno là, in Internet archive, associate a un ottimo OCR.... il che è un'ottima cosa. Provo a caricare il nuovo djvu (ottenuto con abbyy finereader dalle immagini jp2 di Internet Archive) [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 15:40, 26 lug 2022 (CEST) :::::::::@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] tecnologia, non è più affidabile di questi tempi (con un sospiro di sconforto) [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 08:36, 27 lug 2022 (CEST) == Elenco caricamenti == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] '''Help!''' Dissodato il primo gruppo, ho affrontato il secondo, e trovo che uno dei titoli, Canzone senza parole, è una ponderosa raccolta, che comprende anche alcune voci duplicate. Si tratta di edizioni diverse, ma lascerei comunque i doppioni in sospeso. Puoi verificare, per favore, se l'elenco dei vostri caricamenti su IA è completo? [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 23:19, 2 ago 2022 (CEST) :Ciao @[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]]! Ti confermo che l'elenco dei caricamenti su IA è completo. Alcune novelle della raccolta "Canzone senza parole", è vero, sono state pubblicate anche a sé stanti, prima del gruppo unico pubblicato nel 1901. Nei nostri piani però volevamo che andasse tutto tutto su WikiSource [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 09:38, 3 ago 2022 (CEST) ::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Niente impedisce di caricare qui edizioni diverse della stessa opera. Io lascio semplicemente i doppioni per ultimi. ovvio che il caricamento (che sto facendo proprio adesso) di [[Canzone senza parole]] dà maggiore soddisfazione.... :-) [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 14:14, 3 ago 2022 (CEST) == facciamo il punto == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] @[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]] Per ora ho seguito una strategia banale: caricare tutto quello che è stato caricato su IA, tale e quale, stesso nome file e stesso contenuto in scansioni. Ci sono problemi da risolvere. 1. alcuni file rappresentano un estratto da fascicoli di una rivista. 2. altri file rappresentano un fascicolo, più o meno completo, di una rivista, ma il nome e i metadati si riferiscono a uno solo dei contenuti, e precisamente a quelli a firma Jacopo Turco. 3. altri file rappresentano, invece, veri e propri "libri", in particolare [[Canzone senza parole (raccolta)]], classificabile con certezza come "raccolta di novelle". 4. ci sono alcuni doppioni (edizioni diverse della stessa opera). Bisogna fare ordine, e senza par passare troppo tempo.... mi scuso se il mio approccio è stato precipitoso. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 10:11, 4 ago 2022 (CEST) :Ciao @[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]]! Ma figurati, anzi grazie ancora mille volte per tutto il lavoro che hai svolto. Io, se posso, come posso aiutare? [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 10:13, 4 ago 2022 (CEST) 90kkx2h32rrerfdolg3sod4eij803k1 3016529 3016523 2022-08-04T08:23:53Z Alex brollo 1615 /* facciamo il punto */ Risposta wikitext text/x-wiki == Opere dalla Biblioteca di Trento == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Direi di usare questa pagina come centrale operativa per il caricamento delle opere dell'autrice. Raccomando di "pingarmi" alrrimenti rischio di farmi sfuggire il messaggio e rispondere in ritardo :-( .... [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 07:45, 25 lug 2022 (CEST) :@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] d'accordo Alex, sarà fatto! :) [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 11:25, 25 lug 2022 (CEST) == workflow caricamento su Commons == # apro il sito https://ia-upload.wmcloud.org/, mi chiede di accedere al sistema di autenticazione OAuth di Commons, eseguo. # imposto, nella maschera, l'id di internet archive per il libro :la_fanciulla_straniera, e un nume per il file su Commons (imposto Turco - La fanciulla straniera.djvu). clicco su "Ottieni metadata". # sbagliato! l'id giusto è la_fanciulla_straniera_1905, l'altro porta solo a una immagine singola, non a un libro. Riprovo, ok. # la pagina mi propone un codice per il caricamento su commons, questo: <pre> == {{int:filedesc}} == {{Book | Author = Jacopo Turco | Editor = | Translator = | Illustrator = | Title = Jacopo Turco - La fanciulla straniera | Subtitle = | Series title = | Volume = | Edition = | Publisher = | Printer = | Date = 1905 | City = | Language = {{language|it}} | Description = <div>"La fanciulla straniera" is a short story written by Jacopo Turco, alias of the Italian writer Giulia Turcati Lazzari (1848-1912). </div><div>The short story was published in 1905 in the journal "Rivista d'Italia" (Rome, Italy). </div> | Source = {{IA|la_fanciulla_straniera_1905}} | Image = {{PAGENAME}} | Image page = | Permission = | OCLC = | Other versions = | Wikisource = s:it:Index:{{PAGENAME}} | Homecat = | Wikidata = }} {{Djvu}} == {{int:license-header}} == {{PD-scan}} [[Category:Uploaded with IA Upload]] [[Category:1905 books]] [[Category:DjVu files in Italian]]</pre> meglio eseguire qualche ritocco, soprattutto importanti i template copyright e categorie. Questo il testo ritoccato, usando il nome vero e non lo pseudonimo dell'autrice: <pre> == {{int:filedesc}} == {{Book | Author = {{Creator:Giulia Turco Turcati Lazzari}} | Editor = | Translator = | Illustrator = | Title = La fanciulla straniera | Subtitle = | Series title = | Volume = | Edition = | Publisher = | Printer = Unione Cooperativa Editrice | Date = 1905 | City = roma | Language = {{language|it}} | Description = {{en|1="La fanciulla straniera" is a short story written by Jacopo Turco, alias of the Italian writer Giulia Turcati Lazzari (1848-1912).  The short story was published in 1905 in the journal "Rivista d'Italia" (Rome, Italy). }} | Source = {{IA|la_fanciulla_straniera_1905}} | Image = {{PAGENAME}} | Image page = | Permission = | OCLC = | Other versions = | Wikisource = s:it:Index:{{PAGENAME}} | Homecat = | Wikidata = }} {{Djvu}} == {{int:license-header}} == {{PD-old-auto|deathyear=1912}} {{PD-US-expired}} [[Category:Giulia Turco Turcati Lazzari]] [[Category:Uploaded with IA Upload]] [[Category:1905 books]] [[Category:DjVu files in Italian]] </pre> # Via! [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 11:32, 25 lug 2022 (CEST) == passo due: da commons a wikisource == [[:File:Turco - La fanciulla straniera.djvu]]: ok, il tool ia upload ha fatto il suo, dai dati di internet archive ha costruito un file djvu con strato ocr, e possiamo creare la pagina Indice, che sarà [[Indice:Turco - La fanciulla straniera.djvu]]. Vedi che il nome della pagina Indice è esattamente uguale al nome del file. verifica di aver attivato, fra le tue Preferenze->Accessori, il gadget '''Precompila indice da book''', mi piacerebbe che la pagina indice la creassi tu.... confermami quando sei pronta, intanto verifico che tutto sia a posto. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 14:11, 25 lug 2022 (CEST) : Verifica ok. puoi provare a cliccare il link rosso alla pagina indice. Tieni conto che qualsiasi errore, sia su wikisource che su common, ouò essere corretto.... quindi, '''be bold'''. --[[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 14:47, 25 lug 2022 (CEST) ::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Ti rispondo qui.... ma stupidamente non potevi saperlo: ho dimenticato il ping. vai col click sul link rosso, '''dopo''' aver verificato di aver attivato il gadget come suggerito il messaggio sopra, e se tutto va bene il gadget dovrebbe precompilare la pagina con i dati di Commons. salva, cl solito criterio '''be beld'''. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 09:16, 26 lug 2022 (CEST) :::@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] aah ecco il barbatrucco, nessun problema ho recuperato i messaggi :) dovrei essere riuscita a creare la pagina indice, me lo confermi? https://it.wikisource.org/wiki/Indice:Turco_-_La_fanciulla_straniera.djvu [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 09:26, 26 lug 2022 (CEST) ::::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] confermo :). via con il passo tre. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 10:34, 26 lug 2022 (CEST) == Passo tre: rifinire la pagina Indice == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Creata la pagina Indice, bisogna sistemare per bene due campi, che vedi in modifica: il campo Lista delle pagine e il campo Sommario. Entrambi sono importanti perchè la loro corretta compilazione è la base per utilissimi automatismi. Lo faccio io, tu osserva il risultato e chiedimi spiegazioni di qualsiasi cosa non ti sia chiara. Controlla che anche il gadget "Precarica e autoNs0" sia attivato. presto ci sarà molto utile. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 10:42, 26 lug 2022 (CEST) :@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] ottimo! Gadget attivo, confermo [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 10:46, 26 lug 2022 (CEST) ::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Intoppo imprevisto, ci mancava. Qualcosa è andato storto, il djvu prodotto da IA Upload è ''privo di strato ocr''. Non so spiegarmi perchè, pazienza: lo sostituisco con un djvu prodotto in altro modo e sicuramente dotato di strato ocr. Nel frattempo, se vuoi, entra in creazione di qualche pagina, il campo di edit resterà vuoto perchè non trova lo strato ocr dentro il djvu, ma tu puoi ottenerlo al volo con il tool "Trascrivi il testo". Salva o non salvare a tua scelta. ti lascio il vecchio djvu fallato per una mezz'oretta, è istruttivo. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 11:00, 26 lug 2022 (CEST) :::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Fatto. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 11:32, 26 lug 2022 (CEST) ::::@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] ottimo, nella scorsa mezz'ora ho dato un'occhiata. [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 11:35, 26 lug 2022 (CEST) ::::: @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Quindi un suggerimento... procurati pdf2djvu, esiste sia per windows che per linux, va benissimo per convertire in djvu al volo i file pdf di internet archive. Io preferisco la versione "a riga di comando". https://jwilk.net/software/pdf2djvu . se IA Upload fallisce. è bene avere sottomano un'alternativa. Bene.... è l'ora di cominciare la trascrizione e correzione del testo. ci sono molti gadget per fare meglio e prima, ma non è male iniziare facendo tutto a mano. Sistemo un paio di pagine per darti qualcosa <del>da scopiazzare</del> da cui prendere ispirazione :-). --[[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 13:03, 26 lug 2022 (CEST) :::::: @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Uffa, trascrivendo un paio di pagine trovo che l'ocr è buono, ma le immagini non lo sono affatto, sono "sfuocate". Vado avanti ancora un po'. se mi stufo sostituisco il djvu con un altro migliore. Un certo deterioramento delle immagini originali è inevitabile, ma il troppo stroppia.... [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 15:03, 26 lug 2022 (CEST) :::::::@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] effettivamente, lo sto notando anche io... come mai la qualità si è deteriorata così? E soprattutto, c'è modo di rimediare e/o di risolvere il problema prima di procedere con gli altri testi di Giulia/Jacopo? [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 15:19, 26 lug 2022 (CEST) ::::::::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Non me lo spiego, è inusuale. Già era strano che IA Upload avesse fallito: che poi anche pdf2djvu abbia dato un risultato insoddisfacente è misterioso. Troveremo una soluzione. Nel frattempo le scansioni stanno là, in Internet archive, associate a un ottimo OCR.... il che è un'ottima cosa. Provo a caricare il nuovo djvu (ottenuto con abbyy finereader dalle immagini jp2 di Internet Archive) [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 15:40, 26 lug 2022 (CEST) :::::::::@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] tecnologia, non è più affidabile di questi tempi (con un sospiro di sconforto) [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 08:36, 27 lug 2022 (CEST) == Elenco caricamenti == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] '''Help!''' Dissodato il primo gruppo, ho affrontato il secondo, e trovo che uno dei titoli, Canzone senza parole, è una ponderosa raccolta, che comprende anche alcune voci duplicate. Si tratta di edizioni diverse, ma lascerei comunque i doppioni in sospeso. Puoi verificare, per favore, se l'elenco dei vostri caricamenti su IA è completo? [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 23:19, 2 ago 2022 (CEST) :Ciao @[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]]! Ti confermo che l'elenco dei caricamenti su IA è completo. Alcune novelle della raccolta "Canzone senza parole", è vero, sono state pubblicate anche a sé stanti, prima del gruppo unico pubblicato nel 1901. Nei nostri piani però volevamo che andasse tutto tutto su WikiSource [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 09:38, 3 ago 2022 (CEST) ::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Niente impedisce di caricare qui edizioni diverse della stessa opera. Io lascio semplicemente i doppioni per ultimi. ovvio che il caricamento (che sto facendo proprio adesso) di [[Canzone senza parole]] dà maggiore soddisfazione.... :-) [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 14:14, 3 ago 2022 (CEST) == facciamo il punto == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] @[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]] Per ora ho seguito una strategia banale: caricare tutto quello che è stato caricato su IA, tale e quale, stesso nome file e stesso contenuto in scansioni. Ci sono problemi da risolvere. 1. alcuni file rappresentano un estratto da fascicoli di una rivista. 2. altri file rappresentano un fascicolo, più o meno completo, di una rivista, ma il nome e i metadati si riferiscono a uno solo dei contenuti, e precisamente a quelli a firma Jacopo Turco. 3. altri file rappresentano, invece, veri e propri "libri", in particolare [[Canzone senza parole (raccolta)]], classificabile con certezza come "raccolta di novelle". 4. ci sono alcuni doppioni (edizioni diverse della stessa opera). Bisogna fare ordine, e senza par passare troppo tempo.... mi scuso se il mio approccio è stato precipitoso. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 10:11, 4 ago 2022 (CEST) :Ciao @[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]]! Ma figurati, anzi grazie ancora mille volte per tutto il lavoro che hai svolto. Io, se posso, come posso aiutare? [[User:Isabelawliet|Isabelawliet]] ([[User talk:Isabelawliet|disc.]]) 10:13, 4 ago 2022 (CEST) ::@[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Se possibile, organizzando un po' di rilettura. Comincerei dal testo più impoftante e meno controverso, [[Canzone senza parole (raccolta)]]. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 10:23, 4 ago 2022 (CEST) 23jwoucprxwwknj6rhq5ls9vpnachyb Indice:Lippi - Malmantile racquistato.pdf/styles.css 110 842436 3015924 3012721 2022-08-03T12:48:40Z Alex brollo 1615 sanitized-css text/css .poem {padding-left:6em} .m {margin-left:7em;} .arg {font-size:95%;line-height:1.5em;padding-left:8em;} mw8g8ujceadjdkxuujtlelav9se2rdt Pagina:Lippi - Malmantile racquistato.pdf/93 108 842553 3015923 3015898 2022-08-03T12:45:21Z Alex brollo 1615 proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Accolturato" /></noinclude> {{ct|f=120%|v=2|t=3|SECONDO CANTARE.}} {{ct|f=70%|v=1|ARGOMENTO.}} <poem class="arg"> :De' due gran figli del signor d'Ugnano Prodigioso il natal narra Baldone: Come s'acquista moglie Florïano, E vien dall'Orco poi fatto prigione: Come Amadigi libera il germano, E il mostro spaventoso a terra pone: E dice al fin, che l'un di questi dui Fu padre a Celidora, e l'altro a lui. </poem> <poem> {{o|1|m}}. :Era in Ugnano{{nsm|121|182}} il duca Perïone Che sempre all'altarin fidecommisso{{nsm|121|183}} Faceva notte e dì tanta orazione E tante carità, ch'era un subisso: Nè per altro era tutto bacchettone Che per un suo pensiero eterno e fisso D'aver prole; perchè della sua schiatta Non v'era, morto lui, nè can nè gatta. </poem><noinclude></noinclude> 7v11hnlqe1xj3vsd2kssti6cxkpfna5 3015925 3015923 2022-08-03T12:50:15Z Alex brollo 1615 /* new eis level3 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Accolturato" /></noinclude> {{ct|f=120%|v=2|t=3|SECONDO CANTARE.}} {{ct|f=70%|v=1|ARGOMENTO.}} <poem class="arg"> :De' due gran figli del signor d'Ugnano Prodigioso il natal narra Baldone: Come s'acquista moglie Florïano, E vien dall'Orco poi fatto prigione: Come Amadigi libera il germano, E il mostro spaventoso a terra pone: E dice al fin, che l'un di questi dui Fu padre a Celidora, e l'altro a lui. </poem> <poem> {{o|1|m}}. :Era in Ugnano{{nsm|121|182}} il duca Perïone Che sempre all'altarin fidecommisso{{nsm|121|183}} Faceva notte e dì tanta orazione E tante carità, ch'era un subisso: Nè per altro era tutto bacchettone Che per un suo pensiero eterno e fisso D'aver prole; perchè della sua schiatta Non v'era, morto lui, nè can nè gatta. </poem><noinclude></noinclude> j3ozk4k007u5qdc9knb57e063k00jtj Discussioni indice:Lippi - Malmantile racquistato.pdf 111 842702 3015962 3015909 2022-08-03T13:59:15Z Alex brollo 1615 /* Note di formattazione */ wikitext text/x-wiki == Note di formattazione == Il testo è stato caricato dopo preformattazione. Nella correzione va fatta attenzione a: * errori casuali derivati dall'elavorazione automatica; * sistemazione RigaIntestazione; * completamento del codice del template {{tl|nsm}}, aggiungendo il primo parametro che deve contenere il numero pagina contenente il testo dell'annotazione [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 14:08, 29 lug 2022 (CEST) :@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] scusami, quando hai modo di dare un occhio alle note [[Pagina:Lippi_-_Malmantile_racquistato.pdf/74]] e pagg. successive; se vanno bene così le risistemo a mano, oppure se è saltato qualche parametro :grazie anticipate come sempre --[[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 09:12, 3 ago 2022 (CEST) ::@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]] in tutte le prime pagine Primo Cantare, Secondo cantare, Terzo cantare etc. il primo corpo del testo dovrebbe essere più in piccolo. Ho provato a mettere il parametro ma mi scombina il testo, quindi per ora ho lasciato tutto stessa grandezza. ::[[Pagina:Lippi_-_Malmantile_racquistato.pdf/93]] --[[User:Accolturato|Accolturato]] ([[User talk:Accolturato|disc.]]) 10:42, 3 ago 2022 (CEST) ::: @[[Utente:Acculturato|Acculturato]] Giusto. Vedi la soluzione proposta in [[Pagina:Lippi_-_Malmantile_racquistato.pdf/93]], naturalmente si può modificare globalmente nella pagina [[Indice:Lippi_-_Malmantile_racquistato.pdf/styles.css]]. 9d88cdb5lj5txvqv0lgc19j5f57gxea Indice:Turco - Il giornale intimo.djvu 110 843719 3016526 3015525 2022-08-04T08:18:41Z Alex brollo 1615 proofread-index text/x-wiki {{:MediaWiki:Proofreadpage_index_template |Autore=Giulia Turco Turcati Lazzari |NomePagina=Il giornale intimo |Titolo= |TitoloOriginale= |Sottotitolo= |LinguaOriginale= |Lingua= |Traduttore= |Illustratore= |Curatore= |Editore= |Città=Milano |Anno=1896 |Fonte={{IA|il_giornale_intimo_1896}} |Immagine=1 |Progetto= |Argomento= |Qualità=25% |Pagine=<pagelist 1to2=- 3=919 10to11=- /> |Sommario={{Indice sommario|nome=Il giornale intimo|titolo=Il giornale intimo|from=4|delta=-916}} |Volumi=Anno III - N. 22 |Note= |Css= }} 3gz49x1z7xg6mjai9c79wi36qx0bhgj Indice:Turco - Canzone senza parole.djvu 110 843831 3015921 2022-08-03T12:26:51Z Alex brollo 1615 [[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creata nuova pagina: proofread-index text/x-wiki {{:MediaWiki:Proofreadpage_index_template |Autore=Giulia Turco Turcati Lazzari |NomePagina=Canzone senza parole |Titolo= |TitoloOriginale= |Sottotitolo= |LinguaOriginale= |Lingua= |Traduttore= |Illustratore= |Curatore= |Editore= |Città=MRoma |Anno=1901 |Fonte={{IA|canzone_senza_parole_1901}} |Immagine=5 |Progetto= |Argomento= |Qualità=25% |Pagine=<pagelist 1to8=- 5=frontespizio 7=Indice 9=1 424to433=- /> |Sommario= |Volumi= |Note= |Css= }} 9yc21lj5z4s1s27kxsh18yxa6630332 3015922 3015921 2022-08-03T12:37:26Z Alex brollo 1615 proofread-index text/x-wiki {{:MediaWiki:Proofreadpage_index_template |Autore=Giulia Turco Turcati Lazzari |NomePagina=Canzone senza parole |Titolo= |TitoloOriginale= |Sottotitolo= |LinguaOriginale= |Lingua= |Traduttore= |Illustratore= |Curatore= |Editore= |Città=Roma |Anno=1901 |Fonte={{IA|canzone_senza_parole_1901}} |Immagine=5 |Progetto= |Argomento= |Qualità=25% 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Surse allor la Pietade; e non aprío Il divin labbro ancor, che già tacea {{R|105}}Di quell’ire tremende il mormorío. Col dolce strale d’un sol guardo avea Già conquiso ogni petto. In questo dire La rosea bocca alfin sciolse la dea: Alte in mezzo de’ giusti odo salire {{R|110}}Di vendetta le grida, ed io domando Anch’io vendetta, sempiterno Sire, Anch’io cacciata dai potenti in bando Batto indarno ai lor cuori, e inesaudita Vo scorrendo la terra e lagrimando. {{R|115}}Ma, se i regnanti han mia ragion tradita<ref>115. '''han mia ragion tradita''': non sono, come dovrebbero, pietosi.</ref>, Perché la colpa de’ regnanti, o padre, Negl’innocenti popoli è punita? Perché tante perir misere squadre<ref>118. '''misere squadre''': poveri soldati.</ref> Per la causa de’ vili? Ahi! caro i crudi {{R|120}}Fanno il sacro costar nome di madre<ref>119. '''caro''' ecc.: fanno costar caro a’ detti soldati il sacro nome di madre dato alla patria.</ref>. Peccò Francia, gli è ver; ma, spenti i drudi<ref>121. '''i drudi''': i turpi amanti, i fautori.</ref> D’insana libertà, perché in suo danno Gemono ancora le nimiche incudi<ref>123. '''Gemono''' ecc.: si fabbricano ancora da’ nemici armi?</ref>? Dunque eteme laggiú l’ire saranno? {{R|125}}E solo al pianto in avvenir le spose, Solo al ferro e al furor partoriranno? Dunque Europa le guance lagrimose Porterà sempre? E per chi poi? Per una, Per due, per poche insomma alme orgogliose. {{R|130}}Taccio il nembo di duol che denso imbruna Tutto d’Olanda il ciel; taccio il lamento Della prostrata elvetica fortuna<ref name="pag170">130. '''Taccio''' ecc.: S’è detto che l’Olanda e la Svizzera erano state nel 1799 invase dagli alleati contro</ref>. Ma l’affanno non taccio e il tradimento Che Italia or grava, Italia in cui natura {{R|135}}Fe’ tanto di bellezza esperimento. Duro il servaggio la premea; piú dura Una sognata libertà la preme, Che colma de’ suoi mali ha la misura. Su i cruenti suoi campi piú non freme {{R|140}}Di Marte il tuono; ma che val, se in pace </poem> <ref follow="pag169">l’immensa curva del cielo.</ref><noinclude><references/></noinclude> f3mjy76h1s7l4ggc521sqludiiymzvb Pagina:Poesie (Monti).djvu/171 108 843833 3015964 2022-08-03T14:41:53Z OrbiliusMagister 129 /* Pagine SAL 25% */ [[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creata nuova pagina: <poem> Pur come in guerra sí sospira e geme? Prepotente rapina<ref>142. '''Prepotente rapina''' ecc.: grandi rapine apersero la via alla piú squallida miseria.</ref> alla vorace Squallida fame spalancò le porte, E chi serrarle le dovea si tace<ref>144. '''E chi''' ecc.: e i governanti si stanno inoperosi.</ref>. {{R|145}}Meglio era pur dal ferro aver la morte, Che spirar nudo e scarno e derelitto... proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione||CANTO TERZO|155|riga=si}}</noinclude><poem> Pur come in guerra sí sospira e geme? Prepotente rapina<ref>142. '''Prepotente rapina''' ecc.: grandi rapine apersero la via alla piú squallida miseria.</ref> alla vorace Squallida fame spalancò le porte, E chi serrarle le dovea si tace<ref>144. '''E chi''' ecc.: e i governanti si stanno inoperosi.</ref>. {{R|145}}Meglio era pur dal ferro aver la morte, Che spirar nudo e scarno e derelitto Tra i famelici figli e la consorte. Deh sia fine al furor, fine al delitto, Fine ai pianti mortali, e della spada {{R|150}}Pèra una volta e de’ tiranni il dritto! Paghi di sangue chi vuol sangue, e cada; Ma l’innocente viva, e dell’oppresso Il sospiro, o Signor, ti persuada. La dea qui ruppe il suo parlar con esso<ref>154. '''con esso''': cfr. la nota al v. 127, p. 88.</ref> {{R|155}}Le lagrime sul ciglio; e chi per questa, Chi per quella fremea l’alto consesso, Qual freme d’aquilon chiuso in foresta Il primo spiro, allor che ciechi aggira<ref>158. '''ciechi aggira''': polverosi volge in giro.</ref> I sussurri forier della tempesta. {{R|160}}Mentre vario il favor ne’ petti ispira Desïanze diverse, incerto ognuno Qual fia vittrice, la clemenza o l’ira; Del ciel cangiossi il volto e si fe’ bruno, E caligine in cerchio orrenda e folta {{R|165}}Il trono avvolse dell’Eterno ed Uno. E una voce n’uscí che l’ardua vòlta Dell’Olimpo intronava. Attenta e muta Trema natura e la gran voce ascolta. Cieli, udite, odi, o terra, l’assoluta {{R|170}}Di Dio parola. Tu che<ref>170. '''Tu che''' ecc.: tu, o Bonaparte, che ecc.</ref> l’alto spegni Patrio delirio, e Francia hai restituta; Tu che vincendo moderanza insegni All’orgoglio de’ re, cui tua saggezza Tolse la scusa di cotanti sdegni<ref>174. '''la scusa''' ecc.: il pretesto di sdegnarsi cosí facilmente, e però di far guerra.</ref>; {{R|175}}Fa cor: quel Dio che abbatte ogni grandezza<ref>175. '''quel Dio''' ecc.: Anche il Manzoni (''Il cinque Mag.'', 105): «Il Dio che atterra e suscita». Cfr. anche ''Deuteronomio'' XXXII, 39.</ref>, Guerra e pace a te fida<ref name="pag171">176. </ref>, a te devolve Il castigo d’Europa e la salvezza. Tu sei polve al mio sguardo, ed io la polve </poem><ref follow="pag170">la Francia.</ref><noinclude><references/></noinclude> o3x1al708bc1hmgrjd7pa203mg8b1jb 3015965 3015964 2022-08-03T14:42:04Z OrbiliusMagister 129 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione||CANTO TERZO|155|riga=si}}</noinclude><poem> Pur come in guerra sí sospira e geme? Prepotente rapina<ref>142. '''Prepotente rapina''' ecc.: grandi rapine apersero la via alla piú squallida miseria.</ref> alla vorace Squallida fame spalancò le porte, E chi serrarle le dovea si tace<ref>144. '''E chi''' ecc.: e i governanti si stanno inoperosi.</ref>. {{R|145}}Meglio era pur dal ferro aver la morte, Che spirar nudo e scarno e derelitto Tra i famelici figli e la consorte. Deh sia fine al furor, fine al delitto, Fine ai pianti mortali, e della spada {{R|150}}Pèra una volta e de’ tiranni il dritto! Paghi di sangue chi vuol sangue, e cada; Ma l’innocente viva, e dell’oppresso Il sospiro, o Signor, ti persuada. La dea qui ruppe il suo parlar con esso<ref>154. '''con esso''': cfr. la nota al v. 127, p. 88.</ref> {{R|155}}Le lagrime sul ciglio; e chi per questa, Chi per quella fremea l’alto consesso, Qual freme d’aquilon chiuso in foresta Il primo spiro, allor che ciechi aggira<ref>158. '''ciechi aggira''': polverosi volge in giro.</ref> I sussurri forier della tempesta. {{R|160}}Mentre vario il favor ne’ petti ispira Desïanze diverse, incerto ognuno Qual fia vittrice, la clemenza o l’ira; Del ciel cangiossi il volto e si fe’ bruno, E caligine in cerchio orrenda e folta {{R|165}}Il trono avvolse dell’Eterno ed Uno. E una voce n’uscí che l’ardua vòlta Dell’Olimpo intronava. Attenta e muta Trema natura e la gran voce ascolta. Cieli, udite, odi, o terra, l’assoluta {{R|170}}Di Dio parola. Tu che<ref>170. '''Tu che''' ecc.: tu, o Bonaparte, che ecc.</ref> l’alto spegni Patrio delirio, e Francia hai restituta; Tu che vincendo moderanza insegni All’orgoglio de’ re, cui tua saggezza Tolse la scusa di cotanti sdegni<ref>174. '''la scusa''' ecc.: il pretesto di sdegnarsi cosí facilmente, e però di far guerra.</ref>; {{R|175}}Fa cor: quel Dio che abbatte ogni grandezza<ref>175. '''quel Dio''' ecc.: Anche il Manzoni (''Il cinque Mag.'', 105): «Il Dio che atterra e suscita». Cfr. anche ''Deuteronomio'' XXXII, 39.</ref>, Guerra e pace a te fida<ref name="pag171">176. </ref>, a te devolve Il castigo d’Europa e la salvezza. Tu sei polve al mio sguardo, ed io la polve </poem><ref follow="pag170">la Francia.</ref><noinclude><references/></noinclude> qavxc2ccw3dnlnt7w97hqh1q6sqfvkc Discussioni indice:Turco - Canzone senza parole.djvu 111 843834 3015966 2022-08-03T14:56:04Z Alex brollo 1615 /* Nota su scansione/OCR */ nuova sezione wikitext text/x-wiki == Nota su scansione/OCR == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Nel caricamento su IA hai già visto perchè ti suggerivo di caricare un pdf multipagina piuttosto che una raccolta di jpg.... funziona bene anche la raccolta, ma ci sono trabocchetti. Se organizzate altri caricamenti, raccomando la conversione in pdf multipagina delle immagini prima del caricamento su IA. Un secondo piccolo problema per l'OCR sono i margini delle pagine. Sarebbe meglio escludere, dalle immagini, sia il fondo che il margine fisico della pagina, ossia eseguire un buon cropping. per fortuna esiste un fantastico programma, briss, in java, che consente di fare un buon cropping virtuale di tutte le pagine di un pdf, in modo veramente geniale. Può essere usato anche per separare in pagine singole un pdf in cui le immagini sono a due facciate. Il bello è che non interviene affatto sulle immagini, e quindi le conserva perfettamente.... perfino se sotto c'è uno strato testo. suggerisco caldamente di provarlo: questo djvu è stato ottenuto dal pdf originale ripassato con briss. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 16:56, 3 ago 2022 (CEST) t9m8eclwgwz5jve8sf3c59nlttz7jos 3015967 3015966 2022-08-03T14:57:35Z Alex brollo 1615 /* Nota su scansione/OCR */ wikitext text/x-wiki == Nota su scansione/OCR == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Nel caricamento su IA hai già visto perchè ti suggerivo di caricare un pdf multipagina piuttosto che una raccolta di jpg.... funziona bene anche la raccolta, ma ci sono trabocchetti. Se organizzate altri caricamenti, raccomando la conversione in pdf multipagina delle immagini prima del caricamento su IA. Un secondo piccolo problema per l'OCR sono i margini delle pagine. Sarebbe meglio escludere, dalle immagini, sia il fondo che il margine fisico della pagina, ossia eseguire un buon cropping. per fortuna esiste un fantastico programma, briss, in java, che consente di fare un buon cropping virtuale di tutte le pagine di un pdf, in modo veramente geniale. Può essere usato anche per separare in pagine singole un pdf in cui le immagini sono a due facciate. Il bello è che non interviene affatto sulle immagini, e quindi le conserva perfettamente.... perfino se sotto c'è uno strato testo. suggerisco caldamente di provarlo: questo djvu è stato ottenuto dal pdf originale ripassato con briss. il cropping dei margini evita che l'ocr cerchi di interpretare, facendo pasticci, il margine della pagina. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 16:56, 3 ago 2022 (CEST) 5o874hkact57b7jd7qwrxxry43xt08f 3016471 3015967 2022-08-03T22:31:33Z OrbiliusMagister 129 wikitext text/x-wiki == Nota su scansione/OCR == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Nel caricamento su IA hai già visto perchè ti suggerivo di caricare un pdf multipagina piuttosto che una raccolta di jpg.... funziona bene anche la raccolta, ma ci sono trabocchetti. Se organizzate altri caricamenti, raccomando la conversione in pdf multipagina delle immagini prima del caricamento su IA. Un secondo piccolo problema per l'OCR sono i margini delle pagine. Sarebbe meglio escludere, dalle immagini, sia il fondo che il margine fisico della pagina, ossia eseguire un buon cropping. per fortuna esiste un fantastico programma, briss, in java, che consente di fare un buon cropping virtuale di tutte le pagine di un pdf, in modo veramente geniale. Può essere usato anche per separare in pagine singole un pdf in cui le immagini sono a due facciate. Il bello è che non interviene affatto sulle immagini, e quindi le conserva perfettamente.... perfino se sotto c'è uno strato testo. suggerisco caldamente di provarlo: questo djvu è stato ottenuto dal pdf originale ripassato con briss. il cropping dei margini evita che l'ocr cerchi di interpretare, facendo pasticci, il margine della pagina. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 16:56, 3 ago 2022 (CEST) ===Sfilacciamento=== @[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]], @[[Utene:Isabelawliet|Isabelawliet]], chiedo scusa per l'intrusione, ma nella mia ignoranza non mi spiego al primo colpo la scelta di dare alle novelle della raccolta uno status autonomo invece di mantenerle come sottopagine della raccolta. Un conto sono le raccolte di novelle (o poesie) di molti autori in una antologia curata da uno studioso, un altro conto è una La raccolta è stata curata dall'autrice e le novelle sono state raccolte in volume dall'autrice, giusto? Anche fossero state pubblicate prima singolarmente noi abbiamo davanti la raccolta: a meno di casi inequivocabili di singole novelle che abbiano assunto fama e valore come componimento autonomo (caso moooolto più raro che per le poesie) noi trattiamo questa raccolta non diversamente dalle raccolte di Verga o di altri. Non è che mi manca qualche informazione? Illuminami. - '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">&epsilon;</span><span style="color:blue;">&Delta;</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">&omega;</span>]]''' 00:31, 4 ago 2022 (CEST) gw5gynnu0d3bzgvff2ssvajw2veamn2 3016472 3016471 2022-08-03T22:32:08Z OrbiliusMagister 129 wikitext text/x-wiki == Nota su scansione/OCR == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Nel caricamento su IA hai già visto perchè ti suggerivo di caricare un pdf multipagina piuttosto che una raccolta di jpg.... funziona bene anche la raccolta, ma ci sono trabocchetti. Se organizzate altri caricamenti, raccomando la conversione in pdf multipagina delle immagini prima del caricamento su IA. Un secondo piccolo problema per l'OCR sono i margini delle pagine. Sarebbe meglio escludere, dalle immagini, sia il fondo che il margine fisico della pagina, ossia eseguire un buon cropping. per fortuna esiste un fantastico programma, briss, in java, che consente di fare un buon cropping virtuale di tutte le pagine di un pdf, in modo veramente geniale. Può essere usato anche per separare in pagine singole un pdf in cui le immagini sono a due facciate. Il bello è che non interviene affatto sulle immagini, e quindi le conserva perfettamente.... perfino se sotto c'è uno strato testo. suggerisco caldamente di provarlo: questo djvu è stato ottenuto dal pdf originale ripassato con briss. il cropping dei margini evita che l'ocr cerchi di interpretare, facendo pasticci, il margine della pagina. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 16:56, 3 ago 2022 (CEST) ===Sfilacciamento=== @[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]], @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]], chiedo scusa per l'intrusione, ma nella mia ignoranza non mi spiego al primo colpo la scelta di dare alle novelle della raccolta uno status autonomo invece di mantenerle come sottopagine della raccolta. Un conto sono le raccolte di novelle (o poesie) di molti autori in una antologia curata da uno studioso, un altro conto è una La raccolta è stata curata dall'autrice e le novelle sono state raccolte in volume dall'autrice, giusto? Anche fossero state pubblicate prima singolarmente noi abbiamo davanti la raccolta: a meno di casi inequivocabili di singole novelle che abbiano assunto fama e valore come componimento autonomo (caso moooolto più raro che per le poesie) noi trattiamo questa raccolta non diversamente dalle raccolte di Verga o di altri. Non è che mi manca qualche informazione? Illuminami. - '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">&epsilon;</span><span style="color:blue;">&Delta;</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">&omega;</span>]]''' 00:31, 4 ago 2022 (CEST) pe9ynroswzpfbuedf8x7334w8j39uw5 3016473 3016472 2022-08-03T22:33:08Z OrbiliusMagister 129 wikitext text/x-wiki == Nota su scansione/OCR == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Nel caricamento su IA hai già visto perchè ti suggerivo di caricare un pdf multipagina piuttosto che una raccolta di jpg.... funziona bene anche la raccolta, ma ci sono trabocchetti. Se organizzate altri caricamenti, raccomando la conversione in pdf multipagina delle immagini prima del caricamento su IA. Un secondo piccolo problema per l'OCR sono i margini delle pagine. Sarebbe meglio escludere, dalle immagini, sia il fondo che il margine fisico della pagina, ossia eseguire un buon cropping. per fortuna esiste un fantastico programma, briss, in java, che consente di fare un buon cropping virtuale di tutte le pagine di un pdf, in modo veramente geniale. Può essere usato anche per separare in pagine singole un pdf in cui le immagini sono a due facciate. Il bello è che non interviene affatto sulle immagini, e quindi le conserva perfettamente.... perfino se sotto c'è uno strato testo. suggerisco caldamente di provarlo: questo djvu è stato ottenuto dal pdf originale ripassato con briss. il cropping dei margini evita che l'ocr cerchi di interpretare, facendo pasticci, il margine della pagina. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 16:56, 3 ago 2022 (CEST) ===Sfilacciamento=== @[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]], @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]], chiedo scusa per l'intrusione, ma nella mia ignoranza non mi spiego al primo colpo la scelta di dare alle novelle della raccolta uno status autonomo invece di mantenerle come sottopagine della raccolta. Un conto sono le raccolte di novelle (o poesie) di molti autori in una antologia curata da uno studioso, un altro conto è una raccolta sia stata curata dall'autrice e le novelle sono state raccolte in volume dall'autrice, giusto? Anche fossero state pubblicate prima singolarmente noi abbiamo davanti la raccolta: a meno di casi inequivocabili di singole novelle che abbiano assunto fama e valore come componimento autonomo (caso moooolto più raro che per le poesie) noi trattiamo questa raccolta non diversamente dalle raccolte di Verga o di altri. Non è che mi manca qualche informazione? Illuminami. - '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">&epsilon;</span><span style="color:blue;">&Delta;</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">&omega;</span>]]''' 00:31, 4 ago 2022 (CEST) jku504lklx7krf72m2lv5ikl3jrkaq3 3016494 3016473 2022-08-04T06:36:25Z Alex brollo 1615 /* Sfilacciamento */ Risposta wikitext text/x-wiki == Nota su scansione/OCR == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Nel caricamento su IA hai già visto perchè ti suggerivo di caricare un pdf multipagina piuttosto che una raccolta di jpg.... funziona bene anche la raccolta, ma ci sono trabocchetti. Se organizzate altri caricamenti, raccomando la conversione in pdf multipagina delle immagini prima del caricamento su IA. Un secondo piccolo problema per l'OCR sono i margini delle pagine. Sarebbe meglio escludere, dalle immagini, sia il fondo che il margine fisico della pagina, ossia eseguire un buon cropping. per fortuna esiste un fantastico programma, briss, in java, che consente di fare un buon cropping virtuale di tutte le pagine di un pdf, in modo veramente geniale. Può essere usato anche per separare in pagine singole un pdf in cui le immagini sono a due facciate. Il bello è che non interviene affatto sulle immagini, e quindi le conserva perfettamente.... perfino se sotto c'è uno strato testo. suggerisco caldamente di provarlo: questo djvu è stato ottenuto dal pdf originale ripassato con briss. il cropping dei margini evita che l'ocr cerchi di interpretare, facendo pasticci, il margine della pagina. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 16:56, 3 ago 2022 (CEST) ===Sfilacciamento=== @[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]], @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]], chiedo scusa per l'intrusione, ma nella mia ignoranza non mi spiego al primo colpo la scelta di dare alle novelle della raccolta uno status autonomo invece di mantenerle come sottopagine della raccolta. Un conto sono le raccolte di novelle (o poesie) di molti autori in una antologia curata da uno studioso, un altro conto è una raccolta sia stata curata dall'autrice e le novelle sono state raccolte in volume dall'autrice, giusto? Anche fossero state pubblicate prima singolarmente noi abbiamo davanti la raccolta: a meno di casi inequivocabili di singole novelle che abbiano assunto fama e valore come componimento autonomo (caso moooolto più raro che per le poesie) noi trattiamo questa raccolta non diversamente dalle raccolte di Verga o di altri. Non è che mi manca qualche informazione? Illuminami. - '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">&epsilon;</span><span style="color:blue;">&Delta;</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">&omega;</span>]]''' 00:31, 4 ago 2022 (CEST) :@[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]] Ho gli stessi dubbi, ma ho preferito, al momento, valorizzare al massimo il lavoro di scansione e caricamento su IA senza pormi troppe domande. tuttavia incontro parecchi problemi.... uno, per esempio, è quello di come gestire i caricamenti di interi fascicoli di una rivista, presentati sotto il nome di un unico articolo che contengono. Ho ondeggiato nella risoluzione del problema adottando soluzioni diverse, ma occorre ripensarci. Il secondo problema è quello dei "doppioni", es. Salvatrice. Comunque, tengo aggiornata la pagina Autore, e sarei ben lieto di una discussione su come sistemare le cose. :La mia proposta per il primo dei due problemi: "ripulirei" i djvu dei fascicoli, lasciandoci solo il frontespizio del fascicolo e le pagine relative all'articolo/alla novella di interesse. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 08:36, 4 ago 2022 (CEST) nzlrelpuczbkfv77sl8f59ydcgkg54d 3016495 3016494 2022-08-04T06:46:05Z Alex brollo 1615 /* Sfilacciamento */ wikitext text/x-wiki == Nota su scansione/OCR == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Nel caricamento su IA hai già visto perchè ti suggerivo di caricare un pdf multipagina piuttosto che una raccolta di jpg.... funziona bene anche la raccolta, ma ci sono trabocchetti. Se organizzate altri caricamenti, raccomando la conversione in pdf multipagina delle immagini prima del caricamento su IA. Un secondo piccolo problema per l'OCR sono i margini delle pagine. Sarebbe meglio escludere, dalle immagini, sia il fondo che il margine fisico della pagina, ossia eseguire un buon cropping. per fortuna esiste un fantastico programma, briss, in java, che consente di fare un buon cropping virtuale di tutte le pagine di un pdf, in modo veramente geniale. Può essere usato anche per separare in pagine singole un pdf in cui le immagini sono a due facciate. Il bello è che non interviene affatto sulle immagini, e quindi le conserva perfettamente.... perfino se sotto c'è uno strato testo. suggerisco caldamente di provarlo: questo djvu è stato ottenuto dal pdf originale ripassato con briss. il cropping dei margini evita che l'ocr cerchi di interpretare, facendo pasticci, il margine della pagina. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 16:56, 3 ago 2022 (CEST) ===Sfilacciamento=== @[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]], @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]], chiedo scusa per l'intrusione, ma nella mia ignoranza non mi spiego al primo colpo la scelta di dare alle novelle della raccolta uno status autonomo invece di mantenerle come sottopagine della raccolta. Un conto sono le raccolte di novelle (o poesie) di molti autori in una antologia curata da uno studioso, un altro conto è una raccolta sia stata curata dall'autrice e le novelle sono state raccolte in volume dall'autrice, giusto? Anche fossero state pubblicate prima singolarmente noi abbiamo davanti la raccolta: a meno di casi inequivocabili di singole novelle che abbiano assunto fama e valore come componimento autonomo (caso moooolto più raro che per le poesie) noi trattiamo questa raccolta non diversamente dalle raccolte di Verga o di altri. Non è che mi manca qualche informazione? Illuminami. - '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">&epsilon;</span><span style="color:blue;">&Delta;</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">&omega;</span>]]''' 00:31, 4 ago 2022 (CEST) :@[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]] Ho gli stessi dubbi, ma ho preferito, al momento, valorizzare al massimo il lavoro di scansione e caricamento su IA senza pormi troppe domande. tuttavia incontro parecchi problemi.... uno, per esempio, è quello di come gestire i caricamenti di interi fascicoli di una rivista, presentati sotto il nome di un unico articolo che contengono. Ho ondeggiato nella risoluzione del problema adottando soluzioni diverse, ma occorre ripensarci. Il secondo problema è quello dei "doppioni", es. Salvatrice. Comunque, tengo aggiornata la pagina Autore, e sarei ben lieto di una discussione su come sistemare le cose. La mia proposta per il primo dei due problemi: "ripulirei" i djvu dei fascicoli, lasciandoci solo il frontespizio del fascicolo e le pagine relative all'articolo/alla novella di interesse. al momento, il fatto che un file rappresenti un fascicolo di una rivista, più o meno completo, e sia il titolo che i metadati invece siano relativi a uno solo dei vari contenuti non va; me ne rendo conto, ma ho preferito procrastinare la soluzione del problema, e sono disponibilissimo a operare per sistemare le cose. Comunque, questo caso dimostra, ancora una volta, come wikisource sia un ambiente tutt'altro che semplice :-( [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 08:36, 4 ago 2022 (CEST) pav8lczhzgzwl30pqryent9o1j38njz 3016496 3016495 2022-08-04T06:46:46Z Alex brollo 1615 /* Sfilacciamento */ wikitext text/x-wiki == Nota su scansione/OCR == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Nel caricamento su IA hai già visto perchè ti suggerivo di caricare un pdf multipagina piuttosto che una raccolta di jpg.... funziona bene anche la raccolta, ma ci sono trabocchetti. Se organizzate altri caricamenti, raccomando la conversione in pdf multipagina delle immagini prima del caricamento su IA. Un secondo piccolo problema per l'OCR sono i margini delle pagine. Sarebbe meglio escludere, dalle immagini, sia il fondo che il margine fisico della pagina, ossia eseguire un buon cropping. per fortuna esiste un fantastico programma, briss, in java, che consente di fare un buon cropping virtuale di tutte le pagine di un pdf, in modo veramente geniale. Può essere usato anche per separare in pagine singole un pdf in cui le immagini sono a due facciate. Il bello è che non interviene affatto sulle immagini, e quindi le conserva perfettamente.... perfino se sotto c'è uno strato testo. suggerisco caldamente di provarlo: questo djvu è stato ottenuto dal pdf originale ripassato con briss. il cropping dei margini evita che l'ocr cerchi di interpretare, facendo pasticci, il margine della pagina. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 16:56, 3 ago 2022 (CEST) ===Sfilacciamento=== @[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]], @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]], chiedo scusa per l'intrusione, ma nella mia ignoranza non mi spiego al primo colpo la scelta di dare alle novelle della raccolta uno status autonomo invece di mantenerle come sottopagine della raccolta. Un conto sono le raccolte di novelle (o poesie) di molti autori in una antologia curata da uno studioso, un altro conto è una raccolta sia stata curata dall'autrice e le novelle sono state raccolte in volume dall'autrice, giusto? Anche fossero state pubblicate prima singolarmente noi abbiamo davanti la raccolta: a meno di casi inequivocabili di singole novelle che abbiano assunto fama e valore come componimento autonomo (caso moooolto più raro che per le poesie) noi trattiamo questa raccolta non diversamente dalle raccolte di Verga o di altri. Non è che mi manca qualche informazione? Illuminami. - '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">&epsilon;</span><span style="color:blue;">&Delta;</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">&omega;</span>]]''' 00:31, 4 ago 2022 (CEST) :@[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]] Ho gli stessi dubbi, ma ho preferito, al momento, valorizzare al massimo il lavoro di scansione e caricamento su IA senza pormi troppe domande. tuttavia incontro parecchi problemi.... uno, per esempio, è quello di come gestire i caricamenti di interi fascicoli di una rivista, presentati sotto il nome di un unico articolo che contengono. Ho ondeggiato nella risoluzione del problema adottando soluzioni diverse, ma occorre ripensarci. Il secondo problema è quello dei "doppioni", es. Salvatrice. Comunque, tengo aggiornata la pagina Autore, e sarei ben lieto di una discussione su come sistemare le cose. La mia proposta per il primo dei due problemi: "ripulirei" i djvu dei fascicoli, lasciandoci solo il frontespizio del fascicolo e le pagine relative all'articolo/alla novella di interesse. al momento, il fatto che un file rappresenti un fascicolo di una rivista, più o meno completo, e sia il titolo che i metadati invece siano relativi a uno solo dei vari contenuti '''non va'''; me ne rendo conto, ma ho preferito procrastinare la soluzione del problema, e sono disponibilissimo a operare per sistemare le cose. Comunque, questo caso dimostra, ancora una volta, come wikisource sia un ambiente tutt'altro che semplice :-( [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 08:36, 4 ago 2022 (CEST) scd5rkbccnzfan6qu7o8cpffh7rj70s 3016498 3016496 2022-08-04T07:23:51Z OrbiliusMagister 129 wikitext text/x-wiki == Nota su scansione/OCR == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Nel caricamento su IA hai già visto perchè ti suggerivo di caricare un pdf multipagina piuttosto che una raccolta di jpg.... funziona bene anche la raccolta, ma ci sono trabocchetti. Se organizzate altri caricamenti, raccomando la conversione in pdf multipagina delle immagini prima del caricamento su IA. Un secondo piccolo problema per l'OCR sono i margini delle pagine. Sarebbe meglio escludere, dalle immagini, sia il fondo che il margine fisico della pagina, ossia eseguire un buon cropping. per fortuna esiste un fantastico programma, briss, in java, che consente di fare un buon cropping virtuale di tutte le pagine di un pdf, in modo veramente geniale. Può essere usato anche per separare in pagine singole un pdf in cui le immagini sono a due facciate. Il bello è che non interviene affatto sulle immagini, e quindi le conserva perfettamente.... perfino se sotto c'è uno strato testo. suggerisco caldamente di provarlo: questo djvu è stato ottenuto dal pdf originale ripassato con briss. il cropping dei margini evita che l'ocr cerchi di interpretare, facendo pasticci, il margine della pagina. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 16:56, 3 ago 2022 (CEST) ===Sfilacciamento=== @[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]], @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]], chiedo scusa per l'intrusione, ma nella mia ignoranza non mi spiego al primo colpo la scelta di dare alle novelle della raccolta uno status autonomo invece di mantenerle come sottopagine della raccolta. Un conto sono le raccolte di novelle (o poesie) di molti autori in una antologia curata da uno studioso, un altro conto è una raccolta sia stata curata dall'autrice e le novelle sono state raccolte in volume dall'autrice, giusto? Anche fossero state pubblicate prima singolarmente noi abbiamo davanti la raccolta: a meno di casi inequivocabili di singole novelle che abbiano assunto fama e valore come componimento autonomo (caso moooolto più raro che per le poesie) noi trattiamo questa raccolta non diversamente dalle raccolte di Verga o di altri. Non è che mi manca qualche informazione? Illuminami. - '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">&epsilon;</span><span style="color:blue;">&Delta;</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">&omega;</span>]]''' 00:31, 4 ago 2022 (CEST) :@[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]] Ho gli stessi dubbi, ma ho preferito, al momento, valorizzare al massimo il lavoro di scansione e caricamento su IA senza pormi troppe domande. tuttavia incontro parecchi problemi.... uno, per esempio, è quello di come gestire i caricamenti di interi fascicoli di una rivista, presentati sotto il nome di un unico articolo che contengono. Ho ondeggiato nella risoluzione del problema adottando soluzioni diverse, ma occorre ripensarci. Il secondo problema è quello dei "doppioni", es. Salvatrice. Comunque, tengo aggiornata la pagina Autore, e sarei ben lieto di una discussione su come sistemare le cose. La mia proposta per il primo dei due problemi: "ripulirei" i djvu dei fascicoli, lasciandoci solo il frontespizio del fascicolo e le pagine relative all'articolo/alla novella di interesse. al momento, il fatto che un file rappresenti un fascicolo di una rivista, più o meno completo, e sia il titolo che i metadati invece siano relativi a uno solo dei vari contenuti '''non va'''; me ne rendo conto, ma ho preferito procrastinare la soluzione del problema, e sono disponibilissimo a operare per sistemare le cose. Comunque, questo caso dimostra, ancora una volta, come wikisource sia un ambiente tutt'altro che semplice :-( [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 08:36, 4 ago 2022 (CEST) :Ehm, non per rompere, ma se scrivo è perché sto moooolto faticosamente ponendo mano a una soluzione procrastinata per cinque anni in cui mi sto facendo un mazzo non indifferente solo perché non ero attivo quando la trascrizione dei Lirici marinisti è partita. :In pratica, meglio ragionare e chiarirsi per tempo piuttosto che trovarsi ad attendere e rischiare che una situazione sbagliata venga scambiata per uno standard. '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">&epsilon;</span><span style="color:blue;">&Delta;</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">&omega;</span>]]''' 09:23, 4 ago 2022 (CEST) tp2s69edr23yetu5r0sfq60pdhtb2w2 3016503 3016498 2022-08-04T07:52:30Z Alex brollo 1615 /* Sfilacciamento */ Risposta wikitext text/x-wiki == Nota su scansione/OCR == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Nel caricamento su IA hai già visto perchè ti suggerivo di caricare un pdf multipagina piuttosto che una raccolta di jpg.... funziona bene anche la raccolta, ma ci sono trabocchetti. Se organizzate altri caricamenti, raccomando la conversione in pdf multipagina delle immagini prima del caricamento su IA. Un secondo piccolo problema per l'OCR sono i margini delle pagine. Sarebbe meglio escludere, dalle immagini, sia il fondo che il margine fisico della pagina, ossia eseguire un buon cropping. per fortuna esiste un fantastico programma, briss, in java, che consente di fare un buon cropping virtuale di tutte le pagine di un pdf, in modo veramente geniale. Può essere usato anche per separare in pagine singole un pdf in cui le immagini sono a due facciate. Il bello è che non interviene affatto sulle immagini, e quindi le conserva perfettamente.... perfino se sotto c'è uno strato testo. suggerisco caldamente di provarlo: questo djvu è stato ottenuto dal pdf originale ripassato con briss. il cropping dei margini evita che l'ocr cerchi di interpretare, facendo pasticci, il margine della pagina. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 16:56, 3 ago 2022 (CEST) ===Sfilacciamento=== @[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]], @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]], chiedo scusa per l'intrusione, ma nella mia ignoranza non mi spiego al primo colpo la scelta di dare alle novelle della raccolta uno status autonomo invece di mantenerle come sottopagine della raccolta. Un conto sono le raccolte di novelle (o poesie) di molti autori in una antologia curata da uno studioso, un altro conto è una raccolta sia stata curata dall'autrice e le novelle sono state raccolte in volume dall'autrice, giusto? Anche fossero state pubblicate prima singolarmente noi abbiamo davanti la raccolta: a meno di casi inequivocabili di singole novelle che abbiano assunto fama e valore come componimento autonomo (caso moooolto più raro che per le poesie) noi trattiamo questa raccolta non diversamente dalle raccolte di Verga o di altri. Non è che mi manca qualche informazione? Illuminami. - '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">&epsilon;</span><span style="color:blue;">&Delta;</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">&omega;</span>]]''' 00:31, 4 ago 2022 (CEST) :@[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]] Ho gli stessi dubbi, ma ho preferito, al momento, valorizzare al massimo il lavoro di scansione e caricamento su IA senza pormi troppe domande. tuttavia incontro parecchi problemi.... uno, per esempio, è quello di come gestire i caricamenti di interi fascicoli di una rivista, presentati sotto il nome di un unico articolo che contengono. Ho ondeggiato nella risoluzione del problema adottando soluzioni diverse, ma occorre ripensarci. Il secondo problema è quello dei "doppioni", es. Salvatrice. Comunque, tengo aggiornata la pagina Autore, e sarei ben lieto di una discussione su come sistemare le cose. La mia proposta per il primo dei due problemi: "ripulirei" i djvu dei fascicoli, lasciandoci solo il frontespizio del fascicolo e le pagine relative all'articolo/alla novella di interesse. al momento, il fatto che un file rappresenti un fascicolo di una rivista, più o meno completo, e sia il titolo che i metadati invece siano relativi a uno solo dei vari contenuti '''non va'''; me ne rendo conto, ma ho preferito procrastinare la soluzione del problema, e sono disponibilissimo a operare per sistemare le cose. Comunque, questo caso dimostra, ancora una volta, come wikisource sia un ambiente tutt'altro che semplice :-( [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 08:36, 4 ago 2022 (CEST) :Ehm, non per rompere, ma se scrivo è perché sto moooolto faticosamente ponendo mano a una soluzione procrastinata per cinque anni in cui mi sto facendo un mazzo non indifferente solo perché non ero attivo quando la trascrizione dei Lirici marinisti è partita. :In pratica, meglio ragionare e chiarirsi per tempo piuttosto che trovarsi ad attendere e rischiare che una situazione sbagliata venga scambiata per uno standard. '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">&epsilon;</span><span style="color:blue;">&Delta;</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">&omega;</span>]]''' 09:23, 4 ago 2022 (CEST) ::@[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]] Verissimo, ma tieni conto che su wikisource, al contrario di wikipedia, abbiamo l'illusione di poter raggiungere una ''pagina finita'' in due o tre edit... hai voglia.... :-( [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 09:52, 4 ago 2022 (CEST) przk1c08mz3ipso57pkwz41cbjt4299 3016505 3016503 2022-08-04T07:53:58Z OrbiliusMagister 129 wikitext text/x-wiki == Nota su scansione/OCR == @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]] Nel caricamento su IA hai già visto perchè ti suggerivo di caricare un pdf multipagina piuttosto che una raccolta di jpg.... funziona bene anche la raccolta, ma ci sono trabocchetti. Se organizzate altri caricamenti, raccomando la conversione in pdf multipagina delle immagini prima del caricamento su IA. Un secondo piccolo problema per l'OCR sono i margini delle pagine. Sarebbe meglio escludere, dalle immagini, sia il fondo che il margine fisico della pagina, ossia eseguire un buon cropping. per fortuna esiste un fantastico programma, briss, in java, che consente di fare un buon cropping virtuale di tutte le pagine di un pdf, in modo veramente geniale. Può essere usato anche per separare in pagine singole un pdf in cui le immagini sono a due facciate. Il bello è che non interviene affatto sulle immagini, e quindi le conserva perfettamente.... perfino se sotto c'è uno strato testo. suggerisco caldamente di provarlo: questo djvu è stato ottenuto dal pdf originale ripassato con briss. il cropping dei margini evita che l'ocr cerchi di interpretare, facendo pasticci, il margine della pagina. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 16:56, 3 ago 2022 (CEST) ===Sfilacciamento=== @[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]], @[[Utente:Isabelawliet|Isabelawliet]], chiedo scusa per l'intrusione, ma nella mia ignoranza non mi spiego al primo colpo la scelta di dare alle novelle della raccolta uno status autonomo invece di mantenerle come sottopagine della raccolta. Un conto sono le raccolte di novelle (o poesie) di molti autori in una antologia curata da uno studioso, un altro conto è una raccolta sia stata curata dall'autrice e le novelle sono state raccolte in volume dall'autrice, giusto? Anche fossero state pubblicate prima singolarmente noi abbiamo davanti la raccolta: a meno di casi inequivocabili di singole novelle che abbiano assunto fama e valore come componimento autonomo (caso moooolto più raro che per le poesie) noi trattiamo questa raccolta non diversamente dalle raccolte di Verga o di altri. Non è che mi manca qualche informazione? Illuminami. - '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">&epsilon;</span><span style="color:blue;">&Delta;</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">&omega;</span>]]''' 00:31, 4 ago 2022 (CEST) :@[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]] Ho gli stessi dubbi, ma ho preferito, al momento, valorizzare al massimo il lavoro di scansione e caricamento su IA senza pormi troppe domande. tuttavia incontro parecchi problemi.... uno, per esempio, è quello di come gestire i caricamenti di interi fascicoli di una rivista, presentati sotto il nome di un unico articolo che contengono. Ho ondeggiato nella risoluzione del problema adottando soluzioni diverse, ma occorre ripensarci. Il secondo problema è quello dei "doppioni", es. Salvatrice. Comunque, tengo aggiornata la pagina Autore, e sarei ben lieto di una discussione su come sistemare le cose. La mia proposta per il primo dei due problemi: "ripulirei" i djvu dei fascicoli, lasciandoci solo il frontespizio del fascicolo e le pagine relative all'articolo/alla novella di interesse. al momento, il fatto che un file rappresenti un fascicolo di una rivista, più o meno completo, e sia il titolo che i metadati invece siano relativi a uno solo dei vari contenuti '''non va'''; me ne rendo conto, ma ho preferito procrastinare la soluzione del problema, e sono disponibilissimo a operare per sistemare le cose. Comunque, questo caso dimostra, ancora una volta, come wikisource sia un ambiente tutt'altro che semplice :-( [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 08:36, 4 ago 2022 (CEST) :Ehm, non per rompere, ma se scrivo è perché sto moooolto faticosamente ponendo mano a una soluzione procrastinata per cinque anni in cui mi sto facendo un mazzo non indifferente solo perché non ero attivo quando la trascrizione dei [[Lirici marinisti]] è partita. :Noto dalla voce di Pedia sull'autrice che la stessa ''[[Salvatrice]]'' appare sia da sola (uscita nel 1897) che nella raccolta del 1901 che stiamo elaborando, e la mole dei brani rende difficile distinguere tra romanzo e novella. :In pratica, meglio ragionare e chiarirsi per tempo piuttosto che trovarsi ad attendere e rischiare che una situazione sbagliata venga scambiata per uno standard. '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">&epsilon;</span><span style="color:blue;">&Delta;</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">&omega;</span>]]''' 09:23, 4 ago 2022 (CEST) ::@[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]] Verissimo, ma tieni conto che su wikisource, al contrario di wikipedia, abbiamo l'illusione di poter raggiungere una ''pagina finita'' in due o tre edit... hai voglia.... :-( [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 09:52, 4 ago 2022 (CEST) 76lqa2et69fpdkik0bro47fdey6x8qu Di Cristo in croce essangue 0 843835 3015970 2022-08-03T15:12:29Z OrbiliusMagister 129 [[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creata nuova pagina: {{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="Nome e cognome dell'autore"/>Giambattista Basile<section end="Nome e cognome dell'autore"/> <section begin="URL della versione cartacea a fronte"/>Indice:AA. VV. - Lirici marinisti.djvu<section end="URL della versione cartacea a fronte"/> <section begin="Argomento"/>Canzoni<section end="Argomento"/... wikitext text/x-wiki {{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="Nome e cognome dell'autore"/>Giambattista Basile<section end="Nome e cognome dell'autore"/> <section begin="URL della versione cartacea a fronte"/>Indice:AA. VV. - Lirici marinisti.djvu<section end="URL della versione cartacea a fronte"/> <section begin="Argomento"/>Canzoni<section end="Argomento"/> <section begin="Progetto"/>Letteratura<section end="Progetto"/> <section begin="Titolo"/>I. 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D’indole un po’ schiva, egli provava dinanzi alle continue, nuove conoscenze richieste dalla professione, in quei mesi di tirocinio quale mae- stro di pianoforte in una cittá • dianzi sconosciuta, una specie di riluttanza orgogliosa, un senso di vergogna per l’ariditá dell’insegnamento che gli pareva offendere l’arte un tempo vagheggiata sotto altra e più libera forma: era un’ardua lotta in cui la ragione doveva vincere la prepotenza dell’istinto. Ma quel giorno, appena ebbe varcata la soglia dell’anticamera, appena fu introdotto nelle stanze da un vecchio cameriere dallo sguardo onesto e fedele, l’impressione consueta si tramutò in un senso di strana, indefinibile dolcezza, e gli parve che dal ricco appartamento in cui la severitá ari-<noinclude></noinclude> 3ucne2yh5cem57soedc7kelupkjxwgw 3016454 3016011 2022-08-03T19:59:09Z Alex brollo 1615 /* new eis level1 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" />{{RigaIntestazione|||}}</noinclude> {{FI |file = Turco - Canzone senza parole (page 11 crop).jpg |width = 100% |margin-bottom=5em }} Il giovane musicista,, salendo per la prima volta e non senza stento, la bella scala a chiocciola di marmo nero del palazzo Riace che il Bibbiena aveva disegnato, sentì nell’anima il solito sgomento delle cose ignote. D’indole un po’ schiva, egli provava dinanzi alle continue, nuove conoscenze richieste dalla professione, in quei mesi di tirocinio quale mae- stro di pianoforte in una cittá • dianzi sconosciuta, una specie di riluttanza orgogliosa, un senso di vergogna per l’ariditá dell’insegnamento che gli pareva offendere l’arte un tempo vagheggiata sotto altra e più libera forma: era un’ardua lotta in cui la ragione doveva vincere la prepotenza dell’istinto. Ma quel giorno, appena ebbe varcata la soglia dell’anticamera, appena fu introdotto nelle stanze da un vecchio cameriere dallo sguardo onesto e fedele, l’impressione consueta si tramutò in un senso di strana, indefinibile dolcezza, e gli parve che dal ricco appartamento in cui la severitá ari-<noinclude></noinclude> ebhz0stnw6ae6ugmjq4w8yyxpi9kkh1 3016461 3016454 2022-08-03T21:52:07Z Alex brollo 1615 /* new eis level1 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" />{{RigaIntestazione|||}}</noinclude> {{FI |file = Turco - Canzone senza parole (page 11 crop).jpg |width = 100% |margin-bottom=5em }} Il giovane musicista,, salendo per la prima volta e non senza stento, la bella scala a chiocciola di marmo nero del palazzo Riace che il Bibbiena aveva disegnato, sentì nell’anima il solito sgomento delle cose ignote. D’indole un po’ schiva, egli provava dinanzi alle continue, nuove conoscenze richieste dalla professione, in quei mesi di tirocinio quale mae- stro di pianoforte in una cittá • dianzi sconosciuta, una specie di riluttanza orgogliosa, un senso di vergogna per l’ariditá dell’insegnamento che gli pareva offendere l’arte un tempo vagheggiata sotto altra e più libera forma: era un’ardua lotta in cui la ragione doveva vincere la prepotenza dell’istinto. Ma quel giorno, appena ebbe varcata la soglia dell’anticamera, appena fu introdotto nelle stanze da un vecchio cameriere dallo sguardo onesto e fedele, l’impressione consueta si tramutò in un senso di strana, indefinibile dolcezza, e gli parve che dal ricco appartamento in cui la severitá {{Pt|ari-|}}<noinclude></noinclude> t9wq6viurct07morx7c8k6mzuvwxec8 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/12 108 843857 3016012 2022-08-03T16:11:58Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> stocratica era temprata dalla più geniale eleganza gli venisse incontro un profumo di schietta e fa- miliare ospitalitá, d’intima e squisita grazia fem- minile. In quell’appartamento difatti abitava, disde- gnosa del mondo, una donna che il destino aveva fulminata sul fiore della giovinezza ed a cui il solo amore materno insegnava ad apprezzare una seconda volta la vita, sebbene dalla vita ella più nulla sperasse. Era una specie di chiostro nel quale la marchesa Vittoria di Riace, rimasta ve- dova a ventisei anni, rinunziando ai diletti e ai privilegi dell’etá e della sua condizione e circon- dandosi di pochi parenti e di due o tre amiche, si ritirava nella stagione invernale per dedicarsi interamente a Violante la sua unica figliuoletta. G-abriele Montalto fu ricevuto subito dalla gio- vane signora sulla cui bellezza un po’ scultoria il rimpianto persistente del passato aveva diffuso, senza attenuarla, un’ombra di nobile melanconia che ispirava, oltre il rispetto, la venerazione. L’accoglienza più che benevola, lusinghiera, che ella fece al maestro, lasciava delicatamente tras- parire la simpatia pietosa che le destavano in cuore l’aspetto signorile del giovane e la deformitá che ne deturpava il corpo. Vittima d’un fatale scontro ferroviario, in cui gli si era sfragellata la gamba sinistra, il giovane era zoppo e, intollerante di qualunque apparecchio chirurgico, si reggeva con una gruccia.<noinclude></noinclude> qkaocry2eayu70226gh5lfyvc7wn92m 3016458 3016012 2022-08-03T21:50:49Z Alex brollo 1615 /* new eis level1 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" />{{RigaIntestazione||— 4 —|}}</noinclude>stocratica era temprata dalla più geniale eleganza gli venisse incontro un profumo di schietta e fa- miliare ospitalitá, d’intima e squisita grazia fem- minile. In quell’appartamento difatti abitava, disde- gnosa del mondo, una donna che il destino aveva fulminata sul fiore della giovinezza ed a cui il solo amore materno insegnava ad apprezzare una seconda volta la vita, sebbene dalla vita ella più nulla sperasse. Era una specie di chiostro nel quale la marchesa Vittoria di Riace, rimasta ve- dova a ventisei anni, rinunziando ai diletti e ai privilegi dell’etá e della sua condizione e circon- dandosi di pochi parenti e di due o tre amiche, si ritirava nella stagione invernale per dedicarsi interamente a Violante la sua unica figliuoletta. G-abriele Montalto fu ricevuto subito dalla gio- vane signora sulla cui bellezza un po’ scultoria il rimpianto persistente del passato aveva diffuso, senza attenuarla, un’ombra di nobile melanconia che ispirava, oltre il rispetto, la venerazione. L’accoglienza più che benevola, lusinghiera, che ella fece al maestro, lasciava delicatamente tras- parire la simpatia pietosa che le destavano in cuore l’aspetto signorile del giovane e la deformitá che ne deturpava il corpo. Vittima d’un fatale scontro ferroviario, in cui gli si era sfragellata la gamba sinistra, il giovane era zoppo e, intollerante di qualunque apparecchio chirurgico, si reggeva con una gruccia.<noinclude></noinclude> ogk1ew8uvda61tuuys1tlt9fka2ohh9 3016460 3016458 2022-08-03T21:51:54Z Alex brollo 1615 /* new eis level1 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" />{{RigaIntestazione||— 4 —|}}</noinclude> stocratica era temprata dalla più geniale eleganza gli venisse incontro un profumo di schietta e fa- miliare ospitalitá, d’intima e squisita grazia fem- minile. In quell’appartamento difatti abitava, disde- gnosa del mondo, una donna che il destino aveva fulminata sul fiore della giovinezza ed a cui il solo amore materno insegnava ad apprezzare una seconda volta la vita, sebbene dalla vita ella più nulla sperasse. Era una specie di chiostro nel quale la marchesa Vittoria di Riace, rimasta ve- dova a ventisei anni, rinunziando ai diletti e ai privilegi dell’etá e della sua condizione e circon- dandosi di pochi parenti e di due o tre amiche, si ritirava nella stagione invernale per dedicarsi interamente a Violante la sua unica figliuoletta. G-abriele Montalto fu ricevuto subito dalla gio- vane signora sulla cui bellezza un po’ scultoria il rimpianto persistente del passato aveva diffuso, senza attenuarla, un’ombra di nobile melanconia che ispirava, oltre il rispetto, la venerazione. L’accoglienza più che benevola, lusinghiera, che ella fece al maestro, lasciava delicatamente tras- parire la simpatia pietosa che le destavano in cuore l’aspetto signorile del giovane e la deformitá che ne deturpava il corpo. Vittima d’un fatale scontro ferroviario, in cui gli si era sfragellata la gamba sinistra, il giovane era zoppo e, intollerante di qualunque apparecchio chirurgico, si reggeva con una gruccia.<noinclude></noinclude> 83h5sax1pyldkn3181n4jcdb2qiz527 3016462 3016460 2022-08-03T21:52:53Z Alex brollo 1615 /* new eis level1 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" />{{RigaIntestazione||— 4 —|}}</noinclude> {{Pt|stocratica|aristocratica}} era temprata dalla più geniale eleganza gli venisse incontro un profumo di schietta e familiare ospitalitá, d’intima e squisita grazia femminile. In quell’appartamento difatti abitava, disdegnosa del mondo, una donna che il destino aveva fulminata sul fiore della giovinezza ed a cui il solo amore materno insegnava ad apprezzare una seconda volta la vita, sebbene dalla vita ella più nulla sperasse. Era una specie di chiostro nel quale la marchesa Vittoria di Riace, rimasta vedova a ventisei anni, rinunziando ai diletti e ai privilegi dell’etá e della sua condizione e circondandosi di pochi parenti e di due o tre amiche, si ritirava nella stagione invernale per dedicarsi interamente a Violante la sua unica figliuoletta. Gabriele Montalto fu ricevuto subito dalla giovane signora sulla cui bellezza un po’ scultoria il rimpianto persistente del passato aveva diffuso, senza attenuarla, un’ombra di nobile melanconia che ispirava, oltre il rispetto, la venerazione. L’accoglienza più che benevola, lusinghiera, che ella fece al maestro, lasciava delicatamente trasparire la simpatia pietosa che le destavano in cuore l’aspetto signorile del giovane e la deformitá che ne deturpava il corpo. Vittima d’un fatale scontro ferroviario, in cui gli si era sfragellata la gamba sinistra, il giovane era zoppo e, intollerante di qualunque apparecchio chirurgico, si reggeva con una gruccia.<noinclude></noinclude> qid1vbf6wor2vud9xhhigmrqhwnkuzk Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/13 108 843858 3016013 2022-08-03T16:12:02Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Fornito di attitudini non comuni, Montalto, nell’ adolescenza, aveva studiato indefessamente, coll’intenzione di percorrere la carriera del con- certista, ma quella grave sventura e lo squilibrio nervoso venuto ad alterare, dopo il disastro, il suo sensibile organismo d’artista, l’avevano co- stretto a rinunziare ad un sicuro successo per de- dicarsi alla monotona e per lui faticosa professione del maestro di pianoforte. Egli era l’unico, amorevole appoggio di sua madre e d’una sorellina, della piccola famiglia su- perstite e caduta a poco a poco dall’agiatezza al bisogno. La marchesa fece subito chiamare la bambina che intendeva affidare alle cure del valente musi- cista e da lì a poco comparve, esitando, tra le falde d’una portiera, Una fanciulletta undicenne, d’aspetto esile e gentile. Era vestita di bianco e i lunghi capelli, di un castano fulvo lumeggiato d’oro, le scendevano colla più pittorica profusione sulle spallucce e sul petto, sfumandole vagamente il gracile ovale del volto. La marchesa trattenne con un cenno il giovane che voleva alzarsi per andarle incontro, e la bam- bina s’avvicinò salutando. Non era bella, ma la sua testina aveva una sì pura leggiadria di disegno e spirava dalla fronte, dagli occhi, dalla bocca un raggio sì vivo di bontá intelligente e di precoce energia che Montalto rimase un minuto immobile a contemplarla.<noinclude></noinclude> nxiun5gun0syrpwel6pr5p5de7mdqbr 3016459 3016013 2022-08-03T21:51:25Z Alex brollo 1615 /* new eis level1 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" />{{RigaIntestazione||— 5 —|}}</noinclude> Fornito di attitudini non comuni, Montalto, nell’ adolescenza, aveva studiato indefessamente, coll’intenzione di percorrere la carriera del con- certista, ma quella grave sventura e lo squilibrio nervoso venuto ad alterare, dopo il disastro, il suo sensibile organismo d’artista, l’avevano co- stretto a rinunziare ad un sicuro successo per de- dicarsi alla monotona e per lui faticosa professione del maestro di pianoforte. Egli era l’unico, amorevole appoggio di sua madre e d’una sorellina, della piccola famiglia su- perstite e caduta a poco a poco dall’agiatezza al bisogno. La marchesa fece subito chiamare la bambina che intendeva affidare alle cure del valente musi- cista e da lì a poco comparve, esitando, tra le falde d’una portiera, Una fanciulletta undicenne, d’aspetto esile e gentile. Era vestita di bianco e i lunghi capelli, di un castano fulvo lumeggiato d’oro, le scendevano colla più pittorica profusione sulle spallucce e sul petto, sfumandole vagamente il gracile ovale del volto. La marchesa trattenne con un cenno il giovane che voleva alzarsi per andarle incontro, e la bam- bina s’avvicinò salutando. Non era bella, ma la sua testina aveva una sì pura leggiadria di disegno e spirava dalla fronte, dagli occhi, dalla bocca un raggio sì vivo di bontá intelligente e di precoce energia che Montalto rimase un minuto immobile a contemplarla.<noinclude></noinclude> gvgifjvxrooyq5avce1vk2icuf78y33 3016463 3016459 2022-08-03T21:53:19Z Alex brollo 1615 /* new eis level1 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" />{{RigaIntestazione||— 5 —|}}</noinclude> Fornito di attitudini non comuni, Montalto, nell’adolescenza, aveva studiato indefessamente, coll’intenzione di percorrere la carriera del concertista, ma quella grave sventura e lo squilibrio nervoso venuto ad alterare, dopo il disastro, il suo sensibile organismo d’artista, l’avevano costretto a rinunziare ad un sicuro successo per dedicarsi alla monotona e per lui faticosa professione del maestro di pianoforte. Egli era l’unico, amorevole appoggio di sua madre e d’una sorellina, della piccola famiglia superstite e caduta a poco a poco dall’agiatezza al bisogno. La marchesa fece subito chiamare la bambina che intendeva affidare alle cure del valente musicista e da lì a poco comparve, esitando, tra le falde d’una portiera, Una fanciulletta undicenne, d’aspetto esile e gentile. Era vestita di bianco e i lunghi capelli, di un castano fulvo lumeggiato d’oro, le scendevano colla più pittorica profusione sulle spallucce e sul petto, sfumandole vagamente il gracile ovale del volto. La marchesa trattenne con un cenno il giovane che voleva alzarsi per andarle incontro, e la bambina s’avvicinò salutando. Non era bella, ma la sua testina aveva una sì pura leggiadria di disegno e spirava dalla fronte, dagli occhi, dalla bocca un raggio sì vivo di bontá intelligente e di precoce energia che Montalto rimase un minuto immobile a contemplarla.<noinclude></noinclude> alps3rud4rxgd7a3wisd1e8t6f7azi1 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/14 108 843859 3016014 2022-08-03T16:12:07Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Nella limpidezza angelica dell’occhio infantile, nella sua profonditá immacolata si leggono e si sentono talvolta ineffabili promesse. La fanciulletta porse la sua manina nervosa ed affilata e corrispose con molta attenzione, anzi con una curiositá ardente e superiore agli anni, ’allo sguardo del giovane, fìngendo di non vedere la gruccia clie pur l’attraeva, Colla stessa pietá istintiva della madre. Interessava molto anche a lei di conoscere il nuovo maestro perchè amava la musica con un trasporto superiore alla sua etá. Dopo un breve colloquio, nel quale la mar- chesa narrò degli studi musicali fatti da Violante colle sue istitutrici, e Montalto accennò alle dan- nose conseguenze che possono recare le prime no- zioni date, il più delle volte, sopra basi false e da persone incompetenti, il maestro espresse il desi- derio che la bambina gli facesse sentire quello che sapeva, e si recarono tutti insieme nella stanza da studio. Una stanza semplicissima che occupavano in parte il pianoforte e una lunga tavola coperta con bell’ordine da libri è da quaderni. Due scansie contenenti le opere principali per l’infanzia, i poeti classici e una buona scelta di esercizi musicali ne adomavano le pareti; il sole vi penetrava largamente dalle alte finestre, ravvi- vando, nella tetra stagione invernale, alcune piante fiorite e fragranti di freesia e di reseda. ’Montalto, che la marchesa aveva pregato di cominciare subito le lezioni, invitò la piccola sco-<noinclude></noinclude> ebwwpn704irpzbi8xvda5jyfs1pvnmc 3016464 3016014 2022-08-03T21:53:42Z Alex brollo 1615 /* new eis level1 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Nella limpidezza angelica dell’occhio infantile, nella sua profonditá immacolata si leggono e si sentono talvolta ineffabili promesse. La fanciulletta porse la sua manina nervosa ed affilata e corrispose con molta attenzione, anzi con una curiositá ardente e superiore agli anni, ’allo sguardo del giovane, fìngendo di non vedere la gruccia clie pur l’attraeva, Colla stessa pietá istintiva della madre. Interessava molto anche a lei di conoscere il nuovo maestro perchè amava la musica con un trasporto superiore alla sua etá. Dopo un breve colloquio, nel quale la mar- chesa narrò degli studi musicali fatti da Violante colle sue istitutrici, e Montalto accennò alle dan- nose conseguenze che possono recare le prime no- zioni date, il più delle volte, sopra basi false e da persone incompetenti, il maestro espresse il desi- derio che la bambina gli facesse sentire quello che sapeva, e si recarono tutti insieme nella stanza da studio. Una stanza semplicissima che occupavano in parte il pianoforte e una lunga tavola coperta con bell’ordine da libri è da quaderni. Due scansie contenenti le opere principali per l’infanzia, i poeti classici e una buona scelta di esercizi musicali ne adomavano le pareti; il sole vi penetrava largamente dalle alte finestre, ravvi- vando, nella tetra stagione invernale, alcune piante fiorite e fragranti di freesia e di reseda. Montalto, che la marchesa aveva pregato di cominciare subito le lezioni, invitò la piccola sco-<noinclude></noinclude> qoqicig3zp92qxfvhp0kotjb146vmal Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/15 108 843860 3016015 2022-08-03T16:12:11Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> lara al pianoforte e Violante vi sedette con di- sinvoltura, posando le sue manine sulla tastiera. — Queste sono vere mani da pianista — disse il giovane prendendone una fra le sue e osservan- dola con una certa tenerézza. — Coraggio .... come andiamo colle scale? La fanciulletta fece, sbagliando spesso, la scala di do e di sol. . — Da me le sapevo, ma adesso ho paura ! — mormorò, rivolgendo verso il maestro lo sguardo lagrimoso. Montalto sorrise e tentò di rassicurarla con amorevoli parole. — Suona la tua arietta, Violante — suggerì la marchesa. — Compone ? ormai ! — sciamò il giovine cor- rugando un poco le ciglia — È un’ariettina, ma è brutta — disse Vio- lante con una smorfietta piena di grazia. — Vuol proprio sentirla? -— Ma sì, ben volentieri ! — concluse il maestro subito conquistato da quella grazia e reprimendo il desiderio di stringersi al cuore la gentile crea- turina. E Violante suonò alcune battute, una cosa da bimba, ma il ritmo era giusto e l’armonia corretta. — Va bene. Col tempo potremo occuparci di composizione, ma per ora bisogna proprio che ci limitiamo ai soli studii; si rassegnerá volentieri? — Mi rassegnerò — rispose la bambina grave-<noinclude></noinclude> 2ugot68ve8hggmk4tfb1g1kgrghlnsz Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/16 108 843861 3016016 2022-08-03T16:12:15Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> mente, con un piccolo atto energico ed espressivo della testina riccioluta, — ma mi dica, signore... spero ch’ella vorrá suonarmi tutti i giorni qualche cosa, per esempio, l’adagio della sintonia in do minore di Beethoven che abbiamo udita la setti- mana scorsa al liceo; io non so che le prime bat- tute, le ho cercate da me, sulla tastiera... Montalto si mise al pianoforte. Egli non suo- nava se non per accennare i pezzi agli scolari, ma non potè a meno di tare una eccezione per Violante, e ricordò tutto quel divino adagio con grande intensitá d’accento. La fanciulletta ascoltava attentissima. Aveva congiunto le mani per la gioia, il suo sguardo era intenso, il suo sorriso raggiante. — È bello, è grande, non è vero? — disse Mon- talto lasciando il suo posto; — ma ora dobbiamo sacrificare le cose ideali allo studio. La marchesa prese un libro e si mise in di- sparte; il maestro e la scolara tornarono da capo colla scala di do. ^ % * Montalto dava una lezione quotidiana a Vio- lante. Così, tolti i cinque mesi che la marchesa soleva passare in villa, ove d’altronde era spesso invitato, egli s’avvezzò a godere tutti i giorni, in casa B.iace, quell’ora che lo compensava larga- mente delle fatiche per lui gravi dell’in segnare, quell’ora di raccoglimento, nel silenzio della stanza<noinclude></noinclude> tcm9ur736y6z6e5iqwnamg24wx16bzd Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/17 108 843862 3016018 2022-08-03T16:12:19Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> da studio, ove nulla più si sapeva della vita esterna, accanto ad una signora seria, buona, com- passionevole e ad una bambina intelligente che nel suo rapido sviluppo intellettuale e sotto quella vigile direzione si veniva sempre più infiammando d’amore per la musica. Montalto, pur seguendo un corso regolare e se- vero di studi musicali, non aveva trascurato nè la letteratura italiana nè quella delle lingue straniere, e il lungo soggiorno fatto da giovinetto in Ger- mania gli era tornato molto utile a questo scopo. Egli aveva saputo così bene scegliere le sue letture nel vasto campo della scienza e dell’arte e, come musicista, s’era fornito di tali cognizioni che la sua solida cultura, avvalorata da idee larghe e da un gusto raffinato per le cose belle, gli dava una vera squisitezza di giudizio. Avveniva spesso che, parlando colla sua sco- lara di Beethoven, egli ricordasse Michelangelo del quale, come d’altri grandi, conosceva perfetta- mente le opere, o che, passando altra musica, fa- cesse dei confronti fra l’Angelico e il Pergolese per la prevalenza ch’è in entrambi del sentimento sulla forma : Schumann gli ricordava il Leopardi i cui versi qualche volta si compiaceva di recitare, intercalandoli fra i periodi musicali. Violante provava gran diletto nella sua lezione di pianoforte. Nata per diventare una donna su- periore, ella aveva giá manifestato, senza venir meno alla semplicitá infantile, una tempra ri-<noinclude></noinclude> mg9crkxl1ptazh74ooc10em9hnb8k57 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/18 108 843863 3016019 2022-08-03T16:12:24Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> flessiva e profonda in cui tante future virtù mo- rali e intellettuali ogni momento s’annunziavano con una parola efficace, con uno sguardo dicente, con un atto generoso; e le idee piuttosto gravi che il giovine, condannato dalla sventura a pre- coci amarezze, le veniva esprimendo sulle cose della vita e degli uomini, filtravano sicure in quella piccola anima donde un eco sempre più armonico e più forte rispondeva. Ogni anno, alla fine di novembre, al ritorno dalla campagna, Mòntalto trovava la sua scolara cresciuta e mutata, ma i volubili cambiamenti di quel volto d’adolescente non contradicevano mai all’immagine che il giovane s’era formato di Vio- lante a diciott’anni e che gli stava sempre dinanzi come una visione. Sebbene fosse molto magra e sottile, e avesse le braccia lunghe e quella sproporzione nelle gracili forme che toglie alle volte ogni eleganza alle gio- vinette, Violante serbava pur sempre nella sua dolce fisonomia, nei grandi occhi d’un colore indefinito, fra il grigio, il ceruleo e il nero, nel sorriso, ora lievemente malinconico, ora spiritoso, una singolare attrattiva: il fascino intellettuale al quale pochi uomini sono sensibili ma tanto più intensamente. A sedici anni la signorina di Piace era giá una buona dilettante di pianoforte ; sapeva fraseg- giare ed accentare efficacemente; suonava con se- veritá di stile i classici e con raro buon gusto i romantici. Montalto aveva coltivato, a preferenza,<noinclude></noinclude> 11361fxfdo97os9mstdmcbm243bp3yh Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/19 108 843864 3016020 2022-08-03T16:12:28Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> fra tutte le sue elette attitudini, quell’originale talento d’interprete, convinto com’ era che, pur restando ligi fino allo scrupolo alla volontá del- l’autore, v’ ha sempre un modo individuale d’in- tendere la musica, pes i rapporti ch’essa ha col- l’infinito. Il suo tocco èra per natura rotondo, pastoso, pene- trante, e Montalto s’era preso cura di conservarglielo come un dono preziosissimo. Spesso maestro e sco- lara suonavano a quattro mani e non s’udiva alcun distacco fra i due tocchi: robusto l’uno, l’altro pieno di grave dolcezza, essi si confondevano negli ac- cordi come si fonde il pensiero di due anime affini. Quell’esercizio, utilissimo a Violante anche per la lettura a prima vista, le forniva il mezzo d’impa- rare a conoscere e di studiare le opere sinfoniche degli antichi e dei moderni Tedeschi e tutto il re- pertorio della musica da camera istrumentale che sì bene prepara all’audizione dei concerti. Spronata da una vera aviditá d’istruirsi, ella s’era resa fa- miliare coi migliori autori per il pianoforte, specie con Clementi, con Scarlatti e col Padre Martini, de- plorando insieme al maestro che tanta bella mu- sica italiana giaccia ancora sepolta ed inedita negli archivi, analizzando a fondo tutte quelle creazioni mirabili del talento e del genio che aprono al pensiero i luminosi orizzonti d’un altis- simo ideale. Più tardi il giovine, per assecondare un desi- derio da lei frequentemente espresso, cominciò a<noinclude></noinclude> 4kbf5wcw125gwrn37vj3n0phhd6gsyd Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/20 108 843865 3016021 2022-08-03T16:12:32Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> darle qualche lezione d’armonia e di’contrappunto, e dischiuse al suo facile ingegno, con la nobile scienza dei suoni, un mondo di diletti nuovi. Quanto pareva grande a Violante anche la semplice scala armonizzata, quale attrattiva tro- vava nei bassi geniali di Mattei e com’ era felice di poterli suonare coi numeri! Ella procurava al maestro delle continue sorprese per ii chiaro an- damento delle parti: raro pregio che sempre più appariva nei suoi compiti musicali. Anima più elevata che fantasiosa, Violante amava molto anche i risultati degli studi positivi. Come l’allettavano le regole della prospettiva e i problemi dell’aritmetica, così le leggi prime della scala e dell’armonia, derivanti da calcoli matema- tici e fondate sopra basi fìsse, non potevano a meno di darle un’acuta sodisfazione, e di fare ingigantire dinanzi alla sua limpida mente il con- cetto primo della musica. Le sembrava che proce- dendo da principi universali, la musica dominasse vittoriosa sulle arti imitative, come un divino ele- mento di conforto, che ha le sue fonti nell’eternitá delle cose. La diversitá degli anni che aveva stabilito fra i due giovani una inevitabile distanza,. andava ap- parentemente cancellandosi, e benché Montalto non cessasse d’insegnare con un certo fare autorevole e Violante non venisse meno alla piacevole sogge-<noinclude></noinclude> kr7dg2m2mh0h3tnqtmmbmk8glcwxcrc Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/21 108 843866 3016022 2022-08-03T16:12:36Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> zione di scolara, il loro legame, senza che se ne accorgessero, diventava a grado a grado quello di una forte e leale amicizia. Per la signorina di Piace il maestro costituiva una specie di coscienza artistica; ella dissentiva rare volte dal suo parere, anche negli argomenti estranei all’arte, e se non subito, se non in modo palese, finiva quasi sempre con l’accettarlo come un verdetto assoluto — Montalto ha in orrore l’opera comique, poiché la ritiene una fonte pericolosa di pervertimento per la musica italiana ; Montalto preferisce Brahms a tutti gli autori di musica istrumentale moderna, — diceva ella, convinta che quelle opinioni fos- sero indiscutibili. D’altronde, il giovane maestro non cessava di studiare, seguendo con curiositá ardente i pro- gressi dell’arte, meditando la sua missione in faccia agli ardui problemi delle rivoluzioni sociali, cer- cando sovrattutto quella serena imparzialitá di giu- dizio, scevra da sistemi e prevenzioni, che consente di apprezzare il bello sotto qualsiasi forma esso si manifesti. Era, più che un maestro, un artista sincero che la lode non ha corrotto, che la gloria oblia. Degno di sorte meno modesta, egli sentiva aspramente l’ingiustizia della fortuna ; ma lungi dall’ ingene- rare in lui le amarezze d’un fallito destino, questa ingiustizia, pur suscitandogli nell’animo un certo disdegno degli umani squilibri, non vi aveva soffo-<noinclude></noinclude> o2wou8kuqquqjzrpj92gm6qv4go2sbh Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/22 108 843867 3016023 2022-08-03T16:12:40Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> cato il generoso istinto di ricercare prima di tutto e unicamente il vero. In breve tempo era riuscito a farsi un nome come professore di pianoforte efficace e coscienzioso; ma il suo spirito avvezzo a più alti, forse a più am- biziosi sogni, non traeva alcuna speciale compia- cenza da quella fama che gli aveva giá valuto le più lusinghiere sodisfazioni. Nei primi anni, un pianista tedesco, suo amico, gli aveva fatto vive istanze onde si recasse in una delle principali cittá della Germania, prometten- dogli un ottimo successo morale e materiale; più tardi gli era stato offerto un posto nel liceo di Pesaro ; piovevano gl’inviti e ad ogni momento gli si aprivano vie nuove, ma Montalto era sempre pronto e reciso nel suo rifiuto. Perchè, perchè preferiva a qualunque altro allettamento artistico quella sua vita faticosa, che lo costringeva a pas- sare parte del giorno in carrozza per recarsi da un punto all’altro della cittá da scolari spesse volte inetti o neghittosi, che lo condannava a con- tinui sagrifìzi, soffocandogli perfino nell’anima, per l’ariditá della professione, i più geniali istinti ? Perchè? non lo sapeva forse egli stesso; sentiva soltanto che una forza misteriosa e invincibile lo teneva incatenato alle consuete abitudini. Un giorno di gennaio, il cameriere di casa Riace venne ad avvertirlo. che la signorina, indi- sposta, non poteva prendere la solita lezione. Egli fece subito attaccare il suo coupé e andò a vedere<noinclude></noinclude> sx2yf0ndadym8oe9euvm2231o4tu804 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/23 108 843868 3016024 2022-08-03T16:12:45Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> di che si trattava : una bronchite leggera. Ma la malattia non tardò ad aggravarsi, anzi di- venne minacciosa, e dalle angosce del proprio cuore, come dalla gioia violenta che loro successe per l’insperata guarigione di Violante, il giovane com- prese e confessò chiaramente a sè stesso qual fosse la potenza arcana che lo tratteneva. Gli era così dolce l’amicizia di casa Riace ì Gli riescivano così grate quelle lezioni seguite quasi sempre da artistici colloqui! Egli ne attendeva l’ora con una certa ansietá : era sicuro di trovare la fanciulla al pianoforte, sapeva ch’ella gli verrebbe sempre incontro con la tenera deferenza, con l’atto gentile dei primi anni, a levargli di mano la gruccia; sapeva che avrebbe per lui un affettuosa sorriso, un’ amorevole parola, forse un fiore pre- ferito. La marchesa, sempre bella ancora, sempre cor- tese nel suo contegno un po’ rigido ma immutabile di gentildonna, si affrettava a riprendere il suo so- lito posto in un angoletto e si metteva a leggere o a scrivere. Non stavano più ora nella camera di studio di Violante, bensì in una sala destinata unicamente alla musica ove non erano nè tende, nè quadri, nè mobili inutili che potessero alterare la sonoritá dei suoni. Alcuni soffici divani coperti d’una stoffa color di rosa antico correvano lungo le pareti mar- morizzate ; due Pleyel a lunga coda occupavano il centro ; tra le finestre era un harmonium d’Ale- xandre; poche seggiole, gli scaffali della musica e<noinclude></noinclude> 2r0uc94aywxvk1p5lzjaq01fk5fopor Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/24 108 843869 3016025 2022-08-03T16:12:49Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> alcune grandi Icentie, coltivate in va^i orientali, completavano l’addobbo semplice e ricco sul quale la sera tre fulgenti lampade elettriche diffonde- vano la loro luce intensa e tranquilla. Era nella genialitá artistica di casa Riace qualche cosa di sommamente puro e signorile che allettava lo spirito elevato di Montalto Quanta serena felicitá in quelle ore confidenti, quando le due creature nate per intendersi senti- vano vibrare l’armonia delle loro anime all’unisono con le armonie musicali, quando la nobile passione dell’arte le trasportava al di lá di tutto ciò che può esservi di terreno nella simpatia fra l’uomo e la donna, insegnando alla loro austera giovinezza la più alta, la più divina poesia ch’è quella del sen- timento inconsapevole di sè stesso !... % Una volta, al solito ritorno dalla campagna, in cui egli, quell’anno, non aveva potuto recarsi, Montalto trovò la sua scolara mutata ; gli pareva d’averla lasciata bambina e di rivederla donna, tanto ogni traccia della fanciullezza era in lei scomparsa. Violante s’era fatta un pochino più alta ancora e, crescendo, aveva raggiunto, col primo fiore della giovinezza, un’armonica e casta leggiadrìa di forme ch’ era come un riflesso esterno della sua anima. Montalto, che aveva desiderato ardentemente<noinclude></noinclude> suuogaw6rydliccp6xwuoe7z7yohh5c Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/25 108 843870 3016026 2022-08-03T16:12:53Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> di rivederla, rimase, alla prima, un po’ attonito, quasi triste, e due o tre giorni dopo l’arrivo delle signore di Biace, quando la marchesa lo pregò di riprendere le lezioni, fu con un senso affatto nuovo ch’egli sedette al pianoforte accanto alla sua sco- lara. La fanciulla gli suonava un preludio e una fuga di Bach, che aveva imparato a memoria du? rante il soggiorno in villa, e egli, per la prima volta distratto dalla musica, la: guardava, senza che se ne accorgesse, con una meraviglia profonda, con uno strano turbamento. Era l’immagine della sua visione, dinanzi alla quale il giovane ardente durava fatica a ritrovare in sè stesso il maestro. Un tempo, quand’era piccina, egli le aveva dato qualche volta del tu, poi era passato al voi, adesso non osava più nemmeno questo, e diceva lei ma nel proferire quel pronome gli si stringeva il cuore, come se una grande distanza all’ improvviso li dividesse, come fossero divenuti tutt’a un tratto estranei uno all’altra o cominciassero appena al- lora a conoscersi. A poco a poco però quell’impressione singolare e dolorosa si dileguò e gli parve che l’antico affetto tacesse luogo ad un legame diverso più forte an- cora e più tenace. In quell’anno, per amore della figliuola, la mar- chesa cominciò a desistere dalla severitá del suo lutto e, pur consacrando sempre un culto fedele alla memoria del marito perduto, desiderò che Vio- lante godesse di tutti i vantaggi che poteva offrirle 2<noinclude></noinclude> 91ptyd3jx4x28xo5x2ocfbhbkhdkevy Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/26 108 843871 3016027 2022-08-03T16:12:57Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> la posizione in cui egli le aveva lasciate. S’impose di accompagnare ella stessa la fanciulla ai con- certi, frequentò i teatri ed aperse la sera il suo salotto ad una scelta d’amici, di letterati e d’ar- tisti. S’ella avesse mai dubitato che la presenza gior- naliera di Montalto nella sua casa potesse riuscire pericolosa, il piano di accogliervi degli altri uomini, ai suoi occhi forse più interessanti, l’avrebbe sol- levata da questo scrupolo ; ma mai le era balenato alla mente il pensiero che il giovane musicista possedesse le qualitá necessarie per attrarre esclu- sivamente l’attenzione della sua figliuola. Dotata d’un carattere nobile e profondo, ma positivo, ell’era poco suscettibile ai facili entusiasmi e af- fatto priva d’immaginazione. La serietá precoce di Violante e il fatto ch’ella conosceva il maestro fino dalla fanciullezza l’avrebbero giá rassicurata da ogni possibile timore o sospetto, senza riflet- tere alla deformitá di Montalto, ostacolo per lei assoluto. Ma il giovane possedeva molti pregi che pote- vano far dimenticare quella sua disgrazia ; la stessa dignitá, con la quale aveva saputo sopportarne i sacrifizi così gravi alla sua coraggiosa giovinezza, lo rendeva degno della più alta considerazione. Anima piuttosto altera, esclusiva e avvezza ai patimenti silenziosi, egli lasciava trasparire da tutta la persona una certa morale raffinatezza, che nel volto, spirante un ardore contenuto, raggiun-<noinclude></noinclude> lfyh7o7jsn0mtag9ck6tb1keyjz6xhv Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/27 108 843872 3016028 2022-08-03T16:13:01Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> geva l’intensitá. Quasi imberbe, meno l’ombra forte che dava una certa grazia virile al labbro supe- riore, quel volto era disegnato a tratti larghi e no- bili come un abbozzo d’artista. Montalto portava i neri capelli ritti sull’ampia fronte pensosa e aveva nella bocca un’espressione quasi impercettibile, ma persistente, di fino sar- casmo che solo il suo schietto sorriso sapeva discio- gliere in un raggio di bontá. Bellissimi erano gli occhi bruni, d’un bruno caldo e vellutato in cui scintillavano luci più chiare, come piccole gemme : occhi che sanno guardare profondamente, interro gando; occhi nei quali certe volte tutta l’anima rifulge in un lampo, o che sotto l’impero della volontá rimangono impenetrabili e muti. Invitato fra i primi a quelle geniali riunioni della sera, Montalto divenne uno dei più assidui frequentatori dell’elegante salotto della marchesa. Egli era stato eletto da poco professore al liceo della cittá, e, rinunziando quasi per intero alle lezioni private, la sera poteva concedersi con poc i fatica un sì piacevole svago. Alla prima, egli aveva accolto con vera affli- zione quel totale cambiamento nelle abitudini quasi claustrali di casa ffciace ; gli doleva di veder sollevato agli occhi di tanti che gli sembravano profani, il poetico velo di solitudine che aggiun- geva per lui un grande fascino alla dolce intimitá delle due signore. Ma il contegno di Violante non poteva che rassicurarlo : il suo riserbo era quasi<noinclude></noinclude> 74nu5v8gco2xkrmk85zzrsd4x6qgvt1 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/28 108 843873 3016029 2022-08-03T16:13:05Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> eccessivo : pareva ch’ella si studiasse attentamente di sottrarsi all’investigazione, spesso non disinte- ressata, dei suoi molti ammiratori. Per accondiscendere a un desiderio della mar- chesa, nelle serate in cui c’era minore concorso di gente, ella cominciava a farsi sentire al piano- forte in una piccola cerchia di amici, deliziandoli, ma non suonava mai le cose predilette per non tradire troppo la commozione sempre. viva del- l’animo, e di quella ritrosia il maestro le era grato, in silenzio, come se gli ripugnasse di veder pale- sati ad altri i meriti artistici dei quali eglì solo, fino allora, aveva goduto le squisite primizie e le compiacenze dolcissime. Quei ritrovi venivano qualche volta interrotti dalle prime celebri o da produzioni musicali o drammatiche scelte alle quali la marchesa non vo- leva che la sua figliuola avesse a mancare ; a Mon- talto era stato assegnato un posto fisso nel palco Edace,. e egli ricordava sempre con sommo diletto le belle ore d’intensa vita intellettuale in cui le delicate e un pò timide impressioni di Violante, passando a traverso il suo virile temperamento, prendevano forma e si completavano. In quell’inverno la signorina Eiace fu presentata in societá e ricevette molti inviti. Benché non di- mostrasse alcuna propensione pér i divertimenti giovanili, la marchesa manifestò tuttavia il desi- derio di condurla al ballo dei duchi Samoclevo ch’erano loro parenti e amici intimissimi.<noinclude></noinclude> fztldcfk7n51ql8gt6p6biwgpkp8wnz Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/29 108 843874 3016030 2022-08-03T16:13:09Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Quando Montalto seppe ohe Violante sarebbe andata a quella festa, per quanto la cosa gli sem- brasse giusta e ragionevole, si sentì fremere da capo a piedi ed ebbe un impeto di selvaggio do- lore. Seppe tuttavia dissimularlo, ma la sera in cui le signore dovevano recarsi al ballo, incapace di privarsi per tante ore della loro vista, egli passò da casa ftiace, colla scusa di riprendere una ro- manza dimenticata. La marchesa stava vestendosi, e Violante, giá pronta, aspettava nel salotto. Ella ricevette il suo maestro colla solita amabilitá, gli tolse di mano la gruccia ed ebbe cura di accostare per lui un seg- giolone al camino ove ardeva uno di quei buoni fuochi così graditi al giovane freddoloso. Egli se- dette, sforzandosi di parere disinvolto, ma in realtá era come trasognato. La fanciulla gli stava dinanzi nel suo candido vestito stellato da mazzolini di fresche viole, stringendosi alle spalle una mantelletta bianca. Semplicissima, non portava nulla in testa, fuorché lo splendido ornamento dei suoi capelli castani, stretti in un ricco nodo, ma il suo volto era insolitamente suffuso di colore, il suo bel sorriso luminoso aveva una speciale irradiazione. Montalto, non visto, la guardò intensamente, mentr’ella s’allacciava i lunghi guanti. — È felice di questo ballo, marchesina ? — disse alfine, dopo un lungo silenzio, smorzando in una frase qualunque il ribollimento dei propri pensieri.<noinclude></noinclude> 7ip5lgrb80kz6ivv7odrhr1ytcn8v3w Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/30 108 843875 3016031 2022-08-03T16:13:13Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude>— Io? felice? ... Ma perchè mi chiama marche- sina, stasera? ... Non saprei dire in veritá se sono felice — rispose Violante, ridendo. — E una cu- riositá che m’attrae, un desiderio strano di cono- scere il mondo e la vita... — Ha ragione. Sono i diletti della sua etá!... concluse il musicista con uno sforzo. — Ha suo - nato, oggi? — domandò poi, mutando rapidamente discorso. — No, maestro, non ebbi tempo, dopo la lezione. — E il suo tema con variazioni l’ha finito? — Quello sì... anzi l’ho scritto ed è qui — disse la fanciulla, prendendo da un tavolino il foglio di carta da musica. E mentre lo spiegava per porgerlo al gio- vine, la piccola spilla di perle che aveva puntata nei lembi del cappuccio s’aperse e la mantel- le tta le scivolò dalle spalle sul tappeto. Vio- lante s’affrettò a raccoglierla, non senza che le sue brune ciglia s’inarcassero, ciò che indicava una viva contrarietá ; ma intanto eli’era apparsa un minuto a Montalto in tutto lo splendore della sua snella e giovanile figura, nella casta e sedu- cente eleganza del candido vestito scollato. A quella vista il giovane si turbò e una parola di ammirazione ardente insieme e dolorosa gli venne alle labbra, ma per un delicato riguardo si trattenne dal proferirla, e subito il suo turbamento si tramutò in una gravissima amarezza. G-uardava alla sua gruccia pensando che mai, mai gli sarebbe<noinclude></noinclude> 00pev0zzehjau8aivrd85gaxecpjqad Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/31 108 843876 3016032 2022-08-03T16:13:17Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> stato concesso di stringere fra le sue braccia la gentile e simpatica creatura, ma che molti altri indifferenti forse o indegni, nel ballo, l’avrebbero fatto per la prima volta, profanando collo sguardo indiscreto una verginale purezza fino a quell’ora sì gelosamente custodita. E si ribellava Montalto all’umano convenzionalismo, che ammette licenze pericolose e affetta severitá inefficaci, prestandosi alle più singolari contradizioni; ma un violento sforzo del pensiero lo rese subito arbitro di sè, e scorrendo collo sguardo la musica domandò sol- tanto : Perchè ha fatto quest’ultima variazione in tempo di waltzerì — Di ioaitzerì... non saprei... forse avevo in mente il ballo, ed esso mi ha suggerito quel ritmo senza volerlo... Ma appena ebbe detto questo la fanciulla intuì più che mai l’acerbo patimento del suo maestro, e, pur rifuggendo dall’ indagarne la cagione, provò in cuore una vaga inquietudine commista alla più affettuosa e profonda pietá. E subito venne a sedere sopra uno scanno, accanto a lui, e dandogli del voi, ciò che faceva qualche volta, gli disse con grande amorevolezza: — Come siete triste stasera, maestro! che cosa avete ? — Io ? nulla, signorina. Sono forse un po’ affa- ticato... — E sotto il dominio della volontá gli occhi gli si fecero indifferenti e freddi.<noinclude></noinclude> qdqxd0xg8tx2devj9jmwrh4k6pxfmlh Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/32 108 843877 3016033 2022-08-03T16:13:21Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> La fanciulla lo guardò un momento, con una muta interrogazione, e egli, comprendendo subito, s’affrettò a soggiungere : — Sono strano qualche volta, lo sa, mi com- patisca... Ad un tratto il pensiero della festa divenne uggioso a Violante che non ebbe mai a sentire più dolorosamente il confronto fra la sua flo- rida giovinezza e la vita travagliata di Montalto. Ella aveva deposto sopra uùa seggiola, col venta- glio, un mazzolino di giacinti bianchi, i suoi fiori prediletti, per portarli seco. — Vi lascio questo ricordo... — disse dolcemente e semplicemente, porgendo i giacinti al suo maestro — e in ricambio mi segua il vostro pensiero..... Montalto molto commosso non potè rispondere. Fu una scena silenziosa ed innocente, ma quante volte egli la rammentò più tardi ! La marchesa ancor bella, nel suo ricco vestito nero, non tardò a sopraggiungere, e mentre il maestro prendeva commiato disse ad entrambi: — Temo che domani Violante dovrá rinunziare alla sua lezione; sarai stanca ed assonnata, non è vero, figliuola mia? — Oh no, — mamma, rispose la fanciulla ama- bilmente, — non ballerò tanto, nè sì a lungo da stancarmi... E l’indomani, quando, fedele all’ora convenuta, Montalto comparve, ella gli corse incontro festosa, esclamando :<noinclude></noinclude> 40agla7znhl6ksdjtnrudflvpi5y8ao Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/33 108 843878 3016034 2022-08-03T16:13:25Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude>.— Avete ragione mio buon maestro, il ballo è una grande follìa. — Io non ho detto questo... — Non l’avete detto, ma ve l’ho letto negli occhi.. Perchè pensava ella così? Aveva forse sentita in mezzo alla folla quel vuoto amaro, quella man- canza inesplicabile e quasi angosciosa che per certe anime profonde rende spesse volte nulli i più at- traenti diletti della vita? — Ella è molto buona — mormorò Moltalto, con uno dei suoi profondi sorrisi, — ma non deve lasciarsi influenzare dalle mie idee nere... ne avrei rimorso.. glielo dissi giá altre volte, il destino mi costringe ad. essere diverso dagli altri... Poi rasserenandosi, egli soggiunse: — Suo- niamo, suoniamo, signorina ! Prenda le nostre care «Danze norvegesi» a quattro mani e la «Ouver- ture della G-rotta di Fingallo.» Subito sedettero al pianoforte, e le mirabili ispirazioni di Grieg e di Mendelssohn, evocando simultaneamente nella loro fantasia la bellezza dei paesaggi nordici, facendoli spaziare insieme nel cielo e nell’oceano e nelle verdeggianti foreste, concessero più che mai ai due giovani quella mi- stica trasmissione del pensiero ch’è un privilegio elettissimo della musica.<noinclude></noinclude> 1pd1ga6upboqslrk3lxmz48l3fibypp Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/34 108 843879 3016035 2022-08-03T16:13:29Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> {{asterism}} Montalto, essendo alquanto cagionevole di salute, aveva promesso anche quell’anno alla marchesa e a Violante di passare almeno un mese in villa con loro. Era il tempo più dolce della sua esistenza, quando, dopo avere accompagnato la mamma e la sorella,ch’egli adorava, in qualche remoto ango- letto di montagna onde vi godessero, mercè le sue solerti ed affettuose cure, alcune settimane d’aria alpestre, egli si concedeva in un breve soggiorno a Villa Vittoria i diletti della campagna che la premurosa amicizia delle due signore gli raffinava dei più dolci conforti. Erano limitati assai per lui quei piaceri campe- stri ma tanto più deliziosi: qualche trottata nei boschi, la contemplazione giornaliera del paesaggio dalla terrazza, e perciò quell’intima comunione colla natura che riesce sì benefica allo spirito del- l’artista; raramente una gita sul lago della villa, in una barca a due remi con Violante. Era un lago piccolo ma intensamente azzurro come molti laghi alpini, e così limpido che vi si discerneva, in certi punti, la roccia della riva scendere a picco, aspra e profonda. Come le carrozze non potevano andare fino alla spiaggia, cinta in parte da boscaglie, Montalto si sforzava di raggiungerla a piedi prendendo una scorciatoia. E vero che quel giorno dopo la remata, nè mae-<noinclude></noinclude> t47eyslucdp8pv2tl2x7mg0v9l88zu2 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/35 108 843880 3016036 2022-08-03T16:13:34Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> stro nè scolara non potevano più suonare, tanto le loro mani rimanevano incerte e quasi tremanti per il faticoso esercizio ginnastico, ma la breve gita sul lago era anch’ essa una musica, anzi più di una musica. Una sera, la marchesa essendo scesa ella pure fino alla sponda, i due giovani ottennero la grazia di andare in barca al chiaro di luna Era un’ora luminosa e tutto taceva all’intorno. I caprifogli che Violante aveva piantati fra gli arbusti, sopra il lago, ] asciavano penzolare a fior d’acqua i loro lunghi rami, carichi di fragranti umbelle ; uno sfavillìo d’argento rifletteva fulgi- damente nella placida conca il raggio lunare. Quando furono giunti in mezzo al lago essi abbandonarono i remi e la piccola barca rimase quasi immobile sulle acque tranquille. — A che cosa pensate, maestro? — chiese Vio- lante al giovane che taceva. — A che penso? alla sonata in do diesis mi- nore di Beethoven, a quel sublime adagio che mi dá impressioni diverse, secondo i giorni in cui lo sento. V’ha in esso un angosciato dolore e anche una calma ineffabile... oggi, se una mano di fata ali’improvviso lo suonasse, io proverei un senso di pace arcana.. nel silenzio che ci circonda giá si svolge un’armonia infinita piena di Una sopran- naturale letizia. — È strano — mormorò Violante — perchè noi abbiamo qui presso la morte... la barca sta in<noinclude></noinclude> o1yrja76p50c2b8hquar4ooi4dnm19e Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/36 108 843881 3016037 2022-08-03T16:13:38Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> bilico, ma forse, per poco che uno di noi si spin- gesse a destra o a sinistra... è profondo il lago E colla mano sfiorava l’acqua fresca e cupa. — Una volta, nella mia giovinezza, ero un forte nuotatore. Dopo quella disgrazia non ho più tentato di nuotare... credo però che troverei la forza di salvarla. Ma non pensiamo a tristi cose : è questa un’ora divina, Violante. La fanciulla sorrise al suo maestro nel quale aveva una fede intera, come nel più sicuro amico e da cui non le era mai venuto turbamento al- cuno, e egli si compiacque di riposare lo sguardo su quella leggiadra figura, su quel volto dall’e- spressione penetrante insieme e angelica che, nella poetica ora notturna, gli appariva pallido e sempre più spirituale come il volto d’un buon genio. — Sará meglio che facciamo il giro — propose ella, finalmente, dopo alcuni minuti di dolce si- lenzio. E i due remi tornarono a battere in ca- denza sullo specchio tranquillo del lago. Nel risalire alla villa, Montalto accettò il brac- cio che uno degli ospiti gli offriva ; la marchesa s’appoggiò al dottor Bruni, vecchio medico e amico di casa, e Violante, seguendoli, udì quasi senza volerlo, alcuni brani d’un dialogo. Il medico diceva alla marchesa: — Crede ella che la sua figliuola sia superiore a qualùnque umana passione? — Superiore? oh no certamente. E non sarebbe nemmeno il termine da scegliersi, questo. L’amore<noinclude></noinclude> 157m50sr93n9fdu5om0w7m39ozb8fz2 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/37 108 843882 3016038 2022-08-03T16:13:42Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> è un sentimento nobilissimo ohe or innalza e ci completa specie quando è posto in un essere degno. Farei torto a Violante se non la credessi capace d’amare ma è una fanciulla governata dalla ragione ; più volte mi espresse il suo disgusto per certi folli amori della giovinezza. Io credo che amerá santamente e fedelmente l’uomo che .la Prov- videnza vorrá destinarle a compagno e che sentirá ella stessa il bisogno ch’egli accolga in sè tutte le qualitá convenienti alla sua condizione, oltre le morali attrattive alle quali ella ha diritto..... d’altronde, caro amico, io non ci penso mai a que- st’uomo; lo pavento, perchè verrá a rapirmi l’u- nico mio bene. Quantunque nella sua dolorosa bre- vitá io abbia conosciuto una perfetta contentezza coniugale, non sono fra quelle madri che sognano il matrimonio ... È un fatto che si considera sempre con grande leggerezza. Ma di ciò non temo, Violante sarebbe forse anche troppo sottile nella scelta.... — Io so ch’ella e Violante sono due creature eccezionali — mormorò il dottor Bruni ; — tuttavia e, forse appunto per questo, io soggiungerò come Jago: Vigilate..... — Vigilerò, ma non abbiate paura. Ella lo co- nosce fino dall’ infanzia e Montalto aveva vent’anni quando la mia figliuola, ancor bambina, cominciò a studiare con lui ..... furono troppo a lungo buoni amici, per diventare altra cosa e poi, scusate, Bruni, è un giovane stimabilissimo, simpaticis- simo, ma con quella disgrazia<noinclude></noinclude> lwpjtpopxbivc08k2grk2gdpuh2oxbn Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/38 108 843883 3016039 2022-08-03T16:13:47Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Le donne sono assai spirituali — Non a quel punto.... Ma qui Violante, ohe giá si rimproverava aspra- mente d’avere ascoltato, rallentò il passo e perdette il filo del discorso. Le pareva che sua madre avesse ragione, non così nel giudizio espresso sopra Montalto, come nel concetto che s’era formato di lei. Si sentiva molto tranquilla, molto equilibrata, molto felice. C’era nel mondo qualche cosa d’arcano che le ali- mentava inconsapevolmente il pensiero ed il cuore, che le rendeva più apprezzabili tutte le cose belle della natura e dell’arte. Ella viveva senza sognare, senza abbandonarsi alle aspirazioni fantasiose della giovinezza, poiché la stessa sua esistenza fra l’amore materno e l’affezione del maestro era un sogno. La delicatezza di Montalto e il suo casto ritegno avevano difeso il sogno dal con- tatto pur sempre pericoloso della realtá: nati uno per l’altro, i due giovani erano rimasti sempre fedeli alla loro confidente ma severa relazione di maestro e scolara, e Violante provava, senza ana- lizzarle, le gioie ineffabili di quella nobile ed ele- vata amicizia che pur potendo abbandonatisi onestamente, non si è mai lasciata sorprendere da alcun vaneggiamento amoroso. % ^ Quell’anno, in inverno, Violante fu richiesta, con molte istanze, di suonare in un concerto di be-<noinclude></noinclude> jmzqdsqpuz88b4gm8rbj4nc1wjx2knm Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/39 108 843884 3016040 2022-08-03T16:13:51Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> neficenza, ma prima di aderire all’invito domandò il consiglio di Montalto. Il giovane ben sapeva quanto la sua vanitá potesse essere lusingata dalla comparsa di quella sua geniale allieva fra la piccola cerchia degli esecutori, ma all’ambizione prevaleva in lui il sentimento opposto, una certa gelosia del pubblico, una ripugnanza strana al pensiero che l’anima di lei, effondendosi nella musica, do- vesse rivelarsi troppo a chi l’ascoltavá. Tuttavia egli non ebbe il cuore di dissuaderla, e sperando trovare una buona alleata nella mar- chesa, chiese a Violante che cosa ne dicesse sua madre. — Mamma si rimette al vostro parere — E lei, Violante, lo desidera? lo vuole? — Se avessi la coscienza di poterlo fare con buon successo sì, lo desidererei — Proprio ? — Proprio. Ma perchè ve ne meravigliate? 11 pubblico esercita una grande attrattiva, un lascino quasi Ma non appena ebbe proferite queste parole, Violante s’accorse d’aver toccato una corda dolorosa, e, per discacciare la triste rimembranza, subito propose di desistere dal suo progetto ; ma Montalto aveva giá vinto quella piccola lotta interna e adesso era lui che insisteva. — Accetti, accetti, signorina — concluse egli, così rivivranno in lei le speranze della mia gio- vinezza.....<noinclude></noinclude> 77es458w3x6vqw7kgk3wlsktfczoj23 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/40 108 843885 3016041 2022-08-03T16:13:55Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Caro maestro, siete voi olio non avete più voluto assecondare quelle speranze ! — Sì, non ho più voluto. Forse mi sono disii- luso del’ pubblico senza affrontarlo. E poi, uno zoppo rappresenta un ritmo sbagliato : sarebbe una cattiva raccomandazione per un concertista. Egli scherzava qualche volta con Violante sopra la propria sventura, ma vedendo che in quel giorno anoor più del solito ella se n’affliggeva, tornò al primo argomento e chiese. Dunque suonerá Bach, non è vero?... — Bach ? temo che piacerebbe a pochi, è un uditorio elegante, non è un pubblico di artisti. — Non e meglio piacere a pochi?... _ . Ma, maestro mio, perchè parlate così ! Non siete contento ch’io suoni? Confessatelo franca- mente..... \ No, no, tutt’altro. Mi perdoni, sono così brusco, certe volte..... Bach non è egli uno dei suoi prediletti? — Oh certamenté. È fra i più cari. Ma sapete quando mi piace Bach ? quando ho bisogno d ispi- rarmi. Lo suonerò molto qui in casa il . giorno del concerto. Èsso è una fonte inesauribile d’ispira- zione. In Bach vi. è il germe di tutta la "musica immortale, come nelle fresche sorgenti si trova l’origine dei fiumi e dei mari..... Anche quando contemplò una bell’opera architettonica devo, pen- sare a Bach.... le cattedrali gotiche della Germania sembrano fatte al suono della sua musica.<noinclude></noinclude> klq6yd4z9vultgj00i7qcjyl35twuz9 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/41 108 843886 3016042 2022-08-03T16:13:59Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Sono d’accordo, signorina. — Ma..... dopo butto, non è Bach che vorrei suonare, suonerò Beethoven, suonerò Schumann, Chopin suonerò anche Montalto — soggiunse ella con un amabile sorriso. — Oh Violante ! confondere Montalto con questi grandi ! — Montalto è molto modesto, è troppo modesto. A me piace anzi sceglierò la piccola barcarola che mi ha dedicata Grazie, marchesina ! non ho la coscienza di meritare questa distinzione — mormoro il musicista, che diventava sempre cerimonioso quand’era com- mosso; ma ella gli fece un cenno gentile di pro- testa, e i due giovani si misero subito a passare alcuni pezzi per fissare il programma. {{asterism}} Un mese più tardi, quando la fanciulla com- parve nella sala del Circolo filarmonico, acccom- pagnata dal presidente, vestita d’un languido color di viola, un po’ timida dinanzi alla gente che s’affol- lava, ma affatto sicura disè, Montalto provò un senso misto di trepidanza, di gioia, d’affanno. Il cuore gli palpitava benché fosse certo che la pianista, superata la prima impressione eccitante del pub- blico, si concentrerebbe tutta nel pensiero dell’arte, ma egli sentiva la fierezza degli esseri schivi che una circostanza inevitabile costringe a profanare da- vanti agli estranei la gelosa intimitá del sentimento. 3<noinclude></noinclude> 2hvnigknv0y5li9x4as00b9uj8br6t0 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/42 108 843887 3016043 2022-08-03T16:14:03Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> E quando, da una stanza attigua alla sala del concerto, egli la vide presentarsi allo sguardo e al giudizio di quel mondo clie, fatte poche eccezioni, gli pareva composto di esseri frivoli, ignoranti, radunati dalla curiositá o dalla moda, quando udì il battimano che raccolse, dovette soffocare con violenza un grido d’ira o di ribellione che gli sfuggiva dal petto. Ma ella suonava giá, suonava colla strana magia della sua geniale natura d’artista. Era la sonata appassionata di Beethoven, scelta di comune accordo col maestro, per il suo carat- tere; drammatico. Ormai dimentica di quanto la circondava la fan- ciulla, ispiratissima, pareva irradiata da una luce interna, e sul suo fine volto aristocratico, nell’in- conscio e lento volgere degli occhi, nel vago e quasi tremulo sorriso, una bellezza strana era ve- nuta gradatamente a rifulgere. Suonava a memoria, sicurissima, sollevando ogni qual tratto la testa, come volesse concedere al suo pensiero la libera visione delle immagini evocate dalla musica. E il maestro, pur non osando guardarla sempre, non vedeva che lei, la dolce e cara figura di donna e di suonatrice trionfante nella grande sala gre - mita di ascoltatori, nello sfavillìo di migliaia di fiammelle che sembravano cingerle d’un’aureola la bianca fronte. Un subisso d’applausi seguì l’ultimo tempo della<noinclude></noinclude> r4q2iu5lqyu8frebhn4jxxsizp9679k Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/43 108 843888 3016044 2022-08-03T16:14:07Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> sonata, e quand’ella tornò presso a Montalto che l’aspettava colla marchesa, e si vide circondata da alcuni valenti musicisti che andavano a gara ad esprimerle la loro ammirazione, il primo suo sguardo fu per il maestro e, stendendo la mano a lui, ri* spose con effusione agli altri: Quel poco ch’io faccio, lo devo a Montalto, tutto a Montalto! Poi soggiunse piano : — Com’è fredda la vòstra mano, maestro! Vi sentite male? — No, no, è il guanto..... Ma subito tacquero per ascoltare un bellissimo quartetto ad archi di Sgambati che avevano giá ammirato alla prova, e il cui suono, velato dalla breve distanza, giungeva loro come un’armonia celeste. Adesso era la volta della barcarola di Montalto. ^— Udrete come la suonerò — disse Violante; — voglio mettere tutto il mio cuore nella vostra musica. Grli occhi del giovane lampeggiarono. Egli era uno scrittore corretto ed elegante, ma pubblicava poco e la sua migliore scolara era la sola persona che conoscesse tutti i segreti delle sue malinconiche ispirazioni. La barcarola piacque assai e il pubblico, applau- dendo fragorosamente, ne chiese il bis. Violante rifece di buon grado la flebile e squisita cantilena, interrotta da uno sprazzo di lieto umore che ri- velava lo spirito vivace del musicista. Pareva che<noinclude></noinclude> dcgt54jxihz81i3c9w77zbyl6b14fye Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/44 108 843889 3016045 2022-08-03T16:14:12Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> sotto la pressione delle sue morbide dita di fata il grande Bòsendorfer cantasse : difatti qualche cosa cantava anche entro il cuore della suonatrice. Ad ogni pezzo ella ottenne crescenti ovazioni, e quando ebbe eseguito, con accento toccante, la morte d’Isotta «Isolden’s Liebestod», trascritto da Liszt che faceva sempre impallidire Montalto, e l’uditorio, esaltato, espresse con insistenza il desiderio di udirla ancora, non sapendo affrontare, due volte di seguito l’emozione quasi penosa che le destava nell’anima quello squarcio potente del dramma d’amore wagneriano, Violante attaccò, al- l’improvviso, uno scherzo vivacissimo e assai dif- ficile del suo maestro, il cui trio pieno di passione era una vera trovata del compositore e anche dell’interprete. Allorché la fanciulla colle mani ricolme dei fiori cbe le avevano offerto e che voleva portare ella stessa, raggiunse sua madre, Montalto le apparve commosso, scolorato in volto. — Mi perdonate? — diss’ella, con un arguto e luminoso sorriso, — ci ho trovato tanto gusto a farvi questa sorpresa!... — Grazie, Violante! — mormorò il giovane contenendo negli occhi, più dicenti della parola, la sua emozione quasi angosciosa. % % % In quell’anno però Violante non volle più pro- dursi in pubblico, e il maestro si guardò bene dal<noinclude></noinclude> 37xk3jt9t9152is68at061rbpa34y18 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/45 108 843890 3016046 2022-08-03T16:14:16Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> proporglielo. Egli pensava: Perchè sprecare i té- sori del proprio intelletto ? Non è forse il pubblico un elemento tirannico e crudele al quale appena il genio, e anch’esso soltanto col tempo, arriva ad imporsi ?... — Al concerto non rimasi sodisfatto dei vani applausi della gente, — diceva Montalto alla mar- chesa, — bensì della conferma ch’io m’ebbi, in quella non facile prova, delle attitudini superiori della signorina. Se nel loro intimo tacito accordo la madre e il maestro gradivano che la fanciulla non facesse alcuno sfoggio del proprio talento dinanzi alla societá frivola e convenzionale, essi riconoscevano però entrambi il dovere di concedere a quella mente assetata di cose alte e belle tutti i nobili diletti che potessero efficacemente appagare le sue aspirazioni ; perciò le serate invernali di casa Riace vennero in gran parte dedicate alla musica. Il salotto della marchesa accolse, oltre i soliti amici, vari artisti forestieri ed illustri e qualche cantante di grido ; un celebre violoncellista belga si compiacque di trovare nella fanciulla un’intel- ligente accompagnatrice ; nella sala da musica ri- suonarono peregrine canzoni e nobili ritmi di quartetti e quintetti classici e sul volto trasfigurato di Violante si vide spesso rifulgere quel raggio di mistica esaltazione, quel riflesso esterno delle gioie divine che l’arte concede soltanto ai propri eletti. I due giovani andavano facendo una collezione<noinclude></noinclude> esx1lt08mhxuxm5lwl6rcau7urxbzl8 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/46 108 843891 3016047 2022-08-03T16:14:20Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> delle opere letterarie musicali e di quelle in cui si parla di musica o che l’hanno ispirata : poeti, filo- sofi, romanzieri, tutti fornivano loro argomento di studi gravi, di commenti e discussioni. Presso i due Pleyel, ora stavano raccolti, sopra una larga tavola, fra le riviste d’arte, i libri prediletti: Shelly, Swinburne, il Manfredo di Byron, il Faust, qualche volume di Victor Hugo, le critiche del Bellaigue, gli scritti di Schumann, alcune novelle di Hoffmann e di Fogazzaro. Essi conoscevano a fondo tutte le opere di Wagner, avevano fatto molte ricerche intorno alle origini delle fantastiche leggende nordiche, e il loro sogno più ardente era quello d’andare insieme a Bayreuth, non solo per le rappresentazioni me- ravigliose del Parsifal, ma anche per l’attrattiva speciale di quel teatro singolare il cui raccogli- mento solenne pensavano dovesse schiudere nuovi orizzonti e procurare compiacenze nuove al loro intelletto. — Vi ricordate quand’ero piccina? — doman- dava Violante al suo maestro. — Come lo ricordo!.... — Mi davate una grande soggezione. Alla prima m’avevate piaciuto tanto, ma pòi mi sem- braste d’una severitá ! quando non avevo studiato, che viso buio ! : — Davvero? ero proprio così terribile? e<noinclude></noinclude> 5rmi99sf4mwmq87t5sq4t9rruysuywz Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/47 108 843892 3016048 2022-08-03T16:14:24Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> adesso lo sono ancora? — chiese il giovane scher- zando. — Adesso? credete essere di facile contenta- tura ? il vostro giudizio mi ha sempre imposto, non solo nella musica, ma anche nelle altre cose, siatene certo... — Nelle altre cose? non capisco, signorina. — Ecco, per esempio, la sèra che andai a quel ballo, vi rammentate? una muta ma viva disap provazione era nei vostri occhi.,. non so perchè... mi sembrò che mi consideraste assai frivola... — Che idea, Violante! non ispettano a me questi giudizii. Ella mi tiene per un selvaggio, mi fa torto... — No, non intendo farvi torto. Voi non vi esprimete mai, ma io vi leggo in faccia quello che pensate, lo sento perfino nella vostra voce. Vi trovo molto sottile, Montalto, molto raffinato. E vero che tutte le fanciulle vanno al ballo, è una cosa assai comune, e il non andarvi formerebbe la più strana delle eccezioni... ma chi sa... appunto per questo... confessate... non siete forse un idea- lista?... — No, signorina, non mi ritengo tanto sot- tile ... e se sia un idealista, l’ignoro. So soltanto che la mia sventura mi ha costretto a considerare molte umane cose come uno spettatore, ed è ben diverso, lo creda, il recitare in una commedia, dallo stare a sentire . . . i— È dunque tutta una commedia la vita ?<noinclude></noinclude> 4rrbp01i03bsq8qpsj6y5d795l33g9r Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/48 108 843893 3016049 2022-08-03T16:14:28Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Press’a poco. — E l’arte? — Oh l’arte è una cosa celeste, specie nel si- lenzio di questa stanza. Mi faccia dunque sentire qualche cosa... Violante prese un volume di Schumann, e, se- dendo al pianoforte, lo aperse, a caso, al fascicolo della Krèisleriana Era vestita di velluto bruno; le. sue forme gio- vanili si modellavano castamente nel corpetto che saliva ad accarezzarle la nuca con un orlo di pel- liccia ; la manica era stretta al polso dalla stessa guernitura, e le mani lunghette, uscendo dalla morbidezza della lontra, parevano ancora più bianche e più. affilate... Maestro e scolara si chinarono una volta con- temporaneamente sulla musica, per osservare un accordo, e uno dei riccioli fulvi e ribelli che con- tornavano la pura fronte di Violante d’un’aureola piena di luci dorate, sfiorò lieve lieve la guancia del giovane, che si sentì impallidire e s’affrettò a rialzarsi, col cuore in tumulto. % % % La fanciulla aveva trovato in Montalto una guida morale. Spirito profondo e ardente ricercatore del véro, senza volerlo forse, l’artista andava modificando i concetti un po’ falsi, un po’ superficiali ch’ella po- tesse avere attinti nell’elemento in cui era nata e<noinclude></noinclude> ide7gfatlvjbigub8ocb6rm8221um79 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/49 108 843894 3016050 2022-08-03T16:14:32Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> destinata a vivere ; ma pur essendo privo d’illu- sioni, egli si guardava nondimeno dal contaminare con un pericoloso scetticismo, l’anima candida e confidente della fanciulla, e soltanto la esortava a cercare in se stessa, nella coscienza, nel carattere, nei gusti intellettuali le prime fonti della conten- tezza. Entrambi possedevano al più alto grado 1 istinte della pietá, perciò dallo scambio vivace delle loro idee era scaturito una tacita ma ardente aspirazione ai principii ùanitarii. Violante sentiva il bisogno dell’approvazione di Montaito, perfino nelle sue acconciature. Ben- ché non solessero mai intrattenersi di simili argomenti, ella capiva subito da uno sguardo, per il gusto squisito delle cose che nel giovane era innato, se il vestito che indossava, se quel colore e quella forma corrispondessero alla sua fi- gura e al suo carattere. E pure in tanta dimestichezza spirituale il la- tente amore non s’era ancor mai tradito. In Violante un tale riserbo era naturale : an- cora ignara delle lotte angosciose fra il cuore e la ragione che spesso torturano la giovinezza, ella go- deva serenamente di quel profondo ma tranquillo affetto che crescendo con lei s era fatto ùn dolce compagno, una cara necessitá, della vita. Montalto invece era travagliato dal tormente d’una dominatrice ed invincibile passione, e dalla paura di tradirsi, come se una volta pronunziata<noinclude></noinclude> jskpfq7ioripbriutrt053hvynx75q9 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/50 108 843895 3016051 2022-08-03T16:14:36Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> la divina parola dell’amore dovesse inesorabilmente c per sempre dividerlo dalla creatura ch’egli ado- rava. Infinita e qualche volta crudelissima soffe- renza. Ben sentiva Violante ch’egli/il suo devoto ■e fido maestro ed amico, non muterebbe mai, che nel volgere degli anni lo avrebbe sempre tro- vato eguale a sè stesso. Ma un’altrettale certezza non poteva rassicurare l’animo irrequieto di Mon- talto, e quando la sua scolara ebbe compiuti i vent’anni, egli non trovò più un giorno di pace. Non era giusto che come tutte le altre fan- ciulle ella prendesse marito? Anzi non. possedeva ella, in confronto alle altre, meriti maggiori, più se- ducenti attrattive? Non era giusto che anche la marchesa che ora aveva il buon senso di non preoccuparsene, col tempo, formasse, nel suo cuore generoso dei voti per l’avvenire di Violante ? D’altronde a una tempra eletta come quella della fanciulla la vita doveva rivelare presto o tardi tutti i suoi misteri.... Così egli pensava, e quant’erano dolorosi quei pensieri! quale tortura! e come gli sembrava vuota, inutile la sua esistenza, nella crescente ap- prensione d’un fatto inevitabile! Ogni giorno s’incrudivano i timori di Mon- talto; ad ogni apparire di persona nuova in casa Riace, ad ogni maggior frequenza nelle visite dei soliti amici, quella penosa fissazióne lo martoriava, trovando pascolo incessante alle più strane fantasie. Durante i lunghi mesi della campagna il tor-<noinclude></noinclude> 9u7z12agif09fkgnvf7b9dama59jkzj Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/51 108 843896 3016052 2022-08-03T16:14:41Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> mento si faceva sempre più grave, perchè, dalle lettere che gli andava scrivendo, di tratto in tratto, la marchesa, egli risapeva tutti gli avvenimenti della vita alpestre, le gite, le escursioni, i ritrovi, i nomi degli ospiti, senza poter venire a cogni- zione dei particolari atti a schiarire i suoi dubbi ; e quando si recava egli stesso a Villa Vittoria, il piacere di quel soggiorno gli era poi . turbato, alla partenza, da tristissimi rimpianti e da un’incer- tezza senza fine. Il contegno di Violante era sempre eguale con tutti, molto cortese e molto riservato; eppure quante volte giá l’avevano fatta sposa! quante volte al circolo, al liceo, nelle case dei suoi sco- lari gli avevano chiesto se la signorina fosse realmente fidanzata come si narrava, ed egli, pur negando, s’era sentito tremare e impallidire sotto l’impressione violenta di quella domanda ! & & * Violante aveva compiuto i ventidue anni e il pericolo cresceva. Senza essere bella, eli’aveva rag- giunto tutta la pienezza del fiore giovanile e la più alta ed intensa intellettualitá dello spirito tra- luceva dal suo volto delicato e nobile, come una fiamma viva. Era sorto ancora una volta il triste giorno della separazione estiva. Oppressa dall’afosa atmosfera di luglio, la marchesa non dissimulava la sua con- tentezza per l’imminente viaggio che doveva tra-<noinclude></noinclude> pl3wxdqflfzcigvwd08yv2ff4f2tpu4 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/52 108 843897 3016053 2022-08-03T16:14:46Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> sferirla in più omogeneo clima. Violante era al- quanto pensierosa. I pochi amici rimasti in cittá avevano preso congedo; solo Montalto, riluttante più che mai al doloroso distacco, s’era trattenuto fino a tarda sera in casa Riace. Stavano tutti e tre nella grande sala da mu- sica, colle finestre aperte; le giardiniere erano vuote e i pianoforti giá coperti con la loro tela; un gran mazzo di papaveri finiva d’appassire in un vaso indiano, e molti petali bianchi, violacei, scar- latto, giacevano sul pavimento. I libri, la musica erano stati spediti in villa, la sala aveva preso l’a- spetto sconsolato delle ore di partenza e d’addio. Violante, seduta al pianoforte, appoggiava la testa alla mano, con atto meditabondo, cosa inso- lita in una natura attiva e vivace come la sua. Ella portava in seno un mazzolino mezzo appassito di gelsomini la cui fragranza penetrante, ad ogni suo movimento, veniva da lontano, soavissima, in volto a Montalto. La marchesa che doveva finire una lettera, s’allontanò per un momento, ed egli andò a mettersi al suo solito posto accanto alla fan- ciulla. Poi scopersero insieme la tastiera, vi posero le mani e si misero involontariamente a cercare degli accordi consonanti. Montalto aveva toccato il tono di fa diesis minore, il prediletto di en- trambi: Violante accennò ad una tenue melodia, egli vi mise il basso è così improvvisarono alcun tempo, come spesso solevano, senza parlarsi e con mirabile unitá d’ispirazione.<noinclude></noinclude> s1c0tp7aufxwhdz5uhsxapiuwp209jp Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/53 108 843898 3016054 2022-08-03T16:14:50Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Verrete a trovarci maestro ? — domandò al- fine la fanciulla. — Grazie, verrò, ma che giova ? sono cinque mesi di lontananza... è una nuova stagione che si chiude; chi sa se essa potrá rinnovarsi, se ci ritroveremo come ci lasciamo! — Io lo spero, lo credo... preghiamo Iddio, — disse Violante, pensando semplicemente alla con- tinuazione di quella sua vita serena, irradiata dal- l’affetto della madre e degli amici e dai diletti dell’arte. — Sì, preghiamo ! — mormorò Montalto, che la fede profonda della fanciulla aveva sempre in- tenerito. E stettero ancora alcun tempo seduti, uno ac- canto all’altro, senza proferire parola, senza che le loro mani, forse desiderose di stringersi almeno una volta, si fossero mai incontrate, tinche all’oro- logio della torre vicina suonò la mezzanotte. Quei suoni squillanti sembravano entrare come lugubri rintocchi dalle finestre. Poco dopo la marchesa ricomparve. Il maestro s’accomiato con brevi, soffocate parole e partì con un senso di strazio nel cuore. % & ^ La cittá era deserta, Montalto aveva sospeso le sue lezioni private e anche il liceo doveva chiudersi tra poco. Benché vivesse m famiglia, gli sembrava d’essere molto solo; cogli alunni si sen-<noinclude></noinclude> neyp0m76u120vo4jj50cbxnvbr0gqws Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/54 108 843899 3016055 2022-08-03T16:14:54Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> tiva distratto; non trovava pace in alcun luogo; l’atmosfera estiva gli dava un’oppressione insop- portabile, dalla musica stessa non traeva conforto; appena gli riesciva di leggicchiare qualche giornale o qualche libro senza ricavarne alcuna sodisfazione dello spirito. Le signore di Edace avevano risolto di fare una breve cura a Viareggio prima di recarsi a Villa Vittoria’ le loro notizie erano brevi e scarse. Compiuti gli esami e il saggio finale al liceo, Montalto si sentì preso da maggiore affanno, capì che non poteva più reggere in cittá e andò a sta- bilirsi con sua madre e sua sorella in un villino del Cadore, che giá da qualche anno soleva prendere a pigione. Poco tempo appresso, insensibile al be- nefizio dell’aria alpestre, egli ammalò di neura- stenia e ci volle lo sforzo eroico della sua volontá per reagire contro l’irritazione nervosa che lo aveva sopraffatto. Egli sofferse assai e la lunga conva- lescenza gl’impedì d’accettare l’invito della mar- chesa, che s’era sempre informata col più vivo interesse della sua malattia e che ora lo chiamava insistentemente a Villa Vittoria. Montalto era afflitto di quella grave privazione e del mutamento subentrato per necessitá nei suoi più cari progetti, ma era meno scoraggiato, meno abbattuto d’animo. La contemplazione continua della natura e dei grandi paesaggi alpini, che rinforzando la fibra fìsica inrobustiscono anche l’anima, il continuo<noinclude></noinclude> 2cua5djdkgsulnhrq43sju1v9efl3c4 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/55 108 843900 3016056 2022-08-03T16:14:58Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> esercizio della volontá sulla materia, lo avevano reso più tranquillo, più rassegnato e più forte. Ma, la sera istessa del suo ritorno in cittá, es- sendo egli andato al circolo degli artisti per rive- dere gli amici, quella quiete conquistata con tanta fatica fu subito messa alla prova. — E nulla mi racconti di casa Edace — gli domandò a bruciapelo, dopo i primi saluti, uno scultore che aveva cominciato quell’anno a frequen- , tare il salotto della marchesa. — Di casa Eiace? non so nulla — rispose Mon- talto, fremendo giá da capo a piedi; — io torno dal Cadore. — Allora capisco. Stavolta credo non si tratti di ciarle. La marchesina ha trovato finalmente il proprio ideale. Benché Violante fosse una fanciulla superiore a qualsiasi osservazione, il suo sistema di vita un po’ originale, la suá riservatezza, la noncuranza che mostrava dei divertimenti e l’indifferenza versa gli uomini strappavano) qualche volta ai suoi stessi ammiratori certi commenti non privi d’un leggera sarcasmo. Montalto non rispose. Grli era piombato addossa un gran freddo. — Ah! dunque non sai nulla! — insistette lo scultore. — Sicuro, dicono che sia una conoscenza fatta ai bagni di Viareggio: il figlio d’un amba-- sciatore, se non erro... Sará benissimo — balbetto finalmente Mon-<noinclude></noinclude> ar2wpa98khi63xopxsezy5p7w8x1j6a Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/56 108 843901 3016057 2022-08-03T16:15:02Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> talto, fingendo di osservare un giornale illustrato per coprirsene il viso. Egli ingollò in fretta il caffè che aveva, ordi- nato e, per sottrarsi alla loquacitá del suo inter- locutore che si perdeva ingenuamente in fantastiche induzioni, partì subito dal circolo. Egli aveva il cuore in tumulto, il cervello in disordine. Ma in quel disordine, una subita luce si fece, una risoluzione improvvisa. Gli rimanevano ancora quattro giorni di va- canza... dunque egli doveva partire, partire sen- z’altro, andare a Villa Vittoria a vedere da se, a convincersi della realtá del fatto. Tutto, piuttosto che quella crudele incertezza! Guardò il suo orologio : era giá tardi, non arri- vava più in tempo a prendere il diretto della sera. Villa Vittoria era alquanto lontana : ci volevano sei ere per raggiungere l’ultima stazione ferroviaria e poi un’ora e mezzo di carrozza per salire la montagna. Egli passò una notte agitata ed in- sonne; il domane, resistendo alle amorose istanze della madre, che forse da lungo tempo indovinava lo stato del suo animo e voleva trattenerlo ad ogni costo, si fece condurre alla stazione. Quando si trovò in viaggio, per buona ventura affatto solo nel suo coupé, gli parve di respirar meglio, d’essere più tranquillo, quasi rasserenato. Saprebbe almeno... non rimarrebbe due mesi in quell’ap- prensione angosciosa.... Piovigginava e la giornata d’ottobre era ma-<noinclude></noinclude> hzqbuqzzizgtfshjvsbzkx830tqfa2g Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/57 108 843902 3016058 2022-08-03T16:15:06Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> linconica. Egli si provò di leggere la Gazzetta mu- sicale clie aveva presa seoo, ma non gli riuscì di trovarvi alcun interesse. S’accostò al finestrino e guardò a lungo il paesaggio monotono e nebbioso. Così mesta, incolore, desolata gli appariva la sua vita, nella minaccia di perdere Violante. Egli si faceva un acerbo rimprovero di non potersi dedi- care per intero alla madre sua e alla sorella, a quelle due così sicure e immutabili affezioni, e ne sentiva un rimorso gravissimo ma inefficace. Im- maginava sempre Violante fidanzata, poi sposa. Certamente ella sarebbe rimasta una buona e fe- dele amica, ma i loro rapporti per necessitá do- vevano mutarsi; altri impegni, altre cure l’avrebbero distolta dalla musica e perciò da lui, costringen- dola forse a cambiar dimora, e allora la separa- zione diventava assoluta. Insopportabile pensiero ! eppure gli era forza accoglierlo in se, abituarvi sì, anzi convincere la propria ragione, dissimulare quella folle battaglia che lo rendeva ridicolo. Nel pomeriggio cessò di piovere, una zona di luce infiammò il vasto orizzonte, il tramonto gli parve un grande incendio. Giunto finalmente all’ultima stazione, egli prese una carrozza e si fece condurre alla villa. Era giá l’ora del crepuscolo quando gli apparvero da lon- tano, sfumati nell’ombra, certi gruppi noti di al- beri giganteschi che adornavano il parco. Aveva percorso con grande trepidanza quella valle alpe- stre il cui paesaggio gli era familiare e caro; av- 4<noinclude></noinclude> ooj8uudd3tnq5llq5cgo0ih7azxrztv Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/58 108 843903 3016059 2022-08-03T16:15:26Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> vicinandosi alla dimora di Violante, gli sembrò che da ogni parte, dalle cime eccelse ch’era solito con- templare con lei, dalle vie, dalle piante, dalla croce d’un campanile che fino a quel momento aveva brillato da lontano, gli venissero incontro ricor- danze dilettoso che la sua angoscia rendeva ancor più vive. Non si vedeva il lago, ma s’indovinava in un’insenatura di rocce. Montalto volle scendere al cancello e, conge- dato ivi il vetturale, si fermò alcuni ’minuti a guardare intorno a se, con un improvviso senso di meraviglia, aspettando che si acquetasse un poco il battito violento del suo cuore. Poi, men- tre dolcemente annottava, egli prese con passo lento e faticoso il viale dei platani secolari che conduceva diritto alla villa. Un profumo di rose autunnali veniva dal giardino colla brezza della sera, e egli vide ancora biancheggiare fantastica- mente. fra gli arbusti, dei grandi cespi di crisan- temi in fiore. Entrò da una porta secondaria, la porta di servizio, e il vecchio cameriere di casa Riace, immaginando qual gioconda e gradita sor - presa quella venuta improvvisa «dovesse recare alle sue due signore, lo pregò di presentarsi senza essere annunziato. Il pianterreno della villa era occupato in parte da un immenso salone che divideva dall’antica- mera una parete a cristalli. Leggeri cortinaggi interni velavano i vetri, ma non così la porta, che in quel momento era socchiusa e sul cui limitare Montalto si trattenne alcuni secondi.<noinclude></noinclude> iczcanifg7cl8qwnnaus6ybu542w7py Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/59 108 843904 3016060 2022-08-03T16:15:31Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude>— 51 — Intorno alla marchesa Vittoria, s’aggruppavano, quel momento, varie persone: Violante, un po’ di- scosto dagli altri, un po’ abbandonata sulla sua seggiola discorreva animatamente con un signore che le stava dinanzi e ch’egli non conosceva. Montalto entrò, sforzandosi d’essere calmo. Violante fu la prima a vederlo. Ella balzò in piedi esclamando: — Oh mamma, il maestro! — e gli corse incontro festosa. La marchesa e gli altri ospiti, a lui noti, si alzarono e gli si strinsero intorno per dargli il benvenuto e per informarsi della sua salute, solo quello sconosciuto rimase in disparte aspettando una presentazione. E subito la marchesa disse : — Il professore G-abriele Montalto, il Conte G-olis... Montalto avvolse con un solo sguardo la figura più che corretta, elegante e diplomatica, di quel- l’estraneo ch’era un bellissimo giovane, e sfiorò appena la mano ch’egli gli porgeva. Violante s’affrettò di farlo sedere, lo accolse con una certa effusione, con Una cordialitá ancor più affettuosa del solito, e gli si mise accanto facen- dogli molte domande sulla sua malattia, chieden- dogli premurosamente notizie di sua madre. Poco appresso, il , cameriere aperse la porta della contigua sala da pranzo e gli ospiti anda- rono a raccogliersi intorno alla tavola gioconda di freschi fiori, di vasellami d’argento, di porcel- lane antiche, di vetri limpidissimi. Violante stava<noinclude></noinclude> l1lryq2ridnwen7euj324wih8s55l2f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/60 108 843905 3016061 2022-08-03T16:15:36Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> fra il suo maestro e il conte Golis, che parlava molto e che non tardò a fare uno sfoggio più o meno felice delle sue molteplici cognizioni. Quella sera, forse allo scopo di guadagnare il maestro che sa- peva molto affezionato alla casa Riace, egli avviò, con destrezza, il discorso sulle arti e si perdette in un facondo confronto fra la musica teatrale e la musica istrumentale, volgendosi quasi sempre a Violante. — La musica istrumentale — concludeva egli — è meno accessibile al pubblico e più elevata ma mi dá l’idea d’un paesaggio solitario senza traccia di figure umane... — La musica è bella sempre, sotto qualunque forma il genio si compiaccia di manifestarcela, ma io trovo —- rispose Montalto — che qualche volta la figura dell’uomo turba con un triste ricordo di meschinitá e di miseria l’imponente grandezza della natura... — Passi per l’uomo — riprese ridendo G-olis, cbe voleva apparire molto garbato e conveniva per principio — ma se fosse una figura di donna? non mi negherá che la donna abbellisce tutto... — Oh nemmeno la donna — replicò fredda- mente Montalto — un’unica donna, sì, lo credo, ma non la donna in genere. — Il suo professore è molto esclusivo, marche- sina! — disse il conte Golis a Violante, che sor- rise, mentre sul suo volto profilato una rosea fiamma si diffondeva.<noinclude></noinclude> fruloq4b84i9194qtusqoa0obywg3yi Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/61 108 843906 3016062 2022-08-03T16:15:40Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Il nostro buon maestro è un filosofo, ma è forse un po’ pessimista — esclamò la marchesa con un benevolo sguardo. — Me n’ero accorto! Montalto s’era fatto pallido. Mai aveva egli espresso, su quel delicato argomento, un’opinione cotanto recisa e se ne rammaricava acerbamente; ma come il dottor Bruni, che si trovava fra gli ospiti, s’affrettò a deviare il discorso, egli non aperse più becca concentrandosi nel raccoglimento che gli era abituale in presenza di molta gente. Dopo il pranzo Violante fu richiesta di suonare. Ella si rivolse a Montalto: — Volete farmi il basso d’una sinfonia di Brahms ? — Mi dispensi, cara signorina, sono stanco e... d’altronde... — Siete un po’ cattivo, stasera, maestro mio? — Può darsi, anzi sará, se ella lo dice. Quella lunga malattia m’ha lasciato per ricordo una grande irritazione nervosa. Ho bisogno d’ascoltare più che di suonare, ascoltando diverrò buono... Violante lo guardò con un sorriso arguto. — Una ninna nanna desiderate?... E una cosa nuova, ascoltatela voi solo, mentre gli altri par- lano. E cominciò a suonare a memoria una delle ul- time pagine di Grieg. — Mi piace — osservò Montalto — l’autore si riconosce, ma è molto lamentevole...<noinclude></noinclude> 5kcca5z8ui741doehqfwqcj2a4u6sqk Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/62 108 843907 3016063 2022-08-03T16:15:45Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Non è fatta per un bambino, è fatta per assecondare il lamento d’una creatura che soffre. Ero triste anch’io quando la studiai, in settembre... — E ora? — Ora non più. Perchè lo sarei ? Eravate amma- lato in quel tempo e io stavo in gran pena. Il conte Golis, male informato da Bruni, si avvicinò dicendo che veniva ad ascoltare la ber- ceuse di Montalto. Violante voleva rettificare l’er- rore, ma il maestro, preso da un ghiribizzo arti- stico, la pregò, con uno sguardo, di tacere. — Bene, bene. Come si sente l’autore italiano! - sciamò il giovinotto. — Io, per veritá, sono amantissimo di quei ritmi vaghi, di quelle ar- monie delicate che distinguono gli autori nordici moderni... — Difatti — rispose Montalto, molto serio — quei musicisti sono altamente poetici. — In grazia, signorina, vorrebbe ripeterla an- cora una volta ? — domandò Golis ; ma dopo poche battute egli interruppe la compiacente ma un po’ stizzita suonatrice : — Mi compatisca, professore, non sente questo accordo? non le sembra un po’ duro, un po’ ar- rischiato forse? siamo in la minore, e, se non erro, passiamo in... — Scusi, signor conte — osservò pacatamente Montalto, imponendo questa volta, con uno sguardo quasi imperioso,. il silenzio a Violante che insor- geva per difendere il torto che gli veniva fatto,<noinclude></noinclude> cg2xvfwpwfhhewzk1srowe7p8n0mt2f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/63 108 843908 3016064 2022-08-03T16:15:49Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> sotto il nome di Grieg, e frenando a stento l’ac- cesso d’intolleranza artistica che lo aveva preso — eravamo in sol minoreì ma c’è un pedale ed ella sa meglio di me che sul pedale passano tutti gli accordi... Golis simulò di tacere per cortesia, si morse le labbra e ascoltò in silenzio la fine della berceuse, ebbe una parola amabile d’encomio per l’esecutrice, poi si volse a parlare con altri. , — Come m’avete fatto soffrire, Montalto! — osservò la fanciulla, rammaricata. Non ne vale la pena davvero. Fu un piccolo esperimento sulle umane prevenzioni e non il primo che faccio, un capriccio momentaneo del quale mi pentii subito, per lei che è così pietosa... ma non ero più in tempo a rimediarvi, senza fare un male maggiore... Siete stato generoso anzi. ,. — Oh no, Violante ! — disse il giovane che si rim- proverava d’aver approfittato di quell’equivoco con un po’ di malvagitá virile ; — nè generoso, nè gar- bato. Ho fatto male a venir qui, lo sento; oh! mi perdoni, mi perdoni ! Avevo tanto bisogno di ri- vedere lei e la marchesa dopo questi lunghi mesi ! — E noi? quanto v’abbiamo aspettato ! Ma io vorrei sapervi contento, sereno . . . — Lo sono, marchesina ■— rispos’egli con una certa fierezza. — Il lavoro mi fará bene. Quell’ozio forzato mi umiliava. Ma non parliamo di me, par- liamo piuttosto di lei. Che cosa legge ora ? . . -<noinclude></noinclude> 7j5xxm5v62swjsc1wq8mitz7p9kjrmm Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/64 108 843909 3016065 2022-08-03T16:15:53Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Rileggo Shakespeare, o per meglio dire lo studio. Poi Grolis ha portato da Parigi qualche vo- i lume di Maupassant, di G-yp, le novelle di Coppée .. . — Spero che fará una scelta fra questi libri... — Perchè? non avete detto altre volte che io potrei leggere qualunque cosa? — E vero, signorina, ho forse pensato che nulla dovesse recar meraviglia alla sua indulgente bontá... d’altronde qual diritto avrei di giudicare delle sue letture ? Soltanto mi sembra che se il genio ha in se il potere d’attutire l’effetto delle proprie li- cenze, i prodotti del talento contengono spesso delle malvagitá latenti che nessuna forza purifica- trice, nessuna grandezza riesce ad elidere. Non turbi la sua anima, Violante. Egli era stato poco con lei, appena due o tre s ore, e giá la fanciulla sentiva in sè l’impero strano delle sue idee, dei suoi giudizi, come un’aura di protezione invisibile che la circondasse. {{asterism}} Prima di ritirarsi nelle proprie stanze, la mar- chesa, rimasta sola per caso con Montalto, gli do- mandò : — Che cosa vi pare del conte Grolis ? — Non saprei, signora, l’ho veduto così poco.. — Vi è simpatico? Il giovane esitava a rispondere. 1 — Ditelo francamente.<noinclude></noinclude> 4exds68c3ha2b9jbpzbayg9k8ee8yqm Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/65 108 843910 3016066 2022-08-03T16:15:58Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Ella mi costringe ad una sinceritá poco cor- tese, marchesa. No, non mi è simpatico. — Perchè? — Ohe vuole. .. non saprei... certe cose non si possono definire. È un’ impressione personale : sará erronea, certamente. — Credo difatti che stavolta il vostro giudizio non abbia la solita perspicacia. Grolis è un giovane per bene, colto, d’ottima famiglia, occupa giá un posto ragguardevole al Ministero e ha dinanzi a sè un brillante avvenire... — Lo credo, marchesa. Io fui richiesto e risposi quanto mi pareva. Dunque egli non vi sembrerebbe un com- pagno adatto per Violante? — Non posso esser buon giudice nemmeno in questo — disse il giovane celando l’improvvisa pallore del suo volto dietro il grande cappella della lampada; — ora intendo . . . egli aspira alla mano della signorina? — soggiunse con voce tre- mante. — Pare. Devo questa confidenza alla vostra sicura e provata amicizia. Mi rincresce che non vi sia simpatico, perchè fra tutti quelli che mostra- rono una certa inclinazione pe? Violante è l’unica che mi piaccia, capitemi bene, quanto può piacermi l’uomo che mi vuol rapire la mia figliuola ... Tut- tavia vi sará facile comprendere che la speranza di vederla felice mi farebbe accettare di buon grado qualunque sacrifizio ...<noinclude></noinclude> tklwwn9cn76dz3kvby64e2oc527ys83 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/66 108 843911 3016067 2022-08-03T16:16:02Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude>— Dunque la signorina ... — mormorò Mon- talto. — Non si è mai espressa chiaramente. Sapete che Violante è alquanto originale, un po’ chiusa forse... e poi si tratta di determinazioni così serie Però se dovessi giudicare dalle appa- renze ... per lievi che siano ... — Concluderebbe... ? — Per il sì. Del resto c’ è tempo a riflettere. Violante è molto saggia. Ella deciderá a norma del suo buon senso. Io la lascio libera adatto... non voglio esercitare influenze, nè assumermi respon sabilitá troppo gravi. Chissá che non vi faccia una qualche confessione ? Montalto non rispose. Egli si sentiva male e non desiderava altro ohe la fine di quel colloquio per potersi ritirare, per poter esser solo prima che la sua angoscia lo tradisse. La marchesa, preoccupata giá da altri pensieri non s’avvide dell’alterazione che il giovane, d’al- tronde, faceva ogni sforzo per dissimularle. Appena gli tu possibile egli s’affrettò a lasciarla, e cammi- nando a stento si ridusse nella propria stanza, nè mai più grave gli sembrò la deformitá che lo inca- tenava, che lo privava perfino dell’agognato sollievo di andar fuori nell’aperta campagna, d’errare senza posa per i luoghi più solitari, d’effondere nei mi- sericordiosi silenzi della natura la sua desolazione. Fu una notte di delirio, di pazzia. La mattina, affacciandosi alla finestra, vide Vio-<noinclude></noinclude> 2i3u5e3sajhbzmolverdwlsh7qawdac Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/67 108 843912 3016068 2022-08-03T16:16:06Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> laute passeggiare col conte Golis, dinanzi alla villa, nel largo piazzale soleggiato e fra le aiuole ove, favorite dal mite autunno, fiorivano ancora, rigogliosamente, le begonie, le olezzanti vaniglie, le salvie di fuoco. La fanciulla lo scorse tosto e gli fece un cenno gentile con la mano, ma egli si ritirò ap- pena ebbe corrisposto al saluto. Mai gelosia più atroce e torturante aveva assalito cuore d’uomo. Non era la gelosia crucciosa e volgare del sospetto, era la gelosia dolorosa e desolata di colui che si vede strappare da un estraneo, incapace di apprez- zarne il valore, l’unico suo bene, la vita istessa ; era la gelosia che non può accusare nessuno, che non può trovare sfogo, che si sente irragionevole, ingiusta, quasi malvagia e la cui violenza cresce a misura della propria follìa. Che cosa domandava egli a Violante ? che cosa s’aspettava da lei? ... non era giá un bene inspe- rabile la dolce amicizia, la confortevole fraternitá artistica che gli veniva concessa? Aveva egli di- ritto d’interporsi, di desiderare che Violante non si sposasse? Non sarebbe questo il frutto del più mostruoso egoismo? No, no, egli l’amava troppo, l’amava al di lá di qualunque umana debolezza, sentiva che avrebbe dato volentieri la esistenza per saperla felice Ma perchè quel conte Golis lo irritava tanto ? Gli sembrava così vanitoso e superficiale ! Un altro forse non lo avrebbe irritato a quel modo.<noinclude></noinclude> tu065nvov6craci93h8x064d5kzlv7f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/68 108 843913 3016069 2022-08-03T16:16:10Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> E Montalto cercava, cercava, ma sempre in- darno, nella sua mente, l’uomo adatto per Violante. E forse quella sua contrarietá quasi selvaggia non era figlia dell’egoismo. Profondo ed assiduo osservatore, come tutte le anime solitarie, egli conosceva molto gli uomini e le loro depravazioni e aveva la facoltá singolare di giudicarli a prima vista, dai tratti della fisio- nomia, da un atto, da una parola. E poi, nel suo pensiero, aveva posto quella creatura così in alto, che nessun uomo, compreso sè stesso, stimava degno di conquistarla. {{asterism}} Egli discese assai tardi. Era sempre un poco lento nella sua toilette, e Violante, che s’alzava spesso all’alba, soleva qualche volta canzonarlo amorevolmente per quella pigrizia. Il cameriere gli disse che le signore erano an- date con gli altri ospiti in un boschetto non lon- tano dalla casa, e che speravano volesse ivi rag- giungerle. Montalto preferì d’aspettarle nel salone, e prese in mano lo spartito del Siegfried, ma ne aveva appena sfogliate alcune pagine quando comparve la signorina di Piace. Il volto di Violante era insolitamente turbato. Il giovane s’accorse subito ch’ella si trovava in preda ad una forte agitazione: senza fallo quella mattina Golis s’era dichiarato anche con lei. Egli<noinclude></noinclude> 93u423zeabm6q04litjak6wz74sdyqa Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/69 108 843914 3016070 2022-08-03T16:16:15Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> si concentrò quindi in sè stesso e raccolse tutte le proprie forze per poter apparire tranquillo. — Buon giorno, marchesina ! — esclamò con una forzata giovialitá. — Buon giorno, caro maestro. Non avete voluto venire nel bosco ? — No, signorina, mi stanco facilmente e perciò mi son fatto lecito di rimanermene in casa. Violante gli sedette accanto e gli porse un fio- rellino che aveva trovato per via, un colchicum autumnale. — I Tedeschi danno a questo fiore un nome intraducibile — disse Montalto, — Herbstzeit- lose . . . — Ah sì, proprio intraducibile — mormorò la fanciulla, con aria distratta, poi soggiunse: — Io venni qui con un pretesto qualsiasi, perchè ero sicura di trovarvi e perchè vi devo parlare .. • Il giovane si sentì venir meno. «Ora me lo dice» pensò «ora mi dá la morte E come Violante esitava, per non attendere troppo a lungo l’inevitabile ferita egli coraggiosa- mente la prevenne : — E il suo matrimonio che vuole annunziarmi, signorina ? —• Il mio matrimonio? no no, Montalto, non siamo ancora a questo punto! Venivo piuttosto a domandarvi un consiglio perchè poi, entro la gior- nata, non ci troveremo più soli e ... — Un consiglio? a me? Oh, per caritá, Vio-<noinclude></noinclude> rvoqnrdcg87hkdxuhl4fekagzick7r8 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/70 108 843915 3016071 2022-08-03T16:16:19Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> lante, me ne dispensi. Ella è una creatura che non ha bisogno di consigli. Non è sicura di ciò che sente ? non ha interrogato il proprio cuore ? — Il mio cuore è così strano... — mormorò la fanciulla, chinando il volto, sul quale si diffon- deva il pallore d’una commozione profonda. — Ella lo sa, lo abbiamo detto tante volte — con- tinuò Montalto a cui la visione angosciosa del pros- simo sacrifizio dava una nobile alterezza — nelle anime elette l’unica cosa che giustifica il matri- monio è l’amore. — Lo so, Montalto — rispose molto piano e con singolare accento la fanciulla, sollevando verso di lui lo sguardo smarrito. — Ebbene, rifletta, rifletta molto, non decida se non dopo avere pensato assai ... — disse il gio- vane con calma grave. — La felicita, Violante, è un bene che sta qualche volta nel nostro arbitrio di cogliere o di respingere... dipende dalla pro- fonditá dell’intuizione. — Ma voi, voi, Montalto, che avete idee così rette e sagge, voi che solevo chiamare la mia co- scienza ... perchè non volete esprimervi ? In veritá, marchesina, la sua domanda è singolare. Ho detto anche troppo per ciò che mi spetta, e in quanto alla mia coscienza essa si tace ... Era in quel giorno memorando, dinanzi all’in- calzante problema della sorte, che la veritá, forse mai indagata, doveva illuminare l’anima di Violante d’una gioia nuova e senza confine.<noinclude></noinclude> mg27xnisc50phutcfhcijk3v706ivwj Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/71 108 843916 3016072 2022-08-03T16:16:23Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Ella certo non esitava, ma era giunta all’ora estrema e decisiva in cui necessita la parola rive- latrice che determina il concetto nebuloso del sen- timento e ne afferma il possesso. Montalto non poteva dirla quella parola, mai non la direbbe. Un silenzio di morte gli era piombato in cuore. — Si calmi, di grazia/ si calmi, Violante! — implorò egli, soltanto, quando vide che la fanciulla, all’apparire della marchesa e degli altri ospiti, s’andava sempre più fortemente turbando. La colazione fu poco animata. Qualche cosa di pesante, di oppressivo sembrava regnare sulla mensa e sugli invitati, per quanto G-olis e il dottor Bruni si studiassero di ravvivare il discorso. Appena alzata da tavola, la marchesa invitò Montalto ad ammirare i suoi nuovi crisantemi giap- ponesi, poi, il conte essendosi ritirato per atten- dere alla propria corrispondenza, il vecchio medico, entusiasta di Wagner, insistette alquanto onde Vio- lante suonasse Non senza riluttanza, la gentile fanciulla si mise al pianoforte, esortando il suo maestro di venirle accanto. Sul leggìo stava ancora lo spartito del Siegfried, e i due giovani cominciarono a passarne qualche brano. Montalto, esaltato dall’eroica e fiera risoluzione di vincersi e di dissimulare, parve tutto assorto dalla musica. Egli aggiungeva con la mano destra qualche nota del canto, oppure lo veniva lieve-<noinclude></noinclude> 4gmiuklmqwpn4p0vd2ojwxzwi2bw6dz Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/72 108 843917 3016073 2022-08-03T16:16:27Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude>» — 64 — mente accennando con la voce, una voce debole, ma così eguale e così intonata che nell’udirla Yio-» lante provava sempre un vivo diletto. Quel giorno ella ne sentì vibrare i suoni do- lorosi e toccanti entro se stessa. Le sue mani tremarono sulla tastiera, ma a poco a poco ella si rincorò, e il grande dramma wagneriano finì per affascinare col suo inebriante impero, fino all’oblio d’ogni cosa presente, quelle due anime che l’arte vincitrice deliziosamente allacciava. Era il terz’atto, era la scena meravigliosa quando Sigfrido va a ridestare sulla roccia, in mezzo a una cerchia di fiamme, la dormente Brunilde, condannata dal padre a quel sonno espiatorio fin- che non l’avesse vinta un uomo ignaro della paura ; era l’ardentissima scena in cui la superba Valchiria, * giá invaghita dell’atteso liberatore, del sognato eroe, esclama : «Se tu sapessi, gioia dell’universo, come t’ho amato sempre, come sempre sei stato il mio pensiero e il mio tormento...» E ad un tratto tutto quanto li circondava sem- brò sparire agli occhi dei due giovani: essi non videro più che la vetta incandescente e incantata ove la bellissima figlia degli dèi effondeva i suoi vergini ardori nell’anima tumultuosa del mortale guerriero, più non udirono che quella musica fre- mente d’una irresistibile passione. I loro occhi, che fino ad un certo punto s’e- rano sfuggiti, s’incontrarono senza volerlo, quando la trepida amante dice: «A me di Sigfrido la stella<noinclude></noinclude> of7o068a7ukidgsoxe1u45lqcwo2jtz Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/73 108 843918 3016074 2022-08-03T16:16:31Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> in cielo appare» ed egli risponde: «Brunilde è l’unica mia, è il tutto, l’eterno,» e in quello sguardo un’unitá celeste rifulse. Una quiete profonda era scesa nel cuore di Violante, un senso strano d’appagamento e di te- nera pace; le sembrava che anche per lei, come per Brunilde, fosse venuta l’ora solenne che deter- mina il destino. Montalto, ripreso dal dubbio, rimase ancora in preda ad una crudele e furiosa tempesta. Nè più si parlarono in quel giorno. Nel pomeriggio il maestro chiese ad un ca- meriere a qual’ora il diretto passasse dalla cittá vicina. A questa domanda si sollevò un coro di pro- teste diverse. — Montalto parte? ma volete lasciarci ormai? non è possibile! non lo permettiamo! Fra le altre, il giovine potè discernere una voce un po’ eccitata, ma pur dolcissima, ch’esclamava inconsciamente, obbedendo ad un intimo impulso : — Ma G-abriele! Egli non aveva mai udito Violante proferire in tal guisa il suo nome e si volse come trasognato, anzi lo credette un sogno. Ma non si lasciò smuo- vere dal proposito di partire, ben comprendendo nella delicata coscienza che la sua volontá poteva esser vinta dall’indomato amore. Un’ora dopo la carrozza di casa Biace lo accom- pagnò alla stazione. 5<noinclude></noinclude> qu3aobamzf76wdl2wsk4tzlb0i7gwzp Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/74 108 843919 3016075 2022-08-03T16:16:35Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Egli viaggiò solo, nel buio della notte, col mar- tirio di quella pena atroce, che solo confortava di tratto in tratto, nel vaneggiamento dell’esaltata fantasia, l’ineffabile dolcezza d’un ricordo : la voce prediletta che lo chiamava col suo nome. {{asterism}} La madre di Montalto era una donna di media etá, che le cure è i patimenti avevano precoce- mente invecchiata. Piccoletta di statura e bianca di capelli, vestiva sempre con semplicitá ricercata e quasi claustrale, possedeva quella grazia parti- colare che dá il candore dell’animo congiunto alla nobiltá del sentimento, quella quieta soavitá di modi che deriva dall’abitudine del rassegnato sof- frire: era il tipo delle gentildonne d’un tempo che l’avversa fortuna condanna alla reclusione e all’o- blio. Adorata da suo figlio, lo adorava, vegliando come una fata benigna sulla piccola casa geniale oh’egli s’era procurata, col frutto del suo lavoro. Ricordi d’arte, ritratti di musicisti colla firma au- tografa, schizzi di pittori celebri formavano il più bell’ornamento di quell’appartamentino modesto ma spirante un’aura di onesta serenitá. V’era an- che qualche memoria di Violante, certe trine, certi ricami di stile antico, eseguiti con mano maestra e con gusto perfetto, poiché ella ci veniva tal- volta, con la madre, in quella casa, attratta dal- l’angelica bontá della signora Montalto, chiamata<noinclude></noinclude> f60dd7mbjzbk8b9u38gis083r2k76ig Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/75 108 843920 3016076 2022-08-03T16:16:39Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> forse da una simpatia misteriosa verso colei che aveva dato la vita a Gabriele. Quando il maestro vi tornò, inaspettato, all’alba, la vigile signora era giá alzata e stava innaffiando, con amorosa cura, alcuni suoi vasi di fiori sul da- vanzale della finestra, nella stanzetta da pranzo. Ella fece un’esclamazione dì gioia nel rivederlo, ma subito s’accorse ch’era pallido in volto e, in- terrogandolo ansiosamente cogli occhi, lo trasse seco , in un angolo, sopra un sofá. Il giovane non rispose, ma le si abbandonò fra le braccia con un singhiozzo così disperato, che senza più parlare ella comprese il segreto. {{asterism}} Furono quelli due lunghi, penosi mesi d’aspetta- zione. Alcune lettere della marchesa vennero ad in- terromperne l’insopportabile monotonia. Ogni volta Montalto ne lacerava la busta con mano febbrile, tremando di trovarvi l’annunzio «Violante è .fi- danzata». Non era sì forte in lui la tema che la fanciulla potesse spontaneamente corrispondere alla simpatia di Golis, quanto il sospetto che, da sviscerata figlia quale s’era dimostrata sempre, ella finisse per sacrificarsi al tacito desiderio della marchesa. Ma da quelle lettere nulla di speciale mai trapelava, e domandare egli non avrebbe osato; anzi, per paura di dover udire una di quelle notizie vaghe che formano il pascolo dei curiosi e<noinclude></noinclude> 4gkltl34vwyvxcqtxten5foyjvps337 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/76 108 843921 3016077 2022-08-03T16:16:43Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> degli indifferenti, s’era messo perfino ad evitare i ritrovi e gli amici. Nelle due ultime settimane di novembre non seppe più nulla, ma informatosi al palazzo Riace, intese dal portiere che le signore erano presso a tornare, e un bel giorno, una cartolina della mar- chesa lo avvertì che la sera sarebbero giunte e che lo aspetterebbero. Non fu mai con tale e sì angosciosa incertezza che Montalto varcò la cara soglia di quella casa ove aveva trascorso le più belle ore della sua vita. Sulle scale dovette soffermarsi a lungo, per ripren- dere fiato e coraggio. Introdotto nel salottino fa- miliare ove, in mezzo al geniale disordine dell’ar- rivo, le signore Edace ricevevano giá alcuni in- timi amici, Montalto v’ebbe la solita accoglienza gentile e piena d’amorevolezza, ma nulla egli potè leggere in volto alla marchesa, nè nello sguardo concentrato di Violante. Non osò nemmeno trat- tenersi più a lungo degli altri ; ma; mentre s’acco- miatava, la fanciulla gli disse: — Spero che m’avrete serbata la mia ora, mae- stro. Sono una vecchia scolara, ho ventitré anni, ma non rinunzio alle mie lezioni... Montalto s’inchinò sorridendo, alquanto rin- corato. Ma quella dell’indomani non fu una lezione, fu un colloquio, come sempre avveniva al ritorno dalla campagna. Appoggiato al pianoforte, Montalto di solito si<noinclude></noinclude> cc9oihsccswlqcj7ni4wt6r7iq679sc Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/77 108 843922 3016078 2022-08-03T16:16:48Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> dilettava ai vivaci racconti della fanciulla intorno alla vita campestre, intorno ai suoi studi sulla na- tura, alle sue osservazioni e ai suoi esperimenti nel campo pietoso della caritá, a tutte quelle in- time gioie di cui egli solo forse godeva la fraterna confidenza. A poco a poco il discorso volgeva sulle cose d arte, e allora il dialogo si faceva sèmpre più animato, perchè ciascheduno vi portava la sua parte d’idee nuove e degne di completare la somma dei comuni criteri artistici. Montalto, pero, non era raggiante come di con- sueto a quel ritorno. Una nube fosca gli ottene- brava la fronte e, come volesse discacciarla, egli vi passava di tratto in tratto una mano, sollevando i folti capelli nella cui nerezza, per la prima volta, due o tre fili bianchi erano venuti a luccicare. Finalmente, sentendosi incapace di sopportare più a lungo quell’angoscia, egli domandò, con voce lenta e un po’ alterata: — E di lei, marchesina, di lei non mi dice niente?... — Ohe cosa dovrei dirvi? 0 era forse un senso d’innocente astuzia fem- minile nella reticenza di Violante, ma, all’improv- viso, volgendo gli occhi verso di lui, ella scorse quei capelli bianchi, e un’immensa, una infinita tenerezza le rifluì nel cuore. - No, Montalto — disse con improvvisa se- rietá non ho nulla di particolare a comunicarvi. Non ha accettato? — balbettò il giovane, facendosi smorto in volto.<noinclude></noinclude> qt0r7ryg5r1xxec2ifo7bm7w07synoj Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/78 108 843923 3016079 2022-08-03T16:16:52Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> No, non avrei potuto accettare. — Oh Dio! — esclamò egli,inconsapevolmente, sentendosi soffocare dalla gioia. — Siete contento, Gabriele? — Io contento ? — mormorò il giovane ripren- dendo tosto possesso di se ; — è la sua felicita che deve farmi contento, essa e il mio più ardente desiderio. — Lo credo, amico mio — disse Violante, vol- gendogli uno sguardo velato di lagrime, vi co- nosco così bene! — Dunque è tutto finito? — Tutto finito. — Per ora ella rimane fra noi?... — Per sempre, Gabriele. E, quasi senz’accorgersi, ella gli pose una mano sulla fronte, sui capelli: una sicura, innocente ca- rezza, ma così grave, che diceva tutta l’intensitá di quel pietoso amore. Egli prese la piccola mano e se la posò sul petto onde sentisse il battito violento che sembrava squarciarlo; ma poi angustiato dal dubbio che un solo detto inopportuno potesse scemare o rapirgli una sì divina e sì insperata dolcezza, e separarlo dalla fanciulla, egli represse eroicamente la piena dell’affetto presso ad erompere in infiammate pa- role, e mettendosi un dito alla bocca, implorò: — Violante, Violante, ve ne supplico, suonate... è necessario per la mia quiete, per la mia co- scienza!<noinclude></noinclude> ryxc6mfxgavz4qqj9mc78q0b3u3oolw Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/79 108 843924 3016080 2022-08-03T16:16:56Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> La fanciulla, commossa, ma altamente tran- quilla, pose le mani sulla tastièra. — Vi farò sentire una cosuccia che v’ho dedi- cata, disse col più tenero sorriso. E nel silenzio della grande sala, in mezzo ai fiori rari portati dalle serre di Villa Vittoria, il suono d’una patetica melodia si diffuse. Cantava più che mai sotto le dita dell’appas- sionata suonatrice il pianoforte, e Montalto rapito ascoltava. Quando l’ultimo accordo si fu smorzato egli la pregò di tornare da capo e due volte insi- stette con tenerezza infinita: — Ancora, ancora, ancora Finalmente egli disse sempre più piano: — Non è vero, Violante, è una canzone senza parole?... — Come volete, Gabriele! — ella rispose — la chiameremo una canzone senza parole.<noinclude></noinclude> cna9k5mdqlztm8wr5midwsn2dlff7v4 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/80 108 843925 3016081 2022-08-03T16:17:00Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude><noinclude></noinclude> 2f8fvf5emj53iy92n72do4g2xlq5v6f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/81 108 843926 3016082 2022-08-03T16:17:04Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude><noinclude></noinclude> 2f8fvf5emj53iy92n72do4g2xlq5v6f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/82 108 843927 3016083 2022-08-03T16:17:09Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude><noinclude></noinclude> 2f8fvf5emj53iy92n72do4g2xlq5v6f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/83 108 843928 3016084 2022-08-03T16:17:13Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Natalia andava sa e giù in panta di piedi nel- l’elegante salotto, spolverando con cura 1 quadri, i mobili, i gingilli e canticchiando, con voce som- messa, uno stornello. A.veva vent’anni; era alta, bruna e bella I suoi grandi occhi castani, risplendenti d’una gentile, sincera bontá, parevano sempre un po’ commossi ; la sua bocca larga ma ben disegnata s’apriva, mi- rabilmente, nel dolce sorriso, sopra due file di den- tini candidi e perfetti. Ella stringeva i capelli neri e ondulati in due grosse trecce, non potendo in altro modo soste- nerli, tant’erano folti, e portava con semplicitá ma con una certa grazia innata il suo vestitino di lana nera orlato al collo e ai polsi da filetti bianchi. Quando suo padre, l’onesto ragioniere dei conti di Pallano, era morto di malattia infettiva, quasi con- temporaneamente alla moglie, lasciandola sola, ap- pena adolescente e priva di mezzi, la contessa si era dato premura di collocarla m un istituto, col- l’intenzione di assumerla più tardi al suo servizio.<noinclude></noinclude> p25qxprvbbt2ncwqqi47ogpixpu9s4u Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/84 108 843929 3016085 2022-08-03T16:17:17Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Se le precoci sventure avevano educato, più di ogni altra dottrina, il cuore leale della giovinetta, * la vita tranquilla, regolare e serena del collegio era stata favorevole al suo fìsico sviluppo, e l’in- segnamento della scuola era riescito efficace al suo aperto intelletto, alle sue piccole mani per natura abilissime. Una profonda riconoscenza verso la famiglia Pallano, un desiderio ardente di corrispondere, con tutte le sue forze, al beneficio ricevuto avevano reso meno spiacevole a Natalia il suo passaggio dal convitto al palazzo signorile, dal posto di allieva distinta a quello di cameriera protetta dalla padrona. , - La contessa di Pallano viveva molto sola. Suo marito, deputato influente e assorto dalla politica, passava parte dell’anno a Roma ove certe ostinate sofferenze nervose le impedivano di se- guirlo e i suoi due figliuoli stavano spesso assenti da casa. Marcello, il maggiore, addetto alla lega- zione italiana a Pechino, mancava da due armi • il più giovine, Lodovico era tornato in quei giorni da un lungo viaggio in Inghilterra al quale lo studio aveva servito di pretesto e lo sport di scopo prin- cipale. Il personale di servizio era sempre molto nu- meroso, ma Natalia o Natali, come spesso solevano chiamarla, passava la giornata fra l’appartamento della padrona e la sua cameretta, vedeva poco i compagni e per uno speciale favore mangiava a parte.<noinclude></noinclude> 3rqprs711mp8altzjmvlmaicqu5nao5 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/85 108 843930 3016086 2022-08-03T16:17:21Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Nessuna nube aveva mai offuscato la nativa serenitá della sua mente, soltanto ella sentiva nel l’anima un innocente bisogno d’amare che la vita solitaria fomentava e al quale il temperamento piuttosto freddo della contessa non offriva che uno scarso sfogo. Donna Clara, certamente, non poteva dirsi cat- tiva, ma il suo ingegno era più accorto che eletto, il suo spirito, un tempo assai frivolo, mancava di distinzione e il suo cuore, chiuso agli altri affetti, si concentrava in un amore materno commisto d’orgoglio e di cecitá. Al ritorno del conte Lodovico, Natalia si sentì, all’improvviso, turbata dalle più strane emozioni. Il giovane nel vederla s’era mostrato assai cor- tese, le aveva fatto un complimento sulla sua av- venente giovinezza e, ora, si tratteneva qualche volta con lei a parlare di cose diverse e indiffe- renti ma con un accento pieno di simpatia. Quel giorno, Natalia s’era accorta che il suo pensiero ricorreva con insistenza verso di lui e pur facendosene un casto rimprovero, non riesci va a distrarlo da quel punto fisso e quasi involon- tariamente passava e ripassava dinanzi una men- soletta sulla quale Donna Clara aveva posto la fotografìa del conte in costume da alpinista. Era una faccia un po’ insipida, un po’ spavalda, ma non priva d’una fisica bellezza: la fanciulla non sapeva saziarsi dal contemplarla. Ella ne stava ripulendo l’ultima volta, con lo<noinclude></noinclude> h97k4964uljyybomav4lj1q5gndoe3h Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/86 108 843931 3016087 2022-08-03T16:17:25Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> spazzolino, la cornice d’argento ossidato quando Lodovico Pallano comparve sulla soglia e le chiese : — Hai veduto il mio libro, Natali? — Quello che stava leggendo stamane? Folles cwiouvs? eccolo ! —■ disse la fanciulla porgendogli un volume d’Ollendorf colla copertina gialla. Bravissima! conosci dunque il francese? sai ciò che vuol dire : Folles amours t del resto, la pa- rola amore si capirebbe in qualunque lingua, non è vero, Natali ? — soggiunse il giovinotto, avvi- cinandosi a lei e tentando di cingerle con un braccio la svelta persona. Ella si schivò con uno sguardo così pieno di sommessi ma intensi rimproveri che Lodovico dovette cedere e non senza un lieve imbarazzo. — Non ti credevo così severa — mormorò egli mi piaci... Natalia, ti sei fatta una gran bella figliuola! dimmi, ce l’hai l’innamorato? — Oh signor conte! — Qual meraviglia! Non l’hai? davvero? — Davvero. — A me dunque un po’ di bene, lo vorrai Sono affezionata a tutta la famiglia — Dico a me a me particolarmente .... Non so — balbettò la fanciulla molto agitata. — Non sai?... ti vorrò bene io per darti il buon esempio.... sei d’accordo, Natalia?.... Un cameriere entrando, interruppe lo scabroso colloquio. La fanciulla riprese le sue occupazioni. Il cuore<noinclude></noinclude> lyxbza3grd1gsbkqjuek4fhfk7dbvrg Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/87 108 843932 3016088 2022-08-03T16:17:30Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> le martellava in petto. Ella capiva che mai avrebbe dovuto dare ascolto ai vani discorsi del giovine signore, ella si studiava con tutte le sue forze di rivolgere altrove la mente, ma, nella piccola lottar l’istinto prevaleva alla ragione e il suo pensiero, sempre più rapito da un’arcana dolcezza, tornava costante alla stessa immagine, agli stessi trepidi ricordi {{asterism}} La contessa aveva mandato due persone di ser- vizio in campagna ad allestire la casa per un breve soggiorno di primavera. Il piccolo cottage di Villa Clara dominava, da una lieve altura, una ricca di- stesa di vigneti che si perdevano nel piano, sulle rive d’un placido fiume. Le prossime adiacenze erano Coltivate ad uso di giardino inglese; a ter- reno della casa s’aprivano delle grandi porte a cri- stalli sopra un bellissimo prato tutto contornato con arabeschi di gerani rosa e bianchi. Da quattro giorni Natalia e un vecchio servi- tore s’affaccendavano al lavoro e la sera, finito il compito che s’era proposto, la giovane andava sulla terrazza, in fondo al prato, e seduta su un muricciuolo aspirava con diletto la fragranza dei fiori primaverili e guardava lontano lontano verso la cittá che di notte si discerneva chiaramente, nel largo piano, come un’oasi di luce. In quei momenti di tranquilla solitudine ella dimenticava le cure e le fatiche della giornata e si compiaceva d’ascoltare<noinclude></noinclude> 6n7pighd1ln53o9ydwoi2hnlr3h5rnw Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/88 108 843933 3016089 2022-08-03T16:17:34Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> -colla sua piccola anima i fantastici sogni della giovinezza. Un pomeriggio, ella si trovava nel salotto della sua padrona, tutta intenta a rinnovare le gale di un cuscino di seta, quando due mani profumate le si posarono, all’improvviso, sugli ocelli e una bocca ardente le mise un bacio sul collo. Ella cacciò un grido, si volse sdegnata e si trovò in faccia a Lodovico Pallano. Dinanzi al bel volto allegro del giovinotto, il suo corruccio si fece più mite, non- dimeno, reprimendo l’invincibile tenerezza che l’era rifluita in cuore, ella disse con gravitá : — Mi sono molto spaventata. Questi modi non mi convengono. — Dunque ti rincresce di vedermi, Natalia?.... — Non dico questo, ma.... — Andiamo, sii cortese e non ti confondere con simili sciocchezze. Pensa piuttosto che ho una fame -da morire — Ci penso subito — rispose Natalia, rassere- nandosi — ma deve contentarsi d’un desinaretto «Ila buona E scansando una nuova carezza, s’avviò, di corsa, «Ila casa del fattore in cerca d’aiuto e di consiglio. Lodovico fece molto onore alle vivande squi- site nella loro sobrietá: un piatto fumante di mal- tagliati e una pollastra al pomodoro; volle che Natalia lo servisse invece del domestico e divise oon lei le fragole moscatelle dell’orto, mettendo- gliele in bocca ad una ad una.<noinclude></noinclude> 0xfgb2ox7lefuyl0tnu18k25m7a1r9m Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/89 108 843934 3016090 2022-08-03T16:17:38Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> La ragazza si schermiva, ridendo, e quando il giovane signore ordinò che gli portassero il caffè in giardino, sotto un pergolato, ella riuscì a sfug- girgli, per andare al solito posto sul muricciuolo della terrazza. Ma Lodovico non tardò a scoprirla e a raggiungerla; le sedette daccanto e si mise a farle le più bizzarre, le più insinuanti e scherzose do- mande, godendo della grazia ingenua, ma piena di buon senso, con cui si difendeva. Poi cominciò a strappare dei gelsomini da una siepe vicina e a gettarglieli a manate. Era una pioggerella fra- grante di piccole corolle bianche che le si posa- vano sulle braccia, sul collo, tra le falde della ca- micetta azzurra. Ella continuava a ridere innocentemente e il giovine signore si divertiva a ornar] e i capelli neri di tenui fiori, a comporle delle ghirlandette sulle morbide trecce. — E dunque non ho ancor saputo quali sono gli ordini della signora disse Natalia, per distrarlo. — Mia madre mi crede a Castel Cassino, dai Ricciardi — Non sa ch’è venuto quassù? perchè non glielo ha detto? — Ho preferito tacere. Sono venuto per te Na- tali, per farti una sorpresa. — Oh giusto, per me!... — Per te, unicamente per te. — Sono una povera figliuola... — ella mormorò, non sapendo dir altro nella sua improvvisa gioia. 6<noinclude></noinclude> tee3c4fnyukfslb4kpwdf0jant4xtz0 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/90 108 843935 3016091 2022-08-03T16:17:42Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Una bella figliuola sei e devi essere anche buona, devi volermi bene... io te ne voglio tanto... , giá lo sai, te l’ho detto ancora... Natalia chinò la testa, senza rispondere. Una grande dolcezza le inondava il cuore. Sulla campagna, sul largo piano, calava lento il crepuscolo di maggio, la cittá lontana s’illumi- nava rapidamente d’una luce che pareva rossastra dinanzi agli ultimi pallidi chiarori del cielo. Il giovane prese il bráccio di Natalia. — Yieni, passeggiamo un poco, andiamo lag- giù nel boschetto, qui si soffoca dal caldo — egli mormorò. La ragazza si scostò con risolutezza. — No, laggiù non vengo — diss’ella. — Sei scompiacente e indocile, Natalia. — Si fa notte e non si conviene. — Hai proprio la coscienza così sottile? i— La mia coscienza è l’unica mia ricchezza. — Oh! che frase da vecchia commedia...! Sei ingrata verso di me, Natalia. Gruarda, t’avevo por- tato un regalino... E trasse di tasca un astuccio con un anello di piccole perle. — Ti piace? lo vedi? — continuò, tentando di metterglielo nel dito. -r- Sì, mi piace, è molto carino... — disse la fanciulla, alzandosi di scatto, e scuotendo involonta- riamente dalla snella persona i gelsomini —è molto. - 1 carino, ma non lo accetterò mai, conte Lodovico.<noinclude></noinclude> pzy21cyzz9cbk199jz5d6rc6rwrhze2 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/91 108 843936 3016092 2022-08-03T16:17:49Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Perché ? non capisco — Ella lo sa il perchè. E gli occhi buoni di Natalia lampeggiarono d’una fierezza viva. — Eia un ricordo. — Grazie, come se l’avessi accettato. — E nulla mi concederai tu, nemmeno una piccola carezza, mai?... Ella scosse la testa, senza rispondere; le ghir- landette di gelsomino si disfecero tra i capelli on- dulati. Nemmeno... nemmeno un po’ d’affetto, Na- talia ? La voce del giovine signore era così dolce che gli occhi della ragazza s’empirono di lagrime. — E meglio che non me lo domandi, conte Lodovico —t ella disse con un accento di tene- rezza infinita. — Desidera che Valentino selli il suo cavallo ? Si fa tardi. — Vuoi anche mandarmi via, adesso ? e se mi piacesse di restare? —, Il padrone è lei — però... Il giovine sorrise. — Hai paura Natalia? chiese egli. — Di che cosa dovrei aver paura? — rispose la fanciulla con grande alterezza -— ella non ignora che il mondo è cattivo e che la gente onesta è co- stretta a difendersi anche quando non occorrerebbe. T’hanno calunniata forse ? t’hanno fatto qualche torto ?<noinclude></noinclude> oklzy3gwqpyqh7uxc983vespi2jxepn Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/92 108 843937 3016093 2022-08-03T16:17:54Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> ■— Può darsi — rispose Natalia con un bri- vido. Lodovico sapeva benissimo che i domestici di casa, vedevano di mal occhio la sua predilezione per lei. — Partirò, non ti crucciare ! — di ss’egli final- mente, — ma devi convenire che sono buono, molto buono... — Abbiamo l’obbligo d’essere buoni. Iddio ci vede — ella concluse, con semplicitá. E ritornarono insieme verso la villa. Scendeva la notte sul campestre silenzio e lo sfavillìo delle stelle sembrava un palpito nell’immensitá del fir- mamento. Tacevano, turbati entrambi da una di quelle forti commozioni giovanili che nelle brevi ore dell’oblio sembrano cancellare, dinanzi all’eterna legge, ogni differenza di casta. Alcuni minuti più tardi, Natalia seguiva, con una trepidazione deliziosa, il trotto del sauro vi- vace fuggente nel bujo della lontananza e l’animo di Lodovico Pallano era contrastato, nella caval- cata notturna, fra l’ira sorda della fallita vittoria e un sentimento diverso e meno ignobile ch’egli non sapeva ancora definire a se stesso. # Fu un capriccio, un capriccio violento che gli occhi sagaci di donna Clara videro senz’appren- sione, che i domestici biasimarono, per bassezza o<noinclude></noinclude> damiqkw2r1rdi37a83zo7jnzonw24zc Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/93 108 843938 3016094 2022-08-03T16:17:58Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> per invidia, pur fìngendo, il più delle volte, di non accorgersene. I primi giorni la corte insistente e un po’ au- dace del giovine signore aveva recato aspra offesa a Natalia, ma la sua anima era giá così profon- damente innamorata ch’ella non cessava di com- patire e di perdonare, ad onta di quell’amarezza. Poi, il capriccio sensuale di Lodovico, dinanzi all’inalterabile severitá del suo contegno, sera elevato, a grado a grado e in virtù della contra- dizione, alla nobiltá dell’affetto. Quel vincolo singolare non impediva certa- mente al giovine di godere la vita che gli si of- friva spensierata e gioconda, ma pur frenava, senza ch’egli se ne avvedesse, il soverchio ribollimento dell’etá, temprando anche quel po’ di diffidenza verso la donna ch’è comune a vent’anni, con la convinzione, parte incresciosa parte piacevole, che Natalia fosse proprio onesta. Il rispetto che Lodovico aveva finito per pro- fessarle era come una conquista, un possesso, un bene infinito nell’umile esistenza della fanciulla. Egli le dimostrava una fiducia illimitata e se le sue confidenze s’arrestavano dinanzi al delicato capitolo delle distrazioni amorose non mancava di farle parte d’ogni altro suo intimo pensiero, con l’abbandono d’un amico. Il contatto con un giovine che, ad onta della sua leggerezza, poteva vantare una certa distin- zione di forme e di coltura aveva raffinato i modi<noinclude></noinclude> 942vzo7cwnjr8pfyp51gs05t22bhjfc Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/94 108 843939 3016095 2022-08-03T16:18:02Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> di Natalia, svegliando la sua facile intelligenza, ravvivando la sua bellezza d’un nuovo fascino. Ella visse alcun tempo in una intensa felicitá dello spirito, in quel singolare oblìo delle cose che inganna l’amore nelle sue prime, trepide ri- velazioni. Ma inquietudini gravi e segrete angosce non tardarono a offuscare quella serena contentezza. Le precoci esperienze della sua posizione le avevano insegnato a soffrire e quell’affetto, dop- piamente virtuoso, divenne, in breve, come la maggior parte dei profondi, immutabili amori un sentimento commisto di devota tenerezza, di cieca ammirazione e di sacrifizio. Nella sua muta adorazione ella sapeva essere generosa ed eroica, chè per quante pene le deri- vassero da Lodovico, mai ella avrebbe osato do- lersene. Vedeva spesso il padroncino corteggiare le signore, far pompa della sua elegante avve- nenza e di quei piccoli talenti di societá che nel mondo tanto s’apprezzano e doveva contentarsi il più delle volte, d’un’occhiata furtiva, mentr’egli prodigava tanti sguardi lusinghieri alle donne della sua casta, d’una stretta di mano scambiata in un corridoio, delle briciole che cadevano dalla mensa di quel gaudente senza riflessione. Di quando in quando veniva un raggio di luce, veniva l’ora delle effusioni confortatrici, dei confidenti colloqui nel giardino della villa o nel- l’appartamento di donna Clara quando la delicata signora, spesso indisposta, sonnecchiava.<noinclude></noinclude> gu8xxvq4wsa78pfli48z1ccmni0vvw1 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/95 108 843940 3016096 2022-08-03T16:18:07Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Ma la coscienza sottile di Natalia era turbata anche per quei ritrovi da un grave cruccio : il silenzio assoluto che Lodovico l’aveva costretta a serbare yerso sua madre. Qualche volta ella si faceva perfino uno scru- polo d’ascoltare le ardenti parole del giovine, ma la sua volontá s’indeboliva dinanzi a quella deli- ziosa tentazione. Erano parole così dolci per la sua anima solitaria !... e ella ben sapeva che ad altri compensi non le sarebbe mai stato, lecito d’aspirare. Che cosa poteva aspettarsi dall’avvenire? nulla. Nel suo cuòre non erano vane illusioni nè sciocche speranze : eli’amava per la compiacenza d’amare, forse per quella strana voluttá di patimento che certe nobili creature celano nel loro profondo segreto. {{asterism}} Donna Clara soleva svernare spesso in Sicilia o sulla Riviera ligure, conducendo seco un vecchio servitore e Natalia. Quell’anno la scelta cadde su un villino dei dintorni di Pegli e Lodovico vi rag- giunse sua madre ai primi di gennaio. La vici- nanza di Genova gli procurava frequenti e sva- riate distrazioni, le strade littorali gli offrivano un vasto campo per esercitare i suoi cavalli e la presenza di Natalia non era certamente l’ultima attrattiva di quell’ameno soggiorno. ^ Egli si trovava da un paio di settimane in<noinclude></noinclude> d1ew5xcvhfo15syx37t99fmksrby56t Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/96 108 843941 3016097 2022-08-03T16:18:11Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Riviera quando cominciò a frullargli per il capo il desiderio di fare una qualche scappata segreta colla fanciulla, e un bel mattino le propose, sen- z’altro, di recarsi con lui, la notte seguente, al veglione del teatro Carlo Felice. Alla prima, Natalia si mise a ridere come se il giovine le parlasse d’una cosa impossibile, impen- sabile ; ma le istanze di Lodovico furono così affet- tuose, ch’ella ne rimase fortemente turbata. Credendo tuttavia nel suo delicato ritegno, nella sua persi- stente saggezza, di mettersi sotto l’usbergo d’un sicuro ostacolo, ella dichiarò che non avrebbe mai accettato senza il consenso della sua padrona. Ma la contessa, guidata dal suo spirito d’op- portunismo, dalla sua superficialitá bonaria, sicura dell’onoratezza di Natalia, si lasciò debolmente strappare il consenso dal figliuolo, per la tema ch’egli potesse scegliere di peggio. E così avvenne che Natalia, incoraggiata da quella colpevole indulgenza, trascinata dalla ten- tazione irresistibile ormai, accogliesse con trasporto il lusinghiero e seducente invito. Quale incanto la trottata notturna sulle rive del mare, la misteriosa intimitá della carrozza nelle vie della cittá rigurgitanti di allegre ma- schere e splendenti di luce! qual gioia intensa il passeggiare con Lodovico Pallano tra i fulgori della festa, tutta ravvolta in un domino di raso bianco, col cappuccio adorno da una ciocca di vividi garofani! com’era piacevole quel loro incognito<noinclude></noinclude> 46z1uga7rf4thi23ok2k4mgul55rbpf Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/97 108 843942 3016098 2022-08-03T16:18:15Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> nella folla spensierata! Quanti dolci colloqui nel palco, quale impeto di confidente effusione!... Non era più lei, Natalia, l’umile fanciulla, era la dama eletta fra tante dal suo cavaliere. E quella sera il bel cavaliere le era stato scrupolosamente fedele, non s’era occupato che della sua dama. Aveva ascoltato con indifferenza il chiacchierio delle mascherette che gli si stringevano dintorno, l’aveva condotta a cena, in un elegante restaurant circondandola d’attenzioni gentili, senza venir meno all’affettuoso rispetto ch’ella era riescita ad im- porgli Quando rientrarono nella villa, la mattina allo cinque, con una violenta ebbrezza di suoni e di luce e un po’ di vapore di sciampagna nel cer- vello, Lodovico accompagnò Natalia fin sulla so- glia della cameretta ch’ella occupava, dirimpetto all’appartamento di donna Clara. 11 cappuccio bianco era caduto sulle spallo della ragazza, i garofani rossi, quasi appassiti ma. esalanti ancora un’acuta fragranza, s’erano impi- gliati fra le treccie mezzo disfatte ; un’espressione di gioia appassionata faceva ardere i suoi grandi occhi neri, nel delizioso languore d’un ricordo che nessun pensiero triste contaminava. Appoggiato al muro, di faccia a lei, nello stretto- corridoio, con le braccia conserte, il giovine signoro la guardava intensamente. Non si muovevano per non far rumore, parlavano sommesso, e quello stesso bisbiglio, quell’apparente mistero si face- vano complici dell’ora pericolosa.<noinclude></noinclude> au3j1aftrbrjm0r6kdgjm1uiayp1890 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/98 108 843943 3016099 2022-08-03T16:18:19Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — 90 J . Ad un tratto Lodovico le disse: — Non sei stata mai così bella, Natalia, ma sei crudele — e prendendola per le mani e fissan- dola nelle pupille con tutto il fuoco dei suoi ven- t’anni tentò d’attrarla a sè. Vinta da una molle stanchezza, sempre più af- fascinata da quell’amore che la cercava con ine- sauribile insistenza, la fanciulla era presso a ce- dere: quasi inconscia della realtá ella dimenticava all’improvviso, lì sulla soglia della sua verginale cameretta, il suo passato innocente e l’onore custo- . dito con sì gelosa cura. Ma mentre la sua testina bruna, dai capelli scomposti, s’abbandonava sul petto anelante del giovane per accoglierne alfine la desiderata carezza, una campana argentina suonò da lontano. Era l’Angelus, il pio saluto alla Vergine. Natalia stette un secondo in ascolto e sbarrando gli occhi, con un fremito di spavento, tentò svin- colarsi. Un lampo d’ira balenò nello sguardo torbido del giovine, che divenne ad un tratto imperioso, quasi brutale nel suo accecamento, ma sul volto atterrito di Natalia apparve allora un’angoscia così supplichevole, così disperata ch’egli allentò suo malgrado le braccia e la disciolse. La fanciulla rientrò, vacillando, nella sua stanza. Dalle persiane aperte penetrava la blanda luce dell’alba, un’alba fredda e grigia d’inverno.. Ella 4 si strappò con le mani tremanti il domino bianco,<noinclude></noinclude> ip0qiz9zezbgjq7zvotde27atpf161v Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/99 108 843944 3016100 2022-08-03T16:18:23Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> si riannodò le trecce disfatte e cadde in ginocchio accanto al suo tettùccio, con un singhiozzo soffocato- Tutto quanto pochi minuti prima l’aveva esal- tata e illusa d’una folle ebbrezza adesso si mutava in dolore. I ritmi voluttuosi della musica da ballo le risuonavano ancora all’orecchio con una penosa insistenza; ella sentiva le voci bizzarre delle ma- schere, le loro risa sguaiate, il frastono dell’orgia che incalza prima di volgere alla fine; ella rive- deva l’eleganza licenziosa e spesso abbietta del mondo femminile; le pareva di respirare quel- l’aria carica di profumi malsani, di polvere e di miasmi in cui aveva passato la notte accanto a tante donne volgari, presso a perdersi ella stessa- La diletta presenza di Lodovico aveva coperto d’un fitto velo, al suo sguardo, la sinistra visione che doveva apparirle cosi chiara nel brusco risve- glio del suo sogno. Natalia sentiva ora più che mai l’infinita tri- stezza di quell’amore che non potendo tendere al giusto suo fine, l’unione. legittima, minacciava sempre di profanarsi con la colpa ma non era in grado di spiegare la condiscendenza della sua padrona che l’aveva esposta senza riguardo al pericolo, non riesciva nemmeno a comprendere per quale strana aberrazione ella stessa lo avesse con insolita leggerezza affrontato; le pareva d’essere sola al mondo, abbandonata, senz’appoggio, senza conforto<noinclude></noinclude> tuiki15w22by7j6izfnlei7eworidfq Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/100 108 843945 3016101 2022-08-03T16:18:28Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> {{asterism}} Lodovico s’alzò molto tardi, la salutò fredda- mente, ripartì subito per G-enova e si dette alcuni giorni alla pazza gioia del carnevale, senza met- terla a parte di nulla, affettando di non curarla, mostrandole quasi un certo disprezzo. Ma fu uno sdegno di breve durata. L’abbattimento di Natalia e la cupa mestizia che le traspariva dal volto non tardarono a commuoverlo, infiammando l’amore insodisfatto, suscitandogli nella coscienza un certo rimorso. Anzi, la sua passione si fece per alcun tempo così violenta che non trovando altro mezzo per appagarla, egli lasciò correre follemente qual- che parola di matrimonio. Stupefatta, alla prima, da una rivelazione così imprevista e contrastata nell’animo da sentimenti affatto opposti, la fanciulla s’avvezzò nondimeno assai presto alla nuova idea e, dopo un breve pe- riodo d’esaltamento, cominciò a subirne le torture. Il pensiero d’essere legata per sempre a colui che adorava, fors’anche di dividerne la condizione si- gnorile e indipendente, non poteva a meno d’at- trarla, ma il suo fine intuito di donna le raffigu- rava con chiarezza tutti gli scogli che s’incontrano nel pericoloso mare delle disuguaglianze sociali. Oltre a ciò, non sapendo ella immaginare che la contessa si fosse accorta di quell’amore e lo tolle- rasse per opportunismo, non era in grado di affron- tarne lo sguardo senza provare un senso di pena<noinclude></noinclude> f1j2k2a90q8fbecm4s0w67b4cozta0z Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/101 108 843946 3016102 2022-08-03T16:18:32Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> e di rimorso come fosse una traditrice, mentre stava piuttosto per diventare la tradita. In primavera, quando Donna Clara lasciò la vil- letta di Pegli, per ritornare col figliuolo alla sua casa e alle consuete abitudini, l’amore di Natalia s’accrebbe di nuovi tormenti. Le persone di servizio, specie dopo la scappata del veglione che il cocchiere s’era affrettato di raccontare, non credendo realmente più alla sua onestá, coglievano qualunque pretesto per ferirla con allusioni maligne e con sospetti ingiuriosi. I più ingiusti, i più crudeli erano il cuoco e la guar- daroba che giá da due anni conducevano una vita irregolare. Natalia sopportava e soffriva in silenzio quella grande angoscia ma la sua salute cominciava a risentirsene e élla riesciva a mala pena a sbrigare i suoi impegni con la solita scrupolosita. Verso l’estate la contessa, come spesso soleva, propose al figliuolo delle cospicue nozze. Lodovico non solo si mostrò indifferente ma fu anche reciso nel rifiuto, poi, mal reggendo all’insistenza materna. , confessò d’essere innamorato, si lasciò perfino sfug- gire il nome di Natalia. Donna Clara sorpresa, non giá della notizia che s’aspettava, ma della forma con la quale il figliuolo gliel’aveva comunicata, seppe nascondere abilmente la sua meraviglia sotto lo scherzo, si mise a ri- dere di cuore, poi, visto che il giovinetto non era incline ad arrendersi, andò in collera, accusandolo<noinclude></noinclude> top6t4nxtdxk2ggvvj39tzk1ccaex8t Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/102 108 843947 3016103 2022-08-03T16:18:36Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> quasi d aver sedotto la ragazza, minacciando di licenziarla. Lodovico impiegò tutta la sua eloquenza per difendere 1 onesta di Natalia e per dimostrarne la severa illibatezza, finì coll’accennare alle sue vel- leitá di matrimonio. — Le hai promesso di sposarla? — domandò la contessa, cominciando a turbarsi. — Promesso? no, non ancora. Gliene ho par- lato. — E quella sciocchina t’ascolta!., non avrei mai creduto che corrispondesse in questo modo ai miei benefìzii... ecco l’umana gratitudine! Ma questo poco importa, tutti gl’innamorati parlano di ma- . trimonio. Natalia non può pensarci seriamente, non può pretendere che se il suo padroncino si è degnato di farle un po’ di corte le dia poi anche il suo nome. Sarebbe una cosa assai comica, caro Lodovico. Donna Clara si valse così abilmente del ridi- colo per rovesciare i vaghi piani di suo figlio che il giovane ne rimase atterrito. Ella conosceva a fondo il suo carattere debole, la sua morbosa paura dell’opinione pubblica, l’irresolutezza che aveva fatto di lui un uomo di scarsa volontá. Ancorché l’umano istinto della contradizione avesse rinvigorito, per alcun tempo il desiderio di Lodovico, le idee della madre non tardarono molto a sembrargli giuste, logiche, chiare;, egli si con- ì vinse presto, d’aver immaginato una cosa indegna<noinclude></noinclude> qfgo7pn2xbdegrd96blptgpn2pprdup Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/103 108 843948 3016104 2022-08-03T16:18:40Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> d’un Pallano, una vera follia. Perciò la sua lottar contro l’inesorabile ragione materna fu breve e finì con un patto reciproco. Donna Clara promet- teva di non allontanare Natalia dal suo servizior egli dava la parola di staccarsi, sé non subito, a poco a poco da lei, e anzi a tale scopo accettava,, di buon grado, la proposta d’un piacevole giro al- l’estero. L’inattesa notizia del viaggio fu per Natalia il primo, amaro sintomo della freddezza. In quegli ultimi anni, il conte Lodovico èra stato assente parecchie volte ma sempre per ragioni necessarie o per lo meno importanti, e nelle sue lettere te- nerissime, negli arrivi sospirati e pieni d’effusione eli’aveva sempre, trovato un dolce compenso alle acerbe pene della lontananza. Adesso era lui, pro- prio lui che ambiva di viaggiare per divertirsi. Alla prima lunghissima assenza parecchie ne seguirono, se più brevi non mai chiaramente giu- stificate e. la corrispondenza epistolare si fece più rara e più stentata. Pareva quasi che la propria casa, il cui soggiorno gli era stato così gradito per l’addietro, riescisse noiosa a Lodovico, ma in fondo egli cercava tutti i mezzi per distrarsi da quell’amore forse non vinto ancora. Natalia ch’era passata, da gran tempo, dar brevi giorni della nuova, dolcissima speranza, al periodo angoscioso dei dubbi, delle paure, delle incertezze che suscita la ragionenei suo lento ma sicuro risveglio, viveva in una ansietá febbrile<noinclude></noinclude> 7563g15s1llcuhxyzudcbq1yqzp4tp4 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/104 108 843949 3016105 2022-08-03T16:18:44Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> per la quale l’intermittente ritorno di Lodovico alle antiche, amichevoli abitudini non poteva più darle che uno scarso, incompleto conforto. Egli la cercava di quando in quando, nei si- lenzi del giardino a Villa Clara o al solito posto sulla terrazza, egli sentiva ancora il bisogno di •certe effusioni dell’animo per le quali la fan- ciulla soleva essere una piacevole confidente, nè aveva cessato di rivolgerle, se per caso la incon- trava, quegli sguardi in cui tanta segreta tenerezza pareva racchiusa. Ma queste dimostrazioni anda- rono gradatamente scemando, per l’abile sorve- glianza della madre, e colla freddezza crebbe un senso d’imbarazzo cruccioso che il giovine non fu più capace di dissimulare. Nell’inverno, per distrarsi, egli si diede a una vita ancor più brillante e più leggera del solito. Natalia sola sapeva l’ora in cui Lodovico rinca- sava ; spesse volte, per compiacere al suo egoismo, •ella s’era fatta sua umile complice dinanzi alla contessa nel segreto di quelle notti perdute ; ma il suo cuore sanguinava e si struggeva d’una im- potente gelosia. Mai ell’aveva osato attribuire a se stessa il diritto d’esigere la fedeltá Una mattina di gennaio il conte Pallano tornò a casa verso le quattro, e passando dinanzi alla cameretta di Natalia e scorgendo un po’ di luce dallo spiraglio dell’uscio, la chiamò. La povera fanciulla vegliava spesso, tendendo l’orecchio ad ogni piccolo rumore che potesse darle speranza del suo ritorno.<noinclude></noinclude> nxgc14hmqmvst3s5kte24tsiha77x68 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/105 108 843950 3016106 2022-08-03T16:18:49Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Il giovine signore era sparato, annoiato e le disse soltanto: _ Yuoi prepararmi un buon thè caldo, Natalia? — Come comanda, signorino. Ma la voce era strozzata e egli riprese subito. — Perchè piangi? che hai? — Non ho nulla — disse la ragazza, scoppiando in un singhiozzo. — Ti prego, Natalia, non farmi scene. Io le detesto le scene, lo sai. La fanciulla era così avvezza a vincersi che seppe subito frenare le lagrime e, senza dir altro ? s’avviò in punta di piedi verso la camera da pranzo per accendere una lampada e bollire l’acqua. Egli la seguì a lento passo, s’abbandonò in un seggiolone dinanzi al caminetto ove finiva di con- sumarsi un grosso tronco di querciuolo del giorno addietro. Natalia gli offerse macchinalmente un astuccio di sigarette e gli accese un fiammifero, poi stette immobile, dinanzi al tavolino di lacca cinese, con gli occhi fissi sul bricco ove l’acqua cominciava a gorgogliare. . # Di solito, quando erano soli, Lodovico l’invi- tava a sedere, ma quella volta non fiatò. Egli si mostrava molto stanco e infastidito e il suo volto così baldo un giorno di gagliarda gio- vinezza, portava le tracce visibili d’una vita sre- golata. Nondimeno il suo sguardo si fermò, con quel- 7<noinclude></noinclude> n9drbvw4qjz8pmufrvhdz8qz3abiwpw Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/106 108 843951 3016107 2022-08-03T16:18:53Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> l’intensitá che una muta carezza, sulla snella fi- gura di Natalia, sulla sua faccia dimagrita ove gli occhi vellutati e più grandi del solito ardevano d’un fuoco cupo in un grande pallore di passione. L’orologio suonò le quattro e mezzo. — Oggi ti sei alzata prima del solito, Natalia, — disse il giovine. — Non avevo sonno. Ma che fai dunque in queste lunghe ve- glie?... — Penso... — A chi pensi?... Ella esitò un secondo, poi si fece coraggio © mormorò: A lei, signorino... a lei che non ritorna mai... — Anche tu adesso i rimproveri, come mia madre! Ma che cosa credete? che la casa sia una prigione?... Io sono libero, figliuola mia, e non intendo essere ammonito da nessuno. Se t’ho vo- luto bene non è una ragione perchè tu sorvegli tutti 1 miei passi... hai capito? Guai a te se da qui innanzi starai alzata... te lo proibisco. Io voglio tornare quando mi pare e piace.. Pareva contento d’aver trovato un appiglio per sfogare la sua sorda irritazione, e per esercitare la sua autoritá. Il cuore di Natalia si spezzava. In capo ad al- cuni minuti ella trovò la forza di balbettare: Il thè è pronto... lo desidera?<noinclude></noinclude> 7jc9wr0aa14jbgcu07crkqzxp9s6vkw Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/107 108 843952 3016108 2022-08-03T16:18:57Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Me lo preparerò da me, il thè. La ragazza non rispose, ma versò con mano tremante l’aromatica bevanda nella chicchera di sottile porcellana, v’aggiunse qualche cucchiamo di cognac, accostò il tavolino alla poltrona, e do- mandò con voce sempre più rotta : — Posso ritirarmi? — Sì, buon giorno, ti ringrazio. Ella gli rivolse un ultimo sguardo supplichevole e uscì col passo affaticato d’una persona esausta di forze. ... Le pareva che qualche cosa di terribile fosse avvenuto nell’intimo del suo essere, come un crollo, come l’annientamento d’una speranza alla quale non aveva mai osato abbandonarsi, ma che forse viveva latente nel fondo del suo cuore. {{asterism}} Il giorno seguente, l’aspetto rasserenato di Lo- dovico valse ancora a confortarla. Ella perdonava sempre, senza accorgersi che fosse un perdono: il suo ingegnoso amore sapeva giustificare tutti i torti, obliando. L’umore di Lodovico, mal governato dall’incerta volontá, passò ancora per le più bizzarre alterna- tive di benevolenza e d’irritazione. Ma ora il più delle volte egli si mostrava freddo, indifferente, avido di nuovi appigli per acquetare la sua co- scienza ; un giorno non sdegnò nemmeno di ricor- rere all’arma ignobile del dubbio, del sospetto,<noinclude></noinclude> sbqlrt6izx90ll38jk1y4hthn19xhyn Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/108 108 843953 3016109 2022-08-03T16:19:02Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> della simulata gelosia. Poi finì coll’evitare qualun- que incontro con la fanciulla. Una inattina, Natalia seppe in un negozio, da un fornitore della casa, che si trattava di dar moglie al conte Lodovico. Tornò in fretta, angu- stiata, palpitante, al palazzo, e come il postino le aveva consegnata una lettera nell’atrio, colse quel- l’occasione per portarla ella stessa nell’apparta- mentino del giovine signore. Egli stava fumando dinanzi alla sua scrivania e quando vide, sul piccolo vassoio d’argento, la busta elegante con le cifre e una corona di marchese, arrossì. Ma Natalia si fece animo e gli chiese, senz’altro, se fosse vero quanto si narrava. — Ohi ti dice queste cose?„. — L’ho inteso fuori... mi dica, è vero? — ella ripetè tutta ansante. — Quello che si racconta fuori è una ciarla, Natali. Nessuno lo sa... — Dunque... — Sono i miei che lo desiderano... — E... lei, conte Lodovico?... — Finirò per arrendermi. Che vuoi, figliuola mia, avrei la guerra in casa. Non ti pare... che in fondo... faccia bene?... — Fa benissimo — rispose la ragazza con una improvvisa calma. — Sei un po’ gelosa, Natali? — Io no! oh no! — mormorò ella con un filo di voce.<noinclude></noinclude> dh2jzbh9p82owrmfydrffmfoudjhf40 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/109 108 843954 3016110 2022-08-03T16:19:06Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Non sono punto innamorato, sai. E un ma- trimonio di ragione. Vuoi vederla ?... Ecco il suo ritratto... — e apriva il cassetto segreto della seri- vania. — No, no... non voglio. Ma il giovane avendo giá cominciato a ferire, per non tornar da capo un’altra volta, nel suo freddo egoismo virile, insisteva : ^ _ G-uarda... non è bella, ma è d’illustre fami- glia... e... molto ricca. Natalia chinò, senza volerlo, lo sguardo spento sulla platinotipia d’una donna bionda dalla faccia impassibile e sdegnosa. , _ Non è italiana... — disse, come fra se. — No, hai indovinato, è di Bruxelles. _ Ah!... e... quando saranno le nozze? — Vuoi che te lo confidi? a te, a te sola? tutti lo ignorano. Saranno a maggio. Dovevo finire cosi, Natalia, lo sai. Avevo giá rifiutato tante proposte... Ella gli volse uno sguardo così profondo che Lodovico fu costretto, suo malgrado, a chinare la testa. ,, Quante cose diceva, quello sguardo. «on potevi tu lasciarmi nell’ombra, nel silenzio, pm - tosto che suscitarmi nell’anima questa tempesta di dolore?... Tu hai giuocato col mio cuore, ora lo spezzi senza misericordia e quello che u per te un sì breve trastullo, sará il patimento di tutta la mia vita...» -.ni? Ma se lo sguardo parlava, le labbra del a an-<noinclude></noinclude> icr2po54s17jvtrwiwgimpnw08lofuj Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/110 108 843955 3016111 2022-08-03T16:19:10Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> oiulla si tacquero e incoraggiato da quella bontá generosa, Lodovico le chiese: Non vuoi nemmeno augurarmi un po’ di bene? Oh si, tanto, tanto bene le auguro — ella mormorò. Il giovine l’aveva presa per le mani con l’an- tica tenerezza. Mia povera Natali ! che cosa devo farci ? se avessi potuto sposarti... ma non era possibile, lo sai, lo capisci, non è vero? — Lo capisco — rispose la fanciulla nella sua umile dignitá — e ella abiterá qui, nel palazzo... naturalmente... — Sì, al secondo piano. Dopo una breve pausa, il giovine riprese non senza una certa esitazione: — Sarei contento se col tempo... anche tu ti facessi sposa... — Io? — ella esclamò con un fiero lampo di disgusto nello sguardo, poi nell’ánsia di nascon- dere il suo tormento, soggiunse: — Può essere... — Ma intanto rimarrai, non è vero, rimarrai presso mia madre? — Che cosa posso sapere? - mormorò la fan- ciulla, come trasognata. — Natalia, non mostrarti così triste! ., io sarò sempre un buon amico per te, devi starne si- cura...<noinclude></noinclude> s96k2k2onusv2fz4o73e4nx5n60n4m7 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/111 108 843956 3016112 2022-08-03T16:19:14Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> E preso da un impeto dell’antico affetto, egli l’attrasse con trasporto sul suo cuore. Natalia non ebbe nemmeno la forza di scher- mirsi, come sempre soleva, ma rimase frédda e muta nell’ultima oarezza di Lodovico. Idee strane le abbuiavano il cervello. Ella ab- bassava con atto involontario lo sguardo sulla gelida immagine della straniera chiusa nella sua cornice antica e pensava: § costei è la sua fidan- zata e sono io ch’egli bacia, la povera reietta ca- meriera... costei lo tradirá forse... ma che importa! è nobile e ricca... E le nozze saranno a maggio, a maggio quando quattro anni or sono egli mi disse le prime parole...» . E nello straziante ricordo di quel passato per- fiuto per sempre, un’ambascia cosi forte le strinse il petto, una pietá cosi triste dell’umana miseria le toccò le viscere che, non reggendo più al suo dolore, fuggi dalla stanza, pazzamente. {{asterism}} Quando si diffuse la notizia del matrimonio di Lodovico Fallano, Natalia senti esacerbarsi l a- marezza del suo animo per il contegno delle per- sone di servizio. L’invidia corrompe spesso anche il naturale istinto della solidarietá di casta, e se la paura di cadere in disgrazia del giovine pa- drone le aveva trattenute fino allora dall espri- mere troppo chiaramente il loro pensiero, la oom-<noinclude></noinclude> 3z39xt7cwd2euo6fkwctzyd358njesy Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/112 108 843957 3016113 2022-08-03T16:19:18Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> piacenza per il disinganno della fanciulla non metteva più freno ai loro malvagi sarcasmi. Il cuoco la chiamava per dileggio «la contes- sala» e in sua presenza tutti andavano a gara a parlare delle nozze del conte, a comunicarsi i più lievi particolari di quel prossimo avvenimento che sembrava colmarli di gioia. Addolorata, inasprita, incapace di reggere più oltre a quella doppia tortura, Natalia si recò un giorno nell’appartamento della contessa colla ferma intenzione di licenziarsi, ma giunta in presenza di Donna Olara, non riesci che a balbettare delle frasi incoerenti e vaghe fra cui predominava la parola : partire. Colpita dal suo aspetto sofferente, dalla palli- dezza del suo volto, un giorno così florido di co- lore, la contessa si commosse un poco e la trattò con benevolenza, ma non seppe dissimularle che la causa di quella sua afflizione le era nota e che si faceva non lieve meraviglia che una semplice leggerezza di suo figlio avesse potuto dar luogo a si strane e ingiustificate illusioni. Finì col chie- derle perchè volesse partire, mentre in quella casa tutti la stimavano e le volevano bene. Un sorriso strano sfiorò le smorte labbra di Natalia che aveva ascoltato tutto quel discorso in attitudine impassibile, senza muovere palpebra, con gli occhi vitrei e sbarrati. Ella non rispose, soltanto ripetè con voce fie- vole: — partire, partire...<noinclude></noinclude> o201a9wfwmmw2xxm16y3pzax61kbfum Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/113 108 843958 3016114 2022-08-03T16:19:22Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Donna Clara, spaventata, le prese una mano, sentì ch’era ardente, la guardò in faccia e vide ch’era stravolta, afferrò il campanello per chia- mare aiuto, ma Natalia, perdendo all’improvviso i sensi, era giá caduta sul tappeto. Fu una febbre violenta che al principio i me- dici ritennero mortale, che si risolse in una com- plicata e lunga tifoide. Quando Lodovico Pallano partì per il Belgio, pochi giorni prima delle sue nozze, Natalia non aveva ancora superato il pericolo. Il giovine si affacciò sulla soglia della sua cameretta per salu- tarla, ma ella non lo riconobbe. {{asterism}} G-li sposi arrivarono un’afosa sera d’agosto dal loro lungo viaggio di nozze. La casa s’era messa in festa per riceverli. Dal- l’atrio al secondo piano era tutto un giardino di piante fiorite sulle quali le numerose lampade elet- triche spargevano una quieta e fulgida luce. Per non disgustare la padrona che l’aveva cu- rata con molta sollecitudine, Natalia, appena uscita di convalescenza, aveva dato una mano ai dome- stici negli ultimi preparativi. La fanciulla era molto mutata. Intorno alla sua bella testina non s’avvolgevano più le trecce superbe, orgoglio dei suoi vent’anni, soltanto pochi riccioli le disegnavano, con un morbido contorno, la fronte pallida e pensosa.<noinclude></noinclude> 1htdt3b9or68coriezlpafj635hgq3h Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/114 108 843959 3016115 2022-08-03T16:19:27Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> A prima vista la si avrebbe giudicata più gio- vane, ad onta dell’ombra grave che le offuscava il volto dimagrato, ma della sua fiorente bellezza non restavano più che poche malinconiche tracce. Perchè fosse rimasta ancora in casa Pallano non lo sapeva ella stessa, forse per un sentimento di nuova gratitudine per le premure di donna Clara, forse per un fascino arcano, per una strana voluttá di patire. Appena le carrozze furono giunte nell’atrio si seppe che Honorine la cameriera della sposa, una elegante signorina francese, scendendo dal vagone, s’era storto un piede ed era costretta d’affidarsi su- bito alle cure del medico. La giovane contessa di Pallano, nel salire le scale coll’appoggio dello sposo, si mostrava molto in- fastidita dell’accaduto. Nell’imbarazzo del momento, donna Clara guardò, con atto indeciso ma signifi- cante, Natalia che si teneva molto in disparte. La ragazza capì subito che le si chiedeva di sostituire l’inferma e, presa da un istinto di ribel- lione, si mosse per allontanarsi, ma in quel mo- mento i suoi occhi smarriti incontrarono lo sguardo supplichevole di Lodovico e la voce di lui che la salutava, rallegrandosi con cordiali parole, per la ricuperata salute, le giunse all’orecchio. Il bisogno d.’esacerbare la propria ferita ch’è comune a molti infelici le fece chinare il capo e accettare in si- lenzio la proposta. Gli sposi salirono nel loro appartamento e senza<noinclude></noinclude> qqnsd4g10mmh2xy2cl85mjbtce09hfl Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/115 108 843960 3016116 2022-08-03T16:19:31Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> degnare di alcuna speciale attenzione il mobilio disposto con una premurosa ricerca del gusto mo- derno, la giovane signora entrò nella camera da letto. Mentre si levava il berrettino da viaggio ella volse un’occhiata sprezzante e un freddo saluto a Natalia che rabbrividiva per aver varcato la soglia della stanza nuziale La sposa di Lodovico ora le stava dinanzi, in- carnazione viva dell’immutabile realtá e il suo aspetto le pareva ancor più impassibile, ancor più altero che nel ritratto: una figura troppo sottile, quasi stecchita, una faccia chiusa, nordica, dalle labbra strette e fine, dagli occhi piccoli, grigi, pe- netranti come gelide punte d’acciaio. Lodovico, molto occupato di lei e di tutti i ser- vigi che potessero occorrerle, le si affaccendava dintorno, non senza mostrare un certo imbarazzo. — Ah, come sono affannata! —esclamò la con- tessa di Pallano, con forte accento straniero, sten- dendosi su un’ottomana — fa un caldo tropicale, Lodovico, si soffoca. — Andremo subito in campagna, se così ti piace, Alfonsina — rispose il giovane, dolcemente — i miei hanno voluto riceverti qui, nella mia casa paterna... lo sai... E non m’hai detto ancora se l’ap- partamento è di tuo gusto — soggiunse egli, con premura, — questa stanza l’ho scelta io..... — E un po’ comune il rosa avrei preferito un colore più fino o degli affreschi come usa<noinclude></noinclude> oltwt1s86z1u4rwbd2677f50a19y35f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/116 108 843961 3016117 2022-08-03T16:19:36Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> adesso ma non importa, si potrá cambiare. Il resto lo vedrò più tardi. Mi sento morire in que- sta temperatura — disse ella, agitando nervosa- mente un piccolo ventaglio antico — sará meglio che metta un vestito più leggero. Natalia che aveva aspettato ritta, immobile, che aveva assistito con una muta esasperazione a quel dialogo, s’accostò a un grande baule e chiese, con voce alterata: — E qui, forse? — No. Voi non sapete. Lo prenderá il conte. Lodovico fammi il piacere. Mon Dieu qu’elle est ’pâle, qu’a t-elle donc? — Prends garde, ma chérie, elle comprend le fran- çais! — mormorò il giovane, aprendo una cesta tutta foderata di seta e chinandovisi sopra. A forza di frugare egli ne trasse un accappatoio. — Ma Lodovico, non vedi ch’è un saut de lit? è l’abito bianco che voglio, con le trine d’Alen- çon cerca ancora e non sciuparmi la roba. La mancanza d’Onorina è un bell’impiccio, devi con- venirne. Credi che possa guarire presto? — Speriamolo! — disse il compiacente marito, con un sospiro, sempre pescando fra le stoffe e i merletti senza che la giovane signora si muovesse. — Bada, hai tirato fuori per sbaglio le mie scarpette dammele. Natalia, pallida, contraffatta tolse le minuscole calzature dalle mani di Lodovico, le pose dinanzi ad Alfonsina.<noinclude></noinclude> ae327ey6s3vdvel8itnxwp6ow43zjum Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/117 108 843962 3016118 2022-08-03T16:19:40Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Allora la giovane signora, sempre sdraiata nel- l’ottomana, sporse il piccolo piede stretto negli stivalini altissimi e disse freddamente: Cominceremo da questi...... — Lo farò io ! — esclamò Lodovico, avvicinan - dosi di scatto, con un senso di vergogna. — No, no, permetta, signor conte. E Natalia, sempre più alterata in volto, s’ingi- nocchiò, e con le mani tremanti si diede a scio- gliere i bottoncini neri sulle calze di seta grigia. Vedendo che Lodovico aveva finalmente tro- vato gli oggetti desiderati, la giovane cominciò a fare la sua toilette e parve strano a Natalia che ella si svestisse così familiarmente in presenza sua e del conte. Esaurito coll’aiuto d’entrambi il diffi- cile compito Alfonsina s’adagiò in una poltrona e mormorò a fior di labbro : — Potete andare, per ora. Vi chiamerò più tardi. Dite alla contessa che la raggiungeremo subito. . — Grazie Natalia — mormorò quasi involonta- riamente, Lodovico. Ella non rispose e s’avviò con passo mal fermo per uscire, ma quando fu sulla soglia le sovvenne che aveva lasciato in camera il vestito da viaggio e gli stivalini da pulire e si volse per prenderli. Il giovane s’era chinato teneramente sulla spal- liera del’ seggiolone e giá dimentico di lei, stava baciando la sua sposa. Natalia si sostenne allo stipite, poi fuggì con l’animo straziato.<noinclude></noinclude> oe64ekuohea2ss3vqdellwuav8cr1lb Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/118 108 843963 3016119 2022-08-03T16:19:45Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> {{asterism}} Trasportata con grandi riguardi a Villa Clara, mademoiselle Honorine faceva vita nella sua stanza, leggendo romanzi. Natalia ne teneva le veci, assi- duamente, ma era cupa e sparuta in volto. Lodo- vico le si dimostrava riconoscente e riguardoso, per quanto glielo concedesse la sua posizione dif- ficile ; Alfonsina, ignara di tutto, non dava alcuna importanza alla presenza della cameriera e sempre gelida a suo riguardo, s’abbandonava collo sposo a tutte le bizze del suo temperamento di donna ricca e viziata. Pallano ne soffriva e cercava di trovarsi solo con la fanciulla per compensarla con qualche buona, consolante parola. A Villa Clara tutto rammentava a Natalia le gioie del tempo passato e perduto per sempre, non v’era angolo o viale del parco che non avesse per lei delle care e innocenti ricordanze, e particolarmente quel muricciuolo della terrazza ove Lodovico le aveva gettato le corollette dei gelsomini, dicendole tante gentili cose. Ma come certe dimostrazioni di speciale benevolenza da parte del conte ripugna- vano al suo animo onesto, così quelle memorie tanto dolci ancora nella loro infinita tristezza le sem- bravano un illecito conforto. Nondimeno, ell’amava di cercare, tutte le sere nella solitudine del giardino un’ora di raccogli- mento e di riposo; ella sedeva sul muricciuolo, contemplando la vasta pianura, la linea bianca del<noinclude></noinclude> cw89lhg3fpat5pcexx083b15en53e8r Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/119 108 843964 3016120 2022-08-03T16:19:49Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude>— Ili — fiume tra i vapori notturni. Nessuno la interrom- peva mai nelle sue meditazioni perchè la famiglia Pallano aveva l’abitudine di raccogliersi, dopo il desinare, in una veranda annessa alla villa. Ma una volta, verso la fine d’agosto, ella vide venire gli sposi da lontano e, volendo evitare Rin- contrarli, si ritirò in un vicino boschetto di lauri. L’era sembrato in quel giorno, che una nube avesse offuscato la loro felicitá: subito s’accorse ch’essi cercavano quel luogo solitario per effondere la loro rinnovata tenerezza, e invece di allonta- narsi rimase immobile fra gli arbusti, incatenata non solo dalla paura di tradire la sua presenza ma anche da una morbosa, arcana attrazione. Ella udì un mormorio di baci, ella udì la voce penitente di Lodovico ripetere sdolcinate parole; poi li seguì con gli occhi, aridi di lagrime, men- tre, stretti uno all’altro, si dileguavano fra i fiori al chiaro di luna, mentre il giovane, punzec- chiato forse da una qualche bizza di gelosia retro- spettiva, andava rassicurando la sposa: — Stanne certa, Alfonsina, le passioncelle gio- vanili non sono che fuochi fatui i quali presto si spengono e subito s’obliano Natalia andò errando follemente, senza dire- zione, fra le ombre buie del parco. Laggiù, in mezzo alla pianura il fiume placido scorreva. Ell’era stata più volte sulle sue rive, più volte ella aveva contemplato con un certo fascina il tranquillo corso dell’acqua. Nella sua mente con-<noinclude></noinclude> 7apfyqh34m61cqvdjfkt5ar4tb0dgyk Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/120 108 843965 3016121 2022-08-03T16:19:53Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> fusa non v’era che una sola, lucida idea. Scompa- rire per sempre. Che cosa offriva a lei la vita, ol- tre il suo doloroso attaccamento alla famiglia Pal- lano? Nulla. Nessun uomo poteva piacerle dopo Lodovico; il matrimonio di ragione le faceva or- rore ; non aveva parenti, non aveva amici ; la sua nobiltá d’animo, il suo carattere integro le aliena- vano tutti i corrotti compagni di servizio. Ella si sentiva sola al mondo. «Sola, sola, sola!» andava ripetendo fra se nello straziante dibattito del suo alterato cervello. Dopo una lunga lotta, il sentimento cristiano prevalse sulla tentazione imperiosa. Sfinita, ella ritornò con passo lento alla villa, ma aveva ap- pena varcato la porta di servizio, quando nel- l’atrio, scarsamente illuminato, le si drizzò dinanzi, tentando d’impedirle il passaggio, un giovine che da qualche giorno la veniva perseguitando con le sue sguaiate parole. Era Cesarino, il nuovo ed elegante cameriere del conte, un mariuolo che si sforzava in tutto di imitare il suo padrone, che si riteneva autorizzato a succedergli anche nelle sue simpatie per la fan- ciulla. Vedendola corrispondere anche quella sera con palese disprezzo alle sue audaci proposte, egli si irritò e le disse, perfidamente: — Pai tutto bene, anche la commedia! È nel tuo impiego di vicecontessina che hai imparato la fierezza e la ritrosia? Gonzo chi ci crede!<noinclude></noinclude> 97q8kekhml04e1ic13k9fneu88wpymv Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/121 108 843966 3016122 2022-08-03T16:19:58Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Natalia non trovò nè uno sguardo, nè una pa- rola di risposta, ma si sentì rinvigorire da una forza improvvisa e attraversando l’atrio di corsa, infilò un corridoio e andò a picchiare allo studio del conte. Lodovico Fallano stava suggellando una lettera con un grande stemma di famiglia. Egli si volse c rimase sorpreso e spaventato dall’aspetto della ragazza, dal suo pallore di morte. — Dio buono, che cosa accade? — esclamò. — Quello che non deve assolutamente accadere, signore. Io vengo a domandarle giustizia, affinchè ella impedisca alle sue persone di servizio d’insul- tarmi e di rinfacciarmi il passato, come una colpa — Parla piano, Natalia, per caritá, Alfonsina potrebbe sentirti — Io non ho paura di nessuno. — Silenzio, silenzio, te ne scongiuro! forse in- dovino è stato il mio cameriere.... — Che non vi sia nulla di sacro per la po- vertá! -^ esclamò Natalia esasperata. — Ti prego, calmati, sii buona. Tutti ti rispet- tano, io per il primo. Questa sera stessa se vuoi, lo manderò via — È il suo dovere di licenziarlo, conte Lodo- vico, è il suo dovere — ella ripetè fieramente. — Lo farò, Natalia, te lo prometto, sebbene.... sia un abilissimo servitore. Ma voglio che la ca- gione s’ignori, capisci? Inventerò un pretesto qua- lunque 8<noinclude></noinclude> k7ny47qpbbmbnzocuuq0sn9t44zapoe Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/122 108 843967 3016123 2022-08-03T16:20:02Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> {{asterism}} Il giorno seguente, donna Clara era ancora a letto, quando Natalia, dopo averle versato il caffè,, le espresse di nuovo l’intenzione di lasciare il suo servizio, accertandola che non dimenticherebbe mai i benefìzii ricevuti in casa Pallano. La contessa ch’era una donna di fine accorgi- mento e che, non avendo mai mancato di tener d’occhio la ragazza, s’aspettava a una tale soluzione, si mostro afflitta della notizia, disse che non vo- leva tuttavia contrariarla in quei piani, dettati, senza dubbio, da giusti motivi, ma che s’attribuiva il diritto di vegliare sulla sua inesperta giovi- nezza e di guidarla nella scelta del nuovo posto. Natalia, appagata nell’amor proprio, acconsentì di buon grado a questo patto e stette subito in traccia d’un opportuno collocamento. Quando un’occasione si presentava ella ne fa- ceva subito cenno alla padrona, la quale si dava premura di metterle dinanzi ostacoli e difficoltá insormontabili. Questo accadde due o tre volte, durante l’estate. Intanto, Onorina aveva potuto riprendere i suoi impegni, il cameriere era partito, e una certa tran- quillitá triste era scesa nell’animo di Natalia prima, ch’ella fosse riescita a prendere una definitiva ri- soluzione. In autunno, gli sposi si recarono nel Belgio per passarvi parte dell’inverno e alla fanciulla<noinclude></noinclude> coenii2umk84nd6son1t1j4n8w427kq Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/123 108 843968 3016124 2022-08-03T16:20:06Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> sembrò trovare nel silenzio ch’era successo alla loro partenza e nella palese benevolenza della pa- drona, un senso di pace. In gennaio, Natalia era ancora in casa Pallano e aiutava donna Clara ad allestire il corredino per il primo figlio di Lodovico. Ella lavorava assidua intorno ai minuscoli arredi dWeleganza vaporosa : le sue mani abilissime producevano a dozzine le camiciuole di batista guernite di trine, le cuffiette, i guancialini della culla, o ricamavano con arte mirabile il velo bianco e le cifre colla corona co- mitale, sulle piccole lenzuola. Passavano i giorni monotoni e tranquilli e l’u- niformitá della vita sembrava assopire in una dolce rassegnazione il cuore della fanciulla. Quando gli sposi annunziarono il loro ritorno ella sentì un brivido correrle per fossa, un nuovo smarrimento alterarle il cervello e il pensiero di partire le si affacciò più imperioso che mai. Ma Alfonsina arrivò dal Belgio in uno stato di salute così deplorevole da destare le più serie apprensioni. Per molto tempo la casa Pallano non s’occupò che di lei e Natalia, dimenticando sempre se stessa, fu vinta ancora una volta dalla propria generositá. {{asterism}} Verso la fine di marzo, una notte, le parve che vi fosse del rumore sulle scale e si mise in ascolto. Erano passi discreti, voci sommesse, a cui succede-<noinclude></noinclude> sgmliqm1aejzigvg2pgtqc0v1e7z6hr Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/124 108 843969 3016125 2022-08-03T16:20:11Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> vano, lunghi silenzi. Ella s’alzò in fretta e, passando per scendere al primo piano, s’accorse che l’appar- tamento degli sposi era aperto e entrò nell’antica- mera. Il medico di casa e un professore della cli- nica, appena arrivati, stavano deponendo i loro mantelli e ragionando a bassa voce. Ma subito comparve Lodovico per introdurli dall’inferma. Era contraffatto in volto. Poi venne di sfuggita Onorina, la quale le disse che la sua padrona si trovava in. condizioni piut- tosto gravi. Dopo alcuni minuti Lodovico ritornò, s’avvide della sua presenza, le prese le mani e le disse con angoscia: —Natalia, va male, molto male! — E i dottori? — chiese ella, subito intenerita da una grande pietá. — I dottori vi sono adesso e anche la mamma, io non ho potuto reggere... — e il giovane si gettò su un divano, si mise a piangere dirottamente. La fanciulla molto commossa, si dava tutte le premure per rincorarlo. — Povera Natalia, tu sei buona, tanto buona! — egli mormorò con affetto, ma subito soggiunse : — Anche qui non resisto... devo andare... devo tornare presso di lei... Due donne passavano e ripassavano portando oggetti di biancheria, tazzine di brodo. Rimasta sola, Natalia si ritirò in un gabinetto e si mise a pregare. Di tratto in tratto ella usciva, aspettava qualcuno, domandava notizie... ancora<noinclude></noinclude> bgj2nbfah9zyoerk7gpvzhxhty82izl Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/125 108 843970 3016126 2022-08-03T16:20:15Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> niente. Alcune volte la chiamarono in fretta per andare a prendere dei cordiali. Finalmente, verso le otto del mattino il conte Lodovico, ch’ella non aveva più riveduto, uscì dalla camera nuziale, pallidissimo ancora, ma rag- giante. . — Natalia! — esclamò egli — mi è nato un figlio! il pericolo è scongiurato! La fanciulla si fece bianca in volto e gli sorrise. — Sia ringraziato Iddio! — rispos’ella nella sua grande bontá. — Ho subito telegrafato alla balia — proseguì il giovine con la voce ancora tremante, — ella, potrá arrivare col diretto di questa sera. E una Brianzuola... le informazioni sono ottime, rassicu- ranti... tuttavia, non sarei tranquillo se non le stesse sempre al fianco una persona di mia assoluta fi- ducia... tu sola, Natalia, tu sola potresti.... — Signorino ella sa che ho fissato di par- tire... — Me lo disse la mamma, ma non ho voluto crederlo... e poi adesso! in questo momento! — Io non sono necessaria... devo partire... — Non sei necessaria!... ma se tutti ti amiamo come se tu fossi di famiglia! e poi, si tratta della mia creatura! Natali, te ne scongiuro! Era la voce dolce, insinuante del tempo pas- sato, ma ella resistette, con fermezza. . 1— Non posso, non posso, conte Lodovico. Il giovane tornò sconsolato nella camera della<noinclude></noinclude> 1c9w4dzomg5zhm6z1u8gbvxdf2o5b87 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/126 108 843971 3016127 2022-08-03T16:20:19Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> puerpera, ma da lì a pochi minuti ricomparve, ac- compagnando i medici che partivano. — Vuoi vederlo? — egli domandò alla fanciulla. — No, no, adesso no. — Non vuoi vederlo? è un bel bambino — diss’egli, non senza orgoglio — andiamo, Natalia, vieni... Ella lo seguì, macchinalmente, come trasognata. Nella camera nuziale, color di rosa, stile di transazione, sotto l’elegante padiglioncino, nel suo letto tutto stellato di ricami, giaceva la giovane signora, smorta, sfinita, ma con un insolito sorriso sulle labbra. E accanto, nella culla di seta ròsa, coperta dal velo che Natalia aveva trapunto, il bambino robusto e paffutello dormiva coi pugnini stretti. Natalia s’avvicinò in punta di piedi, senza pro- ferire una parola, stette un minuto immobile, collo sguardo perduto. — È troppo buio, non puoi vederlo bene — disse il conte — aspetta, voglio mostrartelo io, — e, resistendo alle fievoli proteste della sposa diffidente, lo sollevò con l’aiuto dell’infermiera, e lo portò presso alla finestra, dietro un paravento. Poi, sco- stando la pesante cortina, lo porse all’ammirazione della fanciulla. Natalia si chinò con atto involontario di fem- minile tenerezza sul fragile corpicciuolo del neo- nato, lo prese fra le sue braccia, contemplò a lungo la testina rotondetta e un po’ livida ancora, e ve-<noinclude></noinclude> oyfxxhafm9oqphgg8gzm83lfxbgtfkt Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/127 108 843972 3016128 2022-08-03T16:20:24Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> dendo che il bimbo si disponeva a vagire, si mise a cullarlo amorosamente. — Sono i suoi occhi, signorino, proprio i suoi occhi! — ella mormorò, osservando le pupille del piccino che cercavano la luce — Caro, caro — E tu avresti il cuore d’abbandonarlo, dim- mi... lo avresti...? Il volto della fanciulla era inondato di lagrime. — Natali, vuoi proprio lasciarci? — egli insi- stette, guardandola con intensitá. — No, no... non ne ho la forza. Resto... ma è unicamente per questa creatura — esclamò Natalia stringendosi al petto, con un generoso impeto di passione, il figliuolo primogenito di Lodovico Pal- lano.<noinclude></noinclude> d380ere6520b0p7fu2omgr2rumtm67r Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/128 108 843973 3016129 2022-08-03T16:20:28Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude><noinclude></noinclude> 2f8fvf5emj53iy92n72do4g2xlq5v6f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/129 108 843974 3016130 2022-08-03T16:20:33Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude><noinclude></noinclude> 2f8fvf5emj53iy92n72do4g2xlq5v6f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/130 108 843975 3016131 2022-08-03T16:20:37Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude><noinclude></noinclude> 2f8fvf5emj53iy92n72do4g2xlq5v6f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/131 108 843976 3016132 2022-08-03T16:20:41Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Ella m’aveva scritto così: «Chissá, forse mi «sará concessa la gioia di rivederti presto, forse «potrò parlarti finalmente e stringerti al cuore... «Il mese venturo ci rechiamo nel Veneto ; se mi «riesce, io affretterò d’un giorno la partenza da <( Padova per andare a Venezia sola, col tram e «col vaporetto di Fusina. Ti farò sapere la data «e l’ora. Attendi mie istruzioni... > . Quante e quante volte io rilessi queste poche, benedette parole e mi strinsi alle labbra, pian- gendo, il biglietto profumato! con quale ansietá contai le settimane, i giorni, le ore, privandomi di tutto, perfino delle cose più necessarie, onde rag- granellare i quattrini occorrenti per un viaggio, forse per un breve soggiorno a Venezia ! Colei che mi scriveva, invitandomi a quel ritrovo, era mia madre, mia madre che non avevo mai conosciuto & % ^ Un sincero e modesto artista che consumava la nobile sua vita sul bulino, aveva protetto la mia<noinclude></noinclude> qy9a2q2vby9xnfk8fxjs3o9fgaqg4np Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/132 108 843977 3016133 2022-08-03T16:20:45Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> malinconica giovinezza, dicendomi che i miei ge- nitori erano morti entrambi. Sulla tomba di mio padre, a Campo Verano, avevo sillabato più volte il nome di «Andrea Giuria pit- tore,» ma quando chiedevo ove fosse sepolta mia madre, nessuno sapeva dirmelo con precisione, e le risposte vaghe, appena valevoli ad appagare la curiositá infantile, più non riuscivano a convin- cere il tumultuoso desiderio del giovane. M’era giá entrato nella mente il sospetto che la mia nascita fosse avvolta in un certo mistero e alcune parole pronunziate un giorno, non so se per caso o con qualche intenzione da Dino Gozzoli l’incisore, ave- vano confermato questo dubbio, infiammandomi in cuore la speranza che mia madre esistesse ancora. Era un giorno d’autunno sereno e mite. Nel nostro piccolo giardino fuor di porta, che cingeva una siepe di bignonie e di passiflore, la festa dei colori aveva raggiunto il colmo: le malve innal- zavano presso all’acanto i loro fusti guerniti di sessili fiori; i crisantemi primaticci, i gerani ca- richi di umbelle illuminavano di ciocche bianche, gialle, rosse il verde ancor vivo degli arbusti e, sulla facciata della casetta, le rose bengalensi cele- bravano una seconda primavera. Una ninfa antica, corrosa dal tempo, mezzo vestita d’un muschio smeraldino, versando dalla sua anfora un tenue filo d’acqua entro la piccola urna di porfido che avevamo scavata in un’ajuola, sotto le lattughe, sembrava cantarellare con quel lieve gorgoglìo una dolce cantilena.<noinclude></noinclude> 24yi1e04gifvodcshhfhlj0t29muyyo Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/133 108 843978 3016134 2022-08-03T16:20:49Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Io guardavo lontano, verso la linea molle dei monti che si perdeva nei fulgori del sereno oriz- zonte, guardavo i paesi e le ville biancheggianti sui colli, in un sorriso di morente sole, e il divino paesaggio di Roma mi pareva nuovo. Mi tenevo una mano al petto ove il cuore martellava, mi sentivo mancare il respiro, nell’affanno di una gioia quasi angosciosa, d’un desiderio senza nome, e alle labbra assetate mi veniva la tenera parola, continuamente, come il balbettio d’un bambino che soffre: Mamma, mamma, oh mamma!... Non so quant’io rimanessi nel piccolo giardino, con quella trepidazione nell’anima, con quella spe- ranza che non osavo ancora esprimere, per la tema che mi svanisse dinanzi! Assorto in una specie d’estasi interna, contemplavo quasi incosciamente il creato : i colori e le forme erano più belli, i pro- fumi più soavi e penetranti e i misteri delle lon- tananze vaghe non turbavano più colla stessa in- quietudine l’intimitá del mio pensiero. Quando mi scossi e in’alzai dal cippo ove stavo seduto, la notte era discesa lentamente sul mira- bile paesaggio; il primo quarto della luna viag- giando entro il purissimo spazio, accarezzava con un blando chiarore il volto corroso e deturpato _ della ninfa boschereccia e i crisantemi bianchi come fantastici spettri florali, dominavano col loro candore immacolato la fredda penombra. Più tardi, a notte inoltrata, quando la casa fu tutta immersa nel silenzio, incapace ormai di<noinclude></noinclude> fucxw14d6a0biw1c2ga8skcvelop8ww Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/134 108 843979 3016135 2022-08-03T16:20:54Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> sopportare quell’incertezza, bussai allo studio di Grozzoli che soleva vegliare, leggendo i suoi poeti classici, entro quei quattro muri coperti d’inci- sioni celebri, suoi unici tesori, e senz’aspettare che rispondesse, mi precipitai nelle sue braccia implorandolo, fra i singhiozzi, di dirmi la mia storia. Il buon uomo mi guardò stupefatto, fìnse d’andare in collera, volle rimandarmi colle brusche, per cavarsi d’impaccio, ma le mie lagrime, forse le prime che dall’infanzia mi vedesse versare e che cadevano cocenti sulle sue mani raggrinzate lo vinsero e, interrompendosi spesso per una mal re- pressa commozione, egli narrò: — Volevo attendere qualche anno ancora prima di rivelarti tutto quello che hai diritto di sapere intorno alla tua origine e alla tua famiglia... Vo- levo che tu fossi più maturo e più forte per ap- prendere un grave segreto e per custodirlo, ma tu mi previeni con tale insistenza che non posso tacere più a lungo. Hai indovinato, Mariano... la tua nascita non fu regolare... non impallidire, ragazzo mio, e non giudicare troppo severamente chi ti diede la vita... Le creature più rette vengono talvolta fuorviate dalla passione, e tu sei un figlio della passione... Quando nascesti i tuoi genitori non potevano sposarsi per un’assoluta mancanza di mezzi. Tua madre apparteneva ad una numerosa famiglia, tuo padre domandava indarno un appoggio all’arte sua. Un giudice imparziale avrebbe battezzato giusta-<noinclude></noinclude> f0tkjb0r6mhh7t0i1qfic8bjsrujqri Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/135 108 843980 3016136 2022-08-03T16:20:58Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> mente eoi nome d’innovazioni certi suoi arditi tentativi che la fortuna, obliosa dei modesti, la- sciava giacere incompresi nell’ombra. Una malattia violenta lo fulminò sul fiore dell’etá tu avevi appena due anni: egli s’era privato di molte cose per mantenerti in cam- pagna. a Marino, ove passasti la prima infanzia, lo sai. Sai anche che tuo padre ed io eravamo in- timi amici: alla mia amicizia egli t’ha affidato, insieme al suo segreto, e io non cesserò d’essergli riconoscente di questa fiducia. Dopo averti legal- mente riconosciuto al suo letto di morte, mi diede l’incarico di vendere quanto possedeva e di rag- granellare un piccolo peculio per il tuo sostenta- mento e per i tuoi studi. Mi raccomandò con in- sistenza d’ispirarti l’amore dell’arte, che gli fu sacra sopra ogni cosa e di sollevare il tuo pensiero verso i più puri ideali della vita ; mi ripetè più volte che t’insegnassi a disdegnare le volgaritá dell’oppor- tunismo ; in poche parole, mi espresse la speranza che tu divenissi un sincero artista e la ferma vo- lontá ch’io facessi di te un uomo veramente buono. La vendita dei suoi quadri ebbe un risultato ab- bastanza lusinghiero. La morte li aveva abbelliti allo sguardo del pubblico, sempre bisognoso d’in- diretti incitamenti, la voce che parlava dal se- polcro di cose alte e belle, in mezzo alla putredine del trionfante naturalismo, commosse qualche raf- finato amatore. Piacquero molto il suo «Funerale del suicida, o la sua «Sant’Agnese,» i paesaggi<noinclude></noinclude> 1qmmvgqpp2skrm2x86auzfxgywrl2wo Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/136 108 843981 3016137 2022-08-03T16:21:03Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> dell’Umbria... i prezzi salirono, e, per non venir meno alle sue ingiunzioni, io dovetti abbandonare tutto, tutto ai compratori Eaccolsi quindi il tuo piccolo patrimonio, e com’egli mi aveva ordi- nato, l’adoperai in parte per sopperire alle spese del tuo soggiorno a Marino e a quelle dei tuoi studi privati, poiché tuo padre le accademie non voleva nemmeno sentirle a nominare... ; l’altra parte te la consegnerò quando avrai compiuto i ventiquattr’anni. T’assicuro che mi sono separato a malincuore da quelle belle tele... ah! se non fossi stato così povero!... Mi rincresceva sovrattutto per te : ho potuto conservarti solamente la testina che tieni appesa sovra il tuo letto e che rammenta un poco... — La mamma? Oh! Dio mio! parlatemi della mamma! esclamai con angoscia. — Tua madre... — Oh parlate, parlate per pietá! — Un’altra volta... — No no, adesso, adesso! è viva dunque, è viva? — Sì, è viva. — Dove, dove..? — Lontana da qui... in Piemonte... — Dunque? — E maritata. — Maritata!... — Un anno dopo la morte di tuo padre ella fu chiesta in isposa da un ricco signore, un ban-<noinclude></noinclude> 3cfluk4mx41rtykjo4cyiske7bkdhnt Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/137 108 843982 3016138 2022-08-03T16:21:07Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> chiere di Torino... Una mattina ella venne segre- tamente da me, mi disse che aveva confidato tutto a quel signore e ch’egli, impietosito delle sue tristi circostanze, non rinunziava al proposito di spo- sarla, ma esigeva tuttavia la promessa che non gli parlerebbe mai di te, che tu non appariresti mai nella loro vita comune... — Ella promise! — Accettò e promise... Mi pareva che il mio cuore cadesse nel vuoto, mi pareva che io stesso dovessi sprofondarmi. Tacemmo a lungo. Finalmente io domandai : —r Vi sono dei figli? — Un ragazzo e due fanciulle. — La risposta era stata lenta a venire. Io sentivo un delirio di baci, sentivo le ineffa- bili dolcezze della mano materna che accarezzava quei legittimi figli ed esclamai: — Di me dunque non si è mai curata ?... — Ella non avrebbe potuto far nulla per te... era contenta di saperti affidato alle mie cure. Due tre volte alFanno le scrivo per mandarle le tue notizie... Una mortale tristezza dev’essere apparsa sul mio volto, perchè Gozzoli soggiunse con bontá: — Mariano, non mostrarti troppo ingiusto nel tuo giudizio... tua madre ha trovato un uomo che le porgeva la mano per riabilitarla, per metterla in una posizione decorosa e sicura... s’ella ha affer- rato quella mano soccorrevole con trasporto non 9<noinclude></noinclude> hsykqpnppnf0c53dtbne51l654ojnb0 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/138 108 843983 3016139 2022-08-03T16:21:11Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> è da farsene meraviglia. Ciò ohe la condanna è il tuo egoismo, non è il tuo istintivo amore... Vor- resti vederla senza sostegno, sola, abbandonata? — Sarei stato io il suo sostegno, avremmo vis- suto uno per l’altro... — Tu non avresti potuto darle che una posi- zione falsa, Mariano... invece tua madre occupa- ora un posto ragguardevole in societá... è stimata,, contenta... E tu vorresti condannarla? — Oh no, me ne guardi il cielo. — E dunque? — Dunque per me la mamma è morta- lo dissi questo partendo, perchè avevo bisogno d’essere solo nella mia cameretta, e il buon Goz- zoli non tentò nemmeno di seguirmi. Egli sapeva che le mie interne battaglie avevo bisogno di sfo- garle nella solitudine. Ahimè, quali e quante grida di ribellione eccheg- giarono entro quelle quattro pareti! Io giacqui per molte ore bocconi sul mio letticciuolo in un parossismo di disperazione. E sempre mi pareva che giù nel piccolo giardino la ninfa continuasse a cantare le sue flebili note. Ma quando mi sollevai da quel giaciglio, abbat- tuto e vinto da una notte d’insonnia e di febbre, quando, nella luce incerta dell’alba, cominciò a di- segnarsi vaporosamente, nella sua cornice antica, la testina bionda dipinta da mio padre, il volto candido, sorridente e dolce che ricordava la mamma, nello sfinimento dell’aspra lotta, io mi sentii do-<noinclude></noinclude> kq0u6kn8i9cwv9r2dc77ns0xqf6lx7v Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/139 108 843984 3016140 2022-08-03T16:21:16Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> minato da un solo, da un unico, ardente desiderio che tutte le altre impressioni vinceva imperioso : il desiderio di vederla, almeno una volta, di ve- derla, non foss’altro da lontano.... Gozzoli s’adirò, mi fece osservare che mi man- cavano i mezzi per viaggiare, che, scoperto, avrei potuto essere, per mia madre, la cagione di molte amarezze, anzi dell’infelicitá stessa, ch’ella non approverebbe certamente, che io agivo da fanciullo insensato... Nulla valse a trattenermi. Accumulando sforzi e sacrifizii, misi da parte un gruzzolo di monete, andai a Torino, corsi nella via ov’ella dimorava, chiesi con mille precauzioni di lei... Era partita per un lungo viaggio. Un periodo di grande sconforto tenne dietro a quella grave delusione Mi sentivo affranto e inetto al lavoro : il mio maestro si lamentava con ragione di me, la mia salute cominciava a soffrirne. Qualche mese appresso, Gozzoli mi pose in mano, non senza preamboli, questa lettera, che con reiterate preghiere (me lo disse poi), era riu- scito a farmi scrivere da mia madre : Caro Mariano, «So che pensi a me e questo mi fa molto pia- «cere. So anche che ameresti di vedermi ma, «pur troppo, non è possibile. Di tanto in tanto «ci scriveremo. Rivolgi le tue lettere ferme in «posta alle iniziali A. A. N. 2000. Io ti risponderò<noinclude></noinclude> mb9qdwm20xgarsttwb9u4hirky1sftx Canzone senza parole (raccolta) 0 843985 3016141 2022-08-03T16:21:17Z Alex brollo 1615 Creo pagina con [[Wikisource:La fabbrica dei giocattoli/autoNs0()|autoNs0]] wikitext text/x-wiki {{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="Nome e cognome dell'autore"/>Giulia Turco Turcati Lazzari<section end="Nome e cognome dell'autore"/> <section begin="URL della versione cartacea a fronte"/>Indice:Turco - Canzone senza parole.djvu<section end="URL della versione cartacea a fronte"/> <section begin="Argomento"/>raccolta di novelle<section end="Argomento"/> <section begin="Titolo"/>Canzone senza parole<section end="Titolo"/> <section begin="nome template"/>Intestazione<section end="nome template"/> <section begin="data"/>3 agosto 2022<section end="data"/> <section begin="avz"/>25%<section end="avz"/> <section begin="arg"/>Da definire<section end="arg"/> </div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=25%|data=3 agosto 2022|arg=Da definire}}{{Intestazione | Nome e cognome dell'autore = Giulia Turco Turcati Lazzari | Nome e cognome del curatore = | Titolo =Canzone senza parole | Anno di pubblicazione = | Lingua originale del testo = | Nome e cognome del traduttore = | Anno di traduzione = | Progetto = | Argomento = raccolta di novelle | URL della versione cartacea a fronte = Indice:Turco - Canzone senza parole.djvu }} <pages index="Turco - Canzone senza parole.djvu" from="5" to="10" fromsection="" tosection="" /> == Indice == * {{testo|Canzone senza parole}} * {{testo|Una cameriera}} * {{testo|Salvatrice}} * {{testo|La passione di Curzio Alvise}} * {{testo|La cura di Manuela}} * {{testo|Vinta}} 5zn197vagtspfq9sbwtlpd9pwifw3xq 3016154 3016141 2022-08-03T16:22:07Z Alex brollo 1615 wikitext text/x-wiki {{Qualità|avz=25%|data=3 agosto 2022|arg=Da definire}}{{Intestazione | Nome e cognome dell'autore = Giulia Turco Turcati Lazzari | Nome e cognome del curatore = | Titolo =Canzone senza parole | Anno di pubblicazione = | Lingua originale del testo = | Nome e cognome del traduttore = | Anno di traduzione = | Progetto = | Argomento = raccolta di novelle | URL della versione cartacea a fronte = Indice:Turco - Canzone senza parole.djvu }} <pages index="Turco - Canzone senza parole.djvu" from="5" to="5" fromsection="" tosection="" /> == Indice == * {{testo|Canzone senza parole}} * {{testo|Una cameriera}} * {{testo|Salvatrice}} * {{testo|La passione di Curzio Alvise}} * {{testo|La cura di Manuela}} * {{testo|Vinta}} ea82ltm4qtnv2w5hr0jjpfspbor56vp 3016431 3016154 2022-08-03T18:19:39Z Alex brollo 1615 wikitext text/x-wiki {{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="Nome e cognome dell'autore"/>Giulia Turco Turcati Lazzari<section end="Nome e cognome dell'autore"/> <section begin="URL della versione cartacea a fronte"/>Indice:Turco - Canzone senza parole.djvu<section end="URL della versione cartacea a fronte"/> <section begin="Argomento"/>raccolta di novelle<section end="Argomento"/> <section begin="Progetto"/>letteratura<section end="Progetto"/> <section begin="Titolo"/>Canzone senza parole<section end="Titolo"/> <section begin="nome template"/>Intestazione<section end="nome template"/> <section begin="data"/>3 agosto 2022<section end="data"/> <section begin="avz"/>25%<section end="avz"/> <section begin="arg"/>Da definire<section end="arg"/> </div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=25%|data=3 agosto 2022|arg=Da definire}}{{Intestazione | Nome e cognome dell'autore = Giulia Turco Turcati Lazzari | Nome e cognome del curatore = | Titolo = Canzone senza parole | Anno di pubblicazione = | Lingua originale del testo = | Nome e cognome del traduttore = | Anno di traduzione = | Progetto = letteratura | Argomento = raccolta di novelle | URL della versione cartacea a fronte = Indice:Turco - Canzone senza parole.djvu }} <pages index="Turco - Canzone senza parole.djvu" from="5" to="5" fromsection="" tosection="" /> == Indice == * {{testo|Canzone senza parole}} * {{testo|Una cameriera}} * {{testo|Salvatrice (1901)|Salvatrice}} * {{testo|La passione di Curzio Alvise}} * {{testo|La cura di Manuela}} * {{testo|Vinta}} 7my8c4w8x956aitj181hzl7q9x3etgx Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/140 108 843986 3016142 2022-08-03T16:21:20Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> «per compiacerti. Duoimi però di doverti dire che «una regolare corrispondenza fra noi non può «aver luogo. Addio, ti benedico e ti abbraccio. «Ama sempre tua madre... •> A questa lettera così stentata e fredda che pur mi riempì di gioia,, io risposi con un delirio di effusione, parlandole di tutto il mio passato, delle mie speranze d’arte, sovrattutto dell’infinito desi- derio che avevo sempre sentito di lei. Dopo avermi fatto a lungo e angosciosamente aspettare, ella alfine mi riscrisse, esortandomi ad essere più tranquillo e più ragionevole, ma in quel tempo la ragione non aveva alcun potere sovra di me ; il bisogno di parlarle si faceva così tormen- toso che non ero più capace di tenere il pennello in mano nè di chiudere occhio in tutte le notti. Il buon Gozzoli si diede premura di avvertirla del udo stato e di pregarla che per amore della mia salute mi concedesse almeno la grazia d’un breve convegno. Fu allora ch’ella mi propose di raggiungerla a Venezia: quel primo cenno fu poi seguito da notizie più sicure e. finalmente della precisa indicazione del giorno in cui ella forse vi sarebbe andata sola. {{asterism}} A Padova, alla stazione del tram, non avevo visto nessuno ; nel convoglio nemmeno. La via da Padova a Fusina che fiancheggia il monotono ca-<noinclude></noinclude> k5mrh9p2vnjc72k3atx6atuo7199j64 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/141 108 843987 3016143 2022-08-03T16:21:24Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> naie del Brenta mi parve interminabile. Nel mio ardente desiderio della mèta guardavo, con occhio distratto, ai paeselli, alle borgate sparse nel piano, alle ville, ove l’arte dell’affresco ha profuso un tempo i suoi tesori e che un po’ tristi ora e ne- glette si nascondevano dietro i rami dei salici spruzzati d’un tenero verde novello. Un vaporetto giallo attendeva, placidamente ancorato, allo scalo primitivo di Fusina. Un’unica persona, una signora era scesa dal treno prima di me, m’aveva preceduto nella cabina, senza voltarsi. Il primo momento il mio cuore ebbe un tale sus- sulto che mi parve di venir meno : desideravo quasi che non fosse lei, come se mi mancassero le forze per affrontare quel sospirato incontro. E nello smarrimento mortale della mia anima le rivolsi un timido sguardo.. Ah no, no, non poteva essere la mamma. Era una donna molto giovane, forse una fanciulla che le circostanze costringevano a viag- giare sola. Il vaporetto aveva appena salpato quand’ella s’alzò e uscì quietamente dalla cabina. Alla mia violenta agitazione succedeva una profonda ama- rezza. Ove si trovava in quel momento mia madre ? ove la raggiungerei? Incapace di starmene così rinchiuso, con quei dolorosi pensieri, volli cercare i conforti della natura, uscii sul ponte e andai a cercarmi un posto a poppa, in vista del paesaggio. Con viva sorpresa m’accorsi che quella signorina m’aveva preceduto. Senza curarsi del disagio élla<noinclude></noinclude> c82wavt4dwzj5i7p6uc2efbi02agwsd Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/142 108 843988 3016144 2022-08-03T16:21:28Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> rimaneva in piedi, tutta assorta nella sua contem- plazione. Un pescatore, appoggiato alla ringhiera, guardava anch’egli con occhio benevolo, fumando la sua pipa, alla linee amiche del largo piano. Il battello s’inoltrava nell’estuario, turbando coll’elice la placida distesa dell’acque e suscitando un subbuglio d’ondate alterne bianche e nere entro quel turchino monotono e forte in cui il cielo po- teva mirare liberamente il suo volubile disegno. L’orizzonte era diviso in due semicerchi: una fosca nebbia rossiccia squarciata da una zona di fuoco ne copriva una parte, l’altra andava dilagando in una mite uniformitá cerulea che le secche, appena visibili, interrompevano a tratti con qualche lunga pennellata grigia. Sopra, una nube immensa, ma leggera, si librava, come un velo. — Ecco San Giorgio in Alga e le fortezze! disse il pescatore desideroso di dare spiegazioni e additando le isole che si delineavano, nere nere, nella laguna incrostata d’argento. — E laggiù San Clemente e San Servolo... quanta tristezza in quel paradiso! rispose la fan- ciulla al marinaio — quello è il campanile di Ma- lamocco... — soggiunse sporgendo la sua piccola mano verso il lontano orizzonte, verso la spiaggia ove l’Adriatico si frange. Una vela passava in distanza e pareva nera anch’essa nella fulgidezza dello sfondo ; un agile sandolo, vogato a due remi, ci raggiunse e si di- leguò ) come cose morte e reiette molti piccoli<noinclude></noinclude> dt03lszj169ebt6agi9663xwaodqxqo Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/143 108 843989 3016145 2022-08-03T16:21:32Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> topi da pesca giacevano perduti, tra la sabbia, nella malinconica solitudine. Io guardavo a quello spettacolo con ardente pensiero, e spesso anche guardavo alla nostra singolare compagna, così tranquilla, così serena nella giovanile gravitá del suo aspetto. Aveva vent’anni e la sua bellezza intelligente e pittoresca sembrava fondersi cogli incanti del creato. Il suo vestito semplicissimo, verde scuro, il suo cappello guernito da un velo bianco, formavano una macchietta simpatica, co- stituivano un valore nel grande quadro. Nella nostra comune ammirazione scambiammo a poco a poco qualche parola. Ell’aveva una voce di contralto armoniosa e dolce. Il vaporetto, lasciando dietro a sè una lunga traccia spumeggiante in cui, adesso, il colore si rimescolava, con strana volubilitá, in tutti i toni, dal celeste all’indaco, procedeva sicuro nella via tracciata dai bianchi pali. Uno di quei pali reg- geva una piccola lanterna: entrambi fummo col- piti da quel debole lume smarrito come un sim- bolo nell’immensitá delle acque. Nella lontananza scorgevamo il profilo d’una catena di monti ancor tutti striati di neve ; a oriente brillavano due fari corno stelle sorgenti dal mare; il cielo s’era fatto di viola, ma la laguna fiammeggiava ancora di chiarori biondi. Dinanzi ai divini allettamenti della natura, nella quiete infinita e quasi sovrumana di quell’ora, mi<noinclude></noinclude> ptzb55dety4cq5hluzetowuipi69qwk Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/144 108 843990 3016146 2022-08-03T16:21:37Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> pareva che un senso nuovo e arcano di pace scen- desse sulla mia travagliata giovinezza. Solo m’ac- corava la brevitá del tempo. Non tardò infatti ad apparirci il lungo ponte che congiunge le isole alla terraferma; alcuni campanili emersero da una fascia variopinta e irta di alberi: era la stazione marittima, la G-iudecca, Venezia cinta di navi, era l’antica malinconica signora su cui si stendevano mollemente i veli gemmati del crepuscolo. Entriamo nel canale tra due file di navigli i cui riflessi gialli, verdi, neri, tremolano sull’acqua ancor vibrante di luce, e dopo brevi soste, corriamo ancora, corriamo lungo la riva delle Zattere, di- nanzi ai ponti, agli squeri, ai rii che s’internano in mezzo alle case, con un mistero profondo. Centi- naia di fanali s’accendonó sulle banchine, ma nel- l’aria perdura una luminositá trasparente, un tran- quillo ed estatico prolungamento del giorno che si rasserena, mentre il colore degli edifizii e delle navi si è giá annullato nella fredda uniformitá della sera. Il pescatore era sceso alle Zattere, io ero ri- masto solo colla mia compagna che stava appog- giata alla parete della cabina colle mani strette e abbandonate lungo la persona in attitudine di raccoglimento profondo. Soltanto quando fummo giunti alla riva degli Schiavoni ella si mosse per uscire e mormorò colla sua voce penetrante e grave : — Ci siamo....<noinclude></noinclude> k93qlf7rchh76qutgdzz74zj5vx02ue Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/145 108 843991 3016147 2022-08-03T16:21:41Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Nel salutarla io le diedi il mio biglietto ed ella, rispose : — Grazie, signore: io mi chiamo Anna Iorio. Il vaporetto approdava : la fanciulla usci rapi- damente ; la vidi passare sul piccolo ponte e spa- rire nella folla. L’impressione di solitudine che avevo per un -momento dimenticata, mi ripiombò sul cuore, come se un sogno delizioso svanisse al mio sguardo. . Annottava. Io feci alcuni passi sul molo, seguii il movimento della gente, mi trovai nella Piaz- zetta e un senso strano di magìa mi abbagliò. Sulla sua colonna di granito il leone alato ve- gliava fieramente nella notte. L’orientale basilica stava immersa in una dolce penombra ma la piazza era tutto uno sfavillìo di fiammelle e una molti- tudine di gente sconosciuta vi ondeggiava come* in una sala. Ov’era in quel momento mia madre ? Era arri- vata p era ancora lontana? Il pensiero di poterla incontrare senza ricono- scerla mi dava la febbre. Corsi subito alla posta.. — Vi sono lettere per Mariano Giuria ? Sì, v’era una lettera, una delle solite buste fra- granti. L’apersi con indicibile trepidazione. Ella scriveva : «Mi trovo a Venezia coi miei tre figli. Il pro- «getto di Eusina è andato a vuoto. Siamo venuti «colla ferrovia e alloggiamo alYHotel Danieli. Non «potremo vederci subito. Fra due giorni i ragazzi<noinclude></noinclude> bmmair6fhgnclapqnvssy7ys3uek2gy Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/146 108 843992 3016148 2022-08-03T16:21:45Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> «andranno forse soli a Chioggia e io t’avvertirò... «Ricordati che la massima prudenza è necessaria, «che un passo inconsiderato mi comprometterebbe. «Ti saluto con tutta la tenerezza....» Dunque pochi passi mi dividevano da lei, dun- que, in quella piazza, in quella folla, forse ella passeggiava tranquillamente in mezzo ai suoi fi- gliuoli ! Dovetti appoggiarmi al parapetto d’un ponte per reggermi in piedi. Appena ebbi la forza di muovermi, m’affrettai a deporre in un alloggio qualunque la mia valigia e tornai alla piazza, tornai alla riva, cercai 1 al- bergo Danieli che conoscevo da una fotografia, che mi ricordava l’amore infelice d’un poeta per una donna crudele. Passai, ripassai venti volte dinanzi alla piccola porta, sperando ch’ella uscisse o rientrasse, guar- dando con una straziante intensitá di desiderio alle finestre illuminate... Oh Dio, mia madre, mia madre !... Nell’albergo era un continuo andirivieni di fo- restieri tedeschi e inglesi ; io mi sforzavo di co - gliere a volo le loro parole, e d’indovinare la loro nazionalitá : ad ogni nuova comparsa un’ansia in- superabile mi soffocava ... Verso le nove uscirono due signorine accompagnate da un giovmotto e s’avviarono verso la Piazzetta. Io li seguii per un breve tratto. Parlavano il dialetto piemontese e il giovane diceva alle so-<noinclude></noinclude> tsv0zr94s1xi6372gsdctwo6ii3a3w0 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/147 108 843993 3016149 2022-08-03T16:21:49Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> relle : — Non è che la stanchezza del viaggio, do- mani stará bene. Erano loro, certamente erano loro e parlavano della mamma ! Io tornai indietro, palpitante. Te- mevo che fosse indisposta, per 1’ agitazione cagio- natale dalla mia presenza. Forse un minuto, alcuni minuti avrei potuto vederla.... Il mio desiderio si accrebbe fino al delirio, fino alla pazzia e senza pensare a nulla, senza riflettere che un’imprudenza poteva riescirle fatale, entrai follemente nell’al- bergo e chiesi della signora Adelaide Salgari. Do- vevo essere così pallido che il portiere mi guardò stupefatto e mi rispose con un fare brusco ch’era arrivata in quel giorno. — E in casa? chies’io tutto tremante. — Le signorine sono uscite poc’anzi, ma la si- gnora vi è... — Sola? — Credo, ma no, aspetti ! c’è una visita : il commendatore de Rozas. Non riceverá certamente... se vuol lasciare il suo nome? — soggiunse egli squadrandomi con mal celata diffidenza. — Tornerò domani — diss’io tristamente e me n’andai. Andai peregrinando per calli e ponti per campi e campielli, senza direzione alcuna, guidato soltanto da certi brani mirabili d’architettura che m’attraevano, quasi incosciamente, nelle penombre dei rii misteriosi. Una serenata di mandolino e chitarra, una me- lodia in minore, piena di semplicitá popolare e di<noinclude></noinclude> hnbmtr8xpfdyli8vkz5gi5yxe1v8ofu Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/148 108 843994 3016150 2022-08-03T16:21:53Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> amorosa dolcezza, mi. trattenne a lungo sovra un tetro ponte, dinanzi ad un alto palazzo dalle fine- stre trilobate. Nella mezza luce duna piazza intravidi il no- bilissimo e fiero cavaliere del Verrocchio, poi i miei passi vaganti mi ricondussero quasi inconsa- pevole alla riva degli Schiavoni. Nell’ampio bacino di San Marco tutto dormiva sulla nerezza turchina delle acque, le barche, i ba- stimenti, i vapori. Dormiva un yacht bianco, fan- tastico, ancorato presso alla chiesa di San Giorgio. Si taceva, assorto nelle sue memorie, il palazzo ducale. Udii ad un tratto il tonfo d’un remo e un fruscio simile a quello delle stoffe di seta : era una gondola che guizzava furtiva sotto il ponte dei Sospiri e che subito scomparve nel canale tene- broso. Quel canale e quel memore ponte mi misero un brivido nell’ossa. I caffè si spopolavano; la riva era ormai de- serta, la notte alta, mite, sciroccale. Mi ridussi lentamente dinanzi all’albergo Da- nieli ove ogni lume era spento, m’avvicinai alla riva che l’onda accarezza con un mormorio lieve. Nulla più s’udiva fuori di quel mormorio dolcissimo e un rombo lontano, la voce sorda del mare un po burrascoso. L’armonia indefinita della notte m av- volse. Le tempie m’ardevano, il mio cervello era in subbuglio, visioni continue e diverse mi pas- savano dinanzi al pensiero come fossero portate da un’interna bufera.<noinclude></noinclude> 10f1ulrmsbbihiohnzx1cppzp8ytc3p Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/149 108 843995 3016151 2022-08-03T16:21:57Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Erano i tempi antichi quando la selva fetontèa si stendeva sulle spiagge dell’Adriatico, quando i primi Veneti scorrazzavano a cavallo lungo le dune e le veritá delia storia non avevano ancora profanata la poesia agreste e marinaresca della leggenda. Poi vedevo tutte le etá, dalle più gloriose alle più tristi e quella poesia sopravvivente di ricordi e di rimpianti esaltava con uno spasimo nuovo la mia mente eccitata. Non ebbi una nozione giusta del tempo. L’al- bergo Danieli mi teneva incatenato in una con- centrazione febbrile, come se dovessi vegliare sul sonno di mia madre. Una nebbia densa era scesa sulla laguna e l’aurora s’annunziava muta e malinconica. S’in- travedevano nella fitta caligine, con forme e linee incerte i campanili, i palazzi, gli alberi delle navi ; l’acqua aveva preso un aspetto strano di piombo in fusione ; i battelli, solcandola, sembravano rime- stare un liquido incandescente e ridestarne l’ardore nascosto sotto l’opaca superficie. A tratti, pareva ch’emergessero, dalle onde, delle lamine d’argento, dei tersi frammenti di specchio e i gabbiani, in- quieti, si tuffavano voluttuosamente in quel luc- cichio, agitando le candide ali. Ma il sole che sor1 geva pallido e scialbo, a somiglianza d’una grande luna, all’ improvviso trionfò, come uno squillo di tromba sopra una placida orchestra; il grigio velario si sciolse e l’incantevole cittá uscì da quella fumante atmosfera con un abbagliamento<noinclude></noinclude> pl5by0bauo0fnjrwxvuzmchdd4belq5 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/150 108 843996 3016152 2022-08-03T16:22:02Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> di luce. L’infinita serenitá del cielo si riprodusse, con un tono più forte, nel bacino ; l’azzurro riebbe il dominio ; l’aria istessa prese una trasparenza azzurrina, e il sole vibrò sulle onde un lungo ri- flesso, come una pioggia di diamanti, che danzas- sero, follemente, nella spensierata gioconditá del- l’ora mattutina. L’albergo Danieli si destava anch esso, s apri- vano i balconi e la mia trepidazione si faceva an- gosciosa. M’allontanai per timore di tradirmi. Era affranto e mi sembrò che la giornata non finisse mai. Andai tre volte alla posta, indarno. Le cose dell’arte, per quanto bramate dal mio spirito, non avevano più la forza di distrarmi, il mio pensiero fisso era quello d’incontrarla o di ve- derla almeno da lontano ! Errai parte del dì nei luoghi più frequentati della cittá, col cuore in sussulto, collo sguardo ansioso: nulla. Nel pomeriggio mi recai al Lido, colla stessa speranza. L’Adriatico era placidissimo, e il cielo era quasi interamente sóreno, solo una nebbia leg- gera fasciava la curva maestosa dell’orizzonte. Al- cune vele molto bianche brillavano in lontananza sul chiarore opalino e i pali color cinabro dello stabilimento balneario erano l’unica macchia che si vedesse suda tranquilla immensitá del mare. Due ondate dolci, monotone solcavano lo specchio ni- tido delle acque: una era orlata d’azzurro sma- gliante, l’altra più vicina, più bassa e glauca, ve-<noinclude></noinclude> 08wlyfzry9y0bmwysol8jkxpg8xms98 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/151 108 843997 3016153 2022-08-03T16:22:06Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> ni va a deporre regolarmente sulla sponda delle palle di schiuma che subito si scioglievano in candidi fiocchi. Le alghe segnavano con una sottile listarella di trasparente smeraldo, la linea vaga ove l’onda placida moriva. Solitudine e silenzio ovunque. Io sedetti sulla rena tempestata di conchiglie perlacee, gentili avanzi di vite spente che il mare getta, sdegnoso sulla sponda. Un’ora dopo, un vecchio straniero e una fan- ciulla passarono dinanzi a me, camminando len- tamente, con gli sguardi affascinati dal paesaggio. Egli era bianco di capelli, ella bionda e il suo velo turchino un po’ rialzato sulla fronte tremolava per la brezza marina e pareva sempre involarsi. Un pescatore entrava intanto fino al ginocchio nel- l’acqua ancor fredda, vi s’immergeva, vi si tuffava quasi, per raccogliervi le ca[>pe lunghe, il pane della giornata. Quelle tre figure, forse altrove indiffe- renti, disegnandosi, con una certa distinzione sullo- sfondo grandioso e sublime, assorgevano alla no- biltá d’un soggetto d’arte. Ma ben presto forestieri e pescatore si dilegua- rono e io rimasi ancora fermo ad aspettare, in- consciamente, sulle dune. Da lì a poco tempo una leggiadra figurina di donna apparve da lontano. Ella portava una gran pianta di cardo selvatico, e seguiva adagio adagio la spiaggia, raccogliendo conchiglie. Ebbe un mo- mento d’esitanza, poi venne innanzi tranquilla, verso di me, con gli occhi fissi al mare.<noinclude></noinclude> 3igx6iq6vfkzvj1twau3tkjr9s7g8av Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/152 108 843998 3016155 2022-08-03T16:22:10Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Ricordai il vestito scuro, il piccolo mantello, il cappello velato di bianco e la riconobbi subito : * «ra Anna Jorio. Ci salutammo, io non senza tur- bamento, e mentre passava ebbi l’ardire di rivol- gerle la parola: — Buon giorno, signorina. Qual mirabile pae- saggio ! Ella si volse con una certa fierezza nello sguardo, <jon una fiamma in viso e rallentando appena appena il passo, ripetè freddamente: — Buon giorno. Quella voce profonda e dolce aveva un lieve accento di rimprovero, ma io non mi trattenni dal domandarle : — Le piace molto il mare, non è vero ? — Mi piace tanto che sebbene la mia amica Tion avesse tempo d’accompagnarmi ci sono ve- nuta sola — ella mormorò come per giustificare quella sua passeggiata. La signorina non dimora a Venezia? — Oh no. XJna breve fermata allora? — Brevissima... — ella concluse, chinando la desta e passando oltre. Non so che cosa io provassi nell’anima. Nes- suna donna vi aveva mai lasciato quell’impressione di sicurezza insieme e di soavitá. Mi pareva che se avessi potuto prenderle una manina e farla se- dere accanto a me sulla rena, in faccia al grande mare, se avessi potuto narrarle la storia della mia<noinclude></noinclude> m4z272q4utgoqr6tfezq6oj2p95j8dj Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/153 108 843999 3016156 2022-08-03T16:22:14Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> vita e scorgere una lagrima nei suoi profondi e ardenti occhi neri io sarei stato felice.... M’ostinai ad attenderla al ritorno, sulla spiaggia di Santa Elisabetta. Due vaporini partirono senza ch’ella venisse. Dopo essere stato lungamente in aspetto, la vidi alfine comparire nel viale col suo passo svelto e leggero. S’affrettava, s’affrettava verso il pontone, ma quando vi giunse, il terzo battello aveva giá sal- pato e filava rapido verso la cittá. Ella s’affacciò alla ringhiera, e. volgendosi spontaneamente : — Giá partito !.— esclamò con vivo rammarico, — ma come si fa, era così bello, stasera il mare ! Il suo volto esprimeva una grande contrarietá ed io temetti essere la cagione principale di quel disappunto. Ma a poco a poco, ella sembrò rassicu- rarsi e allora parlammo insieme, interrottamente, del paesaggio che ci stava dinanzi. Ella lo conosceva benissimo e m’andava di- cendo : — Vede quel bosco brullo e quel campanile che s’erge tutto bianco fra le case rosse? E San Nicolò. E laggiù San Pietro di Castello coi suoi camini e i suoi alberi di nave ? E poi quel fino e vaporoso frastaglio dei giardini ? Non sembra una visione d’Oriente? E nominava le cupole e i campanili, nè mai si saziava di contemplare nello sfondo la Piva degli Schiavoni: uno sfavillìo di colori sui quali pioveva 10<noinclude></noinclude> 48xbtez065h5vn21ps20xwydsmgunkl Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/154 108 844000 3016157 2022-08-03T16:22:19Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> dall’alto, armonizzandoli, una luce bianca, quasi irreale.» — Ella non conosceva Venezia? domandò, ad un tratto la fanciulla. — No, è una poesia che il mio sguardo igno- rava. Vengo da Roma per trovare dei parenti... — Ah!... ed è pittore?... — ripigliò ella con un lieve sorriso. — Sì.... come lo sa? — Si capisce subito, dalle sue parole, dai mo- vimenti delle sue mani. Esporrá... qui in Venezia ? * — Non ancora.... — Bisogna avere coraggio, nella vita. — Ne ha lei del coraggio? — Ho dovuto averne molto. Sono istitutrice — diss’ella, senz’altro commento. ì Mi parve che pochi minuti fossero trascorsi quando il vaporetto che avevamo veduto sguisciare da lontano, fra i bastimenti del bacino di San Marco, venne frettoloso a prendere gli ultimi pas- seggeri del Lido. Vi salimmo insieme, insieme se- demmo sopra una panca di prora. Sul canale di Chioggia, fra i gruppi di pali biancheggianti, si vedeva una fila di barche da pesca dalle vele gialliccie o ranciate, d’una tinta finissima, quali lisce, quali adorne di figure alle- goriche, di simboli che equivalgono a stemmi di nobiltá. Erano cariche di masserizie, di canestri o di gente e tutte sembravano immobili e pur len- tissime procedevano, abbandonate all’instabilitá<noinclude></noinclude> 4nfi8nct2mcztsomp8a7yyp395my8l6 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/155 108 844001 3016158 2022-08-03T16:22:23Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> del vento, trasportando i marinai stanchi e son- nacchiosi in un’estasi di cadente sole. In un pic- colo burchio stava una donna vestita di nero, ve- lata, e come assorta da un grave dolore. Un bam- bino giuocava cogli attrezzi da pesca dinanzi a lei e un uomo, il marito, le cingeva amorosamente con un braccio la persona, senza curarsi della gente che potesse vederlo. Anna Iorio osservò in silenzio queldatto di tenerezza protettrice e il suo volto si suffuse di rossore. Dalle secche si levò uno stormo d’uccelli e nel- l’aria ch’ essi battevano rapidissimi coll’ ali ap- parve un improvviso luccichio d’argento. Ma il sole cominciò a declinare proiettando sulla laguna una larga , spera di luce che a poco a poco si franse e si trasformò in due grandi chiazze sfolgoranti. Il fulgore si stendeva sull’acqua picchiettata di mac- chie color del rame e le chiazze, impicciolendosi a poco a poco, si affocavano, abbagliantissime. Poi, non rimase più, all’orizzonte, che un immenso globo giallo, senza palpito di raggi Lo splendore dell’acqua si venne attenuando e il globo si fece rosso come una bragia. Io guardavo al dolce profilo della mia compagna che un vivido riflesso aveva illuminato d’un chia- rore caldo, guardavo a quel volto puro la cui vo- luta placiditá celava un tumulto di nobili entu- siasmi. Eravamo giá rientrati nel bacino, ove guizza- vano, in mezzo ai fermi navigli, leggiadre gondole<noinclude></noinclude> cp3f8valfi4negsqes5gjjqndqkgbfg Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/156 108 844002 3016159 2022-08-03T16:22:27Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> 0 sandolini, lasciando una lunga traccia, una specie d’allumácatura più chiara sulla laguna, ora semi- nata di pagliuzze d’argento, or fiammeggiante di carminio. Vi sono, nella natura, dei momenti di passione, e a Venezia, nell’ora poetica del tramonto, sembra spesso che un dramma si compia, che una sangui- nosa battaglia si dia sulla terra e nel cielo fra gli splendori fuggenti e le grandi ombre che discendono. Anna Iorio ed io ne sentivamo il fascino come se dal profondo delle nostre anime i misteri quasi paurosi del creato suscitassero un’arcana rispon- denza. Scendemmo insieme dal vaporetto e ci fer- mammo uno accanto all’altro presso la riva. Un polverio d’oro era piovuto sull’acqua ; fuochi * strani s’accendevano qui e lì fra i cristalli delle bifore snelle, e si consumavano rapidamente, la- sciandovi una velatura rosata. Anche dall’orizzonte il rosa sfumava verso lo zenit, tutto era color di rosa, una tinta delicatissima che persisteva e lot- tava contro il crepuscolo come una speranza che non sapesse disperdersi. Anna Iorio, per prendere commiato, mi stese la sua manina stretta nel guanto nero. — Mi permette d’accompagnarla? — osai chie- dere, non potendo sopportare il pensiero ch’ella mi lasciasse così. — Grazie, accetterei volentieri, ma non con- viene — diss’ella con grande semplicitá.<noinclude></noinclude> qib1wpvmtvt9ikxew9yhva7z2ivzslg Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/157 108 844003 3016160 2022-08-03T16:22:31Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Nessuno ci conosce qui, e la convenienza può essere una volgare convenzione... almeno al- cuni passi, fino alla piazza.... — Ebbene andiamo ! ripigliò la fanciulla, colla sua solita dolcezza dignitosa. Gli angeli dalle ali dorate clie stanno ingi- nocchiati fra i pinnacoli sull’arco della facciata di San Marco, risplendevano ancora misticamente, come se ardessero di pietá nell’ aere amaran- tino. La notte, lenta, calava, da tutte le parti s’in- nalzavano suoni di campane, fusi ed armonizzati in un grave concerto e la gloria antica sembrava risorgere dalle ombre misteriose. Prima di lasciarci, molto commossi entrambi, noi ascoltammo insieme quella musica. La fanciulla s’era giá avviata, per risalire la piazza, sola, quan- d’io domandai: — Anna, quando ci rivedremo? Ella mi guardò, un po’ smarrita. — Non so, rispose tristamente. — Mi dica dove va domani? Il suo sguardo profondo ebbe una tale espres- sione di rimprovero che ne arrossii..... — Ha ragione..... sono ardito e indiscreto. ... esclamai — ma d’altronde, non havvi nessuna legge che assolva di questo fatto per sè stesso così innocente? — Dipende dalla voce interna — disse Anna — sono convinta che la sola coscienza debba re-<noinclude></noinclude> hv2gll599kyzu3n6wesjjbdmd1tbv3c Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/158 108 844004 3016161 2022-08-03T16:22:36Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> golarci. Non cedo ad un pregiudizio, seguo piut- tosto un istinto — Dunque, nel suo pensiero ella mi con- danna ? — Oh no... io non ho alcun motivo di condan- narla .... ma ci conosciamo così poco.. — Ci conosciamo da poco, non poco... ci vo- gliono spesso degli anni per penetrare nel mistero delle anime, ma, talvolta, basta un’ora sola perchè una creatura umana inconsciamente si disveli... A me sembra d’averla sempre conosciuta, Anna... forse la sua immagine era in me da gran tempo... come un sogno... Ella non rispose alle mie parole ma mi stese la punta delle dita dicendo risolutamente : — Vado. — Io le dispiaccio! ben me n’accorgo Mi consenta di dirle una sola cosa ancora... Non le chiederò più ove va domani dove va gli altri giorni, ma se dovessi incontrarla per caso, se l’istinto mi riconducesse sulla sua via, mi permette di avvicinarmi e di parlarle?.... Ella esitò. — Non mi risponde... lo chieggo come una grazia ! Allora ella assentì con un lieve cenno del capo, e senza stendermi la sua manina, mormorò: «Buo- nasera» in fretta, e quasi vergognosa dell’assenti- mento, mi lasciò, con un fare brusco, e rapida scomparve sotto le Procuratio, in mezzo alla folla.<noinclude></noinclude> 62szos0zomfnlxp25iaqgqksz78ynwg Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/159 108 844005 3016162 2022-08-03T16:22:41Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Da un’ora, non avevo più pensato a mia madre. Ne sentii un rimorso cocente, corsi alla posta, e vi trovai il seguente biglietto : Caro Mariano, «Domani i miei figliuoli vanno a Chioggia. «T’aspetto alle undici, qui all’albergo. Ti presen- <«terai come il signor Adriano Delfiore. Ricordati «che una somma cautela è necessaria. Distruggi «subito la mia lettera... Addio tua Madre.» Alla lettura di queste righe il mio cuore co - minciò a palpitare e palpitò tutta la sera e tutta la notte. Passai molte ore dinanzi all’albergo Da- nieli senza veder nessuno: uno spossamento pro- fondo mi ricondusse sfinito al mio alloggio. Ogni tanto rileggevo lo scritto di mia madre, lo baciavo anche, tentando trovare fra le righe un’espres- sione di tenerezza. Mi sembrava che il laconismo di quelle parole derivasse da un naturale riserbo, e il mio affetto s’infiammava d’una pena crudele. Ma il pensiero di dover prendere un nome falso mi destava nell’animo un senso di ribrezzo, il nome volgarmente romantico, che mi era stato imposto, mi faceva orrore, e allora la piccola busta profumata, nei miei ardenti baci, mi bruciava le labbra come un oggetto clandestino.<noinclude></noinclude> gnuc43ery8d1epp4v5mg00jjfhbfo9q Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/160 108 844006 3016163 2022-08-03T16:22:47Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> M’alzai all’alba, andai errando per la cittá. L’istinto mi trasse entro S. Marco. Un cardinale celebrava l’uffizio divino dinanzi alla pala d’oro di Ordelafo Ealier ove sta effigiato il simbolo dell’Eterna Sapienza ; ardeva, fra gli aurei splendori della basilica, la bella lampada bi- zantina e, dall’alto della cantoria, un coro di gio- vinetti, con voci angeliche, purificate da ogni ter- rena passione, diffondeva sulla navata, sugli altari e sulla folla, un’onda di ritmi fugati, una musica mista di pietá grave e di pace infinita. Io mi volsi a destra e a sinistra in quella folla, cercando Anna lorio poiché sentivo la sua pre- senza. Non tardai difatti a scorgerla. Era inginoc- chiata in una panca e abbandonava la testa fra le mani in atto di fervente preghiera. Non vedevo che il nodo pastoso dei suoi capelli neri sotto le falde del piccolo cappello. Aspettai che si solle- vasse per salutarla: da lontano ella rispose gra- vemente al mio saluto. A poco a poco mi ridussi dietro a lei onde potessimo ascoltare insieme la musica consolatrice che scendeva, scendeva sempre più mistica sugli astanti. Ma per tema di dispia- cerle, non osavo nemmeno guardarla e quando si appressò l’ora del mio convegno fui costretto a partire, così senz’averle detto una parola Una muta, una doppia angoscia era scesa sovra di me quando m’avvicinai, tutto tremante, all’al- bergo Danieli, per chiedere di mia madre. Balbet- tai, colle labbra strette, il mio nome, il mio falso<noinclude></noinclude> docmflkugrzb59hkyoyhlfvci0uterb Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/161 108 844007 3016164 2022-08-03T16:22:51Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> nóme, poi seguii, con passo mal sicuro, il came- riere. Egli m’introdusse in un salotto ove regnava* una certa oscuritá e abbagliato com’ero dalla luco della Riva non vidi più nulla. Aspettai un minuto, indi una porta s’aperse piano e una figura di donna- m’apparve confusamente nel vuoto, colle braccia prò* tese. Io mi precipitai follemente entro quelle brac- cia e, per la prima volta, gustai l’ineffabile dol- cezza dei materni baci... Oh! quel divino momento non tosse mai trascorso ! Ella sedette, mi chiamò a se dappresso e ci guardammo l’un l’altro con intensitá. Il mio sguardo ormai avvezzo a quella penombra, di- stinse chiaramente il materno sorriso... Mia madre era una donna piccola, delicata, gentile d’aspetto, mi sembrò ancor giovanissima. Un’aureola di ca- pelli circondava lo squisito ovale del suo volto, ma quei capelli erano rossi, d’un fulgido colore tizianesco, e, nel ritratto, apparivano biondi e biondi me l’aveva descritti Gozzoli. Me l’ero im- maginata bionda la mamma, e quella chioma fulva mi faceva un senso strano di meraviglia, mi di - straeva quasi dalla mia muta adorazione. Ci guar- davamo ancora tenendoci per le mani, ma io mi sentivo così agitato dalla gioia, che temevo, ad ogni istante, di venir meno fra le sue braccia. Mi erano saliti dal cuore alle labbra i più dolci nomi da dirle, a conforto del turbamento che, non senza una segreta angustia, m’aspettavo di scorgerle in viso, ma ella non era punto smarrita, e dinanzi ad<noinclude></noinclude> i5sqatanc2vug70aleugv0bw247sgx5 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/162 108 844008 3016165 2022-08-03T16:22:56Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> una tale franchezza non potei che balbettare sin- ghiozzando : — Mamma, mamma, oh mamma! Ella mi considerava attentamente, mi esami- nava anzi e disse: — Sei cresciuto bene, Mariano... soltanto un po’ magrino, un po’ pallido... — Io sono felice di trovarla così fiorente, mamma, m’aveva tanto parlato di lei, quel cuor d’oro di Grozzoli... e io avevo tanto pensato e so- gnato e sospirato, oh sì, pazzamente sospirato questo momento ! Sentivi la gran voglia di vedermi, povero ragazzo.. e anch’io, sai, lo desideravo sempre; ma e così difficile, cosi pericoloso per me... sono segreti gelosi da custodirsi... Io non posso mai allontanarmi sola da casa e guai se i miei figli sapessero... Quelle parole «miei figli», che, scritte, mi avevano fatto tanto male, pronunziate mi trafis- sero, ma risposi subito: — Oh non tema, mamma, io non abuserò di nulla, io nulla tradirò... ma lasci soltanto che la vegga, che la contempli, un poco... mamma, ado- rata mamma! Ella mi mise una mano dolcemente sulla fronte. Oh l’infinito benefizio di quella carezza! Poi, spinto da un impulso irresistibile, io sog- giunsi: — Vede... Grozzoli non l’aveva descritta bene..* m’aveva detto ch’era bionda, e lei...<noinclude></noinclude> my0gk68458nse2mx0xthbeo81f4zlm5 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/163 108 844009 3016166 2022-08-03T16:23:00Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Ero bionda, — rispose mia madre, sorri- dendo, — ma quell’ insipido colore mi stancava e mi tinsi i capelli... Tutte lo fanno ora, Mariano, tu forse non lo sai.. hai vissuto sempre così ritirato, così lontano dalla societá, si vede anche dal tuo vestire che non ci sei avvezzo.. Io mi raddrizzai istintivamente. — Non è un rimprovero che ti faccio, caro ragazzo, figurati! devi avere così pochi quattrini! è una semplice osservazione, sai- io la guardavo, molto sorpreso e all’improvviso mi parve d’intravedere qualche cosa d’artefatto nelle sue gote, nelle sue ciglia, nelle sue labbra, in tutta la sua persona, insomma, che trattenni a stento la dolorosa esclamazione che mi sfuggiva dal petto. Ahimè! quelle labbra che m’avevano dato il santo bacio materno erano tinte, erano tinte! — Che hai? - domandò ella — che cosa posso averti detto di spiacevole? — Nulla mamma, nulla. Io sono un figlio del popolo e ignoro certe raffinatezze. — Ebbene Mariano, parliamo d’altro. Dimmi dei tuoi studi, progrediscono % — Lo spero, mamma. — Che cosa stai facendo ora? — Un quadro simbolico. — Su quale soggetto? — «Grli Orfani.» — Come li raffiguri?<noinclude></noinclude> bbzc9yb8mjkal1e1o8684jk37xhlgzh Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/164 108 844010 3016167 2022-08-03T16:23:04Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude>— In un modo strano forse... sono dei fanciulli perduti in un bosco selvaggio che rappresenta l’u- mana vita... Subito mi pentii d’aver detto questo e com- presi d’essere stato crudele, ma ella non mostrò d’aver capito e rispose soltanto: — Bada di non divagare troppo.. Poi subito soggiunse: —■’ Hai qualche speranza di guadagno? — Fin qui non ho pensato che allo studio. — Tuttavia, se t’affidassi ai negozianti... — E vero, potrei fare degli acquerelli a cin- quanta lire e delle copie di quadri celebri... oh certamente potrei, ma se mi ci mettessi, sono si- curo che il pennello mi cadrebbe dalle dita. Prefe- risco vestirmi male e mangiare peggio, piuttosto che prostituire la mia arte ad uno scopo d’inte- resse... vi sono delle cose sacre, mamma — Sei fiero, — riprese ella sorridendo, — ma colla fierezza si fa poca strada... e allora, dimmi, questo piccolo viaggio a Venezia, t’avrá costato un grande sacrifizio? — Oh mamma, mamma, un sacrifizio dopo che l’ho tanto desiderato! Ella parve commossa, mi strinse a sè con una certa effusione e io le abbandonai la testa ardente in seno fra le trine fragranti e i gioielli, ma quel- l’abbraccio, tanto sospirato, mi dava adesso un senso di arcano dolore. Continuando a seguire il corso dei suoi pen- sieri, ella disse:<noinclude></noinclude> rok6wdkr7l3xfwj96495wats9xxlmh3 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/165 108 844011 3016168 2022-08-03T16:23:08Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> —- Sará necessario ch’io ti risarcisca un poco delle spese che hai fatto per me, vorrei offrirti di più, ma tu accetterai il buon cuore... S’avvicinò quindi ad una piccola scrivania, ne trasse una busta, che certamente era giá stata preparata, e me la porse — Io non sono venuto per mendicare del de- naro! — esclamai in un impeto di ribellione — Sono venuto per vederla e per prendermi quella piccola parte della sua tenerezza, alla quale ho diritto, mamma, null’altro. ^ Mariano... sei... sei collerico come tuo padre! — balbettò ella scoppiando in un pianto dirotto. Allora mi sembrò che il rimorso mi soffocasse, mi gettai in ginocchio dinanzi a lei, le baciai le mani, le baciai il lembo della veste, ma un grande specchio stava in faccia a noi e mentre io studiavo, con ansia, il suo volto per vedervi ri- comparire un dolce, indulgente sorriso, m’accorsi ch’ella vi si mirava per rilevare forse quanto le lagrime l’avessero alterata... Io mi sentivo diventare un giudice inesorabile e avevo ribrezzo di me e della mia suscettibilitá morbosa e pur non ero capace di vincermi... Ella mi sollevò con una certa bontá e accor- gendosi dell’amarezza che mi trapelava nuova- mente dal volto, si sforzò di rasserenarsi e di dirmi qualche amorevole parola ; ma a me parve che nel suo segreto ella attribuisse la cagione del mio turbamento alla goffaggine dell’educazione<noinclude></noinclude> nypafwwtlr4th4rvzmu5pdipygwb5hk Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/166 108 844012 3016169 2022-08-03T16:23:12Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> borghese ; mi parve, Iddio me lo perdoni, ohe si vergognasse un poco di me. La sua voce aveva un accento di benevola compassione non giá l’ardore represso dell’affetto spontaneo; s’ella accondiscen- deva a rivedermi era unicamente per un vago istinto di dovere e di pietá: la sua anima non sentiva alcun desiderio della mia tenerezza, ben me n’ero convinto! Rimanemmo muti entrambi. Ma ella ruppe su- bito il silenzio, domandando ancora: — Dunque non accetti?.... — No, mamma. La ringrazio con tutto il mio cuore, ma non ne ho bisogno. — Come vuoi, Mariano. Bada però di non es- sere troppo orgoglioso.... — mormorò dolcemente. — È vero, sono orgoglioso, mi compatisca! — diss’io con tristezza, sentendo che non avrei mai potuto giustificarmi. — Non se ne parli più. Hai fissato di rima- nere qualche tempo a Venezia?... — Oh no. Devo affrettarmi di tornare allo stu- dio soltanto.... se mi fosse concesso di rivederla ancora una volta..... — Ci pensavo anch’io pensavo ad un altro luogo di ritrovo, perchè qui tu non puoi rimanere a lungo, nè ritornare senza pericolo di dar so- spetto Oh! l’orrore di quell’incontro segreto! — Forse sabato, — continuò ella, i miei figli an- dranno al Lido a far colazione, io diro loro che<noinclude></noinclude> 3hxvxd9x6df6kifdblmbhxug66oxrk3 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/167 108 844013 3016170 2022-08-03T16:23:16Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> non mi sento di seguirli e t’indicherò ove tu possa trovarmi. — Farò tutto ciò ch’ella desidera, — balbettai, — ora è tempo ch’io parta, non è vero? — Sì, ragazzo mio. Noi abbiamo molti cono- scenti qui e se qualcuno giungesse — Ha ragione. Ci abbracciammo un’ultima volta, la lasciai, scesi le scale a precipizio, uscii fuori sulla riva, come un pazzo. Avevo la febbre, m’ardevano le tempia, il cuore mi martellava furiosamente. Il sole mi dava fastidio: corsi a chiudermi in casa, ma quella fredda camera d’albergo mi parve in- sopportabile e dovetti tornare subito all’aperto. Mi sentivo male, la mia mente era confusa, mi sembrava che il cuore si fosse vuotato ad un tratto, sanguinando, e non volevo analizzare me stesso, nè spiegarmi la cagione di quell’affanno. Passai due giorni nella desolazione, errando a caso senza trovar conforto. La prima sera, sulla riva, una voce, nella folla, mi fece sussultare. Era la voce di mia madre. Ella passeggiava tranquillamente in mezzo ai suoi figli, dando il braccio a uno di loro. Io li seguii alcun tempo, a qualche distanza, non visto, nell’ombra, poi do- vetti fuggire. L’indomane, nel pomeriggio, al pontone della Cá d’oro essi salirono tutti sul vaporetto col quale io tornavo dalla stazione. Le panche erano occu-<noinclude></noinclude> 6yd1ssgcfqmh3zebhul8e3vq39lo9lb Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/168 108 844014 3016171 2022-08-03T16:23:20Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> paté e io cedetti il posto a mia madre, come uno ■sconosciuto qualunque. Ell’aveva arrossito nel ve- dermi, io, con uno sguardo, avevo cercato di rassi- curarla Non so come reggessi alla vista di que- gli stranieri che pur erano miei fratelli, di quella donna che pur era mia madre, come sopportassi, io orfano reietto, la visione per me straziante di quella famiglia! Mia madre temeva certamente che mi tradissi. Ma io volli crudelmente rimanere fino all’ultimo, e saziarmene lo sguardo, volli udire le loro voci commiste e vedere i loro reciproci sor- risi e leggere loro in faccia la baldanza della feli- citá. Così, risalimmo insieme per il glorioso Canal grande le cui acque riflettevano, un giorno, dalle facciate degli storici edilìzi, gli affreschi del Ti- ziano e del Griorgione, che in quel sereno pome- riggio rispecchiavano ancor sempre una magìa di forme e di colore. Io vedevo tutto a traverso un velo e la mia anima era torbida e sconsolata. sfc sfc % Più tardi, alla posta, trovai una lettera in cui la mamma mi esortava a recarmi il giorno ap- presso, alle nove del mattino, in piazza dei Santi Giovanni e Paolo ove mi avrebbe senza fallo raggiunto. Aspettavo da più d’un’ora, con un senso d’inesprimibile desiderio, quand’ella com- parve col suo passo cadenzato e sicuro. La sua figura era così snella, così elegante e giovanile da Sembrare quella d’una fanciulla.<noinclude></noinclude> eam6w2fisie7b6oibfypkdn3zvyccap Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/169 108 844015 3016172 2022-08-03T16:23:25Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Ella venne dritta verso di me, senza mostrare alcun imbarazzo e stendendomi la mano disse subito : — Sará meglio che prendiamo una gondola, Mariano. Per buona sorte ne trovai una nel canale vicino. Ella vi discese, chiuse senz’altro le tende del felze e, convinto torse che si trattasse d’un convegno furtivo d’innamorati, il barcaiuolo sorrise, facen- domi impallidire <li sdegno. — Chissá per chi ci prendono ! — disse mia madre, tranquillamente, mentre io soffrivo anche di quel lieve sospetto d’avventura romantica che le alitava intorno. Il gondoliere aveva l’ordine di fare un giro in cittá e di ritornare al punto di partenza e la barca leggera scivolava, scivolava sulle luride acque fra le alte muraglie dei palazzi silenziosi. Ella stava seduta accanto a me e una voce lontana come un tenero ricordo d’infanzia, una invincibile brama di fanciullo mi spingeva ancora follemente fra le materne braccia, avido delle so- spirate carezze; sentivo il bisogno di attrarre la sua testina sul mio petto anelante, di sfogare tutta la piena di quel figliale trasporto: il nuovo im- peto di gioia aveva cancellato dal mio pensiero ogni dubbio, ogni triste esitanza. Ma un rispetto profondo mi frenava; temevo ch’ella potesse farsi meraviglia di quell’appassionato amore di figlio, forse a lei ignoto, e che desiderasse sottrarsi alla 11<noinclude></noinclude> r7m9wtw7khay25v8iikesahg82m6krf Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/170 108 844016 3016173 2022-08-03T16:23:29Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> mia ardente tenerezza, e null’altro osando, le co- privo di baci le piccole mani strette nei guanti bianchi, e la chiamavò, senza fine, col dolce nome che la mia solitaria giovinezza aveva ignorato. Ella sorrideva d’un blando, compiacente sorriso, ma non tardò molto a ritirare le mani e accomo- dandosi, quasi inconsciamente, le trine delle ma- niche, disse con bonarietá: — Tu sei molto impetuoso Mariano: in tutte le cose ci vuole moderazione..... — Mamma, mamma! come può dirmi così ella non sa, ella non conosce i desiderii, i sospiri, i singulti della mia vita travagliata, ella non sa quanto io abbia lamentato e sofferto e pianto. E ora che quest’unico momento mi è concesso, per- chè, perchè non devo poter esprimere tutto quello che ho dentro qui nel cuore, che mi tortura, che mi soffoca Non sono io dunque nulla per lei? non sono come gli altri la creatura delle sue vi- scere e del suo sangue? Che cosa domando io se non la briciola che cade dalla sua mensa, se non una piccola parte di sentimento in tanta dovizia di affetti e di contentezza? — Calmati, calmati, Mariano, te ne scongiuro ! — diceva ella con una certa inquietudine, quello che è avvenuto non può mutare, lo sai. Ciò non toglie che ti voglia molto bene credo anche di avertelo dimostrato in questo momento istesso te lo dimostro — E io gliene sarò eternamente grato, madre mia<noinclude></noinclude> dv29rsjw61i0z89yz2qzjxh5o82nxpk Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/171 108 844017 3016174 2022-08-03T16:23:34Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Sì, ma la tua tempra ardente mi fa paura, sei imperioso, non sei cauto abbastanza, una tua parola potrebbe tradirmi e compromettermi per sempre .... anche ieri mi hai fatto tremare . ... — Ho mancato, lo sento, dovevo allontanarmi ma non potevo, ero incatenato — Hai fatto male, Mariano, e dovresti meglio comprendere i riguardi che mi devi.... Ella m’amava, lo aveva detto, ma il suo affetto era dominato dalla ragione, dall’opportunismo, dalle esigenze sociali, e la mia folle brama di vederla somigliava all’indiscrezione d’un estraneo Un singhiozzo disperato mi strozzava la gola e la gondola continuava a scivolare sulle luride acque dinanzi alle alte muraglie dei palazzi silenziosi. Finalmente mi sovvenni d’essere uomo, com- presi la stoltezza della mia folle illusióne e, raccò- gliendo tutta l’energia rimastami, frenai le lagrime che mi bruciavano le guancie, soffocai l’angoscia che mi torturava, mi sforzai d’apparire tranquillo e risposi con quiete alle domande ch’ella mi andava rivolgendo, forse per distrarmi. Erano domande vaghe, un po’ frivole forse e io le ascoltavo con uno scoramento profondo. Ad un tratto, ella disse, guardando il suo pic- colo orologio: — È trascorsa un’ora, Mariano, ove siamo ? Io scostai la cortina. — Presso al punto di partenza, mamma, alla piazza di San Giovanni e Paolo.<noinclude></noinclude> byde2hwigiks7q5bjwe9yv28de9fbt7 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/172 108 844018 3016175 2022-08-03T16:23:38Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> —. Sará bene ch’io scenda, i miei figli potreb- bero tornare Prima che uscissi, per aiutarla, ella mi baciò,, mi fece qualche raccomandazione convenzionale, s’asciugò sulle ciglia una lagrima fuggevole. — Dobbiamo lasciarci, Mariano, e chi sa quando ci vedremo ancora ... —- mormorò ella risalendo nella piazza. Io la seguii senza rispondere e volli accompa- gnarla per un breve tratto ma, avevamo fatti ap- pena pochi passi, quando apparvero da lontano, i tre giovani Sálgari. Essi ci avevano giá scorti. 10 la interrogai collo sguardo ; ella disse rapida- mente : — Rimani e sii prudente. Sorpresi di vederla con un estraneo, i tre fi- gliuoli s’affrettarono incontro alla madre: — Faceva tròppo vento al Lido! .... Siamo tornati subito.... De Rozas ci ha detto ch’eri ve- nuta da questa parte.... T’ha riconosciuta in di- stanza! — esclamarono tutti insieme. Ella li salutò affettuosamente, appena appena turbata dal pericolo, e disse, con franchezza, pre- sentandoci a vicenda: I miei figliuoli... Maurizio, Cecilia, Evelina... 11 signor Adriano Delfiore figlio d’un amico di mio padre. Ci siamo incontrati qui in piazza Le due fanciulle scambiarono un sorriso. Mau- rizio Sálgari, un giovanotto molto elegante di diciannov’anni, diede subito un’occhiata. poco be-<noinclude></noinclude> pnvy55hxqo09jtpj3yn9cltamdzdvd1 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/173 108 844019 3016176 2022-08-03T16:23:42Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> nevola alla mia persona modestamente vestita, poi mi stese la punta delle dita ch’io appena toccai. Dovevo essere pallido come un morto. — Se non m’inganno, il signore si trovava ier- sera sul vaporetto e tu forse non l’avevi ravvi- sato? — domandò una delle due fanciulle. — Difatti, Evelina. Ci pareva ad entrambi di conoscerci ma lo credemmo un errore, non è vero, signor Adriano ? . . . . Io chinai la testa smarrito, e Evelina mi guardò con una certa curiositá. Era ancora adolescente e dalla sua fisonomia gentile, dai suoi occhi grandi e azzurri spirava una delicata bontá. Anche il suo sorriso mi parve be- nevolo c un senso di fraterna tenerezza mi toccò il cuore. Non era mia sorella ? non erano tutti fra- telli miei? Ma la madre, la madre nostra trovò il coraggio di dirmi : — Ella intendeva visitare la chiesa, non è vero ? non vorrei che indugiasse per noi.... |— Non andiamo tutti a San Giovanni e Paolo ? — domandò Evelina. — Oggi no, bimba mia. Io ci fui poc’anzi e mi sento stanca. — Se permette, signora, mi ritiro, — diss’io con la voce strozzata. — Quando... quando tornerá a Milano ? — chiese mia madre, ingiungendomi collo sguardo, di non contradire a quella domanda che aveva lo scopo di disperdere le mie traccio.<noinclude></noinclude> 5gr2t1pes4pvbgn7uz3vvrj5jdw8pkm Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/174 108 844020 3016177 2022-08-03T16:23:46Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Partirò domani, — risposi laconicamente, con un brivido d’orrore per la menzogna alla quale non ero capace d’associarmi. Ella mi porse la mano, io le diedi tremando la mia, la diedi ai miei fratelli, m’allontanai vacil- lante, colla mente in disordine. L’uomo può rassegnarsi a qualunque disillusione ma il dolore d’aver perduto la fede nella propria madre è un dolore mortale. L’universo m’appariva scolorato, tutto mi si oscurava dinanzi, le più dolci speranze della vita sembravano sommergersi in un mare di dubbiezze, e la donna che avevo tanto sognato anch’essa nei miei vaneggiamenti giovanili, discendeva, discen- deva, nella fosca caligine dell’ incredulitá. Dal fondo dell’esser mio io sentivo sorgere ribelli pen- sieri. io sentivo il freddo cinismo minacciare e invadere la mia ragione. Mi ridussi spossato all’albergo e, come la notte in cui avevo inteso per la prima volta che mia madre era circondata da un’altra famiglia, mi buttai sul mio letto, in un impeto di desolazione e piansi tutte le lagrime degli occhi miei. E come allora, verso l’alba, il desiderio di vederla aveva assorbito e vinto tutte le mie pene, così adesso, ad un tratto, una visione confortatrice mi apparve, e la serena e onesta figura di Anna Jorio s’im- pose alla mia esaltata fantasia, con un’efficacia salvatrice. Sentivo ch’ella sola avrebbe potuto re- dimere la mia anima dall’oscuritá profonda in cui<noinclude></noinclude> ppu5oh6711zmepwppibup7iqqjax5d6 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/175 108 844021 3016178 2022-08-03T16:23:50Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> era caduta, ma io non avevo più riveduto Anna, non mi rimaneva più alcuna speranza d’incontrarla e le mie circostanze mi costringevano a partire il giorno seguente. Mi pareva che nè la natura nè l’arte avessero più il potere di consolarmi, nonpertanto un senso di dovere mi trasse in alcune chiese, alla scuola di San Rocco e al palazzo Labia perchè non vo- levo partire da Venezia senz’avere portato il mio umile tributo d’ammirazione ai nostri grandi. Sce- glievo i rii più ombrosi, le vie più remote, agitato dal timore d’ incontrarmi colla famiglia Sálgari. Mi pareva che non avrei più avuto la forza di sop- portarne la vista. Dopo il mezzogiorno un istinto strano mi ricondusse all’Accademia che avevo vi- sitato una volta al mio arrivo. Entrai nel primo salone grande e con un improvviso smarrimento vidi Anna che stava contemplando, in fondo, il quadro di Jacobello del Fiore. Eli’era assorta in quella contemplazione, coll’estasi mistica che dá a certe donne l’arte dei primitivi, e io non osai tur- barla. Soltanto quando si mosse m’avvicinai. Mi salutò gravemente, ma il suo sguardo ebbe un raggio d’infinita dolcezza. _ Vede — diss’io, è proprio il destino che mi ha condotto qui presso di lei, è il cuore che m ha guidato .... Mi permette di esserle compagno in questa sua visita alle cose gloriose del passato, poich’ella arriva, non è vero? r- Sì, arrivo.<noinclude></noinclude> rmodhsnvew3ttoiviguw2p48hb7g3wm Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/176 108 844022 3016179 2022-08-03T16:23:54Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> L’Accademia era quasi vuota ; salimmo insieme a quella specie di tribuna ove domina l’Assunta» Io guardavo il Miracolo di San Marco ma la fan- ciulla si volgeva spesso verso le divine Sante del Carpaccio. Dinanzi a quei grandi quadri noi ci comuni- cammo molte idee. Figlia d’un artista ella stessa, Anna aveva una intuizione sottile del bello e il suo gusto per le cose elette dell’arte, s’era squisitamente raffinato fra le malinconie feconde d’una giovinezza dolo- rosa. M’era noto il fascino ch’esercitavano su di lei gli spettacoli della natura, adesso la vedevo esta- siarsi davanti alle opere dei grandi antichi e la sua anima candida e ardente di nobili aspirazioni, si rivelava così chiara agli occhi miei che mi pareva di leggervi come in un libro prezioso. Guardammo insieme e studiammo diverse me- ravigliose opere d’arte: la Presentazione al Tempio che restituita al suo primo posto di tanto s’avva- lora, il Cristo di Cima da Conegliano, le ancone dei Vivarini, le Madonne di Gian Bellino, i pa- stelli di Rosalba. Anna era stata la mattina nella chiesa di Santa Maria Mater Domini a vedere la Santa Cristina di Vincenzo Catena che nel suo celestiale rapi- mento sembra illuminare il piccolo tempio d’una fiamma d’amore, e adesso aveva collocato la sua seggiolina dinanzi alla dolcissima Sant’Orsolá del Carpaccio che reggendo soavemente con una mano<noinclude></noinclude> ka83y5sbt42meuhb5auj9v46c1geh43 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/177 108 844023 3016180 2022-08-03T16:23:59Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> la pura fronte, circondata da una treccia bionda, posa tranquilla sul casto guanciale e sogna forse il martirio che il fulgente angelo sta per annun- ziarle. — Vede, mi diceva Anna, la spirituale bellezza, di queste due Sante, in tanta meraviglia di cose grandi, mi tiene un impero sull’anima: il senti- mento, non è forse la potenza più durevole nel- l’arte ? Eravamo soli, nella sala del Carpaccio. Io lessi ad Anna la leggenda di Jacopo da Yaragine, poi ci trattenemmo ancora discorrendo, ella seduta, io in piedi presso di lei. E a poco a poco accadde che, nel ragionare su quella sua domanda, si ve- nisse ad un colloquio più confidenziale. Io mi sentii convinto di lei come d’una luminosa veritá ; una tenerezza infinita mi prese e il mio cuore esulce- rato effuse abbandonatamente il proprio affanno: io narrai alla cara creatura tutta la mia storia, l’amara storia che a nessuno avrei voluto confidare. Anna sollevò verso di me gli occhi umidi di pianto, senza proferire parola. La sua tacita pena mi consolava. Poi, ella pure raccontò tutto il pas- sato dell’orfana sua vita e gli studi compiuti fra gli stenti e il tormento di quella sua incompresa missione d’educatrice, fra bambini viziati, in casa di gente altera e fredda. A Venezia era venuta, durante le sue brevi vacanze, per salutare una vecchia amica della sua famiglia, per sodisfare un vivo desiderio di diletti intellettuali.<noinclude></noinclude> 3es5hwu2hbxo68hhzkl9dq7qwhry9dg Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/178 108 844024 3016181 2022-08-03T16:24:03Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> La confidenza larga, sincera andava con effu- sione crescente dall’una all’altra delle anime nostre all’improvviso affratellate nella vasta solitudine del mondo. Mi pareva che il mio dolore, passando nell’anima innocente della fanciulla, si depurasse di tutta la parte più terrena e più colpevole. Oh sì ! innocente e pura ella era come il giglio del campo, ma non ignara dell’umana miseria; severa con sè stessa ella sentiva quella generosa pietá del fallire altrui che è la virtù degli animi superiori. Da lei ho imparato a non giudicare mia madre. Da lei ho imparato a rispettarne in silenzio la memoria. # {{asterism}} Quando tacemmo, paghi dell’intimo, grave col- loquio, ci si affacciò una luminosa visione. Non avevamo mai amato e dinanzi a noi era la gran- dezza infinita dell’onesto amore. Ma la minaccia della prossima separazione ci fece rabbrividire en- trambi. Allora io dissi: — Anna, Anna, si ricorderá ella di me ?... — La ricordanza è uno dei migliori beni — mormorò la fanciulla L’Accademia ormai si chiudeva, dovevamo uscire. — Andiamo all’aperto. Anna, andiamo a con- templare insieme il cielo di Venezia, torniamo al Lido a vedere il tramonto, non m’abbandoni, per caritá, non m’abbandoni !...<noinclude></noinclude> muq3o8i5kv1wj3g55xijro2fj1w8kj2 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/179 108 844025 3016182 2022-08-03T16:24:07Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Ella mi guardò dolcemente mentre scendevamo le scale e disse con risolutezza. — Io non posso venire con lei al Lido... — Non mi ritiene degno d’accompagnarla ? — Non lo dica nemmeno — Dobbiamo dunque lasciarci imporre dal con- venzionalismo sociale ? Le anime nostre non sono diverse dalle altre ? non l’abbiamo detto poc’anzi ! — Ah sì, Giuria, molto diverse! — E allora, ci lasceremo così ? Anna, Anna ! Ella mi guardò con tristezza. — Senza una parola, Anna, senza una spe- ranza ? — Facciamo un po’ di strada insieme, — dis- sella allora pietosamente, avviandosi verso il ponte dell’Accademia. Io la seguii, e assorti nel nostro colloquio, giungemmo fino alla piazza di San Marco. In mezzo ad una folla di forestieri, la banda suonava, in quel momento, l’intermezzo funebre del Crepu- scolo degli Dei. La musica mi parve straziante. Avevamo entrambi gli occhi pieni di lagrime. Lei, la donna, la più forte pronunciò la parola decisiva : — Addio, Giuria. — Mi chiami almeno Mariano !... — Sì, Mariano.... addio.... che il Signore l’accompagni. — Mi consente di chiederle una cosa, in que- st’ora suprema? Ella annuì collo sguardo.<noinclude></noinclude> 4bpkkp2e1vnggt4aanklfkyp1ckign3 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/180 108 844026 3016183 2022-08-03T16:24:11Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Non qui in mezzo alla gente, fra tanti sco- nosciuti che ci guardano... Entriamo nella chiesa J di San Marco, non sará una profanazione. Anna non volle negarmi quest’ultima conten- tezza: ella s’avviò verso la basilica e io la seguii. Il bellissimo tempio era quasi deserto e nella mite penombra la lampada ardeva dinanzi all’altare. Io presi la fanciulla per la mano e le domandai con voce tremante: — Anna, ella mi ha detto che la sua anima è sola ? — Molto sola. — Non v’ha dunque nessuna più intima affe- zione, nessun vincolo che la lega alla vita ? — No, Mariano. — Siamo soli entrambi, Anna. Non potrò io guardare incontro al mio avvenire con una lontana speranza ?.... non mi concede questo conforto, l’unico ch’io mi abbia ? Ella mi rivolse le sue pupille nere, velate, con una muta interrogazione. — Anna, mi vuole un po’ di bene?... — Usciamo di qui, Giuria; questo è il tempio del Signore. — Non è nel tempio del Signore che si fanno i voti più sacri? vede Anna, noi siamo due soli- tari perduti nel mondo.... la sorte volle che c’in- contrassimo, ella per consolarmi, io per conoscere il benefizio della sua pietá. Ella pianse delle mie afflizioni, ella ebbe misericordia del mio spirito esa-<noinclude></noinclude> q1lztzt3feqsg7pbfsz8szhoh8y43ze Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/181 108 844027 3016184 2022-08-03T16:24:16Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> cerbatò, io penetrai collo sguardo desioso di pu- rezza entro il dolce mistero della candida sua anima, io vi lessi delle divine gioie... A me pare di averla sempre conosciuta, Anna, io l’ho sempre veduta nel mio pensiero, ella era il sogno della mia triste- giovinezza, ella è l’ardente visione dei miei ven- tanni .... ella non è Anna Iorio.... per me è la donna che in* se i più grandi affetti accoglie in cui rifulge una spirituale maternitá.... — Siamo in chiesa, Mariano, mormorò la fan- ciulla molto commossa. — Lo so, lo sento. Non tema. Una domanda ancora prima di lasciarci ! Mi consente di lavorare con una fede inspiratrice nel cuore?.... il ricordo di lei, Anna, infiammerá il mio intelletto, ravvi- verá la mia fantasia troppo turbata.. Avevo cessato di credere nella virtù e se non l’avessi incontrata, Anna, forse, mi sarei perduto. — Oh Mariano ! mi lasci pregare ! — e s’ingi- nocchiò sul pavimento. Io le rimasi dappresso col cuore in tumulto. Dopo un lungo raccoglimento la fanciulla s’alzò, mi stese la sua manina, balbettando con tremula voce: — Lavoreremo entrambi. — Sì, Anna, lavoreremo. Apparteniamo al nu- mero dei lavoratori. E mentre saremo material- mente lontani, ahimè ! quanto, quanto lontani ! l’affettuoso pensiero saprá ricongiungerci evocando l’ineffabile visione del ritrovo. Non è vero, Anna?<noinclude></noinclude> chq97j03otuv23fj1wuw4n867v9rtxg Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/182 108 844028 3016185 2022-08-03T16:24:20Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Ella non rispose, ma i suoi occhi grandi, dolci e fedeli dissero con un casto sguardo la tenera, consenziente parola. Poi volle partire. La notte non era lontana. L’accompagnai, per suo desiderio, soltanto fino alla porta della chiesa. Anna mi rivolse l’ultimo saluto, s’allontanò e scom- parve nella penombra, portando seco il mio cuore, tutta la mia vita. {{asterism}} Questo è il racconto che mi lece Mariano Giuria in un giorno di confidente abbandono.<noinclude></noinclude> 6nc3doqchebl1nhiiquxfdw8nfkyec9 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/183 108 844029 3016186 2022-08-03T16:24:24Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude><noinclude></noinclude> 2f8fvf5emj53iy92n72do4g2xlq5v6f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/184 108 844030 3016187 2022-08-03T16:24:28Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude><noinclude></noinclude> 2f8fvf5emj53iy92n72do4g2xlq5v6f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/185 108 844031 3016188 2022-08-03T16:24:33Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Nella prima giovinezza, Curzio Alvise ed io, eravamo stati intimi amici, poi gli studi ci ave- vano divisi: egli seguiva a Firenze un corso di belle lettere, io frequentavo un’ Universitá tedesca per poter restare in Germania quale assistente in una clinica medica. M’era pervenuta, a Berlino, la partecipazione del suo matrimonio con la signo- rina Subeiras, ch’io non conoscevo; avevo letto nei giornali italiani qualche recensione lusinghiera intorno ad un suo dramma; poi il silenzio episto- lare, nella lunga lontananza, m’aveva fatto per- dere le sue tracce. Ma la memoria d’Alvise viveva nel mio cuore col desiderio degli antichi confi- denti colloqui. Tornato stabilmente in Italia, mi affrettai di cercarlo, e mi dissero ch’egli dimorava in Piemonte, nella villa Subeiras presso N... Man- dai alcune righe a quell’indirizzo e egli mi rispose con un breve telegramma : — Vieni, sono solo. Curzio Alvise era figlio d’una gentildonna de- 12<noinclude></noinclude> mpt1bmcuuzkzlnd59yhbq1i4ewezd8y Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/186 108 844032 3016189 2022-08-03T16:24:37Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> caduta e d’un popolano salito in buona condi- zione per virtù del suo ingegno, o accoppiava l’energia incorrotta dell’uomo primitivo all’innata cortesia del patrizio. Sognatore inquieto ma riso- luto all’opera, tempra imperiosa e ribelle al con- venzionalismo, egli possedeva il fascino di certe vergini nature in cui l’individualitá del carattere rifulge limpida e geniale, fra le battaglie dello spirito, i focosi ardimenti, e la nobiltá delle riso- luzioni estreme. Come l’intelletto, così chiara egli aveva la fronte ben disegnata dai capelli neri fqlti e ric- cioluti; sulle labbra tagliate superbamente, come un modello di scuola, era una lanugine lieve; ne- gli occhi grandi e grigi, uno sguardo lontano che rispondeva all’intemo sogno, che destato all’atten- zione delle cose, si faceva all’improvviso acuto, sfavillante; in tutto il volto d’un colore bruno e sano, un’irradiazione di virile bellezza varia quanto il pensiero. Dal padre egli aveva ereditato la vigoria del corpo alto, forte e snello, dalla madre la grazia delle forme. Le poche persone ch’egli veramente amava su- bivano, senza volerlo, il più dolce impero, perchè alla sua indifferenza sdegnosa verso il mondo egli sapeva contrapporre, negli affetti d’elezione, un ap.- passionata intensitá di sentimento. Durante il viaggio, io pensavo con piacere a quest’amico dei miei vent’anni, fra tanti prescelto,<noinclude></noinclude> 0hvq05qosngiy6vr3yi6fzllmkmhixt Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/187 108 844033 3016190 2022-08-03T16:24:41Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> ne rivedevo con lo spirito impaziente, la simpatica figura. Quando scesi alla stazione di N..., ove dovevo prendere una carrozza per recarmi a Villa Su- beiras, un uomo, sul fiore degli anni, ma d’aspetto sofferente, vestito di nero e coi capelli un po’ briz - zolati, mi si avvicinò, stendendomi le braccia. — Andrea! — Curzio! Sei tu! — Son io. Non mi riconosci più eh? È di gran tempo che non ci vediamo! Alvise mi sembrò difatti molto mutato. Il suo volto così baldo un giorno di ardente giovinezza era assorto in una severa concentrazione, gli occhi conservavano il lóro sguardo or distratto, ora sfa- villante, ma sull’ampia fronte, fra i sopraccigli un pensiero fisso, angoscioso forse, aveva tracciato una piega di dolore. Egli m’accolse con affetto, evitando di parlarmi di sè, chiedendo invece con premura delle cose mie. Alcuni minuti dopo, correvamo insieme in un elegante landò, lungo vie polverose, nella vasta pianura fertile di messi ondeggianti. In capo ad un’ora apparve, fra i campi, una macchia pitto- resca d’alberi e di grandi cespugli e i cavalli si fer - marono dinanzi ad un cancello dalle punte dorate sul quale stava scritto con grandi lettere : Villa Emilia. Vedendomi intento a quel nome, egli disse semplicemente :<noinclude></noinclude> h8kz0g9362ytijaqtpn08lvsa5f1awr Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/188 108 844034 3016191 2022-08-03T16:24:45Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Era la mia signora. — L’hai perduta? — Perduta. — La molto tempo? — Sono due anni. Le sue risposte laconiche non mi permisero di interrogarlo più oltre. Intanto avevamo preso un lungo viale di tigli in fondo al quale appariva la facciata grigia della villa. Era una costruzione di buono stile, arieg- giante il castello medioevale. Il largo fosso che una volta la circondava era stato colmato di terra e ridotto ad uso di giardino. La carrozza s’inoltrò, passando sugli avanzi di un antico ponte levatoio, in un porticato che met- teva al cortile interno tutto verde di rosai rampi- canti, i quali salivano fino alle finestre, circon- dando le persiane di fiorite ghirlande. Smontammo e, subito, Curzio m’introdusse nell’appartamento a terreno, ch’era adesso, oltre i quartieri dei dome- stici, l’unica parte abitata della casa. Vidi una camera da letto di stile antico, un gabinetto da bagno, un ampio studio e un salotto messo con femminile eleganza. In un angolo di questo, sovra un tavolino, era un paniere con entro non so qual ricamo cominciato. Scorgendo nel mio sguardo un’altra involontaria domanda, egli spiegò brevemente : — Era il lavoro d’Emilia, qui è rimasto tutto al medesimo posto.<noinclude></noinclude> akig1r7qd2hu11ow7khh375ceczas9h Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/189 108 844035 3016192 2022-08-03T16:24:51Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Poi aperse una bellissima porta di nóce scol- pito, e subito soggiunse: — Questa è la biblioteca di casa Subeiras: vi troverai molte cose interessanti, anche delle opere moderne di medicina Ma lascia che prima ti conduca al tuo alloggio. Salimmo la bella scala di marmo scuro e, infi- lando dei larghi corridoi, giungemmo all’ala destra ove Un cameriere vestito di nero ci aspettava. Trovai due stanzette deliziose. Affacciandomi alla finestra, sentivo l’olezzo d’una pianta di gelsomino azorico che allargava i suoi rami, tutti stellati di bianche corolle, sulla facciata; vedevo, nel sotto- stante giardino, le aiuole color di fiamma dei ge- rani e delle begonie e fra due gruppi di quercie secolari un lembo d’orizzonte ove la linea verde della pianura si perdeva nel cielo. — Tu ami molto i fiori? — io chiesi. — Non so... Ho forse imparato ad amarli e sono avvezzo a vederli... Emilia li coltivava con pas- sione. Ciò che li abbellisce ai nostri occhi è senza dubbio il gentile rapporto ch’essi hanno con la donna... T’aspetto nel parco — riprese egli, tron- cando in fretta il discorso. Quando scesi, Curzio fumava all’ombra di un platano gigantesco, con un bellissimo cane danese accovacciato ai piedi. In un boschetto, á poca di- stanza, un cameriere stava preparando la tavola. Desinammo così all’aperto, uno in faccia all’altro. — Dunque tu vivi qui proprio solo? —■ osai dqmandargli.<noinclude></noinclude> 3qq4r9kxm0h2pht0m83ln5bwwikqsd6 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/190 108 844036 3016193 2022-08-03T16:24:55Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Solo, sempre. Questo cane è il mio fido com- pagno. — Lavori? — Quando posso, quando sono tranquillo... spe- cialmente la notte. — Una commedia? — No, sto scrivendo un romanzo. Io temevo che la mia presenza potesse disto- glierlo dalle sue occupazioni, ma egli mi pregò di restare qualche tempo con lui. — Voglio confidarti la mia storia — diss’egli ma non oggi, nè domani... Intanto egli mi mostrò la villa con tutte le sue adiacenze, il parco, la serra, le fattorie, le cascine. Nato con un’anima d’artista e con una forte ripugnanza alle cose positive, egli abbandonava la cura dei suoi beni ad un onesto amministratore, esigendo soltanto che intorno a lui tutto proce- desse come nel passato, che il giardiniere colti vasse con la stessa solerzia gli alberi ed 1 fiori, che le persone di servizio attendessero con la stessa scrupolosa esattezza all’ordine della casa. All’entrata del paese d’Arvaz, il più prossimo alla villa, sorgeva da un anno un asilo infantile che la signora Alvise, nel suo breve testamento, aveva pregato il marito di far erigere e al quale egli dedicava indefesse cure. Un giorno Curzio mi condusse anche nel cimi- tero del paese ov’era la tomba di casa Subeiras ; m’additò un semplice cippo, adorno di freschi fiori,<noinclude></noinclude> 1u5mb2smzgato8dvjwe0894uj5254hx Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/191 108 844037 3016194 2022-08-03T16:24:59Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> con una breve e severa epigrafe in memoria d’E- milia Alvise de Subeiras. Essa finiva con le pa- role del rito nuziale : — Quod Deus conjunxit homo non separet. — Ha voluto essere sepolta qui — mi disse — accanto ai suoi cari e presso la chiesuola ove sposammo. — Ella t’amava molto? — Molto. Grli occhi di Curzio erano fìssi, con una strana intensitá, sul piccolo sepolcro. — Non ne fui degno... — continuò egli, come fra se. — Ti farò la mia confessione. Non ne ho mai parlato con nessuno. Ma non ebbe mai la forza di narrarmi la sua storia. Una sera mi portò un rotolo di carte. — Ecco — disse — ho scritto minuziosamente, quello che mi sarebbe impossibile di raccontare. L’ho scritto per te, mi sono aperto e confessato perchè tu mi giudichi e mi condanni. La notte, chiuso nelle mie camerette, io lessi con attenzione il racconto che fedelmente tra- scrivo cambiando soltanto i nomi. {{asterism}} Venivo da Firenze, per raggiungere mia madre a Torino, quando, in un giornale, dimenticato da un viaggiatore nel mio compartimento, mi cadde sottocchio l’avviso di concorso per il posto che<noinclude></noinclude> btvhl16ag5h0nvzialhxz8ehx2qr8q2 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/192 108 844038 3016195 2022-08-03T16:25:04Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> occupai presso il padre d’Emilia, qui nella villa. Si trattava di riordinare una biblioteca di circa 10,000 volumi e buon numero di codici ch’egli aveva ereditato da un suo fratello, uomo di scienze morto a Parigi. Il lavoro era lungo e non poteva durare meno di due anni, ma siccome la perdita prematura di mio padre ci aveva lasciati in con- dizioni poco buone io non esitai a offrire 1 miei servigi al signor de Subeiras e accolsi, con gioia la notizia ch’egli m’aveva prescelto fra diversi concorrenti. Un mese dopo, misi il piede per la prima volta in questa villa ove m’aspettava, invece d’un semplice compito letterario, l’arduo problema del mio destino. La famiglia non si componeva che di tre per- sone: l’ex banchiere Filippo Subeiras, la sua fi- gliuola Emilia, fanciulla di vent’anni e la signora Alwine Fruhman, signora tedesca e un po’ an- ziana. Un’epidemia difterica avendo rapito quasi Con- temporaneamente, al signor Subeiras la moglie e due figliuoletti, egli s’era ritirato con la figlia su- perstite in campagna per vivere, in silenzio, di quell’unico affetto e del suo dolore. Alwine, la dama di compagnia, non aveva esitato a seguire nella solitudine quei poveri derelitti e a dividere un’esi- stenza dedicata in gran parte all’esercizio della caritá. Informato di questi particolari, io partii per villa Subeiras coll’animo predisposto a trovarvi un<noinclude></noinclude> lte87n3bujis7yfw6kil6o3dycg1vuo Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/193 108 844039 3016196 2022-08-03T16:25:08Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> ambiente piuttosto serio, ma l’immaginazione fu di gran lunga superata dalla realtá. Quando giunsi, in un nebbioso giorno d’au- tunno, padre e figliuola stavano giuocando agli scacchi, dinanzi al caminetto, e Fráulein Fruhman. lavorava per i poveri accanto a loro. L’accoglienza gentile ma compassata mi fece provare, subito, un senso d’arcana mestizia. Filippo Subeiras non era privo d’ingegno, ma, égli aveva impiegato tutte le sue facoltá mentali nell?onesta speculazione e adesso le dedicava da buon dilettante a continui e fortunati esperimenti agricoli sulle sue terre. Conservatore ostinato, s’occupava di politica e di scienze sociali solo per trovare sempre nuovo argomento ai suoi instanca- bili rimpianti del passato, alla sua acerba disappro- vazione del presente, al suo invincibile terrore del futuro. Ma se l’intelletto di Subeiras era chiuso al sen- timento della bellezza e dell’arte, egli confessava però volentieri la propria ignoranza e quest’è un merito che pochi possono vantare. Emilia amava suo padre d’una tenerezza svi- scerata, governava la casa con precoce accorgi- mento, faceva dei lavori meravigliosi ed era una appassionata cultrice di fiori. D’indole ordinata, paziente, riflessiva, ell’aveva saputo trar profitto dai suoi modesti studi e possedeva delle solide cognizioni, ma parlava poco e sempre sopra sog- getti familiari. Severa, anzi un po’ intransingente<noinclude></noinclude> 7o8vklhzwgd8yirqb3er2xkcfzjokoe Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/194 108 844040 3016197 2022-08-03T16:25:12Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> nei principii, temperava quella naturale rigidezza <con una saggia ed efficace bontá, coi nobili istinti dell’animo compassionevole e incline al sacrificio. Solo dinanzi alla ingiustizia e alla menzogna ve- niva meno il dolce riserbo di Emilia. Una volta, in mia presenza, entrò in una violenta collera, perchè una cameriera aveva mentito, ma seppe subito reprimere lo sdegno con la pietá. A tutti il suo cuore era prodigo d’attenzioni cortesi ; ne facevo io stesso l’indiretta esperienza: la sua per- sona, nondimeno, non esercitava sopra di me la più lieve attrattiva. Alwine era la creatura più originale che avessi mai incontrata. Più che renitente, refrattaria allo studio della lingua italiana, ella parlava quasi sempre il tedesco o l’inglese. Molto alta, d’una ma- grezza eccessiva, con mani e piedi più grandi del vero, la sua figura era dominata da un naso enorme sul quale, a conforto dell’esagerata miopia, certi occhialoni azzurri avevano messo stabile dimora. Ella raccoglieva sulla sommitá della testa, in un povero ciuffo, i suoi radi capelli rossicci e aprendo la bocca mostrava due file di denti lunghi, spor- genti e d’un abbagliante bianchezza. Ma su quella bocca il sorriso era soave com’era soave l’anima d’Alwine ; dai piccoli occhi, sotto le lenti, parlava un vivo intelletto d’amore. Io ero troppo giovane, troppo inesperto per ap- prezzare le qualitá dello spirito disgiunte dai pregi della forma esterna. Vivevo concentrato nelle mie<noinclude></noinclude> gljbzy7rvopbc53ul3rfy1wx0iua2d3 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/195 108 844041 3016198 2022-08-03T16:25:16Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> occupazioni, attendendo, nelle ore libere, ad uno studio sulla commedia italiana nel seicento, per il quale la biblioteca mi forniva valide notizie. La sera si raccoglievano nella villa gli alti fun- zionari dei paesi vicini, qualche sindaco di buona famiglia, un paio di sacerdoti, il medico, alcuni signori dimoranti in campagna. Durante quelle riu- nioni Emilia mi guardava, di tratto in tratto, con una certa insistenza, ma mi rivolgeva di rado la parola ; due o tre volte, però, mi chiese con grande interesse di mia madre, e a Natale, quando andai a Torino per salutarla, volle che le recassi una focaccia fatta proprio con le sue mani. Dicevasi, in quel tempo, che la mano della si- gnorina Subeiras, la quale portava seco un ric- chissimo patrimonio, tosse ambita da molti più o meno sinceri ammiratori. Io ne vidi comparire parecchi alla villa e partirsene senza speranza : Emilia non voleva abbandonare suo padre. Mi trovavo da sei mesi circa, in casa Subeiras quando il signor Filippo, còlto in mia presenza, da sincope cardiaca, stramazzò al suolo e spirò fra le braccia della sua atterrita figliuola, lasciandola sola al mondo. L’infelice fanciulla desto in me una viva compassione, e non potendo offrire mi- glior conforto al suo tacito dolore, vegliai insieme a lei la salma ch’ella aveva pietosamente composta tra i fiori. Straziata, ma sempre presente a se stessa, Emilia dava prova d’una mirabile fortezza d’animo.<noinclude></noinclude> lsdwqs76n801y4f6aagcbe7gxm8egtc Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/196 108 844042 3016199 2022-08-03T16:25:20Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> IJn vecchio cugino lontano che Subeiras aveva scelto quale esecutore delle sue ultime volontá, venne a stare qualche tempo nella villa e mi co- municò il desiderio della signorina ch’io condu- cessi a termine il lavoro iniziato. Non ebbi il co- raggio di rifiutarmi, ma domandai un mese di ri- poso, non sembrandomi opportuno di rimanere in casa Subeiras in quei momenti di sì grave lutto. Quando vi ritornai, Emilia era sola con Fraulein Alwine ; a me era stato assegnato un bell’appar- tamentino di tre stanze, nel quale, un cameriere, addetto alla mia persona, mi serviva anche nelle ore della mensa. Tolta qualche escursione nelle cittá vicine, vi- vevo solitario come un trappista, e i convegni della sera non contribuivano certo a distrarmi. Dopo aver adempiuto ai più stretti obblighi della convenienza, Emilia pareva concentrarsi nel lavoro ■per i poveri, al quale attendevano con lena instan- cabile, quasi febbrile, le sue piccole mani, ma in realtá, ella stava tutta raccolta nel culto ardente e geloso della propria afflizione. Soltanto qualche volta io sentivo ancora posarsi sovra di me il suo sguardo con un’espressione di curiositá benevola, quasi di muta domanda. Era trascorso un anno. Il riordinamento faticoso della biblioteca volgeva al termine e, siccome un lontano parente di mia madre, morto in quel<noinclude></noinclude> 0wdrci1q29kzu2ac70sfuw1c3wx9hl6 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/197 108 844043 3016200 2022-08-03T16:25:24Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> frattempo, aveva pensato, con atto generoso, a procurarmi una modesta ma sicura indipendenza, avido di libertá, io raddoppiavo il lavoro, divi- sando di lasciare la villa fra poche settimane. Accadde allora un fatto strano e decisivo per il mio avvenire. Qualche volta, per un’antica consuetudine, do- vuta al desiderio amorevole del signor Filippo, lavoravo in giardino. Un giorno d’aprile, mentre stavo decifrando certe pergamene interessanti per l’archivio di famiglia, in un capanno giá tutto vestito di verdura, mi vidi comparire dinanzi la signorina de Subeiras, sola. Credevo avesse a chie- dermi, come talvolta soleva, un qualche consiglio intorno alle sue letture, ma, al contrario dell’usato, ella si mise a sedere nella poltroncina che sempre indarno le offrivo e alle mie parole : — In che cosa posso aggradirla, signorina? — rispose con voce tremante : — Dovrei parlarle. Nelle aiuole fiorivano a gara i giacinti, i tuli- pani e i narcisi; fra i boschetti si nascondevano le fragili corolle degli anemoni ; intorno a noi era tutta una fragranza di viole, un fremito di prima- vera gioconda. Io posai il codice che m’era rimasto fra le mani sul tavolino e ritto dinanzi a lei mi misi in ascolto. Ella comincio con grande titubanza. Jt colloquio che sono venuta a chiederle, Alvise, è molto grave e può avere una notevole influenza sulla mia vita<noinclude></noinclude> lqxo433zq63rt0pqdwekxoyjcvaccs6 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/198 108 844044 3016201 2022-08-03T16:25:28Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Io la guardai sorpreso e non seppi che cosa rispondere. Emilia proseguì: — Io mi trovo in una condizione difficile, do* lorosa e assai diversa da quella delle altre fam ciulle. Sono sola al mondo: non v’ha peggiore de- stino di questo. Avrei potuto sposarmi, parecchie volte, ma ho sempre temuto, lo confesso, che la simpatia che mi si dimostrava fosse giustificata più che dalla mia persona dal triste patrimonio che tante crudeli sventure mi hanno lasciato in ereditá. Preferii rimanere libera. Sola tuttavia non posso vivere, lo sento, e piuttosto che fare il sa- crifizio della mia anima orgogliosa ad un calcolo volgare, ho risolto di transigere, con quelle leggi che condannano la donna a soffocare passivamente le proprie inclinazioni. Ho molto meditato e sofferto, Alvise, prima d’uscire dal silenzio e dal riserbo e vorrei che fin d’ora, ella sapesse comprendermi e anche compatirmi se non agisco con la correttezza che si compete ad una fanciulla mia pari. — È saggio consiglio quello di seguire il pro- prio impulso senza rendersi schiavi delle conven- zioni sociali — risposi, con crescente meraviglia, — d’altronde a me, signorina, non spetta di dare alcun giudizio. — A lei più che a qualunque altro — ella disse, con un dolce sorriso, arrossendo. Io m’inchinai ma rimasi impassibile e freddo e vi fu nel colloquio una breve, penosa pausa, dopo la quale, ella riprese alquanto turbata:<noinclude></noinclude> 75arbhqol9trcs56purzyf2ccvbzvgd Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/199 108 844045 3016202 2022-08-03T16:25:32Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Fra gli uomini che ho conosciuti, uno solo ha saputo ispirarmi quel sentimento di stima e di amicizia che deve destare in noi il compagno della nostra vita. Questo giovane non s’è mai curato di me, se non per debito di cortesia, ma nei giorni più strazianti del mio dolore ha voluto dividero meco, tacitamente, molte ore terribili e indimenti- cabili. A lui mi vincola, oltre quell’istinto del cuore che non si spiega, una riconoscenza pro- fonda... a lui sacrifico volentieri la naturale ritrosia dell’animo e rivelo con coraggio il mio segreto o la mia cara speranza... Lo sguardo della signorina Subeiras mi cercava, timidamente. Povera Emilia, ella m’appare ancora qualche volta com’era quel giorno, ritta nella sua poltroncina di giunchi (non s’abbandonava mai ad alcuna posa languida o molle), vestita a bruno, colle mani convulse e strette... Vedendo ch’io me ne stavo silenzioso, ella proseguì con la voce ^alte- rata da una forte commozione: — Devo esprimermi ancora più chiaramente? devo dirle anche il nome ?... — Io? sono proprio io? — balbettai con anime non solo attonito ma anche renitente. Ella annuì chinando gli occhi e soggiunse, non senza un certo imbarazzo: — Non volevo scrivere nò farle parlare da altri, perciò ho dovuto venire io stessa... — Sono così confuso, così sbalordito, signorina, che non trovo parole...<noinclude></noinclude> rcjn42wia02zpu70rt3b8jcict0y904 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/200 108 844046 3016203 2022-08-03T16:25:36Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Mi pareva infatti di dover richiamare da quel- l’apparente sogno il mio pensiero alla realta della vita. Il cuore agitato mi martellava in petto. — Non posseggo alcuna esterna attrattiva, lo so, ma il mio cuore è assetato d’affetto e s’ella non ricusa la mia proposta, troverá in me una louona e tenera moglie — disse Emilia, coraggio- samente. — Io sposare la signorina Subeiras! — escla- mi _ no, no, è un onore, una distinzione di cui mi sento affatto immeritevole. Ella fece un cenno espressivo con la mano e continuò, non senza amarezza: — Non dica così, Alvise. Un uomo come lei deve avere la coscienza del proprio valore. — È appunto dinanzi alla coscienza che un tale matrimonio avrebbe bisogno di giustificazione. Crudeli, crudeli parole erano le mie ma io sen- tivo un feroce istinto di sinceritá. Ebbi anche il cuore di guardarla freddamente. Dalla sua fisono- mia scorretta ma caratteristica, traspariva più che l’intelligente pensiero, la pura, quasi austera onesta dell’anima. Nondimeno ella mi sembrò, come sem- pre, assai brutta. Piccola e tozza, Emilia mancava, nelle forme, di ogni grazia, d’ogni leggiadria fem- minile. L’unica sua bellezza erano i capelli lunghis- simi, bruni e folti, ma scevra affatto di vanitá, -ella li stringeva sulla breve fronte, come una benda, senza un ricciolo, senza un’ondulazione; negli occhi neri era una dolce espressione di tenerezza<noinclude></noinclude> e4lwdm6clev7eo3xmw77hxm9fvnvd26 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/201 108 844047 3016204 2022-08-03T16:25:40Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> fedele, contradicente alla curva fiera dei soprac- cigli, alla piega un po’ tenace delle labbra. — Durante il mio soggiorno alla villa — io ripigliai, vedendola molto contristata da quelle parole — la sua benevola cortesia a mio riguardo, non si è smentita un solo momento, ma l’accerto, signorina che nulla, nulla mai m’avrebbe fatto pen- sare alla preferenza lusinghiera ch’ella volle accor- darmi. — E pure — disse Emilia, con un filo di voce — io mi sentii damarla il primo giorno ch’ella entrò in questa casa. E quando morì il mio caro babbo, che la teneva in grande considerazione, il mio affetto si confermò fra le angoscie della sven- tura. Non sono donna da amare due volte nella vita. Le cose forti sono le più profonde, Alvise, e non vengono così facilmente alla superfìcie. Dinanzi a quella confessione così schietta e così nobile, il mio turbamento s’accrebbe fino allo spasimo, ina non seppi proferire la gentile, l’affet- tuosa parola alla quale Emilia aveva diritto. Ella vide quant’ero perplesso e angustiato, e, subito dimentica di sè, disse con grande bontá: — M’accorgo che non è in grado di darmi una risposta.. se crede, Alvise, aspetterò. Qualunque decisione ella vorrá prendere, sono sicura che non avrò mai a pentirmi della confidenza che le feci, perchè la credo un uomo d’onore. Aspetterò due o tre giorni — riprese, vincendo nobilmente la giusta alterezza dell’animo. E, alzatasi, si mosse 13<noinclude></noinclude> 9vzc7zwgqfywwb7sf4si6ksuclqsric Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/202 108 844048 3016205 2022-08-03T16:25:44Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> per rientrare in casa. Aveva la bócca contratta, il passo incerto e un grande pallore nel volto. — È necessario ch’io possa riflettere — mor- morai — ma vorrei che fin d’ora, signorina, si tenesse certa della mia devota gratitudine. Ella mi rivolse un tristissimo sorriso. Povera Emilia, quant’era buona, quant’era magnanima! .. Ma io mi sentivo inasprito contro me stesso, con- tro il destino e contro di lei. Avrei bramato poter corrispondere almeno con una deferente affezione a quel suo generoso amore, ma il cuore mi s irri- gidiva in petto. L’accompagnai un piccolo tratto, poi ella s al- lontanò a lento passo con una malinconica dignitá nello sguardo. {{asterism}} Dopo quel colloquio, io non ebbi un minuto d’esitanza. Vedevo tutte le cose con chiarezza e ancorché non potessi restare insensibile a una, proposta che doveva mutare per intero la mia. sorte, sentivo che, nell’accettarla, io sarei di- sceso al livello dei volgari speculatori ai quali Emilia accennava e forse più basso ancora. Ma la sera, quando andai ingiardino e vidi, fino a notte inoltrata, trasparire il lume dalle persiane nella camera della signorina Subeiras, il pensiero di quella creatura infelice che nella solitudine della sua vita, nell’amarezza di tante sventure m’aveva prescelto spotaneamente a compagno mi turbò, mi<noinclude></noinclude> nkqsswus0biseh9odx6ndu6wlzdrri6 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/203 108 844049 3016206 2022-08-03T16:25:49Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> fece vacillare nella presa risoluzione. Ella forse vegliava, colla mente fìssa nell’incerto avvenire, sperava forse che la mia titubanza fosse derivata dalla meraviglia o da un delicato riguardo del- l’animo, e io ero costretto invece a rappresentare una parte da scortese cavaliere. La mia lotta non- dimeno fu breve. Non è sempre vero, ahimè, che amore a nullo amato amar perdona. Io non potevo offrire ad Emilia quella corri- spondenza di affetti ch’ella aveva il diritto d’esi- gere, la mia lealtá m’imponeva d’esprimermi fran- camente. Trascorso appena il secondo giorno le scrissi: «Signorina, «Dall’ ora memorabile del nostro colloquio, non ho cessato di riflettere e d’interrogare me stesso La coscienza m’accerta ch’io non posseggo le qualitá necessarie per renderla felice, egregia signorina, quant’Ella merita, e un sentimento d’o- nestá e di delicatezza ch’Eli a non vorrá, spero, disprezzare, mi costringe a ripetere che non mi ritengo degno della nobile e lusinghiera proposta che tanto m’onora. In questo momento doloroso, mi conceda d’esprimer! e, ancora una volta, la mia riconoscente e immutabile devozione. «Attendo i di Lei ordini per poi lasciare al più presto questa casa ospitale alla quale mi legano<noinclude></noinclude> j00bseqxxj6fqpbh45wiuahlxczx24w Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/204 108 844050 3016207 2022-08-03T16:25:53Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> tante care memorie e implorando un benevolo compatimento mi segno, ecc.» Consegnai la lettera al cameriere e un’ora dopo mi pervenne la seguente risposta: «Signore, «Dimentichi, La prego, il colloquio ch’ebbe luogo fra noi. Io pure mi studierò di cancellarne dal cuore la penosa memoria. In quanto al la- voro della biblioteca, desidererei, se ciò non Le riesce di troppo grave disturbo, ch’Ella si com- piacesse di condurlo al termine. Mi creda sempre di Lei «Obbl.ma Emilia Subeiras». Queste righe, così laconiche, così blande, mi rassicurarono sul conto della signorina Subeiras. Le mandai subito un biglietto in cui le dicevo che mi farei un dovere di compiere con la massima sollecitudine l’opera mia. E mi ci rimisi di lena. Due tre volte, dalla finestra, vidi Emilia aggirarsi fra le aiuole del giardino, ma non ebbi più il co- raggio di scendere la sera. Un giorno m’imbattei nel corridoio in Fraulein Alwine che mi rivolse uno sguardo addolorato e un freddo saluto. a È informata d’ogni cosa» dissi fra me, e mi studiai d’evitarla. Durante un’intera settimana non incontrai più nessuno, ma una mattina scorsi il medico entrare ad ore insolite nella villa, e, avendo chiesto al cameriere se vi fossero amma- lati in casa, colui mi rispose:<noinclude></noinclude> oje4gt8wwugt0sk9s590zz8ib75e0ge Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/205 108 844051 3016208 2022-08-03T16:25:57Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Come ? non lo sa ? c’è la signorina con la febbre. — Colla febbre? — Sissignore. Il dottore poc’anzi faceva il viso bujo. — Dov’è Fraulein Friihman ? — Sempre dalla signorina. — Dite alla cameriera che la preghi di venire in sala. E scesi, agitatissimo. Fraulein Alwine non tardò a raggiungermi. Era molto angustiata. — Dio buono — esclamai — che cos’è acca- duto ? Ella fece un cenno espressivo con le mani. — Febbre, febbre — mormorò — grossa febbre, Herr Doktor. — Da quando? — domandai. — Oh ! tre giorni. — E il medico è venuto soltanto ieri? — Ja! io chiamato, non voleva, non voleva..... — E che cosa dice il medico ? — Tice febbre infettivo... — Ha fatto qualche strapazzo ? ha preso freddo ? è stata forse da qualche ammalato ? — Oh no. Ella mi guardava con gli occhi pieni di la- grime e con una tale espressione di tacito rim- provero che ne rimasi mortificato. , — Voi sapete, voi sapete ! — proseguì, pren- dendomi amorevolmente per un braccio.<noinclude></noinclude> ksg2v1gfrhinjqaiu6zbq1q9z1jce67 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/206 108 844052 3016209 2022-08-03T16:26:02Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Io? — Sì. Non dovrei tire, mein lieber Herr Doktor1 aber es muss dock sein... Voi non avete cabito niente. Voialtri uomini non cabite mai niènte. Scusate. Non dovrei tire... aber nei\i, das ist za grausam... crudele, si dice, crudele. Fraulein Alwine sempre così prudente, così ri- servata doveva avere delle forti ragioni per farmi quelle confidenze. Io non seppi che cosa rispon- derle, avevo l’attitudine d’un delinquente. — Eine gute Seele — continuò — and so allein! — povera Emilia, così solo! — Non è solo chi possiede una buona amica come lei... — Oh! io vecchio, Herr Dohtor. Voi siete gio- vane. Oh ! se signorina sapesse ! weh mir, weh mir I Io me n’andai col cuore in tumulto, ma non trovavo pace in nessun luogo. Quando il medico venne, a mezzogiorno, lo aspettai, per interrogarlo. — È una forte febbre d’infezione — mi dis- s’egli. — Da qualche tempo la signorina Subeiras aveva perduto la sua consueta serenitá. La set- timana scorsa la trovai in preda ad un grande abbattimento.. non può rassegnarsi alla perdita di suo padre... — Non vi sará pericolo, spero ? — Pericolo ? Mah ! Non si può dir niente... Se la febbre incalza... Difatti essa incalzò, rapidamente. Alle nove<noinclude></noinclude> cvl9iy1ukyi9o7o0a43prx5zaesbhlx Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/207 108 844053 3016210 2022-08-03T16:26:06Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> della sera il termometro segnava quaranta gradi. Nella casa cominciava a diffondersi un senso di spavento e d’angoscia. Io stava sempre nell’anti- camera. Alle tre del mattino Fráulein Fruhmann uscì per ordinare del ghiaccio e passando, mor- morò : — Ho detto ad Emilia che siete qui, , ella vi prega di coricarvi. — Non posso. Non reggerei lassù. Vorrei fare qualche cosa anch’io, Fráulein. Mi mandi fuori, dal medico, in cittá, ove crede... disponga di me. — Oh, crazie Voi potete stare a casa e far molto lo stesso. Voi potete cambiare vostra riso- luzione e non esser tanto superbo. Vostra parola vale più di rimedio. Clrinin, antipyrin... tutto niente, questo ci vuole! — E additava vivacemente il cuore. Poi soggiunse ancora una volta: — Se la povera Emilia sapesse! toeh mir, weh mir! - si mise un dito alla bocca e scappò via. Sotto una forma esterna quasi ridicola, Al- wine nascondeva un cuor d’oro : durante il mio soggiorno a villa Subeiras avevo avuto spesso l’occasione di convincermene. Incapace d’un volgare pensiero, ch’agiva evi- dentemente per l’impulso d’un desiderio affettuoso, d’una gentile speranza. Forse, nel suo cervello romantico di tedesca, ell’aveva immaginato che la felicitá dello spirito potesse costituire per la si- gnorina Subeiras un elemento di fìsica salvezza. Comunque fosse, il solo amore del bene induceva<noinclude></noinclude> f35fidsdlir7l5882hxkoqpoy9fq1gb Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/208 108 844054 3016211 2022-08-03T16:26:10Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> certamente la signorina Fruhman a transigere col suo solito riserbo, con la squisita delicatezza del suo animo. Il dubbio ch’Emilia avesse a soffrire nella sa- lute per colpa mia non m’era mai balenato al pensiero, e senza fallo l’avrei respinto come uno sciocco suggerimento della vanitá, ma le parole d’Alwine dovevano per forza turbarmi ed esse fi- nirono col destare in me un senso strano di ri- morso, una specie d’apprensione dolorosa. L’inferma continuava a peggiorare e quella notte istessa, nell’angustia delle ore interminabili e tristi, io rivelai ad Alwine la tortura del- l’animo mio. L’affetto d’Emilia cominciava a lu- singare il mio amor proprio e ad impietosirmi il cuore. Vi sono momenti fatali che decidono di tutta la vita, momenti in cui la veritá delle cose ci sfugge e lo spirito si addormenta in ingannevoli sogni. Non voglio dilungarmi su ciò che accadde, su quella pericolosa dedizione di me stesso alla gra- vitá incalzante dei fatti. Il giorno appresso vi fu un notevole migliora- mento nello stato dell’ammalata; la febbre dimi- nuì, le condizioni generali divennero buone. Alwine mi recava, di tratto in tratto, notizie e saluti, mi prodigava sorrisi’ di benevolenza. Quando la gua- rigione fu assicurata, andai a Torino per parlare colla madre mia. Ella si sentì subito attratta da un vivo sentimento di gratitudine verso la signo-<noinclude></noinclude> orsmzvddnac7x6ryi3g5jgv2rrvfbzv Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/209 108 844055 3016212 2022-08-03T16:26:14Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> rina Subeiras che le sembrava il mio angelo tu- telare nel mondo pieno di tentazioni. In quel tempo, sperai anch’io di poter amare Emi- lia e fu con una sicurezza strana, con una specie d’esaltamento che la rividi dopo la sua malattia. L’avevano trasportata in giardino, sopra una sedia a sdrajo, in mezzo ad un boschetto di philadelphus fioriti e fragranti e Alwine era venuta a dirmi che, se volessi scendere, mi vedrebbe volentieri. Al mio apparire la signorina Subeiras arrossi vi- vamente e mi rivolse uno sguardo in cui si leg- geva insieme all’ansietá una fierezza dolorosa. Io mi avvicinai sorridendo e dissi piano: — Emilia ! cara Emilia ! Non avevo mai osato chiamarla col suo nome. Ella ne parve commossa, i suoi occhi bruni si velarono di lagrime e dalle labbra ancora pallide esci come un soffio la timida domanda: — E dunque?.. Io mi chinai a baciarle la mano. Eravamo fidanzati e intorno a noi sorrideva la primavera nelle fiorenti aiuole, nei gorgheggi delle capinere, nella serenitá luminosa del cielo. * * Siccome la cerimonia nuziale doveva aver luogo soltanto in ottobre, non parlammo con nes- suno della nostra promessa di matrimonio ; io rimasi alla villa e non tardai a riprendere la vita consueta alle cui monotone abitudini non s erano<noinclude></noinclude> sutfs1rrq1d3mtlfa2dwl57iipeckch Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/210 108 844056 3016213 2022-08-03T16:26:19Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> aggiunte che due visite giornaliere ad Emilia. Invece di trattenerci in casa o nel giardino anda- i vamo spesso a passeggiare nei dintorni insieme alla buona e fida Alwine che non capiva in sè dalla gioia. Come si mostrò felice, Emilia, in quel tempo ! Liet della sua contentezza, io mi lasciavo sfug- gire. qualche tenera parola, vivevo in una incom- prensibile illusione sopra me stesso. Furono tre mesi strani che il silenzio della campagna avvolse in un velo di pace apparente e traditrice. Quando partii per Torino, alcune settimane prima del matrimonio, il distacco mi costò una certa fatica: Emilia ne soffriva assai, ma, come sempre, cercò di vincersi per non turbarmi. Non so perchè, quel breve soggiorno in una grande cittá mi destò subito dall’inganno in cui ero caduto. Tornai alla villa, la vigilia delle nozze, e passai la serata con Emilia e con Alwine. Verso mezzanotte, prima di lasciarci provammo entrambi una intensa, ma ben diversa commozione : Emilia era tranquilla, fidente ; nel mio cuore invece cominciava ad agitarsi una fiera tempesta. Feci tutti gli sforzi per dissimulare l’interno affanno, mi chinai sulla pura fronte della mia fidanzata e la baciai per la prima volta, ma appena fui solo, nelle mie stanze, mi gettai sul letto in un impeto di disperazione. In quella notte terribile lo stato della mia anima mi si rivelò con una spaventosa chiarezza. Vedevo, disteso sopra un mobile, come una fantasma di<noinclude></noinclude> f2c25r9jbraostku9prpe4e7d43niqr Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/211 108 844057 3016214 2022-08-03T16:26:23Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> morte, il mio frac ; la cravatta bianca, tutti gli altri oggetti bianchi mi sembravano anch’essi sim- boli di morte e di sepoltura; ini rimproveravo acerbamente d’essére stato troppo debole, d’aver dato l’intera mia vita per la vanitosa speranza di rendere felice una donna, quando il primo elemento della felicitá, l’amore mi mancava; mi pareva di trovarmi in una cella senza uscita, fra quattro muri contro i quali dovessi infrangere la testa, come un pazzo travagliato dalla più funesta allu- cinazione. Alcune volte fui sul punto di scendere, di chiamare Emilia, di confessarle tutto... L’avessi pur fatto! Ma l’idea d’affliggerla e di cagionare anche a mia madre un grave dolore, bastò per trattenermi. All’alba, dopo aver passeggiato su e giù con questo martirio nell’anima m’affacciai alla finestra, e la cruda brezza del mattino, soffiandomi brusca- mente in faccia, mi ridestò all’immutabile realtá delle cose. Mandai il cameriere a prendere le notizie della mia fidanzata con la quale non dovevo incontrarmi che al momento della partenza per il paese d’Arvaz. Ella mi fece dire da Alwine che aveva dormito tranquillamente. Da li ad un’ora ci rivedemmo nell’atrio. Non volendo tornare alla villa dopo la funzione civile, Emilia portava giá il vestito bianco, il velo da sposa, la ghirlanda di fiori d’arancio in testa, ma la piccola figura nuziale che doveva commuovere in quel momento il mio cuore d’una<noinclude></noinclude> gi79igb77f4v3mtblr4zs2wiqsiutbp Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/212 108 844058 3016215 2022-08-03T16:26:28Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> infinita tenerezza, non ebbe per me alcun raggio d’idealitá. Nella carrozza ov’ella aveva preso posto con Alwine, montarono il cugino Subeiras e il medico del paese, nella mia un avvocato di N... e due amici venuti da Milano. Non avevamo fatto alcun altro invito. La scena, nella piccola stanza dell’ufficio comu- nale ove un sindaco balbuziente ci unì dinanzi alla legge, mi parve un poco grottesca, per for- tuna fu breve e l’impressione rimastami nell’animo, si dileguò quando, nell’entrare in chiesa mi giunsero all’orecchio i suoni mistici di un mirabile preludio del padre Martini. Al mio amico Marcello Nocera, ottimo musicista, era venuta la felice ispirazione di suonare l’organo. Quella musica mi scese nel- l’anima, suscitandovi un ardente bisogno del bene. Guardai Emilia che saliva i gradini del presbi- terio, con passo fermo, sorreggendo con una certa cura il lungo strascico del candido vestito. Prima d’inginocchiarsi, ella sollevò verso di me le brune pupille, dallo sguardo fedele, ove una serena con- tentezza rifulgeva, ma non mostrò alcuna commo- zione per la geniale sorpresa di Marcello. Il prete di campagna, un pio vecchio, pronun- ziava con voce tremula ma solenne le belle parole del rito nuziale — Quod Deus conjunxit homo non separet. Questa sentenza mi diede un brivido di tristezza e di paura.<noinclude></noinclude> qxosei7onlnyz2oeou556e80vcaqm2z Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/213 108 844059 3016216 2022-08-03T16:26:33Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> All’uscire della chiesa, mentre Nocera improv- visava una marcia di nozze, Emilia mi mormorò con tenerezza: — Caro Curzio, come sei pallido!... — Questi accordi penetrano neiranima... — Il tuo amico suona bene, non è vero? — ella rispose — peccato, io non capisco la musica. E subito mi parve che nell’ora più memo- randa della nostra vita, una grande distanza ci separasse. {{asterism}} Dopo una breve colazione tra gli evviva dei pochi amici, partimmo per il nostro lungo viaggio lasciando la villa in custodia di Fráulein Alwine. Eravamo soli, e il treno correva, correva come incontro ad un ignoto destino. Penso spesso ái momento in cui presi Emilia fra le mie braccia, in cui cercai le sue prime innocenti carezze. Ero sincero e nessun rimorso turba per me quella ricordanza. Nelle infinite e strane fluttuazioni del mio pensiero, mi parve allora che la tenerezza fraterna e protettrice ch’Emilia m’ispirava, po- tesse tenermi luogo dell’amore. Ma fu breve inganno. La sua anima non aveva misteri per me. Natura integra e scrupolosamente onesta, ma punto elastica, Emilia si rivelava in un sol giorno. Le lotte dello spirito le erano ignote e la poesia infinita della sognante giovinezza si ridu- ceva per lei ad una stretta cerchia di rette ma<noinclude></noinclude> szt496xhggktjowmvua71zb0itjugvh Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/214 108 844060 3016217 2022-08-03T16:26:38Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> positive idee. Era come un libro, composto di poche, candide pagine sulle quali stavano scritte, in caratteri d’oro, delle grandi veritá. Non vi erano nè pagine chiuse, nè pagine vuote, nè pagine ve- late, io avevo letto tutto, tutto sapevo chiaramente a memoria. A me, un folle ardore palpitava in petto con la giovanile curiositá della vita ; non potevo com- prendere la grandezza d’animo che si nascon- deva entro quell’umile forma; lo stesso affetto di Emilia così vergine e spontaneo, così sicuro ed immutabile nelle sue promesse, non suscitava nel mio cuore che dei sensi di blanda gratitudine; Quella creatura, priva di fantasia, non possedeva alcun fascino per me. La donna che avevo sognata era bionda, slan- ciata, leggiadra e squisitamente sensibile alle arti. Fu in quel viaggio di nozze ch’io ne vidi sorgere più spesso che mai l’immagine pericolosa dinanzi al mio esaltato pensiero. Lungo il Reno, nel Belgio, specie a Parigi, certe figure di donne destarono in me dei fremiti che prima non avevo mai provati. Mi dedicavo ad Emilia, studiandomi di darle un’impressione di felicitá, cercando di prevenirla in tutto, ma sebbene fosse cresciuta in mezzo alle ricchezze, mia moglie nulla esigeva per la sua per- sona. La cameriera non l’aveva voluta, perchè anche a casa se ne serviva pochissimo; accurata nel ve- stire non aveva mai una falda, un nastro, una<noinclude></noinclude> ayhu0cdlt00slm5rd52qtwl2t95ssvd Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/215 108 844061 3016218 2022-08-03T16:26:42Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> trina fuori di posto ; si pettinava da sè, con grande diligenza, ma sdegnava come una vanitá colpe- vole, l’eleganza femminile e la passione della moda. Era un modello di lindura, ma mancava affatto di gusto. Nei bauli regnava un ordine perfetto. Emilia non usciva dall’albergo senz’aver posto scrupolo- samente in assetto tutta la roba nostra. Nelle spese stesse ella si lasciava dominare da questa esattezza; generosa in tutto, avrebbe ricusato di pagare un arancio qualche centesimo di più del suo valore per una invincibile ripugnanza all’in- ganno. Dotata d’una grande resistenza fisica e d’una forte volontá, ella stava fuori da mane a sera senza provare stanchezza; bramosa di veder tutto, d’andare al fondo di tutto, ella consultava parecchie guide, prendeva delle note, voleva accertarsi del nome d’un pittore, del carattere d’uno stile, della precisione di certe date storiche. Prediligeva i libri di storia per l’amore della veritá ch’era in lei ardente, e la sua tenacissima memoria asse- condava con efficacia questa passione; apprezzava gli oggetti d’arte soltanto per il loro valore sto- rico, ma era. incapace di comprenderne la vera grandezza; dal padre aveva ereditato una viva contrarietá per l’arte moderna come fosse un ele- mento di corruzione; amava poco il teatro che non era stata avvezza a frequentare, perchè nella commedia il soggetto le andava rare volte a genio,<noinclude></noinclude> brpfnu6bz8bkuhctjty8gngu1n8c5j9 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/216 108 844062 3016219 2022-08-03T16:26:47Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> perchè la musica parlava un linguaggio per lei incomprensibile. Era una donna nata per essere madre. Dal modo con cui guardava i bambini, da certe sue parole vaghe compresi giá nei primi giorni quanto lo desiderasse; più tardi anche me lo disse con una commozione profonda. Io ero troppo giovane per aspirare alle gioie intime della famiglia : altre e ben diverse idee mi frullavano nel cervello. La vita febbrile di Parigi acuiva quell’interna esal- tazione fino al parossismo. Avevo assistito ad una prima trionfale al Gymnase; un antico sogno di scrivere per il teatro cominciava a solleticare la mia nascente ambizione, tipi nuovi m’ondeg- giavano come fantasmi nel pensiero, e la donna bionda e leggiadra v’appariva con un’ insistenza così tormentosa che certi momenti mi pareva perfino di udirne il respiro lieve, d’aspirare il profumo dei suoi capelli d’oro. Eravamo a Parigi da tre mesi, vivendo in tranquillo accordo, quando Emilia fu còlta da un insolito malessere e il medico mi consigliò di ri- tornare a villa Subeiras, affinchè la mia sposa potesse condurvi una vita tranquilla e metodica in attesa della sua futura maternitá. Ella accolse quella speranza con un trasporto di gioia, e seb- bene soffrisse molto, non l’udii mai movere un lamento. Il suo stato destava in me dei sensi di apprensione e di pietá; la consideravo come un essere fragile e sacro affidato alle mie cure, ma<noinclude></noinclude> m7vfvjzd4rgufrxr5khkdqu2a7z52vz Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/217 108 844063 3016220 2022-08-03T16:26:52Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> quanto dovetti sorvegliare il mio spirito ribelle per non venire mai meno a quella costante vigi- lanza !... Quando vidi Emilia nella quiete della casa pa- terna, fra i comodi e gli agi del suo appartamento, con la fida Alwine al fianco, le visioni d’arte tor- narono affascinanti, impetuose al mio pensiero e, resistendo alle affettuose proteste di mia moglie che rimpiángeva l’intimitá dei giorni trascorsi, m’abbandonai con trasporto al piacere del lavoro. Chiuso nel mio studio, immerso nella meditazione del mio soggetto, andavo abbozzando le scene d’una commedia e la mia fantasia, obliosa di tutte le domestiche cure, divagava nei campi infiniti della passione umana. Qualche volta un passo un po’ grave s’avvici- nava, mi destava dal mio sogno ; una mano bianca, fregiata dal solo anello nuziale, veniva a posarsi sulla mia spalla; una voce dolce ma un po’ do- lente mi diceva: — Che fai Curzio? Scrivi sempre... sempre chiuso in questa stanza, non ti vedo mai... — Volevi che fossi un uomo ozioso, Emilia? — Oh no! non ozioso, avrei voluto soltanto che tu vivessi un pochino anche per me... — Sono tuo, lo sai, Emilia, — rispondevo io amaramente — ma devo scrivere perche ho qui dentro una febbre che mi divora.. — Non l’avevi, una volta... — Occupavo un posto in questa casa e mi stava- 14<noinclude></noinclude> s0ngap7wdgbmk27fbwrtj0spnv38lzp Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/218 108 844064 3016221 2022-08-03T16:26:56Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> a cuore d’adempiere lealmente al mio incarico; la febbre di scrivere c’era ma il dovere la teneva re- pressa. Ora non ho più alcun impegno fìsso, sento il bisogno di fare qualche cosa.. una cosa bella, nuova, grande vorrei fare, e se me ne derivasse un po’ di gloria, la gloria sarebbe tutta tua, la metterei come una corona, sul tuo capo, Emilia .. — La gloria è una cosa mutabile e capricciosa, ma gli affetti della famiglia sono un bene che nessuno ci può rapire — diceva ella con la più sincera convinzione — io non mi sento ambiziosa, io non aspiro alla tua gloria, Curzio, io aspiro all’amor tuo! — Tu sei una donna e non puoi compren- dermi ! — esclamai, una volta, reprimendo a stento l’irritazione che mi sorgeva dal fondo dell’anima. Ella mi guardò tristamente e mormorò: — T’amo tanto !... è forse per questo mio grande amore che tutte le altre cose mi sembrano vane. Io l’accarezzai, cercando d’acquietarla, poi su- bito la seguii in giardino ma fui lieto di veder sopraggiungere alcune signore del vicinato le quali costrinsero Emilia ad entrare nel salotto e permisero a me di tornare allo studio. Avevo lasciato una scena nel punto culmi- nante e volevo finirla, ma la visione m’era sfug- gita, il dialogo che prima mi si svolgeva facile e chiaro nella mente diventava scialbo e stentato, la corrente era interrotta, non mi trovavo più in<noinclude></noinclude> 2sd0nqepicqg5zg7jjy5b6fvx7ia3pk Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/219 108 844065 3016222 2022-08-03T16:27:00Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> grado di scrivere e finii collo stracciare la pagina in un impeto di sdegno. Quel giorno mi sentii, per la prima volta, pro- fondamente infelice. Emilia avrebbe voluto ch’io fossi il compagno indivisibile delle sue letture, delle sue passeggiate, d’ogni suo diletto. Sebbene questo bisogno, così naturale all’amore, avesse per me l’ap- parenza d’una indiscreta pretesa mi sforzavo d’as- secondarlo affinchè la serenitá della nostra vita non avesse a intorbidarsi. Ell’era molto sofferente e alterata in volto, solo nei suoi buoni occhi fedeli, ardeva, come un rag- gio, l’animosa speranza della maternitá. Fu in una nebbiosa mattina di novembre, dopo due giorni di gravi ambasce, che nacque il povero figliuoletto mio. Quando presi fra le braccia quel- l’esile bambino provai nell’anima uno schianto di tenera tristezza : egli somigliava a me, ma nelle piccole e scarne membra era appena un soffio di vita, la sua fragile esistenza non pareva alimen- tata dalla fiamma vivificante dell’amore. All’udire i primi vagiti della sua creatura, Emilia s’illuminò d’un sorriso d’ineffabile ma tanto più fuggevole gioia. Il piccino visse appena un mese : nè le cure degli specialisti, nè lo svi- scerato amor materno valsero ad agguerrirlo per le battaglie della vita. Come tutti i dolori profondi il dolore d’Emilia era calmo e muto. Ella si vinceva per amor mio, ella sapeva nascondere e reprimere le sue lacrime<noinclude></noinclude> g1apqpp78yea6k6apfbc523pzv7k023 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/220 108 844066 3016223 2022-08-03T16:27:05Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> cocenti per non affliggermi, ma spesse volte la trovai col corpo abbandonato sulla piccola culla dalla quale non aveva voluto ad ogni costo sepa- rarsi. Se quel bambino non fosse morto, torse l’amor materno avrebbe dato ad Emilia la forza di vivere per lui. Oh! con quale amarezza ricordo il giorno in cui Alwine ed io andammo ad accompagnare al eamposanto d’Arvaz la piccola bara bianca in cui erano sepolte, per sempre, tante dolci speranze ! % & & Il mio dramma era finito. Avevo atteso a quel lavoro con tutto l’entusiasmo che può dare una tempestosa giovinezza infiammata dalla passione dell’arte. Alla protagonista Èva Arnim avevo dedicato tutto il mio intelletto e tutto il mio cuore. Era una figura selvaggia che non ammetteva altra legge fuori dell’amore, che all’amore aveva dato ciecamente sè stessa fino alla morte. Emilia s’era mostrata un po’ diffidente verso l’opera mia, nondimeno, quando seppe che ne avevo scritto l’ultima pagina, mi chiese di far- gliela conoscere. Eravamo soli, una sera, in un gabinetto, quando mantenni l’impegno. La buona Emilia allestiva una vesticciuola per i poveri. Il movimento e il ru- more dei ferri da calza mi davano una tale mo- lestia che dovetti pregarla di smettere.<noinclude></noinclude> tdyignfxsy87cb8s6bczv8rp7e4rp7a Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/221 108 844067 3016224 2022-08-03T16:27:09Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Ardeva ancora in me la febbre della creazione ; nella lettura ad alta voce il mio lavoro m’esaltava ; mi pareva che la figura d’Eva si disegnasse sullo sfondo come una cosa viva. Emilia ascoltava con un’attenzione intensa, ma s’era fatta pallida, le mani le si agitavano convulse in grembo. Dopo il second’atto ella m’interruppe: — Il soggetto mi sembra molto arrischiato... ma forse., nella conclusione... — La conclusione è ancora più forte, cara Emilia — io risposi tranquillamente. — Dunque la tua Èva è una donna senza principii, senza coscienza, e tu la difendi, tu l’as- solvi come un complice. — Il dramma è oggettivo. Io non la difendo, nè la condanno. Èva Arnim è un tipo, Uno studio, è una donna perla quale l’unico principio è l’amore. Ella non è priva di coscienza, soltanto la sua co- scienza è diversa dalla tua... Ella mi guardò, meravigliata e disse, con dol- cezza : — Continua, Curzio. Il dramma correva rapido al suo fine ch’era la volontaria morte d’Èva. Emilia m’aveva seguito sempre con la stessa intensitá. Quando riposi il manoscritto ella do- mandò soltanto : — L’hai destinato alla scena ? — Certamente, Emilia; non saresti contenta se questa mia speranza s’avverasse?<noinclude></noinclude> nhs7ews2cklkvwpktrgcd8r41lo6izd Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/222 108 844068 3016225 2022-08-03T16:27:13Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Tu mi domandi, Curzio, e io ti rispondo sinceramente : no, non sarei contenta. — Perchè, dimmi perchè ? — Le produzioni artistiche che non hanno uno scopo morale mi ripugnano, lo sai. Perchè tu, proprio tu devi creare una figura così ripulsiva? una suicida?.... — Le passioni esclusive e indomite non sono prive di grandezza... — Grandezza tu dici ? mi sembra grande colui che sa soffrire e morire in silenzio quando Iddio 10 chiama... (oh quelle parole !). — L’arte, Emilia, secondo me è fatta per rap- presentare, non per insegnare... tu non vorrai ch’io scriva delle commedi ole per gli asili d’infanzia.. — Ciò che non mira unicamente al bene mi sembra inutile — concluse Emilia con un involon- tario rimprovero nello sguardo. Io riposi il manoscritto con grande amarezza, m’alzai e andai a passeggiare in giardino. Mi sen- tivo più che mai infelice, mi pareva che mille le- gami diversi mi vincolassero da tutte le parti, che 11 mio cervello dovesse dibattersi entro una cer- chia di ferro. Questi accessi di ribellione e di tristezza non erano rari ; Emilia me li leggeva in volto e cer- cava di rasserenarmi con carezze e con dolci pa- role. Ma quella sera ella non venne, e quando tornai in casa per darle la buona notte, la trovai nella sua camera da letto, inginocchiata dinanzi<noinclude></noinclude> 8xz9u3sgbqunhzfxekvdtaunb5grja1 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/223 108 844069 3016226 2022-08-03T16:27:17Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> ad un antico Crocifisso d’avorio ch’ella teneva in gran pregio. Mi parve che avesse pianto e le lagrime che cercava indarno di reprimere, invece di commuovermi, m’irritarono. — E inutile che tu pianga, Emilia, — le dissi freddamente — il mio dramma è finito, l’ho scritto per il teatro : esso deve andare in scena. Se tu mi chiedessi di rinunziare a questo mio divisamenfco, non potrei compiacerti, perchè non mi credo in dovere di cedere ad una femminile debolezza... E necessario ch’io abbia una mèta nella vita. — Non ho mai pensato a chiederti dei sacri - fizii, Curzio, — ella disse con grande bontá, al- zandosi, — il tuo piacere è sempre stato la mia massima gioia. Credevo soltanto che tu potessi scegliere una mèta migliore. Temo sempre che l’arte diventi un ostacolo alla nostra contentezza. Non so perchè io abbia questo senso di paura, questo presentimento ch’ essa debba dividerci Sarebbe così dolce la nostra intima vita lontani dal mondo.... — La famiglia, la quiete, la solitudine sono conforti che l’Uomo apprezza soltanto dopo la bat- taglia.... io anelo ad una vita intellettuale, larga, intensa — esclamai; — quand’ho lavorato, ho bi- sogno d’attingere idee ad una fonte viva, non posso disperdere tutta l’energia della mia giovi- nezza nei languidi ozii della campagna.... Ma è meglio che, su questo, non ragioniamo, Emilia, perchè non c’intenderemo mai...<noinclude></noinclude> 5rttl87dfwlg2kasav9qpm7he8qfeos Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/224 108 844070 3016227 2022-08-03T16:27:22Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Fa, come ti piace, Curzio, — ella rispose sommessamente, sollevandosi per baciarmi in fronte. Oh! quanto è penoso il ricordo di quelle carezze! {{asterism}} Il direttore della compagnia drammatica C... che recitava al teatro Manzoni, aveva acconsen- tito ch’io gli leggessi il mio dramma. Andai ap- posta a Milano, ma dovetti attendere parecchi giorni prima ch’egli trovasse un’ ora opportuna per quella lettura, finita la quale sollevò varie ob- biezioni intorno al soggetto e non seppe darmi una risposta decisiva. Facevano parte della compagnia lo Z attore notissimo per il suo talento, e Irene Saradia, un’at- trice giovane che il direttore aveva scoperto in provincia, in un teatrino di filodrammatici. Inco- raggiata dalle sue istanze, ella s’era messa in car- riera, aveva esordito, con successo, da più d’anno e studiava indefessamente. La sua squisita tempra artistica le faceva presagire da tutti un glorioso avvenire. L’ «Èva Arnim» fu accettata in grazia sua. Ell’aveva scorso il mio lavoro, la parte della pro- tagonista le era piaciuta e continuava a insisterò perchè si facesse la prova del dramma. Scrissi ad Emilia che m’occorreva di restare assente qualche giorno da casa, poi pregai Z..., che avevo conosciuto a Firenze, di presentarmi alla signorina Saradia. Eli’alloggiava all’albergo Milano,<noinclude></noinclude> q6prxrvqwv580dzp680ck06ce3zrti3 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/225 108 844071 3016228 2022-08-03T16:27:26Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> con una cugina, sua solita compagna nella vita errante dell’arte. . Non dimenticherò mai il giorno in cui il mio sguardo s’incontrò per la prima volta con quella d’Irene. La trovammo intenta a studiare lá parte di Magda nella «Casa paterna», Era distratta e ci accolse con una certa freddezza. Poi la conversa- zione s’andò gradatamente animando. Dal suo talento originale, dalla magìa della sua parola, dalla sua intellettuale e per me fulgida bellezza io rimasi ammaliato come da una scono- sciuta gioia. Eli’era bionda di quel biondo argenteo e fino che s’ attribuisce alle fate ; gli occhi grandi, d’un azzurro cupo, pronti a rispecchiare il perspicace pensiero, avevano dei riflessi verdi e neri come la laguna nelle ore misteriose del tramonto ; il puro ovale del volto era s’affuso d’un pallore appas- sionato e, nella bocca mobile, ove il raro sorriso somigliava a un raggio d’amore, tutte le impres- sioni passavano, rapidamente, alternando una certa alterezza triste con la più schietta ama- bilitá. Uscii dal salotto d’Irene Saradia con l’animo fortemente agitato : ella m’aveva detto che aspet- tava con impazienza la prima della mia «Èva >> e questo pensiero mi destava nell’anima una con- tentezza quasi angosciosa. Il giorno appresso la udii recitare per la prima<noinclude></noinclude> ams046qdqq0aan98y606l9u5gy1imyx Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/226 108 844072 3016229 2022-08-03T16:27:30Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> volta, nelle «Anime solitarie» e ebbi da Anna Marr un’impressione violenta, indimenticabile. Quando la udii e la vidi nelle prove dell’Èva un fremito m’invase da capo a piedi: ella si rin novava nelle sue parti per una mirabile potenza intuitiva. Non era più Irene Saradia, era Èva stessa, la creatura selvaggia e primitiva, figlia del libero pensiero, che aveva tormentato la mia fantasia, come un’insistente visione, e che mi stava dinanzi viva e palpitante. Molto indocile, Irene si concedeva spesso la libertá di fare dei cambiamenti, che io accettavo di buon grado, m’aveva perfino suggerito d’abbre- viare un dialogo, per la rapiditá dell’azione, e io l’avevo tagliato, senz’altro. Dopo l’ultima prova, mentre mi rallegravo con lei nell’effusione dell’animo, Irene mi guardò coi grandi occhi di fuoco e mi disse: — Vedete, Alvise, Èva era una cantante, io sono un’attrice, v’è poca differenza : come lei sono sola, senz’affetti, coll’arte mia... — E col vostro sogno... — Il sogno ha condotto Èva alla morte... e noi tutte morremmo se ci fosse dato leggere chiara- mente nel cuore dell’uomo. Voi avete delineato la figura d’Eva per un istinto artistico, Alvise, ma forse non potete interamente comprenderla... bene, l’uomo non c’intende mai. ‘— Difatti ho conosciuto Èva oggi soltanto e l’ho veduta viva...<noinclude></noinclude> 3r5xzhz2o0l1ksycmabms0s8o839f4f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/227 108 844073 3016230 2022-08-03T16:27:34Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Eppure io non l’ho ancora trovata in tutta la sua efficacia. Domani, Alvise, domani io sarò Èva, assolutamente... Irene parlava, parlava e, a poco a poco, una vertigine mi annebbiava il cervello. Mi parve tutt’a un tratto, che Emilia non avesse mai vis- suto, che villa Subeiras fosse scomparsa, che per me non esistesse più nulla fuorché il teatro, il mio dramma e quella donna seducente. Mia Emilia doveva arrivare, quella sera stessa, con Fráulein Friihman e io avevo promesso d’andare alla sta- zione. L’ora passava: mi destai, con uno sforzo da quella strana ebbrezza, pigliai una carrozza, esortai il fiaccheraio a sferzare il cavallo e giunsi appena in tempo per ricevere le due viaggiatrici. Mi parve che Emilia venisse da un paese lontano, da un paese che non era il mio. La sua preoccu- pazione eccessiva per certi nonnulla della vita, per una cinghia rotta, per una macchia del suo ombrello, cominciò giá ad infastidirmi. La con- dussi con un senso di riluttanza all’albergo Milano ove alloggiavo da qualche giorno io stesso. Emilia mi rivolse poche domande intorno al- l’esito delle prove, s’informò piuttosto, con un certo interesse, degli attori e delle attrici, ma quando le dissi che Irene Saradia abitava li presso di. noi, allo stesso piano, tradì, suo mal- grado, la viva contrarietá dell’animo per tutto quello che riguarda il teatro. Mi chiese subito se ■ avessi gradito ch’ella facesse la conoscenza della<noinclude></noinclude> 2bdicex9gn8jacc59m07eudk80lhvsk Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/228 108 844074 3016231 2022-08-03T16:27:38Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> prima attrice, ma si rallegrò udendo ohe non esi- gevo quel sacrifizio. Il giorno appresso fui co- stretto di accompagnarla in varii negozi; non vedevo nè capivo nulla. Ella mi guardava, di tratto in tratto, con un’aria di tristezza. Verso le quattro mi feci annunziare dalla signorina Saradia ma eli’era sofferente, non poteva ricevermi. Quella sera doveva andare in scena il mio dramma. Un’angustia mortale mi prese, un terrore dell’in- successo e di tutte le sue conseguenze: mi pareva di soffocare. Tornai da Emilia, dissimulando la mia pena e la seguii macchinalmente ai giardini, ove aveva espresso il desiderio di fare una passeg- giata. Era un giorno mitissimo di marzo: il pae- saggio risorgente alla vita, nella freschezza del verde novello, nella fragranza degli alberi in fiore, faceva palpitare il mio cuore fino allo spasimo. Alle otto andai al teatro Manzoni, affidando Emilia ed Alwine alla cura dei miei amici. Prima ch’io par- tissi, ella mi abbracciò, mi fece un augurio; era forse più turbata che commossa. La sua presenza in un palco di seconda fila, per quanto ella si studiasse di rimanere nascosta, lungi dall’animarmi, mi toglieva il coraggio, mi faceva perdere anche quel po’ di fiducia in me stesso che m’era rimasta. Nel primo atto ove la figura d’Eva comincia a de- linearsi, Irene fu profondamente umana e vera. Nel secondo e nel terz’atto le situazioni un po’ ardite suscitarono qualche contrasto, ma l’incar- nazione d’Irene, nel tipo da me sognato, fu così<noinclude></noinclude> tkgnycvvmdsoque1sqnl5aaf0dn5pf3 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/229 108 844075 3016232 2022-08-03T16:27:42Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> potente ch’ella vinse il pericolo e, trionfando con efficacia sugli ostacoli, salvò il dramma. Se fu un successo lo dovetti in gran parte a lei e quando calò la tela io lo stesi ambe le mani, con un im - peto di gratitudine ardente. Ella mi diede passi- vamente le sue, fredde come il gelo. Era smorta in viso, piangente, sopraffatta da un’emozione profonda — Credevo che non poteste nemmeno recitare, stasera — le dissi — quanto, quanto m’avete fatto soffrire, prima di darmi questa gioia! — Io ho penato più di voi — ella rispose — è la vostra Èva che mi fa star male. Quella sera stessa invitai gl’interpreti del mio lavoro ad una cena all’albergo Milano. Nel pomeriggio avevo espresso ad Emilia quel mio desiderio di raccogliere gli artisti, quel bi- sogno di stare in mezzo a loro, chiedendole, timi- damente, se non volesse prendere parte alla cena, ma ella, con mia sodisfazione, aveva ricusato, senza esitare. Quando la raggiunsi all’uscire del teatro era ancor più turbata di prima e chiusa in sè stessa. Non manifestava in alcun modo l’animo suo. La lasciai nel suo appartamentino, con la buona Eráulein Fruhman ch’era inorridita per il soggetto dell’ «Èva Arnim», e non osando dire di più, mormorava ogni tanto fra sè: — Schrecklich, schrecklich! La cena fu molto animata. Io sedevo accanto ad Irene, che s’era riavuta ma che serbava in<noinclude></noinclude> 4h805i5il0wfzjoukal2p1ypq159x7u Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/230 108 844076 3016233 2022-08-03T16:27:47Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> volto una grande mestizia. Quel velo d’appassio- nata malinconia rendeva la sua bellezza ancor più meravigliosa. I suoi occhi possedevano una tale magìa che ogni artifizio riusciva superfluo anche per la scena; la sua voce di contralto aveva dei fremiti improvvisi, degli accenti così profondi che io la sentivo risuonare, entro di me, come sulle corde d’un istrumento che vibrasse in virtù d’una forza arcana; nella sua conversazione capricciosa era un irresistibile fascino : ora languida come per improvvisa stanchezza, ora ardente d’un fuoco contenuto, quella strana creatura suscitava un tu- multo nel cervello e nel cuore. Sapevo che Irene aveva rifiutato una brillante proposta di matrimonio per non rinunciare all’arte sua, e ch’era rimasta insensibile all’omaggio di molti ammiratori, ma sentivo, altresì che quella gelosia di se stessa, quella persistente alterezza, derivavano dalla solitudine dell’anima e che anche ella al pari d’Eva, incontrando l’uomo atto a com- prenderla, avrebbe tutto dimenticato, sentivo che in quella superba e libera figlia della natura l’amore doveva essere una cosa divina. La sua presenza mi dava un senso d’ineffabile gioia. Sarei morto volentieri in quell’ora, dopo quel successo, lì accanto a lei, sotto l’impero del suo irresistibile sguardo, piuttosto che tornare alla realtá della mia vita. Quando risalii le scale e rientrai nella camera che occupavo vicino a quella d’Emilia, mi parve,<noinclude></noinclude> pwl4ope2fbvo2dm3qwx7beo94701x8c Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/231 108 844077 3016234 2022-08-03T16:27:51Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> tutt’a un tratto, che la realtá mi piombasse con un peso insopportabile sul capo. Emilia non dor- miva, stava seduta sul letto con le mani conserte, aveva dinanzi a sè il suo libro prediletto: L’Imi- tazione. Era affettuosa, ma molto seria; io l’abbracciai, esortandola a riposare, portai il lume dietro un paravento onde non potesse leggermi in volto lo stato dell’anima, è le rimasi d’accanto finché si addormentò. Il giorno seguente incontrammo Irene nel cor- ridoio e passammo senza fermarci. Irene mi guardò con degli occhi strani. — E molto bella anche da vicino, la Saradia - disse Emilia tranquillamente — poverina, mi ±a compassione, quella bellezza le recherá sven- tura. — Sventura?... perchè? è una fanciulla onesta che ama la sua arte sovra ogni cosa e che passerá di trionfo in trionfo... — Non dubito punto della sua onestá, ma non credo che l’illibatezza del costume possa conciliarsi a lungo con la vita dell’attrice, è una vita che io non riesco a comprendere. — Tu sei come un fiore dell’Alpe, Emilia — diss’io sforzandomi, come sempre, di reprimere l’irritazione ch’ella suscitava in me — tu hai bi- sogno di vederti dinanzi il consueto paesaggio, il noto e sereno orizzonte... questa vita piena d’emo- zioni t’opprime, ti fa male, non è vero ?<noinclude></noinclude> cqjhabk5v059zgy2eou5r7r1dztqcbz Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/232 108 844078 3016235 2022-08-03T16:27:56Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Hai ragione, Curzio, mi fa male. Quando partiremo ? — V’è ancora una recita del mio dramma, Emilia, forse due, in questo momento non posso allontanarmi, lo vedi anche tu... — Se credi, potrò tornare a casa con Alwine «tu verrai presto, non è vero, presto?... — Appena sarò libero, Emilia... Quella sera stessa ella ripartì alla volta di N Per il mio lavoro, per gli applausi lusinghieri coi quali era stato accolto, per quel mio primo passo fortunato nella carriera dell’arte, non una parola. L’abisso fra di noi era giá scavato, soltanto la sua grande bontá fino allora era riescita a colmarlo. La povera Emilia era costretta a quel freddo si- lenzio dalla sua sottile coscienza, da un imperioso bisogno di rettitudine e di sinceritá, ma ne soffriva acerbamente ; io non potevo comprenderlo : dinanzi a lei mi sentivo inquieto, inasprito e il rimorso di quella mia intolleranza m’esasperava. Appena tornato dalla stazione, il teatro essendo chiuso, feci una visita a Irene. Eli’era circondata! da vari artisti. TJn giovanotto che le sedeva accanto mi cedette il suo posto. Si parlò dell’arte dramma- tica, di letteratura, anche dell’amore. Genialmente colta, ma spesso molto sobria nella parola, Irene non aggiungeva che, di tratto in tratto, qualche frizzo spiritoso alla conversazione; quando il di- scorso cadde sull’amore, ella ammutolì. — Vedi — disse un critico ad un giovane poeta<noinclude></noinclude> k5cvx1gitote0xoq5ngweq7fjmw6c6v Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/233 108 844079 3016236 2022-08-03T16:28:01Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Irene Saradia non ha mai voluto esprimersi su questo scabroso argomento. — Sente? — io soggiunsi. — Per la donna l’amore è come il destino e sul destino non si ragiona — ella rispose gravemente. Erano le parole d’Eva queste e Irene le ripe- teva con uno strano lampo di dolore negli occhi. Poco tempo dopo tutti partirono e noi rima- nemmo soli. Sopra un tavolino, in un vasetto snello di Mu- rano, alcune giunchiglie appassivano, mandando un odore inebriante. — Non vi fanno male questi fiori? — domandai. — Oh no! io ho bisogno del profumo dei fiori... Qual seduzione per me in quello sguardo, in quel sorriso, in quella voce appassionata, profonda ! ■ Irene vestiva di nero. La vita di trina, chiusa da bottoni di brillanti, accollata ma un po’ traspa- rente, lasciava intravedere la morbida bianchezza delle spalle e delle braccia mirabili; i capelli, con- torti in un nodo serpentino sulla nuca gentile, le cingevano la fronte d’un leggero e dorato dia- dema ; gli occhi grandi ardevano, nel nativo pal- lore del volto, come due fiamme, e la bocca, dolce insieme e sdegnosa, aveva dei moti involontari quasi proferisse inaudibili parole. Leggiadramente reclinata sul divano, ell’ap- poggiava la testa ad un piccolo cuscino bianco, sul quale erano ricamati degli strani cypripedium bruni e gialli; due rose pallide illanguidivano, 15<noinclude></noinclude> hcff2muxpj0g0ugaekbdlcca2e75osz Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/234 108 844080 3016237 2022-08-03T16:28:05Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> tra le falde del suo vestito come se le morissero in seno. Ella mi guardava intensamente, quasi per inter- rogarmi sull’estatico silenzio in cui ero piombato e anch’io mi sentivo morire Ad; un tratto Irene mi disse : — Alvise, voi siete molto infelice. — Perchè? — esclamai, sussultando. — Perchè avete sacrificato il vostro maggior bene, la libertá. — Come sapete voi? come potete saper questo ? E il ricordo della buona Emilia, forse per l’ul- tima volta, si ribellò nella mia coscienza, insor- gendo contro l’inquisitivo colloquio. Ella se n’ac- corse subito e riprese: — Vi rincresce che v’abbia letto nell’anima ? Voi forse non avevate il coraggio di confessarlo a voi stesso. Eppure è necessario che guardiamo bene in faccia al nostro destino, ond’esso non ci sorprenda disarmati e ci soggioghi. La via tem- pestosa dell’arte non s’accorda colla placida mo- notonia della famiglia e le blande aspirazioni della tiepida felicitá domestica non possono avvicen- darsi colle gioie ardenti, coi dolori atroci della vita pubblica. Vi rincresce che ve lo dica? non è la veritá questa? — E la veritá e perciò non può mutare. Ella mi guardò con un enigmatico sorriso e subito mi chiese: — Tornate presto laggiù?<noinclude></noinclude> fv1motysdutv2s18a8q9vyt3fc3672p Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/235 108 844081 3016238 2022-08-03T16:28:09Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude>— Dove laggiù? — Nella vostra villa, fra gli ozii della cam- pagna. — Appena finite le recito del mio dramma. È nel silenzio che si lavora e io corro al lavoro. La geniale interprete d’E va mi stará sempre dinanzi come una muta ispiratrice. Vorrei che mi riuscisse di plasmare una figura ancor più degna di voi ! Se la troverò voi la farete rifulgere, voi le. infon- derete il soffio vitale, non è vero ? — Non so. Il desiderio mi porta lontana, molto lontana! — diss’ella. — Verso il sogno, Irene?... — Oh! il sogno!.. il sogno mi fa paura! Ella s’era alzata di scatto. Un profondo tur- bamento le traspariva dal volto. Mi parve che volesse congedarmi e m’avviai verso la porta. Ella mi stese la piccola mano nervosa che sembrava presa da un gelo di morte. — Addio, Èva! — diss’io. — Addio, Aùtari... — ma questo ch’era il nome dell’amante d’Eva, le morì sulle labbra, con un impercettibile suono, e volgendosi, ella scomparve nella camera vicina. In quei giorni, sola, non potei rivederla mai. {{asterism}} Richiamato ad Arvaz, dalle insistenti preghiere d’Emilia, trovai la vita campestre molto monotona. Non mi sapevo adattare alle solite abitudini, alle<noinclude></noinclude> kapfxqdztqluxvvijf0adh3gxz1px4f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/236 108 844082 3016239 2022-08-03T16:28:13Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> ore fisse, ai colloqui col ragioniere e coi fattori di.campagna, alle nostre conversazioni della sera. A Milano avevo meditato il soggetto d’una nuova commedia, ero impaziente di tracciarne la linea generale, di distribuire certe scene, e il costante silenzio d’Emilia, questa prova palese della sua contrarietá, mi faceva male e nel tempo istesso, per la contradizione delle umane cose, m’eccitava a scrivere. Con Emilia mi sforzavo tuttavia d’ap- parire ilare ed amorevole, ma quella simulata contentezza mi dava rimorso e più volte fui sul punto di dirle: — Ho ceduto alla tua proposta generosa per debolezza, per vanitá forse, soprattutto per il de- siderio di renderti felice, ma io non posseggo gli elementi di felicitá ai quali tu aspiri; bramerei amarti e non so; il tuo cuore buono e semplice, la tua mente retta e positiva non sono fatti per comprendere i tumulti della mia indomita giovi- nezza e io non posso piegarmi alle esigenze d’un matrimonio di ragione. Tu hai creduto avvolgermi in un serto di rose, e m’hai cinto, senza volerlo, d’una pesante catena. Le necessitá della vita do- mestica inceppano il mio pensiero, le abitudini mi ripugnano, il mio ideale non è la pace, è la lotta ; sono un ambizioso e ho bisogno dell’amore che intende, non giá delle tiranniche affezioni che in- ceppano la via. Fors’ella, la mite Emilia sarebbe venuta meno dinanzi a quella brutale dichiarazione, ma io avrei<noinclude></noinclude> fdhubulxhthfz2twaxd5qjh22zn6boa Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/237 108 844083 3016240 2022-08-03T16:28:17Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> detto la veritá... ali no, non sarei stato ancora in- teramente sincero, ella avrebbe ancora ignorato che, da tre mesi, un’abbagliante immagine s’era impadronita degli occhi miei e che la vedevo ovunque come una visione ispiratrice al cui fascino più non mi riesciva di sottrarmi... % Un giorno, scorrendo la posta, mi venne fra le mani una lettera con la scrittura larga, slan- ciata e il mio cuore tremò d’una colpevole gioia. Non v’erano che poche righe: Caro amico, La settimana ventura parto per l’America. Pri- ma di lasciare l’Italia vorrei salutarvi. Irene Saradia. Io non ebbi il coraggio di mostrare quella let- tera ad Emilia e fu la prima finzione. Da qualche tempo le avevo manifestato il de- siderio d’andare a Milano per parlare con un edi- tore intorno alla ristampa di certi miei articoli critici e colsi questo pretesto per giustificare la mia partenza. Appena giunto, m’affrettai di recarmi alla casa ove Irene dimorava. Nel rivederci rimanemmo entrambi commossi e senza parole. — M’avete chiamato... eccomi — diss’io, final- mente.<noinclude></noinclude> pw891pqtsgso2cw8nicyxmjigdseebb Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/238 108 844084 3016241 2022-08-03T16:28:21Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> . — Grazie. Non avrei potuto partire senza dirvi addio. . . 0 — Perchè, perchè questa fatale risoluzione? — Seguo il mio destino. Farò la vostra «Èva» laggiù, al di lá del mare. Ella mi guardava con gli occhi luminosi. Nel- l’iride pareva che delle fiammelle s’accendessero, piene di mistero. La minaccia di non rivederla per molto tempo, forse mai più, mi metteva nell’animo una muta ambascia. — I trionfi di cui godeste fin qui non vi ba- stavano? — domandai con grande amarezza. Io non cerco i trionfi, cerco l’oblio delle cose. Voglio rinnovare la mia vita. — Vi segue parte della compagnia? — Nessuno... tutta gente nuova. — Sarete sola... — La mia anima è sempre sola. Vi fu un lungo, un pericoloso silenzio. Final- mente trascinato dal dolore e dall’invincibile pas- sione, io le dissi: — Perchè dunque mi hai chiamato? non sen- tivi da lontano tutte le angosce del mio amore? Ella sollevò lo sguardo un po’ smarrito, le sue gote impallidirono, ma serbando all’apparenza una calma profonda ella rispose: — Anch’io, Curzio, t’amo più della vita. Ma a che giova? Dobbiamo separarci. Ho voluto vederti ancora una volta prima che il mare grande e in- finito ci divida..<noinclude></noinclude> 9oyqwllgleg7e5tjh3x8ropnmjl0y5h Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/239 108 844085 3016242 2022-08-03T16:28:25Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Sembravamo sopraffatti entrambi da un abbat- timento profondo. Forse un ricordo non ancora interamente assopito sosteneva la mia volontá, ma l’inevitabile destino di queirimperioso amore era fra noi ; ci sentivamo. scolorire in volto, gli occhi ci si empivano di lagrime. Tutt’a un tratto, nello sguardo d’Irene lam- peggiò un tale ardore di dolorosa passione, che la vita mia, il passato, Emilia, tutto mi sfuggì dal pensiero su cui quella creatura meravigliosa e in cantatrice da gran tempo regnava. Cademmo uno nelle braccia dell’altro in un ineffabile esaltamento di follia. {{asterism}} Io rimasi alcuni giorni a Milano e indussi fa- cilmente Irene a rompere il suo contratto per l’America. Come l’editore era assente e non avevo potuto combinar nulla, scrivendo ad Emilia, mi valsi di quella scusa per il mio indugio a ritornare. Ella mi rispondeva dolcemente e tristemente, lamen- tando di non potermi raggiungere, per certi lavori di ristauro ch’erano cominciati nella villa e che desiderava sorvegliare ella stessa, lo scorrevo ap- pena le sue lettere, poi le bruciavo con un senso di sgomento. In capo a due settimane, ella cessò di mandarmi le sue notizie. Assorto com’ero, dalla passione, alla prima, non m’accorsi nemmeno di<noinclude></noinclude> kjiug8rmsc45vnhgbpb3j228adapx8d Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/240 108 844086 3016243 2022-08-03T16:28:30Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> quell’insolito silenzio, ma un giorno mi balenò alla mente il dubbio che qualche sospetto potesse es- sere penetrato nell’anima di Emilia, e preso da un’ improvvisa angustia risolvetti di ritornare, per qualche tempo, a villa Subeiras, lottando contro me stesso e resistendo all’amore esclusivo e quasi feroce d’Irene la quale avrebbe voluto che spezzassi ogni legame per lei. Trovai Emilia alquanto abbattuta. Ella m’ac- colse con la solita tenerezza ma io sentii che, nell’affettuoso saluto, le sue piccole braccia tre- mavano intorno al mio collo, vidi il suo dolce sorriso offuscato da un’ombra grave. Per quanto ella si sforzasse di dissimularla, ogni atto, ogni movimento tradiva in lei una segreta cura del- l’animo. Non vi fu, allora fra noi, alcuna spiega- zione , ma una notte, mentre stavo scrivendo ad Irene, Emilia eutrò inaspettatamente nel mio ga- binetto. Al vederla, con l’accappatoio bianco, così lieve nel passo, mi parve una fantasma. — Ti disturbo, Curzio ? — Ella domandò con la sua voce amorevole. — Oh perchè? Soltanto m’hai fatto paura, a quest’ora insolita; ti credevo addormentata da un pezzo. — No, non potevo dormire e sono venuta a salutarti e a vedere quello che fai. A chi scrivi così a lungo? — A Irene Saradia —- io risposi, con un bri- vido. — Devo parlarle della mia nuova commedia.<noinclude></noinclude> rm491rb1u4ed5ury3wqsr6iweq1o5wr Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/241 108 844087 3016244 2022-08-03T16:28:35Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Ah,!... dov’è la signorina Saradia? — Ora è a Milano. Quella specie di menzogna mi bruciava dentro, come un fuoco. Se Emilia avesse letta una sola frase di quella lettera la veritá le sarebbe apparsa tutt’a un tratto. La finzione mi ripugnava siffattamente, che l’avrei quasi desiderato. Ma Emilia con atto de- licatissimo, si studiò d’evitarne la vista. Ella venne a sedersi accanto a me e mi disse : — Curzio, bai dei nemici a Milano? — No, ch’io sappia. Perchè? — Perchè giorni sono ho ricevuto una lettera infame. Io non ci ho creduto, sai, Curzio, oh no, no, nulla potrebbe farmi dubitare di te, l’ho sola- mente serbata, per il caso che tu riconoscessi la scrittura... sarebbe una triste cosa che tu usassi qualche cortesia ad un malvagio che forse ti per- seguita per invidia... — Dov’è questa lettera? — Vuoi vederla? vado a prenderla subito. Ella scivolò via e tornò subito con la busta in. mano. Era uno scritto anonimo e volgare le cui frasi banali io ben ricordo: «Signora, «Il cuore dell’uomo è mutabile e leggero. Dif- «fidate e tenete gli occhi molto aperti, affinchè «un giorno non cada, troppo alPimprowiso, la «larva a quell’infedele cui consacraste la vostra «vita innocente.»<noinclude></noinclude> 3uenu1h6dh7x9bu03ogisqf31z92vq4 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/242 108 844088 3016245 2022-08-03T16:28:39Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Ma quest’è un’indegnitá! — esclamai, rico- noscendo la scrittura e lo stile d’un attore ch’era perdutamente innamorato d’Irene e facendo il fo- glietto a brani. — Non è vero, Curzio? — rispostila, subito rasserenata — io non diedi importanza a quelle parole, tuttavia la vile allusione alla tua persona mi fece così male che non ebbi più la forza di venire a Milano... Volevo farti una sorpresa, sai... la lettera giunse il giorno destinato alla partenza, e non so perchè, mutai pensiero... Così dicendo, si chinò sovra di me con rinno- vata tenerezza. Un sudor freddo mi bagnava la fronte, fui sul punto di svelarle tutto, ma se da un lato un bi- sogno violento mi spingeva a quella fatale confes- sione, dall’altro mi paralizzava la tema del dolore che le avrei recato. Finii col persistere nel silenzio, mi studiai di corrispondere alla sua amorevolezza, la esortai a coricarsi e a vivere tranquilla. Come sempre, ella seguì docilmente il consiglio e io rimasi lì dinanzi alla lettera, non ancora finita, col rimorso nell’anima e col mio invincibile amore. {{asterism}} Il soggiorno di Villa Subeiras m’era divenuto insopportabile. Non potevo stare vicino a mia moglie, il suo sguardo innocente e fedele mi pe- netrava nelle viscere, la sua serena virtù m’esá-<noinclude></noinclude> 4zaefq3ps23853f7750bzssyex1m7rj Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/243 108 844089 3016246 2022-08-03T16:28:43Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> cerbava ; avrei voluto trovare degli argomenti di corruccio contro di lei e sempre più vedevo ri- splendere sulla sua fronte un raggio di generosa indulgenza. Povera Emilia! ella conosceva il se- greto dell’amore che non passa! Irene mi scriveva lettere di fuoco. Indarno le raccomandavo d’usare qualche precauzione : ella non poneva mente a nulla. Tre o quattro volte eravamo riusciti a combinare un incontro, di poche ore, nelle piccole cittá vicine ove mi chiamavano, di quando in quando, gli affari di casa. Dopo questi ritrovi in cui il desiderio di r.vederci si faceva sempre più violento, Irene aveva dovuto andare con la sua compagnia a Torino e mi chia- mava insistentemente per preparare una rappre- sentazione della mia «Èva.» Una sera comunicai ad Emilia questa notizia, le dissi che dovrei recarmi fra breve a Torino anch’io. M’aspettavo che mi proponesse di venir meco, ma non vi pensava nemmeno. Ella domandò soltanto: — Sará un’assenza breve?... — Non so, Emilia. Devo incontrarmi con degli amici ai quali ho promesso di leggere il mio nuovo lavoro. — Temo sempre ohe tu sogni un bene che quaggiù non esiste, — ella disse, persistendo nel suo antico principio. — Credo che tu abbia ragione, Emilia, e certo il mio ingegno non asseconda le mie aspirazioni...<noinclude></noinclude> htjpe08yku4neeex7pdq0117tl23poh Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/244 108 844090 3016247 2022-08-03T16:28:47Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> ma vi sono, vedi, per l’arte, delle ore che possono valere anni di felicitá.. — Ah! quando spero averti ritrovato, allora proprio mi sfuggi! — ella mormorò, appoggiando la testa sul mio petto. — Ti prego, non intralciarmi la via coi tuoi continui lamenti., ho bisogno d’essere libero — io risposi crudelmente. — Perdona, Curzio. È il mio cuore che par- lava... — ella balbettò — sollevando la testa, di scatto, come se le facessi paura. Troppo irritato contro me stesso per impieto- sirmi di lei, non seppi dirle un’amorevole parola di conforto, e non fu senza sforzo che le diedi partendo il solito tenero addio. {{asterism}} A Torino, Irene era molto ammirata da tutti. Il suo valore artistico s’era nuovamente affermato. La prima sera la udii, recitare con Z... nella «Fe- dora». In certe scene la sua bellezza rifulgeva, quasi dolorosa, e io mi sentivo spesso torturato dall’efficacia del suo magico sorriso sul pubblico. Invano ella mi diceva nelle ore più dolci: — Non sai che vivo per té, che recito per te, che ogni mio pensiero e tuo ?... La passione insodisfatta cercava sempre nuovi tormenti per alimentare se stessa. L cc Èva Arnim» interpretata così sapien- temente da Irene e dallo Z... mi valse un vero<noinclude></noinclude> lempa4tx3u8fsl50zgnt80iw2f8iaws Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/245 108 844091 3016248 2022-08-03T16:28:52Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> trionfo, ma anohe stavolta la mia contentezza fu in parte offuscata. Mia madre aveva voluto assi- stervi in segreto. Più sensibile d’Emilia alle com- piacenze dell’applauso, ma non meno severa nel giudizio, ella non aveva saputo dissimularmi la sua disapprovazione. Crucciato da una nuova amarezza, presi la scusa di certi impegni létterarii per allontanarmi anche da lei. Io la vedevo pochissimo, non potevo udire la sua voce, nè sostenere il suo onesto sguardo senza sentirmi turbato da un’indefinibile pena ; e poi, ella mi chiedeva continuamente d’Emilia e io non ero in grado di parlarne. Una sera d’agosto, dopo aver passeggiato in- sieme nel parco del Valentino, Irene ed io era- vamo tornati in carrozza al suo alloggio in via Dora Grossa. L’arte era stato l’argomento princi- pale del nostro colloquio, avevamo discusso la mia nuova commedia di soggetto femminista e fissati certi cambiamenti mercè i quali ella mi promet- teva il successo. Una lampada, velata di rosa e mezzo nascosta fra due mazzi lussureggianti di fiori estivi, span- deva una blanda luce nel salottino d’Irene; dalle finestre aperte, a traverso le cortine, veniva, mi- sterioso,, il chiarore lunare. Sdraiata in una pol- trona, colle sue bianche mani fra le mie, ella mi diceva tante frementi parole e io le baciavo paz- zamente quelle belle mani gemmate, espressive anch’esse come la parola. Le tuberose ch’ella por-<noinclude></noinclude> 2kba2gamy990bb96wqmw4g8f0fjs8ln Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/246 108 844092 3016249 2022-08-03T16:28:56Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> tava in seno/ tra le falde del vestito rosso, man- davano nn effluvio inebriante e il mio amore in- gigantiva per la voluttuosa complicitá dell’ ora notturna. Bussarono. Entrò la cameriera dicendo che una persona chiedeva di me con grande premura. Uscii. Era un messo che da parecchie ore mi atava cercando da parte della madre mia ammalata. Destato dal mio morbido sogno, come se una mazzata m’avesse colpito in pieno petto, mi con- gedai rapidamente da Irene e partii correndo. Erano quattro giorni che non vedevo mia madre. Il suo aspetto mi rivelò la fatale veritá. Sempre un po’ debole di salute, ella soggiaceva ad una bronchite cronica, la quale s’era incrudita con acutezza mortale. Quando m’avvicinai al suo letto, m’accorsi, tuttavia, che una morale angustia esacerbava i patimenti della malattia e la consueta tenerezza dello sguardo materno mi parve velata da un’ineffabile mestizia. Da sua voce stessa aveva, un altro accento ; la mano, solita ad accarezzarmi, giaceva inerte sulle lenzuola. Nella notte rimanemmo soli. Tutt’a un tratto ella si sollevò con degli occhi che non dimenti- cherò mai, tanto il loro sguardo veniva da lon- tano, come dal mondo dei misteri, e disse: — Io parto per sempre, Curzio,, e non rim- piango la vita perchè sono stanca. Mi pesa sol- tanto di doverti abbandonare, ma non ti lascio solo, ti resta la buona Emilia.<noinclude></noinclude> ii14641pztvdperxp2ob6thn6n8b5oc Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/247 108 844093 3016250 2022-08-03T16:29:00Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Io chinai la testa con la più profonda amarezza- Ella tacque un momento: pareva che pregasse. Indi riprese con voce più forte, quasi autorevole: —: Ricordati, Curzio, che la fede coniugale è sacra. — Mamma, perchè mi parli così? — Perchè un uomo veramente onesto lo è in tutte le cose, senza eccezione. Un brivido m’assalse; mi trovai in ginocchio e colla testa perduta fra le coltri in un singulto disperato. La mano giá incerta della mia povera madre mi cercò, la sentii errare fra i miei capelli come quando ero bambino. — Piuttosto di compiere Un tradimento — disse ella — bisogna affrontare qualunque sacrifizio. La vera forza virile sta nel dominio delle proprie passioni. Le tue lagrime m’assicurano che la tua coscienza non è corrotta: Con quest’ultima spe- ranza,. Curzio, ti benedico. Io sentii fluire entro di me, con una muta an- goscia, la potenza strana dell’atto benedicente. La monaca che avevo fatto venire per assi- stere mia madre, entrò e non scambiammo altre parole intime. Vedendo che la cara inferma rapi- damente peggiorava, pensai di telegrafare ad Emilia. Ella mi rispose subito e arrivò col primo treno. Era accoratissima. Nel vederla, mia madre si rasserenò e sorrise. Emilia dichiarò .di volerla assistere senza l’aiuto della monaca, dicendo che fra lei e me avremmo bastato a tutto. Passammo<noinclude></noinclude> 6sh5d2xhxl8n45m6hk9ia0txphnley4 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/248 108 844094 3016251 2022-08-03T16:29:05Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> quattro giorni e quattro notti al capezzale della ■diletta ammalata che s’andava lentamente affie- volendo. Di tratto in tratto i suoi occhi velati ci ■cercavano, a vicenda, come se volessero unirci. Ella morì tranquilla, colla bianca testa appog- giata al seno di Emilia la quale raccolse, con fi- gliale pietá, il suo ultimo respiro. Tre giorni dopo ripartimmo per villa Subeiras senza che avessi potuto rivedere Irene. Però le scrissi subito, le confidai tutto lo strazio della mia situazione. Ri- belle a qualunque freno, Irene mi mandò delle let- tere ardenti in cui la sua anima selvaggia più che mai si rivelava. Io leggevo e rileggevo pazza- mente, nel silenzio del mio studio, le parole di fuoco, le dolci e appassionate parole sature di malia. Non era più Irene, era la mia Èva fatta viva e palpitante che mi chiamava. Intanto la buona Emilia vestita severamente a lutto, grave ma serena, ormai, nella sua affli- zione, vegliava intorno a me con raddoppiate cure; ella s’occupava dei particolari materiali della vita, circondandomi di squisite attenzioni, metteva ogni giorno dei freschi fiori dinanzi al ritratto ■della madre mia, era tutta compresa del mio dolore. — Curzio, perchè ti concentri così? perchè non vieni un poco in giardino con me ? non senti, il caldo è passato, l’aria è buona e vi sono tutte le aiuole fiorite... — Sto bene qui, Emilia, sto bene solo. E ella se n’andava, con un sospiro, con lo sguardo triste, col passo affaticato.<noinclude></noinclude> tpm79x2s705gax3dzo1drrd1daq4iiz Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/249 108 844095 3016252 2022-08-03T16:29:09Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> colai, con impeto, dalla dolce stretta di quelle pic- cole braccia, le dissi delle parole incoerenti, le ordinai fieramente di lasciarmi solo. Ella mi guardò, sorpresa, si volse con un’impressione di terrore, e tornò con lento passo, singhiozzando, alla casa. Oh! quel singhiozzo!.... Non potevo sopportarlo e m’inoltrai nel fìtto del bosco. Le ultime parole di mia madre mi tornavano alla mente anch’esse con un’insistenza tormentosa, ma, tutt’a un tratto, mi parve udire il riso argentino d’Irene, e quel riso fresco, squillante, musicale, vincendo ogni altra sensazione dell’accesa fantasia, si sparse, come un concerto, entro le ombre profonde del parco. sfe sfc ^ Il giorno appresso, mentre stavo nel mio stu- dio, inerte, spossato nel corpo e nello spirito, Emilia, come di consueto, pian piano entrò. — Non t’inquietare, Curzio — diss’ella, sfor- zandosi d’apparire calma — non ho che a rivol- gerti poche parole una domanda sola è ne- cessario per la mia pace, fors’anche per la tua— Dissi fra me : «Il momento estremo è giunto» feci un sospiro di sollievo e con un cenno vago l’invitai a parlare. Io ero seduto alla mia scrivania, ella in piedi a poca distanza. Mi sovvenne, con una straordi- naria vivezza, del nostro primo colloquio in giar- dino. La sua mano s’era posata sulla spalliera della<noinclude></noinclude> 8v8u3oh77c4p01fbwf9tkecql16gmx4 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/250 108 844096 3016253 2022-08-03T16:29:13Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> mia seggiola : sentii che tremava. Dopo un minuto di sospensione ella ripigliò: — E molto tempo che mi sono accorta della tua.... freddezza verso di me. Ho creduto che fosse un giuoco dell’immaginazione, indarno ho voluto illudermi, Curzio, ancora uua volta. Interrogo il mio cuore: non trovo che affetto; interrogo la mia coscienza : la trovo tranquilla. Che cosa posso dun- que aver fatto, io povera donna, io la tua sposa, la madre del tuo figliuoletto morto, per ispirarti quest’avversione?.... Un’ombra grave s’è posta fra di noi: se tu non hai il coraggio e la forza di di- sperderla, è necessario che noi ci spieghiamo, che prendiamo una qualche risoluzione.... io non posso vivere così.... — È giusto, Emilia, dobbiamo risolvere ; io sono disposto a darti tutte quelle spiegazioni che credi.... È giusto. Ella mi guardò atterrita; forse aveva fatto quella proposta soltanto per mettermi alla prova. — Tu sei una buona e virtuosa donna — io continuai, determinato di andare sino al fondo — ma io non sono degno di te. Te l’avevo detto. Tu generosa m’ hai prescelto fra tanti, ma fu un cru- dele inganno il tuo. Io non ero l’uomo che tu avevi sognato e meritato. Io ero nato artista e tutte le follie, tutte le ebbrezze dell’arte ardevano in me. Tu ami la vita quieta dei campi, io i tumulti delle grandi cittá, tu la regola, io l’eccezione, tu la legge, io la libertá, tu sei la ragione e io la fan-<noinclude></noinclude> cpkfo9rpmzfyyfzjyl5rs1mbw8grn22 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/251 108 844097 3016254 2022-08-03T16:29:18Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> tasia, tu sei la virtù e io sono il peccato... La tua proposta, Emilia, pur onorandomi non m’ha re?0 migliore: io ti promisi, sull’altare, una fede che non ero certo di poter mantenere. Un grido soffocato le sfuggì dal petto e quasi inconsciamente ella esclamò: — Dio santo! tu ami Irene SaradiaL. La mano s’allentò dalla spallieia, la persona si ritrasse con spavento — Lo so — diss’io, esasperato contro me stesso .— io sono crudele, sono perverso, ma dopo tutto, l’ipocrisia è la peggiore di tutte le bassezze e il mio spirito vi si ribella. — Tu l’ami? ripetè Emilia guardandomi con gli occhi smarriti. Nella sua fisonomia v’era un’espressione così disperata che mi parve di essere un malfattore presso a commettere un delitto, ma stanco, sde- gnato dalla lunga volgare finzione, non ebbi più la forza di persistervi, e assentii tacitamente. Ella indietreggiò sollevando le mani tremanti con un atto non so più se di ribrezzo o di pietá, ei nostri occhi s’incontrarono^ con un diverso, in- definibile sguardo. Emilia fu la prima a rompere il silenzio e disse con una calma mortale: — Ora soltanto comprendo il mio errore, ma non v’è più rimedio, queste cose non passano che colla vita. Allora io mormorai pressoché inconsapevole:<noinclude></noinclude> bqvyd2dcv3yfz4ixm3vj9m41y6noo6g Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/252 108 844098 3016255 2022-08-03T16:29:22Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Non potrai perdonarmi, Emilia, mai, mai perdonarmi?.... Ella stette un momento esitante, un momento solo. Poi, la sua fronte s’illuminò d’un raggio ohe veniva dall’alto. — Perdonarti? — ella disse amaramente — a ohe giova perdonarti? Tu pensi a un’altra donna e il fatto non muta. Ma io ti perdono Curzio, perchè ti ho molto, molto amato!... A te sembra ohe non t’abbia mái compreso, ma nemmeno tu hai mai compreso me— Eravamo vicini, tanto..... e ora, un’infinita distanza ci divide... per sempre. Questo ti dico, che preferisco sapere tutto, cono- scere tutto piuttosto che restare nelle angosce del dubbio, piuttosto ch’essere ingannata.... Ella parlava gravemente e colla voce rotta, il suo volto era d’un pallore spettrale. Io stavo con la testa fra le mani, le tempia mi martellavano come se qualche cosa dovesse spez- zarsi entro di me. — Oh Dio ! — ella gridò tutt’a un tratto — e io che mi struggevo di tenerezza! Io sorsi con impeto e — Lasciami partire — esclamai — lasciami andare lontano, lascia ch’io sfoghi tutta questa malvagia follia della mia gio- vinezza..... forse un giorno tornerò rinnovato.... la tua virtù potrá purificarmi.... — No, Curzio, te lo domando in grazia, non partire. Tu lo sai, come non amo le scene volgari e tutto quello che rivela indebitamente la parte più<noinclude></noinclude> li8na32gxxpuewot7l268yb4t32671c Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/253 108 844099 3016256 2022-08-03T16:29:27Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> debolé e più intima dell’anima nostra, così mi ri- pugna che il mondo, sempre indiscreto, conosca il mistero profondo delle nostre afflizioni... Sii li- bero, ina rimani qui. In apparenza ... vivremo come prima, io non ti recherò molestia, ora che so tutto non mi resta più nulla a chiederti... — e si mosse verso la porta. — Emilia! — chiamai, fuori di me. Ella si volse. Il suo volto da pallido s’era fatto bianco. — Che cosa vuoi dirmi ? Era ancora la voce dolce degli altri tempi, ma senza suono. Io mi feci innanzi e non potendo prenderle le mani ch’ella quasi involontariamente ritirava, le baciai un lembo della veste. Ella mi guardò meravigliata e a passo lento uscì. Mi sembrò all’improvviso che quella piccola fi- gura fosse cresciuta, che ingigantisse dinanzi a me. Mi sentivo venir meno. La sua grandezza d’animo mi umiliava, senza salvarmi. Oh ! se avessi potuto gettarmi fra le sue braccia e dirle : «Io sono guarito da quella folle passione, mi sento mutato, sento che potrò vivere tutto per te ed essere un fido e devoto compagno...»» certa- mente ella, la buona Emilia avrebbe trovato, oltre la grandezza del perdono, anche quella dell’oblìo. Ma io non ero ahimè, nè mutato nè guarito, Emilia ben lo comprendeva!<noinclude></noinclude> 4a6n5zy6sfru6u3mpfrwnbwtdrmh7as Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/254 108 844100 3016257 2022-08-03T16:29:31Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Nel piccolo portafogli, sul mio petto, io te- nevo il ritratto d’Irene, ve lo sentivo come una bragia ardente; sentivo il fremito delle sue mani morbide passare entro i miei capelli che manda- vano scintille, e la voce armoniosa mormorare pa- role nuove d’amore ; sentivo la fiamma del suo in- cantevole sguardo in cui i miei occhi estasiati si perdevano come in un orizzonte senza con- fine .... {{asterism}} Quando Emilia ed io ci trovammo alla mensa, credo che a ciascheduno di noi paresse vedere, di- nanzi a sè, lo spettro del passato. Per fortuna Alwine era assente: non potemmo nè mangiare nè parlare. Più tardi, scendendo nel mio studio, incontrai un domestico e una cameriera che portavano un oggetto nella guardaroba. Era la culla del nostro bambino che Emilia aveva sempre tenuta accanto al suo letto ... Entro la notte io risolvetti di partire. Non po- tevo più vivere a Villa Subeiras, avevo bisogno di andare in luoghi sconosciuti, fra gente stra- niera. Scrissi alcune righe ad Emilia per comuni- carle questa mia determinazione per scusarmi se non potevo assolutamente acconsentire al suo de - siderio. Ella ini rispose con la solita generositá: «Va e che il Signore ti protegga, ma non dimen- ticar mai che questa è la tua casa.» La scrittura<noinclude></noinclude> o332fkaq18sx7b6glcrjzbibs86l530 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/255 108 844101 3016258 2022-08-03T16:29:35Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> era tremante, ma io rimasi impassibile; il mio cuore era come impietrito. La mattina seguente lasciai la villa e andai errando, più giorni, di cittá in cittá, di paese in paese, senza direzione, senza scopo, senza veder nulla e nulla comprendere. Un istinto indetermi- nato, una vaga speranza mi spingevano verso l’ignoto, ma non mi dava pace nè il tumulto dei grandi centri nè il silenzio della natura. Ero andato verso il nord fino ad Amsterdam : colla stessa vo- lubilitá ridiscesi senza fermarmi sul Reno, per en- trare nel Wurtemberg. Da dieci giorni non avevo preso un giornale in mano, nè, per uno sforzo vio- lento, avevo mai scritto ad Irene. A Stoccarda, in un caffè nella Eònigsplatz mi cadde sott’oechio il Corriere della Sera. Mentre ne scorrevo distratta- mente le pagine, il nome della compagnia C.... m’attrasse lo sguardo. Essa dava a Venezia un breve corso di racite, Irene Saradia aveva giá suscitato, insieme al primo attore, un delirio d’en- tusiasmo. Senza riflettere più oltre, io partii subito per Bregenz, traversai, di notte, l’Arlberg e, per- correndo rapidamente il Tirolo, mi recai nel Veneto. Giunsi a Venezia verso le sette della sera, ap- pena sceso all’albergo, mandai a prendere un palco al teatro Rossini, ne trovai uno per caso, al terzo ordine. Davano 1’ «Odette». Irene entrò in scena, volse subito lo sguardo verso di me, istintivamente. Io mi ritirai, non volendo essere veduto, ma ella mi<noinclude></noinclude> duyuq1c3xug9g0estg8czp8i040utoz Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/256 108 844102 3016259 2022-08-03T16:29:39Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> cercava con gli occhi, sentiva la mia presenza ed era distratta. Dopo il second’atto, scesi sul palco- scenico, andai da lei nel camerino. La separazione era stata lunga, e il ritrovo ebbe qualche cosa di angoscioso. La commozione le fece trovare nella sua ultima scena degli effetti strazianti. Calata fi- nalmente la tela la raggiunsi, l’accompagnai in gondola all’albergo, le narrai ogni cosa. — Ebbene — mi diceva Irene — se tua moglie sa tutto, perchè non vi separate? perchè non la lasci ?... che cosa sei tu per lei ormai ? .... l’in- ganno e la finzione erano mezzi indegni di noi. Hai fatto bene a parlare e ora devi godere il frutto della tua schiettezza. E mi rimproverava di non avere nè volontá, nè passione. Come Èva, ella concedeva all’amore tutti.i diritti; dinanzi a quella volontá così impe- riosa, a quella coscienza così impassibile, io rimasi ancora una volta sedotto e vinto. Una mattina, prima dell’alba, ella volle che uscissi con lei in gondola. Nel bacino di San Marco, dormivano ancora i piroscafi e i velieri, in un silenzio profondo, sulla laguna nera. Il barcaiuolo procedeva sicuro, nel canale di Chioggia, tra le due file dei pali bian- cheggianti al lume delle stelle. A poco a poco, in cielo, lo sfavillìo si spense e una luce blanda cominciò a diffondersi dall’oriente sull’ampia distesa delle acque. Allora noi dicemmo al barcaiuolo che riposasse e egli s’addormento. Spinta da una<noinclude></noinclude> 5mqa5nl4f67ffq1gnpvkuyzr9hs4e4q Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/257 108 844103 3016260 2022-08-03T16:29:43Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> brezza leggera, la gondola andava avanti lenta- mente, senza ch’io avessi bisogno di guidarla col remo. Pareva che una forza arcana la dirigesse. Il mondo era svanito, noi soli dominavamo nello spazio colla nostra giovinezza ardente, col nostro invincibile amore. — Come sarebbe dolce il morire in quest’ora, piuttosto che doverci sempre dividere — mi disse Irene, posando la sua testa bionda sul mio cuore che palpitava. — Curzio, Curzio ! — soggiunse ella, con trepida voce, — partiamo insieme, andiamo coll’arte nostra, in un mondo lontano ove il nostro amore possa vivere liberamente ! Dinanzi a questo grande, a questo infinito amore, tutto deve annul- larsi ; ogni legge sociale riesce meschina in con- fronto alla legge suprema della natura che con- giunge due estranei in un’anima sola, all’improv- viso, come due fuochi in un’unica fiamma. E l’antico desiderio dell’America le tornava, lusinghiero, insistente. Io lo sentivo comunicarsi con lenta, ma sicura malìa, a tutto il mio es- sere. Mi sembrava che noi dovessimo sparire e che, dinanzi a quella soluzione estrema, Emilia potesse trovare, col disprezzo, anche la pace e l’oblìo. Allora preferivo di gran lunga quel di- sprezzo alla sua generosa, ma umiliante pietá. Per accondiscendere alle irresistibili preghiere d’Irene, le promisi di meditare quel giorno stesso il nostro piano. Nell’ebbrezza del sognato avvenire, tacevamo<noinclude></noinclude> h8zy5w9mshyp91j7m3y5g4jj6cm5vhj Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/258 108 844104 3016261 2022-08-03T16:29:48Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> entrambi, per non turbare il poetico mistero del- l’ora mattutina. Ma all’improvviso, in quel silenzio, sullo sfondo vago dell’orizzonte mi apparve una strana visione: Emilia pallida, disfatta, abbando- nata sui guanciali della piccola culla vuota. Rab- brividii. Irene mi domandò che cos’avessi. — Nulla, Irene, nulla. In quel punto un gabbiano passò, sovra di noi ; le ali bianche luccicarono nel volo grave come fossero d’argento. Il gondoliero s’era destato, la fragile barca, scivolando come una freccia, rifaceva il percorso cammino. Venezia pareva ancora sommersa fra i vapori grigi dell’alba. L’Angelus suonava da tutti i campanili e il so- lenne concerto si spargeva, sull’acqua, come una musica celeste, senza forma e senza fine. Mi sov- venne, allora, d’una cosa alla quale da gran tempo non avea pensato, d’una breve, tenera preghiera che mi insegnava mia madre da bambino. Ma cercai di scacciare da me, con la funesta visione, anche l’inquietante ricordo, per corrispondere al luminoso sorriso d’Irene. La ricondussi al suo al- loggio sulla Riva e, assicurandola che ci rive- dremmo fra breve, mi diressi all’albergo Vittoria ov’ero solito prendere stanza quando mi recavo a Venezia. Il portiere mi venne incontro con un te- legramma. Chi poteva conoscere il mio indirizzo e sapere ove fossi ? Lo sguardo corse alla firma : Alwine Friihman. Ah ! sì, soltanto il vigile, il<noinclude></noinclude> 8donn2tnntot86c6nr1qt5x6fngw6gk Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/259 108 844105 3016262 2022-08-03T16:29:52Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> perspicace affetto d’Alwine era stato in grado di trovarmi. Ella telegrafava : «Signora gravemente ammalata. Venga subito». {{asterism}} Quando entrai, a notte, nella villa Subeiras un silenzio profondo m’accolse. Tutto sembrava morto. Nell’atrio nessuno. Salgo le scale col cuore in tu- multo. Alwine s’affaccia al pianerottolo tutta alte- rata in volto. La interrogo con un cenno, ella ri- sponde con un altro cenno desolato. Nell’antica- mèra trovo una ragazza piangente. — Dunque ! — esclamo — parlate in nome del cielo ! Sta così male ? — Molto, molto male — singhiozza la came- riera. Io m’avvio verso la camera da letto d’Emilia. Alwine mi trattiene, mettendomi una mano sul braccio. — Non adesso, c’è il prete. Io caddi sopra un divano senza sapere quello che mi facessi. Il pensiero ch’ Emilia potesse am- malarsi seriamente e morire non m’era mai bale- nato alla mente : dinanzi a quell’ idea spaventosa io provai, in un momento solo, tutti gli spasimi del mio castigo. Passarono ore, minuti, non so. Ricordo ch’Alwine mi disse : — Ho telegrafato in tanti luoghi... temevo di non trovarla...<noinclude></noinclude> bx48zi3d8kfq14x4a2ccr8laeiy56gg Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/260 108 844106 3016263 2022-08-03T16:29:57Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Io non risposi. Non afferravo ancora, con chia- rezza, la realtá di quel momento terribile. Finalmente il prete uscì e rivolgendosi ad Al- vvine, senza vedermi, domandò : — Il signor Alvise è arrivato ? — Eccolo. Io m’alzai trasognato. Il vecchio sacerdote, quello stesso che ci aveva uniti in matrimonio, s’avvicinò a me, stendendomi le mani, guardan- domi intensamente, con gli occhi dolci e buoni, come se volesse penetrarmi nell’anima Sapeva egli? Non potei comprenderlo. — Entri, signor Curzio — mi disse — l’am- malata la desidera, e si faccia coraggio, c’è an- cora molta speranza... Io entrai, con indicibile trepidazione, nella ca- mera buia ove Alwine s’era affrettata di prece- dermi, dicendo colla voce velata di lagrime: — Er ist gekommen... er ist gekommen... M’accostai al letto, tutto tremante. Ella vi gia- ceva con mortale abbandono. Mi salutò con un cenno lieve e triste; io le presi quella mano, gliela baciai. Un ardore intenso di febbre m’alitava incontro. — Emilia!... -- Hai fatto bène di venire, Curzio — ella ri- spose piano. Alwine le porse un cucchiaio di cognac, poi mi disse additando la bottiglia : — Da qui a dieci minuti un altro — e si ritirò.<noinclude></noinclude> 8nmuh3plw77gd13cnnzxjmk0pi8vqwe Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/261 108 844107 3016264 2022-08-03T16:30:01Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Povero Curzio ! come sei pallido ! — ella mormorò con un accento di pietá profonda. — Vedi ho errato anch’io e lo riconosco. Non ho sa- puto assecondarti nei tuoi sogni d’arte : la gloria m’è sempre sembrata una chimera. Ho errato, lo comprendo, ma non c’è più rimedio. Tutto è fi- nito. — La nostra esistenza potrá rinnovarsi an- cora, Emilia, e tu troverai la forza di dimenti- care il passato — io dissi con un sincero desi- derio. Ella sorrise con molta dolcezza e sul volto trasfigurato, negli occhi ingranditi dal patimento qualche cosa di soprannaturale rifulse. — No, Curzio. Nulla più si rinnova, tutto è fi- nito — ella ripetè, sempre più calma Il medico che avevo mandato a chiamare, interruppe il triste colloquio. Egli esaminò subito l’ammalata, non trovò alcun miglioramento. — Si tratta d’una polmonite doppia — mi disse egli, quando lo seguii nella camera vicina — mi ha subito allarmato la sua comparsa in forma di influenza, per di più, le condizioni fisiche dell’in- ferma da qualche tempo erano poco rassicuranti... Tre settimane or sono (il giorno della mia par- tenza !) la povera signora Emilia passò gran parte della notte in giardino, quantunque avesse molto piovuto. Mi disse d’aver sentito un gran caldo, un’arsura tormentosa, un affanno come se soffo- casse. Fraulein Eriihman non potè indurla a rien-<noinclude></noinclude> jnuf3qy27vops53olifzde4lbinpaei Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/262 108 844108 3016265 2022-08-03T16:30:05Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> trare... cosa strana in una persona così ragione- vole e saggia. Doveva sentirsi molto male... Di- fatti l’influenza si manifestò subito. Io volevo scriverle in quei giorni, ma la signora me lo proibì e io non insistetti sperando che fosse oosa di breve durata. Ma ecco sopraggiungere, ad un tratto, questa febbre con sintomi così gravi! D’accordo col dottore d’Arvaz telegrafai a Pavia per avere un altro medico. Egli arrivò entro la mattina, approvò il metodo di cura, ma potè darci poche speranze. La giornata fu agitatissima, lo stato del cuore era allarmante, la febbre incalzava. Sempre presente a se stessa, ma priva di forze, Emilia non parlava che collo sguardo. Verso le undici della notte volle baciare Alwine e ringraziarla delle sue cure. Práulein Frùhman, sopraffatta dall’emozione, s’allontanò piangendo. Io ero in preda a un’atroce tortura. — Non merito un tuo bacio, Emilia, —. bal- bettai — lo so, io non merito che il tuo disprezzo, ma ho tanto bisogno di sentirmi ripetere che tu mi perdoni.. — Oh ! — mormorò ella con voce debolissima — lo sai che t’ho perdonato, Curzio. Chi realmente ama sempre perdona... Quante battaglie, quante lotte, la buona crea- tura, assetata di giustizia, deve avere sostenuto con se stessa, per assorgere ad un sì alto grado di perfezione e di virtù!<noinclude></noinclude> qkqnwpr50js5kn3zee0u6dqcj4qffxw Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/263 108 844109 3016266 2022-08-03T16:30:10Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Io mi chinai, riverente, dinanzi a quella mori- bonda cui, più infelice che corrotto, avevo fatto tanto male, e ella, vedendo lo strazio del mio cuore, generosa fino all’ultimo sacrifizio, si sollevò, con uno sforzo supremo, e mi baciò sulla fronte. Ma le sue labbra erano fredde, il suo respiro era affannoso. Ella ricadde spossata sui guanciali, con un piccolo gemito. Atterrito io la chiamai: — Emilia! Emilia! Le labbra si mossero per la risposta, che non venne, la testa si piegò con un abbandono ancor più grave, sulle guance scarne un improvviso pallore si diffuse, lo sguardo parve perdersi nel- l’infinito. Io mi sentii drizzare i capelli sulla fronte, tornai a chiamarla disperatamente, ma ella non poteva più rispondermi, era morta. Quand’ebbi finito di leggere il manoscritto, la mattina, per tempo, andai in cerca del mio povero amico. Gurzio passeggiava in giardino. Ci demmo la mano in silenzio; egli mise il suo braccio entro il mio, e insieme c’ inoltrammo fra le ombre del parco. Mi pareva che la confidenza ci avesse resi fratelli. Dopo un lungo intervallo, seguendo quasi il corso dei propri pensieri, egli mormorò: — Io le ho chiuso gli occhi, io l’ho messa nella sua piccola bara, io l’ho vista seppellire nel cimi- tero d’Arvaz Sono sicuro che Emilia è morta per me. Anche Alwine n’è persuasa..., io le strappai 17<noinclude></noinclude> jgn6vfp22iospvzner5lqwvoihn0g0d Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/264 108 844110 3016267 2022-08-03T16:30:14Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> il geloso segreto della sua convinzione. Il corpo ha soggiaciuto all’abbattimento dello spirito. Morta di crepacuore!.... chi non l’ha provato non può comprendere che cosa sia questo tormento nella vita d’un uomo!... Mai un rimprovero, mai una trista parola .., eli ha soltanto perdonato..., e io sento ancora sulla mia fronte il bacio dell’oblio Quel ricordo lo faceva rabbrividire. — E la tua commedia? — gli domandai, più tardi, sperando distrarlo dalla sua dolorosa preoc- cupazione. — Oh! irremissibilmente caduta... — e, veden- domi meravigliato, soggiunse — l’avevo data alla compagnia 0... e ne sostenne la prima parte la. signorina P... un’esordiente. — Dunque Irene Saradia ?... — Era giá partita per un lungo viaggio al- l’estero... — Non la rivedesti più ? — Sì, una volta. Le avevo scritto, ripetutamente T che non mi cercasse, che non ero più quello..., ma Irene non si dava pace. Ella si recò a N... per essere più vicina a me, prese alloggio in un al- bergo, e mi fece tali istanze perchè ve la raggiun- gessi che, dopo una lunga esitazione, m’arresi al suo desiderio. Quando si convinse ch’ero venuto per dirle addio, Irene ebbe un impeto di ribellione ostile contro di me, e mi rimproverò di non averla mai<noinclude></noinclude> lfo9iwfik110ccfnuwszj3or5tpx4vx Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/265 108 844111 3016268 2022-08-03T16:30:18Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> amata. Poi, mentre stavo presso una finestra, guar- dando follemente nel vuoto, mi gettò le braccia al collo con un’angoscia disperata Io sentii l’ef- fluvio inebriante dei suoi capelli biondi, io sentii il fremente ardore dei suoi baci e l’armonia magica dell’amorosa parola, sentii la tentazione rinnovarsi imperiosa e tutte le voluttá del senso e dello spi- rito riprendermi, in un momento solo, con violenza irresistibile, ma mi parve che una forza sovrumana mi svincolasse da quell’abbraccio. Una morta era fra noi e in virtù di quella morta io vedevo chiaramente entro le tenebre della pas- sione, sentivo che quella passione così ardente dinanzi all’ostacolo, resa libera da ogni freno e arbitra di sodisfare se stessa per intero, avrebbe dovuto spegnersi nel più torbido disgusto, subendo con ciò il suo naturale, il suo giusto castigo, sapevo ormai qual’è l’amore che sopravvive al tempo e alle sue prove. — La vita e la gloria ti stanno dinanzi, Irene — le dissi — io non ti porterei che sventura. Dobbiamo separarci. — Crudele! — ella esclamò drizzandosi fiera- mente. — È vero, io fui crudele, ma non con te. Con te sono saggio. — Curzio, Curzio — ella esclamò, stendendomi ancora una volta le braccia, tutta palpitante. Io indietreggiai verso la porta — Curzio — ella ripetè follemente, sbarrandomi la via.<noinclude></noinclude> 8drw66j7139uibfh4tcbndxoe3sxh0g Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/266 108 844112 3016269 2022-08-03T16:30:23Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Ma la volontá aveva ripreso sovra di me tutto il suo impero, e per quanto il mio cuore fosse straziato, un istinto più forte di qualunque umano allettamento m’aiutò a superare l’ultimo distacco..... Mentre così narrava, un grande pallore s’era diffuso sul volto d’Alvise..... — Tu l’ami ancora, Curzio? — io domandai non senza esitanza. Egli mi rivolse uno sguardo smarrito, e in quegli ocelli turbati da un’espressione indefinibile io lessi tutta l’intensitá del volontario sacrifizio. Poi egli rispose con una calma profonda : — Sì, l’amo ancora.<noinclude></noinclude> e642jj7dktkn4nfdu7fvxpqahdvsze6 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/267 108 844113 3016270 2022-08-03T16:30:27Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude><noinclude></noinclude> 2f8fvf5emj53iy92n72do4g2xlq5v6f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/268 108 844114 3016271 2022-08-03T16:30:31Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude><noinclude></noinclude> 2f8fvf5emj53iy92n72do4g2xlq5v6f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/269 108 844115 3016272 2022-08-03T16:30:35Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Benché il sole giá declinasse all’orizzonte, fa- ceva un caldo soffocante. I viali del giardino erano deserti, le persiane verdoline chiudevano ogni apertura sulle facciate grige, e il ronzio vago degli insetti sembrava rendere più grave il silenzio del chiostro ove un cameriere stava sonnecchiando Un’oppressione d’arsura tediosa era scesa, in quel sereno pomeriggio di giugno, sullo stabilimento idroterapico di S... I bagnanti, oppressi dalle fa- tiche della cura, riposavano tutti nelle loro stan- zuccie claustrali, solo Gustavo Rose, il giovane me- dico, chiuso nel suo piccolo appartamento del primo piano, vegliava nella mezza luce dinanzi a un ta- volino ingombro di libri e di giornali. Era intento a decifrare una lettera dai caratteri poco intelli- gibili: un amico, antico cliente, gli annunziava per l’indomani l’arrivo di due signore a nome delle quali aveva giá fissato, giorni addietro, due o tre camere in buona esposizione. «Spero», aggiungeva lo scrivente, «che tu<noinclude></noinclude> ix8oseedyap96t5wrlu90uespl7xvyp Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/270 108 844116 3016273 2022-08-03T16:30:40Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> potrai essere molto utile alla signorina Aparia. Da due anni ell’ha perduto la salute e io ti sarò grato d’ogni premura che vorrai usarle, perchè una vec- chia amicizia mi lega a suo padre. D’altronde5 senza esser medico, capisco che si tratta d’un caso interessante per i tuoi studi». Rose lesse quindi altre lettere d’infermi cono- sciuti che gli si raccomandavano per il solito al- loggio, di nuovi che preferivano rivolgersi anziché al segretario, al medico noto per la sua beni- gnitá umanitaria; sfogliò alcuni periodici e finì per rimanersene assorto in una profonda medi- tazione. La casa dava alloggio allora a circa quaranta ammalati, i primi della stagione, povere creature che in quel momento affidavano a lui solo il pro- blema, forse non sempre solubile, delle loro sof- ferenze svariate ; e per il giovine generoso, il grave peso della responsabilitá non era alleggerito che da un inesauribile e ardente desiderio d’azione e di riuscita. Gustavo Rose era figlio d’una gentildonna lom- barda e d’un musicista sassone il quale, venuto temporaneamente a Milano per lo scopo dell’arte, aveva finito còl prendervi, a cagione del suo ma- trimonio, stabile dimora. Nato nei giorni in cui ferveva la lotta del ri- sorgimento, Gustavo, fin da fanciullo, non aveva esitato a considerarsi come italiano. E sebbene nell’indole ritraesse alquanto dell’origine germa-<noinclude></noinclude> rn8er1neb6wkj264szy5z6zb2d01uat Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/271 108 844117 3016274 2022-08-03T16:30:44Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> nica, la serietá nordica, l’eccessiva rigidezza del carattere erano in lui temprate da una bella vi- vacitá latina che raddoppiava l’efficacia del suo acuto e personale ingegno. Nell’adolescenza, forse per impulsò di qualche latente attitudine, s’era sentito infiammare dalla passione della musica, formando anzi il proposito di dedicarvisi, poi, nell’etá più ardente e decisiva, la perdita prematura dei genitori, ch’egli adorava, l’aveva spinto, ad un tratto, allo studio della me- dicina. Dopo averne presa la laurea a Pavia, s’era re- cato all’estero ónde frequentare le cliniche primarie e occuparsi in particolar modo delle malattie ner- vose i cui misteri psicologici, stimolavano in lui l’istinto dell’indagine. Per la musica gli era rimasto un culto, e, quan- tunque non suonasse più alcun istrumento, non trascurava quei mezzi che potessero approfondire la sua cultura nell’arte classica, e tenerlo in cor- rente coi progressi dell’arte moderna. Era questo l’unico svago che si concedesse. Da cinque anni era tornato in Italia e aveva preso a dirigere uno degli stabilimenti idroterapici del Piemonte, prodigando agli infermi, oltre le cure scientifiche, anche la pietá del cuore che nella consuetudine di veder soffrire gli si era pur sempre serbata integra e viva.<noinclude></noinclude> c9vrevmpju54uxs1dk3t7hprtksbbjz Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/272 108 844118 3016275 2022-08-03T16:30:48Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> {{asterism}} Un rumore di ruote, un suono di voci e di campanelli distolse presto il giovine dal suo rac- coglimento. Non aspettava nessuno, quel giorno, e rimase sorpreso vedendo entrare il segretario che esclamava con premura: — Signor direttore, forestieri, forestieri! — Ohi sono ? — Due signore, e la cameriera. Non le ho mai vedute. Vengono da Firenze. — Sará la marchesa Aparia. Avrá anticipato. Le apra la sala, io scendo subito. Rose non era solito d’aspettare che i bagnanti fossero saliti nelle loro camere : egli li accoglieva sempre sulla porta di casa, come ospiti suoi propri e senza distinzione di classe o di censo. Quel giorno, tuttavia, la sua sollecitudine consueta era commista ad una certa trepidanza, e, mutata la giacca di tela che portava con un vestito nero, egli s’avviò, senza fretta, per ricevere le nuove arrivate. Quando comparve nel salotto ov’esse ri- posavano, la più anziana gli venne incontro con molto garbo, presentandosi: — Cristina Aparia. Ho il piacere di parlare col dottor Rose? Il giovine s’inchinò cortesemente. — Arrivo prima del convenuto. Volli approfit- tare d’un lieve miglioramento nello stato della mia figliuola... Ero cosi impaziente di trovarmi qui che<noinclude></noinclude> czi3eimtav3n2ytkn9uxqlraxcspxeb Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/273 108 844119 3016276 2022-08-03T16:30:53Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> ho affrontato perfino il caldo, facendo a quest’ora la salita da Biella. — Sempre benvenuta, marchesa. — Ecco l’ammalata che le affido — proseguì donna Cristina. — Manuela, il dottore! — sog- giunse facendo cenno alla fanciulla che s’era messa in disparte e che s’avvicinò con visibile ritrosia. Rose s’inchinò nuovamente, ma non fu corri- sposto che da un impercettibile saluto. Nondimeno egli avvolse coll’acuto suo sguardo l’esile figura il cui volto era velato da un fitto crespo azzurro e chiese con molta dolcezza: — Si sente ella favorevolmente disposta a questa cura, signorina? — Oh! non troppo; non ci credo affatto. Sono venuta soltanto per aderire al desiderio dei miei! — rispose la fanciulla con una certa sostenutezza. — Oh Manuela! — interruppe severamente la marchesa. — Dovrá compatirla spesso, dottore, i suoi nervi sono così eccitati! — Oli ammalati non si devono compatire ma piuttosto confortare — disse Rose con un’occhiata benevola alla fanciulla, la quale si volse da un’altra parte. — Dimenticavo una cosa — riprese donna Cri- stina — la sua cortese accoglienza mi aveva di- stratta. . Ecco una lettera dell’amico nostro comune che ci raccomanda alle sue cure... — I miei infermi non hanno bisogno di racco-<noinclude></noinclude> 1cas8etm6lswb9m26gm61whlyl5gr6s Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/274 108 844120 3016277 2022-08-03T16:30:57Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> mandazioni! — esclamò il giovane — Quando hanno varcato la soglia dello stabilimento, ini sono tutti egualmente sacri... Donna Cristina sorrise, ma tosto rattristata, soggiunse : — C’è anche la diagnosi del dottor F di Firenze. — Grazie, questa la leggerò volentieri, davvero. — Ho tutta la fiducia di trovare in lei un valido appoggio - per convincere Manuela — con- tinuò la marchesa volgendosi con un sospiro verso la fanciulla ch’era tornata a sedére in disparte, senza parole. Sono interamente a sua disposizione, signora, e non adempio che al mio dovere! — concluse il medico con una certa gravitá. — Più tardi, quando le camere saranno allestite, se me lo consente, verrò un momento da loro. — Molto gentile, grazie. Stanze arieggiate, non è vero ? — Sono le più allegre dello stabilimento. Il se- gretario le accompagnerá. Si ricordino che la cena è alle sette. La cena? non si pranza la sera? Ho adottato un sistema campestre e più igienico. — Ma è un orrore! — Vedrá, s’avvezzeranno! disse Rose, ri- dendo. — Col loro permesso, me ne vado, perchè è l’ora del terzo bagno.<noinclude></noinclude> 4b6xczj46l3phfg7zrkbuoxwyusvii0 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/275 108 844121 3016278 2022-08-03T16:31:01Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Mentr’egli usciva, madre e figlia si abbraccia- rono istintivamente. — Sii dunque ragionevole, Manuela — mormorò la marchesa, con mal celata tenerezza. — Sono molto triste mamma, lo sai, non posso !... —- rispose la fanciulla con fievole voce. — Usciamo da questa tomba! andiamo un po’ a vedere com’è fatto questo vostro famoso luogo di cura !... Donna Cristina prese il braccio che la figliuola le offriva, e mentre preparavano le stanze, seguita dalla cameriera, si avviò a fare un primo giro di ricognizione. {{asterism}} Lo stabilimento dominava dall’alto un paesello alpestre, un’allegrezza di ca9e bianche nella vallata tutta verde di castagni. Le larghe gallerie che con- giungevano i due quadrilateri, ond’esso si compo- neva, erano chiuse al primo e al secondo piano da grandi vetrate e correvano invece a terreno a guisa di chiostro intorno all’intero caseggiato e al cortile, adorno nel mezzo da una secolare pianta d’abete. Castello feudale in origine, poi convento di clarisse e successivamente asilo d’alienati, il vasto edifizio aveva finito per diventare una casa di salute, ma serbava sempre sulle sue mura le tracce caratteristiche di tante diverse destina- zioni. Dalla nobile eleganza del Quattrocento alla banalitá moderna, v’erano passati tutti gli stili, ma una vegetazione superba e selvaggia di am-<noinclude></noinclude> 2twyn83dq86kr9lgpgzw50ea4vfkz5z Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/276 108 844122 3016279 2022-08-03T16:31:05Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> pelopsis e di caprifoglio aveva saputo fonderli ed armonizzarli colle sue efficaci velature. Dall’an- * golo d’uno dei quadrilateri, verso mezzogiorno, si slanciava una svelta torretta antica ridotta ad uso d’abitazione, con una meridiana sulla facciata, e una banderuola rossa in cima, e dal suo ele- gante balconcino medioevale scorreva lontana la vista sulle Alpi Pennino la cui tinta cerulea, de- licatissima, appena staccava di tono nell’azzurro del cielo. Il chiostro, che nei giorni di pioggia serviva di passeggio per la reazione, era di buona archi- tettura e vi si aprivano varie uscite e un grande atrio per le carrozze; molti rosai rampicanti, Aimè Vibert, allacciavano i loro robusti getti intorno agli archi e i pallidi fiori facevano capolino a \ ciocche a ciocche dalle belle colonne spirali. A ponente, lo stabilimento era addossato ad un’alta collina cinta di viali a guisa di parco, per modo che, traversando un piccolo ponte, i bagnanti potevano recarvisi senza prendere le scale. In quel giardino le conifere si alternavano cogli alberi da frutto e col mirto malinconico tagliato a piramide o a spalliera, memoria claustrale anch’esso come certi capanni d’edera e di lauro fitti tanto da non lasciar passare raggio di sole. Qui e lì una pianta esotica coltivata con cura speciale, un gruppo di tiori tradivano la. passione del medico per l’orti- coltura. - Il vertice della collina si spianava in una<noinclude></noinclude> lb5msv1c6c8gny5jk8lsdhbpgl4a0m2 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/277 108 844123 3016280 2022-08-03T16:31:10Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> specie di larga terrazza che ombreggiavano molte piante rigogliose e donde poteva spaziare lontano lo sguardo sopra un incantevole orizzonte. Donna Cristina e sua figlia percorsero lenta- mente tutti i viali. Di tratto in tratto una bagnante frettolosa, intenta alla sua reazione e intirizzita ad onta del caldo, passava, guardandole con una certa curiositá mista di desiderio e di diffidenza. Rientrate nel chiostro le due signore s’avvia- rono verso le scale. Erano scale strette e bagnate, bagnati erano i corridoi; un’umiditá calda trape- lava dai muri, dalle pietre, — Le nostre stanze non saranno qui, spero! — disse la marchesa al segretario che la veniva se- guendo premurosamente. — No, ho, Eccellenza. Qui vi sono i bagni, fa- voriscano dall’altra parte. E, attraversando una delle gallerie, s’avviarono verso l’ala di mezzogiorno. — Non è libera la torretta ? domandò Manuela. — È proprio la torretta che il signor direttore ha loro assegnata, signorina; è più alta ma più allegra. E come furono giunte al secondo piano, il se- gretario le introdusse in un appartamento com- posto di due stanze libere, la seconda delle quali metteva nella torre per mezzo d’una scaletta a chiocciola. — Qui non si stará male — disse donna Cri- stina affacciandosi al balconcino.<noinclude></noinclude> klxpot1pap5d6ocnxjfl222tgqlt7pg Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/278 108 844124 3016281 2022-08-03T16:31:14Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Manuela invece si lasciò cadere sopra una seg- giola in atto di profondo scoraggiamento. — Spero che non mancherá nulla ! — concluse, partendo, l’impassibile segretario come se le lasciasse in una regale abitazione. — ’ Tuttavia, qualunque cosa desiderassero, non hanno che a parlare... — Che cosa fai? non ti muovi? — domandò donna Cristina, ravviandosi i capelli dinanzi al- l’unico specchietto sgraffiato che le fosse riuscito di trovare. — Mi sembra impossibile di dover rimanere qui. Mi manca il respiro. — Andiamo, figliuola, non mi crucciare così — mormoro quietamente la marchesa che non sempre riesciva a comprendere, nella sua fiorente salute, i patimenti della fanciulla. Intanto Adelina, la cameriera, contemplava con disprezzo i soffitti bassi, i muri dipinti rozzamente dall’imbianchino, i pavimenti scuri di castagno, senza vernice, il mobilio scarso e d’una semplicitá cenobitica, deplorando a mezza voce : Nemmeno una poltrona ! Nemmeno una sedia a sdraio ! Misericordia, quanto è duro questo sofá ! Sembra proprio un convento... -Difatti, queste saranno state un giorno le celle delle monache. Sta zitta, Adele, non accre- scere, coi tuoi inutili lamenti, il disgusto della si- gnorina. Studiamo piuttosto d’accomodarci alla meglio. E dopo aver pensato un poco alla sua toilette<noinclude></noinclude> m3nwd3rqsihjw4c83jsx38o31rp7wli Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/279 108 844125 3016282 2022-08-03T16:31:18Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> donna Cristina, da persona disinvolta e pratica qual’era, si mise a disporre a sua guisa i tavolini, le seggiole e gli altri pochi mobili; scelse per sè la prima stanza, assegnò la seconda a Manuela e nella torre improvvisò un salottino, raccogliendovi il meglio, cavando anche dai bauli qualche sci allo, qualche brano di stoffa da appendere sui muri nudi. Aveva appena finito, quando Adele annunziò il medico. — Grli arredi, qui, sono tutti assai modesti — disse il giovine entrando. — Sebbene io apprezzi inolto la semplicitá e la ritenga omogenea alla cura, mi lagno spesso, ma indarno, col proprietario dello stabilimento, per questa grettezza... Le si- gnore hanno tanto bisogno di certi comodi!... Come sta? — soggiunse egli rivolgendosi a Ma- nuela. — Poco bene — rispose freddamente la fan- ciulla. — Vuole narrarmi le sue sofferenze? — con- tinuò il dottore, sedendole accanto con una certa amorevolezza. — Non le basta la lettera del mio medico ? — Ho letto, e rileggerò, con piacere, lo scritto del mio illustre collega — disse Rose, senza scom- porsi. — E necessario tuttavia che l’interroghi io stesso, che le faccia un regolare esame... Ho il principio di non intraprendere alcuna cura, senza questi preliminari... — Oh Dio ! — proruppe allora la fanciulla, senza 18<noinclude></noinclude> ommi3i00k6kphjn5a1o7cxuqin1ruqw Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/280 108 844126 3016283 2022-08-03T16:31:23Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> dissimulare una viva contrarietá — le mie soffe- renze non sono definibili. — Il dottor F... la ritiene affetta da generale anemia e da una forte perturbazione nervosa. Come si determinano i patimenti ai quali egli accenna ? — Vado soggetta a grandi sfinimenti... — mor- morò con riluttanza Manuela. — Certe volte le sembra di svenire all’improv- viso e mi sta sdraiata dei giórni interi — continuò la marchesa — poi, ad un tratto, le sopraggiunge l’ardore dell’occupazione, lavora, studia fino a notte inoltrata.. È presa, non di rado, da vertigini, da palpitazioni, da moleste nevralgie vaganti. — Febbre?. — domandò Rose. — L’ebbe, altissima, due anni fa, quando si ma- nifestarono le prime turbe, poi più. — Tosse? — Qualche volta ma fu sempre considerata come uno spasimo nervoso. — Appetito? — Assai poco. — Sonno? — Sempre scarso e agitato. Mentre donna Cristina sosteneva quest’interro- gatorio in vece sua, Manuela s’era alzata per uscire sul balcone della torretta. Gustavo Rose segui con lo sguardo l’esile figu- rina, il volto pensoso e profilato, che la ricchezza dei capelli castani faceva parere ancor più bianco nella delicata trasparenza dei suoi lineamenti, e disse piano :<noinclude></noinclude> pnwzcnwcbi9yjz21x582lcd0zjnaurj Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/281 108 844127 3016284 2022-08-03T16:31:27Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Marchesa, voglia perdonare al medico una domanda. Non havvi alcuna influenza morale su questo disordine fìsico?... Donna Cristina fece un cenno vago che non ne- gava nè affermava, chiudendo il varco a qualunque altra interrogazione. E. allora Rose riprese, forte * — Io credo che la cura potrá giovarle, ma oc- corre vi si applichi di proposito prima di tutti la nostra ammalata. Non sa, signorina, quanto sia grande anche in questo refflcacia della volontá? Ella deve voler guarire, vincere, dominare i nervi ohe la tiranneggiano... poiché in fondo mi pare non si tratti che d’un’affezione nervosa... — L’aiuterá, non è vero, dottore — disse la marchesa commossa, prendendo per la mano Ma- nuela che s’era riavvicinata con ripugnanza, per puro debito di cortesia. — Farò quanto posso signora. Sono un po’ de- spota, sa, coi miei ammalati. Ci tengo a essere ascoltato e ubbidito... e i poveri nevropatici abor- rono la disciplina... — Manuela, in questo, non si distingue dai suoi compagni, è molto indocile — sospirò la mar- chesa. — Devo crederlo, signorina? — Mamma ha ragione. Sono uno spirito ribelle — rispose la fanciulla più convinta che penitente. — Allora lotteremo... ma con nobili armi... — concluse Rose, col suo grave sorriso che spirava una profonda e indulgente bontá virile.<noinclude></noinclude> t66i7y8d7tog91vxgn746a1x7sux09j Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/282 108 844128 3016285 2022-08-03T16:31:32Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> In quel punto una campanella suonò. — È il primo segnale della cena — disse Rose. — Siamo ancora vestite da viaggio — esclamò donna Cristina. — Tengano così, vengano così, per caritá ! insistette il dottore. — È troppo seria la cura per pensare all’eleganza. Da questo luogo il lusso deve essere bandito, indarno lo predico ogni giorno!.... — Sta bene, obbediremo volentieri. Ma tu, Ma- nuela, appuntati quella treccia cbe s’è sciolta. La fanciulla, piegandosi un poco indietro, sol- levò la bella treccia morbida che le scendeva fin sotto il ginocchio e nel farlo ebbe un inconscio sorriso anche lei, ma un sorriso lieve e mortal- mente triste come di persona a cui fosse stato tolto ogni bene. Poi scesero tutti e tre a terreno nell’antico re- fettorio ridotto a sala da pranzo. La tavola lun- ghissima essendo costruita a ferro di cavallo, ac- cadde che le signore Aparia si trovassero non lungi dal dottore il quale occupava il posto di mezzo per poter dominare tutti i suoi infermi. La marchesa era vicina ad un signore di media etá, affetto da spinite cronica, Manuela ad un gio- vine pallido dai pomelli rossi e dai tolti capelli neri, un bel giovane condannato inesorabilmente dalla tisi e che i medici avevano mandato da Rose per non sapere più che farsene. Dirimpetto sedeva una signora neurastenica con due figliuole adole- scenti, malinconiche, limate dall’anemia ; ovunque<noinclude></noinclude> to3gccbjxza9rx5gnsi2vv3wh5ze1ie Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/283 108 844129 3016286 2022-08-03T16:31:36Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> volti emaciati, espressioni di patimento e di tri- stezza. I commensali salutarono guardando con evidente curiositá. Il dottore, prima di mettersi al suo posto, aveva scambiato qualche stretta di mano, aveva fatto qualche domanda a mezza voce. La conversazione era tranquilla, un po’ stentata, a momenti nulla. L’atmosfera di quella lunga sala buia e tetra sembrava quasi cruda. Manuela rab- brividì. — Hai freddo? — domandò donna Cristina. — Sì, mamma, molto freddo. — Qui dentro mi ci gelo anch’io ! — lamentò come fra sè il giovane pallido — eppure siamo in giugno ! E un colpo di tosse gli troncò le parole in bocca. Manuela guardò appena le carni lesse, insipide, le frutta cotte, i cibi blandi che alcuni camerieri poco eleganti servivano a quella mensa frugale, ove le poche persone sane si distinguevano per la piccola bottiglia di vino che stava loro dinanzi, e, prima che la cena fosse terminata, s’affrettò ad uscire nel chiostro con sua madre. Le due signore sedettero su una panca e il medico ve le raggiunse rimanendo a preferenza con loro, cortesia che so- leva usare sempre ai nuovi arrivati. Cominciava appena a calare il crepuscolo, le ciocche fragranti delle rose biancheggiavano nella penombra sugli archi anneriti dal tempo e i ba- gnanti, a due, a tre, passeggiavano su e giù, di- scorrendo quasi sempre dei propri malanni e<noinclude></noinclude> m0axgl9f5rj400b5k7apa8xeeu4ud1t Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/284 108 844130 3016287 2022-08-03T16:31:40Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> della cura. Mentre passavano il dottore li nomi- nava : — La signora Cefalù, con sua nipote. La fami- glia Mevi. Il marchese Della Paglia. I fratelli Mallotti di Venezia. — E quella giovane che siede laggiù in fondo c m un bellissimo bambino ? — domandò la mar- chesa. — Una meridionale, si chiama Èva Antella. — Com’è sparuta ! E pure dev’essere stata bella anche lei, un giorno. Ha degli occhi! — Bella e sventurata. È il terz’anno che viene qui a far la cura, ma ha troppo sofferto moral- mente per potersi riavere del tutto. Fu abbando- nata dal marito.... non è un segreto. Manuela, che fin lì era sempre rimasta concen- trata in se stessa, sollevò uno sguardo pietoso e la marchesa proseguì : — E il giovanotto sempre fermo sulla porta della sala? — Un francese... Filippo Parny. Glielo presen- terò domani, se permette. E guarito e si trattiene qui soltanto per accondiscendere al mio desiderio. E un’anima solitaria, ma non rifugge dalle squi- site eccezioni. — Quanta gente nuova! — sospirò finalmente Manuela. — Potremo pur vivere a parte senza far tante òonoscenze, non è vero mamma ? — Certamente!—disse Rose, incaricandosi della risposta — ma io non la consiglierei, la distra- zione è necessaria.<noinclude></noinclude> 5ngiwzo603bjlmhfjc4aiwswhq0up6j Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/285 108 844131 3016288 2022-08-03T16:31:44Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Nè io permetterei che tu coltivassi questo tuo morboso istinto di fuggire la gente — mor- morò la marchesa. — A poco , a poco lo vincerai. Intanto,, dottore, se non lo dispiace, m’indichi ove possiamo trovare un buon caffè !... — Un caffè ?... mah ! in nessun luogo, marchesa, perchè qui è assolutamente proibito. — Proibito ! -» Non per lei che non ha bisogno della cura. Potrá prepararglielo in stanza la cameriera, ma non acconsentirò mai che lá signorina s’avveleni con questa bevanda eccitanté. — Io sono avvezza a prendere tre o quattro caffè fortissimi al giorno! — disse Manuela. — Brutta consuetudine.... la smetta. — È impossibile !... — Impossibile non è alcuna - cosa che stia nel dominio della nostra volontá. Si provi, si eserciti a negare al suo corpo questa servitù dannosa. Da prima esso si ribellerá un pochino, poi dovrá ce- dere alla forza maggiore. Manuela non aggiunse sillaba, ma i suoi pro- fondi occhi castani sfavillarono. Rose la guardò con viva attenzione, poi le prese il polso e disse colla solita amorevolezza : — Ella non ha mangiato stasera, me ne sono accorto. E vero, mangiò poco o nulla — confermò la marchesa, mortificata. . — Domani, quando avrá passeggiato, si sentirá<noinclude></noinclude> t461rpfu1su9bbjw7g4wbn3ttp2pcls Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/286 108 844132 3016289 2022-08-03T16:31:49Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> meglio. Ora l’aria comincia a farsi umida, siamo in montagna. Non vorrebbe venire un pochino in sala? Si faccia animo, vede, ci vanno tutti. — No, no. Ci venga mamma, se vuole. Io ho bisogno di ritirarmi. — La marchesa scosse la testa come per dire : «E inutile, è ammalata, conviene compatirla!» E con un fare rassegnato s’avviò verso le scale con la figliuola. — Oggi è giusto, dev’essere stanca — mormorò il dottore dando loro la buonanotte. — Domani mi permetterò d’insistere un pochino di più. Manuela irritata non rispose, ma s’affrettò a sa- lire e appena furono sole disse con amarezza a sua madre, non curandosi che la sentissero : — M’hai condotta in una vera prigione ; non manca nulla, nemmeno il carceriere. Due ore più tardi, volendo fumare all’aperto il suo unico sigaro della giornata, Gustavo uscì dal primo piano sulla collina e dopo aver fatto una salita di pochi passi per il viale, si fermò, sorpreso. Dinanzi a lui, nel mite chiarore d’una serena notte stellata, stava una figura di donna avvolta in uno scialle bianco e appoggiata al tronco d’una catalpa in fiore. Il profilo tenue e della fierezza gentile di certi angeli delle antiche scuole appena s’intravedeva tra le frange che gli facevano velo. Dal paesello sottoposto un suono lontano di chitarre e di flauti veniva flebile, nel silenzio del- l’ora notturna.<noinclude></noinclude> 4bw7dfiwd5xix3en11x5sejzs943zd1 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/287 108 844133 3016290 2022-08-03T16:31:52Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Il dottorò stette due tre minuti immobile, con- templando la fanciulla che pareva assorta, perduta nei propri pensieri. Poi, non visto ancora, le si fece d’appresso, la chiamò : — Signorina Manuela ! Manuela Aparia era difatti una di quelle crea- ture a cui si dá a preferenza e involontariamente il nome di battesimo, e Eose che pur sapeva es- sere molto cerimonioso in date occasioni, c’era ca- scato anche lui, cedendo ad un certo istinto ar- cano dell’animo. Al vedersi così scoperta in flagrante delitto di romanticismo e proprio da lui, la fanciulla si volse con visibile disgusto : — Oh dottore... — diss’ella seccamente. — Non si trattenga fuori a quest’ora, marche- sina ! — disse il giovane, correggendosi — è umido il giardino. — Sta bene, come vuole. Ero venuta a cercare un po’ di sollievo. Laggiù faceva freddo e nelle nostre camere si soffoca. Ed ecco subito il guardiano che la chiama all’ordine.... Manuela lo guardò con freddezza e mormorò : — Difatti siamo in un convento di clausura. — L’igiene, signorina, è la base su cui si fonda ogni cura razionale.... — Io non ho voglia di curarmi. — Allora mi permetta d’aggiungere che oltre l’indispensabile igiene del corpo a lei va sugge-<noinclude></noinclude> phbfmo3gvocha6ysbohnvel6q18scsr Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/288 108 844134 3016291 2022-08-03T16:31:57Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> rifca anche quella dell’ anima....; — rispose Ròse, scherzosamente. — Vuol dire che la mia anima è ammalata?... — Ammalata, non direi ; dalle sue parole posso supporre che sia sofferente.... — Questo, signor Rose, non entra affatto nel campo dell’idroterapia. Il giovane la guardò con sorpresa ma senza ri- sentimento. — I medici sono sempre indiscreti — diss’ egli col suo tranquillo sorriso. — La fantasia non può a meno di venire in aiuto alla loro scienza incerta !... — riprese Ma- nuela con un certo disdegno, mentre traversavano insieme il piccolo ponte del secondo piano. All’udire quella risposta il giovane si fermò e abbassando sulla signorina Aparia il suo sguardo profondo, soggiunse con una voce in cui la com- mozione vibrava : — Dunque... nemici? — Sì, nemici. Buona notte. — Mi permetta almeno d’accompagnarla alia sua stanza, non è in quest’ala, è di lá... La fanciulla s’avviò per il corridoio e per la galleria senza parlargli ed egli le rimase risoluta- mente al fianco. Come furono giunti all’apparta- mento della marchesa, egli disse soltanto : Dunque a domani, signorina, si ricordi che la cura comincia alle cinque... sarò costretto di venire da lei molto presto... alle quattro e mezzo...<noinclude></noinclude> oxtpymxvfs25ykowzaamd9pdkxfzhhn Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/289 108 844135 3016292 2022-08-03T16:32:01Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude>— Come vuole!... —. E senza stendergli la mano, Manuela aperse l’uscio della sua camera e scomparve. Gustavo Rose rimase alcuni minuti coll’occhio fisso su quell’uscio del numero 10 ch’ ella aveva lasciato socchiuso. Egli non provava alcuna irri- tazione nell’animo, bensì un senso di grave tri- stezza e domandava a se stesso se nello sciogliere il problema di quella fragile esistenza di donna avrebbe trovato una creatura viziata dalla nascita e da una falsa educazione, oppure un essere eletto, perturbato dal dolore. Una certa penetrazione, in- solita nell’uomo, raffinata in lui dall’abitudine di studiare l’umana miseria, e un vago istinto, forse un latente desiderio ló facevano propendere verso quest’ultima ipotesi. Su quel bianco volto di fan- ciulla, in quegli occhi schivi ove tremolavano fra le lunghe ciglia lagrime irrefrenabili egli aveva scorto la traccia d’un patimento grave, forse se- greto e un’immensa pietá, una pietá nuova gli era nata in cuore. Egli scese a pianterreno, chiamò il primo ca- meriere 6 gli disse: — Sono le dieci. Quando quei signori hanno finito il pezzo che stanno suonando in sala, li avverta dell’ora che fa e cominci a spegnere i lumi. E tempo che vadano a dormire. — Sará servito. Buon riposo, signor dottore. Il bagnaiolo del primo piano ha chiesto se deve rinnovare domattina l’impacco al numero 20.<noinclude></noinclude> flmd3flc6uyrkranr62zekoadr5kiib Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/290 108 844136 3016293 2022-08-03T16:32:06Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Nulla fino a nuovo ordine. Lo sa il bagna- iolo che vado da tutti gli ammalati. Poco dopo, il pianoforte si tacque, s’udì un rumore di voci diverse e sommesse nel chiostro, 3ulle scale e per i corridoi, qualche porta si chiuse e lo stabilimento piombò nella quiete della placida notte. Rose che aveva l’abitudine di coricarsi presto per essere in piedi prima dell’alba, lungi da tro - vare il sonno che la vita attivissima concedeva di consueto al suo corpo giovane e gagliardo, provava un senso di agitazione violenta e invincibile. Indarno egli tentava leggere e rileggere certe pagine d’un libro di psicologia che gli stava di- nanzi; il suo pensiero era distratto, anzi assente. Allora si mise a lavorare in una sua monografìa sulle nevrosi del cuore, ma non gli venne fatto di scrivere un periodo di proposito; finì per trarre dal suo portafogli la diagnosi della malattia di Manuela, la scorse da capo a fondo, poi tornò alle prime righe che dicevano così: «Manuela Aparia, facoltá intellettuali preva- lenti sulle forze fìsiche, anemia generale, pertur- bazioni isterico-nervose, ecc. ecc.». E, dopo averle lette alcune volte macchinalmente, ripose lo scritto e affacciatosi alla finestra si mise ad osservare le grandi ombre del chiostro di faccia. Le persiane della torretta erano chiuse ma vi cominciava a biancheggiare il blando raggio della luna nascente. Una fragranza voluttuosa di rose saliva fino a<noinclude></noinclude> 8tvcwl7y1pmca73zwo8hffe062qrgzm Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/291 108 844137 3016294 2022-08-03T16:32:10Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> lui e da lontano veniva il mormorio continuo, quasi dolente, d’una cascatella d’acqua. Parve a Rose di trovarsi perduto in un sogno. Non era solito nè aveva mai avuto il tempo di abbandonarsi ad alcuna fantasticheria giovanile e dopo la morte dei suoi cari la sola sofferenza umana gli aveva fatto battere il cuore, ma in quel- l’ora di silenzio e di notturna insonnia gli parve che la sua ardente individualitá, sempre soffocata, si ribellasse ad un tratto imperiosa, e con un tu- multo di desideri strani, alle violenze della ragione, e stette a quel davanzale, colla testa in fuoco, col petto anelante, finché l’alba lo richiamò all’esercizio del suo dovere. {{asterism}} Erano appena le quattro e mezzo della mat- tina, quando il medico picchiò alla cameretta di Manuela. La fanciulla sonnacchiosa chiese che cosa fosse. — Il dottore! — disse Adele, che aveva inteso dal suo gabinetto di faccia e che subito accorreva. — So che disturbo !... — cominciò Rose entrando col suo fare tranquillo — ma vorrei proprio che ella desse principio stamane alla cura e, come dob • biamo fare un piccolo esame prima... — Adele, chiama la mamma! — esclamò Ma- nuela seccata. — Non avevo chiuso occhio in tutta la notte, cominciavo a dormire proprio adesso... — Me ne rincresce davvero — disse il medico<noinclude></noinclude> 9dc8c4fyv4vh0rw0e2xuorcopsmvswk Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/292 108 844138 3016295 2022-08-03T16:32:14Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> con sinceritá, avvicinandosi al letto, mentre la cameriera apriva un poco le persiane. Un raggio di luce penetrò nella cameretta ed egli scorse più chiaramente la testina gentile della sua pa- ziente e le pastose trecce brune mezzo disfatte sui guanciali. Sedette a piedi del letto e, veden- dola stizzita, riprese pacatamente: — Via, abbia pazienza, sia compiacente... mi faccia un po’ la storia fisica della suá vita.. ne ho bisogno, per regolarmi... — Vengo io! — rispose donna Cristina tutta trasognata, uscendo dalla sua camera con un ac- cappatoio bianco. — Oh mamma! — sciamò la fanciulla, buttandole le braccia al collo — perdona se t’abbiamo sve- gliata, io non posso parlare... Rose intraprese un delicato ma, per quanto gli era possibile, minuto esame intorno alla famiglia Aparia, e al padre di Manuela, s’informò della na- scita di lei, dell’infanzia e delle malattie a cui era stata soggetta da bambina e via via nell’adole- scenza, analizzando le sofferenze che adesso la tra- vagliavano e studiandone l’origine. Donna Cristina, un po’ commossa, assecondava pazientemente le sottili indagini del medico, mentre la fanciulla, mezzo seduta sul letto e abbandonata fra i cuscini, non apriva bocca. Rose, intento all’ interrogatorio, molto cortese ma tutto compreso dall’impegno della professione, andava scrivendo mano máno degli appunti in un<noinclude></noinclude> 43ad3xwuuvy4wgccs2igqst53k77zqg Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/293 108 844139 3016296 2022-08-03T16:32:19Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> grosso libro. Finito ch’ebbe, s’alzò e disse, non senza un’insolita timidezza : Ora, se permettesse, signorina, vorrei ascol- tarla... E, ad onta della visibile ripugnanza di Ma- nuela, egli le esplorò in presenza della madre molto commossa gli organi respiratori e il cuore, posando con grande esitanza la sua robusta testa bionda su quel petto fragile e un po’ ansante di ane- mica, fra le morbide trine che olezzavano di viola. — E perfettamente sana! disse egli termi- nando il suo coscienzioso esame. — Non abbiamo che il soffio anemico del cuore... — Dunque guarirá? — domandò ansiosamente la marchesa. — Lo spero, anzi me ne tengo quasi , certo. Devo tuttavia ripetere che la cura non fará che assecondare le buone intenzioni della signorina... Il migliore, il più efficace nemico di certi mali siamo noi stessi, è il prodigioso elemento di rea- zione che si trova nel nostro spirito... — La forza di volontá non può vincere la pal- pitazione! — disse Manuela con amarezza. — Se non dipende da un vizio organico, la palpitazione si lascia dominare anch’essa, io lo credo perchè ne ho fatto l’esperienza — sostenne Rose tranquillamente. — Sono pochi gli ammalati di nervi che abbiano il coraggio di approfittare del farmaco che portano seco, inconsapevolmente; al solo parlarne, i più se ne offendono. Quei pochi,<noinclude></noinclude> 65n2vopfb58kyhv92olchiwdppi8p1b Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/294 108 844140 3016297 2022-08-03T16:32:23Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> invece, che sanno dar retta a un buon consiglio, si sentono innalzati a una nuova dignitá, fieri come di una grande conquista. Speriamo, signorina Manuela! Ella intanto si disponga al suo bagno: per la prima volta basterá una leggera spugna- tura. Oggi, eccezionalmente, può farla qui in ca- mera, per uscire poi subito all’aperto. Ee mando la bagnaiola e io intanto passeggio nel corridoio. Scendere dal letto e farsi versare dell’acqua ge- lata sulle spalle non è sempre una delizia per i po- veri ammalati di nervi e fra quella molestia e la ripugnanza di dover entrare in rapporti così confi- denziali con una donna sconosciuta, Manuela su- però malamente quella sgradevole prova. Vedendola presa da forte tremito la bagnaiola l’aiutò in fretta a vestirsi e la eccitò ad uscire, per la reazione, e un minuto dopo, in abito succinto, coperta da un gran mantello e accompagnata dalla cameriera, la fanciulla s’avviò alla passeggiata mattutina. Il dottore, che aspettava fuori, le prese le mani diacce mentr’ella stava infilando i lunghissimi guanti : — Questi li lasci da parte! — disse — non sono indicati. Se le sue manine diverranno brune, non sará un gran male, potranno respirare libera- mente da tutti i pori... Può levarsi anche il cap- pello, se vuole: a quest’ora il sole non nuoce. Quand’ebbe varcato il portone dello stabili- mento, parve a Manuela di sentirsi più sollevata. Il suo animo era molto turbato, ma l’allegrezza<noinclude></noinclude> 35wqgxq0mwpxlxy2m5yd7xpj23gvv91 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/295 108 844141 3016298 2022-08-03T16:32:28Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> del giorno estivo che si diffondeva sul verde fre- sco dei castagni, sui prati fioriti di miosotidi az- zurre e di rosee eritree era così contagiosa, che all’improvviso la sua contenuta giovinezza ebbe come un senso di entusiasmo doloroso, dinanzi alla confortevole serenitá dell’alpestre paesaggio. Errò più d’un’ora nei dintorni dello stabilimento, cogliendo fiori e riscaldandosi ai primi raggi del sole, e fu con un senso di strano benessere che, al ritorno, sedette alla tavola della colazione, nella grande sala che cominciava a popolarsi, e gustò il suo bicchiere di latte appena munto, rosicchiando i tradizionali grissini piemontesi. Ma, entro la giornata, quando il tedio del caldo cominciò a farsi sentire daccapo entro le anguste camerette dell’antico monastero, il fuggevolo entu- siasmo di Manuela si mutò in un’amara tristezza, in un grave abbattimento. Stette molte ore seduta ad un tavolino, sorreggendo fra le mani la testa che le sembrava cerchiata di ferro. La marchesa accorata voleva avvertire il dottore, ma ella la supplicò di non dirgli nulla, e quando venne l’ora del secondo bagno s’avviò come una vittima verso il buio e tetro camerino per farvi la sua immer- sione. Col medico scambiò poche parole e la sera non ci fu verso di farla scendere in sala. Dopo tre o quattro giorni di cura assai blanda, alternata fra bagnature e massaggio, Manuela sembrò sentirsi ancor meno bene e Rose cominciò a mettersi in angustia. 19<noinclude></noinclude> le9rxtdtm9j0sk2nn1fjgx1oymbhvia Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/296 108 844142 3016299 2022-08-03T16:32:32Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Una sera, dopo le undici, egli fu chiamato al letto della fanciulla ch’era stata presa da un’acuta nevralgia alle tempia, con sussulti convulsivi. Le sofferenze erano così vive e lo stato dell’inferma così angoscioso che il medico n’ebbe una pro- fonda pietá, e dopo averle somministrato qualche piccolo rimedio, le sedette daccanto e rimase parte della notte colla marchesa, al suo capezzale, sempre aspettando che s’acquietasse. Manuela non era più irritata e scontrosa, la sua alterezza malinconica, nella prostrazione di forze che succede agli assalti nervosi, aveva dato luogo a un dolce languore di persona ammalata. Ad un tratto ella disse con voce debolissima: — E la cura che mi fa male, lo sento. — Difatti, tra i miei numerosi pazienti, è forse l’unica che non ne tragga vantaggio — disse il medico — e benché io sia convinto che ciò di- penda dall’eccessiva ripugnanza con la quale ella l’ha intrapresa, non voglio ostinarmi... Smettiamo un poco, e cerchiamo di aiutarci con l’aria sa- lubre, colla dieta, colle passeggiate; ne conviene, marchesa ? — M’affido a lei... — rispose con tristezza donna Cristina. — E più contenta? va bene così? — chiese il giovane, allora, con singolare accento, chinandosi sovra i guanciali di Manuela, prendendo amore- volmente fra le sue le fredde manine ch’ella in- conscia e indifferente gli abbandonava.<noinclude></noinclude> blfha3z3t3exp7cdp0cnxfa21o8l06h Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/297 108 844143 3016300 2022-08-03T16:32:36Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Sì, la ringrazio. — E nel volto abbattuto della fanciulla lampeggiò uno sguardo di dolore così intenso che Rose n’ebbe trapassate le viscere. La domenica era un giorno di riposo anche per la cura. Dopo la lieve spugnatura al sorgere dal letto, pazienti e bagnaioli avevano tutti va- canza. I forestieri che meglio si reggevano in piedi profittavano di quelle ore di libertá per combinare qualche gita a Graglia, o ad Oropa, per fare la trottala lungo la pittorica valle del Cervo. I più infermi, rimasti padroni del luogo, se la spassavano nelle ombre del parco, felici di non udir rumore di fontane, nè di doccie. Un piace- vole silenzio festivo regnava sulla casa. In quella loro prima domenica, le signore Aparia avevano preferito rimanersene fra g! invalidi, ma non si erano lasciate scorgere che all’ora del desinare. Calava il crepuscolo e non era tornato ancor nessuno da fuori, quando giunse all’orecchio di Rose il suono d’una dolce melodia. Suonavano il pianoforte, in sala. Di solito qualche signorina strimpellava un pezzo insulso, venuto di moda entro l’anno, o una ragazzetta, esortata dalla madre amorosa, si esercitava ripetendo mattina e sera scale e preludi; ma questa era una mano diversa e nuova, una mano esperta che correva facile e con un tocco pastoso sulla tastiera. Gustavo Rose, cui le sonatine quotidiane solevano dare un invin-<noinclude></noinclude> hhyrjm1k7ij0fvqqukix4rsbea310hd Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/298 108 844144 3016301 2022-08-03T16:32:41Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> cibile fastidio, fa subito attratto da quella musica e si mise ad ascoltare, attentamente. li a melodia incalzava sopra accordi vibrati e dissonanti e erompeva con un trillo doloroso per morire in una flebile cadenza. Vi fu un silenzio. Adesso era il notturno in do minore di Chopin, quel mirabile sfogo musicale di passione e d’angoscia. Il giovane s’avvicinò quasi involontariamente alle finestre del salotto di riunione che davano sul chiostro, in quell’ora affatto deserto, appoggiò la fronte ai vetri chiusi e da prima non fu capace di discernere nulla, tranne la veste bianca della suonatrice che metteva un lieve chiarore nella penombra, poi subito la riconobbe, distinse la te- stina pallida e fantasiosa, i morbidi capelli ca- stani e il profilo fino che si disegnava nel vano di un’apertura di faccia. Manuela guardava in alto, cercando nella concentrazione della memoria le armonie che le fremevano sotto le dita come voci d’un interno, segreto affanno. Ancora una piccola gavotta spiritosa e triste insieme, di Scarlatti forse, poi la fanciulla s’alzò per uscire e Rose finse Rin- contrarla a caso sulla porta della sala. Ella si la- sciò sfuggire un atto di meraviglia, di contrarietá quasi, ma il medico si guardò dal confessare a quella creatura così fieramente gelosa di se stessa ch’egli aveva osato indagare, anzi studiare il se- greto delle sue divagazioni musicali. — Era qui lei, ora? — chiese Manuela per nascondere il suo imbarazzo. — Se l’avessi saputo...<noinclude></noinclude> 17l87mtt24l9473a1aw9aeese119h2w Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/299 108 844145 3016302 2022-08-03T16:32:45Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Vengo dal paese. Ma perchè questa do- manda ?... — Perchè ho suonato e ho bisogno d’una grande solitudine quando suono. — Il medico non conterebbe per nulla. Se vo- gliamo farci un concetto giusto del nostro paziente, è necessario che lo vediamo in tutte le sue fasi, — In quale fase vuole che mi trovi io, quando sono al pianoforte?... — Ella è senza dubbio commossa da una grande eccitazione dei nervi e dello spirito e io tengo per fermo che la musica deva nuocere all’estrema sen- sibilitá del suo temperamento. — Anche questo, ora ! Io non posso fare a meno della musica, ne ho bisogno come dell’aria che respiro... — E se il rinunziarvi, per il momento, contri- buisse alla sua guarigione? — Guarire?... io non ci penso nemmeno, la morte mi sorride. — La morte ? A vent’anni ? Quando ci sta di- nanzi tutto un avvenire d’energia e di speranza? — Io nulla spero e a nulla credo ormai — disse la fanciulla con fierezza. — Tristi parole sulle sue labbra, signorina. C’è una cosa alla quale dobbiamo credere tutti, anche nel massimo sconforto, e questa è la possi- bilitá di operare il bene. La mancanza d’ogni fede umana è anch’essa una forma dell’egoismo e non delle meno crudeli... Sua madre...<noinclude></noinclude> ssb2uh7d2dnzjzczb0l2nb5nsp4rwn8 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/300 108 844146 3016303 2022-08-03T16:32:50Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Non mi parli di mia madre — interruppe Ma- nuela con impeto, con un improvviso turbamento — lo.vede anche lei che non posso mutarmi! Discorrendo i due giovani s’erano avviati per il chiostro e facevano il giro del cortile. Rose guardò l’esile figurina che gli camminava allato, leggera leggera, gli parve che il più lieve soffio maligno potesse atterrarla ed ebbe un bri- vido d’apprensione che nessun malato gli aveva mai fatto provare. — E io — diss’egli, dopo un lungo silenzio — ho un desiderio ardente di guarirla; ella deve guarire !... C’era tanto fuoco nell’esternazione di quel de- siderio che Manuela si volse come attonita e tut- tavia s’affrettò a rispondere: — Ella non può guarirmi ! — Come, non posso ? Lo voglio, Manuela, lo voglio !... E nelle sue parole spirava una tale energia di volontá virile e dominatrice che la fanciulla si sentì diventar di fiamma e gli lanciò uno sguardo di ribellione e d’ira. — Sono audace ? non è vero ? — domandò Rose dolcemente. Lei è un uomo che sogna ! — disse Manuela colla più studiata indifferenza, e com’erano arri- vati in prossimitá d’una scala aggiunse un «buo- nasera» asciutto e lo lasciò. Il medico andò incontro ai suoi pazienti che tornavano a frotte dalla gita, e nessuno gli lesse in volto il fiero tumulto che lo agitava.<noinclude></noinclude> b4ngh92byftrwgcusypgjovq3mj3dfj Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/301 108 844147 3016304 2022-08-03T16:32:54Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> % ^ % L’indomani, dovendo recarsi in una villa di faccia allo stabilimento, Gustavo liose prese una scorciatoia e scese nella vailetta che lo separava a nord dalle adiacenti colline. I sentieri erano stretti e ombreggiati da fitti alberi ; non penetrava raggio di sole in quella deliziosa frescura; lo stor- mire delle foglie, il canto svariato degli uccelli, lo scroscio d’un torrente lontano si fondevano in un infinito accordo armonico nella dolce e verde penombra. Giù nel fondo, l’incolta boscaglia faceva cor- nice ad una vasca di circa cinquanta metri di circonferenza, ove si spandeva il zampillo quieto e limpido d’una sorgente. Giunto in vista di quel- l’acqua il medico si fermò. Egli aveva scorto a tra- verso le frasche Manuela Aparia. La fanciulla toccava quasi l’orlo della vasca e ne fissava inten- samente lo specchio. Si ritrasse quindi e dopo aver volto uno sguardo in giro come per assicurarsi della sua solitudine, si mise a cantare. Non era una gran voce ma così intonata e così toccante che il giovane stette immobile ad ascoltarla come se una ninfa boschereccia fosse venuta dal mondo dei sogni a posarsi in quel luogo romito. La mort vient. et me délivre Des souffrances de mon coeur, Sans toi je ne puis plus vivre, Je succombe á ma douleur. , . Hélas, liélas<noinclude></noinclude> 7jmw8mfbhysnxeltms6prro4nv6zhc5 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/302 108 844148 3016305 2022-08-03T16:32:59Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Il lamento appassionato echeggiava da lon- tano e le roccie rispondevano tristamente : Hélas, Tiélas ! Rose attese la seconda strofa della bella can- zone russa ed essa venne ancor più mesta della prima, poi indugiò ancora a proseguire il suo cam- mino. Manuela non cantava più, e, secondo la sua abitudine, s’era appoggiata ad un tronco e stava colla testa china, pensando. Si credeva e si sen- tiva sola. Rose ebbe qualche minuto d’esitanza, poi scese, risoluto di passar oltre con un semplice saluto per non irritarla, ma, con sua meraviglia, fu la fanciulla che, senza dissimulare la sua con- sueta diffidenza, lo trattenne, interrogando: — Dottore, si può nuotare in questo bacino ? — E piuttosto profondo e l’acqua n’ è assai fredda, nei giorni buoni non raggiunge più di quattordici gradi — disse Rose. — Molti uomini tentarono la prova e se ne risentirono — A me non farebbe niente, ne sono certa — interruppe Manuela — e voglio provare. — Vorrebbe esporsi a un tale rischio, quando non tollera un’immersione di pochi secondi? — L’immersione fa parte di una cura noiosa o questo invece sarebbe un sollievo. Il giovane ebbe un sorriso che richiamò un lieve rossore sulle guancie pallide di lei, nondi- meno egli rispose : — Ci si provi pure, io non voglio troppo con-<noinclude></noinclude> 9nqx86atpelqiy8e549h2lybbesxc62 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/303 108 844149 3016306 2022-08-03T16:33:04Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> tradirla, e acconsento purché mi conceda di staro io stesso qui vicino nel bosco ond’essere pronto in caso di bisogno. — A questa condizione non accetto io ; so nuo- tare benissimo e non mi occorre alcuna sorve- glianza. Il giovane la guardò, di sfuggita, ma con un tale sguardo ch’ella dovette abbassare gli occhi,, indi concluse con dolce risolutezza: — Allora non ne facciamo nulla. Poi, vedendo che Manuela taceva, soggiunse con voce bassa, un po’ velata dallo sforzo : — Non ne facciamo nulla nemmeno della sua cura, nulla ! Se il paziente non s’affida al medico, se non esiste un po’ di confidente abbandono, noi dobbiamo agire á tentoni, alla cieca La fanciulla sospirò, senza rispondere, molto annoiata. Ella si appoggiava sempre al suo albero con un vago atteggiamento di sfida, ed egli pro- segui senza più porvi mente : — Oh ! s’ella potesse penetrare nei segreti della nostra professione, nelle brame ardenti che destano in noi i nostri ammalati e nelle mortali angoscio che ci cagionano, forse non si conterrebbe così. Io ho abbracciato questa vita di sacrifizio, non sor- rida! con tutto l’entusiasmo della mia fidente giovinezza, pensando che la sola mia volontá do- vesse bastarmi per raggiungere lo scopo ; m’avvidi poi che senza la valida contribuzione degli infermi non possiamo riescire a buon fine, perchè in fondo<noinclude></noinclude> eetfgufrfnyjsanqqkz3bfvq8ev2ew2 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/304 108 844150 3016307 2022-08-03T16:33:09Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> i nostri sforzi male assecondati diventano nulli ; ■è molto se, talvolta, il nome nostro, il nostro av- venire non rimangono in balìa del loro capriccio. Non parlo delle malattie acute, la diagnosi n’ è quasi sempre sicura, parlo delle nevrosi e degli isterismi che sono il frutto della eccitazione feb- brile in cui si chiude il nostro secolo e dei quali io mi sono particolarmente occupato. Furon inde- fessi i miei studi, ma saranno sempre troppo scarsi per il vastissimo soggetto; tuttavia dalle mie con- tinue osservazioni ho tratto questo sicuro principio; indagare il cuore dell’ammalato per avere la chiave delle sue sofferenze e se v’ha una guarigione pos- sibile, del rimedio. Lo comprendo — soggiunse ■egli più piano ancora — tale pretesa può sembrare molto indiscreta, ma Lio buono ! quando si pensa ■che migliaia d’infermi aprono così spontaneamente 1 animo loro e che in ciascheduno, in fondo, il me- dico non trova che miseria o dolore, il suo irresi- stibile desiderio d’analisi non può essere conside- rato come una ignobile curiositá. Manuela aveva strappato un ramoscello da un cespuglio vicino e lo andava masticando coi suoi dentini bianchi. — Una predica in piena Arcadia ! — diss’ella accennando al paesaggio circostante. . Il giovane si fece di fiamma ed ebbe come un doloroso lampeggiamento nello sguardo, ma egli possedeva la tolleranza che dá la superioritá serena dello spirito, perciò si vinse subito e, toccando il suo cappello, rispose:<noinclude></noinclude> kk4jvtik2hy5fmogvtrqqfohduvxytc Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/305 108 844151 3016308 2022-08-03T16:33:13Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Nell’aprirle il mio cuore ho creduto di darle il buon esempio Vedo che mi sono ingannato e riprendo il cammino E s’allontanò rapidamente, ma quando fu giunto presso alla villa gli venne ancora da lontano al- l’orecchio il flebile lamento di quella voce così gio- vanile e così triste: — Hélas ! hélas ! {{asterism}} A tavola, quella sera, il medico fu più serio dell’usato. Manuela conversava con Samara, il giovane tisico che le stava vicino. Renitente a proferire la triste parola in italiano egli le diceva spesso : Je suis jooitrinaire, je suis poitr inaire ! e poi si dava alla più pazza vita, scorrazzando nei din- torni senz’alcun riguardo alla sua salute, ballando e bevendo per stordirsi. Rose , aveva mólto esitato a riceverlo perchè l’idroterapia poteva riescirgli più che inutile, nociva, ma poi, preso da infinita compassione di quella sua condannata giovinezza, non era stato capace di ricusargli un pietoso asilo e gli ordinava un solo breve bagno al giorno con l’acqua temperata. Quell’infermo costava al medico coscienzioso innumerevoli cure e precauzioni per evitare agli altri bagnanti i pericoli del contatto, specie ai giovani, e la sua vicinanza con Manuela gli dava non lieve pena. Le signore Diodato arrischiavano anche loro, adesso, qualche sommessa parola, e il malato di<noinclude></noinclude> qxlj9zdldfjjamhvdvrmskka29nlc47 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/306 108 844152 3016309 2022-08-03T16:33:17Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> spinite, che cominciava a fare i primi passi senza sostegno, si lasciava sfuggire di tratto in tratto * un motto di spirito ; una momentanea serenitá era scesa su quel piccolo crocchio di gente predomi- nata dalla tristezza, dalla noia, dalle più penose apprensioni. Quando uscirono tutti dalla sala, la marchesa non volle assolutamente che la sua figliuola risa- lisse nella sua camera, ma la costrinse a rimanere nel chiostro e si mise a passeggiare con Samara e con un nuovo arrivato, il conte Francavilla di Pisa, che le conosceva di nome e s’era fatto subito presentare. Gustavo Rose sedeva accanto ad una contadina ch’era venuta quella sera e alla quale aveva ser- bato una delle migliori camere dello stabilimento, t con grande meraviglia di diverse signore male allog- giate. Egli le parlava piano ed ascoltava, atten- tissimamente, un lungo racconto che la donna gli veniva facendo. Non alzò il capo nemmeno dinanzi a Manuela, tanto pareva assorto in quel colloquio: era d’altronde occupatissimo per i continui arrivi della giornata; difatti in mezzo ai crocchi dei ba’ gnanti giá affiatati fra loro, i forestieri, i novellini si vedevano passeggiare solitari e come turbati dal loro momentaneo isolamento. Più tardi una brigatella andò in sala a far mu- sica, e le ragazze Mevi, ch’ erano infatuate di Ma- nuela, ve la trascinarono contro voglia. 4 Volevano che suonasse, ma ella vi si rifiutava ostinatamente e finì per dire:<noinclude></noinclude> a743bsztl2aqwmhr1iatv8ug2oo9lh9 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/307 108 844153 3016310 2022-08-03T16:33:21Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Non posso, non posso, il dottore me l’ha proibito. Mentre le signore protestavano contro quella scusa, ella volse all’intorno lo sguardo accorato in cerca di Rose che non c’era, e sempre più stizzita e ferma nel suo diniego esclamò: — Il dottore ! il dottore ! lo chiamino ! Filippo Parny, il solitario ipocondriaco che stava fra la gente per obbedire al medico e che aveva in orrore tutte quelle amabili violenze sociali, andò diritto ad avvertire Rose, nel suo studio. Quando il giovane, sorpreso, comparve in sala, Manuela fece alcuni passi verso di lui e gli chiese con un luminoso sorriso: — Dica, dottore, non è vero che mi ha proibito di suonare? Lo sguardo e l’accento erano supplichevoli. Una fugace espressione d’ironica meraviglia passò sul volto di Rose, tuttavia egli aderì subito, generosamente, a quel capriccio, dichiarando che in fatti era d’avviso che la signorina Aparia do. vesse astenersene e che non poteva a meno d’am- mirare la docilitá della sua paziente. Allora un giovinotto si mise e strimpellare un ballabile e alcune coppie si lasciarono sedurre dal ritmo invitante. Rose non disapprovava il ballo, ritenendolo per certuni Un buon esercizio ginna- stico, e qualche Volta, stava perfino a vedere, per quanto malinconica potesse sembrargli una danza fra persone mezze inferme o sofferenti. Quella sera<noinclude></noinclude> k4gu2dqfrowp9j14zey3uyaulsec7oc Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/308 108 844154 3016311 2022-08-03T16:33:26Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> si trattenne pochi minuti, tanto da udire un breve dialogo di Manuela col conte Francavilla che l’aveva pregata di accordargli una mazurka. — Non ballo mai ! — insisteva la fanciulla. — Mai, proprio mai ? — Ballai con passione, da bambina, ora vi ho rinunziato. — Ha fatto un voto? — Non vale la pena di far dei voti per questo ! — E ringraziandolo freddamente Manuela era an- data a sedere in un angolo della sala presso Èva Antella. Rose tornò alle sue occupazioni con un vago senso di sollievo nell’anima, ma più tardi vide che il lume della torretta non si spegneva mai, ed era lassù che Manuela soleva vegliare nelle sue notti d’insonnia. Il giorno appresso mentre ella era fuori a pas- seggiare, donna Cristina mandò per il medico e dolendosi colle lagrime agli occhi delle stranezze della figliuola, lo supplicò di volersi interporre colla sua autoritá onde ripigliasse la cura, altri- menti la loro presenza nello stabilimento si sa- rebbe resa inutile. Gustavo Rose le dimostrò come ogni suo ten- tativo fin li fosse rimasto infruttuoso, aggiunse però non disperare del tutto e promise di non desistere. Era di quelle tempre che l’ostacolo in- fiamma. — Non so dirle quanti crucci mi dia questa<noinclude></noinclude> 5dnznu58ef9yp2wb8mpsmmmrslfhc24 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/309 108 844155 3016312 2022-08-03T16:33:30Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> figliuola!... senza tema di peccare di vanitá ma- terna, posso dire che non è una creatura comune. Fin da bambina fu molto precoce, ad onta di ciò equilibrata ed allegra di temperamento. Ad un tratto qualche cosa di grave è venuto a turbare la sua serena giovinezza e la sua salute prima sempre perfetta. Da molto tempo Manuela è mu- tata, indolente, malinconica, disdegnosa della so- cietá, e di qualunque diletto... Anche un po’ strana, se si vuole. Chi più di lei, dottore, ha avuta campo di accorgersi delle sue bizzarrie? Rose ascoltava, ascoltava. Finalmente egli disse : — Mi pare che giá nel primo giorno, mar- chesa, io le avessi lasciato trapelare il sospetta che le sofferenze della signorina potessero dipen- dere da qualche turbamento della sua anima. — Me ne ricordo, ma non risposi perchè non non so nulla di sicuro ed è cosa vana l’interro- gare Manuela. Mia figlia non mi aveva mai na- scosto un solo pensiero, ma adesso è impenetra- bile nel suo segreto se segreto vi è... Due anni fa, fu fidanzata con un suo cugino, un bravissima giovane che amo tanto, e per il quale ella aveva dimostrato un’ardente simpatia. Un giorno ci ac- corgemmo che c’era della tensione nei loro rapporti ; poco tempo dopo egli ci annunciò che Manuela lo aveva costretto a ritirare la sua parola per incompatibilitá di carattere e noi dovemmo ac- cettare questa scusa perchè non ci fu modo di<noinclude></noinclude> mflcnkmoeqn8l8vf33m0utiijflx1fn Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/310 108 844156 3016313 2022-08-03T16:33:35Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> saper altro. Il giovane era sinceramente innamo- rato e sembrava afflittissimo. Manuela invece era molto conturbata e da quel tempo cominciò l’alte- razione profonda del suo organismo. — La cagione del disgusto fu evidentepiente assai grave — disse Rose, con un tremito nella voce. — Ho pensato e ripensato senza venirne a capo. Potrebbe darsi che l’assoluta differenza di prin- cipi avesse influito sull’animo di Manuela ch’è sempre stata molto pia, mentre mio nipote si mo- strava imbevuto d’idee matèrialiste... Erano infi- nite le loro discussioni su quest’argomento.. — Indaghiamo, indaghiamo ancora insi- stette Rose. — La signorina Aparia deve riavere la salute, ma è necessario che anzi tutto si rista- bilisca in lei l’equilibrio morale... — Lo voglia Iddio! — disse donna Cristina •ch’era un’ottima madre, ma poco profonda e per- ciò un’alleata inefficace. Mentre discorrevano, s’udì il passo leggero di Manuela che saliva sulla torretta e ch’entrò come una folata di vento, con un gran fascio di fiori in mano. Alla vista del medico ella s’oscurò in viso, ma poi finì per dire ridendo: — Ecco i congiurati! Pareva più serena, più amabile del solito, ma ad un tratto s’accorse che sua madre aveva pianto, c fattasi di porpora, domandò con una certa asprezza :<noinclude></noinclude> k2s5o85z5yesbzawvy59ch073yanwms Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/311 108 844157 3016314 2022-08-03T16:33:39Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Perchè piangi ? che cosa è accaduto ? E come nessuno rispondeva, continuò: — Giá! par- lavate della mia cura.. è per questo che piangi ? — e con uno slancio di tenerezza le gettò le braccia al collo esclamando: — Va, mamma, se è per questo, domani la riprenderò, farò quattro, cinque bagni al giorno, se volete, andrò a morire nell’acqua ! Poi, dopo avere asciugate le lagrime di sua madre coi baci, senza degnare il medico di uno sguardo, si mise a disporre con un garbo tutto proprio le felci, gli aconiti azzurri, le belle digitali gialle nelle rozze brocche di terra che Adele aveva comperate in paese. Quando Rose s’alzò, ella si volse e disse con fredda risolutezza : — Domani, dunque, immer- sioni, doccie, massaggio, elettroterapia ! Il giovane fece un inchino e uscì rattristato. Quella singolare fanciulla lo irritava, lo stizziva e lo affascinava ad un tempo colla più tormentosa malìa. Il desiderio di vincere quella piccola batta- glia lo agitava fortemente e per quanto si stu- diasse d’attribuire la propria inquietezza ad un istinto professionale, in fondo la ragione sempre desta, sempre pronta all’analisi, gli diceva che ben diverso affanno era il suo. Una mattina, entrando nella chiesetta dello stabilimento per cercarvi il sagrestano, Rose vide, 20<noinclude></noinclude> lcwvc83wx2iux6redfk11dr3u0dkg6t Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/312 108 844158 3016315 2022-08-03T16:33:43Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> dinanzi a uno degli altari laterali, una figura genu- flessa. Era lei, era Manuela in atto di fervente preghiera. L’amarezza che s’era a poco a poco ac cumulata nel cuore del medico contro la ribèlle inferma, si dissipò alla vista della fanciulla orante. E passò in punta di piedi, per uscire da un’altra porta, per non distoglierla dal suo raccoglimento, ma si sentì più che mai turbato. Qualche giorno appresso egli ebbe un’altra sor- presa. Era sceso nel villaggio per visitare la figlia quindicenne d’una bagnaiola, che s’andava lenta- mente consumando di mal sottile. Quand’egli entrò nella povera cameretta, Manuela stava seduta al capezzale della malata e s’affrettò d’alzarsi per cedergli il posto. Eose fu colto da una palpita- zione violentissima e quasi irrefrenabile. La signo- rina Aparia prese subito congedo, non senz’essersi chinata a baciare in fronte la sofferente giovinetta il cui sorriso rassegnato spirava un’insolita con- tentezza, le cui mani scarne stringevano con tra- sporto alcuni fiori coi quali la visitatrice aveva forse accompagnato qualche suo più utile dono. Manuela era molto pallida in quel giorno e il medico, commosso da quell’incontro che gli rive- lava un sì nobile istinto di pietá nell’animo della sua paziente, allarmato dalla sua espressione di patimento, si diede premura di raggiungerla. Ell’era difatti poco discosto e camminava adagio, affaticata, con una languidezza d’inferma. Quando le fu dappresso il giovine s’accorse che<noinclude></noinclude> 5qro9gu7flt6mzzjkjuzrx0ks3v0ydc Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/313 108 844159 3016316 2022-08-03T16:33:47Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> il suo volto era contratto dallo sforzo d’un interno combattimento e le domandò, non senza esitanza, se gli permettesse d’accompagnarla. — Grazie, risaliamo insieme, ma prendiamo la via più lunga; non sono stata più capace di riscaldarmi dopo quella doccia. Ha tempo, dottore? — chiese la fanciulla con una dolcezza triste e affatto insolita? — Ho sempre tempo per lei... — mormorò .Rose, prendendole una delle mani ch’ella lasciava pendere inerti e fredde. — Non ha fatto la rea- zione ? — Non so, non mi ricordo. — Eppure le avevo tanto raccomandato.... — Sì, ha ragione Lei è molto buono con me, lo riconosco, vedo che ho torto, ma non ho la forza di vincermi. Camminarono, salendo, alcuni minuti uno ac- canto all’altra, in silenzio e lentamente perchè Manuela a stento si reggeva. Erano giunti, di viale in viale, a metá dell’altura e, senz’avvedersene, si inoltrarono sotto un lungo pergolato che faceva parte del parco e che finiva in un capanno di lauri. Ivi giunta la fanciulla si lasciò cadere, tutta palpitante, su una panca e, con voce soffocata* uscì in un gemito : — Io mi sento morire, mi sento morire!... — Coraggio, coraggio, per caritá, i mezzi di guarire stanno in lei! — mormorò Rose. — Ma io non desidero di guarire! — esclamò<noinclude></noinclude> jttj0d4ykz20h806io1soeyego6g521 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/314 108 844160 3016317 2022-08-03T16:33:52Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Manuela con un ritorno di ribellione e di fierezza. — Mi pesa soltanto di morire così giorno per giorno, ora per ora... — Cerchi nel fondo della sua anima e troverá la malsana cagione di un sì grande sconforto. — Nel fondo della mia anima? Qual diritto ha ella di dirmi questo ? — Come uomo, nessuno certamente; come me- dico, ne ho molti. La marchesa l’ha affidata alle mie cure e io devo valermi di tutti i mezzi leciti per raggiungere il mio scopo. Del resto, senta, sono avvezzo a leggere nello sguardo de’ miei am- malati e ho letto anche nel suo! — Oh!... — Sì, Manuela, tutto in lei tradisce un grave patimento dello spirito.... Rose era sicuro del suo asserto, nondimeno egli guardò la fanciulla con un senso di appren- sione angosciosa. Ella non rispose, ma fu presa da un tale tremito che il medico n’ebbe gran pena e soggiunse con amorevolezza: — Ma perchè questa diffidenza? perchè mi tiene così indegno della sua fiducia? Sono giovane an- ch’io e so comprendere le tempeste della giovi- nezza. Manuela alzò gli occhi, smarrita. — Ella ha forse bisogno di resistere e di vin- cere... — proseguì Rose — e ove io possa venirle in aiuto coi suggerimenti della ragione, disponga di me come d’un amico...<noinclude></noinclude> mxqqhycvet9url4mp2e4zu85mh8cr61 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/315 108 844161 3016318 2022-08-03T16:33:56Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — La ragione, la fredda ragione! Ella parla come si trattasse di farsi amputare un braccio! — 11 dominio della ragione, Manuela, è una forza che c’è dato conquistare. — Si potrá imporre il silenzio, si potrá simulare l’indifferenza, ma comandare a se stessi di non amare, no, questo non si può... — L’amore è un sentimento divino — disse Rose impallidendo — ma non sará mai sano nè utile al nostro sviluppò morale, qualora la mente convinta non possa dirigerlo e dominarlo. TJn amore ben posto dev’essere la nostra salute, Ma- nuela, ma quando certe affezioni ci limano la vita, è nostro dovere di combatterle come elementi di sventura. — Io vorrei amare sempre e morire — pro^ ruppe la fanciulla con accento desolato — e pur sento qualche volta, in fondo alla mia coscienza, una voce arcana che mi dice : lotta, guarisci e vivi! Era come l’inconscio grido della giovinezza ferita che si rivolta ai dolore. — Ah finalmente, ecco una buona parola ! — esclamò Rose colla gioia del chirurgo che ha tro- vata la palla nemica nel fianco del soldato caduto in battaglia. La fanciulla s’era coperto il volto mormo- rando : — Ella non sa nulla, non sa nulla! Il dottore, ch’era sempre stato in piedi accanto<noinclude></noinclude> gl48x1p438abqbet9xa3f0o4e3qg92y Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/316 108 844162 3016319 2022-08-03T16:34:01Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> a lei, lece alcuni passi, turbatissimo. Un senso di penosa apprensione gl’impediva di parlare. Ad un tratto la fanciulla sollevò il bianco viso e disse con un po’ di durezza, la durezza dei giorni tristi: ■— Quando avrá saputo, a che cosa gioverá?.. Il medico scosse la testa con un amaro sor- riso. — Io non le domando delle rivelazioni — mor- morò egli - mi confessi che il suo cuore soffre, ciò mi basta.. — No, Rose, tutto o nulla. Non voglio lasciar sfuggire indarno quest’ora che certamente non tornerá mai più... Ella mantenga scrupolosamente il mio segreto perchè anch’io dovetti giurare un giorno che mia madre ignorerebbe ogni cosa... In tal modo mi fu tolta l’unica consolazione che po- tesse essermi concessa... Ella parlava con grande abbandono, ma senza perdere il suo fare un po’ altero. — Dio mio, può ella comprendermi ? Un uomo sa egli penetrare in queste amarezze? — Lo spero... — balbettò Rose. — Badi, dottore, la storia è triste e v’è forse qualche particolare disdicevole nella bocca d’una fanciulla... ma ho tanto penato che la mia mente non si conturba più come una volta... Mia madre le avrá detto certamente che fui alcun tempo fi- danzata con un mio cugino. Mio padre l’aveva preso in casa da faneiulletto, perchè era orfano, e<noinclude></noinclude> coj702qi3vj0fbltlvukjb9702esp04 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/317 108 844163 3016320 2022-08-03T16:34:05Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> lo ha educato coi miei fratelli ; siamo cresciuti insieme. Eravamo molto giovani ancora quand’io m’accorsi d’amarlo; egli certamente non m’amava. Nondimeno mi chiese d’essere sua e i miei geni- tori ci permisero di scambiare una segreta pro- messa, in attesa del tempo in cui, compiuti gli studi, Ermanno avrebbe potuto sposarmi. Due anni di contentezza!... La lontananza stessa (egli fre- quentava l’Universitá di Roma) mi si raddolciva al pensiero di quel sognato avvenire, le sue lettere formavano la mia gioia ; ha un sì chiaro ingegno, una natura così geniale, Ermanno! — E nel pro^ ferire a bassa voce il suo nome, Manuela arros- siva. — Egli era ripartito da qualche mese dopo le allegre vacanze di Natale, quando una mattina, per tempo, una delle nostre cameriere, una bella ragazza, giovanissima, entrò nella mia stanza, piangendo angosciosamente. Lontana da ogni so- spetto, cercai d’indagare la causa d’una sì grande afflizione, per consolarla... Ad un tratto mi si getta dinanzi in ginocchio, s’avviticchia a me supplicandomi d’aver pietá, il nome del mio fi- danzato le viene alle labbra. Nella mia ingenuitá non riescivo a capire... Allora, allora... ella parlò più chiaro e io ho dovuto udire la più terribile delle confessioni ! Egli, Ermanno l’aveva sedotta ! Non si meravigli, Rose, della mia franchezza. Io, prima, sapevo ben poco delle umane miserie, avevo diciott’anni e la mia casa era stata sempre come un tempio ; il velo si lacerò tutto in un tratto, e<noinclude></noinclude> mqoh8bfzy7caha46kmumrljimf5im97 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/318 108 844164 3016321 2022-08-03T16:34:09Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> la sozza realtá che intravvidi mi mutò. Non fui più quella. Mi sentii crescere gli anni sul capo, una sola esperienza basta’ per la vita, è una vec- chia che le parla, Rose. Quella ragazza destava in me una compassione mista di ribrezzo ; i rap- porti in cui mi trovavo con mio cugino non le erano certamente ignoti e nelPeffondersi direttamente con me, non so s’ella seguisse un ignobile istinto di vendetta, o il desiderio di salvarmi. Io però, cosa strana, non ebbi alcun dubbio sulla veritá della sua rivelazione. Ella esigeva il segreto, glieJo promisi, le promisi che avrei parlato ad Ermanno, che l’avrei indotto ad una giusta riparazione, pur ch’ella consentisse a licenziarsi subito, con qualche scusa, dal nostro servizio. La sua presenza non m era sopportabile. Ciò accadde infatti, ma, Dio buono, lo strazio dei giorni che seguirono ! Il tor- mento della necessaria dissimulazione!... Per for- tuna ammalai con una febbre ardente e non fui costretta di scrivere a mio cugino. Aspettavo con angoscia il suo arrivo e appena egli fu giunto colsi il primo momento opportuno per parlargli. Ero in giardino ed egli venne a me, con tene- rezza, accennando all’avvenire non molto lontano ormai, chiedendomi ansiosamente la cagione del mio contegno gelido... Un impeto d’ira mi prese allora, ed ebbi la forza di dirgli tutto, di rinfac- ciargli i suoi torti, di ricordargli quali doveri lo allontanassero da me. Non so come osassi par- largli di certe cose, m’era venuto un coraggio strano.<noinclude></noinclude> 7l4hrz1kxownk0byocqbsa0e92cj57e Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/319 108 844165 3016322 2022-08-03T16:34:13Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> In principio, Ermanno tentò di negare, ma deboi* mente ; non poteva negare ; mostrò poi un cinismo ributtante sorridendo quasi della mia collera, dan- domi della bambina inesperta. Mi disse clie non potevo sapere, che quella era stata una scappata, giovanile, che non aveva nulla a che fare coll amoro ch’io gl’ispiravo, che avrebbe provveduto all esi- stenza di quella disgraziata e al piccino... poi, tornando in sè, mi pregò di perdonargli, di non pensarvi più, che certo sarebbe buono... Io gli di- chiarai che mai più avrei consentito a essere sua, moglie. Egli insistette molto, ostinatamente, o forse le sue lusinghiere parole avrebbero potuto farmi cedere, se non si fosse ribellata la mia co- scienza. Vedendomi così risoluta, mi chiese, nel suo freddo egoismo, che prendessi sovra di me tutta la. responsabilitá di quella rottura e mi fece giurare che dinanzi ai miei genitori serberei gelosamente il se- greto delle cose successe: egli temeva più il loro cor- ruccio del mio. Anche stavolta promisi e accettai, purch’egli mi desse parola di partire subito. Io ri- masi come fulminata e credetti qualche tempo che il mio cuore fosse morto. I miei genitori, molto sor- presi da prima della mia ingiustificata determi- nazione, si mostrarono indulgenti e pietosi appena, la mia salute comincio ad alterarsi. Le turbe ner- vose erano così forti che il mio spirito non aveva più coscienza di sè. Ma un giorno, dopo molti mesi di patimento, esso si destò con particolare lucidezza, io tornai a pensare, io sentii battere il<noinclude></noinclude> 8p8j1pub412xlkxhh4fvlys9vx076bd Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/320 108 844166 3016323 2022-08-03T16:34:18Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> mio cuore, io m’accorsi che amavo ancora e peg- gio di prima... ma non era più un tranquillo af- fetto, era un tormento di passione. Manuela aveva parlato piano, interrottamente, con una gravitá superiore ai suoi vent’anni. Fi- nito il racconto, ella disse con profonda tristezza : — Ora, Rose, ella conosce l’origine della mia malattia, ora ella potrá comprendere il contrasto che mi lima la vita... - La sua confidenza m’onora, e la sua afflizione mi dá una grande pena — disse il giovane alta- mente commosso — ma le cose non sono tali da escludere il rimedio. Il perdono è dolce, Manuela. — Il perdono ? Ho perdonato, sono cristiana. E come non gli avrei perdonato se l’amo ancora? Ma a che giova ? — Egli potrá ravvedersi... vi sono delle grandi follie giovanili. — Come potrei sposare un uomo che non m’ispira una perfetta stima e che ha degli altri doveri ? — Certi errori non sono sempre senza scusa - in quanto al dovere, la societá non è così esi- gente... ^ A questa societá codarda io non appartengo, e s’ella, Rose, la giustifica, io la compiango; non vi sono scuse e non v’è che una sola legge morale. — Quanto l’ammiro! — esclamò Rose sempre più commosso e turbato — com’è raro trovare, anche nella donna, questa scrupolosa onestá di<noinclude></noinclude> pb62ep9jclsi7mu0ga50c88j5jd2dqx Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/321 108 844167 3016324 2022-08-03T16:34:22Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> sentimento!... Sé le donne, se le fanciulle stesse non transigessero con tanta indifferenza, noi diver- remmo migliori! Ma non è giusto ch’ella ne soffra tanto, Manuela, è cosa indegna della sua tempra il lasciarsi sopraffare e abbattere dagl’istinti.. — Lo so, lo sento, la mia dignitá offesa si ri- bella, ma l’inclinazione istintiva prevale; ho sem- pre avuto orrore dei sentimenti che passano e si trasformano e l’ideale della mia giovinezza è stato la fedeltá del pensiero... È un’aspra battaglia la mia e la salute n’esce infranta... se sapesse quanto soffro ! — Lo vedo, pur troppo, ma non credo che sia una sofferenza senza rimedio. C’è nel fondo della sua natura una somma troppo forte di energia latente perch’ella debba soggiacere. Il segreto sta nell’ottenere un giusto equilibrio fra la mente e il cuore. M’aiuti dunque! —esclamò la fanciulla con un accento d’implorazione affatto nuovo. Io non meriterei ch’ella s’occupasse di me, perchè fui ingrata, lo riconosco. Ma fin dal primo giorno io m’accorsi ch’ella mi leggeva tutto in fronte e la mia fierezza si drizzava contro questa intui- zione inevitabile... — E molesta, non è vero? — disse Rose con un triste sorriso. — Ma ora eli’ ha compreso che il medico dev’essere un amico e se me lo consente io impegnerò tutte le mie forze per insegnarle a lottare, a vincere, a dare sovrattutto un sano in- dirizzo al suo pensiero...<noinclude></noinclude> mzww2469j0n2i3hwtvnsvtm1lewz3ue Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/322 108 844168 3016325 2022-08-03T16:34:26Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> I campi infiniti del pensiero sono dolorosi tutti per me e il mondo è deserto... — Ne oonvengo, ma questo è uno stato di ma- lattia... 11 dominio sull’immaginazione è uno dei primi elementi della felicitá umana. Se qualche volta abbiamo goduto, sognando dolcezze che poi non ci furono concesse, quante angustie ci costa la tema di certi guai ohe non accadono!... Tenere in briglia la fantasia avvezza a perdersi in scon- solate divagazioni, ed esercitare la volontá rimasta da molto tempo inerte, ecco il suo còmpito, Ma- nuela, e i migliori mezzi per adempierlo sono la distrazione e l’attivitá materiale... Assegni al la- voro un alto scopo, la caritá, e subito sentirá scen- dere dall’alto un’energia rigeneratrice. Nella con siderazione della miseria altrui, verso la quale mi sembra giá inclinata, ella troverá più facilmente l’oblio delle proprie pene, ella perderá di vista sé stessa per ritrovare un giorno una individualitá forte, serena nel suo rinnovamento. E mentre ab- biamo la fortuna di vederla ospite nel nostro po- vero convento, supplisca a quell’attivitá col moto, passeggi molto nei boschi, nei prati, in vista del lontano orizzonte, aspiri molt’aria, assorba avida- mente i raggi del sole, faccia una vita intima colla natura, colla grande, divina consolatrice’ Mi perdoni, mi perdoni Manuela, se insisto così! Sono tenace, lo so, e pedante forse... mi scorre un po di sangue tedesco nelle vene. Ma ho una fede sicura nelle mie teorie, sono certo che colla pace<noinclude></noinclude> 4sdgd6kbofwnuo793fq403rl4hsrxfb Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/323 108 844169 3016326 2022-08-03T16:34:30Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> dell’anima la sua salute rifiorirá e lo un desiderio così ardente dì guarirla!... Mentre diceva così i suoi occhi bruni e perspi- caci di pensatore cercarono per la prima volta con tutta la loro intensitá lo sguardo abbattuto di Manuela che li sostenne, impassibile, ma con un vago cenno d’assentimento. Eli’era rimasta un mi- nuto pensosa, colla fronte china sul seno un poco ansante. Ad un tratto si scosse e disse: — Non un cenno di quanto le narrai... nemmeno con me, sa... non troverei forse più la forza di ri- parlargliene. Rose si portò la mano al petto. — Ora devo andare — concluse la fanciulla, al- zandosi, ma quando fu in piedi ebbe Un sussulto e vacillò. — Vuole un appoggio ? Non può camminare da sola! — No, no, dottore, grazie. Mi lasci, sará meglio... Ci rivedremo più tardi! Ella porse la sua manina gelida al giovine che s’inchinava e si allontanò con un passo incerto e stanco. Rose la seguì collo sguardo finche disparve in fondo al pergolato, nell’allegrezza luminosa del- l’ora meridiana. Era una figurina così gentile col suo leggero vestito bianco seminato di fiorellini lilla e il largo cappello di paglia un po’ sollevato sulla pallida fronte e tutto inghirlandato di astri alpini! Nella sua natura indocile e schiva c’era tanta grazia, tanta inconsapevole seduzione!...<noinclude></noinclude> 5uju9dho0z2rh8ln9a08sp2p48mldgd Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/324 108 844170 3016327 2022-08-03T16:34:34Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Oggi, dottore, ho vinto. M’aveva preso il mio solito malessere, ho tentato di dominarlo... tremavo tutta... ho fatto un grande sforzo, ma vi sono rie- scita! ho voluto!... Una fiamma divampò sul volto del giovane. W Vede! — sciamò egli — vede come si può ot- tenere, quando si vuole? Il primo successo, quello che ci dá il convincimento della nostra forza, è il più difficile: col tempo la lotta si fa sempre meno ardua. Ella ha cominciato bene, Manuela, ella rag- giungerá l’indipendenza dello spirito ch’è uno dei migliori elementi di felicitá. — Ah non so, non so !... Sento che il mio pen- siero dovrebbe elevarsi ad una grande altezza per avere la pace a cui aspiro. Era così amabile Manuela in quel momento, dal suo volto un po’ scolorato rifulgeva un sì vivido raggio d’intelligenza, che Rose ne fu rapito. — Si ricordi che la vittoria sopra sè stesso è uno dei più grandi eroismi! — diss’egli — ed è solo mirando in alto che realmente si vince. Manuela sorrise. In quella creatura fine e sde- gnosa il sorriso aveva un fascino. Rose sperò che si trattenesse un poco ancora con lui, ma la mar- chesa passava allora allora con Franca villa ed ella s’affrettò di raggiungerli per la passeggiata. L’indomani era domenica e per la prima volta le signore Aparia, ad esempio degli altri bagnanti, si assentarono dallo stabilimento. Rose le vide partire insieme alla signora Antella, alla quale<noinclude></noinclude> epll9quh28r3zc6gamy1u3c1a9lwzs7 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/325 108 844171 3016328 2022-08-03T16:34:38Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> erano legate da una pietosa simpatia, e a Samara -ch’era salito a cassetto della loro carrozza. Quella partenza gli aveva lasciato un senso di «dolore nell’anima e per la prima volta egli tor- nava alle sue stanze senza energia, senza il solito entusiasmo per la sua caritatevole missione. In quel giorno di maggiore libertá volle occuparsi «della monografia che da qualche tempo trascu- rava , ma vi riesci soltanto in seguito ad un violento sforzo, mettendo a profitto, anche per proprio conto, le massime che insegnava agli altri ; non fu però capace di superare un’impressione di vuoto cocente che gli faceva presentire tutta l’amarezza dei distacchi futuri. Il desiderio arden- tissimo ch’egli provava del suo ritorno gli rivelò ad un tratto la cagione dell’angoscia che da qual- che tempo lo veniva travagliando: egli amava Manuela. Sebbene non si concedesse di vederla spesso, «gli ne sentiva la presenza allo stabilimento come un’infinita e nuova dolcezza che gli aleggiasse d’intorno. Ma Manuela andrebbe lontana ed egli non saprebbe forse più nulla di lei... Qual silenzio tormentoso! qual terribile oscuritá nella sua vita!... Per scongiurare l’affannosa visione dell’avvenire, la sera, nell’ora triste del crepuscolo, egli scese nella piazza del villaggio ove le carrozze dei ba- gnanti il più delle volte si fermavano. Era suo costume di riceverli al ritorno da quelle escur- sioni.<noinclude></noinclude> 3mw8420jrmapt3tjxq2iznbw02tj749 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/326 108 844172 3016329 2022-08-03T16:34:42Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Risuonavano giá da lontano i campanelli delle pariglie campestri e l’allegra fila di legni non tardò a giungere a festoso trotto. La marchesa e Manuela erano nel terzo landau e Gustavo Rose, che aveva aguzzato indarno lo sguardo nella penombra, si trovò per istinto dinanzi a quello. Egli aiutò le signore a scendere e Manuela, mo- strandogli un mazzo gigantesco di poligoni e di campanule, gli disse vivacemente: — Oh dottore, Oropa è incantevole ! quanti fiori e qual vista sublime! Non avrei voluto partire mai, è un vero luogo per guarire, lassù! Ma, accortasi subito d’aver proferito una parola scortese, gli porse una genziana turchina e sog- giunse : — Si ritorna però volentieri al chiostro, sa ! Ec- cole il mio fiore, ne abbiamo portato tutti per il nostro padre guardiano, dei fiori ! La fanciulla era giuliva in quella sera, le era rimasto in volto il riflesso di quella specie d’esal- tamento salubre che danno sempre agli esseri ner- vosi e delicati le ascensioni sulle alte montagne. Appena uscita da carrozza ella si perdette in mezzo ad un crocchio di signore e Rose, ch’era rimasto un poco in disparte, lasciò che i bagnanti salissero allo stabilimento e si dileguò nell’oscuritá della campagna solitaria. Il giorno appresso, quando andò a visitare la signora Bruni, ch’era stata anch’ella ad Oropa, 21<noinclude></noinclude> abhiwelxrwwqggddd3z03sl3gtzklpr Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/327 108 844173 3016330 2022-08-03T16:34:46Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> colla comitiva, il dottore n’ebbe un subisso di confidenze non richieste. Il conte di Francavilla si mostrava più che mai innamorato di Manuela, era stato sempre al fianco di quelle signore, anche durante la visita al San- tuario, poi s’era messo in quattro per raccogliere gramigne nei prati ; insomma tutto procedeva per il meglio. E vero che di lei, della signorina, non si poteva dir nulla, sempre accanto alla madre, sempre seria e di poche parole. Intanto ella, la signora Bruni, s’era data pre- mura d’informarsi da buona fonte delle condizioni finanziarie della famiglia Aparia e l’aveva avute assai sodisfacenti. La marchesina era ricca, assai ricca! — aggiungeva stringendo gli occhi. — Ricca ? se ha diversi fratelli — esclamò fi- nalmente il medico, con disgusto. — Una zia paterna, la sua matrina, le lasciò morendo un vistoso legato; oh! per ciò che ri- guarda la dote andiamo benissimo, ora non ci re- sterebbe che indagare per la salute... Lei forse potrebbe asserire con certezza.. non so, quel pal- lore, quelle turbe nervose... dicevano che avesse un principio di consunzione... — bisbigliò ella, in- sistendo col coraggio d’una persona incaricata. Il volto di Rose si fece bianco di collera ed egli rispose con un sorriso sdegnoso: — Quale amore pieno di scrupoli!... quale lu- singhiera fiducia nella mia compiacenza ! Del resto, la signorina Aparia è di complessione perfetta-<noinclude></noinclude> f3zc4tmp4eadlfi3tzrk72ygq752q3p Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/328 108 844174 3016331 2022-08-03T16:34:52Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> mente sana. Buon giorno, signora Bruni. Faccia il suo bagno e una buona reazione. E se n’andò coll’animo esasperato contro Fran- cavilla ch’era venuto a S... per curarsi dagli stra- pazzi e dai disordini d’una vita volgare. Pareva a Rose che la sua volontá cominciasse ad affievolirsi, ch’egli andasse perdendo il possesso di sè, e per non tradire il suo segreto si propo- neva di evitare la fanciulla più che mai. Egli si limitava a darle qualche consiglio, qualche neces- sario incoraggiamento, perchè Manuela aveva delle grandi oscillazioni nel progresso della cura. Se la vedeva abbattuta, concentrata, in preda alle sue fantasticherie, le susurrava: — Si faccia animo, si distragga, per caritá ! — E se gli sembrava che fosse più serena: — Così va bene, la vittoria è nostra ! — Ma non osava fermarsi a lungo perchè adesso quelle sue parole da cui trapelava una repressa tenerezza, erano sempre accolte con bonomia, anzi con gratitudine, perchè la confidenza fattagli da Manuela aveva messo fra loro un’intimitá pericolosa. Si tratte- neva invece a preferenza con donna Cristina, par- lando di lei, sempre di lei, e la buona marchesa, come accade ad una parte , delle madri, era, ben lontana dal leggergli in cuore. ^ ^ ^ Una sera, un giovinotto che aveva portato seco alcuni razzi da Milano, chiese il permesso al me-<noinclude></noinclude> p7e6xyz0ftk1x9zp3rfeupm0wikw9yk Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/329 108 844175 3016332 2022-08-03T16:34:56Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> dico di accenderli sulla terrazza. I bagnanti, avidi di distrazioni, vi salirono quasi tatti e Bose li seguì, quasi inconsciamente, sempre portato dalla solita magìa. Ma era triste e si ritrasse in fondo alla spianata per essere solo. Egli stava svoltando da una macchia di sempreverdi, quando scorse, appoggiata ad un muricciolo donde spaziava lon- tano la vista nella penombra notturna, la sottile figura di Manuela. Voleva tornare indietro, ma ella si volse allo scricchiolare della sabbia, lo ri- conobbe e lo chiamò. — Dottore! — diss’ella stendendogli la mano. — Noi fuggiamo entrambi la societá. Sono ben lieta di trovarla in flagrante delitto di misan- tropia! La precoce e amara esperienza della vita dava sempre a Manuela un senso d’altera sicurezza quando si trovava cogli uomini, anche con giovani, ma nessuno era riescito a destare in lei la serena fiducia che Rose le aveva ispirato, dopo quel con- fidente colloquio, e che si sforzava anche di di- mostrargli in compenso degli antichi sgarbi. Rose era il medico, il consigliere, l’amico ormai, ma certamente Manuela non aveva mai pensato ch’egli potesse diventare qualche cosa di più per lei, nè provare alcun altro sentimento fuori di quella sua amorevole pietá. Ella s’appoggiò di nuovo al muricciolo. Era una notte stellata molto chiara, ma senza luna. Una fragranza acuta di caprifoglio e di gelso-<noinclude></noinclude> 6a0e65gl7bzyvfmc1jc5a5tsj18bvbq Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/330 108 844176 3016333 2022-08-03T16:35:00Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> mino si diffondeva nell’ insolito tepore dell’aria, un cuculo tardivo cantava nel parco. Ogni tanto una striscia vibrante di fuoco schizzava verso il cielo rompendosi in miriadi di scintille multicolori. Il clamore del pubblico plaudente e le grida en- tusiastiche dei bambini non turbavano la piaci- ditá dell’ora notturna. Rose si sentiva un tumulto nel cuore, ma non era capace di parlare, e nella dolce vicinanza di Manuela, dinanzi alla complice bellezza della natura, quel trepido silenzio aveva per lui una specie di spirituale voluttá. Ma ella ad un tratto lo interruppe : — Fuggo la gente, stasera, perchè sono in una delle mie fasi cattive. Il mio pensiero è laggiù lontano... — E accennava all’orizzonte sfumato nella notte. — Sará dunque così sempre, Manuela? — Non so, qualche volta lo temo. Fra poco dovrò rivederlo. L’anima chiusa della fanciulla tornava, forse per un irresistibile bisogno di conforto, quasi in- consciamente, al confidente abbandono di quel giorno. Rose ebbe un sussulto. — Rivederlo? — esclamò egli. — Ma sì, dottore. Le nostre ville sono vicine,* in campagna ci si trova più facilmente... e i miei gli sono sinceramente affezionati... — Perchè dice «fra poco» ? — Perchè la settimana ventura dobbiamo par- tire. Siamo qui giá da un mese e mezzo.<noinclude></noinclude> rudfv4vy4vlesoc9zjn2930os927cad Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/331 108 844177 3016334 2022-08-03T16:35:05Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Una cura molto breve per lei che ne ha tanto bisogno! — balbettò il giovane colla voce strozzata. — La continuerò a casa. Che vuole ? la nostra presenza laggiù è necessaria, ci aspettano. Mentre Manuela proferiva queste parole con una calma profonda, anzi con una certa sodisfa- zione, il giovane si sentiva morire. Il momento del distacco era giunto e conveniva affrontarlo, ma un tal gelo lo prese nel cuore che rabbrividì visibilmente. — Ell’ha freddo ? — domandò la signorina Aparia — non si sente bene? Stasera non m’ha fatto nemmeno il piccolo sermone di regola. — Non posso.. stasera non posso — disse il medico, pur dominandosi. — Io guardo questo not- turno paesaggio — proseguì egli facendo un cenno largo verso il firmamento palpitante di stelle. — E grande, non è vero? Ebbene a me sembra che la mente umana possa in sè accogliere un’altret- tale grandezza quando giunge colla volontá a com- piere nobilmente i suoi sagrifìzi. — Il sermone! — disse Manuela, con un riso argentino ma un po’ falso, che Rose sentì stridere entro di sè. Era un fuggevole ritorno all’antica sprezzante amarezza, e il giovane accorato mor- morò: — Non mi faccia male, Manuela, sia buona! — Ha ragione, ha ragione. Sono di cattivo umore, mi compatisca! — esclamò la fanciulla di-<noinclude></noinclude> g3mpu1t0rsg8t62fdmk17i8z7x3mby4 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/332 108 844178 3016335 2022-08-03T16:35:09Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> stranamente. — Ecco la mamma che viene a cer- carmi con Parny ; raggiungiamoli, è ora di scen- dere ! — Difatti fa tardi per loro. S’abbiano cura, si ritirino! — E appena pronunziate quelle parole professionali, Rose salutò e scomparve. ^ In quell’ultima settimana la marchesa venne sempre più accrescendo il numero delle sue rela- zioni, nello stabilimento. Manuela si mostrava cor- tese con tutti, ma manteneva nel suo contegno un profondo riserbo. L’unica persona alla quale avesse accordato una certa amicizia era Èva Antella, la povera moglie abbandonata, così infelice e così saggia nella sua sventura. La si vedeva spesso in giro con lei e anche con un’altra bagnante, certa Angela Darò che da più anni torturava un’ingua- ribile malattia delle ossa. — Vede — disse un giorno Rose a Manuela — quella è una povera condannata cui solo la grande energia morale riesce a prolungare la vita. Non c’è bisogno d’esortarla a farsi coraggio. Arrivò invece da cinque giorni quella signora afflitta da una continua tosse nervosa... una pietá... Ebbene, quando si trova alla presenza di qualche persona che le dá soggezione, il fenomeno cessa come per incanto, appena la persona si è allontanata, ecco lo spasimo daccapo. È un’inferma che ha perduto<noinclude></noinclude> 7gh7bxn9yifumh8yvh8fkb0xtyfu6dm Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/333 108 844179 3016336 2022-08-03T16:35:13Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> l’impero sovra sè stessa e quando tento di farglielo comprendere, s’inquieta e s’offende. — Non vi sarebbe altro rimedio? — chiese Manuela. — Forse la suggestione, ma io rifuggo da questi mezzi che fanno perdere più che mai al- I individuo il possesso di sè. Sono troppo umilianti. — E lei, Rose, è sempre stato padrone della propria volontá? — Sempre, no. Da fanciullo ero debole, avevo una suscettibilitá morbosa. Dopo un lungo eser- cizio imparai a vincere, ma chissá quanto mi toc- cherá di lottare ancora! Si trovavano in sala, accanto al pianoforte. Donna Cristina e la signora Antella lavoravano in un angolo. Era l’ultimo giorno e il medico aveva permesso alla signorina Aparia di suonare. II segreto della sua passione gli pesava affanno- samente sul cuore. Fino a quel tempo era stata in lui una grande verginitá di sentimento verso la donna da cui l’avevano molto distolto l’inde- fessitá dei suoi studi e l’ardore delle sue viste umanitarie. Adesso, dopo quella voluta austeritá, l’amore gli era sorto nell’animo come una pianta che germoglia in terreno nuovo. E tutto lo tra- vagliava in quell’amore : la sicurezza che Manuela pensasse ad un altro, una certa differenza di posi- zione sociale, fors’anche lo scrupolo di non sapersi limitare verso i suoi pazienti ad un interessa- mento affatto oggettivo e scevro di parzialitá.<noinclude></noinclude> h2k88nee7pbqtat0b0b2bjhzt0v5xbm Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/334 108 844180 3016337 2022-08-03T16:35:18Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> E sebbene gli ardesse in petto il desiderio di poter dire alla fanciulla : «Mi sei cara sovra ogni cosa», anche a rischio di vederla rientrare in sè- stessa, sgomenta e offesa da una tale confessione, egli s’era proposto di custodire con gelosa cura il proprio segreto, ma l’eroico sagrifizio gli rendeva- il pensiero del distacco doloroso inconsolabilmente — Mi suoni qualche cosa — diss’egli alfine, per vincere quell’affanno. — Stavolta sono io che la prego I Manuela lasciò scorrere vagamente le piccole mani affilate sul pianoforte, poi ricordò la «Tráu- merei» di Schumann. Pareva che l’anima della fanciulla si fosse trasfusa tutta nelle dolenti note e che un fremito di tristezza appassionata facesse vibrare le corde del povero istrumento d’albergo. — Ancora! — implorò Rose. Ma la suonatrice che non amava mai rinnovare a sè stessa due volte di seguito la stessa emozione musicale, scelse invece il «Viandante» di G-rieg. — Ora basta! — esclamò il giovane, quando l’ul- timo accordo venne a morire, prendendole impe- tuosamente ambedue le mani per allontanarle dalla, tastiera e facendo l’atto inconsapevole, ma tosto- represso, di portarsele alle labbra ardenti. — Basta per lei... e per me... — Oh! dottore! — disse Manuela, senza farsi meraviglia di quella commozione ch’era solita di destare, suonando —- come potro esprimerle tutta la mia riconoscenza! quanta gentile premura! e<noinclude></noinclude> hf6j5cblkhxg2clyrn9fqsgqvhs9ode Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/335 108 844181 3016338 2022-08-03T16:35:22Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> quanto lio male corrisposto sempre! Potrá dimen- ticare e perdonarmi?... — La cura lia cominciato a giovarle, e questo mi consola, ma fu breve, pur troppo. Si ricordi questo luogo, Manuela, e vi ritorni — disse Rose con uno sguardo d’angoscia. Non osò aggiungere: — Si ricordi di me. La fanciulla rispose: - Chissá, forse... un al- tr’anno. — Non disse «spero». Ella desiderava di partire. E i due giovani non scambiarono altre parole. Quella sera tutti i principali bagnanti si radu- narono in sala, intorno alle signore Aparia che l’indomani dovevano lasciare lo stabilimento. Chia- mato in paese da ammalati gravi, il medico non si fece vedere che sul tardi. La mattina seguente egli andò invece per tempo a salutare la marchesa, e impiegò la breve visita in suggerimenti sull’igiene fisica e morale della si- gnorina ch’era fuori per la reazione del suo ultimo bagno. Mentre tornava al suo studio Rose incontrò il segretario che gli annunziava l’arrivo d’un nuovo bagnante inaspettato, lamentando che non vi fosse più un posticino in tutta la casa. Subito dopo il forestiero apparve, preceduto da un cameriere. Il medico si trovò di fronte ad un bel giovine di circa ventisei anni che tradiva dal fuoco degli occhi neri, dai nerissimi capelli e dalla tinta bruna la sua pa- tria meridionale. Egli stese la mano dicendo con accento insinuante:<noinclude></noinclude> h0hxm7pvquzvmstmm8zifx8vaf3u6dv Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/336 108 844182 3016339 2022-08-03T16:35:26Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Il dottor Gustavo Rose?... io sono Rolando di Montemagno, un vero intruso in questo luogo, si- gnore. Non feci a tempo di chiederle una stanza... Avrei potuto telegrafare, ma che vuole? non c’era nemmeno la possibilitá di ottenere la risposta. Avevo fissato di partire ieri mattina da Roma per Via- reggio, e invece, non so come, un istinto m’indusse improvvisamente a mutar pensiero e me ne venni qui assetato di buon’aria. Laggiù si bruciava. Non c’è nemmeno una stanza in libertá — insistette il segretario — ma forse qualcuno oggi se n’andrá, anzi, non parte la marchesa Aparia sta- sera, signor direttore? — Sì - disse finalmente Rose collo sguardo rab- buiato. — In qualche modo accontenteremo anche il signore. Intanto, se volesse accomodarsi da me... E mentre Montehiagno, accettando, si disponeva a precederlo nel suo studio, Manuela entrò nel cor- ridoio. Era vestita come sempre di chiaro, d’ùna stoffa vaporosa e portava in mano un mazzo di ci- clamini. Il cappello nero le proiettava un’ombra pittorica sul volto sorridente e colorito dall’ora mattutina. Un profumo si diffuse, acuto, dai fiori, ed ella passò in fretta, rispondendo cortesemente al saluto di Rose. I due giovani si soffermarono un momento a seguirla collo sguardo. — Una bagnante ? — chiese il nuovo arrivato. — Sì, una bagnante — rispose il medico, fred- damente, chiudendo dietro a sè l’uscio del suo ap- partamentino.<noinclude></noinclude> jedpak0ot1dn826a45f04by16r911dw Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/337 108 844183 3016340 2022-08-03T16:35:30Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> * * Alle cinque le signore Aparia si disposero per la partenza. Donna Cristina aveva le lagrime agli occhi. Sinceramente buona, ma fornita d’una sensi- bilitá superficiale, ella prendeva subito affetto alle persone e ai luoghi, vivendo sempre sotto l’impero dell’ora che passa Manuela invece sembrava in- differente, forse provava una segreta contentezza che un delicato riguardo verso gli astanti le im- pediva di esprimere. La sua anima avvezza a pre- coci patimenti, rimaneva quasi impassibile dinanzi alle fugaci emozioni della vita. Francavilla, tutto premura, s’affaccendava in- torno alla carrozza, proponendosi di accompagnare le signore a Biella, con Samara. Èva Antella e Maria Dare piangevano in silenzio, Manuela s’oc- cupava a preferenza di loro e della sua bagnaiola ch’era scesa nell’atrio per salutarla. Il medico comparve all’ultimo momento. Egli aveva evitato, per tema di tradirsi, un più intimo colloquio colla signorina Aparia. Nondimeno donna Cristina e la figliuola lo trassero amichevolmente m disparte, ma non fu che un fuggevole scambio di addii. Rose aggiunse ancora, con voce soffocata, qualche raccomandazione, qualche buon consiglio, poi si mise accanto alla predella e le aiutò a sa- lire fra le borse, i cuscini ed i fiori. Erancavilla le segui, Samara saltò a cassetto e, accompagnata da alcuni altri signori, la carrozza s’avviò lentamente<noinclude></noinclude> pbvk0l1txvgod3234jvle2atahsrkgf Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/338 108 844184 3016341 2022-08-03T16:35:35Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> giù per la china. I conoscenti andarono tutti in giardino, in un piccolo belvedere, donde si poteva mandare alle viaggiatrici l’estremo saluto. Rose, inosservato, si ritrasse solo, con un pallore di morte in fronte, e rientrando dal cortile, vide Montema- gno, il nuovo bagnante, che appoggiato allo stipite duna porta, aveva assistito alla scena, in lonta- nanza, da estraneo qual era. Egli ricomparve soltanto all’ora della cena, pen- sando con invincibile amarezza ai posti che trove- rebbe vuoti o peggio occupati da altri. Difatti i commensali s’erano ristretti verso di lui. Più tardi, al solito, essi si riunirono nel chiostro e in sala, e certe signore, che parevano un po’ neglette prima, presero subito gloriosamente anche li il posto della marchesa Aparia e quelli stessi che ne avevano de- plorato la partenza si affrettarono di raggrupparsi intorno al nuovo centro. A Rose, che si sentiva qualche cosa di morto in cuorè, cui pareva di tro- varsi egli stesso in un vasto deserto, dopo la par- tenza di Manuela, tornava strana, insopportabile quasi, la serenitá degli altri. Eppure tutto era giá ricomposto in un ordine novello, come se nulla fosse accaduto, e appena si sentiva qualche voce di vago lamento: «Ohe peccato quella buona mar- chesa! quella simpatica Manuela!», cui altre voci, solo per cortesia, facevano eco, riservandosi forse di mormorare più piano meno benevole cose. Samara, tornato da Biella col suo compagno, fa- ceva la corte ad una giovinetta di Torino, piccola,<noinclude></noinclude> bupidirb0scywx5imezomi6dbeexsng Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/339 108 844185 3016342 2022-08-03T16:35:39Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> sottilina, con due stelle per occhi, che chiacchierava volubilmente in piemontese. Erancavilla, assai di- sinvolto e più libero di sè, ronzava senza riguardo intorno ad una bella veneziana, divisa dal marito. Solo Èva Antella s’era ridotta in un angolo, col suo bambino allato, e pareva assai triste. Rose le si avvicinò, un momento, per simpatia, ma poi, disgustato degli altri, salì alle sue stanze, e subito dopo, quasi senz’accorgersi, uscì nel giardino, si ridusse sotto l’albero di catalpa ora sfiorito, ove la prima sera, aveva veduto Manuela Aparia e adagio adagio, inconsapevolmente, rifece la via che con- duceva al numero 10. La chiave era ancora nella toppa. Sicuro di trovarsi solo, in quell’ora in cui i domestici cenavano e i forestieri stavano riuniti in sala, egli accese un cerino ed entrò. Una mano pigra o pietosa aveva lasciato appassire, in un bicchiere, alcuni degli ultimi fiori campestri rac- colti da Manuela ; da un chiodo pendeva un na- strino azzurro che aveva servito a sostenere una fotografia ; un vago profumo d’iris era nell’aria, e, quantunque fossero scomparsi tutti gli oggetti graziosi che caratterizzano la presenza di una donna gentile e di buon gusto, la cameretta non era ancor diventata impersonale come le stanze d’albergo. Rose rimase a lungo in quella specie di cella verginale e provo una forte tentazione di farla chiudere, con un pretesto, onde non venissero profanate tante care ricordanze, volle prendere per sè il nastro, e qualche fiore, ma poi rinunziò a tutto, rimprove-<noinclude></noinclude> s2qsjkt02ubf8mxchwtndiq7ilka4ek Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/340 108 844186 3016343 2022-08-03T16:35:43Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> randosi d’essere così debole e mormorando il pre- cetto: «medico, cura te stesso». E, fatto il proponi- mento di chiudere quella sua angoscia nel più pro- fondo silenzio dell’anima, per quanto il lavoro- ora gli sembrasse meno dolce e più grave il dovere, egli vi ritornò con coraggio e s’impose un’abnega- zione ancor più generosa e più intera. Il giorno seguente, prima della levata del sole, s’imbattè nel giardino con Montemagno e cosi passeggiando cominciò a prenderlo sotto la sua direzione. Il giovine signore s’era indebolita la salute per eccesso di lavoro, dopo aver compiti gli studi in un istituto di scienze sociali. Il suo bel- l’ingegno, lá sua tempra forte, seria, geniale ispi- rarono a Rose la più viva simpatia. Egli si trattenne nello stabilimento fino alla chiusura e il medico ebbe dalla sua presenza un grande conforto intel- lettuale, dai rapidi progressi della sua cura, nuove sodisfazioni. La marchesa aveva promesso di scrivergli e mantenne la parola circa due settimane dopo la sua partenza. La lettera era datata da una villa del Casentino, portava molti particolari e le più vive espressioni di gratitudine per Manuela che stava abbastanza bene ; dalla fanciulla un cordiale saluto, null’altro. Rose rilesse mille volte quello scritto ch’era venuto ad irradiare di luce improv-<noinclude></noinclude> qwasmg2zxfyzdlywu8ya48601988clg Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/341 108 844187 3016344 2022-08-03T16:35:47Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> visa la sua solitudine intima, rispose con poche ma espressive parole, pregando donna Cristina di non lasciarlo senza notizie. La marchesa riscrisse difatti una volta, poi venne un grande silenzio come di cose morte ed egli ebbe il coraggio di non romperlo. Pensava, con amarezza, che il dot- tor F....> fosse tornato daccapo a dirigere la cura di Manuela e che il suo intervento potesse riescire inutile ormai, anzi inopportuno. La lontananza, la gravitá degli studi da lui in- trapresi in certe cliniche dell’Inghilterra e della Oermania, il continuo impero della ragione sopra un affetto ch’egli presagiva infelice, erano riesciti a reprimerne, non certo a spegnerne l’ardore. Ma nell’aprile, al tornare degli uccelli migranti •e delle viole, quando lo stabilimento si riaprì per la nuova stagione, la vista di quei luoghi nei quali la presenza di Manuela aveva lasciato un profumo d’ineffabili ricordanze, gli fece provare un desiderio acuto, quasi spasmodico di rivederla, di rivedere il suo sorriso, di riudire la sua voce, e ogni giorno attese sempre con affanno l’ora di posta, sperando ricevere una notizia, un avviso. Quale lunga, penosa aspettazione! Nel giugno cominciò a venire qualche bagnante anche dell’anno addietro, ma egli non sapeva che cosa rispondere alle domande che gli venivano ri- volte intorno alle signore Aparia. Durante alcune settimane, per quanto il segretario glielo propo- nesse, non volle disporre delle loro stanzette. Un<noinclude></noinclude> 6r0bsp0v4dasxcovk7zoik9kevrjsef Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/342 108 844188 3016345 2022-08-03T16:35:51Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> giorno, finalmente, sfogliando il suo corriere, gli venne tra le mani una piccola busta lunga, pro- fumata d’iris, col bollo di Firenze. Egli l’aperse con trepidanza; era proprio Manuela che scriveva per incarico della marchesa indisposta: due sole righe che gli chiedevano l’appartamentino dell’anno trascorso, per i primi di luglio. Gustavo Rose tele- grafò subito, poi ripose quella letterina nel suo portafogli per averla sempre seco. Adesso gli pa- reva più splendido il verde, più raggiante il sole, più dolce lá fatica ; quel giocondo attendere del suo spirito, del suo cuore, lo spronavano febbril- mente al lavoro. Una cartolina della marchesa gli fece noti il giorno e l’ora precisa dell’arrivo, il quattro luglio, verso le sette della sera. Rose discese nella piazza del paese, s’avviò verso lo stradale di Biella e aspettò. Un nuvolo di polvere da lontano nel chiaro crepuscolo estivo, un trotto serrato di ca- valli.,. eccole... sono loro... coll’Adele che si volge, lo riconosce, lo addita alle signore. La carrozza si fermò. Manuela, per la prima, gli stese la mano con viva cordialitá. A Rose ella sembrò cresciuta, trasfigurata. Il volto gentile della fanciulla, per- dendo il suo pallore trasparente d’inferma, la sua espressione abituale di patimento s’era come irra- diato d’una geniale serenitá. Con lo sparire della eccessiva magrezza, tutta la persona aveva acqui- stato la leggiadria elegante ed armonica d’un bel fiore ch’è presso a raggiungere il suo intero svi- 22<noinclude></noinclude> i1hfyfikdipcc8s4efj03v66k1ob2tz Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/343 108 844189 3016346 2022-08-03T16:35:55Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> luppo. La voce stessa s’era fatta più morbida, più dolce. — Com’ è fiorente ! — mormorò Rose, mentre salivano insieme il ripido viale dello stabilimento che la marchesa aveva voluto fare a piedi, non sapendo esprimere che con quelle insignificanti parole la pienezza della gioia che lo inondava. — Ma sì, dottore, sto assai meglio... guarita, non dico, c’è da far molto ancora, ma ho combat- tuto sa, e quanto! — La proporrò ad esempio ! — disse il medico. — Oh questo poi! — e Manuela fece una risa- tina così gioconda, così squillante, che il giovane ne sentì l’eco benefico in cuore. — Ecco le nostre finestre, la torretta ! — esclamò la signorina Aparia entrando nel cortile. — Come vi rivedo volentieri, o celle romite! — e salì cor- rendo le scale, con Adele. — E la bagnaiola ? e Èva Antella ? — domandò ella appena il dottore l’ebbe raggiunta colla mar- chesa. — La bagnaiola sta benissimo e Èva Antella verrá, certamente. — Si metta qui sul nostro gran divano e mi faccia un po’ l’illustrazione dei miei compagni di cura. Ci sono i Cefalù, i Mevi? no? peccato! — Aspettiamo molti Lombardi quest’anno. S’è annunziato anche Francavilla — soggiunse Rose, guardando Manuela, che non mosse palpebra. — E Samara? — chiese ella.<noinclude></noinclude> p7b5j91w82f776uo2ntdy8w72gedenw Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/344 108 844190 3016347 2022-08-03T16:35:59Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Ah! Samara, pur troppo, è morto! Lo vidi per l’ultima volta la scorsa primavera a Torino. Si rammentò anche di loro... — Poveretto !... — e ragionarono a lungo del giovine e della sua famiglia, madre, fratelli, che s’erano tutti consunti così. Poi, dopo un silenzio un po’ triste, Manuela esclamò: — Domattina una bella spugnatura e fuori, fuori di buon’ora nei prati, nei boschi! — Così mi piace. — È tutto merito suo se vado sempre miglio- rando! Ma dica, che cosa ha fatto lei, quest’in- verno? . — Ho studiato, signorina. — È sempre così sermonneur ì — Sempre lo stesso. — Allora scappo subito, vado a fare un giro in giardino mentre c’è ancora un raggio di luce! — E uscì vivacemente, cedendo il posto a donna Cri- stina, la quale s’avvicinava anch’ella per avere notizie. Le signore Aparia cenarono sole col medico, poi passeggiarono insieme a lui nel chiostro fin tardi, perchè la stagione era caldissima. — Sempre queste care roselline! — disse Ma- nuela, cogliendo una ciocca d’Aimé Yibert e po nendosela in seno tra le crespe del vestito rosa che così bene s’addiceva alla tinta fina del suo volto giovanile. — Sono tornata volentieri, ho molto imparato qui. M’ha giovato la triste con-<noinclude></noinclude> f84iylx09q481evtlm7346cpturm2lu Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/345 108 844191 3016348 2022-08-03T16:36:04Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> templazione dì tante umane sofferenze, e il con- fronto colle mie ; m’hanno giovato sovrattutto le sue saggie parole, dottore.. e ho avuto bisogno di ricordarmele sa, nei mesi scorsi... — soggiunse ella piano, mentre la marchesa s’era fermata a salutare una persona di sua conoscenza. - E stata una fiera battaglia per me, quest’inverno, quand’egli venne a Firenze, all’epoca del carnevale, — riprese la fanciulla.non senza una certa esitanza. — Si figu- ri che ha tentato di smuovermi. Io ho resistito sem- pre, ma vi furono dei momenti gravi. Ora dicono che stia corteggiando una signorina dell’aristocra- zia. napoletana e che abbia intenzione di sposarla. Intanto quella disgraziata ha perduto il suo bam- bino e non si dá pace... — Ella l’ha riveduta, Manuela!... — Sì... una volta, quanda il piccino morì... — mormorò la fanciulla, arrossendo/—~Forse le nar- rerò un altro giorno di questo... Ma Dio mio, quanto ho lottato! gli assalti nervosi non sono ancora cessati del tutto, in gennaio ebbi una tosse spasmodica resistente a qualunque sforzo... ma ho finito per vincerla. Ora sono contenta, ho conqui- stato qualche cosa entro di me. Ell’aveva ragione, Rose, l’impero sovra sè stessi è il migliore pos- sesso al quale si debba aspirare. Esso ci dá la nobile libertá dello spirito : la peggiore dipendenza è quella che ci lega alle nostre debolezze. Questo luogo mi piace, non mi sento più un’e- stranea qui,- tutto mi è divenuto familiare— ella soggiunse con amabilitá.<noinclude></noinclude> apazo6ykgqaje44ozsu1o5kylncl0ux Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/346 108 844192 3016349 2022-08-03T16:36:08Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Nella contentezza del lieto ritorno, la fanciulla parlava con un corto confidenziale abbandono, si- cura del suo interlocutore, come d’un fratello, come d’un uomo al quale non si potesse attribuire altro interessamento che quello d’una fraterna amicizia. E Rose ascoltava, ascoltava la musica di quella voce, ammirando la simpatica fanciulla alla cui squisita grazia giovanile, il dolore aveva aggiunto un fascino intellettuale ; gli pareva che in lei si fosse incarnata la sintesi delle sue teorie psicolo- giche, e, nella luminosa conferma di esse, divam- pava ardente l’amore. La sera, quand’egli tornò alle sue stanze, gli eruppe dal petto la gioia immensa di quel ritorno. «Manuela! Manuela!» chiamava egli fra se, tutto rapito dall’ebbrezza della visione che il suo spirito aveva sì spesso evocata e che gli riappariva ancor più fulgida e più seducente, irresistibile. & & ^ . Il giorno seguente, pensando, colla mente più tranquilla e analizzando sè stesso, come soleva far sempre, Rose provò un senso di fiero dolore. Non era uomo da concedersi illusioni. Conquistare Ma- nuela non era cosa facile, e il tentarlo dopo le confidenze avute, gli sembrava azione indelicata oltreché ripugnante alla sua alterezza. Gli affetti non s’insegnano, s’inspirano, ed egli, da buon psi-<noinclude></noinclude> pht8e2y44z0qoacefv60qx0ehmcnbqk Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/347 108 844193 3016350 2022-08-03T16:36:12Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> cologo, ben lo sapeva. Poi, quantunque non am- mettesse alcun pregiudizio sociale e che pochi mesi addietro un ricco parente l’avesse nominato erede del suo patrimonio, sentiva che il suo nativo or- goglio, sempre pronto a destarsi, si drizzava un poco contro i pregiudizi della marchesa che nella sua semplicitá bonaria era donna d’antico stampo. Ma l’amore, nei suoi conforti, è così terribil- mente ingegnoso e ingannevole che il sola pen- siero di quella cara presenza lo consolò, come uno di quei farmachi potenti che calmano qualunque impressionne molesta delforganismo, senza distrug- gerne la causa, ed egli visse qualche giorno in una soavissima estasi, dimentico dell’avvenire. & & Manuela era giunta da una settimana ed egli stava anzi osservando con lei, in giardino, alcune piante alpine che aveva fatto trapiantare su una roccia e che fiorivano mercè le sue cure, quando gli fu annunziato l’arrivo del suo buon amico Ro- lando, il quale, venuto anche questa volta all’im- provviso e impaziente di salutarlo, seguiva il se- gretario. I due giovani s’abbracciarono con effusione, poi Rose presentò: — Il conte di Montemagno ; la signorina Apa- ria. — E nel proferire questi due nomi uniti la sua stessa voce gli diede un brivido che non seppe spiegarsi.<noinclude></noinclude> m1opcjae6m3eoget5tw46cinyxdip3s Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/348 108 844194 3016351 2022-08-03T16:36:17Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Manuela.faceva una cura regolarissima: meno schiva della gente, seguiva sempre sua madre, anche la sera nella sala di riunione e la prima domenica manifestò subito il desiderio di prender parte alla gita comune che aveva per iscopo di visitare il castello di G-aglianico, al di lá di Biella. Ella faceva molte passeggiate anche nei dintorni dello, stabilimento, con sua madre, con Monte- magno e con qualche signora; la pittorica valle del Cervo le aveva giá rivelato tutte le sue bel- lezze, fino a Pie’ di Cavallo, l’interessante, carat- teristico. paese che la chiude nella vergine poesia alpestre. . Rose la vedeva pochissimo. Una volta però, tornando da Tavigliano, egli prese una scorciatoia ed entrò in un piccolo bosco nelle vicinanze dello stabilimento. Patti pochi passi scorse in terra, sul muschio, un paio di guanti, un libro e un cappello e ne riconobbe la forma semplice e il grande na- stro bianco ; poco dopo, sbucando fra due cespugli colla solita leggiadria, Manuela gli fu dappresso. — Ah dottore! — esclamò ella, senza tradire alcun turbamento — il destino l’ha messa oggi sulle mie tracce, e non indarno, perchè ho bisogno di lei, mi sento male. — Perchè, signorina? — Impressioni vaghe che non si spiegano. Sono cose che si agitano nell’aria, presentimenti, un ma- lessere morale, profondo. M’aiuti lei che m’ha in- segnato tante volte a vincere.<noinclude></noinclude> kvuuv03jhuszkfj0k6nn2pleuwhrckb Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/349 108 844195 3016352 2022-08-03T16:36:21Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — È un ritorno... verso il passato?- — chiese il medico con una certa angoscia. — No, oh no. Non lo so spiegare nemmen’io. * t E un’inesplicabile ma straziante sofferenza. Sono fuggita da casa, sono venuta qui sola per doman- dare conforto alla natura, ma la natura è muta °ggì Per me 6j nell© sue leggi eterne, sembra ri- dersi della mia fragilitá. M’aiuti lei, dottore... — Oggi — disse egli gravemente — mi sento incapace d’aiutarla perchè ho quasi smarrita la ragione io stesso. Manuela lo guardò con grande sorpresa. — C’è qualche cosa che l’affligge? — chiese ella, non senza premura. — Forse. Non ne parliamo. Sarebbero vani i miei consigli se non li avvalorassi coll’esempio; un minuto di debolezza, Manuela; lo dimentichi! Siamo nati per lottare fino alla morte. Era così alterato in volto che la fanciulla lo guardò angustiata: — E proprio un segreto? non posso far nulla per lei? Rose s’era appoggiato al tronco d’un castagno. Egli non poteva frenare le lagrime e s’era tirato il cappello sugli occhi. — Un segreto ? sì un geloso segreto. Glielo confiderò un giorno, Manuela, non oggi... Vede? è giá passato — E rialzando la pallida fronte, sorrise. — Sono presto le cinque, l’ora della sua doccia ; mi permette di accompagnarla ? è bene<noinclude></noinclude> 58fu8g6z9esxjcbgc96tqk0p2uc5rup Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/350 108 844196 3016353 2022-08-03T16:36:25Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> aver molto caldo per la doccia. M’affidi il cuo libro, signorina; che cosa legge? Zur Diátetik der Seele di Feuchtersleben. — Un’utile e seria lettura. È suo questo pic- co]o volume? — No, è del conte di Montemagno. — Ah ! — disse Rose facendosi ancor più pal- lido. — Me lo prestò ieri e mi piace assai... Senta, Rose, questo brano.. E mentre proseguivano insieme la via, uscendo dal bosco, Manuela lesse: «Lo scopo supremo della vita non è la so- disfazione dei nostri desideri, è l’adempimento del dovere, senza del quale non esiste vera sodi- sfazione. L’insipida monotonia del godimento in- segna colla sazietá il valore del lavoro, ma l’uomo che non riflette impara troppo tardi questa lezione. Il desiderio insaziato fa la disperazione degli stolti e l’allegrezza dell’uomo intelligente. La vita infatti non è che un’idea senza valore, una pagina bianca finche non vi sono scritte queste parole: «Ho sofferto, vale a dire ho vissuto.» «La felicitá è incerta e passeggera ; il solo do- vere è certo e eterno. Ma se la Provvidenza ha creato il dolore, gli ha pure messo allato la gioia che consola: la lotta fra questi due sentimenti rivela la grandezza del nostro destino. Non v’ha più bel sorriso di quello che illumina un volto bagnato di lagrime; non v’ha più alto e più du- revole desiderio di quello che non può essere so-<noinclude></noinclude> f2cgn1lql12p8d8k49c38hsd8h2qi5u Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/351 108 844197 3016354 2022-08-03T16:36:31Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> ■disfatto, non v’ha godimento più puro e più vero di quello d’un uomo che a se stesso impone pri- vazioni. Delle rose intorno ad una croce: ecco il simbolo dell’umana vita.» La voce dolce ed armoniosa si tacque, e Rose non fece commenti. Disse soltanto con un grande sforzo: — Grazie, Manuela!... rassereniamoci di- nanzi a questa luminosa letizia del creato!... — E risalirono insieme l’erta china dello stabilimento, rientrando in casa dalla parte della collina. Quando furono giunti presso alla stanzetta nu- mero 10, la fanciulla tolse alcuni fiorellini dal maz- zetto che aveva raccolto per via e li porse al medico che non potè a meno di stringere un secondo fra le sue la manina bianca della donatrice. Poi s’al- lontanò rapidamente, e passarono due giorni prima che la signorina Aparia rivedesse da vicino Gu- stavo Rose. Fu la marchesa che lo mandò a chiamare per un improvvisa indisposizione della figliuola. Era stata a passeggiare sullo stradale di Biella con due signore e col conte di Montemagno, narrava Adele, la cameriera, e al ritorno s’era sentita male assai. Pallida, alterata in volto, in preda alle più penose contrazioni, Manuela accolse, il dottore con un lamento. Egli le sedette daccanto, e dopo aver inteso da donna Cristina come avesse cominciato quell’affanno, le disse alcune parole di conforto, poi mormorò piano: — Reagisca colla ménte quanto può, Manuela... — Non posso, non posso. Sono sfinita.<noinclude></noinclude> jm87yx7qbi21q9ogp1b24mr58may9ug Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/352 108 844198 3016355 2022-08-03T16:36:37Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> ’ — Non è vero che non può... le sembra... lo sfinimento è anch’esso un’impressione, non è un fatto., coraggio, coraggio, vinciamo questa perico- losa sensibilitá.. — Forse un po’ di cloralio o di morfina... — suggerì la marchesa. — No, no — insistette Rose — deve curarsi da sè. Lasciamo da parte i veleni. Manuela, agitata da continui sussulti spasmo- dici, alzò gli occhi verso di lui, supplichevolmente. Ma il giovine la guardava con una tale intensitá, con un’intenzione così ferma e così forte, strin- gendole le mani quasi volesse trasfondere in lei tutta la propria energia, che la fanciulla cominciò a stendere le braccia in uno sforzo eroico dell’in- telletto, cercando ribellarsi dall’impero della ma- teria E lottò alcuni minuti valorosamente, sempre aiutata colle confortevoli ed eccitanti parole di lui contro gli spasimi che le scuotevano il fragile corpicciuolo di donna, esternando, con qualche vago accento di protesta, l’affanno dell’interna bat- taglia, finche le sfuggì’dal petto anelante e dalle convulse labbra l’ultimo lamento, ed ella ricadde esausta sui guanciali con un piccolo grido di vit- toria. . — Grazie! — disse al dottore dopo alcuni mi- nuti di silenzio e di quiete profonda. — Sto molto meglio ora, il male è passato. — Si sentirá molto abbattuta perchè lo sforzo è grande, quasi sovrumano. Oggi ella non può av-<noinclude></noinclude> e0mm8b5j60135o3gvgryjdhamkfpnf5 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/353 108 844199 3016356 2022-08-03T16:36:42Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> vertire 1’efficacia del rimedio, la sentirá in seguito quando i nervi saranno sempre più avvezzi a ce- dere alla volontá. Continua bene, non è vero? soggiunse egli poco dopo, porgendole un cordiale. La sua voce vibrava di ammirazione e di tene- rezza. — Sì, Rose, sempre meglio, grazie. Ho molto sonno, molto sonno... — E chiudendo involonta- riamente gli occhi, Manuela, placidissima, s’addor- mentò. {{asterism}} Era arrivato Franca villa, era arrivata Èva An- tella col suo bambino, poi molte persone nuove. Ogni giorno venivano carrozze cariche di gente e di bauli, lo stabilimento non era mai stato così animato. Due piemontesi, mariti di signore am- malate, andavano organizzando grandi gite alpine nella valle d’Aosta, i più modesti invece si conten- tavano delle escursioni di poche ore, compensan- dosi colla frequenza di esse. Alla sera poi v’erano balli, concerti, trattenimenti d’ogni specie. Non mancavano nè le inferme sentimentali che guariscono all’ora di cambiar vestito, e queste erano insopportabili a Rose, nè i corteggiatori poco sen- timentali che facevano la cura per pretesto e che ad onta della sua naturale mitezza gli sembravano odiosi, ma sebbene, data l’occasione, egli non esi- tasse a manifestare certi principii d’intransigente rettitudine, la piccola cronaca mondana trovava<noinclude></noinclude> 5wgg1hbtx7nr1ldghun3i8pbqe5fnx8 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/354 108 844200 3016357 2022-08-03T16:36:46Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> sempre di ohe pascere la sua insaziabile aviditá, fomentata dall’ozio e dalla noia. Le signore Aparia avevano fatto la conoscenza d’un vecchio musicista, celebre suonatore di cla- rino j un uomo pieno di giovialitá e di spirito, che s’era onestamente goduta la vita. Ammiratore en- tusiasta di Eossini che nei suoi ultimi anni l’aveva onorato col nome d’amico, egli non voleva rico- noscere al di lá delle sue opere alcun progresso d’arte, e ne andava suonando a memoria le ultime composizioni poco conosciute nel mondo musicale. Il vecchio professore s’era incontrato una volta, a Napoli, con Rolando di Montémagno, e così av- veniva che quand’egli lasciava errare le sue mani piccole e rigide ma sicure sulla tastiera, ricordando i bellissimi Riens del grande maestro, volgendo ad ogni accordo peregrino la testa, in cerca di ammirazione, il giovane si trovasse dall’una e Manuela dall’altra parte del pianoforte Rose li vide in quell’attitudine di simultaneo applauso, e ne provò una stretta al cuore. In quei giorni erano giunti diversi ammalati gravi che non comparivano mai in pubblico, fra i quali un povero pazzo che aveva tentato suici- darsi. Il medico n’era accoratissimo e le angustie della professione accrescevano ih tormento del suo invincibile affetto. Un giorno egli incontrò in paese la signorina Aparia con Èva Antella, Montemagno e iì profes- sore di clarino. Andavano in chiesa a provare<noinclude></noinclude> k30i9wffsuf5676sjifruyesvmc9rhy Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/355 108 844201 3016358 2022-08-03T16:36:50Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> l’organo. Due ore dopo li vide ritornare carichi di fiori. Il parroco aveva fatto loro gli onori del suo orto. Manuela teneva un fascio di gigli bianchi in mano e sul suo cappello a larghe tese Èva aveva appuntato tre o quattro di quelle belle rose centi- foglie antiche, vivide, olezzanti che fioriscono tardi in montagna, e che si trovano ancora nei modesti giardini di paese. Il viso della fanciulla era irra- diato d una insolita letizia, e a Rose sembrò che da quella sorridente giovinezza gli venisse un fascino sempre più irresistibile e sempre più doloroso. Da quel giorno un grave sospetto gli penetrò nell’anima. Egli si mise ad osservare Montemagno in ogni suo atto, in ogni suo movimento, in ogni sua più insignificante parola. E notò che quando Manuela esciva per la reazione, poco tempo dopo, se non era sola, egli andava da quella parte per poterla incontrare; vide che offriva i suoi servigi di preferenza alla marchesa che alle altre signore, che in sala era il più assiduo al suo circolo; sco- perse qualche occhiata furtiva ma intensa, quan- tunque non corrisposta; osservò all’occhiello del suo vestito qualche fiore che v’era giá comparso il giorno addietro; s’accorse che all’apparire della fanciulla visibilmente si turbava. Allora cominciò a provare uno spasimo atroce; il suo affetto che il lungo sacrifizio aveva reso quasi selvaggio, gli parve troppo grande per quel silenzio, per quella torturante incertezza. Meglio morire tutto ad un tratto, in un’ora decisiva, piuttosto che languire<noinclude></noinclude> 2e32f45ztj3r3anc8ukzl1il4xtmm49 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/356 108 844202 3016359 2022-08-03T16:36:55Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> in questa lenta agonia, pensò egli, e risolse di porre da parte tutti gli scrupoli e di affrontare il suo destino, faccia a faccia. Il giorno appresso, tornando da un paesetto di montagna ov’ era stato a trovare una vecchiarella sua protetta, invece di prendere la solita scorcia- toia, egli deviò in un prato ove Manuela amava qualche volta dilungarsi nelle sue passeggiate mat- tutine, quando esciva sola, senza la cameriera. Aspettava da un quarto d’ora all’ombra d’un grande frassino, quando ella comparve da lontano nella serena luminositá verde dell’erba stellata di ranuncoli e di margherite. Camminava adagio, chi- nandosi or dall’una or dall’altra parte del sentiero per cogliere fiori. Poi si soffermò un momento come fosse rapita dalla bellezza festosa del giorno estivo e cominciò a cantare- Non era più il lamento straziante della canzone russa, era una melodia dolce, amorosa. — Manuela! — disse il giovane, molto com- mosso. — Buon giorno, Rose — rispose, serenamente, la fanciulla, venendo innanzi col suo fascio di fiori — pensavo proprio a lei, in questo momento, per una curiositá botanica ch’ella potrá certamente appagare. Prima di venir qui, feci con Adele una lunga passeggiata a Torcegno e raccolsi questa piantina — soggiunse, porgendogli una balsaminea. — Come si chiama?... — È Yimpatiens noli tangere — rispose il gio-<noinclude></noinclude> a4qkq9dk74obqjtx3qpggx6bgyic86s Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/357 108 844203 3016360 2022-08-03T16:36:59Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> vine con un triste sorriso, come se quel fiore gli riescisse di cattivo augurio. — Anch’io pensavo a Manuela — proseguì egli, raccogliendo tutto il suo coraggio — sapevo che doveva passare da qui, lo sentivo e l’ho aspettata. Il volto di Rose, la sua voce tremante, il tre- pido accento delle sue parole, tutto tradiva in lui una profonda ambascia. — Io pensavo — mormorò il giovine :— che presto, forse fra pochi giorni, ella ripartirá da questo luogo guarita e ch’io non la rivedrò più per molti e molti mesi, forse più mai...ero tor- turato dalla crudeltá, dall’angoscia di questa in- sopportabile separazione e venni a dirlo a lei, a confidarglielo perchè mi consolasse — Oh Dio! dottore, come posso io consolarla? — rispose Manuela, con un’ improvvisa titubanza. — Non so, non comprendo — Mi dica una buona parola, m’assicuri che qualche volta si ricorderá di me — Vuole che non mi ricordi ? io che ho sempre rimorso del tedio che le recai coi miei capricci dell’anno scorso, io che le devo tanto ?... — Ella non mi deve nulla, ella ha dato a me i giorni più belli della vita! Oh, Manuela, Manuela, mi compatisca se oso effondermi in tal modo. Il silenzio mi soffocava. Vede, io ho messo da parte ogni riguardo sociale, ho dimenticato ogni scrupolo di professione, io nulla più rammento fuorché di trovarmi qui con lei, dinanzi alla serenitá incon- taminata del cielo Potrá mai perdonarmi?<noinclude></noinclude> 91fxrvhps9k04u1j9pqlj96qagp1kr6 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/358 108 844204 3016361 2022-08-03T16:37:03Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — A me non spetta il perdono, ma piuttosto la gratitudine , la sua benevolenza, la sua ami- cizia mi saranno sempre preziose La fanciulla rispondeva con un certo imbarazzo, studiando le parole, coll’intenzione palese di non voler capire. Intanto era uscita dall’ombra protet- trice del frassino per avviarsi lentamente verso la strada. Egli la seguì a capo chino. Aveva compreso ormai. Più agitata di lui che nello sfogo della confes- sione s’era sentito riprendere da un’improvvisa calma, Manuela stava immobile, muta, smarrita, colle labbra tremule, colle mani strette intorno ai suoi fiori. — Io sono venuto a turbarla!... —■ balbettò Rose con immensa tristezza. — È vero, dottore. Sono turbata e anche sor- presa. C’è in tutto questo qualche cosa che mi addolora, che mi fa male — Lo capisco — disse Rose, prevenendola ge- nerosamente. — Ella ha il cuore gentile e soffre di non potermi dare alcun verace conforto. Non è così?... Ma io lo sapevo, io lo presentivo — sog- giunse egli con nobile alterezza — e pur non rim- piango d’aver piegato la mia fronte dinanzi a lei. Ho voluto ch’ella conoscesse il mio segreto, ch’ella penetrasse nella mia anima come nessuno vi pe- netrerá mai, ch’ella leggesse a fondo in questo grande, in questo infinito amore. Così qualche 23<noinclude></noinclude> 0rev35ffxh6d9idy23838nratsrcpfr Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/359 108 844205 3016362 2022-08-03T16:37:08Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> volta, nella lontananza, nel tempo che passa e non muta, il suo pietoso, soccorrevole pensiero si ram- menterá forse della mia solitaria vita Egli aveva parlato con calma, ma un’angoscia cosi desolata gli trapelava dal volto e dalla voce che la fanciulla, incapace di trattenersi, scoppiò in un singhiozzo. — Dio buono, ella piange ! non voglio, non voglio che pianga per me ! — esclamò il giovine dimentico di sè stesso. — Fui pazzo !... un momento d’esaltazione, non ci pensi più, Manuela ! E la fece sedere su un muricciuolo, e colla sua solita persuasiva dolcezza tentò acquetarla, implo- rando ancora ansiosamente il suo perdono. Ma in quel punto, in una svolta della strada, comparve Èva Antella col suo bambino e con Montemagno, e alla vista di lui, Manuela si sco- lorì talmente in viso, che Rose ebbe colla conferma dei suoi timori un’istantanea conoscenza del vero. Forse la fanciulla non aveva compreso, ella stessa fino a quell’ora rivelatrice, lo stato del proprio cuore. Tuttavia, colla solita mirabile destrezza fem- minile, ella spiegò come si fosse sentita male per la via e il medico si fosse trovato pronto a soc- correrla. Tornarono tutti insieme allo stabilimento senza poter vincere un vago senso d’imbarazzo che li rendeva silenziosi. Quando si fu rassicurato che la signorina Aparia s’era perfettamente riavuta, Rose s’affrettò di chiù-<noinclude></noinclude> 3vzdb6jg0k2a1hfzhj8ud0eyvg0366k Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/360 108 844206 3016363 2022-08-03T16:37:14Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> dersi nelle sue stanze, non comparve al pranzo e per molte ore nessuno lo vide. Tutto gli era chiaro adesso, anche la cagione di certi turbamenti di Manuela: memore del passato, ella forse s’era driz- zata contro le simpatie di Montemagno, ma in- darno ; ella aveva riavuto il sano equilibrio morale a cui sono complemento i nobili affetti, e il giovane a poco a poco la conquistava L’indomani di buon’ora, quando discese, dopo aver compiuto faticosamente il suo giro di visite, essendo una giornata piovosa, molti bagnanti fa- cevano la reazione sotto il chiostro. Il giovane si fermò un minuto nell’atrio donde si vedevano due ale del porticato è guardò in giro con occhio smar- rito. Manuela passeggiava coi suoi soliti compagni, Èva e Montemagno, ma appena si volse e lo vide, seppe allontanarsi destramente da loro e s’accostò al medico stendendogli la mano. Era pallida, com mossa, e nel suo sguardo ardeva una muta, dolente preghiera. La sua presenza fece tornare Rose in sè, improvvisamente. Si ricompose con uno sforzo eroico, strinse la manina bianca, trovò sorridendo la solita forma di saluto mattutino. Ella interro- gava sempre, colle limpide pupille, ma gli occhi velati del giovine non ebbero che una risposta di pace. Amarezze, dolori, angoscio, speranze per- dute, tutto, tutto fu riposto con quello sguardo in un eterno silenzio. La forza morale, quel principio di energia e di salute per il quale Rose non ces- sava di battersi nella grande mischia delle miserie<noinclude></noinclude> ed1gxpbp5gsg4wryk6cr3mg67n28sda Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/361 108 844207 3016364 2022-08-03T16:37:19Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> umane, trionfava anche nel suo animo travagliato da quell’unico invincibile amore e lo confortava come confortano sempre nella loro aspra voluttá le virtù di coloro che sanno affrontare il sacrifizio senza paura. * ¥£ Quando le signore Aparia partirono dallo sta- bilimento, Manuela poteva dirsi quasi guarita. La sua giovinezza rifioriva gioconda e colla riconqui- stata salute del corpo anche lo spirito si ritemprava nel più giusto equilibrio. Il giorno dell’addio, Rose rimase, in apparenza, affatto tranquillo, quasi impassibile. Montemagno aveva fissato di partire alla stess’ora : tutto lo con- fermava nel suo convincimento. Fu con un’impres- sione di sollievo strano, crudele, ch’egli li vide allontanarsi nella stessa carrozza lungo la via di Biella, e sparire nell’ombrosa vallata. Con Manuela si dileguava ormai per lui ogni incanto da quei luoghi che aveva tanto amati, ma come la sua forza di dissimulazione era presso ad esaurirsi dinanzi alla visione tormentosa di quel ’nascente amore, così la sua nativa alterezza diveniva quasi ribelle all’irresistibile impero del sentimento. Egli tornò al lavoro con lena febbrile, studiando di annientarsi nell’esercizio del bene: nessuno lo vide mai così sollecito, così benefico e oblioso di sè stesso per gli altri. Molti mesi trascorsero, e cessato l’impegno allo<noinclude></noinclude> 186bxnbe4o1jeob1w9isi1wpjva8b7h Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/362 108 844208 3016365 2022-08-03T16:37:23Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> stabilimento, Rose si dedicò con trasporto alla se- lezione degli elementi necessari per un suo nuovo lavoro sulle malattie della volontá. L’abuso delle forze intellettuali e l’intensitá dell’occupazione andavano alterando la sua salute di consueto così sicura e vigorosa. Egli non s’ac- corgeva che quel bisogno raddoppiato di attivitá, quell’ansia febbrile d’impiegare tutte le facoltá mentali nello studio, era un istinto dell’anima pau- rosa di rimanere sola con sè stessa e di dover forse indagare il proprio spasimo latente nei pericolosi silenzi del riposo. Ma un giorno una mortale stanchezza lo prese, un improvviso abbandono di forze lo abbattè nel maggiore ardore dell’opera : egli sofferse quanto non aveva sofferto mai, e nel suo cuore scrupolo- samente fedele, la passione sopita, non vinta, di- vampò come una fiamma divoratrice. «Vederla, vederla !» esclamava egli follemente fra sè, «vederla ancora una volta !» E una sera di marzo si mise in treno e partì per Firenze. Ivi giunto, il suo primo passo fu alla clinica di S. Maria Nuova ove aveva un amico che s’interessava dei suoi studi: egli voleva dare a quel viaggio, uno scopo scientifico. Andò poi in via Tornabuoni ove era il palazzo Aparia e constatò con gioia che i padroni non erano assenti, ma non volle entrarvi. Il suo amor proprio si ribellava. In quel giorno istesso davano alla Pergola un’opera nuova, Manuela non poteva mancare ; era<noinclude></noinclude> am15rtiuf3hvfsi2cd6zdy9r7r5hu1m Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/363 108 844209 3016366 2022-08-03T16:37:27Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> dunque lá, al teatro, ohe, non visto, voleva rive- derla. E tutto il dì errò indarno per le vie di Fi- renze, alle Cascine, nel Viale dei Colli, con una vaga speranza d’incontrarla. Egli fu dei primi ad entrare in teatro e dalla sua poltrona di platea vide popolarsi i palchi ad uno ad uno. La mar- chesa, non tardò a comparire nella seconda fila di destra con una signora che non conosceva. Ma- nuela rimase in fondo al palco finche il direttore non sedette sul suo scanno. Quand’ella s’affacciò sul davanti, Rose ebbe un sussulto e si sentì sva- nire il sangue dalla faccia. La signorina Aparia s’era fatta molto bella. Ella portava un vestito semplicissimo color dell’acqua marina, guernito con piccole ciocche di rose bianche molto simili a quelle che fiorivano sugli archi dello stabilimento. Parve al giovane di sentire il profumo di quelle rose e tutto il passato gli si ridestò nella mente con un’evidenza tormentosa. Ah ! mai più egli avrebbe passeggiato con lei in quel chiostro e nei viali ombrosi del vecchio parco !... Il preludio cominciava. Era la musica di un giovane maestro che cercava le novitá nelle licenze armoniche. Una specie di strazio era in tutte quelle arditissime dissonanze, e Gustavo Rose, avvezzo ad afferrare subito il valore delle cose musicali, più compenetrato che convinto, si sentiva venire da quell’arte lusinghiera e corruttrice, un affanno senza nome. Egli non osava volgersi verso il palco per timore<noinclude></noinclude> tuj6z5ke5crrqbtpti8k4wx241see01 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/364 108 844210 3016367 2022-08-03T16:37:31Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> d’esser riconosciuto, e la presenza di Manuela lo esaltava dolorosamente fino ad una inconsapevole speranza. Ma durante il prim’atto, mentre tutti erano assorti nella scena e applaudivano il tenore, egli non seppe resistere alla tentazione di quella dolce vista e guardò ancora. Manuela sempre un po’ seria e raccolta teneva gli ocelli fissi sul cantante e, dietro a lei, un si- gnore applaudiva con trasporto e quel signore era Montemagno. Allora Rose non vide più nulla, nè il palco, nè la scena: un fitto velo gli era sceso sugli occhi e colla morte nel cuore egli decise di partire alla fine dell’atto. Egli usciva infatti, con passo mal sicuro, dal- l’atrio quando Montemagno lo raggiunse colman- dolo dei più affettuosi rimproveri perchè non s’era ancor fatto vedere. — Io non ti avevo riconosciuto prima d’ora ! — esclamava il giovine — altrimenti sarei sceso subito ! Vieni, vieni, le signore Aparia saranno fe- lici della tua visita! Rose si schermiva indarno. Egli finì col dire : — Mi sento male.... non posso ! — Il caldo del teatro forse usciamo insieme a respirare un po’ d’aria, a prendere una bibita, poi torneremo Ma Rose non accettò nemmeno questo e allora Montemagno, insistendo sempre, lo prese per il braccio, lo condusse fino al corridoio, aperse il palco e ve lo spinse con dolce violenza.<noinclude></noinclude> phne36twsbza89etsn7i2evzr2txjto Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/365 108 844211 3016368 2022-08-03T16:37:35Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Marchesa ! — diss’egli — ecco un caro reni- tente che ho rimorchiato all’uscita e ch’ella vedrá con grande piacere. Donna Cristina fece a Rose la più cordiale accoglienza e come nel palco c’erano delle persone a lui sconosciute, durante le necessarie presenta- zioni, egli si riebbe un poco dal suo turbamento, poi si trovò seduto accanto a Manuela e subito gli venne alle uari la fragranza delle rose con una vertiginosa ebbrezza. S’informò con una frase qua- lunque delia sua salute: non poteva parlare. Ma- nuela non aveva tradito alcuna emozione, solo lo tremavano un pochino le labbra, perchè in quel momento ella leggeva nell’animo del suo medico- Parve anzi a questo che volgesse uno sguardo supplichevole a sua madre, ma non ne comprese subito lo scopo. La conversazione era animata, lo visite si succedevano ; Rose si propose di partire al secondo atto, ma all’alzarsi della tela gli uo- mini uscirono tutti, compreso Montemagno: egli dovette restare. Adesso era seduto presso alla marchesa e aveva dinanzi a sè il caro profilo di Manuela, quel pro- filo grave e fino d’angelo antico, e la fanciulla un po’ pallida guardava sempre alla scena ove duo grandi artisti cantavano un duetto d’amore. Quando fu finito, donna Cristina si volse a Rose e gli disse: — Quanto, quanto le dobbiamo, dottore, per la cura che s’è preso della nostra figliuola ! È per- fettamente guarita mercè i suoi buoni consigli<noinclude></noinclude> 371bv7yo17q4fzbvx6m1btt7vel4j2s Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/366 108 844212 3016369 2022-08-03T16:37:40Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Era un’amabile inferma! — mormorò il gio- vine con un triste sorriso e ancora gli parve che Manuela rivolgesse a sua madre uno sguardo di preghiera. Ma la marchesa, approfittando d’un fra- goroso applauso del pubblico che le permetteva di parlare più liberamente, continuò senza darvi ascolto : — La gratitudine ch’io sento per lei m’obbliga a farle una confidenza, e a comunicarle il nostro segreto Manuela è fidanzata — soggiunse ella. sempre più piano — è fidanzata con Montemagno. Questo matrimonio appaga in tutto i nostri desi- deri. Sono certa ch’ella partecipa da buon amica alla nostra contentezza. — Certamente ! la ringrazio, marchesa, e me no rallegro! — balbettò Rose contraffatto. Sul palcoscenico gli amanti, ripetendo il duetto, cantavano una melodia vibrante di passione. Ma- nuela si volse per istinto, capì tutto dal volto al- terato del giovine, e gli sorrise con una soavitá dolorosa da cui traspariva insieme alla compas- sione gentile il rispetto profondo del suo segreto. Il teatro applaudiva freneticamente. Un musi- cofìlo entrò nel palco commentando- il duetto egli applausi. Rose s’alzò per congedarsi, poi sedette* ancora: aveva una nebbia dinanzi agli occhi, un rumore confuso nel cervello, un palpito disordinata nel cuore. Grli parve che donna Cristina gli chie- desse quanto rimaneva, e lo invitasse a casa sua. Egli non rammentava bene che cosa avesse ri-<noinclude></noinclude> h9jr0zeuh9dquwzcv1gz4oqbzwno4i2 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/367 108 844213 3016370 2022-08-03T16:37:46Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> sposto, sapeva soltanto, ohe una malìa irresistibile, angosciosa lo teneva incatenato, suo malgrado. Ma presto sopravvennero altre visite e dovendo cedere il suo posto, egli balzò in piedi con uno sforzo, prese rapidamente commiato e si trovò nel corri- doio in faccia a Montemagno che lo trattenne e gli disse con trasporto: — Come sta bene ora la marchesina, non è vero? Sei tu, Rose, che l’hai guarita, lo dice sempre! — E lo guardava fìsso, con una certa tenerezza, come per indagare se il medico avesse saputo di quella loro recente, segreta promessa di matrimonio. Ma il dottore che s’era subito ria- vuto non mostrò alcuna speciale commozione. — Vado un momento fuori all’aperto e ritorno ! — diss’egli per svincolarsi dal giovine che gl’impe- diva il passo, con un’efìusione d’innamorato rico- noscente, e s’allontanò in fretta lasciando Monte- magno alquanto sorpreso. % ^ * Rose esci dal teatro e si mise ad errare per le vie di Firenze come un pazzo. Egli soffriva cru- delmente e, forse per la prima volta, gli sembrava che il suo martirio superasse ogni forza di rea- zione. L’aveva guarita, sì guarita ; Manuela era la bella, la viva, la palpitante immagine dei suoi principii, delle sue teorie, era una sua creazione, era un incon-<noinclude></noinclude> 8rygszvqz61cl5uwj4o8d27fzb34u3y Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/368 108 844214 3016371 2022-08-03T16:37:50Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> della natura, gli veniva nell’animo una specie di annientamento, di calma profonda, mortale. Era come l’abolizione perfetta delle aspirazioni indivi- duali. La volontá, sì a lungo addestrata ah suo nobile ufficio, si riaveva dalla sua momentanea impotenza per riprenderlo con maggiore efficacia. Gli riapparvero all’improvviso tutte le visioni umanitarie della sua giovinezza, le visioni della miseria che a se stessa soccombe, del vizio che abbrutisce e corrompe, dell’eccessivo lavoro che uc- cide, delle infermitá ereditarie che non perdonano, e il suo antico sogno di votarsi a coloro che sof- frono senza concedere al suo cuore le gioie di- straenti della famiglia, divampò, in tanto affanno, come una fiamma purificatrice, assorbendo la sua afflizione. Lentamente egli ridiscese alla cittá e, senza esitare, s’avviò alla clinica di S. Maria Nuova. Il suo compagno era giá al posto e s’affrettò di condurlo nella sezione delle tisiche ove allora si stava esperimentando la linfa, ancor sempre infruttuosa, del dott. Koch. Rose andò di letto in letto, interrogando^ trovando quella benevola pa- rola di conforto che tradiva il psicologo; si trat- tenne molto presso un’inferma che giaceva da mesi per un grave disinganno d’amore, finì al ca- pezzale d’una fanciulletta dal volto estenuato, dai folti capelli castani, dal profilo impresso d’una gentilezza altera, come quello di certi angeli an- tichi, come quello di Manuela.<noinclude></noinclude> ra1ghfummxp7vblhw7fxf3w8k319vtd Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/369 108 844215 3016372 2022-08-03T16:37:54Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — È una trovatella... — spiegò in francese il medico dell’ospedale e non sa rassegnarsi al suo destino. Rose prese una mano della piccola malata e si chinò a baciarla in fronte, sui riccioli bruni. La fanciulletta derelitta gli parve sciogliere in quel momento l’enigma del suo destino : disper- dere le inutili preoccupazioni del proprio essere, nell’infinito, nell’immenso mare della caritá. Compenetrato da quell’idea e tranquillissimo ormai, il giovane uscì dalla clinica, andò a por- tare un biglietto di scusa al palazzo Aparia e un altro all’albergo ove alloggiava Montemagno, poi prese il primo treno e partì da Firenze per tor- nare al lavoro, al sacrifizio, per lui solo elemento di pace.<noinclude></noinclude> 222hws2hvwc9n67kwbt5tohc1ayy7kg Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/370 108 844216 3016373 2022-08-03T16:37:59Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude><noinclude></noinclude> 2f8fvf5emj53iy92n72do4g2xlq5v6f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/371 108 844217 3016374 2022-08-03T16:38:03Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude><noinclude></noinclude> 2f8fvf5emj53iy92n72do4g2xlq5v6f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/372 108 844218 3016375 2022-08-03T16:38:07Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude><noinclude></noinclude> 2f8fvf5emj53iy92n72do4g2xlq5v6f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/373 108 844219 3016376 2022-08-03T16:38:11Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Col volgere degli anni e delle vicende la stirpe dei conti Vallarsa di Revel s’era isterilita e il vistoso patrimonio di famiglia, sciupato da invincibili abi- tudini di grandezza e dalla passivitá della gleba ■esausta, cadeva anch’ esso in completa rovina. Venduti i palazzi in cittá, vendute le ville, ab- bandonate le terre infeconde nelle mani degli avidi creditori, dell’antica ricchezza non rimaneva che un solo ricordo, perduto in una gola delle Alpi carniche fra i pinnacoli d’una secolare abe- tina, un castello mezzo diroccato il cui nome, nei fasti della signoria medioevale, s’era fatto celebre per la prepotenza del dominio. Eredi d’una triste gloria, sole rappresentanti ormai dell’illustre casato, due superstiti donne, madre e figlia vivevano derelitte fra quelle me- mori mura, alimentandosi del loro reciproco, esclu- sivo e sviscerato amore. Entrambe serbavano in- tatto l’aristocratico tipo, gelosamente custodito colla distinzione di una discendenza raffinata, ad 24<noinclude></noinclude> jsukom6ozdi55k3k3bmxgamqunihaod Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/374 108 844220 3016377 2022-08-03T16:38:16Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> entrambe traspariva dal volto la dolce dignitá che contiene gli sguardi per natura imperiosi,, la tristezza amara delle rimembranze e del cadente destino. Soltanto la vecchia signora pareva rassegnata alla sorte e vinta, ma nè il tempo, nè la sven- tura erano riesciti ad alterare il nobile disegnò della sua bella e pacata fìsonomia gravemente raccolta entro due falde di bianchissimi capelli. La giovane era bionda, d’un biondo grigio e finn e la sua faccia delicata il cui pallore nativo la continua familiaritá cól sole non aveva profa- nato, non offriva forse alcuna attrattiva allo sguardo d’un freddo osservatore, ma chi la stu- diava, non visto, poteva sorprendere . in quelle grandi iridi schive, fra il glauco e l’azzurro, , illumi- nate da una larga, strana pupilla, in quella bocca destinata più che alla parola a un doloroso silenzio, dei commovimenti mal contenuti, dei fremiti im- provvisi, dei lampi di volontá, il riflesso della continua battaglia interna, in cui s’agitavano forse gli ultimi desiderii, le ultime acerbe e impotenti ribellioni d’una stirpe ormai presso ad estinguersi. Ella portava un nome tradizionale, nella sua casa : Elfrida ; e sebbene le mutate condizioni della famiglia ferissero crudelmente il suo nativo orgoglio, sebbene per sorreggere sua madre ella avesse dovuto discendere ai più umili uffici, cam- minava dritta e fiera come se sulla sua bionda testa dovesse posarsi un giorno una corona.<noinclude></noinclude> i2pao12k5pwm89u9a09qby2uxnwfisx Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/375 108 844221 3016378 2022-08-03T16:38:22Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> In grazia della sua energia vigilante e del suo continuo ed efficace lavoro, nel pittoresco castello, in mezzo ai locali abbandonati, ai muri crollanti, alle torrette sfasciate, un. appartamento signorile si manteneva intatto. Non corrispondeva tutto il mobilio alla bellezza dei soffitti del Cinquecento, all’ampiezza delle sale, alla grandiositá delle fine- stre dai larghi davanzali, alla leggiadria di Certi fregi affresco, di certi caminetti in marmo scol- pito, ma l’ago della solerte custode rammendava mirabilmente i brandelli delle sete smorte e delle trine antiche. Coi brani d’arazzo ove lo stemma dei Yallarsa era contessuto le sue provvide mani nasconde- vano, sui parati stinti, le traccio più scure dei quadri scomparsi per sempre, e ove l’arte non sa- peva più lottare contro l’invadente povertá, la natura veniva in aiuto, col fogliame delle piante ornamentali che l’esperta cultrice cresceva rigo- gliose, coi fiori raccolti nei silenzii dei boschi, coi rami del biancospino, del citiso, della vitalba, la cui freschezza metteva un velo di poesia sulla rovina delle passate cose, i cui effluvii alpestri ne ringiovanivano il triste profumo. Nel vasto parco, degenerato in boscaglia, gli arbusti incolti cancellavano Con la loro invadente verdura le tracce degli antichi viali; gli armonici gorgoglìi delle fontane tacevano perchè l’acqua non poteva più correre nei tubi sconnessi e mur scosi; le aiuole erano invase dalla gramigna, l’erba<noinclude></noinclude> 9igo2wpduu7ee3fsnv4tb8olkig8qe9 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/376 108 844222 3016379 2022-08-03T16:38:26Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> dei prati cresceva, alta, disuguale e se la gene- rositá dei creditori aveva rispettato la passione della contessa per gli alberi, risparmiando le piante più vicine al castello, nell’abetina secolare, ch’era stata un lusso quasi regale, echeggiava, di quando in quando, il lugubre suono ddl’accetta e da lon- tano si vedevano le cime delle conifere atterrale tentennare e sparire. A quella vista il cuore d’Elfrida dava lagrime di sangue ma era necessario vendere, vendere sempre. A mezzogiorno sotto l’ala abitata del castello, una piccola parte del deserto giardino era ridotta ad ortaglia e la fanciulla, assistita da un vecchio guardiano, la coltivava con le sue mani per pro- curare alla madre le primizie dei legumi. Intorno agli scompartimenti ell’aveva piantato dei rosai selvatici e come un antico fornitore della famiglia non mancava di spedirle ogni anno dalla Germania, una cassettina di fresche rose, ella stac- cava le gemme dai gambi, le innestava con rara maestria sui polloni campestri e aveva creato, in tal guisa, un roseto di due o trecento specie scelte che in primavera e in autunno le deliziava la vista. Quelle piante dopo il materno affetto, una delle poche dolcezze della sua vita, furono anch’esse un precario possesso: il conte di Vallarsá, prima di morire, aveva ceduto il castello e le sue adia- cenze, sotto date condizioni, ad un ricco indù-<noinclude></noinclude> gdol0kbximk58onn8lwe7w7l2bmip64 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/377 108 844223 3016380 2022-08-03T16:38:31Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> striale, /il più discreto dei suoi creditori, riser- vandone l’usufrutto alla moglie, finché sarebbe vissuta. Egli non dubitava certamente che la sua figliuola potesse trovare un valido appoggio nel matrimonio. Ma per Elfrida, la perdita della madre doveva essere non solo uno strazio dell’anima ma anche l’indigenza e la solitudine. La duplice scia- gura non tardò a colpirla. Limata dal lungo e tacito soffrire, una sera, al tramonto, mentre la fanciulla le sedeva dinanzi su uno sgabello, parlando del passato, la povera signora sentì un leggero, fuggevole affanno, poi un’angoscia più grave e prolungata, s’abbandonò, con una stanchezza mortale nella sua poltrona, e reclinando la pallida fronte sul petto anelante d’Elfrida, si tacque per sempre. Elfrida non aveva nè stretti parenti, nè intimi amici, tuttavia, nei primi momenti della sua sven- tura, ella trovò se non un efficace sollievo, una partecipazione affettuosa al suo dolore. Un lon- tano cugino materno, cui ripugnava il pensiero che una Yallarsa si trovasse nel bisogno, le offerse un amichevole asilo nella propria famiglia, ma la fan- ciulla pur riconoscendo la generositá della proposta non accettò: rifuggiva con orrore dal benefìzio. Col ricavo d’una fila di grosse perle che le aveva regalate la sua matrina e che serbava qual pre- ziosa reliquia della sua lieta fanciullezza, ella pensò a ricomporre in pace la salma della madre diletta, in una borgata vicina, nella tomba dei<noinclude></noinclude> 50h2b5bj4kmcn1idkzqs9cgdivuatxw Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/378 108 844224 3016381 2022-08-03T16:38:35Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Vallarsa, unica proprietá che le rimanesse al mondo, trattenendo per se una piccola somma bastante a vivere tre o quattro mesi. Sebbene fosse straziata nel fondo dell’anima, Elfrida sentiva una fiera ansietá di lasciare la di- mora alla quale non aveva più diritto. S’affrettò quindi a raccogliere le sue poche memorie perso- nali e andò a chiedere un momentaneo asilo sul- l’Alpe, a tre ore di distanza, nella casetta dell’im- piegato forestale il quale aveva sposato una ca- meriera di sua madre. In quei giorni, i primi di maggio, il roseto era pieno di bottoni. Elfrida aveva intrecciato un’ul- tima ghirlanda per il camposanto, aveva dato un’ultimo sguardo al parco ombroso, all’abetina, alle camere popolate di ricordi ed era partita, col cuore lacerato, ma con la fronte alta, mantenendo fermo il passo sulle assi vacillanti dell’antico ponte levatoio. * * La primavera era rigogliosa e la foresta offriva alla derelitta tutti i conforti della natura trion- fante. Fioriva, parassita del pino, il mitico vischio, le piccole orchidee ergevano nell’ombra i loro strani e vellutati perigonii in fórma d’insetto, le radure erano seminate di mughetti olezzanti, gli scoiattoli saltellavano di ramo in ramo, era da mane a sera un vivace cinguettio d’uccelli inna- morati.<noinclude></noinclude> obw1owi00o3zk2cd67gnb129ippgifr Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/379 108 844225 3016382 2022-08-03T16:38:39Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Insensibile a tutte quelle gioie alpestri che un giorno aveva tanto apprezzate, Elfrida non si sen- tiva attratta che dall’armonia vaga del bosco, dalle voci misteriose che sembrano passare colla brézza vespertina fra le glauche cime delle coni- fere e perdersi in un dolce bisbiglio entro le tre mule foglie dei pioppi. Perciò amava di stare molte ore seduta dinanzi alla casetta dell’impie- gato forestale, su una rozza panca di legno ad ascoltare quel mormorio indefinito che la sera, al crepuscolo, quando le capre tornavano dal pascolo scuotendo i loro campanelli argentini, quando da tutti i paeselli circostanti VAngelus quietamente echeggiava, e gli usignuoli cominciavano a cantare i .loro limpidi trilli d’amore pareva assurgere alla bellezza d’un concerto pastorale. Ella contemplava la larga vallata che si sten- deva sotto i suoi occhi tutta verdeggiante di messi immature, tutta seminata di villaggi, di casolari, di castelli ; ella si dilettav a di seguire sul chiaro orizzonte la linea capricciosa delle Alpi ove la bianchezza delle nevi eterne si fonde nel cielo, e di attendere il lento degradare della luce finche il firmamento scintillava di stelle o finche la luna faceva risorgere sotto forma fantastica il nobile paesaggio dall’ombra notturna. Ma il suo pensiero non era consenziente allo sguardo. Fissa, anzi quasi assopita nel dolore la mente d’Elfrida rimaneva inerte e passiva e del solò dolore sembrava avere esatta coscienza. La<noinclude></noinclude> 3n61ujc7ebdeiz1paqeliz7urg9mz0k Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/380 108 844226 3016383 2022-08-03T16:38:44Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> solitudine e il silenzio assoluto delle umane cose erano l’unico conforto di quell’anima chiusa al- l’effusione e i suoi umili ospiti sapevano compren- dere e rispettare nel loro devoto affetto un sì giusto desiderio di raccoglimento. Sebbene lo spirito della fanciulla apparisse in- fermo, il suo corpo non ancora sprovvisto d’esu- beranza giovanile cominciava a ravvivarsi a poco a poco d’una certa vitalitá, il suo passo tornava ad essere leggero come una volta, la sua persona snella e gentile riprendeva la nativa alterezza del portamento. Una sera, quasi inconscia dell’istinto che la guidava, Elfrida abbandonò il suo solido posto per inoltrarsi fra le ombre glauche e .profonde della foresta e l’intimo colloquio con la natura selvaggia le riesci di sì grande conforto che la solitaria pas- seggiata divenne per lei una cara, irresistibile abi- tudine. In breve, i più difficili sentieri, i più re- conditi recessi dell’Alpe le parvero familiari. Di consueto, non incontrava mai nessuno, tranne i pastori o qualche povera raccoglitrice di fiori e di funghi, ma un giorno, s’imbattè, con vivo ram- marico, in un giovane che conosceva da gran tempo e che le passò. dappresso con un deferente saluto: era Enrico Moras, il figlio del ricco in- dustriale, proprietario d’una fabbrica fiorentissi- ma di terre cotte, ái quale appartenevano ormai le ultime reliquie dei beni di casa Vallarsa. Quan- tunque Elfrida si studiasse di cercare sentieri<noinclude></noinclude> sxxs85zqhpix16s2czptlf9reny5e7h Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/381 108 844227 3016384 2022-08-03T16:38:52Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> nuovi, l’incontro per lei molto sgradevole si ripetè parecchie volte. Anzi una sera, nell’ora del tra* monto, il giovine la raggiunse sulle rive d’un pic- colo lago alpino che si nascondeva, come uno zaf- firo perduto, fra le rocce a poca distanza dalla casa, dell’impiegato forestale. Egli aveva trovato un guanto nero sul muschio : sicuro di non essere in errore, si faceva lecito di restituirlo... nel tempo stesso domandava informa- zioni intorno alla salute della signorina- Elfrida arrossì vivamente e rispose con la dol- cezza grave che le era abituale: — La ringrazio, signore, io sto bene. Nello smarrimento del suo sguardo, nella fronte un po’ contratta si leggeva una ripugnanza che la volontá tentava indarno di reprimere, ma il giovine infervorato da un’idea predominante, non se ne accorse, anzi le si avvicinò con una certa familiaritá rispettosa e dopo una lieve esitazione osò rivolgerle la parola. — Ella si. sará forse accorta, signorina, che da qualche tempo seguo i suoi passi.... — No, in veritá: So semplicemente d’averla incontrata — rispose Elfrida, con freddezza. — Ebbene, mi consenta di dirle che quegl’in- contri non nascevano per caso. Io fui felice oggi che il suo guanto m’offrisse l’occasione di rag- giungerla e di parlarle,. perchè aspettavo, con la più ardente impazienza questo momento... Elfrida lo guardò, forse per la prima volta, in faccia con una curiositá alquanto sdegnosa.<noinclude></noinclude> mv8dywrszorjana6bpdfmullhhdaz4t Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/382 108 844228 3016385 2022-08-03T16:38:56Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Era un giovine di mezza statura, tarchiato e robusto. Vestiva con una semplicitá campestre non priva di lindura; le sue mani brune tradivano l’abi- tudine del lavoro; dal volto abbronzato e adorno da una folta chioma nera e da due baffi nascenti, dagli occhi azzurri, sereni ed onesti spirava una fisica e morale salute. Poteva avere ventiquattro anni. — Se desidera parlarmi — disse Elfrida — la prego d’affrettarsi perchè io vorrei tornare a casa. — Il mio pensiero non è facile da esprimersi — balbettò Moras con un forte tremito nella voce e esitando ancora come se sperasse ingenuamente d’essere indovinato — il castello di Vallarsa... — Non ricordiamo cose che devono rimanere nell’oblio. — Nell’oblio? perchè ?... non sarebbe più giusto che il passato rivivesse ?... io vorrei restaurare una parte del castello... . — Esso le appartiene, signore. Sta nella sua volontá di farne ciò che le pare e piace. La mia opinione in proposito è affatto inutile. — No, signorina, non mi pare inutile. Un suo gentile consiglio mi sarebbe anzi doppiamente prezioso. Il mio desiderio era quello ch’ella non lasciasse mai il tetto paterno. Ell’ha voluto partire e io bramerei che fra quelle care mura si com- piacesse di tornare, signora e regina... — Io ? non comprendo ! — esclamò Elfrida con un atto d’altera meraviglia.<noinclude></noinclude> ininaq25kzbbzl1tu9nuezko3g0wuuc Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/383 108 844229 3016386 2022-08-03T16:39:00Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Eppure... le sarebbe cosi facile il compren- dere.. io sono un uomo semplice, ho poca rettorica e non conosco che la parola del cuore ., anche il cuore dinanzi a lei ammutolisce, ma io lo sento battere, violentemente... Enrico Moras s’era fatto pallido ; egli schiac- ciava, con atto convulso, il suo cappello fra le mani. — Ebbene ? — disse Elfrida con un cenno vago di stanchezza e d’impazienza — non riesco ancora a capire .. .. — Ebbene.... vi sarebbe rimedio a tutto, se ella non sdegnasse, un giorno d’accordarmi la sua mano.... — Io ? la mia mano.... a lei ?... Elfrida s’era fatta bianca in volto. Era, nel deserto della sua solitaria vita, la famiglia, il fo- colate domestico, l’agiatezza che le si offriva, un asilo onorato, tranquillo, sicuro entro le mura di- lette e riconquistate della casa paterna. Ma ella non esitò un momento, e solo il volto alterato del giovine, solo i suoi occhi umidi di pianto seppero modificare la formola del rifiuto e alterarne l’istin- tiva crudezza. — Le sono riconoscente — mormorò, con voce cupa — ina non posso accettare. — È un no deciso, assoluto? — Assoluto. Mi rincresce, signore, ma su questo argomento non ho bisogno di riflettere. Moras conteneva a mala pena le sue dolorose<noinclude></noinclude> h8s997iro2pr60zb2a9lp7rb1p5lu6t Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/384 108 844230 3016387 2022-08-03T16:39:04Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> impressioni ma egli era molto buono e sull’amor proprio ferito prevalse la naturale mitezza del- l’animo. — La sua abnegazione figliale m’aveva com- mosso — diss’egli con semplicitá — e la simpatia ch’ella, da gran tempo m’ispirava, dinanzi alla sua sventura, s’è trasformata in un sentimento più serio e più tenace. Gli occhi d’Elfrida lampeggiarono d’una fierezza viva. — Vedo che la mia presenza stessa le riesce odiosa — esclamò il giovine senza più celare il suo profondo turbamento — si rassicuri, signorina, una parola ancora e poi m’affretto a lasciarla sola. Io le ho parlato senza volerlo, d’un segreto ch’ella doveva soltanto indovinare. È stato un momento di fol- lia.... abbia la generositá di dimenticarlo. Ma se un giorno, ell’avesse bisogno d’un appoggio, di un ... amico, se la sorte avversa non dovesse com cederle la felicitá ch’ella merita, si ricordi di me, in qualunque luogo, vicino o lontano io mi trovi.... Vi fu una breve pausa durante la quale egli forse aspettò la risposta che non venne. Gli parve soltanto che la fanciulla avesse mormorato un tardo e sommesso «grazie» e fatto un lieve in- chino, Moras a lento passo s’allontanò. Elfrida, tutta tremante, riprese la sua via. Ella guardava intensamente al cielo, implorando pace al tumulto del suo cuore. Lei la sposa d’un industriale? lei, ultima dei<noinclude></noinclude> at35feambzrf2nsl8ddaqrig4ozc4qp Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/385 108 844231 3016388 2022-08-03T16:39:08Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Vallarsa, ricondotta al castello degli avi, dalla ge- nerositá d’un creditore ? Mai, mai ! La sua povertá sola poteva aver dato a quel giovine l’ardire di farle una simile proposta. E l’antico orgoglio le si rinfiammava in petto e l’anima non ignobile ma fuorviata dal pregiu- dizio fremeva entro la forma delicata e fina come se l’onesto amore di Moras fosse un insulto. sfc ^ ^ Quella sera la moglie dell’ impiegato forestale posando, con la solita premura, un vaso di fresche rose, sul desco modesto, non potè a meno di os- servare : —■ Sono le ultime, la stagione passa. Elfrida, ancor più pallida de] consueto, volse uno sguardo distratto ai fiori e domandò con indiffe- renza : Chi ti manda queste rose, Dora? sei sempre ben fornita. È l’agente dei Moras ? — No, signorina, è il signor Enrico, che me le fa avere, di quando in quando, non per me sa, per lei.... Mi pregò di non nominarlo per non recarle pena.... è tanto buono e gentile.... — Sì Dora, è molto buono, ma, come dicesti, sono le ultime: egli non ne manderá più. Dopo aver bevuta la scodella di latte appena munto che formava la solita sua cena, Elfrida si ritirò nella sua cameretta, si coricò nel suo candido<noinclude></noinclude> q5nfidkcm7p0pifzmcfqjjarqapn2c7 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/386 108 844232 3016389 2022-08-03T16:39:13Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> lettuccio, ma non potè dormire. L’incontro con Moras sembrava aver destato nella sua mente as- sopita la facoltá di riflettere, il bisogno cK agire. Il desiderio d’abbandonare quei luoghi che da qualche tempo s’era confusamente affacciato al suo incerto pensiero si faceva imperioso come una sùbita ne- cessitá. Il suo piccolo peculio, tra qualche settimana sarebbe esaurito, ella dovrebbe dunque provvedere seriamente ad una onorata indipendenza. Ma come ?... cercare un posto d’istitutrice ? conosceva le lingue, era colta, l’insegnamento non le faceva paura, ma quanta contrarietá sentiva in- vece, per quella vita di sacrifizio, tra fanciulli vi- ziati e genitori, parziali !•..... farsi monaca ?... la cieca ubbidienza ripugnava al suo spirito indomito, la reclusione del chiostro al suo amore per la na- tura ... ; dama di compagnia ?... nemmeno, nem- meno !... Eppure in qualche maniera il pane bisognava trovarlo, e una Vallarsa, non poteva mettersi alle poste o ai telegrafi !... Sull’umile tavolino d’abete, accanto al letto, in un bicchiere, sbocciava una bella rosa rossa, esa- lando un delicato olezzo. Elfrida contemplò a lungo quel fiore cresciuto nel suo roseto, una vaga spe- ranza le balenò alla mente, le parve che tutt’ a un tratto s’acquetasse il tumulto della sua anima e, vinta dall’emozione e dalla stanchezza, finì col- l’assopirsi sul piccolo guanciale, mormorando una fervida preghiera. Ella sognò di trovarsi in un<noinclude></noinclude> 8o9xqbp9b542r275gs9zxjeapowpfxs Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/387 108 844233 3016390 2022-08-03T16:39:18Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> vasto altipiano tutto gremito di rose. Era un on- deggiamento di colori, dal paglierino all’arancio, dal rosaceo al carminio e al violetto ; sul dolce pendio* d’una collina fioriva come una nevicata, una macchia di rose bianche, dalla bianchezza fredda, quasi az- zurina del ghiaccio alla bianchezza molle e calda della perla; un profumo acuto, inebbriante si dif- fondeva nell’aria ; tutto intorno era silenzio e il largo orizzonte verde si perdeva nella linea cerulea del cielo. Vestita anch’ella d’un colore di fiamma, come certe specie mirabili, con una ghirlanda sui capelli biondi a guisa di diadema, Elfrida s’aggi- rava fra le rose, parlava dolcemente con le rose che si chinavano per salutarla al suo passaggio come una regina. La luce dell’alba penetrava blanda dalle finestre aperte, col balsamico odore della resina, quando la fanciulla si destò, ristorata da un placido sonno, e, sollevando dalle pallide tempia i lunghissimi ca- pelli sciolti, si rimise a meditare. La poetica visione del sogno non era ancora interamente svanita dal suo pensiero, la rosa, entro il bicchiere s’apriva, vivida, la, speranza vaga s’era tramutata in desi- derio, una somma di energia latente le sorgeva dal fondo dell’anima pronta a lottare eroicamente contro il destino. Elfrida rammentava d’aver letto in un periodico inglese che l’orticoltura può for- nire alla donna un nobile, profìcuo e salubre mezzo di guadagno; difatti, fra tutte le professioni me- ditate una sola le sembrava meno ripugnante,<noinclude></noinclude> n98pf31wrllc35bhp19x98e8m9kpqnd Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/388 108 844234 3016391 2022-08-03T16:39:22Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> più conforme alle ’ proprie tendenze : il giardi- naggio. Ella fu come sempre, rapida nel risolvere, s’alzò più tranquilla e si affrettò da sola, con ardore al compimento del suo piano; scrisse varie lettere, •ciò che non faceva da gran tempo, una delle quali al giardiniere Roccaoliva di M ... antico protetto di suo padre, che stava fondando una casa a Roma, nei pressi di San Giovanni in Laterano. Poi, dopo alcuni minuti d’intensa meditazione disse fra se : — Eccolo finalmente : Annie Revel !... Annie era il suo secondo nome di battesimo, •ereditato dalla nonna scozzese, Revel il predicato di famiglia, Annie Revel il pseudonimo, sotto il quale, Elfrida di Vallarsa. rifuggendo dall’avven- turare la propria.personalitá nella nuova e sì di- versa vita, scomparirebbe per riaffrontare, come fforicultrice la sorte e le sue battaglie. * é & — Ibride o thee ?’ domandò la fanciulla al gio- vine signore che desiderava fare acquisto di rose. — Thee, signorina. — Vuole che gliele faccia portare qui? — Grazie, preferirei vedere i giardini. i. — Merighi, vorrebbe venire con noi? — ella disse dolcemente a un vecchio giardiniere che stava innaffiando alcuni vasi — Passi, signore.<noinclude></noinclude> srvk00kr3zin1a75b2vaps9ke2yvlbk Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/389 108 844235 3016392 2022-08-03T16:39:26Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Ma, all’uscire dal loggiato che circondava, a terreno, due ale del grande stabilimento orticolo, il giovine, istintivamente, si fece da parte, perchè ella lo precedesse. Era una ragazza di statura piuttosto alta. che media, pallida, bionda, d’apparenza fredda,e fina. Vestiva semplicemente, con colletto e polsini da uomo, portava i capelli raccolti sulla nuca in un grosso nodo trafitto da uno spillone di tarta- ruga, nascondeva le mani piccole sotto lunghi guanti usati di pelle di daino. — La signorina è forse la figlia del proprie- tario Roccaoliva ? — domandò il giovine osservan- dola, con una certa curiositá, mentr’ella s’inoltrava con un portamento leggiadro insieme e altero, tra le fiorite aiuole. — No, signore. Quel giardino perduto nella campagna, sem- brava un’oasi di fiori. Biancheggiavano i gigli ac- canto alle pompose peonie, i rossi papaveri mac- chiati di nero, rifulgevano di luce sótto i candidi cespugli delle spiree, le strane iris giapponesi for- mavano delle macchie gialle e lilacee sugli orli delle fontane; ovunque si volgesse per i tortuosi sentieri cosparsi di rena bianca il giovane non scorgeva che fiori, sempre fiori. E tutt’a un tratto una vista abba- gliante e più delle altre meravigliosa gli si affacciò allo sguardo: il campo delle rose tutto vivido di colori. Il roseto era tagliato da un largo viale e occu- 25<noinclude></noinclude> n0tsc4orhh7s6dmpzve27seeqdbq7t9 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/390 108 844236 3016393 2022-08-03T16:39:30Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> pava un vasto terreno diviso a riparti secondo le famiglie e le gradazioni delle tinte. V’erano tutte le rose, dalle specie primitive alle ultime creazioni tedesche, francesi, americane, dalle bianche di Da- masco, dalle odorose centifoglie, dalle dorate cap- puccine alle splendide ibride, alle graziose poliante, alle fragrantissime thee di Dickson, di Pernet-Du- cher, di Soupert e Notting. Il viale era fiancheggiato da due file d’alberelli coronati da un ciuffo di fiori e legati fra loro da eleganti festoni di Setina e dentro, nel campo, le rose a mazzi, a cespugli, a cascatelle sembravano abbandonarsi ad una pazza gioia primaverile, dif- fondendo i loro svariati profumi nell’aria molle di maggio, offrendo al sole la purezza delle loro co- rolle candide o giallognole, l’ardore delle loro tinte ranciate, vermiglie o sanguigne, tutta la gloria della loro poetica bellezza. — Ecco le rose thee, seicento specie.. — disse la fanciulla, entrando in una sezione a parte e co- minciando a recidere ella stessa i fiori più belli. Prima di disporli nel canestro dal lungo manico che il giardiniere aveva preso seco, ella si volgeva, di quando in quando, verso il giovine signore, li porgeva con qualche commento alla sua ammira- zione. — The Puritani.... sente questo strano odore di magnolia ?. l’antica e sempre pregiata Ni- phetos dal lungo bottone di neve.... la Duchesse d’Auerstadt, una delle più simpatiche rose mono-<noinclude></noinclude> 32bayjcmajtbjcc386hca5go3cvneb2 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/391 108 844237 3016394 2022-08-03T16:39:35Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> crome .... Stefania e Rodolfo, triste ricordo d’in- fausti sponsali... prendiamo anche Grace Darling, l’eroica fanciulla che salvò dei naufraghi in una notte di tempesta.... Benché le sue parole tradissero una viva pas- sione per quei fiori, ella parlava con voce sommessa e con una calma profonda, solo qualche volta un amabile sorriso le irradiava il volto, dando un fa- scino strano ai suoi grandi occhi fra il glauco e l’azzurro spiranti un dolce mistero. — Le rose hanno dunque una storia ? — disse il giovine, sorridendo anch’egli e guardando con cre- scente curiositá la sua interlocutrice. — Oh sì, molte hanno una storia e tutte una grande poesia. Una rosa nuova potrebbe fare la fortuna d’una piccola famiglia, come questo Francis Bennett che fruttò venticinque mila lire al suo in- ventore. Ecco un’altra bella e invidiabile creazione : la Gioire lyonnaise1 la prima ibrida gialla, rifiorente. .. com’è dritta e forte ! qual verde rigoglioso hanno le sue foglie! Guillot può andarne superbo! — e cogliendo un bel bocciuolo semiaperto l’offerse al giovine, che fissò, un secondo, la donatrice. I loro sguardi s’incontrarono fuggevolmente. Sul volto di lei il pallore s’ era fatto ancor più intenso. Quando il canestro fu ricolmo, ella disse : — Se le basta così, legheremo le rose in un fascio artistico con qualche nastro giallo, aggiun- gendo un po’ di capelvenere, la felce gentile che<noinclude></noinclude> 64ghjmsqgispbcb5a3yc04vo7da1jbh Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/392 108 844238 3016395 2022-08-03T16:39:39Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> cresce sulle rovine di Roma. Tutto sará pronto per questa sera. Ir indirizzo ? — Alessandro marchese di Beira, villino Ga- briella fuori Porta Pia. .. A chi posso sodisfare l’importo? — Alla cassa, signore, all’entrata dello stabili- mento, a destra. Merighi le indicherá. E, impiegati pochi secondi nel breve calcolo, la fanciulla trasse un libriccino da tasca, ne strappò un foglietto, vi scrisse il conto colla matita, glielo porse. — Grazie, signorina, buona sera — disse il gio- vine, non senz’averle rivolto un ultimo lungo sguardo. — Buona sera, signore. Nel tornare verso l’uscita, il marchese diede un’occhiata a quel foglietto. Vi era stampato in corsivo il nome: Annie Revel, cultrice di rose. Alla cassa egli, si trattenne alcuni minuti col ragioniere e trovò il destro di domandargli chi fosse quella ragazza. — La signorina Revel? una distinta fìoricul- trice che ha creato delle specie nuove, premiate, bellissime. — È forestiera? — Non sappiamo donde venga. E amica dei pa- droni che la stimano assai. . — Da quanto tempo si trova qui? — Da cinque anni. I primi mesi non ebbe al- cuna rimunerazione, ora, il signor Roccaolivá le<noinclude></noinclude> 02b3k4x3xdu4fyz819a0egrfewpmwin Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/393 108 844239 3016396 2022-08-03T16:39:43Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> ha assegnato un personale di tremila e cinque- cento lire. Questo stabilimento non fu una facile impresa e se fiorisce lo si deve in parte a lei, alla sua bravura e alla sua energia. È lei che dirige gli innesti, che sorveglia sull’identitá delle specie, sul- l’esattezza dei nomi, è lei che compila i cataloghi e che dipinge le róse nuove all’acquerello.... Gi deve essere un mistero nella sua vita, una qualche avventura forse..:. — soggiunse il loquace ragio- niere con un enigmatico sorriso, felice, dopo tanti elogi, di poter proiettare un’ombra su quella sin- golare creatura, la cui nobile alterezza aveva deluso certe sue ardite e ricorrenti speranze. {{asterism}} La signorina di Vallarsa occupava nella casa Eoccaoliva due modeste camerette arredate con elegante semplicitá. Il salottino, ch’ ella andava abbellendo coi suoi risparmi, era sempre adorno di freschi fiori raccolti in piccoli vasi di forma squisita. Dal giardino sottoposto salivano i rami sarmentosi d’uno splendido Crimson Rambler a in- ghirlandare la ringhiera del balcone ; in maggio il bel rosaio si copriva di fìtte ciocche, ravvivando il verde gentile d’uno sprazzo di carminio. Elfrida non era felice ma era tranquilla. Na- tura forte, energica ed onesta ella s’era proposto d’esercitare in piena coscienza la professione scelta, dimenticando sè stessa e soffocando tutti quegli<noinclude></noinclude> fl1o7g1zcdkjuf2ix4aywwrme5nzmz5 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/394 108 844240 3016397 2022-08-03T16:39:47Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> istinti ribelli che insorgevano spesso dal fondo della sua anima contro l’avversitá del destino. Per farsi amare dai superiori e dai dipendenti el- l’aveva studiato la sommessione e la dolcezza; per appagare le signore alle quali doveva fornire non di rado spiegazioni e schiarimenti s’era abituata a vincere la sua tempra indocile e ad imporsi la più cortese sollecitudine. Ma non sempre tutti le usavano i dovuti riguardi e non v’era per lei più aspra ferita che il disdegno di Certe clienti ricche e sgarbate. Molte carrozze padronali, in quei cinque anni, ell’aveva veduto fermarsi dinanzi ai cancelli dello stabilimento, molte forestiere, molte dame dell’a- ristocrazia romana elPaveva introdotte nei giar- dini, nelle serre e regalate di fiori. Un giorno v’era stata perfino la Regina Margherita e la casa s’era^ messa in festa per accoglierla degnamente. Tutti quei nomi illustri le erano noti, qualcuno stava scritto sull’albero genealogico dei Yallarsa. Ma ella aveva vissuto troppo lontana dal mondo per conoscere nessuno di persona e nessuno la co- nosceva. Concentrata ancora nel rimpianto della madre perduta e nell’amarezza della propria sorte, ella non pensava che all’adempimento del dovere e al desiderio di corrispondere con un intelligente la- voro, e con tutte le sue forze, al sicuro e bene- volo appoggio che le aveva dato la famiglia Roc-> caoliva. Per tutte le altre cose della vita si sen-<noinclude></noinclude> hmn4t18a22x0d47039axonio5nwy776 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/395 108 844241 3016398 2022-08-03T16:39:51Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> tiva fredda, indifferente ; le pareva ohe ogni per- sonale aspirazione fosse morta nel suo cuore. Quando qualche uomo spensierato o volgare le rivolgeva, non solo un complimento un poco au dace, ma anche una parola più espressiva o più gentile del necessario ella si turbava, ella impal- lidiva nella sofferenza acuta del rinnovato orgoglio. E in tutto quel tempo, nessun uomo le aveva mai lasciato nell’animo la più lieve impressione Quando, trascorsa la faticosa giornata, Elfrida tornava nelle sue stanzette adorne di libri e di pre- ziosi ricordi, il suo studio era quello di dimenticare Annie Revel 6 tutta la vita presente, e di non pensare ai paurosi fantasmi del deserto e solitario avvenire. Solo il passato, per sempre perduto, la dominava coll’impero delle sue memorie. Quella sera ella stette a lungo seduta sul bal- concino del suo salotto, come spesso soleva, ma le sembrò che la sua abituale mestizia si fosse mu- tata, all’improvviso, in un turbamento non privo di dolcezza. L’immagine del marchese di Beira si affacciava con una certa insistenza alla sua mente e ella non cercava di scacciarla. Era bello e gentile ; nei modi, nella favella, nel vestire, in tutto il gio- vane le pareva rivelare una squisita raffinatezza. I suoi occhi grigi, dallo sguardo or vago or pene- trante, esercitavano sopra di lei un’attrazione inde- finibile, la sua voce quieta, armoniosa le risuonava ancora, come una musica, all’orecchió. La notte di primavera era calda, placida, stellata.<noinclude></noinclude> 45y9pq9y90hopqc0map315wgu7k39uh Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/396 108 844242 3016399 2022-08-03T16:39:56Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Da lontano veniva un odore salubre, aromatico d’encalyptus. Sembrò ad Elfrida che la natura le parlasse, in quell’ora, con un linguaggio nuovo e ella si raccolse nel diletto di quella ricordanza con un senso d’ignota, arcana e quasi paurosa gioia. La mattina, per tempo, ella rivolse i primi passi verso il riparto delle rose nuove, un piccolo re- cinto chiuso da una siepe di sLceetbriar, il fiore dei poeti inglesi. V’erano poche piante verdeggianti, robuste, ignote ancora al mondo della fìoricultura. Quasi tutte fiorivano, sfoggiando la preziosa novitá dei colori e delle forme. La fanciulla si chinò con amoroso trasporto sovra le leggiadre creazioni che la sua fantasia, assistita da uno studio indefesso aveva ottenuto, mediante i deli- cati connubii del polline, ne fiutò la fragranza, pose le labbra su certi bocciuoli come per un furtivo bacio d’affetto; poi, fermatasi a lungo dinanzi una Bourbon d’un fulgido colore scarlatto quale mai non s’era visto, si chinò in ginocchio per prendere in mano la piccola targa gialla ch’era fissata sul gambo, e vi scrisse chiaramente colla matita un nome: «Marchese Alessandro di Beira». Era battezzata ora la rosa, la rosa che doveva andarsene trionfante per il mondo, in tutte le migliori case orticole, nelle primarie esposizioni, riprodotta dai giornali, ammirata nei salotti ari- stocratici, ricercata dagli amatori, la rosa che por- tava seco in segreto il tenero ricordo d’una sim- patia innocente e gentile.<noinclude></noinclude> 4npuzt1jb7oozr568ykbeelhuywz8zx Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/397 108 844243 3016400 2022-08-03T16:40:02Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> ^ Dopo quel primo fuggevole incontro, il giovine signore non aveva mancato di tornare al giardino Roccaoliva. Egli passava anclie spesso in carrozza, o a cavallo, si tratteneva un momento per pren- dere un fiore o delle sementi, per ordinare un mazzo, un canestro, una ghirlanda, cercava ogni pretesto per rivedere Anniè Revel. Sul finire di maggio, una sera, Alessandro di Beira si trovò solo, per caso, con la fanciulla sotto il loggiato dello stabilimento. Una fragranza acuta di gigli, di gelsomini si diffondeva nell’aria giá molle d’un tepore estivo. Dopo ch’ebbero parlato alcun tempo d’un roseto che il giovine aveva intenzione di piantare nella sua villa, vi fu un lungo silenzio, poi egli la chiamò dolcemente per nome. Elfrida arrossì e volse lo sguardo altrove. La sua commozione era turbata da quell’insolita fa- miliaritá. — Annie! — egli ripetè — vi rincresce che vi chiami col vostro nome così soave nel suo esotico suono?.... — L’ho ereditato dalla mia nonna -— disse El- frida, involontariamente. — Era dunque inglese, la vostra nonna? — Era nata in Scozia. — Voi dovete avere una storia, come le rose... quando mi narrerete la vostra storia, Annie?<noinclude></noinclude> opwsz17e4s2wlsz6ym1rin640bwxina Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/398 108 844244 3016401 2022-08-03T16:40:07Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Non so, non so, marchese — ella rispose, impallidendo. — Dev’essere malinconica la vostra storia, per- chè siete sempre triste ancorché viviate in mezzo ai fiori... —• I fiori mi rammentano ogni giorno le mi- serie umane... — disse Elfrida deviando il discorso — Noi facciamo molti mazzi nuziali, ma il numero delle ghirlande funebri è assai maggiore. Quante povere rose vanno a morire nei silenzii dei se- polcri... — Pensate, Annie, che qualche volta appassi- scono anche sul seno d’una donna amata, eh© sen- tono il palpito del suo cuore, il fremito delle sue labbra... Quanta, quanta parte hanno i fiori nel- l’intimitá e nei misteri dell’amore... non vi pen- sate mai? — Anche l’amore è tristezza — ella rispose con una voce lieve come un sospiro. — Perchè?... perchè dev’essere tristezza una legge che governa l’universo?... — Non so... così mi pare... — ella mormorò. Commossa e agitata ad un tempo, la fanciulla avrebbe voluto troncare il colloquio e ritirarsi, ma la sua posizione dipendente non glielo permetteva, ella non poteva imporre a un cliente della casa di partire. E il giovane rimaneva fìsso sulla sua seggiola di giunchi, anzi le aveva chiesto il per- messo di fumare e aveva tirato fuori l’astuccio -delle sigarette.<noinclude></noinclude> pym3d89uqsya4irk6wusni14i1ni6r8 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/399 108 844245 3016402 2022-08-03T16:40:11Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> E a poco a poco con voce carezzevole, insi- nuante, poi tenerissima, egli le venne dicendo tante dolci cose, egli le narrò della prima impressione avuta da lei, del suo bisogno irresistibile di rive- derla, della felicitá che provava nell’esserle vicino, finì col simulare i turbamenti repressi della pas- sione che non osa manifestarsi in tutto il suo ardore. Elfrida ch’era rimasta impassibile per le umili parole d’Enrico Moras, Elfrida che non aveva mai guardato con speciale interesse alcun uomo, ser- bandosi ferma nella sua amara alterezza, sentì crollare tutt’a un tratto, dinanzi a quella seducente parvenza, il fragile edifizio della sua individualitá superba, sentì l’anima, soggiogata da un arcano potere, piegarsi deliziosamente sotto il nuovo do- minio. Era sempre stato il suo segreto, il suo inconsa- pevole sogno quello d’immolare lo spirito esacerbato e ribelle a uno solo, all’unico, e quell’unico stava lì dinanzi a lei, bello, tenero, seducente come nel sogno. Le sofferenze d’una giovinezza dolorosa non erano riescite a soffocare in Elfrida l’imperioso istinto della felicitá: sotto il suo apparente scetti- cismo d’ogni terrena fede, si celava, come spesso avviene alle creature superiori, un ardentissimo bisogno di credere e d’amare. Se il marchese di Beira si permetteva di chia- marla col suo nome e di darle del voi, mentre ella anche nelle forme esterne si manteneva sempre<noinclude></noinclude> lorhx3d7v5ct78d5ivykznrswl2txq5 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/400 108 844246 3016403 2022-08-03T16:40:15Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> ligia alla più scrupolosa riserbatezza, il lieve di- sgusto di quella indelicata confidenza era confor- tato da certe testimonianze di rispetto che le sem- bravano sincere. Ella credette ad Alessandro di Beirá, 01?accolse con trasporto, nel suo cuore av- vezzo a patire, la dolce novitá della speranza, ella Tamò perdutamente, come forse una volta sola s’ama, nella vita. p % Se non perverso, molto corrotto, Alessandro a ventott’anni aveva giá sfruttato la sua gioconda giovinezza nel piacere. Sentimentale, audace, ap- passionato, secondo i casi, egli era esperto nell’arte di farsi amare e come quella graziosa avventura, quale variazione del solito tema non gli dispiaceva, constatò con una certa compiacenza che la fan- ciulla era lungi dal rimanere insensibile alla malia del sicuro suo metodo. L’innata distinzione d’El- frida non poteva sfuggirgli, ma il posto ch’ella oc- cupava lo aveva reso diffidente, il mistero geloso del suo passato gli destava nell’animo dei dubbi, dei sospetti quasi ingiuriosi. Egli interpretava il suo severo contegno come una posa di persona ro- mantica, la sua finezza come un sottile artifizio di civetteria che vuol comandare il rispetto per in- durre nel tranello del matrimonio, ma subiva, senza volerlo, il fascino di quella dolce superioritá; dinanzi all’insolito riserbo sentiva quell’eccitamento che infiamma gli uomini colla sferza della contra- ;ì<noinclude></noinclude> sqam8f0zax61a2u2ybdlz5nsniqhevv Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/401 108 844247 3016404 2022-08-03T16:40:19Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> dizione. Il suo capriccio per qualche tempo si tra- sformò in amore. Una vita nuova cominciava ’ per Elfrida, una vita dillusione e di follia. La signora Roccaoliva ch’era una donna sem- plice e retta e alla quale, per un sentimento di delicatezza, la fanciulla aveva confidato con grave sforzo il proprio segreto, aggrottò le ciglia, scosse il capo ma non ebbe il coraggio di esprimere una chiara opinione e si limitò a dare un consiglio. Secondo lei era necessario che la contessina di Yallarsa rivelasse, subito il suo nome al marchese di Beira, si giudicherebbe poi, dalle impressioni di quel signore. Ma Elfrida indugiava istintivamente dinanzi alla delicata confidenza, la rimetteva da un giorno all’altro. Mai le era balenato alla mente il timore che Alessandro potesse avere dei sospetti sul suo passato. Ell’amava la dolcezza indeterminata di quello spirituale suo sogno, ell’avrebbe bramato che non finisse mai.... Paga delle più pure gioie dell’affetto, d’una stretta di mano, d’un saluto scambiato da lontano, ella sfuggiva i lunghi col- loqui, le visite frequenti, l’intimitá pericolosa, sa- peva imporre al giovane un contegno corretto e difendere in faccia agli impiegati dello stabilimento quella dignitá che forse l’invidia sarebbe stata ten- tata più volte d’intaccare. Quando il marchese dovette allontanarsi da Roma per accompagnare sua madre a Montecatini<noinclude></noinclude> 4qmhra6hlwpwad7ym62avl8r6o6r0a4 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/402 108 844248 3016405 2022-08-03T16:40:23Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> e per andare in vi]la presso Perugia, con tutta la famiglia, ell’acconsentì a ricevere le sue lettere, non così a rispondere. Trascinato dall’insodisfatta passione, Alessandro, in quel tempo, non seppe trattenersi dal fare qualche corsa alla capitale per rivedere la fanciulla, poi cercò d’affrettare il suo stabile ritorno. Ma il persistente riserbo d’Elfrida cominciava ad irritarlo, e 1’amore, deluso nelle sue aspettazioni, ricorreva di quando in quando, ma sempre indarno, al pericoloso rimprovero di freddezza, dinanzi al quale la donna facilmente s’intenerisce e s’arrende. Elfrida usciva pochissimo: la libertá che l’era concessa dalla sua posizione l’offendeva quasi nei suoi istinti di fanciulla patrizia, gelosamente custo- dita. Soltanto una o due volte al mese ella conce- deva un eletto conforto al suo spirito e fornita d’una buona guida, errava fra le rovine, nelle chiese, nei musei. Sebbene si fosse sempre guardata dal co- municare ad Alessandro di Beira i suoi piani, ella lo incontrò un giorno di marzo, nella Villa Bor- ghese. I due giovani visitarono insieme la mirabile galleria, poi scesero a passeggiare nei larghi viali, sotto gli elei secolari, nei prati seminati di viole. Quell’inatteso ritrovo, quel prolungato colloquio in cui le anime s’erano effuse nella contemplazione delle cose belle, avevano dato a Elfrida una gioia violenta, poi un’ineffabile dolcezza, ma quando Alessandro aveva espresso il desiderio d’accompa- gnarla a casa, la fanciulla s’era recisamente op-<noinclude></noinclude> 3ja67j5m6rs3lhqqvze5iltp2kuh6bi Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/403 108 844249 3016406 2022-08-03T16:40:27Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> posta. Il marchese allettato da quel primo passo e stanco d’una severitá che gli sembrava ormai un troppo lungo giuoco, tentò indurla a concedergli qualche appuntamento nelle altre ville o sul Pa- latino e trovandola sempre ferma nel rifiuto, tornò ai lamenti, anzi l’afflisse coi più acerbi rimproveri* Allora, nella sua grande e tenera cecitá, la fan- ciulla risolse di compensarlo con lo spirituale ab- bandono di sè stessa, nella rivelazione del proprio segreto, e invocando soltanto un momento propizio per l’affettuosa confidenza dinanzi alla quale il suo orgoglio aveva sempre esitato si propose di dirgli : — Ella ha creduto d’amare una modesta fioricul- trice, ma io non sono Annie Revel, io sono Eh frida di Vallarsa e il mio casato è degno del casato di Beira... Alessandro, in vero, non s’era mai mostrato molto curioso di conoscere la sua vita passata, ma ella attribuiva quell’apparente indifferenza a un delicato riguardo e nella sua assoluta persuasione d’appartenere ad una casta superiore, godeva, per la dolce meraviglia che proverebbe il giovine rav- visando in lei una gentildonna sua pari. % # # Nel pomeriggio del giovedì santo Elfrida era andata a San Giovanni in Laterano per ascoltarvi la musica. Il fiore dell’alta societá romana e della colonia<noinclude></noinclude> bdh6m2323ssef5na56tm7m8xq7iqpiv Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/404 108 844250 3016407 2022-08-03T16:40:31Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> straniera sembrava essersi dato convegno nella Ba- silica che un soffio di corruzione invadeva m quel- l’ora più delle altre sacra. L’eleganza frivola delle signore, sebbene unifor- mata alla gravitá del giorno, rendeva ancor più severa la magnificenza del tempio e durante certi a soli lirici, il lieve, quasi impercettìbile bisbiglio, più che un mormorio di folla orante, pareva un fremito misterioso di tenerezza e di contenuta passione. Ma di tratto in tratto un’onda celeste di poli- fonia scendeva sulle navate e su quella folla, im- ponendole dei silenzii involontari, una passeggiera ma quasi angosciosa emozione di misticismo. Inginocchiata presso la Confessione, Elfrida ascoltava, deliziandosi, tutta assorta in un pio raccoglimento, in una muta preghiera nella quale la memoria, sempre presente, dell’uomo amato aveva tanta parte. Poco prima che l’uffizio fosse termi- nato, mentre cantavano il Misererá sollevando lo -sguardo, le parve discernere da lontano, nella pe- nombra, un diletto profilo, la linea aristocratica e fina, i piccoli baffi castani, i capelli córti è ritti sulla fronte spaziosa: era lui, il marchese di Beira. Ma egli non ascoltava la musica e nemmeno se- guiva il rito sacro, egli discorreva con una gra- ziosa signora, una delle spose più belle e più cor- teggiate di Roma. Elfrida la conosceva benissimo^ ma sebbene il colloquio si prolungasse, nel suo .cuore generoso non sorse nemmeno l’ombra d’un<noinclude></noinclude> k2xuobnl8uc3ol4ploheo5d1s7ra5dt Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/405 108 844251 3016408 2022-08-03T16:40:36Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> sospetto. Piuttosto il timóre che il giovane po- tesse scorgerla e avvicinarsele in quell’ora inop- portuna la spinse ad uscire in fretta dalla chiesa. Ma non era ancora discesa dai gradini quando Alessandro la raggiunse. — Annie, Annie, v’ho veduta appena adesso, perchè fuggite ?... — M’aspettano allo stabilimento. Ho detto a Merighi di venirmi incontro. — V’accompagnerò io colla mia carrozza. — Grazie, fa troppo tardi... e poi preferisco an- dare a piedi. — Dio buono! quante reticenze... non sarebbe bene di finirla una volta con tutti questi scrupoli ? Il linguaggio era affatto nuovo. La fanciulla rivolse al giovine uno sguardo di dolorosa mera- viglia. — Andiamo, Annie! sii buona! — egli mor- morò, prendendole una mano e coprendola di baci. Ella ritrasse la mano vivacemente, sempre più sgomenta di quella familiaritá improvvisa. — E tu dici d’amarmi, d’amarmi tanto ! — la- mentò Alessandro con una certa tenerezza. — Non sono queste le prove dell’amore — ri- spose la fanciulla, molto turbata — buonasera, mar- chese, io devo andare. —r Pochi passi ancora, Annie ! lascia che venga con te un solo minuto ancora ! — egli implorò con un accento pieno di passione. Elfrida, sicura di trovare il giardiniere, accon- 26<noinclude></noinclude> rm5btnaldlcecrjmsmjc3jq621qlhdz Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/406 108 844252 3016409 2022-08-03T16:40:40Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> sentì per non disgustarlo e insieme uscirono dalla porta San Giovanni, volgendo verso la campagna, Nel cielo sereno e color di viola una grande luna gialla si levava; la via d’Albano era de- serta. Un senso strano d’apprensione aveva assalito1 l’animo della fanciulla. Egli le andava mormorando cocenti parole, ella rispondeva piano, a monosil- labi, agitata nel suo invincibile amore da una tor- mentosa angoscia. — Come sei bella, Annie — egli le disse, fer- mandosi tutt’a un tratto a contemplare la leggiadra figura vestita di nero, che si disegnava elegante- mente nel chiarore lunare — in veritá non so per- chè tu voglia tornare alla casa Roccaoliva, non so perchè... —egli soggiunse piano. La voce d’Alessandro era un po’ sorda e nel suo volto, di solito così calmo, appariva una certa alterazione. — Dove dovrei andare, dunque? — domandò ingenuamente Elfrida, con un pallido sorriso, non potendo comprendere. — Dove ? con me... la carrozza aspetta, lá... neJla piazza, quando la folla si sará dileguata... —Con lei ? !... — «Ila esclamò, presa da uno stupore profondo. — Sì, Annie... laggiù lontano, in una via re- mota di Roma che tu non conosci... in una casetta circondata da un giardino, a vivere per me... tutta per me...<noinclude></noinclude> hb7nlmp5befzbysri0k988cr5a2mlja Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/407 108 844253 3016410 2022-08-03T16:40:44Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Le ultime parole si spensero in un soffio pieno di seducente dolcezza. Elfrida sentì un braccio sfio- rarle la persona e stringerla con una certa violenza. Afferrando finalmente il vero, ella indietreggiò con impeto, ella sbarrò gli occhi con orrore ; il giovine udì il grido di ribrezzo che l’era sfug- gito dal petto anelante; al lume della luna la vide farsi bianca in volto e vacillare come se cadesse. Ma fu una debolezza fuggevole. Elfrida si drizzò fieramente e le sue labbra non potendo articolare il comando, gli ordinò di retrocedere con un atto imperioso della mano. Alessandro di Beira aveva tentato di sorridere, ma il sorriso gli morì sulle labbra dinanzi a quel- l’altera figura in cui tutto il sangue dei Vallarsa all’improvviso ribolliva. Inconsciamente egli s’arretrò balbettando vaghe parole di scusa. Merighi veniva da lontano a passi affrettati. Elfrida raccolse le sue forze e mosse ansiosa verso di lui. Per buona sorte lo stabilimento non era lon- tano. Ella camminava come un’allucinata, con un pallore di morte in volto, con dei lampi di follia nello sguardo. Arrivò ansante, si chiuse nella sua cameretta e la signora Roccaoliva, guidata da un triste pre- sentimento, accorse per assisterla e la trovò in preda ad una violentissima febbre.<noinclude></noinclude> st8m9p6fjvht51qa72rbntf0cgql1js Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/408 108 844254 3016411 2022-08-03T16:40:49Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> Quando s’alzò dal letto dopo tre settimane di grave malattia e discese nei giardini per ripren- dere le solite occupazioni, parve ad Elfrida che la faccia della natura si fosse per sempre oscurata al suo sguardo. Fra tanti dolori eli’aveva provato il più grande, il più terribile, quel dolore che viene direttamente dalla creatura umana e che per sè stesso non può contrapporre all’infinita amarezza dell’umana mi- seria alcuna superiore ed efficace fonte di con- forto. Ell’era uscita dalla chiesa colla preghiera sulle labbra, con una mistica tenerezza nel cuore e pochi minuti dopo, un uomo volgare le aveva rivolto in- dimenticabili parole, le aveva fatto una mortale ingiuria, trattandola, lei Elfrida di Vallarsa, come una fanciulla disonesta ! E quell’uomo era l’amato, l’unico, l’idolo collo- cato ciecamente sull’altare ! Indarno ella cercava in fondo alla sua anima la consueta energia, indarno ella si sforzava di rea- gire e di superarsi, l’antico orgoglio era sopraffatto da invincibili turbamenti. Ella s’inoltrò nei giardini con un senso di ri- pugnanza viva. La primavera cominciava a sorrh dere, il verde gaio e fino d’aprile dava alla cam- pagna un aspetto d’ingenua allegrezza, i castelli romani biancheggiavano in lontananza sullo sfondo vaporoso dei colli cerulei. Ella entrò nelle serre ove centinaia di rosai<noinclude></noinclude> gy7t1mkocdz0ba2tia4eynjtzcgb2vf Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/409 108 844255 3016412 2022-08-03T16:40:53Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> si deliziavano al. sole. Fra le specie nuove, colti- vate in vaso, una bella Bourbon ergeva sui rami robusti una ricchezza di bottoni presso a sbocciare. Sulla targhetta di legno, dipinta di giallo, stava scritto «Marchese Alessandro diBeira». Ah ! non le era più concesso di distruggere quella rosa che due giornali avevano giá illustrata, che aveva varcato monti e mari ottenendo un premio in una esposizione inglese e un posto d’onore nei registri delle societá orticole. Era destinata, povera rosa, a portar seco, pe- rennemente, nel mondo sereno dei fiori il ricordo d’un triste amore. Elfrida la contemplò alcun tempo con un di- sgusto amaro, poi, come se volesse ripudiare il gentile frutto dei suoi studi e delle sue dotte espe- rienze, ne recise ad uno ad uno i bottoni vermigli, li sfogliò con impeto, sparse i petali al vento, come piccole goccie di sangue. % Sfc % Alcuni mesi erano trascorsi e su quella fronte giovanile rimaneva un’ombra grave. Il breve miraggio della felicitá aveva conso- lato la malinconica giovinezza d’Elfrida, ma sul sogno era passata impetuosa la bufera, e ella non vedeva più dinanzi a sè che un vuoto senza fine. L’improvvisa scomparsa del marchese, le let-<noinclude></noinclude> l7t93o1sveawf9gimpqvfjke1ae120l Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/410 108 844256 3016413 2022-08-03T16:40:57Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> tere restituite intatte al postino, la malinconia costante della fanciulla avevano messo la signora Eoccaoliva sulle tracce del triste segreto, ma sen- tendo, nel suo accorgimento di donna saggia e retta, che qualunque tentativo di conforto sarebbe rimasto inefficace, ella seppe rispettarlo e si studio soltanto di circondare Elfrida delle più gentili e pietose attenzioni e di sollevarla da tutte quelle incombenze che potessero esacerbare lo stato del suo animo. La fanciulla cercava avidamente, ma indarno, l’oblio nella concentrazione del lavoro, cercava la solitudine per sottrarsi col suo amaro tormento agli sguardi indiscreti e curiosi, ma non sempre le riesciva d’evitare il penoso contatto con la gente, anzi nell’autunno, essendosi ammalato il padrone dello stabilimento, ella fu costretta per obbligo di cortesia, a farne le veci durante parecchie set- timane. Una sera ella stava riscontrando una spedi- zione di bulbi dell’Africa, quando le venne an- nunziato un forestiero che desiderava fare acquisto di rosai. Elfrida s’accostò alla porta della serra, fece due passi, vide un signore da lontano e ben- ché fosse alquanto mutato, lo riconobbe subito, si fermò e attese, con coraggio. Era Enrico Moras. Egli veniva innanzi tranquillo, volgendosi a destra e a sinistra, sostando anche per ammirare certe macchie meravigliose di crisantemi in fiore<noinclude></noinclude> ouvgonegpswn147cammen2v4ezohd9a Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/411 108 844257 3016414 2022-08-03T16:41:01Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> che adornavano il giardino. Quando fu giunto a poca distanza levò ]o sguardo verso la fanciulla, impallidì, non ebbe più la forza di procedere. Elfrida impassibile, lo prevenne, muovendogli incontro con un freddo sorriso. — Ella desidera? — domandò quietamente. — Io?... non so.... volevo vedere le rose.... — balbettò il giovane. —<■ Potrò mostrargliele io stessa, sono Annie Revel e mi occupo particolarmente di questo fiore.... — ella proseguì con accento sicuro, fer- mandosi su quel nome, imponendogli il silenzio con gli occhi. Enrico Moras le rivolse uno sguardo smarrito, ma chinò il capo senza rispondere e la seguì mac- chinalmente nella serra ov’ella sedette, dopo avergli additato una poltroncina di giunchi. — Ecco il catalogo — proseguì la fanciulla, porgendogli un libriccino, il cui semplice fronti- spizio bianco era adorno da un ramo di rosé di ■ segnato da lei. Osservi la sezione delle Noisettes, signore, ne abbiamo di bellissime. Moras prese il catalogo con le mani tremanti e si mise a sfogliarlo senza capir nulla, mentre ella nominava volubilmente le specie, spiegandone l’abito, le qualitá, il profumo, mal celando lo stato del suo animo. — Lassù, fra le Alpi ov’io dimoro.... le rose riescono assai bene — balbettò alfine il giovine.<noinclude></noinclude> 3yin0sg75d0bgpk9l06yoi9jifl6thl Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/412 108 844258 3016415 2022-08-03T16:41:05Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Vi sará la neve, lassù ? — ella domandò quasi involontariamente, come trasognata. — Non ancora, signorina.... sulle alte cime soltanto.... Il volto estenuato della fanciulla si velò d’una fiamma lieve, ma l’arcana dolcezza dell’improvviso ricordo giá si tramutava in affanno e sentendosi soffocare e non volendo mostrarlo, ella s’alzò e , propose, con un filo di voce : — Forse il signore potrá scegliere meglio ve- dendo il roseto. .. v’è ancora qualche pianta in fiore.... Ma il continuo e grave sforzo l’aveva esausta* Enrico Moras, ch’era sempre rimasto in piedi, di- nanzi a lei,- la vide impallidire e stendere le braccia con ambascia. Ella tentò indarno di resistere e ricadde spossata sulla seggiola. Se l’anima forte reagiva ancora, il corpo doveva piegarsi sotto la violenza delle emozioni. — Desidera che chiami qualcuno ?.... domandò Moras. — No, oh no ! . — Vuole che m’allontani io ? — egli insistette tristamente. — No, abbia pazienza, passerá.... sono stata ammalata e mi sento ancora molto debole. Egli allora lo sedette accanto, con una timida pietá e rimasero alcuni minuti così, in silenzio. Non s’udiva che il mite gorgoglio d’una fon-<noinclude></noinclude> l7sre6xx5ay5ikg2wzui6brx8gln1hn Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/413 108 844259 3016416 2022-08-03T16:41:10Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude>— Non consente nemmeno che le dica questo?., non vuole nemmeno che nel fondo del mio cuore la sua memoria viva con lo stesso ardore, con lo stesso desiderio ? — A me non resta che il morire — ella disse come fra sè, senza rispondere. Il giovane la guardò con angoscia, non osando interrogarla, ben comprendendo che un nuovo e acerbo dolore aveva dilaniato la sua solitaria vita. Vi fu un lungo, un penoso silenzio, ma in Moras la nobiltá istintiva dell’anima semplice e retta prevalse, e fattosi ancor più grave egli disse con la voce rotta dall’interno turbamento : — Mi pare ch’ella abbia bisogno più che mai di un appoggio morale, d’un’anima fidata che l’aiuti a sopportare l’avversitá del destino.... Forse non indarno, il caso, dopo tante vane ricerche, m’ha ricondotto in questo momento sul suo cammino. Sicuro di non umiliarmi, io oso rinnovarle oggi la mia preghiera e la mia domanda. Il castello di Vallarsa è deserto.... ella sola può rianimarlo.... Fra tante meste memorie ella vi troverebbe dei dolci e cari ricordi e una devota e discreta affezione, che sa attendere, sperando.... Nell’effondere lá sua invincibile passione il giovine aveva perduto la nativa timidezza : una onesta virilitá* un leale coraggio gli rifulgeva dallo sguardo. — Ella è buono, infinitamente buono — disse alfine Elfrida, stendendogli la manina sottile e<noinclude></noinclude> e8qzxrdlclmknkyy2n8ku9l3ogo1djo Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/414 108 844260 3016417 2022-08-03T16:41:17Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> tremante ohe Moras osò appena sfiorare colla sua, ma io non posso nè debbo accettare quest’offerta generosa. Ella merita d’essere felice e io non porto meco la felicitá. — Io le dissi, una volta, signorina, che nel tempo della tristezza ella si rammentasse di me, e forse quel giorno è giunto.... Siamo giovani en- trambi, siamo arbitri della nostra volontá, per noi la vita può rinnovarsi ancora. Moras parlava con calma, reprimendo eroica- mente la sua agitazione. — Non lo credo, Moras... la prego di desi- stere.... parliamo d’altro.... — ella mormorò. — Vuole Ch’io parta con questo strazio, con quest’incertezza nell’anima ? — M’ama proprio così ?.,.. — domando Elfrida, con un senso di smarrimento. -— Senza trovar pace. Ho cercato la distra- zione, ho cercato anche l’oblio, lo confesso,.. • — egli disse, con semplicitá — vi sono sentimenti più forti del tempo e dell’orgoglio... —Oh Dio! — esclamò la fanciulla nella sua crudele franchezza — e io sono così fredda !... come la neve lassù, sulle nostre montagne, così gelido mi sembra il mio cuore... Il giovane tacque un minuto, pallidissimo. —. Mai, mai non potrò sperare d’essere amato — egli chiese, con voce tremante — nemmeno quando avessi vissuto tutto per lei, quando 1 a- vessi adorata senza nulla domandarle?..<noinclude></noinclude> i18ab4h7wbt5luplszaiqcpclult3zg Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/415 108 844261 3016418 2022-08-03T16:41:21Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Non lo so, in coscienza non lo so. È un fatto che non deve accadere, Moras, ella non può persistere... — Io persisto egualmente, anche se dovessi morirne! — disse il giovane senza la più lieve esitazione. Elfrida commossa, sollevò un istante gli occhi e tutt a un tratto Moras non le parve più quello d una volta. Raffinato. nella forma da un lungo soggiorno all’estero e nell’anima dalle segrete sof- ferenze della sua invincibile passione, egli aveva assunto quella nobile schiettezza di modi ch’è quasi sempre il riflesso d’un carattere integro e sicuro. La sua figura s’era fatta più elegante e più snella e non mancava d’una certa grazia giovanile, dal volto aperto e intelligente traspariva l’energia d’una tempra giá addestrata alle lotte della vita Un impeto di gratitudine aveva sopraffatto il cuore della fanciulla, senza attenuarne l’angoscia, senza suscitarvi alcuna rispondenza. Combattuta da impressioni affatto opposte, ella disse, fievolmente: — Mi lasci pensare.. ritorni domani... no do- mani! fra otto giorni! — Farò come le piace — rispose Moras con grave sforzo, e non potendo più reggere al tra- vaglio dell’animo, nè dissimularlo, prese rapida- mente commiato e s’affrettò a lasciarla. Elfrida lo seguì con lo sguardo confuso, spi- rante una tristezza infinita. Forse ora ell’avrebbe desiderato di poter amare Enrico Moras, ma il suo cuore era chiuso e muto.<noinclude></noinclude> aeap64eooislltvugsxw518g8h6oq9s Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/416 108 844262 3016419 2022-08-03T16:41:25Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> In quella settimana dolorosa la fanciulla so- stenne con se stessa la più aspra battaglia. Il suo intelletto oppresso e stanco non era quasi in grado d’afferrare la nuova idea: ella non sentiva più che un malinconico desiderio di quiete e di silenzio; il bisogno di costringere la sua vo- lontá a quell’ultimo e grave conflitto le faceva paura. E se di quando in quando le appariva dinanzi nna cara visione, un diletto paesaggio, un noto orizzonte, se la speranza di poter contemplare an- cora le forme maestose delle sue Alpi, riposando all’ombra degli abeti secolari, le dava un senso di pace, il pensiero di cedere all’insistente generositá di Moras e d’accettare l’offerta una volta rifiutata, suscitava nel profondo del suo essere un fremito di ribellione e di ripugnanza mortale. Eppure Elfrida sentiva che nella casa Roccao- liva non avrebbe più potuto vivere se non a patto d’una benevola, umiliante indulgenza: la sua sa- lute era molto scossa e ogni giorno le venivano scemando le forze per il lavoro. Il suo destino si compiva dinanzi alla sua impotente alterezza, una forza superiore la costringeva a stendere le braccia verso quel porto dal quale una volta aveva distolto con orrore lo sguardo. La lotta fu acerba, ma nella disfatta, nell’ul- tima transazione delL’orgoglio più abbattuto che<noinclude></noinclude> bgh26g9qfo7qn4p36kx6y503ocwhzmk Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/417 108 844263 3016420 2022-08-03T16:41:30Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> domato, ella si confortò, pensando che avrebbe dato se stessa, la sua vita, la sua fede, l’anima intera mai. Il giorno fissato Elfrida attese Moras nella serra maggiore dello stabilimento, in quella specie di giardino d’inverno ove s’erano incontrati la prima volta fra una profusione meravigliosa di piante e di fiori. Quando il giovine le comparve dinanzi all’ora convenuta, ella rimase colpita dalla sofferenza che gli traspariva dal volto. Moras non osava nemmeno interrogarla, soltanto i suoi occhi onesti tradivano 1 ansiosa, intollerabile incertezza dell’animo. La fanciulla gli stese una mano, dolcemente, e dopo un minuto di titubanza gli disse: — Nella mia vita v’è una pagina... triste che nessuno ha letta mai. Io non ho nulla a rimpro- verarmi, le do la mia parola di gentildonna, ella ne è sicuro? — Affatto sicuro — rispose il giovine con un lieto sorriso. — Grazie, E... non domanderá mai nulla, non m’interrogherá sul mio passato? non esigerá al- cuna confidenza? — Lo prometto. — Non ho altro da aggiungere — ella proseguì con un certo turbamento r— ella persiste ancora nella sua cortese domanda? — Come non persisterei nel mio più ardente desiderio ?<noinclude></noinclude> d0bt31qv3xmw1nuzdgsl66n3laefb3c Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/418 108 844264 3016421 2022-08-03T16:41:35Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude> — Ebbene, Moras, se così le piace, accetto. Ella proferì le fredde parole del consenso con risolutezza, ma la voce era priva di suono e mentre» una fiamma di gioia violenta ma contenuta saliva sul volto trepidante del giovine, le sue scarne gote si scolorarono in un pallore di morte. Non- dimeno Elfrida, come un fiore delicato che il sol© cocente piega sullo stelo, chinò la fronte puris- sima, compiendo un atto gentile di sommessione verso colui che doveva essere d’allora innanzi non solo il suo appoggio e il suo migliore amico, ma anche il suo signore.<noinclude></noinclude> 6v9bsh44ssg6w2grrjegywb4hd5070l Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/419 108 844265 3016422 2022-08-03T16:41:39Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude><noinclude></noinclude> 2f8fvf5emj53iy92n72do4g2xlq5v6f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/420 108 844266 3016423 2022-08-03T16:41:43Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude><noinclude></noinclude> 2f8fvf5emj53iy92n72do4g2xlq5v6f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/421 108 844267 3016424 2022-08-03T16:41:47Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude><noinclude></noinclude> 2f8fvf5emj53iy92n72do4g2xlq5v6f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/422 108 844268 3016425 2022-08-03T16:41:51Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude><noinclude></noinclude> 2f8fvf5emj53iy92n72do4g2xlq5v6f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/423 108 844269 3016426 2022-08-03T16:41:56Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude><noinclude></noinclude> 2f8fvf5emj53iy92n72do4g2xlq5v6f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/424 108 844270 3016427 2022-08-03T16:42:00Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude><noinclude></noinclude> 2f8fvf5emj53iy92n72do4g2xlq5v6f 3016506 3016427 2022-08-04T07:54:51Z OrbiliusMagister 129 /* Pagine SAL 00% */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="0" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|||}}</noinclude><noinclude></noinclude> oaukzqt3nebm01mn7moxa7stl7gximd Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/425 108 844271 3016428 2022-08-03T16:42:06Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude><noinclude></noinclude> 2f8fvf5emj53iy92n72do4g2xlq5v6f 3016507 3016428 2022-08-04T07:55:00Z OrbiliusMagister 129 /* Pagine SAL 00% */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="0" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|||}}</noinclude><noinclude></noinclude> oaukzqt3nebm01mn7moxa7stl7gximd Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/426 108 844272 3016429 2022-08-03T16:42:10Z BrolloBot 24674 test caricamento proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="" /></noinclude><noinclude></noinclude> 2f8fvf5emj53iy92n72do4g2xlq5v6f 3016508 3016429 2022-08-04T07:55:08Z OrbiliusMagister 129 /* Pagine SAL 00% */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="0" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|||}}</noinclude><noinclude></noinclude> oaukzqt3nebm01mn7moxa7stl7gximd Canzone senza parole 0 844273 3016434 2022-08-03T18:55:03Z Alex brollo 1615 Creo pagina con [[Wikisource:La fabbrica dei giocattoli/autoNs0()|autoNs0]] wikitext text/x-wiki {{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="Nome e cognome dell'autore"/>Giulia Turco Turcati Lazzari<section end="Nome e cognome dell'autore"/> <section begin="URL della versione cartacea a fronte"/>Indice:Turco - 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Qui tacque {{R|180}}Colui che immoto tutto move e volve<ref>180. '''tutto move e volve''': Anche Dante (''Par.'' {{Sc|i}}, 1) chiama Dio «Colui che tutto move».</ref>. Qui sparve l’alta vision: poi nacque Per entro al negro vortice un confuso Romor d’ali e di piè che di molt’acque Parea lo scroscio. Ma repente schiuso {{R|185}}Fiammeggiò quel gran buio, e folgorando Due cherubini si calaro in giuso; Que’ due medesmi del divin comando Esecutori, che nel pugno aviéno<ref>188. '''aviéno''': avevano (poet.).</ref> L’un d’olivo la fronda e l’altro il brando. {{R|190}}Ratti a paro scendean come baleno, E due gran solchi di mirabil vista {{Ec|Paralelli|Paralleli}} traean per lo sereno. L’uno è pura di luce argentea lista; L’altro è turbo di fumo che lampeggia, {{R|195}}E sangue piove che le stelle attrista. Di qua tutto sorriso il ciel biancheggia; Di là son tuoni e nembi e in suon di pianto L’aria geme da lungi e romoreggia. Seguían coll’ali del vedere un tanto: {{R|200}}Prodigio stupefatti i due lombardi<ref>200. '''i due lombardi''': il Mascheroni e il Parini.</ref> Coll’altro spirto di che parla il canto<ref>201. '''Coll’altro spirto''' ecc.: col Borda.</ref>; Quando si vide a passi gravi e tardi, Dalla parte ove rota il suo vïaggio<ref>203. '''Dalla parte''' ecc.: dalla parte del polo.</ref> La terra e obliqui al sole invía gli sguardi<ref>204. '''e obliqui''' ecc. inclinata ai poli di ventitré gradi e mezzo sull’eclittica, nella sua rotazione guarda appunto obliquamente il sole». Mg.</ref>, {{R|205}}Pensierosa salir l’ombra d’un saggio<ref>205. '''l’ombra''' ecc.: l’Anima di Pietro Verri (1728-1797) milanese autore di celebratissime ''[[Meditazioni sull'economia politica|Meditazioni su l’Economia politica]]'' (v. 226), d’un ''[[Discorso sull'indole del piacere e del dolore|Discorso su l’indole del piacere e del dolore]] (v. 227) e d’altre opere.</ref>, Che, il dito al mento e corrugata il ciglio<ref>206. '''il dito al mento''' ecc.: accus. di relaz. Cfr. la nota al v. 26, p. 4.</ref>, Uom par che frema di veduto oltraggio. Dalla fronte sublime e dal cipiglio Nobilmente severo si procaccia<ref name="pag172">208. '''Dalla fronte''' ecc.: il suo sapere e la saggezza si mostrano dalla ecc. È frase tutta dantesca. ''Inf.'' {{Sc|xxii}}, 38: «Da bocca il freddo e dagli occhi ’l cor tristo Tra lor testimonianza si {{Pt|procac-|}}</ref> {{R|210}}Testimonianza il senno ed il consiglio. </poem><ref follow="pag171">devolve: commette, affida.</ref><section end="s1" /> <section begin="varianti" />180. ''move o volge'' (G. B.).<section end="varianti" /><noinclude></noinclude> qt69ayx7r4c6td5jxyzzerb42uda2bl 3016469 3016455 2022-08-03T22:17:03Z OrbiliusMagister 129 proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|156|IN MORTE DI LORENZO MASCHERONI||riga=si}}</noinclude><section begin="s1" /><poem> Strumento fo del mio voler. Qui tacque {{R|180}}Colui che immoto tutto move e volve<ref>180. '''tutto move e volve''': Anche Dante (''Par.'' {{Sc|i}}, 1) chiama Dio «Colui che tutto move».</ref>. Qui sparve l’alta vision: poi nacque Per entro al negro vortice un confuso Romor d’ali e di piè che di molt’acque Parea lo scroscio. Ma repente schiuso {{R|185}}Fiammeggiò quel gran buio, e folgorando Due cherubini si calaro in giuso; Que’ due medesmi del divin comando Esecutori, che nel pugno aviéno<ref>188. 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Lo stringersi a vicenda e il dimandarse Tra quell’alme finito ancor non era, Che di note sembianze altra n’apparse; {{R|220}}E corse anch’ella, ed abbracciò la schiera Concittadina. Il volto avea negletto, Negletta la persona e la maniera: Ma la fronte, prigion d’alto intelletto, Ad or ad or s’infosca, e lampi invia {{R|225}}Dell’eminente suo divin concetto. Scrisse quel primo l’alta economia Che i popoli conserva, e tutta svolse Del piacer la sottile anatomia. Intrepido a librar l’altro si volse {{R|230}}I delitti e le pene, ed al tiranno L’insanguinato scettro di man tolse. Poscia che le accoglienze, onde si fanno Lieti gli amici, s’iterâr fra questi Che fur primieri tra color che sanno, {{R|235}}Disse Parini: Perché irati e mesti Son tuoi sguardi, o mio Verri? Ed ei rispose: Piango la patria; e chinò gli occhi onesti. E anch’io la piango, anch’io, con sospirose Voci soggiunse Beccaria: poi mise {{R|240}}Su la fronte la mano, e la nascose. Di duol che sdegna testimon conquise Vide Borda quell’alme, e in atto umano Disse a tutte: Salvete; e si divise. Col salutar degli occhi e della mano {{R|245}}Risposer quelle, e in preda alla lor cura </poem> <ref follow="pag171">cia».</ref> — <ref>211. '''Come trasse vicino''': non appena s’avvicinò.</ref> — <ref>214. '''tre petti''': quelli «del Mascheroni, del Parini e del Verri.</ref> — <ref>219. '''altra''': quella di Cesare Beccaria (1738-1784), milanese, che scrisse ''[[Dei delitti e delle pene]]'', ove primo gridò contro la tortura e la pena di morte.</ref> — <ref>232. '''Poscia che''' ecc.: Dante ''Purg.'' {{sc|vii}}, 1: «Poscia che l’accoglienze oneste e liete Furo iterate tre e quattro volte. ...».</ref> — <ref>234. '''Che fur primieri''' ecc.: Dante (''Inf.'' {{Sc|iv}}, 131) saluta Aristotile «il maestro di color che sanno».</ref> — <ref>243. «Finissima interpretazione di un cuore delicato e generoso. Il celebre matematico francese, benché legato d’amicizia fraterna col Mascheroni, e onorato come uno dei loro dagli altri compagni, si ricordava di esser pur sempre uno straniero in mezzo ad Italiani, e che, pur amando l’Italia, non poteva amarla come questi. Intendeva quanto ci fosse di solenne, di santo e, direi, di geloso nel dolore dei figliuoli che piangevano il danno della madre comune: dolore a cui poteva esser conforto unico il non avere</ref><noinclude></noinclude> d084sb4w8xscxzxvrznd4jo93xet3la 3016457 3016456 2022-08-03T21:21:19Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level3 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione||CANTO TERZO|157|riga=si}}</noinclude><poem> Come trasse vicino<ref>211. '''Come trasse vicino''': non appena s’avvicinò.</ref>, alzò la faccia, Gl’insubri ravvisò spirti diletti; E mosse, prima che il parlar, le braccia. Allor si vide con amor tre petti<ref>214. 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Come gli amici in tempo di sventura Van talvolta per via, né alcun domanda Per temenza d’udire cosa dura<ref>249. '''dura''': dolorosa.</ref>; {{R|250}}Tale andar si vedea quell’onoranda Di sofi compagnia, curva le fronti<ref>251. '''curva le fronti''': accus. di relaz. Cfr. la nota al v. 26, p. 3.</ref> Aspettando chi primo il suo cuor spanda. Luogo è d’Olimpo su gli eccelsi monti Di piante chiuso che non han qui nome, {{R|255}}E rugiadose<ref>255. '''E rugiadoso''' ecc.: e irrigato da fonti di nèttare.</ref> di nettarei fonti, Ch’eterno il verde edùcano alle chiome Degli odorati rami, e i piú bei fiori Di colei<ref>258. '''Di colei''' ecc.: della natura. Tasso XVI, 9: «L’arte che tutto fa, nulla si scopre».</ref> che fa il tutto e cela il come; Poi cadendo precipiti e sonori {{R|260}}Tra scogli di smeraldo e di zaffiro Scendono a valle<ref>261. '''a valle''': in basso. — '''errori''': giri, ravvolgimenti. Cfr. Petrarca P. I, ''canz.'' {{Sc|xi}}, 51.</ref> per diversi errori; E là danzando del beato empiro A inebrïar si vanno i cittadini Dell’ambrosia che spegne ogni desiro. {{R|265}}A quest’ermo recesso i peregrini Spirti avviârsi; e qui, seduti al rezzo<ref>266. '''rezzo''': luogo ombrato, uve spira aria fresca.</ref> Tra color persi<ref>267. '''perso''': Dante ''Conv.'' IV. 20: «perso è un color misto di purpureo e di nero, ma vince il nero e da lui si denomina».</ref>, azzurri e porporini, Fêr di sé stessi un cerchio. O tu che in mezzo Di lor sedesti, olimpia dea<ref>269. '''olimpia dea''': la verità, ch’è dal cielo.</ref>, nè l’ira {{R|270}}Temi del forte né del vil lo sprezzo, Tu verace consegna alla mia lira L’alte loro parole; e siano spiedi<ref>272. '''spiedi''': arma, formata da un ferro acuto posto in cima ad un bastone, che serviva nella caccia per ferir cinghiali.</ref> A infame ciurma che alle forche aspira, Né vale il fango che mi lorda i piedi<ref name="pag172">274. '''Né vale ecc.''': son. ''A Quirino'', 9: «che non hanno il prezzo Neppur del fango che mi lorda i piedi».</ref>. </poem><ref follow="pag171">altro compagno ed interprete che sè stesso». Zumb., p. 186.</ref><section end="s1" /> <references /> <section begin="s1" />{{Ct|t=1|v=1|CANTO QUARTO}} {{Sc|Contenuto}}: Il Verri narra come l’amor di patria, che rivive immortale oltre la tomba, lo spingesse poco prima ad abbandonare il cielo e a rivedere Milano, che di fuorî gli parve ancor bella e beata, ma non di dentro, che sembrogli un inferno (1-27). Furto, tirannia, ignoranza immiseriscono e<section end="s1" /><noinclude></noinclude> bba7p7n2qrjvvz0c896cezwed7m3pne 3016470 3016466 2022-08-03T22:17:55Z OrbiliusMagister 129 proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|158|IN MORTE DI LORENZO MASCHERONI||riga=si}}</noinclude><section begin="s1" /><poem> Mosser tacendo per l’etereo piano. 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Deporsi, grida il Parini: e il Beccaria approva (88-111). Il Verri riprende a dire che al terrore suscitatogli in petto per tante ribalderie commesse da tanti malvagi, fuggí di Milano, non senza esser prima disceso alla sua casa per abbracciarvi, ombra invisibile, i suoi (112-174). Visitò campagne e città lombarde, e prima Pavia, poi Como e il paesello del Parini, ove il memore affetto del Marliani innalzava all’amico un funebre ricordo (175-258). Quindi giunse a Bergamo, afflitta per la morte di Lesbia Cidonia, e, visitati i paesi della Lombardia orientale, ove per tutto era pianto, discese a Ferrara, culla perenne di poesia (259-321). Qui, presso un sepolcro, vide un’ombra, cinta il capo di lauro, mesta e sdegnosa, e la chiese del nome e della cagione de’ suoi sospiri (323-337). <poem> Sacro di patria amor che forza acquista Ed eterno rivive oltre l’avello (Cominciò l’alto insubre economista), Desìo che pure ne’ sepolti è bello {{R|5}}Di visitar talvolta ombra romita Le care mura del paterno ostello, E con gli affetti della prima vita Le vicende veder di quel pianeta Che l’alme al fango per patir marita, {{R|10}}Mi fean poc’anzi abbandonar la lieta Regïon delle stelle: e il patrio nido Fu dolce e prima del mio vol la meta. Per tutto armi e guerrier, tripudio e grido Di libertà; per tutto e danze e canti, {{R|15}}Ed altari alle Grazie ed a Cupido, E operose officine, e di volanti Splendidi cocchi fervida la via, E care donne e giovinetti amanti, Sclamar mi fenno a prima giunta: Oh mia {{R|20}}Gentil Milano, tu sei bella ancora! Ancor bella e beata è Lombardia! Poi nell’ascoso penetrai (ché fuora Sta le piú volte il riso e dentro il pianto), </poem><section end="s1" /> 1. Sacro di patria amor ecc.: «Si può dire che quasi tutte le... dipinture di città, di parti politiche, di neqnizie e di miserie pubbliche, e specialmente di personaggi che 888nnti in cielo non parlano di altro che dell’Italia, sono realtà viva, immediatamente colta e convertita in arte. Quei loro discorsi, poi, rivelano un amor patrio quasi dantesco; come sono eziandio di stampa dantesca qnelle, direi, rassegne di città italiane e quei particolari geografici che comunicano la massima evidenza alle cose descritte». Zumb.. p. 181. 7. con gli affetti ecc.: co’ sentimenti della vita mortale. - 8. di quel pianeta ecc.: della terra. - 11. il patrio nido: Milano.- 16. operose: piene d’operai e di lavoro. - di volanti ecc.: Virgilio Georg. III. 107: volat vi fervidus axis. 18. Questo verso corrisponde, in qualche modo al quindicesimo; ché le Grazie son quelle che rendono specialmente care le donne, e Amore quello che infiamma´<noinclude></noinclude> popu6gb9pucsal8snxlis7g9efk76kf 3016476 3016474 2022-08-04T03:53:35Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level1 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione||CANTO QUARTO|159|riga=si}}</noinclude><section begin="s1" />quasi uccidono in culla la figlia del valore di Bonaparte, senza che autorità s’opponga (28-87). — E che poteva fare autorità inerme? — chiede il Mascheroni. Deporsi, grida il Parini: e il Beccaria approva (88-111). Il Verri riprende a dire che al terrore suscitatogli in petto per tante ribalderie commesse da tanti malvagi, fuggí di Milano, non senza esser prima disceso alla sua casa per abbracciarvi, ombra invisibile, i suoi (112-174). 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Zumb.. p. 181. 7. con gli affetti ecc.: co’ sentimenti della vita mortale. - 8. di quel pianeta ecc.: della terra. - 11. il patrio nido: Milano.- 16. operose: piene d’operai e di lavoro. - di volanti ecc.: Virgilio Georg. III. 107: volat vi fervidus axis. 18. Questo verso corrisponde, in qualche modo al quindicesimo; ché le Grazie son quelle che rendono specialmente care le donne, e Amore quello che infiamma´<noinclude></noinclude> ndwetkbo2nte3hapsee6ulqxbnfw3e6 3016493 3016476 2022-08-04T06:28:00Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level3 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione||CANTO QUARTO|159|riga=si}}</noinclude><section begin="s1" />quasi uccidono in culla la figlia del valore di Bonaparte, senza che autorità s’opponga (28-87). — E che poteva fare autorità inerme? — chiede il Mascheroni. Deporsi, grida il Parini: e il Beccaria approva (88-111). Il Verri riprende a dire che al terrore suscitatogli in petto per tante ribalderie commesse da tanti malvagi, fuggí di Milano, non senza esser prima disceso alla sua casa per abbracciarvi, ombra invisibile, i suoi (112-174). Visitò campagne e città lombarde, e prima Pavia, poi Como e il paesello del Parini, ove il memore affetto del Marliani innalzava all’amico un funebre ricordo (175-258). Quindi giunse a Bergamo, afflitta per la morte di Lesbia Cidonia, e, visitati i paesi della Lombardia orientale, ove per tutto era pianto, discese a Ferrara, culla perenne di poesia (259-321). Qui, presso un sepolcro, vide un’ombra, cinta il capo di lauro, mesta e sdegnosa, e la chiese del nome e della cagione de’ suoi sospiri (323-337). <poem> Sacro di patria amor<ref>1. '''Sacro di patria amor''' ecc.: «Si può dire che quasi tutte le... dipinture di città, di parti politiche, di nequizie e di miserie pubbliche, e specialmente di personaggi che assunti in cielo non parlano di altro che dell’Italia, sono realtà viva, immediatamente colta e convertita in arte. Quei loro discorsi, poi, rivelano un amor patrio quasi dantesco; come sono eziandio di stampa dantesca quelle, direi, rassegne di città italiane e quei particolari geografici che comunicano la massima evidenza alle cose descritte». Zumb.. p. 181.</ref> che forza acquista Ed eterno rivive oltre l’avello (Cominciò l’alto insubre economista), Desío che pure ne’ sepolti è bello {{R|5}}Di visitar talvolta ombra romita Le care mura del paterno ostello, E con gli affetti della prima vita<ref>7. '''con gli affetti''' ecc.: co’ sentimenti della vita mortale.</ref> Le vicende veder di quel pianeta Che l’alme al fango per patir marita<ref>8. '''di quel pianeta''' ecc.: della terra.</ref>, {{R|10}}Mi fean poc’anzi abbandonar la lieta Regïon delle stelle: e il patrio nido<ref>11. '''il patrio nido''': Milano.</ref> Fu dolce e prima del mio vol la meta. Per tutto armi e guerrier, tripudio e grido Di libertà; per tutto e danze e canti, {{R|15}}Ed altari alle Grazie ed a Cupido, E operose<ref>16. '''operose''': piene d’operai e di lavoro. - '''di volanti''' ecc.: Virgilio ''Georg.'' III. 107: ''volat vi fervidus axis.''</ref> officine, e di volanti Splendidi cocchi fervida la via, E care donne e giovinetti amanti, Sclamar mi fenno a prima giunta: Oh mia {{R|20}}Gentil Milano, tu sei bella ancora! Ancor bella e beata è Lombardia! Poi nell’ascoso penetrai (ché fuora Sta le piú volte il riso e dentro il pianto)<ref name="pag174">18. Questo verso corrisponde, in qualche modo al quindicesimo; ché le ''Grazie'' son quelle che rendono specialmente ''care'' le donne, e ''Amore'' quello che infiamma</ref>, </poem><section end="s1" /><noinclude></noinclude> 1chklbbatj5upo30i2uin2115s5uds4 3016497 3016493 2022-08-04T07:18:33Z OrbiliusMagister 129 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione||CANTO QUARTO|159|riga=si}}</noinclude><section begin="s1" />quasi uccidono in culla la figlia del valore di Bonaparte, senza che autorità s’opponga (28-87). — E che poteva fare autorità inerme? — chiede il Mascheroni. Deporsi, grida il Parini: e il Beccaria approva (88-111). Il Verri riprende a dire che al terrore suscitatogli in petto per tante ribalderie commesse da tanti malvagi, fuggí di Milano, non senza esser prima disceso alla sua casa per abbracciarvi, ombra invisibile, i suoi (112-174). Visitò campagne e città lombarde, e prima Pavia, poi Como e il paesello del Parini, ove il memore affetto del Marliani innalzava all’amico un funebre ricordo (175-258). Quindi giunse a Bergamo, afflitta per la morte di Lesbia Cidonia, e, visitati i paesi della Lombardia orientale, ove per tutto era pianto, discese a Ferrara, culla perenne di poesia (259-321). Qui, presso un sepolcro, vide un’ombra, cinta il capo di lauro, mesta e sdegnosa, e la chiese del nome e della cagione de’ suoi sospiri (323-337). <poem> Sacro di patria amor che forza acquista Ed eterno rivive oltre l’avello<ref>1. '''Sacro di patria amor''' ecc.: «Si può dire che quasi tutte le... dipinture di città, di parti politiche, di nequizie e di miserie pubbliche, e specialmente di personaggi che assunti in cielo non parlano di altro che dell’Italia, sono realtà viva, immediatamente colta e convertita in arte. Quei loro discorsi, poi, rivelano un amor patrio quasi dantesco; come sono eziandio di stampa dantesca quelle, direi, rassegne di città italiane e quei particolari geografici che comunicano la massima evidenza alle cose descritte». Zumb.. p. 181.</ref> (Cominciò l’alto insubre economista), Desìo che pure ne’ sepolti è bello {{R|5}}Di visitar talvolta ombra romita Le care mura del paterno ostello, E con gli affetti<ref>7. '''con gli affetti''' ecc.: co’ sentimenti della vita mortale.</ref> della prima vita Le vicende veder di quel pianeta Che l’alme al fango per patir marita<ref>8. '''di quel pianeta''' ecc.: della terra.</ref>, {{R|10}}Mi fean poc’anzi abbandonar la lieta Regïon delle stelle: e il patrio nido<ref>11. '''il patrio nido''': Milano.</ref> Fu dolce e prima del mio vol la meta. Per tutto armi e guerrier, tripudio e grido Di libertà; per tutto e danze e canti, {{R|15}}Ed altari alle Grazie ed a Cupido, E operose officine<ref>16. '''operose''': piene d’operai e di lavoro. - di volanti ecc.: Virgilio ''Georg.'' III. 107: ''volat vi fervidus axis.''</ref>, e di volanti Splendidi cocchi fervida la via, E care donne e giovinetti amanti<ref name="pag175">18. Questo verso corrisponde, in qualche modo al quindicesimo; ché le Grazie son quelle che rendono specialmente care le donne, e Amore quello che infiamma</ref>, Sclamar mi fenno a prima giunta: Oh mia {{R|20}}Gentil Milano, tu sei bella ancora! Ancor bella e beata è Lombardia! Poi nell’ascoso penetrai (ché fuora Sta le piú volte il riso e dentro il pianto), </poem><section end="s1" /><noinclude></noinclude> 6tb0kek61vzpqfzdtf4evneoobzpmid Pagina:Poesie (Monti).djvu/176 108 844284 3016475 2022-08-04T03:52:52Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level1 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|160|IN MORTE DI LORENZO MASCHERONI||riga=si}}</noinclude><section begin="s1" /><poem> E venir mi credei nell’Antenòra, {{R|25}}Nella Caìna, o s’altro luogo è tanto Maledetto in inferno ove faccoglia Tutte insieme le colpe Radamanto. Dell’albergo fatal guardan la soglia Le Cabale pensose e l’Impostura {{R|30}}Che per vestirsi la virtú dispoglia, La Fraude che si tocca il petto e giura, La fallace Amistà che sul tuo danno Piange e poi t’abbandona alla ventura. Carezzanti negli atti in volta vanno {{R|35}}Le bugiarde Promesse, accompagnate Dalle guarrule Ciance e dall’Inganno. Sta fra le valve a piè profan vietate Il Favor, che bifronte or apre, or chiude, E dice all’un: Non puossi; e all’altro: Entrate. {{R|40}}Su e giú sospinte le Speranze nude Van zoppicando, e inseguele per tutto Colei che tutte le speranze esclude. Con umil carta in man lurido e brutto Grida il Bisogno, e sua ragione apporta; {{R|45}}Ma duro niego de’ suoi gridi è il frutto: Ché voce di ragion là dentro è morta, E de’ pieni scaffali tra le borre Dorme giustizia in gran letargo assorta; Né dall’alto suo sonno la può sciorre {{R|50}}Che il sonante cader di quella piova </poem><section end="s1" /> <section begin="varianti" />N. B. Le varianti de’ canti IV e V, oltre che da alcune delle stampe dette (cfr. p. 135), sono state ricavate dal v. IV delle ''Opere inedite e rare di V. M.'': Piacenza, Del Maino, 1834, che s’indica con un O. :37. ''Sta su le soglie a piè'' (O.) ''Sta su le valve'' (L.). :38. ''Il favor che bizzarro'' (O.). :41. ''e al fianco hanno per tutto'' (O.). :44. ''e sua ragion gli è scorta,'' (O.). <section end="varianti" /> e donne e giovinetti. — 24. Antenòra... Caina: due de quattro spartimenti in che è diviso l’ultimo cerchio dell’inferno dantesco, ove sono puniti i traditori de’ parenti e della patria. Cfr. c. XXXII, passim. — 27. Radamanto: uno de’ tre giudici dell’inferno pagano. Gli altri due erano Faco e Minosse. Cfr. Virgilio En. VI, 566. — 28. Dell’albergo fatal: dell’infausto palazzo, sede del governo. Cfr., per nna descrizione consi mile, i vv. 25 e segg.. p. 63. — 29. Le Cabale pensose: gl’intrighi, che pensano come poter bene ingannare. Inutilo aggiungere che qui le Cabale e gli altri vizi sono personificati. — 30. Che per vestirsi ecc.: Parini (Od. III, 43), dell’Impostura: «I suoi dritti il merto cedo A la tua divinitado, E virtà la sua mercede»n. — 37. valve: imposto delle porte (lat.). — 42. Colei ecc.: la disperazione. — 47. borre: carte dimenticato. È detto in senso dispregiativo e figurato, ché borra è cimatura di panno o ammasso di peli che s’adopera per imbottiro cuscini od altro. — 50. quella piova ecc.: la pioggia dell’oro, sotto forma della quale Giovo arrivò a penetrare nella torre ove �´<noinclude></noinclude> tnnuvkudim04631kimiavgkn6tk8w4m 3016524 3016475 2022-08-04T08:13:18Z OrbiliusMagister 129 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|160|IN MORTE DI LORENZO MASCHERONI||riga=si}}</noinclude><section begin="s1" /><poem> E venir mi credei nell’Antenòra, {{R|25}}Nella Caína<ref>24. '''Antenòra... Caina''': due de quattro spartimenti in che è diviso l’ultimo cerchio dell’inferno dantesco, ove sono puniti i traditori de’ parenti e della patria. Cfr. c. XXXII, ''passim''.</ref>, o s’altro luogo è tanto Maledetto in inferno ove faccoglia Tutte insieme le colpe Radamanto<ref>27. '''Radamanto''': uno de’ tre giudici dell’inferno pagano. Gli altri due erano Eaco e Minosse. Cfr. Virgilio ''En.'' VI, 566.</ref>. Dell’albergo fatal<ref>28. '''Dell’albergo fatal''': dell’infausto palazzo, sede del governo. Cfr., per una descrizione consimile, i vv. 25 e segg.. p. 63.</ref> guardan la soglia Le Cabale pensose<ref>29. '''Le Cabale pensose''': gl’intrighi, che pensano come poter bene ingannare. Inutile aggiungere che qui le Cabale e gli altri vizi sono personificati.</ref> e l’Impostura {{R|30}}Che per vestirsi la virtú dispoglia<ref>30. '''Che per vestirsi''' ecc.: Parini (''Od.'' III, 43), dell’Impostura: «I suoi dritti il merto cedo A la tua divinitade, E virtú la sua mercede».</ref>, La Fraude che si tocca il petto e giura, La fallace Amistà che sul tuo danno Piange e poi t’abbandona alla ventura. Carezzanti negli atti in volta vanno {{R|35}}Le bugiarde Promesse, accompagnate Dalle guarrule Ciance e dall’Inganno. Sta fra le valve<ref>37. '''valve''': imposte delle porte (lat.).</ref> a piè profan vietate Il Favor, che bifronte or apre, or chiude, E dice all’un: Non puossi; e all’altro: Entrate. {{R|40}}Su e giú sospinte le Speranze nude Van zoppicando, e inseguele per tutto Colei che tutte le speranze esclude<ref>42. '''Colei''' ecc.: la disperazione.</ref>. Con umil carta in man lurido e brutto Grida il Bisogno, e sua ragione apporta; {{R|45}}Ma duro niego de’ suoi gridi è il frutto: Ché voce di ragion là dentro è morta, E de’ pieni scaffali tra le borre<ref>47. '''borre''': carte dimenticate. È detto in senso dispregiativo e figurato, ché borra è cimatura di panno o ammasso di peli che s’adopera per imbottire cuscini od altro.</ref> Dorme giustizia in gran letargo assorta; Né dall’alto suo sonno la può sciorre {{R|50}}Che il sonante cader di quella piova<ref name="pag176">50. '''quella piova''' ecc.: la pioggia dell’oro, sotto forma della quale Giove arrivò a penetrare nella torre ove</ref> </poem><section end="s1" /> <section begin="varianti" />N. B. Le varianti de’ canti IV e V, oltre che da alcune delle stampe dette (cfr. p. {{Pg|135}}), sono state ricavate dal v. IV delle ''Opere inedite e rare di V. M.'': Piacenza, Del Maino, 1834, che s’indica con un O. :37. ''Sta su le soglie a piè'' (O.) ''Sta su le valve'' (L.). :38. ''Il favor che bizzarro'' (O.). :41. ''e al fianco hanno per tutto'' (O.). :44. 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Circuisce la misera fanciulla Multiforme di mostri una congrega, {{R|60}}Che la sugge, la spolpa e la maciulla: Il furto, ch’al poter fatto è collega; Tirannia, che col dito entro gli orecchi, Scòstati, grida alla pietà che prega; Ignoranza, che losca fra gli specchi {{R|65}}Banchetta, e l’osso che non unge arcigna Getta al merto giacente in su gli stecchi. E la patria frattanto, empia matrigna, Nega il pane a’ suoi figli, e a tal lo dona Stranier, cui meglio si darìa gramigna. {{R|70}}Mossi piú addentro il piede; e in logra zona Vidi l’inferma che ''Finanza'' ha nome, Che scheletro pareva e non persona. Colle man disperate entro le chiome Guarda i vuoti suoi scrigni, e stupefatta {{R|75}}Cerca e non trova dell’empirli il come. Or la forza le invia fusa e disfatta La pubblica sostanza; or la meschina Perdendo merca e supplicando accatta. Scorre a fiumi il danaro, e la rapina {{R|80}}Di color mille e cento man l’ingozza E giú nell’ampio ventre lo ruina Con sì gran fretta, che talor la strozza Tutto no ’l cape, e il vome, e vomitato Lo ricaccia nell’epa e lo rimpozza; {{R|85}}Né del pubblico sazia, anco il privato Aver divora; e il vede e lo consente </poem><section end="s1" /> <section begin="varianti" /> :52. ''Questo vidi'' (O.). <section end="varianti" /> Acrisio re d’Argo aveva rinchiusa la figliuola Danae. Cfr. Orazio Od. III, xvi, 1 e segg. — 52. in cui si cova ecc.: Parini Od. X, 63: n Cola dove nel muto Acre il destin de’ po- peli si cova». — 57. La figlia ecc.: la Ci- salpina. — 60. la maciulla: la dirompo na guisa di maciulla». Dante /nf. xxxiv, 56. — 64. fra gli specchi: in mezzo allo ric- chezzo e agli ornamenti. — 65. che non unge: spolpato del tutto. — arcigna: e auche que- sto a malincuore, — 70. logra sona: in logo- ra cintura, veste. — 76. Or la forsa ccc.: ora la forza per mezzo delle tasse le invia la pubblica ricchezza, che vicue in tal modo di- strutta. — 78. Perdendo merca ecc.: riceve prestiti, che le costano un occhio e le sono d’umiliazioue. — 84. lo rimpessa: lo ricae- cia in quel pozzo, ch’è il suo ventre. —´<noinclude></noinclude> ru8b23pzaz2uvcle3ji3hzxbq8sx6nu 3016532 3016477 2022-08-04T08:28:32Z OrbiliusMagister 129 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione||CANTO QUARTO|161|riga=si}}</noinclude><section begin="s1" /><poem> Che fe’ lo stupro dell’acrisia torre. Quest’io vidi nell’antro in cui si cova Della patria il dolor<ref>52. '''in cui si cova''' ecc.: Parini ''Od.'' X, 63: «Colà dove nel muto Aere il destin de’ popeli si cova».</ref>, che con grand’arte Tutto giorno si affina e si rinnova; {{R|55}}Tal che, guasta il bel corpo d’ogni parte, Trae già l’ultimo fiato e muore in culla La figlia del valor di Bonaparte<ref>57. '''La figlia''' ecc.: la Cisalpina.</ref>. Circuisce la misera fanciulla Multiforme di mostri una congrega, {{R|60}}Che la sugge, la spolpa e la maciulla<ref>60. '''la maciulla''': la dirompe «a guisa di maciulla». Dante ''Inf.'' {{Sc|xxxiv}}, 56.</ref>: Il furto, ch’al poter fatto è collega; Tirannia, che col dito entro gli orecchi, Scòstati, grida alla pietà che prega; Ignoranza, che losca fra gli specchi<ref>64. '''fra gli specchi''': in mezzo alle ricchezze e agli ornamenti.</ref> {{R|65}}Banchetta, e l’osso che non unge arcigna<ref>65. '''che non unge''': spolpato del tutto. — '''arcigna''': e auche questo a malincuore,</ref> Getta al merto giacente in su gli stecchi. E la patria frattanto, empia matrigna, Nega il pane a’ suoi figli, e a tal lo dona Stranier, cui meglio si darìa gramigna. {{R|70}}Mossi piú addentro il piede; e in logra zona<ref>70. '''logra zona''': in logora cintura, veste.</ref> Vidi l’inferma che ''Finanza'' ha nome, Che scheletro pareva e non persona. Colle man disperate entro le chiome Guarda i vuoti suoi scrigni, e stupefatta {{R|75}}Cerca e non trova dell’empirli il come. Or la forza le invia fusa e disfatta La pubblica sostanza<ref>76. '''Or la forza''' ecc.: ora la forza per mezzo delle tasse le invia la pubblica ricchezza, che viene in tal modo distrutta.</ref>; or la meschina Perdendo merca e supplicando accatta<ref>78. '''Perdendo merca''' ecc.: riceve prestiti, che le costano un occhio e le sono d’umiliazioue.</ref>. Scorre a fiumi il danaro, e la rapina {{R|80}}Di color mille e cento man l’ingozza E giú nell’ampio ventre lo ruina Con sì gran fretta, che talor la strozza Tutto no ’l cape, e il vome, e vomitato Lo ricaccia nell’epa e lo rimpozza<ref>84. '''lo rimpozza''': lo ricaccia in quel pozzo, ch’è il suo ventre.</ref>; {{R|85}}Né del pubblico sazia, anco il privato Aver divora; e il vede e lo consente </poem><ref follow="pag176">Acrisio re d’Argo aveva rinchiusa la figliuola Danae. Cfr. Orazio Od. 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Cede il giusto la vita e non l’onore; {{R|100}}L’onor, su cui né strale di fortuna, Né brando, né tiranno, né lo stesso Onnipossente non ha possa alcuna. Qual madre, che del figlio intende espresso Grave fallo, si tace e non fa scusa, {{R|105}}Ma china il guardo per dolor dimesso E tuttavolta col tacer l’escusa; Tal si fece Lorenzo, mansueta Alma cortese a perdonar sol usa. Ma col cenno del capo il fier poeta {{R|110}}Plause a quel dir, che il generoso fiele De’ bollenti precordii in parte acqueta. Apri di nuovo al ragionar le vele Verri frattanto, e Non ancor, soggiunse, Tutto scorremmo questo mar crudele. {{R|115}}115 Poichè protetta la rapina emunse Del popolo le vene, e di ben doma Putta sfacciata il portamento assunse; La meretrice, che laggiù si noma Libertà depurata, iva in bordello {{R|120}}120 Coi vizi tutti che dier morte a Roma. Alla fronte lasciva era cappello </poem><section end="s1" /> <section begin="varianti" /> :90. ''Di maggior danno, autorità prudente'' (O.). ''Di maggior danno, e inerme, dipendente,'' (L.). N :91. ''Che far dovea ? — Ciò ch'io già fe’, deporse'' (O.). :107. ''Tal si stette Lorenzo'' (O.). <section end="varianti" /> 90. dependente: soggetta al Direttorio francese, che la toneva come schiava. — 9. romito: raccolto. Dante Purg. v1,72: « E l'ombra, tutta in sé romita, Surse...». — 95. Dei delitti ecc.: il Beccaria. — 96. garrito : rampogna. — 103. espresso: narrato, — 110. il generoso fiele: il nobile sdogno. — 112. precordii: le parti aderenti al cuore: qui, il cuore stesso. — 119. Depurata : Depurare voleva diro, nel gergo d'allora, togliere od escludere dagli uffici pubblici tutti quelli, ancho valonti cd enesti, che fossero non´<noinclude></noinclude> 518kz9fz3pmx2vbv22iq7bjoqvq6myu 3016535 3016478 2022-08-04T08:33:17Z OrbiliusMagister 129 /* Trascritta */ Gadget AutoreCitato proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|162|IN MORTE DI LORENZO MASCHERONI||riga=si}}</noinclude><section begin="s1" /><poem> Suprema e muta autorità di stato. Chiusa e stretta da forza prepotente (Dolce interruppe allor Lorenzo) e in forse {{R|90}}Di maggior danno, e inerme e dependente<ref>90. '''dependente''': soggetta al Direttorio francese, che la teneva come schiava.</ref>, Che far poteva autorità? — Deporse, Gridò fiero Parini: e, steso il dito, Gli occhi e la spalla brontolando torse. Strinse allora le labbia in sé romito<ref>94. '''romito''': raccolto. Dante ''Purg.'' {{Sc|vi}}, 72: «E l’ombra, tutta in sé romita, Surse...».</ref> {{R|95}}Dei delitti il sottil ponderatore<ref>95. '''Dei delitti''' ecc.: il {{AutoreCitato|Cesare Beccaria|Beccaria}}.</ref>; E, Fu giusto, poi disse, il tuo garrito<ref>96. '''garrito''': rampogna.</ref>. Forza li vinse: e che può forza in core Che verace virtute in sè raduna? Cede il giusto la vita e non l’onore; {{R|100}}L’onor, su cui né strale di fortuna, Né brando, né tiranno, né lo stesso Onnipossente non ha possa alcuna. Qual madre, che del figlio intende espresso<ref>103. '''espresso''': narrato.</ref> Grave fallo, si tace e non fa scusa, {{R|105}}Ma china il guardo per dolor dimesso E tuttavolta col tacer l’escusa; Tal si fece Lorenzo, mansueta Alma cortese a perdonar sol usa. Ma col cenno del capo il fier poeta {{R|110}}Plause a quel dir, che il generoso fiele<ref>110. '''il generoso fiele''': il nobile sdegno.</ref> De’ bollenti precordii<ref>112. '''precordii''': le parti aderenti al cuore: qui, il cuore stesso.</ref> in parte acqueta. Apri di nuovo al ragionar le vele Verri frattanto, e Non ancor, soggiunse, Tutto scorremmo questo mar crudele. {{R|115}}115 Poichè protetta la rapina emunse Del popolo le vene, e di ben doma Putta sfacciata il portamento assunse; La meretrice, che laggiú si noma Libertà depurata<ref name="pag178">119. '''Depurata''': ''Depurare'' voleva dire, nel gergo d’allora, togliere od escludere dagli uffici pubblici tutti quelli, anche valonti ed onesti, che fossero non</ref>, iva in bordello {{R|120}}120 Coi vizi tutti che dier morte a Roma. Alla fronte lasciva era cappello </poem><section end="s1" /> <section begin="varianti" /> :90. ''Di maggior danno, autorità prudente'' (O.). ''Di maggior danno, e inerme, dipendente,'' (L.). N :91. ''Che far dovea? — Ciò ch’io già fe’, deporse'' (O.). :107. ''Tal si stette Lorenzo'' (O.). <section end="varianti" /><noinclude></noinclude> aidmnyba5r0a0vnlg7alzq77rdpg4em Pagina:Poesie (Monti).djvu/179 108 844287 3016479 2022-08-04T04:58:37Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level1 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione||CANTO QUARTO|163|riga=si}}</noinclude><section begin="s1" /><poem> Il berretto di Bruto, ma di serva Avea gli atti, il parlare ed il mantello. E la seguìa di drudi una caterva, {{R|125}}Che da questa d’Italia a quella fogna A fornicar correa colla proterva. Altri, perduta nel peccar vergogna, Fuggì la patria no, ma il manigoldo; Altri è resto di scopa, altri di gogna; {{R|130}}Qual repe e busca ruffianando il soldo; Qual è spia; qual il falso testimonio Vende pel quarto e men d’un leopoldo. Quei chiede un Robespier che il sangue ausonio Sparga, e le funi e la Senavra impetra {{R|135}}Con questo che biscazza il patrimonio. V’ha chi, ventoso raschiator di cetra, Il pudor caccia e sè medesmo in brago, E segnato da Dio corre alla Vetra. V’ha chi salta in bigoncia dallo spago; {{R|140}}V’ha chi versuto ciurmador le quadre Muta in tonde figure, e non è mago. Disse rea d’adulterio altri la madre, E di vile semenza di convento Sparso il solco accusò del proprio padre. {{R|145}}Altri è schiuma di prete, e fraudolento De’ galeotti arringator, per fame </poem><section end="s1" /> <section begin="varianti" /> :123. ''Avea gli atti, il crin mozzo ed il mantello'' (O.). :131-2. ''qual è falso testimonio Pel quarto e meno ancor d’un leopoldo'' (O.). :140. ''V’ha chi truffa, chi ciurma, chi quadre'' (O.). :145. ''Altri schiuma di preti'' (O.). <section end="varianti" /> feroci demagoghi. — 122. di Bruto: repubblicano. — 125. da questa d’Italia: Chiamando fogna anche il resto d’Italia, indica ch’erano eguali a’ ritordati i vizi che deturpavano i repubblicani dello altro province venuti in Lombardia. —126. proterva: arrogante, sfacciata. — 129. scopa... gogna: De’ malfattori. alcuni si frustavano (scopa), altri si ponevano alla berlina (gogna). — 150. repe: striscia come rettile (lat.). Marchetti Lucr. III, 160: «Non sentiamo Il cheto andar d’ogn’’animal che repa». — 132. leopoldo: moneta austriaca, cosí detta dal nome dell’imperatore di cui recava l’offigo. — 134. le funi e la Senavra impetra: merita (impetra), come pazzo, d’esser mandato alla Senavra (manicomio fuor di Milano) e legato collo funi, perché furente. Qui non può alludere, como parve ad alcuni, al Lattanzi, che fu alla Senavra si, ma dopo la composizione della Mascher. Quanto all’elocuzione, si notî la chiara e bella endiadi le funi e la Senavra por le funi della Senavra. — 135. biscazza: disperde giocando. — 136. V’ha chi ecc.: «L’accocca di muovo al Gianni, cui dice segnato da Dio, perché era gobbo. — Vetra, piazza in Milano ove si faceva giustizia de’ malfattori». Mg. — ventoso: vuoto. — 139. salta occ.: diventa di ciabattino tribuno. — 140. chi versuto ecc.: chi, astuto ingannatore, fa veder nero il bianco, pur non essendo mago. — lit. il solco: la via alla generazione. In questo senso l’usarono anche l’Alamanni (Colf. II, 51) e il Marchetti (Lucr. IV, 277). — 145. AItri ece.: «Fu in que’ tempi di depravata libertà in cui si videro preti © frati apostatare tra lo oscene danze intorno all’albero della libertà; o predicare intolleranti e feroci principii d’irreligione o di scostuma-<noinclude></noinclude> 60abrs3qc4hx29wt1x9n2pjbomsztys 3016543 3016479 2022-08-04T08:53:37Z OrbiliusMagister 129 /* Trascritta */ Gadget AutoreCitato proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione||CANTO QUARTO|163|riga=si}}</noinclude><section begin="s1" /><poem> Il berretto di Bruto<ref>122. '''di Bruto''': repubblicano.</ref>, ma di serva Avea gli atti, il parlare ed il mantello. E la seguìa di drudi una caterva, {{R|125}}Che da questa d’Italia<ref>125. '''da questa d’Italia''': Chiamando ''fogna'' anche il resto d’Italia, indica ch’erano eguali a’ ricordati i vizi che deturpavano i repubblicani dello altre province venuti in Lombardia.</ref> a quella fogna A fornicar correa colla proterva<ref>126. '''proterva''': arrogante, sfacciata.</ref>. Altri, perduta nel peccar vergogna, Fuggì la patria no, ma il manigoldo; Altri è resto di scopa, altri di gogna<ref>129. '''scopa... gogna''': De’ malfattori. alcuni si frustavano (''scopa''), altri si ponevano alla berlina (''gogna'').</ref>; {{R|130}}Qual repe<ref>150. '''repe''': striscia come rettile (lat.). {{AutoreCitato|Alessandro Marchetti|Marchetti}} ''Lucr.'' III, 160: «Non sentiamo Il cheto andar d’ogn’animal che repa».</ref> e busca ruffianando il soldo; Qual è spia; qual il falso testimonio Vende pel quarto e men d’un leopoldo<ref>132. '''leopoldo''': moneta austriaca, cosí detta dal nome dell’imperatore di cui recava l’effige.</ref>. Quei chiede un Robespier che il sangue ausonio Sparga, e le funi e la Senavra impetra<ref>134. '''le funi e la Senavra impetra''': merita (''impetra''), come pazzo, d’esser mandato alla Senavra (manicomio fuor di Milano) e legato colle funi, perché furente. Qui non può alludere, come parve ad alcuni, al Lattanzi, che fu alla Senavra sì, ma dopo la composizione della ''Mascher.'' Quanto all’elocuzione, si noti la chiara e bella endiadi ''le funi e la Senavra'' per ''le funi della Senavra''.</ref> {{R|135}}Con questo che biscazza<ref>135. '''biscazza''': disperde giocando.</ref> il patrimonio. V’ha chi, ventoso raschiator di cetra, Il pudor caccia e sè medesmo in brago, E segnato da Dio corre alla Vetra<ref>136. '''V’ha chi''' ecc.: «L’accocca di nuovo al {{AutoreCitato|Francesco Gianni|Gianni}}, cui dice ''segnato da Dio'', perché era gobbo. — '''Vetra''', piazza in Milano ove si faceva giustizia de’ malfattori». Mg. — '''ventoso''': vuoto.</ref>. V’ha chi salta in bigoncia dallo spago<ref>139. '''salta''' ecc.: diventa di ciabattino tribuno.</ref>; {{R|140}}V’ha chi versuto ciurmador le quadre Muta in tonde figure, e non è mago<ref>140. '''chi versuto''' ecc.: chi, astuto ingannatore, fa veder nero il bianco, pur non essendo mago.</ref>. Disse rea d’adulterio altri la madre, E di vile semenza di convento Sparso il solco<ref>144. '''il solco''': la via alla generazione. In questo senso l’usarono anche l’{{AutoreCitato|Luigi Alamanni|Alamanni}} (''[[Della coltivazione|Colt.]]'' II, 51) e il Marchetti (''Lucr.'' IV, 277).</ref> accusò del proprio padre. {{R|145}}Altri è schiuma di prete<ref name="pag179">145. '''Altri''' ecc.: «Fu in que’ tempi di depravata libertà in cui si videro preti e frati apostatare tra le oscene danze intorno all’albero della libertà; o predicare intolleranti e feroci principii d’irreligione o di {{Pt|scostuma-|}}</ref>, e fraudolento De’ galeotti arringator, per fame </poem><section end="s1" /> <section begin="varianti" /> :123. ''Avea gli atti, il crin mozzo ed il mantello'' (O.). :131-2. ''qual è falso testimonio Pel quarto e meno ancor d’un leopoldo'' (O.). :140. ''V’ha chi truffa, chi ciurma, chi quadre'' (O.). :145. ''Altri schiuma di preti'' (O.). <section end="varianti" /> <ref follow="pag178">feroci demagoghi.</ref><noinclude></noinclude> 59c5i7jd6flxqgijscmurfk4j6qmala Pagina:Poesie (Monti).djvu/180 108 844288 3016480 2022-08-04T05:09:27Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level1 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|164|IN MORTE DI LORENZO MASCHERONI||riga=si}}</noinclude><section begin="s1" /><poem> Va trafficando Cristo in sacramento. Tutto è strame, letame e putridame D’intollerando puzzo, e lo fermenta {{R|150}}Tutto quanto de’ vizi il bulicame. E questa ciurma ell’è colei che addenta I migliori, colei che tuona e getta D’itala libertà le fondamenta? Oh inopia di capestri! oh maladetta {{R|155}}Lue cisalpina! ch patria! oh giusto Iddio! Perché pigra in tua mano è la saetta? Terror mi prese a tanto; e, nell’obblío Del mio stato immortale, al patrio tetto, Per celarmi, tremante il piè fuggío. {{R|160}}Oh mia dolce consorte! oh mio diletto Fratello! oh quanto nell’udir mi piacqui Da voi nomarmi coll’antico affetto, E ricordar siccome amai né tacqui La pubblica ragion, sin che, già franta {{R|165}}De’ buon la speme, addio vi dissi, e giacqui! Piansi di gioia nel veder cotanta Carità della patria, e come intera De’ miei figli nel cor la si trapianta. Ed io vana allor corsi ombra leggera, {{R|170}}E gli strinsi, e sentii tutta in quel punto La dolcezza di padre e piú sincera. Ma il tenero lor petto al mio congiunto Ahi! quell’amplesso non intese, e invano Vivi corpi abbracciai spirto defunto. {{R|175}}Mi staccai da’ miei cari; e di Milano Ratto fuggendo, a quel sordo mi tolsi Delle lagrime altrui gonfio oceàno. Città discorsi e campi; e pria mi volsi Al longobardo piano, ove superbe {{R|180}}Strinser catene al re de’ Franchi i polsi, E il villan coll’aratro ancor tra l’erbe </poem><section end="s1" /> <section begin="varianti" /> :148. ''Tutto strame'' (O.). :151. ''E questa ciurma s’è colei'' (O.). :168. ''nel core si trapianta'' (C.). <section end="varianti" /> tezza». Mg. — 150. de’ vizi il bulicame: il bollente fiume de’ vizi. Bulicame, propriamente, cera una scaturigine d’acqua calda presso Viterbo, resa celebre da Dante (Cfr. Inf. xiv, 79), che nsa bulicame anche nel general signiricato di sangue bollente: Cfr. Inf. xu, 128. — 155. Lue: peste. — 156. Perché pigra ecc.: Dante Par. xxvu. 5î: «O difesa di Dio, perché pur giaci? n. — 161. piacqui: compiacqui. — 179. Al longobardo piano ove ecc.: alle pianure di Pavia, ove il 24 febbraio 1525 avvenne la famosa battaglia in cui Francesco I (1494-1547), re di Francia, fu fatto prigioniero<noinclude></noinclude> j1aa4yr15a7fmo1ilr026lzeuw28hxq 3016545 3016480 2022-08-04T09:01:24Z OrbiliusMagister 129 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|164|IN MORTE DI LORENZO MASCHERONI||riga=si}}</noinclude><section begin="s1" /><poem> Va trafficando Cristo in sacramento. Tutto è strame, letame e putridame D’intollerando puzzo, e lo fermenta {{R|150}}Tutto quanto de’ vizi il bulicame<ref>150. '''de’ vizi il bulicame''': il bollente fiume de’ vizi. ''Bulicame'', propriamente, era una scaturigine d’acqua calda presso Viterbo, resa celebre da Dante (Cfr. ''Inf.'' {{Sc|xiv}}, 79), che usa ''bulicame'' anche nel general significato di sangue bollente: Cfr. ''Inf.'' {{Sc|xii}}, 128.</ref>. E questa ciurma ell’è colei che addenta I migliori, colei che tuona e getta D’itala libertà le fondamenta? Oh inopia di capestri! oh maladetta {{R|155}}Lue<ref>155. '''Lue''': peste.</ref> cisalpina! ch patria! oh giusto Iddio! Perché pigra in tua mano è la saetta<ref>156. '''Perché pigra''' ecc.: Dante ''Par.'' {{Sc|xxvii}}, 57: «O difesa di Dio, perché pur giaci?».</ref>? Terror mi prese a tanto; e, nell’obblío Del mio stato immortale, al patrio tetto, Per celarmi, tremante il piè fuggío. {{R|160}}Oh mia dolce consorte! oh mio diletto Fratello! oh quanto nell’udir mi piacqui<ref>161. '''piacqui''': compiacqui.</ref> Da voi nomarmi coll’antico affetto, E ricordar siccome amai né tacqui La pubblica ragion, sin che, già franta {{R|165}}De’ buon la speme, addio vi dissi, e giacqui! Piansi di gioia nel veder cotanta Carità della patria, e come intera De’ miei figli nel cor la si trapianta. Ed io vana allor corsi ombra leggera, {{R|170}}E gli strinsi, e sentii tutta in quel punto La dolcezza di padre e piú sincera. Ma il tenero lor petto al mio congiunto Ahi! quell’amplesso non intese, e invano Vivi corpi abbracciai spirto defunto. {{R|175}}Mi staccai da’ miei cari; e di Milano Ratto fuggendo, a quel sordo mi tolsi Delle lagrime altrui gonfio oceàno. Città discorsi e campi; e pria mi volsi Al longobardo piano<ref name="pag180">179. '''Al longobardo piano ove''' ecc.: alle pianure di Pavia, ove il 24 febbraio 1525 avvenne la famosa battaglia in cui Francesco I (1494-1547), re di Francia, fu fatto prigioniero</ref>, ove superbe {{R|180}}Strinser catene al re de’ Franchi i polsi, E il villan coll’aratro ancor tra l’erbe </poem><section end="s1" /> <section begin="varianti" /> :148. ''Tutto strame'' (O.). :151. ''E questa ciurma s’è colei'' (O.). :168. ''nel core si trapianta'' (C.). <section end="varianti" /> <ref follow="pag179">{{Pt|tezza|scostumatezza}}». Mg.</ref><noinclude></noinclude> os24zu5uuteplqcq12qxef7funxrdjz Pagina:Poesie (Monti).djvu/181 108 844289 3016481 2022-08-04T05:15:12Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level1 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione||CANTO QUARTO|165|riga=si}}</noinclude><poem> Urta le gallic’ossa, e quell’aspetto Par che ’l natio rancor gli disacerbe. Vidi ’l campo ove Scipio giovinetto {{R|185}}Contro i punici dardi allo spirante Padre fe’ scudo del roman suo petto. Vidi l’umil Agogna intollerante Del suo fato novel; vidi la valle Cui nome ed ubertà fa la sonante {{R|190}}Sesia. Di là varcai per arduo calle L’alpe che il nutritor di molte genti Verbano adombra colle verdi spalle. Quindi del Lario attinsi le ridenti Rive, e la terra ove alla luce aprîrsi {{R|195}}I solerti di Plinio occhi veggenti; Ed or l’odi di Volta insuperbirsi, Che vita infonde pe’ contatti estremi Di due metalli (maraviglia a dirsi!) Nei membri già di pelle e capo scemi {{R|200}}Delle rauche di stagno abitatrici, E di Galvan ricrea gli alti sistemi. I placidi cercai poggi felici Che con dolce pendío cingon le liete Dell’Eupili lagune irrigatrici; </poem> <section begin="varianti" /> :202-258. Questi versi sul monumento del Parini sono nel testo quali il M. li pubblicò insieme coi ''Sepolcri'' del Foscolo e del Pindemonte nel 1808 in Brescia: qui reco le varianti (che son quelle senza indicazione) della prima forma ch’ebbero dal poeta, quale si legge in alcune stampe della ''Mascheroniana'' e anche nel Resnati. <section end="varianti" /> dall’esercito di Carlo V (1500-1558). — 183. che ’l natio ecc.: che ingentilisca quella rozzezza di sentimenti ch’egli cbbe da natnra. — 184. ove ecc.: ovo accadde la battaglia del Ticino (vinta da Annibale), in cui restò ucciso Paolo Emilio, invano difeso dal figlio suo adottivo I°. Cornelio Scipione, soprannominato poi l’Africano. — 187. Agogna: fiumicello alla destra di Novara, la «quale, tolta alla repubblica cisalpina, era passata proprio allora a far parte del dipartimento della Sesia. — 188. la valle ecc.: la Val Sesia, che prende nome dal fiume principale che la bagna. — 191. che: È soggetto. — 192. Verbano: il piú grande de’!aghi subalpini d’Italia, che però si chiama Lago Maggiore, ed è formato dal Ticino. — 193 Lario: il lago di Como il quale, partendo dalle falde dello Alpi Rezie, si stende da settentrione a mezzogiorno, e a Bellagio si divide in dne rami, orientale l’uno verso Lecco, occidentale l’altro verso Como. Lario è il nome che gli dà anche Virgilio: cfr. Geor= II, 159. — 194. la terra ecc.: Como, che fu patria del grande naturalista Plinio il vecchio (23-79 d. C.). - Di terra per città s’hanno moltissimi esempi in Dante. Cfr. Inf. v, 97; vm, 130; IX, 104; xvVI, 9j xx, 98; xxI, 40; xxvm. 43; Purg. vI, 75; Par. rx, 92 ecc. — 197. Che vita ecc.: Accenna alla teoria del magnetismo animale e dell’elettricità, scoperta dal bolognese Luigi Galvani (17371798) e perfezionata da Alessandro Volta, comasco (1745-1827), per mezzo dell’invenziono della pila, a cui se si attacca mna rana (le rauche ecc.) scorticata e senza capo, salta quasi come se fosse viva. — 198. dne metalli: lo zinco e il rame. — 204. Eupili: cosí era chiamato dagli antichi il lago di Pusiano in Brianza (cfr. Plinio St. N. III, 23), presso il quale sorge il pavsello di Bosisio, che fu patria di G. Parini. Od. 1,33: «Colli beati o placidi Che il vago Eupili mio Cingete con dolcissimo Insen-<noinclude></noinclude> jpjgzs6695kbuwdgp73l68awhcrj51h 3016489 3016481 2022-08-04T06:09:47Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level1 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione||CANTO QUARTO|165|riga=si}}</noinclude><section begin="s1" /><poem> Urta le gallic’ossa, e quell’aspetto Par che ’l natio rancor gli disacerbe. Vidi ’l campo ove Scipio giovinetto {{R|185}}Contro i punici dardi allo spirante Padre fe’ scudo del roman suo petto. Vidi l’umil Agogna intollerante Del suo fato novel; vidi la valle Cui nome ed ubertà fa la sonante {{R|190}}Sesia. Di là varcai per arduo calle L’alpe che il nutritor di molte genti Verbano adombra colle verdi spalle. Quindi del Lario attinsi le ridenti Rive, e la terra ove alla luce aprîrsi {{R|195}}I solerti di Plinio occhi veggenti; Ed or l’odi di Volta insuperbirsi, Che vita infonde pe’ contatti estremi Di due metalli (maraviglia a dirsi!) Nei membri già di pelle e capo scemi {{R|200}}Delle rauche di stagno abitatrici, E di Galvan ricrea gli alti sistemi. I placidi cercai poggi felici Che con dolce pendío cingon le liete Dell’Eupili lagune irrigatrici; </poem><section end="s1" /> <section begin="varianti" /> :202-258. Questi versi sul monumento del Parini sono nel testo quali il M. li pubblicò insieme coi ''Sepolcri'' del Foscolo e del Pindemonte nel 1808 in Brescia: qui reco le varianti (che son quelle senza indicazione) della prima forma ch’ebbero dal poeta, quale si legge in alcune stampe della ''Mascheroniana'' e anche nel Resnati. <section end="varianti" /> dall’esercito di Carlo V (1500-1558). — 183. che ’l natio ecc.: che ingentilisca quella rozzezza di sentimenti ch’egli cbbe da natnra. — 184. ove ecc.: ovo accadde la battaglia del Ticino (vinta da Annibale), in cui restò ucciso Paolo Emilio, invano difeso dal figlio suo adottivo I°. Cornelio Scipione, soprannominato poi l’Africano. — 187. Agogna: fiumicello alla destra di Novara, la «quale, tolta alla repubblica cisalpina, era passata proprio allora a far parte del dipartimento della Sesia. — 188. la valle ecc.: la Val Sesia, che prende nome dal fiume principale che la bagna. — 191. che: È soggetto. — 192. Verbano: il piú grande de’!aghi subalpini d’Italia, che però si chiama Lago Maggiore, ed è formato dal Ticino. — 193 Lario: il lago di Como il quale, partendo dalle falde dello Alpi Rezie, si stende da settentrione a mezzogiorno, e a Bellagio si divide in dne rami, orientale l’uno verso Lecco, occidentale l’altro verso Como. Lario è il nome che gli dà anche Virgilio: cfr. Geor= II, 159. — 194. la terra ecc.: Como, che fu patria del grande naturalista Plinio il vecchio (23-79 d. C.). - Di terra per città s’hanno moltissimi esempi in Dante. Cfr. Inf. v, 97; vm, 130; IX, 104; xvVI, 9j xx, 98; xxI, 40; xxvm. 43; Purg. vI, 75; Par. rx, 92 ecc. — 197. Che vita ecc.: Accenna alla teoria del magnetismo animale e dell’elettricità, scoperta dal bolognese Luigi Galvani (17371798) e perfezionata da Alessandro Volta, comasco (1745-1827), per mezzo dell’invenziono della pila, a cui se si attacca mna rana (le rauche ecc.) scorticata e senza capo, salta quasi come se fosse viva. — 198. dne metalli: lo zinco e il rame. — 204. Eupili: cosí era chiamato dagli antichi il lago di Pusiano in Brianza (cfr. Plinio St. N. III, 23), presso il quale sorge il pavsello di Bosisio, che fu patria di G. Parini. 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II, 159.</ref> attinsi le ridenti Rive, e la terra ove alla luce aprîrsi {{R|195}}I solerti di Plinio occhi veggenti<ref>194. '''la terra''' ecc.: {{Wl|Q1308|Como}}, che fu patria del grande naturalista [[Autore:Plinio il vecchio]] (23-79 d. C.). - Di ''terra'' per città s’hanno moltissimi esempi in Dante. Cfr. ''Inf.'' {{Sc|v}}, 97; {{Sc|viii}}, 130; {{Sc|ix}}, 104; {{Sc|xvi}}, 9, {{Sc|xx}}, 98; {{Sc|xxi}}, 40; {{Sc|xxvii}}, 43; ''Purg.'' {{Sc|vi}}, 75; ''Par.'' {{Sc|ix}}, 92 ecc.</ref>; Ed or l’odi di Volta insuperbirsi, Che vita infonde<ref>197. '''Che vita''' ecc.: Accenna alla teoria del magnetismo animale e dell’elettricità, scoperta dal bolognese {{AutoreCitato|Luigi Galvani|Luigi Galvani}} (1737-1798) e perfezionata da {{AutoreCitato|Alessandro Volta|Alessandro Volta}}, comasco (1745-1827), per mezzo dell’invenziono della pila, a cui se si attacca una rana (''le rauche'' ecc.) scorticata e senza capo, salta quasi come se fosse viva.</ref> pe’ contatti estremi Di due metalli<ref>198. '''due metalli''': lo zinco e il rame.</ref> (maraviglia a dirsi!) Nei membri già di pelle e capo scemi {{R|200}}Delle rauche di stagno abitatrici, E di Galvan ricrea gli alti sistemi. I placidi cercai poggi felici Che con dolce pendío cingon le liete Dell’Eupili<ref>204. '''Eupili''': cosí era chiamato dagli antichi il {{Wl|Q63177|lago di Pusiano}} in Brianza (cfr. {{AutoreCitato|Gaio Plinio Cecilio Secondo|Plinio}} ''St. N.'' III, 23), presso il quale sorge il paesello di {{Wl|Q30023050|Bosisio}}, che fu patria di G. Parini. ''Od.'' 1,33: «Colli beati o placidi Che il vago Eupili mio Cingete con dolcissimo {{Pt|Insen-|}}</ref> lagune irrigatrici; </poem><section end="s1" /> <section begin="varianti" /> :202-258. Questi versi sul monumento del Parini sono nel testo quali il M. li pubblicò [[Dei_sepolcri_(Bettoni_1808)|insieme coi ''Sepolcri'' del Foscolo e del Pindemonte nel 1808 in Brescia]]: qui reco le varianti (che son quelle senza indicazione) della prima forma ch’ebbero dal poeta, quale si legge in alcune stampe della ''Mascheroniana'' e anche nel Resnati. <section end="varianti" /> <ref follow="pag180">dall’esercito di Carlo V (1500-1558).</ref><noinclude></noinclude> mh46lz2utrhrivpqe01gxapu7bp1var Pagina:Poesie (Monti).djvu/182 108 844290 3016482 2022-08-04T05:20:30Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level1 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|166|IN MORTE DI LORENZO MASCHERONI||riga=si}}</noinclude><section begin="s1" /><poem> {{R|205}}E nel vederli mi sclamai: Salvete, Piagge dilette al ciel, che al mio Parini Foste cortesi di vostr’ombre quete, Quando ei fabbro di numeri divini, L’acre bile fe’ dolce e la vestìa {{R|210}}Di tebani concenti e venosini. Parea de’ carmi tuoi la melodia Per quell’aure ancor viva, e l’aure e l’onde E le selve eran tutte un’armonia. Parean d’intorno i fior, l’erbe, le fronde {{R|215}}Animarsi e iterarmi in suon pietoso: Il cantor nostro ov’è? chi lo nasconde? Ed ecco in mezzo di ricinto ombroso Sculto un sasso funèbre che dicea: {{Sc|Ai sacri mani di parin riposo.}} {{R|220}}E donna di beltà che dolce ardea (Tese l’orecchio, e fiammeggiando il vate Alzò l’arco del ciglio, e sorridea) Colle dita venìa bianco-rosate Spargendolo di fiori e di mortella, {{R|225}}Di rispetto atteggiata e di pietate. Bella la guancia in suo pudor; piú bella Su la fronte splendea l’alma serena, Come in limpido rio raggio di stella. </poem><section end="s1" /> <section begin="varianti" /> :208-16. E Zui spiraste è numeri divini, Che sovente obliar féro ad Apollo I tebani concenti e i venosini. Io le mirava, e non venia satollo Mai del mirar; ché rapido il piacere L’un dall’altro sorgea come rampollo: Quando un accento non lontan mi fère Che il tuo nome suonava. Distoso Donde quel suono uscia corsi a vedere. :211. de carmi suoi (0.). :220. Ed una non so ben se donna 0 dea (Cosi legge anche l’ediz. C.). :221-2. (Tese l’orecchio, aguzzò gli occhi il vate, E spianava le rughe e sorridea) <section end="varianti" /> sibil pendio, ...». — 207. cortesi di vostr’ombre quete: Parini Od. I, 41: «Già la quiete, a gli uomini Si sconosciuta, in seno De le vostr’ombre apprestami Caro albergo sereno». — 208. numeri: armonie, versi. — 209. L’acre bile ecc.: addolci degli allettamenti doll’arte la bile che gli ferveva in potto contro i vizi del suo tempo. Allude, com’è manifesto, al Giorno. — 210. Di tebani ecc.: de’ suoni della poesia pindarica e oraziana. — 211. tuoi: porché il Verri parla al Parini. — 217. L’avv. Rocco Marliani nella sua villa, che, dal nome della moglie, chiamò Amalia, posta su una collina di Erba, donde si scorgeva il lago di I’u siano, fece erigere all’amico Parini un monumento, protetto da lauri, e incidervi sopra i vv. di lui, un po’ mutati, che servono di chiusa all’ode XVII: «Qui ferma il passo, e attonito Udrai del tuo cantore Le commosse reliquie Sotto la terra argute sibilar». — 219. Mani: cosí chiamavano gli antichi le anime de’ huoni morti. — 220. donna: la sposa del Marliani. — 221. Tese ’er mezzo di questi atti vuole il p. significare l’ammirazione vivissima, che della bellozza femminilo ebbe sompre il Parini. — 225. Di rispetto occ.: Ricorda, per la forma del verso, il dantesco (Purg. x, 78): «Di lagrime atteggiata o di dolore».<noinclude></noinclude> 136gb4hofjj1gk6191onyzfamlf3d2x 3016567 3016482 2022-08-04T10:03:29Z OrbiliusMagister 129 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|166|IN MORTE DI LORENZO MASCHERONI||riga=si}}</noinclude><section begin="s1" /><poem> {{R|205}}E nel vederli mi sclamai: Salvete, Piagge dilette al ciel, che al mio Parini Foste cortesi di vostr’ombre quete<ref>207. '''cortesi di vostr’ombre quete''': Parini ''Od.'' I, 41: «Già la quiete, a gli uomini Sí sconosciuta, in seno De le vostr’ombre apprestami Caro albergo sereno».</ref>, Quando ei fabbro di numeri<ref>208. '''numeri''': armonie, versi.</ref> divini, L’acre bile<ref>209. '''L’acre bile''' ecc.: addolcí degli allettamenti dell’arte la bile che gli ferveva in petto contro i vizi del suo tempo. Allude, com’è manifesto, al ''Giorno''.</ref> fe’ dolce e la vestía {{R|210}}Di tebani concenti e venosini<ref>210. '''Di tebani''' ecc.: de’ suoni della poesia pindarica e oraziana.</ref>. Parea de’ carmi tuoi<ref>211. '''tuoi''': perché il Verri parla al Parini.</ref> la melodia Per quell’aure ancor viva, e l’aure e l’onde E le selve eran tutte un’armonia. Parean d’intorno i fior, l’erbe, le fronde {{R|215}}Animarsi e iterarmi in suon pietoso: Il cantor nostro ov’è? chi lo nasconde? Ed ecco in mezzo di ricinto ombroso<ref>217. L’avv. Rocco Marliani nella sua villa, che, dal nome della moglie, chiamò Amalia, posta su una collina di Erba, donde si scorgeva il lago di Pusiano, fece erigere all’amico Parini un monumento, protetto da lauri, e incidervi sopra i vv. di lui, un po’ mutati, che servono di chiusa all’ode XVII: «Qui ferma il passo, e attonito Udrai del tuo cantore Le commosse reliquie Sotto la terra argute sibilar».</ref> Sculto un sasso funèbre che dicea: {{Sc|Ai sacri mani<ref>219. '''Mani''': cosí chiamavano gli antichi le anime de’ buoni morti.</ref> di parin riposo.}} {{R|220}}E donna<ref>220. '''donna''': la sposa del Marliani.</ref> di beltà che dolce ardea (Tese l’orecchio, e fiammeggiando il vate Alzò l’arco del ciglio, e sorridea<ref>221. '''Tese''' ecc.: Per mezzo di questi atti vuole il p. significare l’ammirazione vivissima, che della bellezza femminile ebbe sempre il Parini.</ref>) Colle dita venía bianco-rosate Spargendolo di fiori e di mortella, {{R|225}}Di rispetto atteggiata e di pietate<ref>225. '''Di rispetto''' ecc.: Ricorda, per la forma del verso, il dantesco (''Purg.'' {{Sc|x}}, 78): «Di lagrime atteggiata e di dolore».</ref>. Bella la guancia in suo pudor; piú bella Su la fronte splendea l’alma serena, Come in limpido rio raggio di stella. </poem><section end="s1" /> <section begin="varianti" /> :208-16. ''E lui spiraste i numeri divini, Che sovente obliar fêro ad Apollo I tebani concenti e i venosini. Io le mirava, e non venia satollo Mai del mirar; ché rapido il piacere L’un dall’altro sorgea come rampollo: Quando un accento non lontan mi fère Che il tuo nome suonava. Disïoso Donde quel suono uscía corsi a vedere.'' :211. ''de’ carmi suoi'' (O.). :220. ''Ed una non so ben se donna o dea'' (Cosí legge anche l’ediz. C.). :221-2. ''(Tese l’orecchio, aguzzò gli occhi il vate, E spianava le rughe e sorridea)'' <section end="varianti" /> <ref follow="pag181">sibil pendio, ...».</ref><noinclude></noinclude> nf9l7h1ljqafe6yjbw18wmpxhc17s1n Pagina:Poesie (Monti).djvu/183 108 844291 3016484 2022-08-04T05:44:32Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level1 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione||CANTO QUARTO|167|riga=si}}</noinclude><section begin="s1" /><poem> Poscia che dati i mirti ebbe a man piena, {{R|230}}Di lauro, che parea lieto fiorisse Tra le sue man, fe’ al sasso una catena; E un sospir trasse affettuoso, e disse: Pace eterna all’amico: e te chiamando I lumi al cielo sí pietosi affisse, {{R|235}}Che gli occhi anch’io levai, certa aspettando La tua discesa. Ah qual mai cura o quale Parte d’Olimpo ratteneati, quando Di que’ bei labbri il prego erse a te l’ale? Se questa indarno l’udir tuo percuote, {{R|240}}Qual’altra ascolterai voce mortale? Riverente in disparte alle devote Ceremonie assistea colle tranquille Luci nel volto della donna immote Uom d’alta cortesia, che il ciel sortille, {{R|245}}Piú che consorte, amico. Ed ei, che vuole Il voler delle care alme pupille, Ergea d’attico gusto eccelsa mole, Sovra cui d’ogni nube immacolato Raggiava immemor del suo corso il sole. {{R|250}}E {{Sc|Amalia}} la dicea dal nome amato Di costei, che del loco era la diva E piú del cor che al suo congiunse il fato. Al pio rito funèbre, a quella viva Gara d’amor mirando, già di mente {{R|255}}Del mio gir oltre la cagion m’usciva. Mossi al fine; e quei colli ove si sente Tutto il bel di natura abbandonai, L’orme segnando al cor contrarie e lente. </poem><section end="s1" /> <section begin="varianti" /> :229. ''poscia che dato'' (Cosí legge anche l’ediz. C.). :235-240. ''Che gli occhi anch’io levai, fermo aspettando Che tu scendessi, e vidi che mortale Grido agli eterni non salia piú, quando Il costei prego a te non giunse; il quale Se alle porte celesti invan percote, Per là dentro passar null’altro ha l’ale.'' :242. Cerimonie'' (O.). :247-9. ''Sol per farle contente, eccelsa mole D’attico gusto ergea, su cui fermato Pareami in cielo, per gioirne, il sole.'' :251. ''Di colei,'' 253. ''Al pietoso olocausto'' 255. ''la ragion m’usciva'' <section end="varianti" /> 229. dati i mirti ecc.: Virgilio En. VI, 883: Manibus date libia plenis. Cfr. anche Dante Purg. xxx, 21. — 238. erse: elevò. — 244. Uom ecc.: il Marliani. — 247. eccelsa mole: la villa detta. — 258. L’orme ecc.: cfr. il v. 57, p. 53 e la nota corrispondente. —<noinclude></noinclude> rj105qwsk2i9uno68erwjdtk2yl2wbj 3016569 3016484 2022-08-04T10:08:48Z OrbiliusMagister 129 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione||CANTO QUARTO|167|riga=si}}</noinclude><section begin="s1" /><poem> Poscia che dati i mirti ebbe a man piena<ref>229. '''dati i mirti''' ecc.: Virgilio ''En.'' VI, 883: ''Manibus date libia plenis.'' Cfr. anche Dante ''Purg.'' {{Sc|xxx}}, 21.</ref>, {{R|230}}Di lauro, che parea lieto fiorisse Tra le sue man, fe’ al sasso una catena; E un sospir trasse affettuoso, e disse: Pace eterna all’amico: e te chiamando I lumi al cielo sí pietosi affisse, {{R|235}}Che gli occhi anch’io levai, certa aspettando La tua discesa. Ah qual mai cura o quale Parte d’Olimpo ratteneati, quando Di que’ bei labbri il prego erse<ref>238. '''erse''': elevò.</ref> a te l’ale? Se questa indarno l’udir tuo percuote, {{R|240}}Qual’altra ascolterai voce mortale? Riverente in disparte alle devote Ceremonie assistea colle tranquille Luci nel volto della donna immote Uom d’alta cortesia<ref>244. '''Uom''' ecc.: il Marliani.</ref>, che il ciel sortille, {{R|245}}Piú che consorte, amico. Ed ei, che vuole Il voler delle care alme pupille, Ergea d’attico gusto eccelsa mole<ref>247. '''eccelsa mole''': la villa detta.</ref>, Sovra cui d’ogni nube immacolato Raggiava immemor del suo corso il sole. {{R|250}}E {{Sc|Amalia}} la dicea dal nome amato Di costei, che del loco era la diva E piú del cor che al suo congiunse il fato. Al pio rito funèbre, a quella viva Gara d’amor mirando, già di mente {{R|255}}Del mio gir oltre la cagion m’usciva. Mossi al fine; e quei colli ove si sente Tutto il bel di natura abbandonai, L’orme segnando al cor contrarie e lente<ref>258. '''L’orme''' ecc.: cfr. il v. 57, p. 53 e la nota corrispondente.</ref>. </poem><section end="s1" /> <section begin="varianti" /> :229. ''poscia che dato'' (Cosí legge anche l’ediz. C.). :235-240. ''Che gli occhi anch’io levai, fermo aspettando Che tu scendessi, e vidi che mortale Grido agli eterni non salia piú, quando Il costei prego a te non giunse; il quale Se alle porte celesti invan percote, Per là dentro passar null’altro ha l’ale.'' :242. Cerimonie'' (O.). :247-9. ''Sol per farle contente, eccelsa mole D’attico gusto ergea, su cui fermato Pareami in cielo, per gioirne, il sole.'' :251. ''Di colei,'' 253. ''Al pietoso olocausto'' 255. ''la ragion m’usciva'' <section end="varianti" /><noinclude></noinclude> 3id6r3kskx4taf8q5rznclop82voyyn Pagina:Poesie (Monti).djvu/184 108 844292 3016485 2022-08-04T05:55:28Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level1 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|168|IN MORTE DI LORENZO MASCHERONI||riga=si}}</noinclude><section begin="s1" /><poem> Vagai per tutto: nel tugurio entrai {{R|260}}Dell’infelice, e il ricco vidi in grembo Dell’auree case piú infelice assai. Salii, discesi, e risalii lo sghembo Sentier di balze e fiumi, e, il mio cammino Oltre l’Adda affrettando ed oltre il Brembo, {{R|265}}Alla tua patria giunsi, o pellegrino Di Bergamo splendor che qui m’ascolti; E mesta la trovai del repentino Tuo dipartire e lagrimosi i volti Su la morta di Lesbia illustre salma, {{R|270}}Che al cielo i vanni per seguirti ha sciolti. Brillò di gaudio a quell’annunzio l’alma Dell’amoroso geomètra, e uscire Parve alcun poco dell’usata calma. E già surto partìa, per lo desire {{R|275}}Di riveder quel volto che le penne Di Pindo ai voli gli solea vestire; Ma dignitosa coscienza il tenne E il narrar grave di quell’altro saggio, Che, precorso un sorriso, cosí venne {{R|280}}Seguitando il suo dir: Dritto il vïaggio Di là volsi al terren che il Mella irriga, Ricco d’onor, di ferro e di coraggio. Quindi al Benàco che dal vento ha briga Pari al liquido grembo d’Amfitrite {{R|285}}Quando irato Aquilon l’onde castiga. Quindi al fiume, ove tardi diffinite Fur l’italiche sorti, e non del duce </poem><section end="s1" /> <section begin="varianti" /> :261. ''De suoi tesori'' (O.). :274. ''E già surto movea'' (O.). :279-80. ''Che sorrise alcun poco, e il suo dir venne Seguitando cosi: Dritto'' (O.). <section end="varianti" /> 262. sgembo: tortuoso. — 264. L’Adda sorge dalle Alpi Rozio, bagna per il lungo tutta la Valtellina, ontra nel lago di Como, passa per le torre e vicino alle mura di Lodi e, dopo un corso di 282 chilometri circa, si scarica nel Po a 11 chilometri sopra Cremona. — Brembo: affluente dell’Adda presso Bergamo. — 265. pellegrino: raro, insigne. Petrarca P. I, son. 159: «Leggiadria singo- lare e pellegrina». — 269. Lesbia: la Grismondi. Cfr. la nota d’iutrod. — 275. che le penne ecc.: che gli soleva essere ispirazione al poctare. Dante Par. xv, 53: «colei (Beatrice) Ch’all’alto volo ti vestile piume». Cfr. anche Par. xxv, 49 e seg. — 277. dignitosa coscienza: cfr. Dante Purg. 1, 8. — 279. precorso un sorriso: avondo prima sorriso. — 281. Mella: il «biondo Mela» del Pindemonto (Sep., 1), fiume che scorre vicino a Brescia. — 283. Benàco: il lago di Garda, chiamato dagli antichi Benaco. Cfr. Plinio St. N. II, 106. Virgilio (Georg. II, 160) fa testimonianza delle gravi tempeste che alle volte lo turbano: Fluctibus et fremitu assurgens Benace marino. — che dal vento ha briga: Dante Par. vii, 68, «il golfo Che riceve da Euro maggior briga». — 284. d’Amfitrite: del mare. Cfr. la nota al v. 100 del Serm. sulla Mit. — 286. al flume ecc.: all’Adige formato da molti piccoli ruscelli che nascono dalle Alpi Elvutiche, o bagna Trento, Roveredo, Verona,´´<noinclude></noinclude> rth6nvtz7pfcwshwhn1nu2h3mnq41rc 3016573 3016485 2022-08-04T10:23:34Z OrbiliusMagister 129 /* Trascritta */ Gadget AutoreCitato proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|168|IN MORTE DI LORENZO MASCHERONI||riga=si}}</noinclude><section begin="s1" /><poem> Vagai per tutto: nel tugurio entrai {{R|260}}Dell’infelice, e il ricco vidi in grembo Dell’auree case piú infelice assai. Salii, discesi, e risalii lo sghembo<ref>262. '''{{Ec|sgembo|sghembo}}''': tortuoso.</ref> Sentier di balze e fiumi, e, il mio cammino Oltre l’Adda<ref>264. L’Adda sorge dalle Alpi Rezie, bagna per il lungo tutta la Valtellina, entra nel lago di Como, passa per le terre e vicino alle mura di Lodi e, dopo un corso di 282 chilometri circa, si scarica nel Po a 11 chilometri sopra Cremona. — '''Brembo''': affluente dell’Adda presso Bergamo.</ref> affrettando ed oltre il Brembo, {{R|265}}Alla tua patria giunsi, o pellegrino<ref>265. '''pellegrino''': raro, insigne. Petrarca P. I, ''son.'' 159: «Leggiadria singolare e pellegrina».</ref> Di Bergamo splendor che qui m’ascolti; E mesta la trovai del repentino Tuo dipartire e lagrimosi i volti Su la morta di Lesbia<ref>269. '''Lesbia''': la Grismondi. Cfr. la nota d’introd.</ref> illustre salma, {{R|270}}Che al cielo i vanni per seguirti ha sciolti. Brillò di gaudio a quell’annunzio l’alma Dell’amoroso geomètra, e uscire Parve alcun poco dell’usata calma. E già surto partìa, per lo desire {{R|275}}Di riveder quel volto che le penne Di Pindo ai voli gli solea vestire<ref>275. che le penne ecc.: che gli soleva essere ispirazione al poetare. Dante ''Par.'' {{Sc|xv}}, 53: «colei (Beatrice) Ch’all’alto volo ti vestì le piume». Cfr. anche ''Par.'' {{Sc|xxv}}, 49 e seg.</ref>; Ma dignitosa coscienza<ref>277. '''dignitosa coscienza''': cfr. Dante ''Purg.'' {{Sc|i}}, 8.</ref> il tenne E il narrar grave di quell’altro saggio, Che, precorso un sorriso<ref>279. '''precorso un sorriso''': avendo prima sorriso.</ref>, cosí venne {{R|280}}Seguitando il suo dir: Dritto il vïaggio Di là volsi al terren che il Mella<ref>281. '''{{Wl|Q257575|Mella}}''': il «biondo Mela» del {{AutoreCitato|Ippolito Pindemonte|Pindemonte}} (''Sep.'', 1), fiume che scorre vicino a Brescia.</ref> irriga, Ricco d’onor, di ferro e di coraggio. Quindi al Benàco<ref>283. '''Benàco''': il {{Wl|Q6414|lago di Garda}}, chiamato dagli antichi Benaco. Cfr. Plinio St. N. II, 106. 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Tutto in somma il paese ebbi trascorso Che alla manca del Po tra ’l mare e ’l monte Sente de’ treni cisalpini il morso. {{R|295}}E di dolore, di bestemmie e d’onte Per tutto intesi orribili favelle, Che le chiome arricciar ti fanno in fronte: Pianto di scarna plebe a cui la pelle Si figura dall’ossa, e per le vie {{R|300}}Famelica suonar fa le mascelle: Pianto d’orbi fanciulli e madri pie, D’erba e d’acqua cibate, onde di mulse E d’orzo sagginar lupi ed arpie: Pianto d’attrite meschinelle, avulse {{R|305}}Ai sacri asili e con tremanti petti i Di porta in porta ad accattar compulse: Pianto di padri, ahi lassi!, a dar costretti L’aver, la dote, e tutto, anche le poche Care memorie de’ piú sacri affetti: {{R|310}}Cupi sospiri e voci or alte or fioche Di tutte genti, per gridar pietade E per continuo maledir già roche. D’orror fremetti; e venni alla cittade Che dal ferro si noma. O dalle Muse {{R|315}}Abitate mai sempre alme contrade, Onde tanta pel mondo si diffuse Itala gloria e tal di carmi vena Che non Ascra, non Chio la maggior schiuse, D’onor, di cortesia nutrice arena, {{R|320}}Come giaci deserta! e dal primiero Splendor caduta, e di squallor sol piena! Questi sensi io volgea nel mio pensiero, </poem><section end="s1" /> Legnago e sbocca, dopo un corso di 342 chilometri circa, nel golfo di Venezia. Dopo il Po, è il maggior fiume d’Italia. Per la battaglia a cui si allude qui, cfr. la nota al v. 52, c. II. — 288. de’ condotti il cor: il coraggio de’ soldati austriaci. — 289. truce: tempestosa. — 291. il re de’ fiumi: cfr. la nota al v. 88, p. 127. — 293. tra ’l mare e”1 monte: tra le Alpi e l’Adriatico. — 298. a cui la pelle ecc.: cfr. la nota al v. 31, p. 63. — 801. orbi: orfani. — 302. onde: in senso finale si costrnisce col congiuntivo assai meglio che, come qui, con l’infinito. Cfr. Ariosto XII, 46 e XVI, 46; Parini Od. IV, 113 ecc. — mulse: acque con miele. — 303. sagginar: ingrassare. — 304. avulse: strappate (lat. )., — 305. Ai sacri asili: ai conventi. — 306. compulse: spinte. — 313. alla cittade ece.: a Ferrara. — 317. tal di carmi vena: Allude specialmente all’Ariosto e al Tasso, che poetarono, come tutti sanno, alla corte «di Ferrara. — 318. Ascra... Chio:<noinclude></noinclude> cw0ui0lr5b8in94b9j7iirtnzrv3ui4 3016575 3016486 2022-08-04T10:35:39Z OrbiliusMagister 129 /* Trascritta */ Gadget AutoreCitato proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione||CANTO QUARTO|169|riga=si}}</noinclude><section begin="s1" /><poem> Ma de’ condotti il cor<ref>288. '''de’ condotti il cor''': il coraggio de’ soldati austriaci.</ref> vinse la lite. E l’Adige seguii fino alla truce<ref>289. '''truce''': tempestosa.</ref> {{R|290}}Adria, ove stanchi già del lungo corso Trenta seguaci il re de’ fiumi<ref>291. '''il re de’ fiumi''': cfr. la nota al v. 88, p. {{Pg|127}}.</ref> adduce. Tutto in somma il paese ebbi trascorso Che alla manca del Po tra ’l mare e ’l monte<ref>293. '''tra ’l mare e ’l monte''': tra le Alpi e l’Adriatico.</ref> Sente de’ treni cisalpini il morso. {{R|295}}E di dolore, di bestemmie e d’onte Per tutto intesi orribili favelle, Che le chiome arricciar ti fanno in fronte: Pianto di scarna plebe a cui la pelle Si figura dall’ossa<ref>298. '''a cui la pelle''' ecc.: cfr. la nota al v. 31, p. {{Pg|63}}.</ref>, e per le vie {{R|300}}Famelica suonar fa le mascelle: Pianto d’orbi<ref>301. '''orbi''': orfani.</ref> fanciulli e madri pie, D’erba e d’acqua cibate, onde<ref>302. '''onde''': in senso finale si costruisce col congiuntivo assai meglio che, come qui, con l’infinito. Cfr. Ariosto XII, 46 e XVI, 46; Parini ''Od.'' IV, 113 ecc. — '''mulse''': acque con miele.</ref> di mulse E d’orzo sagginar<ref>303. '''sagginar''': ingrassare.</ref> lupi ed arpie: Pianto d’attrite meschinelle, avulse<ref>304. '''avulse''': strappate (lat. ).</ref> {{R|305}}Ai sacri asili<ref>305. '''Ai sacri asili''': ai conventi.</ref> e con tremanti petti i Di porta in porta ad accattar compulse<ref>306. '''compulse''': spinte.</ref>: Pianto di padri, ahi lassi!, a dar costretti L’aver, la dote, e tutto, anche le poche Care memorie de’ piú sacri affetti: {{R|310}}Cupi sospiri e voci or alte or fioche Di tutte genti, per gridar pietade E per continuo maledir già roche. D’orror fremetti; e venni alla cittade Che dal ferro si noma<ref>313. '''alla cittade''' ecc.: a Ferrara.</ref>. O dalle Muse {{R|315}}Abitate mai sempre alme contrade, Onde tanta pel mondo si diffuse Itala gloria e tal di carmi vena<ref>317. '''tal di carmi vena''': Allude specialmente all’{{AutoreCitato|Ludovico Ariosto|Ariosto}} e al {{AutoreCitato|Torquato Tasso|Tasso}}, che poetarono, come tutti sanno, alla corte «di Ferrara.</ref> Che non Ascra, non Chio<ref name="pag185">318. '''Ascra... Chio''': </ref> la maggior schiuse, D’onor, di cortesia nutrice arena, {{R|320}}Come giaci deserta! e dal primiero Splendor caduta, e di squallor sol piena! Questi sensi io volgea nel mio pensiero, </poem><section end="s1" /><ref follow="pag184">Legnago e sbocca, dopo un corso di 342 chilometri circa, nel golfo di Venezia. Dopo il Po, è il maggior fiume d’Italia. Per la battaglia a cui si allude qui, cfr. la nota al v. 52, c. II.</ref><noinclude></noinclude> 1q6urjssval8zwqqtehkuh8s35vc8ex Pagina:Poesie (Monti).djvu/186 108 844294 3016487 2022-08-04T06:02:55Z OrbiliusMagister 129 /* new eis level1 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="1" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|170|IN MORTE DI LORENZO MASCHERONI||riga=si}}</noinclude><section begin="s1" /><poem> Quando un’ombra m’occorse alla veduta Mesta sì, ma sdegnosa in atto altero. {{R|325}}Sovresso un marmo sepolcral seduta Stava l’afflitta, e della manca il dosso Era letto alla guancia irta e sparuta. Ombrata avea di lauro non mai scosso La spazïosa fronte e sui ginocchi {{R|330}}Epico plettro, che dall’aura mosso Dir fremendo parea: Nessun mi tocchi. Ver’ lui mi spinsi, e dissi: O tu che spiri Dolor cotanto e maestà dagli occhi, Soddisfai md’un detto a’ miei desiri; {{R|335}}Parlami ’l nome tuo, spirto gentile. Parlami la cagion de’ tuoi sospiri; Se nulla puote onesto prego umile. </poem><section end="s1" /> <section begin="varianti" /> :328. ''Ombrosa avea'' (C). <section end="varianti" /> l’una patria di Esiodo, l’altra una delle sette che si contesero il vanto d’aver dato i natali ad Omero. — 323. un’ombra: quella dell’Ariosto. — 325. Sovresso: cfr. la nota al V. 127, p. 88. — 326. e della manca ecc.: Dante Purg. vii, 107: c( L’altro vedete e’ ha fatto alla guancia Della sua palma, sospirando, letto». — 328. non mal scosso: vuol dire che la fama dell’Ariosto non è mai venuta meno. — 337. nulla: qualche cosa. <section begin="s2" />{{Ct|t=1|v=1|CANTO QUINTO}} {{Sc|Contenuto}}: L’ombra, ch’è poi dal Verri riconosciuta per quella dell’ Ariosto, rimprovera l’Italia d’esser fetida sentina d’ogni vizio, e d’aver abbandonato il valore antico; quindi risponde d’essersi là recata per la traslazione che la patria pietosa fece delle sue ceneri ( 1-51 ). Ma venuta non fosse, che non l’avrebbe veduta oppressa (52-66). Nel mentre, avviene sul territorio ferrarese un’innondazione dei fiumi Reno e Panaro, cui s’aggiunge un turbine feroce, che schianta alberi e distrugge raccolti: fuggono spaventati e impoveriti gli abitanti, i lamenti dei quali non ascolta il governo, che pensa soltanto a sé (67-147). L’ombra dell’Ariosto manda un grido e sparisce; e il Verri passa a Bologna, a Modena, a Reggio, assai mutate da quel che furono (148-221). La narrazione è interrotta da una voce che grida: «pace al mondo», cui risponde festante il cielo. I quattro spiriti si volgono dalla parte donde venne la voce, e veggono uscire dalla Senna un fiume di luce e in mezzo ad esso un eroe, che ripone la spada nel fodero ed offre l’olivo alla nemica d’Europa, l’Inghilterra (222-246). Tutte le deità marine, già timorose della guerra, escono festose a galla, e il Commercio si ridesta a rinvigorire di novella vita l’Europa e l’Italia, se vorrà liberarsi de’ malvagi e se i suoi reggitori sapranno adempierne tutte le speranze (247-288).<section end="s2" /><noinclude></noinclude> mdkd2t5hjug70ujrxm3y5ul11rs9fp5 3016577 3016487 2022-08-04T10:39:40Z OrbiliusMagister 129 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|170|IN MORTE DI LORENZO MASCHERONI||riga=si}}</noinclude><section begin="s1" /><poem> Quando un’ombra<ref>323. '''un’ombra''': quella dell’Ariosto.</ref> m’occorse alla veduta Mesta sì, ma sdegnosa in atto altero. {{R|325}}Sovresso<ref>325. '''Sovresso''': cfr. la nota al V. 127, p. 88.</ref> un marmo sepolcral seduta Stava l’afflitta, e della manca<ref>326. '''e della manca''' ecc.: Dante ''Purg.'' {{Sc|vii}}, 107: «L’altro vedete c’ha fatto alla guancia Della sua palma, sospirando, letto».</ref> il dosso Era letto alla guancia irta e sparuta. Ombrata avea di lauro non mai scosso<ref>328. '''non mai scosso''': vuol dire che la fama dell’Ariosto non è mai venuta meno.</ref> La spazïosa fronte e sui ginocchi {{R|330}}Epico plettro, che dall’aura mosso Dir fremendo parea: Nessun mi tocchi. Ver’ lui mi spinsi, e dissi: O tu che spiri Dolor cotanto e maestà dagli occhi, Soddisfai md’un detto a’ miei desiri; {{R|335}}Parlami ’l nome tuo, spirto gentile. Parlami la cagion de’ tuoi sospiri; Se nulla<ref>337. '''nulla''': qualche cosa.</ref> puote onesto prego umile. </poem><ref follow="pag185">l’una patria di Esiodo, l’altra una delle sette che si contesero il vanto d’aver dato i natali ad Omero.</ref><section end="s1" /> <section begin="varianti" /> :328. ''Ombrosa avea'' (C). <section end="varianti" /> <references /> <section begin="s2" />{{Ct|t=1|v=1|CANTO QUINTO}} {{Sc|Contenuto}}: L’ombra, ch’è poi dal Verri riconosciuta per quella dell’ Ariosto, rimprovera l’Italia d’esser fetida sentina d’ogni vizio, e d’aver abbandonato il valore antico; quindi risponde d’essersi là recata per la traslazione che la patria pietosa fece delle sue ceneri ( 1-51 ). Ma venuta non fosse, che non l’avrebbe veduta oppressa (52-66). Nel mentre, avviene sul territorio ferrarese un’innondazione dei fiumi Reno e Panaro, cui s’aggiunge un turbine feroce, che schianta alberi e distrugge raccolti: fuggono spaventati e impoveriti gli abitanti, i lamenti dei quali non ascolta il governo, che pensa soltanto a sé (67-147). L’ombra dell’Ariosto manda un grido e sparisce; e il Verri passa a Bologna, a Modena, a Reggio, assai mutate da quel che furono (148-221). La narrazione è interrotta da una voce che grida: «pace al mondo», cui risponde festante il cielo. I quattro spiriti si volgono dalla parte donde venne la voce, e veggono uscire dalla Senna un fiume di luce e in mezzo ad esso un eroe, che ripone la spada nel fodero ed offre l’olivo alla nemica d’Europa, l’Inghilterra (222-246). Tutte le deità marine, già timorose della guerra, escono festose a galla, e il Commercio si ridesta a rinvigorire di novella vita l’Europa e l’Italia, se vorrà liberarsi de’ malvagi e se i suoi reggitori sapranno adempierne tutte le speranze (247-288).<section end="s2" /><noinclude></noinclude> daeywrbnjffait8t3svfgixqj5egpmn In morte di Lorenzo Mascheroni (1891)/Canto quarto 0 844295 3016491 2022-08-04T06:11:37Z OrbiliusMagister 129 Creo pagina con [[Wikisource:La fabbrica dei giocattoli/autoNs0()|autoNs0]] wikitext text/x-wiki {{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="sottotitolo"/>Canto quarto<section end="sottotitolo"/> <section begin="prec"/>../Canto terzo<section end="prec"/> <section begin="succ"/>../Canto quinto<section end="succ"/> <section begin="nome template"/>IncludiIntestazione<section end="nome template"/> <section begin="data"/>4 agosto 2022<section end="data"/> <section begin="avz"/>25%<section end="avz"/> <section begin="arg"/>Da definire<section end="arg"/> </div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=25%|data=4 agosto 2022|arg=Da definire}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=Canto quarto|prec=../Canto terzo|succ=../Canto quinto}} <pages index="Poesie (Monti).djvu" from="174" to="186" onlysection="s1" /> ====Varianti==== <pages index="Poesie (Monti).djvu" from="175" to="186" onlysection="varianti" /> {{Sezione note}} 8jj77tes8ts0g02npqkwm4sukpdn0rw 3016578 3016491 2022-08-04T10:41:09Z OrbiliusMagister 129 Porto il SAL a SAL 75% wikitext text/x-wiki {{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="sottotitolo"/>Canto quarto<section end="sottotitolo"/> <section begin="prec"/>../Canto terzo<section end="prec"/> <section begin="succ"/>../Canto quinto<section end="succ"/> <section begin="nome template"/>IncludiIntestazione<section end="nome template"/> <section begin="data"/>4 agosto 2022<section end="data"/> <section begin="avz"/>75%<section end="avz"/> <section begin="arg"/>Da definire<section end="arg"/> </div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=75%|data=4 agosto 2022|arg=Da definire}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=Canto quarto|prec=../Canto terzo|succ=../Canto quinto}} <pages index="Poesie (Monti).djvu" from="174" to="186" onlysection="s1" /> ====Varianti==== <pages index="Poesie (Monti).djvu" from="175" to="186" onlysection="varianti" /> {{Sezione note}} 9534u6srz6w51ztcki47wxvtqymh7z3 Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/428 108 844296 3016510 2022-08-04T07:55:38Z OrbiliusMagister 129 /* Pagine SAL 00% */ [[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creata nuova pagina: proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="0" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|||}}</noinclude><noinclude><references/></noinclude> fk8v9j15hz5utq2192ip4rq6q8nda8f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/429 108 844297 3016511 2022-08-04T07:55:47Z OrbiliusMagister 129 /* Pagine SAL 00% */ [[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creata nuova pagina: proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="0" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|||}}</noinclude><noinclude><references/></noinclude> fk8v9j15hz5utq2192ip4rq6q8nda8f Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/430 108 844298 3016512 2022-08-04T07:56:02Z OrbiliusMagister 129 /* Pagine SAL 00% */ [[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creata nuova pagina: proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="0" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|||}}</noinclude><noinclude><references/></noinclude> fk8v9j15hz5utq2192ip4rq6q8nda8f Pagina:Turco - 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Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/367 108 844302 3016517 2022-08-04T07:59:26Z Piaz1606 10206 /* new eis level3 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Piaz1606" />{{RigaIntestazione|346|{{Sc|annotazioni}}|}}</noinclude>entrambi i modi egli avrebbe dovuto ricevere il premio, o della vittoria propria, o di quella dello scolaro, a cui aveva insegnato vincere. {{Centrato|CAPO XI.}} {{Centrato|{{Sc|Pirrone}}.}} II. ''Ebbe a conversare co’ ginnosofisti''. — Secondo Strabono e Megastene una setta braminica avrebbe professato lo scetticismo. III. ''Non abbadando a nulla ec''. — Farebbe mal giudizio dello scetticismo di Pirrone chi, fondato su questi aneddoti puerili, se lo rappresentasse ridotto per le proprie opinioni all’impotenza di agire. IV. ''Portalampadi''. — {{Greco da controllare}}. Erano così chiamati coloro che portavano i lumi nelle cerimonie religiose, e particolarmente que’ giovani, che, nella festa di Prometeo, collocati a distanze eguali l’uno dall’altro, dal tempio sino alla città d’Atene, si trasmettevano correndo una lampada accesa all’altare del nume, rimanendo perdente quello nelle cui mani spegnetesi. Non unico avanzo di antichi riti dura tuttavia in Roma la festa così chiamata dei moccoli. V. ''Gli Ateniesi onorarono Pirrone della cittadinanza''. — Bayle nega il fatto pel motivo che se ne adduce; ma ben altrimenti Pirrone potea aver meritato la cittadinanza d’Atene che coll’uccisione di quel tiranno. VI. ''Facendo osservare un porcelletto che mangiava ec''. — A proposito di questo porcelletto, che presso a naufragare tranquillamente mangiava, uno spiritoso francese chiamò la filosofia pirronica l’epicureismo della ragione. VII. ''Separato dagli uomini ec''. — Menagio osserva che<noinclude></noinclude> crqpssox8kauxgsubnky8diq41yxv3m Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/501 108 844303 3016528 2022-08-04T08:23:46Z Casmiki 3189 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Casmiki" />{{RigaIntestazione||LIBRO QUARTO|491}}</noinclude>{{Pt|piccar|appiccar}} fuoco di nascosto ai granai ov’era in serbo il frumento ed ogni altra vittuaglia. Dalla quale proposta opinava essere per avvenirne l'una delle due, o che i Romani, tutti in affanno ed occupati ad estinguere l'incendio lascerebbon tempo a suoi di ascendere le mura, o intenti a respignere gli assalitori nulla curerebbonsi de'granai, e quindi, consumato dalle fiamme il frumento e gli altri bisogni della vita, in breve ora senza pericolo ridurrebbero l'assediata Archeopoli sotto il dominio persiano. A tanto miravano le inchieste di Mermeroe, ed il fellone di guisa accolsele che non appena veduta nel suo bollore la mischia pose a fuoco in occulto i luoghi sotto de' granaj. Al primo comparir delle fiamme dunque accorsavi piccola mano di Romani riuscì a slento e fatica a spegnerle, di già essendosi ampiamente diffuse. Gli altri tutti, come dicea, piombarono sopra il nemico, e col repentino urto e spavento da essi apportato ne uccisero molti inermi ed inetti alla difesa, mai più i Persiani temendo che quella guernigione ristrettissima di gente prendesse a combatterli mentre sbandati e senz'ordine procedevano ai merli, disarmati ed incapaci della minor resistenza portando sopra gli omeri le arieti. Queglino poi dagli archi tesi avvidersi ben presto venuti al combattimento dell'impotenza loro a vincere. In questa per ventura uno degli elefanti inaspratosi, o per tocca ferita, o da sua posta, gittando a terra, col rinculare, quanti avea sul dorso, ruppe l'intera ordinanza; laonde i barbari pigliarono a ritirarsi, ed i Romani ad esterminare più alla dirotta chiunque capitava loro innanzi. Qui a buon {{Pt|di-|}}<noinclude><references/></noinclude> g24ao7nek4tdagjuubglciy6qrwwzdb Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/502 108 844304 3016531 2022-08-04T08:28:25Z Casmiki 3189 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Casmiki" />{{RigaIntestazione|491|GUERRE GOTTICHE|}}</noinclude>{{Pt|ritto|diritto}} maraviglierà taluno come esperti costoro nell'arte di ribattere gli assalti dati cogli elefanti non attendesserne menomamente i precetti, e come di tali bestie senza motivo al mondo infuriatesi compiessero allora le narrate cose; quali poi sieno gli accorgimenti di tal arte passo ora ad esporre. IV. Assalitesi da Cosroe e dall'esercito persiano le mura di Edessa ecco avvicinarsi ud elefante su cui erano molti valorosissimi guerrieri chiusi in certa macchina detta Elopoli, cosicchè sembrava prossima la città a dichiararsi vinta, costretti i difensori d'altra delle sue torri a levarsi di là per campare da ana foltissima gragnuola di saette. Ben tosto non di meno i Romani coll'appendere un maiale all'abbandonato luogo annientarono l'imminente sciagura: conciossiachè quelle, disagiato e penzolone, cominciò a mandare, giusta la consuetudine di tali bestie, grugniti sì acuti che l'elefante furiando s' arrestò, e quindi con lento rinculare scomparve. Tanto accadde in sì grave congiuntura, ed ora la sola fortuna riparò alla negligenza dei nostri. Venuto poi colla mia narrazione a nominare Edessa non passerò con silenzio un prodigio di cui ella fu spettatrice in epoca anteriore alla presente guerra. Stava Cosroe per rompere la così detta pace perpetua quando tal donna sgravossi d'un feto bicipite e di regolari forme in tutto il resto, e che si volesse da tale diformità pronosticare le posteriori vicende mostraronlo apertamente; addivenuta essendo non solo Edessa e con lei quasi tutta la plaga orientale, ma gran parte dello stesso romano impero cagione di forti contese in tra due {{Pt|prin-|}}<noinclude><references/></noinclude> 8fqfbp3i8d2h1udh30nl2t6eghxchdr 3016533 3016531 2022-08-04T08:28:44Z Casmiki 3189 proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Casmiki" />{{RigaIntestazione|492|GUERRE GOTTICHE|}}</noinclude>{{Pt|ritto|diritto}} maraviglierà taluno come esperti costoro nell'arte di ribattere gli assalti dati cogli elefanti non attendesserne menomamente i precetti, e come di tali bestie senza motivo al mondo infuriatesi compiessero allora le narrate cose; quali poi sieno gli accorgimenti di tal arte passo ora ad esporre. IV. Assalitesi da Cosroe e dall'esercito persiano le mura di Edessa ecco avvicinarsi ud elefante su cui erano molti valorosissimi guerrieri chiusi in certa macchina detta Elopoli, cosicchè sembrava prossima la città a dichiararsi vinta, costretti i difensori d'altra delle sue torri a levarsi di là per campare da ana foltissima gragnuola di saette. Ben tosto non di meno i Romani coll'appendere un maiale all'abbandonato luogo annientarono l'imminente sciagura: conciossiachè quelle, disagiato e penzolone, cominciò a mandare, giusta la consuetudine di tali bestie, grugniti sì acuti che l'elefante furiando s' arrestò, e quindi con lento rinculare scomparve. Tanto accadde in sì grave congiuntura, ed ora la sola fortuna riparò alla negligenza dei nostri. Venuto poi colla mia narrazione a nominare Edessa non passerò con silenzio un prodigio di cui ella fu spettatrice in epoca anteriore alla presente guerra. Stava Cosroe per rompere la così detta pace perpetua quando tal donna sgravossi d'un feto bicipite e di regolari forme in tutto il resto, e che si volesse da tale diformità pronosticare le posteriori vicende mostraronlo apertamente; addivenuta essendo non solo Edessa e con lei quasi tutta la plaga orientale, ma gran parte dello stesso romano impero cagione di forti contese in tra due {{Pt|prin-|}}<noinclude><references/></noinclude> pjmrwts523c0oc2bp8jqjull0uc2ivt Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/503 108 844305 3016536 2022-08-04T08:33:58Z Casmiki 3189 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Casmiki" />{{RigaIntestazione||LIBRO QUARTO|493}}</noinclude>{{Pt|cipi|principi}}. Narrate siccome furono tali cose ripiglio l'interrotto cammino. V. Intanto che di questa fatta cominciano a disordinarsi le prime file persiane, quanti erano dagli omeri partecipando, senza indagarne il motivo, al conturbamento loro, trassersi a precipizio indietro. A simile i Dolomiti, spettatori da elevato luogo e sbigottiti alla vista della travolta ordinanza turpemente la diedero all'erta; manifestatasi la rotta furono perseguiti i fuggenti e trucidati nel numero di quattro mila, compresivi tre duci. I Romani mandarono di subito in Bizanzio all'imperatore quattro conquistate bandiere. Si pretende inoltre che il nemico vi giuntasse non meno di venti mila cavalli, non tanto per opera del saettame o di ferro comunque si fosse, quanto per non avere trovato arrivando nella Lazica dopo i disagj di sì lunga via, pasciona sufficiente ai loro bisogni; voglionsi ritenere adunque anzi vittime della fame e della somma debolezza che delle armi. VI. Mermeroe, fallitagli questa impresa, marciò colle truppe’a Muchiresi, padroneggiando tuttavia i Persiani, sebbene sperimentata contraria sorte ad Archeopoli, la massima parte della Lazica. Si viaggia una giornata per arrivare alle sue molto popolose borgate, e la ti s’appresenta il felicissimo agro della Colchide ricco di vino e di molte squisite frutta, che indarno cercheresti nel rimanente della regione. Il fiume Reon ne bagna il suolo, dove gli antichi Colchi edificato aveansi un castello, ma i loro discendenti abbatteronne il più, giudicandolo facile agli approcciamenti ed assalti, perchè inalzato su di pianissimo terreno; altre volte nomaronlo con greca<noinclude><references/></noinclude> 2degmdnj31g3qxv8j4s67ywk2zuegnl Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/368 108 844306 3016538 2022-08-04T08:35:25Z Piaz1606 10206 /* new eis level3 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Piaz1606" />{{RigaIntestazione||{{Sc|annotazioni}}|347}}</noinclude>questi versi s’hanno ad applicare piuttosto che a Filone a Pirrone. VIII. ''Tutti costoro Pirronisti, Dubitatici ed Esaminatori ec. ec''. — „La scuola cirenaica favoriva l’inclinazione al piacere e all’egoismo; i Cinici insegnavano il disprezzo dei costumi e della vita sociale; i Megarici si abbandonavano a dispute vane, al pari di altri filosofi, citati qua e colà sotto nome di dialettici, i quali intrattenevano il gusto dei Greci per le quistioni sottili e le soluzioni ingegnose. Così veggiamo che Democrito aveva i suoi aderenti, che propagarono la dottrina degli atomi, l’ateismo, l’amore dei piaceri e il dubbio universale. Da tutti questi elementi diversi si formarono le dottrine antifilosofiche di quest’epoca. — La prima setta di tale specie fu quella de’ primi scettici, di cui era capo Pirrone, che poco conosciamo. — L’antichità riguarda Timone come l’interprete delle dottrine di questo filosofo, delle cui opinioni è il testimonio più fedele e più esteso.“ — ''Ritter''. ''I dubbj.... erano di dirci maniere''. — In questi dieci ''tropi'' o maniere di dubbj, era compresa la maggior parte delle obbiezioni che gli Eleatici ed i Sofisti aveano accampate contro la testimonianza dei sensi. Questa specie di codice scettico, come ci fu conservato da Sesto Empirico, offre parecchie ingegnose osservazioni sui fenomeni sensibili. — „È quistione spesso promossa, nè per ancora risoluta chiaramente, il sapere se i dieci tropi del discorso ({{Greco da controllare}}), o luoghi comuni ({{Greco da controllare}}), che si attribuiscono agli Scettici, sieno di Pirrone e di Timone, o d’Enesidemo, scettico più recente. Pure se si osserva che i primi Scettici ne facevano ordinariamente uso, dobbiamo presumere che, quand’anche e’ non avessero composta un’esatta tavola di questi tropi, ciò almeno che v’è di essenziale spetti ad essi. Parimente non sono sviluppati con tropp’arte: ma sono al tutto conformi<noinclude></noinclude> sssom4evkgkslcfolnwilysxegmgb2z Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/504 108 844307 3016539 2022-08-04T08:39:53Z Casmiki 3189 /* Problematica */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="2" user="Casmiki" />{{RigaIntestazione|494|GUERRE GOTTICHE|}}</noinclude>voce Cotiaio, ma ora dagli stessi Lazj è detto Catalisio, per ignoranza di quella lingua deturpandone la retta pronuncia. Altri per lo contrario estimano aver quivi ab antico avuto sue fondamenta Citaia, città, patria di Eeta, donde i poeti chiamarono costui citaiense e la Colchide Citaide. Mermeroe adunque pervenutovi fermo ristaurarne i guasti, nè avendo all'uopo materiale ed essendo imminente il verno si diè a ripararli con munizioni di legno, e vi stabilì sua dimora. In vicinanza poi evvi Uchimerio fortissimo castello guardato con somma diligenza dai Lazj unitamente a piccola mano d'imperiali. Così il duce persiano accampatosi con tutto l'esercito a Gutalisio possedeva l'ottima parte della Colchide, strigneva siffattamente i nemici da impedir loro ogni trasporto di vittuaglia ad Uchimerio, ed era pronto a molestare l'andata nella Suania e Scimnia, provincie spettanti all'impero. Conciossiachè ove si giunga ad occupare Muchiresi vien serrata ai Lazj ed ai Romani la via tendente a que' luoghi. Di questo modo procedeva la guerra lazica. {{Centrato|}}CAPO XV.</div> {{Indentatura}}''Tregua di cinque anni turpemente compra da Giustiniano Augusto. — Libertà di Procopio nello scrivere. — Vendemmiatosi, le viti riproducono grappoli e gli alberi nuovi frutti.'' I. In Bizanzio l'ambasciatore di Cosroe lunghissimamente piatì di pace con Giustiniano Augusto e da ultimo entrambi convennero di porre giù le armi per<noinclude><references/></noinclude> 4x98qmg0xmusfqk5xkf7q0uu1oi6rvf 3016540 3016539 2022-08-04T08:40:16Z Casmiki 3189 proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="2" user="Casmiki" />{{RigaIntestazione|494|GUERRE GOTTICHE|}}</noinclude>voce Cotiaio, ma ora dagli stessi Lazj è detto Catalisio, per ignoranza di quella lingua deturpandone la retta pronuncia. Altri per lo contrario estimano aver quivi ab antico avuto sue fondamenta Citaia, città, patria di Eeta, donde i poeti chiamarono costui citaiense e la Colchide Citaide. Mermeroe adunque pervenutovi fermo ristaurarne i guasti, nè avendo all'uopo materiale ed essendo imminente il verno si diè a ripararli con munizioni di legno, e vi stabilì sua dimora. In vicinanza poi evvi Uchimerio fortissimo castello guardato con somma diligenza dai Lazj unitamente a piccola mano d'imperiali. Così il duce persiano accampatosi con tutto l'esercito a Gutalisio possedeva l'ottima parte della Colchide, strigneva siffattamente i nemici da impedir loro ogni trasporto di vittuaglia ad Uchimerio, ed era pronto a molestare l'andata nella Suania e Scimnia, provincie spettanti all'impero. Conciossiachè ove si giunga ad occupare Muchiresi vien serrata ai Lazj ed ai Romani la via tendente a que' luoghi. Di questo modo procedeva la guerra lazica. {{Centrato|}}CAPO XV.</div> {{Indentatura}}''Tregua di cinque anni turpemente compra da Giustiniano Augusto. — Libertà di Procopio nello scrivere. — Vendemmiatosi, le viti riproducono grappoli e gli alberi nuovi frutti.''</div> I. In Bizanzio l'ambasciatore di Cosroe lunghissimamente piatì di pace con Giustiniano Augusto e da ultimo entrambi convennero di porre giù le armi per<noinclude><references/></noinclude> nsx738n7pk9207m0j8eqklxu90eb7wf Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/505 108 844308 3016541 2022-08-04T08:45:34Z Casmiki 3189 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Casmiki" />{{RigaIntestazione||LIBRO QUARTO|495}}</noinclude>cinque anni, correndo i quali gli oratori, con piena libertà di passare da uno in altro luogo, accomoderebbero ogni discrepanza risguardante i Lazj ed i Saraceni. Ebbevi poi negli accordi il patto di sborsare al re venti centinaia d'oro ed altre sei pe'diciotto mesi corsi tra le due tregue, e consumati in iscambievoli ambascerie, dichiarando i Persiani ben contrario mai sempre alla propria intenzione il permettere gratuitamente siffatti colloquj. Isdeguna sollecitava inoltre cheglisi fidassero di colpo le venti centinaia per trasportarle seco. L'imperatore in cambio volea consegnarne quattro ogni anno per avere un pegno che obbligasse il re alia osservanza dei patti; non di meno alla per fine sborsò l'intera somma dell'oro coll'intendimento di non sembrare soggetto ad annuale tributo, essendo pur troppo delle umane costumanze l'arrossire anzi delle indegne parole che delle azioni. Aveavi di più in Bizanzio un persiano detto Bersato, di assai cospicuo legnaggio e carissimo al re, fatto prigioniero in campo nell'armenica guerra da Valeriano, e mandato quindi all'imperatore; vivendo tuttavia costui nel novero de' mancipj, sebbene offertosi da Cosroe molto danaro per riscattarlo, venne ora generosamente da Giustiniano dichiarato libero ad istanza d'Isdeguna, il quale affermava che per insinuazione di lui avrebbe il monarca richiamato l'esercito dal paese de' Lazj. Correva l'anno decimo quinto dell'imperio di Giustiniano Augusto quando le due parti stipularono la tregua male accolta da molti Romani, e se meritamente o a torto, giusta la consuetudine de' sudditi, non piacemi pronunziare.<noinclude><references/></noinclude> ks18cmwre0rlk4c1vgotriuyjngv6zc Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/506 108 844309 3016542 2022-08-04T08:50:26Z Casmiki 3189 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Casmiki" />{{RigaIntestazione|496|GUERRE GOTTICHE|}}</noinclude>II. Il volgo poi iva propagando che, stabilitosi già il persiano dominio nella Lazica, miravano i presenti accordi a renderlo per cinque anni esente da ogni briga, e a dargli mezzo di abitare durante questo tempo colla maggior libertà ed a suo bell'agio i più ubertosi luoghi della Colchide senza tema di esserne dai Romani sotto quale tu vuoi pretesto discacciato; che anzi venivagli cosi appianata la via di Bizanzio: considerazione di tormento e sdegno per molti. Fremevano ad uno vedendo i Persiani riusciti, sotto il nome di tregua, in cosa da lunga pezza bramata, e giammai nè colla guerra, nè in altro modo potuta spuntare, di farsi intendomi tributario l'imperio. E valga il vero Cosroe, in ordine ai desiderj suoi per lo addietro alla scoperta manifestati, gravando l'imperatore di quattro annue centinaia d'oro nello spazio di anni undici e mezzo aveane ricevute quarantasei collo specioso nome anzi di convenzione pacifica che di tributo, non cessando intanto di esercitare il sovrano potere sopra la gente de' Lazj, e di guerreggiarla, come si è detto. I Romani adunque perduta ogni speranza di francarsi da sì molesto balzello vedevansi pur troppo ridotti alla triste condizione di palesi tributarj de'Persiani. Stipulati non altrimenti gli accordi, Isdeguna carico di tanto danaro quanto non sognò mai averne legato alcuno, e addivenuto, se mal non m'appongo, doviziosissimo sopra tutti li suoi, fecesi indietro, avendolo Giustiniano Augusto ricolmo di sommi onori ed assai splendidamente largito. Si egli poi come il suo codazzo di barbari, e soprabbondante erane il numero, ebbero comodo e piena libertà di<noinclude><references/></noinclude> nmgklt7dzs3f1pekmgrxhxskr123t6p Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/507 108 844310 3016544 2022-08-04T08:57:57Z Casmiki 3189 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Casmiki" />{{RigaIntestazione||LIBRO QUARTO|497}}</noinclude>frequentare chiunque attalentasse loro; trascorrevano di più le bizantine contrade per trar profitto da vendite ed acquisti, dandosi a qualunque commercio non meno sicuri che in patria. Uom de' Romani, deviatosi dall'usanza, non seguivali, e meno ancora spiavane gli andamenti. III. In questo mezzo fuvvi cosa, a mia notizia, non più da prima veduta. L'autunno a simile d'inoltrata state fu caldo eccessivamente, di maniera che fiorirono da per tutto rose a mo' di primavera, ed affatto eguali a quelle della propria stagione sbucciate. Quasi tutti gli alberi coprironsi altra fiata di nuovi frutti, ed avvegnachè sol pochi giorni si contassero dalla fatta vendemmia, le uve ricomparvero sulle viti. I saputi in queste cose volendo azzardarne la interpretazione andavano preconizzando qualche prodigioso ed inopinato avvenimento lieto per gli uni, contrario agli altri; ma io sono d’avviso che il prolungato spirar di Austro riscaldasse la terra più dell'ordinario e di quanto comporta l'autunnale stagione. Se poi, non dipartendoci dalle costoro parole, annunciato ne fosse un che d’impreveduto e grande, lo avremo chiarissimemente dal fatto.<noinclude><references/> {{PieDiPagina|''{{Sc|Procopio}}, tom. II''||52}}</noinclude> 1aw7zgr7pyckhdzki3yuywfd1b33odm Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/508 108 844311 3016546 2022-08-04T09:05:57Z Casmiki 3189 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Casmiki" />{{RigaIntestazione|498|GUERRE GOTTICHE|}}</noinclude>{{Centrato|}}CAPO XVI.</div> {{Indentatura}}''Gli imperiali offeniori dei Lazj. Uchimerio castello, per opera di Teofobio, cade in potere delle reali truppe. — Gubaze re dei Lazj sverna pe' monti, e con lettera esortato da Mermeroe ad abbandonare le parti romane si tien fedele.''</div> t. Imperiali e Persiani procacciavano di comporre in Bisanzio la tregua quando Gubaze re dei Lazj, amico tuttavia de' Romani, scoprì essergli, la mercè di sua fede, insidiata da Cosroe la vita, come si legge negli antecedenti libri. Molti poi de'Lazj superchiati dalle romane truppe ed in ispecie dai comandanti, propendevano da gran tempo a divenire sudditi della Persia, meno per benevola disposizione degli animi, che per iscuotere l'imperiale giogo, opinando minori dei presenti i mali futuri. Teofobio per tanto, di non oscura prosapia intra essi, promise in clandestino colloquio a Mermeroe di tradirgli il castello Uchimerio, ed ebbene da costui eccitamento coll’assicuranza di farsi così operando amicissimo a Cosroe, e di vedere inscritta nelle memorie persiane col nome di benefizio tale azione; il perchè ne riporterebbe gloria, ricchezze e potenza; inorgoglitosi per sì bello annunzio animosamente diè mano all'impresa. Di que’ tempi non aveavi tra imperiali e Lazj comunicazione di sorta, ma tenevansi da per tutto rinserrati, campeggiando senza tema il nemico, gli uni al Fasi, gli altri in Archeopoli, chi entro fortilizj della regione, e re Gnbaze stesso non si partiva dalle cime de' monti, cosicchè il fellone ben di leggieri potè non romper<noinclude><references/></noinclude> 3mxmam4tpruagcibelpth1bnwkzmb1p 3016547 3016546 2022-08-04T09:06:27Z Casmiki 3189 proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Casmiki" />{{RigaIntestazione|498|GUERRE GOTTICHE|}}</noinclude>{{Centrato|}}CAPO XVI.</div> {{Indentatura}}''Gli imperiali offensori dei Lazj. Uchimerio castello, per opera di Teofobio, cade in potere delle reali truppe. — Gubaze re dei Lazj sverna pe' monti, e con lettera esortato da Mermeroe ad abbandonare le parti romane si tien fedele.''</div> t. Imperiali e Persiani procacciavano di comporre in Bisanzio la tregua quando Gubaze re dei Lazj, amico tuttavia de' Romani, scoprì essergli, la mercè di sua fede, insidiata da Cosroe la vita, come si legge negli antecedenti libri. Molti poi de'Lazj superchiati dalle romane truppe ed in ispecie dai comandanti, propendevano da gran tempo a divenire sudditi della Persia, meno per benevola disposizione degli animi, che per iscuotere l'imperiale giogo, opinando minori dei presenti i mali futuri. Teofobio per tanto, di non oscura prosapia intra essi, promise in clandestino colloquio a Mermeroe di tradirgli il castello Uchimerio, ed ebbene da costui eccitamento coll’assicuranza di farsi così operando amicissimo a Cosroe, e di vedere inscritta nelle memorie persiane col nome di benefizio tale azione; il perchè ne riporterebbe gloria, ricchezze e potenza; inorgoglitosi per sì bello annunzio animosamente diè mano all'impresa. Di que’ tempi non aveavi tra imperiali e Lazj comunicazione di sorta, ma tenevansi da per tutto rinserrati, campeggiando senza tema il nemico, gli uni al Fasi, gli altri in Archeopoli, chi entro fortilizj della regione, e re Gubaze stesso non si partiva dalle cime de' monti, cosicchè il fellone ben di leggieri potè non romper<noinclude><references/></noinclude> n4a3ukrwci75feug5mtad5byoiogjix 3016548 3016547 2022-08-04T09:06:52Z Casmiki 3189 proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Casmiki" />{{RigaIntestazione|498|GUERRE GOTTICHE|}}</noinclude>{{Centrato|}}CAPO XVI.</div> {{Indentatura}}''Gli imperiali offensori dei Lazj. Uchimerio castello, per opera di Teofobio, cade in potere delle reali truppe. — Gubaze re dei Lazj sverna pe' monti, e con lettera esortato da Mermeroe ad abbandonare le parti romane si tien fedele.''</div> I. Imperiali e Persiani procacciavano di comporre in Bisanzio la tregua quando Gubaze re dei Lazj, amico tuttavia de' Romani, scoprì essergli, la mercè di sua fede, insidiata da Cosroe la vita, come si legge negli antecedenti libri. Molti poi de'Lazj superchiati dalle romane truppe ed in ispecie dai comandanti, propendevano da gran tempo a divenire sudditi della Persia, meno per benevola disposizione degli animi, che per iscuotere l'imperiale giogo, opinando minori dei presenti i mali futuri. Teofobio per tanto, di non oscura prosapia intra essi, promise in clandestino colloquio a Mermeroe di tradirgli il castello Uchimerio, ed ebbene da costui eccitamento coll’assicuranza di farsi così operando amicissimo a Cosroe, e di vedere inscritta nelle memorie persiane col nome di benefizio tale azione; il perchè ne riporterebbe gloria, ricchezze e potenza; inorgoglitosi per sì bello annunzio animosamente diè mano all'impresa. Di que’ tempi non aveavi tra imperiali e Lazj comunicazione di sorta, ma tenevansi da per tutto rinserrati, campeggiando senza tema il nemico, gli uni al Fasi, gli altri in Archeopoli, chi entro fortilizj della regione, e re Gubaze stesso non si partiva dalle cime de' monti, cosicchè il fellone ben di leggieri potè non romper<noinclude><references/></noinclude> bgbgs0wzqog8xtjorhzmvv33voemzur Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/369 108 844312 3016549 2022-08-04T09:07:36Z Piaz1606 10206 /* new eis level3 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Piaz1606" />{{RigaIntestazione|348|{{Sc|annotazioni}}|}}</noinclude>alla direzione che si deve attribuire allo scetticismo di quest’epoca, essendo quasi esclusivamente diretti contro la veracità della rappresentazione sensibile.“ — ''Ritter''. ''Queste dieci maniere stabiliscono spartitamente così ec''. — {{Greco da controllare}}. Emendazione, dice l’Hermanno, facile da vedersi, chi consideri la diversità della scrittura. ''Seconda, quello che dalla differenza ec''. — Il Rossi difende la lezione {{Greco da controllare}}, che l’Aldobrandino traduce: ''ex nationibus ac corporum constitutionibus''. ''Il sole apparisce piccolo per la distanza''. — L’Hermanno, rifiutata la correzione dell’Huebnero, legge {{Greco da controllare}}. X. ''Il modo che per mezzo di reciprocazione''. — {{Greco da controllare}}, ovvero {{Greco da controllare}}, è ciò che noi diciamo circolo vizioso. XI. ''Appellan fine la sospensione del giudizio'' ({{Greco da controllare}}) ''cui tien dietro ec''. — La direzione della filosofia scettica si manifesta nello scopo da essa assegnato a tutte le ricerche filosofìche; esso è uno scopo pratico. La filosofia ci deve condurre alla felicità. Egli è perciò che Pirrone è posto nella medesima categoria di altri Socratici che non avevano in mira se non la vita morale, e non ammettevano come scopo della ragione che la virtù; poichè la virtù e la felicità sono precisamente una stessa cosa. Egli è chiaro che lo scopo era essenzialmente unito alla dottrina degli Scettici, essendo che Timone ne fa la base della sua divisione della filosofia. Dice in effetto, che chi vuol vivere felicemente dee far attenzione: da prima alla natura delle cose, in seguito al loro rapporto con noi, in terzo luogo alle conseguenze sensibili di questi rapporti. Lo scetticismo è costituito dalla risposta alla prima quistione; poichè gli Scettici tentarono mostrare che tutte le cose sono {{Pt|indiffe-|}}<noinclude></noinclude> ryymct91qch140pv01zwgr2mysz00ld Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/509 108 844313 3016550 2022-08-04T09:16:26Z Casmiki 3189 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Casmiki" />{{RigaIntestazione||LIBRO QUARTO|499}}</noinclude>fede a Mermeroe. Venuto dunque al castello narrovvi la distruzione di tutto l'esercito imperiale; Gubaze ed i Lazj suoi passarla ben male; padroneggiare i Persiani da l'an capo all'altro la Colchide, mancare ogni speranza di ricuperarla. Aggiugneva parimente avare sin qui il persiano duce sostenuto di per sè la guerra con esercito di oltre sessanta mila guerrieri, tutti bellicosissimi, e con isterminata caterva di barbari e Sabiri; essere poi di fresco arrivato lo stesso re Cosroe alla testa di nuovo formidabilissimo esercito, e d’ambedue averne fermato all'istante uno, il perchè la colchica regione più non bastava ai bisogni di cotanta soldatesca. Vinto il presidio, a tali solenni menzogne, da gravissimo spavento pregò Teofobio, invooando il patrio Nume, che volesse provvedere nella guisa migliore alle cose di là; ed egli si dichiarò pronto ad impotrare da Cosroe il salvacondotto mediante la dedizione volontaria di quelle mura; da tutti consentitovi di fretta si parte, e venuto a Mermeroe narragli ordinatamente l'operato. Questi allora scelto il fior de' suoi militi comandò loro di seguire il fellone ad Uchimerio per confermare al presidio, ritirandosi, la salvezza della vita e deile suppelettili. I Persiani, occupato non altrimenli il castello, renderono fermissimo il proprio dominio nella Lazica; nè solo questa ebbersi ligia, ma chiusero di più tutte le vie ai Romani per andare nella Scimnia, nella Suania, ed in ogni parte della regione che da Muchireside procede insino all’Iberia; impotenti gli imperiali ed i Lazj di allontanare il nemico<noinclude><references/></noinclude> 998556p27amzq8v6r7tf1gr260hk8po Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/370 108 844314 3016551 2022-08-04T09:20:35Z Piaz1606 10206 /* new eis level3 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Piaz1606" />{{RigaIntestazione||{{Sc|annotazioni}}|349}}</noinclude>{{Pt|renti|indifferenti}} rispetto al vero ed al falso, che sono incerte e non sommesse al nostro giudizio. Insegnarono di più, che noi non impariamo nulla di vero, sul conto delle cose, nè per mezzo dei sensi, nè per mezzo dell’opinione. — Anche nelle dottrine morali, di cui particolarmente si occupavano, in conformità alla loro tendenza pratica, non giunsero per tal mezzo che a questo risultamento sofistico, che nessuna cosa non è nè bella, nè brutta, nè giusta, nè ingiusta, ma che tutto non si giudica dagli uomini che a seconda della loro situazione e delle loro abitudini. — Nè solo alle idee, ma la loro incertezza estendevasi a tutta la scienza. — Assai incerto è il modo col quale Pirrone e Timone procedettero contro i Dommatici. Per certo la loro arma migliore trovarono nell’opposizione esistente tra il fenomeno sensibile e l’essenza reale delle cose, oggetto della conoscenza razionale; poichè quest’opposizione sortiva dalla confessione di Timone, che per verità una cosa parevagli dolce, ma ch’e’ non diceva tuttavia per questo che fosse dolce in effetto. Questa opposizione si appalesa anche più chiaro in ciò che diceva Timone, che avvi una natura eterna del divino e del buono, per la quale la vita dell’uomo riceve la sua regolarità, e che è uno dei fenomeni a cui deve attenersi. Pare che gli Scettici sentissero adunque la forza che ci fa tendere alla conoscenza di una verità al di sopra dei fenomeni, ma che non potessero tracciare alcun punto d’appoggio, sicuro per la ricerca del soprassensibile. — Gli Scettici non vedono nell’idea del soprassensibile che qualche cosa di sconosciuto; ella è per essi un segno dei limiti del nulla stesso del nostro pensiero. — Alla seconda quistione (''rapporto delle cose con noi'') la risposta deriva quasi per sè dalla risposta alla prima; poichè se nulla sappiamo delle cose, dobbiamo al tutto astenerci da qualunque asserzione. Or come praticare un sì fatto precetto ec.?<noinclude></noinclude> mxcvsmtm79eyujueqa5zfkdpeds1t4a Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/510 108 844315 3016554 2022-08-04T09:25:07Z Casmiki 3189 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Casmiki" />{{RigaIntestazione|500|GUERRE GOTTICHE|}}</noinclude>non osavano affatto scendere dai monti, od uscir fuori dai luoghi muniti per assalirlo. II. Mermeroe, soprastante il verno, munì Cutatisio con muro di legno, e posevi a guardia tre mila fanti; bastevolmente ad uno presidiò Uchimerio: avendo inoltre ristaurato un terzo castello, Serapani, fermovvi sua dimora. Saputo di poi che i Romani ad i Lazj erano a campo insieme presso le bocche del Fasi ivi mosse con tutto l'esercito; alla qual nuova Gubaze ed i Romani duci, pigliati da timore, senza attenderne l'arrivo partirono ricovrando ciascheduno ov'ebbe il destro. Il re lazico tornato di corsa in cima dei poggi, unitamente alla moglie, alla prole ed a’ famigliari suoi con pazienza vi tollerava la grandezza dei presenti mali e l'incomodissimo clima, sperando ogaora nell'arrivo di aiuti da Bizanzio, e raffrontando insieme que' patimenti colle umane vicende anziato era in aspettativa di migliori destini. Gli altri Lazj sommessi al re loro, non meno di lui acconciatisi a cotante sofferenze, passavano il verno tra quelle rupi franchi dalle nemiche molestie, per essere di tali monti nella fredda stagione perigliosissimi e quasi inaccessibili a chiunque ne tenti armatamano la occupazione. Eravi impertanto la vita ridotta agli ostremi da fame, freddo, o qual tu vuoi differente calamità. Mermeroe in quel tanto edificato avea molte case nelle borgate di Muchiresi, e provvedutine gli abitatori di copiosa vittuaglia inviava pe' monti promettendo ai fuggitivi salvezza, nè pochi indussene ad approfittare della generosa offerta; agli estenuati poi dalla fame era largo di cibo, prodigando loro sue cure non altrimenti che ai<noinclude><references/></noinclude> 82ct3f2i566skc7lkyv3zbemsovrz27 Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/371 108 844316 3016555 2022-08-04T09:33:26Z Piaz1606 10206 /* new eis level3 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Piaz1606" />{{RigaIntestazione|350|{{Sc|annotazioni}}|}}</noinclude>Dichiaravano gli Scettici di non voler altro esprimere con ciò, salvo lo stato della loro anima ({{Greco da controllare}}), al quale doveano conformarsi come uomini, non come filosofo. Essi non potevano testimoniare che del solo fatto ch’e’ trovavamo dentro di loro, e che dovevano stabilire come un fenomeno; poichè i fenomeni avevano per essi una forza irresistibile. — Rimane la terza questione (''conseguenze sensibili di questi rapporti''), cioè di sapere qual sia lo stato di colui che si astiene da ogni giudizio sulle cose; lo che concerne allo scopo morale della loro dottrina. Egli è astenendoci da ogni giudizio che possiamo procacciare la felicità; poichè la sospensione di ogni giudizio è naturalmente seguita dalla fermezza costante dell’anima, che l’accompagna come un’ombra. Quegli che una volta ha abbracciato lo scetticismo vive ognora tranquillo, senza inquietudini, di una disposizione di spirito sempre eguale, non curando i terrori della saggezza col suo linguaggio seducente. La folla degli uomini è soggiogata dalla disposizione passiva ({{Greco da controllare}}) dell’anima, da opinioni, da vane leggi; ma il sapiente non pronuncia su nulla, e, nel suo stato di calma non considera nulla nè come un male, nè come un bene; ei si sente libero da tutti i movimenti passionali, che non fanno che turbare la felicità ec. — A Pirrone si ascrive la dottrina che stabilisce non essere differenza tra salute e malattia, tra vita e morte; egli erasi posto alla difficile impresa di spogliare sè stesso, per quanto si potea, della natura umana. Gli Scettici avevano dunque per iscopo nella loro morale di opporsi ai movimenti dell’anima, mentre nella scienza vi s’abbandonavano intieramente. Increscevole contraddizione! che però doveano costoro modificare in pratica, non potendo dissimularsi l’impossibilità di essere affatto indifferenti in ogni cosa ec. Quindi si abbandonavano, nella vita pratica, all’abitudine del modo di agire, alla necessità d’una<noinclude></noinclude> 8xtp2yfelyqsnfdkailk6y3xc1egu1f Indice:Turco - La storia d'un ciliegio.djvu 110 844317 3016557 2022-08-04T09:37:16Z Alex brollo 1615 [[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creata nuova pagina: proofread-index text/x-wiki {{:MediaWiki:Proofreadpage_index_template |Autore=Giulia Turco Turcati Lazzari |NomePagina=La storia d'un ciliegio |Titolo= |TitoloOriginale= |Sottotitolo= |LinguaOriginale= |Lingua= |Traduttore= |Illustratore= |Curatore= |Editore= |Città=Milano |Anno=1895 |Fonte={{IA|la_storia_d_un_ciliegio_1895}} |Immagine=1 |Progetto= |Argomento= |Qualità=25% |Pagine=<pagelist /> |Sommario= |Volumi= |Note= |Css= }} gjkye8wk7lngcspt5nix5mp1wrbtifx Indice:Turco - Il sacrificio di Ieronima.djvu 110 844318 3016559 2022-08-04T09:39:37Z Alex brollo 1615 [[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creata nuova pagina: proofread-index text/x-wiki {{:MediaWiki:Proofreadpage_index_template |Autore=Giulia Turco Turcati Lazzari |NomePagina=Il sacrificio di Ieronima |Titolo= |TitoloOriginale= |Sottotitolo= |LinguaOriginale= |Lingua= |Traduttore= |Illustratore= |Curatore= |Editore= |Città=Milano |Anno=1898 |Fonte={{IA|il_sacrificio_di_ieronima_1898}} |Immagine=1 |Progetto= |Argomento= |Qualità=25% |Pagine=<pagelist /> |Sommario= |Volumi= |Note= |Css= }} 0jbm1ffg2nlnsjk3u4ap9d1di4ne93c Indice:Turco - Impressioni e ricordi di Bayreuth.djvu 110 844319 3016560 2022-08-04T09:40:08Z Alex brollo 1615 [[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creata nuova pagina: proofread-index text/x-wiki {{:MediaWiki:Proofreadpage_index_template |Autore=Giulia Turco Turcati Lazzari |NomePagina=Impressioni e ricordi di Bayreuth |Titolo= |TitoloOriginale= |Sottotitolo= |LinguaOriginale= |Lingua= |Traduttore= |Illustratore= |Curatore= |Editore= |Città=Roma |Anno=1897 |Fonte={{IA|impressioni_e_ricordi_di_bayreuth_1897}} |Immagine=1 |Progetto= |Argomento= |Qualità=25% |Pagine=<pagelist /> |Sommario= |Volumi= |Note= |Css= }} rxapnyfzo5dgk3tacvqwhcv1pu0pe9a Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/372 108 844320 3016561 2022-08-04T09:40:13Z Piaz1606 10206 /* new eis level3 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Piaz1606" />{{RigaIntestazione||{{Sc|annotazioni}}|351}}</noinclude>scelta e ad una decisione per riguardo al bene ed al male, tuttavia dichiarando che lo scettico si comporta a quel modo non come filosofo, ma seguendo l’opinione non filosofica. — La costoro dottrina avrebbe distrutto la vita se non fossero venuti a giusti patti tra la filosofia e la vita ec.“ — ''Ritter''. ''La dolcezza chiamano fine''. — Moderare se non vincere le passioni pareva agli Scettici dover essere come un fine della loro filosofia, il quale esprimevano colle idee di dolcezza e di mansuetudine. {{Centrato|CAPO XII.}} {{Centrato|{{Sc|Timone}}.}} II. ''Compose poemi ec.'' — Celebrati fra le sue poesie sono i Silli, specie di satire, che gli procacciarono il soprannome di ''Sillografo''. In essi assale e confuta gli antichi ed i nuovi filosofi. V. ''Il filosofo ec''. — {{Greco da controllare}}; si riferisce, secondo il Rossi, a Timone il Misantropo, che fu filosofo di gran nome e {{Greco da controllare}}. VI. ''Delle tragedie faceva parte ad Omero''. — Ad un Omero figlio di Miro, fra i sette tragici, che componevano la così della ''Plejade''. Vedi Menagio. ''Arato lo interrogò ec''. — Arato, l’autore dei ''Fenomeni'', aveva riseduta e corretta una edizione dell’{{TestoCitato|Odissea|Odissea}}. Zenone era allora capo degli editori di Omero, a nessuno dei quali la risparmia Timone. ''I suoi versi negletti, rosicchiati ec''. — Ho seguita l’intera prelazione dell’Hermanno, approvala dall’Huebnero. Vedine la nota. VII. ''Nessuno fu successore di costui''. La scuola {{Pt|pirro-|}}<noinclude></noinclude> quao6btdv0mmbdvl0wtgidye3ad0k7s Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/373 108 844321 3016562 2022-08-04T09:41:53Z Piaz1606 10206 /* new eis level3 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Piaz1606" />{{RigaIntestazione|352|{{Sc|annotazioni}}|}}</noinclude>{{Pt|nica|pirronica}} non ebbe gran numero di seguaci, nè molti che godessero celebrità. La storia del Pirronismo si chiude con Sesto Empirico, medico che fioriva verso la metà del secondo secolo dell’era volgare. Anche Timone esercitò la medicina; e notisi che tra gli antichi Scettici la maggior parte erano medici. — Tutti gli scritti di questo filosofo sono perduti, meno alcuni versi riportati da Sesto nella sua opera che intera ci rimane. — Allo scorcio del dugento ogni filosofia avea finito nello scetticismo. Dopo tante agitazioni, lo spirito umano condannato, dice Cousin, alla sospensione assoluta di ogni giudizio!<noinclude></noinclude> 7lynz9mrsf68ow27t2mv2pexlkcal3k Vite dei filosofi/Libro Nono/Annotazioni 0 844322 3016563 2022-08-04T09:42:08Z Piaz1606 10206 Porto il SAL a SAL 75% wikitext text/x-wiki {{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="sottotitolo"/>[[../|Libro Nono]] - Annotazioni<section end="sottotitolo"/> <section begin="prec"/>../Vita di Timone<section end="prec"/> <section begin="succ"/>../../Libro Decimo<section end="succ"/> <section begin="nome template"/>IncludiIntestazione<section end="nome template"/> <section begin="data"/>4 agosto 2022<section end="data"/> <section begin="avz"/>75%<section end="avz"/> <section begin="arg"/>Da definire<section end="arg"/> </div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=75%|data=4 agosto 2022|arg=Da definire}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[../|Libro Nono]] - Annotazioni|prec=../Vita di Timone|succ=../../Libro Decimo}} <pages index="Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu" from="342" to="373" fromsection="" tosection="" /> ghxeuelhh74mjcirh9k1mdw8yf17ei5 Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/376 108 844323 3016565 2022-08-04T09:53:33Z Piaz1606 10206 /* new eis level3 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Piaz1606" /></noinclude><section begin="s1" />{{Centrato|{{larger|LIBRO DECIMO}}}} {{rule|4em}} <section end="s1" /> {{Centrato|{{Sc|{{AutoreCitato|Epicuro|Epicuro}}}}.}} I. Epicuro, figlio di Neocle e della Cherestrata, ateniese, del popolo di Gargetto, era, come dice {{AutoreCitato|Metrodoro di Lampsaco (epicureo)|Metrodoro}}, nel libro ''Della nobiltà'', della famiglia de’ Filaidi. Egli, secondo che raccontano altri, ed Eraclide, nell’''Epitome di Sozione'', quando Samo toccò in sorte agli Ateniesi, fu allevato colà, e venne in Atene di diciott’anni, allorchè Zenocrate insegnava nell’Academia ed {{AutoreCitato|Aristotele|Aristotele}} in Calcide. Morto poi Alessandro il Macedone e gli Ateniesi caduti in potere di Perdicca, si recò presso il padre a Colofone. II. Dimorato un po’ quivi e raccolti discepoli, tornò, sotto Anassicrate, nuovamente in Atene, e datosi alcun tempo a filosofare misto cogli altri, da ultimo istituì, come in proprio, una sella, che fu denominata da lui. — Narra egli stesso essersi infiammato alla filosofia di quattordici anni; e Apollodoro l’Epicureo afferma, nel primo ''Della vita di Epicuro'', ch’e’ {{Pt|s’ac-|}}<noinclude></noinclude> 06ddfjot0e2cb4jl1rq8cuv10z6vay0 Indice:Turco - Il romanzo di Luisa Hercolani.djvu 110 844324 3016566 2022-08-04T09:54:38Z Alex brollo 1615 [[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creata nuova pagina: proofread-index text/x-wiki {{:MediaWiki:Proofreadpage_index_template |Autore=Giulia Turco Turcati Lazzari |NomePagina=Il romanzo di Luisa Hercolani |Titolo= |TitoloOriginale= |Sottotitolo= |LinguaOriginale= |Lingua= |Traduttore= |Illustratore= |Curatore= |Editore= |Città=Roma |Anno=1895 |Fonte={{IA|il_romanzo_di_luisa_hercolani_1895}} |Immagine=1 |Progetto= |Argomento= |Qualità=25% |Pagine=<pagelist /> |Sommario= |Volumi= |Note= |Css= }} 631frx1baszkpalq3uwksnnwtpczj6g Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/377 108 844325 3016571 2022-08-04T10:12:00Z Piaz1606 10206 /* new eis level3 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Piaz1606" />{{RigaIntestazione|354|{{Sc|epicuro}}.|}}</noinclude>costò alla filosofia per disprezzo dei grammatici, perchè non seppero spiegargli il caos di {{AutoreCitato|Esiodo|Esiodo}}. — Racconta {{AutoreCitato|Ermippo di Smirne|Ermippo}} che fu maestro di scuola, e che in seguito abbattutosi ne’ libri di {{AutoreCitato|Democrito|Democrito}}, tutto si gettò nella filosofia. Il perchè Timone ebbe a dire di lui: <poem> ''Dei fisici il peggior, l’ultimo, giunto'' ''Testè da Samo; maestro di scuola,'' ''Il più ignorante dei viventi.'' —</poem> Filosofarono seco, lui esortante, anche i suoi fratelli, che erano tre, Neocle, Cheredemo e Aristobulo, siccome scrive Filodemo l’epicureo, nel decimo del suo ''Ordinamento dei filosofi;'' e, al dire di Mironiano, ne’ ''Capitoli istorici simili'', anche uno schiavo per nome Mus. III. Diotimo lo stoico, che avea seco animosità, amaramente lo diffamò, pubblicando, come di Epicuro, cinquanta lettere oscene; e riunendovi, come di Epicuro, i cinquanta biglietti che si attribuiscono a {{AutoreCitato|Crisippo di Soli|Crisippo}}; e così fece anche lo stoico Posidonio, e Nicolao, e Sozione, nel decimo secondo ''Degli argomenti chiamati diocleici'', che trattano della XXIV; e Dionisio l’alicarnasseo. Poichè raccontano essere egli andato colla madre in giro per le casipole a recitare purificazioni; e col padre suo ad insegnare, per una vil mercede, il leggere; ed uno de’ suoi fratelli aver fatto il ruffiano; ed egli aver vissuto colla cortigiana Leonzio; e le cose di Democrito, sugli atomi, e d’{{AutoreCitato|Aristippo|Aristippo}}, sulla voluttà, avere come proprie spacciate; e, secondo che affermano<noinclude></noinclude> lcmd7ke5ji2rxnp6ag5vihxoyc9v925 Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/378 108 844326 3016574 2022-08-04T10:31:05Z Piaz1606 10206 /* new eis level3 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Piaz1606" />{{RigaIntestazione||{{Sc|epicuro}}.|355}}</noinclude>Timocrate ed {{AutoreCitato|Erodoto|Erodoto}}, nel libro ''Della gioventù di Epicuro'', non essere stato legittimamente cittadino; e in modo turpe avere adulato Mitra, intendente di Lisimaco, appellandolo nelle sue lettere Peana e re; e anche Idomeneo ed Erodoto e Timocrate, coloro che resero chiari i suoi secreti, per ciò stesso encomiato e adulato; e scritto nelle lettere alla Leonzio: ''Peana, re, cara Leonzietta, di che rumorosi applausi fummo ripieni quando leggemmo la tua letterina!'' E alla Temista, donna di Leonteo: ''Tale mi sono io, se voi non veniste da me, da precipitarmi io stesso rotoloni dove mi chiamaste voi e la Temista;'' a Pitocle poi, giovinetto fiorente: ''Siederò, aspettando il tuo amabile e divino ingresso;'' e un’altra volta scrivendo alla Temista, secondo che dice Teodoro, nel quarto ''Contro Epicuro'', avere stabilito di giacersi con lei; e a molte altre cortigiane avere scritto, e massime alla Leonzio, la quale era amata anche da Metrodoro; e nel libro ''Dei fini'' essersi espresso così: ''Non v’è cosa ch’io possa concepire come bene, se tolgo di mezzo i piaceri che si hanno per via dei sapori, se tolgo que’ che per le cose veneree, e per quelle che si odono, e per via della forma;'' e in una lettera a Pitocle avere scritto: ''Fuggi, o beato, ogni disciplina.'' E osceno parlatore lo chiama {{AutoreCitato|Epitteto|Epitteto}}, e assai lo infama. E anche Timocrale, fratello di Metrodoro, e suo discepolo, abbandonata la scuola, dice ne’ suoi libri intitolati ''Ricreamenti,'' che per crapula vomitava due volte al giorno, e racconta sè avere a stento potuto fuggire quelle notturne filosofie e quella mistica riunione. Ed Epicuro aver molte cose ignorate intorno al discorso,<noinclude></noinclude> oaolbb60aym4pqj8ly5k74pk8kvykmh Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/379 108 844327 3016576 2022-08-04T10:37:24Z Piaz1606 10206 /* new eis level3 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Piaz1606" />{{RigaIntestazione|356|{{Sc|epicuro}}.|}}</noinclude>e molte più intorno alla vita; ed essere stato il suo corpo meschinamente costituito, talchè per molt’anni non potè alzarsi dalla seggiola; e spendere nella mensa una mina al giorno, com’egli scrive in quella sua lettera alla Leonzio, ed in quella ai filosofi di Mitilene; ed egli e Metrodoro aver praticato eziandio con altre cortigiane, la Marmario e la Edia e la Erozio e la Nicidio. IV. E, proseguono, ne’ trentasette libri ''Della natura'', scrivere per lo più le stesse cose, e per lo più confutarvi tra gli altri Nausifane, e a parola a parola dire così: ''Ma, se alcuno mai, ebbe pur esso, partorendo dalla bocca, la sofistica jattanza a guisa di molt’altri schiavi.'' E lo stesso Epicuro, nelle Epistole, dire: ''Tali cose lo aveano sì fattamente tratto fuor di sè, da ingiuriarmi e appellarsi maestro''. E lo chiamava polmone e ignorante e truffatore e bardassa; e i seguaci di Platone adulatori di Dionisio; e lo stesso {{AutoreCitato|Platone|Platone}} aureo; e Aristotele dissipatore, che distrutta la paterna sostanza, militò e fece lo speziale; e {{AutoreCitato|Protagora|Protagora}} zanaiuolo e scrivano di Democrito e maestro di scuola ne’ villaggi; ed {{AutoreCitato|Eraclito|Eraclito}} guastamestieri; e Democrito ''Lerocrito'' (''giudice di futilità''), e Antidoro Senidoro (''piaggiatore''); e i Cinici nemici alla Grecia, e i Dialettici molto invidiosi, e Pirrone ignorante ed ineducato. V. Ma costoro sono pazzi; poichè v’ha testimoni bastanti della probità senza pari di un tant’uomo in ogni cosa, e la patria che l’onorò con immagini di bronzo, e gli amici, la cui moltitudine era tale che le città intere non poteano capirli; e i discepoli tutti che furono ritenuti dalle sirene de’ suoi dommi, fuor {{Pt|Metro-|}}<noinclude></noinclude> fctw0is2ahxrlux3d0kpupyaut4883i Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/380 108 844328 3016579 2022-08-04T10:44:08Z Piaz1606 10206 /* new eis level3 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Piaz1606" />{{RigaIntestazione||{{Sc|epicuro}}.|357}}</noinclude>{{Pt|doro|Metrodoro}} stratonicense, il quale si trasferì presso Carneade, quasi oppresso alle incomparabili sue bontà: e la scuola, mancate pressochè tutte l’altre, durata sempre e usciti altri da altri innumerabili i capi tra’ discepoli; e la riconoscenza a’ genitori, e la beneficenza verso i fratelli, e la dolcezza co’ servi, siccome è chiaro anche dal suo testamento, e perch’essi filosofarono con lui, uno de’ quali celebratissimo era il prefato Mus; e in generale la sua umanità con tutti. Non è da esprimere la pietà verso gli dei, e l’amor di patria. Non mai, per eccessiva moderazione, prese parte agli affari dello stato; e sostenendo allora la Grecia tempi difficilissimi, quivi finì, sua vita, solo percorsi due o tre volte i confini della Ionia per visitare gli amici, che da ogni banda accorrevano a lui, e, come narra Apollodoro, viveano seco nell’orto, il quale avea comperato per ottanta mine. VI. Diocle, nel terzo ''Delle escursioni'', afferma che il loro modo di vivere era frugalissimo e semplicissimo: ''Poichè,'' dice, ''a una cotila di vinello e’ stavano contenti, e il loro bere era tutt’acqua''. — Epicuro non giudicava conveniente che si ponessero in comune le sostanze, come Pitagora, il quale diceva comuni le cose degli amici. Poichè ciò era da persone che diffidano; e se da diffidenti, non d’amici. — Ed egli dice nelle sue lettere bastargli sola acqua e semplice pane. E, ''Mandami,'' scrive, ''del formaggio citridio, onde quando vorrò lautamente trattarmi, ed io il possa''. Tale era quegli che dommatizzava esser fine la voluttà; il quale anche Ateneo loda con un epigramma così:<noinclude></noinclude> m7p8fi67x7nze3qk2t8x8hgb9h802ps Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/381 108 844329 3016580 2022-08-04T10:51:04Z Piaz1606 10206 /* new eis level3 */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Piaz1606" />{{RigaIntestazione|358|{{Sc|epicuro}}.|}}</noinclude><poem> ''Uomini , voi vi travagliate al peggio,'' ''E per mal sazia avidità principio'' ''Date a liti ed a guerre. Di natura'' ''La ricchezza s’arretra a certi suoi'' ''Confini angusti; ma i giudizii vani'' ''Corron viaggia infinito.'' — ''Il saggio figlio'' ''Di Neocle udiva questo, o dalle Muse,'' ''Oppur dai sacri tripodi di Delfo.''</poem> Ma procedendo il vedremo anche piò e dai dommi e dalle parole di lui. VII. Tra gli antichi, dice Diocle, assentiva particolarmente ad {{AutoreCitato|Anassagora|Anassagora}}, sebbene confutandolo in alcune cose, e ad {{AutoreCitato|Archelao|Archelao}} maestro di {{AutoreCitato|Socrate|Socrate}}; e, dice, esercitava gli scolari a tenere a memoria i suoi scritti. — Narra Apollodoro, nelle ''Cronache'', ch’ei fu discepolo di Lisifane e di Prassifane; per altro ei nol dice, anzi nella epistola ad Euridico afferma di essere discepolo di se stesso; e che nè esso, nè Ermarco dissero che vi fosse un Leucippo filosofo, il quale, scrive tra gli altri Apollodoro l’epicureo, fu maestro di Democrito. Ma Demetrio magnete afferma ch’egli udì {{AutoreCitato|Senofane|Senofane}}. VIII. Usava, secondo le cose, di una dizione propria, la quale, perchè volgarissima, biasima Aristofane il grammatico; Era poi di tanta chiarezza, che, nel libro ''Della rettorica'', stima null’altra cosa doversi cercare fuor la chiarezza. — E usava, nelle lettere, invece di ''godere'', {{Greco da controllare}}, ''star bene'', {{Greco da controllare}}, ''e ottimo è vivere onestamente''. — Alcuni raccontano pella vita di Epicuro aver egli scritto il ''Canone'' traendolo dal ''Tripode'' di Nausifane, del quale vogliono fosse uditore, ed anche di Pamfilo il platonico, in Samo.<noinclude></noinclude> apvspzpjpde6ajrktnp3htlek1xgxfs Pagina:Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. IV.djvu/193 108 844330 3016581 2022-08-04T11:21:03Z Modafix 8534 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Modafix" />{{RigaIntestazione||{{Sc|Del Gemelli.}}|167}}</noinclude>{{Pt|no|dispensano}} indulgenze. Non perciò eglino hanno inviluppata la religione di tante favole, e menzogne, ch’appena quella serba dell’original tanto, che si ravvisi esser copia ricavata dalla legge Cristiana; percioché eglino danno la trasmigrazion dell’anime: e credono, che morendo alcuno, l’anima resti nella contrada tre giorni, acciocchè si faccia li processo del male, e del ben fatto da lei per lo Spirito Tusun (il quale in ogni strada esposto in pubblico venerano) Ricorrono perciò a’ Bonzi con denari, e presenti, recando ancor loro carta per uso dello scrivano, e danajo per rendersi favorevole l’Idolo, acciò che faccia un buon processo; indi ingannati da’ Bonzi presentano alle Pagodi più mazzi di carte rosse, argentate, e dorate; brugiandone la maggior parte, su la credenza, che la dorata si converta in oro, e l’argentata in argento, per servire nell’altra vita a’ loro morti. Compiti i tre giorni dicono, che passi l’anima davanti lo Spirito della Città; detto Cinguan (poiché il morto è credibile, che sia andato per la medesima) il qual riceve l’informazione di ciò, che colui oprò nella Città, infra il termine di cinque giorni; fra’ quali continuano i parenti del morto<noinclude>{{PieDiPagina||L 4|da’{{spazi|5}}}} <references/></noinclude> ottqjn5i5vhdfnpax5ovhuqyuuz25ao Pagina:Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. IV.djvu/194 108 844331 3016582 2022-08-04T11:25:23Z Modafix 8534 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Modafix" />{{RigaIntestazione|168|{{Sc|Giro del Mondo}}|}}</noinclude>da’ Bonzi, acciocché rendan benevolo con loro preghiere il Giudice, per mandarne ben dispacciata l’Anima. Con tali processi dicono passar quella all’inferno (dove i buoni, e mali debbono andare, secondo lor credere) e quivi per dieci tribunali, Ien-guan detti, si riconosce la causa, dimorandovi l’anima sette dì per ciascuno, finché secondo il buono, o mal’oprato si decreti la trasmigrazione in corpo umano, o di bestia. Io non so donde in loro sia nata da prima questa opinion della metempsicosi dell’anime: e se per avventura appresa l’avessero dagli Egizzii, o da’ Caldei, o da’ Druidi, i quali la ritrovarono, sicome vuol Cesare, e Lucano, perché si risvegliasse nel petto de’ popoli il coraggio col dispregio della morte; onde ancor dicesi, che appresa l’avesse Pittagora, e recata nella nostra Italia. Ma prima della trasmigrazione, vogliono i Cinesi, che l’anima giudicata debbia passar su per lo ponte di Kin-inchiau, che vuol dire d’argento, e d’oro: ove essendo Custodi, è necessario dar loro denaro, come per le narrate Udienze, acciò che non l’impediscano il passo; poiché se cade l’anima sotto, riman quivi per sempre nel {{Pt|fiu-|}}<noinclude>{{PieDiPagina|||me{{spazi|5}}}} <references/></noinclude> diz0pqy311klvv0b4dcy2vk7vvtpo4l Pagina:Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. IV.djvu/195 108 844332 3016583 2022-08-04T11:30:01Z Modafix 8534 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Modafix" />{{RigaIntestazione||{{Sc|Del Gemelli.}}|169}}</noinclude>{{Pt|me|fiume}} delle fiamme; e se passata può trovare un fiore detto Lienxoa, il cui frutto si noma Lanusa, si trasmuterà in persona ricca, e ben’agiata. Con queste favole i Bonzi cavano da’ poveri Idolatri il danaro, e le robe: e sì pertinaci sono nella lor trasmigrazione, che dicono, ch’i Missionarj Europei a modo di Capitani di leva vadan nella Cina per far gente, battezzando i Cinesi per trasmigrargli in Europei, a fine di popolare il nostro paese. Da queste tre Sette son derivate molte altre col corso del tempo, et un’incredibil numero d’idoli, i quali non sol si vedon per gli Tempj, ma nelle piazze ancora, e strade, e navi, e case pubbliche, e private: in cui eglino imitano, anzi avanzan gli Egizj, infami per la varietà di tanti Idoli. Solamente de’ Tempj più celebri, e frequentati per cagion della lor ricchezza, e magnificenza, e falsi miracoli fatti da’ loro Idoli, se ne annoverano 480. Dentro i quali, e negli altri ancor di tutto l’Impero abitano trecento cinquanta mila Bonzi patentati: e se si voglion contare anche coloro, che non tengon patente da’ Mandarini, monteranno ad un milione; essendovi dentro la sola Città, e Corte di Pekin 10668. Bonzi non<noinclude>{{PieDiPagina|||am-{{spazi|5}}}} <references/></noinclude> hiubddvla95gwfwv9gwbd7d0zij5qaj Pagina:Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. IV.djvu/196 108 844333 3016584 2022-08-04T11:38:50Z Modafix 8534 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Modafix" />{{RigaIntestazione|170|{{Sc|Giro del Mondo}}|}}</noinclude>ammogliati, chiamati Hoxam, e 5022. ammogliati, per quel che ne scrisse il Padre Magaillans nella relazione, che fa della Cina<ref>Chap. 2. pag. 57.</ref>. E nata la moltitudine di tanti Idoli dal porsi simulacri agli uomini, che per alcuna opra loro memorabile fur benemeriti alla patria, e s’acquistarono grande opinione appresso le genti, e ne meritarono statue, e Pagodi: sicome anche dal credere, che ne’ boschi, e monti, e mare, e fiumi sian particolari spiriti, a’ quali fabbricano statue, e consagrano. Nondimeno il principale Idolo, che venerano, è detto Giô.hoaňg, della famiglia Ciaňg, che visse in tempo ch’il Reeame delia Cina era governato dalla famiglia Sung, che gli diè titolo di Giô.hoaňg, ò per meglio dire con tal titolo il canonizò il Re Hoēy ciuňg. Prima di quest’Idolo vi erano i tre altri famosi, i quali uniti quivi s’adorano, e chiamansi Siňsiňg, e da’ Letterati Sānhoāng. Oltre a’ quali vi sono altri cinque Re, che pur sono Idoli raccontati nell’Istoria Tuňg kien: e chiamansi Xaò haò, Suōn hiū, Tygiao, Tyxūn, e Tykō per eccellenza detti ùtiì, cioè cinque Re. L’Istoria Sù Ky-kày-cing reca tre Re<noinclude>{{PieDiPagina|||anti-{{spazi|5}}}} <references/></noinclude> 7zum5agszca33nskohyk26550c115c4 Pagina:Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. IV.djvu/197 108 844334 3016585 2022-08-04T11:45:18Z Modafix 8534 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Modafix" />{{RigaIntestazione||{{Sc|Del Gemelli.}}|171}}</noinclude>antichissimi, ma favolosi, chiamato il primo Tiēn hoāng, il secondo Ty hoāng, e’l terzo Giū hoāng: favolando, ch’il primo ebbe dodici fratelli, e che ciascun di di loro visse 18. m. anni: ch’il secondo n’ebbe 18. che vissero l’istesso tempo: e ch’il terzo n’ebbe nove: i quali tutti resser l’Impero, continuando la successione di ciascun di loro fino a 150. generazioni. Il più universale è l’Idolo Cin xùan, protettore delle Città, e delle Ville; non essendovene alcuna, che non abbia la sua Pagode con quell’Idolo, che si figura con cavalli sellati, e brigliati avanti la porta, tenuti da due valletti per servigio di lui, e narrano, ch’egli mentre visse andava mille leghe il dì. Tengono i soldati, e le milizie per lor Idolo il Kuangie, della medesima maniera, che la Gentilità Europea aveva Marte. Il sì famoso pellegrinaggio de’ Cinesi è nella Provincia di Sciantūn nella Città di Taij gan cieù, sul monte detto Tayscian, cotanto celebre nella Cina, per esser di dodici miglia di salita. La Pagode si chiama San Kiaimiau, d’Idolo Tay scian-niaňg, o Tien sien sciňg mu, che<noinclude>{{PieDiPagina|||vuol{{spazi|5}}}} <references/></noinclude> t2lmc1s7xewvkda3gfzqfydr6yjjwvf Pagina:Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. IV.djvu/198 108 844335 3016586 2022-08-04T11:50:12Z Modafix 8534 /* Trascritta */ proofread-page text/x-wiki <noinclude><pagequality level="3" user="Modafix" />{{RigaIntestazione|172|{{Sc|Giro del Mondo}}|}}</noinclude>vuol dire in frase Cinese: di questo monte la Reina del Cielo, dello Spirito Santo Madre. Fu questa una Religiosa, o Bonza, di cui s’invaghì un Re Cinese, mentre passava per colà: e presa la fe Reina in vita, e morta Santa, ergendole il Suddetto Tempio, ove ogni anno van milioni di Cinesi in pellegrinaggio: alcuni de’ quali per diaboliche sugestioni persuadendosi, che dopo veduta sì gran Deità, non possa vedersi cosa maggiore in questo Mondo, si precipitano giù per una rocca di più miglia di caduta. La Pagode è custodita da un Mandarino, che fa pagare il passo. In alcune di queste Pagodi vivono in comunanza Religiosi, e Religiose per servigio di esse: i quali son di due ordini, uno della lazetta del Foe, l’altro della lazetta del Tao. I primi menan vita celibe: gli altri, che son detti Tauzù, han mogli, e vivon nelle lor case con quelle, a modo de’ Preti Greci, lasciandosi crescere un cesso di capelli, il quale avvolto dietro la testa cuoprono con una scudella di legno, o conca d’ostrica, passando uno spillone per quella, e i capelli. Assiston di giorno a’ loro Conventi in comunità, e di notte alla loro famiglia. Coloro, che menan<noinclude>{{PieDiPagina|||vita{{spazi|5}}}} <references/></noinclude> rxj660mcgep53mtvvkyui1hdwjqwkw9